Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1
128. La libertà d’insegnamento degli insegnanti, il diritto all’apprendimento
degli alunni, il diritto di scelta educativa della famiglia
Lo stato giuridico degli insegnanti italiani emanato con DPR n. 417/1974 è ancor oggi
vigente. Esso è strutturato su sette parti (Titoli), tali da normare l’intero arco della
vita professionale (dal reclutamento alla pensione), inquadrandone nel contempo
l’esercizio delle funzioni, dei diritti e dei doveri. Il primo dei diritti consiste nella
libertà di insegnamento:
> Art. 33 Costituzione: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”;
> Art. 1 dello stato giuridico: “Nel rispetto delle norme costituzionali e degli
ordinamenti della scuola stabiliti dalle leggi dello Stato, ai docenti è garantita la libertà
di insegnamento.
L’esercizio di tale libertà è inteso a promuovere attraverso un confronto aperto di
posizioni culturali la piena formazione della personalità degli alunni. Tale azione di
promozione è attuata nel rispetto della coscienza morale e civile degli alunni stessi”.
96 Le Avvertenze generali in 150 punti chiave
La libertà d’insegnamento consiste nel garantire il docente contro ogni costrizione
o condizionamento da parte dei pubblici poteri. La sua espressa formulazione
nella Costituzione deriva dalla tragica esperienza nell’Europa della prima metà del
XX secolo, quando i sistemi totalitari asservirono l’individuo allo Stato, la cultura
alla propaganda, la scienza alle politiche di dominio, la scuola all’indottrinamento
ideologico.
La libertà d’insegnamento si riferisce alle più alte elaborazioni dell’uomo, non alla
veicolazione nella scuola di ogni e qualsiasi pensiero soggettivo. Il corretto esercizio
della libertà d’insegnamento si integra con altri diritti, pure di rango costituzionale,
che fanno capo ad altri soggetti. Infatti la libertà d’insegnamento è finalizzata alla
realizzazione delle libertà e dei diritti dei discenti: anzitutto del diritto
all’apprendimento.
Esso è anzitutto:
> diritto di accedere liberamente al sistema scolastico: “La scuola è aperta a tutti” (art.
34, 1º c. Cost.);
> diritto all’eguaglianza dei punti di partenza: “È compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli di ordine economico e sociale che, (…) impediscono il pieno sviluppo
della persona umana (…)”(art. 3, comma 2, Cost.).
Infine, la libertà d’insegnamento rispetta la libertà di scelta educativa della famiglia
perché:
2
> essa è “società naturale fondata sul matrimonio”: donde l’assoluta autonomia del
nucleo familiare (società nella società) nei confronti dello Stato (art. 29 Cost.);
> i genitori hanno primariamente “dovere e diritto” di “mantenere, istruire ed educare i
figli, anche se nati fuori dal matrimonio” (art. 30 Cost.).
Si noti che:
> il consueto ordine nella sequenza diritto-dovere è invertito, a segnare, in capo ai
genitori, la pregnanza del dovere;
> il compito dello Stato democratico non è quello di educare ma quello di mettere le
famiglie in condizione di educare i figli fornendone le opportunità in regime di
sussidiarietà;
> alla scuola è dato il compito di elaborare la proposta educativa e didattica.
Lo stato giuridico del 1974, dopo aver esordito con il principio della libertà
d’insegnamento (art. 1), all’art. 2 delinea la nuova identità della connessa funzione.
Essa viene anzitutto declinata come esplicazione dell’attività di:
> trasmissione della cultura;
> contributo alla elaborazione di essa;
> impulso alla partecipazione dei giovani a tale processo e alla formazione umana e
3
critica della loro personalità.
Mediante la trasmissione della cultura a opera dell’insegnante, i giovani interiorizzano
il patrimonio di conoscenze e di valori elaborati dalle generazioni che li hanno
preceduti e si inseriscono attivamente in tale processo. Ricordiamo le parole di Ignazio
di Antiochia (II secolo dopo Cristo): “Si educa con ciò che si dice; di più, si educa con
ciò che si fa; ancor più si educa con ciò che si è”. Nel CCNL del comparto scuola l’art. 27
così delinea il profilo professionale del docente.
“Il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze
> disciplinari
> psicopedagogiche
> metodologico-didattiche
> organizzativo-relazionali
> di ricerca
> documentazione
> e valutazione
tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare
> dell’esperienza didattica,
> dell’attività di studio
> dell’attività di sistematizzazione della pratica didattica.
I contenuti della prestazione professionale del personale docente si definiscono nel
quadro degli obiettivi generali perseguiti dal sistema nazionale di istruzione e nel
rispetto degli indirizzi delineati nel piano dell’offerta formativa della scuola” (art. 27).
Dalla lettura dell’art. 27 del CCNL, le competenze dell’insegnante appaiono riferibili
a tre aree:
> l’area delle competenze disciplinari, da aggiornare con l’attività di studio, così che
il docente sia in grado di collocare finalità e obiettivi di apprendimento della propria
disciplina all’interno delle finalità del sistema scuola;
> l’area delle competenze psico-pedagogiche e relazionali, così che il docente sia in
grado di individuare i diversi stili e ritmi di apprendimento e di gestire costruttivamente
le relazioni all’interno della classe, nella consapevolezza che i messaggi di
“contenuto” sono sempre messaggi di “relazione” e che la comunicazione non è
centrata su “quello che io voglio dire”, ma su “quello che l’altro capisce”;
> l’area delle competenze organizzative, così che il docente sia in grado di costruire
il progetto educativo nella collegialità e attuarlo nel contesto dato, seguendo le regole
e lo stile di lavoro della scuola pubblica.
98 Le Avvertenze generali in 150 punti chiave
4
131. Il periodo di prova del docente e la sua valutazione
5
132. Esclusività del lavoro pubblico
“I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione” (art. 38 Cost.). Ne deriva il
principio generale dell’incompatibilità tra l’impiego pubblico e il contestuale
svolgimento di altre attività lavorative. Il principio di esclusività, in tutela del pubblico
interesse, è infatti ribadito nelle norme che si sono susseguite nel tempo e che hanno
adeguato le nuove regole all’evoluzione del rapporto di lavoro tra la pubblica
amministrazione e i suoi dipendenti.
L’art. 60 del DPR n. 3/1957 dispone che l’impiegato non può esercitare il commercio,
l’industria, né alcuna professione o assumere impieghi alle dipendenze di
privati o accettare cariche in società costituite a fine di lucro, tranne che si tratti di
E Legislazione e normativa scolastica 99
cariche in società o enti per le quali la nomina è riservata allo Stato e sia all’uopo
intervenuta l’autorizzazione del Ministro competente. L’art. 53 del D. Lgs. n. 165/2001
conferma tale incompatibilità per tutti i dipendenti pubblici. Per assumere particolari
incarichi da parte di enti pubblici o di privati, il dipendente deve essere
preventivamente autorizzato. L’eccezione rispetto al criterio costituzionale
dell’esclusività del lavoro pubblico è costituita dalla scelta del part time non superiore
al 50%. Infatti i dipendenti delle PA possono esercitare le libere professioni o svolgere
altra attività purché optino per il regime di part time con prestazione lavorativa non
superiore al 50% rispetto a quella prevista per il tempo pieno (art. 53, c. 6, D. Lgs. n.
165/2001).
La norma introduce una significativa attenuazione del dovere di esclusività per chi
opta per l’orario di lavoro non superiore alla metà di quello ordinario: la regola da
applicare in questi casi è che la doppia attività è consentita, mentre il diniego ha
carattere residuale (attività in conflitto di interessi con la specifica attività di servizio
svolta dal dipendente). Il dipendente è tenuto a presentare alla propria
amministrazione di servizio la richiesta di autorizzazione allo svolgimento del secondo
lavoro.
Esistono, inoltre, norme particolari per i docenti, che derogano dal criterio assoluto
dell’incompatibilità. Previa autorizzazione del dirigente scolastico e previa verifica
della compatibilità con l’orario di insegnamento e di servizio, il docente può:
> esercitare libere professioni che non siano di pregiudizio alla funzione docente
(art. 508 TU);
> impartire lezioni private ad alunni di altri istituti (non del proprio);
> accettare incarichi di docenza entro il limite di 6 ore settimanali (art. 35 CCNL).
6
133. La contrattazione nel pubblico impiego
Fino al 1993 i contratti di lavoro nel settore privato e nella pubblica amministrazione
erano disciplinati in modo diverso:
> nel settore privato, il rapporto di lavoro era regolato dal codice civile tramite il
contratto di lavoro;
> nel settore pubblico, ilm rapporto di lavoro era normato da atti di diritto pubblico
(il contratto di lavoro veniva “concesso” ai dipendenti pubblici a seguito
dell’emanazione di un provvedimento autoritativo - Decreto del Presidente della
Repubblica, DPR - che recepiva i contenuti della contrattazione).
Nel 1993 entrò in vigore il D. Lgs. n. 29, emanato in attuazione della delega conferita
al governo dall’art. 2 della legge 23 ottobre 1992, n. 421. Da allora “i rapporti di lavoro
dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche sono disciplinati dalle disposizioni del
capo I, titolo II, del libro V del codice civile e dalle leggi sui rapporti di lavoro
subordinato nell’impresa”.
Oggi il Testo Unico del pubblico impiego è rappresentato dal D. Lgs. 30 marzo 2001,
n. 165, “Norme generali sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche
amministrazioni”.
Nella contrattazione collettiva la parte pubblica è rappresentata dall’Agenzia per
la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (A.Ra.N.) la quale:
100 Le Avvertenze generali in 150 punti chiave
> ha la rappresentanza legale delle P.A. (raggruppate in comparti) ed esercita le attività
inerenti le relazioni sindacali e la contrattazione collettiva;
> ha funzioni consultive in materia di interpretazione dei contratti;
> ha funzione di raccolta dei dati in materia di voti e deleghe ai sindacati che debbono
essere ammessi alla contrattazione.
La parte sindacale è rappresentata dalle organizzazioni sindacali ammesse alla
contrattazione collettiva nazionale. A tal fine occorre che abbiano nel comparto una
rappresentatività non inferiore al 5 per cento, considerando a tal fine la media tra il
dato associativo e il dato elettorale:
> il dato associativo è espresso dalla percentuale delle deleghe per il versamento dei
contributi sindacali;
> il dato elettorale è espresso dalla percentuale dei voti ottenuti nelle elezioni delle
rappresentanze unitarie del personale (RSU).
L’ARAN sottoscrive i contratti collettivi quando le organizzazioni sindacali che
aderiscono all’ipotesi di accordo rappresentano nel loro complesso:
> almeno il 51 per cento come media tra dato associativo e dato elettorale nel
comparto o nell’area contrattuale;
7
> almeno il 60 per cento del dato elettorale nel medesimo ambito.
L’art. 6 del CCNL 29 novembre 2007 (il vigente contratto) pone su tre distinti livelli
le materie oggetto di relazioni sindacali a livello di istituzione scolastica.
E Legislazione e normativa scolastica 101.
Il primo livello è quello dell’informazione preventiva: riguarda una serie di materie
fra cui la formazione delle classi, gli organici, le risorse complessive per il salario
accessorio. Il secondo è quello dell’informazione successiva: riguarda i nominativi
del personale utilizzato nelle attività retribuite con il Fondo d’istituto e la verifica
dell’attuazione della contrattazione collettiva sull’utilizzo delle risorse. Il terzo livello
è quello della contrattazione vera e propria. Secondo l’art. 6 del CCNL essa verte
sull’organizzazione del lavoro, sui diritti sindacali, sul Fondo d’Istituto. Tuttavia,
nel 2009 la legge 4 marzo, n. 15, ha delegato il Governo a emanare provvedimenti
finalizzati a migliorare la produttività e l’efficienza delle pubbliche amministrazioni.
8
La delega è stata esercitata con l’emanazione del D. Lgs n. 150/2009:
> gli ambiti della contrattazione collettiva sono stati limitati a “i diritti e gli obblighi
direttamente pertinenti al rapporto di lavoro, nonché le materie relative alle relazioni
sindacali”;
> sono state escluse dalla contrattazione collettiva le materie attinenti
all’organizzazione degli uffici e quelle afferenti alle prerogative dirigenziali.
Ponendo freno alla deriva sindacale, si è data applicazione al dettato costituzionale
(art. 97) il quale stabilisce che l’organizzazione dei pubblici uffici è riserva di legge.
Nella scuola con “organizzazione degli uffici” si intende anzitutto l’organizzazione
del lavoro degli insegnanti e quindi:
> l’assegnazione dei docenti alle classi, ai plessi e alle sezioni staccate;
> l’orario delle lezioni.
L’esercizio di queste prerogative del dirigente scolastico avviene normalmente sulla
base dei criteri proposti dal collegio dei docenti e deliberati dal consiglio d’istituto:
volendosene discostare, il dirigente ha l’obbligo della motivazione. Le materie oggetto
di contrattazione, ai sensi dell’art. 6 del CCNL, sono quindi ridotte a:
> applicazione dei diritti sindacali;
> attuazione della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro;
> criteri per la ripartizione del fondo d’istituto e per l’attribuzione dei compensi
accessori;
> i criteri per l’individuazione del personale nelle attività retribuite con il fondo di
istituto.
In sostanza: la principale materia della contrattazione è, oggi, quella relativa al
L’art. 8 del CCNL scuola riconosce al docente il diritto di partecipare alle assemblee
sindacali retribuite, quindi in orario di lavoro, fino a 10 ore pro capite nell’a.s. Esse
sono indette:
> dalle organizzazioni sindacali rappresentative;
> dalla RSU dell’istituto.
La durata è di due ore, collocate all’inizio o alla fine dell’orario delle lezioni. La
convocazione e l’ordine del giorno vanno recapitati al dirigente scolastico almeno 6
10
giorni prima. Il dirigente scolastico:
E Legislazione e normativa scolastica 103
> raccoglie le adesioni con atto scritto;
> sospende le lezioni nelle sole classi i cui docenti hanno dichiarato di voler partecipare;
> registra, tramite la segreteria, il monte ore utilizzato da ciascun dipendente.
Per quanto riguarda il diritto di sciopero ricordiamo che esso:
> è previsto dall’art. 40 della Costituzione;
> nel pubblico impiego è regolato dalla legge n. 146 del 1990;
> nella scuola è stato ulteriormente regolato dall’appendice (rubricata “Attuazione
della legge n. 146/90”) al CCNL del 29 maggio 1999.
In occasione dello sciopero, spetta al capo d’istituto garantire con correttezza la
pluralità di diritti e interessi in atto, in questo caso configgenti fra di loro:
> il diritto degli alunni e delle famiglie al servizio scolastico;
> il diritto di lavorare per chi non aderisce allo sciopero;
> il diritto di scioperare per chi vi aderisce.
È fondamentale il rispetto delle regole e delle procedure per consentire a ciascuna
delle parti l’esercizio dei propri precipui diritti. Entro 10 giorni dallo sciopero il
dirigente invita il personale a rendere comunicazione volontaria circa l’adesione allo
sciopero. Sulla base delle dichiarazioni ricevute, il dirigente scolastico formula l’orario
sostitutivo per il giorno dello sciopero, facendo conto esclusivamente sui docenti
che hanno dichiarato di essere in servizio. Entro 5 giorni dall’effettuazione dello
sciopero comunica alle famiglie, classe per classe:
> l’orario delle lezioni assicurato per la giornata;
> la sospensione delle lezioni nel caso in cui nessun docente abbia comunicato la non
adesione allo sciopero.
138. La contrattazione sull’esercizio dei diritti sindacali
Abbiamo visto che l’applicazione dei diritti sindacali è materia di contrattazione. In
particolare: vanno concordati i contingenti di personale previsti dall’accordo di
attuazione della legge n. 146/1990 per assicurare i servizi minimi essenziali. Essi vanno
sempre garantiti nei seguenti casi:
> effettuazione di scrutini ed esami;
> vigilanza sui minori durante il servizio di refezione nel caso in cui il servizio sia stato
eccezionalmente mantenuto;
> vigilanza degli impianti e delle apparecchiature il cui funzionamento non possa
essere interrotto senza pericolo per le persone o le apparecchiature stesse;
> cura e allevamento del bestiame nelle aziende agrarie annesse agli istituti
professionali;
> pagamento degli stipendi al personale con rapporto di lavoro a tempo determinato.
11
Può presentarsi, in caso di sciopero o di assemblea sindacale, il caso in cui:
> il personale non docente aderisce nella sua totalità;
> alcuni docenti dichiarano invece di non aderire: pertanto le loro classi faranno
regolarmente attività didattica.
104 Le Avvertenze generali in 150 punti chiave
Tramite la contrattazione, occorre individuare i criteri con cui il personale non
docente possa garantire:
> i servizi minimi di segreteria (assistenti amministrativi);
> i servizi minimi di vigilanza/assistenza alle classi presenti (collaboratori scolastici).
La quantificazione di questi contingenti è diversa in relazione all’ordine di scuola:
i bambini della scuola dell’infanzia hanno necessità diverse e maggiori rispetto agli
studenti della scuola del secondo ciclo.