Sei sulla pagina 1di 64

Modulo 1: Legislazione Scolastica

1. SCUOLA E COSTITUZIONE ITALIANA


COSTITUZIONE La COSTITUZIONE è la legge fondamentale dello stato e contiene norme e principi del funzionamento degli organi
ITALIANA
statali e diritti e doveri fondamentali dei cittadini.
Viene approvata il 22 dicembre 1947 entrando in vigore il 1 gennaio 1948, ha come caratteristiche di essere:
- LUNGA
- RIGIDA
- SCRITTA

PRINCIPI
Nei primi 12 articoli sono poste le basi dell’ordinamento della
FONDAMENTALI
DELLA repubblica tra cui i PRINCIPI FONDAMENTALI a cui si ispira
COSTITUZIONE - PRINCIPIO DEMOCRATICO (art 1): norma base del sistema
e si fonda sul consenso dei cittadini
- PRINCIPIO PERSONALISTA E DELLA DIGNITÀ UMANA
(art 2 e 3): si riconosce il primato della persona e della sua
libertà
- PRINCIPIO DI EGUAGLIANZA (art 3) tutti gli individui sono
uguali
- PRINCIPIO PLURALISTA (art 2 e 3) si esaltano le formazioni
sociali (famiglia, scuola…) considerate le sedi più idonee per la
crescita e lo sviluppo della personalità
- PRINCIPIO LAVORISTA (art 1 e 4) lavoro e lavoratori sono
al centro della vita del paese
- PRINCIPIO SOLIDARISTA (art 2 e 4) alla base dello stato
sociale vi sono i doveri a cui i cittadini devono adempiere di
fratellanza e solidarietà.

L’ISTRUZIONE
All’istruzione sono dedicati alcuni articoli della costituzione, essa viene considerata come uno dei fini di cui ogni stato
NELLA
COSTITUZIONE deve farsi carico per elevare le condizioni di vita dei cittadini ed è considerata come ponte di passaggio tra la famiglia
e la società:
ART 9: consacra lo stato italiano come uno stato di cultura ed ha il compito di farsi carico della promozione culturale
dei suoi cittadini
ART 33: disciplina i seguenti principi dell’istituzione scolastica
- libertà di insegnamento
- disponibilità di scuole statali per tutti i tipi, ordini e gradi di istruzione
- ammissione per esami ai vari gradi dell’amministrazione scolastica e dell’abilitazione professionale
- libera istituzione di scuole da parte di enti privati
- parificazione delle scuole private dei titoli di studio conseguiti a quelli statali
ART 34: disciplina i seguenti principi dell’istituzione scolastica
- libero accesso all’istruzione scolastica
- obbligatorietà e gratuità dell’istruzione dell’obbligo
- riconoscimento del diritto allo studio anche a coloro in difficoltà o privi di mezzi purchè capaci e meritevoli mediante
borse di studio.

LIBERTA’ DI Principio alla base delle norme della scuola: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”.
INSEGNAMENTO
I docenti sono liberi di manifestare il proprio pensiero, tesi o teoria degna di accettazione con ogni mezzo possibile
art 33 comma 1
di diffusione, essi possono svolgere il proprio insegnamento secondo il metodo che ritengono più opportuno. Tuttavia,
deve sempre essere rispettato il buon costume, l’ordine pubblico, la pubblica incolumità, il rispetto delle norme della
scuola e della coscienza morale e civile degli alunni.

LIBERTA’ DELLA La repubblica detta le norme generali sull’istruzione e istituisce scuole statali per ogni ordine e grado. Tuttavia
SCUOLA
l’istruzione non è monopolio dello stato; infatti l’esistenza di scuole statali e private è garanzia di buon funzionamento
art 33 comma 2
per entrambe e di PLURALISMO CULTURALE. Lo stato può inoltre dare sovvenzioni a scuole private ubicate in
posti dove non esistono scuole pubbliche.
Vi è inoltre la possibilità di PARIFICARE ED EQUIPARARE gli studi in scuole private alle istituzioni scolastiche che ne
facciano richiesta, esse però al fine di garantire standard educativi sono soggette a valutazione e verifica da parte del
MIUR che accerta il possesso dei requisiti indispensabili. Le SCUOLE PARITARIE hanno sovvenzioni dallo stato per
lo svolgimento della loro funzione pubblica.
Esistono anche SCUOLE NON PARITARIE iscritte in appositi elenchi e che non possono rilasciare titoli di studio con
valore legale, chi le frequenta assolve comunque all’obbligo di istruzione.
Secondo il concordato del 1984, la chiesa può istituire le SCUOLE CONFESSIONALI di ogni ordine e grado, anche
esse possono essere sia paritarie che non.

LIBERTA’ DI I cittadini italiani hanno il diritto di accedere liberamente ai vari ordini e gradi del sistema scolastico, questo principio
ISTRUZIONE
si compone di due diritti fondamentali:
art 34
- DIRITTO ALL’ISTRUZIONE: potere-dovere dei cittadini di frequentare i gradi dell’istruzione obbligatoria e gratuita
- DIRITTO ALLO STUDIO: diritto di accedere ai gradi più alti degli studi, anche se privo di mezzi ma capace e
meritevole, grazie a sovvenzioni come borse di studio, assegni età…

DIRITTO La costituzione all’art 34 comma 1 sancisce l’OBBLIGO DELL’ISTRUZIONE per 8 anni, questo nei primi anni del
ALL’ISTRUZIONE
2000 viene ridefinito e ampliato e non venne più visto solamente come un diritto soggettivo, ma anche come un
dovere sociale, che come tale è passibile di sanzioni.
Fu la L. 296/2006 che innalzò l’obbligo a 10 anni ovvero fino ai 16 anni di età, tra i 16 e i 18 anni è possibile completare
il percorso in una scuola, nella formazione professionale regionale o nell’apprendistato.
Si predispone anche un MECCANISMO SANZIONATORIO per gli inadempienti a questo dovere. I responsabili
vengono considerati i genitori dei minori o chi ne fa le veci, alla vigilanza dell’adempimento di istruzione devono vigilare:
- Il comune di residenza dei giovani, in particolare il sindaco
- i dirigenti scolastici della scuola dove essi sono iscritti
- i servizi per l’impiego
Con il DM 139/2007 si identificano le COMPETENZE CHIAVE CHE I GIOVANI DEVONO POSSEDERE A 16
ANNI come da direttiva europea, esse sono riferite a 4 assi culturali: linguaggi, matematico, scientifico-tecnologico e
storico-sociale; queste vengono poi ulteriormente divise in abilità, capacità e conoscenze.
OBBLIGO D’ISTRUZIONE E FORMAZIONE IN VIGORE OGGI
Scuola dell’infanzia non obbligatoria.
OBBLIGO D’ISTRUZIONE: va dai 6 ai 16 anni, i genitori hanno il diritto-dovere di iscrivere i propri figli a scuola.
OBBLIGO DI FORMAZIONE: diritto-dovere degli studenti dai 16 ai 18 anni di frequentare attività formative o
proseguire gli studi nelle scuole.

DIRITTO ALLO La costituzione all’art 34 comma 3-4 afferma il diritto dei capaci e meritevoli anche se privi di mezzi economici di
STUDIO
raggiungere i gradi più alti degli studi e il dovere della Repubblica di rendere effettivo questo diritto con sovvenzioni
economiche e borse di studio; questo vale sia per la scuola (borse di studi, fornitura gratuita di libri scolastici, servizi
agevolati come trasporti e mensa, misure di accompagnamento per i disabili, esonero dal pagamento delle tasse
scolastiche) che per l’università.
D.LGS. 13 aprile 2017 n 63 dà nuove informazioni riguardo il diritto allo studio e il potenziamento della CARTA
DELLO STUDENTE (carta nominativa che attesta lo status di studente in Italia e all’estero e che dona sconti e
agevolazioni, nella secondaria di 2 grado è integrata con i servizi postali e attivata come borsellino elettronico).
Lo scopo del decreto è garantire il diritto allo studio su tutto il territorio nazionale fino al completamento della
secondaria di secondo grado sia statale che paritaria, riorganizzando le prestazioni per il sostegno allo studio. Con tale
scopo viene istituito il FONDO UNICO PER IL WELFARE DELLO STUDENTE. Il decreto definisce inoltre le modalità
di individuazione di tali agevolazioni.

2. STORIA DELLA LEGISLAZIONE ITALIANA


LEGGE CASATI Legge scolastica del Regno di Sardegna che si estende a tutta la penisola italiana al momento dell’unità. Si pone come
(1859)
obbiettivo principale COMBATTERE L’ANALFABETISMO. Toglie L’ esclusività alla chiesa dell’istruzione per darla
allo stato. Vi è l’obbligo scolastico elementare per 2 anni.

LEGGE COPPINO
Porta l’obbligo scolastico elementare a 3 anni (fino ai 9 anni); la scuola elementare viene portata a 5 anni totali. Si può
(1877)
assumere a quest’obbligo sia con scuole private che con l’istruzione in famiglia.
L’impostazione dell’insegnamento era di tipo laico e propone l’abolizione dell’insegnamento religioso sostituito dalle
prime nozioni di educazione civica.
LEGGE ORLANDO Si rende obbligatoria l’istruzione fino a 12 anni imponendo ai comuni di istituire scuole fino alla quarta elementare e
(1904)
di assistere gli alunni più poveri, elargendo fondi alle amministrazioni con bilanci modesti. Si prevedono corsi popolari
di due anni dopo l’obbligo per i ragazzi che vogliono smettere gli studi.

La scuola elementare passa dai comuni alle dipendenze dello stato. Per gli insegnanti vengono fissati la retribuzione
LEGGE DANEO
CREDARO minima e il fondo pensionistico. Viene istituto il LICEO MODERNO che diventerà poi scientifico da affiancare al liceo
(1911) classico.

RIFORMA GENTILE
(1923)

Si estende l’obbligo scolastico fino ai 14 anni. La riforma:


- istituisce l’esame di maturità per l’accesso all’università
- Riforma l’istruzione classica per l’accesso all’università e il liceo scientifico
- Fonda l’ISTITUTO MAGISTRALE per la formazione di insegnanti elementari
- Istituisce il LICEO FEMMINILE per ragazze non interessate a proseguire gli studi
- Impartisce l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica alle elementari
- pone il limite di 35 alunni per classe
- Istituisce SCUOLE SPECIALI PER CIECHI E SORDI
Visione aristocratica dell’istruzione e della cultura, per le classi povere rimaneva solitamente la SCUOLA DI
AVVIAMENTO PROFESSIONALE che venne riformata solo nel 1932.

CONCORDATO Secondo il concordato tra Stato e Chiesa la religione cattolica venne estesa a tutte le scuole non universitarie, chi non
STATO-CHIESA
voleva poteva essere esonerato a richiesta, gli insegnanti di religione dovevano essere riconosciuti riconosciuti
(1929)
dall’autorità ecclesiastica.

RIFORME FASCISTE PROVVEDIMENTI PER LA DIFESA DELLA RAZZA NELLA SCUOLA FASCISTA (1938)
(1938-1939)
Agli ebrei fu fatto divieto sia di insegnare nelle scuole che frequentarle da studenti, furono create per loro apposite
scuole speciali.
RIFORMA FASCISTA DI BOTTAI (1939)
Sancisce l’obbligo scolastico di otto anni dopo la scuola elementare introducendo l’obbligo della scuola media di 3
anni affiancata alla scuola di avviamento professionale 3 anni, si istituisce anche la scuola materna.

LA SCUOLA NEL COSTITUZIONE REPUBBLICANA (1948)


SECONDO
Il primo gennaio entra in vigore la COSTITUZIONE ITALIANA che dedica all’istruzione i seguenti articoli:
DOPOGUERRA
- ART 3: uguaglianza dei cittadini, pieno sviluppo della persona umana
- ART 7: rapporti tra stato e chiesa (Patti Lateranensi)
- ART 30: diritti e doveri dei genitori
- ART 33: libertà di insegnamento, istituzione di scuole, esame di stato
- ART 34: scuola aperta a tutti, obbligo di istruzione
- ART 35: formazione professionale dei lavoratori
- ART 117: competenze regionali e statali in materia di istruzione e formazione

GLI ANNI ‘60 LEGGE FANFANI 1859/1962: riprendendo alcuni punti della riforma Bottai si istituisce 3 anni di SCUOLA MEDIA
(1962-1969)
UNICA e obbligatoria che permette l’accesso alle superiori. Si da attuazione al principio costituzionale dell’istruzione
obbligatoria e gratuita fino ai 14 anni
L. 444/1968: si istituisce la SCUOLA MATERNA statale che accoglie bambini dai 3 ai 6 anni in modo gratuito
L. 910/1969: Si riordina gli esami di stato di maturità (2 prove su 2 materie a scelta dello studente) e si aprono tutte
le facoltà a tutti i diplomati.

GLI ANNI ‘70 L. 820/1971: Si istituisce la scuola elementare a tempo pieno, si riduce anche il numero massimo di alunni per classe
(1971-1977)
a 25.
DECRETI DELEGATI del 1974: in attuazione della L. 477/1973 i decreti riguardavano l’organizzazione della scuola, lo
stato giuridico del personale della scuola statale
L. 517/1977 rinnovamento degli ordinamenti scolastici: fu limitata a casi eccezionali la bocciatura alle elementari,
abolizione degli esami di riparazione nelle scuole elementare e media; introduzione dei giudizi al posto dei voti;
sostituzione della pagella con la scheda di valutazione; integrazione degli studenti con handicap nelle classi normali e
introduzione dell’insegnante di sostegno; introduzione delle attività integrative;

GLI ANNI ‘80 In assenza di vere e proprie riforme negli anni 80, si ricorre ai decreti legislativi:
(1981-1989)
Nel 1985 furono approvati i nuovi programmi per la scuola elementare con il bambino come soggetto attivo nel
processo di apprendimento.
Nel 1987 si dà il via al PIANO NAZIONALE DELL’INFORMATICA FALCUCCI
Nel 1988 con il PROGETTO BROCCA furono rivisti i programmi della scuola secondaria superiore potenziando
lingua straniera, matematica ed informatica.

PRIMI ANNI ‘90 L. 148/199: Riforma l’ordinamento della scuola elementare, si istituzionalizza il modulo 3 docenti ogni 2 classi,
(1990-1995)
abolizione del maestro unico, nascita del team docente, definisce le forme di continuità con gli ordini superiori di
scuola
L. 97/1994: nascono gli ISTITUTI COMPRENSIVI (materna, elementare e secondaria di primo grado)
DL 297/1994: è il TESTO UNICO DELLE LEGGI DELLA SCUOLA è uno tra i più importanti provvedimenti e ha lo
scopo di raccogliere, riordinare e chiarire decenni di leggi sul sistema scolastico ad eccezione di quello universitario.
L. 352/1995: abolisce il sistema dei recuperi nella secondaria superiore introducendo il SISTEMA DEI DEBITI E DEI
RECUPERI.

LEGGE BASSANINI Sono una serie di provvedimenti che si distinguono per aver conferito l’ossatura di base dell’amministrazione pubblica
(1997)
ispirandosi al modello USA, la riforma è radicale trasferendo molte funzioni amministrative dallo stato alle
amministrazioni regionali e locali e semplificando le procedure:
L. 59/1997: viene introdotta l’AUTONOMIA SCOLASTICA.

FINE ANNI ‘90 L. 425/1997: si riforma l’esame di maturità: 3 prove di cui una multidisciplinare, un orale, voto in centesimi, si introduce
(1997-1999)
il sistema dei crediti scolastici
DPR 249/1998: Statuto delle studentesse e degli studenti nella scuola secondaria, da cui derivano i regolamenti di
disciplina e che indica diritti e doveri degli studenti
DPR 275/1999: regolamento di attuazione della LEGGE BASSANINI sull’autonomia scolastica con il POF
L. 9/1999: viene innalzato l’obbligo scolastico a 10 anni rendendo obbligatorio il primo biennio della scuola superiore,
fu cancellata nella successiva legislatura dal riforma MORATTI.

RIFORMA Anche detta RIFORMA DEI CICLI, ristruttura il sistema scolastico dalle fondamenta adottando una scansione scolastica
BERLINGUER
su 2 cicli anziché 3: SCUOLA DI BASE (6-12 anni) e SCUOLA SECONDARIA (12-18 anni). Questo provvedimento
(2000)
non è mai entrato in vigore perché fu abrogato dalla RIFORMA MORATTI.

RIFORMA Caratterizzata sul principio della personalizzazione e della centralità della persona nell’educazione, delinea un’organica
MORATTI
riforma del sistema scolastico:
(2003)
SCUOLA DELL’INFANZIA (3 anni) non obbligatoria e anticipabile
PRIMO CICLO (scuola primaria 5 anni e secondaria di primo grado 3 anni, esame di stato alla fine del ciclo)
SECONDO CICLO (scuola secondaria basata sul sistema dei licei 5 anni e degli IeFP 3+1 anni, esame di stato alla fine
del ciclo)
La riforma contiene anche i seguenti provvedimenti:
- vengono istituiti nuovi licei: delle scienze umane, musicale, linguistico, tecnologico ed economico
- si valorizza il sistema dell’istruzione e della formazione professionale anche grazie all’ALTERNANZA SCUOLA-
LAVORO
- valorizzazione della qualità del sistema dell’istruzione grazie al sistema di valutazione delle scuole
Con questa riforma il diritto allo studio diventa un dovere sociale

DECRETO Il ministro del governo vincente nel 2006, non avendo la forza parlamentare per sostituire la riforma del 2003, si
MINISTERIALE
limita ad aggiustare alcune cose:
FIORONI
(2006) DM 31/2007: invia il nuovo curricolo alle scuole del primo ciclo da affiancare a quelle giornate vigenti
DPR 235/2007: modifica lo statuto degli studenti e delle studentesse introducendo le pene più gravi per far fronte al
fenomeno del bullismo.

RIFORMA GELMINI La nuova riforma viene fatta a partire da quella del 2003, modificandola in alcuni suoi punti:
(2008)
- Reintroduce il maestro unico nella primaria
- Reintroduce i voti da 1 a 10 nel primo ciclo di istruzione
- Viene innalzato l’obbligo scolastico a 16 anni
- Introduce le INDICAZIONI NAZIONALI DEGLI OBBIETTIVI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO, ovvero le
conoscenze finali che lo studente deve possedere al termine degli studi
- Viene riordinata la scuola secondaria di secondo grado: licei, istituti tecnici e professionali sempre in parallelo
all’istruzione e formazione professionale.

MINISTERO Durante il governo tecnico Monti, tra le principali innovazioni vi sono:


PROFUMO
- riattivare concorsi ordinari per assumere i docenti
(2012)
- digitalizzare gli atti scolastici come pagelle scolastiche (AS 2012/2013) e registri online
- si emana il definitivo “Regolamento recante indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo
ciclo d’istruzione”

RIFORMA BUONA
L. 107/2015: Il sistema di istruzione a fronte dei cambiamenti della società e dell’adeguamento europeo, aveva bisogno
SCUOLA
(2015) di un rinnovamento. Questa riforma, contiene disposizioni che incidono su autonomia scolastica, poteri del DS e
organico dell’autonomia, tra i punti salienti abbiamo:
- chiamata per competenze dei docenti da parte del DS
- rafforzamento tra scuola e mondo del lavoro stabilendo la durata minima dell’alternanza scuola-lavoro
- Adozione da parte del MIUR del novo piano nazionale scuola digitale
- Introduzione dell’ORGANICO DELL’AUTONOMIA costituito da posti di sostegno e di potenziamento dati alle
scuole sulla base del PTOF
- Piano straordinario di assunzioni dei docenti
- istituzione del portale unico dei dati aperti della scuola

MINISTERO FEDELI
Dopo la caduta del governo precedente, occorreva lavorare velocemente per dare attuazione prima della scadenza
(2016-2017)
alle deleghe della Buona Scuola, ne escono fuori 8 decreti legislativi il 13 aprile 2017
- D.LGS. 59: riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso nei ruoli del
personale docente nella scuola secondaria
- D.LGS. 60: Norme sulla promozione della cultura umanistica e sul sostegno della creatività
- D.LGS. 61: revisione dei percorsi dell’istruzione professionale
- D.LGS. 62: Norme in materia di certificazione e valutazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di stato
- D.LGS. 63: Effettività del diritto allo studio con particolare riferimento alle condizioni di disagio e potenziamento
della carta dello studente
- D.LGS. 64: disciplina della scuola italiana all’estero
- D.LGS. 65: Istituzione del sistema integrato di educazione ed istruzione dalla nascita sino a sei anni
- D.LGS. 66: Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità

3. LA SCUOLA DELL’AUTONOMIA
NORME La prima volta che si parla di AUTONOMIA nella norme relative alla scuola è nell’art 21 della L. 59/1997 anche detta
DELL’AUTONOMIA
LEGGE BASSANINI, questa doveva servire per riformare il sistema scolastico in termini di modernità ed efficienza
NEL SISTEMA
SCOLASTICO optando per un SISTEMA ORGANIZZATIVO ORIZZONTALE facendo della scuola non più un ente passivo che si
limitava a mettere in atto norme che riceveva ma un vero e proprio CENTRO DI EROGAZIONE DI SERVIZI dando
ai DS poteri riguardanti la didattica, l’organizzazione, la ricerca e la sperimentazione.
Per dare attuazione all’art 21 viene emanato il DPR 8 marzo 1999 n 275 che ha introdotto il regolamento in materia
di autonomia scolastica definita come garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale.
Il processo dell’autonomia scolastica prosegue poi con la L.COST. 3/2001 che distribuisce alle varie amministrazioni
(stato, scuole, enti territoriali) le loro competenze. Le scuole riducendo i rapporti unidirezionale con il ministero,
devono ora interfacciarsi anche con enti territoriali come regioni, comuni e province.
Nella COSTITUZIONE ITALIANA, l’art 117 sancisce l’autonomia delle istituzioni scolastiche dandogli facoltà di
prendere decisioni autonome nel rispetto di norme nazionali e regionali. L’art 33 dà invece autonomia maggiore alle
università e alle scuole di alta formazione, le quali possono darsi ordinamenti autonomi.

AUTONOMIA Con il riconoscimento dell’autonomia didattica, sono venuti meno i PROGRAMMI NAZIONALI sostituiti da
DIDATTICA
INDICAZIONI NAZIONALI e orientamenti per i vari ordini di scuola; queste indicazioni vengono recepiti dalle scuole
Art 4 DPR 275/99
che li adattano ai propri percorsi formativi, questo avviene soprattutto con la stesura del PTOF.
Grazie all’autonomia didattica le scuole possono:
- rimodulare il monte annuale di ogni disciplina
- programmare percorsi formativi specifici
- organizzare iniziative di recupero e sostegno ma anche di orientamento scolastico e professionale
- ampliare l’offerta formativa con nuovi progetti e attività formative coerenti con le finalità di ogni scuola
- definire unità di insegnamento non coincidenti con l’ora di 60 minuti
- attivare percorsi didattici individualizzati per studenti disabili, con svantaggio economico, stranieri etc…
- aggregare discipline in ambiti disciplinari
- definire i criteri di riconoscimento dei crediti scolastici per il recupero dei debiti formativi
Per attuare pienamente l’autonomia didattica la L. 107/2015 ha istituito l’ORGANICO DELL’AUTONOMIA. Esso è
funzionale alle esigenze formative delle scuole e si compone di: posti comuni, posti per il sostegno, posti per il
potenziamento dell’offerta formativa.
Questi docenti sono individuati dalle scuole che fissano il numero in base all’offerta formativa tenuto conto della
quota di autonomia dei curricoli e degli spazi di flessibilità. Essi concorrono alle realizzazione del PTOF. Tali docenti
possono essere usati anche in classi di concorso diverse dalle proprie a discrezione del DS.

AUTONOMIA È espressione della LIBERTA’ PROGETTUALE della scuola. Grazie all’autonomia organizzativa le scuole possono:
ORGANIZZATIVA
- diversificare le modalità di impiego dei docenti nelle varie classi e sezioni
Art 5 DPR 275/99
- modificare il calendario scolastico in relazione al PTOF ma tenendo conto di quanto stabilito dalle regioni
- organizzare flessibilmente l’orario scolastico in non meno di 5 giorni alla settimana
La L. 107/2015 dà alle scuole alcuni strumenti alle scuole per il raggiungimento degli obbiettivi formativi:
- apertura pomeridiana delle scuole
- riduzione del numero di alunni per classe
- articolazioni di gruppi di classi anche con potenziamento del tempo scolastico o del monte ore annuale
Ogni scuola grazie all’autonomia organizzativa adotta criteri flessibili di svolgimento delle attività nel rispetto delle
finalità predefinite nel PTOF ma anche nel rispetto degli alunni e delle loro esigenze formative.

AUTONOMIA DI Le scuole possono esercitare questo tipo di autonomia sia singolarmente che associate tra loro tenendo conto del
RICERCA,
contesto sociale, culturale ed economico delle realtà locali in cui si trovano.
SPERIMENTAZIONE E
SVILUPPO Grazie all’autonomia di ricerca sperimentazione e sviluppo le scuole possono:
Art 6 DPR 275/99 - fare ricerca e sperimentazione didattica in modo permanente senza l’autorizzazione del ministero
- formulare ipotesi
- provare le varie ipotesi formulate
- modificare le ipotesi in caso di necessità
In ambito scolastico, gli elementi del processo di ricerca e sperimentazione servono per rispondere adeguatamente
alle esigenze educative degli alunni, alle attese delle famiglie e del territorio migliorando il processo di apprendimento
e insegnamento. Le scuole, possono anche potenziare lo scambio di documenti e informazioni con collegamenti con
gli istituti regionali di ricerca, università o enti pubblici e privati.

AUTONOMIA Consiste nella gestione autonoma dei fondi pervenuti da contributi statali, tasse e contributi degli studenti e altre
FINANZIARIA
forme di autofinanziamento.
Art 21 DPR 275/99
Le scuole godono di AUTONOMIA CONTABILE, AMMINISTRATIVA e DI BILANCIO; La DOTAZIONE
FINANZIARIA ESSENZIALE delle scuole è costituita dall’assegnazione dello stato per il funzionamento amministrativo
e didattico e possono essere usate solamente per lo svolgimento di attività di istruzione, formazione e orientamento.
Ma le scuole, provvedono anche all’utilizzo di risorse finanziarie che derivano sia da entrate proprie che da altri
finanziamenti siano essi pubblici o o privati.
Le risorse finanziarie dello stato non sono tuttavia mai sufficienti quindi il D.LGS. 297/1994 prevede che il consiglio di
istituto possa prevedere FORME DI AUTOFINANZIAMENTO, questi nella realtà si tramutano in CONTRIBUTI
RICHIESTI AGLI STUDENTI all’atto dell’iscrizione e che si aggiungono alle tasse scolastiche e che servono per
finanziarie le varie attività formative della scuola.
Mentre le tasse scolastiche sono obbligatorie solo negli ultimi due anni della secondaria superiore (dopo l’assolvimento
dell’obbligo di istruzione), i contributi possono essere obbligatori solo quando sono rimborsi di spese fatte dalla scuola
come assicurazione e costi di segreteria. I contributi volontari invece possono essere usate per l’ampliamento
dell’attività formativa.
La gestione finanziaria della scuola proprio come per le aziende deve ispirarsi ai criteri di: EFFICACIA, EFFICIENZA e
di ECONOMICITA’. La scuola gode anche di AUTONOMIA NEGOZIALE in quanto il DS rappresentante della
scuola e con l’autorizzazione del consiglio di istituto può: chiedere finanziamenti, accendere mutui, accettare eredità
e donazioni, acquistare e vendere immobili, aderire a consorzi e reti di scuole.

RETI DI SCUOLE Nell’ambito dell’autonomia le scuole sia singolarmente che collegate in rete (RETI DI SCUOLE) possono stipulare
Art 7 DPR 275/99
convenzioni con università, enti territoriali, associazioni o agenzie per la realizzazione di determinati obbiettivi.
Le scuole possono quindi promuovere ACCORDI DI RETE che possono avere per oggetto:
- attività didattiche di ricerca o sperimentazione
- gestione amministrative e contabile delle scuole
- formazione in servizio del personale scolastico
- orientamento scolastico e professionale
- acquisto di beni e servizi
- scambio temporaneo di docenti
- organizzazione di laboratori territoriali
- condivisione di ricerche, di esperienze, documenti e informazioni
L’organo competente per la delibera di tali accordi è il CONSIGLIO DI ISTITUTO ma se il fine è quello didattico, di
ricerca, sperimentazione, formazione o aggiornamento deve essere approvato anche dal COLLEGIO DEI DOCENTI.

La BUONA SCUOLA ha voluto potenziare il sistema delle reti creando RETI TERRITORIALI PER LA GESTIONE
DELL’ORGANICO DEI DOCENTI tra scuole dello stesso territorio. L’obbiettivo è quello di:
- valorizzare le risorse professionali per insegnamenti specialistici, coordinamento e progettazione funzionali ai PTOF
di più scuole
- forme di pubblicità e risorse da destinare alla rete
- piani di formazione del personale
- gestire in comune attività amministrative per alleggerire le singole segreterie amministrative
- realizzare progetti e iniziative.

IL PRINCIPIO DI Il PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETÀ’ dal punto di vista sociale, afferma che gli enti di ordine superiore devono aiutare,
SUSSIDIARIETA’
sostenere e promuovere lo sviluppo di quelli minori come le famiglie, le associazioni e le confessioni religiose che si
trovano ad essere in qualche modo in mezzo tra il singolo cittadino e lo stato, essi vengono definiti CORPI
INTERMEDI, se essi svolgono una funzione sociale lo stato non deve privarli delle proprie competenze ma piuttosto
sostenerli anche finanziariamente e al massimo coordinarne gli interventi.
Nella seconda metà degli anni 80 il concetto giuridico di sussidiarietà fa il suo ingresso nell’Unione Europea con il
TRATTATO DI MAASTRICHT dove assume il ruolo di un criterio regolatore di competenze tra più enti appartenenti
a diversi livelli di governo, questo principio è stato riconosciuto in grado di svolgere una sua funzione non solo in un
MACROSISTEMA come l’Europa, ma anche all’interno dei singoli stati.
In ITALIA si comincia a parlare di principio di sussidiarietà con la LEGGE BASSANINI, in concreto il principio di
sussidiarietà colloca l’attuazione delle FUNZIONI AMMINISTRATIVE al livello di governo più vicine ai cittadini
tenendo conto delle effettive dimensioni e potenzialità degli enti locali.
Nel sistema scolastico, esistono due tipologie di sussidiarietà:
- la SUSSIDIARIETA’ VERTICALE si riconosce nell’allocazione delle diverse funzioni a quattro livelli: nazionale,
regionale, territoriale e di singola scuola
- la SUSSIDIARIETÀ’ ORIZZONTALE viene consolidata con la L. 62/2000 la LEGGE SULLA PARITA’ SCOLASTICA
e si attua attraverso una libera scelta della famiglia che valuta il livello di offerta formativa da parte della scuola pubblica
o privata ed esercita il suo diritto di scelta.

4. GLI ORDINAMENTI DIDATTICI


IL SISTEMA DI
ISTRUZIONE IN
ITALIA

Il sistema di istruzione, negli


ultimi anni ha visto
numerose riforme che hanno coinvolto tutti gli ordini di scuola , le norme attualmente in vigore sono:
- DPR 89/2009 e D.LGS. 65/2017: riordino della scuola infanzia e primo ciclo
- D.LGS. 62/2017: coordinamento delle norme per la valutazione del primo ciclo
- DPR 89/2010 e D.LGS. 61/2017: riordino delle scuole del secondo ciclo

LA SCUOLA Prima chiamate SCUOLE MATERNE, sono state disciplinate con il DPR 89/2009 della RIFORMA GELMINI. Accoglie
DELL’INFANZIA
bambini dai 3 ai 5 anni. Le sue principali caratteristiche sono:
- Dura 3 anni e la frequenza non è obbligatoria
- le sezioni devono essere costituite con un numero di bambini tra i 18 e i 26
- le sezioni con alunni con disabilità non possono superare i 20 alunni
- l’orario è stabilito in 40 ore settimanali con possibilità di estensione a 50 ore
- le famiglie possono scegliere un tempo scuola ridotto alla sola mattina per 25 ore settimanali
- l’inserimento dei bambini nelle sezioni avviene a seconda dei modelli orario scelti
L’approvazione definitiva delle INDICAZIONI NAZIONALI PER IL CURRICOLO DELLA SCUOLA DELL’INFANZIA
E DEL PRIMO CICLO DI ISTRUZIONE sono state emanate con DM 254/2012 e organizza le attività didattiche in
base a cinque campi di esperienza:
- il se e l’altro
- il corpo e il movimento
- immagini, suoni e colori
- i discorsi e le parole
- la conoscenza del mondo

IL SISTEMA Il SISTEMA INTEGRATO DI EDUCAZIONE E ISTRUZIONE 0-6 ANNI introdotto con il D.LGS. 65/2017 è diretto
INTEGRATO DI
a garantire ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura., relazione e gioco superando disuguaglianze e
EDUCAZIONE E
ISTRUZIONE 0-6 barriere territoriali, economiche, etniche e culturali favorendo l’inclusione.
ANNI Tale sistema è UNIFORME e OMOGENEO su tutto il territorio e coniuga i SERVIZI EDUCATIVI PER L’INFANZIA
(0-3 anni) con la SCUOLA DELL’INFANZIA (3- 6 anni) per la necessaria continuità del servizio educativo. Lo stato
promuove la qualificazione dell’offerta attraverso un PIANO DI AZIONE NAZIONALE PLURIENNALE in cui la
suddivisone delle competenze è così ripartita:
- il MINISTERO assume funzioni d’indirizzo e programmazione
- le REGIONI definiscono gli standard strutturali organizzativi e qualitativi
- i COMUNI autorizzano, accreditano e vigilano sui soggetti privati che gestiscono i servizi nel rispetto degli standard
definiti a livello regionale.
Il decreto, definisce inoltre l’ORGANIZZAZIONE di questo sistema:
- SERVIZI EDUCATIVI E PER L’INFANZIA cioè nido e micro-nido (da 3 a 36 mesi) servizi integrativi (spazi gioco,
servizi educativi domiciliari), sezioni primavera (da 24 a 36 mesi)
- SCUOLE PER L’INFANZIA sia statali che paritarie (dai 3 ai 6 anni)
Al fine di potenziare la ricettività dei servizi e sostenere la continuità del percorso educativo è previsto che le
REGIONI con gli USR collaborino per la costituzione di POLI PER L’INFANZIA che però non saranno dotati di
autonomia scolastica.

LA SCUOLA Prima chiamata SCUOLA ELEMENTARE è regolata dal DPR 89/2009 dura 5 anni ed è il primo scalino del PRIMO
PRIMARIA
CICLO DI ISTRUZIONE. Si articola in:
- un PRIMO ANNO di continuità con la scuola dell’infanzia
- due BIENNI al termine del quale l’alunno passa alla secondaria di primo grado
Le principali caratteristiche sono:
- La frequenza è obbligatoria
- le classi sono di norma costituite con alunni tra 15 e 26 elevabile a 27
- nelle scuole e nelle sezioni delle comunità montane, nelle piccole isole e in zone con minoranze linguistiche il numero
minimo può diminuire ma non si può andare sotto i 10 alunni
- Le sezioni con disabili non possono essere costituite da più di 20 alunni
- l’orario scolastico è articolato sui 4 modelli 24, 27, 30 ore e anche 40 ore (tempo pieno)
- il tempo ordinario fino a 30 ore è svolto con il modello dell’INSEGNANTE UNICO attivabile a richiesta dalle
famiglie
- il tempo pieno di 40 ore prevedono due insegnanti sulla stessa classe e un progetto formativo integrato
Le INDICAZIONI NAZIONALI PER LA SCUOLA PRIMARIA determinano come discipline di studio obbligatorie:
italiano, storia, geografia, cittadinanza ed costituzione, matematica, scienze, musica, arte e immagine, educazione fisica,
tecnologia, lingua inglese (necessaria per i docenti la formazione linguistica), religione cattolica (facoltativa per due ore
settimanali).
Gli obbiettivi della scuola primaria sono:
- Lo sviluppo della personalità in base alle diversità del ragazzo
- acquisire e sviluppare le conoscenze e le abilità di base fino alle prime sistemazioni logico-critiche
- favorire l’apprendimento dei mezzi espressivi inclusa l’alfabetizzazione in una lingua europea
- porre le basi per l’utilizzo di metodologie scientifiche nello studio del mondo naturale
- valorizzare le capacità relazionali e di orientamento nello spazio e nel tempo
- educare i giovani cittadini ai principi fondamentali della convivenza civile
Il passaggio alla SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO al termine della quinta classe non prevede più il
sostenimento di un esame.

LA SCUOLA Prima chiamata SCUOLA MEDIA dura 3 anni e non è più in riferimento all’obbligo scolastico considerata SCUOLA
SECONDARIA DI TERMINALE. I suoi principali obbiettivi sono:
PRIMO GRADO
- assicurare allo studente il consolidamento delle padronanze strumentali: lettura, scrittura, matematica, lingue
- assicurare allo studente la capacità di apprendere
- assicurare un adeguato livello di competenze e conoscenze che formano la base per il percorso successivo
La frequenza è OBBLIGATORIA per tutti italiani e stranieri che hanno terminato la SCUOLA PRIMARIA. Le classi
prime sono composte da un numero di alunni tra 18 e 27 elevabile a 28, possono diventare 30 se si forma una sola
sezione. Se presente un disabile gli alunni non possono essere più di 20.
L’orario annuale è di 990 ore corrispondenti a 29 ore settimanali più 33 ore annuali per attività di approfondimento
per insegnamenti di materie letterarie. Nel TEMPO PROLUNGATO vi sono 36 ore settimanali elevabile fino a 40

ore.
Discipline tempo normale Discipline tempo prolungato
Anche qua l’insegnamento della RELIGIONE CATTOLICA è facoltativo e a discrezione delle famiglie.

LA SCUOLA Chiamata prima SCUOLA SUPERIORE, è stata completamente ristrutturata dalla RIFORMA MORATTI, gli scopi
SECONDARIA DI
principali di questo grado di scuola sono:
SECONDO
GRADO - dare una preparazione per i futuri studi universitari
- dare una preparazione per entrare nel mondo del lavoro
Con la legge 40/2007 prima e poi con la RIFORMA GELMINI nel 2010 si determina un nuovo volto di questo grado
di scuola.
La Secondaria di secondo grado si suddivide così:
- 6 licei
- istituti tecnici suddivisi in 2 settori e 11 indirizzi
- istituti professionali suddivisi in 11 indirizzi
- sistema di istruzione e formazione professionale di competenza regionale (IeFP) che può essere triennale o
quadriennale
Tutti e quattro queste scuole secondo la legge hanno pari dignità. La riforma GELMINI mira semplificare l’Intera
struttura che si era stratificata nel corso degli anni, così come i programmi e i quadri orari.
LICEI
Sono disciplinati dal DPR 89/2010, hanno durata di 5 anni sviluppandosi così:
- PRIMO BIENNIO: chiamato GINNASIO nel liceo classico 891 ore annue
- SECONDO BIENNIO: 990 ore annue, 1023 nel liceo classico per rafforzare lingua straniera e matematica
- QUINTO ANNO: 990 ore annue, 1023 nel liceo classico per rafforzare lingua straniera e matematica
- si concludono con un ESAME DI STATO
L’orario annuale è comune a tutti e 6 i licei ed è caratterizzato da una maggiore sostenibilità del carico di lavoro per
gli alunni, esso è articolato in INSEGNAMENTI
OBBLIGATORI e INSEGNAMENTI PREVISTI DAL
PTOF. La scelta degli insegnamenti facoltativi è dello
studente ma sono tenuti a frequentarli e concorrono
alla valutazione complessiva.
Il sistema prevede i seguenti tipi di liceo:
- LICEO CLASSICO: indirizzato allo studio della civiltà
classica e della cultura umanistica favorendone
l’acquisizione in un quadro culturale che riserva
attenzione anche alle scienze matematiche e fisiche e
consente di cogliere le intersezioni tra i saperi e di
elaborare una visione critica della realtà
- LICEO ARTISTICO: indirizzato allo studio dei
fenomeni estetici e alla pratica artistica, fornisce
strumenti per conoscerle nel contesto storico-culturale
di riferimento per coglierne appieno la presenza e il valore nella società odierna. A partire dal secondo biennio si
articola in: arti figurative, architettura e ambiente, design, audiovisivo e multimediale, grafica, scenografia.
- LICEO LINGUISTICO: indirizzato allo studio di più sistemi linguistici e culturali per acquisire la padronanza di tre
lingue straniere oltre la madrelingua dal primo anno del secondo biennio una disciplina non linguistica è impartita in
lingua straniera.
- LICEO MUSICALE E COREUTICO: indirizzato all’apprendimento tecnico-pratico della musica e della danza sotto
gli aspetti della composizione, interpretazione, esecuzione e rappresentazione, l’iscrizione è subordinata al
superamento di una prova
- LICEO SCIENTIFICO: indirizzato allo studio del nesso tra cultura scientifica e tradizione umanistica favorendo
l’acquisizione di scienze, matematica, fisica anche attraverso la pratica laboratoriale. Possono essere attivate le opzioni
“scienze applicate” e “indirizzo sportivo”
- LICEO DELLE SCIENZE UMANE: indirizzato allo studio delle teorie esplicative dei fenomeni collegati alla
costruzione dell’identità personale e delle relazioni sociali può essere attivata l’opzione “economico-sociale”.
GLI ISTITUTI PROFESSIONALI
Sono stati oggetto di pochi anni nel centro di due importanti
riforme, l’ultimo è il D.LGS. 61/2017 che ne rinnova l’identità
sotto il nuovo PROFILO EDUCATIVO CULTURALE E
PROFESSIONALE (PECUP) attraverso la revisione dei piani
di studio, l’assetto organizzativo improntandoli alla
personalizzazione del percorso individuale grazie al
PROGETTO FORMATIVO INDIVIDUALE (PFI), questo inizia
con le classe prime del 2018/2019.
Al termine del primo ciclo gli studenti possono scegliere:
- PERCORSI DI ISTRUZIONE PROFESSIONALE (IP):
finalizzati al conseguimento del diploma realizzati da scuole
statali o paritarie
PERCORSI DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE
PROFESSIONALE (IeFP): di durata triennale o quadriennale
realizzati da enti accreditati dalle regioni o province autonome
o dagli istituti in regime di sussidiarietà, consentono il conseguimento di qualifiche e diplomi professionali.
Dal punto di vista organizzativo gli istituti professionali sono così composti:
- Un BIENNIO INIZIALE di 2112 ore (1188 di insegnamenti generali+924 di insegnamenti di indirizzo) una quota fino
a a 264 ore è destinata alla personalizzazione degli approfondimenti
- Un TRIENNIO FINALE di 1056 ore annue (462 di insegnamenti generali+594 di insegnamenti di indirizzo) forte
caratterizzazione laboratoriale
Tali istituti prevedono 11 indirizzi con una forte personalizzazione dei percorsi attraverso un’organizzazione più
flessibile e una più ampia autonomia didattica e gestionale, questo si concretizza nel PFI elaborato dal consiglio di
classe entro il 31 gennaio basandosi sul bilancio personale di saperi e competenze acquisite sia in modo formale che
informale.
Molta importanza viene anche data all’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO che è possibile già dalla seconda e alla
DIDATTICA PER UNITA’ DI APPRENDIMENTO agevolando i passaggi ad altri percorsi di istruzione e formazione
professionale. La QUOTA DI AUTONOMIA del monte ore generale è del 20% destinata a potenziare gli
insegnamenti obbligatori con particolare riferimento ai laboratori.
I percorsi si concludono con un ESAME DI STATO al cui
superamento viene rilasciato di DIPLOMA DI ISTRUZIONE
PROFESSIONALE con cui si può accedere:
- all’università
- alle SPECIALIZZAZIONI TECNICHE SUPERIORI (IFTS)
- ai DIPLOMI TECNICI SUPERIORI (ITS)
GLI ISTITUTI TECNICI
Sono percorsi di 5 anni la cui identità si caratterizza per una
solida base culturale a carattere scientifico e tecnologico, con
l’obbiettivo di far acquisire agli studenti in relazione all’esercizio
di professioni tecniche saperi e competenze necessari sia per
il mondo universitario che per quello del lavoro. Essi operano
in due settori ECONOMICO e TECNOLOGICO con un
totale di 11 indirizzi. Tutti i percorsi hanno la seguente
struttura:
- un PRIMO BIENNIO di 660 ore annue di insegnamenti generali + 396 ore annue di insegnamenti di indirizzo
- un SECONDO BIENNIO e un QUINTO ANNO di 495 ore annue di insegnamenti generali + 561 ore annue di
insegnamenti di indirizzo
I percorsi si concludono con un ESAME DI STATO con cui viene rilasciato un DIPLOMA DI ISTRUZIONE TECNICA.
L’ISCRIZIONE A È uno dei primi momenti di contatto tra la scuola e la famiglia, l’iscrizione avviene esclusivamente ONLINE, periodo
SCUOLA
e procedure vengono definiti con CIRCOLARE MINISTERIALE ogni anno, in genere tra la metà di gennaio e gli inizi
di febbraio. La richiesta deve ricevere il consenso da parte di entrambi i genitori anche se separati o divorziati.
Le iscrizioni di alunni con disabilità devono essere perfezionate con la presentazione della certificazione rilasciata dalla
ASL comprensiva della diagnosi funzionale.

L’OBBLIGO DELLE I vaccini obbligatori sono: anti-poliomielitica, anti-difterica, anti-tetanica, anti-epatite B, anti-pertosse, anti-haemophilius
VACCINAZIONI
influenzae tipo B, anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-varicella. Sono esonerati dall’obbligo i bambini che hanno
contratto tali malattie in modo naturale.
Per i nidi e le scuole dell’infanzia la presentazione delle vaccinazioni costituisce REQUISITO DI ACCESSO, al momento
dell’iscrizione può essere fatta un’AUTOCERTIFICAZIONE che andrà poi completata con la documentazione entro
il 10 luglio.
Per gli altri gradi di istruzione, NON COSTITUISCE REQUISITO DI ACCESSO, ma è previsto solo la SANZIONE
PECUNIARIA per i genitori che non rispettano l’obbligo di vaccinazione.

LA FORMAZIONE Le classi iniziali di ciclo sono costituite in base al NUMERO COMPLESSIVO DEGLI ALUNNI ISCRITTI, una volta
DELLE CLASSI
determinato, il DS procede all’assegnazione degli alunni alle varie sezioni tenendo conto di:
- offerta formativa della scuola
- limite delle risorse assegnate
- presenza di minori non vaccinati
Rispetto ai numeri massimi e minimi per la formazione delle classi, è possibile derogare del 10%, il rapporto alunni/classi
deve però tenere conto della NORMATIVA IN MANIERA DI SICUREZZA che pone il limite di 25 alunni per classe.
L’assegnazione dei docenti alle classi vede coinvolti:
- il CONSIGLIO D’ISTITUTO come organo che detta i criteri generali
- il COLLEGIO DEI DOCENTI che formula le proposte al DS con il piano annuale delle attività
- il DIRIGENTE SCOLASTICO il quale adotta le sue decisioni definitive.
Se presenti ALUNNI DISABILI le classi non possono avere più di 20 alunni che con la deroga del 10% si può arrivare
a 22. L’assegnazione dei DOCENTI DI SOSTEGNO è di competenza del DS che attribuisce le ore ai docenti e questi
ultimi alle classi con alunni disabili.

L’INSEGNAMENTO I genitori possono scegliere al momento dell’iscrizione di avvalersi o meno dell’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
DELLA RELIGIONE
CATTOLICA (IRC) che è disciplinato dalla L. 121/1985 da un accordo italiano tra stato e chiesa.
CATTOLICA
L’IRC è impartito da insegnanti in possesso di una QUALIFICAZIONE PROFESSIONALE DI IDONEITA’ autorizzata
dalla santa sede.
Per chi non si avvale dell’IRC sono previste delle alternative:
- attività didattiche e formative
- attività di studio e/o ricerca individuali
- libera attività di studio e ricerca
- non frequenza della scuola nelle ore di IRC.
Sia i docenti di IRC che di MATERIE ALTERNATIVE fanno parte del consiglio di classe e votano per quanto riguarda
i ragazzi che seguono.

Il CLIL NELLA Acronimo di CONTENT AND LANGUAGE INTEGRATED LEARNING, si tratta di una metodologia innovativa
SECONDARIA DI
introdotta obbligatoriamente nella scuola con la riforma GELMINI, prevede l’insegnamento di una materia non
SECONDO
GRADO linguistica appartenente all’area degli apprendimenti obbligatori in lingua.
Questa metodologia è prevista:
- nell’ultimo anno dei licei e degli istituti tecnici
- a partire dal terzo anno dei licei linguistici, dove dal quarto anno saranno poi due
Il DOCENTE CLIL, deve possedere competenze nella lingua straniera di LIVELLO C1.

PERCORSI PER LE La RIFORMA MORATTI prima e la RIFORMA GELMINI poi, ha riconosciuto la possibilità di realizzare durante il
COMPETENZE
secondo ciclo di istruzione (dai 15 ai 18 anni) un’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO nel periodo scolastico in
TRASVERSALI E
L’ORIENTAMENTO collaborazione con le IMPRESE ma sotto la responsabilità della scuola, al fine di acquisire competenze spendibili nel
mondo del lavoro.
Il rapporto scuola-lavoro comprende una pluralità di OPPORTUNITA’ EDUCATIVE come: visite aziendali, stage,
tirocini sia di tipo orientativo che di tipo formativo, tirocini estivi, imprese formative simulate.
Con il D.LGS. 81/2015 si prevede la possibilità di assumere con CONTRATTO DI APPRENDISTATO gli studenti
iscritti presso le scuole secondarie di secondo grado a partire dal SECONDO ANNO degli studi.
Nella L. 145/2018 si prevede che a partire dal 2018/2019 le ore di ALTERNANZA SCUOLA LAVORO che
prendono il nome di PERCORSI PER LE COMPETENZE TRASVERSALI E L’ORIENTAMENTO (PCTO) vengano
diminuite, ma restino comunque OBBLIGATORIE:
- non inferiore a 210 ore per gli istituti professionali
- non inferiore a 150 ore per gli istituti tecnici
- non inferiore a 90 ore per i licei.
Con la L. 107/2015 viene istituito presso le CAMERE DI COMMERCIO il REGISTRO NAZIONALE PER
L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO che contiene l’elenco delle imprese pubbliche e private disponibili a svolgere
i percorsi di alternanza tra i quali la scuola può individuare quelli con cui stipulare convenzioni.

I PARTENARIATI Con l’espressione PARTENARIATO si intende la realizzazione di un confronto tra più soggetti diversi coinvolti nello
EDUCATIVI
stesso settore che cercano una soluzione comune per il raggiungimento di obbiettivi condivisi. Le scuole operano sul
territorio attraverso PARTENARIATI LOCALI per la realizzazione di PATTI EDUCATIVO-FORMATIVI e lo possono
fare a diversi livelli: locale, regionale, nazionale ed europeo. Le varie forme di PARTENARIATO EDUCATIVO
prevedono la partecipazione di diversi componenti quali:
- enti locali e organismi di partecipazione decentrata sul territorio
- camere di commercio e associazioni culturali
- istituti di ricerca, università, musei e biblioteche
- centri ed enti di formazione professionale, ordini e associazioni professionali
- servizi assistenziali e socio-sanitari
Questi si presentano come uno strumento di cooperazione tra diverse istituzioni per la GESTIONE DELL’OFFERTA
FORMATIVA NEL TERRITORIO e si pone inoltre come un’occasione di confronto, tutto questo porterà dunque ad
un PROGETTO EDUCATIVO.
Una concreta espressione di collaborazione tra i diversi soggetti è denominata PIANO EDUCATIVO TERRITORIALE,
una particolare forma di contratto formativo sottoscritto tra: scuola, famiglia e territorio sulla base di reciproci impegni
assunti in vista di un miglioramento in un determinato ambito, interlocutore privilegiato risulta la FAMIGLIA
riconosciuta come prima responsabile nell’educazione dei figli ma anche destinataria del servizio di istruzione e
formazione. Il piano quindi attesta l’identità progettuale del territorio e costituisce l’applicazione pratica dell’esigenza
di INTEGRAZIONE DELL’OFFERTA FORMATIVA DELLE SCUOLE CON LE RISORSE DEL TERRITORIO,
l’obbiettivo è quello della valorizzazione delle risorse del territorio.

5. LA SCUOLA ITALIANA E L’EUROPA


L’AUTONOMIA IN L’Italia fa parte dell’Unione Europea, è quindi soggetta alle indicazioni di quest’ultima i materia di istruzione e
EUROPA
formazione. L’Unione Europea non ha competenza sull’istruzione, ma fissa alcuni obbiettivi comuni per tutti gli stati
membri per uniformare il livello.
Nei sistemi scolastici europei l’AUTONOMIA SCOLASTICA è un modello recente (ad eccezione di Belgio e Paesi
Bassi in cui esiste già dagli anni ‘60), infatti è solamente dagli anni ‘80 che questo modello comincia a svilupparsi, il più
delle volte è inteso come un semplice trasferimento limitato di competenze (Spagna, Francia e Regno Unito). Negli
anni ‘90 molti altri stati prendono come modello quello dell’autonomia (Stati nordici, stati baltici e stati dell’est
europeo). Altri paesi hanno invece intrapreso questo percorso solamente di recente, è il caso della Germania che lo
ha fatto a partire dal 2004.
Attualmente la politica degli stati membri dell’UE è la propensione al DECENTRAMENTO DELLE ATTIVITÀ’: lo
stato si limita a fornire gli standard legislativi e curricolari affidando agli enti territoriali o alle regioni la pianificazione
formativa.

AZIONI L’azione dell’UE in campo di istruzione e formazione ha l’obbiettivo di VALORIZZARE IL PATRIMONIO


DELL’UNIONE
CULTURALE EUROPEO creando un’UNIONE CULTURALE EUROPEA, così l’UE opera in diversi campi:
EUROPEA
- nell’ambito dell’istruzione: incentiva la cooperazione fra istituti, favorisce la mobilità di insegnanti e studenti, incoraggia
lo scambio di informazioni, promuove l’apprendimento di altre lingue europee
- nell’ambito della cultura: favorisce la conoscenza del patrimonio culturale europeo tra i cittadini
- nel settore delle telecomunicazioni: favorisce la cooperazione tra diversi operatori europei.

POLITICA DI Questa politica è diretta a migliorare negli stati membri, la qualità di quegli insegnamenti che preparano all’esercizio
FORMAZIONE
di una professione mediante l’impiego del FONDO SOCIALE EUROPEO che si affianca a specifici programmi di
PROFESSIONALE
DELL’UE incentivazione e sostegno.
Art 116 TFUE L’ART. 116 TFUE (trattamento sul funzionamento dell’Unione Europea) prevede che l’impegno dell’UE sia volto al
perseguimento di questi obbiettivi:
- facilitare l’adeguamento alle trasformazioni industriali attraverso la formazione e la riconversione professionale
- migliorare la formazione professionale per agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro
- facilitare l’accesso alla formazione professionale e favorire la mobilità di istruttori e persone in formazione
- stimolare la cooperazione in materia di formazione tra istituti o anche con le imprese
- sviluppare lo scambio di informazioni e esperienze su problemi comuni dei sistemi di formazione nell’UE.

POLITICA La base giuridica della politica sull’istruzione è il TRATTATO DI MAASTRICHT del 1992, precedentemente essa
SULL’ISTRUZIONE
assumeva rilevanza solamente perché comportava per i giovani l’acquisizione di competenze per entrare nel mondo
DELL’UE
Art 165 TFUE del lavoro.
Attualmente la promozione dell’istruzione in Europa, trova il suo fondamento giuridico nell’ART 165 TFUE, esso
prevede che l’Unione contribuisca allo sviluppo di un’istruzione di qualità nel rispetto delle diversità culturali e
linguistiche degli stati membri al di là delle prospettive lavorative. Questo intervento mira a ottenere alcuni obbiettivi:
- sviluppare la dimensione europea dell’istruzione
- incoraggiare la mobilità di studenti e insegnanti
- favorire la cooperazione tra istituti di insegnamento
- agevolare lo scambio di informazioni e esperienze tra stati sui problemi inerenti ai sistemi di insegnamento
- sostenere lo sviluppo dell’istruzione a distanza
- sviluppare la dimensione europea dello sport

POLITICA DEI Le scuole possono contare sulle sovvenzioni dell’UE per svolgere le proprie funzioni, esse sono rappresentate
FINANZIAMENTI
principalmente dai fondi strutturali. I FONDI STRUTTURALI o FONDI INDIRETTI sono i principali strumenti
DELL’UE
finanziari utilizzati dall’UE per promuovere lo sviluppo degli stati membri in modo simile. Attualmente i foni strutturali
che operano in ambito UE per il rafforzamento della coesione economica sono: FESR (fondo europeo di sviluppo
regionale) FSE (fondo sociale europeo) FONDO DI COESIONE, FEASR (fondo europeo agricolo per lo sviluppo
rurale) FEAMP (fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca) e sono disciplinati da un unico regolamento generale
REG. UE 1303/2013.
Sia le linee guida che le priorità dei fondi strutturali sono definite dalla COMMISSIONE EUROPEA e sono stati oggetto
di numerose riforme, alla base di ciascuna riforma vi è un quadro normativo pluriennale connesso ad un accordo su
una programmazione pluriennale, l’ultimo è la PROGRAMMAZIONE 2014-2020. I fondi, non vengono distribuiti a
pioggia ma su articolate procedure di programmazione degli interventi. Sulla base della programmazione europea gli
stati presentano i loro PROGRAMMI OPERATIVI (PO), la commissione dovrà approvare i programmi di ciascuno
stato, vi sono due tipi di programmi
- PON (programmi operativi nazionali) riguardano l’intero stato
- POR (programmi operativi regionali) riguardano uno specifico territorio di riferimento
Tra i vari programmi operativi abbiamo il PON “per la scuola” (competenze e ambienti per l’apprendimento) il cui
ha una durata di 7 anni (2014-2020) ed offre l’opportunità di accedere a risorse comunitarie aggiuntive a quelle già
stabilite dalla Buona Scuola. Il PON è diretto a finanziare tramite il FESR interventi di natura materiale e tramite il FSE
azioni immateriali. I due temi principali del nuovo PON sono: la QUALITÀ’ DEGLI APPRENDIMENTI e
l’INCLUSIVITA’ DELLA FORMAZIONE e mirano a rafforzare l’innovazione della scuola.
I finanziamenti europei sono sottoposti a numerosi controlli sia dall’Europa che dagli stati membri, infine un compito
importante è svolto dal REVISORE DEI CONTI delle varie scuole che svolgono un controllo di secondo livello tramite
la verifica delle corrette procedure e la conformità delle varie spese.

PROGRAMMI DI Dal 2014 i programmi di scambio e mobilità europei sono stati riuniti nel nuovo ERASMUS+ adottato con il REG.UE
SCAMBIO EUROPEI
1288/2013 che ha posto fine alla frammentazione dei programmi di cooperazione internazionale. Grazie all’adesione
a questo programma le scuole di ogni ordine e grado possono ottenere finanziamenti per partecipare ad attività
internazionali che coinvolgono il mondo della scuola e dello sport sia per gli alunni che per il personale.
Ogni anno le scuole europee presentano progetti per:
- la mobilità del personale che consente a docenti e personale scolastico di fare attività di formazione all’estero
- i partenariati strategici che consentono alle scuole di vari stati di collaborare per didattica e insegnamento
- etwinning, comunità online per le scuole per studenti e personale che possono collaborare tra loro.

QUADRO L’UE comprende molti stati membri ognuno dei quali presenta il suo personale sistema di istruzione, per garantire un
EUROPEO DELLE
raffronto in modo uniforme dei livelli di istruzione dei cittadini comunitari l’UE ha approvato il 23 aprile 2008 una
QUALIFICHE PER
L’APPRENDIMENTO raccomandazione europea concernente il QUADRO EUROPEO DELLE QUALIFICHE PER L’APPRENDIMENTO
PERMANENTE PERMANENTE (European Qualification Framework - EQF), questo quadro è stato poi rivisto con DM 8 gennaio
2018 che approfondisce e migliora la trasparenza, la comparabilità e la trasferibilità delle varie qualifiche dei cittadini
europei.
L’EQF collega i quadri e i sistemi nazionali di qualifiche dei vari paesi basandosi su un sistema di riferimento comune
europeo: si compone di 8 livelli (livello 1: uscita dalla scuola primaria fino a livello 8: dottorati). L’EQF comprende tutti
i tipi di certificazione sia di tipo scolastico, che di tipo professionale e accademico. Esso sposta L’attenzione per
esaminare le varie certificazioni sui RISULTATI DELL’APPRENDIMENTO. La partecipazione e l’adeguazione all’EQF
è volontario da parte degli stati, ma esso promuove una mobilità più elevata di studenti e lavoratori.
COMPETENZE Il consiglio europeo ha approvato nel 2000 la STRATEGIA DI LISBONA che aveva come obbiettivo quello di rendere
CHIAVE PER L’
il sistema economico competitivo, economico e basato sulla conoscenza entro il 2010; per garantire a tutti i cittadini
APPRENDIMENTO
PERMANENTE lo stesso tipo di competenze base sono state definite le COMPETENZE CHIAVE CHE OGNI ALUNNO DEVE
RAGGIUNGERE AL TERMINE DEL PERIODO OBBLIGATORIO DI ISTRUZIONE, con la RACCOMANDAZIONE
DEL PARLAMENTO E DEL CONSIGLIO 18 dicembre 2006 l’unione europea ha invitato gli Stati membri a sviluppare
strategie per assicurare che:
- l’istruzione e la formazione iniziali offrano a tutti i giovani gli strumenti per sviluppare le competenze chiave
- si tenga debitamente conto di qui giovani che a causa di svantaggi educativi hanno bisogno di un sostegno particolare
per realizzare le loro potenzialità
- gli adulti siano in grado di sviluppare e aggiornare le competenze chiave per tutto il resto della vita
Le competenze chiave della raccomandazione europea del 2006 sono:
1. Comunicazione nella madrelingua
2. Comunicazione nelle lingue straniere
3. Competenza matematica e competenze di base in scienza e tecnologia
4. Competenza digitale
5. Competenze sociali e civiche
6. Imparare ad imparare
7. Spirito di iniziativa e imprenditorialità
8. Consapevolezza ed espressione culturale

Con il D.LGS. 13/2013 sono state definite le norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni per individuare e
convalidare non formale e informale e gli standard minimi di servizio del sistema nazionale di certificazione delle
competenze, il decreto ribadisce inoltre che l’APPRENDIMENTO PERMANENTE è un diritto della persona dentro
il quale si colloca la FORMAZIONE CONTINUA. Il decreto:
- definisce in maniera condivisa gli standard minimi di riferimento per la certificazione delle competenze
- viene istituito il repertorio nazionale dei titoli di istruzione e formazione e delle qualifiche professionali
- vengono definiti gli standard degli attestati e degli standard spendibili a livello europeo
- viene introdotto un sistema di monitoraggio e valutazione di quanto previsto dal decreto.

Nel 2018, il consiglio europeo emana la NUOVE RACCOMANDAZIONI SULLE COMPETENZE PER
L’APPRENDIMENTO PERMANENTE che sostituisce e rinnova quelle del 2006 tenendo conto delle grandi modifiche
tecnologiche, sociali ed economiche della società.
In questa nuova raccomandazione il concetto di COMPETENZA viene definito come un insieme di conoscenze, abilità
e atteggiamenti.
Le competenze chiave della raccomandazione europea del 2018 sono:
1. Competenza alfabetica funzionale
2. Competenza multilinguistica
3. Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologia e ingegneria
4. Competenza digitale
5. Competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare
6. Competenze in materia di cittadinanza
7. Competenza imprenditoriale
8. Competenza in materia di consapevolezza ed espressioni culturali
Le nuove competenze risultano meno statiche e comprendono il pensiero critico, la resilienza e lo spirito di iniziativa,
complessivamente si sottolinea l’importanza della CULTURA intesa come strumento.

SCUOLE ITALIANE Nei vari stati membri, operano molte SCUOLE ITALIANE di ogni ordine e grado sia statali che paritarie; con il D.LGS.
ALL’ESTERO
64/2017 si riordina la normativa in materia di istituzioni scolastiche italiane all’estero anche in funzione della
PROMOZIONE DELLA LINGUA E DELLA CULTURA ITALIANA con l’intenzione di estendere la riforma della
Buona Scuola anche all’estero.
In particolare:
- lo stato italiano invia DS dall’Italia per gestire le scuole
- esse devono conformarsi all’ordinamento italiano pur potendo avere variazioni
- si disciplina il profilo professionale del personale da mandare all’estero e la sua formazione
- si introduce il sistema di valutazione delle attività
Per le scuole italiane all’estero non gestite dallo stato si punta all’inserimento di corsi di italiano nei percorsi.

6. IL SISTEMA DI VALUTAZIONE NELLE SCUOLE


IL SISTEMA La VALUTAZIONE D’ISTITUTO è finalizzata a rilevare le caratteristiche del servizio scolastico erogato, una
NAZIONALE PER LA
valutazione del sistema scuola, orientata a cogliere le tendenze , il rapporto costi/qualità ed i macro-indicatori di
VALUTAZIONE DEL
SISTEMA riferimento.
EDUCATIVO Con l’entrata in vigore dell’autonomia, è entrato in vigore anche un duplice sistema di controllo della qualità delle
DPR 80/2013 prestazioni e del funzionamento del sistema scolastico in relazione agli STANDARD NAZIONALI. La
VALUTAZIONE ESTERNA svolta da organismi nazionali, si va a combinare con l’AUTOVALUTAZIONE
D’ISTITUTO.
Ai fini del miglioramento del sistema educativo viene istituito con il D.LGS. 286/2004 un SERVIZIO NAZIONALE
DI VALUTAZIONE (SNV), con l’obbiettivo di valutare l’efficienza e l’efficacia del complessivo sistema di istruzione
e formazione inquadrandolo nel sistema europeo.
Oggi l’SNV è regolato dal DPR 80/2013 ed è articolato su 3 livelli:
- INVALSI
- INDIRE
- CONTINGENTE ISPETTIVO
Alla base del SNV non esiste una volontà sanzionatoria ma anzi l’intento è quello di attivare processi di auto
miglioramento.

INVALSI Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema Operativo


Ha un ruolo predominante nel SNV, molto di più rispetto al passato diventando più importante del MIUR per la
definizione dei curricola.
Esso opera insieme alle scuole, alle agenzie formativa, ma anche a regioni,. Province e comuni per le rispettive aree
di competenza al fine di potersi scambiare dati e informazioni riguardante i sistemi educativi. È soggetto a controllo
da parte diretto del MIUR e svolge un ruolo di coordinamento funzionale del SNV, è un’ENTE DI RICERCA che si
occupa di:
- effettuare verifiche periodiche sulle abilità e conoscenze degli studenti
- svolgere attività di ricerca nell’ambito delle sue funzionalità istituzionali
- studiare le cause dell’insuccesso e della dispersione scolastica
- assumere iniziative per la partecipazione italiana a progetti di ricerca europea
- svolgere attività di supporto e assistenza tecnica all’amministrazione scolastica
- svolgere attività di formazione del personale docente e dirigente
- formulare proposte al ministro per l’attuazione del sistema di valutazione dei DS
- realizzare monitoraggio sullo sviluppo e sugli esiti del sistema di valutazione
- studiare e predisporre modalità oggetto e di valutazione
- promuovere periodiche rilevazioni nazionali sugli apprendimenti
- predisporre prove a carattere nazionale per gli esami di stato
- realizzare iniziative di valorizzazione del merito in relazione al sistema di valutazione
- partecipa alle indagini internazionali in materia di valutazione in rappresentanza dell’Italia.

LE PROVE INVALSI L’INVALSI, elabora le prove attraverso le quali le istituzioni scolastiche sono obbligate a periodiche rilevazioni
nazionali sugli apprendimenti e sulle competenze degli studenti, introdotte nel 2008 sono ora OBBLIGATORIE e
STANDARDIZZATE in tutta Italia, lo scopo è quello di
tracciare un riferimento statistico sugli apprendimenti in
Italia nelle discipline di ITALIANO, MATEMATICA e
INGLESE. I test sono anonimi e ogni alunno è associato
ad un CODICE ALFANUMERICO, vengono effettuate
in un tempo che va dai 45 ai 90 minuti. Vengono
somministrate:
- nella SCUOLA PRIMARIA nelle classi II e V
- nella SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO
nella classe III
- nella SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO
GRADO nelle classi II e V
Nella quinta classe della primaria e nella seconda delle
superiori è previsto anche il QUESTIONARIO DELLO
STUDENTE per raccogliere informazioni sul contesto e
sul percorso dell’alunno.
Dall’anno 2017/2018:
- i test saranno computer based
- in terza media non farà più parte dell’esame di stato
- alle scuole medie si introduce una prova per l’inglese
Dal 2019/2020 i test vengono estesi alla classe V delle superiori con partecipazione obbligatoria pena la NON
AMMISSIONE agli esami conclusivi.

PROVE INVALSI MIUR e INVALSI hanno definito le regole per gli allievi BES chiarendo che le scuole dovranno indicare nelle apposite
DEGLI ALUNNI BES
maschere del sistema tutti gli alunni BES ai sensi delle leggi 104/1992, 170/2010, la direttiva 12/2012 e la circolare
8/2013. È previsto che le prove eventualmente svolte dagli allievi con DISABILITÀ’ non siano incluse nei dati di classe
e della scuola ad eccezione di quelle degli allievi con DISABILITÀ’ SENSORIALE a condizione che siano in possesso
delle MISURE COMPENSATIVE adeguate, lo stesso vale per DSA e altri BES dovranno disporre di misure
compensative adeguate per conteggiarle. Le scuole possono richiedere anche una scansione temporale differente
e, le prove in audio MP3 per l’ascolto individuale in cuffia.
Per gli allievi con DISABILITÀ’ INTELLETTIVA la partecipazione è decisa dalla scuola e può avvenire solo nel caso
non disturbi la prova degli altri allievi. Non è consentita la lettura ad alta voce e la presenza dell’insegnante di sostegno
tranne se la prova non venga svolta in un locale differente , è invece possibile prevedere TEMPO AGGIUNTIVO.
Per i NON VEDENTI è prevista la prova sia in formato elettronico che in braille e tempo aggiuntivo fino a 30
minuti.
Le MISURE COMPENSATIVE sono previste a tutti gli alunni con certificazione sia 104 che 170, tutti gli altri allievi
con BES svolgono la prova ordinaria secondo le modalità standard. Tutto deve comunque non intaccare il normale
svolgimento e somministrazione della prova per il gruppo classe.

INDIRE Istituto Nazionale di Documentazione Innovazione e Ricerca Educativa


È un’ENTE DI RICERCA del MIUR articolato in 3 nuclei territoriali a Torino, Roma e Napoli e si raccorda con le
regioni. L’istituto ha competenza in materia di:
- Formazione del personale docente in materia di innovazione nelle pratiche educative
- Formazione del personale non docente e dei dirigenti scolastici
- Utilizzo delle nuove tecnologie per l’innovazione della didattica
- Sviluppo della dimensione di collaborazione internazionale delle istituzioni scolastiche ed universitarie
- Monitoraggio e documentazione dei processi e delle esperienze di innovazione qualitativa e quantitativa dei sistemi
di istruzione
- Aggiornamento continuo alle scuole, agli insegnanti, ai dirigenti e al personale ATA.
L’istituto interviene soprattutto a supporto dei PIANI DI MIGLIORAMENTO adottati autonomamente dalle singole
scuole dopo aver applicato indicazioni nazionali e modalità di verifica emanate dall’INVALSI.

CORPO ISPETTIVO Il CORPO ISPETTIVO è caratterizzato da autonomia e indipendenza, ha la funzione di valutare le scuole e i loro
dirigenti. Tale corpo è coadiuvato nella funzione ispettiva dalla CONFERENZA PER IL COORDINAMENTO
FUNZIONALE DELL’SNV e dai NUCLEI DI VALUTAZIONE ESTERNA.

PROCESSO DI Il contrappeso dell’autonomia scolastica è il complesso sistema di valutazione e controlli che si sono imposti alle
VALUTAZIONE E
scuole per verificare che le loro azioni siano efficaci ed efficienti.
AUTOVALUTAZIONE
DELLE SCUOLE Il PROCESSO DI VALUTAZIONE DELLE SCUOLE si articola in 4 fasi:
1. Autovalutazione
2. Valutazione esterna
3. Azioni di miglioramento
4. Rendicontazione sociale

AUTOVALUTAZIONE Il primo passo del processo di valutazione delle


DELLE SCUOLE:
istituzioni scolastiche è l’AUTOVALUTAZIONE
IL RAPPORTO DI
AUTOVALUTAZIONE che si effettua attraverso la compilazione del
RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE (RAV),
esso ha lo scopo di fornire una descrizione della
scuola e del suo funzionamento ed è il punto di
partenza per l’individuazione delle priorità di
sviluppo su cui fondare il PIANO DI
MIGLIORAMENTO. Questo documento deve
essere compilato da tutte le scuole sia statali che
paritarie ed è curato dal DS responsabile della
gestione del piano di miglioramento in
collaborazione con il NUCLEO INTERNO DI
VALUTAZIONE (NIV) di cui possono far parte
tutti i docenti della scuola.
Il RAV si compone di cinque sezioni:
1. CONTESTO E RISORSE: si esamina il contesto socio-economico in cui opera la scuola, i punti di forza e di
debolezza, vengono evidenziati la popolazione scolastica, il territorio, il capitale sociale, le risorse economiche,
materiali e professionali.
2. ESITI DEGLI STUDENTI: Qua si analizzano i risultati degli alunni con attenzione al raggiungimento delle
competenze chiave, delle prove standardizzate e dei risultati a distanza di tempo della fine della scuola.
3. PROCESSI MESSI IN ATTO DALLA SCUOLA: Si analizzano le pratiche educative e didattiche messe in atto dalla
scuola, lo stato degli ambienti scolastici, eventuali metodologie innovative, metodologie relazionali, processi di
inclusione, continuità e orientamento, pratiche gestionali e organizzative della scuola.
4. PROCESSO DI AUTOVALUTAZIONE: cioè i metodi effettuati per l’autovalutazione e le persone coinvolte.
5. INDIVIDUAZIONE DELLE PRIORITA’: Si individuano i traguardi e gli obbiettivi che si intendono raggiungere con
il piano di miglioramento, che entrerà poi a far parte del PTOF.
Al fine di standardizzare questo processo il MIUR ha deciso di mettere a disposizione delle scuole un modello da
compilare.

AUTOVALUTAZIONE Una volta chiuso e pubblicato il RAV la fase successiva prevede la stesura del PIANO DI MIGLIORAMENTO (PDM)
DELLE SCUOLE:
che indica il percorso che la scuola vuole affrontare per raggiungere i traguardi indicati nell’ultima parte del RAV.
IL PIANO DI
MIGLIORAMENTO Anche questo documento è curato dal DS e dal NIV, fondamentale per l’attuazione del PDM è il coinvolgimento di
tutta la comunità scolastica, le strategie di coinvolgimento sono scelte dal NIV e devono essere scritte nel
documento.
Il PDM si compone di quattro sezioni:
1. Scelta degli obbiettivi di processo più utili alle priorità del RAV
2. Individuazione delle azioni da mettere in atto per raggiungere gli obbiettivi
3. Pianificazione degli obbiettivi di processo
4. Valutazione, condivisione e diffusione del lavoro svolto dal NIV
Questo documento deve essere in linea con il PTOF dal momento che ne entrerà a far parte, è sempre modificabile
e non ha scadenza per la sua attuazione.

LA VALUTAZIONE La VALUTAZIONE ESTERNA delle scuole è affidata all’organismo di coordinamento tra i tre enti che concorrono
ESTERNA
al processo valutativo: INVALSI, INDIRE, CORPO ISPETTIVO, che ha la funzione di adottare i protocolli di
valutazione e il programma delle visite delle scuole, formulare proposte in merito all’individuazione delle priorità
strategiche della valutazione.
La valutazione esterna delle scuole è finalizzata a:
- migliorare la qualità dell’offerta formativa e degli apprendimenti
- ridurre la dispersione e le differenze tra scuole e aree geografiche
- rafforzare le competenze di base degli alunni
- valorizzare gli esiti a distanza
L’ente che si occupa della valutazione esterna è il NUCLEO DI VALUTAZIONE ESTERNA (NEV) costituito da
ISPETTORI che ne assumono il coordinamento e da esperti del settore. Gli esiti, dovrebbero fare da stimolo per
attivare una riflessione sulle priorità alle quali orientare il miglioramento. Come punto di partenza per la valutazione
esterna si prende sempre il processo di autovalutazione e il RAV.
La valutazione esterna prevede tre fasi
- lettura e analisi dei documenti da parte del NEV
- visita presso le scuole con raccolta dei dati
- formulazione del giudizio
La visita presso la scuola ha una durata di 3 giorni e si compone di:
- incontro con il DS, i suoi collaboratori e il NIV
- raccolta dati attraverso interviste individuali e di gruppo e raccolta della documentazione
- visita e osservazione degli spazi scolastici
- incontro conclusivo con il DS e breve rapporto informale sugli esiti della visita
Sulla base di quanto emerso il NEV formula un GIUDIZIO COLLEGIALE per ciascun ambito di valutazione dando
un voto da 1 (situazione molto critica) a 7 (situazione eccellente)
Dopo la visita il NEV predispone un RAPPORTO DI VALUTAZIONE ESTERNA (RVE) e lo invia alla scuola che lo
userà per stilare il piano di miglioramento.

7. LA VALUTAZIONE DIDATTICA DEGLI ALUNNI


LA Nell’ambito del sistema di valutazione scolastico, si può individuare una VALUTAZIONE DIDATTICA che riguarda i
VALUTAZIONE processi e gli esiti dell’apprendimento. Questa può essere considerata sotto tre aspetti principali:
DIDATTICA - il PROFILO PEDAGOGICO
- il PROFILO AMMINISTRATIVO
- il PROFILO DOCIMOLOGICO

Sotto il PROFILO PEDAGOGICO è un’operazione diagnostica nella quale per ogni alunno devono essere prese in
considerazione gli aspetti misurabili del suo apprendimento: lo stile cognitivo, le dinamiche emotive, affettive e
relazionali. Assume così anche il compito di REGOLAZIONE DELL’ATTIVITA’ DIDATTICA e risulta legata alla
PROGRAMMAZIONE. L’alunno, è SOGGETTO ATTIVO dell’apprendimento consapevole di obbiettivi, pregi e
debolezze.
Sotto il PROFILO AMMINISTRATIVO Nel 1993 viene introdotto un modello di scheda composta da due parti,
nella prima sono riportati i giudizi, mentre nella seconda una sintesi sul processo dinamico di apprendimento, sono
stati introdotti anche:
- Registro di classe
- L’agenda della programmazione
- Giornale dell’insegnante
Sotto il PROFILO DOCIMOLOGICO si distinguono tre momenti:
1.. LA VERIFICA: l’insieme delle prove che vengono somministrate, individualizzate in base agli studenti
2.. LA MISURAZIONE: l’elaborazione quantitativa delle prove di verifica
3.. LA VALUTAZIONE: l’interpretazione dei dati ottenuti
La valutazione didattica, si articola in tre momenti fondamentali:
- INIZIALE: Nella prima parte dell’anno scolastico, dà una funzione diagnostica sui livelli di partenza
- IN ITINERE: prettamente di tipo formativo
- FINALE: al termine delle attività scolastiche
Le procedure di verifica possono essere:
- STRUTTURATE: a stimolo e risposta chiusa, sono domande precise con alternative di risposta
- SEMI-STRUTTURATE: a stimolo chiuso e risposta aperta, sono compiti precisi su cui costruire una risposta
- APERTE: a stimolo aperto e risposta aperta.

VALUTAZIONE VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI


NEL PRIMO È affidata ai docenti della classe in modo collegiale, partecipano anche gli insegnanti di sostegno, va espressa con un
CICLO DI voto in DECIMI ma va corredata della esplicitazione dei LIVELLI DI APPRENDIMENTO raggiunti. Lo scrutinio è palese
ISTRUZIONE e non ci si può astenere.
L’ammissione alla classe successiva è così regolata:
- nella scuola primaria si ammette alla classe successiva anche con livelli di apprendimento parzialmente raggiunti. La
non ammissione è possibile in casi eccezionali e deliberata all’unanimità dal consiglio con specifica motivazione.
- nella secondaria di primo grado si ammette alla classe successiva o all’esame anche con voti inferiori a 6/10 è possibile
in casi eccezionali e deliberata all’unanimità dal consiglio con specifica motivazione.
In pratica è difficile una BOCCIATURA se non in casi eccezionali quando la scuola ha messo a punto tutti i percorsi
di supporto per colmare le lacune negli apprendimenti.
La verbalizzazione degli scrutini è importante ai fini dell’autotutela della scuola e deve riportare esiti numerici e
favorevoli o contrari alle ammissioni, gli scrutini sono presieduti dal DS.
PROVE INVALSI
Si svolgono nella seconda e quinta classe della primaria e accertano il livello di italiano e matematica per la classe
quinta anche inglese.
Si svolgono al terzo anno della secondaria di primo grado in italiano, matematica e inglese con prove COMPUTER
BASED. Devono essere svolte entro il mese di aprile e non fanno più parte dell’esame, ma costituiscono requisito
per l’ammissione.
VALUTAZIONE DEL COMPORTAMENTO
Viene espressa con un giudizio sintetico riportato nel DOCUMENTO DI VALUTAZIONE ed è decisa in modo
collegiale dal consiglio. Il giudizio negativo risulta neutrale ai fini dell’ammissione, va tenuto conto dello SVILUPPO DI
COMPETENZE DI CITTADINANZA E COSTITUZIONE.
VALUTAZIONE DELLE ASSENZE
Nella secondaria di primo grado sono valutate ai fini della validità dell’anno scolastico, è necessaria la frequenza di
almeno 3/4 del monte ore annuale. Le scuole possono fare delle deroghe in casi eccezionali purchè la frequenza
consenta al consiglio di procedere alla valutazione sulla base di elementi sufficienti. Nel caso in cui non sia possibile si
delibera la non ammissione.
L’ESAME DI STATO
A partire dall’anno scolastico 2017/2018 risulta modificato. Il VOTO DI AMMISSIONE è espresso in decimi dal
consiglio di classe e deve tener conto del percorso scolastico. Le prove prevedono TRE PROVE SCRITTE: italiano,
matematica e lingua straniera cui si aggiunge un COLLOQUIO per valutare le conoscenze descritte nel profilo finale.
La COMMISSIONE predispone le prove e CRITERI PER LA CORREZIONE e LA VALUTAZIONE, come presidente
vi della commissione è designato il DS o un suo collaboratore. L’esame è superiore con voto non inferiore a 6/10,
all’unanimità può essere data la LODE. Il VOTO FINALE è dato dalla media aritmetica tra il voto di ammissione e la
media dei voti delle quattro prove arrotondata allo 0,5. L’ESITO è pubblicato sull’albo della scuola è consultabile sul
sito. Sono firmati dal DS e custoditi in segreteria didattica della scuola, possono essere rilasciati a chi ne fa richiesta.
LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE.
Per il primo ciclo consiste nella descrizione delle competenze chiave e di cittadinanza acquisite dall’alunno. Si tratta di
un documento per LIVELLI: avanzato, intermedio, base e iniziale e non per voti, si affianca alla pagella ma non la
sostituisce attesta solamente il livello scolastico raggiunto.
La certificazione viene rilasciata al termine della scuola primaria redatto dagli insegnanti e firmato dal DS al termine
della quinta e del primo ciclo di istruzione solamente per gli ammessi all’esame, viene redatto dal consiglio di classe e
firmato dal DS.

VALUTAZIONE LA VALUTAZIONE DEGLI APPRENDIMENTI E LE ASSENZE


NEL SECONDO La valutazione periodica e finale degli apprendimenti è espressa in DECIMI, viene effettuata dal CONSIGLIO DI
CICLO DI CLASSE presieduto dal DS con deliberazione ove necessario a maggioranza, partecipano anche i docenti di sostegno
ISTRUZIONE esprimendosi con un unico voto.
Per poter valutare l’alunno è richiesta la frequenza di almeno 3/4 dell’orario scolastico. Se le assenze superano il limite
non viene scrutinato e quindi c’è la NON AMMISSIONE. Sono invece ammessi coloro che in tutte le discipline e in
comportamento hanno un voto superiore a 6/10. Chi non raggiunge la sufficienza in una o più materie viene SOSPESO
IL GIUDIZIO (DEBITI FORMATIVI).
IL RECUPERO DEI DEBITI FORMATIVI
L’abolizione degli esami di riparazione ha portato all’attuale sistema dei debiti scolastici che prevede da parte della
scuola INTERVENTI DIDATTICI EDUCATIVI INTEGRATIVI (IDEI), i punti cardine sono:
- dopo gli scrutini intermedi vengono messi in atto interventi didattici organizzati dai consigli di classe
- gli studenti affrontano verifiche intermedie
- durante figli scrutini finali si rimanda il giudizio delle materie non sufficienti e si comunica alle famiglie i debiti scolastici
- durante l’estate la scuola mette in atto interventi educativi entro il 31 agosto
- entro l’inizio delle lezioni dell’anno successivo vengono fatti esami di riparazione dei debiti dopo il quale viene
espresso il giudizio finale dell’allievo di promozione o bocciatura
LA VALUTAZIONE DEL COMPORTAMENTO
Viene espressa in DECIMI e riportato anche in lettere concorre alla determinazione dei CREDITI SCOLASTICI. Il
voto inferiore a 6/10 comporta la NON AMMISSIONE, viene riservato a studenti con precedenti sanzioni disciplinari
deve essere motivato e verbalizzato nello scrutinio.
I CREDITI SCOLASTICI
È un punteggio riconosciuto agli alunni in base al merito per ciascun anno del triennio finale che viene sommato al
punteggio ottenuto all’esame di stato ai fini del voto finale. Il consiglio ogni anno calcola il voto in base a:
- media dei voti
- frequenza scolastica alle attività e ai progetti
- partecipazione alle lezioni
- eventuali crediti formativi documentati
I crediti massimi sono 40: 12 per il terzo anno, 13 per il quarto e 15 per il quinto
LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE
È prevista al termine del SECONDO ANNO per attestare l’ASSOLVIMENTO DELL’OBBLIGO DI ISTRUZIONE ed
è rilasciata a chi ha compiuto i 16 anni nell’anno scolastico di riferimento.
L’ESAME DI STATO DI MATURITÀ’
È stato completamente rivisto dal D.LGS. 62/2017. Sono ammessi a frequentarlo gli studenti con i seguenti REQUISITI:
- frequenza di almeno 3/4 delle ore annue del quinto anno
- voti non inferiori a 6/10 sia nelle discipline che nel comportamento
- partecipazione alle prove INVALSI
- svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro
Le COMMISSIONI sono costituite una ogni due classi, sono presiedute da un PRESIDENTE ESTERNO e composte
da:
- 3 membri esterni
- 3 membri interni per ciascuna classe
Viene comunque assicurata la presenza di commissari delle materie oggetto delle prime due prove.
Le PROVE sono costituite da:
- PRIMA PROVA SCRITTA per attestare la padronanza della lingua italiana
- SECONDA PROVA SCRITTA riguardante una delle materie che caratterizza il percorso di studio
- PROVA ORALE diretta ad accertare il conseguimento del profilo culturale, educativo e professionale dello studente,
il quale esporrà anche attraverso un breve elaborato il percorso di alternanza scuola-lavoro.
L’esito è espresso in CENTESIMI risultato della somma delle prove 20 punti per ognuna e dei crediti scolastici. Il voto
minimo per superare l’esame è di 60/100. La commissione può deliberare anche:
- di integrare il punteggio con 5 punti se si ha minimo 30 punti di credito e 50 punti nelle varie prove
- di dare la lode se si ha il massimo del credito e si ottiene 100 punti
LE PROVE INVALSI
Gli studenti dell’ultimo anno come requisito per accedere agli esami devono sostenerle in modo COMPUTER BASED
per italiano, inglese e matematica, non vanno però ad influire nel voto finale. Sono previste anche nel SECONDO
ANNO delle scuole superiori.
IL DIPLOMA E IL CURRICULUM DELLO STUDENTE
I diplomi sono rilasciati dal PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE e possono essere firmati dal DS su sua delega.
Vengono rilasciati dalla segreteria della scuola dopo apposita domanda dello studente e dietro il pagamento di una
tassa che viene generalmente richiesta prima di sostenere l’esame. Il diploma attesta: l’indirizzo, la durata del corso ed
il voto ottenuto.
Al diploma è collegato il CURRICULUM DELLO STUDENTE una novità della BUONA SCUOLA che è una sorta di
portfolio in cui devono confluire tutti i dati relativi al percorso di studio e alle competenze acquisite dallo studente
come:
- insegnamenti opzionali, esperienze formative, alternanza scuola-lavoro, crediti scolastici e formativi, attività di
volontariato, livelli di apprendimento conseguiti con gli INVALSI. Va associato ad una IDENTITA’ DIGITALE.
IL RICONOSCIMENTO DELLE ECCELLENZE
Tra i compiti fondamentali delle istituzioni vi è l’INCENTIVAZIONE DELLE ECCELLENZE, il raggiungimento di questi
traguardi è riconosciuto e incentivato e garantisce l’acquisizione di crediti formativi e varie forme di premiazione. Gli
studenti meritevoli sono inseriti nell’ALBO NAZIONALE DELLE ECCELLENZE pubblicato sul sito dell’INDIRE.

8. LO STATO GIURIDICO DEL DOCENTE


IL PERSONALE Lo stato giuridico del docente, si istaura con la scuola grazie alla stipula di un CONTRATTO DI LAVORO ed è
DOCENTE
regolato dal TU ISTRUZIONE D.LGS. 297/1994 e dal CCNL DEL COMPARTO SCUOLA e DEL COMPARTO
ISTRUZIONE E RICERCA.
La funzione docente si fonda sulla LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO e si esplica in ATTIVITA’ INDIVIDUALI e
COLLEGIALI e nella partecipazione alle attività di aggiornamento e formazione in servizio.
Nelle attività del docente rientrano:
- insegnamento in senso stretto
- attività funzionali all’insegnamento come preparazione delle lezioni, correzione compiti, consigli di classe, scrutini
- attività aggiuntive deliberate dal collegio docenti per realizzare attività previste dal PTOF
La legge prevede inoltre situazioni di incompatibilità con altre attività:
- divieto di impartire lezioni private ad alunni della propria scuola
- cumulo di impieghi pubblici o privati, il docente che ha un secondo impiego è tenuto a darne conto alla scuola.

IL CONTRATTO Nel triennio 2016-2019, è stato firmato dalle associazioni sindacali il nuovo CCNL DEL COMPARTO ISTRUZIONE
COLLETTIVO
E RICERCA che va a integrare quello precedente del 2006-2009 con nuove parti. Il testo è strutturato in una parte
NAZIONALE DI
LAVORO comune valida per tutti settori produttivi ed una parte speciale specifica di ogni settore. Per il comparto scuola, si
mantiene tutta la normativa contenuta nel CCNL 2007 circa attività di insegnamento e funzionali ad esso, ruolo degli
organi collegiali, la malattia, le ferie e i permessi, anche la formazione docenti resta concepita come un diritto e non
come un obbligo. Emerge però il concetto di SCUOLA vista come COMUNITA’ EDUCANTE di dialogo, ricerca,
esperienza sociale volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni.
Il nuovo CCNL restituisce importanza e funzioni anche agli ORGANI COLLEGIALI, in particolare il COLLEGIO
DOCENTI si conferma sovrano nell’ambito della progettazione didattica. La mobilità resta annuale e coloro che la
ottengono non potrà cambiare scuola per tre anni. I contratti a tempo determinato, devono recare la data di termine.

RECLUTAMENTO Come per altri impieghi pubblici, il CONCORSO costituisce il metodo ordinario di RECLUTAMENTO DOCENTI
DEI DOCENTI
sancito dall’ART 97 della COSTITUZIONE. Fino al 2019 per i supplenti di alcune classi di concorso era tuttavia
possibile inserirsi nelle GRADUATORIE DI III FASCIA per ricevere incarichi a tempo determinato.
Attualmente i percorsi formativi per divenire insegnanti sono 2:
SCUOLA INFANZIA e PRIMARIA: corso di laurea magistrale quinquennale a ciclo unico e superamento del concorso
SCUOLA SECONDARIA PRIMO e SECONDO GRADO: corso di laurea integrato da 24 CFU in discipline antropo-
psico.pedagogiche tecniche e metodologie didattiche e il superamento del concorso, l’accesso è stato riformato dalla
Buona Scuola.
Proprio la Buona Scuola ha attuato per il 2015 un PIANO STRAORDINARIO DI ASSUNZIONI per trovare una
soluzione al problema dilagante del precariato. Con il D.LGS. 59/2017 si abroga la precedente disciplina che dopo la
laurea prevedeva il superamento di un TIROCINIO FORMATIVO ATTIVO (TFA) e poi il superamento di un
concorso. Con il nuovo decreto l’iter per diventare docenti diviene:
1. Conseguimento della laurea nelle discipline specifiche + 24 CFU
2. Vittoria di un concorso pubblico nazionale
3. Percorso di formazione iniziale e prova della durata di un anno
4. Accesso ai ruoli a tempo indeterminato
Le prove concorsuali consistono in:
- prima prova scritta: sulle discipline della propria classe di concorso
- seconda prova scritta: sulle dici poi è dei 24 CFU più tecniche e metodologie didattiche
- prova orale: sulle discipline della classe di concorso, una lingua comunitaria a livello B2, competenze didattiche in
tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
Le GRADUATORIE DI MERITO sono compilate sulla base dei punteggi di prove e titoli con un numero di soggetti
pari di quelli messi a concorso, hanno validità biennale, i VINCITORI invece vengono subito immessi in ruolo e
possono scegliere la scuola nella regione tra quelle con posti vacanti.

IL CONTRATTO DI Il rapporto di lavoro è regolato da un contratto stipulato in FORMA SCRITTA che può essere A TEMPO PIENO o
LAVORO
A TEMPO PARZIALE, vi devono essere indicati:
- tipo di rapporto di lavoro
- data di inizio e fine (fine solo per quelli a tempo determinato)
- qualifica di inquadramento professionale e livello retributivo iniziale
- compiti e mansioni corrispondenti
- durata del periodo di prova per i tempo indeterminato
- sede di prima destinazione
- condizioni risolutive del rapporto di lavoro
Chi provvede alla stipula dei contratti è il DS sia per quelli di ruolo che non, per questo lui è il datore di lavoro nella
gestione del personale.

Prima di stipulare il contratto il DS essendo un lavoro a stretto contatto con dei minori è tenuto obbligatoriamente
a chiedere un CERTIFICATO ANTI-PEDOFILIA questo vale sia per ATA che per i DOCENTI, la normativa di
riferimento è contenuta nel D.LGS. 39/2014.

IL PERIODO DI Ogni dipendente pubblico, è sottoposto ad un periodo di formazione e prova iniziale, la Buona Scuola ha previsto sia
FORMAZIONE E
una FORMAZIONE IN INGRESSO sia una FORMAZIONE IN SERVIZIO.
PROVA
Per quanto riguarda quella in ingresso il docente si intende CONFERMATO IN SERVIZIO e IMMESSO IN RUOLO
all’esito del superamento del periodo di prova che deve essere di almeno 180 Giorni di cui 120 di attività didattiche.
Il DS affida il neoassunto ad un DOCENTE TUTOR che al termine del periodo esprime al dirigente il suo parere, lo
scopo è quello di verificare la padronanza di standard professionali e competenze culturali e relazionali dei neoassunti.
Il tutor e il neoassunto condividono la programmazione didattica e metodologica di quest’ultimo che dovrebbe
appartenere alla stessa classe di concorso.
Tra la conclusione del periodo di formazione e quello dell’anno scolastico, il DS emette il suo parere:
- se POSITIVO il neoassunto viene confermato in ruolo
- se NEGATIVO il neoassunto deve affrontare un secondo periodo di prova che però non è rinnovabile
Nel periodo di prova il neoassunto deve anche predisporre un PORTFOLIO PROFESSIONALE in formato digitale in
cui dovrà elaborare un proprio bilancio delle competenze e documentare le proprie attività.

LA FORMAZIONE Consiste nel dovere del docente di sviluppare e migliorare


IN SERVIZIO DEI
la propria professionalità e rientra nelle ATTIVITA’
DOCENTI
FUNZIONALI ALL’INSEGNAMENTO. Questo tipo di
formazione è obbligatoria, permanente e strutturale e si
deve svolgere al di fuori dell’orario di insegnamento, il
personale può usufruire anche di 5 giorni all’anno
scolastico per la partecipazione ad attività di
aggiornamento riconosciute dall’amministrazione. Ogni
scuola è tenuta a dotarsi di un PIANO DI
AGGIORNAMENTO E FORMAZIONE.
La L. 107/2015 ha inoltre previsto per i docenti
l’istituzione della CARTA ELETTRONICA PER
L’AGGIORNAMENTO E LA FORMAZIONE DEL
DOCENTE del valore annuo di 500 euro nel rispetto del
PIANO PER LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DOCENTE.
Il Piano, ha l’obbiettivo di rendere strutturale la formazione e lo sviluppo professionale del docente in sintonia con
gli obbiettivi di LISBONA 2020
LA MOBILITÀ’ DEI
La MOBILITÀ’ è la procedura tramite il quale superato il periodo di formazione il neoassunto è assegnato all’organico
DOCENTI
di un’istituzione scolastica. Con la L. 107/2015 i ruoli del personale docente sono regionali, articolati in ambiti
territoriali suddivisi in sezioni separate per gradi di istruzione, classi di concorso e tipologie di posti. Il docente viene
così assegnato ad una specifica scuola in seguito alla proposta di incarico in coerenza con il PTOF da parte del DS.

L’ORARIO L’orario di lavoro nel pubblico impiego è di 36 ore settimanali nella scuola ed esiste una suddivisione tra:
LAVORATIVO DEI
- ORARIO PER ATTIVITA’ DI INSEGNAMENTO
DOCENTI
- ORARIO PER ATTIVITA’ DI NON INSEGNAMENTO
Per quanto riguardo l’orario per le attività di insegnamento si stabilisce in:
- 25 ore settimanali per scuola dell’infanzia
- 22 ore settimanali per scuola primaria + 2 ore per programmazione didattica
- 18 ore settimanali per gli istituti di istruzione secondaria e artistica
Si fa riferimento a lezioni da 60 minuti, l’orario delle lezioni è di competenza del DS tenuto conto dei pareri del
consiglio d’istituto.
Per quanto riguardo l’orario per le attività di non insegnamento si stabilisce in:
ATTIVITA’ FUNZIONALI ALL’INSEGNAMENTO che si distinguono a loro volta in:
- ADEMPIMENTI INDIVIDUALI preparazione lezioni, correzione compiti e il cui importo non è quantificabile
- ATTIVITA’ DI CARATTERE COLLEGIALE 40 ore per partecipare al collegio docenti e altre 40 ore per i consigli di
classe esclusi gli scrutini che non si contano nel computo
- ATTIVITA’ AGGIUNTIVE DELIBERATE DAL COLLEGIO DOCENTI: cioè attività di tipo educativo e didattico in
aggiunta all’orario.

IL DIRITTO DI Il Docente ha diritto di partecipare durante l’orario di lavoro e senza perdere la retribuzione alle assemblee sindacali
SCIOPERO
per un totale di 10 ORE (2 ore per assemblea). I docenti hanno inoltre DIRITTO DI SCIOPERO fatti salvi i SERVIZI
PUBBLICI ESSENZIALI che devono essere sempre assicurati come ad esempio:
- servizio mensa
- attività inerenti a scrutini ed esami
- attività riguardanti il pagamento degli stipendi
- attività riguardanti la vigilanza sul funzionamento delle apparecchiature
Non sono possibili scioperi a TEMPO INDETERMINATO e non possono avere una durata superiore di:
- 8 giorni per anno scolastico alle elementari
- 12 giorni per anno scolastico nelle altre scuole
- 2 giorni consecutivi

CESSAZIONE DEL Il rapporto tra docente e scuola può cessare in seguito a:


RAPPORTO DI
- COLLOCAMENTO A RIPOSO PER LIMITI D’ETA’: per la pensione in primo luogo va considerato il servizio di
IMPIEGO
ruolo a cui poi vanno aggiunti altri periodi
- RISOLUZIONE CONSENSUALE: avviene con le dimissioni da parte del docente
- DECADENZA: può essere disposta nei casi di mancata cessazione della situazione di incompatibilità, mancata
assunzione o riassunzione in servizio, assenze ingiustificate dal servizio, produzione di documenti falsi o viziati, perdita
della cittadinanza italiana, accettazione di incarichi senza autorizzazione.
- DISPENSA DAL SERVIZIO: può essere pronunciata per inidoneità fisica, incapacità persistente , insufficiente
rendimento.

SUPPLENZE DEL Nel caso in cui non sia possibile assegnare le cattedre disponibili ai docenti di ruolo, le scuole provvedono ad
PERSONALE
individuare i docenti ricorrendo all’istituto delle SUPPLENZE, queste sono regolamentate dal DM 131/2007 che
DOCENTE
indica quali posti coprire fino al 30 giugno (termine attività didattiche) e fino al 31 agosto (termine anno scolastico).
Le SUPPLENZE ANNUALI coprono il periodo 1 settembre - 31 agosto utilizzate per le cattedre vacanti cioè privi
dai titolare, trasferimenti e pensioni
Le SUPPLENZE AL 30 GIUGNO sono invece utilizzate per le cattedre non vacanti cioè quelle coperte da titolari in
assegnazione altrove, ma anche per i posti che si costituiscono per aumento del numero di classi e alunni.
La differenza tra le due è prima di tutto di tipo ECONOMICO, in secondo luogo è il TFR con contratti al 30 giugno
lo si riceve entro sei mesi dalla scadenza del contratto, con contratti al 31 agosto, viene accantonato se dal 1 settembre
riparte un nuovo contratto e liquidato a fine carriera.
Per l’attribuzione delle supplenze annuali, si utilizzano le GRADUATORIE AD ESAURIMENTO, cioè graduatorie di
docenti formati nel corso degli anni, e sono conferiti dall’UFFICIO SCOLASTICO TERRITORIALE.
Quando si esauriscono le graduatorie ad esaurimento e le cattedre restano ancora scoperte, si passa ad utilizzare le
GRADUATORIE DI ISTITUTO, qui le competenze passano ai DS che danno i posti vacanti a partire dalla prima
fascia.
Le graduatorie di istituto sono elenchi di docenti in capo a ogni scuola che hanno validità triennale e sono articolate
in tre fasce:
- PRIMA FASCIA: comprende i docenti iscritti nelle graduatorie ad esaurimento per il medesimo posto o classe di
concorso
- SECONDA FASCIA: comprende i docenti con abilitazione ma non iscritti nelle graduatorie ad esaurimento
- TERZA FASCIA: comprende gli aspiranti docenti di scuola secondaria in possesso dei requisiti per accedere alle
classi di concorso.
Dalle graduatorie di istituto si attinge anche per le SUPPLENZE BREVI che vanno a sostituire maternità, malattie,
oppure per posti vacanti a partire dal 31 dicembre. Infatti il DS affida le supplenze brevi solamente per il periodo di
necessità a partire dal secondo giorno del titolare di assenza. Ma il DS per le supplenze brevi fino a 10 giorni può
coprire i posti vacanti anche con l’ORGANICO DELL’AUTONOMIA, dall’undicesimo giorno di assenza, occorre però
ricorrere alle supplenze.

IL BONUS I DS in quanto datori di lavoro, operano una valutazione sul personale scolastico, per questo la Buona Scuola introduce
DOCENTI
l’assegnazione del BONUS DOCENTI da parte del DS, si tratta di una RETRIBUZIONE ACCESSORIA mirata a
valorizzare il merito dei docenti di ruolo delle scuole di ogni ordine e grado da attingere dall’apposito fondo.
Il DS seguendo i criteri individuati dal COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEI DOCENTI assegna annualmente
ai docenti una somma del fondo della valorizzazione istituito presso il MIUR.
I criteri vengono individuati in base a:
- qualità dell’insegnamento e del miglioramento apportato alla scuola
- risultati ottenuti dai docenti in relazione al potenziamento delle competenze degli alunni, dell’innovazione didattica
- responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo
In base a questi criteri e con una motivazione il DS individua discrezionalmente i docenti cui attribuire il premio.

9. LA RESPONSABILITA’ DEL DOCENTE E DELLA SCUOLA


RESPONSABILITA’ Per RESPONSABILITA’ si intende l’essere soggetti ad una sanzione che consegue a comportamenti antigiuridici del
CIVILE DEI
dipendente. La responsabilità dei dipendenti pubblici, si ribadisce nell’ART. 28 della COSTITUZIONE ITALIANA.
DOCENTI
Il nostro ordinamento, prevede due tipi di RESPONSABILITÀ’ CIVILE a seconda se:
- il dipendente viola un obbligo contenuto in un contratto (RESPONSABILITÀ’ CONTRATTUALE)
- il dipendente non rispetta il dovere generale non arrecare danno agli altri (RESPONSABILITÀ’
EXTRACONTRATTUALE)
Entrambe le forme prevedono l’obbligo di RISARCIMENTO DEL DANNO che incombe su chi ha commesso l’illecito.

CULPA IN Inoltre, il personale scolastico ha anche un obbligo giuridico di SORVEGLIANZA E VIGILANZA SUGLI ALUNNI
VIGILANDO
affinché non subiscano lesioni o non incorrano in pericoli, viene anche definita CULPA IN VIGILANDO e la mancata
Art 2048 comma 2
COD. CIV. osservanza a tale obbligo fa sorgere una RESPONSABILITÀ’ PER OMISSIONE.
Secondo la giurisprudenza ci si può liberare da tale responsabilità che pur essendo presente e aver preso tutte le
precauzioni del caso, non si è comunque potuto evitare l’incidente (PROVA LIBERATORIA).
Il dovere di vigilanza deve essere commisurata all’età degli alunni e si estende dall’entrata fino all’uscita della scuola
compresi la ricreazione, le gite scolastiche e le uscite didattiche.

CULPA IN I genitori o il tutore dei minori sono responsabili del danno cagionato dall’illecito dei figli, ai genitori è imposto infatti
EDUCANDO
oltre un DOVERE DI VIGILANZA e DI MANTENIMENTO dei figli anche un DOVERE DI EDUCAZIONE (art. 30
Art 2048 comma 1
COD. CIV. costituzione). In caso di illeciti da parte dei minori a scuola i genitori per sollevarsi da tale responsabilità devono
dimostrare di avere impartito al figlio un’ educazione adeguata a prevenire tali avvenimenti.

CULPA IN VIGILANDO dei docenti e CULPA IN EDUCANDO dei genitori non si escludono quando accadono
degli avvenimenti bensì sono entrambe valide e possono essere sanzionate sia la famiglia che la scuola.

IL PATTO Insieme all’iscrizione del minore a scuola, il genitore o tutore è chiamato a firmare il PATTO EDUCATIVO DI
EDUCATIVO DI
CORRESPONSABILITA’, documento finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel
CORRESPONSABILI
TA’ rapporto tra SCUOLA, FAMIGLIA e ALUNNI.
Il suo obbiettivo principale è impegnare le famiglie fin dall’iscrizione a condividere con la scuola le basi dell’attività
educativa, l’introduzione di questo documento è stata fatta per porre in evidenza il ruolo importantissimo della
FAMIGLIA nell’alleanza educativa con la scuola.
Il PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITÀ è vincolante dal momento della sottoscrizione e non va confuso
con il REGOLAMENTO DI ISTITUTO atto unilaterale della scuola verso i suoi studenti che li informa cosa si può
fare e cosa no ed è vincolante fin dalla sua pubblicazione.
IL CONTRATTO Diverso dal precedente è il CONTRATTO FORMATIVO che costituisce la dichiarazione esplicita e partecipata
FORMATIVO
dell’operato della FAMIGLIA in particolare modo per quanto riguarda il ruolo di docenti e alunni nell’AZIONE
DIDATTICA QUOTIDIANA, lo scopo principale è quello di decodificare il RECIPROCO IMPEGNO che docenti e
alunni assumono a fronte delle finalità e degli obbiettivi che si devono perseguire e realizzare in un percorso formativo.
In questo contratto la scuola esplicita la propria offerta formativa e le famiglie riconoscono il curricolo d’istituto
esprimono il loro parere e collaborano alla sua realizzazione.

INFORTUNI La quasi totalità degli alunni nella scuola sono minorenni e la legge presuppone quindi la loro totale INCAPACITÀ’
CAUSATI DAGLI
DI AGIRE e di essere consapevoli delle loro azioni a prescindere dalla loro età. Degli atti illeciti compiuti da un minore
ALLIEVI
risponde dunque chi aveva il compito di vigilare ossia i GENITORI e la SCUOLA in particolare si possono verificare
due casi:
- danno causato alla propria persona o danno da auto lesione: in questo si caso si ha una RESPONSABILITA’
CONTRATTUALE perché al momento dell’iscrizione del ragazzo la scuola si assume l’obbligo di vigilare sulla sua
incolumità
- danno causato a terzi: in questo caso si tratta di RESPONSABILITA’ EXTRACONTRATTUALE perché l’adeguata
vigilanza deve essere messa in atto per prevenire situazioni di pericolo.

RESPONSABILITÀ Secondo l’ART 27 della COSTITUZIONE ITALIANA la responsabilità penale è PERSONALE poiché solo colui che
PENALE DEI
ha commesso il fatto può avere una SANZIONE PENALE, non vi è dunque responsabilità della scuola ma della singola
DOCENTI
persona.
I reati di responsabilità penale si inquadrano in due grandi categorie:
1. REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE ovvero commessi da un pubblico dipendente per un uso
distorto della pubblica funzione e sono:
- Reati di rifiuto o omissione di atti d’ufficio: se a fronte di ripetute richieste ci si rifiuta di consegnare compiti svolti
- Reati di peculato: Se ci si appropria di denaro raccolto per attività didattiche e formative
- Reati di concussione: se abusando della propria carica un docente si approfitta di ragazze maggiorenni però
prestazioni sessuali in cambio di buoni voti
- Reati di corruzione: se in cambio di favori accetta da parte dei genitori regali costosi
- Reato di falso in atto pubblico: Quando si scrive il falso sul registro elettronico considerato un atto pubblico
2. REATI CONTRO L’INTEGRITA’ FISICA, MORALE E/O SESSUALE DEI MINORI AFFIDATI ALLE CURE
SCOLASTICHE in questa categoria oltre l’abuso dei mezzi di correzione, rientra anche la mancata vigilanza da parte
del personale scolastico il succedersi di questi reati va subito segnalato da parte della scuola alla procura della
repubblica ai fini dell’esercizio dell’azione penale.

RESPONSABILITA’ I docenti oltre che dal lato civile e penale, possono rispondere del loro operato anche dal punto di vista
PATRIMONIALE DEI
PATRIMONIALE essendo tenuti a risarcire i danni da essi causati all’amministrazione pubblica quando si ha una
DOCENTI
DEMINUTIO PATRIMONII a causa del proprio comportamento. Il risarcimento può comprendere non solo
l’effettivo danno ma anche il risarcimento del DANNO ALL’IMMAGINE dell’istituzione.

RESPONSABILITA’ Il docente ha il dovere di osservare le norme che compongono il suo contratto di lavoro, la RESPONSABILITA’
DISCIPLINARE DEI
DISCIPLINARE attiene infatti alla VIOLAZIONE DEI DOVERI D’UFFICIO, questa è disciplinata dal TESTO UNICO
DOCENTI
ISTRUZIONE D.LGS 297/1994 che rappresenta la fonte principale per le sanzioni del personale docente. Il titolare
di queste sanzioni è il DS per quelle meno gravi e l’UPD per quelle più gravi, esse possono essere individuate in:
- CENSURA dichiarazione di biasimo scritta dal DS e motivata
- SOSPENSIONE DALL’INSEGNAMENTO che può andare da pochi giorni fino a più di 6 mesi, si perde il trattamento
economico ordinario per il periodo della sanzione
- DESTITUZIONE il rapporto di lavoro cessa di esistere.

CODICE DI Il DPR 62/2013 è il documento che definisce i DOVERI MINIMI di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta dei
COMPORTAMENT
dipendenti pubblici verso l’istituzione.
O DEL PUBBLICO
IMPIEGO Questo codice sancisce che:
- il dipendente deve osservare la costituzione per servire la nazione con disciplina ed onore
- svolgere i propri compiti senza abusare della propria posizione o poteri
- rispettare i principi di integrità, diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta
- non usare a fini privati le informazioni di cui dispone per ragioni di ufficio
- esercitare i propri compiti orientando l’azione amministrativa alla massima economicità, efficacia ed efficienza
- il docente non può chiedere regali per se o per altri
- non si possono accettare regali tranne quelli di valore modesto non superiori a 150 euro

PROVVEDIMENTI Le sanzioni a carico degli studenti sono regolamentate dal REGOLAMENTO D’ISTITUTO che deve contenere
DISCIPLINARI A un’apposita sezione per quanto riguarda la DISCIPLINA che non deve essere difforme da quanto riporta lo
CARICO DEGLI
STATUTO DEGLI STUDENTI E DELLE STUDENTESSE.
STUDENTI
La particolarità delle sanzioni degli studenti è che devono avere una FINALITA’ EDUCATIVA e devono ispirarsi al
PRINCIPIO DI RESPONSABILIZZAZIONE, come per il personale scolastico anche per gli studenti devono essere
graduate a seconda della gravità del comportamento. La competenza per le sanzioni riguarda:
- il DOCENTE per quelle di minore gravità e ne deve lasciare traccia scritta sul registro elettronico poiché l’eventuale
recidiva deve risultare agli atti
- il CONSIGLIO DI CLASSE per quelle di maggiore gravità come l’allontanamento da scuola fino a 15 giorni, che
possono anche essere convertiti in lavori utili alla comunità
- il CONSIGLIO DI ISTITUTO per allontanamenti oltre i 15 giorni che deve deliberare tramite il DS che trasmette
gli atti
Le sanzioni possono essere dichiarate subito esecutive dopo la notifica all’alunno e alla famiglia, entro 15 giorni dalla
comunicazione possono essere impugnate con ricorsi dagli interessati tramite l’ORGANO DI GARANZIA interno
alla scuola che è composto nella secondaria di secondo grado da un docente e due rappresentanti un alunno e un
genitore è presieduto dal DS.

I FASCICOLI Alle scuole viene anche affidato il delicato compito di acquisire, conservare e gestire sotto la propria responsabilità la
SCOLASTICI
documentazione delle proprie attività. La documentazione, può dunque essere distinta in:
- documentazione concernente il RAPPORTO DI LAVORO CON I DIPENDENTI
- documentazione riguardante la CARRIERA SCOLASTICA DEGLI ALUNNI
Tra i registri obbligatori che devono essere in ogni segreteria a cura del DSGA e sotto la responsabilità del DS
abbiamo:
- registro dello stato personale dei professori e di tutti gli addetti dell’istituto
- registro delle assenze del personale
- registro degli alunni iscritti
- registro degli esami di idoneità e dell’esame di stato
- registro dei candidati agli esami di stato
- registro delle tasse pagate, delle esenzioni e dei contributi
- registro di protocollo generale per tutti gli atti d’ufficio
- registro dei verbali degli organi collegiali

10. LA GESTIONE DELL’OFFERTA FORMATIVA


LA STRADA VERSO L’AUTONOMIA DIDATTICA della scuola si realizza pienamente attraverso la realizzazione dell’OFFERTA
IL PIANO
FORMATIVA della scuola e con l’approvazione del relativo atto di pianificazione.
TRIENNALE DELL’
OFFERTA Nel DPCM 7 giugno 1995 viene precisato che tra i documenti di cui la scuola si deve dotare compare il PROGETTO
FORMATIVA EDUCATIVO D’ISTITUTO (PEI) che contiene le scelte educative e organizzative delle risorse, il PEI apre la strada al
POF in cui questo documento va a confluire qualche anno dopo.
In origine fu il DPR 275/1999 a prevedere la redazione del PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA (POF) documento
fondamentale per la scuola che sostituisce i vecchi programmi ministeriali definendo per ciascuna scuola nel rispetto
delle indicazioni nazionali e delle linee guida la propria IDENTITÀ’ CULTURALE E PROGETTUALE.
Con la L. 107/2015 il POF è stato sostituito dal PIANO TRIENNALE DELL’OFFERTA FORMATIVA (PTOF), la
principale novità consiste che la progettazione non deve riferirsi più ad un singolo anno, ma ad un TRIENNIO, anche
per le risorse finanziarie, ma rimane comunque un DOCUMENTO DI GESTIONE E PROGRAMMAZIONE
INTERNA.
Il PTOF è un contratto formativo tra scuola e utente e i suoi obbiettivi principali sono:
- Orientare percorsi formativi offerti dalla scuola all’utenza
- innalzare i livelli di istruzione e le competenze degli studenti nel rispetto di stili e tempi di apprendimento
- orientare le risorse fisiche e materiali della scuola a progetti prefissati
- promuovere l’informazione e la comunicazione tra tutti i diretti interessati
- contrastare le disuguaglianze socio-culturali del territorio
- prevenire e recuperare i fenomeni dell’abbandono e della dispersione scolastica
- garantire il diritto allo studio a tutti i cittadini.
In definitiva il PTOF è la carta d’identità delle scuole, la presentazione che ogni istituto scolastico fa nei confronti
dell’utenza, famiglie, imprese, istituzioni e mondo del lavoro. Attraverso di esso, la scuola presenta le proprie attività
e i propri obbiettivi.
Proprio come succede per le imprese, le scuole entrano in competizione ma hanno come obbiettivo il miglioramento
sia dei servizi offerti che dei processi formativi degli studenti; il piano deve poi essere adeguatamente
PUBBLICIZZATO proprio in nome della trasparenza. Un’adeguata pubblicità, consente infatti all’utenza di operare
scelte ragionate.
ELABORAZIONE L’iter di elaborazione del PTOF prevede le seguenti tappe:
DEL PTOF
- Le scuole devono predisporre entro OTTOBRE dell’Anno scolastico precedente al triennio di riferimento il PTOF.
- Questo piano è elaborato dal COLLEGIO DEI DOCENTI sulla base di indirizzi e scelte di gestione e amministrazione
che vengono definiti dal DS il quale a sua volta tiene conto delle associazioni dei genitori e per le secondarie di
secondo grado degli studenti
- il piano è approvato dal CONSIGLIO DI CIRCOLO o DI ISTITUTO, verrà poi pubblicizzato sul SITO DELLA
SCUOLA.
- l’USR verifica il piano proposto dal DS e le revisioni annuali in termini di compatibilità economico-finanziaria e di
risorse disponibili e trasmette gli esiti della verifica al MIUR.
Se durante l’anno emergono CRITICITA’ è possibile apportare modifiche al documento ma vanno sempre fatte entro
il 30 ottobre di ogni anno scolastico. Le modifiche possono provenire da:
- Analisi del RAV e del piano di miglioramento
- analisi del programma annuale e verifica del livello di attuazione dei progetti
- ascolto del personale scolastico
- studio dello stato delle attrezzature scolastiche

AMBITI DI Gli ambiti di intervento del PTOF possono riguardare:


INTERVENTO DEL
- revisione degli obbiettivi educativi e formativi
PTOF
- predisposizione del curricolo
- progettazione di attività didattiche curricolari ed extra-curricolari
- individuazione dei criteri per il riconoscimento dei crediti e per il recupero dei debiti scolastici
- individuazione del fabbisogno di posti comuni e sostegno dell’organico autonomia, posti per il potenziamento e posti
ATA
- Individuazione del fabbisogno di infrastrutture e attrezzature materialI dell’istituzione scolastica
- promozione di iniziative per contrastare le disuguaglianze socio-culturali, l’abbandono e la dispersione scolastica
- pianificazione di attività volte concretamente a sviluppare le 8 competenze chiave delle linee guida europee
- definizione dei percorsi di continuità e orientamento per gli studenti
.- valorizzazione del merito scolastico e dei talenti
- attuazione dei principi di pari opportunità

STRUTTURA DEL Il PTOF può articolarsi in quattro parti distinte:


PTOF
- LE FONTI: in cui si descrive la situazione della scuola, l’esperienza passata e le prospettive di sviluppo in riferimento
alla situazione locale, ai bisogni e alle aspettative dell’utenza e del personale, questa parte deve permettere di fare un
quadro preciso della struttura con punti forti e deboli.
- LE OFFERTE E I PROGRAMMI: parte centrale del PTOF che racchiude programmi e offerte delle scuole: didattica,
orario e curricolo, impegni relazionali e strutturali.
- IL REGOLAMENTO: l’autoregolamentazione di cui la scuola si dota al fine di disciplinare diritti e doveri di docenti
e alunni.
- LA VALUTAZIONE: dove vengono elencati metodi e modalità di verifica.

IL CURRICOLO Nel PTOF le scuole devono inserire il CURRICOLO OBBLIGATORIO per i propri alunni, questo è il percorso
DELLA SCUOLA
educativo-didattico che la scuola progetta e segue per garantire il successo formativo dei suoi alunni. Questo
documento viene elaborato dal COLLEGIO DEI DOCENTI in sinergia con le famiglie e con le componenti sociali e
civili del territorio.
Esso è dunque il PIANO DI STUDI della scuola elaborato nel monte ore stabilito a livello nazionale, in ogni curricolo
vi sono:
- QUOTA OBBLIGATORIA di attività e discipline stabilite a livello nazionale e uguale per lo stesso ordine di scuola
- QUOTA DEFINITA AUTONOMAMENTE da ogni scuola come ampliamento dell’offerta formativa
Le scuole possono usare la quota oraria loro assegnata per:
- attivare ulteriori insegnamenti per raggiungere le finalità del PTOF
- realizzare compensazioni tra le varie discipline e attività previste dagli attuali programmi.

L’ATTIVITÀ’ DI Una volta definito il curricolo l’ATTIVITA’ DI PROGRAMMAZIONE DI UNA SCUOLA si compone di tre momenti
PROGRAMMAZION
fondamentali:
E NELLA SCUOLA
- PROGRAMMAZIONE D’ISTITUTO: elaborata dal CONSIGLIO D’ISTITUTO individua le finalità educativa generali
dopo aver raccolto tutte le informazioni provenienti dal territorio e le risorse interne a disposizione
- PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA: elaborata dal COLLEGIO DEI DOCENTI, individua e progetta i percorsi
formativi correlati agli obbiettivi e alle finalità dei programmi della scuola nel suo complesso
- PROGRAMMAZIONE DIDATTICA: elaborata e approvata dal CONSIGLIO DI CLASSE, che delinea il percorso
formativo della classe e dei singoli alunni adeguando ad essi gli interventi operativi.
Quest’ultima rappresenta l’analisi più realistica della situazione della scuola dal momento che ogni classe ha bisogni
diversi.

IL PIANO Sulla base delle scelte del PTOF, ad inizio anno scolastico il DS come RESPONSABILE DELLE RISORSE UMANE deve
ANNUALE
formulare il PIANO ANNUALE DELLE ATTIVITA’ DEI DOCENTI il quale formalizza gli obblighi di lavoro dei docenti
ATTIVITA’ DEI
DOCENTI complementari alle attività di insegnamento. Questo piano, è poi soggetto a delibera da parte del COLLEGIO DEI
DOCENTI, esso è soggetto a modifiche che possono avvenire nel corso dell’anno. Esso prevede:
- fino a 40 ore annue per la partecipazione a collegi docenti, informazioni alle famiglie sugli scrutini
- fino a 40 ore annue per la partecipazione a consigli di classe
Non sono computate nelle 40 ore gli scrutini e gli esami e la compilazione degli atti relativi alla valutazione. Ore
eccedenti alle 40+40 ore non sono obbligatorie e sono pagate come ore eccedenti.

LA Il ciclo della progettazione di istituto si compone quindi nel seguente modo:


PROGETTAZIONE
1. Il PTOF come documento di macro-progettazione
DI ISTITUTO
2. Sulla base del PTOF viene fatta dal DS il PIANO ANNUALE DELLE ATTIVITA’ DEI DOCENTI
3. Sulla base del piano dei docenti il DSGA elabora il PIANO ANNUALE DELLE ATTIVITA’ DEL PERSONALE ATA
4. Il consiglio di classe elabora la PROGRAMMAZIONE DI CLASSE
5. Sulla base di tutto quanto entro dicembre il DS emana il PROGRAMMA ANNUALE per destinare le risorse
finanziarie

11. SCUOLA TRASPARENTE E DIGITALE


STRUMENTI I nuovi strumenti digitali sono una risorsa molto importante sia per la GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLA
DIGITALI NELLA
SCUOLA che per lo SVOLGIMENTO DELLE ATTIVITÀ’ DIDATTICHE. Negli ultimi anni sempre maggiore
SCUOLA
attenzione è stata data dal legislatore al binomio DIGITALIZZAZIONE/TRASPARENZA.
Il testo principale in materia di digitalizzazione della pubblica amministrazione è è il D.LGS. 82/2005 o anche detto
CODICE DELL’AMMINISTRAZIONE DIGITALE, che è una specie di costituzione del mondo digitale finalizzata alla
semplificazione e al riassetto della normativa in materia di informatica nelle pubbliche amministrazioni.

I DOCUMENTI Il DOCUMENTO INFORMATICO è il documento elettronico che contiene la rappresentazione informatica di atti o
INFORMATICI
dati rilevanti giuridicamente, essi sono garanzia non solo di celerità nelle procedure ma anche fonte di risparmio per
le amministrazioni stesse. Tutti i documenti informatici detenuti dalla pubblica amministrazione costituiscono
informazione primaria ed originale da cui è possibile effettuare anche duplicazioni e copie.
Il VALORE GIURIDICO di un documento informatico è collegato alla firma che lo contraddistingue, anch’essa intesa
come sottoscrizione del documento può essere resa in modo digitale come previsto dal decreto legislativo.

Il SISTEMA PUBBLICO DI IDENTITA’ DIGITALE (SPID) è il sistema di autenticazione tramite cui i privati possono
accedere ai servizi online della pubblica amministrazione con un’unica password

Le scuole devono dotarsi di una CASELLA DI POSTA ELETTRONICA CERTIFICATA (PEC) per la corrispondenza
sia in ingresso che in uscita, essa costituisce l’indirizzo virtuale della scuola e di tutti i suoi uffici. Le pubbliche
amministrazioni la utilizzano ai fini della trasmissione telematica di comunicazioni che necessitano di una ricevuta di
invio e di una di consegna, le e-mail con PEC hanno valore legale e sono equiparate ad una raccomandata con ricevuta
di ritorno.

IL SITO WEB I siti web sono i principali front Office di ogni ente nei confronti dei propri utenti. Seguendo il principio della
DELLA SCUOLA
trasparenza come accessibilità totale dei dati e documenti della pubblica amministrazione, il legislatore ha predisposto
la pubblicazione sui siti di ogni aspetto concernente attività e organizzazioni delle pubbliche amministrazioni.
Il decreto prevede che i siti istituzionali delle scuole siano chiari e facilmente accessibili a tutti direttamente senza
autenticazione e identificazione. All’interno del sito delle scuole alla sezione AMMINISTRAZIONE TRASPARENTE
devono essere inserite le informazioni relative alla vita della scuola. La figura del RESPONSABILE DELLA
TRASPARENZA nella scuola coincide con il DS che ha il compito di garantire il tempestivo flusso delle informazioni
da pubblicare, tra cui:
- Tutte le informazioni sull’organizzazione amministrativa e i dipendenti
- Tutti i dati concernenti i procedimenti amministrativi
- Tutti i provvedimenti emanati dalla scuola
- Tutti gli atti di spesa della scuola.
PIANO TRIENNALE Il D.LGS. 97/2016 ha unificato gli obblighi di trasparenza delle amministrazioni pubbliche in un solo strumento il
PER LA
PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA (PTPCT). Nelle
PREVENZIONE
DELLA pubbliche amministrazioni, i due responsabili della prevenzione della corruzione e della trasparenza coincidono in
CORRUZIONE E un’unica figura il RESPONSABILE DELLA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E DELLA TRASPARENZA, per le
DELLA scuole secondo il decreto è il DIRETTORE DELL’USR. Il DS,
TRASPARENZA
come referente nella sua scuola è solamente tenuto ad
applicare le disposizioni del PCPCT e monitorarle. Per questo
motivo deve esistere uno stretto collegamento tra PCPCT
regionale e obbiettivi del DS.
Il DS ha la responsabilità complessiva di gestire la propria scuola
e di conseguenza è RESPONSABILE DELLA TRASPARENZA
ma non può svolgere le funzioni tipiche del RESPONSABILE
DELLA PREVENZIONE ALLA CORRUZIONE per questo la
predisposizione del PCPCT compete ai direttori USR.

DEMATERIALIZZAZ Insieme alla DIGITALIZZAZIONE della P.A. Si lega anche il processo di DEMATERIALIZZAZIONE DEI
IONE
DOCUMENTI ossia la progressiva sostituzione del cartaceo con il digitale, una delle azioni più grandi per la riduzione
DOCUMENTALE
DELLE SCUOLE della spesa pubblica, tra i suoi passaggi fondamentali vi sono:
- Formazione dei documenti originali tramite tecnologie informatiche
- protocollo informatico di tutte le comunicazioni sia in ingresso che in uscita
- pubblicazione su siti web di ogni azione e ogni aspetto dell’organizzazione della scuola
- conservazione dei documenti gestita in via telematica da parte del responsabile della conservazione
- predisposizione di apposite misure di sicurezza informatica
- creazione di aree per la comunicazione di tutti i soggetti coinvolti e formazione per gestire al meglio le tecnologie

Applicata alla scuola la DEMATERIALIZZAZIONE non


solo ha il vantaggio di abbattere i costi ma anche di
migliorare i processi gestionali interni, in questo campo
si inserisce il D.LGS. 95/2012 che prevede:
- le iscrizioni da effettuare in modalità online
- l’introduzione della pagella in modo informatico
- i registri dei docenti online
- l’invio delle comunicazioni agli alunni e alle famiglie in
formato elettronico
- smistamento delle circolari interne e ministeriali in
modo telematico o pubblicate sui siti

PIANO La Buona Scuola ha previsto tra le sue riforme anche il PIANO NAZIONALE SCUOLA DIGITALE (PNSD)
NAZIONALE PER
documento di indirizzo del MIUR per il lancio di una strategia complessiva dai innovazione e digitalizzazione della
LA SCUOLA
DIGITALE scuola. Per ciò che concerne la formazione del personale, le fasi dei percorsi formativi sono:
- Formazione degli ANIMATORI DIGITALI docente di ruolo con capacità organizzative che per un triennio si occupa
del processo di digitalizzazione della sua scuola
- Formazione del TEAM PER L’INNOVAZIONE DIGITALE
- Formazione per l’innovazione didattica e organizzativa del personale scolastico
Alla formazione si aggiungono poi le esperienze di alta formazione all’estero per DS, docenti e animatori digitali.

12. DEVIANZA E BULLISMO A SCUOLA


DEVIANZA Il fenomeno della DEVIANZA GIOVANILE è in grande espansione, visti i crescenti atti di violenza che si verificano
GIOVANILE
dall’abbandono scolastico al reclutamento sempre più precoce in bande criminali, fino all’aumento di comportamenti
sempre più antisociali e a rischio. Alla base, vi sono una molteplicità di fattori: ambiente di sviluppo, contesto familiare,
gruppo di amici. Secondo molti, l’espressione di forme di aggressività e violenza fisica dipende anche da una serie di
modelli preconfezionati ad arte dai mass-media sempre visti come vincenti e come alternativa al dialogo, senza contare
il crescente ruolo dei social media nella vita quotidiana dei giovani.
Accade così che situazioni di povertà di dialogo e di isolamento portano molti giovani a considerare la VIOLENZA
come la compensazione del proprio disagio e una via di affermazione della personalità. Nella maggior parte dei casi a
monte dei casi di delinquenza minorile vi è una storia di disagio:
- bambini cresciute in strutture socio-assistenziali
- carenze di scolarizzazione (di solito abbandoni prima della fine dell’obbligo di istruzione)
- emarginazione sociale e culturale
- disgregazione familiare
Qua entra in giovo anche un fenomeno definito ETICHETTAMENTO (labelling) mediante il quale l’attribuzione di un
ruolo negativo con etichette come “delinquente”, “cattivo” produce EMARGINAZIONE e BASSA AUTOSTIMA che
rendono sempre più consolidata ed estesa la CONDOTTA DEVIANTE.

CONSUMO DI Tra le forme di devianza più diffuse tra i giovani vi sono il CONSUMO DI DROGHE e ALCOOL, cui solitamente il
DROGHE, ALCOOL
primo approccio avviene nell’adolescenza. Sostanziale è la distinzione tra CONSUMO e DIPENDENZA, solo in
E
TOSSICODIPENDE quest’ultimo casso infatti si legano spesso COMPORTAMENTI DELINQUENZIALI.
NZE L’OMS ha elencato i fattori principali per cui i giovani si avvicinano al consumo di alcool e droghe:
- l’identità sessuale
- l’età
- la pressione del gruppo
- l’automedicamento di ansie e depressione
- le difficoltà familiari
- i problemi e i profili di personalità
- i fattori economici e sociali
Il problema del consumo oggi viene affrontato soprattutto a livello di PREVENZIONE secondo tre modelli
fondamentali:
1.. MODELLO INFORMATIVO: basato sulla convinzione che una corretta informazione possa allontanare dal loro
uso
2.. MODELLO DRUG EDUCATION: questo approccio ha aggiunto agli obbiettivi cognitivi del precedente anche
obbiettivi di tipo affettivo ritenendo che alla base del consumo vi sia una sostanziale difficoltà a livello di autogestione
dei rapporti sociali
3.. MODELLO DELL’EDUCAZIONE SANITARIA: caratterizzato dall’idea che la prevenzione trovi posto
nell’ambiente dell’educazione a un corretto rapporto tra organismo, ambiente e società
Il presupposto fondamentale di questi modelli restano comunque le CAPACITA’ DI ASCOLTO e l’EMPATIA.
L’attuale normativa prevede per la scuola un forte coinvolgimento sul tema delle dipendenze nel quadro più generale
di un’EDUCAZIONE ALLA SALUTE, oltre all’educazione indiretta vengono così previsti anche INTERVENTI MIRATI.

BULLISMO Con questo termine di origine anglosassone si indica un COMPORTAMENTO AGGRESSIVO RIPETUTO nel tempo
contro un individuo con l’intento preciso di ferirlo fisicamente o moralmente. Esso è caratterizzato da una certa forma
di abuso con le quali una persona tenta di esercitare un potere su di un’altra persona.
È difficile categorizzare il bullismo dal momento che esso non è riconducibile solo alla condotta dei singoli ma riguarda
il GRUPPO DEI PARI nel suo insieme, infatti tra coetanei esso spesso dilaga grazie a dinamiche di gruppo soprattutto
atteggiamenti di TACITA ACCETTAZIONE delle prepotenze ai danni dei più deboli.
Si può considerare un atto di bullismo quando:
- l’azione aggressiva è ripetuta e sistematica
- l’azione ha lo scopo preciso di danneggiare sempre le stesse vittime
Il singolo atto di VIOLENZA ISOLATA anche se sfociasse in risvolti penale non può essere considerato bullismo.
Si possono distinguere inoltre due forme di bullismo:
BULLISMO DIRETTO: in cui sono evidenti prepotenze fisiche e/o verbali, è più facilmente individuabile
BULLISMO INDIRETTO: in cui il bullo non affronta direttamente la vittima, ma mette in giro dicerie escludendola dal
gruppo dei pari.
Gli atti di bullismo possono essere di natura FISICA, VERBALE, PSICOLOGICA e e in genere hanno lo stesso scopo
isolare la vittima e renderla debole dal punto di vista psicologico.

La scuola è chiamata in prima linea a fronteggiare questa emergenza, le LINEE GUIDA MIUR DI ORIENTAMENTO
PER IL CONTRASTO AL BULLISMO nota MIUR 2519/2015 impongono a tutte le scuole di adottare misure atte a
prevenire e combattere questo fenomeno insieme alle famiglie che devono educare e vigilare sui propri figli,
rafforzando il PATTO DI CORRESPONSABILITA’ EDUCATIVA. Scuola e famiglie non sono però lasciate sole, altre
figure molto importanti sono i CENTRI TERRITORIALI DI SUPPORTO (CTS) istituti a livello provinciale spesso
collocati presso SCUOLE POLO.
Le strategie di contrasto del fenomeno dovrebbero essere già messe a punto a partire dalla SCUOLA PRIMARIA e
rivolte a studenti di varie tipologie. Ogni scuola anche insieme ad altre in relazione alle proprie possibilità è chiamata
a mettere in campo le necessarie azioni preventive tra cui:
- coinvolgimento di tutte le componenti della comunità scolastica e delle famiglie
- aggiornamento del regolamento di istituto per quanto riguarda le nuove tecnologie e il loro utilizzo a scuola
- comunicazioni a studenti e famiglie delle sanzioni in presenza di questi tipi di reati
- somministrazione di questionari e diffusione sul sito web istituzionale dei risultati per monitorare la situazione
- percorsi di formazione tenuti da esperti rivolti a genitori
- ideazione e realizzazione di campagne pubblicitarie contro tale fenomeno
- creazione sul sito web di una sezione apposita dedicata al bullismo
- apertura di uno sportello di ascolto per genitori e studenti
- utilizzo di procedure codificate per segnalare i comportamenti a rischio
- valorizzazione tra il personale e gli studenti di un utilizzo sicuro di internet

CYBERBULLISMO Il CYBERBULLISMO è una forma di bullismo indiretto in aumento che va di pari passo con la diffusione delle nuove
tecnologie e si manifesta solitamente attraverso i SOCIAL NETWORK. È molto insidiosa perché
- non consente alla vittima di sfuggire e nascondersi
- il bullo non ha realmente conto della diffusione di massa delle sue azioni
- il bullo può penetrare nella vita privata della vittima e manifestarsi in ogni momento della giornata
- la garanzia dell’anonimato fa cadere nel bullo i freni inibitori che gli rimangono sfociando in atteggiamenti ancora più
violenti
Al giorno d’oggi casi di cyberbullismo avvengono già in tenera età per colpa della diffusione degli smartphone tra i più
piccoli.

Il cyberbullismo può trovare nella scuola le azioni più efficaci di contrasto, le linee guida del 2015 sono seguite nel
2016-2017 da un PIANO NAZIONALE PER L’EDUCAZIONE AL RISPETTO DELLE DIFFERENZE composto da:
- LINEE GUIDE PER LA PARITA’ DEI SESSI
- LINEE GUIDA PER LA PREVENZIONE E IL CONTRASTO AL CYBERBULLISMO
Esse sono una guida per le scuole per l’educazione alla differenza dei sessi come il contrasto alla VIOLENZA DI
GENERE e a tutte le altre discriminazioni. Altro punto importante è l’impegno del MIUR per un uso sicuro della rete
finalizzato a una maggiore conoscenza degli strumenti digitali. Tutto questo per promuovere una CITTADINANZA
DIGITALE ATTIVA E CONSAPEVOLE.

Il provvedimento atto a contrastare atti di bullismo e cyberbullismo è la L. 71/2017 ovvero DISPOSIZIONI A TUTELA
DEI MINORI PER LA PREVENZIONE DEL FENOMENO DEL CYBERBULLISMO. Questa nuova legge impone alle
scuole di promuovere un uso consapevole di internet ed è diretta: ai docenti e al personale scolastico (in quanto
devono monitorare sui comportamenti quotidiani degli studenti), ai DS (che devono agire in casi di cyberbullismo). In
particolare la legge prevede che:
- ciascun minore o chi ne fa le veci vittima di bullismo può inoltrare un’istanza per l’oscuramento dei contenuti
- ogni scuola deve individuare nel corpo docente un referente per il coordinamento delle iniziative di prevenzione
contro tale fenomeno
- Il DS che sa di atti di bullismo deve comunicare tempestivamente il tutto ai genitori degli alunni coinvolti
- I servizi territoriali sono incaricati di promuovere progetti per sostenere le vittime di cyberbullismo.

SANZIONI I primi o ad accorgersi di atti di bullismo sono i docenti, ai primi segnali ogni insegnante deve seguire una determinata
SCOLASTICHE PER
procedura:
ATTI DI BULLISMO
- sensibilizzare il gruppo classe sul tema e sul corretto uso delle nuove tecnologie
- vigilare efficacemente sul comportamento degli studenti in classe e nelle pause
- organizzare incontri con la classe e con esperti di devianza giovanile, ma anche con genitori o tutori sia delle vittime
che dei bulli
- ricordare alla classe le regole di convivenza sociale sia generali che dell’istituto
- dare le sanzioni previste per il fatto avvenuto
In generale quindi tutte le istituzioni devono integrare l’offerta formativa con attività finalizzate alla prevenzione di
questi avvenimenti.

Lo STATUTO DEGLI STUDENTI E DELLE STUDENTESSE ha introdotto per le sanzioni contro i reati di bullismo il
principio che le sanzioni debbano essere sempre più incentrate sulla RESPONSABILIZZAZIONE DEL RAGAZZO
all’interno della società di cui è parte e non il semplice allontanamento da scuola, si punta cioè a condurre il bullo a
prendere consapevolezza e responsabilità riguardo il fatto commesso, anche con comportamenti volti ad aggiustare
il torto subito. L’ALLONTANAMENTO TEMPORANEO del ragazzo dalla struttura può essere lasciato solamente
per i casi più gravi e reiterati e comunque non per più di 15 giorni.
Il decreto 71/2017 prevede comunque che il DS includa nel PTOF e nel PATTO DI CORRESPONSABILITA’ misure
specifiche per contrastare il cyberbullismo.

DALL’INSUCCESSO L’INSUCCESSO SCOLASTICO e la DEVIANZA sono strettamente collegati, è infatti molto frequente che soggetti
ALL’ABBANDONO
con difficoltà vadano incontro a cali di rendimento durante il proprio percorso formativo. Un alunno portatore di
SCOLASTICO disagio quando non opportunamente seguito e supportato rischia più facilmente di reagire male di fronte
all’insuccesso, tale situazione se non affrontata in tempo può portare all’ABBANDONO SCOLASTICO condizione
che acutizza la posizione di marginalità assunta dall’individuo nel gruppo sociale di riferimento.
I docenti hanno numerosi strumenti per individuare le situazioni di disagio dei propri alunni:
-ricorrere a premi e incentivi
- attribuire incarichi di tuto raggio
- promuovere la cooperazione tra studenti
- ricorrere ad attività laboratoriali e uscite didattiche
- strutturare attività di problem solving e promuovere l’autoconsapevolezza
Compito del docente è fare in modo che il singolo studente si senta compreso nella sua INDIVIDUALITÀ’ e non un
semplice elemento del gruppo, sviluppando in lui CAPACITÀ’ CRITICHE e ABILITA’ METACOGNITIVE.

STATUTO DEGLI Il DPR 249/1998 integrato e modificato poi dal DPR 235/2007 introduce lo STATUTO DEGLI STUDENTI E DELLE
STUDENTI E DELLE
STUDENTESSE DELLA SCUOLA SECONDARIA che si propone come una vera e propria carta dei diritti e doveri
STUDENTESSE
degli studenti. Questa rappresenta una tappa del PROCESSO DELL’AUTONOMIA in quanto tratteggia la scuola
come una comunità complessa le cui componenti, docenti, studenti e genitori sono fortemente integrate tra di loro..
Ogni scuola deve comunque integrare questo statuto, con uno specifico REGOLAMENTO D’ISTITUTO il cui
obbiettivo è quello di definire le relazioni tra gli studenti e le altre componenti della scuola. Concretamente la comunità
scolastica, fonda la sua azione educativa sulle relazioni insegnante-studente, ciò comporta che ciascuna delle
componenti ha diritti e doveri.
I DIRITTI DEGLI STUDENTI:
- diritto di una formazione culturale e professionale qualificata
- diritto alla riservatezza
- diritto ad essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola
- diritto a partecipare attivamente e responsabilmente alla vita della scuola
- diritto ad una valutazione trasparente e tempestiva
- diritto ad esprimere la propria opinione
- diritto alla libertà di apprendimento tra le attività facoltative della scuola
- diritto al rispetto della vita culturale e religiosa
- diritto di riunione, assemblea e associazione.
Per garantire al meglio questi diritti, la scuola deve necessariamente porre in essere una serie di condizioni:
- un ambiente favorevole alla crescita e un servizio didattico di qualità
- offerte formative aggiuntive e integrative
- iniziative concrete per il recupero di situazioni di svantaggio e contro la dispersione scolastica
- la salubrità e la sicurezza degli ambienti
- disponibilità di un’adeguata strumentazione tecnologica
- servizi di sostegno e promozione della salute e di assistenza psicologica
I DOVERI DEGLI STUDENTI:
- frequentare regolarmente i corsi e assolvere agli impegni di studio
- comportarsi correttamente nei rapporti interpersonali
- osservare le disposizioni organizzative e di sicurezza
- utilizzare in modo congruo le strutture, i macchinari e i sussidi didattici per non arrecare danni alla scuola
- contribuire responsabilmente a rendere accogliente l’ambiente scolastico
Il mancato adempimento di questi doveri si può configurare come una MANCANZA DISCIPLINARE che può sfociare
in SANZIONI DISCIPLINARI.

IL REGOLAMENTO È il documento emanato dal CONSIGLIO D’ISTITUTO che disciplina le attività quotidiane della scuola, comprende
D’ISTITUTO
le norme riguardanti.
- vigilanza e comportamento degli alunni
- regolamentazione di ritardi, uscite, assenze, giustificazioni
- uso di spazi comuni, laboratori e biblioteca
- conservazione delle strutture e dotazioni
- mensa
- predisposizioni relative all’uso di dispositivi tecnologici
- l’assicurazione
- i viaggi d’istruzione
- modalità di comunicazione con studenti e genitori
- calendario di massima delle riunioni
- regole relative al funzionamento degli organi collegiali
13. CONTINUITA’ EDUCATIVA ED ORIENTAMENTO
IL PRINCIPIO La CONTINUITA’ DIDATTICA mira alla conoscenza approfondita dell’alunno, il PERCORSO FORMATIVO viene
DELLA
così visto in una logica di sviluppo progressivo teso a valorizzare lo sviluppo delle competenze acquisite e le specificità
CONTINUITA’
dell’alunno e della scuola.
Sul piano educativo, gli obbiettivi principali della continuità sono:
- prevenire la dispersione scolastica
- garantire agli alunni un percorso formativo, coerente, organico e completo
- consolidare un’attitudine degli insegnanti alla continuità ossia a collaborare anche con docenti esterni alla scuola di
appartenenza
CONTINUITA’ significa dunque creare le condizioni educative ed operative perché lo sviluppo della personalità
dell’alunno possa avvenire in modo armonico, senza richieste eccessive. Essenzialmente, esistono due principali tipi di
continuità:
- CONTINUITA’ ORIZZONTALE: comunicazione e scambio tra le diverse agenzie educative coinvolte nel processo
formativo: scuola, famiglia, istituzioni e territorio
- CONTINUITA’ VERTICALE: comunicazione e scambio tra i diversi ordini di scuola e tra classi dello stesso istituto.

LA CONTINUITA’ Si realizza attraverso la costruzione di rapporti tra scuola, famiglia, enti e istituzioni territoriali, cioè tra i DIVERSI
ORIZZONTALE
AMBIENTI DI VITA E FORMAZIONE DELL’ALUNNO, costituisce un principio cardine del progetto educativo che
si fonda sul fatto che la relazione sia un momento di crescita profonda per un armonico sviluppo della personalità del
bambino.
Per conoscere adeguatamente l’alunno, la scuola ha infatti bisogno di conoscere il contesto di provenienza stabilendo
una relazione con gli altri. La continuità orizzontale, riguarda principalmente tre fattori:
- gli stili relazionali: analizzando il rapporto tra studente e famiglia si troverà più facilmente la strada per conoscerlo
- lo spazio e i materiali: per fare sentire a suo agio lo studente può essere utile portare con se un oggetto a lui caro
- la gestione della routine: è importante per la scuola conoscere le abitudini dello studente
Tra la famiglia e la scuola deve dunque crearsi un vero e proprio PATTO EDUCATIVO in cui vengono dichiarati gli
obbiettivi comuni per la crescita dello studente.

LA CONTINUITA’ Si realizza tra i vari ordini di scuola che gli studenti frequentano, soprattutto tra infanzia, primaria e secondaria di
VERTICALE
primo grado, nel passaggio alle scuole superiori la continuità verticale si attua soprattutto con attività di tipo
informativo, traducendosi quindi in ATTIVITA’ DI ORIENTAMENTO.
In questa logica, il sistema delle scuole si caratterizza come un insieme di esperienze che favoriscono la formazione
armonica della persona attraverso l’ALFABETIZZAZIONE CULTURALE:
- la scuola dell’infanzia si configura come la scuola della simbolizzazione
- la scuola primaria procede verso i sistemi simbolico-culturali
- la secondaria di primo grado è la scuola disciplinare per eccellenza
La scuola che precede non prepara alla successiva, al contrario è quest’ultima che si deve raccordare e proseguire
nella formazione per raggiungere OBBIETTIVI SUPERIORI, congruenti con l’età dell’allievo.
Proprio per questo a partire dall’anno scolastico 2011/2012 la L. 111/2011 ha imposto che le scuole dall’infanzia alla
secondaria di primo grado siano aggregate in ISTITUTI COMPRENSIVI, questo ha creato le condizioni per
l’affermazione di una scuola unitaria di base che prende in carico i bambini fin dai 3 anni. Inoltre negli istituti comprensivi
è prevista l’UNITARIETA’ DEGLI ORGANI COLLEGIALI dei 3 ordini: un unico consiglio di istituto e un unico collegio
docenti diviso per sezioni.

L’ORIENTAMENTO Nel passaggio dalle medie alle superiori la continuità si identifica meglio come ORIENTAMENTO, che al giorno d’oggi
è un diritto del cittadino di ogni età, deve essere infatti un’attività che accompagna la persona lungo l’intero arco della
vita. L’orientamento può avere varie sfaccettature:
- ORIENTAMENTO EDUCATIVO: che serve a spingere gli individui alla conoscenza di se
- ORIENTAMENTO FORMATIVO: che serve per sviluppare le competenze orientative di base come l’analisi del
contesto e la ricerca autonoma delle fonti di informazioni, le tecniche di risoluzione dei problemi
- ORIENTAMENTO INFORMATIVO: quello più diffuso che si concretizza con la distribuzione di materiale
informativo e con le informazioni fornite da esperti e insegnanti
- ORIENTAMENTO PERSONALE: quello che aiuta nelle scelte individuali attraverso lo stretto rapporto con una
persona di fiducia conoscente o esperto.

14. LA GOVERNANCE DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE


L’ORDINAMENTO L’ordinamento amministrativo dello stato è quell’insieme di enti pubblici e di norme che nel loro complesso formano
AMMINISTRATIVO
la PUBBLICA AMMINISTRAZIONE, in essa si ricomprendono tutte le amministrazioni dello stato. Ai vertici dei vari
DELLO STATO
settori, vi è il MINISTERO ovvero l’amministrazione centrale da cui dipendono uffici ed enti distribuiti sul territorio
nazionale che hanno COMPETENZA TERRITORIALE LIMITATA e costituiscono l’amministrazione periferica dello
stato.

IL MINISTERO Il MINISTERO DELLA PUBBLICA


DELL’ISTRUZIONE
ISTRUZIONE fu istituito nel 1847, con il
DELL’UNIVERSITA’
E DELLE RICERCA riordino dei ministeri del 1999 perse
però la sua originaria fisionomia
divenendo MINISTERO
DELL’ISTRUZIONE,
DELL’UNIVERSITÀ’ E DELLA RICERCA
(MIUR).
Il MIUR è suddiviso in DIPARTIMENTI, a
loro volta suddivisi in DIREZIONI
GENERALI:
- dipartimento per il sistema educativo di
istruzione e formazione
- dipartimento per la formazione
superiore e la ricerca
- dipartimento per la programmazione e
la gestione delle risorse umane finanziarie
e strumentali
I CAPI DEI DIPARTIMENTI svolgono
compiti di coordinamento, direzione e
controllo, da essi dipendono anche gli
UFFICI SCOLASTICI REGIONALI in
relazione alle specifiche materie da trattare.
Altri organismi collegati all’amministrazione centrale sono:
- il CONSIGLIO SUPERIORE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE (CSPI) che ha il compito di formulare proposte al
ministro sulla politiche da perseguire in vari ambiti, sono pareri obbligatori anche se non vincolanti per il MIUR
- L’OSSERVATORIO PER L’EDILIZIA SCOLASTICA che promuove iniziative per riqualificazione e manutenzione
delle scuole
- l’ISTITUTO NAZIONALE DI VALUTAZIONE DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE (INVALSI)
- l’ISTITUTO NAZIONALE DI DOCUMENTAZIONE, INNOVAZIONE E RICERCA EDUCATIVA (INDIRE)

GLI UFFICI A livello periferico il MIUR è articolato in UFFICI SCOLASTICI REGIONALI (USR), 18 in tutto, i quali hanno sede in
SCOLASTICI
ogni capoluogo di regione tranne Valle D’Aosta e Trentino che hanno meno studenti. Essi sono come dei piccoli
REGIONALI
ministeri che hanno poteri autonomi a livello regionale, hanno lo scopo di:
- realizzare una pianificazione delle scelte educative e organizzative integrata con la programmazione dell’offerta
formativa della regione
- vigilare sul rispetto delle norme generali e dei livelli essenziali dell’istruzione
- vigilare sui livelli d’efficacia dell’azione formativa e sull’attuazione degli ordinamenti scolastici
- vigilare sulle scuole non statali paritarie e non e sulle scuole straniere in Italia
- assegnare alle scuole le risorse finanziarie e di personale
In ciascun USR vi sono due organi collegiali:
- un ORGANO COLLEGIALE A COMPOSIZIONE MISTA a cui compete il coordinamento delle attività gestionali
- il CONSIGLIO REGIONALE DELL’ISTRUZIONE con competenze consultive e di supporto all’amministrazione a
livello regionale
Ogni USR, è a sua volta suddiviso in UFFICI SCOLASTICI PROVINCIALI (USP) che sostengono a livello provinciale
le scuole.

GLI AMBITI La Buona Scuola dispone che i ruoli del personale docente sono regionali articolati in AMBITI TERRITORIALI suddivisi
TERRITORIALI
in sezioni separate per: gradi di istruzione, classi di concorso, tipologie di posti.
Questi ambiti territoriali, sono definiti dagli USR e hanno le seguenti caratteristiche:
- hanno un’ampiezza inferiore alla provincia o alla città metropolitana
- non possono comprendere scuole di province diverse
- comprendono scuole sia del primo che del secondo ciclo per garantire un’ampiezza dell’offerta formativa
- non devono avere una popolazione di studenti superiore a 40.000 né inferiore a 22.000, per le aree metropolitane
si può arrivare a 70.000
GLI ENTI Mentre lo stato ha competenze su tutto il territorio nazionale, numerosi sono gli ENTI TERRITORIALI che operano
TERRITORIALI
in un territorio circoscritto.
LE REGIONI:
In Italia, abbiamo due tipi di regioni: A STATUTO ORDINARIO e A STATUTO SPECIALE, entrambe godono di
AUTONOMIA LEGISLATIVA e possono legiferare autonomamente in alcuni ambiti di legislazione concorrente con
lo stato.
In materia di istruzione essi hanno:
- la competenza legislativa esclusiva sul sistema di istruzione e formazione professionale
- il compito di determinare il calendario scolastico
- il compito di programmare l’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale.
LE PROVINCE:
Enti intermedi tra le regioni e i comuni in materia di istruzione hanno:
- hanno competenze solamente in materia di scuole secondarie: istituzione, fusione e soppressione delle scuole
- fornitura di edifici, arredi e materiale per le superiori
- cura della rete dei trasporti scolastici
- redazione dei piani organizzativi della rete di istruzione e pianificazione della rete scolastica
- servizi di supporto per alunni con disabilità
I COMUNI E LE CITTA’ METROPOLITANE:
Ente locale che rappresenta la propria comunità in materia di istruzione essi hanno:
- competenze per l’istruzione degli adulti
- l’orientamento scolastico e professionale
- supporto alle strategie di continuità orizzontale e verticale
- prevenzione della dispersione scolastica e l’educazione alla salute
- competenze per la scuola primaria e dell’infanzia: istituzione, fusione e soppressione delle scuole
- servizi di mensa scolastica e per alunni svantaggiati
- fornitura di edifici, arredi e materiale per le infanzia e primaria

15. GLI ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA


La base della struttura della scuola è rappresentata dagli ORGANI COLLEGIALI che operano a livello di circolo o di
istituto. La norma che li regola è contenuta nel TU ISTRUZIONE D.LGS. 297/1994

IL. CONSIGLIO DI Cambia nome a seconda dell’ordine di scuola:


CLASSE
- CONSIGLIO DI INTERSEZIONE nella scuola dell’infanzia composto da: insegnanti delle sezioni dello stesso plesso
e dai docenti di sostegno e un rappresentante dei genitori
- CONSIGLIO DI INTERCLASSE nella scuola primaria composto dai docenti di gruppi di classi parallele o dello stesso
ciclo o dello stesso plesso, un rappresentante dei genitori per ciascuna delle classi e i docenti di sostegno
- CONSIGLIO DI CLASSE nella scuola secondaria composto da docenti curricolari e di sostegno della classe, nella
secondaria di primo grado ci sono 4 rappresentanti dei genitori, nella secondaria di secondo grado due rappresentanti
dei genitori e due rappresentanti degli studenti.
Sono tutti presieduti dal DS, ha competenze in materia di:
- proposte educative e didattiche al collegio dei docenti
- valutazione periodica e finale degli studenti nelle varie discipline e nel comportamento
- delibera sull’accoglimento dei trasferimenti in corso d’anno scolastico e di alunni provenienti dall’estero
- nella secondaria di secondo grado si occupa anche di impartire sanzioni disciplinari.
La durata è di 1 anno scolastico e vanno rinnovate all’inizio di ogni anno.

IL COLLEGIO Organo collegiale composto esclusivamente dal personale insegnante sia di ruolo che non che lavora nella scuola, è
DOCENTI
presieduto dal DS il cui voto prevale in caso di parità a una delibera. Si insedia all’inizio di ogni anno scolastico e si
riunisce:
- ogni volta che il DS lo ritiene opportuno
- ogni volta che un terzo dei componenti ne faccia richiesta
- almeno una volta ogni trimestre o quadrimestre
Le riunioni hanno luogo durante l’orario di servizio in ore non coincidenti con l’orario di lezione. Il collegio esercita:
- POTERI DELIBERANTI su tutto quello che riguarda il funzionamento didattico della scuola come il PTOF
- POTERI DI PROPOSTA nei confronti del dirigente per la formazione delle classi e l’assegnazione ai docenti
- POTERI PROPULSIVI con cui promuove iniziative di innovazione e aggiornamento dei docenti e attua iniziative per
il sostegno degli alunni disabili
- POTERI DI VALUTAZIONE con i quali valuta periodicamente l’andamento complessivo della didattica
- POTERI DI INDAGINE con cui esamina situazioni di scarso profitto o comportamento irregolare
- POTERI CONSULTIVI con cui formula pareri al DS in ordine di sospensione dal servizio di docenti
Al collegio dei docenti, spettano dunque poteri in ambito esclusivamente tecnico-didattico.

L’ADOZIONE DEI Rientra nei compiti del COLLEGIO DEI DOCENTI dopo aver interpellato i CONSIGLI DI CLASSE. Prevede una
LIBRI DI TESTO
prima fase di VALUTAZIONE dei testi, poi i docenti di disciplina confrontandosi proporranno al consiglio del mese
di maggio i testi che intendono adottare valutandone l’adeguatezza rispetto ai traguardi di competenza. L’adozione,
viene poi deliberata dal collegio docenti. La segreteria didattica della scuola, avrà cura poi di inviare le liste dei testi in
adozione all’AIE (ASSOCIAZIONE ITALIANA EDITORI) e pubblicate poi sul sito della scuola e sul portale SCUOLA
IN CHIARO dividendo i libri tra obbligatori e consigliati.
La scelta dei testi scolastici è disciplinata dalla L.128/2013, è stato abolito il VINCOLO PLURIENNALE DI
ADOZIONE pertanto le scuole possono confermare annualmente i vecchi testi o proporne di nuovi. In caso di nuove
adozioni il collegio adotta VERSIONI DIGITALI o MISTE. Il DS ha l’obbligo di vigilare su tale processo limitatamente
al TETTO DI SPESA, gli eventuali sforamenti sono consentiti entro il limite massimo del 10%.

IL CONSIGLIO Si chiama CONSIGLIO DI CIRCOLO (nella primaria) e CONSIGLIO DI ISTITUTO (nella secondaria) è l’organo a
D’ISTITUTO
cui è affidato il GOVERNO ECONOMICO-FINANZIARIO della scuola. A seconda della grandezza della scuola,
quest’organo ha una diversa composizione:
- 14 membri fino a 500 alunni
- 19 membri oltre 500 alunni
Di esso fanne parte: rappresentanti dei docenti, dei genitori, del personale non docente, i rappresentanti degli alunni
solo alle superiori e il DS. Il consiglio è presieduto da uno dei suoi membri tra i rappresentanti dei genitori e degli
alunni, successivamente il presidente prescelto sceglie un segretario. Dura in carica 3 anni scolastici, solo i
rappresentanti degli studenti vengono eletti anno per anno.
Il consiglio svolge un ruolo fondamentale nell’individuazione degli obbiettivi che la scuola si propone di raggiungere tra
cui:
- approva il PTOF
- approva il bilancio preventivo e il conto consuntivo
- adotta il regolamento d’istituto
- adatta il calendario scolastico
- determina i criteri per l’attuazione di programmi extrascolastici
- promuove i contatti con altre scuole
- adotta iniziative dirette di educazione alla salute
Il consiglio si riunisce in ore non coincidenti con quelle di lezioni. Al proprio interno, viene poi eletta una GIUNTA
ESECUTIVA della quale fanno parte: DS che la presiede, il DSGA che funge da segretario, un docente, un non docente
e due genitori, nelle superiori un alunno sostituisce uno dei due genitori, anche questa resta in carica 3 anni cin
eccezione degli studenti solo 1 anno, svolge compiti preparatori per il consiglio e cura l’esecuzione delle delibere.

COMITATO PER LA Ha durata triennale ed è presieduto dal DS, è composto da:


VALUTAZIONE DEI
- tre docenti: uno scelto dal consiglio d’istituto e due dal collegio docenti
DOCENTI
- due rappresentanti dei genitori: nelle superiori un alunno e un genitore scelti dal consiglio d’istituto
- un componente esterno scelto dall’USR
Tra i suoi compiti vi sono coadiuvare il DS per l’assegnazione del bonus docenti ed esprimere il parere sull’anno di
formazione e prova dei docenti.

L’ASSEMBLEA DEI Secondo la legge sia studenti che genitori hanno il diritto di riunirsi in assemblee nei locali della scuola.
GENITORI E DEGLI
Le ASSEMBLEE DEGLI STUDENTI sono proprie della scuola superiore per l’approfondimento dei problemi della
STUDENTI
scuola e della società, in funzione alla formazione culturale e civile degli studenti. Possono essere di classe o di istituto
e non è possibile convocare e più di una al mese. Non possono avere luogo nel mese conclusivo delle lezioni, né
quelle di classe possono essere fatte sempre nello stesso giorno. Organismo di rappresentanza è il COMITATO
STUDENTESCO DI ISTITUTO, possono partecipare sia docenti che DS che esperti esterni per quanto riguarda
quelle d’istituto.
Le ASSEMBLEE DEI GENITORI possono essere di classe e di istituto per qualunque ordine e grado delle scuole,
devono svolgersi al di fuori dell’orario di lezioni, tipiche della scuola dell’infanzia sono le ASSEMBLEE DI SEZIONE,
possono svolgersi fuori o dentro i locali della scuola, va comunque ottenuta l’autorizzazione da parte del DS. Possono
partecipare con diritto di parola sia il DS che i docenti.

IL DIRIGENTE Grazie soprattutto alla riforma della Buona Scuola, il DS assume un ruolo molto importante all’interno della scuola,
SCOLASTICO
egli assicura la gestione unitaria dell’istruzione e diventa un vero e proprio DATORE DI LAVORO PUBBLICO
chiamato ad una GESTIONE IMPRENDITORIALE delle proprie funzioni ovvero alla conduzione di una vera e propria
azienda: l’AZIENDA SCUOLA.
Ai diventi scolastici compete:
- la gestione unitaria dell’istruzione scolastica
- la rappresentanza legale del circolo o dell’istituto
- la presidenza del collegio dei docenti, dei consigli di classe, del comitato di valutazione docenti e della giunta esecutiva
- l’attività di esecuzione delle delibere
- il coordinamento del calendario delle assemblee
- il mantenimento dei rapporti con l’amministrazione centrale e periferica dello stato
- la formazione delle classi, l’assegnamento dei docenti e la formulazione dell’orario
- la gestione delle risorse umane
- l’adozione dei provvedimenti disciplinari
- la gestione delle risorse finanziarie e strumentali
La L. 107/2015 prevede che anche i DS siano soggetti ad un SISTEMA DI VALUTAZIONE DEI DIRIGENTI
SCOLASTICI, essi vengono valutati in base al miglioramento formativo degli alunni, alla capacità di gestione della
scuola, a quelle organizzative e alla valorizzazione dei meriti del personale scolastico.

I DOCENTI Nello svolgimento delle proprie funzioni il DS può avvalersi di docenti da lui individuati ai quali delegare compiti
COLLABORATORI
specifici. Sono in genere riferibili a due unità di personale docente retribuibili con i FINANZIAMENTI A CARICO
DEL FONDO PER LE ATTIVITA’ AGGIUNTIVE (FIS).
Il DS può poi scegliere un docente detto COLLABORATORE VICARIO (ex vicepreside) che possa sostituirlo in caso
di assenza o di impedimento per brevi periodi. Questo collaboratore è un semplice PREPOSTO ALL’UFFICIO e pur
svolgendo a tutti gli effetti la funzione dirigenziale non ne diventa titolare.
Tutto questo ha decretato la nascita di uno STAFF DI DIRIGENZA o DI PRESIDENZA, ovvero un’unità funzionale
ma informale consolidatasi nell’esperienza concreta dei singoli istituti per coadiuvare l’azione del dirigente, la Buona
Scuola ha previsto che il DS possa individuare fino al 10% dei docenti che lo coadiuvano in attività di supporto
organizzativo e didattico dell’istituzione scolastica.
Alcuni docenti, vengono incaricati di FUNZIONI STRUMENTALI (ex funzioni obbiettivo), le quali non sono più
definite a livello nazionale con l’autonomia, ma vengono identificate con delibera del collegio dei docenti in coerenza
con il PTOF che ne definisce criteri di attribuzione, numero e destinatari.

IL DIRETTORE DEI Sovrintende con AUTONOMIA OPERATIVA ai servizi amministrativi e ai servizi generali della scuola coordinandone
SERVIZI GENERALI
il personale. È un organo che non è subordinato al DS, ma lo supporta attraverso attraverso procedure tecniche e di
E AMMINISTRATIVI
analisi. Il DSGA ha alle sue dipendenze il personale ATA e la sua area di competenza si suddivide in:
- SERVIZI GENERALI: organizzando il lavoro del personale non docente per l’erogazione dei servizi necessari alla
quotidianità dei lavori della scuola
- SERVIZI AMMINISTRATIVO-CONTABILI: erogati dalla segreteria è suddiviso per settori
La funzioni del DSGA restano:
- rilevanza esterna degli atti di certificazione
- funzione di consegnatario dei beni mobili
- organizzazione autonoma delle attività del personale ATA su suggerimenti del DS
All’inizio di ogni anno il DSGA deve predisporre il PIANO DELLE ATTIVITA’ DEL PERSONALE ATA al fine di
ottimizzarne l’organizzazione.
Modulo 2: La Normativa sull’Inclusione
1. STORIA ED EVOLUZIONE SULLA NORMATIVA DELL’INCLUSIONE
I PRIMI TENTATIVI L’inserimento scolastico dei disabili è stato a lungo condizionato da un pregiudizio. Sin dall’antichità la
DI INTEGRAZIONE
MENOMAZIONE FISICA è stato un fattore discriminante per l’INTEGRAZIONE e un motivo di EMARGINAZIONE
SOCIALE.
IPPOCRATE (460-377 a.C.) considerando le malattie mentali il risultato di un’alterazione dei fluidi corporei, respinse
le credenze circa le cause dei disturbi del comportamento individuabili nei demoni capaci di impossessarsi dei corpi.
Alla fine del MEDIOEVO furono realizzati i primi manicomi luoghi di crudele reclusione. Solo nel XVIII sec Furono
migliorate le disumane modalità di trattamento dei pazienti con disturbi psichici. È solamente alla metà del XX sec
che ciò che bisognava esorcizzare con una cura era il PREGIUDIZIO.
I primi tentativi di integrazione dei soggetti disabili risalgono alla Francia dell’ILLUMINISMO in cui con la lente dei
valori del progresso e della scienza l’ANORMALITA’ fu vista come una condizione umana che non pregiudicava la
dignità dell’individuo, questi valori trovano terreno fertile nella RIVOLUZIONE FRANCESE quando venne sancito il
DIRITTO DI UGUAGLIANZA per tutti gli uomini. Risale a questo periodo l’istituzione delle prime CASE DI CURA
in Francia e in Inghilterra per l’assistenza ai disabili

In ITALIA bisognerà attendere la fine del XIX sec per l’apertura dei PRIMI CENTRI SPECIALIZZATI. Nel 1898 De
Sanctis fondò a Roma un centro per la cura e la riabilitazione dei bambini affetti da deficit psicofisici, sempre a Roma
grazie a Maria Montessori sorse la prima SCUOLA MAGISTRALE. Furono istituite le prime SCUOLE SPECIALI per
iniziative comunali o di enti assistenziali per garantire assistenza ai bambini con deficit.

LE RIFORME SULLA Il REGIME FASCISTA trascurò l’educazione dei disabili, la RIFORMA GENTILE, estendeva l’obbligo scolastico solo ai
DISABILITÀ’ NEL
CIECHI e ai SORDOMUTI che non presentassero altre anormalità, in apposite CLASSI DIFFERENZIALI o in SPECIALI
REGIME FASCISTA
ISTITUTI tramite una serie di REGI DECRETI:
- RD 653/1925 si attribuiva al preside la facoltà di allontanare dall’istituto gli alunni affetti da malattie contagiose o
ripugnanti.
- RD 577/1928 nel sancire l’obbligatorietà dell’istruzione fino al quattordicesimo anno ne confermava l’estensione per
ciechi e sordomuti.
- RD 1297/1928 dispose l’istituzione di scuole speciali per sordomuti e per ciechi, classi differenziali per ritardati e/o
indisciplinati. Disponeva infine che quando gli ATTI DI PERMANENTE INDISCIPLINA potessero derivare da
anomalità psichiche il maestro poteva proporre l’allontanamento nelle classi differenziali.
Nel 1933 vennero introdotte le scuole speciali per i ragazzi affetti da malattie contagiose, fanciulli anormali e minorati
fisici. Quella della SCUOLA FASCISTA era un’istituzione RIGIDA in cui non viene tenuto conto dei bisogni e delle
possibilità degli studenti.

LE RIFORME SULLA Con l’instaurazione della Repubblica , la Costituzione Italiana sancisce alcuni principi fondamentali:
DISABILITA’ NEL
- quelli di solidarietà politica, economica e sociale
SECONDO
DOPOGUERRA - quello di uguaglianza e pari dignità sociale di tutti i cittadini
Per garantire tale uguaglianza si individua come strada la rimozione degli ostacoli di ordine economico e sociale e
creare i presupposti per creare una SOCIETA’ NUOVA fondata sulla DIFFERENZA come valore.
Con la CM 1771-12/1953 si dà la definizione di SCUOLE SPECIALI e si chiarisce la differenza tra:
- CLASSI SPECIALI PER MINORATI dove si impartisce l’insegnamento elementare ai fanciulli aventi determinate
minorazioni fisiche o psichiche
- CLASSI DIFFERENZIALI funzionano presso le scuole comuni e accolgono alunni nervosi, tardivi, instabili i quali
rivelano l’inadattabilità alla disciplina comune.
Nel 1959 l’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE promulgò la DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL
FANCIULLO che sanciva il diritto dei fanciulli in situazioni di minorazione fisica, mentale e sociale a ricevere
l’educazione e le cure speciali di cui avevano bisogno per il loro stato.
La L. 1073/1962 istituisce la SCUOLA MEDIA UNICA obbligatoria e gratuita e reca in sé i primi interventi dello stato
in favore delle scuole speciali sotto forma di stanziamento dei fondi, si assiste così a un progressivo incremento delle
classi differenziali e delle scuole speciali.
La L. 1859/1962 prevede la possibilità d’istituire classi differenziali per alunni disadattati scolastici con: calendario
speciale, appositi programmi e orari di insegnamento, tali classi non possono avere più di 15 alunni.
Con il DPR 1518/1967 si stabilisce che i soggetti con anomalie o anormalità somatopsichiche che non consentono la
regolare frequenze nelle scuole comuni devono essere indirizzati alle scuole speciali , nell’eventualità di più di
un’alterazione insieme si invierà alla scuola per la minorazione che consente una maggior possibilità di trattamento.
Arriva poi il 1968, l’anno della CONTESTAZIONE GIOVANILE nel nostro paese il primo obbiettivo di questa
protesta era proprio la scuola, un’istituzione che rifletteva le profonde differenze sociali della società e del mondo
borghese e sull’onda della polemica contro le classi differenziali si comincia a parlare di inserimento dei disabili nella
scuola comune, si afferma che le persone sono tutte uguali proprio perché sono diverse l’una dall’altra.

L’INSERIMENTO La prima legge a codificare la logica dell’INSERIMENTO dei disabili è la L. 118/1971 che reca una disposizione per
DEI DISABILI NELLA
garantire ai MINORI INVALIDI CIVILI la frequenza delle scuole comuni salvi casi di gravi deficienze intellettuali o
SCUOLA
ORDINARIA menomazioni fisiche.
L. 118/1971 Anche se riguardava solo i MUTILATI e gli INVALIDI CIVILI questa legge fu utilizzata come pretesto per l’integrazione
degli alunni portatori di qualsiasi handicap sia nella SCUOLA ELEMENTARE che nella SCUOLA MEDIA.
L’applicazione di tale norma, si estende anche alle scuole superiori e universitarie. Questa legge contiene anche delle
misure per garantire la frequenza scolastica degli alunni non autosufficienti:
- trasporto gratuito da casa a scuola e viceversa
- l’accesso a scuola facilitato mediante alcuni accorgimenti per il superamento delle barriere architettoniche
- l’assistenza durante gli orari scolastici degli invalidi più gravi
Si assicura inoltre il diritto all’istruzione anche ai minori portatori di handicap ricoverati nei centri di degenza o
recupero, tali sezioni possono essere aperte anche ad altri alunni ricoverati non disabili e proporre i normali
programmi di studio. Si prevedono corsi di studio per gli ADULTI per eliminare l’ANALFABETISMO e per terminare
l’obbligo di istruzione e si prevede l’ESENZIONE DELLE TASSE SCOLASTICHE E UNIVERSITARIE in casi di
svantaggio economico.
Con la L. 820/1971 viene istituita la SCUOLA A TEMPO PIENO con condizioni tali da poter includere anche gli alunni
disabili.

DICHIARAZIONE Nel 1971, l’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE promulga la DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEI
DEI DIRITTI DEI
DISABILI MENTALI, il quale riconosce il diritto alle persone disabili di avere le stesse prerogative fondamentali degli
DISABILI MENTALI
1971 altri cittadini e tra le altre il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE e alla FORMAZIONE PROFESSIONALE i diritti enunciati in
questa dichiarazione sono:
- diritto alla dignità umana nonostante la sua disabilità
- gli stessi diritti civili e politici di tutti i cittadini
- diritto alle misure destinate a consentirgli la più ampia autonomia possibile
- diritto a trattamenti medici, psicologici e funzionali
- diritto alla sicurezza economica e sociale
- diritto che i suoi bisogni siano presi in considerazione a tutti gli stadi della pianificazione economica e sociale
- diritto di vivere in seno alla propria famiglia
- diritto di partecipare a tutte le attività sociali e creative o ricreative
- diritto di essere protetto contro ogni sfruttamento, normativa o trattamento discriminatorio, abusivo o degradante

- diritto di beneficiare di un’assistenza legale qualificata

IL DOCUMENTO Verso la metà degli anni 70, viene dato alla senatrice FRANCA FALCUCCI il compito di fare il punto sui problemi
FALCUCCI
degli alunni handicappati in Italia e di formulare suggerimenti per il loro recupero scolastico e sociale. Nel 1975, viene
1975
pubblicato il resoconto sotto il nome di DOCUMENTO FALCUCCI il quale traccia gli elementi fondamentali della
filosofia dell’integrazione e i suoi principi. Secondo questo documento i soggetti con difficoltà:
- devono essere considerati protagonisti della propria crescita
- posseggono potenzialità spesso bloccate
L’alunno disabile, viene visto dunque sotto un nuovo punto di vista, cioè come un soggetto che pur trovandosi in una
situazione di deficit ha il diritto di non essere discreti minato sul piano umano e sociale. La scuola deve favorire i
processi di socializzazione; lo stesso documento dice di privilegiare la SCUOLA A TEMPO PIENO, intesa come una
successione organica ed unitaria di diversi momenti educativi programmati unitariamente dal gruppo di operatori
scolastici. Si precisa inoltre che la frequenza di scuole comuni non implica per i disabili il raggiungimento di mete
culturali minime comuni, la VALUTAZIONE deve essere bensì riferita al grado di maturazione raggiunto superando
il concetto rigido di voto. La realizzazione di questa nuova c concezione, passa attraverso la determinazione degli
OBBIETTIVI e la valutazione dei RISULTATI.
Molto importante sarà anche la preparazione e l’AGGIORNAMENTO permanente dei docenti, altro punto decisivo
sarà l’assicurazione di INSEGNANTI DI RUOLO essendo la CONTINUITA’ DIDATTICA un obbiettivo fondamentale
per l’azione scolastica. Il pieno sviluppo delle potenzialità è possibile soltanto se:
- gli operatori scolastici hanno una visione organica delle dimensione psicologiche e relazionali degli allievi
- l’azione dei docenti è integrata da altri operatori che possano offrire specifiche competenze
Si parla per la prima volta di lavoro in equipe per l’attuazione degli obbiettivi desiderati.

LA CIRCOLARE Partendo dalla L.118/1971 a beneficio dei mutilati e degli invalidi civili con la L. 227/1975 si adotta il principio della
MINISTERIALE
massima integrazione nelle classi normali di queste due categorie, di seguito le principali disposizioni contenute nella
L. 227/1975 circolare:
- Individuazione in ciascuna provincia di una o due gruppi di scuole costituiti da una scuola materna, una elementare
e i una media, esse devono disporre di: aule in più per le attività extracurricolari, una palestra e un salone, un apposito
locale per il servizio medico e sufficiente spazio all’aperto, gli accessi agli edifici non deve presentare impedimenti.
- gli allievi da reperire e inserire sono quelli con disturbi o difetti fisici, psichici o sensoriali compresi nella giurisdizione
delle scuole.
- Le scuole dovranno poter disporre di una o più equipe per il reperimento degli allievi, per l’esame dei casi e per
l’assistenza psico-socio-pedagogica.
- In tutte e tre le scuole può essere consentita una maggiore FLESSIBILITÀ’ ORGANIZZATIVA sia in termini di orario
giornaliero, sia in termini di raggruppamenti degli alunni in classi aperte o per livelli di apprendimento
- Le scuole devono avere dirigenti e docenti adeguatamente preparati e il ministero può disporre gli interventi richiesti
o ritenuti utili e necessari in termini di ORGANIZZAZIONE DI TEMPO PIENO e di DISPONIBILITA’ DI SUSSIDI
DIDATTICI.
Presso i PROVVEDITORATI, viene costituito un GRUPPO DI LAVORO per affrontare i problemi connessi con
l’attuazione della proposta. A questa circolare ne seguono altre tra il 1976 e il 1977 che affrontano tali problematiche
in modo sempre più sistematico e dettagliato.

L. 517/1977 Dal DOCUMENTO FALCUCCI nasce la L. 517/1977 che introduce la figura dell’INSEGNANTE DI SOSTEGNO
nella scuola ELEMENTARE e nella scuola MEDIA abolendo le CLASSI DIFFERENZIALI e recepisce anche il principio
di INDIVIDUALIZZAZIONE DELL’INSEGNAMENTO.
Le classi in cui vengono inseriti alunni disabili non possono avere più di 20 alunni e deve essere assicurata l’assistenza
dei servizi socio-psico-pedagogici. Alle attività di classe, si aggiungono le ATTIVITA’ DI GRUPPO per la realizzazione
di attività didattiche adeguate alle necessità dei singoli dotandosi di un’ORGANIZZAZIONE FLESSIBILE. In questa
legge, tali principi trovano posto grazie all’istituzione della PROGRAMMAZIONE EDUCATIVA COLLEGIALE.

CM 199/1979 Con la CIRCOLARE MINISTERIALE 199/1979 si è cercato di fare chiarezza si è cercato di fare chiarezza sulle FORME
DI SOSTEGNO della 517 e viene precisato che l’integrazione viene raggiunta quando all’alunno viene garantita una
partecipazione attiva alle attività didattiche, inoltre definisce ed identifica la FIGURA DELL’INSEGNANTE DI
SOSTEGNO e delinea gli indirizzi di carattere organizzativo.

L. 270/1982 Questa legge ha apportato delle correzioni rispetto alla 517 in merito a:
- la quantificazione delle ORE DI SOSTEGNO da assegnare all’alunno con disabilità
- la normativa del sostegno per quanto riguarda la SCUOLA MATERNA che rappresentava una lacuna normativa
- si prosegue anche sulla strada dell’integrazione scolastica imponendo il rapporto di un insegnante di sostegno ogni
4 alunni con disabilità.
L’importanza di questa legge è quello di aver stabilito che i posti del sostegno sono DI RUOLO come i posti comuni
e come tali si ricoprono con concorsi e con graduatorie e titoli specifici.

DAL 1984 AL 1992 Con la L. 326/1984 si riconoscerà ai docenti la validità delle ABILITAZIONI SPECIALI per l’insegnamento ai minorati
della vista e dell’udito e disponendo che nei DIPLOMI DI LICENZA DELLE MEDIE non si faccia menzione delle
PROVE DIFFERENZIATE.
Un passo decisivo è la SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE 215/1987 che dichiara il diritto pieno degli
alunni disabili a frequentare ogni ordine di scuola compresa quella SUPERIORE.
In ottemperanza alla sentenza della corte costituzionale il ministero emana la CIRCOLARE 262/1988 i cui cardini
sono:
-capacità e merito vanno valutati secondo parametri adeguati alle rispettive situazioni dei disabili
- devono essere assicurate le adeguate intese scuola-sanità-enti locali
- devono essere garantite le necessarie certificazioni e diagnosi funzionali
- nelle iscrizioni occorre dare la precedenza ai disabili
- devono essere previsti i necessari corsi di aggiornamento per i docenti e non docenti
- occorre curare la continuità scolastica tra i vari ordini
- devono essere garantite i necessari ausili per lo svolgimento delle prove scritte e pratiche
- il consiglio di classe deve predisporre il PEI per eventuali prove differenziate
- viene inoltre razionalizzato il tempo e le modalità di tirocinio diretto con i minorati di vista e udito

LA LEGGE La LEGGE QUADRO PER L’ASSISTENZA, L’INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DEKLLE PERSONE
QUADRO IN
HANDICAPPATE 104/1992 costituisce in materia di handicap il primo intervento legislativo di carattere organico e
MATERIA DI
HANDICAP raccoglie e integra i vari interventi legislativi divenendo un punto di riferimento normativo. I principali obbiettivi sono:
L. 104/1992 - rimozione delle CAUSE INVALIDANTI
- promozione dell’AUTONOMIA
- realizzazione dell’INTEGRAZIONE SOCIALE
L’integrazione scolastica viene supportata da una serie di strumenti didattico-organizzativi, ma la novità di maggior
interesse è una più stretta COLLABORAZIONE tra tutti gli attori presenti nel territorio.
L’integrazione deve avvenire per tutti e per ogni ciclo compresi asili nido e università, l’alunno viene individuato come
disabile attraverso alcuni documenti:
- la DIAGNOSI FUNZIONALE (DF)
- il PROFILO DINAMICO FUNZIONALE (PDF)
- il PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (PEI)
Ai minori impediti per motivi di salute a frequentare la scuola viene garantita l’istruzione. Nelle scuole sono garantite
l’assegnazione di DOCENTI DI SOSTEGNO SPECIALIZZATI con una specifica FORMAZIONE UNIVERSITARIA,
l’suo di docenti privi di titolo di specializzazione è consentito solo quando non ci sono sufficienti docenti specializzati.
Il docente di sostegno individua i BISOGNI SPECIALI e insieme al GRUPPO DI LAVORO PER L’INCLUSIONE (GLI)
redige il PEI.
La scuola che emerge è quindi caratterizzata come un ambiente educativo e di apprendimento, una scuola capace di
garantire agli alunni diversi opportunità reali.
Le norme contenute nella legge quadro saranno riprese poi dalla L. 297/1994 che raccoglierà in un TESTO UNICO
l’intera legislazione scolastica precedente che sancisce:
- il diritto all’educazione e all’istruzione della persona disabile nelle scuole di ogni ordine e grado
- l’obbiettivo dell’integrazione dello sviluppo delle potenzialità della persona disabile
- l’esercizio del diritto all’educazione e all’istruzione che non può essere impedito da difficoltà di ogni sorta
- l’educazione garantita ai disabili ospedalizzati di ricevere un’istruzione.

LA Questa dichiarazione sancisce il DIRITTO ALL’EDUCAZIONE DI TUTTI I BAMBINI nel rispetto delle diversità di cui
DICHIARAZIONE
ognuno è portatore, per DIVERSITA’ si intendono:
DI SALAMANCA
DEL 1994 - diversità personali
- diversità sociali e ambientali di provenienza
- diversità di background culturale ed etnico
Il diritto all’educazione viene assicurato attraverso la costruzione di un sistema educativo incentrato sull’inclusione,
perciò è necessario attivare percorsi di insegnamento che siano centrati sugli alunni che tengano conto allo stesso
tempo dei singoli e della collettività, oggi questa dichiarazione è considerata la bandiera della scuola dell’inclusione.

IL NUOVO Nella sentenza della corte costituzionale 226/2001 si afferma il diritto all’istruzione dei disabili che sussiste anche nel
MILLENNIO
periodo successivo a quello della scuola dell’obbligo.
La L. 67/2006 sulla TUTELA GIURISDIZIONALE DEI DISABILI VITTIME DI DISCRIMINAZIONI, espande la tutela
accordata nel contesto lavorativo a tutte le altre situazioni in cui il disabile venga discriminato.
Con la L. 18/2009 viene ratificata la CONVENZIONE DI NEW YORK sui diritti delle persone con disabilità che
impone agli Stati sottoscrittori di riconoscere il diritto all’istruzione ai disabili, per avverarlo si stabilisce che il sistema
educativo debba prevedere l’integrazione scolastica ai disabili a tutti i livelli e offrire loro possibilità di istruzione per
tutto l’arco della vita finalizzata al:
- pieno sviluppo del potenziale umano del senso di dignità e dell’autostima
- sviluppo da parte dei disabili della propria personalità dei talenti e della creatività
- mettere in grado le persone con disabilità di partecipare effettivamente a una società libera
- mettere in grado i disabili di acquisite le competenze pratiche e sociali (braille, lingua dei segni)
- adottare misure appropriate per impiegare insegnanti compresi quelli di sostegno
- assicurare ai disabili l’istruzione post-secondaria
Il ministero poi con la NOTA 4274/2009 emana le LINEE GUIDA PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA DEGLI
ALUNNI CON DISABILITÀ’ e il testo si articola in tre parti:
1. Una panoramica sui principi generali e sull’ordinamento passato in tema di disabilità
2. Ci si addentra nelle pratiche scolastiche individuando problemi e proposte di intervento sotto vari aspetti
3. Scende in dettaglio sui compiti organizzativi del DS, su quelli didattici dei docenti e su quelli operativi degli ATA

LA LEGGE SUI Il quadro normativo italiano viene completato da alcune norme che riguardano gli studenti affetti da DISTURBI
DISTURBI SPECIFICI
SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DSA), i documenti fondamentali su questo tema sono:
DELL’
APPRENDIMENTO 1. La L. 170/2010 che garantisce il diritto allo studio degli alunni con DSA e regola la materia in soli 7 brevi articoli:
- riconosce la condizione di DSA dando definizione della sindrome
- dichiara le proprie finalità
- stabilisce le condizioni per la diagnosi e pone l’impegno all’individualizzazione precoce
- prevede la specifica formazione dei docenti e dei DS
- definisce obblighi e possibilità per le misure educative e didattiche per la valutazione
- introduce il diritto dei familiari a misure che permettano la loro azione di aiuto all’alunno
- pone i termini per successive disposizioni attuative
La legge ricorda inoltre alcuni punti molto importanti:
- i DSA non sono in alcun modo associati a problemi cognitivi ma si manifestano in presenza di capacità cognitive
perfettamente normali
- le quattro forme di DSA possono sussistere separatamente o insieme
- i DSA possono inoltre presentarsi in associazione con altri disturbi in particolare con l’ADHD, con i disturbi del
linguaggio, con i disturbi della coordinazione motoria, con i disturbi dell’emotività e con i disturbi del comportamento
Le principali finalità di questa legge sono:
- il diritto allo studio dei DSA a cui deve essere garantito il successo scolastico, una formazione adeguata
- ridurre i disagi relazionali ed emozionali che costituiscono un problema per i DSA
- realizzare una diagnosi precoce e la connessa formazione specifica dei docenti per la conoscenza di questi disturbi
- assicurare forme di verifica e valutazione adeguate alla particolare situazione di difficoltà
2. Il DM 12 luglio 2011 che pone a carico delle scuole l’obbligo di attuare i necessari INTERVENTI PEDAGOGICO-
DIDATTICI per il successo formativo degli alunni DSA attivando percorsi di DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA e
PERSONALIZZATA anche attraverso la redazione di PIANI DIDATTICI PERSONALIZZATI ricorrendo a strumenti
compensativi e misure dispensative.
3. La DM del 27 dicembre 2012 rivolta agli studenti con BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES) che intende portare
a compimento la vocazione italiana di creare una scuola realmente inclusiva. Questa direttiva, estende il
riconoscimento di BES dalle condizioni di disabilità e DSA a tutte le possibili situazioni di particolare difficoltà che
possono insorgere per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici e sociali rispetto ai quali è
necessario che le scuole offrano adeguata risposta.
4. Le LINEE GUIDA PER L’INDIVIDUAZIONE PRECOCE emanate con DM 17 aprile 2013

LA DISABILITÀ’ L’ultimo degli otto decreti attuativi della BUONA SCUOLA ovvero il D.LGS 66/2017 norme per la promozione
NELLA BUONA
dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, va a costituire una sorta di nuovo Testo unico per l’integrazione
SCUOLA
L. 107/2015 scolastica dei soggetti con disabilità va tuttavia rilevato che:
- L’entrata in vigore delle innovazioni del decreto è prorogata al 1 settembre 2019
- dalla stessa data viene soppresso il DPR del 24 febbraio 1994 ovvero l’atto di raccordo tra scuole e istituzioni
sanitarie
- dal 1 settembre 2017 entrano in funzione il GRUPPO DI LAVORO INTERISTITUZIONALE REGIONALE (GLIR)
e il GRUPPO DI LAVORO PER L’INCLUSIONE (GLI) a livello di scuola
- dal 1 settembre 2019 entra in funzione il GRUPPO PER L’INCLUSIONE TERRITORIALE (GIT) che ha competenze
tecniche sull’organico di sostegno.

IL PIANO La Buona Scuola in coerenza con le riflessioni dell’UE individua nella società di oggi nuove forme di ANALFABETISMO
NAZIONALE PER
come fonte di disuguaglianza ed emarginazione, primo tra tutti l’ANALFABETISMO INFORMATICO caratterizzato
LA SCUOLA
DIGITALE da:
- incapacità di utilizzare i mezzi informatici
- incapacità nel trovare, selezionare e riorganizzare informazioni usando il web e i mezzi informatici
Segue quindi la necessità di promuovere attraverso la scuola un processo di alfabetizzazione che si traduce
nell’inserimento delle TECNOLOGIE DELL’INFORMAZIONE E DELLE COMUNICAZIONI (TIC) nella scuola.
Questo trova riconoscimento nel PIANO NAZIONALE PER LA SCUOLA DIGITALE previsto dalla Buona Scuola
che individua azioni e strategie dirette a favorire l’uso delle tecnologie nella didattica e a potenziare le competenze
dei docenti e degli studenti nel campo digitale.

2. LA FORMAZIONE DEL PERSONALE DOCENTE DI SOSTEGNO


LA FORMAZIONE Il percorso storico della formazione dei docenti di sostegno è stato lungo e complesso. Il RD 1297/1928 aveva
MONOVALENTE
previsto l’istituzione di SCUOLE MAGISTRALI ORTOFRENICHE e corsi sulla FISIOPATOLOGIA DELLO SVILUPPO
FISICO E PSICHICO aperti grazie a istituti superiori di istruzione con l’approvazione del Ministero per il
conseguimento dell’abilitazione all’insegnamento nelle scuole aventi finalità particolari.
Tale formazione, sarebbe servita a SPECIFICHE PATOLOGIE e rispondeva all’esigenza di fare dell’insegnante un
TECNICO DELLA RIABILITAZIONE che lavorava in orario scolastico o un insegnante preposto ad INTERVENTI
INDIVIDUALIZZATI per specifiche patologie. I corsi erano ANNUALI ma le lezioni venivano compattate in periodi
più brevi.

Con il DPR 970/1975 si resero i corsi BIENNALI e se ne subordinò l’apertura all’autorizzazione del ministero. Questo
decreto, disponeva che tali istituti dovesse disporre di personale direttivo e docente fornito di apposito titolo di
specializzazione, i programmi venivano approvati con DECRETO MINISTERIALE ed erano ammessi coloro in
possesso dei requisiti specifici e generali descritti dal DPR 417/1974:
- una formazione universitaria completa
- i requisiti previsti per l’ammissione ai concorsi di accesso agli impieghi civili dello stato
Si aboliscono i corsi di fisiopatologia ma venivano fatti salvi i diritti e le specializzazioni acquisite dai docenti in servizio
alla data di entrata in vigore delle nuove norme, essi erano valide anche per il PRIMO CONCORSO che sarebbe
uscito.
Il corso era UNITARIO sia sul piano organizzativo che didattico, ma era diviso in sezioni a seconda dell’ordine di
scuola, era diviso in due aree:
- AREA INFORMATIVA di 300 ore di lezioni comuni a tutte le sezioni
- AREA FORMATIVA di 350 ore di tirocinio nell’ordine di scuola
Il totale ammontava a 1300 ore per due anni di corso. L’accesso ai posti di ruolo avveniva mediante CONCORSO
SPECIALE nelle classi di ciechi e sordomuti. si mette in rilievo la NATURA POLIVALENTE della specializzazione del
docente, anche se in realtà i corsi erano ancora strutturati per specializzarsi in un solo indirizzo:
- disabili psicofisici
- minorati della vista
- minorati dell’udito

LA FORMAZIONE Con la L. 517/1977 viene riconosciuta la figura dell’insegnante di sostegno nella scuola, fu da quel momento che il
POLIVALENTE
docente si trasformò in un operatore dotato di COMPETENZE SPECIALISTICHE, un soggetto culturale la cui
preparazione venne affidata ad appositi corsi di specializzazione.
I programmi del 1977, perseguivano uno stretto collegamento tra le lezioni e l’area formativa che prevedeva
ESPERIENZE DI GRUPPO e TIROCINI GUIDATI.
Fu nel 1984 che il ministro istituì una commissione di studio che aveva il compito di elaborare proposte per il riordino
dei corsi di specializzazione. Con il DM 24 aprile 1986 furono pubblicati i nuovi programmi, la scelta cadde su di una
FORMAZIONE POLIVALENTE strutturata su tre aree:
- AREA DISCIPLINARE
- DIMENSIONE OPERATIVA
- DIDATTICA CURRICOLARE
Si prevedevano anche due forme di TIROCINIO uno diretto guidato di 150 ore annue e uno indiretto guidato di 100
ore annue, il corso ammontava a 1300 ore, il superamento del corso prevedeva 18 esami e la discussione di una tesi
finale.
Dopo la sentenza della corte costituzionale che ribadiva il diritto degli alunni del sostegno anche alle scuole superiori
si provvede ad un’ulteriore riforma dei corsi di specializzazione, furono allora sospesi dal 1992.
Per la riapertura si dovette attendere il 1995 con il DM 226 del 27 giugno 1995, i nuovi programmi rispondevano
all’esigenza:
- di garantire l’acquisizione di competenze relazionali, disciplinari e metodologiche
- di far emergere con chiarezza il legame tra contenuti e metodo
Il percorso doveva porre i docenti nelle condizioni di saper riconoscere, affrontare e risolvere i più comuni problemi
di insegnamento e il monte ore complessivo per i due anni era di 1150 ore, tuttavia un limite di tali programmi stava
proprio nell’assenza delle DIDATTICHE SPECIALI fatte oggetto di corsi di aggiornamento riservate ai DOCENTI IN
SERVIZIO.

I CORSI INTENSIVI Il DM 16 giugno 1997 istituì CORSI INTENSIVI DI SPECIALIZZAZIONE, il monte ore venne ridotto a 450 ore e i
DI
SPECIALIZZAZIONE
programmi furono notevolmente ridimensionati, il titolo di specializzazione che fornivano era di tipo
MONOVALENTE interessava cioè solamente il DEFICIT PSICOFISICO e non anche quello sensoriale.

LE SSIS I corsi intensivi cessarono quando la formazione dei docenti di sostegno venne affidata ad un semestre aggiuntivo di
400 ore dopo la laurea di SCIENZE DELLA FORMAZIONE PRIMARIA per la scuola materna ed elementare e dopo
il biennio presso le SCUOLE DI SPECIALIZZAZIONE ALL’INSEGNAMENTO SECONDARIO (SSIS) per le scuole
medie e superiori.
Le SSIS partirono dal 2002/2003 con il DM 20 febbraio 2002 il ministero autorizzò le università ad attivare corsi di
specializzazione con moduli di almeno 800 ore riservati ai docenti già in possesso di ABILITAZIONE. Esse
comprendevano LABORATORI e almeno 200 ore di TIROCINIO.
La RIFORMA MORATTI, sancì che la formazione iniziale dovesse svolgersi per tutti i docenti nelle università e la
laurea in scienze della formazione primaria fu riconosciuta come abilitante all’insegnamento per la scuola materna ed
elementare, per gli altri gradi il percorso formativo restava agganciata alla specializzazione presso le SSIS e al semestre
aggiuntivo di 400 ore per il sostegno.
Con il DM 249/2010 si definisce la disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale, si stabilisce che la
formazione ai quali possono accedere gli insegnanti abilitati devono prevedere l’acquisizione di un minimo di 60 CFU
e comprendere almeno 300 ore di tirocinio, i corsi diventano a numero programmato dal ministero tenendo conto
delle esigenze del sistema nazionale di istruzione e prevedono una prova di accesso, il candidato che supera con esito
favorevole l’esame finale consegue il DIPLOMA DI SPECIALIZZAZIONE.

LA FORMAZIONE Della FORMAZIONE DEI DOCENTI, si occupano due distinti decreti:


DEI DOCENTI
- il D.LGS. 66/2017 per la scuola dell’infanzia e primaria prevede un CORSO DI SPECIALIZZAZIONE IN
CON LA BUONA
SCUOLA PEDAGOGIA E DIDATTICA SPECIALE PER LE ATTIVITA’ DI SOSTEGNO DIDATTICO E L’INCLUSIONE
SCOLASTICA. Il corso si svolge presso le università è annuale e prevede l’acquisizione di 60 CFU e 300 ore di
tirocinio, accedono al corso gli aspiranti in possesso della LAUREA MAGISTRALE A CICLO UNICO IN SCIENZE
DELLA FORMAZIONE PRIMARIA.
- il D.LGS. 59/2017 per la scuola secondaria aveva previsto un concorso pubblico nazionale e un successivo percorso
formativo triennale, ma con l’entrata in vigore della legge di bilancio 2019 è stata abolita la triennalità denominato
PERCORSO FIT e si è tornati ad un PERCORSO ANNUALE DI FORMAZIONE INIZIALE E PROVA, la nuova
procedura prevede che dopo aver superato positivamente il corso il docente venga inserito nella graduatoria regionale
e immesso in ruolo per il periodo di prova.

3. CENTRI TERRITORIALI E GRUPPI DI LAVORO PER LA DISABILITA’


I CTS E I CTI I CENTRI TERRITORIALI DI SUPPORTO (CTS) sono stati istituiti dagli USR in accordo con il MIUR e a livello
PROVINCIALE sono diventati dei punti di riferimento per le scuole, sono collocati presso SCUOLE POLO e
coordinano la propria attività con gli enti locali, secondo la direttiva:
- informano i docenti, le famiglie, gli alunni delle RISORSE TECNOLOGICHE disponibili sia gratuite sia commerciali
- organizzano iniziative di formazione sui temi dell’inclusione scolastica e sui BES
- organizzano la formazione per quanto riguarda l’ambito delle tecnologie per l’integrazione
- danno consulenze su ogni singola situazione e riguarda anche le modalità didattiche da attuare per l’apprendimento
- gestiscono gli ausili e il comodato d’uso
- eseguono la raccolta della buona pratica per l’inclusione
La consulenza dei CTS si estende poi a tutto l’ambito della disabilità e dei disturbi evolutivi specifici.
I CENTRI TERRITORIALI PER L’INCLUSIONE (CTI) operano a livello territoriale meno esteso dei CTS al fine di
assicurare la massima ricaduta possibile delle azioni di consulenza, formazione, monitoraggio e raccolta di buone
pratiche perseguendo l’obbiettivo di un sempre maggior coinvolgimento degli insegnanti.

GRUPPI DI I gruppi di lavoro per l’integrazione GLH (gruppi di lavoro handicap) sono previsti dalla L. 104/1992 e sono istituiti
LAVORO DEL
presso ogni USR e presso ogni scuola:
L. 104/1992
- presso ogni USR si istituiscono i GLIP (gruppi di lavoro interistituzionale provinciale) che hanno compiti di consulenza
e proposta al provveditore agli studi di consulenza alle singole scuole, di collaborazione con gli enti locali e le unità
sanitarie locali per la conclusione e la verifica dell’esecuzione degli accordi di programma per l’impostazione e
l’attuazione dei PEI nonché per qualsiasi attività inerente all’integrazione degli alunni in difficoltà di apprendimento.
- presso ogni SCUOLA vengono istituiti i GLH D’ISTITUTO che sono costituiti da gruppi di studio e di lavoro
composti da insegnanti, operatori dei servizi familiari e studenti con il compito di collaborare alle iniziative educative
e di integrazione predisposte dal piano educative. Si riunisce in media due volte l’anno e la sua costituzione rientra tra
gli obblighi del DS, presiede alla programmazione generale dell’integrazione della scuola. Tra i suoi compiti abbiamo:
- analizzare la situazione complessiva degli alunni con disabilità
- analizzare le risorse d’istituto
- predisporre un calendario per gli incontri
- verificare periodicamente gli interventi
- formulare proposte per la formazione e l’aggiornamento

I GLH d’istituto si articolano in:


1. GLHI gruppi di lavoro e di studio d’istituto, hanno il compito di favorire l’integrazione a livello d’istituto hanno
competenze ORGANIZZATIVE e PROGETTUALI essi hanno funzione di:
- gestione delle risorse umane
- modalità di accoglienza dei minori disabili
- gestione e reperimento delle risorse materiali
- gestire continuità tra i vari ordini di scuola
- formulare progetti per i disabili, per la formazione e l’aggiornamento dei docenti e relativi all’organico
2. GLHO gruppi di lavoro per l’integrazione operativa, hanno il compito di favorire l’integrazione del singolo alunno
con disabilità insieme alle famiglie, è composto da: DS, consiglio di classe, referente e personale dell’ASL genitori
dell’alunno, si riunisce in situazione ordinaria tre volte l’anno e svolge le seguenti funzioni:
- presiede alla stesura e all’aggiornamento del bilancio diagnostico e prognostico del profilo dinamico funzionale
- interviene nella progettazione e verifica del PEI
- indica al GLH d’istituto le ore e le aree di sostegno necessario
Entrambi i gruppi devono essere convocati, riuniti e verbalizzati.

I GRUPPI DELLA Questa direttiva ministeriale ha previsto l’istituzione dei GLI (gruppi di lavoro per l’inclusione) che hanno compiti di
DM 27dic 2012
rilevazione dei bisogni educativi speciali presenti nella scuola incluso tutte le tipologie di BES. È composto da:
- DS che lo presiede
- collaboratori del dirigente
- docenti di sostegno
- docenti referenti BES, DSA e handicap
- rappresentanti dei genitori con disabilità
- responsabile ASL
- eventuali operatori coinvolti
In particolare svolge funzioni di:
- rilevazione dei BES
- raccolta degli interventi didattico-educativi posti in essere nella scuola
- confronto sui casi, consulenza e supporto sui casi e sulle metodologie
- elaborazione di una proposta di piano annuale per l’inclusività

GRUPPI DI Il D.LGS. 66/2017 ha ridefinito l’intero quadro dei GRUPPI DI LAVORO coinvolti nell’azione dell’inclusione degli
LAVORO DEL
alunni con disabilità:
D.LGS 66/2017
- GLIR (gruppo di lavoro interistituzionale regionale)
viene istituito a livello regionale presso l’USR ed è stato istituito per la prima volta nel 2009, svolge un’ampia AZIONE
DI SUPPORTO in relazione:
- ai diversi accordi di programma
- all’orientamento e ai percorsi integrati scuola-territorio-lavoro
- all’attività del GIT
- alle reti di scuole per l’attuazione dei piani di formazione
È composto dal DIRIGENTE REGIONALE che lo presiede, un rappresentante della regione, uno degli enti locali e un
rappresentante delle associazioni delle persone con disabilità.
- GIT (gruppo per l’inclusione territoriale)
A livello territoriale è chiamato a sostituire il gruppo di lavoro interistituzionale provinciale (GLIP) esso deve:
- formulare le proposte all’USR di quantificazione delle risorse di sostegno sulla base delle richieste dei DS
- svolgere ulteriori compiti di consultazione e programmazione delle attività
È composto da un DIRIGENTE TECNICO o SCOLASTICO che lo presiede tre DS nell’ambito territoriale, due
docenti per il primo ciclo e uno per il secondo ciclo di istruzione.
- GLI (gruppo di lavoro per l’inclusione)
Ha sostituito il vecchio GLH D’ISTITUTO ed è composto dal DS che lo nomina e lo presiede, docenti curricolari,
docenti di sostengo, eventualmente personale ATA e specialisti dell’ASL. Ha il compito di:
- supporto per il collegio docenti nella definizione del PAI con l’intervento di docenti, alunni e genitori
- supporto per i consigli di classe e i docenti nell’elaborazione del PEI
- SCUOLE POLO
In questo ambito di collaborazione sono infine state istituite le SCUOLE POLO che svolgono azioni di supporto e
consulenza con le reti del territorio per promuovere la ricerca, la sperimentazione e lo sviluppo di metodologie e
strumenti per l’inclusione.

OSSERVATORIO L’OSSERVATORIO PERMANENTE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA è stato istituito presso il MIUR con cui si
PERMANENTE PER
raccorda è composto dal MINISTRO che lo presiede dai rappresentanti delle associazioni disabili, da studenti e da
L’INCLUSIONE
SCOLASTICA altri soggetti pubblici e privati comprese le scuole.
Svolge i compiti di analizzare e studiare le tematiche dell’inclusione e monitorare le azioni per l’inclusione scolastica,
proporre accordi inter-istituzionali per la realizzazione del progetto individuale e proporre le sperimentazioni in
materia di inclusione. L’OSSERVATORIO viene portato in causa in vista di determinate decisioni tra cui l’INVALSI che
lo sente per la predisposizione degli indicatori per l’AUTOVALUTAZIONE DI ISTITUTO IN TEMA DI INCLUSIONE.

4. LE CERTIFICAZIONI E I DOCUMENTI RIGUARDANTI LA DISABILITA’


LA L’ACCERTAMENTO DELLA DISABILITA’ è regolata DPR 24 feb 1994 e del DPCM 185/2006 spetterebbe
CERTIFICAZIONE
all’apposita commissione dell’ASL, tuttavia può bastare anche la certificazione di uno specialista pubblico o
MEDICA
convenzionato con l’ASL. La segnalazione può essere fatta dalla famiglia, ma anche dal DS coinvolgendo i genitori.

LA DIAGNOSI Una volta avuta la certificazione medica ai sensi della L. 104/1992 va redatta la DIAGNOSI FUNZIONALE (DF) che
FUNZIONALE
contiene la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno, questa permette
di evidenziare il tipo di deficit, le potenzialità, le previsioni degli obbiettivi da raggiungere a medio e lungo termine.
Il documento deve contenere elementi clinici, psicosociali ed evidenziare potenzialità e difficoltà dell’alunno.
I contenuti della diagnosi funzionale sono:
- anamnesi familiare
- aspetti clinici (anamnesi fisiologica e patologica e diagnosi clinica)
- aspetti psicosociali relativi all’area cognitiva, affettivo-relazionale, linguistica, sensoriale, motorio-prassica e neurologica
La diagnosi non rimane sempre la stessa ma deve essere aggiornata in relazione all’evoluzione dell’alunno.

IL PROFILO Il PROFILO DINAMICO-FUNZIONALE (PDF) è formulato sulla base della diagnosi funzionale e sulla conoscenza
DINAMICO
che gli operatori scolastici hanno del soggetto, documentata dal FASCICOLO PERSONALE.
FUNZIONALE
Deve riportare la descrizione delle difficoltà e dello sviluppo potenziale del disabile nei TEMPI BREVI (sei mesi) e nei
TEMPI MEDI (due anni), esso viene redatto dall’UNITA’ MULTIDISCIPLINARE composta da: docenti curricolari,
docente di sostegno e genitori dell’alunno. Fonti per la redazione del PDF sono: diagnosi funzionale, il fascicolo
personale dell’alunno, le informazioni della scuola precedente, le informazioni della famiglia e le osservazioni dei
docenti. È soggetto a verifiche in media ad ogni biennio, va aggiornato invece:
- alla fine dei ogni ordine di scuola fino alla SECONDARIA DI PRIMO GRADO
- durante la scuola SECONDARIA DI SECONDO GRADO
I contenuti riguardano i seguenti ambiti:
- cognitivo e affettivo-relazionale
- comunicazionale e linguistico
- sensoriale e motorio-prassico
- neuropsicologico
Per ogni asse va analizzato il funzionamento e il prevedibile livello di sviluppo

IL PIANO È il progetto di vita scolastico di ogni alunno disabile, il documento nel quale vengono descritti gli interventi che hanno
EDUCATIVO
come scopo la piena realizzazione del diritto all’integrazione, all’educazione e all’istruzione. È redatto dal GLHO del
INDIVIDUALIZZAT
O singolo allievo che definiscono gli obbiettivi del PEI e decidono la tipologia di programmazione che il disabile dovrà
seguire, la famiglia partecipa alla stesura del PEI perché coinvolta in prima persona, infatti sottoscrivono il PEI e ne
ricevono una copia. Viene redatto all’inizio di ciascun anno scolastico dopo un periodo di osservazione e analisi della
SITUAZIONE DI PARTENZA l’insegnante di sostegno raccoglie tutte le informazioni e compila. la parte didattica del
PEI, esso deve tenere conto di tutti i progetti in cui l’alunno è coinvolto. Ad assumere il coordinamento della stesura
del documento è l’INSEGNANTE DI SOSTEGNO che dovrà fare osservazioni e interessare varie aree. Nella stesura
finale del PEI si utilizza un modello che si compone di 5 sezioni:
- storia clinica e familiare del ragazzo
- valutazione aree fondamentali dello sviluppo
- valutazione della dimensione psicologico-emotiva
- progetto educativo
- verifica finale e in itinere
La PROGRAMMAZIONE è un complesso di operazioni elaborate nell’ambito delle attività scolastiche per la buona
riuscita dell’azione formativa. Può avere due tipi di obbiettivi:
- EDUCATIVI trasversali a tutte le discipline e sono formativi per l’uomo e il cittadino
- DIDATTICI specifici a una o più discipline e devono tradursi in conoscenze, competenze e capacità
Fanno parte della programmazione: contenuti, tempi, metodi, strumenti, verifiche e valutazioni. Il PEI si inserisce
all’interno della programmazione della classe con la differenza che è rivolto al singolo alunno, coinvolge tutto il
CONSIGLIO DI CLASSE.
La programmazione può
- essere di tipo CURRICOLARE ovvero riferita agli obbiettivi della classe e seguire gli obbiettivi minimi
- essere di tipo NON CURRICOLARE ovvero perseguire obbiettivi differenziati dal gruppo classe
Dopo aver deciso il consiglio di classe ne da comunicazione alla famiglia che può accettare o meno il NON
CURRICOLARE, se rifiutano si procede per una programmazione CURRICOLARE. I PEI differenziati non sono
riconducibili ai programmi ministeriali e si può applicare solo nella secondaria di secondo grado, in tal caso l’alunno
sarà sottoposto all’esame di maturità a prove differenziate e a conseguire un CERTIFICATO DI COMPETENZE.
Nel caso di un passaggio da un ordine a un altro di scuola bisogna garantire la CONTINUITA’ grazie anche alla stesura
del PEI con i docenti dei due ordini di scuola coinvolti.

I DOCUMENTI La disciplina riguardanti i modelli per gli alunni disabili è destinata a cambiare dal primo settembre 2019 ad opera del
PREVISTI DAL
decreto attuativo della Buona Scuola che dispone diverse novità:
DL 66/2017
- la certificazione dell’alunno che attesta la disabilità è presentata all’INPS che da riscontro non oltre 30 giorni dalla
data di presentazione.
- le commissioni mediche sono composte da: un medico legale che assume le funzioni di presidente e due medici
specialisti, possono essere integrate anche da un assistente specialistico o un operatore sociale individuati dall’ente
locale o dal medico INPS.
- In attesa di linee guida più dettagliate la L. 104/1992 continua a costituire una distinzione importante
- la differenza dalla nuova alla vecchia impostazione è parlare di disabilità in relazione all’ambiente di vita cosa che
prima non si faceva.

IL PROFILO DI FUNZIONAMENTO: LA DIAGNOSI FUNZIONALE


Essendo la diagnosi funzionale il documento propedeutico alla predisposizione del progetto individuale che è a cura
Dell’ente locale e della scuola, è redatto con la collaborazione dei genitori del bambino con disabilità e con la
partecipazione di un rappresentante dell’amministrazione scolastica, individuato fra i docenti. La diagnosi deriva
dall’acquisizione di elementi clinici e psico-sociali ed è rivolto ad accertare due elementi:
- Anamnesi fisiologica e patologica prossima e remota
- Diagnosi clinica
Infine essendo finalizzata al recupero del soggetto deve tener conto delle potenzialità registrabili sotto tutti i vari
aspetti della persona.
IL PROFILO DI FUNZIONAMENTO: IL PROFILO DINAMICO FUNZIONALE
L’aspetto diagnostico funzionale si estende poi a formulare un profilo complessivo della situazione dell’alunno che
indica dopo un primo periodo di inserimento scolastico il prevedibile livello di sviluppo che l’alunno dimostra di
possedere sia nei tempi brevi che nei tempi medi, costituisce il quadro di riferimento del recupero e comprende:
- la descrizione funzionale, ovvero ciò che funziona dell’alunno nei vari settori
- l’analisi dello sviluppo potenziale tenendo conto di vari parametri
IL PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO
L’azione diagnostica è finalizzata alla predisposizione di due documenti il primo è il PEI a cura della scuola, documento
nel quale vengono descritti gli interventi predisposti per l’alunno disabile in un determinato periodo di tempo ai fini
della realizzazione dei suoi diritti, elaborato dal consiglio di classe con i genitori e le figure della ASL il suo contenuto
deve:
- tenere conto della certificazione di disabilità e del profilo di funzionamento
- individuare strumenti, strategie e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento
- esplicitare le modalità didattiche e di valutazione in relazione alla programmazione individualizzata
- definire gli strumenti per l’effettivo svolgimento dell’alternanza scuola-lavoro
- indicare le modalità di coordinamento degli interventi e la loro interazione con il progetto individuale
È redatto ad inizio anno scolastico dalla scuola dell’infanzia e nel passaggio di grado è garantita l’interlocuzione tra i
vari docenti delle scuole, soggetto di verifiche periodiche nel corso dell’anno al fine di raggiungere gli obbiettivi e
apportare eventuali integrazioni.
IL PROGETTO DI VITA
È una più ampia prospettiva della vita del disabile perché include più ambiti rispetto a quello scolastico, a cura dell’ente
locale si svolge secondo due ambiti:
- l’inserimento nel mondo del lavoro
- l’autorealizzazione relazionale e della socialità della persona
Può essere nei primi anni di scuola una dimensione all’interno del PEI ma deve poi acquistare progressivamente
sempre più indipendenza da quest’ultimo avvicinandosi alla fine del percorso scolastico.
IL PROGETTO INDIVIDUALE
Anche questo a cura dell’ente locale in relazione con scuola, ASL e famiglia è la pianificazione tra i vari servizi dovuti
alla persona disabile come quelli di trasporto, di accessibilità, di fruibilità degli spazi. All’ente locale compete anche la
nomina in situazioni di gravità di PERSONALE EDUCATIVO-ASSISTENZIALE, si basa sulla certificazione e sul profilo
di funzionamento e contiene:
- le prestazioni di cura della ASL
- i servizi della persona garantiti dal comune per il recupero e l’integrazione sociale
- le misure economiche necessarie
- la definizione delle potenzialità
- eventuali sostegni per la famiglia
Nel progetto individuale viene inserito il PEI
PIANO PER L’INCLUSIONE
Viene riferito alla situazione complessiva della scuola e la redazione è a cura di queste ultime grazie al collegio dei
docenti con il supporto del GLI, fa parte del PTOF e definisce le modalità per:
- l’utilizzo coordinato delle risorse
- il superamento delle barriere
- l’individuazione dei facilitatori del contesto
- la progettazione e la programmazione degli interventi di miglioramento per l’inclusione scolastica.
4. I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI NELLA SCUOLA DELL’INCLUSIONE
La conoscenza specifica della condizione esistenziale e della situazione psicosociale di una persona con DISTURBI DEL
NEUROSVILUPPO risulta assolutamente fondamentale al fine di determinare il PERCORSO DIDATTICO più adatto
al raggiungimento degli obbiettivi fissati. L’INCLUSIONE si riferisce al RICONOSCIMENTO DELL’INDIVIDUALITA’
DI CIASCUNO e sul diritto di tutti alla partecipazione piena e attiva della vita scolastica, grazie alla capacità da parte
dei docenti e degli educatori di fornire adeguate opportunità e di valorizzare ciascun alunno.

I BISOGNI L’attenzione verso i BISOGNI EDUCATIVI


EDUCATIVI
SPECIALI (BES) si è sviluppata all’indomani del DM
SPECIALI
27 dicembre 2012, quando la scuola italiana ha
recepito l’apporto fornito dal modello diagnostico
ICF dell’OMS che ha permesso di individuare i
cosiddetti BES. Quest’area dello svantaggio
scolastico, che include problematiche diverse,
viene indicata come AREA DEI BISOGNI
EDUCATIVI SPECIALI che comprende tre grandi
sottocategorie:
1.. La DISABILITÀ’
2..I DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI
3..Gli SVANTAGGI SOCIO ECONOMICI,
LINGUISTICI E CULTURALI
I bisogni speciali, non sono quindi necessariamente relativi a condizioni permanenti più o meno invalidino, ma sono
spesso conseguenze di stati che un alunno attraversa con continuità o per brevi periodi, per varie ragioni e che
richiedono una risposta adeguata e personalizzata.
Il testo della direttiva, include tra i DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI:
- DSA
- deficit del linguaggio
- deficit delle attività non verbali
- deficit della coordinazione motoria
- deficit dell’attenzione e dell’iperattività
Spesso queste sono difficoltà non riscontrabili dalla L. 104/1992 e non determinano il diritto all’INSEGNANTE DI
SOSTEGNO, ciononostante questi alunni possono avvalersi di alcuni diritti che sono stati sanciti con la L. 170/2010.
Anche in assenza di una CERTIFICAZIONE MEDICA il consiglio di classe può decidere motivandolo e verbalizzandolo
di far valere questi diritti in accordo con le famiglie.

IL PIANO Per i BES senza certificazione 104 l’ordinamento ministeriale è quello di elaborare percorsi specifici con la possibilità
DIDATTICO
da parte del CONSIGLIO DI CLASSE di stilare un PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO (PDP) allo scopo di
PERSONALIZZATO
PDP definire, monitorare e documentare le strategie di intervento e fissare i criteri per la valutazione degli apprendimenti.
Questo documento può essere redatto sia per i DSA che per i casi di svantaggio di vario tipo, pertanto a differenze
delle prime che sono documentate da diagnosi medica, queste saranno di tipo transitorio volti a colmare il disagio in
un certo periodo.

Le famiglie o gli studenti maggiorenni devono essere ESPLICITAMENTE AVVERTITI e sono tenuti a firmare uno
specifico documento dove esprimono l’eventuale consenso all’attuazione del PDP. Una copia originale viene
conservata agli atti della scuola e una copia va alla famiglia.
Il PDP deve essere personalizzato per metodologie, tempi, strategie didattiche e strumenti compensativi e misure
dispensative, ma non per OBBIETTIVI che devono essere gli stessi del gruppo classe. È redatto dal consiglio di classe
e non è previsto per tali studenti il docente di sostegno. Le esigenze di ciascun individuo non possono essere risolte
con una “ricetta preconfezionata” ma si costruiscono giorno per giorno sulla conoscenza dell’alunno e della classe in
cui è inserito non dimenticando le connessioni con l’ambiente familiare.

LA NORMATIVA La L. 170/2010 è la normativa che regola il DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI ALUNNI CON DSA. Questa legge si
PER IL DIRITTO
propone di:
ALLO STUDIO
DEGLI ALUNNI - garantire il diritto all’istruzione
DSA - favorire il successo scolastico anche con misure didattiche di supporto
L. 170/2010 - assicurare una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità
Per garantire il diritto allo studio degli alunni con DSA la legge prevede:
- modalità di formazione dei docenti e dei DS
- misure educative e didattiche a partire dalla scuola dell’infanzia
- uso di strumenti compensativi e misure dispensative
Sul PIANO OPERATIVO gli strumenti a disposizione comprendono:
- l’uso di una DIDATTICA INDIVIDUALIZZATA e PERSONALIZZATA
- l’introduzione di STRUMENTI COMPENSATIVI e MISURE DISPENSATIVE
Con il DM 5669/2011 vengono dettate le norme attuative per questa legge.

STRUMENTI Gli STRUMENTI COMPENSATIVI sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione
COMPENSATIVI E
richiesta nell’abilità deficitaria, tra questi figurano:
MISURE
DISPENSATIVE - la sintesi vocale
- le registrazioni
- i programmi di videoscrittura con correttore ortografico
- la calcolatrice
- altri strumenti come tabelle, formulari, mappe concettuali
Tali strumenti servono a facilitare l’esecuzione di compiti senza però costituire un VANTAGGIO COGNITIVO che
agevolerebbe lo studente rispetto ai compagni di classe.
Le MISURE DISPENSATIVE sono quegli interventi che consentono allo studente di non svolgere alcune prestazioni
che, a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non migliorano l’apprendimento.

IL DOCENTE Sebbene non costituisca un obbligo istituzionale, le scuole hanno la facoltà di nominare un DOCENTE REFERENTE
REFERENTE PER GLI
per le problematiche relative agli studenti DSA, nei confronti del collegio docenti il referente:
STUDENTI CON
DSA - fornisce informazioni circa le disposizioni delle norme vigenti
- fornisce indicazioni su strumenti compensativi e misure dispensative
- collabora a elaborare strategie per il superamento dei problemi relativi a studenti DSA
- offre supporto ai colleghi
- cura la dotazione bibliografica e i sussidi per studenti DSA
- diffonde e pubblicizza le iniziative di formazione e aggiornamento per il personale scolastico in tema di DSA
- funge da mediatore tra colleghi, famiglie e studenti.

5. LA VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI BES


LA VALUTAZIONE Viene delineata nel PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA in uso nelle scuole e la valutazione iniziale coincide con
DEGLI ALUNNI
l’ACCOGLIENZA e con la RILEVAZIONE DELLE COMPETENZE IN INGRESSO. Se si ritiene necessario è possibile
STRANIERI
attivare un PDP o richiedere l’intervento di un MEDIATORE LINGUISTICO-CULTURALE. Tutto allo scopo di
valutare gli studenti stranieri uguale agli italiani.
Tra gli strumenti utili ci possono essere:
- Dispensa dalla lettura ad alta voce
- Dispensa dalla scrittura sotto dettatura
- Concessione nell’uso del vocabolario
- Utilizzo testi facilitati e dispense
- Adozione di tempi più lunghi
- Interrogazioni programmate
- Prove con più peso al contenuto che alla forma
LA VALUTAZIONE Il PDP è obbligatorio per gli alunni con DSA mentre è a discrezione del consiglio di classe per i ragazzi con BES. Per
DEGLI ALUNNI
la valutazione, va tenuto conto delle situazioni soggettive di ogni alunno e adottare MISURE COMPENSATIVE o
CON PDP
MISURE DISPENSATIVE adeguate, le prove possono anche avere TEMPI PIU’ LUNGHI in durata.
Per la lingua straniera, si possono fare PROVE EQUIPOLLENTI, a volte è previsto l’esonero dallo studio della lingua
o solo dalle prove scritte, così anche all’esame l’alunno effettuerà PROVE DIFFERENZIATE con conseguente rilascio
dei CREDITI FORMATIVI. Gli alunni con PDP, devono partecipare alle prove INVALSI con strumenti compensativi,
tra questi possiamo avere:
- Misure compensative e/o dispensative
- Scansione temporale differenziata
- Prove in MP3 per ascolto individuale
Gli obbiettivi sono quelli minimi previsti per la classe, anche alla maturità non sono dispensati da nessuna materia. Per
i BES, si possono usare gli strumenti dei DSA curando soprattutto il processo di apprendimento più che il prodotto
elaborato ai fini della verifica, non sono previste differenziazioni per i BES.

LA VALUTAZIONE Secondo la L. 104/1992 la valutazione dei disabili deve essere effettuata da tutti i docenti sulla BASE DEL PEI. Alla
DEGLI ALUNNI
secondaria ai disabili sono consentite PROVE EQUIPOLLENTI e TEMPI PIU’ LUNGHI. I docenti hanno come
DISABILI
obbiettivo lo sviluppo delle potenzialità nell’apprendimento, nella comunicazione e nelle relazioni.
Ai disabili gravi, va fatta una valutazione su PIANI DIDATTICI DIFFERENZIATI che non fanno riferimento agli
obbiettivi minimi della classe. Questi obbiettivi differenziati sono tutti riferiti al PEI e vanno valutati con voti da tutti i
docenti. L’ammissione all’esame è come tutti, agli studenti differenziati, viene rilasciato un CERTIFICATO DI
COMPETENZE.
Agli allievi disabili, la scuola può decidere o meno di far frequentare gli INVALSI, nel caso le facciano, possono avere
tempi aggiuntivi, se la prova è fatta in un luogo diverso dagli altri è possibile:
- La lettura ad alta voce
- La presenza dell’insegnante di sostegno
È previsto che le prove dei disabili non siano incluse nei dati della classe ad eccezione dei DISABILI SENSORIALI,
durante gli INVALSI qualunque disabilità va segnalata nella maschera informatica prima del test.

6. LA SCUOLA DELL’INTEGRAZIONE MULTICULTURALE


INTERCULTURALITA’ Con il termine MULTICULTURALITA’ si descrive la presenza di diverse culture nello stesso spazio, ovvero un
E
MULTICULTURALITA’ PROCESSO STATICO.
Con il termine INTERCULTURALITA’ si indica invece uno scambio tra culture che ha come risultato un arricchimento
reciproco, si tratta quindi di un PROCESSO DINAMICO,
Il mondo globalizzato di oggi, implica l’interculturalità a cui segue uno SCAMBIO che aggiunge arricchimento. Quando
si parla di una EDUCAZIONE INTERCULTURALE ci si riferisce a un PROGETTO PEDAGOGICO basato sul
confronto e sullo scambio tra culture diverse che si sviluppa nella prospettiva del PRINCIPIO DELLA CONVIVENZA
DEMOCRATICA e implica un arricchimento reciproco.
La PEDAGOGIA INTERCULTURALE si sviluppa quindi come una PEDAGOGIA COMPENSATIVA volta a facilitare
il recupero di abilità e capacità da parte di un individuo per rendere più rapido il suo percorso di inserimento. Questa
è dunque ritenuta un approccio da realizzare analizzando singolarmente le situazioni.
Il termine EDUCAZIONE INTERCULTURALE, compare per la prima volta nella scuola con la CM 205/1990 che
trattava anche l’inserimento dei minori stranieri nella scuola fornendo indicazioni per l’accoglienza e l’integrazione degli
alunni immigrati. Oggi dunque le coordinate di politica educativa si fondano sul riconoscimento della
VALORIZZAZIONE DELLA DIVERSITA’, la sfida è quella di educare alla comprensione e per farlo si agisce su due
piani:
- un PIANO COGNITIVO costituito dalla conoscenza e dalle informazioni sul mondo e sugli altri
- un PIANO AFFETTIVO centrato sull’attenzione alla relazione, alle interazioni, alla storia di tutti e di ciascuno

LA NORMATICA La COSTITUZIONE ITALIANA riconosce come fondamentale il DIRITTO ALLO STUDIO E ALL’ISTRUZIONE PER
ITALIANA PER GLI
TUTTI. Con la CM 205/1990 si introduce per la prima volta il concetto di EDUCAZIONE INTERCULTURALE intesa
STUDENTI
STRANIERI come la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza.
Con la CM 160/2001 viene prevista l’attivazione di corsi e iniziative di formazione per minori stranieri e per le loro
famiglie, accogliendo le differenze linguistiche e culturali come valore da porre a fondamento del rispetto reciproco e
dello scambio tra le culture.
Con la CM 24/2006 vengono pubblicate le linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri. Nel 2014
vengono però emanate delle nuove linee guida che ribadiscono la necessità di un’educazione interculturale centrata
sul dialogo e sul reciproco riconoscimento e arrichimento che rifiuti sia la logica dell’assimilazione sia quella della
convivenza tra comunità etniche chiuse
Sempre nel 2014, il MIUR ha istituito L’OSSERVATORIO NAZIONALE PER L’INTEGRAZIONE DEGLI STUDENTI
STRANIERI E PER L’INTERCULTURA , l’osservatorio è stato rinnovato anche con il decreto del 31 agosto 2017.
PROGETTI DI Il fenomeno della presenza di alunni stranieri nelle scuole determina concrete esigenze di confronto con altre culture,
EDUCAZIONE
l’inserimento nelle classi, l’accoglienza con strategie sia individualizzate che di gruppo, il clima relazionale e
INTERCULTURALE
NELLE SCUOLE l’elaborazione di progetti specifici, costituiscono condizioni preliminari per l’INTEGRAZIONE SCOLASTICA; essa si
realizza maggiormente attraverso attività integrative e specifiche per VALORIZZARE LA LINGUA E LA CULTURA
D’ORIGINE rendendo partecipe tutto il gruppo classe. Nella scuola tale dimensione di apertura si caratterizza sempre
più diffusamente come RICERCA DIDATTICA, gli stessi LIBRI DI TESTO si vanno sempre di più aprendo ai motivi
interculturali e alla VALORIZZAZIONE DELLA DIVERSITA’.
La complessità del problema del RAZZISMO nella società richiede da parte delle scuole uno sforzo di acquisizione di
competenze, di capacità di osservazione e soprattutto di responsabilità che a partire dalla CONOSCENZA
PERSONALE si concretizza in PROGETTI, le strategie devono porsi come obbiettivo prioritario la RICERCA
DELL’INCLUSIONE. L’educazione interculturale diviene così un approccio diverso ai CURRICOLI FORMATIVI, agli
stili comunicativi e alla gestione educativa delle differenze. Nelle scuole questi progetti possono assumere diverse
forme e articolazioni:
- la realizzazione di un evento interculturale circoscritto
- intercultura praticata attraverso la didattica di una disciplina
- rifondare i curricolo formativi sulla base dell’intercultura
- prevedere attività aggiuntive all’offerta formativa della scuola

L’ISCRIZIONE A Gli alunni stranieri possono essere inseriti nella grande categoria degli alunni con BES, queste sono difficoltà che
SCUOLA DI
possono insorgere in qualsiasi fase del ciclo scolastico e hanno carattere TRANSITORIO, questo richiede una
ALUNNI STRANIERI
particolare attenzione da parte della scuola, prevedendo INTERVENTI DIFFERENZIATI che investono i docenti di
tutte le discipline.
I ragazzi con cittadinanza non italiana come gli altri hanno il DIRITTO ALLO STUDIO come quelli italiani pertanto
hanno l’OBBLIGO DELL’ISCRIZIONE a scuola, essa può avvenire in qualsiasi momento dell’anno scolastico.
Il DPR 394/1999 regolamento sull’immigrazione fornisce criteri e indicazioni per l’iscrizione e l’inserimento rimettendo
al CONSIGLIO DI ISTITUTO e al COLLEGIO DOCENTI la responsabilità per un corretto inserimento.
Le LINEE GUIDA prevedono per coloro che sperimentano difficoltà derivanti dalla non conoscenza della lingua
italiana di attivare percorsi individualizzati e personalizzati oltre che adottare strumenti compensativi e misure
dispensative.
La CM 8/2013 ha chiarito che gli alunni con cittadinanza non italiana necessitano di interventi didattici relativi
all’apprendimento della lingua ma solo in via eccezionale di un PDP.
La L. 107/2015 ha previsto che nelle aree con una forte componente di alunni stranieri siano realizzati dei PIANI DI
INTEGRAZIONE oltre a laboratori linguistici per perfezionare l’italiano come seconda lingua e laboratori di lingue
non comunitarie. Una disciplina specifica riguarda poi la loro VALUTAZIONE.

LE LINEE GUIDA Emanate nel 2014, hanno sostituito quelle precedenti del 2006 e regolamentano le attività di accoglienza e
PER
integrazione degli alunni stranieri. Il presupposto è che l’esperienza scolastica di uno studente che è stato scolarizzato
L’ACCOGLIENZA E
L’INTEGRAZIONE in Italia è diversa dalla loro che lo sono stati in paesi molto diversi dal nostro. Le situazioni che possono verificarsi
DEGLI ALUNNI sono:
STRANIERI - alunni con cittadinanza non italiana
2014
- alunni con ambiente familiare non italofono
- alunni minori non accompagnati
- alunni figli di coppie miste
- alunni arrivati tramite adozione internazionale
- alunni rom, sinti e camminanti i tre principali gruppi di origine nomade
Le LINEE GUIDA 2014 hanno previsto per loro:
- stanziamento di apposite risorse finanziarie per l’inserimento degli stranieri
- creare accordi di rete tra scuole e enti locali al fine di evitare concentrazioni di stranieri presso un singolo istituto.
Gli USR potranno definire autonomamente quanti bambini stranieri per scuola si potranno iscrivere ma in accordo
con la CM 2/2010 non si deve superare il 30% degli iscritti totali.
- l’assegnazione degli stranieri alle classe è a discrezione del DS che procederà prima all’individuazione del livello di
partenza e che potrà essere anche inferiore alla classe corrispondente all’età anagrafica.
- per migliorare la conoscenza della lingua italiana vanno previsti corsi di perfezionamento
- in fase di valutazione essi sono valutati secondo i criteri , le forme e i modi previsti per i minori italiani

GLI ALUNNI Una particolare categoria di alunni stranieri è rappresentata da BAMBINI ADOTTATI CON ADOZIONE
STRANIERI
INTERNAZIONALE cioè adottati da una coppia italiana, i quali sono oggetto di un apposito documento ministeriale
ADOTTATI
ovvero la NM 7443/2014.
Questa parte dal presupposto che:
- spesso derivano da esperienze particolarmente sfavorevoli prima dell’adozione
- subiscono un distacco dalla cultura d’origine più traumatico rispetto ad altri stranieri
Le AREE DI INTERVENTO CRITICHE individuate sono le seguenti:
- bambini che presentano difficoltà di apprendimento
- bambini che presentano difficoltà psico-emotive
- scolarizzazione insufficiente effettuata nei rispettivi paesi di origine
- bambini con bisogni speciali o disabilità
- età diversa da quella reale
- arrivo in Italia durante l’adolescenza
- alunni che a differenza degli altri stranieri devono sostituire l’Italiano alla propria lingua madre
- necessità di integrazione della cultura italiana alla propria di appartenenza
Per ovviare a tutte queste criticità, si individuano perciò tre aree di intervento:
1.. AMBITO AMMINISTRATIVO-BUROCRATICO cioè facilitazioni per le famiglie interessate nella fase dell’iscrizione
2.. AMBITO COMUNICATIVO-RELAZIONALE cioè la scelta delle pratiche adeguate di prima accoglienza
3.. CONTINUITA’ cioè il percorso formativo individualizzato deve continuare per tutta la carriera scolastica
Nell’infanzia e nella primaria è auspicabile inserire questo tipo di studenti non prima di 12 settimane dall’arrivo in Italia
mentre nella secondaria non prima di 4/6 settimane.

L’ITALIANO COME Le scuole hanno cercato di mettere a punto delle modalità organizzative per gli studenti che avevano bisogno di
SECONDA LINGUA
imparare l’italiano come SECONDA LINGUA, soprattuto nella scuola secondaria di secondo grado. Per rispondere
ai bisogni linguistici sono necessari docenti specializzati, proprio per questo dal 2016 è stata prevista una classe di
concorso specifica per ITALIANO L2. Un intervento efficace dovrebbe prevedere nella prima fase 8-10 ore
settimanali per circa quattro mesi dove possono essere raggruppati studenti di diverse classi, preferibile è inoltre un
insegnamento mirato per PICCOLI GRUPPI.
Gli obbiettivi di questa fase sono:
- acquisire capacità di ascolto e produzione orale
- acquisire strutture linguistiche di base
- acquisire capacità tecnica di letto/scrittura
Il modello prevalente in EUROPA è quello INTEGRATO, gli alunni acquisiscono la lingua in maniera rapida per
confrontarsi con i pari quotidianamente, inoltre una gran parte di stranieri con una scolarizzazione base del paese di
origine riescono a seguire materie del CURRICOLO COMUNE se proposte su SUPPORTO NON VERBALE.

LINEE DI AZIONE Queste strategie vedono come destinatari gli alunni stranieri e le loro famiglie per garantire loro il diritto allo studio,
PER
bisogna sempre partire dalla consapevolezza che l’integrazione si costruisce insieme dentro e fuori alla scuola:
L’INTEGRAZIONE
CULTURALE L’ORIENTAMENTO
Per le famiglie immigrate il problema nasce già con la SCUOLA DELL’INFANZIA, infatti per molte di loro la frequenza
di questo ordine di scuola non è considerata importante, invece riveste un ruolo decisivo per la formazione della
personalità dello studente.
Al passaggio della SCUOLA SECONDARI DI SECONDO GRADO l’orientamento deve iniziare almeno dall’inizio
dell’ultimo anno del ciclo precedente sia dal punto di vista formativo che da quello della conoscenza di se e delle
proprie prospettive future. La maggioranza degli studenti stranieri si indirizza verso l’istruzione TECNICA e
PROFESSIONALE, questo fenomeno prende il nome di SEGREGAZIONE SCOLASTICA.
Strettamente collegato all’orientamento è il tema dei RITARDI SCOLASTICI da parte degli alunni stranieri, questo è
solo l’inizio di quello che poi potrebbe sfociare nell’ABBANDONO SCOLASTICO.
PRATICHE DI ACCOGLIENZA E INSERIMENTO
Sono due momenti cruciali ai fini del processo di integrazione perché pongono le basi per un percorso positivo, in
genere accade ad inizio anno scolastico, ma per una parte può avvenire anche durante lo svolgimento dell’anno. Una
scuola che accoglie in maniera efficace deve avere:
-una conoscenza aggiornata della normativa in materia di inserimento scolastico
- disponibilità di materiali informativi e di modulistica in più lingue
- risorse interne formate sull’accoglienza degli alunni stranieri
- procedure di accoglienza condivise
Assume notevole importanza la relazione con le FAMIGLIE degli alunni, in questo percorso la scuola può avvalersi
anche della figura di un MEDIATORE CULTURALE e di INTERPRETI, può essere utile la redazione di un FOGLIO
INFORMATIVO tradotto in varie lingue che spieghi l’organizzazione e l’offerta formativa della scuola.
L’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO E LA VALORIZZAZIONE DEL PLURILINGUISMO
Componente essenziale del processo di integrazione è l’APPRENDIMENTO DELLA LINGUA ITALIANA che
costituisce la base per capire ed essere capiti, si sta comunque diffondendo sempre di più nelle scuole la
VALORIZZAZIONE DEL PLURILINGUISMO, il quale rappresenta un arricchimento per tutti gli studenti, questo
riguarda sia:
- il PLURILINGUISMO DI SISTEMA cioè lo stato attuale dell’insegnamento delle lingue straniere in cui si insegna due
lingue comunitarie tra inglese, francese, tedesco e spagnolo più il russo
- il PLURILINGUISMO INDIVIDUALE che prevede il mantenimento della lingua d’origine da parte di un individuo
come un diritto oltre che uno strumento fondamentale per la crescita cognitiva, questo può essere organizzato anche
grazie associazioni esterne alla scuola.
LE DISCRIMINAZIONI E I PREGIUDIZI
La presenza di immigrati può rendere più evidenti alcuni meccanismi naturali in tutte le persone relativi
all’ETNOCENTRISMO quali pregiudizi, opinioni, atteggiamenti e preconcetti in genere su base emozionale da un
gruppo di persone verso un altro, queste possono fare da innesco a situazioni di XENOFOBIA o vero e proprio
RAZZISMO. La scuola deve affrontare questi problemi senza negarli o sottovalutarli, qua sono comprese anche tutte
le strategie messe in atto per contrastare fenomeni come: antisemitismo, islamofobia e antiziganismo.
IL PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA PER GLI ALUNNI STRANIERI
Da tempo le scuole si dotano di un PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA PER GLI ALUNNI STRANIERI, diretto a
rispondere alle esigenze di integrazione degli alunni e facilitare l’applicazione delle regole di accoglienza, con tale
strumento di individuano, i ruoli e le mansioni ma anche le modalità per effettuare al meglio l’integrazione definendo
pratiche condivise all’interno del contesto scolastico e promuovendo anche la collaborazione di enti sul territorio.
Viene fatto da tutto il personale della scuola e deliberato dal COLLEGIO DOCENTI, viene poi inserito nel PTOF.
Questo documento coordina le seguenti fasi della vita scolastica dell’alunno straniero:
- iscrizione e accoglienza
- assegnazione alla classe e inserimento
- definizione del curricolo con ebventuale PDP
- valutazione
- orientamento e continuità tra i vari ordini di scuola
- rapporti con le famiglie
All’interno della scuola vi è inoltre la possibilità di creare una COMMISSIONE DI ACCOGLIENZA composti da
docenti e personale di Segreteria a anche DS e operatori socio-culturali che abbia i seguenti co,mpiti:
-Vigilare sull’attuazione del protocollo di accoglienza
- esaminare la documentazione all’atto dell’iscrizione
- effettuare un colloquio con la famiglia
- effettuare un colloquio con lo studente per la valutazione delle competenze in entrata
- stabilire la classe di inserimento che può essere alla pari dell’età anagrafica oppure una classe inferiore
- fornisce le informazioni raccolte ai vari docenti
- individua con i docenti i percorsi di fascilitazione migliori.

7. STRUMENTI TECNOLOGICI PER L’INCLUSIONE


GLI STRUMENTI La normativa 170/2010 obbliga le scuole a garantire l’introduzione di STRUMENTI COMPENSATIVI compresi i
COMPENSATIVI
mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche. È il CONSIGLIO DI CLASSE a individuare gli
strumenti più idonei all’apprendimento per gli studenti, ma è buona regola concordare il loro utilizzo con la FAMIGLIA
e con lo STUDENTE quando è maggiorenne
Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici o tecnologici che facilitano o sostituiscono la prestazione richiesta
nell’abilità deficitaria. Tali strumenti sollevano l’alunno dalla prestazione resa difficile dal disturbo permettendogli di
focalizzare l’attenzione su compiti cognitivi più complessi. Il contenuto della prestazione non si modifica ma si migliora
la velocità e l’esecuzione.

WORD Software che consente di creare e modificare testi complessi con immagini, tabelle e formule matematiche, la sua
PROCESSOR
funzionalità può essere incrementata con l’abbinamento sia al CORRETTORE ORTOGRAFICO che alla SINTESI
VOCALE.
Stimola la curiosità, agisce sull’autodeterminazione della scrittura, sulle metacompetenze e aiuta l’autorevisione e l’auto
correzione.

SINTESI VOCALE Consente di ascoltare a voce i testi digitati o importati nel pc, fornisce un elevato grado di autonomia ai BES e
un’accuratezza nella scrittura. La sintesi accompagna il lettore a seguire il segno durante l’ascolto del brano attraverso
l’evidenziazione della parola letta che cambia colore. Presenta però il limite che richiede come prerequisito la capacità
di cogliere adeguatamente il contenuto del testo, è legata all’affiancamento di altre strategie come le MAPPE
CONCETTUALI che consentono una sintesi e una semplificazione prima dell’ascolto.

AUDIOLIBRI Presentano diverse potenzialità a costi contenuti, si tratta di libri di tipo digitale letti integralmente da una voce narrante
che generalmente da anche un’intonazione significativa alla lettura.
MAPPE Consentono di integrare nel testo immagini, video, audio si possono fruire su LIM, tablet, schermi tradizionali o touch
MULTIMEDIALI
screen. Le mappe sono importanti strategie didattiche definite VISUAL LEARNING che aiutano a migliorare
l’apprendimento sia nella comprensione del testo che nel ricordo di informazioni come pure nell’organizzazione del
pensiero e dell’apprendimento. Sono maggiormente efficaci quando vengono rappresentate con colori, forme e
strutture riducendo al minimo la possibilità di frasi e periodi.

SCANNER E Consente di trasformare i documenti cartacei in file immagini facilmente fruibili da tutti, spesso viene associato allo
SOFTWARE OCR
SCANNER vi è un particolare tipo di software definito OCR (riconoscimento ottico di caratteri) che trasforma
l’immagine in testo elettronico per digitalizzare ogni tipo di documento.

CALCOLATRICE Consente di controllare i dati inseriti attraverso l’ascolto del numero digitato, del segno o del risultato. I discalculici
CON SINTESI
che compiono errori nel trascrivere dati possono utilizzarla per ottimizzare tempi e concentrarsi nello svolgimento
VOCALE
dei problemi.

RICONOSCIMENTO È un software che riconosce il linguaggio naturale verbale e lo trasforma automaticamente in testo scritto, può aiutare
VOCALE
chi ha gravi problemi di disortografia perché permettono di verificare la correttezza di quanto scritto.

LIM La LIM è indispensabile sia per le sue potenzialità tecnologiche, sia per il supporto alle strategie compensative usate
nella pratica quotidiana, tutte le LIM presentano software utili specifici per i DSA. Il suo utilizzo sollecita stili cognitivi
differenti, permette di coinvolgere gli alunni stessi nell’azione di progettazione della lezione creando nella classe un
contesto di apprendimento personalizzato e che sa trasformare, valorizzandole e rendendole strumento anche le
situazioni di potenziale difficoltà.

SOFTWARE Tra questi rientrano la sintesi vocale, quelli di lettura agevolata, di elaborazione di mappe concettuali e i programmi
COMPENSATIVI
di videoscrittura con la correzione ortografica.

DIZIONARI Per i DSA possono essere molto utili dizionari e traduttori online che spesso oltre alla traduzione e alla corretta grafia
COMPUTERIZZATI
permettono l’ascolto e quindi di apprendere la corretta pronuncia.
E TRADUTTORI

COMPUTER E Il computer oltre a consentire l’ISTRUZIONE INDIVIDUALIZZATA è l’elaboratore che permette l’utilizzo di software
DIVERSABILITA’
riabilitativi specifici in virtù dei quali la tastiera e il video diventano gli equivalenti di penna e carta su cui scrivere,
calcolare e disegnare. Il docente assume quindi il ruolo di MEDIATORE tra lo studente e il computer, cioè un
osservatore del processo educativo.
Per i disabili con DEFICIT SENSORIALI DELLA VISTA sono disponibili tastiere e stampanti in braille, nonché con
lettura con sintesi vocale.
Per i disabili fisici con GRAVI DEFICIT MOTORI esistono invece dei sensori mediante i quali si comunica con il
computer quindi con chi li circonda.
Per recuperi cognitivi particolari per disabili psico-motori gravi con funzioni linguistiche compromesse si ricorda il
LINGUAGGIO ICONICO BLISS composto da circa 2000 immagini che riportate sul video consentono di comporre
delle frasi servendosi di sequenze iconiche.
Modulo 3: I Disturbi dello Sviluppo
1. CLASSIFICAZIONI INTERNAZIONALI DELLE PATOLOGIE
Tra gli obbiettivi principali dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la priorità è quella di identificare e
monitorare le patologie dell’uomo.

INTERNATIONAL L’OMS nel 1970 decide di dotarsi di uno standard , l’ICD, ovvero la CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DELLE
CLASSIFICATION
MALATTIE, strumento che descrive tutte le patologie dando descrizione delle: Caratteristiche cliniche e delle
OF DISEASE
ICD indicazioni diagnostiche. Presto però, questo manuale, rivelerà i suoi limiti perché si soffermava solo sulle cause delle
malattie. L’ICD, è arrivato alla sua decima edizione (ICD-10).
Nel 1980, viene quindi affiancato da un’appendice l’ ICIDH (International Classification of Impairments, disabilities and
handicaps), il quale mette in luce l’importanza del contesto ambientale sullo stato di salute delle popolazioni.
L’OMS, dichiara l’importanza di usare entrambi i manuali insieme. L’ ICIDH, si caratterizza per tre componenti:
1.. LA MENOMAZIONE: danno organico e/o funzionale
2.. LA DISABILITÀ: perdita di capacità dovuta alla menomazione
3.. L’HANDICAP: difficoltà che si incontra nell’ambiente in cui si vive a causa della menomazione.
Nel 1999 viene fatta una revisione dell’appendice chiamato ICIDH-2, embrione del modello usato oggi. Tra le novità,
si eliminano i termini “disabilità” ed “handicap” introducendo:
PARTECIPAZIONE: concetto per cui ambienti diversi avranno impatti differenti sulla persona
ACTIVITIES: ciò che la persona realizza concretamente nella quotidianità
Questo processo di revisione terminologica e concettuale culminerà poi nella redazione dell’ICF.

INTERNATIONAL Nel 2001, l’OMS, stende un documento definitivo, l’ICF ovvero la Classificazione Internazionale del Funzionamento,
CLASSIFICATION
della Disabilità e della Salute.. L’approccio è innovativo, non si fa più riferimento alle mancanze, ma ci si focalizza sul
OF FUNCTIONING
DISABILITIES AND FUNZIONAMENTO, si descrive così lo stato di salute delle persone in base ai loro ambiti esistenziali: sociale, familiare,
HEALTH lavorativo per vedere dove ci sono disabilità. Si arriva così alla definizione di disabilità come una condizione di salute
ICF in un ambiente sfavorevole.
Esiste anche una versione del manuale dedicato ai bambini l’ICF-CY (International Classification of Functioning
Disabilities and Health for Children and Youth) Questo manuale, si concentra nella classificazione delle patologie per
la fascia d’età dai 0-18 anni.
Sia l’ICF che l’ICF-CY, vanno utilizzati in modo complementare all’ICD.

DIAGNOSTIC AND Giunto alla Quinta edizione (DSM-5), nasce in America per descrivere le patologie mentali sulla base dei SEGNI e dei
STATISTICAL
SINTOMI tipici di quel disturbo:
MANUAL OF
MENTAL SEGNO: Sintomo osservabile anche da terzi (es. Confusione)
DISORDERS SINTOMO: Viene percepito e riportato solo dal soggetto (es. Paura)
DSM è basato su un sistema dimensionale di classificazione. Prima del disturbo, viene indicato il codice ICD, facendo si che
i due manuali siano integrati. Il DSM, inquadra i disturbi anche nel contesto socio-culturale. L’ultima edizione risale al
2013.

PSYCHODYNAMIC Pubblicato per la prima volta nel 2006 in America, è diverso sia dal DSM che dall’ICD. Questo manuale. Propone
DIAGNOSTIC
un’attività diagnostica in MODO DIMENSIONALE producendo una visione più ampia della singolarità del paziente.
MANUAL
PDM
La SALUTE MENTALE è descritta come: presenza di capacità emotive, cognitive e comportamentali favorite dal
benessere di dove l’individuo vive.

2. DALLA DISABILITA’ ALL’INCLUSIONE


DALLA A lungo la DIVERSITA’ ha determinato la percezione di una distanza incolmabile con il resto del mondo, ma la lenta
CONTENZIONE
progressione verso il riconoscimento e la tutela dei diritti dei disabili non è mancata nel corso dei secoli, ma solo a
ALL’INCLUSIONE
partire dalla seconda metà del 900 ha assunto il carattere di una vera e propria inversione di marcia come testimoniano
l’evoluzione degli STRUMENTI DIAGNOSTICI. L’APPROCCIO SANITARIO viene sempre di più sostituito da un
approccio globale che riguarda le potenzialità e le risorse della persona disabile in correlazione al contesto quotidiano.
A inizio 900 sono essenzialmente due le visioni della disabilità:
1.. una SFORTUNA DI CUI NESSUNO HA COLPA, che sfocia in interventi di tipo caritatevole-assistenziale, il soggetto
è visto come un INVALIDO e lo stato si fa promotore di iniziative di aiuto nei suoi confronti.
2.. un PREGIUDIZIO ALLA SALUTE DELLA PERSONA il disabile viene considerato come un MALATO in cura presso
un medico che ne tratta la patologia.
Solo a partire dagli anni 60 si afferma con la PEDAGOGIA SPECIALE l’idea secondo cui la disabilitò è una
CONDIZIONE UMANA che procura un forte rischio di DISCRIMINAZIONE SOCIALE, da ciò deriva un terzo
approccio alla disabilità:
3.. uno SVANTAGGIO SOCIALE che riguarda la dimensione sociale della persona, la società è quindi responsabile
dell’eliminazione di ogni barriera che non permetta il godimento dei diritti.

L’EVOLUZIONE L’evoluzione verso il riconoscimento dei diritti dei disabili si è accompagnata sempre con un’EVOLUZIONE
TERMINOLOGICA
TERMINOLOGICA che valorizzasse la persona e non la sua disabilità.
DELLA DISABILITA’
A partire dalla legge 104/1992 l’espressione PERSONA HANDICAPPATA suscitò aspre critiche da chi vedeva in questo
termine una diminuzione della persona che veniva così qualificata dal suo handicap, sarebbe più corretto parlare di
PERSONA IN SITUAZIONE DI HANDICAP proprio per ribadire il fatto che l’handicap non lo si porta con se ma lo
si trova in un contesto che richiede prestazioni superiori alle abilità effettive della persona.
L’espressione DISABILE è pian piano subentrata nell’uso comune sostituendosi a quella di handicap, oggi si preferisce
dire PERSONE CON DISABILITÀ’ perché si separa maggiormente il soggetto dalla propria minorazione.
Quest’evoluzione terminologica ha proceduto sempre alla continua ricerca di espressioni sempre meno penalizzanti
fino a coniare l’espressione DIVERSAMENTE ABILE che sottolinea le potenzialità della persona come DIVERSE, ma
non per questo tali da configurarsi in un complessivo giudizio di inferiorità.

MENOMAZIONE, Secondo l’OMS si deve intendere per MENOMAZIONE qualsiasi perdita o anomalia a carico di strutture o funzioni
DISABILITA’ ED
psicologiche, fisiologiche o anatomiche, è infatti un termine più generale riguardo a disturbo o danno perché coinvolge
HANDICAP
anche le perdite.
La menomazione è segnata da:
- perdite o animalità transitorie o permanenti
- esistenza o evenienza di anomalie, difetti, perdite a carico di parti del corpo incluse le funzioni psichiche o mentali
Rappresenta cioè l’ESTERIORIZZAZIONE di uno stato patologico. Tale accertamento soprattutto in riferimento al
GRADO è importante per distinguere tra la necessità di un INTERVENTO TERAPEUTICO volto a eliminare la
menomazione o un INTERVENTO RIABILITATIVO mirato a incrementare le capacità presenti nel soggetto prima del
trauma e non toccate da questo.

Si intende invece per DISABILITA’ qualsiasi restrizione o carenza conseguente a una menomazione della capacità di
svolgere un’attività nel modo o nei limiti ritenuti normali. Possiamo sintetizzarne così le caratteristiche:
-presenza di una oggettiva difficoltà nella realizzazione di compiti
- può essere di carattere transitorio o permanente
- può insorgere come conseguenza diretta di una menomazione o come reazione ad esso da un punto di vista psichico
Rappresenta l’OGGETTIVAZIONE della menomazione, ma per essere certificati come disabili non è necessario aver
subito una menomazione ma è sufficiente che la sfera dei comportamenti nel suo complesso esprima uno
SCOSTAMENTO EVIDENTE rispetto alle cosiddette ATTESE SOCIALI o alla gestione della propria vita. C’è quindi
bisogno di un articolato confronto tra CAPACITA’ PERDUTE nel quotidiano e presunti parametri di normalità.

Possiamo intendere per HANDICAP una generale condizione di svantaggio vissuta da una persona in conseguenza a
una menomazione o ad una disabilità che limita o impedisce la possibilità di occupare il RUOLO che normalmente si
attenderebbe da quella persona. È segnata dallo sfasamento tra EFFICIENZA REALE e ASPETTATIVE DI EFFICIENZA
potenziali.
Rappresenta la SOCIALIZZAZIONE di una menomazione o disabilità, per questo possiamo parlare di handicap solo
quando una persona affetta da menomazione o disabilità riscontra una SITUAZIONE DI SVANTAGGIO in un ambito
della propria vita che abbia sperimentato o vissuto.

3. I DISTURBI DEL NEUROSVILUPPO


Fanno la loro comparsa nelle prime fasi dell’età evolutiva e possono esserci COMORBILITA’ tra i vari disturbi, Possono
essere:
SPECIFICI: coinvolgere una specifico funzionamento (es. disturbi del movimento)
GLOBALI: coinvolgere il funzionamento globale (es. disturbi dello sviluppo intellettivo).
Possono essere causate da:
FATTORI GENETICI: mutazioni, aberrazioni cromosomiche
FATTORI AMBIENTALI: traumi alla nascita, infezioni prenatali, malnutrizione, esposizione all’alcool e al tabacco in
gravidanza.
Si classificano in:
- DISTURBI DELLO SVILUPPO INTELLETTIVO
- DISTURBI DELLA COMUNICAZIONE
- DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO
- DISTURBO DEL DEFICIT DELL’ATTENZIONE (DDAI)
- DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DSA)
- DISTURBI DEL MOVIMENTO

DISTURBI DELLO Prima era definito RITARDO MENTALE, è stato poi sostituito con il nuovo termine perché si focalizza sui
SVILUPPO
COMPORTAMENTI FUNZIONALI tenendo conto dell’interazione tra uomo e ambiente.
INTELLETTIVO
Disturbo con insorgenza in età evolutiva che include deficit intellettivi e adattivi degli ambiti della concettualizzazione, della
socializzazione e delle capacità pratiche.
Per poter formulare la diagnosi, devono essere presenti:
DEFICIT DELLE FUNZIONI INTELLETTIVE: confermato da valutazione clinica e prove d’intelligenza individuali.
DEFICIT DEL FUNZIONAMENTO ADATTIVO: legato all’autonomia e alla socializzazione
INSORGENZA IN ETA’ EVOLUTIVA: il deficit deve insorgere nell’età dello sviluppo
Ci sono 4 livelli di gravità: lieve, moderato, grave e gravissimo definiti sulla base del funzionamento adattivo e non del
Q.I. Le cause possono essere GENETICHE oppure ACQUISITE, queste ultime suddivise in: GESTAZIONALI: malattie
materne in gravidanza, PERINATALI: parto prematuro, traumi organici, POSTNATALI: encefaliti, meningiti e altre
malattie. Il decorso se è di causa genetica grave è presente sin dalla nascita con fasi diverse, nei casi più lievi può invece
restare latente di solito fino all’età scolare, l’intervento precoce è fondamentale. I problemi di adattamento sono i più
gestibili. Nel caso di malattie invece il decorso è improvviso e porta alla perdita di facoltà già acquisite.
Le sue caratteristiche sono:
- Apprende molto lentamente
- Ha una rigidità di pensiero (INERZIA INTELLETTIVA)
- Tende a stereotipare le strategie operative

DISTURBI DELLA All’interno di questa categoria si inseriscono:


COMUNICAZIONE
- DISTURBO DEL LINGUAGGIO (DSL)
- DISTURBO FONETICO-FONOLOGICO
- DISTURBO DELLA FLUENZA CON ESORDIO NELL’INFANZIA (Balbuzie)
- DISTURBO DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE

Possono avere cause sia psicologiche-relazionali che manifestarsi da sole o con altri disturbi. La diagnosi precoce e
un’adeguata TERAPIA LOGOPEDICA assicurano elevate possibilità di recupero e tempi più brevi.

DISTURBI DEL LINGUAGGIO (DSL)


Disturbo caratterizzato da difficoltà nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità del linguaggio dovute a deficit della
comprensione e della produzione
Le capacità di linguaggio sono al di sotto della media, è di natura EVOLUTIVA. Può essere sia specifico che secondario
quando si presenta in comorbilità. L’età di 3 anni fa da spartiacque tra DSL e LINGUAGGIO TARDIVO.
Le sue caratteristiche sono:
- Abilità di linguaggio inferiore alle abilità non verbali
- Vocabolario limitato
- Errori nell’uso dei verbi
- Difficoltà a richiamare parole e produrre frasi

DISTURBI FONETICO-FONOLOGICO
Disturbo caratterizzato da difficoltà nella produzione de suoni dell’eloquio che impedisce la comunicazione verbale dei
messaggi
Prima veniva chiamato DISTURBO DELLA FONAZIONE, consiste nell’incapacità di utilizzare i suoni dell’eloquio pur
riuscendo a formare frasi complesse e comprendere, mostra difficoltà nella produzione, nell’uso e nell’organizzazione
dei suoni. La manifestazione tipica è l’errata articolazione di suoni, la sostituzione o l’omissione di suoni. Il trattamento
privilegiato è la LOGOPEDIA con la PSICOTERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE solitamente diagnosticata
intorno ai 4 anni.

DISTURBI DELLA FLUENZA CON ESORDIO NELL’INFANZIA


È un disturbo dell’articolazione della parola dovuta a spasmi intermittenti involontari dell’apparato fonatorio
Anche definita BALBUZIE, l’eloquio si presenta intermittente, tronco e con ripetizioni. Manifestazioni tipiche sono:
RIPETIZIONI: Di suoni e di sillabe
PROLUNGAMENTI: Innaturali di suoni
BLOCCHI: cessazioni dei suoni e del flusso d’aria
Spesso è assente durante canto e lettura, si aggrava invece dallo STRESS e dall’ANSIA, può essere accompagnato da:
MOVIMENTI MUSCOLARI: come i TIC
TIMORE ANTICIPATORIO: di parole difficili
STRATEGIE DI ASTENSIONE: dai suoni complessi
I balbuzienti hanno spesso RESPIRAZIONE IRREGOLARE e manifestano sensazioni e percezioni negative come
VERGOGNA e FRUSTRAZIONE, spesso influenza la vita e la carriera lavorativa. In media si manifesta prima dei 12
anni, può essere improvvisa e di varia gravità, nella maggioranza dei casi si risolve, persiste invece in età adulta in circa il
30% dei casi.

DISTURBI DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE


Disturbo caratterizzato dalla difficoltà nell’uso sociale del linguaggio e della comunicazione
È un nuovo disturbo introdotto di recente. Le sue caratteristiche sono:
- Difficoltà nella comunicazione per scopi sociali
- Difficoltà nel seguire le regole della conversazione
- Difficoltà nella comprensione di ciò che non è detto esplicitamente
- Limitazioni funzionali di una comunicazione efficace
- Compromissione della capacità di regolare il linguaggio al contesto

DISTURBI DELLO Sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato con esordio nei primi tre anni
SPETTRO
di vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee
AUTISTICO
e sentimenti e alle capacità di stabilire relazioni con gli altri
Viene anche definito come AUTISMO INFANTILE, prima era chiamato DISTURBO EVASIVO DELLO SVILUPPO, solo
di recente sono stati riuniti in un’unica categoria. I CRITERI DIAGNOSTICI sono:
- Deficit persistenti nella comunicazione e nell’interazione sociale
- Comportamenti e/o interessi e/o attività ristrette e ripetitive
- Sintomi presenti nel periodo precoce dello sviluppo
- Compromissione clinicamente significativa del funzionamento in ambito sociale e lavorativo
Le sue caratteristiche sono:
- Tendono alla chiusura sociale e all’isolamento
- Evitano i contatti visivi e diretti
- Manifestazione indifferenza e ipereccitazione agli stimoli
- Adottano posture o sequenze stereotipate
- Si esprimono in maniera bizzarra
- Possono essere aggressivi e autolesionisti
- Alcuni possono avere un ritardo mentale
- Possono manifestare anomalie dell’umore o dell’affettività
- Possono manifestare incapacità di valutazione dei rischi
Può presentarsi insieme ad altre sindromi, molti autistici hanno un’eccezionale MEMORIA AUDIO-VISIVA e
CAPACITA’ STRAORDINARIE nel calcolo o nelle arti. Le terapie hanno come obbiettivo principale un grado di qualità
della vita soddisfacente per la persona e la famiglia.
Altri disturbi dello spettro autistico sono::

DISTURBO DISINTEGRATIVO DELLA FANCIULLEZZA


Si manifesta dopo almeno due anni di sviluppo apparentemente normale caratterizzandosi per una marcata regressione
in diverse aree del funzionamento, viene anche denominata SINDROME DI HELLER o DEMENZA INFANTILE.
SINDROME DI ASPERGER
Le principali manifestazioni sono una grave e perdurante compromissione dell’integrazione sociale e lo sviluppo di
interessi e modalità comportamentali ristrettì e ripetitivi. Non implica ritardi o devianze clinicamente significativi
nell’acquisizione del linguaggio.
DISTURBO DI RETT
Interessa solamente individui di sesso femminile , si tratta dello sviluppo di molteplici deficit specifici, successivi ad un
periodo di funzionamento normale, si manifesta tra i 6 mesi e i 2 anni e mezzo con una perdita delle capacità manuali
precedentemente acquisite. Cominciano a comparire:
- Caratteristici movimenti stereotipati delle mani
- Diminuisce l’interesse per le persone che si hanno intorno
- Rallenta la crescita del cranio
- Cominciano problemi nella coordinazione e nel movimento
- Viene notevolmente compromesso il linguaggio
- Frequenti sono le manifestazioni convulsive

DISTURBO DI Condizione in cui è presente nell’individuo una costante disattenzione e/o iperattività e impulsività
DEFICIT In italiano si utilizza la sigla DDAI, mentre in inglese ADHD. Si manifesta principalmente con comportamenti di
DELL’ATTENZIONE
INATTENZIONE e IMPULSIVITA’ MOTORIA, viene diagnosticata quando questi comportamenti diventano tali da
DDAI
impedire il processo di sviluppo e l’integrazione sociale. Frequentemente è associata ai DSA e ai DISTURBI D’ANSIA.
Le sue caratteristiche sono:
- Errori di distrazione e difficoltà nell’attenzione
- Non sembra ascoltare
- Ha difficoltà a portare a termine lavori, seguire istruzioni e organizzarsi
- È sbadato e si distrae con stimoli esterni
- È irrequieto e si alza spesso
- Parla troppo, spara risposte e non attende il turno interrompendo
Viene diagnosticato attraverso un ASSESSMENT PSICOLOGICO somministrando strumenti come il WISC IV e le
SCALE CONNERS. È un DISTURBO PERVASIVO di tutti gli ambiti, il TRATTAMENTO COGNITIVO
COMPORTAMENTALE unito a farmaci è indicato. Le procedure hanno come scopo insegnare le abilità mancanti tra
cui: problem solving, autovalutazione e autorinforzo, token economy e gestione dello scarso impegno. Estremamente
utile risulta la PSICOTERAPIA FAMILIARE.

DISTURBI SPECIFICI Sono condizioni in cui l’individuo in particolari condizioni non apprende in maniera adeguata rispetto alla sua età anagrafica
DELL’
Possono essere causati da FATTORI INDIVIDUALI come i deficit sensoriali, ma anche da FATTORI AMBIENTALI.
APPRENDIMENTO
DSA Vengono diagnosticati quando i TEST PSICOSOMETRICI riportano valutazioni nettamente al di sotto della media
prevista per l’età. La psicologia li divide in:
- DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DSA)
- DISTURBI NON SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DNSA)

DISTURBI SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (DSA)


Sono una precisa categoria diagnostica, la L. 170/2010 tutela i ragazzi con DSA per il DIRITTO ALLO STUDIO IN
MANIERA DIVERSA, a sua volta si classificano in:
- DISTURBO DELLA LETTURA (DISLESSIA)
- DISTURBO DELL’ESPRESSIONE SCRITTA (DISGRAFIA)
- DISTURBO DELLE STRUTTURE GRAMMATICALI (DISORTOGRAFIA)
- DISTURBO DELLE ABILITA’ ARITMETICHE (DISCALCULIA)

DISTURBO DELLA LETTURA (DISLESSIA)


Difficoltà della persona a leggere testi fluentemente e correntemente ad alta voce
Può essere:
ACQUISITA: si commettono errori a causa di lesioni dovute ad eventi patologici
EVOLUTIVA: non hanno mai imparato a leggere in modo corretto
Il dislessico, puo' leggere e scrivere ma si stanca molto in fretta per l’enorme sforzo, commettendo errori. Conseguenze
secondarie che possono causare un ritardo negli apprendimenti sono: PROBLEMI DI COMPRENSIONE e RIDOTTA
PRATICA DELLA LETTURA.

DISTURBO DELL’ESPRESSIONE SCRITTA (DISGRAFIA)


Disturbo della scrittura che consiste nell’incapacità di riprodurre correttamente sia le lettere che i numeri soprattutto nello
stile corsivo
Manifestazioni tipiche sono:
- Scarsa leggibilità del testo
- Disorganizzazione degli spazi
- Confusione, lentezza e fatica nello scrivere
- Irregolarità della pressione e difficoltà ad impugnare la penna
La disgrafia, può influire negativamente sia sull’AUTOSTIMA che sul RENDIMENTO SCOLASTICO.

DISTURBO DELLE STRUTTURE GRAMMATICALI (DISORTOGRAFIA)


Disturbo della scrittura che consiste nella difficoltà a tradurre i suoni in simboli
Si presenta spesso insieme alla DISGRAFIA. Manifestazioni tipiche sono:
- Difficoltà nella coordinazione oculo-motoria e visuo-spaziale
- Difficoltà nella velocità di riproduzione dei grafemi
Il disortografico, ha un linguaggio adeguato sia sul piano lessicale che nelle capacità espressive, perciò produrrà testi
coerenti con l’uso delle regole sintattiche

DISTURBO DELLE ABILITA’ ARITMETICHE (DISCALCULIA)


Disturbo che consiste nella ridotta capacità di apprendimento numerico e del calcolo
Esistono tre tipi di discalculia:
DISLESSIA PER LE CIFRE: Non riesce a leggere e scrivere i numeri
DISCALCULIA PROCEDURALE: Non riesce a fare i calcoli
DISCALCULIA PER I FATTI ARITMETICI: Sa fare i calcoli ma non riesce a recuperarli dalla memoria
Manifestazioni tipiche sono:
- Errori di conteggio
- Non riconoscere il valore 0
- Errori nel recupero di procedure e fatti aritmetici

DISTURBI NON SPECIFICI DELL’APPRENDIMENTO (NDSA)


Categoria clinica dai contorni ancora incerti, sono considerati disturbi di tipo secondario connessi con disabilità di base
primaria come ansia, ADHD, autismo, disabilità intellettiva.
Si riferiscono ad una disabilità ad acquisire nuove competenze estese a più settori delle competenze scolastiche. Questi,
sono alunni IPOEVOLUTI NELL’ORGANIZZAZIONE COGNITIVA, con un’immaturità di ragionamento che li espone
ad INSUCCESSO SCOLASTICO e BASSA AUTOSTIMA.

DiSTURBI DEL In questa categoria rientrano:


MOVIMENTO
- DISTURBO DI SVILUPPO DELLA COORDINAZIONE
- DISTURBO DA MOVIMENTI STEREOTIPATI
- DISTURBO DA TIC
- DISTURBO DI TOURETTE

DISTURBO DI SVILUPPO DELLA COORDINAZIONE


Questo disturbo è una marcata compromissione dello sviluppo della coordinazione
La diagnosi, viene fatta solamente se interferisce con l’apprendimento e la quotidianità. Con comorbilità con RITARDO
MENTALE si aggravano le difficoltà motorie. Spesso, è presente in bambini con ancora una non precisa DOMINANZA
EMISFERICA e appaiono AMBIDESTRI. Di solito, emerge tra i 5 e 10 anni decorso è variabile, può essere associata a
DISTURBI NEUROLOGICI.

DISTURBO DA MOVIMENTI STEREOTIPATI


Patologia in cui l’individuo effettua movimenti ripetitivi che interferiscono con la quotidianità e si aggravano sotto stress
Di questo, manifestazioni tipiche sono:
- Mordere parti del corpo
- Mangiarsi le unghie
- Dondolare la testa
- Avere mani tremolanti

DISTURBO DA TIC
Patologia caratterizzata da movimenti involontari rapidi e ripetitivi o dall’emissione di suoni non intenzionali
In genere, è dovuto ad un IMPULSO VIOLENTO, ma può essere soppresso sotto sforzo con la volontà. I TIC possono
coinvolgere CAPO, TRONCO oppure ARTI. L’ansia, aggrava i TIC, attività particolarmente impegnative li attenuano e
scompaiono nel sonno. L’esordio è in adolescenza di solito e la loro intensità non è costante, raramente inizia in età
avanzata.

DISTURBO DI TOURETTE
Patologia con TIC motori multipli e uno o più vocali, possono avvenire sia in simultanea che in periodi diversi
I TIC, si possono osservare in modo ricorrente molte volte al giorno e causano malessere e compromissioni in ambito
sociale o in altri contesti. Porta al DISAGIO e alla VERGOGNA.
Di solito, si sviluppa in adolescenza prima dei 18 anni e dura per tutta la vita anche se possono verificarsi periodi di
remissione. Più comune nei maschi, i TIC possono variare nel tempo. Manifestazioni tipiche sono:
- Ossessioni e compulsioni
- Iperattività, impulsività e distraibilità.

3. ALTRI DISTURBI DELLO SVILUPPO


Altri disturbi che possono insorgere durante l’età dello sviluppo sono:
- DISFORIA DI GENERE
- DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
- DISTURBO DEPRESSIVO
- DISTURBI DEL COMPORTAMENTO
- SINDROMI GENETICHE
- DISTURBI D’ANSIA E FOBIE
- DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE
- DEFICIT SENSORIALI

DISFORIA DI Condizione di disagio in cui la persona prova disagio tra il sesso conferito alla nascita e il genere percepito
GENERE
La dicitura DISTURBO DI IDENTITA’ DI GENERE è stata sostituita da DISFORIA non venendo più etichettate queste
persone come malate. La situazione, viene diagnosticata solamente quando crea un disagio per almeno 6 mesi nella
vita della persona:
Le sue caratteristiche sono:
- Tendenza al travestitismo
- Fantasticare di appartenere al sesso opposto
- Avversione per la propria autonomia sessuale
- Disagio sul piano sociale e professionale

DISTURBO Disturbo caratterizzato dalla presenza congiunta sia di ossessioni che di compulsioni
OSSESSIVO
Le OSSESSIONI, sono pensieri o impulsi ricorrenti vissuti come intrusivi e che causano grave ansia e disagio. Le
COMPULSIVO
COMPULSIONI, sono invece comportamenti ripetitivi o azioni mentali che la persona usa per prevenire o ridurre il
disagio dovuto dalle ossessioni, le compulsioni sono messe in atto con regole molto rigide. Compulsioni e ossessioni
non sono collegate in modo realistico, il contenuto delle ossessioni varia, le più frequenti sono: Pulizia, Contaminazione,
Dubbio, Simmetria, Danno. Questa sindrome è molto frequente, nel 25% dei casi avviene prima dei 14 anni.
Le sue caratteristiche sono:
- Previsioni catastrofiche
- Rimuginazioni ipocondriache
- Perfezionismo
- Rigidità di carattere
Un ruolo centrale nella terapia è la RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA, che ha come obbiettivi sia correggere le
emozioni inadeguate delle ossessioni, sia ammorbidire le richieste di perfezione.

DISTURBO Disturbo da disregolazione dell’umore dirompente che causa irritabilità persistente ed episodi di discontrollo comportamentale
DEPRESSIVO
In età adolescenziale, può portare a DISTURBI D’ANSIA oppure aggravarsi, si diagnostica se per almeno 12 mesi si
riscontrano in vari contesti:
- Gravi e ricorrenti scoppi di collera
- Umore sempre irritabile o arrabbiato
Le sue caratteristiche sono:
- Alterazione del tono dell’umore
- Atteggiamenti passivi e di isolamento
- Umore malinconico e di autosvalutazione
- Facilità al pianto, all’apatia, all’impulsività
- Può tendere a iperattività non finalizzata o a comportamenti bizzarri
Dopo i 7-8 anni la patologia assume le caratteristiche simili a quelle dell’adulto. Il depresso tende a IPERVALUTARE
GLI STIMOLI del mondo esterno, si associa solitamente un DEFICIT DEL CONTROLLO DI PENSIERI ED EMOZIONI.
A volte, vi è ricorso a tendenze pericolose e sociopatiche. Ha bisogno di costanti gratificazioni e non sopporta la
frustrazione dovuta alla loro mancanza. Gli eventi avversi provocano RISPOSTE NEGATIVE PIU’ INTENSE. Spicca una
tendenza alla SVALUTAZIONE DEGLI ASPETTIE MOTIVI DELL’ESISTENZA.

DISTURBI DEL Si presentano con un carattere di incoercibilità e non controllabilità seguiti da comportamenti esplosivi che servono a ridurre o
COMPORTAMENTO
eliminare lo stato di tensione che li precede
Sono disturbi caratterizzati da spinte immotivate non comprensibili nemmeno all’individuo, egli può tentare di resistere
con una serie di COMPORTAMENTI COMPULSIVI. Si distinguono in:
- DISTURBO ESPLOSIVO-INTERMITTENTE
- DISTURBO DELLA CONDOTTA
- DISTURBO OPPOSITIVO-PROVOCATORIO
- CLEPTOMANIA

DISTURBO ESPLOSIVO-INTERMITTENTE
Consiste nel verificarsi in modo discontinuo di episodi di incapacità a controllare gli impulsi aggressivi che producono azioni
gravi, l’aggressività è sproporzionata rispetto agli eventi
DISTURBO DELLA CONDOTTA
Modalità persistente e ripetitiva di comportamenti che violano i diritti fondamentali e le regole sociali
Questa patologia trasgredisce di continuo le NORME ETICO-SOCIALI, ponendo il soggetto in continuo conflitto con
l’AUTORITA’. Solitamente resta costante per tutta la vita dell’individuo.
Le sue caratteristiche sono:
- Irritabilità
- Impulsività
- Aggressività verbale e fisica
- Bugie patologiche
Esistono tre tipologie di questo disturbo:
TIPO SOLITARIO-AGGRESSIVO: commette atti solitari è antisociale e tende al vandalismo, non dissimula i propri atti,
tende ad atti suicidi e precocemente sia al sesso che all’uso di sostanze, nella terapia non sono cooperativi.
TIPO DI GRUPPO: manifesta i suoi atti in gruppo con persone con i suoi stessi problemi, con loro sono solidali e
omertosi. Rispondono positivamente al sostegno terapeutico.
TIPO INDIFFERENZIATO: non può essere classificato nelle prime due categorie.

DISTURBO OPPOSITIVO-PROVOCATORIO
Modalità di comportamento negatività ostile e provocatoria spesso diretta verso chi rappresenta l’autorità
Le sue caratteristiche sono:
- Umore collerico e irritabile
- Comportamento ostile
- Comportamento provocatorio
- Vendicatività
Le azioni, pur essendo negative, non ledono i diritti fondamentali degli altri. Tendono a incolpare gli altri, si isolano
perché ritengono insoddisfacenti i rapporti personali, evolve spesso in un DISTURBO DELLA CONDOTTA o
DELL’UMORE.

CLEPTOMANIA
Disturbo che causa un’incontrollabile impulso di rubare oggetti
Non viene fatto né per soddisfare bisogni economici, né per rabbia o vendetta.

SINDROMI Sono malattie causate da alterazioni del genotipo e nel caso in cui coinvolgano la linea delle cellule germinali, assumono
GENETICHE
carattere ereditario. Possono anche colpire la linea delle cellule somatiche
Gli studi dividono queste malattie in:
DOMINANTI: se basta un solo gene per farle manifestare
RECESSIVE: se servono due geni anomali, mentre la presenza di solamente un gene crea un “portatore sano”
Alcune si manifestano durante il concepimento, altre in periodi successivi o restano latenti fino ad età avanzata. Le
principali sono:
SINDROME DI DOWN: è ereditaria nel 98% dei casi, si caratterizza per un doppio cromosoma 21 (TRISOMIA 21) e
comporta un variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, linguistico e psico-motorio. Rilevabile dall’analisi
cromosomica, principali caratteristiche sono:
- Occhi a mandorla
- Anomalie cranio-facciali, del collo, del torace e altre
Complicazioni frequenti sono: sordità, leucemia, malattie cardiovascolari, diabete e invecchiamento precoce.
SINDROME DI KINEFELTER: è presente in coloro che hanno almeno un cromosoma X in più. Sintomi comuni sono:
- Crorchidia (testicoli piccoli)
- Sterilità
- Allungamento degli arti
- Disturbi cognitivi
- Comportamenti selettivi
SINDROME DI MARTIN BELL (X FRAGILE): provocata dall’alterazione di un gene situato sul cromosoma X, la
mutazione del DNA provoca una modificazione della struttura del cromosoma X. Caratteristiche comuni sono:
- Viso stretto e allungato
- Fronte e mandibola prominenti
- Attaccatura bassa delle orecchie e padiglioni ampi
- Macrorchidia (ingrossamento dei testicoli)
- Ritardo mentale moderato
- Grave difficoltà nel linguaggio
- Ritardo nello sviluppo psico-motorio
- Turbe del comportamento
SINDROME DI TURNER (DISGENESIA GONADICA):: colpisce le femmine e dipende da un’anomalia del cromosoma
sessuale X. Caratteristiche comuni sono:
- Bassa statura e collo corto
- Gabbia toracica ampia e piatta
- Piedi e mani gonfi e caratteri sessuali secondari poco sviluppati
- Ciclo mestruale assente o menopausa precoce
- Possono esserci deficit visivo-motori o visuo-spaziali
SINDROME DI MARFAN: Condizione ereditaria, è un disturbo del tessuto connettivo che colpisce legamenti , ossa,
occhi, cuore, polmoni e vasi sanguigni. Caratteristiche sono:
- Difetti visivi come miopia e astigmatismo
- Arti lunghi e sproporzionati e strie cutanee
- Torace malformato ed ernie
- Iperlassità dei tegumenti
SINDROME DI DUCHENNE è la più conosciuta distrofia muscolare infantile, ha un decorso rapido, causata dall’assenza
della distrofina, una proteina. È una patologia progressiva, si manifesta verso i 3 anni e porta alla perdita motoria. Il 30%
dei casi presenta deficit cognitivo stabile, non esiste terapia risolutiva, si assumono steroidi per migliorare la qualità
motoria.

DISTURBI D’ANSIA DISTURBI D’ANSIA


E FOBIE
Sono caratterizzati da ansia eccessiva e irrealistica soprattutto in relazione ad eventi futuri
Le sue caratteristiche sono:
- Preoccupazioni, ossessioni, dubbi e diffidenza
- Insonnia e tremore
- Mordersi la lingua
- Costrizione alla gola e disturbi gastrointestinali
Molto alta è la comorbilità con la FOBIA SOCIALE. L’ANSIA DA SEPARAZIONE è una particolare forma di ansia tipica
dei bambini sotto i 12 anni , tende a diminuire in adolescenza. Consiste in reazioni di panico alla separazione, da qui
proviene il rifiuto di andare a scuola o restare soli in casa. Per diagnosticare i disturbi d’ansia, è necessario accusare i
sintomi fisici oltre a quelli psicologici.

FOBIE
Sono caratterizzate da paura o ansia intensa verso un oggetto o una situazione. È una paura immotivata e sproporzionata
che non può essere dominata da un’analisi razionale
Le sue caratteristiche sono:
- Angoscia verso la cosa o l’evento
- Ansia anticipatoria
- Evitamento
Si individuano due categorie di fobie:
FOBIE SPECIFICHE: Caratteristica è la paura marcata e continua provocata da un oggetto o una situazione.
L’esposizione a questi provoca una risposta ansiosa immediata. Si classificano in:
- Tipo animali (gatti, ragni…)
- Tipo ambiente naturale (temporali, buio, altezze…)
- Tipo sangue-iniezioni-ferite (aghi e operazioni mediche)
- Altro tipo (altri stimoli come contrarre malattie)

FOBIA SOCIALE: Timore irrazionale e continuo di situazioni che possono portare a sensazioni di umiliazione derivanti
dal giudizio altrui. Caratteristica principale è la paura e l’evitamento di queste situazioni, spesso è causa di DEPRESSIONE
e porta all’abuso di sostanze che hanno lo scopo di far superare la paura.
Le fobie, hanno ORIGINE PER APPRENDIMENTO in base a meccanismi di condizionamento di imitazione da un
modello. Molte di loro tuttavia si scatenano tramite l’ESPERIENZA DIRETTA di situazioni dolorose oppure traumatiche.
Tipica dell’età evolutiva è la FOBIA SCOLARE, che ha alla base un’ansia da separazione, può portare anche ad attacchi
di panico.

DISTURBI DEL I disturbi di questo tipo sono molto diffusi nell’età evolutiva soprattutto tra le ragazze e comprendono una serie di
COMPORTAMENTO
ALIMENTARE
sindromi, le principali sono
- ANORESSIA MENTALE
- BULIMIA NERVOSA

ANORESSIA MENTALE
Si presenta come una mancanza di appetito anche se in realtà gli anoressici hanno appetito ma lo controllano in maniera
patologica per perdere di peso
Affinchè sia sintomatica il peso deve scendere sotto il 15% di quello normale. Il DIMAGRIMENTO avviene con la
drastica riduzione del cibo, l’uso di una stressante attività fisica e l’uso di diuretici e lassativi. Gli anoressici presentano
un’ALTERAZIONE DELLA PROPRIA IMMAGINE vedendosi grasse.
Le conseguenze possono essere numerose:
- Ipotensione
- Tachicardia o bradicardia
- Ipotermia e pelle raggrinzita
- Vomito autoindotto con diuretici
Possono presentarsi anche CRISI BULIMICHE a cui segue però il VOMITO AUTOINDOTTO. Di solito le persone
con questa patologia la negano o la minimizzano opponendosi alle terapie. Il decorso senza aiuti può essere cronico e
portare anche alla morte. Si rende necessaria l’OSPEDALIZZAZIONE quando diventa indispensabile
l’ALIMENTAZIONE FORZATA.

BULIMIA NERVOSA
Si presenta tramite crisi bulimiche nelle quali vengono ingurgitati enormi quantità di cibo ad alto contenuto calorico a cui
segue il vomito autoindotto
Si può accompagnare sia a DIMAGRIMENTO che a INCREMENTO PONDERALE colpisce maggiormente le
adolescenti femmine.Una causa importante è la confusione tra sensazioni fisiche di angoscia e sensazioni di fame. La
bulimica di solito è consapevole del disturbo anche se molto meno consapevole delle conseguenze. Mostrano
INQUIETUDINE per il peso e compiono vari gesti per controllarlo:
- Vomito autoindotto
- Abuso di lassativi e diuretici
- Diete molto restrittive
In questa patologia sono molto frequenti le FLUTTUAZIONI PONDERALI anche se il peso resta sempre nella norma.

DEFICIT Si classificano in:


SENSORIALI
- DEFICIT VISIVO
- DEFICIT UDITIVO

DEFICIT VISIVO
Il deficit implica impedimenti e/o ostacoli a svolgere i compiti che richiedono la capacità di vedere
Il disagio varia a seconda delle persone e sotto questo aspetto si può valutare secondo tre criteri:
MENOMAZIONE VISIVA: perdita parziale o no di funzioni visive
DISABILITA’ VISIVA: perdita parziale o no di funzioni correlate alla vista
HANDICAP VISIVO: impedimento nelle attività quotidiane
Tenendo conto dell’AMPIEZZA DEL CAMPO VISIVO si classificano
- CIECHI TOTALI
- CIECHI PARZIALI
- IPOVEDENTI GRAVI
- IPOVEDENTI MEDIO-GRAVI
- IPOVEDENTI LIEVI
Può essere derivata da FATTORI ACQUISITI o CONGENITI. In età dello sviluppo i BISOGNI RIABILITATIVI sono più
eterogenei perché oltre ad avere una DISABILITA’ SETTORIALE si possono anche avere COMPROMISSIONI DI
FUNZIONI E COMPETENZE.
La TIFOLOGIA è la scienza che studia i problemi delle persone con disabilità visiva. Gli strumenti didattici devono
potenziare i quattro sensi rimanenti molto importante è l’ALFABETIZZAZIONE IN BRAILLE per l’accesso alla lettura
e alla scrittura. Di solito il sostegno nella classe va ridotto dopo la secondaria di primo grado per migliorare l’autonomia.

DEFICIT UDITIVO
Il deficit implica la perdita parziale o totale delle funzioni uditive
Le cause possono essere ACQUISITE (traumi) o CONGENITE, esiste anche una forma di SORDITA’ EREDITARIA
dovuta a mutazioni genetiche.
In base alla LOCALIZZAZIONE DEL DANNO si classifica in:
- SORDITA’ TRASMISSIVA (orecchio esterno e medio)
- SORDITA’ PERCETTIVA (orecchio interno e canali neurali)
- SORDITA’ MISTA (misto delle prime due)
I parametri di riferimento per stabilire l’entità della lesione uditiva sono l’INTENSITA’ che corrisponde all’ampiezza
dell’onda e si misura in DECIBEL (dB) e l’ALTEZZA che è la frequenza del suono e si misura in HERTZ (Hz). L’entità
del deficit si classifica in:
- SORDITA’ LIEVE: tra 20 e 40 decibel
- SORDITA’ MEDIA: tra 41 e 70 decibel
- SORDITA’ GRAVE: tra 71 e 90 decibel
- SORDITA’ PROFONDA: superiore a 91 decibel
Importante sottolineare che il deficit uditivo è diverso dal SORDOMUTISMO i quali non possono né sentire né
comunicare verbalmente. Tuttavia anche nei sordi l’acquisizione del linguaggio rimane il principale ostacolo.
Importante strumento per i sordi è la LINGUA DEI SEGNI, lingua che viaggia sul canale visivo e dotata di proprie regole
grammaticali, sintattiche e morfologiche. Usa un sistema codificato di gesti, espressioni e movimenti. Importante
promuovere il BILINGUISMO utilizzando anche l’ASSISTENTE ALLA COMUNICAZIONE figura mediatrice tra alunno
e docenti.

Potrebbero piacerti anche