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PARTE PRIMA EVOLUZIONE DEL DIRITTO SCOLASTICO

Capitolo 1 Il diritto scolastico nell’ordinamento giuridico italiano


Sezione 1 Ricostruzione storica del diritto scolastico
La legge Casati
Nella seconda metà dell’800 si assiste ad una rivoluzione industriale che diffonde idee illuministe in favore del
principio dell’istruzione di massa come bene nazionale. Risulta però molto alto il tasso di analfabetismo. La prima
legge che cercò di combatterlo fu quella di Gabrio Casati, la legge Casati, considerato un vero e proprio codice
dell’istruzione. Questo provvedimento prevedeva l’estensione del decreto al Regno d’Italia nel 1859 e rimase in vigore
fino al 1923. La legge casati è l’atto di nascita del sistema scolastico italiano e per certi versi, rappresenta ancora le
basi fondamentali.
La legge casati prevede un sistema centralistico-burocratico di tipo piramidale con a capo il Ministro assistito da
Consiglio superiore della pubblica istruzione, ispettori generali, provveditore agli studi in ogni provincia. Essa prevede
un ordinamento diviso in istruzione superiore impartita nelle università, istruzione secondaria, istruzione elementare
gratuita ed articolata in due anni ciascuno. Inoltre afferma alcuni principi generali di riferimento: il diritto-dovere dello
stato di sostituirsi alla chiesa nell’organizzazione delle strutture educative,introduzione di scuole per la preparazione
dei maestri, il principio di gratuità e obbligatorietà dell’istruzione elementare, uguaglianza dei sessi.
L’obiettivo principale era dare un minimo di istruzione alla popolazione analfabeta attraverso il metodo di
insegnamento trasmissivo mnemonico dove l’insegnate trasmetteva le sue conoscenze ai suoi allievi senza consentir
loro di esprimersi. Con la legge casati poi la scuola elementare venne articolata in due bienni, dopo le elementari poi il
sistema si divideva in ginnasio, a pagamento e in scuole tecniche. Questo risultava molto classista dato che portava
alla rinuncia agli studi da parte dei figli delle famiglie meno agiate. E la stessa applicazione della legge fu disomogenea
all’interno del paese, dato che dipendeva dalla disponibilità finanziaria dei Comuni. Di fatto non portò miglioramenti
ma si notò un notevole peggioramento dell’analfabetismo.

La successiva evoluzione della legislazione scolastica


I primi programmi scolastici furono approvati nel 1860, includevano la religione e assicuravano un alfabetizzazione
culturale di base per tutta la popolazione. Questi avevano uno scopo formativo compiuto dall’educazione morale,
religiosa e civile, e uno scopo pratico compiuto dallo studio dell’aritmetica. Tali programmi rimasero in vita per oltre
un secolo.
La legge Coppino del 1877 pur avendo fondi necessari e l’imposizione ai genitori di inviare i figli a scuola fino a 9 anni
non portò notevoli miglioramenti, perché non vi era ancora una coscienza popolare della necessità dell’istruzione.
La legge Orlando del 1904 estese l’obbligo scolastico da 9 a 12 anni di età e impose ai comuni di istituire scuole
almeno fino alla 4 classe. I contribuiti furono ancora inadeguati ma si stava sviluppando l’idea che non i comuni, ma lo
stato dovevano provvedere all’istruzione dei cittadini.
La legge Credaro del 1911 comincia a trovare una prima timida concretizzazione dell’idea di affidare allo stato il
compito della gestione dell’istruzione e inoltre prevede stanziamenti di fondi per vari fini: nuove scuole, assistenza ai
meno abbienti,retribuzione migliore agli insegnanti, scuole serali.
La riforma Gentile,applicata negli anni successivi al primo conflitto mondiale che rispecchiano l’esigenza di ridare un
assetto organico anche al sistema scolastico rimuovendo le imperfezioni. Nel 1923 la riforma Gentile prende il nome
dal filosofo Giovanni Gentile al quale fu affidato l’incarico di creare il nuovo assetto scolastico. I punti di chiave della
riforma sono: l’estensione dell’obbligo scolastico al 14°anno di età, con le elementari della durata di 5 anni e un corso
di avviamento professionale di 3 anni per coloro che non accedono alla scuola media, scuole speciali
cattolica,controlli sull’inadempienza dell’obbligo,e istituti magistrali per la formazione dei maestri elementari.

La scuola democratica, gli articoli 9,33 e 34 della Costituzione


La Costituzione della Repubblica italiana promulgata nel 1947 dedica alcuni articoli all’istruzione in favore di una
scuola democratica che faccia da ponte di passaggio tra la famiglia e la società.
Art.9 La promozione Culturale
La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica (…) si fa carico quindi della
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promozione culturale e di fornire condizioni per lo sviluppo della cultura importante per la crescita personale e sociale
dell’individuo. Inoltre questi compiti devono essere portati a termine, oltre che dallo stato, anche dagli altri soggetti
come regioni,città,comuni ecc. ricordiamo la dottrina Poggi in cui una novella all’articolo 114 spiega che la repubblica
non si identifica più con lo stato ma con tutti gli enti che la costituiscono. Anche se a livello normativo il ruolo dello
stato rimane centrale.
Art. 33 La libertà dell’arte e della scienza
l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. Questo implica appunto sia la libertà nell’insegnamento
con riferimento all’ambito metodologico, sia la libertà dell’insegnamento con riferimento all’ambito organizzativo. La
libertà nell’insegnamento prevede che l’insegnamento consiste in qualunque manifestazione anche isolata del proprio
pensiero a riguardo di arte e scienza che sia tanto forte da poter illuminare altri, ma non riguarda l’espressione di
convinzioni personali opinabili ma solo la sua esposizione sulla base di componenti scientifiche. Altri limiti della libertà
dell’insegnamento sono il rispetto alle norme costituzionali e degli ordinamenti scolastici e il rispetto alla coscienza
morale e civile degli alunni. Per quanto riguarda la libertà nella scuola ricordiamo che allo stato spetta l’istituzione
delle scuole statali per tutti gli ordini e gradi, ma l’istruzione non è riservata soltanto allo stato ma anche ad enti e
privati, non vi è quindi alcun monopolio statale, al contrario esiste un parallelismo tra iniziativa pubblica e iniziativa
privata nella libera gestione dell’istruzione.
Art.34 Il diritto all’istruzione
Strettamente collegata alla libertà d’insegnamento è la libertà d’istruzione nel senso che è un diritto civico dei cittadini
quello di poter accedere liberamente al sistema scolastico, la scuola è aperta a tutti. Si colloca come un potere-dovere
di effettuare gli studi obbligatori e come un diritto di poter accedere ai gradi più alti degli studi.

Sezione 2 Le riforme successive


La nascita della scuola media: il principio dell’obbligatorietà dell’istruzione impartita per almeno otto anni di vita si
attua con la L.1859 del 1962 che istituisce la scuola media unica,successiva a quella elementare, gratuita della durata
di 3 anni ed è definita scuola superiore di primo grado. Cosi facendo si aboliscono le scuole preesistenti come il
ginnasio e i magistrali e tutti i corsi inferiori.
La scuola materna statale viene istituita con la 444/1968 che accoglie bambini nell’età prescolastica dai 3 ai 6 anni con
il fine di educare e sviluppare la personalità infantile e di prepararli alla scuola dell’obbligo. Inoltre diviene gratuita
dato che fino ad all’ora era spesso affidata ad altri enti ed era a pagamento.
La L.820/71 istituisce la scuola a tempo pieno, riduce il numero massimo di alunni a 25 per classe e introduce attività
integrative che affiancano le materie scolastiche con lo scopo di garantire una piena e completa educazione.
L’integrazione degli alunni handicappati, inizia con la L.118/71 che avvia la graduale eliminazione delle classi
differenziali, poi con la 517/77 si estende il principio dell’eguaglianza sostanziale e si apre l’accesso alla scuola di
alunni handicappati accanto agli alunni normodotati con conseguente utilizzo di docenti di ruolo e di sostegno. Infine
la L.104/92 legge quadro sull’handicap sostiene il necessario coinvolgimento di tutte le istituzioni,
scuola,famiglia,asl,enti locali, centri riabilitativi ecc. che insieme concorrono a migliorare la qualità della vita di queste
persone.
Con la L.148/90 si da attuazione alla riforma sull’ordinamento della scuola elementare essendo la prima formazione
dell’uomo,si propone di centrare il suo scopo nello sviluppo della personalità del fanciullo. Nella nuova scuola
elementare trova posto anche l’insegnamento della lingua straniera.
Una raccolta di tutte le disposizioni legislative in maniera scolastica è il Testo Unico autorizzato dal Parlamento, ed è in
vigore per le scuole di ogni ordine e grado.
Con la 425/97 Si è provveduto a riformare l’esame di maturità, suddividendolo in 3 prove scritte ed una prova orale e
si è introdotto il nuovo sistema di valutazione in centesimi con il parametro del credito scolastico.
La L.30/2000 o anche riforma De Mauro-Berlinguer introduce la cosiddetta riforma dei cicli perché riorganizza il
percorso educativo dividendolo in due cicli scuola di base e scuola secondaria
L’innalzamento dell’obbligo scolastico oltre gli 8 anni era da tempo un obiettivo importante sia per uniformare il
nostro ordinamento a quello di altri paesi europei, sia per facilitare l’ingresso al mondo del lavoro. La L.9 del 1999 ha
disposto che l’obbligo di istruzione fosse elevato dagli 8 a 10 anni d’età. Al fine di potenziare la crescita culturale dei

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giovani poi si è introdotto l’obbligo di frequenza di attività formative fino al compimento del 18 anno di età.
La riforma Moratti, L.53 del 2003 assume la L.30/2000 come base per delineare la riforma della scuola che sostituisca
gli effetti della riforma Gentile dopo 80 anni. I punti chiave sono: introduzione del diritto-dovere all’istruzione,nuova
articolazione degli studi in scuola dell’infanzia, primo ciclo di 5 anni più 3 anni con esame di stato alla fine del
ciclo,secondo ciclo ed esame di stato finale, istituzione dei nuovi licei, valorizzazione del sistema dell’istruzione ma
anche della formazione professionale, piani di studio omogenei su base nazionale e investimento sulla qualità della
funzione del docente. A partire da questa riforma poi hanno inciso nuovi interventi sul sistema scolastico che
prendono il nome di Riforma Gelmini.

Capitolo 2 L’autonomia scolastica


L’art. 2 Legge 59/1997
Attraverso l’art.2 L.59/1997 si attua la riforma sull’autonomia finanziaria, organizzativa e didattica della scuola, in
termini di modernità ed efficienza. Con questa riforma si mira ad un sistema organizzativo non piramidale ma
orizzontale, dove la scuola è intesa come un centro di erogazione di servizio ed è un soggetto protagonista che
organizza i percorsi didattici ed elabora nuovi metodi. Nell’art.2 è disposto che l’autonomia scolastica parta dal
riconoscimento della personalità giuridica delle scuole, tutte, purché raggiungano una dimensione tale da garantire
l’equilibrio tra domanda ed offerta formativa. La dimensione inoltre è determinata da vari fattori tra i quali:
consistenza della popolazione,caratteristiche demografiche, economiche e sociali, presenza di fenomeni di devianza e
criminalità minorile.
L’elemento centrale dell’art. 2 è la codificazione dei principi di autonomia organizzativa e didattica, poteri concentrati
nelle mani del capo dell’istituto. L’autonomia didattica equivale all’attuazione del principio della libertà
dell’insegnamento, che pur dovendo rientrare in certi limiti, è costituito dal potere del docente di scegliere
metodologie e strumenti e di organizzare i modi e tempi consentendo la piena esplicazione del diritto di apprendere
da parte degli studenti. Il percorso riformista procede poi a livello costituzionale con la L.Cost n 3 del 18/10/2001 che
disegnando il quadro dei poteri locali, integra anche il riconoscimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche. Da
qui poi si sono avute ulteriori attribuzioni come ad esempio l’atto di indirizzo dell’8/9/2009 della Gelmini che
sottolinea l’importanza dell’autonomia scolastica.

L’autonomia finanziaria (comma 5 art.2) consiste nell’erogazione da parte dello stato di una dotazione finanziaria
essenziale cioè necessaria a garantire il funzionamento amministrativo e didattico. Questa dotazione finanziaria si
divide in un assegnazione ordinaria, uniforme e determinata in base a parametri fissi come il numero di studenti e la
tipologia di studi, e in un assegnazione perequativa, di tipo integrativo solo per far fronte alle esigenze di istituti in
difficoltà economiche.

L’autonomia contabile è espressa nel D.M. (decreto ministeriale) 44/2001 che detta le istruzioni generali sulla
gestione amministrativo-contabile. Questa si svolge sulla base di un programma annuale, che è un documento di base
deliberato dal consiglio di istituto su proposta del dirigente scolastico. È previsto il riconoscimento di autonomia
negoziale alle scuole nell’ambito dei propri fini istituzionali esercitata dal dirigente.

L’autonomia didattica (D.M. 234/2006) è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale
dell’istruzione rispettando libertà d’insegnamento, libertà di scelta educativa e diritto ad apprendere; e consiste nella
scelta libera di metodologie strumenti e tempi dell’insegnamento. L’esercizio di quest’autonomia comporta alcune
forme di flessibilità: l’articolazione del monte annuale di ogni disciplina, la strutturazione del tempo dedicato ad ogni
lezione, la definizione dei curriculi , l’attivazione dei percorsi didattici individualizzati, la creazione di gruppi di alunni,
l’aggregazione delle discipline in aree, la realizzazione di attività di recupero, di sostegno, di orientamento
professionale e di recupero debiti formativi.
Con il riconoscimento dell’autonomia didattica, i Programmi Nazionali sono sostituiti dalle indicazioni nazionali e
orientamenti per la scuola e dal Curriculo didattico elaborato dalle scuole e inserito nel Piano dell’offerta formativa
POF. Questo curriculo elaborato dalle scuole è una sintesi progettuale ed operativa che deve rispettare gli obiettivi
generali del processo formativo e dell’apprendimento. Questi curriculi nelle riforme successive hanno preso il nome di
: piani di studio personalizzati con la riforma Moratti, che contenevano un nucleo omogeneo a livello nazionale e una
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parte riservata alle regioni, e di : indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento, con la riforma Gelmini,
che definisce delle linee guida delle conoscenze fondamentali che l’alunno deve avere alla fine del suo percorso di
studi. Le indicazioni riguardano anche ciascuna disciplina che diviene un riferimento per l’insegnate che è però
lasciato libero di progettare percorsi scolastici.
Il POF è un documento attraverso il quale ogni scuola rappresenta la propria identità culturale ponendo al suo interno
itinerari curriculari ed extracurriculari conformi sia all’indirizzo degli studi sia al contesto culturale, attraverso una
collaborazione con enti locali privati e non. Viene elaborato dal Collegio dei Docenti sulla base di indicazioni generali
del consiglio d’istituto e viene reso pubblico con la consegna agli alunni al momento dell’iscrizione. In sintesi il POF
definisce: i curriculi e i percorsi didattici obbligatori, le discipline e le attività aggiuntive, i progetti educativi specifici
per le lingue, i programmi di sostegno,gli accordi con enti e le intese con la regione.

L’autonomia organizzativa è finalizzata alla realizzazione della diversificazione, dell’efficienza e dell’efficacia del
servizio scolastico, all’integrazione delle risorse e all’introduzione di tecnologie innovative. In particolare l’autonomia
org riguarda: gli adattamenti del calendario scolastico, in relazione alle esigenze espresse dal POF, l’organizzazione
dell’orario complessivo ricordando che le lezioni possono essere in non meno di 5 giorni settimanali e rispettando il
monte ore annuale, le modalità di impiego dei docenti che possono essere diversificate nelle varie classi in funzione
alle scelte metodologiche.

L’autonomia di sperimentazione consiste nella possibilità del Ministro dell’istruzione dell’univ e della ricerca di
promuovere iniziative finalizzate all’innovazione, ovvero progetti volti ad esplorare possibili innovazioni riguardanti gli
ordinamenti degli studi. I progetti devono avere una durata predefinita e devono indicare con chiarezza gli obiettivi, e
devono poi essere sottoposti a valutazione.

L’autonomia funzionale consiste nel riconoscimento alle istituzioni scolastiche di funzioni e competenze relative a :
carriera scolastica e rapporto con gli alunni quindi, iscrizioni, frequenze, documentazione ecc., amministrazione e
gestione delle risorse finanziarie, stato giuridico ed economico del personale quindi formazione delle graduatorie,
reclutamento del personale ecc.

Nell’ambito dell’autonomia le singole istituzioni possono stipulare accordi di rete con altre istituzioni scolastiche che
ha per oggetto attività didattiche, di formazione o di amministrazione, acquisto dei bene o scambio temporaneo di
docenti. Inoltre possono stipulare convenzioni con enti come università agenzie ecc.

PARTE SECONDA L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE


Capitolo 1 L’amministrazione della pubblica istruzione
Premessa
Tutte le persone giuridiche cosi come lo Stato e gli enti pubblici hanno una propria organizzazione interna, in cui
distinguiamo organi e uffici. Elementi dell’organo sono, il titolare dell’organo ovvero il funzionario, e il suo potere di
esercitare una pubblica potestà. Ne deriva che l’ufficio è il complesso di persone fisiche, beni e mezzi rivolto
all’attuazione dell’attività. Organi e uffici si classificano in base a vari parametri ad esempio, per rilevanza, per
struttura, per composizione, per funzione, per durata ecc.

Sezione 1 L’organizzazione a livello centrale


Il Ministero della Pubblica Istruzione è stato istituito nel 1847 da Carlo Alberto, per un breve periodo di tempo
investiva competenze non solo nell’istruzione ma in generale nella diffusione della cultura, attività che poi è stata
trasferita al Ministero per i beni culturali e ambientali.
Nel 1997 con la legge Bassanini il Ministero della P.I. viene accorpato con il Ministero dell’Università e della ricerca
scientifica, che però fu nuovamente diviso nel 2006. Attualmente il Ministero, in seguito alla manovra finanziaria
estiva del 2008 che cercava di stabilizzare la finanza pubblica, è stato nuovamente accorpato in un unico MINISTERO
DELL’ISTRUZIONE,DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA (MIUR). Questo si articola in 3 diversi dipartimenti: quello per
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l’istruzione, che svolge funzioni in tutti i gradi e tipologie dell’istruzione, quello per l’università, l’alta formazione
artistica musicale e coreutica, quello per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e
strumentali. Ogni due anni l’organizzazione del ministero viene sottoposta a verifica per controllare la sua funzionalità.
Il Ministro è l’organo di direzione politica del Ministero, ed esercita funzioni di tipo politico-amministrativo a lui
spettano le decisioni sugli atti normativi, sugli obiettivi e i programmi, sull’individuazione delle risorse umane e
economiche ecc. poiché le sue competenze sono quelle di organizzazione della rete scolastica, valutazione del sistema
scolastico e assegnazione delle risorse finanziarie e altri. Per svolgere le sue funzioni il ministro si avvale degli uffici di
diretta collaborazione che esercitano compiti di supporto e sono ad esempio l’ufficio di gabinetto, la segreteria del
ministro, l’ufficio stampa ecc.
Nel 2006 con il decreto Bersani contenente misure urgenti per il contenimento della spesa pubblica le amministrazioni
hanno provveduto con propri regolamenti al riordino degli organismi e delle strutture. Per il Ministero dell’istruzione
questo ha comportato una ricognizione degli organismi operanti nell’amministrazione stabilendo la sua durata in
carica a 3 anni, e sono:
il consiglio nazionale della pubblica istruzione cioè il massimo organo consultivo del ministro in materia scolastica,
l’osservatorio per l’edilizia scolastica che coordina le attivita di studio e di ricerca nel campo delle strutture edilizie,
l’istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e formazione INVALSI che valuta l’efficienza del
sistema di istruzione, l’agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica ANSAS.

Sezione 2 L’organizzazione a livello locale


L’attuale sistema formativo nazionale è composto da attori che operano in ambito regionale e sono gli istituti
scolastici autonomi, le regioni, i comuni e le province, le direzioni generali regionali. Ciascuno degli attori agisce su
aree importanti e nel loro insieme operano collaborando e integrando i rispettivi ambiti di competenza.
il ministero è articolato a livello periferico in Uffici scolastici regionali, istituiti in ciascun capoluogo di regione e
costituiscono dei centri autonomi di responsabilità amministrativa che ha come obiettivo il ordinamento e
l’integrazione con gli attori locali per realizzare scelte educative appropriate all’offerta formativa della regione.
L’ufficio scolastico regionale inoltre si articola per funzioni e sul territorio, secondo delle linee guida,(linee guida per i
provvedimenti di articolazione degli uffici scolastici regionali) in centri di erogazione di servizi amministrativi, di
supporto alle scuole denominati uffici scolastici provinciali che svolgono assistenza consulenza e supporto agli istituti
scolastici.

Sezione 3 L’organizzazione a livello di istituzione scolastica


A partire dal 1/9/2000 alle istituzioni scolastiche sono state attribuite funzioni relative a: carriera scolastica e rapporto
con gli alunni (comprende iscrizioni, frequenze, certificazioni, crediti ecc.), amministrazione e gestione del patrimonio,
gestione dello stato giuridico ed economico del personale (comprende assenze, incarichi, assunzione ecc.) Sono
escluse da queste funzioni alcune relative al personale il cui esercizio è legato ad un ambito territoriale + vasto
(graduatorie permanenti, reclutamento personale a tempo indeterminato ecc.)
Un quadro riassuntivo degli ambiti operativi dei vari attori è :
Organi collegiali, garantiscono efficacia dell’autonomia della scuola
Dirigente scolastico, esercita le funzioni conferitegli dalla legge
Docenti, progettano e attuano il processo di insegnamento
Responsabile amministrativo, dirige i servizi di segreteria

Capitolo 2 Le competenze delle autonomie territoriale


La riforma federale dello stato varata con la legge costituzionale 3 del 2001 offre un disegno che vede le scuole
allontanarsi dal rapporto unidirezionale con il ministero e in alcuni casi avvicinarsi ad altre realtà ed enti territoriali
creando cosi un sistema allargato di erogazione del servizio formativo, che però ha una precisa ripartizione delle
competenze. Allo stato spetta la definizione delle norme generali sull’istruzione e la determinazione dei livelli delle
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prestazioni che riguardano i diritti civili e sociali che devono essere garantiti, alle Regioni invece spetta la
programmazione dell’istruzione attraverso la creazione della rete scolastica sulla base dell’offerta formativa.
il trasferimento di funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni è avvenuto in 3 fasi, la prima con i decreti delegati
del 72 che attribuiva alle regioni funzioni piccole e poco omogenee, la seconda con la legge delega 328/1975 trasferiva
alle regioni un più ampio numero di competenze e di funzioni alle regioni, ed infine la terza fase con la legge delega
59/1997 ha stabilito che la totalità delle funzioni amministrative, salvo quelle riservate allo stato, siano conferite alle
Regioni e agli enti locali.
Alle regioni spettano funzioni di : programmazione dell’offerta formativa, programmazione della rete scolastica,
suddivisione del territorio regionale in ambiti funzionali di miglioramento dell’offerta formativa, determinazione del
calendario scolastico, contribuiti alle scuole non statali, iniziative e attività di promozione.
Alle province spettano compiti di : redazione di piani di organizzazione della rete scolastica, servizi di supporto al
servizio di istruzione per alunni con handicap, sospensione di lezioni in casi gravi e urgenti ecc.
Ai Comuni spetta invece : l’educazione degli adulti, interventi di orientamento scolastico e professionale, interventi di
prevenzione della dispersione scolastica ecc.

L’interazione con le Aziende USL e la scuola è diversificata. L’importanza che ha la prevenzione alla salute svolge un
ruolo chiave nella scuola dove l’operatore sanitario è spesso chiamato ad operare. Gli interventi di prevenzione
devono entrare a far parte di un programma educativo che comporti un educazione alla salute. In questi programmi
vanno inseriti interventi di prevenzione delle tossicodipendenze e delle patologie correlate. La collaborazione tra Usl e
scuole è importante anche per l’integrazione scolastica degli alunni handicappati. Questa collaborazione si realizza
attraverso la programmazione coordinata di servizi scolastici con quelli sanitari, assistenziali, ricreativi e sportivi.
Inoltre è prevista la collaborazione dei genitori e del personale docente specializzato per formulare un piano educativo
individualizzato.

PARTE TERZA L’ORDINAMENTO SCOLASTICO


Capitolo 1 Il sistema educativo di istruzione e formazione nella riforma Moratti (L28/3/03 n53)
L’iter parlamentare che ha condotto all’approvazione definitiva della legge 53 del 2003 ovvero la Riforma Moratti è
stato particolarmente travagliato, fu addirittura riunita una grande assemblea con tutte le componenti del mondo
della scuola per esprimere un giudizio. Il primo provvedimento legislativo attuato da questa legge contiene norme
riguardanti la scuola dell’infanzia e del primo ciclo dell’istruzione e definisce i livelli di prestazioni a cui tutte le scuole
devono uniformarsi. Contiene poi 4 allegati, 3 denominati indicazioni nazionali per i piani di studi personalizzati e 1
denominato profilo che hanno un contenuto pedagogico e didattico in merito a tutto il primo ciclo di istruzione.
Ricordiamo che ogni istituzione ha l’autonomia di perseguire gli obiettivi generali del processo formativo e il maggiore
impegno è dei docenti che devono sviluppare al massimo le potenzialità di ogni soggetto per trasformare le
conoscenze in competenze professionali. In questo modo si è valorizzata la funzione del docente dato che ha un
autonomia organizzativa forte e si è anche attribuita ai docenti la responsabilità di rendere conto del proprio operato
per il mancato conseguimento degli obiettivi programmati. Nella riforma poi è contenuta una delega che disciplina
degli interventi di orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare la realizzazione del diritto dovere di
istruzione e formazione. Si parte dal presupposto che l’obbligo scolastico e formativo sia definito come diritto
all’istruzione e formazione e correlativo dovere, infatti oltre ad essere un diritto soggettivo è anche un dovere sociale.
Si mira a realizzare piani di intervento per l’orientamento, la prevenzione e il recupero degli abbandoni al fine di
assicurare la piena realizzazione di questo diritto-dovere. La Repubblica assicura a tutti il diritto all’istruzione fino al
18esimo anno di età e si divide in primo ciclo del sistema dell’istruzione che comprende scuola primaria e secondaria
di secondo grado, e in secondo ciclo che comprende i licei e la formazione professionale. Lo stato inoltre attua
strategie per assicurare l’acquisizione di competenze chiave per preparare tutti i giovani alla vita adulta , attraverso
l’art.1 della L.296/2006 : l’istruzione impartita per almeno 10 anni è obbligatoria ed è finalizzata al conseguimento del
titolo di studio e deve consentire l’acquisizione di saperi e competenze previste dai curricula dei primi due anni degli
istituti di istruzione secondaria superiore, e attraverso il DM 139/2007 che contiene indicazioni nazionali sulle
competenze che tutti i giovani devono possedere a 16 anni.
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La riforma Moratti prevede inoltre che gli studenti che hanno compiuto 15 anni e abbiano svolto 12 anni di istruzione
possono svolgere l’intera formazione dai 15 ai 18 anni attraverso l’alternanza di studio e lavoro per assicurare ai
giovani non solo conoscenze di base ma anche competenze per il mondo del lavoro. Quest’alternanza ha una struttura
flessibile e si articola in periodi di formazione in aula e in periodi di apprendimento mediante esperienze vere e
proprie e svolte in imprese attraverso delle apposite convenzioni che le istituzioni scolastiche possono attuare.
Con il decreto legislativo 286/2004 la riforma Moratti ha attuato l’istituzione di un servizio nazionale per la valutazione
del sistema scolastico che valuta i livelli di apprendimento e l’offerta formativa. La valutazione è da un lato formativa,
ed interna affidata agli insegnanti, dall’altro è una valutazione di sistema nel quale è compito dell’ist nazionale per la
valutazione del sistema di istruzione effettuare delle verifiche periodiche sulle conoscenze degli studenti. Per la
formazione dei docenti invece è stata disciplinata con modalità di concorsi ordinari, biennali.

Capitolo 2 La riforma Gelmini


Con la manovra finanziaria estiva del 2008 si sono dettate delle disposizioni programmatiche in materia di
organizzazione scolastica, in due ambiti in particolare: approvazione di un piano programmatico di interventi volti ad
un migliore utilizzo delle risorse umane e strumentali disponibili valorizzando il personale docente, e revisione
complessiva dell’attuale condizione organizzativa e didattica del sistema scolastico. Il piano programmatico mira ad un
profondo ripensamento del sistema scolastico, avviando una fase di revisione per rendere pienamente efficienti i
servizi scolastici, individuando un quadro di interventi volti sia a realizzare il riassetto della spesa pubblica, sia
l’ammodernamento del sistema scolastico. Gli interventi sono riferiti a 3 macroaree: Revisione degli ordinamenti
scolastici, attraverso iniziative per revisionare i piani di studio e riformulare i nuovi quadri orari di durata più
contenuta; Riorganizzazione della rete scolastica, eliminando le situazioni non conformi ai parametri, eliminando dal
territorio le piccole scuole ; Utilizzo efficace delle risorse umane della scuola con interventi volti ad eliminare lo spreco
e il sottoutilizzo delle risorse rivalutando, personale docente, personale di insegnamento della lingua straniera e
personale ATA. Da qui i provvedimenti emanati nella riforma Gelmini sono i seguenti:
DL 137/2008 Disposizioni urgenti in materia di istruzione ed università e valutazione del rendimento degli alunni.
DPR 81/2009 Norme per la riorganizzazione della rete scolastica, ed efficace utilizzo delle risorse umane.
DPR 89/2009 Revisione dell’assetto ordinamentale,organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo
DL 134/2009 Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico per l’anno 09/010. Più successivi
DPR nel 2010 per il riordino dei licei, degli istituti professionali e degli istituti tecnici.

Capitolo 3 La scuola dell’infanzia


Nel 1968 la scuola materna, fino a quel momento affidata ad enti territoriali, entra nell’ordinamento scolastico con
finalità di educazione e di sviluppo della personalità infantile, di assistenza e di preparazione alla frequenza della
scuola dell’obbligo. Nella riforma Moratti la scuola materna viene rinominata scuola dell’infanzia. Questa concorre allo
sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale e sociali dei bambini. La frequenza non è obbligatoria e le sezioni
sono costituite da un minimo di 18 bambini a un massimo di 26. L’orario è stabilito in 40 ore settimanali che può
essere esteso a 50. Accoglie bambini dai 3 ai 5 anni, compiuti entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento. Inoltre i
genitori possono richiedere l’inserimento dei bambini che compiono 3 anni e entro il 30 aprile dello stesso anno ma
ovviamente l’inserimento di questi bambini è sottoposto a delle condizioni tipo la disponibilità dei posti ecc. esistono
poi delle iniziative sperimentali per rispondere ad una crescente domanda di servizi educativi per i bambini dai 2ai 3
anni denominata sezione primavera che garantisce un ponte tra l’asilo nido e le scuole dell’infanzia.

Capitolo 4 Il primo ciclo di istruzione


Sezione 1 La scuola primaria
Il primo ciclo di istruzione è composto dalla scuola primaria e dalla scuola secondaria di primo grado. Ha la durata di
8 anni ed è il primo segmento per la realizzazione del diritto-dovere dell’istruzione. La scuola primaria dura 5 anni ed è
articolata in un primo anno che è un continum con la scuola dell’infanzia e in due periodi biennali al termine dei quali
lo studente passa alla scuola secondaria di primo grado. La scuola secondaria dura 3 anni ed è composta da un
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biennio e dal 3 anno che completa il percorso attraverso l’esame di stato. Inoltre assicura l’accesso al secondo ciclo di
istruzione.
La scuola elementare nasce con la finalità di formare l’uomo , sviluppando la personalità del fanciullo e
promuovendone l’alfabetizzazione. Vari ordinamenti ne hanno disciplinato l’organizzazione, ricordiamo la Legge 140
del 1990 che portò delle innovazioni significative su: l’organizzazione dei moduli ( gruppi di 3 docenti)
programmazione collegiale, tempo pieno e tempo prolungato, orari degli alluni, e orari dei docenti, lingua straniera
ecc. La scuola elementare speciale è quella che ha diversa struttura, diversi orari, programmi e insegnanti ed ha una
categoria di alunni caratterizzata da deficienza fisica o psichica, per questo viene divisa in scuola per minorati psico-
fisici, handicappati della vista e handicappati dell’udito. Tra le scuole speciali rientrano le scuole carcerarie, in cui si
trovano detenuti considerati analfabeti di età non superiore ai 40 anni di età e le scuole reggimentali frequentate dai
militari che non hanno portato a termine l’obbligo scolastico.
Con la riforma Moratti la scuola elementare ha preso il nome di scuola primaria a carattere obbligatorio e si è
migliorata la sua organizzazione e il suo funzionamento. Il numero di alunni non deve essere meno di 15 e non
superare i 16. L’obbligo di istruzione è controllato dal sindaco e dai dirigenti scolastici. Il comune poi entro il mese di
dicembre dell’anno che precede l’inizio della scuola predispone un elenco dei minori soggetti all’obbligo di istruzione e
saranno i genitori a dover iscrivere i figli presso una scuola dell’obbligo. Inoltre verranno segnalate le inadempienze e
verrà divulgata la notizia ai centri di assistenza sociale che deve individuare come agevolarne la frequenza. Le iscrizioni
partono dai 6 anni compiuti entro il 31 dicembre o eventualmente entro il 30 aprile dell’anno scolastico. L’orario si
differenzia in varie articolazioni da 24, 27 e 30 ore settimanali fino a 40 ore nel caso del tempo pieno. Fino alla
graduale introduzione delle nuove articolazioni orarie le classi precedenti continuano ad avere la divisione oraria in 27
ore di insegnamento e 3 di attività opzionali, o di 40 ore del tempo pieno. Nel caso delle sole 27 ore settimanali
l’insegnamento viene svolto dall’insegnate unico di riferimento.

Sezione 2 La scuola secondaria di primo grado


La scuola media nasce con la legge 1859/1962 e si prefigge di essere scuola della formazione dell’uomo e del
cittadino: poiché offre occasioni di sviluppo della personalità in tutte le direzioni, scuola che colloca nel mondo: poiché
aiuta l’alunno ad acquistare un immagine sempre più chiara della realtà sociale, scuola orientativa: poiché favorisce
l’iniziativa del soggetto e lo pone in condizione di conquistare la propria identità nel contesto sociale, scuola
secondaria: poiché persegue lo sviluppo originale premettendo il raggiungimento di una preparazione culturale di
base per poi avere un educazione permanente. Le scuole medie speciali sono quelle che hanno particolari
caratteristiche, ricordiamo i corsi per adulti, quelli per i lavoratori e quelli per il recupero scolastico dei
tossicodipendenti.
La riforma Moratti ha rinominato la scuola media in scuola secondaria di primo grado,e non è più una scuola terminale
ma ha il compito di assicurare il consolidamento delle varie competenze. È finalizzata alla crescita di capacità
autonome del soggetto, indirizza il soggetto ad organizzare le sue abilità, è caratterizzata da una diversificazione
didattica in base allo sviluppo della personalità dell’allievo, introduce lo studio di una seconda lingua straniera della
comunità europea e aiuta l’orientamento per la scelta della successiva istruzione e formazione. Questo ciclo termina
con l’esame di stato il cui superamento da libero accesso ai licei e agli istituti professionali. L’orario obbligatorio è di
990 ore complessive, ovvero 29 ore settimanali, portate a 36 nel caso del tempo prolungato. La lingua straniera è
insegnata in 3 ore settimanali, mentre la 2 lingua in 2 ore settimanali. La valutazione finale degli alunni è disciplinata
dalla L.176/2007 che esprime il giudizio di ammissione all’esame e lo svolgimento di una prova nazionale.

Capitolo 5 Il secondo ciclo di istruzione


Sezione 1 i Percorsi di studio
L’istruzione secondaria superiore ha lo scopo di preparare l’alunno agli studi universitari e fornirgli un’adeguata
preparazione al mondo del lavoro. L’iscrizione dipende dall’età e dallo svolgimento degli studi precedenti, il passaggio
alle classi successive alla prima avviene per scrutinio di promozione. Prima della riforma - le tipologie degli studi erano
divise in:
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Liceo classico, caratterizzata da una tradizione culturale umanistica, divisa in un biennio ginnasiale e un triennio. Liceo
Scientifico, caratterizzata da materie scientifiche della durata di 5 anni.
Istituto magistrale per l’insegnamento nella scuola elementare. Nel 96 è stato introdotto l’obbligo di una qualifica
mirata cioè la laurea in scienze della formazione primaria. Scuola magistrale, per l’insegnamento nella scuola materna
della durata di 3 anni, anch’esso modificato con la necessità della laurea in scienze della formazione primaria. Istituti
tecnici, per preparare i giovani a funzioni tecniche e amministrative ed alcune professioni in vari settori, distinti in 9
tipi di istituti: agrario,commerciale, industriale,per geometri,nautico,per perito aziendale, aereonautico e per attività
sociali. Istituti professionali per dare una preparazione di base omogenea e una specifica per l’esercizio di mansioni,
della durata di 3 anni e comprende 3 aree: di insegnamenti comuni a tutti i corsi, di insegnamenti di indirizzo e di
approfondimento. Licei artistici che offrono una preparazione teorico-pratica per gli studi nel campo delle arti
figurative, della durata di 4 anni divisi in due sezioni, la prima per la pittura, scultura, decorazione e scenografia, e la
seconda per l’architettura. Istituti d’arte per addestrare al lavoro e alla produzione artistica della durata di 3 anni.
Nella riforma Moratti 53/2003 la scuola secondaria diviene secondo ciclo di istruzione ed è costituito da un sistema
educativo-formativo-professionale a doppio binario rappresentato dal sistema dei licei da un lato, e dal sistema
dell’istruzione e della formazione professionale IFTS dall’altro. Oppure in alternativa, dai 15 anni in poi gli studenti
possono frequentare attività di formazione in alternanza scuola lavoro o l’apprendistato che sono percorsi con pari
dignità e stessi fini educativi che mirano al sapere, saper essere, saper fare e agire.
Dal 1 settembre 2010 invece è entrata in vigore la riforma Gelmini che ha cambiato il volto della scuola secondaria
superiore organizzandola in: 6 licei, istituti tecnici divisi in 2 settori e 11 indirizzi e istituti professionali divisi in 2 settori
e in 6 indirizzi. I quattro settori: licei, istituti tecnici, istituti professionali e percorsi regionali di istruzione e formazione
sono stati rafforzati e si è resa + semplice e chiara l’offerta formativa. I piani di studi sono stati ampliati negli scorsi
decenni fino a divenire anomali e con la riforma Gelmini sono stati alleggeriti. Il tetto massimo orario è fissato tra 30 e
32 ore settimanali, fino a 35 per l’istruzione artistica. Per il passaggio graduale al nuovo regolamento sono stati create
apposite tabelle di confluenza che indicano il naturale passaggio per tutti gli indirizzi.
Per i licei, è stato riordinato il quadro normativo cercando di riconfermare l’identità del percorso liceale, far acquisire
ai giovani capacità critica e conoscenze specifiche approfondite, superare la frammentazione dei percorsi di studio,
affidare alla scuola l’elaborazione di specifici progetti culturali. Il carico orario è stato reso + sostenibile per gli alunni.
La durata è quinquennale, dove il primo biennio è finalizzato all’iniziale sviluppo e approfondimento delle conoscenze
e delle abilità, il secondo biennio invece consiste nella maturazione di queste per poi essere completamente realizzate
nel quinto anno che si conclude con un esame di stato che rilascia il titolo di diploma liceale. Le 6 tipologie di licei
sono:
LICEO ARTISTICO, studio dei fenomeni estetici e della pratica artistica e dal secondo biennio si divide in vari indirizzi
come arti figurative, architettura, design, grafica, multimediale, scenografia
LICEO CLASSICO, studio della civiltà classica e della cultura umanistica. Si mantiene il ginnasio.
LICEO LINGUISTICO, studio di più sistemi linguistici e culturali fino a 3 lingue oltre all’italiano.
LICEO MUSICALE E COREUTICO, apprendimento teorico-pratico della musica e della danza e allo studio del loro ruolo
nella storia e nella cultura.
LICEO SCIENTIFICO,studio del nesso tra cultura scientifica e tradizione umanistica,
favorendo matematica, fisica e scienze naturali
LICEO DELLE SCIENZE UMANE, studio della teorie dei fenomeni della costruzione dell’identità personale e delle
relazioni umane e sociali.
In passato tra i percorsi liceali c’erano anche il liceo economico e tecnologico, ma con la 296/2006 l’IFTS si è
riorganizzato nel quadro del potenziamento dell’alta formazione professionale e pertanto si sono riformati i percorsi
sostituendo i licei economico e tecnologico con istituti professionali e istituti tecnici.
Per gli istituti professionali si è avuto una razionalizzazione dei piani di studi e dei quadri orari, a ciò ha provveduto il
DPR 15/3/2010 che ha definito gli ist professionali percorsi quinquennali di articolazione del secondo ciclo del sistema
di istruzione, caratterizzati da una solida base di istruzione generale e tecnico-professionale che consente di sviluppare
saperi e competenze necessarie per rispondere alle esigenze formative del settore di riferimento e permette un
rapido inserimento nel mondo del lavoro e l’accesso all’università. Operano in 2 settori con 6 indirizzi: per il settore
dei servizi si ha l’indirizzo agricolo, socio-sanitario, enogastronomia e ospitalità alberghiera, commerciali; per il settore

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dell’industria e artigianato si ha l’indirizzo produzioni industriali e artigianali e manutenzione e assistenza tecnica. I
percorsi si concludono con un esame di stato al cui superamento viene rilasciato il diploma di istruzione professionale.
Per gli istituti tecnici la riforma Gelmini ha compiuto uno sforzo di riprogettazione per restituire all’istruzione tecnica
la sua autonoma identità e la sua missione formativa, superando la frammentazione dei percorsi e aumentando le
iscrizioni in calo. Il DPR del 15/3/2010 prevede dei percorsi quinquennali di articolazione del secondo ciclo di
istruzione, potenziali e riorganizzati, caratterizzati da una solida base culturale scientifico e tecnologico e dall’obiettivo
di far acquisire saperi e competenze necessarie per un rapido inserimento nel mondo del lavoro e per l’accesso
all’università. Gli ist tecnici operano in 2 settori e hanno in totale,11 indirizzi. Nel settore economico si hanno indirizzi
di amministrazione finanza e marketing, e di turismo; nel settore tecnologico si hanno indirizzi di meccanica, trasporti
e logistica, elettronica ed elettrotecnica, informatica e telecomunicazioni, grafica e comunicazione, chimica, sistema
moda, agraria, costruzioni ambiente e territorio. Comprendono tirocini, stage e alternanza scuola-lavoro, si
concludono con l’esame di stato e rilasciano il diploma di istruzione tecnica. Ricordiamo che i nuovi ist propongono
nuovi modelli organizzativi , dei veri e propri dipartimenti finalizzati all’aggiornamento costante dei percorsi di studio,
costantemente svolti attraverso laboratori, volontariato, stage e tirocini.
Per quanto riguarda invece il sistema di istruzione e formazione tecnica superiore di competenza delle regioni, sono
un alternativa per i giovani che permettono il conseguimento di una qualifica triennale e di un diploma quadriennale
riconosciuti a livello nazionale. La frequenza di questi corsi è utile per assolvere l’obbligo scolastico entro i 18 anni.
Questi corsi in genere riguardano 21 figure professionali in svariati settori, durano in genere 2 semestri e si
concludono con verifiche finali delle competenze acquisite.
Agli studenti che hanno compiuto il 15esimo anno di età la riforma Moratti ha dato la possibilità di realizzare corsi di
alternanza scuola-lavoro per realizzare il percorso formativo, in collaborazione con l’ist scolastico e imprese o
associazioni, per assicurare ai giovani, oltre alle conoscenze di base l’acquisizione di competenze spendibili nel
mercato del lavoro, svolgendo un attività di alternanza di periodi di studio e di lavoro dai 15 ai 18 anni. Queste attività
comprendono anche visite aziendali che rappresentano un mezzo efficace per avvicinare gli studenti alle professioni,
stage, tirocini con l’obiettivo di supportare il tirocinante nelle scelte e che lo coinvolgono direttamente, tirocini stivi,
imprese formative simulate una sorta di azienda laboratorio in cui è possibile rappresentare e vivere le funzioni
proprie dell’azienda.

Sezione 2 Le norme comuni


- L’abolizione degli esami di riparazione è stata disposta dalla L.352/95 che ha previsto l’attivazione di interventi ad
hoc per l’efficace inserimento di alunni il cui profitto sia risultato insufficiente e di corsi di sostegno o di recupero per
questi alunni. Caratterizzati da verifiche intermedie per dimostrare di aver superato il debito entro il 31 agosto per
essere cosi promossi. Inoltre si organizzano corsi estivi.
- La valutazione degli alunni regolata dal DPR 122/2009 sancisce che la valutazione periodica e finale degli
apprendimenti è effettuata dal consiglio di classe dal dirigente e dagli insegnanti con maggioranza in caso di necessità.
La valutazione è espressa in decimi che concorrono alla determinazione dei crediti scolastici e dei punteggi. Sono
ammessi alla classe successiva gli alunni che conseguono un voto di comportamento non inferiore a 6 e una votazione
non inferiore a 6 in ogni materia. La valutazione del comportamento si propone di far acquisire una coscienza civile
basata sulla consapevolezza che la libertà personale è realizzata anche in base a diritti e doveri . laddove non si arrivi a
6 decimi in sete di scrutinio verrà decisa una sanzione disciplinare, motivando e verbalizzando le ragioni.
- L’esame di stato quindi è solo per coloro che hanno crediti non inferiori a 6 decimi in ciascuna disciplina e al voto di
comportamento. La prova è divisa in 3 prove scritte e una orale. La prima prova scritta mira ad accertare la
padronanza della lingua italiana, le capacità espressive e critiche del candidato, la seconda prova ha per oggetto una
delle materie caratterizzanti il corso di studio e la terza prova è autonoma in quanto è strettamente collegata al piano
dell’offerta formativa utilizzato dalla scuola. È a carattere pluridisciplinare su tutte le materie dell’ultimo anno.
L’INVALSI provvede alla predisposizione di modelli per l’elaborazione della 3 prova. E valuta i livelli di apprendimento a
conclusione dei percorsi d’istruzione. La prova orale è un colloquio su vari argomenti attinenti al programma e al
lavoro dell’ultimo anno. Verrà assegnato a ciascun candidato un voto finale in centesimi, risultato della somma dei
punti dati dalla commissione per le prove d’esame 45 per le scritte,30 per l’orale,più i crediti dello studente
accumulati per un massimo di 25. Inoltre la commissione può integrare massimo 5 punti ad un candidato meritevole. Il

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punteggio minimo per il superamento dell’esame è 60/100.
- I percorsi di orientamento universitario finalizzati al supporto nella scelta dei corsi di laurea o dei corsi di formazione
operano in raccordo con le università e i vari enti.
- I percorsi di orientamento alle professioni e al lavoro organizzati in raccordo con il mondo dell’lavoro per permettere
la conoscenza delle varie opportunità.
- Il riconoscimento delle eccellenze, ogni scuola deve offrire ai propri studenti le opportunità per la crescita
assicurando la messa in campo di tutte le misure necessarie a questo scopo. Il D.lgs 262/2007 prevede l’incentivazione
delle eccellenze al fine di valorizzare la qualità dei percorsi degli studenti per innalzare il livello di apprendimento e
incoraggiarli a proseguire.
- Lo statuto delle studentesse e degli studenti che si propone come carta dei diritti e dei doveri degli alunni, emanata
con DPR 249/98 che definisce la scuola come una comunità di dialogo di ricerca e di esperienza sociale. In essa ognuno
con pari dignità e nella diversità dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del
diritto allo studio e lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno, recuperando situazioni di svantaggio. Si ricorda che in
questa comunità ogni parte ha dei diritti e dei doveri. Lo studente ha il diritto ad una formazione qualificata, alla
riservatezza, ad essere informato sulle norme, a partecipare attivamente alla vita della scuola, ad una valutazione
trasparente, ad esprimere la sua opinione, alla libertà di apprendimento, al rispetto della sua vita culturale e religiosa,
alla riunione assemblea e associazione. Alcuni doveri dello studente invece sono, dovere di frequentare regolarmente
i corsi e di assolvere gli impegni di studio, di comportarsi correttamente nei rapporti interpersonali, di osservare le
disposizioni organizzative e di sicurezza, di utilizzare in modo adeguato strutture e macchinari, di contribuire a rendere
accogliente l’ambiente scolastico. Il mancato adempimento di tali doversi può portare ad una mancanza disciplinare e
lo studente può essere sottoposto a sanzioni disciplinari.

Capitolo 6 Disposizioni comuni alle scuole e agli istituti di ogni ordine e grado
- Gli alunni portatori di disabilità sono tutelati mediante loro diretto inserimento nella vita scolastica grazie al supporto
di misure di accompagnamento alle quali concorrono a livello territoriale. Con la L.104/1992 lo stato ha definito forme
e criteri per consentire ai portatori di qualsiasi disabilità di realizzare i suoi diritti di cittadinanza e di pari opportunità,
anche nella vita scolastica le istituzioni devono adeguarsi alle caratteristiche specifiche dei soggetti per garantire il loro
successo formativo. Il Ministero ist univ e ricerca (MIUR) pone misure di accompagnamento per i disabili come docenti
di sostegno, finanziamento di progetti e attività per l’integrazione, potenziamento del personale ecc. a livello
nazionale è operativo l’osservatorio per l’integrazione delle persone disabili. La condizione di disabilità deve essere
certificata da una commissione medica in base ai parametri definiti dall’OMS . le classi che accolgono alunni disabili
sono costituite di norma da non + di 20 alunni. La loro valutazione tiene conto della particolare situazione e dai
disturbi specifici dalla quale sono affetti. Si tengono conto il comportamento e le attività svolte, e le prove
differenziante hanno valore equivalente a quelle ordinarie per permettere il conseguimento del diploma.
- Gli alunni stranieri, anche se non in regola hanno diritto all’istruzione come gli alunni italiani, e hanno quindi
l’obbligo di iscriversi e frequentare le scuole conformandosi alle disposizioni nazionali. Il MIUR ha emanato delle
indicazioni per l’integrazione di questi alunni, in particolare prevedono che le iscrizioni non superino il 30% per scuola
in modo da distribuirli in maniera equilibrata sul territorio, l’assegnazione delle classi è autonomamente decisa dalle
scuole che possono accompagnare l’alunno in una prima fase di approfondimento della conoscenza linguistica,
possono essere inoltre organizzati corsi di potenziamento della linua.
- Gli alunni ospedalizzati possono usufruire del servizio scolastico attraverso delle classi di scuola primaria e secondaria
di primo grado ricoverati presso ospedali e ist di cura.
- i libri di testo restano lo strumento didattico privilegiato per il percorso di conoscenza e di apprendimento.
L’adozione e l’utilizzazione degli strumenti didattici compresi i libri di testo devono essere coerenti con il pof e con
criteri di trasparenza. Ricordiamo l’art.5 della 169/2008 che obbliga le ist scolastiche ad adottare soltanto testi per i
quali gli editori si impegnino a mantenere invariato il contenuto per un quinquennio.

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Capitolo 7 L’istruzione non statale
L’art.33 della Cost dopo aver sancito il diritto-dovere dello stato di istituire scuola per tutti gli ordini e gradi riconosce
ad enti e privati il diritto di dar vita a scuole e istituti di educazione senza oneri per lo stato. Questo equivale al
riconoscimento del pluralismo del sistema educativo e formativo visto che l’esistenza di due tipi di scuola dev’essere
convergente e una garanzia di buon funzionamento per entrambi. La legge sulla parità scolastica 62/2000 affida alla
Rep l’obiettivo prioritario di espandere l’offerta formativa, e istituisce un sistema nazionale di istruzione a carattere
misto costituito da scuole statali e dalle scuole paritarie gestite da privati o da enti locali. Le scuole paritarie sono a
tutti gli effetti degli ordinamenti vigenti, e rilasciano titoli di studio aventi valore legale. Alcuni requisiti per il
riconoscimento della parità sono: un progetto educativo in armonia con i principi della Cost, la disponibilità di locali e
attrezzature idonee, istituzione e funzionamento di organi collegiali,. Iscrizione per tutti gli studenti anche con
handicap, organica costituzione di corsi completi, personale docente con titolo di abilitazione e contratti di lavoro per
il personale. Le scuole paritarie sono soggette a valutazione dal ministero che ne accerta i requisiti. Lo stato inoltre per
sostenere la funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie, eroga contribuiti alle scuole paritarie con i requisiti. Per
divenire paritarie le scuole devono inoltrare una domanda inoltrata entro il 31 Marzo dell’anno scolastico precendete
e devono essere già funzionanti e riconosciute, presentare dei dati documentali che forniscono il proprio stato
giuridico, impegnarsi ad adottare un bilancio conforme alle disposizioni vigenti, e avere i requisiti (vedi sopra).
La scuola materna non statale gestita da enti pubblici, morali. Comitati e privati è ordinata secondo le norme di legge
al pari di quella statale si propone fini di educazione e di sviluppo della personalità infantile ed è sotto la vigilanza dei
direttori didattici e degli uffici scolastici regionali.
Le scuole elementari non statali si distinguono in scuole elementari parificate: istituite da enti e associazioni con
personalità giuridica riconosciute equipollenti a quelle statali e deve adottare programmi ed orari conformi
all’ordinamento statale, scuole elementari sussidiate: aperte da privati enti o associazioni sotto autorizzazione
dell’ufficio scolastico regionale nelle località ove non esiste alcuna altra scuola statale o parificata, scuole private
autorizzate: dal direttore didattico e gestite da cittadini forniti del diploma di maturità magistrale classica o tecnica.
Per le scuole secondarie invece ricordiamo, le scuole legalmente riconosciute aperte sia da enti sia da privati cittadini
e le scuole pareggiate che possono però essere mantenute solo da enti pubblici o ecclesiastici. Infine le scuole private
sono aperte da enti o privati con presa d’atto da parte del ministero e possono svolgere la loro attività anche senza
autorizzazione ministeriale ma non possono rilasciare titoli di studio con valore legale.

Capitolo 8 Organi collegiali della scuola


All’art. 3 del TU la formazione di organi collegiali nella scuola risponde all’intento di favorirne la gestione sociale,
evitarne l’isolamento specie di coloro che operano nel delicato compito di trasmissione della cultura. È quindi
necessario il coinvolgimento della società in tutte le sue componenti, per consentire un adeguamento alle condizioni
mutevoli per fare in modo che essa si configuri come una comunità che interagisce con la società,comunità più vasta,
dove l’una rispetta gli ordinamenti dell’altra. Con la riforma degli organi collegiali territoriali della scuola è stato
introdotto che la partecipazione alla vita scolastica avvenga oltre che a livello della singola istituzione anche a livello
centrale, regionale e locale, istituendo cosi il Consiglio superiore della pubblica istruzione, a livello centrale, i consigli
regionali dell’istruzione a livello regionale e i consigli scolastici locali a livello locale. Questi hanno sostituito dopo il
2002 i vecchi organi cioè i consigli scolastici distrettuali e provinciali e il consiglio nazionale della pubblica istruzione.
- il consiglio superiore della pubblica istruzione è un organo di garanzia di unitarietà del sistema nazionale
dell’istruzione ed è di supporto all’esercizio delle funzioni del governo nelle materie scolastiche come istruzione
universitaria, ordinamenti scolastici, programmi, stato giuridico del personale ecc. Il consiglio formula proposte ed
esprime pareri obbligatori, inoltre può esprimere di propria iniziativa pareri facoltativi in materia attinente
all’istruzione. È formato da 36 componenti ed il suo funzionamento è disciplinato da un regolamento nel quale sono
stabiliti tempi e modi di svolgimento dei lavori e altro.
- i consigli regionali dell’istruzione sono istituiti presso ogni ufficio periferico regionale della pubblica istruzione, hanno
competenze consultive e di supporto all’amministrazione a livello regionale, ed esprimono pareri obbligatori in

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materia di autonomia della scuola, distribuzione dell’offerta formativa, educazione permanente ecc. Sono costituiti da
presidenti dei consigli scolastici locali, componenti eletti dalle varie scuole pareggiate, parificate e legalmente
riconosciute.
- i consigli scolastici locali sostituiscono quelli distrettuali e provinciali, e sono creati in corrispondenza con il territorio
periferico. Hanno competenze consultive e propositive in merito all’attuazione dell’autonomia, all’organizzazione
scolastica del territorio, all’edilizia scolastica, alla distribuzione dell’offerta formativa,all’integrazione degli alunni con
handicap, all’attuazione del diritto allo studio.
Fino al 2002 però restarono in carica i precedenti organi cioè
- il consiglio scolastico distrettuale, dato che il territorio regionale era diviso in comprensori detti distretti scolastici
nell’ambito del quale doveva essere assicurata la presenza di ogni scuola di ordine e g7rado. Il distretto deve
rispondere a dei requisiti di estensione territoriale che non deve superare quella provinciale, deve comprendere una
popolazione non superiore ai 100.000. avevano lo scopo di realizzare la partecipazione delle comunità locali e delle
forze sociali alla vita e alla gestione della scuola, migliorando la scuola sotto il profilo dell’efficienza e migliorando il
profitto degli alunni. Il distretto è un istituzione dotata di autonomia amministrativa e finanziaria governata da
apposito consiglio scolastico distrettuale, composto da membri elettivi e membri designati che operano il quel
distretto. Il consiglio resta in carica 3 anni e deve essere convocato almeno ogni 3 mesi e ogni volta che un terzo dei
componenti lo richiede. Il consiglio scolastico distrettuale svolge funzioni: deliberative, approvando il regolamento
interno, il bilancio preventivo e l’impiego dei mezzi finanziali; propulsive, elaborando annualmente un programma
relativo alle attività parascolastiche, extrascolastiche e intrascolastiche; consultive esprimendo pareri ogni qualvolta
ne sia richiesto dall’amministrazione periferica, dalla regione o dagli enti locali. I
- il consiglio scolastico provinciale, realizza la partecipazione delle comunità locali all’elaborazione dell’azione
scolastica nell’ambito provinciale. È costituito da 6 membri di diritto e da 12 o 16 o 20 elettivi che variano in relazione
al numero degli alunni iscritti. Il consiglio elegge la giunta esecutiva, il presidente, due vicepresidenti che collaborano
per espletare la complessa attività dell’organo, e un consiglio di disciplina per il personale docente, in genere tre, per
la materna, per le elementari e per le medie. Il consiglio scolastico provinciale esercita funzioni consultive, di proposta
e di coordinamento.
- il consiglio nazionale della pubblica istruzione è il massimo organo consultivo del ministro in materia scolastica in
particolare relative all’istruzione materna, elementare, secondaria e artistica. Dura in carica 5 anni, presieduto dal
Ministro ed è costituito da vari organi sottordinati. Esercita funzioni miste di amministrazione attiva e consultiva.
Gli organi collegiali che invece operano a livello di circolo e di istituto sono:
- il consiglio di intersezione per la scuola materna composto dai docenti e dai docenti di sostegno,
- il consiglio di interclasse per la scuola elementare composto dai docenti di ogni classe e da un rappresentante dei
genitori,
- il consiglio di classe della scuola secondaria composto dai docenti e dai rappresentanti dei genitori, ha funzioni
esecutive e determina le forme di autofinanziamento della scuola,
- il collegio dei docenti è un organo omogeneo composto da personale insegnante, e la sua formulazione è
automatica, basta essere insegnante in quell’istituto. È presieduto dal direttore o dal preside, si insedia all’inizio di
ogni anno scolastico, si riunisce ogni volta che ce ne sia la necessità oppure quando un terzo dei componenti ne fa
richiesta e inoltre in genere ogni trimestre o quadrimestre. I poteri del collegio sono complessi esercitano funzioni di
amministrazione attiva su tutto quello che riguarda il funzionamento didattico, la programmazione educativa,
l’elaborazione del pof e la delibera del piano annuale delle attività del personale docente. Esercita potere di proposta
per la formazione e la composizione delle classi, poteri propulsivi promuovendo iniziative di sperimentazione e di
aggiornamento dei docenti, poteri di valutazione dell’andamento complessivo dell’azione didattica, poteri di indagine
di eventuali casi di scarso profitto, poteri consultivi ed elettivi.
- il consiglio di circolo, o di istituto che ha compiti riguardanti il lato economico-finanziario della scuola. Di esso fanno
parte i rappresentanti del personale insegnante e non, i genitori degli alunni e i rappresentanti degli studenti più il
preside. Il consiglio dura in carica 3 anni scolastici e svolge funzioni deliberative e di amministrazione attiva e
consultiva
- il comitato per la valutazione del servizio degli insegnanti è composto dal preside, da membri effettivi e da supplenti.
Esprime il parere per la conferma in ruolo dopo il periodo di prova del personale docente che opera nella scuola.

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i membri di ogni organo che non intervengono senza giustificati motivi a tre sedute consecutive decadono dalla
carica.
inoltre ricordiamo che l’art.12 del TU dispone che gli studenti della scuola secondaria superiore e i genitori degli alunni
delle scuole di ogni ordine e grado hanno diritto di riunirsi in assemblea nei locali della scuola. Distinguiamo le
assemblee degli studenti che consentono l’approfondimento dei problemi della scuola e della società. Possono essere
di classe o di istituto ed è possibile convocarne massimo una al mese per tipologie. Le assemblee dei genitori, possono
anch’esse essere di sezione di classe o di istituto ed entrambe dovranno svolgersi al di fuori dell’orario scolastico
contrariamente a quelle degli alunni.

Parte Quarta Stato giuridico del personale della scuola


Capitolo 1 Il personale docente direttivo e ispettivo
Sezione 1 Inquadramento funzionale
Personale docente. La funzione docente realizza un processo di insegnamento/apprendimento volto a promuovere lo
sviluppo umano,culturale,civile e professionale degli alunni. È quindi esplicazione essenziale di un attività di
trasmissione della cultura, di contributo alla sua elaborazione e di impulso alla partecipazione dei giovani a questo
processo. Il profilo della figura professionale del docente è complesso ed è costituito da competenze disciplinari che
riguardano la padronanza dei contenuti, da competenze metodologico-didattiche che riguardano le strategie di
insegnamento e l’utilizzo dei metodi didattici, da competenze organizzativo-relazionali che riguardano la promozione
di una serie di rapporti che arrichiscono la sua funzione disciplinare.
La funzione docente si fonda sull’autonomia professionale e culturale e consiste in attività individuali e collegiali, e in
attività di aggiornamento e di formazione.
Le attività individuali si suddividono in attività di insegnamento, che consistono nell’orario di servizio articolato in 25
ore sett per la scuola materna, 22 ore per le elementari e 18 per la scuola secondaria, in attività funzionali
all’insegnamento che sono tutti gli impegni inerenti alla funzione docente, come attività collegiali, di programmazione,
di progettazione, di ricerca etc., in attività aggiuntive.
Le attività di formazione sono importanti in quanto la formazione in se è una risorsa per il miglioramento
professionale e per il miglioramento della scuola ed è dunque considerata sia un obbligo che un diritto. Può essere di
due tipi: formazione in ingresso, cioè un anno previsto per i docenti a tempo indeterminato che consente
l’acquisizione di competenze tecnologiche e di lingua straniera e formazione in servizio ovvero delle attività che si
svolgono per 5 giorni ogni anno o al di fuori dell’orario scolastico e riguardano la partecipazione ad iniziative di
aggiornamento riconosciute dall’amministrazione. La formazione in servizio può essere finalizzata a più scopi e può
essere attuata da più soggetti come le istituzioni scolastiche,l’amministrazione scolastica periferica e quella centrale.
Le attività ulteriori consistono in attività di collaborazione con il dirigente scolastico, in collaborazioni plurime con altre
scuole statali e nell’integrazione con altri contratti a tempo determinato in un diverso ordine e grado di istruzione.
Il reclutamento del personale è disciplinato da una serie di norme attualmente in via di riforma. In attesa valgono le
disposizioni del TU all’art 399 in merito all’accesso ai ruoli del personale docente. In genere il 50%dei posti è
assegnabile mediante concorsi per titoli ed esami, il restante 50% è assegnabile attingendo dalle graduatorie
permanenti relative ai concorsi per soli titoli. I concorsi per titoli ed esami sono indetti su base regionale con
frequenza triennale, e sono costituiti da una o più prove scritte,grafiche o pratiche e una prova orale. Le prove sono
superate con una votazione non inferiore a 28/40, 40 infatti è il punteggio massimo per le prove scritte, per la prova
orale e 20 è quello per i titoli. La graduatoria di merito è compilata sulla base della somma dei punteggi riportati dalle
prove e dalla valutazione dei titoli. Le commissioni giudicatrici vengono nominate dal direttore scolastico regionale e
sono scelti tra candidati inseriti in appositi elenchi grazie a specifici requisiti culturali professionali e di servizio. Al
superamento delle prove si consegue l’abilitazione all’insegnamento. Questo sistema però trova applicazione fino al
termine ultimo dell’anno dei corsi di studio universitario per il rilascio dei titoli, ovvero il diploma di laurea in scienze
dell’educazione e la frequenza di corsi di specializzazione post-laurea. Considerando che i titoli di scuole e istituti
magistrali non sono validi e che i corsi di specializzazione hanno preso avvio dall’anno 99/2000 sono state dettate
delle disposizioni transitorie finalizzate a consentire il passaggio al sistema universitario per l’abilitazione

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all’insegnamento. Attraverso decreti ministeriali si sono regolamentati i corsi di laurea in formazione primaria e le
scuole di specializzazione definendo numeri di posti, modalità e contenuti della prova di ammissione ecc.e con DL
137/2008 si riconosce valore abilitante alla laurea in scienze della formazione primaria, infatti l ‘esame di laurea
conseguito alla fine del corso ha valore di esame di stato e abilita all’insegnamento nella scuola primaria o nella scuola
dell’infanzia a seconda dell’indirizzo prescelto. Oltre al concorso si può accedere all’insegnamento per graduatorie
permanenti che nascono dalla trasformazione delle graduatorie dei concorsi per soli titoli del personale docente e
sono periodicamente integrati con l’insegnamento dei docenti che hanno superato i concorsi per titoli ed esami.
Inoltre per effetto della L.296/2006 le graduatorie permanenti hanno preso il nome di graduatorie ad esaurimento.
In seguito all’applicazione del primo contratto collettivo individuale si procede alla stipulazione del contratto
individuale di lavoro che regola la tipologia del rapporto di lavoro, la data di inizio e fine, il livello di retribuzione, i
compiti e le mansioni, la sede ecc. L’assunzione può avvenire a tempo pieno o parziale. In genere il personale a tempo
indeterminato deve effettuare un periodo di prova che ha la durata di un anno scolastico. Laddove non sia portato a
termine o non sia sufficiente può essere possibile avere una proroga di un ulteriore anno. Il personale in prova deve
prestare servizio e partecipare a specifiche iniziative volte a migliorare le competenze professionali in campo
metodologico-didattico, psicopedagogico,relazionale e giuridico-amministrativo. Al termine del periodo di prova viene
presentata una relazione delle attività ed esperienze svolte per essere valutata dal comitato di valutazione del
servizio.
Personale direttivo. La funzione direttiva è finalizzata alla gestione unitaria dell’istituzione scolastica e consiste nella
promozione e nel coordinamento dell’attività d’istituto. La funzione direttiva viene esercitata dal direttore didattico,
dal preside, dal rettore e cosi via. I capi d’istituto con rapporto di lavoro a tempo indeterminato assumono la qualifica
di dirigente che è chiamato ad una gestione imprenditoriale delle proprie funzioni e alla conduzione di una vera e
propria azienda-scuola. Tra gli incarichi di funzione dirigenziale ricordiamo la gestione dell’istituzione scolastica, la
rappresentanza legale, l’attività di esecuzione di delibere, il coordinamento del calendario delle assemblee, il
mantenimento dei rapporti con l’amministrazione scolastica, la formazione delle classi, la gestione delle risorse
finanziarie e umane.

Al direttore scolastico regionale spetta il ruolo di conferire gli incarichi al personale direttivo che ne definisce la
durata che non può essere inferiore a due anni ne superiore a sette anni ma può essere rinnovato. Oltre a queste
funzioni il personale direttivo può assumere incarichi aggiuntivi temporanei per il coordinamento di iniziative e
progetti o per la reggenza temporanea di altra scuola. La formazione e l’aggiornamento del dirigente scolastico è un
processo permanente teso ad assicurare il costante adeguamento delle competenze al contesto culturale. Gli
interventi di formazione hanno quindi l’obiettivo di sviluppare il patrimonio di competenze necessario a ciascun
dirigente e si distinguono in formazione al ruolo e in formazione allo sviluppo. Il dirigente deve rispondere dei risultati
della propria azione dirigenziale ad un sistema di valutazione che è organizzato in procedure mirate per apprezzare i
contenuti della funzione dirigenziale. La valutazione è effettuata da un nucleo nominato dal Dirigente generale
regionale ed è composto da un dirigente tecnico, uno amministrativo e uno scolastico che deve avere almeno 10 anni
di servizio e aver frequentato e superato apposito corso di formazione e prestare servizio in provincia diversa.
L’incarico ha la durata massima di 6 anni. Per quanto riguarda il reclutamento del personale direttivo avviene tramite
concorsi con cadenza triennale, aperto al personale docente in possesso di laurea e che abbia maturato un servizio di
almeno 5 anni, composto da una preselezione attraverso prove culturali e svolto attraverso una o piu prove scritte,
una orale, valutazione dei titoli, formulazione della graduatoria, periodo di formazione e tirocinio della durata non
superiore a 4 mesi. La legge delega 15/2009 ha apportato delle novità basate sul miglioramento dell’organizzazione
del lavoro e di progressivo miglioramento della qualità delle prestazioni erogate al pubblico che incide quindi anche
sulla disciplina della dirigenza pubblica. La riforma delinea il dirigente come un vero e proprio datore di lavoro
pubblico che deve effettuare una valutazione del personale docente assegnato ai loro uffici.
Personale ispettivo. La funzione ispettiva si svolge in collaborazione con gli uffici centrali, regionali e provinciali
dell’Amministrazione scolastica e mira alla realizzazione delle finalità di istruzione e formazione. Viene esercitata da
ispettori tecnici che elaborano i progetti, consigliano sui programmi scolastici, promuovono attività di aggiornamento
del personale, svolgono assistenza tecnico-didattica etc. al termine di ogni anno scolastico il corpo ispettivo redige una
relazione sull’andamento generale dell’attività scolastica e dei relativi servizi. L’accesso a questo ruolo si consegue

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mediante concorsi per titoli ed esami indetti ogni due anni dal Ministero, distinti a seconda dei vari gradi e tipi di
scuola. I requisiti necessari sono la laurea e nove anni effettivi di servizio.

Sezione 2 Inquadramento giuridico: i diritti e i doveri


Ferie: il personale docente ha diritto a 32 giorni di ferie più 4 giorni di festività soppresse da usare nel periodo di
chiusura delle ist scolastiche. Il diritto alle ferie è irrinunciabile poiché mira a garantire l’integrità fisica e psichica del
dipendente. Per i dirigenti il periodo di ferie è anche di 32 giorni ma solo dopo due anni di servizio, prima di questo
periodo saranno di 30 giorni. Inoltre il dirigente scolastico può usufruire di 4 giornate di riposo.
Permessi retribuiti: sono fruibili nel corso di ciascun anno scolastico e sono consentiti per la partecipazione a concorsi
ed esami, lutto familiari, gravi motivi familiari, matrimonio, assistenza a persona handicappata L.104. i motivi sono
validi anche per i dirigenti con l’aggiunta di partecipazioni a congressi,seminari ecc.
Congedi parentali: nei primi 8 anni di vita del bambino ciascun genitore ha diritto di astenersi dal lavoro per un
periodo complessivamente non superiore a 10 mesi. Spetta alla madre, dopo il periodo dei 3 mesi post-parto, e al
padre per un massimo di sei mesi. Hanno diritto inoltre, in maniera alternata ad astenersi dal lavoro durante le
malattie del bambino di età inferiore a 8 anni, dietro presentazione di certificato medico.
Assenze per malattie: sostituiscono l’aspettativa per motivi di salute, dato che il dipendente assente per malattia ha
diritto alla conservazione del posto per un periodo di 18 mesi, e in casi gravi per ulteriori 18 mesi. Deve essere sempre
comunicata e documentata da un certificato medico. Avverrà il controllo fin dal primo giorno, da parte delle ASL in
qualsiasi giorno nelle fasce di reperibilità in cui il dipendente è tenuto a restare presso il proprio domicilio, o altro
eventualmente comunicato. Il trattamento economico non varia per i primi nove mesi, nei 3 mesi successivi sarà del
90% e nei 6 mesi successivi sarà del 50%. Ricordiamo in materia la riforma Brunetta che ha introdotto un innovativo
sistema di sanzioni in caso di falsi certificati medici.
Permessi brevi: compatibilmente con le esigenze del servizio il dipendente può richiedere un permesso di durata
breve non superiore alla metà dell’orario giornaliero, per il personale docente fino ad un massimo di due ore. Entro i
due mesi successivi è tenuto a recuperare le ore con supplenze o interventi didattici integrativi. Nel caso ciò non
avvenga verrà trattenuta una somma pari a quella spettante per le ore non recuperate.
Diritti sindacali: quadro riassuntivo; il docente ha diritto a: aspettativa per motivi sindacali se ricopre cariche elettive,
permessi sindacali per assentarsi in caso di riunioni o altro, diritto di affissione negli appositi spazi, diritto di riunione e
assemblea, diritto di sciopero purchè sia garantita una quota di lavoratori che si astenga per garantire un servizio
minimo e indispensabile, e non superi le 40 ore e i 2 giorni consecutivi.
Esonero: è consentito l’esonero dall’attività in circostanze particolari: per partecipare a commissioni giudicatrici di
concorsi ed esami, per partecipare a convegni per non + di 5 giorni, per scambi di insegnanti con altri paesi, e per
congedi particolari per lo svolgimento di attività sportive o artistiche. Inoltre sono consentiti esoneri per il personale
vicario, in sostituzione del direttore.
Mobilità: può essere territoriale, mira a realizzare un equilibrio tra esigenze del personale e necessità di stabilizzare il
servizio scolastico distribuendo risorse umane sul territorio , professionale finalizzata a promuovere la valorizzazione
della professione e a riassorbire eccedenze di personale, intercompartimentale laddove ci siano vacanze di posti nei
profili corrispondenti. Le operazioni di mobilità territoriale e professionale possono essere di 3 fasi, la prima
nell’ambito del comune, la seconda tra i comuni della stessa provincia e la terza interprovinciale nella provincia
titolare del docente.
Diritto allo stipendio: lo stipendio è una prestazione periodica in denaro per il servizio prestato composto da una
somma annua divisa in rate mensili. Si compone di un trattamento fondamentale e di uno accessorio come compensi
e indennità varie.
Diritto alla progressione economica: ovvero al passaggio ad una posizione stipendiale superiore che può essere
richiesta da un docente con 10 anni di servizio che superi però una procedura concorsuale.

Ricordiamo che esiste il codice di comportamento dei dipendenti che riguarda


Principi: il dipendente ha il dovere costituzionale di servire la nazione con disciplina ed onora, assicura il rispetto della
legge, mantiene una posizione di indipendenza e non svolge attività contrastanti.
Divieti e obblighi: - riportiamo alcuni- divieto di ricevere regali o altre utilità e di farli, non sfrutta la posizione che

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ricopre per ottenere qualcosa, divieto di attività collaterali e da soggetti diversi, divieti in materia contrattuale,obbligo
di informativa comunicando la propria adesione ad associazioni ed organizzazioni, obbligo di trasparenza finanziaria,
obbligo di astensione al partecipare ad attività che possono coinvolgere interessi propri come i familiari, divieto di
impartire lezioni private ad alunni della propria scuola e obbligo di comunicarlo al preside in caso di alunni estranei
alla scuola, divieto di cumuli di impegni oltre quello scolastico specie se questi sono a scopo di lucro, rientrano nelle
attività compatibili infatti le attività senza fini di lucro, semplici società, e la carica di amministratore di condominio.
Il rapporto di lavoro può finire per: collocamento a riposo per li miti di età, fissato ai 65 anni dopo 40 anni di servizio,
per risoluzione consensuale con la presentazione di dimissioni anticipate, per decadenza tramite procedimento
amministrativo secondo vari casi, e per dispensa dal servizio per idoneità fisica, incapacità persistente o insufficiente
rendimento.

Capitolo 2 Stato giuridico del personale non docente ATA


Per personale non docente si intende il personale degli istituti e scuole di ogni tipo che assolve funzioni
amministrative, contabili, gestionali, strumentali, operative e di sorveglianza. I compiti sono previsti dal profilo
professionale di appartenenza e da incarichi specifici attributi dal dirigente. Il personale definito amministrativo,
tecnico e ausiliare ATA opera in aree funzionali, quella dei servizi amministrativi, servizi tecnici e servizi generali
ausiliari. Queste aree sono state riorganizzate più volte fino a divenire 5:
Il personale dell’area D è il Direttore dei servizi generali ed amministrativi, che svolge servizi generali amministrativo-
contabili e il Direttore amministrativo nei conservatori e nelle accademie.
Il personale dell’area C è il Coordinatore amministrativo che ha autonomia operativa e responsabilità nell’esecuzione
di atti a carattere amministrativo contabile di ragioneria svolti in segreteria dove è impiegato, il Coordinatore tecnico
che svolge attività mediante l’utilizzazione di procedure informatiche e ha la responsabilità della conduzione tecnica di
laboratori e officine
Il personale dell’area B è l’Assistente amministrativo che cura l’archivio e il protocollo, trascrive nei registri, gestisce il
magazzino ecc, l’Assistente tecnico che svolge una funzione di supporto tecnico alla funzione docente grazie alla
conoscenza di strumenti e tecnologie complessi, l’Assistente di biblioteca nella accademie e nei conservatori,
l’Infermiere,il Cuoco, il Guardarobiere
Il personale dell’area A(ulteriormente divisa in As) è il Collaboratore scolastico, il bidello che è addetto ai servizi
generali della scuola con compiti di accoglienza di sorveglianza e di pulizia dei locali, il Collaboratore scolastico tecnico
addetto alle aziende agrarie.
il reclutamento del personale ata avviene per il 50% mediante concorso per titoli ed esami e per il restante 50 per
graduatoria permanente. In merito ai diritti sono regolati dalle stesse disposizioni per il personale docente tranne
qualche diversità: le ferie possono essere frazionate in più periodi e gli verrà assicurato un periodo di riposo di 15
giorni tra il 1 luglio e il 31 agosto. I permessi brevei non possono eccedere il tetto massimo di 36 ore. Mobilità
trasferimenti e diritto allo stipendio sono regolati dalle stesse disposizioni del personale docente. L’orario di lavoro
giornaliero si articola in 6 ore continuative, fino ad un massimo di 9 ore con una pausa non inferiore ai 30 minuti.
Questo può essere anche svolto con una flessibilità dell’orario che consente di posticipare l’ingresso o anticipare
l’uscita sulla base di vari criteri, o con una turnazione nel caso in cui si debba garantire lo svolgimento di alcuni servizi
pomeridiani o serali. Per quanto riguarda il part-time non deve essere inferiore al 50% della prestazione lavorativa a
tempo pieno e può articolarsi in maniera orizzontale cioè riducendo tutti i giorni lavorativi, o in maniera verticale
riducendo invece in specifici giorni o periodi. Il diritto-dovere per il personale ata è anche di formazione e di
aggiornamento.

Capitolo 3 Lo stato giuridico ed economico del personale supplente


il personale supplente è chiamato in sostituzione di dipendenti assenti o per coprire annualmente posti vacanti. Il DM
201/2000 sancisce che nei casi in cui non sia possibile assegnare personale d ruolo si provvede con supplenze annuali,
supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche e supplenze temporanee per ogni altra necessità. Per
l’attribuzione delle prime due si utilizzano le graduatorie ad esaurimento, per l’ultima le graduatorie di circolo e di
istituto. In seguito alle disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l’anno

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2009/2010 ovvero il decreto salva-precari ,l’amministrazione scolastica assegna le supplenze per assenza temporanea
dei titolari con precedenza al personale inserito nelle graduatorie che aveva precedentemente un contratto a tempo
determinato e che non ha ottenuto quello indeterminato per l’anno successivo. Inoltre il decreto dispone progetti
della durata di 3 mesi prorogabili a 8 per i lavoratori precari della scuola. Il contratto di lavoro delle supplenze è infatti
a tempo determinato e possono trasformarsi in rapporti a tempo indeterminato solo nel caso di immissione in ruolo.
Riguardo ferie permessi etc vigono le disposizioni per il personale docente. Inoltre caratteristica per le ferie è il criterio
di proporzionalità al servizio prestato laddove la durata del lavoro sia tale da non consentire l’utilizzo delle ferie
maturate queste verranno liquidate. La risoluzione del contratto può avvenire per dimissioni, decadenza o per
abbandono.

Capitolo 4 La responsabilità del personale direttivo, docente e ATA


Per responsabilità si intende la possibilità di essere sottoposti a sanzione in conseguenza di comportamenti
antigiuridici. Per i pubblici dipendenti l’art.28 della costituzione detta che sono direttamente responsabili degli atti
compiuti i quali provocano la responsabilità penale,civile e disciplinare. La responsabilità penale si ha quando vengono
trasgrediti doveri di ufficio e vengono violati ordini giuridici generali che provocano l’inflazione della pena da parte
dello stato. I profili di responsabilità penale degli operatori scolastici sono inquadrabili in due grandi categorie : Reati
contro la pubblica amministrazione, reati propri che riguardano l’abuso o un uso sbagliato della pubblica funzione
attraverso falso materiale, abuso degli atti d’ufficio,corruzione ecc. Reati contro l’integrità fisica morale e/o sessuale
dei minori affidati alle cure scolastiche nella quale rientra l’abuso dei mezzi di correzione e disciplina una sorta di
abuso di potere che provoca un danno all’alunno(punizioni, violenze psicologiche ecc).
La responsabilità civile si ha quando la trasgressione comporta un danno patrimoniale e la sanzione consiste
nell’obbligo di risarcire il danno. Per il personale scolastico la resp.civile nasce esclusivamente per colpa grave o per
inosservanza di una legge. In questa rientrano la responsabilità per infortunio, l’obbligo di vigilanza, la violazione del
diritto alla privacy. La responsabilità amministrativa comporta che i pubblici dipendenti hanno l’obbligo di risarcire allo
stato il danno prodotto e va distinta da quella contabile che è tipica di coloro che hanno qualifica di funzionari
amministrativi e contabili e che maneggiano denaro o valori. La responsabilità disciplinare si ha quando l’impiegato è
autore di infrazioni degli obblighi. Anche se oggi questo assetto ha subito una trasformazione in seguito alla riforma
del pubblico impiego. Nella responsabilità disciplinare incorre chiunque abbia violato gli obblighi di un rapporto di
lavoro individuale. Al personale docente e direttivo nel caso di violazione dei propri doveri possono essere inflitte
varie sanzioni disciplinari: avvertimento scritto per lievi mancanze, censura cioè una dichiarazione scritta in
conseguenza a mancanze non gravi inerenti ai doveri d’ufficio, sospensione dall’insegnamento fino ad un mese, da un
mese a sei mesi, e per sei mesi con utilizzazione in compiti diversi per comportamenti gravi, destituzione che consiste
nella cessazione del rapporto di lavoro. La riabilitazione si può avere dopo due anni per coloro che hanno una
condotta meritevole. Per il personale ata invece vale il dovere costituzionale di servire la repubblica con impegno e
responsabilità e di rispettare i principi di buon andamento e imparzialità dell’attività amministrativa. Le procedure
disciplinari e le sanzioni per loro sono sei: il rimprovero verbale, scritto, la multa, la sospensione per 10 giorni m ax, il
licenziamento con preavviso e senza preavviso.
Con D.Lgs 150/2009 la riforma Brunetta semplifica i procedimenti disciplinari, incrementando la loro funzionalità,
pubblica il codice disciplinare sul web e introduce nuove sanzioni. Inoltre dispone il licenziamento disciplinare per falsa
attestazione della presenza in servizio, assenza ingiustificata, ingiustificato rifiuto del trasferimento, falsi documenti o
dichiarazioni, gravi condotte aggressive, condanna penale definitiva e valutazione del rendimento insufficiente.
Si introducono poi controlli da parte di uno specifico comitato contro il fenomeno del Mobbing, una serie di atti e
comportamenti ripetuti nel tempo da parte del datore o di un dipendente verso un altro dipendente che può
compromettere la salute e/o la professionalità del dipendente sul luogo di lavoro.

PARTE QUINTA
CAPITOLO 1
La gestione finanziaria e contabile

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Per l’amministrazione e la contabilità gli istituti scolastici seguono le disposizioni contenute nel DPR 275/1999 e nel
decreto ministeriale del 1/02/2001 n 44.

La gestione finanziaria
La gestione finanziaria delle istituzioni scolastiche deve ispirarsi ai principi di economicità,efficienza ed efficacia. I tre
principi sono stati introdotti in tempi recenti.
Spieghiamo il significato dei termini.

La gestione di determinate risorse può essere considerata economica se gli sprechi risultano contenuti.
Il grado di efficienza indica la produzione della massima quantità di determinati servizi.
L’efficacia implica il rapporto tra risultati programmati e risultati raggiunti.
Il D.M. 44/2001 stabilisce che la gestione finanziaria deve ispirarsi ai principi di:

-Trasparenza: la stesura del programma annuale deve essere tale da far riconoscere i termini dei valori in esso
contabilizzati deve quindi essere facilmente leggibile.
-Annualità: rappresenta il periodo di tempo di riferimento delle cifre esposte in bilancio.
-Universalità: tutte le entrate e le spese devono essere iscritte in bilancio.
-Integrità: è strettamente legato a quello dell’universalità che non esiste se non c’è quello dell’integrità. Questo
principio sta significare che tutte le entrate e le uscite devono essere iscritte nel programma a lordo.
-Unità:le entrate e le spese costituiscono un tutt’uno e rappresentano la gestione finanziaria dell’istituto nella sua
globalità.
-Veridicità: le previsioni del programma devono essere formulate in modo da rispecchiare i veri valori che prevede di
conseguire in futuro l’esercizio.

Il programma annuale
È il documento su cui si basa la gestione finanziaria delle istituzioni scolastiche . in esso devono essere indicate :
-tutte le entrate
-tutte le spese
Il programma è predisposto dal dirigente scolastico e proposto dalla Giunta.
Con l’approvazione del programma si autorizza l’accertamento delle entrate e l’assunzione delle spese in esso
riportate.
Il DM 44/2001 prevede la possibilità di effettuare verifiche circa le disponibilità finanziare dell’istituto e sul grado di
attuazione degli obbiettivi previsti dal programma.

Realizzazione del programma annuale


L’art 7 del DM 44/2001 dice che il dirigente scolastico assicura le gestione unitaria dell’istituzione e ne ha legale
rappresentanza.In sostanza il dirigente impegna le spese e ordina i pagamenti e stipula la convenzione per il servizio di
cassa.

Il servizio di cassa
È la custodia e amministrazione dei titoli di proprietà dell’istituto che sono affidati ad un unico istituto di credito o ad
altri soggetti autorizzati dalla legge.

Il conto consuntivo
Alla fine dell’esercizio finanziario le istituzioni scolastiche come ogni azienda sono tenute a compilare tutta la
documentazione necessaria per dimostrare i risultati della propria gestione. Esse compilano un conto consuntivo. Esso
si compone del conto finanziario(con entrate di competenza e spese di competenza) e del conto patrimonio (che
indica la consistenza degli elementi patrimoniali attivi e passivi e il totale complessivo dei crediti e dei debiti che
risultano alla fine dell’esercizio).

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La gestione patrimoniale
In quanto dotate di personalità giuridica e autonomia amministrativa e contabile le istituzioni scolastiche dispongono
di un proprio patrimonio. I beni si distinguono in immobili e mobili e vanno scritti in appositi inventari.I beni mobili si
scrivono nell’inventario in ordine cronologico e con numerazione progressiva . ogni bene deve essere contrassegnato
con il numero progressivo con il quale è iscritto in inventario.I beni immobili,i beni di valore storico artistico,i libri,il
materiale bibliografico,i valori mobiliari sono descritti in distinti inventari. Ogni variazione dei beni soggetti ad
inventario deve essere annotata in ordine cronologico nell’inventario di riferimento.Non sono soggetti ad inventario i
beni di facile consumo e gli oggetto fragili.

PARTE 6
CAPITOLO UNICO
LA SCUOLA IN EUROPA

Premessa. Brevi cenni introduttivi


Prendiamo in esame i sistemi scolastici europei. Alcuni sistemi scolastici offrono la scelta universitaria a tutti dopo
qualsiasi percorso di istruzione secondaria (sistemi aperti come l’Italia) altri invece distinguono scelta universitaria o
sbocchi occupazionali.

La quantità e la qualità del sistema scuola in Italia


Dal quaderno bianco sulla scuola del settembre 200° emerge un confronto del sistema scolastico dell’Italia con
l’OCSE.L’Italia registra una performance meno soddisfacente rispetto a quella dei paesi avanzati in termini di quantità
di istruzione e in termini di estensione dell’alfabetizzazione e anche molti ritardi.Si registra scarsa scolarità nella
popolazione. Nel 2004 per la fascia di età 25-64 anni la percentuale della popolazione che ha completato la scuola con
almeno la licenza superiore è pari al 48% rispetto al 67% nei paesi più industrializzati. Nel nostro paese le riforme
dell’obbligo scolastico sono state fatte troppo tardi. Secondo i dati dell’OCSE-ALL nella lettura/scrittura e nel far di
conto gli italiani tra i 16 e i 64 anni presentano risultati inferiori sia agli statunitensi,ai canadesi e ai tedeschi. Gli
analfabeti in italia sono circa due milioni.

1. I PRINCIPALI LINEAMENTI DELL’ORDINAMENTO SCOLASTICO DEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA


A. L’obbligo scolastico.

Austria L’istruzione è obbligatoria per 9 anni(dai 6 ai 15)

Francia L’istruzione è obbligatoria per 10 anni(dai 6 ai 16). Ci sono tre livelli scolastici :scuola elementare,collége e
primo anno del lycée generale ,tecnologico o professionale.

Germania L’istruzione è obbligatoria 9 anni( dai 6 ai 15/16)

Grecia L’istruzione obbligatoria dura 9 anni(dai 6 ai 15). C’è una struttura bipartita: livello primario e secondario
inferiore.

Regno unito (Inghilterra e Irlanda del Nord) L’istruzione obbligatoria dura 11 anni (dai 5 ai 16 anni). Copre l’istruzione
primaria e quella secondaria entrambe organizzate in cicli:key stage e key stage 2 che formano il livello primario; key
stage 3 e key stage 4 che formano l’insegnamento secondario.

Spagna Una complessa riforma del sistema educativo iniziata nel 1990 ha sostituito le 8 classi obbligatorie e i tre anni
non obbligatori con un’unica struttura per l’istruzione secondaria ,portando la durata dell’obbligo scolastico da 8 a 10
anni. L’istruzione obbligatoria inizia oggi a 6 anni e finisce a 16.

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B. Il maestro unico.

Francia Maestro unico. Ci sono a volte insegnanti negli ambiti artistici e sportivi ma si tenta di ‘scoraggiare’ queste
iniziative.

Inghilterra Maestro unico generalmente annuale cambia ogni anno.

Spagna Maestro unico. Insegnanti specialisti per l’educazione fisica,musica,lingua straniera ed eventuali altre attività
offerte dalla scuola.

C. La valutazione nel livello di istruzione secondario inferiore

Francia Non esiste nessuna regolamentazione per la valutazione degli alunni del collége.il giudizio dei risultati si
traduce con una serie di voti riportati sul libretto dell’alunno inviato ogni trimestre ai genitori. Questi voti sono
accompagnati da giudizi dettagliati.

Germania La valutazione è espressa su una scala di sei voti: molto buono - buono - soddisfacente - sufficiente -
insufficiente - gravemente insufficiente.

Spagna I risultati della valutazione sono: insoddisfacente – soddisfacente – buono – molto buono – eccellente. Questi
possono anche essere espressi con numeri da 0 a 10.

L’ORDINAMENTO SCOLASTICO IN FRANCIA.


In Francia il sistema scolastico è fortemente centralizzato. All’apice dell’ordinamento scolastico c’è il ministero
dell’educazione nazionale . esso ha più o meno gli stessi compiti che spettano al nostro ministero
dell’istruzione:diffusione degli obiettivi educativi e dei programmi scolastici ,di reclutamento e formazione del
personale direttivo,ispettivo e docente.

A livello regionale opera il Rettore dell’accademia che è nominato dal consiglio dei ministri . esercita a livello regionale
il potere di poter determinare l’ubicazione degli istituti scolastici,organizzi corsi di reclutamento del personale e
gestisce i beni delle università della sua regione. È un insegnamento pubblico,gratuito e laico. La scuola elementare
inizia a 6 anni,dura 5 anni ed è ripartita nei seguenti 3 cicli:
1° ciclo preparatorio 2° e 3° ciclo elementare 4° e 5° ciclo medio
L’istruzione secondaria di 1°grado si realizza nei colléges che durano 4 anni. L’istruzione secondaria di 2° grado si
effettua nei Lycèes. L’istruzione superiore si conclude in Francia nelle università

L’ORDINAMENTO SCOLASTICO IN GRAN BRETAGNA.


Il sistema scolastico inglese è fortemente decentrato e prevede tre diversi ordinamenti:uno per l’Inghilterra e per il
Galles,uno per la scozia e uno per l’Irlanda del nord.Nel regno unito l’istruzione elementare divenne gratuita ed
obbligatoria nel 1870. Al termine dell’obbligo scolastico che dura 11 anni cioè dai 5 ai 16 anni gli studenti devono
superare un primo esame detto ordinario che gli consente di conseguire il Graduate certificate of Education. Si è
ammessi all’università solo dopo il superamento di quest’ultimo. Gli esami sono eri e abbastanza selettivi infatti in
Gran Bretagna molti studenti abbandonano la scuola senza aver conseguito un diploma.

L’ORDINAMENTO SCOLASTICO IN GERMANIA.


Il paese risulta diviso in LANDER(regioni) che dipendono dal governo federale . in ogni Land esiste un ministero

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dell’educazione e della cultura che si avvale per le proposte scolastiche di un consiglio formato da eponenti del mondo
della scuola. Il sistema scolastico tedesco prevede 12 anni di scuola dell’obbligo con inizio a 6 anni.Ci sono 9 anni di
obbligo totale e 3 anni di obbligo parziale connesso alla durata della formazione del lavoro. La scuola elementare dura
4 anni e garantisce l’apprendimento di discipline basi come le nostre. È una scuola a tempo pieno e i docenti non sono
ammessi all’insegnamento se non con un corso di formazione e rilascio di attestato.l’istruzione secondaria di primo
gradi si compone di due scuole. Una è di 3 o 5 anni ed è aperta a tutti ma frequentata soprattutto dai ragazzi meno
abbienti i quali vogliono poi frequentare corsi professionali. La seconda dura sempre 3 o 5 anni e ha programmi più
rigorosi perche prepara al ginnasio. Dal 1972 è stato introdotto un nuovo Gymnasium che dura 4 anni. L’istruzione
professionale prevede molti tipi di corsi e di diversa durata.

L’ORDINAMENTO SCOLASTICO IN SPAGNA

L’obbligo scolastico dura 10 anni e termina al compimento del sedicesimo anno di età . la scuola spagnola è al tempo
pieno fino al primo liceo. Così come l’ordinamento scolastico inglese quello spagnolo ha struttura decentrata.

Il sistema scolastico prevede :


-insegnamento generale di base di 8 anni
-insegnamento secondario
-insegnamento superiore

La scuola di base inizia a 6 anni ed è organizzata in 3 cicli:


-iniziale di 2 anni
-medio di 3 anni
-superiore di 3 anni
Al termine l’alunno consegue il diploma di graduato scolastico. Nel ciclo iniziale e medio esiste ancora la figura del
maestro unico; nel ciclo superiore invece ce ne è uno per ogni area.
Esistono poche scuole private e alcune scuole tecniche superiori . l’istruzione superiore si articola su tre livelli cui
corrispondono titoli diversi: -diploma –licenza -dottorato

FORMAZIONE DEGLI INSEGNANTI IN EUROPA


Questo problema è fondamentale per il miglioramento e l’adeguamento della scuola alle esigenze del mondo
contemporaneo.

Francia In Francia la formazione è regolata da precisi criteri distinguendo tra formazione iniziale e continua. La prima è
affidata alle università: gli insegnanti elementari seguono un corso di due anni dopo di che ottengono un diploma che
abilita alla docenza. Devono poi frequentare un altro corso di due anni per completare la formazione iniziale. Per gli
insegnanti della scuola secondaria invece è sufficiente superare un concorso.

Inghilterra In Inghilterra c’è un percorso universitario di 4 anni in scienze dell’educazione con il quale si ttiene il titolo
di Bachelor of education.

Germania Si dedica molta attenzione alla formazione iniziale ( che è affidata ai Lander)a partire dagli insegnanti della
scuola materna. Gli insegnanti di scuola primaria e secondaria devono seguire un corso di studi in scienze educative la
cui durata va dai 6 agli 8 mesi e per gli insegnanti del 2°ciclo della scuola secondaria dura dagli 8 ai 10 mesi. Al termine
dopo aver superato un esame e aver ricevuto un attestato inizia una fase di tirocinio.

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CONCLUSIONI la maggior parte dei paesi europei cerca di aumentare il grado di autonomia e la flessibilità del sistema
er lasciare più spazi alle scelte delle famiglie e dei giovani. L’età dell’obbligo arriva nella maggior parte dei paesi a 15-
16 anni. In Belgio l’obbligo scolastico dura più lungo.

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