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SECONDA LEZIONE

Disabilità e Riforme
della Scuola
LE DIFFICOLTA’ DEI PRIMI ANNI: L’inserimento selvaggio: diffusa impreparazione,
individualismo negli interventi, isolamento dell’insegnante di sostegno e non chiara
idea della funzione e del ruolo
I PRIMI INTERVENTI: formazione, aggiornamento, individuazione di criteri
pedagogici, di metodi, di forme organizzative, di strumenti didattici…
LE STRUTTURE organizzative stabili: Servizio Sanitario Nazionale – Legge 104/92:
equipe medico-psico-pedagogica, rapporti Scuola- Sistema Sanitario-
documentazione, programmazione.
GLI ANNI DELLE RIFORME: Decreti Delegati – Autonomia Scolastica - La Buona Scuola
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Nel processo verso l’inclusione nella lezione precedente abbiamo segnalato dei
momenti rilevanti segnati da norme primarie o secondarie che hanno introdotto
significative novità sul piano dell’accoglienza e dell’integrazione dei disabili.
Riassumiamo schematicamente le più importanti:
1. Legge 118/1971, che all’art. 28 apre all’inserimento nelle classi comuni dei
disabili non particolarmente gravi;
2. Il Documento Falcucci del 1975 e la Legge 517/77 che postulano (il documento
Falcucci) ed esplicitano (La legge 517) criteri e modalità organizzative e
didattiche per una scuola “accogliente”, ossia capace di rispondere ai bisogni e
alle esigenze degli handicappati per un’esperienza a loro funzionale.
3. La Legge 833/1978 che istituisce il Servizio Sanitario nazionale e quindi offre una
struttura stabile e organizzata a sostegno dei soggetti handicappati, delle loro
famiglie e della scuola;
4. La Legge 104/92, una legge-quadro, che cura tutti gli aspetti della complessa
questione.
Quest’ultima legge, in particolare, per quanto riguarda l’integrazione scolastica degli
handicappati, stabilisce le modalità operative dei vari momenti e ne esplicita le
fondamentali operazioni:
1.- L’individuazione del soggetto handicappato;
2.- La documentazione che deve accompagnare l’integrazione scolastica;
3.- L’ elaborazione del progetto educativo-didattico calibrato sulla reale situazione
per la migliore riuscita dell’esperienza educativa.
TORNERO’ PIU’ AVANTI PER ILLUSTRARE MEGLIO CIASCUNO DI QUESTI PUNTI
ANCHE ATTRAVERSO IL CONFRONTO CON LE DIVERSE MODALITA’ CHE SARANNO
INTRODOTTE DALLE DISPOSIZIONI CHE SI ANDRANNO SUCCEDENDO.
Comunque è da dire che, a partire dagli anni Settanta del secolo scorso, si registra
un lungo periodo di riforme che investono l’universo scolastico e ne modificano
profondamente la struttura e la funzionalità.

Per avere un quadro approfondito di questo lungo ed importante processo


riformatore segui la LEZIONE N.2 del Corso di preparazione per il CONCORSO
ORDINARIO SCUOLA INFANZIA E PRIMARIA (decreto 498/2020):
La scuola dell’autonomia - La "Buona Scuola" legge 107/2015

https://www.youtube.com/watch?v=gLpEgwROiso&t=3378s

Tali riforme introducono cambiamenti non solo sul piano organizzativo generale della
scuola, ma anche nel campo educativo e didattico, per cui finiscono per incidere
sempre più profondamente sull’integrazione dei disabili. In questo campo
introducono novità nelle procedure di individuazione del disabile e nella
documentazione, allargano la platea degli attori dell’integrazione, approfondiscono
meglio la funzione dell’insegnante di sostegno, che collocano in una dimensione di
collegialità e corresponsabilità, vengono fuori una serie di gruppi per la
programmazione e il coordinamento per l’integrazione dei disabili, a vari livelli:
regionale, provinciale, di unità scolastica.

VEDIAMO IN ESTREMA SINTESI LE NOVITA’ INTRODOTTE DALLE RIFORME:


I DECRETI DELEGATI DEL 1973/74:
- gestione sociale con l’istituzione degli Organi Collegiali e con la presenza dei
genitori in alcuni di essi;
- la scuola come comunità che interagisce al suo interno e con l’esterno;
- una nuova funzione docente caratterizzata da competenze-cultura-
professionalità- responsabilità;
- considerazione dell’aggiornamento come diritto-dovere del docente;
- collegialità delle decisioni;
- collegialità della programmazione e della valutazione;
- sollecitazione dell’ innovazione, della ricerca, della sperimentazione.
Il problema dell’integrazione dei disabili non poteva naturalmente non essere
profondamente influenzato da tutte queste importanti novità.
L’AUTONOMIA SCOLASTICA:
è parte del decentramento previsto per l’intera organizzazione dello stato. All’unità
scolastica viene attribuita autonomia didattica, organizzativa, di ricerca-
sperimentazione- sviluppo.
Dirigenti scolastici, docenti e l’intero personale scolastico sono impegnati in un’azione
programmatoria e organizzativa sull’intero processo educativo e didattico. La scuola
si apre al territorio, col quale collabora e interagisce e si avvale delle sue risorse,
diventa protagonista della sua attività istituzionale.
La scuola elabora il Piano dell’Offerta Formativa (POF) prevedendo, tra l’altro, come
si legge all’art.4 (Autonomia didattica):

- “percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto di apprendere e alla


crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano la diversità,
promuovono le potenzialità di ciascuno adottando tutte le iniziative utili al
raggiungimento del successo formativo.”

- “L’attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio


generale dell’integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in
relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla
legge 5 febbraio 1992, n. 104;”

- “Nell'esercizio della autonomia didattica le istituzioni scolastiche assicurano


comunque la realizzazione di iniziative di recupero e sostegno.”

RIASSUMENDO:
- Spazi di autonomia nell’elaborare il Piano dell’Offerta Formativa (POF);
- Flessibilità organizzativa e didattica;
- Possibilità di operare attività di ricerca, sperimentazione, innovazione. Il tutto
per assicurare agli alunni le condizioni migliori per il perseguimento del
SUCCESSO FORMATIVO.

Centrale diviene il riconoscimento della Diversità come condizione di assoluta


normalità. Essere diversi vuol dire avere il diritto di ricevere il congruo e
funzionale servizio educativo, anche in forme individualizzate e personalizzate.
E’ radicata qui, in sostanza, l’affermazione del diritto alla piena inclusione
scolastica, per la quale non rileva assolutamente nessuna particolare
condizione di difficoltà.

LA LEGGE 105/2017 (LA BUONA SCUOLA)


Un unico articolo per 212 commi:

In questa legge si fa diretto riferimento all’Autonomia Scolastica, della quale si


recepisce appieno lo spirito e alla quale si vuole fornire ogni condizione per la sua
piena realizzazione.
LE FINALITA’ DELLA LEGGE AL COMMA 1:
“Per affermare il ruolo centrale della scuola nella società della conoscenza e innalzare
i livelli di istruzione e le competenze delle studentesse e degli studenti, rispettandone
i tempi e gli stili di apprendimento, per contrastare le diseguaglianze socio-culturali e
territoriali, per prevenire e recuperare l’abbandono e la dispersione scolastica, in
coerenza con il profilo educativo, culturale e professionale dei diversi gradi di
istruzione, per realizzare una scuola aperta, quale laboratorio permanente di ricerca,
sperimentazione e innovazione didattica, di partecipazione e di educazione alla
cittadinanza attiva, per garantire il diritto allo studio, le pari opportunità di successo
formativo e di istruzione permanente dei cittadini, la presente legge dà piena
attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 della legge
15 marzo 1997, n. 59, e successive modificazioni, anche in relazione alla dotazione
finanziaria.”

CIASCUNO DEI COMMI DELLA LEGGE PRESUPPONE UNO O PIU’ DECRETI LEGISLATIVI
ATTUATIVI.
PER I DISABILI VIENE EMANATO IL DECRETO LEGISLATIVO 66/2017.

MA PRIMA DI AFFRONTARE IL DECRETO LEG.vo 66/2017 E’ NECESSARIO FARE UN


PASSO INDIETRO E VOLGERE LO SGUARDO A QUANTO ACCADE A LIVELLO
INTERNAZIONALE.

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Handicappati? Disabili? Diversamente abili? L’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA
SANITA’ CHIARISCE.

L’O.M.S.: MENOMAZIONE - DISABILITA’ – HANDICAP


Nel 1980 dall'OMS viene proposto l'ICDH (International Classification of Impairments
Disabilities and Handicaps, ossia -Classificazione Internazionale delle
Menomazioni, Disabilità, Handicap) , che prevedeva la descrizione di una persona
appunto attraverso le tre diverse condizioni: Menomazioni- Disabilità-Handicap.
Quindi da parte dell’OMS si chiariscono le differenze tra queste tre espressioni che si
riferiscono però a condizioni strettamente correlate l’una all’altra.
La menomazione è un’anomalia a carico della conformazione dell’organismo o di
funzioni fisiologiche o psicologiche. Può essere causa di perdite o limitazioni
permanenti o provvisorie della funzionalità del corpo o della mente.
La disabilità è una conseguenza della menomazione, un effetto diretto o una reazione
psicologica a una malattia. La disabilità è l’effetto pratico della menomazione.
Dalla considerazione delle diverse capacità colpite sono stati definiti diversi tipi di
disabilità:
 Disabilità causate da menomazioni delle capacità intellettive.
 Disabilità derivanti da menomazioni del linguaggio e della parola.
 Disabilità per menomazioni psicologiche.
 Disabilità per menomazioni auricolari.
 Disabilità per menomazioni oculari.
 Disabilità causate da menomazioni viscerali.
 Disabilità causate da menomazioni scheletriche.
 Disabilità dovute a menomazioni deturpanti.
 Disabilità dovute a menomazioni generalizzate, sensoriali e di altro tipo.

L’handicap è la conseguenza sociale della disabilità, delle difficoltà, dello svantaggio,


dell’impossibilità di svolgere determinati ruoli o azioni che la vita sociale richiede.
L’handicap, dunque, si manifesta nel momento in cui il soggetto con disabilità affronta
la vita sociale e culturale.

Ebbene questa classificazione apparve presto meccanica, rigida. Il nesso tra


menomazione-disabilità e handicap appariva insormontabile: la menomazione era
causa di disabilità e questa motivo di tutta una serie di handicap che il soggetto
avrebbe incontrato nella vita.

E’da dire, invece, che il soggetto disabile incontra più o meno handicap in ragione
della capacità del mondo circostante di volere e sapere fronteggiare le sue difficoltà.
Una società che abbia a cuore i problemi delle persone disabili può, evidentemente,
fare molto per contenere gli handicap della vita di ogni giorno e per agevolare, nel
limite del possibile, un’esperienza di vita accettabile: a scuola, nelle attività di
apprendimento, di relazione, di socializzazione, di movimento, di partecipazione alla
vita sociale e culturale.

Ecco che quindi si è fatto strada, da parte della stessa OMS una diversa classificazione
dello stato di disagio, la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della
Disabilità e della Salute

IL MODELLO I.C.F.
L’acronimo ICF (International Classification of Functioning, Disability and Healt) sta ad
indicare la Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute.
Il testo dell’ICF è stato approvato dall’OMS il 22 Maggio 2001 ed è stato proposto
come il superamento del precedente modello che, come detto, appariva meccanico e
rigido.
Un Modello bio-psico-sociale: considerare sia la condizione di stato (salute) che le
condizioni ambientali-culturali-sociali: BARRIERE o FACILITATORI.
E’ il Funzionamento della persona che interessa e non lo stato di disabilità iniziale,
ossia come la persona agisce, opera, si muove, studia, si relaziona pur in una
situazione iniziale di difficoltà.
La Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute:

 fornisce una base scientifica per la comprensione e lo studio della salute


come interazione tra individuo e contesto;
 costituisce un linguaggio comune per la descrizione della salute e delle
condizioni ad essa correlate, allo scopo di migliorare la comunicazione fra
operatori sanitari, ricercatori, pianificatori, amministratori pubblici e
popolazione, incluse le persone con disabilità;
 permette il confronto fra dati raccolti in Paesi, discipline sanitarie, servizi e
momenti diversi;
 fornisce una modalità sistematica per codificare le informazioni nei sistemi
informativi sanitari.

Tale modello ottiene l’approvazione delle Nazioni Unite, che lo propongono a tutti
gli Stati perché, nel rispetto di tale modello, si sentano impegnati a rimuovere in
ogni modo le condizioni di handicap, assicurando ai disabili le migliori condizioni di
vita.
O.N.U. 2006
LA CONVENZIONE ONU PER I DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’ fa proprio il
modello ICF, impegna tutti gli stati membri a integrare i disabili nelle classi comuni e
a prodigarsi perché vengano garantiti ai disabili migliori condizioni di vita, non
dovendo incontrare difficoltà particolarmente gravi e barriere insormontabili nella
vita sociale, civile e culturale.
L’ITALIA RATIFICA QUANTO STABILITO DALLA CONVENZIONE ONU CON LEGGE N.18
DEL 3 MARZO 2009 (MA L’ITALIA ERA GIA’ SU TALE LINEA D’INDIRIZZO) e istituisce
l'Osservatorio Nazionale sulla condizione delle persone con disabilità
IL MODELLO SOCIALE DELLA DISABILITA’:
NON FA RIFERIMENTO SOLTANTO ALLE DIFFICOLTA’ DEL SOGGETTO DISABILE, MA
ALLE POSSIBILITA’ DI INSERIMENTO NELLA VITA RELAZIONALE –SOCIALE-CULTURALE

LA CONVENZIONE ONU CI FORNISCE QUESTA DEFINIZIONE DI DISABILITA’:


“La disabilità è il risultato dell’interazione tra persone con menomazioni e barriere
comportamentali ed ambientali, che impediscono la loro piena ed effettiva
partecipazione alla società su base di uguaglianza con gli altri.”
L’IMPEGNO DELLE SOCIETA’
PRINCIPI DI NON DISCRIMINAZIONE – PARITA’ DI OPPORTUNITA’ – AUTONOMIA –
INDIPENDENZA……PER LA PIENA INCLUSIONE SOCIALE.

REALIZZARE UN “ACCOMODAMENTO RAGIONEVOLE”: ADATTAMENTI –MODIFICHE


PER ASSICURARE LA PARTECIPAZIONE DEI DISABILI- LA LORO INCLUSIONE SOCIALE-
IL PIENO RISPETTO DEI LORO DIRITTI
VIENE AFFERMATO ANCORA UNA VOLTA IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE DEL DISABILE
SENZA DISCRIMINAZIONI E SU BASE DI PARI OPPORTUNITA’-
VIENE PROPUGNATO UN “SISTEMA DI ISTRUZIONE INCLUSIVO”

E’ da dire, infine, che L’I.C.F. , con la sua attenzione al FUNZIONAMENTO DELLA


PERSONA e non alle sue disabilità, ha indotto sostanziali modifiche nelle operazioni
e nella relativa documentazione connesse ai vari momenti delle procedure di
individuazione e progettazione degli interventi per il disabile.
E a questo punto possiamo tornare alla Buona Scuola e al Decreto legislativo
66/2017.

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