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PSICOLOGIA DELLA DISABILITA’ E DELL’INCLUSIONE

CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL FUNZIONAMENTO, DELLA


DISABILITA’ E DELLA SALUTE (ICF)
Studio dalle slides, domande semplici e generali.

(ARGOMENTI: disabilità motoria, visiva, uditiva, deficit attentivi)

Noi valuteremo la disabilità secondo il modello ICF ovvero attraverso la Classificazione Internazionale della
Disabilità e della Salute.

La legge 517 del 1977, ha modificato l’assetto organizzativo della scuola italiana, avvalendo l’eliminazione
delle classi speciali, in cui bambini con handicap fisico, ritardo mentale, adhd (chiamati all’epoca
caratteriali), erano tenuti in queste classi particolari senza essere inclusi in classi “normali”. È una
discriminazione che è stata abolita da questa legge nel 1977, di fatto alunni disabili sono oggi integrati nelle
classi normali perché tali bimbi hanno diritto allo studio e hanno il diritto di entrare in una classe
socializzando =diritto all’educazione e all’istruzione.
Con la legge 517, nasce anche la figura dell’ insegnante di sostegno per chi ha diagnosi sanitaria asl, che
viene inviata alla scuola e a seconda della disabilità vengono assegnate determinate ore per seguire i bimbi
diversamente abili.
Dopo 40 anni (oggi), ci sono classi numerose che contengono alunni con disabilità e senza disabilità, questa
“disomogeneità” rende tutto complesso. Ora sarebbe necessario avere classi meno numerose, con più
insegnanti per personalizzare l’insegnamento e rendere funzionale l’apprendimento. È necessario quindi un
nuovo approccio per alunni con BES (bisogni educativi specifici).

La Direttiva MIUR (è una legge della scuola e non dello stato), del 27/12/2012 dice che: esistono degli
alunni con disabilità, di diversa entità, (ritardo mentale fisico legge 104 del ‘92, insegnante di sostegno –
oppure legge 170 che coinvolge bimbi intelligenti, che necessitano di personalizzazione
nell’apprendimento, DSA) ma tolte queste due categorie esistono altri studenti che non sono tutelati da
nessuna legge purtroppo.
La direttiva lascia alla scuola l’attenzione di uno studente in difficoltà e la creazione del piano educativo
personalizzato PEI.

Sono necessari “Strumenti di intervento per alunni con BES e organizzazione territoriale per l’inclusione
scolastica”, messa in atto dalla Circolare Ministeriale n 8 del 6 marzo 2013 (indicazione operative) estende il
campo di intervento e di responsabilità di tutta la comunità educante all’intera area dei BES ossia estende a
tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, richiamando i principi
enunciati dalla Legge 53/2003 (riforma Moratti).
La direttiva afferma che “in ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione
per una varietà di ragioni”
“ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare i BES o per motivi fisici, biologici,
fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata
e personalizzata risposta” (D.M. 27 dicembre 2012, pag 1).
Potenziamento della cultura e dell’inclusione.
La direttiva è una presa in carico di responsabilità della scuola.

BES, contiene 3 sottocategorie:

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1. DISABILITA’: alunni con certificazione di disabilità o deficit defnibili in termini medico-sanitari, (fatta
da medico e sostenuta da sistema nazionale) che derivano da carenze organico-funzionali
attribuibili a menomazioni e/o patologie organiche (deficit sensoriali, motori, neuorologici).
In italia legge 104, del ’92 viene elaborato un PEI con il fine di aiutare i ragazzi a portare avanti il
loro diritto di istruzione e di educazione.
(ritardo mentale, visivo..)
2. ALUNNI CON DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI: alunni che possono manifestare DSA, ADHD, deficit
del linguaggio, FIL, ritardi maturativi o ancora altre tipologie di deficit o disturbo.
Solo però per i DSA, la scuola è obbligata a formulare PEI – PDP (piano didattico personalizzato).
(entro tre mesi dall’arrivo della diagnosi). Per gli altri disturbi è a discrezione della scuola la
formulazione del PDP.
In sintesi i DSA faanno riferimento alla legge 170 del 2010.
3. ALUNNI CON SVANTAGGI: alunni che manifestano problemi dovuti al loro ambiente socio-
economico, linguistico e culturale di provenienza. (stranieri, genitori che si separano in modo poco
funzionale, situazioni di violenza domestica). Per questa categoria l’inserimento nei BES può essere
temporaneo.

Il nuovo approccio educativo per gli alunni con BES che si fondi sul profilo di FUNZIONAMENTO, sull’analisi
del CONTESTO. Ovvero devo osservare come funziona il soggetto e l’ambiente in cui il soggetto si muove.

Parlando di funzionamento, parliamo di persone, che hanno malattie croniche, ma la classificazione delle
malattie e diagnosi aiuta ma non basta perché ci viene chiesto di guadare effettivamente le caratteristiche
della persona, che sono diverse a prescindere dalla stessa malattia. (non tutti i down sono uguali)

MODELLO ICF è inclusivo e considera disabilità non più come problemi di pochi ma porta l’attenzione sul
funzionamento, significa mettere l’accento sulle persone al di là della diagnosi. In più ci mette lo sguardo sul
contesto che può essere facilitatore o barriera per il soggetto stesso. Se le diagnosi non si possono
cambiare perché definisce la struttura neurologica, fisica della persona, le barriere del contesto si possono
sempre abbattere.

IMPORTANTE: LAVORARE SUL CONTESTO.


La lettura non è più la disabilità ma la salute della persona e le capacità residue che le persone ha. Non
guardo più il soggetto con la difficoltà, ma guardo il soggetto nella sua integralità.

Quando si comincia a guardare nell’ottica della disabilita?


Nel 1948, l’OMS ha sottolineato l’aspetto multidimensionale della salute: “la salute è uno stato di completo
benessere e non consiste soltanto in assenza di malattia o di infermità. Il possesso del massimo stato di
salute che è capace di raggiungere costituisce uno dei diritti fondamentali di ogni essere umano.”

Ci sono stati nel corso del tempo diverso, modelli concettuali:


1. MODELLO BIO-MEDICO: dicotomia normalità/patologia: salute corrisponde ad assenza di malattia.
Modello di cura: diagnosi, trattamento in ambito sanitario. Disabilità: conseguenza della
malattia/menomazione
2. MODELLO SOCIALE: la malattia è una conseguenza di fattori socio-ambientali limitanti e non solo
soggettivi. Modello di cura: integrazione tra sanitario e sociale. Disabilità: limitazioni create dalla
società, perché ancora non c’era l’idea di poter lavorare sull’ambito.
3. MODELLO BIO PSICO SOCIALE (ICF, 2001): non guarda alla malattia, ma al funzionamento globale
della persona, legato all’ambiente che ne determina differenti livelli di attività e prestazione.
Modello di cura: attenzione complessiva alle componenti della salute.

BREVE ESCURSUS STORICO. FASI CRUCIALI:


- Dal ’70 al ’80
- Dal ’80 in poi
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C’è stata un’evoluzione della terminologia, che va di pari passo con i significati che vengono dati alle parole.
Usare alcune espressioni piuttosto che altre, può contribuire a far crescere la cultura dell’integrazione.
La terminologia può non essere adatta: minorato, diverso, mutilato, anormale, inabile, invalido,
handicappato; sono parole che sono svalutanti. Idiota, imbecille erano termini ritenuti scientifici ora ritenuti
dispregiativi.
Dopo il 1980, come società c’è sensibilizzazione su questo tema: la commissione della comunità europea ha
invitato a non usare il termine handicappato, ma di sostituirlo con “disabile”. Legge del ’92, espressioni
come “persona, allievo, bambino .. portatore di handicap o con handicap” poi si preferisce “persona in
situazione di handicap”

- I termini anche scientifici che nella prassi hanno acquisito un contenuto semantico negativo
vengono abbandonati.
- Non usare espressioni che sostengono l’identificazione di una persona con la disabilità
- Privilegiare “situazione di handicap” piuttosto che hanidiccapato.
Sostituire:
- “disabile” con “persona con disabilità”
- “dislessico” con “allievo con dislessia” (se detto da un clinico) oppure “allievo con difficoltà di
lettura” (se detto da un docente)
- cieco viene sotituito da “persona con deficit visivo”

In alcune situazioni questo uso è adeguato, ad esempio allievi non vedenti o ipovedenti. Altre situazioni
dove l’uso della terminologia richiede prudenza, ad es. allievo con sindrome di Down.
L’uso di diversamente-abile per tenere presente più le potenzialità dell’individuo rispetto alle carenze;
anziché disabile.

L’ICF, è stato elaborato nel 2001 dall’OMS: è l’acronimo di CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL
FUNZIONAMENTO, DELLSA DISABILITA’ E DELLA SALUTE. È uno strumento di classificazione utile ad
analizzare e descrivere la disabilità come esperienza umana che tutti possono sperimentare.
Propone approccio MULTIDISCIPLINARE E INNOVATIVO.

LA DIFESA DELLE PERSONE DISABILI


Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle persone con disabilità 28 dicembre 2006.
L’Italia ha fornito un importante contributo, offrendo la propria esperienza consolidata negli ultimi decenni
nel campo della promozione e tutela di questi diritti
Ratifica in Italia 24 febbraio 2009.
Ratifica Unione Europea 23 dicembre 2010.

I principi generali della convenzione:


1. il rispetto per la dignità intrinsexa, l’autonomia individuale, compresa la libertà di compiere le
proprie scelte, l’indipendenza delle persone
2. la non discriminazione
3. la piena ed effettiva partecipazione e inclusione nella società
4. il rispetto per la differenza e l’accettazione delle persone con disabilità come parte della diversità
umana e dell’umanità stessa
5. la parità di opportunità
6. l’accessibilità
7. la parità tra uomini e donne
8. il rispetto dello sviluppo delle capacità dei minori con disabilità e il rispetto del diritto dei minori con
disabilità a preservare la propria identità.

OMS propone questa distinzione, è fondamentale perché


1. ci permette di vedere la persona e non la diagnosi

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2. permette di accedere a percorsi, risorse e servizi

ICD – modello bio-medico, sistema dicotomico salute malattia, è un sistema di classificazione basato
sull’attribuzione di codici a specifiche definizioni diagnostiche condivisi e riconosciute a livello
internazionale.
Esempi
 F80: disturbi evolutivi specifici dell’eloquio e del linguaggio
 F80.0 disturbo specifico dell’articolazione dell’eloquio
 F80. 1 Disturbo del linguaggio espressivo

Eziologia  Patologia  Manifestazione clinica

ICDH-80 (OMS 1980) si basa sulla sequenza Menomazione  disabilità  handicap


- menomazione: nel soggetto abbiamo perdita a carico di una struttura o funzione psicologica,
fisiologica p anatomica. Può essere transitorio o permanente.
- Disabilità: ogni restrizione o perdita (risultante da una menomazione) di eseguire un’attività nella
maniera considerata normale per un essere umano
- Handicap: svantaggio derivato per un dato individuo, risultante da una menomazione o una
disabilità che limita o prevenga l’adempimento di un ruolo che è normale (rispetto all’età, al sesso e
fattori sociali e culturali) per l’individuo. Può migliorare o peggiorare.

ICDH si tratta di un modello lineare, con rapporti causa effetto tra


MALATTIA  MENOMAZIONE  DISABILITA’  HANDICAP
Il limite del modello, non è sempre causa effetto.. non sempre una menomazione porta a disabilità oppure
alcune disabilità non portano all’handicap

ICD E ICF sono strumenti di classificazioni basati su CODICI. Forniscono informazioni:


1. Sullo stato di salute della persona: condizione di salute, il nome della malattia
2. “Come” quella condizione di salute o malattia modifica la vita di una persona.

Con ICF posso descrivere i diversi funzionamenti di due persone con la stessa malattia, con ICD no.
Icf approvazione: 54esima assemblea Mondiale della salute il 22 maggio 2001. Accettato da 191 paesi.
Icf è caratterizzato da modello bio-psico-sociale.

La salute e il funzionamento sono interpretate come risultante dell’interazione tra fattori biologici,
funzionali, di capacità, di partecipazione sociale e contestuali ambientali e personali.

Lo scopo dell’ICF fornire un linguaggio comune e unificato che serva da riferimento per la descrizione della
salute e degli stati ad essa correlati.
ICF è CARATTERIZZATO DA UN INSIEME DI CATEGORIE, RAGGRUPPATE SECONDO IL MODELLO BIO PSICO
SOCIALE.

ICF è una condizione che ognuno di noi può sperimentare durante la propria vita. L’ICF non classifica le
persone ma gli stati di salute ad essi correlati.

ICF, non si ci riferisce più solo al disturbo ma si parla di “funzionamento umano” in generale e non
puramente di disabilità, integrando sia gli aspetti medici che quelli sociali e coprendo l’intero arco di vita. Il
termine handicap viene abbandonato e viene utilizzato il termine disabilità intendendo sia la restrizione di

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attività che la limitazione di partecipazione, lo svantaggio (handicap) è invece relativo alle condizioni dii vita
e di lavoro.

1. FUNZIONI CORPOREE: funzioni fisiologiche dei sistemi corporei (incluse le funzioni psicologiche)
 Funzioni mentali
 Funzioni sensoriali e dolore
 Funzioni della voce e dell’eloquio
 Funzioni dei sistemi cardio-vascolare, ematologico, immunologico e dell’apparato
respiratorio
 Funzioni dell’apparato dirigente e dei sistemi metabolico ed endocrino
 Funzioni genito-urinarie e riproduttive
 Funzioni neuro-scheletriche e correlate al movimento
 Funzioni della cute e strutture correlate

2. STRUTTURE CORPOREE: strutture, parti anatomiche del corpo


 Strutture del sistema nervoso
 Occhio orecchio
 Strutture coinvolte nella voce e eloquio
 Strutture dei sistemi cardiovascolari, immunologico e dell’apparato respiratorio
 Strutture correlate all’apparato digerente e ai sistemi metabolico ed endocrino
 Strutture correlate al movimento
 Cute e strutture correlate

Parlando di funzioni e strutture corporee parliamo anche di MENOMAZIONE che sono


 Problemi nella funzione o nella struttura del corpo
 Deviazioni o perdita significative

3. ATTIVITA’ DI PARTECIPAZIONE: ovvero l’esecuzione di un compito o di un’azione, insieme di


competenze che soggetto sviluppa a partire da interazione corpo-fattori contestuali
 Apprendimento e applicazione delle conoscenze
 Compiti e richieste generali
 Comunicazione
 Mobilità
 Cura della propria persona
 Vita domestica
 Interazioni e relazioni interpersonali
 Aree di vita principali

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 Vita sociale, civile, di comunità
Bisogna distinguere:
a. Attività: è l’esecuzione di un compito o di un’azione da parte di un individuo: prospettiva
individuale del funzionamento. Es: capacità di apprendimento e applicazione delle conoscenze, di
eseguire, di comunicare, relazionarsi
b. Partecipazione: è la prospettiva sociale del funzionamento, il coinvolgimento in una situazione di
vita.

Ci sono anche LIMITI all’attività che sono difficoltà che un individuo può incontrare nell’eseguire delle
attività.
LE RESTRIZIONI DELLA PARTECIPAZIONE sono i problemi che un individuo può sperimentare nel
coinvolgimento nelle situazioni di vita.

C’è da fare distinzione tra


CAPACITA’: Abilità di un individuo di eseguire un compito o un’azione in un ambiente standard
PERFORMANCE: ciò che una persona fa realmente nel suo ambiente reale.
La differenza tra questi due è la stima dell’impatto che ambiente ha sul funzionamento della persona,
ovvero quanto l’ambiente accentua o diminuisce certe attività.

4. FATTORI CONTESTUALI: l’intero contesto della vita di un individuo.

 Prodotti e tecnologia
 Ambiente naturale e cambiamenti apportati dall’uomo all’ambiente
 Supporto e relazioni
 Atteggiamenti
 Servizi, sistemi e politiche
Essi si dividono in:
- fattori contestuali ambientali: tutte le situazioni che il soggetto incontra fuori di sé e che posso
mediare positivamente (facilitatori) o negativamente (barriere) il suo funzionamento. Essi sono
famiglia problematica, atteggiamenti ostili, scarsi servizi e risorse, cultura diversa..
- fattori contestuali personali: variabili psicoaffettive (autostima, autoefficacia, identità, motivazione,
stili attributivi). Attualmente sono formalmente codificati i FATTORI AMBIENTALI, non sono oggetto
di codifica i FATTORI PERSONALI.

Esempi: Tommaso è un ragazzo down


Tramite ICDH, un ragazzo down viene così descritto
Malattia: trisomia 21
Minorazione: ritardo mentale medio
Handicap: occupazionali, istituzione scolastica
Disabilità: nell’acquisizione di conoscenze
Gravità: prestazione con aiuto
Prognosi: possibilità di miglioramento

Tramite ICF
Condizione di salute: trisomia 21, ritardo mentale medio
Funzioni e strutture corporee: problema medio, funzioni cognitive, no problemi di attenzione, no problema
struttura cerebrale.
Attività e partecipazione: nell’imparare a fare calcio il problema all’interno della classe che frequenta è
lieve, nonostante il grave problema di capacità – ha un problema importante a giocare con gli altri nella sua
attuale classe.
Fattori ambientali prodotti e tecnologie speciali per l’istruzione: un software dedicato, costituisce un
facilitatore per fare calcoli semplici.
Amici: Tommaso non ne ha attualmente.

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Diagnosi FUNZIONALE = OMS, frutto di una complessa interconnessione di fattori bio-psico-sociali. Il
modello è quello DESCRITTIVO-INTERPRETATIVO. Fare una diagnosi funzionale: “fornire la descrizione del
funzionamento reale ed attuale di un soggetto nei suoi vari ambiti, compreso il ruolo del contesto nel quale
è inserito e di comprendere a fondo questo funzionamento, mettendo in relazione reciproca fattori
biologici con fattori psicologici, sociali e di competenze”.

Utile ai fini di Diagnosi Funzionale è la DIAGNOSI DI SVILUPPO:


- ci aiuta a capire la valutazione sistematica delle caratteristiche della persona e della loro reciproca
integrazione
- identificare strumenti adatti per valutare caratteristiche e attitudini
- descrivere aree di stabilità e cambiamento
una diagnosi di sviluppo fa riferimento al raggiungimento di certe abilità, che si presentano tipicamente in
particolari periodi.

COMPORTAMENTO ADATTIVO: sono le “abilità richieste dei vari ambienti di vita e di relazione per un
soddisfacente adattamento” (Ianes ’84) “con particolare attenzione al raggiungimento di una particolare
autonomia personale e sociale e di una adattamento funzionale a migliorare la qualità della vita 
parametri evolutivi più o meno certi.
Il soggetto è soggetto all’evoluzione perciò c’è da tenere presente che “le manifestazioni del funzionamento
della disabilità e delle condizioni di salute dell’infanzia e nell’adolescenza hanno impatto, intensità e
conseguenze diverse da quello degli adulti.

Rispetto al comportamento adattivo è stata portata attenzione nella disabilità e della salute per BAMBINI E
ADOLESCENTI (ICF-CY) deriva dalla classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della
slaute (ICF) ed è realizzata per documentare le caratteristiche dello sviluppo del bambino e l’influenza
dell’ambiente circostante. ICF_CY nasce con l’intento di descrivere con un linguaggio internazionale, la
disabilità in età evolutiva.

La complessità della diagnosi fa emergere il problema dell’intervento, che può essere in vari ambiti:
- medico (relativo ad aspetti cronici e morbosi)
- psicologico (riguarda problemi comportamentali, derivanti dalla disabilità, che possono ostacolare
la vita del soggetto – fino ad arrivare alla psicopatologia; aiutare la famiglia)
- educativo (ci rivolgiamo a tutte le istituzioni educative)
- sociale (sono promotori di questi interventi le associazioni, l’Onu afferma che c’è diritto
all’uguaglianza per coloro che presentano disabilità, qui l’intervento deve essere sociale affinchè
non vi siano barriere che ostacolano i diritti umani)
- riabilitativo (ha la funzione di attivare o migliorare funzioni o competenze per consentire di
utilizzare al meglio le proprie abilità, la riabilitazione è basata anche su valutazione e analisi di punti
di forza e punti di debolezza)  neuro-psicomotricista, fisioterapista,.
essi devono essere coniugati tra di loro.

METODI DI INTERVENTO:
- STORICITA’: intervento collegatp alla diagnosi ed ai percorsi precedenti
- GLOBALITA’: la presa in carico coinvolge sempre sia il versante affettivo sia quello cognitivo in
quanto esiste una stretta relazione tra vita emotiva, stati d’animo, qualità delle relazioni
interpersonali, prestazioni e funzionamento dell’individuo è successo dei percorsi riabilitativi.
Ricorda; non sempre si lavora sia sul versante affettivo che su quello cognitivo, a volte solo uno
delle due. Prendendo in carico il soggetto, posso capire su quali degli aspetti voglio lavorare di più.
DSA spesso, per esempio, sono associati anche a forme emotive di depressione. Lavoro quindi su
entrambi i lati.

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- PARTECIPAZIONE ATTIVA del bambino/della sua famiglia al progetto, importante il ruolo di primo
piano della famiglia nella riuscita dell’intervento. È importante quindi motivare e sostenere la
famiglia, se essa non è inclusa allora il lavoro a casa crollerà.
- QUALITA’ DELLA VITA l’obiettivo è migliorata in tutto l’arco di vita.
- PROGRAMMAZIONE PUNTUALE quindi stabilire obiettivi a lungo e breve termine realisticamente
raggiungibili, metodologie, strumenti di lavoro adeguati con modalità di verifica dei risultati
raggiunti.
Martedì, 5 ottobre ’21

LA DISABILITA’ SENSORIALE
L’esistenza di un deficit sensoriale priva il bambino di una fonte di informazione che gli permette di
conoscere il mondo: vista, udito, olfatto, gusto, tatto.

L’assenza di un ritorno uditivo o visivo altera anche il modo di entrare in contatto e di comunicare con
l’ambiente circostante e viceversa. Non è un bambino “normale senza vista o udito”, ma è un altro bambino
: gravi distorsioni nelle diverse tappe evolutive

1. Da una parte l’equipaggiamento genetico iniziale che modifica alcuni assi di sviluppo ed in modo
particolare l’organizzazione temporo-spaziale
2. Dall’altre parte l’interazione con l’ambiente che avviene attraverso il potenziamento di altri canali
sensoriali (percezione intermodale)

La percezione intermodale: elaborazione di informazioni che derivano da canali sensoriali differenti,


integrate per costruire un’immagine mentale della realtà.
La disabilità sensoriale pregiudica la relazione, la comunicazione e la vita autonoma.

3 tipologie di disabilità sensoriale


1. Cecità o ipovisione con visus non superiore a 3/10
2. Sordità o l’ipoacusia con perdita uditiva superiore a 25 decibel in entrambe le orecchie
3. Sordo-cecità caratterizzata dalla compresenza delle due disabilità sensoriali visive e uditive

DISABILITA’ VISIVA
- L’80 % delle informazioni del mondo esterno sono di tipo visivo
- La vista è l’organo della SINCRESI cioè permette di rielaborare anche le info che derivano
da altri apparati sensoriali e le fa proprie, per una risposta immediata.
- L’attivazione cognitiva avviene per il 60% attraverso stimoli visivi il cui sviluppo è alla base
della strutturazione psichica della persona. Lo sviluppo della funzione visiva è in base alla
struttura psichica della persona; Piaget : lo sviluppo procede a stadi, in base a struttura
psichica della persona.

La disabilità è una perdita parziale o totale della capacità di un individuo di compiere gli atti della
vita quotidiana che richiedono il controllo visivo.

 DEFINIZIONE SECONDO OMS di Disabilità visiva: incapacità ad eseguire attività che


normalmente richiedono palesi capacità visive senza il sostegno degli altri sensi  OMS:
fattori FUNZIONALI e fattori PSICOLOGICI
 DEFINIZIONE SECONDO ICF di Disabilità visiva: “le persone con deficit visivo sono
genericamente quelle affette da una menomazione agli organi ed alle strutture anatomiche

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riguardanti la vista, o interessante da un’alterazione delle funzioni collegate a questo
senso”
 DEFINIZIONE ICD-10: definisce la disabilità visiva tenendo conto si a del visus che del
campo visivo e distinguendo tra cecità e ipovisione in un solo occhio, oppure in entrambi.
Ipovisione: quando la capacità visiva non è adatta ai bisogni della persona
Cecità: mancanza di vista

In Italia la Legge 138 del 3 aprile 2001, afferma che il minorato della vista “si intende minorato
della vista colui che in seguito ad una patologia da qualunque causa derivante è incapace di
assolvere adeguatamente alle normali attività della vita quotidiana”.
Tale Legge chiamata “Classificazione e quantificazione delle minorazioni visive e norme in materia
di accertamenti oculistici” distingue in:
- Ciechi totali
- Ciechi parziali
- Ipovedenti gravi, medio-gravi e lievi
In base al visus e al campo visivo.

1. Sono riconosciuti CIECHI TOTALI coloro che manifestano totale mancanza (residuo
perimetrico binoculare: campo visivo inferiore al 3%)
2. Sono definiti CIECHI PARZIALI i soggetti con residuo visivo non superiore a 1/20 in entrambi
gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione, oppure aventi un residuo
perimetrico binoculare inferiore al 10%
3. Si definiscono IPOVEDENTI GRAVI coloro che hanno un residuo visivo non superiore a 1/10
in entrambi gli occhi e nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione. Coloro il cui
residuo perimetrico binoculare è inferiore al 30%
4. Si definiscono IPOVEDENTI MEDIO-GRAVI coloro che hanno un residuo visivo non
superiore a 2/10 in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale
correzione. Coloro il cui residuo perimetrico binoculare è inferiore al 50%
5. SI definiscono IPOVEDENTI LIEVI coloro che hanno un residuo visivo non superiore a 3/10
in entrambi gli occhi o nell’occhio migliore, anche con eventuale correzione. Coloro il cui
residuo perimetrico binoculare è inferiore al 60%.

(per quanto riguarda l’esame, sapere solo la distinzione e non le caratteristiche)

LEGGE 138/2001
Il consiglio Superiore di Sanità nel 2004 ha dichiarato non più adeguata la definizione di cieco
assoluto prevista dalla legge precedente e ha introdotto la seguente modifica all’articolo 1 della
legge 138: “le definizioni dettate dalla legge 138 del 2001 devono ora essere prese in
considerazione in ogni ambito valutativo del danno funzionale a carico dell’apparato visivo e
quindi anche in sede di accertamento della cecità per causa civile ai fini della concessione dei
relativi benefici sia a carattere economico che socio-assistenziale”
Alla persona riconosciuta con minorazione visiva sono assicurati (su richiesta) alcuni benefici che
sono: esenzione ticket sanitario, pensione ed indennità, l’integrazione scolastica, iscrizione agli
elenchi per il collocamento, ausili specifici, esenzione dal pagamento mezzi di trasporto ecc..
 Per la cecità totale la legge riconosce l’invalidità civile al 100% ed un’indennità di
accompagnamento.
 Alla persona ipovedente grave è riconosciuta invalidità al 60%
 All’ipovedente medio-grave 40%

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 All’ipovedente lieve del 15%

Lo specialista usa dei simboli per definire acuità visiva, cioè capacità di distinguere ad una certa
distanza, determinate forme e discriminare due punti. Essa è espressa in frazioni numeriche (In
Italia in decimi), si misura separatamente per ciascun occhio. Un visus di 10/10 indica la capacità di
leggere le prime 10 righi in un ottotipo alla distanza di circa 5 metri.
Se il bambino è molto piccolo o non collabora si utilizzano:
1. Le risposte comportamentali: “preferential looking” : preferenze visive neonatali,
preferenza innata dei bambino verso stimoli strutturati.
2. Risposte elettrofisiologiche: il test dei potenziali visivi, registrazione di un segnale elettrico
dall’area occipitale della corteccia in risposta ad una stimolazione visiva.

CAMPO VISIVO: ampiezza della scena visibile quando lo sguardo è fisso davanti a sé . nel soggetto
vedente ha un’ampiezza complessiva di circa 120 gradi nel piano verticale e di poco più di 180
gradi nel piano orizzontale..
Il grado di minorazione visiva può variare da:
- Cecità totale = impossibilità di percepire qualsiasi stimolo visivo
- Cecità legale = residuo visivo inferiore a un minimo prestabilito
- Ipovisione = parziale incapacità in cui le linee di demarcazione non sono facilmente
identificabili
1. Ipovisione centrale = non si riconosce l’oggetto che si sta fissando
2. Ipovisione periferica = garantisce una buona visione di ciò che si fissa, ma riduce
la percezione dello spazio circostante

OMS distingue in base al visus e alla capacità visiva, 5 tipologie di disabilità visiva

A. Ipovedente lieve: residuo visivo con correzione pari a 3/10


B. Ipovedente medio-grave: <2/10
C. Ipovedente grave: <1/10
D. Cieco totale: mera percezione della luce e del movimento della mano
La classificazione non tiene conto delle differenze individuali, perciò in questo senso è possibile
dividere:
1. CECITA’ REALE: nessuna percezione visiva derivante da stimoli luminosi provenienti
dall’ambiente
2. CECITA’ FUNZIONALE: soggetto percepisce stimoli visivi, ma non sa organizzarli per
usufruire in modo operativo

CAUSE DELLA CECITA’


Cause genetiche e/o ambientali
Cause genetiche sono dovute per il 17% alla retina, per il 22& al nervo ottico e vie di collegamento
al cervello, per il 17% al cristallino.
Esistono anche fattori causali delle compromissioni
- PATOLOGIA VISIVA CONGENITA : trasmissione genetica, fattori parentali non genetici
durante la gravidanza (rosolia, radiazioni, toxoplasmosi)
- CAUSE PERINTALI (anoressia, prematurità, diabete materno)
- CAUSE POST NATALI (nascita prematura, retinopatia del prematuro)
- CAUSE ACQUISITE DURANTE INFANZIA (infezioni virali come la meningite, malattie
degenerative, tumori, diabete. Cecità insorge successivamente

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Ma in rapporto al TIPO DI LESIONE, possiamo dinstinguere:
- Cecità sensoriale se derivano da lesioni retiniche
- Cecità di conduzione, lesioni delle vie ottiche (nervi ottici, tratto ottico, radiazioni ottiche)
- Cecità corticale quando viene coinvolto il centro corticale della visione (corteccia
occipitale)

TRAIETTORIE DI SVILUPPO

 CECITA’ PRIMARIA; hanno una mancanza della vista dalla nascita, quindi non figura
come una perdita per loro. La cecità impedisce la maturazione completa delle aree che
presuppongono la capacità di coordinazione visuo-motoria (es: motricità fine e abilità
locomotorie)
Faremo interventi di coordinazione visuo-motoria  difficile compensazione con la
crescita
 CECITA’ SECONDARIA: sono coloro che hanno perso la vita, psicologicamente sono
soggetti che vanno incontro a sentimenti di inferiorità e possono manifestare
depressione, difficoltà legate alla deprivazione raggiunta e possono percepire la cecità
come perdita del controllo sul mondo e su altri. Non presuppongono la coordinazione
visuo-motoria. Farò intervento di tipo psicologico per compensare questa difficoltà. 
compensazione in momenti successivi

CONSEGUENZE DELLA CECITA’ NELLO SVILUPPO MOTORIO:


Problema maggiore: elaborazione dello spazio. Motricità: esplorazione dell’ambiente (sviluppo
cognitivo percettivo sociale)
Grazie alla vista noi possiamo entrare in contatto con oggetti, e da qui organizziamo il nostro
comportamento, organizziamo il nostro comportamento PRIMA di entrare in contatto con gli
oggetti, in questo modo possiamo selezionare dall’inizio il programma motorio più idoneo,
oppure possiamo operare le necessarie correzioni nel corso dell’azione.
Il non vedere non consente nemmeno imitazione. Nei ciechi si realizza attraverso l’udito e il
tatto, quindi chi non vede dovrà programmare l’atto motorio solo DOPO aver toccato l’oggetto
e non prima.
La vista mi permette di acquisire il concetto tattile di orientamento
Il tatto per questi soggetti è essenziale per acquisire il concetto visivo di dimensione degli
oggetti.
Il b. cieco incapace di riconoscere l’orientamento degli oggetti nello spazio, ma non la loro
dimensione, quindi per il b. non vedente esplorazione dell’ambiente è tattile e uditivo e da qui
ha inizio il comportamento Motorio.
Diversi autori concordano nel dire che l’entità del ritardo si vedono nel
1- Motricità volontaria : sollevarsi o spostarsi
2- Deambulazione e di prensione dell’oggetto sonoro
3- Deambulazione autonoma  ovvero capacità di muoversi nello spazio senza aiuto di
nessuno, non gattonano spesso, non rotolano, hanno bisogno di tempo maggiore perché si
muovano da soli nello spazio. Ma imparano a stare in piedi nei tempi normali.

Bambino vedente: ha 5 mesi struttura lo schema di prensione; a 6 mesi lascia cadere oggetto e
lo lancia

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Bambino non vedente: primi mesi di vita: mani come strumento di auto stimolazione e otto
dieci mesi: iniziale ricerca dell’oggetto sonoro.

EFFETTI DELLE CECITA’ CONGENITA


Effetti diretti: ruolo del feedback visivo nel coordinare i movimenti verso uno scopo preciso e
nel controllare la postura.
Il non utilizzo del sistema sensoriale, porta a scarsa calibrazione delle informazioni sensoriali,
impara quindi sulla base dei successi conseguiti.

Altri effetti:
- Minore elicitazione/stimolaizone dell’attività motoria  porta ad assenza di incentivo
motorio
- Minori stimolazioni sociali iniziali  per la mamma è difficile capire le reazioni del
bambino; inoltre si trova scoraggiata perché il bambino reale non corrisponde al bambino
immaginato
- Maggiore insicurezza nell’esplorazione  anche se cadono, non possono vedere lo sguardo
rassicurante della mamma che lo accompagna a rialzarsi.
- Ritardo nella costruzione del reale (Piaget)

Sono emersi alcuni Ritardi di minore entità dove non è richiesta una compensazione o
coordinazione visiva- i b. vedenti stanno seduti a 9 mesi; i bambini non vedenti verso 1 anno.
Attenzione particolare:
- Stimolazione attività esplorativa precoce che aiutano il bambino ad acquisire un certo
grado di sicurezza
- Conquista di un certo grado di sicurezza per contenere i problemi motori
Comunicazione / relazione m-b. non vedente è influenzata da stato d’animo dell’adulto
Genitori:
1. Hanno il compito di imparare a gestire lo Stress psicofisico derivante dalla disabilità del
figlio e dalle diverse consulenze specialistiche che li sottoporranno a stress;
2. Essi devono tenere presente che Comunicare ed entrare in relazione con il proprio
bambino porta i genitori a vivere inadeguatezza

Relazione e comunicazione madre-bambino in generale.


Ci sono studi sulla relazione mamma – bambino  si attivano comportamenti che non derivano
né dalla cultura di appartenenza, né connessi alla lingua o alla nazionalità, è un modo di
comunicare innato che non deriva dall’apprendimento, gli adulti si utilizza una modalità
comunicativa che consente di essere alla pari con il b. per entrare in relazione con il b.  “baby
talk” è il termine che indica varietà linguistica utilizzata da adulti per rivolgersi a bambini piccoli.
Esso è caratterizzato da:
1. Semplicità per favorire acquisizione del linguaggio
2. Componente affettiva, il dialogo tra i due crea una relazione di tipo affettivo.
In genere il dialogo si articola in tre fasi:
1. Inizio della comunicazione ; è adulto che dà inizio alla comunicazione
2. Interazione : uno dei due si esprime
3. Pausa o attesa: si dà tempo all’altro di elaborare, reagire, rispondere.
Nei bambini vedenti, queste tre fasi, mettono in atto contatto oculare.

Vianello  deficit visivo è a due livelli

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1. Influenza diretta è determinata dalla deprivazione visiva sullo sviluppo psico fisico del
bambino
2. Influenza indiretta sullo sviluppo psicologico a volte determinata anche dal
disorientamento dei genitori, che può portare a interventi educativi inadeguati
Non tutti le mamme sono inadatte e non sanno gestire la situazione, alcune sanno farcela fin da
subito.
Wills afferma che le madri paralizzate dal trauma tendono a SOVRAINVESTIRE la parola (linguaggio
iperc-oncreto e fattuale) perciò i bambini:
- In alcuni casi persona il piacere dell’uso di altri canali di comunicazione: dondolii, contatto
corporeo, vocalizzazioni
- Le madri talvolta sanno interpretare sin dall’inizio le esigenze e i comportamenti del
proprio figlio e si adattano a essi
Il legame di attaccamento favorito da comportamenti:
- Ripetitivi
- Ritmici
- Sorrisi e vocalizzi
- Reciproco contatto visivo
- Contatto corporeo
In risposta alle stimolazioni corporee o alla voce, il bambino cieco sorride e vocalizza ma non può
stabilire contatto visivo.

SVILUPPO AFFETTIVO E SOCIALE


Fasi di sviluppo del legame di attaccamento:
- Capacità di discriminare le figure familiari dagli estranei
- Processo di separazione individuazione: possibilità del bambino di sperimentare il mondo
circostante

La capacità di DISTACCO MOMENTANEO dalla mamma e dalle figure familiari si realizza se:
- C’è legame soddisfacente con i genitori nel primo periodo di vita
- Consapevolezza della propria e altrui identità
- Saper tollerare la momentanea assenza delle figure familiari
Fattori negativi: aspettative, bambino ideale che non corrisponde a b. reale.

INTERAZIONI SOCIALI
L’adulto sostiene interazione e utilizza contatto corporeo e stimolazione vocale.
I coetanei sono il problema maggiore perché i b. sono meno disponibili rispetto ad amici vedenti
=esclusione.
La scuola dell’infanzia, è importante per allargare il campo delle esperienze sociali. + insegnante di
sostegno, legge 104.

SVILUPPO COGNITIVO
Alcuni deficit visivi possono essere corretti: es. cataratta congenita a 2 mesi
Se il b. ha avuto prima dei tre anni, esperienza di visione per uno o due anni, può recuperare la
visione anche molto più avanti.

Deficit permanente: la visione binoculare non si attiva più.


Ipotesi: cellule cerebrali preposte se non stimolate vengono dirottate ad altre funzioni sensoriali
che ricevono impulsi.

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Deficit visivo: ipovisione meno grave perché avviene dopo i primi anni : l’ipovisione prevede delle
difficoltà strettamente collegate alla tipologia del deficit, oltre che alla sua gravità-

Per i bambini ciechi dalla nascita le prime attività cognitive sono collegata all’attività motoria 
intelligenza senso motoria (Piaget) 0-2 anni
La mancanza della vista, porta a interiorizzare minori informazioni e questo porta a ritardo di
sviluppo di altre modalità sensoriali e sulla formazione della conoscenza. (=Mani cieche)

Nel bambino vedente intorno ai 9 mesi inizia ad avere PERMANENZA DELL’OGGETTO ovvero
riesce a vedere oggetti in movimento che sono nel suo campo visivo, ricevendo l’input visivo e
questo consente che si formuli la permanenza dell’oggetto; il bambino cieco arriva alla
permanenza dell’oggetto intorno ai 22-353 mesi che avviene con l’afferramento dell’oggetto
sonoro, costruisce tardivamente a livello cognitivo la permanenza dell’oggetto. La coordinazione
udito-prensione è più tardiva di quella visione-prensione anche nel bambino vedente. Ovvero c’è
rallentamento nel suo sviluppo.
Piaget, nel terzo stadio parla di DECENTRAMENTO COGNITIVO basato sul passaggio della
centratura su sé a quella sull’altro, è qualcosa di legato alla percezione.
Perspective Taking  Il bambino non vedente utilizza il proprio corpo prolungano la condizione di
egoismo e egocentrismo. C’è un ritardo anche nel DECENTRAMENTO COGNITIVO.

BLINDISMES: bambino cieco è caratterizzato da tic, condotte stereotipiche, dondolamento della


testa e del corpo, ecolalie, pugni schiacciati sugli occhi, non incoraggiano sviluppo
cognitivo. Ritardo nello sviluppo ragionamento logico:
- Maggiore nelle operazioni logiche
- Minore in quelle logico-matematiche
Le maggiori limitazioni conoscitive sono nelle rappresentazioni spaziali.
Il processo conoscitivo nel bambino videoleso è ostacolato dal fatto che non può giovarsi
dell’apprendimento vicariante o per modellamento, che ha un grosso ruolo nell’acquisizione delle
conoscenze della vita di tutti i giorni.
Apprendimento che deriva dall’imitazione e osservazione di qualcuno che fa qualcosa.
Il sistema visivo veicola le info e pertanto chi non vede o chi vede male non può giovarsene al pari
degli altri e conosce solo quando tocca.
I genitori saranno istruiti al fine di:
- Garantire ed assicurare al bambino una giusta stimolazione ambientale
- Fornire al bambino le giuste stimolazioni che consisteranno nel fargli toccare l’oggetto e
dire il suo nome permetterà di fare una correlazione tra quell’oggetto e la parola e ad
organizzare le prime mappe cognitive.
La visione = mezzo più diretto e precoce per la costruzione di una funziona simbolica  favorire lo
sviluppo del linguaggio. Prima rappresentazione mentale di un oggetto poi immagine mentale con
una parola.

NEL BAMBINO NON VI è RITARDO NELLA PRODUZIONE DEL LINGUAGGIO, IL RITARDO è LEGATO
ALLA RICERCA DEL SIGNIFICATO DELLE PAROLE.
Nel B. vedente importanti precursori della competenza linguistica sono:
- Il contatto oculare tra mamma e bambino
- Condivisione visiva dell’attenzione su un oggetto
- Uso di gesti comunicativi a partire dai 6 mesi
Queste sono aree problematiche per i bambini ciechi

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Fino a 6 mesi i vocalizzi sono uguali tra vedenti e non, poi però i non vedenti appaiono meno
loquaci ma rispondono alle stimolazioni con vocalizzi.  adulto con funzione di SCAFFOLFìDING

Abbiamo un ritardo
- Nell’acquisizione delle prime parole (limiti comunicazione non verbale, limitat esperienza
del mondo esterno)
- Uso appropriato di frasi di due o tre parole.. questa è una situazione temporanea che si
colma attorno ai 3 anni.
- In seguito IPERVERBALISMO (=no accedere ai significati, o no fare riferimento a cose visive)
è tipico anche nei vedenti.
Abbiamo elementi di somiglianza nello sviluppo linguistico di vedenti e non vedenti. Errori degli
adulti, sono TROPPE PROPOSTE INTERATTIVE, che sono:
- Solo verbali senza azione
- Troppe richieste di informazione, di verifica delle conoscenze
- Poco riferimento agli oggetti presenti

DALTONISMO è un difetto ereditario della vista di natura genetica prevalentemente, consiste in


una cecità a colori, in tutto o in parte.
Nei maschi 5,8% e nelle femmine 1%; malformazione della retina o di altre parti dell’occhio
collegate al sistema nervoso.
CAUSE:
- Alterazioni ereditarie dei fotorecettori, i coni
- In seguito a un danneggiamento della retina, nel nervo ottico

TRICROMATISMO: visione normale dei colori . le categorie di cono funzionano nel modo giusto.
TRICROMATISMO ANOMALO: quando la luce viene percepita da tutte e tre le tipologie di coni, ma
uno di essi non funziona a dovere.

TIPOLOGIE DI DALTONISMO:
1. Deuteranopia: insesibilità al colore verde
2. Protanopia: insensibilità al colore rosso
3. Trinatopia: insensibilità al colore blu
Monocromatismo = forma di cecità completa ai colori, percepite solo come diverse sfumature di
grigio.

Si usa il test di ISHIHARA

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TEST DI DISPOSIZIONE: il soggetti deve mettere in ordine alcuni oggetti. Se non riesce puà essere
soggetto a daltonismo

DISABILITA’ MULTIPLE
Essa rappresenta: “un’interazione permanente di patologie, limitazioni e disabilità all’interno di un
sistema dinamico influenzato da ambienti interni ed esterni alla persona stessa”
Esempi di disabilità multiple:
- Una persona con disabilità intellettiva che è anche cieco (disabilità sensoriali)
- Una persona sorda con più di una disabilità sensoriale
- Una persona parzialmente paralizzata e sorda eccc

 PLURIDISABILITA’ LIEVE: non è presente una significativa limitazione dell’autonomia, delle


possibilità di percezione, di espressione e di relazione del soggetto tutte quelle condizioni
 PLURIDISABILITA’ MEDIA: quadri clinici eterogenei in cui le disabilità- compromettono lo
sviluppo armonico del soggetto. Linguaggio: caratterizzato da ritardi o disturbi. Possibili
deficit di attenzione, concentrazione e memoria
 PLURIDISABILITA’ GRAVE: - un grave deficit intellettivo – linguaggio assente – QI
difficilmente attendibile

PRESA IN CARICO:
- Valutazione: Equipe multidisciplinare
- Intervento precoce (0-3 anni): il progetto riabilitativo deve essere globale e personalizzato.
Obiettivo è lo sviluppo il più possibile armonico del b. sotto il profilo cognitivo, emotivo,
psicomotorio.
- Dopo i 3 anni: progetti riabilitativi personalizzati. Obiettivo è il raggiungimento del massimo
livello possibile di autonomia, comunicazione, socializzazione della persona disabile.
- La riabilitazione: percorso che inizia precocemente e continua per tutto l’arco della vita.
INTERVENTI RIABILITATIVI
- Un b. con disabilità può evidenziare uno sviluppo psicofisico simile a quello di un vedente,
nonostante le difficoltà dovute alla disabilità.
- Valutazione tiene conto dell’individuo, delle sue caratteristiche, dell’età e del contesto.
- ICF: la riabilitazione dai 7 anni terrà conto degli obiettivi specifici nelle aree di Attività e
Partecipazione.
- Precocità dell’intervento: 18 mesi sono il periodo più sensibile.
- In età precoce: garantire il pieno sviluppo dell’individuo e potenziare le capacità percettive.
- In età scolare: favorire l’uso degli ausili, facilitare la comunicazione, avviare la capacità di
orientamento e la mobilità.
- Età adulta: raggiungimento e mantenimento dell’autonomia personale, della comunicazione
scritta, l’addestramento all’uso delle tecnologie riabilitative informatiche.
- Ruolo importante della famiglia. Cicli psicoeducativI.

AUSILI TIFLOTECNICI: Rappresentano insieme di oggetti e strumenti che possono favorire


all’interno di un progetto ben declinato collegialmente (scuola, professionista ASL, professionista
esterno) lo sviluppo dell’allievo con disabilità visiva nell’ambito cognitivo, motorio, espressivo
Modalità d’uso dell’ausilio tiflodidattico

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- Deve essere scelto con competenza
- Deve essere utilizzato nel rispetto di corrette modalità
- Deve essere individuato uno spazio adeguato in cui condurre l’attività
- Deve essere significato nell’ambito generale del Pei p
Tutto perché anche il DOCENTE deve avere chiara la finalità, oltre all’insegnante di sostegno. Ai fini
di aiutarlo.

Braille, inventato a metà 800 presso Istituto Pariigi, sulla base di CODICE PUNTIFORME di
comunicazione militare notturna. Questo metodo Rimpiazza il METODO DI LETTURA A RILIEVO
introdotto da HAUY (scrittura a rilievo)
- Braille tradizione
- Braille informatico

Il codice Braille è formato dai sei punti di rilievo i quali combinati tra loro formano 64 segni
esprimenti le lettere dell’alfabeto, la punteggiatura, i simboli matematici e le note musicali. I punti
si collocano in uno spazio dette “cella” di forma rettangolare, larga 3 mm e alta 6 mm.
La tavoletta BREILLE è uno strumento composto da una tavoletta e da punteruolo, è in plastica o
metallo.

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DATTILOBRAILLE
Sistema più evoluto, si usa dopo la terza elementare sostituendo tavoletta Breille dopo che è più
autonomo, ovvero quando sa scrivere tutte le lettere alfabeto, sa andare a capo e calcolare gli
spazi.

BARRA BRAILLE
Rappresenta interfaccia tattile che permette alle persona disabilità visiva di legger i caratteri a
schermo, è un dispositivo elettro-meccanico. (Display Braille)

TIFLOINFORMATICA è una disciplina nata per permettere ai soggetti con minorazione visiva di
accedere a dispositivi tecnologici più avanzati. Strumento di lettura collegabile al computer

LIBRO PARLATO aiuta persone che hanno problemi in lettura, alfabeto a rilievo o attraverso i libri.
Audiolibri.

CASELLARIO ROMAGNOLI : materialità per affinare la tattilità della mano. Orientamento spaziale.

- Finalizzati all’educazione della mani nella scuola dell’infanzia: solidi e sottomultipli geometrici
Romagnoli (mattoni di legno)
- Linguaggio: denominazione dei concetti topologici, algebrici e geometrici. Verbalizzazione
degli esercizi di approccio al sistema Braille. Verbalizzazione delle strategie operative e delle
operazioni effettuate.
Mediazione del tatto
Obiettivi operativi-percettivi-cognitivi
 Acquisizione dei concetti spaziali
 Acquisizione del concetto di ordine e quantità
 Costruzione e lettura di forme, ritmi, percorsi, configurazioni semplici e complesse
 Organizzazione spaziale
 Acquisizione di strategie esplorative

CUBARITMO: Sussidio per risoluzione di calcolo aritmetico. E’ adatto a tutti gli studenti non
vedenti a partire dai 6 anni. Sviluppa le capacità cognitive motorie e linguistiche. E’ possibile
scrivere , modificare manipolare, cancellare e riscrivere operazioni aritmetiche

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Criticità: è data dal fatto che i cubetti inseriti nel casellario, debbono essere maneggiati con molta
cautela e delicatezza, onde non produrre errori di calcolo per un’involontaria modificazione della
loro posizione.
(calcolatrice parlante, non insegna abilità di base, si sostutisce)
CUBO ALGEBRICO; scuola superiore, quando studenti hanno già acquisito abilità di calcolo e
devono fare si che il loro sviluppo matematico maturi. Come cubo di Rubick ma con puntini in
rilievo.

Oltre al tatto, ci sono strumenti che si basano su UDITO


STRUMENTARIO ORFF_ finalizzati all’educazione dell’udito, oggetti dell’amviente di vita (arredi,
giocattoli..), strumentario formato da campanelli, tamburelli ecc,,

INSERIMENTO NELLA SCUOLA


Fin dall’inizio è importante effettuare interventi su:
- Precoce educazione della mano e del tatto alla percezione delle forme
- Educazione degli altri quattro sensi finalizzata alla percezione dello spazion e dell’acquisizione
del senso di orientamento
- Stimolazione continua nel mondo fantastico al fine di arrichcire i suoi interessi e la sua
espressività
Tutto questo fa si che bambino con disabilità visiva sviluppi sviluppo psico-fisico uguale a quella di
bambino vedente.
Per fare questo occorre sapere che..
- L’alunno non vedente si costruisce un’immagine attraverso il tatto e l’udito pertanto acquisice
immagini del mondo analitiche e sincretiche
- Immagine tattile si caratterizza per essere bidimensionale
- Manca fase di sintesi automaticamente fornita dalla vista
- Pertanto ha difficoltà ad astrarre e generalizzare
- Si avvale di memoria di tipo tattile-uditiva pertanto è bene abituarlo a mantenere i materiali e
oggetti secondo ordine prestabilito e ad evitare chiasso e confusione (ordine)
- Tende al verbalismo ovvero all’uso di tantissimi termini lessicali ..
- Nella conversazione non vogli la mimica e la gestualità altrui pertanto tende ad offendersi
facilmente perché non riesce a cogliere nessi impliciti non comprendendo appieno i messaggi
- Se nell’ambiente c’è chiasso non riesce a distinguere le conversazioni e il loro ordine o a chi si
rivolgono in questi casi non riescono a rispettare alternanza necessaria di una conversazione
- Tende a evitare le attività motorie
- Tende ad assumere una postura di chiusura

A SCUOLA L’ALLIEVO NON VEDENTE


- Deve procedere dall’analisi alla sintesi
- L’esperienza diretta è sempre basilare perché permette di costruire le immagini di riferimento
di ciò che si deve apprendere
- Altro elemento imprescindibili è il favorire la conoscenza per esplorazione (All’inizio
insegnante deve prosi a disposizione poi piano piano lasciarlo a poco a poco autonomo, in
modo che si senta efficiente senza sottovalutare le tappe di sviluppo)
- Via via che il ragazzo cresce si introduce l’uso di sussidi strutturati e tecnologi
- L’insegnante svolge il compito di GUDIA dell’esperienza e ha la responsabilità di ridurre
gradualmente l’aiuto fornito

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- Spetta sempre all’insegnante la scelta dei sussi e della modalità di utilizzo ai fini del
raggiungimento degli obiettivi prefissati nel PEI come quando e in quali contesti usarli.

ATTENZIONI DIDATTICHE
- Ogni strumento o susssidio deve essere introdotto
indipendente dall’età ogni strumento nuovo deve essere proposto secondo tappe progressive
se ragiono in termini standardizzati rischio è sovrastimare o sottostimare e blocco lo sviluppo; nel
primo caso si sente incapace e nel secondo si annoia e si sente stupido.
- Conoscenza percettiva dello strumento
- Uso strumento con aiuto (tutte le volte che ne ha bisogno, senza svalutare, ma sostenere
l’errore con frasi incoraggianti; rinforzare aspetti positivi e piccoli passi avanti)
- Riduzione progressiva dell’aiuto ovvero mettere l’allievo in leggera difficoltà.

Organizzazione degli spazi di vita


- Collocazione dei banchi
- Collocazione dei materiali da lavoro in uno spazio apposito e non modificare il luogo in cui li
colloco in modo che memorizzi dov’è e vada in autonomia

Scuola dell’infanzia: approccio a carattere fortemente sperimentale e pratico


Lavorare su
- Autonomie personali
- Educazione senso-percettiva
- Uso di un linguaggio appropriato e soprattutto consapevole
- Orientamento spaziale
- Stimolazione alla curiosità verso l’ambiente
- Socializzazione con gli altri bambini
- Pregrafismo Breille
- Stimolazione verso le attività motoria e ludiche
- Manipolazione di tantissimi tipi di materiale
- Educazione dello schema corporeo e degli schemi motori di base

Scuola primaria
- Introdurre ed usare letto scrittura in braille
- Llavorare sui concetti topologici e sulla lateralizzazione
- Consolidare lo schema corporeo e gli schemi motori di base
- Inserire gradualmente l’uso della dattilo braille e del computer
- Considerare che i tempi di svolgimento delle consegne sono necessariamente più lenti quindi
selezionare e ridurre i compiti sia a scuola che a casa

Scuola secondaria
- Rappresentazioni plastiche tridimensionali delle forme e degli oggetti
- Percorsi di autonomia personale
- Mantenere l’approccio sperimentale che dall’analisi conduce alla sintesi ricordandosi che la
frase di sintesi va guidata e non data per scontata
- Utilizzo dei libri digitali per lo studio
- Mantenimento della lettura braille per non perdere l’esercizio e la sensibilità delle mani
- Inserimento graduale dell’uso delle tecnologie (attenzione che nel navigare su internet
possono incontrare siti non veramente accessibili per cui la sintesi vocale legge parte della

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pagina.. con dei buchi di informazione non piacevoli quindi verificare quali siano veramente
accessibili)
- Ricordarsi che anche l’approccio al visone del PC e sicretica e analitica in quanto effettuata
attraverso l’udito
- Acquisire abilità di firma autografa, forma ottusa rispetto a questi aspetti legali

INTERVENTI SUI GENITORI


 Colloqui di sostegno → per consentire ai genitori di accettare lo status del proprio bambini
 Colloqui informativi → per ricevere informazioni scientifiche su come crescere ed educare un
bambino videoleso
 Training di Bilanciamento Plurisensoriale → affinché siano in grado di decodificare i messaggi
del figlio, per essere più attenti alle reali esigenze del bambino
 Training al Metodo Braille → per utilizzare un linguaggio comune

LA DISABILITA’ UDITIVA
ABILITA’ UDITIVA, ci permette di:
- Percepire ciò che sta dicendo un’altra persona
- Sentire la nostra preferita
- Ci fa percepire forti rumori  pericolo vicino a noi
Perdita dell’udito: compromettere le nostre interazioni sociali

Il senso dell’udito è il primo che si attiva anche nel feto della vita intra-uterina.

COS’E’ LA SORDITA’?
- Rientra nelle disabilità sensoriali perché interferisce con tutto quello che è intonro a noi. È una
condizione legata al malfunzionamento dell’apparato uditivo
- È una condizione legata al malfunzionamenti dell’apparato uditivo. Secondo OMS:
“Il bambino ipoacustico è quello la cui acuità uditiva non è sufficiente a permettergli di imparare la
sua lingua, di partecipare alle normali attività della sua età, di seguire con profitto insegnamento
scolastico generale”.
- Il termine sordomuto ormai in disuso indicava le persone che non riuscivano a sentire o ad
acceder al linguaggio – sostituito con SORDO PRELINGUALE O SORDO indicano una condizione
che insorge prima della padronanza del linguaggio
- Il termine sordo è stato sostituito con persone audiolese o con ipoacusia
- Attraverso corretta riabilitazione e interventi di protesi quanto più precoci, possiamo aiutare la
persona ad acquisire il linguaggio

Sordo non è Sordomuto


Chi nasce sordo o perde l’udito entro i due anni di vita NON riesce ad apprendere il linguaggio,
quindi necessita obbligatoriamente si supporto protesico altrimenti si potrebbe presentare
alterazione del linguaggio.

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Chi ha deficit grave ma non totale, ascolta parole distorte e le riproduce distorte  DISLALIA
AUDIOGENA.
Il disturbo riguarda solo orecchio e non apparato fono—articolatorio.
Salvo rare eccezioni, apparato fono-articolatorio dei bambini che nascono sordi è integro così
come è integra la loro “facoltà di linguaggio che a causa del loro deficit non può “entrare in
funzione”
LA legge italiana 95/2006 ha abolito il termine “sordo muto” sostituendolo con “sordo”

Il quadro che si riferisce alla sordità è molto variegato, le differenze sono molte e di grande peso.
A questa varietà è in rapporto a:
- Causa della sordità: ereditaria o acquisita (malattia)
- Qualità e grado della perdita uditiva (le due orecchie o solo una)
- Eventuali altri danni associati (pluri-disabilità)
- Appartenenza a famiglie di sordi o udenti
- Qualità è tipo di educazione (iter riabilitativo e scolastico)
- Qualità dell’utilizzo di apparecchi acustici (protesi) o di impianti cocleari (organi di senso
artificiale)
- Precocità dell’individuazione del deficit

Classificazione sulla base della profondita’


- sordità totale: deficit superiore a 85 db.
- ipoacusia: è l'indebolimento dell'apparato uditivo dovuta a un danno o alla degenerazione di
uno o più dei suoi componenti.
o Ipoacusia profonda: da 60 a 85 db
o Ipoacusia lieve: deficit da 40 a 60 db. E’ possibile l’acquisizione del linguaggio ,a ri-
articolazione e voce sono difettose.
- sordastro: deficit inferiore a 40 db, il linguaggio si sviluppa, talvolta
con alterazioni articolatorie.

CLASSIFICAZIONE ANATOMOFISIOLOGICA DEI DIVERSI TIPI DI SORDITÀ


LOCALIZZAZIONE DEL DANNO: ORECCHIO ESTERNO E/O MEDIO
- SORDITÀ TRASMISSIVE che interessano le parti dell’apparato uditivo deputate alla
trasmissione del suono. Si tratta di sordità lievi. Riguarda orecchio esterno e medio, onde
sonore non raggiungano membrana timpanaria
- SORDITA’ PERCETTIVE se anomali riguarda orecchio interno : la trasmissione avviene
normalmente ma c’è un problema nella trasformazione di tali vibrazioni in percezione uditiva.
Si tratta di sordità da lievi a gravissime.
o SORDITA’ CENTRALE se riguarda centri acustici
o SORIDTA’ NEUROSENSORIALI
- SORDITA’ MISTE: Si sommano anomalie nella conduzione e nella percezione del suono.

GRAVITA’ DELLA SORDITA’


Definita in base alla quantità e qualità del deficit: intensità e altezza dei suoni percepiti
- Intensità: data dall’ampiezza di pressione dell’onda sonora. Si misura in decibel, sensazione
soggettiva di sentire un suono più o meno forte.
- Altezza: data dalla frequenza di tale pressione, si misura in Hertz: numero di cicli al secondo,
consente di distinguere tra suoni acuti e suoni gravi.

INTENSITA’ ALTEZZA

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Data dall’ampiezza di pressione dell’onda Data dalla frequenza di tale pressione
sonora
Si misura in decibel (DB) – sensazione Si misura in hertz (HZ numero di cicli a
soggettiva di sentire un suono più o meno secondo)
forte Consente di distinguere tra suoni acuti e suoni
gravi

Tanto più grave quanto più altra è l’intensità necessaria perché i suoni vengano ricevuti, percepiti
e quanto minori è la gamma di frequenze che l’orecchio percepisce
Classificazioni mediche: 5 gradi o livello di identità della perdita uditiva.

CLASSIFICAZIONE SULLA BASE DELLA PROFONDITA’


- Lieve: perdita tra 20 e 40 Db
- Media: perdita tra 41 e 70 Db
- Grave perdita tra 71 e 90 db
- Profonda perdita > 90 db
- Totale: perdita < 121 db

 Lieve: perdita tra 20 e 40 db. Difficoltà a percepire le voci bisbigliate e alcune consonanti in
particolare i suoni acuti.
 Media: perdita tra 41 e 70 db. La voce di una normale conversazione non viene percepita
chiaramente; si ha difficoltà nella discriminazione delle parole. Il b. Con questo grado di
sordità alla nascita avrà difficoltà nell’acquisizione corretta del linguaggio e necessiterà di
protesi acustiche e logopedia.
 Grave: perdita tra 71 e 90 db. La persona percepisce solo alcuni suoni delle parole anche se
pronunciate ad intensità elevata. Il bambino con questo deficit alla nascita non è in grado di
acquisire spontaneamente il linguaggio e necessita di protesi il più presto possibile,
logopedia, collaborazione della famiglia e aiuto educativo
 Profonda: vengono percepiti solo i suoni gravi e intensi con notevole componente
vibratoria (per es: rombo di un motore, sbattere di una porta, percussione di un tamburo). La
parola non viene riconosciuta e, senza ausilio protesico, associato alla lettura labiale non è
possibile alcun apprendimento del linguaggio verbale totale: non hanno alcuna percezione
acustica

CLASSIFICAZIONE IN BASE A ETIOLOGIA


- origine genetica: (50%) congenita, legata ad alterazioni di carattere ereditario.
- origine prenatale: come rosolia, febbre influenzale, fattore rh, assunzione di farmaci, droghe
della madre durante la gravidanza.
- origine neonatale: nascita prematura.
- acquisita durante l’infanzia: cause infettive (meningiti), tossiche, infiammatorie (labirintiti
infettive o tossiche), traumatiche
- Profondità della sordità mutismo (sordomutismo) bisogna considerare anche l’esordio della
sordità che può essere:
o Fin dalla nascita
o prima della comparsa del linguaggio
o dopo la comparsa del linguaggio si evince l’importanza la possibilità di effettuare una
diagnosi precoce e corretta.

SVILUPPO MEMORIA

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I bambini sordi utilizzano codici diversi in base al tipo di abilità linguistica posseduta. (marschark)
per bambini sordi che usano la lingua dei segni (lis), il codice visivo di una parola può aiutare la
memoria tanto quanto il codice verbale o fonologico aiuta i bambini udenti e i bambini sordi
‘oralisti’ che usano il linguaggio verbale-
IMPORTANZA DELLE ESPERIENZE RIPETUTE
Uso appropriato di strategie mnemoniche ripetizione e fissazione del materiale di apprendimento,
per compensare la scarsa ridondanza delle informazioni cui sono sottoposti i sordi.
Attraverso strategie mnemoniche sono in grado di usare come i soggetti udenti le abilità e quindi
dobbiamo orffire occasioni di ripetizione e fissazione delle informazioni, in modo da compensare la
scarsa ridondanza a cui sono sottoposti bambini sordi.

- Bambino che ha udito impara una parola perché ne fa natuaralmente esperienza ripetuta
- Con i bambini non udenti e noi dobbiamo offrire sufficienti occasioni e routine affinchè info
vengano fissate.

SVILUPPO COGNITIVO
|Stadi piaget| Secondo Furth anni 50/60: si sottolineava il ritardo di sviluppo nei bambini sordi di 2-
4 anni (prove non verbali)
- ritardo nel pensiero astratto, nel ragionamento induttivo e deduttivo, causato dalla povertà di
esperienze (secondo furth) e solo indirettamente al carente sviluppo linguistico, in quanto
ostacolo a una varietà di interazioni sociali.
Questo ritardo si manifesta nel pensiero astratto ed è strettamente legato alla carenza di
sviluppo linguistico. Non sanno articolare le frasi in modo adeguato
Le capacità di orientamento temporo-spaziale mostrano un ritardo di 2-3 anni nei confronti dei
bambini che invece sentono. I bambini sordi, presentando un mancato sviluppo del linguaggio
verbale, hanno un gravissimo deficit espressivo che incide profondamente sullo sviluppo mentale

 Bambini sordomuti: difficoltà notevoli non solo nel percepire informazioni, ma anche
nell’esprimere il loro pensiero.
 nei bambini con ipoacusia è particolare il linguaggio proprio e la comprensione del
linguaggio altrui: non conosce inflessioni della voce, ha difficoltà nell’afferrare i giochi di
parole o le espressioni paradossali o le metafore; il suo linguaggio è rigido, conformista e
poco sfumato. Linguaggio senza espressività, monocorde. Non riescono a cogliere nella
comunicazione con altro, espresssioni paradossali, giochi di parole, non è possibile.
L’intonazione, domanda e risposta.

La facoltà di linguaggio è quella facoltà che permette ad ogni bambino di imparare una lingua a
patto di essere esposto ad essa. essere esposti ad una lingua significa udire e comunicare con
l’ambiente circostante in quella lingua. un bambino sordo non potendo udire la lingua parlata
intorno a sé:
- non può imitare i suoni dell’ ambiente,
- non ha feedback acustico sulle sue stesse produzioni
- non può comunicare appieno con coloro che lo circondano.
La vista integra funge da canale sostitutivo nel trasmettere tutta quella parte di comunicazione che
viaggia su questa modalità.
La comunicazione in famiglia avviene prevalentemente con il canale acustico vocale = una parte
molto ridotta di messaggi comunicativi raggiunge il b. sordo …. e sono estremamente impoveriti

Rispetto alla rassegna di studi;


Marschrark (1993). a conclusione della rassegna degli studi sull’argomento è lontano da essere
chiaro e univoco: emergono posizioni e risultati diversi:
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- (rittenhouse e spiro, 1979): ritardi in compiti di conservazione solo in bambini educati in scuole
residenziali, con prevalenza di linguaggio gestuale
- (lister, leach, wsencraft 1988): ritardi in tali compiti in bambini coinvolti in programmi orali
- ricerche condotte in italia (albanese 1997): no differenze significative fra bambini udenti e non
udenti rispetto all’insegnamento della lingua
(non studiare questa slide: sviluppo cognitivo dei non udenti non è ancora del tutto studiato)

SVILUPPO INTELLETTIVO:
nel periodo pre-operatorio è equivalente nei bambini sordi e udenti ma VARIABILITA’ INTRA E
INTER INIDVIDUALE
- differenze nello sviluppo della competenza linguistica
- esperienza educativa
- efficacia dei metodi riabilitativi

EFFETTI DEL DEFICIT UDITIVO SULLO SVILUPPO PSICOLOGICO INDIVIDUALE:


- SVILUPPO EMOTIVO
- AFFETTIVO E SOCIALE
- MEMORIA
- COGNITIVO
- TOM
- LINGUISTICO

SVILUPPO AFFETTIVO
È importante ricordare che i sensi sono quegli organi deputati a mettere in relazione e in
comunicazione ogni individuo con il mondo esterno. L’udito, molto più della vista, è fondamentale
nel fornire al cervello messaggi e stimoli indispensabili per una corretta evoluzione del pensiero,
dell’intelligenza e dell’affettività.

SVILUPPO SOCIO-AFFETTIVO
LEGAME AFFETTIVO = LEGAME DI ATTACCAMENTO.
Marschrark individua alcuni fattori di rischio presenti nello sviluppo affettivo e sociale: i neonati
sordi non reagiscono selettivamente alla voce materna, come solitamente accade ai bambini udenti,
i quali sfruttano altre fonti d’informazione, infatti reagiscono selettivamente all'odore materno

Percezione del bambino  potrebbe essere di scarsa responsività materna dovuta a


- Scarsità di stimoli vocali provenienti dalla madre (primi mesi di vita)
- Ansia dei genitori per mancanza di reattività del figlio
- Assenza reciprocità

Il bambino, sin da neonato, svolge un ruolo attivo negli scambi con l’adulto (intersoggettività
primaria), tuttavia la scarsa responsività del b. Sordo diventa frustrante per i genitori udenti che si
sentono rifiutati dal figlio.
B. Intorno ai 9-10 mesi inizia a integrare sulle motivazioni, comunicare con le persone 
intersoggettività cooperativa. Questo non avviene nel bambino sordo, questo porta il genitore in
una situazione frustrante.
La scoperta della sordità a volte aggrava la situazione a causa dello stress che coinvolge l’intera
famiglia. Atteggiamenti un po’ intrusivi e iperprotettivi dovuti all’ ansia, alla mancanza di fiducia
ricaduta sull’attaccamento. Tali problematiche sono meno evidenti nelle diadi madre bambino
entrambi sordi perché:

25
- c'è maggior prevedibilità della disabilità
- Precoce comunicazione visuo-gestuale

Secondo alcuni studi i bambini sordi, figli di genitori sordi, si sviluppano meglio rispetto ai figli
udenti.  importanza di un intervento che supporti la famiglia e contengono le problematiche
legate alla scoperta della disabilità .

Le emozioni sono espresse attraverso la lingua (parlata o dei segni) e attraverso le espressioni
facciale e le posture. È frutto della combinazione del visivo con l’uditivo
Tom teoria della mente: si ravvisa un ritardo nella costruzione della teoria della mente dei bambini
con sordità grave o profonda.

Sviluppo teoria della MENTE


- Teoria della mente Tom: abilità di riconoscere se stessi e gli altri come soggetti dotati di stati
interni mentali, non direttamente osservabili che sono alla base dei comportamenti manifesti.
- Stati interni epistemici: intenzioni, pensieri, credenze ecc;
- Stati interni non epistemici: emozioni, affetti.

Insieme conoscenze psicologiche che ci servono per spiegare comportamento umano.


Secondo la CAMAIONI, la tom si prefigge di spiegare stati mentali di natura epistemica
(inferenze) che quelli non epistemici. Significa quindi sapere applicare stati mentali agli altri e a sé
stessi, riconoscere stati mentali e comprendere propri e altrui comportamenti.
Tale difficoltà è dovuto alla Capacità riflessiva: comprendere il significato delle cose e stati mentali.
Dovuto a mancato rispecchiamneto linguistico.

Schick (2007) lo sviluppo del ragionamento, del tipo di quello implicato nella risoluzione dei
compiti di falsa credenza (fc) può essere in ritardo nei bambini sordi figli di udenti (i genitori che
sono udenti sono educati al linguaggio orale e non o alla lingua dei segni), mentre non presenta
ritardi nei figli di genitori sordi ( i genitori sordi invece sanno usare linguaggio dei segni e quindi
colgono bisogno dei figli) . Non è la sordità in sé a determinare problemi nel ragionamento sui
processi mentali, bensì il ritardo nel linguaggio e negli scambi conversazionali  ruolo importante
del linguaggio nello sviluppo della tom.

La sordità non implica, di per sé, difficoltà cognitive!


Bambino: è importante che possieda un linguaggio ricco anche di termini riferiti alla vita mentale
ed emotiva - stati 'psicologici’.

Attenzione a questi aspetti nei programmi logopedici di riabilitazione orale  supporto


precocemente ed efficace  faciliti il ‘perspective taking’ ovevro atto di percepire una situazione,
comprendere un conetto da punto di vista alternativo, mettersi al posto di..

SVILUPPPO LINGUISTICO
Ostacolo principale = acquisizione del linguaggio un bambino con sordità prelinguale grave o
profonda, verso i 6 mesi, smette di produrre suoni (lallazioni)e senza un intervento sistematico non
è in grado di apprendere il linguaggio verbale. La differenza la può fare nascere la famiglia in cui
almeno uno dei due genitori sia segnante (=persona che utilizza in modo fluente la lingua dei segni).
In queste famiglie i bambini imparano tanto quanto bambini che sentono.
Per i figli sordi di famiglia udente non avviene questo apprendimento naturale, quindi nella maggior
parte dei casi il bambino entra nella lingua con un ritardo. Apprendimento naturale non avviene e
bambino ha ritardo.

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Il ritardo è dovuto al fatto che i genitori per imparare la lingua dei segni impiegano del tempo e il
ritardo è dato dal fatto che il bambino apprendere oralmente e il canale uditivo

L’aspetto più compromesso è quello FONOLOGICO ciò rende più difficile acquisitizione del
lessico e di alcuni aspetti grammaticali. Altro tipo di difficoltà: apprendimento della lingua scritta,
in questo caso importanza estrema è data dal tipo educativo, ovvero ruolo della scuola.

L’insegnamento orale deve essere Rigoroso e tempestivo l’intervento ha favore del bambino sordo

METODO ORALISTA; Ha l’obiettivo di insegnare al bambino sordo il più precocemente possibile


(idealmente tra nascita e primi tre anni di vita) a usare la lingua ordinaria paritaria e scritta nella
comunità di udenti in cui vive.

- Esclusione di qualunque lingua dei segni


- Allenamento acustico: sfruttare il residuo uditivo che bambino ha ancora, cercando di spingere
allenamento acustico
- Potenziamento della lettura labiale

METODO ORALE CLASSICO, sono necessarie:


- Diagnosi precoce
- Tempestiva protesizzazione, protesi inserite il prima possibile
- Tempestivo intervento riabilitativo
- Assidua partecipazione della madre al programma
Problema: rischio di snaturare le caratteristiche essenziali dell’attività comunicativa e linguistica.
Se potenzio troppo aspetto orale.

Da’ molta importanza


1. Alle protesi acustiche (tempestiva protesizzazione)
2. Al ruolo della famiglia e in particolare della madre nel processo di educazione del bambino
sordo al linguaggio verbale parlato e scritto
3. Alla necessità che il bambino sordo frequenti esclusivamente gli udenti, a scuola come in
famiglia e in altri contesti. Non solo contesti in cui si trova la sua disabilità.

In base alle caratteristiche della sordità, non sempre si arriva ad ascolto totale ma di certo
qualcosa migliora.

Il metodo orale classico Si basa su:


1- Allenamento acustico  riconoscimento a bocca schermata di ciò che si dice, si inizia con
lallazione e onompatopee. Utile per addestramento acustico.
2- Labiolettura  lettura delle labbra, si fa in modo che bambino presti attenzione movimento
delle labbra e della lingua
3- Tattolettura  in seguito, il bambino appoggia mano sulla gola, guancia, naso perché a
seconda dei fonemi queste parti del viso hanno una vibrazione.
4- Esercizi di respirazione e soffio

Coloro che seguono questo metodo affermano che Uso precoce della lettura a partire dal secondo
anno d’età, e che è “estremamente” importante insegnare a parlare e aleggere
contemporaneamente perché la metodica possa veramente essere applicata nella sua
completezza”

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Nel sordo, l’insegnamento ha lo scopo di:
A) puntualizzare la chiarezza dell'articolazione;
B) arricchire il vocabolario;
C) maturare il livello della comprensione del linguaggio parlato;
D) favorire l'esposizione orale e scritta;
E) porre le basi per una buona cultura.

Obiettivo: non disadattato a livello sociale.

L'educazione sonora-verbale ha inizio con l'utilizzo di esercizi-gioco allo scopo di:


a. acuire la sensibilità uditiva;
b. portare il bambino a distinguere parole e fonemi
c. comprendere le frasi e cogliere le inflessioni, le interrogazioni e le esclamazioni
riproducendone timbro, melodia e ritmo.
Per alcuni esistono dei LIMITI DEL METODO ORALE, dei contro:
 puntano troppo sulla corretta produzione fonatoria e articolatoria più che sulla
comprensione delle parole e frasi
 i bambini sordi sono esposti alla lingua parlata più tardi dei bambini udenti
 C’è differenza differenza tra lingua acquisita (naturalmente) e appresa (in seguito un
assiduo insegnamento, caso dei bambini sordi)

METODI RIABILITATIVI
- METODO BIMODALE : e’ una ripresa del metodo di De L’epée, mantiene la struttura sintattica
dell’italiano e utilizza come supporto didattico o l’ISE (italiano segnato) o l’ISE (italiano
segnato esatto) due sistemi gestuali artificialmente inventati sfruttando dove possibile il lessico
della LIS (lingua italiana dei segni). Nessuna scuola propone più insegnamento solo gestuale,
ma importante anche la parte verbale.
Problematiche: eccessiva varietà di codici: lingua orale, lis, ise, is. Quindi per conclusione, si
lingua dei segni ma a supporto di lingua parlata e non solo lingua dei segni. Lingua dei segni
non solo lingua parlata ma anche lingua verbale.
ISE: italiano segnato esatto. Prevede formazione dei genitori.

Dal 1970, comincia a diffondersi il concetto di comunicazione totale, ovvero l’unione dei
metodi comunicativi, uditivi, gestuali e orali al fine di capire e farsi capire. La verbalità può
venire affiancata ad altre forme comunicative, quali il gesto, il disegno, il mimo, l’espressione
corporea ecc. Utilizzo dei segni nella terapia.
La metodologia bimodale fa riferimento al lavoro e all’esperienza di Piera Massoni
(logopedista) e Simonetta Maragna (insegnante specializzata per soldi).  sostengono che il
gesto non uccide la parola ma al contrario può essere di aiuto nello sviluppo di una
competenza linguistica scritta e parlata.
Figura importante è quella del logopedista.
Obiettivo: è migliorare competenza possibile del bambino sordo nella lingua parlata e scritta.
o Quando si parla con un bambino sordo Si dà un supporto gestuale
o Segni divengono così una sorta di “stampelle” che bambino usa quando non è ancora
abbastanza padrone del linguaggio verbale. Occorre rispettare tappe evolutive uguali a
quelle del bambino che sente, grazie al lavoro del logopedista.

o Logopedista lavora su tre livelli: stimolazione fonoacusia, lettura labiale, sviluppo


cognitivo-linguistico

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Educazione bilingue (metodo bimodale) esposizione a due lingue, LIS e lingua orale, che però non
usate contemporaneamente ma, come in altri casi di bilinguismo sono usate separatamente. In modo
che il bambino possa operare l’associazione lingua/interlocutore. È difficile che la lingua parlata
venga appresa con gli stessi tempi del la lis, anche nel caso di bilinguismo simultaneo (stessa
importanza alle due lingue sin da subito)  tempi del bambino sono diversi.
La lingua dei segni (l1) permette al bambino sordo di sviluppare in modo spontaneo, “ecologico”, il
linguaggio e il pensiero, mentre la lingua parlata gli consente di interagire con gli udenti della
comunità nella quale vive. Il bilinguismo è la sola via che conduce il bambino sordo allo sviluppo
armonioso della sua parola

Vedi immagini

Tra i metodi riabilitativi METODO VERBO-TONALE: si basa principalmente sul fatto che il
residuo uditivo possa essere utilizzato nella riabilitazione: attraverso speciali apparecchi, strumenti
e considerando tutto il corpo uno strumento appropriato per ricevere e trasmettere messaggi. Uso
tecnologie informatiche: software riabilitativi e didattici. Non si tratta di un metodo unitario, ma
uno strumento trasversale, utilizzato in diversi modi e con diverse finalità.

PROTEZIONE ACUSTICA
OBIETTIVO → ripristinare l’udibilità dei suoni in generale.
- includono: protesi acustiche e impianto cocleare (sordità grave e profonda). Le protesi acustiche
amplificano i suoni; invece, l’impianto cocleare simula il processo di elaborazione del suono,
ossia converte i segnali acustici in segnali elettrici oltrepassando le strutture danneggiate
dell’orecchio interno e stimolando in modo diretto il nervo acustico.
- i sussidi uditivi devono essere associati agli interventi di logopedia per la rieducazione audio-
fonetica.

IMPIANTO COCLEARE
L’impianto cocleare è un dispositivo che, inserito parzialmente con un intervento chirurgico,
consente di sen2re anche in caso di grave sordità: questo perché non aumenta il volume del suono
come le protesi tradizionali, ma stimola dire=amente il nervo acus2co saltando completamente la
trasmissione dal suono dovuta all’orecchio medio e alla coclea. L’impianto cocleare non è quindi
una protesi, ma un “orecchio bionico”.

PROTESI ACUSTICHE
Dispositivi che amplificano i suoni in entrata (microfono, autoparlante, componente elettrica,
batteria)
- Analogiche: amplificano suoni lungo l’intero spettro di frequenze
- Digitali: contengono un microchip programmato per compensare le esigenze di amplificazione
- Endoauricolari (nel padiglione auricolare);
- Retroauricolari (dietro l’orecchio)

La protesizzazione avviene durante la visita specialistica dall'otorinolaringoiatra. L'audioprotesista è


un tecnico altamente specializzato che personalizza la protesi per il singolo paziente.

TRAINING DI BILANCIAMENTO
Obiettivo → stimolare la percezione intermodale. Va a potenziare i sensi non danneggiati e in
questo caso vista e tatto. La percezione intermodale è quella che si avvale di informazioni derivanti
da canali sensoriali differenti. Tecniche di orientamento e mobilita’

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Obiettivo → favorire la conoscenza e l’orientamento nello spazio e nel tempo per aiutare il soggetto
con deficit uditivo nella costruzione del proprio schema corporeo. Includono: strategie operative,
modi di comportamento, esercizi motori, ecc.

COMUNICAZIONE GESTUALE
- Il linguaggio dei segni lis (lingua italiana dei segni) è una lingua a tutti gli effetti, un sistema di
comunicazione non verbale che utilizza il canale visivo. Permette di esprimere parole, azioni,
concetti mediante precisi segni dati dai movimenti delle mani, delle dita e dall’espressione del
viso.
- La differenza tra dattilologia e lis sta in questo:
o mentre nella lingua italiana dei segni (lis) non ci sono parti del discorso tipo articoli,
preposizioni, ausiliari, desinenze, ecc., presenti nell’italiano, queste particolarità del
discorso si trovano invece nella dattilologia e ciò permette di tradurre parola per parola
la lingua vocale riproducendone correttamente le sue regole grammaticali e sintattiche.
Tali regole vengono rispettate ricorrendo

TRAINING SULL’UTILIZZO DEL LINGUAGGIO DEI SEGNI


OBIETTIVO → favorire la possibilità di comunicare. Questo metodo si basa sulla mimica e sulla
gestualità. I più diffusi sono:
- la dattilologia
- la comunicazione gestual

Dattilologia (alfabeto manuale) il più diffuso è lo spell system (basato sull’uso delle dita) che, in
appoggio alla lingua parlata, articola un alfabeto delle dita attraverso la mano che si muove in
prossimità della bocca per sottolinearne il movimento.

COMPETENZE PEDAGOGICHE E DIDATTICHE : specifiche difficoltà dell’alunno sordo rispetto due


aree: socio affettiva e quella cognitiva (Maragna)

AREA SOCIO AFFETTIVA AREA COGNITIVA


Isolato rispetto alla classe Non comprende il libro di testo
Non attento Produzione scritta non adeguata
Incostante nello studio Non in grado di sostenere interrogazione
Risponde che ha capito anche se non è vero Difficoltà per materie con linguaggio specifico
Atteggiamenti aggressivi e di rifiuto

ISOLATO RISPETTO ALLA CLASSE


CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE
Enorme sforzo psico-fisico per prestare Rispettare il decalogo, parlare a turno in
attenzione contesti di gruppo
Conoscenze limitate sulle motivazioni/ragioni Esplicitare le motivazioni cause dei
di diversi comportamenti comportamenti
Bagaglio di esperienze più limitato dei pari Renderlo partecipe di cosa accade in classe
Arricchire le conoscenze sulle dinamiche
sociali e su argomenti di normale condivisione
tra pari

MANCANZA DI ATTENZIONE

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CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE
Lettura labiale implica dispendio di energie Accompagnare lezioni con supporto visivo
psicofisiche
Attenzione visiva costante LIS immagini, schemi, lavagna, interattiva,
power point, fotocopie, scalette alla lavagna su
quanto detto
Impossibilità di sostenere soglie adeguate di
attenzione per molto tempo

MANCATO SVOLGIMENTO COMPITI A CASA


CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE
Modalità con cui viene fornita la Accertarsi che abbia scritto su diario
comunicazione (spesso di fretta e alla fine
della lezione)
Assegno scritto alla lavagna
Eventuale richiamo

MANCANZA DI CONSAPEVOLEZZA RISPETTO ALLA COMPRENSIONE DELLE INFORMAZIONI


CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE

Difficoltà correlate ad una corretta ricezione Non chiedere di continuo “hai capito?”
dell’informazione
Non è facule ammettere di non aver compreso Chiedergli di ripetere la spiegazione o il
ragionamento
Convinto di aver compreso Svolgere esercizi di richiamo delle informazioni
trasmesse
Interpretazioni arbitrarie e non adeguate

ATTEGGIAMENTI AGGRESSIVI
CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE
Esperienza pregressa negativa Creare un buon legame interpersonale
Paura di stigmatizzazione Presenza efficace ma non invadente
Aspettative troppo alte o basse nei confronti Giusta calibrazione obiettivi
dell’adulto

AREA COGNITIVA: MANCATA COMPRENSIONE DEL TESTO


CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE
Difficoltà di tipo lessicale, morfosintattico e Rubrica o glossario
capacità di fare inferenze
Lessico: bagaglio di conoscenze limitato e Semplificazione lessicale
rigido
Lettura punto a punto Rafforzare il lessico
Morfosintassi: scarsa padronanza a causa dei Far nuotare i diversi significati che può
deficit uditivo assumere una stessa parola
Schemi che guidino la comprensione
Esercizi di valutazione della comprensione:

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disegni, ordinare sequenze di frasi,
comprensione globale
Rafforzare le strutture morfosintattiche di
fissarsi su esercizi di grammatica

INCAPACITA’ DI SOSTENERE L’INTERROGAZIONE


CAUSE INTERROGAZIONE NON ESLCUSA
Difficoltà nel controllo formale e consapevole Preparare domande a cui l’alunno dovrà
degli aspetti morfosintattici nella produzione rispondere
orale
Assenza di ritorno acustico Simulare l’interrogazione
STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE Condividere i quesiti preparati non con
l’insegnante
Prove scritte v-f, risposta multipla, parole e
definizione da abbinare, brano da integrare
Domande a risposta aperta

PRODUZIONE SCRITTA NON ADEGUATA


CAUSE STRATEGIE DIDATTICHE SPECIFICHE
Omissione degli articoli e sostituzione tra Fornire schede guidate per la scrittura
articoli determinativi/indeterminativi
Omissione sostituzioni pronomi Attività del tipo “tu racconti e io scrivo e tu
scrivi e io correggo”
Omissione e sostituzione delle preposizioni
Errori nei modi tempi e coniugazioni dei verni
Omissione ausiliari
Errori concordanze
Uno scarso e a-coretto delle subordinate

All’esame  INDICE, DEFINIZIONE DELLA WISC 4, TIPI DI SORDITà (LIEVE, PROFONDA),


DEFINIZIONI DELLA SLIDE

DISABILITA’ MOTORIA

DISTURBI MOTORI
Sono problemi di origine organica. Abbiamo:
- Disturbo della funzione motoria da danno dell’apparato esecutore (danno periferico)
- Disturbo della funzione motoria in seguito a danno del sistema nervoso centrale che a sua
volta si distingue in disturbo da danno specifico e non specifico (danno centrale)

CLASSIFICAZIONE DEL DISTURBO DELLA FUNZIONE MOTORIA IN BASE ALLA LOCALIZZAZIONE DEL
DANNO
- Danno periferico: disturbo della funzione motoria da danno all’apparato esecutore

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- Degenerazione progressiva delle fibre muscolari e delle fibre nervose fino a totale
compromissione dell’attività motoria (origine genetica) e DMD (distrofia muscolare di
Duchenne)
- Sono prevalentemente di origine genetica
- Non esistono trattamenti farmacologici efficaci
- La fisioterapia risulta l’unica forma di trattamento
- Danno centrale: disturbo della funzione motoria da danno del sistema nervoso centrale
- Danno aspecifico: lesione localizza non nelle aree deputate alla motricità (tronco
encefalico- cervelletto). Presenza anche di deficit cognitivi di tale gravità da mettere (a
volte) i disordini motori in secondo piano
Ogni situazione è a sé, non c’è prototipo di disabile motorio.

PCI- PARALISI CEREBRALE INNFANTILE


- È un danno che coinvolge aree del cervello che hanno a che fare con il movimento
- I disordini motori della PCI sono solitamente accompagnati da disturbi della sensazione,
della percezione, del comportamento (+spesso convulsioni)
- Patologia congenita – situazione statica: non guarisce ma non progredisce
- DISTURBO PERSISTENTE: inter riabilitativo lungo e complesso
- Interessa strutture sanitarie, educativi, sociali (costi elevati)
- Incidenza da 1 a 5 casi su 1000
- Più frequente in bambini nati prematuri

Cause variano in base al momento di insorgenza


Insorgenza prentale:
- Malformazioni congenite del sistema nervoso centrale
- Fattori genetici
- Episodi ischemici
Insorgenza perinatale:
- Emorragie intracerebrali e intraventricolari
- Afissia durante il parto
- Disturbi respiratori associati a prematurità
Insorgenza postnatale:
- Traumi
- Infezioni

MANIFESTAZIONE MOTORIA
Diversi livelli di gravità ( non è disturbo omogeneo) che variano a seconda della localizzazione
dell’estenzione del danno:
1- Sede del danno motorio
a. Tetraplegica (o tetraparesi): interessa tutti e 4 arti. Forma grave, spesso associata a
disturbi visivi, ritardo mentale, epilessia
b. Diplegia: soprattutto arti inferiori
c. Emiplegica: interessata solo ed esclusivamente ad una parte del corpo
>Tipo di alterazione del movimento:
- sindrome spastica: disturbo del tono muscolare e del movimento
- sindrome atassica. Disturbo della coordinazione dei movimenti e dell’equilibrio
- sindrome discinetica: alterazione del tono muscolare e presenza
- sindromi miste: associazioni di più alterazioni del movimento

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- lavorano a stretto contatto ocn tante figure professionali (psicologo, psicomotricista,
fisioterapista)

DEFICIT ASSOCIATI ALLA PCI


- Disturbi sensoriali (vista, udito)
- Ritardo del linguaggio
- Disabilità intellettiva (presente nella gran parte delle tetraplegie)
- Strabismo
- Epilessia
- Disturbi neuropsicologici ( a carico di concentrazione, attenzione e apprendimento)
- Disturbi della mimica e della bocca (masticazione e deglutizione)

LO SVILUPPPO DELLA CONOSCENZA

Disturbi cognitivi:
- Imputabili ai disordini motori
- Non direttamente conseguenti
La formazione della conoscenza = è legata all’attività esplorativa

LA VALUTAZIONE: PROFILO FUNZIONALE


- Motricità
- Storia clinica
- Informazioni a partire dalla emissione delle diagnosi
- Complessità: consente di ottenere le informazioni circa le compromissioni a livello
sensoriale, neuropsicologico e sui disturbi di acquisizione e generalizzazione degli
apprendimenti motori,
- Complicanze: consente di registrare altre condizioni associate sia relative alla salute che
alla presenza di altri fattori di rischio.
- Caratteristiche del contesto familiare
- Caratteristiche dei servizi riabilitazione
- Possibilità di accesso alla comunità infantile

SPINA BIFIDA
- Malformazione di midollo spinale dovuta a una chiusura incompleta di una o più vertebre
o Diverso grado di disabilità motoria:
 Eventuale danno neurologico
 Intelligenza nella norma ma possibili problemi di coordinazione visuo-
motoria, di attenzione, di memoria, di attenzione, di memoria, di
comprensione, di apprendimento, pianificazione e iperattività
SVILUPPO PSICOLOGICO
L’impossibilità a fruire della motricità sottrae lo strumento per realizzare un’organizzazione
psichica integrata:
- Eccessiva dipendenza
- Intolleranza alla separazione della madre
Ruolo di primaria importanza hanno: sostegno professionale e la motivazione del bambino sullo
sviluppo psicologico legato alla coscienza della disabilità, alla capacità di mettersi in relazione con il
proprio mondo interno.
Sviluppo del pensiero e del linguaggio: porta ad avere coscienza della disabilità.

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Adolescenza:
- Stati depressivi collegati alla percezione della propria immagine corporea
- Senso di inadeguatezza che può portare al ritiro sociale
- Prime relazioni di intimità
- Aspetti quali la sessualità: influenzati negativamente non solo dall’apprendimento motorio,
ma anche dall’impossibilitò che da esso consegue, di apprendere i comportamenti
appropriati
- Difficoltà nell’adattamento sociale

ASPETTI RELAZIONALI: IMPATTO


Genitori: faticano a considerare il bambino disabile motorio nella sua complessità, si focalizzano
sulla sua parte “malata”
- Aiutare il genitore a superare il trauma della discrepanza fra bambino ideale e bambino
reale
- Intervento sulle aspettative genitoriali: Possono sentirsi meno soddisfatti meno competenti
più isolati.
Gruppo dei pari: i bambini con disabilità motorie sono percepiti dai pari come “Meno attraenti” e
quindi riduzione delle interazioni ad essi rivolte.
Difficoltà comunicative incidono in una relazione amicale.
Salute mentale e qualità della vita: più rischi rispetto a bambini con sviluppo tipico. Il dolore incide
sulla qualità della vita. Nuove routine (riabilitazione e cure) e nuovi strumenti (es: carrozzina,
banco antropometrico) non sono subito percepiti come aiuti dai genitori.

INTERVENTI
L’intervento riabilitativo sui bambini con PCI negli ultimi anni è concetto come un intervento
congiunto su genitori e bambini. Attenta valutazione della situazione nella persona

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