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NORMATIVA GENERALE PER L’INCLUSIONE

LEGGE 5 FEBBRAIO 1992, N. 104


LEGGE QUADRO PER L’ASSISTENZA, L’INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI
DELLE PERSONE HANDICAPPATE
La Repubblica garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia
della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel
lavoro e nella società; previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo
della persona umana; persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minoranze
fisiche, psichiche e sensoriali; predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di
esclusione sociale della persona handicappata.
È persona handicappata colui che presenta una minoranza fisica, psichica o sensoriale che è causa di
difficoltà. La persona ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore. La presente legge si applica
anche agli stranieri e agli apolidi.
Gli accertamenti relativi alla minorazione, alle difficoltà e alla necessità dell’intervento assistenziale
sono effettuati dalle unità sanitarie locali.
La rimozione delle cause invalidanti sono perseguite attraverso: sviluppare la ricerca scientifica,
genetica, biomedica, psicopedagogica, sociale e tecnologica; assicurare la prevenzione, la diagnosi
e la terapia prenatale; garantire l’intervento tempestivo dei servizi riabilitativi; assicurare la
collaborazione della famiglia, della comunità; garantire adeguato sostegno psicologico e
psicopedagogico; promuovere iniziative di informazione per la prevenzione; promuovere il
superamento di ogni forma di emarginazione e di esclusione sociale.
La cura e la riabilitazione della persona handicappata si realizzano con programmi che prevedono
prestazioni sanitarie e sociali integrate tra loro che valorizzano le abilità di ogni persona e agiscono
sulla globalità della situazione di handicap.
Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è garantito l’inserimento negli asili nido. È garantito il
diritto all’educazione e all’istruzione nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle
istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle università. L’integrazione scolastica ha come
obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona. All’individuazione dell’alunno come persona
handicappata, fa seguito un profilo dinamico-funzionale ai fini della formulazione di un PEI. Il
profilo indica le caratteristiche fisiche, psichiche e sociali ed affettive dell’alunno e pone in rilievo
le difficoltà di apprendimento e le possibilità di recupero e le capacità possedute che devono essere
rafforzate.
L’integrazione scolastica della persona handicappata si realizza attraverso: la programmazione
coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e
con altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati; la dotazione alle scuole e alle
università di attrezzature tecniche e di sussidi didattici nonché di ogni forma di ausilio tecnico.
Nelle scuole di ogni ordine e grado sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di
docenti specializzati. I docenti di sostegno assumono contitolarità delle sezioni e delle classi.
Il Ministro della pubblica istruzione provvede alla formazione e all’aggiornamento del personale
docente per l’acquisizione di conoscenze in materia di integrazione scolastica. Provvede
all’attivazione di forme sistematiche di orientamento, all’organizzazione dell’attività educativa e
didattica secondo il criterio della flessibilità, a garantire la continuità educativa.
Presso ogni ufficio scolastico provinciale è istituito un gruppo di lavoro composto da: ispettore
tecnico nominato dal provveditore agli studi, un esperto della scuola, due esperti designati dagli enti
locali, due esperti delle unità sanitarie locali, tre esperti designati dalle associazioni delle persone
handicappate. Il gruppo di lavoro dura in carica tre anni.
Nella valutazione degli alunni handicappati da parte degli insegnanti è indicato quali attività
integrative e di sostegno siano state svolte, anche in sostituzione parziale dei contenuti
programmatici di alcune discipline. Nella scuola dell’obbligo sono predisposte prove d’esame
corrispondenti agli insegnamenti impartiti e idonee a valutare il progresso dell’allievo. Nella scuola
secondaria di secondo grado per gli alunni handicappati sono consentite prove equipollenti e tempi
più lunghi per le prove scritte o grafiche e la presenza di assistenti per l’autonomia e la
comunicazione.
I corsi di formazione professionale tengono conto delle diverse capacità ed esigenze della persona
handicappata che è inserita in classi comuni o in corsi specifici. I corsi possono essere realizzati nei
centri di riabilitazione, quando vi siano svolti programmi finalizzati all’addestramento
professionale. Agli allievi che abbiano frequentato i corsi è rilasciato un attestato di frequenza utile
ai fini della graduatoria per il collocamento obbligatorio nel quadro economico-produttivo
territoriale.
DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, N. 66
NORME PER LA PROMOZIONE DELL'INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI STUDENTI
CON DISABILITÀ
Procedure di certificazione e documentazione per l'inclusione scolastica
La domanda di accertamento della disabilità va presentata all’INPS che vi dà riscontro entro 30
giorni. Per le persone in età evolutiva, le commissioni mediche sono composte da: • un medico
legale che assume le funzioni di presidente • due medici specialisti (scelti fra quelli in pediatria, in
neuropsichiatria infantile o nella specializzazione inerente la condizione di salute del soggetto) • un
assistente specialistico o operatore sociale individuati dall'ente locale • un medico INPS.
Successivamente all'accertamento della condizione di disabilità, è redatto un Profilo di
Funzionamento secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione Internazionale
del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) adottata dall'Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del Progetto Individuale (art. 14 L. 8 novembre 2000,
n. 328) nonché per la predisposizione del Piano Educativo Individualizzato (PEI). Il Profilo di
funzionamento (che ricomprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale della
L.104/92) è redatto dall'unità di valutazione multidisciplinare composta da: a) un medico specialista
o un esperto della condizione di salute della persona; b) uno specialista in neuropsichiatria infantile;
c) un terapista della riabilitazione; d) un assistente sociale o un rappresentante dell'Ente locale di
competenza che ha in carico il soggetto.
Il Profilo di funzionamento: a) è il documento propedeutico e necessario alla predisposizione del
Progetto Individuale e del PEI; b) definisce anche le competenze professionali e la tipologia delle
misure di sostegno e delle risorse strutturali necessarie per l'inclusione scolastica; c) è redatto con la
collaborazione dei genitori della bambina o del bambino, dell'alunna o dell'alunno, della studentessa
o dello studente con disabilità, nonché con la partecipazione di un rappresentante
dell'amministrazione scolastica, individuato preferibilmente tra i docenti della scuola frequentata; d)
è aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione, a partire dalla scuola dell'infanzia, nonché in
presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona.
I genitori o chi ne esercita la responsabilità trasmettono la certificazione di disabilità: 1. all'Unità di
Valutazione Multidisciplinare ai fini della predisposizione del Profilo di Funzionamento 2. all'Ente
Locale competente ai fini della predisposizione del Progetto Individuale 3. all’Istituzione Scolastica
ai fini della predisposizione del PEI.
Con decreto interministeriale sono definite le Linee guida che contengono: a) i criteri, i contenuti e
le modalità di redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva, secondo la Classificazione
Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (ICD) dell'OMS; b) i
criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di Funzionamento, secondo la
classificazione ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute) dell’OMS.
Progettazione e organizzazione scolastica per l'inclusione
Il Progetto Individuale:
1. è redatto dal competente Ente Locale sulla base del Profilo di Funzionamento, su richiesta e in
collaborazione dei genitori o di chi ne eserciti la responsabilità
2. le prestazioni, i servizi e le misure ivi contenute sono definite anche in collaborazione con le
Istituzioni Scolastiche.
Il Piano Educativo Individualizzato: a) è elaborato e approvato dai docenti contitolari o dal
consiglio di classe, con la partecipazione dei genitori o dei soggetti che ne esercitano la
responsabilità, delle figure professionali specifiche interne ed esterne all'istituzione scolastica che
interagiscono con la classe e con la bambina o il bambino, l'alunna o l'alunno, la studentessa o lo
studente con disabilità nonché con il supporto dell'unità di valutazione multidisciplinare; b) tiene
conto della certificazione di disabilità e del Profilo di Funzionamento; c) individua strumenti,
strategie e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento nelle dimensioni della relazione,
della socializzazione, della comunicazione, dell’interazione, dell'orientamento e delle autonomie; d)
esplicita le modalità didattiche e di valutazione in relazione alla programmazione individualizzata;
e) definisce gli strumenti per l'effettivo svolgimento dell'alternanza scuola-lavoro, assicurando la
partecipazione dei soggetti coinvolti nel progetto di inclusione; f) indica le modalità di
coordinamento degli interventi ivi previsti e la loro interazione con il Progetto Individuale; g) è
redatto all'inizio di ogni anno scolastico di riferimento, a partire dalla scuola dell'infanzia, ed è
aggiornato in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona. Nel
passaggio tra i gradi di istruzione, compresi i casi di trasferimento fra scuole, è assicurata
l'interlocuzione tra i docenti della scuola di provenienza e quelli della scuola di destinazione; h) è
soggetto a verifiche periodiche nel corso dell’anno scolastico al fine di accertare il raggiungimento
degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni.
D.LGS 7 AGOSTO 2019, N. 96
DISPOSIZIONI INTEGRATIVE E CORETTIVE AL D.LGS N.66
Domanda accertamento disabilità
a. La domanda per l’accertamento della disabilità in età evolutiva, ai fini dell’inclusione scolastica,
va presentata all’INPS, che deve darvi riscontro non oltre 30 giorni dalla data di presentazione.
b. Tale accertamento è propedeutico alla redazione del profilo di funzionamento, predisposto
secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del
funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
(OMS), ai fini della formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), facente parte del
progetto individuale di cui all’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n.328.
c. Alla domanda presentata all’Inps si allega il certificato medico diagnostico-funzionale contenente
la diagnosi clinica e gli elementi attinenti alla valutazione del funzionamento a cura della Azienda
sanitaria locale.
Commissioni mediche
Le commissioni mediche, nel caso di accertamento della disabilità di persone in età evolutiva, sono
così composte: b.un medico legale, che assume le funzioni di presidente; c. due medici: uno
specialista in pediatria o in neuropsichiatria infantile e un altro specialista nella patologia che
caratterizza la condizione di salute del soggetto; d. e sono integrate da: e. un assistente specialistico
od operatore sociale o da uno psicologo in servizio presso strutture pubbliche individuati dall’ente
locale o dall’Inps quando l’accertamento sia svolto dal medesimo Istituto nonché, negli altri casi, da
un medico INPS. Una volta accertata la condizione di disabilità in età evolutiva, ai fini
dell’inclusione scolastica, sulla base dei criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione
internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (OMS), la Commissione medica redige: 3) il profilo di funzionamento (PF) che
comprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale ed è redatto ai fini della
formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI). Caratteristiche • è il documento
propedeutico e necessario alla predisposizione del “Piano Educativo Individualizzato (PEI) e del
Progetto Individuale”; • definisce anche le competenze professionali e la tipologia delle misure di
sostegno e delle risorse strutturali utili all’inclusione scolastica; • è redatto con la collaborazione dei
genitori dell’alunno e, nel rispetto del diritto di autodeterminazione nella massima misura possibile,
della studentessa o dello studente con disabilità; partecipa inoltre il dirigente scolastico oppure un
docente specializzato sul sostegno didattico appartenente alla scuola in cui è iscritto/a l’alunno/a; • è
aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione, a partire dalla scuola dell’infanzia, nonché in
presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona; • è trasmesso dai
genitori o da chi esercita la responsabilità genitoriale alla scuola e all’ente locale competente,
rispettivamente ai fini della predisposizione del PEI (Scuola) e del Progetto individuale (Ente
locale), qualora venga richiesto. Criteri, contenuti e modalità di redazione • Tenuto conto della
classificazione ICF dell’OMS, essi saranno indicati in apposite Linee guida che: • dovranno essere
definite con decreto del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell’Istruzione, del Lavoro
e delle Politiche sociali, dell’Economia e delle Finanze, per gli Affari Regionali e le Autonomie,
sentito l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica (di cui all’articolo 15 del decreto in
esame), da adottate entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto; • conterranno criteri,
contenuti e modalità di redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva ai fini
dell’inclusione scolastica, tenuto conto della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) e
della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF)
dell’OMS; • a fronte di nuove evidenze scientifiche, saranno aggiornate con cadenza almeno
triennale. • Il Progetto Individuale costituisce uno degli strumenti per realizzare la piena
integrazione delle persone con disabilità nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei
percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro. • è redatto dal competente Ente
locale d’intesa con la competente Azienda sanitaria locale sulla base del Profilo di funzionamento; •
va redatto su richiesta e con la collaborazione dei genitori o di chi ne esercita la responsabilità; • le
prestazioni, i servizi e le misure, in esso previste, sono definite anche con la partecipazione di un
rappresentante dell’istituzione scolastica interessata. Esso comprende: • il Profilo di
Funzionamento; • le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale; •
il Piano educativo individualizzato a cura delle scuole; • i servizi alla persona cui provvede il
Comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al recupero e all’integrazione
sociale; • le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà,
emarginazione ed esclusione sociale; • le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare.
Il Piano Educativo Individualizzato è elaborato e approvato dal Gruppo di Lavoro Operativo per
l’inclusione. Esso: • tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai
fini dell’inclusione scolastica e del Profilo di funzionamento, avendo particolare riguardo
all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base
della classificazione ICF dell’OMS; • individua obiettivi educativi e didattici, strumenti, strategie e
modalità per realizzare un ambiente di apprendimento nelle dimensioni della relazione, della
socializzazione, della comunicazione, dell’interazione, dell’orientamento e delle autonomie, anche
sulla base degli interventi di corresponsabilità educativa intrapresi dall’intera comunità scolastica
per il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati; • esplicita le modalità di sostegno didattico,
compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di
valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in
progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, nonché gli
interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso
scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla
comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’accordo di cui al
comma 5-bis dell’articolo 3 (Accordo in sede di Conferenza Unificata, da perfezionare entro
centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le
modalità attuative degli interventi e dei servizi di cui alle lettere a), b), c) del comma 5, ivi
comprese le modalità e le sedi per l’individuazione e l’indicazione, nei limiti delle risorse
disponibili, del fabbisogno di servizi, delle strutture e delle risorse professionali, nonché gli
standard qualitativi relativi alle predette lettere); • definisce gli strumenti per l’effettivo svolgimento
dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, assicurando la partecipazione dei
soggetti coinvolti nel progetto di inclusione; • indica le modalità di coordinamento degli interventi
ivi previsti e la loro interazione con il Progetto individuale; • è soggetto a verifiche periodiche nel
corso dell’anno scolastico al fine di accertare il raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali
modifiche ed integrazioni; • è redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed è aggiornato in presenza
di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona; • nel passaggio tra i gradi di
istruzione, è assicurata l’interlocuzione tra i docenti della scuola di provenienza e quelli della scuola
di destinazione; • nel caso di trasferimento di iscrizione è garantita l’interlocuzione tra le istituzioni
scolastiche interessate e il Piano è ridefinito sulla base delle eventuali diverse condizioni contestuali
della scuola di destinazione. Il Piano è redatto in via provvisoria entro giugno e in via definitiva, di
norma, non oltre il mese di ottobre, tenendo conto degli elementi previsti nel decreto ministeriale di
cui al comma 2-ter (articolo 7 del decreto), che definiranno il modello di PEI che le scuole
dovranno adottare. Il Piano per l’inclusione è redatto da ciascuna scuola nell’ambito della
definizione del Piano triennale dell’offerta formativa. Esso: a. definisce e contiene le modalità per
l’utilizzo coordinato delle risorse disponibili, compreso l’uso complessivo delle misure di sostegno
sulla base dei singoli PEI di ogni alunno; b.definisce, inoltre, nel rispetto del principio di
accomodamento ragionevole, le modalità per: i. il superamento delle barriere; ii. l’individuazione
dei facilitatori del contesto di riferimento; iii. progettare e programmare gli interventi di
miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica. Il Piano per l’inclusione è attuato nei limiti
delle risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili. 4) Infine sono istituite, per ciascun grado
di istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia, le sezioni dei docenti per il sostegno didattico.
DECRETO INTERMINISTERIALE 29 DICEMBRE 2020 N. 182
ADOZIONE DEL MODELLO NAZIONALE DEL PEI E DELLE LINEE GUIDA NONCHE
MODALITA’ DI ASSEGNAZIONE DELLE MISURE DI SOSTEGNO
È stato trasmesso alle scuole il nuovo modello nazionale del Piano Educativo Individualizzato (PEI)
per alunne e alunni con disabilità. Il decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182 ha definito,
infatti, le recenti modalità per l'assegnazione delle misure di sostegno, previste dal decreto
legislativo 66/2017, come novellato dal decreto legislativo n.96/2019, nonché i modelli di PEI che
le istituzioni scolastiche, considerato l’avvio inoltrato dell’anno scolastico, potranno adottare a
partire dal prossimo anno, anche se alcuni elementi si applicano fin da subito. Sicuramente per
l’intero Paese è stata introdotta, in maniera inderogabile, l’idea di un Piano Educativo
Individualizzato fondato sulla prospettiva bio-psico-sociale del funzionamento umano; prospettiva
secondo cui il funzionamento umano è frutto di interazioni degli elementi individuali che
caratterizzano la persona con elementi del proprio contesto di vita, che possono facilitare oppure
rendere faticosa alla persona l’esecuzione di attività personali o la partecipazione a diverse
situazioni sociali. L’adozione di questo nuovo strumento e delle correlate linee guida sollecita
indubbiamente una scrupolosa riflessione sulle pratiche di inclusione orientandone, nel contempo,
la revisione ed il miglioramento se ritenuti necessari. 1. Il nuovo modello di Piano Educativo
Individualizzato Il PEI sarà stilato su modello unico adottato su tutto il territorio nazionale, diverso
solo per ordine e grado di istruzione; sarà redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed aggiornato
in presenza di nuove e sopraggiunte condizioni di funzionamento della persona. Elaborato ed
approvato dal Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLO), il Piano terrà conto
dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di
cui all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del Profilo di Funzionamento, con particolare
riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale di
cui alla classificazione ICF dell’OMS. Atteso che al momento non è ancora disponibile il modello
di Profilo di funzionamento in chiave ICF, in via transitoria, il GLO continuerà a far riferimento alla
documentazione attualmente in vigore, ovvero Diagnosi Funzionale e Profilo Dinamico Funzionale.
Nel nuovo modello di PEI, oltre allo spazio dedicato alla sintesi del Profilo di funzionamento,
troviamo anche una sezione destinata alla documentazione delle osservazioni del team
docente/consiglio di classe, un Quadro informativo redatto dalla famiglia ed una sintesi del Progetto
individuale comprendente la progettazione dei servizi a cura del Comune per realizzare la piena
integrazione del soggetto con disabilità. Viene sollecitata la necessità di una puntuale pianificazione
delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata anche
rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, in sintonia con il principio di
individualizzazione e personalizzazione del percorso di apprendimento. È evidente che il PEI
garantisce il rispetto e l’adempimento delle norme relative al diritto allo studio degli alunni con
disabilità esplicitando, nel contempo, le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del
numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di
inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione
in relazione alla programmazione individualizzata, nonché gli interventi di assistenza igienica e di
base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso scolastico e la proposta delle risorse
professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità
attuative e gli standard qualitativi previsti dall’Accordo di cui all’articolo 3, comma 5-bis, del
decreto legislativo 66/2017. Il documento in esame ha durata annuale con riferimento agli obiettivi
educativi e didattici nonché agli strumenti ed alle strategie da adottare per realizzare un ambiente di
apprendimento che promuova l’efficace traduzione delle potenzialità degli alunni con disabilità in
reali competenze. Nel passaggio tra i gradi di istruzione o in caso di trasferimento, esso sarà
accompagnato dall’interlocuzione tra i docenti dell’istituzione scolastica di provenienza e quelli
della scuola di destinazione e, nel caso di trasferimento, sarà ridefinito sulla base delle diverse
condizioni di contesto e dell’ambiente di apprendimento dell’istituzione scolastica di destinazione.
Nel modello per la scuola secondaria di secondo grado è presente uno specifico spazio dedicato alla
descrizione di sé dello studente, mediante colloqui o interviste. Si riserva, pertanto, particolare cura
allo sviluppo di “processi decisionali supportati”, ovvero alla partecipazione attiva ed informata di
ogni persona alle decisioni che riguardano la propria vita ed i propri diritti, ai sensi della
Convenzione ONU (CRPD). È prevista anche una sezione riservata alle Percorsi per le Competenze
Trasversali e l’Orientamento (PCTO ex Alternanza Scuola Lavoro), con l’indicazione di
compilazione a partire dalla classe terza. 2. Ambiente di apprendimento inclusivo Un processo
particolarmente strategico che il nuovo PEI sollecita a presidiare è la costruzione di un ambiente di
apprendimento inclusivo. A partire da un’attenta riflessione sul contesto scolastico si riconoscono
barriere e facilitatori secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF. Si
fissano, quindi, obiettivi didattici individuando strumenti e strategie per il relativo raggiungimento
nonché dispositivi e criteri di verifica. Tutte queste azioni sono orientate alla realizzazione di un
ambiente di apprendimento inclusivo, in cui ciascuno possa riuscire al meglio negli apprendimenti e
nella partecipazione sociale. L’implementazione di un ambiente di apprendimento inclusivo richiede
la progettazione e la concretizzazione di setting, prodotti, programmi e servizi che siano accessibili
e proficuamente utilizzabili da tutti i soggetti senza la necessità di particolari adattamenti o azioni
specializzate. In altre parole si richiede l’implementazione dei principi della “Progettazione
universale” rivisitati con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile esaltandone il potenziale
inclusivo nel goal n. 4 “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere
opportunità di apprendimento continuo per tutti”. L’ossatura metodologica della “Progettazione
universale” prevede di non modificare l’ambiente di apprendimento nel momento in cui si è
chiamati a fornire una risposta specifica ad un bisogno educativo speciale ma a predisporre, in
anticipo ed in maniera proattiva, un ambiente di apprendimento pronto ad offrire un’attenzione
pedagogica peculiare a ciascun bisogno educativo. La Progettazione universale muove dall’assunto
secondo cui la diversità non è l’eccezione ma la regola e valorizza, pertanto, una didattica flessibile
e proposte ridondanti e plurali nel rispetto dei seguenti principi cardine: – utilizzare diversi modi di
coinvolgimento per incontrare i diversi interessi degli studenti; – utilizzare diversi modi di
rappresentazione per favorire il riconoscimento e l’acquisizione della conoscenza; – utilizzare
diversi modi di azione ed espressione per esprimere e dimostrare la conoscenza. 3.
Corresponsabilità educativa L’ambiente di apprendimento inclusivo è anche frutto di un’efficace
corresponsabilità educativa; la realizzazione del processo inclusivo è, come ben noto, un obiettivo
complesso e richiede un adeguato lavoro di squadra. La presa in carico dell’alunno con disabilità
deve, pertanto, essere ad ampio raggio valorizzando tutti i contributi della comunità scolastica che
possono favorirla. Si assiste ad una diversa modulazione nell’assegnazione delle risorse
professionali, si interrompe il collegamento automatico gravità/rapporto 1:1 e ci si interroga,
piuttosto, sulla tipologia di gravità e su quali risorse professionali risultino più funzionali per
compensare quello specifico “debito di funzionamento”. In tale contesto il docente specializzato per
le attività di sostegno didattico diventa una risorsa, il valore aggiunto per l’intero ambiente di
apprendimento. 4. Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione Determinante è l’azione del Gruppo
di lavoro operativo per l’inclusione (GLO) che si occuperà della progettazione degli interventi
inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Il GLO è composto dal team dei docenti contitolari
o dal consiglio di classe e presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato. Partecipano i
genitori dell’alunno con disabilità o chi ne esercita la responsabilità genitoriale, le figure
professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica, che interagiscono con la classe
e con l’alunno con disabilità nonché, ai fini del necessario supporto, l’unità di valutazione
multidisciplinare. Al GLO, coerentemente con il principio di autodeterminazione sancito in sede di
Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche
studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Così come previsto dalle
norme vigenti, le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie
inclusive da implementare. Il Dirigente scolastico, se richiesto, può autorizzare, altresì, la
partecipazione, con valore consultivo e non decisionale, di non più di un esperto indicato dalla
famiglia. L’ampiezza con cui nel Decreto è concepito il GLO sottolinea il rilievo dei diversi contesti
di vita e la necessità di stabilire un dialogo costruttivo tra i diversi attori per la stesura di un PEI che
non si riduca a mero adempimento burocratico ma che costituisca realmente uno strumento
orientato ad un autentico processo di inclusione scolastica. Fortemente valorizzato risulta l’apporto
“interistituzionale” alla definizione del progetto di vita della persona con disabilità, di cui il PEI
costituisce un aspetto significativo. L’accertamento della disabilità (da parte dell’INPS), infatti, è
propedeutico al Profilo di Funzionamento (UMV-ASL) che, a sua volta, è propedeutico al PEI
(GLO) e al Progetto Individuale (Ente Locale). La garanzia di un vero processo di inclusione
scolastica è imprescindibile da un efficace lavoro di squadra, da uno sguardo sistemico che evidenzi
punti di forza e di criticità, barriere e facilitatori presenti nei diversi contesti di vita. Lavoro di
squadra che dovrà essere abilmente coordinato dal Dirigente scolastico sollecitato, quindi, ad
esercitare prioritariamente una leadership per l’apprendimento inclusivo chiamando a raccolta tutte
le risorse (professionali, finanziarie, strutturali) ed orientandole verso lo stesso obiettivo: non
lasciare indietro nessun alunno. 5. Le disposizioni del D.M. 182/2020 che trovano immediata
attuazione. Come anticipato in premessa i nuovi modelli di PEI sono adottati dall’ a. s. 2021/2022 in
modo da consentire alle scuole di armonizzare la progettazione educativo-didattica con le nuove
norme sull’inclusione. Tuttavia le seguenti disposizioni si attuano nell’immediato: A. Redazione del
PEI provvisorio per l’anno scolastico successivo entro il 30 giugno per gli alunni di nuova
certificazione. Per la redazione del PEI provvisorio, è prescrittiva la compilazione delle seguenti
sezioni del nuovo modello di PEI: – Intestazione e composizione del GLO; – Sezione 1 - Quadro
informativo, con il supporto dei genitori; – Sezione 2 - Elementi generali desunti dal Profilo di
Funzionamento; – Sezione 4 - Osservazioni sull’alunno per progettare gli interventi di sostegno
didattico; – Sezione 6 - Osservazioni sul contesto: barriere e facilitatori. – Sezione 12 - PEI
provvisorio per l'a. s. successivo; B. Definizione del Curricolo dell’alunno, con le specifiche
relative al tipo di percorso didattico seguito, per l’approfondimento delle quali si rinvia alla lettura
del paragrafo 8.3 delle Linee guida allegate al decreto. Ulteriori indicazioni saranno fornite
all’interno dell’apposita ordinanza annuale per quanto concerne gli Esami di Stato. C. Termine degli
effetti prodotti dalle disposizioni contenute nell’ Ordinanza Ministeriale 21 maggio 2001, n. 90. 6.
La formazione come leva strategica per un apprendimento inclusivo Con il nuovo modello di PEI ci
troviamo di fronte ad una svolta importante per la promozione di un apprendimento che sia
realmente inclusivo ed è, pertanto, necessario evitare in tutti i modi possibili che si traduca in un
mero adempimento burocratico. Fondamentale risulta l’attivazione di percorsi di formazione
continua e scrupolosa orientati ad individuare risposte pedagogiche speciali di qualità. A tal fine
l’Amministrazione coordinerà, tramite lo specifico gruppo di lavoro, peculiari azioni di
informazione, formazione ed accompagnamento nel passaggio progressivo al nuovo modello. Sono
previsti, infatti, momenti di revisione dello strumento che potrà essere integrato e modificato a
partire dai suggerimenti pervenuti dalle istituzioni scolastiche; del resto, trattandosi di uno
strumento, se ne può testare l’efficacia solo attraverso l’applicazione pratica. Inoltre la finanziaria
per il 2021 prevede, all’articolo 1, comma 961, un incremento del fondo destinato alla formazione
del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità, orientata a garantire il
principio di contitolarità nella loro presa in carico. Ricerca costante, puntuale documentazione dei
percorsi implementati, diffusione di buone prassi, rigore scientifico e concretezza, dunque, per
favorire una cultura dell’inclusione che trovi nel nuovo PEI l’elemento propulsore.
LEGGE 8 OTTOBRE 2010 N.170
NUOVE NORME IN MATERIA DI DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO IN
AMBITO SCOLASTICO
Art. 1 Riconoscimento e definizione di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia 1. La presente
legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di
apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive
adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una
limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. 2. Ai fini della presente legge, si
intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell'imparare a
leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella
rapidità della lettura. 3. Ai fini della presente legge, si intende per disgrafia un disturbo specifico di
scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica. 4. Ai fini della presente legge, si
intende per disortografia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi
linguistici di transcodifica. 5. Ai fini della presente legge, si intende per discalculia un disturbo
specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell'elaborazione dei
numeri. 6. La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere
separatamente o insieme. 7. Nell'interpretazione delle definizioni di cui ai commi da 2 a 5, si tiene
conto dell'evoluzione delle conoscenze scientifiche in materia. Avvertenza: Il testo delle note qui
pubblicato e' stato redatto dall'amministrazione competente per materia, ai sensi dell'art. 10, commi
2 e 3, del testo unico delle disposizioni sulle promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti
del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, approvato
con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge
modificate o alle quali e' operante il rinvio. Restano invariati il valore e l'efficacia degli atti
legislativi qui trascritti. Art. 2 Finalità 1. La presente legge persegue, per le persone con DSA, le
seguenti finalità: a) garantire il diritto all'istruzione; b) favorire il successo scolastico, anche
attraverso misure didattiche di supporto, garantire una formazione adeguata e promuovere lo
sviluppo delle potenzialità; c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali; d) adottare forme di verifica
e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti; e) preparare gli insegnanti e
sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA; f) favorire la diagnosi
precoce e percorsi didattici riabilitativi; g) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra
famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione; h) assicurare
eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale. Art. 3 Diagnosi 1. La
diagnosi dei DSA e' effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio
sanitario nazionale a legislazione vigente ed e' comunicata dalla famiglia alla scuola di
appartenenza dello studente. Le regioni nel cui territorio non sia possibile effettuare la diagnosi
nell'ambito dei trattamenti specialistici erogati dal Servizio sanitario nazionale possono prevedere,
nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, che la
medesima diagnosi sia effettuata da specialisti o strutture accreditate. 2. Per gli studenti che,
nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, la scuola
trasmette apposita comunicazione alla famiglia. 3. E' compito delle scuole di ogni ordine e grado,
comprese le scuole dell'infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate,
interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei
protocolli regionali di cui all'articolo 7, comma 1. L'esito di tali attività non costituisce, comunque,
una diagnosi di DSA. Art. 4 Formazione nella scuola 1. Per gli anni 2010 e 2011, nell'ambito dei
programmi di formazione del personale docente e dirigenziale delle scuole di ogni ordine e grado,
comprese le scuole dell'infanzia, e' assicurata un'adeguata preparazione riguardo alle problematiche
relative ai DSA, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la
conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate. 2. Per
le finalità di cui al comma 1 e' autorizzata una spesa pari a un milione di euro per ciascuno degli
anni 2010 e 2011. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente utilizzo del Fondo di
riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente iscritto nello stato di
previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato, dalla Tabella C allegata
alla legge 23 dicembre 2009, n. 191. Note all'art. 4: - La legge 23 dicembre 2009, n. 191,
(Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria
2010) e' stata pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre
2009. Art. 5 Misure educative e didattiche di supporto 1. Gli studenti con diagnosi di DSA hanno
diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel
corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari. 2. Agli studenti con DSA le
istituzioni scolastiche, a valere sulle risorse specifiche e disponibili a legislazione vigente iscritte
nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, garantiscono: a)
l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro
scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo,
adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate; b) l'introduzione di strumenti
compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché
misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da
apprendere; c) per l'insegnamento delle lingue straniere, l'uso di strumenti compensativi che
favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo
anche, ove risulti utile, la possibilità dell'esonero. 3. Le misure di cui al comma 2 devono essere
sottoposte periodicamente a monitoraggio per valutarne l'efficacia e il raggiungimento degli
obiettivi. 4. Agli studenti con DSA sono garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione
scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli
esami di Stato e di ammissione all'università nonché gli esami universitari. Art. 6 Misure per i
familiari 1. I familiari fino al primo grado di studenti del primo ciclo dell'istruzione con DSA
impegnati nell'assistenza alle attività scolastiche a casa hanno diritto di usufruire di orari di lavoro
flessibili. 2. Le modalità di esercizio del diritto di cui al comma 1 sono determinate dai contratti
collettivi nazionali di lavoro dei comparti interessati e non devono comportare nuovi o maggiori
oneri a carico della finanza pubblica.
LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI STUDENTI CON DSA
ALLEGATE AL DM 12 LUGLIO 2011, N 5669
I Disturbi specifici di apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento
scolastico. Sono i disturbi: abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli. I DSA sono: dislessia
(lettura), disgrafia e disortografia (scrittura) e discalculia (calcolo). Può essere presente la
comorbilità anche tra DSA e altri disturbi di sviluppo e tra i DSA e i disturbi emotivi e del
comportamento.
Le istituzioni scolastiche provvedono ad attuare interventi pedagogico-didattici per il successo
formativo degli studenti con DSA, attivando percorsi di didattica individualizzata e personalizzata e
ricorrendo a strumenti compensativi e misure dispensative. In un’ottica di prevenzione dei DSA, gli
insegnanti adottano metodologie didattiche adeguate allo sviluppo delle abilità di letto-scrittura e di
calcolo. La scuola garantisce interventi didattici personalizzati attraverso la redazione di un piano
didattico personalizzato.
La valutazione scolastica, periodica e finale, degli alunni con DSA deve essere coerente con gli
interventi pedagogico-didattici. Le scuole adottano modalità valutative che consentono allo studente
di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento raggiunto. Le commissioni di esami di stato
possono riservare ai candidati tempi più lunghi di quelli ordinari. Le commissioni assicurano anche
l’utilizzazione di idonei strumenti compensativi e adottano criteri valutativi attenti ai contenuti
piuttosto che alla forma.
Si possono dispensare alunni dalle prestazioni scritte in lingua straniera nel caso in cui ricorrano le
condizioni: certificazione di DSA recante richiesta di dispensa dalle prove scritte e approvazione da
parte del consiglio di classe. In caso di gravità del disturbo di apprendimento, anche in comorbilità
con altre patologie, l’alunno può essere esonerato dall’insegnamento delle lingue straniere e seguire
un percorso differenziato.
DM 27 DICEMBRE 2012
STRUMENTI DI INTERVENTO PER ALUNNI CON BES E ORGANIZZAZIONE
TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA
I BES si riferiscono a: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e disturbi
evolutivi specifici, difficoltà derivante dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana
perché appartenenti a culture diverse. Vi sono comprese tre sotto-categorie: quella della disabilità,
quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico,
culturale. Per disturbi evolutivi specifici intendiamo anche i deficit del linguaggio, delle abilità non
verbali, della coordinazione motoria, quelli dell’attenzione e dell’iperattività. AHDH (Attention
deficit hyperactivity disorder) corrispondente al deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività
si può riscontrare spesso associato ad un DSA o ad altre problematiche e genera difficoltà di
pianificazione, di apprendimento e di socializzazione con i coetanei.
È necessaria la redazione di un piano didattico personalizzato. Le scuole possono avvalersi degli
strumenti compensativi e delle misure dispensative.
Tra i disturbi evolutivi specifici abbiamo:
 Il disturbo del linguaggio distinto il disturbo della comprensione e disturbo espressivo. Si
consiglia insegnare i concetti partendo da situazioni reali; leggere più lentamente e usare
frasi più semplici; fare uso di gesti e mimiche; utilizzare immagini.
 Il disturbo della funzione motoria: scomporre l’attività motoria in movimenti semplici;
garantire l’inclusione; usare descrizioni verbali che accompagnano il movimento.
 Disturbi evolutivi globali: rientrano in questa categoria le forme di autismo. Tra le strategie
didattiche: fornire istruzioni chiare, programmare tutte le attività, introdurre una routine.
 Disturbi ipercinetici: ADHD.
NOTA MIUR PROT. N. 4233 DEL 19 FEBBRARIO 2014
LINEE GUIDA PER L’ACCOGLIENZA E L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI
STRANIERI
La trasformazione più significativa riguarda il forte aumento degli alunni con cittadinanza non
italiana nati in Italia. Gli alunni con ambiente familiare non italofono possiedono competenze
linguistiche limitate in famiglia che non garantiscono un sostegno adeguato nel percorso di
acquisizione delle competenze di base.
Una prima categoria riguarda alunni con cittadinanza non italiana. Si tratta di bambini, nati in
Italia, con entrambi i genitori di nazionalità non italiana. A questa tipologia va applicata la
normativa sui cittadini stranieri residenti nel nostro paese. Una seconda categoria comprende gli
alunni con ambiente familiare italofono che vivono in un ambiente familiare nel quale i genitori
possiedono competenze limitate nella lingua italiana. Si può fare leva sulla lingua di origine per
favorire i processi cognitivi. Vi sono poi i minori non accompagnati provenienti da altri paesi che
si trovano privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di adulti legalmente
responsabili. Si possono adottare metodologie personalizzate come quelle previste per i BES. In
crescente aumento sono gli alunni figli di coppie miste. In questo caso l’alunno acquisisce la
cittadinanza italiana da uno del genitore italiano. Infine vi sono gli alunni appartenenti a gruppi
di origine nomade in particolare gruppi rom, soggetti a un alto tasso di evasione scolastica e di
frequenza irregolare.
La scuola deve favorire percorsi personalizzati, un possibile adattamento dei programmi per i
singoli alunni, garantendo agli studenti delle abilità e delle competenze essenziali. È possibile
prevedere la presenza di docenti o mediatori linguistici competenti nella lingua d’origine degli
studenti per facilitare la comprensione. Il collegio dei docenti definisce il necessario adattamento
dei programmi di insegnamento, allo scopo possono essere adottati specifici interventi
individualizzati per facilitare l’apprendimento.
PROT.GAB N.18 DEL 13 GENNAIO 2021
LINEE DI ORIENTAMENTO PER LA PREVENZIONE E IL CONTRASTO DEI
FENOMENI DI BULLISMO E CYBERBULLISMO
La legge 71/2017 all’art. 5 prevede che il dirigente scolastico definisca le linee di indirizzo del
PTOF e del patto di corresponsabilità educativa affinché contemplino misure dedicate alla
prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo e deve specificare i possibili provvedimenti
da adottare.
Azioni prioritarie: valutazione degli studenti a rischio, osservazione del disagio e rilevazione dei
comportamenti dannosi; formazione del personale scolastico; attività di informazione sui temi.
Azioni consigliate: rilevazione di fenomeni di bullismo e cyberbullismo; attivazione di uno
sportello psicologico e di un centro di ascolto gestito da personale specializzato; costituire gruppi di
lavoro per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo.
Gli istituti scolastici possono prevedere un team antibullismo, costituito dal dirigente scolastico, dal
referente per il bullismo, dall’animatore digitale e da altre professionalità presenti (psicologo,
pedagogista, operatori socio-sanitari). È utile costituire un team per l’emergenza per favorire il
coinvolgimento delle altre agenzie educative e di tutela dei minori, delle forze dell’ordine, dei
servizi sanitari, delle strutture educative.
Tutti i docenti, venuti a conoscenza diretta o indiretta di eventuali episodi, sono tenuti a segnalarli al
referente scolastico, al fine di avviare una strategia d’intervento tempestiva. I coordinatori dei CdC
hanno l’obbligo di registrare nei verbali casi di bullismo, comminazione delle sanzioni, attività di
recupero. I collaboratori scolastici e gli assistenti tecnici svolgono un ruolo di vigilanza attiva nelle
aree dove si svolgono gli intervalli, nelle mense, negli spazi esterni, al cambio dell’ora, ferme
restando le responsabilità dei docenti. Le famiglie sono invitate a partecipare agli incontri di
informazione e sensibilizzazione, firmano il patto di corresponsabilità educativa scuola-famiglia,
favorendo una alleanza educativa. Gli studenti sono chiamati ad essere parte attiva nelle azioni di
contrasto e di tutela della vittima, riferendo ai docenti episodi di bullismo di cui vengono a
conoscenza.

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