LEGGE QUADRO PER L’ASSISTENZA, L’INTEGRAZIONE SOCIALE E I DIRITTI DELLE PERSONE HANDICAPPATE La Repubblica garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel lavoro e nella società; previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona umana; persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minoranze fisiche, psichiche e sensoriali; predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della persona handicappata. È persona handicappata colui che presenta una minoranza fisica, psichica o sensoriale che è causa di difficoltà. La persona ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore. La presente legge si applica anche agli stranieri e agli apolidi. Gli accertamenti relativi alla minorazione, alle difficoltà e alla necessità dell’intervento assistenziale sono effettuati dalle unità sanitarie locali. La rimozione delle cause invalidanti sono perseguite attraverso: sviluppare la ricerca scientifica, genetica, biomedica, psicopedagogica, sociale e tecnologica; assicurare la prevenzione, la diagnosi e la terapia prenatale; garantire l’intervento tempestivo dei servizi riabilitativi; assicurare la collaborazione della famiglia, della comunità; garantire adeguato sostegno psicologico e psicopedagogico; promuovere iniziative di informazione per la prevenzione; promuovere il superamento di ogni forma di emarginazione e di esclusione sociale. La cura e la riabilitazione della persona handicappata si realizzano con programmi che prevedono prestazioni sanitarie e sociali integrate tra loro che valorizzano le abilità di ogni persona e agiscono sulla globalità della situazione di handicap. Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è garantito l’inserimento negli asili nido. È garantito il diritto all’educazione e all’istruzione nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado e nelle università. L’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona. All’individuazione dell’alunno come persona handicappata, fa seguito un profilo dinamico-funzionale ai fini della formulazione di un PEI. Il profilo indica le caratteristiche fisiche, psichiche e sociali ed affettive dell’alunno e pone in rilievo le difficoltà di apprendimento e le possibilità di recupero e le capacità possedute che devono essere rafforzate. L’integrazione scolastica della persona handicappata si realizza attraverso: la programmazione coordinata dei servizi scolastici con quelli sanitari, socio-assistenziali, culturali, ricreativi, sportivi e con altre attività sul territorio gestite da enti pubblici o privati; la dotazione alle scuole e alle università di attrezzature tecniche e di sussidi didattici nonché di ogni forma di ausilio tecnico. Nelle scuole di ogni ordine e grado sono garantite attività di sostegno mediante l’assegnazione di docenti specializzati. I docenti di sostegno assumono contitolarità delle sezioni e delle classi. Il Ministro della pubblica istruzione provvede alla formazione e all’aggiornamento del personale docente per l’acquisizione di conoscenze in materia di integrazione scolastica. Provvede all’attivazione di forme sistematiche di orientamento, all’organizzazione dell’attività educativa e didattica secondo il criterio della flessibilità, a garantire la continuità educativa. Presso ogni ufficio scolastico provinciale è istituito un gruppo di lavoro composto da: ispettore tecnico nominato dal provveditore agli studi, un esperto della scuola, due esperti designati dagli enti locali, due esperti delle unità sanitarie locali, tre esperti designati dalle associazioni delle persone handicappate. Il gruppo di lavoro dura in carica tre anni. Nella valutazione degli alunni handicappati da parte degli insegnanti è indicato quali attività integrative e di sostegno siano state svolte, anche in sostituzione parziale dei contenuti programmatici di alcune discipline. Nella scuola dell’obbligo sono predisposte prove d’esame corrispondenti agli insegnamenti impartiti e idonee a valutare il progresso dell’allievo. Nella scuola secondaria di secondo grado per gli alunni handicappati sono consentite prove equipollenti e tempi più lunghi per le prove scritte o grafiche e la presenza di assistenti per l’autonomia e la comunicazione. I corsi di formazione professionale tengono conto delle diverse capacità ed esigenze della persona handicappata che è inserita in classi comuni o in corsi specifici. I corsi possono essere realizzati nei centri di riabilitazione, quando vi siano svolti programmi finalizzati all’addestramento professionale. Agli allievi che abbiano frequentato i corsi è rilasciato un attestato di frequenza utile ai fini della graduatoria per il collocamento obbligatorio nel quadro economico-produttivo territoriale. DECRETO LEGISLATIVO 13 aprile 2017, N. 66 NORME PER LA PROMOZIONE DELL'INCLUSIONE SCOLASTICA DEGLI STUDENTI CON DISABILITÀ Procedure di certificazione e documentazione per l'inclusione scolastica La domanda di accertamento della disabilità va presentata all’INPS che vi dà riscontro entro 30 giorni. Per le persone in età evolutiva, le commissioni mediche sono composte da: • un medico legale che assume le funzioni di presidente • due medici specialisti (scelti fra quelli in pediatria, in neuropsichiatria infantile o nella specializzazione inerente la condizione di salute del soggetto) • un assistente specialistico o operatore sociale individuati dall'ente locale • un medico INPS. Successivamente all'accertamento della condizione di disabilità, è redatto un Profilo di Funzionamento secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del Progetto Individuale (art. 14 L. 8 novembre 2000, n. 328) nonché per la predisposizione del Piano Educativo Individualizzato (PEI). Il Profilo di funzionamento (che ricomprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale della L.104/92) è redatto dall'unità di valutazione multidisciplinare composta da: a) un medico specialista o un esperto della condizione di salute della persona; b) uno specialista in neuropsichiatria infantile; c) un terapista della riabilitazione; d) un assistente sociale o un rappresentante dell'Ente locale di competenza che ha in carico il soggetto. Il Profilo di funzionamento: a) è il documento propedeutico e necessario alla predisposizione del Progetto Individuale e del PEI; b) definisce anche le competenze professionali e la tipologia delle misure di sostegno e delle risorse strutturali necessarie per l'inclusione scolastica; c) è redatto con la collaborazione dei genitori della bambina o del bambino, dell'alunna o dell'alunno, della studentessa o dello studente con disabilità, nonché con la partecipazione di un rappresentante dell'amministrazione scolastica, individuato preferibilmente tra i docenti della scuola frequentata; d) è aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione, a partire dalla scuola dell'infanzia, nonché in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona. I genitori o chi ne esercita la responsabilità trasmettono la certificazione di disabilità: 1. all'Unità di Valutazione Multidisciplinare ai fini della predisposizione del Profilo di Funzionamento 2. all'Ente Locale competente ai fini della predisposizione del Progetto Individuale 3. all’Istituzione Scolastica ai fini della predisposizione del PEI. Con decreto interministeriale sono definite le Linee guida che contengono: a) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva, secondo la Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati (ICD) dell'OMS; b) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di Funzionamento, secondo la classificazione ICF (Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute) dell’OMS. Progettazione e organizzazione scolastica per l'inclusione Il Progetto Individuale: 1. è redatto dal competente Ente Locale sulla base del Profilo di Funzionamento, su richiesta e in collaborazione dei genitori o di chi ne eserciti la responsabilità 2. le prestazioni, i servizi e le misure ivi contenute sono definite anche in collaborazione con le Istituzioni Scolastiche. Il Piano Educativo Individualizzato: a) è elaborato e approvato dai docenti contitolari o dal consiglio di classe, con la partecipazione dei genitori o dei soggetti che ne esercitano la responsabilità, delle figure professionali specifiche interne ed esterne all'istituzione scolastica che interagiscono con la classe e con la bambina o il bambino, l'alunna o l'alunno, la studentessa o lo studente con disabilità nonché con il supporto dell'unità di valutazione multidisciplinare; b) tiene conto della certificazione di disabilità e del Profilo di Funzionamento; c) individua strumenti, strategie e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento nelle dimensioni della relazione, della socializzazione, della comunicazione, dell’interazione, dell'orientamento e delle autonomie; d) esplicita le modalità didattiche e di valutazione in relazione alla programmazione individualizzata; e) definisce gli strumenti per l'effettivo svolgimento dell'alternanza scuola-lavoro, assicurando la partecipazione dei soggetti coinvolti nel progetto di inclusione; f) indica le modalità di coordinamento degli interventi ivi previsti e la loro interazione con il Progetto Individuale; g) è redatto all'inizio di ogni anno scolastico di riferimento, a partire dalla scuola dell'infanzia, ed è aggiornato in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona. Nel passaggio tra i gradi di istruzione, compresi i casi di trasferimento fra scuole, è assicurata l'interlocuzione tra i docenti della scuola di provenienza e quelli della scuola di destinazione; h) è soggetto a verifiche periodiche nel corso dell’anno scolastico al fine di accertare il raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni. D.LGS 7 AGOSTO 2019, N. 96 DISPOSIZIONI INTEGRATIVE E CORETTIVE AL D.LGS N.66 Domanda accertamento disabilità a. La domanda per l’accertamento della disabilità in età evolutiva, ai fini dell’inclusione scolastica, va presentata all’INPS, che deve darvi riscontro non oltre 30 giorni dalla data di presentazione. b. Tale accertamento è propedeutico alla redazione del profilo di funzionamento, predisposto secondo i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI), facente parte del progetto individuale di cui all’articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n.328. c. Alla domanda presentata all’Inps si allega il certificato medico diagnostico-funzionale contenente la diagnosi clinica e gli elementi attinenti alla valutazione del funzionamento a cura della Azienda sanitaria locale. Commissioni mediche Le commissioni mediche, nel caso di accertamento della disabilità di persone in età evolutiva, sono così composte: b.un medico legale, che assume le funzioni di presidente; c. due medici: uno specialista in pediatria o in neuropsichiatria infantile e un altro specialista nella patologia che caratterizza la condizione di salute del soggetto; d. e sono integrate da: e. un assistente specialistico od operatore sociale o da uno psicologo in servizio presso strutture pubbliche individuati dall’ente locale o dall’Inps quando l’accertamento sia svolto dal medesimo Istituto nonché, negli altri casi, da un medico INPS. Una volta accertata la condizione di disabilità in età evolutiva, ai fini dell’inclusione scolastica, sulla base dei criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la Commissione medica redige: 3) il profilo di funzionamento (PF) che comprende la diagnosi funzionale e il profilo dinamico funzionale ed è redatto ai fini della formulazione del Piano Educativo Individualizzato (PEI). Caratteristiche • è il documento propedeutico e necessario alla predisposizione del “Piano Educativo Individualizzato (PEI) e del Progetto Individuale”; • definisce anche le competenze professionali e la tipologia delle misure di sostegno e delle risorse strutturali utili all’inclusione scolastica; • è redatto con la collaborazione dei genitori dell’alunno e, nel rispetto del diritto di autodeterminazione nella massima misura possibile, della studentessa o dello studente con disabilità; partecipa inoltre il dirigente scolastico oppure un docente specializzato sul sostegno didattico appartenente alla scuola in cui è iscritto/a l’alunno/a; • è aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione, a partire dalla scuola dell’infanzia, nonché in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona; • è trasmesso dai genitori o da chi esercita la responsabilità genitoriale alla scuola e all’ente locale competente, rispettivamente ai fini della predisposizione del PEI (Scuola) e del Progetto individuale (Ente locale), qualora venga richiesto. Criteri, contenuti e modalità di redazione • Tenuto conto della classificazione ICF dell’OMS, essi saranno indicati in apposite Linee guida che: • dovranno essere definite con decreto del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell’Istruzione, del Lavoro e delle Politiche sociali, dell’Economia e delle Finanze, per gli Affari Regionali e le Autonomie, sentito l’Osservatorio permanente per l’inclusione scolastica (di cui all’articolo 15 del decreto in esame), da adottate entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto; • conterranno criteri, contenuti e modalità di redazione della certificazione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, tenuto conto della Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) e della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute (ICF) dell’OMS; • a fronte di nuove evidenze scientifiche, saranno aggiornate con cadenza almeno triennale. • Il Progetto Individuale costituisce uno degli strumenti per realizzare la piena integrazione delle persone con disabilità nell’ambito della vita familiare e sociale, nonché nei percorsi dell’istruzione scolastica o professionale e del lavoro. • è redatto dal competente Ente locale d’intesa con la competente Azienda sanitaria locale sulla base del Profilo di funzionamento; • va redatto su richiesta e con la collaborazione dei genitori o di chi ne esercita la responsabilità; • le prestazioni, i servizi e le misure, in esso previste, sono definite anche con la partecipazione di un rappresentante dell’istituzione scolastica interessata. Esso comprende: • il Profilo di Funzionamento; • le prestazioni di cura e di riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale; • il Piano educativo individualizzato a cura delle scuole; • i servizi alla persona cui provvede il Comune in forma diretta o accreditata, con particolare riferimento al recupero e all’integrazione sociale; • le misure economiche necessarie per il superamento di condizioni di povertà, emarginazione ed esclusione sociale; • le potenzialità e gli eventuali sostegni per il nucleo familiare. Il Piano Educativo Individualizzato è elaborato e approvato dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione. Esso: • tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica e del Profilo di funzionamento, avendo particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF dell’OMS; • individua obiettivi educativi e didattici, strumenti, strategie e modalità per realizzare un ambiente di apprendimento nelle dimensioni della relazione, della socializzazione, della comunicazione, dell’interazione, dell’orientamento e delle autonomie, anche sulla base degli interventi di corresponsabilità educativa intrapresi dall’intera comunità scolastica per il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati; • esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, nonché gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’accordo di cui al comma 5-bis dell’articolo 3 (Accordo in sede di Conferenza Unificata, da perfezionare entro centoventi giorni dalla data di entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le modalità attuative degli interventi e dei servizi di cui alle lettere a), b), c) del comma 5, ivi comprese le modalità e le sedi per l’individuazione e l’indicazione, nei limiti delle risorse disponibili, del fabbisogno di servizi, delle strutture e delle risorse professionali, nonché gli standard qualitativi relativi alle predette lettere); • definisce gli strumenti per l’effettivo svolgimento dei percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, assicurando la partecipazione dei soggetti coinvolti nel progetto di inclusione; • indica le modalità di coordinamento degli interventi ivi previsti e la loro interazione con il Progetto individuale; • è soggetto a verifiche periodiche nel corso dell’anno scolastico al fine di accertare il raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni; • è redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed è aggiornato in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della persona; • nel passaggio tra i gradi di istruzione, è assicurata l’interlocuzione tra i docenti della scuola di provenienza e quelli della scuola di destinazione; • nel caso di trasferimento di iscrizione è garantita l’interlocuzione tra le istituzioni scolastiche interessate e il Piano è ridefinito sulla base delle eventuali diverse condizioni contestuali della scuola di destinazione. Il Piano è redatto in via provvisoria entro giugno e in via definitiva, di norma, non oltre il mese di ottobre, tenendo conto degli elementi previsti nel decreto ministeriale di cui al comma 2-ter (articolo 7 del decreto), che definiranno il modello di PEI che le scuole dovranno adottare. Il Piano per l’inclusione è redatto da ciascuna scuola nell’ambito della definizione del Piano triennale dell’offerta formativa. Esso: a. definisce e contiene le modalità per l’utilizzo coordinato delle risorse disponibili, compreso l’uso complessivo delle misure di sostegno sulla base dei singoli PEI di ogni alunno; b.definisce, inoltre, nel rispetto del principio di accomodamento ragionevole, le modalità per: i. il superamento delle barriere; ii. l’individuazione dei facilitatori del contesto di riferimento; iii. progettare e programmare gli interventi di miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica. Il Piano per l’inclusione è attuato nei limiti delle risorse finanziarie, umane e strumentali disponibili. 4) Infine sono istituite, per ciascun grado di istruzione, inclusa la scuola dell’infanzia, le sezioni dei docenti per il sostegno didattico. DECRETO INTERMINISTERIALE 29 DICEMBRE 2020 N. 182 ADOZIONE DEL MODELLO NAZIONALE DEL PEI E DELLE LINEE GUIDA NONCHE MODALITA’ DI ASSEGNAZIONE DELLE MISURE DI SOSTEGNO È stato trasmesso alle scuole il nuovo modello nazionale del Piano Educativo Individualizzato (PEI) per alunne e alunni con disabilità. Il decreto interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182 ha definito, infatti, le recenti modalità per l'assegnazione delle misure di sostegno, previste dal decreto legislativo 66/2017, come novellato dal decreto legislativo n.96/2019, nonché i modelli di PEI che le istituzioni scolastiche, considerato l’avvio inoltrato dell’anno scolastico, potranno adottare a partire dal prossimo anno, anche se alcuni elementi si applicano fin da subito. Sicuramente per l’intero Paese è stata introdotta, in maniera inderogabile, l’idea di un Piano Educativo Individualizzato fondato sulla prospettiva bio-psico-sociale del funzionamento umano; prospettiva secondo cui il funzionamento umano è frutto di interazioni degli elementi individuali che caratterizzano la persona con elementi del proprio contesto di vita, che possono facilitare oppure rendere faticosa alla persona l’esecuzione di attività personali o la partecipazione a diverse situazioni sociali. L’adozione di questo nuovo strumento e delle correlate linee guida sollecita indubbiamente una scrupolosa riflessione sulle pratiche di inclusione orientandone, nel contempo, la revisione ed il miglioramento se ritenuti necessari. 1. Il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato Il PEI sarà stilato su modello unico adottato su tutto il territorio nazionale, diverso solo per ordine e grado di istruzione; sarà redatto a partire dalla scuola dell’infanzia ed aggiornato in presenza di nuove e sopraggiunte condizioni di funzionamento della persona. Elaborato ed approvato dal Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLO), il Piano terrà conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di cui all’articolo 12, comma 5, della legge 104/1992 e del Profilo di Funzionamento, con particolare riguardo all’indicazione dei facilitatori e delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale di cui alla classificazione ICF dell’OMS. Atteso che al momento non è ancora disponibile il modello di Profilo di funzionamento in chiave ICF, in via transitoria, il GLO continuerà a far riferimento alla documentazione attualmente in vigore, ovvero Diagnosi Funzionale e Profilo Dinamico Funzionale. Nel nuovo modello di PEI, oltre allo spazio dedicato alla sintesi del Profilo di funzionamento, troviamo anche una sezione destinata alla documentazione delle osservazioni del team docente/consiglio di classe, un Quadro informativo redatto dalla famiglia ed una sintesi del Progetto individuale comprendente la progettazione dei servizi a cura del Comune per realizzare la piena integrazione del soggetto con disabilità. Viene sollecitata la necessità di una puntuale pianificazione delle attività didattiche per alunne e alunni con disabilità, che potrà essere personalizzata anche rispetto all’organizzazione oraria dell’intero gruppo classe, in sintonia con il principio di individualizzazione e personalizzazione del percorso di apprendimento. È evidente che il PEI garantisce il rispetto e l’adempimento delle norme relative al diritto allo studio degli alunni con disabilità esplicitando, nel contempo, le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione individualizzata, nonché gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario nell’ambito del plesso scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza, all’autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’Accordo di cui all’articolo 3, comma 5-bis, del decreto legislativo 66/2017. Il documento in esame ha durata annuale con riferimento agli obiettivi educativi e didattici nonché agli strumenti ed alle strategie da adottare per realizzare un ambiente di apprendimento che promuova l’efficace traduzione delle potenzialità degli alunni con disabilità in reali competenze. Nel passaggio tra i gradi di istruzione o in caso di trasferimento, esso sarà accompagnato dall’interlocuzione tra i docenti dell’istituzione scolastica di provenienza e quelli della scuola di destinazione e, nel caso di trasferimento, sarà ridefinito sulla base delle diverse condizioni di contesto e dell’ambiente di apprendimento dell’istituzione scolastica di destinazione. Nel modello per la scuola secondaria di secondo grado è presente uno specifico spazio dedicato alla descrizione di sé dello studente, mediante colloqui o interviste. Si riserva, pertanto, particolare cura allo sviluppo di “processi decisionali supportati”, ovvero alla partecipazione attiva ed informata di ogni persona alle decisioni che riguardano la propria vita ed i propri diritti, ai sensi della Convenzione ONU (CRPD). È prevista anche una sezione riservata alle Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO ex Alternanza Scuola Lavoro), con l’indicazione di compilazione a partire dalla classe terza. 2. Ambiente di apprendimento inclusivo Un processo particolarmente strategico che il nuovo PEI sollecita a presidiare è la costruzione di un ambiente di apprendimento inclusivo. A partire da un’attenta riflessione sul contesto scolastico si riconoscono barriere e facilitatori secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla base della classificazione ICF. Si fissano, quindi, obiettivi didattici individuando strumenti e strategie per il relativo raggiungimento nonché dispositivi e criteri di verifica. Tutte queste azioni sono orientate alla realizzazione di un ambiente di apprendimento inclusivo, in cui ciascuno possa riuscire al meglio negli apprendimenti e nella partecipazione sociale. L’implementazione di un ambiente di apprendimento inclusivo richiede la progettazione e la concretizzazione di setting, prodotti, programmi e servizi che siano accessibili e proficuamente utilizzabili da tutti i soggetti senza la necessità di particolari adattamenti o azioni specializzate. In altre parole si richiede l’implementazione dei principi della “Progettazione universale” rivisitati con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile esaltandone il potenziale inclusivo nel goal n. 4 “Garantire un’istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento continuo per tutti”. L’ossatura metodologica della “Progettazione universale” prevede di non modificare l’ambiente di apprendimento nel momento in cui si è chiamati a fornire una risposta specifica ad un bisogno educativo speciale ma a predisporre, in anticipo ed in maniera proattiva, un ambiente di apprendimento pronto ad offrire un’attenzione pedagogica peculiare a ciascun bisogno educativo. La Progettazione universale muove dall’assunto secondo cui la diversità non è l’eccezione ma la regola e valorizza, pertanto, una didattica flessibile e proposte ridondanti e plurali nel rispetto dei seguenti principi cardine: – utilizzare diversi modi di coinvolgimento per incontrare i diversi interessi degli studenti; – utilizzare diversi modi di rappresentazione per favorire il riconoscimento e l’acquisizione della conoscenza; – utilizzare diversi modi di azione ed espressione per esprimere e dimostrare la conoscenza. 3. Corresponsabilità educativa L’ambiente di apprendimento inclusivo è anche frutto di un’efficace corresponsabilità educativa; la realizzazione del processo inclusivo è, come ben noto, un obiettivo complesso e richiede un adeguato lavoro di squadra. La presa in carico dell’alunno con disabilità deve, pertanto, essere ad ampio raggio valorizzando tutti i contributi della comunità scolastica che possono favorirla. Si assiste ad una diversa modulazione nell’assegnazione delle risorse professionali, si interrompe il collegamento automatico gravità/rapporto 1:1 e ci si interroga, piuttosto, sulla tipologia di gravità e su quali risorse professionali risultino più funzionali per compensare quello specifico “debito di funzionamento”. In tale contesto il docente specializzato per le attività di sostegno didattico diventa una risorsa, il valore aggiunto per l’intero ambiente di apprendimento. 4. Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione Determinante è l’azione del Gruppo di lavoro operativo per l’inclusione (GLO) che si occuperà della progettazione degli interventi inclusivi per le alunne e gli alunni con disabilità. Il GLO è composto dal team dei docenti contitolari o dal consiglio di classe e presieduto dal dirigente scolastico o da un suo delegato. Partecipano i genitori dell’alunno con disabilità o chi ne esercita la responsabilità genitoriale, le figure professionali specifiche, interne ed esterne all’istituzione scolastica, che interagiscono con la classe e con l’alunno con disabilità nonché, ai fini del necessario supporto, l’unità di valutazione multidisciplinare. Al GLO, coerentemente con il principio di autodeterminazione sancito in sede di Convenzione internazionale per i diritti delle persone con disabilità, potranno partecipare anche studentesse e studenti, nel caso della scuola secondaria di secondo grado. Così come previsto dalle norme vigenti, le famiglie godranno di pieno diritto di partecipazione e condivisione delle strategie inclusive da implementare. Il Dirigente scolastico, se richiesto, può autorizzare, altresì, la partecipazione, con valore consultivo e non decisionale, di non più di un esperto indicato dalla famiglia. L’ampiezza con cui nel Decreto è concepito il GLO sottolinea il rilievo dei diversi contesti di vita e la necessità di stabilire un dialogo costruttivo tra i diversi attori per la stesura di un PEI che non si riduca a mero adempimento burocratico ma che costituisca realmente uno strumento orientato ad un autentico processo di inclusione scolastica. Fortemente valorizzato risulta l’apporto “interistituzionale” alla definizione del progetto di vita della persona con disabilità, di cui il PEI costituisce un aspetto significativo. L’accertamento della disabilità (da parte dell’INPS), infatti, è propedeutico al Profilo di Funzionamento (UMV-ASL) che, a sua volta, è propedeutico al PEI (GLO) e al Progetto Individuale (Ente Locale). La garanzia di un vero processo di inclusione scolastica è imprescindibile da un efficace lavoro di squadra, da uno sguardo sistemico che evidenzi punti di forza e di criticità, barriere e facilitatori presenti nei diversi contesti di vita. Lavoro di squadra che dovrà essere abilmente coordinato dal Dirigente scolastico sollecitato, quindi, ad esercitare prioritariamente una leadership per l’apprendimento inclusivo chiamando a raccolta tutte le risorse (professionali, finanziarie, strutturali) ed orientandole verso lo stesso obiettivo: non lasciare indietro nessun alunno. 5. Le disposizioni del D.M. 182/2020 che trovano immediata attuazione. Come anticipato in premessa i nuovi modelli di PEI sono adottati dall’ a. s. 2021/2022 in modo da consentire alle scuole di armonizzare la progettazione educativo-didattica con le nuove norme sull’inclusione. Tuttavia le seguenti disposizioni si attuano nell’immediato: A. Redazione del PEI provvisorio per l’anno scolastico successivo entro il 30 giugno per gli alunni di nuova certificazione. Per la redazione del PEI provvisorio, è prescrittiva la compilazione delle seguenti sezioni del nuovo modello di PEI: – Intestazione e composizione del GLO; – Sezione 1 - Quadro informativo, con il supporto dei genitori; – Sezione 2 - Elementi generali desunti dal Profilo di Funzionamento; – Sezione 4 - Osservazioni sull’alunno per progettare gli interventi di sostegno didattico; – Sezione 6 - Osservazioni sul contesto: barriere e facilitatori. – Sezione 12 - PEI provvisorio per l'a. s. successivo; B. Definizione del Curricolo dell’alunno, con le specifiche relative al tipo di percorso didattico seguito, per l’approfondimento delle quali si rinvia alla lettura del paragrafo 8.3 delle Linee guida allegate al decreto. Ulteriori indicazioni saranno fornite all’interno dell’apposita ordinanza annuale per quanto concerne gli Esami di Stato. C. Termine degli effetti prodotti dalle disposizioni contenute nell’ Ordinanza Ministeriale 21 maggio 2001, n. 90. 6. La formazione come leva strategica per un apprendimento inclusivo Con il nuovo modello di PEI ci troviamo di fronte ad una svolta importante per la promozione di un apprendimento che sia realmente inclusivo ed è, pertanto, necessario evitare in tutti i modi possibili che si traduca in un mero adempimento burocratico. Fondamentale risulta l’attivazione di percorsi di formazione continua e scrupolosa orientati ad individuare risposte pedagogiche speciali di qualità. A tal fine l’Amministrazione coordinerà, tramite lo specifico gruppo di lavoro, peculiari azioni di informazione, formazione ed accompagnamento nel passaggio progressivo al nuovo modello. Sono previsti, infatti, momenti di revisione dello strumento che potrà essere integrato e modificato a partire dai suggerimenti pervenuti dalle istituzioni scolastiche; del resto, trattandosi di uno strumento, se ne può testare l’efficacia solo attraverso l’applicazione pratica. Inoltre la finanziaria per il 2021 prevede, all’articolo 1, comma 961, un incremento del fondo destinato alla formazione del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità, orientata a garantire il principio di contitolarità nella loro presa in carico. Ricerca costante, puntuale documentazione dei percorsi implementati, diffusione di buone prassi, rigore scientifico e concretezza, dunque, per favorire una cultura dell’inclusione che trovi nel nuovo PEI l’elemento propulsore. LEGGE 8 OTTOBRE 2010 N.170 NUOVE NORME IN MATERIA DI DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO IN AMBITO SCOLASTICO Art. 1 Riconoscimento e definizione di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia 1. La presente legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. 2. Ai fini della presente legge, si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell'imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura. 3. Ai fini della presente legge, si intende per disgrafia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica. 4. Ai fini della presente legge, si intende per disortografia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica. 5. Ai fini della presente legge, si intende per discalculia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell'elaborazione dei numeri. 6. La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere separatamente o insieme. 7. Nell'interpretazione delle definizioni di cui ai commi da 2 a 5, si tiene conto dell'evoluzione delle conoscenze scientifiche in materia. Avvertenza: Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto dall'amministrazione competente per materia, ai sensi dell'art. 10, commi 2 e 3, del testo unico delle disposizioni sulle promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei decreti del Presidente della Repubblica e sulle pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana, approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge modificate o alle quali e' operante il rinvio. Restano invariati il valore e l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti. Art. 2 Finalità 1. La presente legge persegue, per le persone con DSA, le seguenti finalità: a) garantire il diritto all'istruzione; b) favorire il successo scolastico, anche attraverso misure didattiche di supporto, garantire una formazione adeguata e promuovere lo sviluppo delle potenzialità; c) ridurre i disagi relazionali ed emozionali; d) adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti; e) preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA; f) favorire la diagnosi precoce e percorsi didattici riabilitativi; g) incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione; h) assicurare eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale. Art. 3 Diagnosi 1. La diagnosi dei DSA e' effettuata nell'ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed e' comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello studente. Le regioni nel cui territorio non sia possibile effettuare la diagnosi nell'ambito dei trattamenti specialistici erogati dal Servizio sanitario nazionale possono prevedere, nei limiti delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, che la medesima diagnosi sia effettuata da specialisti o strutture accreditate. 2. Per gli studenti che, nonostante adeguate attività di recupero didattico mirato, presentano persistenti difficoltà, la scuola trasmette apposita comunicazione alla famiglia. 3. E' compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli studenti, sulla base dei protocolli regionali di cui all'articolo 7, comma 1. L'esito di tali attività non costituisce, comunque, una diagnosi di DSA. Art. 4 Formazione nella scuola 1. Per gli anni 2010 e 2011, nell'ambito dei programmi di formazione del personale docente e dirigenziale delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell'infanzia, e' assicurata un'adeguata preparazione riguardo alle problematiche relative ai DSA, finalizzata ad acquisire la competenza per individuarne precocemente i segnali e la conseguente capacità di applicare strategie didattiche, metodologiche e valutative adeguate. 2. Per le finalità di cui al comma 1 e' autorizzata una spesa pari a un milione di euro per ciascuno degli anni 2010 e 2011. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente utilizzo del Fondo di riserva per le autorizzazioni di spesa delle leggi permanenti di natura corrente iscritto nello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze, come determinato, dalla Tabella C allegata alla legge 23 dicembre 2009, n. 191. Note all'art. 4: - La legge 23 dicembre 2009, n. 191, (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge finanziaria 2010) e' stata pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 302 del 30 dicembre 2009. Art. 5 Misure educative e didattiche di supporto 1. Gli studenti con diagnosi di DSA hanno diritto a fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari. 2. Agli studenti con DSA le istituzioni scolastiche, a valere sulle risorse specifiche e disponibili a legislazione vigente iscritte nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, garantiscono: a) l'uso di una didattica individualizzata e personalizzata, con forme efficaci e flessibili di lavoro scolastico che tengano conto anche di caratteristiche peculiari dei soggetti, quali il bilinguismo, adottando una metodologia e una strategia educativa adeguate; b) l'introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere; c) per l'insegnamento delle lingue straniere, l'uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell'esonero. 3. Le misure di cui al comma 2 devono essere sottoposte periodicamente a monitoraggio per valutarne l'efficacia e il raggiungimento degli obiettivi. 4. Agli studenti con DSA sono garantite, durante il percorso di istruzione e di formazione scolastica e universitaria, adeguate forme di verifica e di valutazione, anche per quanto concerne gli esami di Stato e di ammissione all'università nonché gli esami universitari. Art. 6 Misure per i familiari 1. I familiari fino al primo grado di studenti del primo ciclo dell'istruzione con DSA impegnati nell'assistenza alle attività scolastiche a casa hanno diritto di usufruire di orari di lavoro flessibili. 2. Le modalità di esercizio del diritto di cui al comma 1 sono determinate dai contratti collettivi nazionali di lavoro dei comparti interessati e non devono comportare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. LINEE GUIDA PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DEGLI STUDENTI CON DSA ALLEGATE AL DM 12 LUGLIO 2011, N 5669 I Disturbi specifici di apprendimento interessano alcune specifiche abilità dell’apprendimento scolastico. Sono i disturbi: abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli. I DSA sono: dislessia (lettura), disgrafia e disortografia (scrittura) e discalculia (calcolo). Può essere presente la comorbilità anche tra DSA e altri disturbi di sviluppo e tra i DSA e i disturbi emotivi e del comportamento. Le istituzioni scolastiche provvedono ad attuare interventi pedagogico-didattici per il successo formativo degli studenti con DSA, attivando percorsi di didattica individualizzata e personalizzata e ricorrendo a strumenti compensativi e misure dispensative. In un’ottica di prevenzione dei DSA, gli insegnanti adottano metodologie didattiche adeguate allo sviluppo delle abilità di letto-scrittura e di calcolo. La scuola garantisce interventi didattici personalizzati attraverso la redazione di un piano didattico personalizzato. La valutazione scolastica, periodica e finale, degli alunni con DSA deve essere coerente con gli interventi pedagogico-didattici. Le scuole adottano modalità valutative che consentono allo studente di dimostrare effettivamente il livello di apprendimento raggiunto. Le commissioni di esami di stato possono riservare ai candidati tempi più lunghi di quelli ordinari. Le commissioni assicurano anche l’utilizzazione di idonei strumenti compensativi e adottano criteri valutativi attenti ai contenuti piuttosto che alla forma. Si possono dispensare alunni dalle prestazioni scritte in lingua straniera nel caso in cui ricorrano le condizioni: certificazione di DSA recante richiesta di dispensa dalle prove scritte e approvazione da parte del consiglio di classe. In caso di gravità del disturbo di apprendimento, anche in comorbilità con altre patologie, l’alunno può essere esonerato dall’insegnamento delle lingue straniere e seguire un percorso differenziato. DM 27 DICEMBRE 2012 STRUMENTI DI INTERVENTO PER ALUNNI CON BES E ORGANIZZAZIONE TERRITORIALE PER L’INCLUSIONE SCOLASTICA I BES si riferiscono a: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivante dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse. Vi sono comprese tre sotto-categorie: quella della disabilità, quella dei disturbi evolutivi specifici e quella dello svantaggio socio-economico, linguistico, culturale. Per disturbi evolutivi specifici intendiamo anche i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, quelli dell’attenzione e dell’iperattività. AHDH (Attention deficit hyperactivity disorder) corrispondente al deficit da disturbo dell’attenzione e dell’iperattività si può riscontrare spesso associato ad un DSA o ad altre problematiche e genera difficoltà di pianificazione, di apprendimento e di socializzazione con i coetanei. È necessaria la redazione di un piano didattico personalizzato. Le scuole possono avvalersi degli strumenti compensativi e delle misure dispensative. Tra i disturbi evolutivi specifici abbiamo: Il disturbo del linguaggio distinto il disturbo della comprensione e disturbo espressivo. Si consiglia insegnare i concetti partendo da situazioni reali; leggere più lentamente e usare frasi più semplici; fare uso di gesti e mimiche; utilizzare immagini. Il disturbo della funzione motoria: scomporre l’attività motoria in movimenti semplici; garantire l’inclusione; usare descrizioni verbali che accompagnano il movimento. Disturbi evolutivi globali: rientrano in questa categoria le forme di autismo. Tra le strategie didattiche: fornire istruzioni chiare, programmare tutte le attività, introdurre una routine. Disturbi ipercinetici: ADHD. NOTA MIUR PROT. N. 4233 DEL 19 FEBBRARIO 2014 LINEE GUIDA PER L’ACCOGLIENZA E L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI La trasformazione più significativa riguarda il forte aumento degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia. Gli alunni con ambiente familiare non italofono possiedono competenze linguistiche limitate in famiglia che non garantiscono un sostegno adeguato nel percorso di acquisizione delle competenze di base. Una prima categoria riguarda alunni con cittadinanza non italiana. Si tratta di bambini, nati in Italia, con entrambi i genitori di nazionalità non italiana. A questa tipologia va applicata la normativa sui cittadini stranieri residenti nel nostro paese. Una seconda categoria comprende gli alunni con ambiente familiare italofono che vivono in un ambiente familiare nel quale i genitori possiedono competenze limitate nella lingua italiana. Si può fare leva sulla lingua di origine per favorire i processi cognitivi. Vi sono poi i minori non accompagnati provenienti da altri paesi che si trovano privi di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di adulti legalmente responsabili. Si possono adottare metodologie personalizzate come quelle previste per i BES. In crescente aumento sono gli alunni figli di coppie miste. In questo caso l’alunno acquisisce la cittadinanza italiana da uno del genitore italiano. Infine vi sono gli alunni appartenenti a gruppi di origine nomade in particolare gruppi rom, soggetti a un alto tasso di evasione scolastica e di frequenza irregolare. La scuola deve favorire percorsi personalizzati, un possibile adattamento dei programmi per i singoli alunni, garantendo agli studenti delle abilità e delle competenze essenziali. È possibile prevedere la presenza di docenti o mediatori linguistici competenti nella lingua d’origine degli studenti per facilitare la comprensione. Il collegio dei docenti definisce il necessario adattamento dei programmi di insegnamento, allo scopo possono essere adottati specifici interventi individualizzati per facilitare l’apprendimento. PROT.GAB N.18 DEL 13 GENNAIO 2021 LINEE DI ORIENTAMENTO PER LA PREVENZIONE E IL CONTRASTO DEI FENOMENI DI BULLISMO E CYBERBULLISMO La legge 71/2017 all’art. 5 prevede che il dirigente scolastico definisca le linee di indirizzo del PTOF e del patto di corresponsabilità educativa affinché contemplino misure dedicate alla prevenzione dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo e deve specificare i possibili provvedimenti da adottare. Azioni prioritarie: valutazione degli studenti a rischio, osservazione del disagio e rilevazione dei comportamenti dannosi; formazione del personale scolastico; attività di informazione sui temi. Azioni consigliate: rilevazione di fenomeni di bullismo e cyberbullismo; attivazione di uno sportello psicologico e di un centro di ascolto gestito da personale specializzato; costituire gruppi di lavoro per la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo. Gli istituti scolastici possono prevedere un team antibullismo, costituito dal dirigente scolastico, dal referente per il bullismo, dall’animatore digitale e da altre professionalità presenti (psicologo, pedagogista, operatori socio-sanitari). È utile costituire un team per l’emergenza per favorire il coinvolgimento delle altre agenzie educative e di tutela dei minori, delle forze dell’ordine, dei servizi sanitari, delle strutture educative. Tutti i docenti, venuti a conoscenza diretta o indiretta di eventuali episodi, sono tenuti a segnalarli al referente scolastico, al fine di avviare una strategia d’intervento tempestiva. I coordinatori dei CdC hanno l’obbligo di registrare nei verbali casi di bullismo, comminazione delle sanzioni, attività di recupero. I collaboratori scolastici e gli assistenti tecnici svolgono un ruolo di vigilanza attiva nelle aree dove si svolgono gli intervalli, nelle mense, negli spazi esterni, al cambio dell’ora, ferme restando le responsabilità dei docenti. Le famiglie sono invitate a partecipare agli incontri di informazione e sensibilizzazione, firmano il patto di corresponsabilità educativa scuola-famiglia, favorendo una alleanza educativa. Gli studenti sono chiamati ad essere parte attiva nelle azioni di contrasto e di tutela della vittima, riferendo ai docenti episodi di bullismo di cui vengono a conoscenza.
Metodologie psicopedagogiche di gestione dell’insegnamento-apprendimento nell’ambito didattico: L’empowerment di gruppo: Quaderni didattici-Percorsi per l'inclusione-3/2021