Insegnamento: Progettazione del PDF e del PEI. Progetto di vita e modelli di qualità della vita: dalla
programmazione alla valutazione.
Il/la corsista esponga, argomentandolo, il nesso pedagogico che lega un PDF e un PEI volti a favorire
lo sviluppo di competenze con una prospettiva di attenzione alla QdV di un allievo con disabilità che
frequenti la scuola secondaria di II grado.
In Italia, il contesto storico e sociale della realtà educativa ha permesso il profilarsi di un’estesa
pubblicazione normativa inerente alla disabilità, riunita nella Legge quadro 5 febbraio 1992 n. 104
(riferimento legislativo per “l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate”) e il
DPR 24 febbraio 1994 (Atto di indirizzo e coordinamento relativo compiti delle unità sanitarie locali in
materia di alunni portatori di handicap). Quest’ultimo documento identifica con precisione gli strumenti e le
relative caratteristiche che sostengono l’iter di integrazione dell’allievo disabile1: la Diagnosi Funzionale
(DF) è la descrizione analitica della compromissione funzionale del soggetto con disabilità, il Profilo
Dinamico Funzionale è una progettazione redatta, sulla base della DF, dall’equipe pedagogica e dalla
famiglia e indica il possibile livello di sviluppo che l’alunno disabile può raggiungere nei diversi assi di
funzionamento , infine il Piano Educativo Individualizzato (PEI) è una programmazione, delineata dai
docenti e condivisa con la famiglia, nella quale sono descritti gli interventi predisposti per l’allievo disabile,
coerenti con la DF e il PDF. A livello di istituzione scolastica, gli strumenti necessari per predisporre
l’azione didattica per lo studente con disabilità sono il PEI e il PDF: questi, legati da un rapporto circolare
fondato su una valutazione ed osservazione formativa costante, condivisa e monitorata continuamente,
permettono l’effettiva attuazione del diritto all’educazione e all’istruzione in vista dello sviluppo e del
miglioramento delle abilità e delle competenze personali. In ordine alla prospettiva pedagogica, tali strumenti
sono necessari per scegliere le metodologie didattiche, le strategie di verifica e di valutazione tali da
conseguire gli obiettivi di apprendimento programmati per l’alunno con disabilità, a loro volta indispensabili
perché inseriti nel più ampio progetto di vita specifico per lui: l’adattamento dei contenuti disciplinari e
l’organizzazione delle attività didattiche, sostengono l’agire educativo entro la ziona di sviluppo prossimale
(Vygotskij), sostanziando così le capacità e le competenze del soggetto ad autodeterminarsi nelle diverse
situazioni della vita quotidiana e lavorativa. Questo è lo scopo principale dell’istituzione scolastica: elicitare
l’acquisizione di competenze e di autonomia in vista di un progetto di vita individuale che sia di qualità per
l’individuo, ovvero che si concretizzi nel concetto di autodeterminazione. Il progetto di vita2, elemento
accompagnatore nella costruzione dell’identità propria del soggetto, si definisce sin dall’infanzia mentre la
caratteristica qualitativa è determinata dall’intervento educativo-didattico, garantito al soggetto con disabilità
e alla sua famiglia, attraverso la predisposizione di una programmazione ed una progettazione
individualizzate.
1
G. Sandrone, Pedagogia speciale e personalizzazione, La Scuola, Brescia, 2012, pp. 141-148.
2
L. Cottini, D. Fedeli, S. Zorzi, Qualità di vita nella disabilità adulta. Percorsi, servizi e strumenti psicoeducativi,
Erickson, Trento, 2016, pp. 29-37.
Il/la corsista esponga, argomentandola, quale strategia educativa ritenga più efficace, nel triennio della
scuola secondaria di II grado, al fine di predisporre un positivo collegamento tra l’allievo con
disabilità che abbia seguito un percorso di tipo B (conseguimento non del titolo di studio con valore
legale, ma certificazione del percorso realizzato e delle competenze sviluppate) e il mondo del lavoro
che potenzialmente potrebbe accoglierlo.
All’interno della programmazione didattica di un allievo con disabilità al quale è stato predisposto un piano
educativo differenziato (tipo B), è importante e prioritario lavorare sullo sviluppo di quelle competenze che
lo sostengono nel passaggio dal sistema scolastico al mondo del lavoro: l’apprendimento per competenze
implica processi continui di costruzione di significati e di analisi delle proprie capacità e potenzialità in
modo da fronteggiare le sfide della vita quotidiana e lavorativa in un’ottica di autonomia ed
autodeterminazione , favorendo così anche la metacognizione. In accordo con la Raccomandazione relativa
alle competenze chiave per l’apprendimento permanente varata dalla Commissione europea ( del maggio
2018 in sostituzione della stessa risalente al 2006), il concetto di competenza assume centralità e connessione
tra la dimensione educativo-formativa e quella occupazionale. Inoltre, secondo il paradigma pedagogico
personalista3, il processo educativo deve mirare alla valorizzazione delle capacità dell’individuo,
indispensabili per un suo agire libero e responsabile: la competenza è intesa dunque come azione risultante
da tutto ciò che egli ha appreso nel contesto di vita, dalle proprie risorse interne ed esterne e dalle
caratteristiche personali. Per questo motivo è necessario redigere un PEI e un PDF aderenti al funzionamento
dell’alunno con disabilità e mantenerli in costante aggiornamento. Pertanto, oltre ad una simile metodologia
didattica interdisciplinare, attuata durante il quinquennio di istruzione secondaria superiore, finalizzata
all’acquisizione di abilità e competenze specifiche per l’allievo disabile, è possibile introdurre nella
programmazione, un percorso volto all’acquisizione delle competenze trasversali e per l’orientamento
(PCTO, ex Alternanza scuola lavoro: D. Lgs 77/2005 e 66/2017 con relativa modifica 96/2019): queste
strategie educative risultano efficaci per un positivo collegamento tra studente e contesto lavorativo.
Operando in questo modo, le competenze sviluppate e consolidate in aula sono fondamentali per l’attività
progettata con la struttura ospitante territoriale: i percorsi formativo-educativi e di alternanza scuola lavoro
devono essere coerenti con il più ampio progetto di vita del soggetto con disabilità. Il PCTO risulta quindi
una risorsa ulteriore per costui: esso favorisce la sua crescita e la valorizzazione della sua persona senza
attuare uno sterile addestramento di ergoterapia ma che gli consenta di sperimentarsi nel contesto lavorativo
che lo accoglie, nel quadro della cooperazione tra scuola, famiglia e territorio4. L’alternanza scuola-lavoro
può essere intesa come alternanza formativa5 nella quale si determina un raccordo tra la formazione in aula e
l’esperienza pratica, introducendo uno stile d’insegnamento che abbracci i diversi stili di apprendimento
funzionali all’allievo con disabilità; essa favorisce inoltre l’orientamento, sollecitandolo alla riflessione sulle
vocazioni ed interessi personali nell’ottica dell’autodeterminazione.
3
G. Sandrone, La competenza: concetto ponte tra formazione e lavoro, Nuova Secondaria Ricerca, Giugno 2017.
4
M. Sardo, Scuola e lavoro: prospettive dell’ alternanza scuola-lavoro, in “I Care: uno sguardo oltre la scuola”,
progetto di formazione e ricerca promosso dal MUIR, 2009.
5
C. Gentili, L’alternanza scuola-lavoro: paradigmi pedagogici e modelli didattici, Nuova Secondaria, n. 10, giugno
2016, Anno XXXIII.
Il/la corsista legge attentamente la narrazione del caso proposto e le domande stimolo che seguono.
Successivamente elabori un testo unitario (non superiore alle 25 -30 righe) in cui, attraverso opportuna
esemplificazione ed argomentazione, trovino risposta tutte le domande stimolo offerte.
6
G. Sandrone, Pedagogia speciale e personalizzazione, La Scuola, Brescia, 2012, pp. 116-117.
7
G. Sandrone, La competenza: concetto ponte tra formazione e lavoro, Nuova Secondaria Ricerca, Giugno 2017.
8
L. Cottini, Didattica speciale e inclusione scolastica, Carocci, Roma, 2017, pp. 206-2014.