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CAP.

3 LA FUNZIONE DELLA SCUOLA NELLA SOCIETA' CONTEMPORANEA

LA CRISI DELLA FUNZIONE DOCENTE

Negli ultimi decenni ,le frequenti ed eccessive “ripartenze” nel campo della politica dell'istruzione
hanno svuotato di significato i processi di riforma che si sono concentrati più su aspetti istituzionali
vhe non innovativi. A pagarne le conseguenze sono stati gli operatori scolastici. Essi hanno vissuto
tali trasformazioni, probabilmente, più come un sovraccarico di impegni e adempimenti spesso
lontani dalla reale pratica quotidiana.
Tutto ciò ha portato ad un generale clima di sfiducia da parter degli insegnanti che hanno visto
come le riforme non incidessero sugli elementi più critici dell'ordinamento scolastico. La crisi della
funzione docente va collegata non solo al mancato riconoscimento della professione sul piano
sociale ma anche alle difficoltà che caratterizzano la scuola di massa. Si parla di valorizzare le
capacità e competenze di ciascun alunno ma spesso ci si scontra con un'utenza che non sempre
avverte la necessità di un simile investimento ed è disponibile all'impegno.
Inoltre, l'eterogeneità e la polverizzazione della domanda sociale di istruzione, in cui vi sono alunni
con storie personali, etnie e provenienze sociali differenti, rendono difficile l'unitarietà del progetto
scolastico e richiedono una riforma che si fondi su pratiche innovative.

QUALI SCENARI FUTURI

Il problema della formazione è una delle questioni prioritarie che coinvolge tutti i Paesi occidentali
e sulla quale tutti stanno investendo grandi risorse. E' una scelta obbligata di tutte le democrazie più
avanzate: la società della conoscenza richiede la promozione di molte dinamiche di formazione che
operano non solo a livello verticale ma anche a livello orizzontale. Tutto ciò richiede una
molteplicità di soggetti formatori che operano in una dimensione di rete. Tale processo, che negli
anni '70 fu definito come “descolarizzazione” o “morte della scuola”, oggi è visto in un'ottica più
articolata e diversa. Si fa distinzione tra tre tipi di apprendimento a seconda del luogo in cui
avviene: – apprendimento formale: apprendimento che avviene in un contesto organizzato e
strutturato, pensato appositamente e che produce una qualche forma di certificazione (scuole,
università...) – apprendimento non formale: apprendimento connesso ad attività pianificate ma non
esplicitamente progettate come apprendimento e non sfocia in una certificazione ( per es. una
giornata di approfondimento) – apprendimento informale: le molteplici forme dell'apprendimento
mediante l'esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana; è un apprendimento non
strutturato (per es. appartenenza ad un'associazione) Si è progressivamente consolidata l'idea di una
SCHOOL HOME ----> i genitori hanno il diritto di scegliere, tra le varie opportunità offerte dal
territorio, il percorso formativo più adatto ai propri figli. Un'altra espressione ad hoc per definire
questa tendenza è il LIFE WIDE LEARNING ----> tale espressione si riferisce alla dimensione
orizzontale che abbraccia tutti gli ambiti della vita e rappresenta il superamento dei luoghi deputati
tradizionalmente all'apprendimento e la valorizzazione di ogni esperienza del soggetto. QUINDI,
secondo l'attuale tendenza, i tempi e gli spazi dell'apprendimento si allargano , fino a comprendere
ogni ambito di vita del soggetto. In questo contesto, la scuola ha reagito e non si è arresa alla sua
“auspicata morte”. Innanzitutto tale tendenza è stata accolta da molti documenti ministeriali che
affermano il passaggio da una concezione di tipo statale ad una scuola come servizio di natura
privatistica: per esempio, non si parla più di “obbligo scolastico” ma di “diritto dovere
all'istruzione”; è stata prevista la possibilità di iscrivere anticipatamente i bambini alla scuola
primaria o dell'infanzia …. QUINDI la scuola si ritrova ad affrontare dinamiche di tipo
concorrenziale dovute alla presenza di agenzie educative non formali che offrono strategie a volte
più accattivanti. Tali dinamiche concorrenziali richiedono un grande sforzo in termini di –
innovazione – assunzione di responsabilità per l'istituzione scolastica, verso la garanzia degli esiti
formativi per le nuove generazioni. Occorre, quindi, un processo di RISCOLARIZZAZIONE intesa
come riscoperta del valore formativo di un'istruzione formalizzata che, non solo ha il privilegio di
garantire a tutti la possibilità
di usufruire del servizio scolastico, ma anche di offrire una formazione di elevata qualità che
consenta alle nuove generazioni di realizzare la propria identità culturale. Quindi, una scuola di tutti
e per tutti che sia capace di concorrere con la famiglia e la società a determinare un cambiamento in
positivo, a proporre valori universalmente riconosciuti e condivisi. Per realizzare questo obiettivo è
necessario che la scuola rappresenti per lo Stato una priorità sulla quale investire risorse adeguate.

IL SISTEMA SCOLASTICO ITALIANO DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE

Il processo di democratizzazione dell'istruzione, avviato a partire dagli anni '60, è ormai completato
dal punto di vista quantitativo. Occorre ora il suo miglioramento dal punto di vista qualitativo. In
quest'ottica si sono mossi vari tentativi di riforma del sistema scolastico dell'ultimo quindicennio.
Ecco i principali riferimenti normativi in tal senso:

– L. 62/2000 : ha stabilito il principio per il quale il sistema nazionale di istruzione è


costituito dalle scuole statali, da quelle paritarie private e da quelle degli Enti locali. Esso ha
l'obiettivo prioritario di favorire l'espansione dell'offerta formativa
– Circolare ministeriale 31/2003: ha definito i requisiti per il riconoscimento delle scuole
paritarie (disponibilità di locali adeguati, piano dell'offerta formativa conforme alla
costituzione, istituzione di organi collegiali ….)
QUINDI, la nostra scuola si qualifica come SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE
PUBBLICO E PARITARIO. Entrambe le istituzioni concorrono alla realizzazione dell'offerta
formativa sul territorio nazionale.

Occorre, per entrambi i sistemi formativi, che la loro azione formativa sia ispirata ad alcuni principi
generali molto importanti:
> sul piano pedagogico, occorre che la loro azione sia identificabile in termini non di istruzione
ma di educazione
> sul piano disciplinare va sottolineata la centralità dell'apprendimento sul concetto di
insegnamento, quindi la centralità del soggetto
> sul piano didattico, occorre una predisposizione dei formatori ad arricchire e innovare le proprie
metodologie
> sul piano organizzativo, nella scuola occorre una guida efficace ed autorevole

– L.107/2015: tale legge, definita della “Buona scuola” richiama una serie di prospettive
molto suggestive
> rilancio dell'autonomia scolastica: governance più efficace, progettazione su scadenze
temporali più lunghe (PTOF 3 anni), potenziamento degli organici, stabilizzazione
> rilancio dell'immagine professionale dei docenti e della loro formazione
> modernizzazione, digitalizzazione, del sistema scolastico
La L.107 è composta da un solo articolo suddiviso in 212 commi

– Indicazioni nazionali per il curricolo del 2012: tali indicazioni nascono da una
rivisitazione delle indicazioni del 2007, introducendo delle novità.
A differenza dei programmi nazionali didattici, le indicazioni costituiscono un quadro di
riferimento per la progettazione curricolare che è di competenza delle scuole. Le indicazioni,
infatti, sono un testo aperto sulla base del quale ciascuna scuola fonda la propria
progettualità, contestualizzando ed elaborando tali indicazioni relativamente alla scelta di
contenuti, metodi, organizzazione, valutazione.
Le indicazioni segnano uno spartiacque tra le funzioni di:
>MIUR : compiti di indirizzo. Detta le norme generali in materia di formazione,
reclutamento, definizione e gestione delle risorse professionali
> SCUOLE: organizzazione del servizio di insegnamento-apprendimento nelle singole realtà

Il testo delle Indicazioni nazionali si presenta con la seguente struttura generale:

1. CULTURA, SCUOLA PERSONA: nella premessa sono riaffermati i principi del vivere
sociale. Tale sezione è divisa in paragrafi:
> La scuola nel nuovo scenario: si prende atto della complessità in cui la scuola è inserita.
Si invita a curare la formazione rispettando i diversi stili di apprendimento, le diverse
appartenenze, valorizzando tali diversità, ponendo alla base sempre l'acquisizione delle
competenze fondamentali che guideranno i cittadini del futuro all'esercizio di una
cittadinanza attiva e consapevole.
> Centralità della persona: si ribadisce l'importanza della valorizzazione del ruolo degli
studenti. Scopo della scuola è insegnare ad apprendere per promuovere le capacità creative e
critiche.
> Per una nuova cittadinanza: promuovere l'identità personale e sociale per l'esercizio di
una cittadinanza attiva e consapevole. Educazione interculturale e di genere per evitare
forme di bullismo e violenza.
> Per un nuovo umanesimo: conoscere i mezzi e linguaggi tecnologici che hanno modificato
i rapporti umani e la comunicazione. La scuola deve far prendere consapevolezza di queste
trasformazioni per saper cogliere gli aspetti essenziali dei problemi,comprendere le
implicazioni degli sviluppi di scienza e tecnologia, valutare limiti e possibilità delle
conoscenze, imparare a muoversi in un mondo in preda rapidi cambiamenti.
2. LE FINALITA' GENERALI (IL PROFILO DELLO STUDENTE): il profilo dello studente
descrive le competenze che un alunno deve dimostrare di avere al termine della scuola
secondaria di primo grado e concorre alla costruzione del curricolo. Fa riferimento al quadro
delle competenze chiave per l'apprendimento permanente definito dalla Racc. europea del
2006. Nel profilo dello studente sono descritte sia competenze di natura disciplinare che
competenze trasversali.
3. L'ORGANIZZAZIONE DEL CURRICOLO: le scuole hanno una responsabilità molto
grande e delicata, quella del progettare persorsi formativi e i curricoli di istituto per
promuovere e sostenere la formazione degli alunni. Due sono i passaggi chiave in questo
senso:
> l'unitarietà del percorso 3-14 anni: l'itinerario scolastico, in questa fascia di età, pur
abbracciando tre ordini scolastici differenti, è progressivo e continuo. Ciò è reso possibile
dalla presenza degli istituti comprensivi che consentono la progettazione di un unico
curricolo verticale
> i traguardi per lo sviluppo delle competenze: essi sono punti di riferimento ineludibili per
gli insegnanti e indicano piste culturali da percorrere. L'obiettivo della scuola è finalizzare il
curricolo in funzione delle competenze che saranno oggetto di certificazione. Quindi i
docenti devono rapportare a tali competenze e al loro raggiungimento la loro azione
formativa. La dimensione culturale, invece, deve essere rapportata ai NUCLEI FONDATIVI
dei differenti linguaggi, cioè a quelle conoscenze ritenute irrinunciabli per la conquista di un
repertorio di competenze significative e per la maturazione di una cittadinanza attiva e
consapevole.

3. LA SCUOLA DELL'INFANZIA (ICAMPI D'ESPERIENZA)


4. LA SCUOLA DEL PRIMO CICLO (LE DISCIPLINE)

A tal fine la L.107/2015 sostiene che la flessibilità dell'autonomia didattica e organizzativa


consentano la piena realizzazione di:
> curricolo scolastico
> stili di apprendimento
> potenzialità
> della comunità scolastica
> interazione con le famiglie e extrascuola

COMPETENZE
Le competenze costituiscono uno degli elementi a cui, nella costruzione del curricolo, si dà la
maggiore importanza.
La Raccomandazione europea del 2006 aveva proposto il quadro con le 8 competenze chiave per
l'apprendimento permanente. Sulla scia della Raccom. Europea, la L.296/2006 sull'istituzione
dell'obbligo scolastico fino a 16 anni, ha indicato 8 competenze di cittadinanza interpretate in
un'ottica trasversale:
– imparare ad imparare
– progettare
– comunicare
– collaborare e partecipare
– agire in modo autonomo e responsabile
– risolvere problemi
– individuare collegamenti e relazioni
– acquisire e interpretare l'informazione

Il discorso sulle competenze assume rilevanza internazionale perchè la società è in continua


evoluzione e occorre formare dei cittadini del mondo che sappiano stare al passo di questi
mutamenti.
Il World economic forum ha recentemente pubblicato il Report vision for education, nel quale sono
indicate 16 competenze determinanti per il successo formativo e per il mondo del lavoro. Esse sono
distinte in :
– competenze e abilità fondamentali ( alfabetizzazione letteraria, numerica, scientifica,
alle ICT, finanziaria, culturale e civica)
– competenze tout court (pensiero critico e problem solving, creatività, comunicazione,
collaborazione)
– qualità caratteriali (curiosità, iniziativa, perseveranza, flessibilità, leadership,
consapevolezza sociale e culturale)
Il progresso sociale e culturale pone nuove sfide e le generazioni del futuro devono attrezzarsi e
acquisire competenze affinchè possano rispondere in modo positivo a tali sfide, inserirsi nel mondo
del lavoro e sociale, per porsi di fronte al nuovo ed orientarlo, insomma per una completa
realizzazione sociale, personale e lavorativa.

L'EDUCAZIONE AMBIENTALE E ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Negli ultimi decenni l'educazione ambientale e allo sviluppo sostenibile si è posta all'attenzione
della prassi educativa nei nostri sistemi scolastici, ciò soprattutto nei Paesi ad alta
industrializzazione in cui si sono verificati spesso gravi fatti di cronaca.
Rispetto al passato, l'educazione ambientale ha cambiato prospettiva: non è più intesa nel senso di
difesa dell'ambiente naturale ma è intesa in relazione al concetto di SOSTENIBILITA'.
Quello di SOSTENIBILITA' è un conetto trasversale che richiama numerose problematiche
(questione energetica, consumo, legalità, rispetto dell'ambiente...). L'ambiente è visto come un
grande scenario, un insieme di relazioni complesse, nel quale si declina la vita dell'uomo in tutte le
sue sfaccettature, quindi intendere l'educazione ambientale come riferita solo alla tutela
dell'ambiente naturale è estremamente riduttivo. L'educazione ambientale si caratterizza sempre di
più come un' educazione ad un futuro consapevole. La sostenibilità non è un contenuto ma una
strategia alla quale il modello educativo deve fare riferimento.
Come scritto nelle indicazioni nazionali del 2012, l'EA (educ. Ambientale) è obiettivo strategico per
il presente e per il futuro del nostro paese.
Nel documento sono proposte una serie di priorità strategiche che vanno dalla tutela della
biodiversità e delle risorse naturali, al contrasto tra inquinamento e cambiamento, dalla gestione dei
rifiuti all'utilizzo di fonti energetiche rinnovabili.
Le indicazioni richiamano l'attenzione sul fatto che sul nostro territorio nazionale esistono molte
aree protette e parchi naturali.

Dal punto di vista didattico, poiché le tematiche ambientali coinvolgono tutte le discipline di
studio, occorre proporre agli alunni un quadro unitario delle tematiche ambientali, affrontandole in
modo sistemico. La scuola può chiedere ausilio alle amministrazioni pubbliche, enti locali e forze
dell'ordine che si occupano di tutela dell'ambiente. Auspicato è l'orientamento verso le professioni
che operano nel settore.
Nelle indicazioni nazionali sono stati strutturati 8 percorsi didattici su tematiche considerate
prioritarie per l'educazione ambientale, dei quali 4 sono riservati alla scuola dell'infanzia e primaria,
ovvero:
– tutela delle acque e del mare
– tutela della biodiversità (flora e fauna)
– alimentazione sostenibile
– gestione dei rifiuti

Dal punto di vista metodologico, si ritiene che le attività più idonee siano quelle a carattere
laboratoriale perchè consentono di promuovere precise dinamiche motivazionali e apprendimenti
significativi in termini di concetti e relazioni con la realtà. La scuola può avvalersi anche dell'aiuto
di pubbliche amministrazioni, enti locali e forze dell'ordine.
Tale progettualità per essere realmente efficace deve inserirsi nel piano triennale (PTOF) e
nell'utilizzo dell'organico dell'autonomia, per un coinvolgimento anche delle famiglie e
dell'extrascuola.

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