Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
INTRODUZIONE
L’indagine del fenomeno educativo in diversi contesti culturali permette di cogliere gli
intrecci tra globale e locale (tutto ciò lo possiamo cogliere attraverso gli studi di
educazione comparata).
Disponiamo già di molti studi che indagano l’ipotesi di una convergenza globale del
fenomeno educativo —> si tratta di politiche educative che “viaggiano globalmente” e
cioè processi di globalizzazione non sono “immaginata”, ma anche processi di
globalizzazione reale —> questo è ad esempio il caso della personalizzazione.
Per comprendere questi cambiamenti in corso occorre valutare l’impatto delle politiche
globali “in viaggio”, perfino in contesti culturalmente lontani e periferici rispetto a quelli
“centrali” che solitamente generano i trend globali.
Politiche viaggianti —> sistemi di saperi e pensiero che riflettono una logica comune
sottostante le ristrutturazioni degli stati e dell’educazione.
Due prospettive:
- Scuola di Stanford, interessati agli esiti di omologazione, ai processi di
standardizzazione e omogeneità.
- Scuola di Berlino, l’analisi degli effetti di diversificazione e appropriazione del locale
delle politiche che viaggiano globalmente più significativi e quindi costituiscono un
oggetto d’indagine più appropriato.
Scopo del volume —> documentare in che modo viene concepita la personalizzazione,
tra passato e presente, in diversi contesti.
Due interpretazioni:
- personalizzazione come politica scolastica/educativa (non come teoria pedagogica)
- personalizzazione sia come politica educativa che paradigma teorico di tipo educativo
—> questa è ritenuta l’interpretazione più efficace per poter cambiare le realtà
scolastiche di oggi. È un’idea piuttosto omogenea su scala globale e si basa sulla
rielaborazione di strategie pre-esistenti.
La personalizzazione, più che una teoria, è una linea di tendenza, un’idea regolativa che
rilancia un antico principio pedagogico e cioè la centralità del soggetto che apprende.
1. Le politiche inglesi
Spesso ambiguità tra personalizzazione e concetto più generico di “apprendimento
centrato sullo studente” oppure individualizzazione.
Secondo Campbell la concezione riduttiva di “individualizzazione dei servizi” avrebbe
fatto passare in secondo piano le componenti più profonde:
- offrire servizi in una dimensione umana
- mettere al centro la persona (sia nella scelta che nell’uso dei servizi)
- utenti co-ideatori e co-produttore dei servizi
- favorire l’auto-organizzazione del lavoro individuale fornendo aiuto e consulenza.
Una delle critiche rivolte alla personalizzazione è che ne giovino solamente gli alunni
provenienti dalle famiglie più agite e ricche sul piano culturale —> la soluzione proposta
da Leadbeater è che non è la personalizzazione ha creare ingiustizie sociali, ma bensì la
distribuzione delle risorse. Secondo gli studiosi britannici è possibile perseguire
l’eccellenza insieme all’equità e alla giustizia sociale.
—> si tratta di costruire la scolarizzazione attorno ai bisogni dei singoli alunni, plasmare
l’apprendimento in relazione allo stile e ai modi in cui i giovani apprendono. Ciò implica
che il talento di ciascun ragazzo venga sostenuto e incoraggiato.
2. Le politiche americane
Per Brint le scuole americane (soprattutto le secondarie) sono burocratiche e impersonali,
anonime e irrilevanti —> questa organizzazione porterebbe a sviluppare negli studenti un
forte senso di alienazione e la mancanza di impegno.
Per contrastare ciò sarebbe necessario che i docenti conoscessero bene i propri alunni
per potere insegnare loro bene ciò che gli entusiasma.
Negli Usa si discute di personalizzazione dagli anni ’90, uno dei documenti di politica
scolastica a questo riguardo è il Breaking Ranks —> documento che offre un’ottantina di
raccomandazioni e indicazione pratiche per trasformare le scuole statunitensi.
Anche in un recente rapporto del 2004 emerge il ruolo cruciale assegnato all’ambiente di
apprendimento —> un ambiente ben strutturato permette di instaurare relazioni
significative, relazioni di supporto e sostegno che servono per identificare precocemente
disagi e problematiche.
Secondo Clarke gli sforzi per trasformare le scuole nell’ottica della personalizzazione si
devono basare su questi principi:
- riconoscimento —> ciascuno viene valorizzato in quanto portatore di una propria
individualità e personalità. La personalizzazione dipende in larga misura dalla possibilità
di essere riconosciuti;
- accettazione —> apprendimento personalizzato presuppone la piena accettazione nella
comunità scolastica;
- fiducia —> apprendimento personalizzato offre diverse opportunità in cui gli studenti
possano sentirsi coinvolti e poter così orientare la propria vita;
- rispetto —> nell’apprendimento personalizzato ciascuno viene rispettato per le proprie
opinioni e scelte
- scopo —> l’apprendimento personalizzato propone compiti che riprendono i problemi
reali e le sfide del mondo (compiti autentici di realtà)
- conferma —> l’apprendimento personalizzato sostiene le acquisizioni personali sullo
sfondo di standard ampi della comunità di apprendimento.
Nel rapporto “A Call to Action” sono raccolte indicazioni per la pratica della
personalizzazione:
- scuole di piccole dimensioni
- programmi rigorosi che superino gli standard e che siano rilevanti per la vita reale
- lavorare sulla formazione dei docenti, affinché sia capaci di identificare i bisogni e
fornire supporto adeguato agli alunni
- team docenti per garantire la continuità del lavoro
- piani personali di apprendimento per ciascun studente
- collaborazione a diversi livelli di scuole (primarie-secondarie-oltre)
- tutor per ciascun alunno che instaura rapporti con la famiglia
- coinvolgere gli studenti nelle decisioni che riguardano l’apprendimento
La cura per la persona dell’alunno è ritenuto un fattore fondamentale per il suo successo
scolastico e sociale.
3. Le politiche australiane
Anche le politiche della personalizzazione australiane sostengono che l’insegnamento più
efficace sia quello centrato sullo studente. L’apprendimento risulta più efficace se il
curricolo tiene conto dell’ambiente di provenienza e degli interessi dello studente e se le
prassi di insegnamento sono flessibili e adatte ai bisogni individuali.
Le esperienze australiane offrono dati e indicatori utili per progettare azioni educative
all’insegna della personalizzazione; esse sono così raggruppate da Cole:
- conoscenze relative al funzionamento della mente umana, apprendimento per problemi
e basato sulla scoperta individuale —> tutto ciò per sviluppare il problem solving e la
capacità di prendere decisioni in situazioni autentiche e reali.
- nuovo modello di professionalità docente, docente allenatore per un apprendimento
attivo e auto-gestito dall’alunno.
- azioni didattica all’insegna del costruttivismo: se il curricolo è rilevante per gli studenti,
questi apprenderanno più motivati e costruiranno da soli il loro sapere. No valutazione
con test formalizzati, ma valutazioni quotidiane nel contesto reale.
- l’apprendimento autentico avviene nel contesto della comunità e della vita reale.
Dopo aver esaminato questi tre casi, risulta chiaro che tale impostazione scolastica
richiede una complessa riorganizzazione e trasformazione dell’istituzione scolastica
tradizionale.
MICHAEL FULLAN
BREAKTHROUGH: Una strategia per il miglioramento dell’apprendimento
Migliorare il rendimento dei singoli alunni con le 3 P —> il focus della ricerca di Fullan,
Hill e Crevola è rappresentato dalla classe e dal rendimento scolastico di ogni alunno. Si è
cercato di realizzare un cambiamento profondo di mentalità e di gestione della classe, in
modo che ciò agisse sul rendimento scolastico (nello specifico in riferimento
all’apprendimento della lingua e del calcolo).
Il modello proposto, detto TRILPA P, implica 3 componenti:
- personalizzazione (la P meno sviluppata nella prassi pedagogica attuale)
- precisione: saper intercettare i bisogni degli studenti per sostenere la motivazione
anche attraverso la valutazione in vista di ulteriore apprendimento (importanza del
feedback)
- apprendimento professionale: formazione dei docenti che non avviene sulla base di
prescrizioni esterne, ma che nasce nell’aula. I docenti apprendo anche in classe —>
importantissima la dimensione collegiale
CHRIS WATKINS
L’apprendimento personalizzato in classe
Le classi sono ambienti complessi e sono realtà sociali molto delicate; i docenti si trovano
coinvolti in centinaia di interazioni ogni giorno. La classe inoltre è uno spazio pubblico, le
valutazioni vengono rese pubbliche molto spesso.
Nonostante l’unicità e la complessità della classe, gli eventi sono gestiti spesso con
modalità molto omogenee e con gli stessi tempi per tutti e da sempre. Tra le modalità
ancora in uso oggi ne troviamo una che risale al 3000 a.C —> ciclo IRV (iniziazione
dell’insegnante, risposta dello studente, valutazione). Tale approccio d’insegnamento si
basa una visione del sapere come ben definito e una relazione insegnante allievo
caratterizzata da una notevole differenza di potere.
La classe è spesso vista come una realtà immutabile di fronte ai cambiamenti, si può
dedurre che le classi sono ovunque gestite in modo da ridurre la loro complessità —> si
tratta di una questione sociale: la vita della classe è consolidata da un ampio sistema di
forza, che incide sulle concezioni degli insegnanti circa le questioni importanti su cui
concentrare il proprio lavoro.
Il modo per gestire una realtà complessa come quella della classe dipenda dalla
creazione di routine —> tale approccio meccanicistico ha il suo apice nel 19° secolo.
Questa pratica (insieme a fattori storici come l’industrializzazione) ha promosso
l’educazione di massa centrata sul messaggio “un unica misura per tutti”.
In molti paesi i governi tendono a governare il processo di insegnamento fin nei più
piccoli dettagli, decidendo sia le macro che le micro politiche d’insegnamento —> in
queste condizioni si promuove al 100% la standardizzazione dell’offerta.
Il concetto di personalizzazione non è recente, è stato teorizzato negli anni ’70 e in quel
tempo era inteso come un modello di istruzione “diverso” da quello tradizionale.
Nel Regno Unito la personalizzazione è stata introdotta come una “grande idea”
riguardante i servizi pubblici, è stata introdotta per superare gli approcci burocratici
ispirati alle logiche di mercato.
Parlare di personalizzazione non è facile, è un concetto molto generico, molto usato nel
parlare comune, c’è quindi il rischio che venga attribuito ad esso un significato erroneo.
Watkins sostiene che alcuni studiosi invece che occuparsi di personalizzazione studiano:
1) l’insegnamento —> scarso interesse per l’apprendimento, ci si concentra troppo
spesso sull’insegnamento. Tratti tipici dell’apprendimento vengono confusi con
l’insegnamento.
2) le performance —> il rendimento o performance non sono sinonimi di apprendimento,
anche se esso può produrle. Le finalità della scuola sono spesso appiattite sui
risultati, le performance appunto, che si ottengono.
3) il lavoro o compito scolastico —> si chiede ai ragazzi di lavoro e di essere centrati sul
compito, ma non si tiene in considerazione la qualità dell’apprendimento o l’impegno
che ci hanno messo.
Personalizzazione = individualizzazione?
No, non sono la stessa cosa, individualizzare può essere un primo passo per poi arrivare
alla personalizzazione.
Occorre spostarsi da uno scenario basato sulla regola “una misura unica per tutti”, ad
uno scenario basato sul principio “una misura per ciascuno”. Ancora meglio la una misura
unica per tutti dovrebbe tradursi in molte misure in uno solo —> ciò consentirebbe una
molteplicità di interpretazioni e promuoverebbe interdipendenze. In tal modo si
garantirebbe una risposta adeguata ai problemi odierni.
L’apprendimento personalizzato lancia una sfida alla routine scolastiche; lavorare con le
pratiche personalizzate richiede impegno e sforzo, questo è sicuramente un motivo per
cui molti insegnanti si ritirano e preferiscono restare nella tradizione.
Dobbiamo sostenere una visione significativa della persona (una che ci piacerebbe
applicare a noi stessi) e dell’apprendimento (che si potrebbe applicare al migliore dei
nostri apprendimenti) —> tali ingredienti rendono la personalizzazione della classe in
grado di produrre un reale cambiamento.
Questo capitolo si basa su una pedagogia dal basso che parte dall’esperienza e
dall’osservazione del mondo, che genera narrazioni e ricostruisce saperi utili a soddisfare
l’indagine personale.
Emerge come dimensione fondamentale la soggettività critica —> implica il
coinvolgimento personale con il proprio apprendimento e con il mondo.
Il senso del sè, l’identità dell’allievo, le sue attitudine e predisposizioni rappresentano il
perno più importante da tenere in conto.
Nuovo curricolo —> prevalentemente incentrato sulle competenze, intese come abilità di
comprendere e agire, piuttosto che su una semplice serie di discipline.
Inoltre sono state individuate 5 competenze chiave: ad apprendere, ad essere cittadini a
relazionarsi con gli altri, a gestire situazioni e informazioni.
Oltre alla valutazione delle qualità personali, una questione centrale è stata identificata
nella possibilità di stimolare il cambiamento. Il feedback è finalizzato a sostenere
ciascuno studente a comprendere il modo in cui apprende e come può diventare
responsabile per proprio apprendimento.