Andrea Braggio
insegna solo storia, ma ad amare la storia, che tuttaltra cosa. Se non insegna solo letteratura, ma capace di farla amare. In questa dimensione formativa linsegnante valuta in modo autentico e globale i propri studenti e non li ossessiona con i test di verifica. interessato a formare tutti, pi che a selezionare i migliori.[2] Nei prossimi anni gli istituti scolastici saranno poi chiamati a lavorare con pi cura sulla didattica speciale, quella che si occupa della valorizzazione della diversit dei soggetti portatori di handicap, riconoscendo e salvaguardando meglio la loro specifica identit. Verr inoltre riconosciuto in modo pi chiaro ci che docenti ed educatori, spesso lasciati soli nel loro compito educativo, denunciano da tempo, ovvero che gli alunni svantaggiati sono una categoria pi ampia di quello che siamo soliti supporre. Gli alunni svantaggiati comprendono infatti, oltre ai portatori di handicap, anche tutti coloro che, per ragioni culturali, sociali, di provenienza geografica o altro, incontrano o possono incontrare difficolt scolastiche.[3] Sono comunque certo che il declino dellattuale sistema economico e la progressiva introduzione di nuovi metodi di lavoro non pi dipendenti dalle risorse finanziarie ma da un pi libero contributo del personale che lavora nella scuola e di molti volontari impegnati nella ricostruzione di ogni settore delle attivit umane, favoriranno un inserimento dei portatori di handicap pi attento di come adesso.[4] Intendo qui con il termine ricostruzione il piano che diversi esperti internazionali delleconomia e dellamministrazione pubblica stanno studiando da alcuni anni, che potr essere determinante nella risoluzione della drammatica situazione verso cui stiamo andando incontro e che toccher il suo apice nel crollo dellattuale sistema economico. Tale ricostruzione non potr che richiedere un impegno condiviso da parte di tutti in ogni paese e prevedere lintroduzione graduale di nuovi metodi di scambio. Lattuale sistema dominante di produzione e distribuzione del cibo, il sistema sanitario, dellistruzione e dei trasporti saranno ripensati mettendo al centro luomo e non pi i profitti. Fra i suoi primi obiettivi, il piano di ricostruzione dovr risolvere il grave problema della concentrazione del cibo in una sola matrice produttiva. Poche societ controllano attualmente la maggior parte della produzione mondiale delle sementi, degli input agricoli e della distribuzione del cibo in tutto il mondo. Queste societ hanno favorito una crisi che nel 2009 arrivata a colpire pi di un miliardo di persone in tutto il mondo e ora tende sempre pi ad aggravarsi. La fame e la malnutrizione (fattori che stanno sempre pi diffondendosi negli Stati Uniti e che lEuropa sta attualmente sottovalutando) non sono un fatto naturale, ma il risultato di rapporti sociali e produttivi precisi che legemonia neoliberale ha imposto in modo spregiudicato.[5] Alla componente culturale segue quella pedagogico-didattica. Essa consiste nellavere chiari gli obiettivi educativi e possedere una metodologia e degli strumenti atti a garantirne il conseguimento. Un insegnante deve avere chiaro quale tipo di individuo vuole contribuire a formare, quale tipo di atteggiamento desidera avere da parte dellallievo durante lattivit in classe e quale tipo di rapporto intende stabilire tra la didattica e la crescita personale dei suoi alunni. Deve inoltre possedere degli strumenti che possano consentirgli il conseguimento dei traguardi che si pone lavorando sulla teoria e la tecnica della programmazione, sulla ricerca e discussione di gruppo, sulluso adeguato di didattiche specifiche o di tecnologie audiovisive. La didattica multimediale opera per esempio mediante ipertesti che possono aiutare a completare la spiegazione, visualizzare esempi, effettuare approfondimenti, attivare lavori personali o di gruppo. Consente luso di diversi media (testi scritti o verbali, immagini, filmati, sonoro) e agevola in molti casi lapprendimento attraverso la pluralit di linguaggi impiegati in simultanea. Nata in tempi relativamente recenti grazie alla crescente diffusione di nuove modalit di scambio economico e al largo utilizzo di internet, la pedagogia della condivisione ha mantenuto uno stretto legame con la didattica multimediale e in particolar modo con i nuovi approcci alla ricerca e al lavoro di gruppo presenti sul web.[6] Questi approcci hanno fatto progressivamente emergere lidea secondo cui la conoscenza non pu essere di propriet esclusiva di alcuno, non si consuma e non diminuisce di valore se viene scambiata e ceduta ad altri. La conoscenza non rappresenta un bene competitivo: pi circola pi il suo valore aumenta e si moltiplica. Se ci riflettiamo bene, leconomia della conoscenza prefigura uneconomia dellabbondanza che contraddice radicalmente lattuale economia capitalista fondata sullillusione della scarsit, lesclusivit della propriet e la competizione per lutilizzo delle risorse. In molti settori ci si sta poi sempre pi accorgendo che difendere il monopolio intellettuale dal punto
di vista legale -- tramite brevetti, copyright e altre restrizioni allutilizzo di uninvenzione -- non favorisce necessariamente linnovazione e la creativit. Il declino dellattuale sistema economico si accompagner certamente a una riflessione pi attenta sulle problematiche relative al possesso dei beni. Faccio riferimento in particolar modo a quella che riguarda il possesso non come uso o appropriazione delle cose, ma come presenza di potere. Si pu infatti constatare come ci che conta nella ricchezza non sia tanto il possedere, quanto il potere. molto meno importante la quantit di ci che si possiede rispetto alla propria qualificazione nellambiente in cui si vive e si opera. Viceversa, la povert non consiste tanto nel possedere poco, quanto nel potere poco; non tanto nel non avere, quanto nel non contare; non tanto nel non avere nulla, quanto nellessere nulla. Nel nuovo sistema socioeconomico che andr ad affermarsi questo modo di valutare se stessi e le relazioni con gli altri muter in maniera considerevole. Grazie alla diffusione di unattenta pedagogia della condivisione, dentro e fuori il mondo della scuola, sar possibile operare quellimportante spostamento dallavere allessere che, se da una parte rappresenter una sorta di percorso obbligato con il quale dovremo tutti quanti fare i conti, accettando cos di avere tutti lindispensabile ma rinunciando al superfluo e agli sprechi, dallaltra rappresenter una grande opportunit per diventare finalmente esseri umani degni di questo nome.[7] Ho ribadito in altre sedi il fatto che lattuale sistema capitalistico di stampo anglosassone ha effetti devastanti sulla vita delle persone e necessita di essere accompagnato da un robusto sistema di protezione sociale. Sono fermamente convinto che tutte le persone, che lavorino o meno, debbano godere dellincondizionato diritto a non morire di fame e ad avere un ricovero; non dovrebbero ricevere pi di quanto sia indispensabile per mantenersi, ma neppure ricevere di meno. Il reddito minimo annuo, richiesto da molti gi a partire dagli anni cinquanta del secolo scorso ma mai preso sul serio, avrebbe per esempio leffetto di dilatare lambito della libert personale, assicurerebbe maggiore indipendenza. Nessuno che sia economicamente dipendente da altri (da un genitore, da un marito, da un capo) sarebbe pi sottoposto al ricatto di venir lasciato morire di fame. In ogni modo, nel sistema socioeconomico che le persone dovranno contribuire a ricostruire sulle rovine dellattuale, assai probabile che per la prima volta prenda corpo la visione di chi lotta per un mondo in cui tutti i ragazzi vengono nutriti, in cui il cibo, lassistenza sanitaria, listruzione, la casa e i vestiti sono diritti e non privilegi.[8] Ogni persona avr la possibilit di sperimentare quella gioia autentica che proviene dal dare e condividere, non gi dallaccumulare e sfruttare. Docenti ed educatori dovranno trasmettere alle nuove generazioni coinvolte nelle prime fasi della ricostruzione il valore della gratuit, del dono di s e della fratellanza, non come vaghi ideali ma come principi di vita senza i quali non potr esserci alcuna possibilit di sopravvivenza. Dovranno lottare nei primi tempi contro legoismo e lavidit di coloro che, opponendosi a ogni cambiamento, hanno sempre fatto del loro meglio per sfruttare gli altri imponendo lidea secondo cui tutto ha un prezzo, "educando" le persone a valutare il loro successo in base a quanto possono comprare e consumare.[9] Dovranno fare il possibile per rigettare quelle prassi educative che relativizzano la dimensione politica dellessere umano, favorendo di fatto quellindividualismo irresponsabile che sta erodendo le societ "avanzate". Questo significher lavorare in modo pi preciso e prolungato sul gruppo delle abilit sociali e interpersonali e sul gruppo delle abilit emozionali e affettive.[10] Al primo gruppo appartengono quelle abilit che hanno a che fare con linterazione, come il saper collaborare, il saper comunicare, il saper affermare se stessi senza calpestare gli altri, il saper rispettare le norme di comportamento, il saper gestire i conflitti o il saper mediare e negoziare. Le abilit emozionali affettive riguardano invece la consapevolezza delle proprie emozioni e di quelle degli altri, per poter essere pi preparati nella comunicazione sociale. Rientrano in questo gruppo il saper leggere le emozioni proprie e quelle degli altri, il saper esprimere le proprie emozioni con spontaneit e autenticit, lessere sensibili ed empatici, il sapersi automotivare, il saper affrontare le situazioni di stress e neutralizzare le emozioni distruttive o il saper controllare la propria aggressivit. La terza componente della professione di insegnante infine quella psicologica. Un insegnante non pu trascurare la natura dei processi psichici dei suoi allievi, come la percezione, lapprendimento, la motivazione
ad apprendere o le intelligenze multiple, al fine di stimolarli con il suo intervento educativo. Deve tener presente che non esiste un unico modello di processo educativo. Il soggetto delleducazione innanzitutto un singolo irripetibile con un proprio bagaglio ereditario e una specifica condizione esistenziale e socioculturale. Il tema della diversit, messo a fuoco dalla ricerca sperimentale e poi diffusosi, per le evidenti implicazioni didattiche, anche nel mondo della scuola, suscita un interesse crescente da parte di psicologi e pedagogisti. [11] Sebbene la scuola si ponga in teoria lobiettivo di conseguire la migliore prestazione possibile dalla totalit degli allievi, gli studiosi pi attenti ricordano che esistono differenze notevoli fra gli individui e che educare significa innanzitutto valorizzare lidentit personale. Lapparente ovviet di tali considerazioni nasconde per unimplicazione metodologica che richiederebbe allistituzione scolastica limpegno di differenziare in modo pi preciso i metodi e gli stili di insegnamento in funzione dei singoli allievi.[12] Il docente deve poi conoscere le caratteristiche psicologiche tipiche delle diverse et, con particolare riguardo agli allievi di cui si occupa, ponendo la massima attenzione sugli interessi, le modalit di rapportarsi agli altri e gli eventuali problemi di tipo personale. Come gi osservato, la competenza psicologica include unattenta considerazione da parte dellinsegnante degli aspetti emotivi legati allapprendimento. Le ricerche internazionali tese a verificare le competenze degli studenti hanno in genere trascurato questi aspetti.[13] Nei normali contesti educativi, la riduzione dellapprendimento al solo aspetto cognitivo pu forse andare bene al momento della verifica di una conoscenza o di unabilit, ma nella competenza che si vuole certificare entrano fortemente in gioco anche fattori della sfera emotiva, quali la motivazione, lautostima, lautoefficacia e la relazione affettiva. La comunicazione didattica si sviluppa in un ambiente saturo di emozioni e non si pu certo ridurre al solo momento certificativo.[14]
2. Atteggiamenti psicologici
Proprio in riferimento a questa terza componente della professionalit del docente, lassunzione di atteggiamenti psicologicamente adeguati nei confronti dei propri allievi rappresenta un fattore rilevante nella pedagogia della condivisione. Guido Petter ci aveva chiarito che si trattava non solo di riconoscerne la natura e limportanza, ma anche di saperli assumere con naturalezza, farli propri, rendendoli elementi permanenti del nostro modo di entrare in relazione con gli altri e con noi stessi. Il primo atteggiamento senza dubbio la curiosit dello studioso, quella che, di fronte agli oggetti e ai fenomeni del mondo naturale, agli aspetti dellambiente culturale in cui vive, ma anche di fronte alle persone e al loro comportamento, si pone con frequenza dei problemi, dei perch. latteggiamento di colui che vuole capire e ricerca, che rifiuta un approccio superficiale allo studio e alla riflessione. Sul piano didattico si traduce nella presentazione ai propri allievi di situazioni problematiche che li coinvolgano nellascolto, nella discussione di gruppo e nella ricerca. [15] mostrare loro che un tema particolare o un aspetto di esso pu davvero essere pi complesso di come appare al senso comune. La curiosit pu cos portare il docente a cogliere meglio le motivazioni degli allievi, il loro modo di sentire o di ragionare, i loro giudizi precostituiti o la natura delle difficolt che incontrano. La storia delle scienze ricca di uomini che, collaborando fra loro e unendo i risultati delle rispettive ricerche, hanno incarnato e incarnano tuttora questo atteggiamento di apertura nei riguardi della conoscenza, concepita come un bene comune che pi di condivide pi si arricchisce. Un secondo atteggiamento importante quello di ascolto. ritenere la persona con cui stiamo parlando portatrice di messaggi sempre nuovi. non darla mai per scontata, capace dunque di avere sempre qualcosa di nuovo e di rilevante da comunicarci. Si tratta di un atteggiamento che considera il dialogo e la relazione come occasioni grazie alle quali sempre possibile arricchirsi.[16] Lascolto permette allinsegnante di cogliere i bisogni, gli interessi e gli stati danimo dei suoi allievi, dando loro una risposta adeguata; gli consente di diventare presente nella vita dei suoi alunni e partecipe dei loro vissuti, riuscendo a dare loro il senso che quanto gli dicono ha importanza per lui, non verr divulgato, non sar oggetto di pettegolezzo, n dar luogo a rimproveri. Nellascolto pu trovare espressione quellamore per laltro quale egli , purch si intenda il
termine amore quale equivalente del termine teologico agape, e non negli abituali significati romantici e possessivi. Significa rispetto per laltro quale persona autonoma, meritevole di attenzione, che comporta quella che lo psicologo Carl R. Rogers aveva indicato come unaccettazione positiva non valutativa.[17] Un atteggiamento strettamente legato allascolto quello di empatia, ovvero di attenzione ai vissuti dellaltro e di partecipazione emotiva. aprirsi al modo in cui la vita viene esperita da un altro, impegnarsi a vedere il mondo nei termini che gli sono propri e farlo sentire meno solo nella situazione che sta vivendo. Il docente empatico avverte il mondo interiore dellallievo, i suoi significati personali come se fossero suoi, senza mai perdere questa caratteristica "come se".[18] A questo atteggiamento, che d al bambino o al ragazzo il senso di vivere un rapporto pi profondo e autentico con la persona dellinsegnante, possibile unire quello di valorizzazione e fiducia. Esso consiste nel trasmettere agli allievi lidea che sempre possibile migliorare, che sempre possibile fare meglio. Significa dare il senso che certe cose sono gi in grado di farle bene e in altre riusciranno sicuramente con lesercizio e limpegno, anche se questo porter loro via pi tempo. Un insegnante responsabile ha sempre il dovere di incoraggiare i suoi allievi e di individuare e favorire i loro talenti e le loro abilit, pur restando nellambito di valutazioni realistiche. suo dovere il comprendere le debolezze di coloro che sono affidati alle sue cure e il fatto che riuscir a far fronte alle loro cattive inclinazioni solo circondandoli di amore e offrendo loro, attraverso il suo esempio personale, un modello di impegno costante, di forza e di buon senso. Leducazione cosa di cuore: non c forza pi grande dellamore e solo nellamore possibile quel miglioramento che ci si auspica dai propri allievi. Solo un insegnante che ama davvero il suo lavoro e offre generosamente quellamore che protegge e aiuta pu rendere serena e piacevole la loro vita di scuola.[19] Un altro atteggiamento sul quale ogni docente dovrebbe porre attenzione lautoriflessione. Esso consiste in una costante valutazione di s, delle proprie idee, del proprio lavoro, anche in vista di alcuni importanti conseguimenti da raggiungere nellattivit in classe. Nessun docente pu insegnare in modo efficace una materia, se lui stesso non la ama e se non riesce a farla amare agli allievi, indipendentemente dal fatto che siano o meno portati in quella disciplina specifica. Nessun docente pu insegnare bene una materia, se non si propone di farla apprezzare a partire dalla considerazione che nutre per i suoi allievi.[20] La considerazione rappresenta la stima che linsegnante manifesta nei confronti di un allievo nel momento in cui gli riconosce un valore intrinseco, accettandolo innanzitutto per come . Gli attribuisce una dignit umana, a prescindere dal suo aspetto, dal suo rispetto per le regole comunitarie, dallautocontrollo delle sue pulsioni, dalla considerazione che nutre per gli altri in classe o dallambiente familiare da cui proviene. Avere considerazione per gli allievi significa credere in loro, incoraggiandoli a raccogliere delle sfide sempre nuove. Significa anche riprenderli e rimproverarli quando si comportano in modo irresponsabile e maleducato, senza per mancare loro di rispetto, senza offenderli o umiliarli. Si tratta di esercitare dunque quellautorit formativa indispensabile che non si arresta al voler bene agli studenti, ma si muove nellottica del volere il loro bene e perseguirlo, anche quando costa enorme fatica per il docente e per gli allievi. Per i bambini e i ragazzi, gli insegnanti che operano nella scuola rappresentano inoltre la principale fonte di sicurezza dopo i genitori. Un docente pu rendere un inferno la vita di un allievo (cosa tuttaltro che rara) o farlo vivere in un ambiente sereno, che lo induca a svegliarsi ogni mattina senza langoscia di dover recarsi a scuola. Un docente pu favorire linsorgere di stati di ansia e avere effetti gravissimi sullautostima dei giovani o impegnarsi a lavorare sulle proprie mancanze e organizzare la vita della classe in modo da trasmettere una sensazione di sicurezza. Perch ci sia possibile, linsegnante deve avere fiducia nella propria capacit di far fronte alle novit e agli imprevisti: un atteggiamento che, oltre a richiedere flessibilit, ovvero la disponibilit a modificare le proprie convinzioni o valutazioni di fronte a dati di fatto che smentiscono le sue attese o ipotesi, comporta un continuo lavoro interiore su se stesso. Ho assistito a lezioni di insegnanti plurilaureati incapaci di far fronte a banali emergenze educative, con metodi didattici scadenti, poco attenti alle esigenze degli allievi e incapaci di favorire un clima positivo in classe. Allo stesso tempo, ho constatato come educatori privi di tanti attestati e titoli di studio, ma con pi esperienza educativa, passione per il proprio lavoro e attenti al fatto che in classe ci fosse maggiore
rispetto, ascolto e collaborazione, fossero molto pi apprezzati dagli studenti, perch pi impegnati nel lavoro di rassicurazione. A differenza di moltissimi docenti interessati esclusivamente a portare avanti il programma, gli educatori sono pi consapevoli che il benessere comunitario in classe un bene da proteggere, salvaguardare e coltivare in modo continuativo, altrimenti risulta impossibile portare avanti le lezioni ed educare. Riconoscono inoltre la necessit di un comportamento coerente allinterno della scuola. La coerenza rappresenta latteggiamento dellinsegnante-formatore interessato a vivere con i suoi studenti delle relazioni autentiche e oneste. Le sue parole e la sua linea di condotta riflettono ci che pensa e sente, in un ambiente dove non si tratta di essere arrendevoli e accondiscendenti, ma comprensivi ed esigenti.
3. Accoglienza e condivisione
Un indicatore macroscopico di complessit emerso in questi ultimi anni linserimento sempre pi consistente nelle classi di alunni di origine straniera, nati in Italia o ricongiunti ai genitori, che ha reso possibile un confronto, spesso problematico, con diversit culturali di cui non ci si era mai preoccupati veramente.[21] Nel processo di formazione e adattamento al nuovo ambiente i bambini intrecciano molte relazioni significative e devono creare e mantenere dei legami con pi contesti sociali e culturali rispetto ai loro genitori. Lesperienza della migrazione e del confronto con una lingua e un modo di pensare diversi rispetto al proprio gruppo dorigine rende sovente la loro vita pi complessa rispetto a quella dei compagni di classe.[22] Fra i requisiti di un bravo insegnante non pu dunque mancare limpegno a facilitare linserimento dei bambini immigrati nella scuola, quellamore che si traduce in accoglienza. La pedagogia della condivisione promuove laccoglienza di allievi che arrivano da altrove, cerca le possibili vie comunicative per interagire con loro e con le loro famiglie, pone attenzione ai loro bisogni e ai loro vissuti e incrementa quelle iniziative didattiche che orientano le finalit della scuola verso una prospettiva egualitaria, aperta e dialogica. Gli atteggiamenti, le scelte, i compiti che un docente che si ispira a tale pedagogia riconosce come propri sono lapertura, laccoglienza dello straniero, il muoversi verso laltro. Oltre che impartire il sapere, si rende conto che il compito pi importante suscitare negli allievi il senso della responsabilit, la comprensione, la buona volont e la perseveranza nei giusti rapporti umani, qualunque sia la sua disciplina. Questi sono valori nei quali oggi pi che mai opportuno credere, ritenendoli necessari nella vita politica, sociale, quotidiana, oltre che nei rapporti educativi e nelle situazioni formative.[23] Un insegnante deve porre la massima fiducia nel valore dellincontro con chi viene da lontano e ritenere necessari la comunicazione e un dialogo costruttivo con bambini, ragazzi e adulti di nazionalit diverse. Questa comunicazione e questo dialogo potranno per essere efficaci solo a patto che lui sia il primo a credere davvero nella condivisione come mezzo per promuovere una convivenza pacifica, dentro e fuori la scuola. Solo la condivisione e la collaborazione in classe potranno dare vita a un clima sereno grazie al quale i bambini immigrati potranno conciliare meglio dentro di s messaggi e richieste, anche contraddittorie, che provengono da un lato dalla famiglia e dallaltro dalla scuola e dalla societ. A loro infatti richiesto di "riuscire" nel nuovo paese, ma allo stesso tempo di mantenere i legami con le origini culturali della famiglia. Il conflitto identitario che queste generazioni devono affrontare nasce proprio dallappartenenza a luoghi, spazi e contesti differenti fra loro e, a volte, in contraddizione.[24] Un insegnante deve pertanto prendere coscienza del fatto che niente deve essere dato per scontato nella convivenza reciproca e nella costruzione di un clima-classe dove importante che le differenze siano accettate e le disuguaglianze abbattute. Proprio per questo bene ricordare quello che Mariangela Giusti, appellandosi al buon senso, ci esorta a riconoscere quando afferma che tutti siamo diversi, che lo siamo in tanti modi differenti e che non proprio il caso di porre unenfasi fuori misura sullappartenenza a una qualche comunit etnica, a un qualche gruppo territoriale, come se ci dovesse essere un segno distintivo che debba creare barriere insormontabili fra noi e gli altri.[25] Gli insegnanti saranno sempre pi chiamati a fare i conti con classi multietniche, che rappresenteranno la normalit nel nuovo sistema socioeconomico che andr affermandosi, caratterizzato da una mobilit molto pi
accentuata di adesso. Gli antropologi avranno un ruolo importante nella scuola dal momento che dovranno aiutare a rendere visibili agli adulti e alle giovani generazioni gli aspetti meno evidenti degli universi culturali (punti di vista, abitudini e atteggiamenti) delle famiglie migranti. Docenti ed educatori dovranno rendersi disponibili a decodificare simboli che non conoscono, a prendere maggiore confidenza con codici comunicativi diversi interpretandone il senso senza anteporre giudizi precostituiti, in modo da gestire meglio incomprensioni e possibili conflitti. Ogni classe multietnica sar concepita come un piccolo mondo. Cos come non sar possibile un futuro per lumanit intera senza una cooperazione pacifica fra le nazioni, allo stesso modo, in classe, la competizione fra gli allievi dovr essere sostituita dalla collaborazione, dal venirsi incontro, dal percepirsi come un gruppo allinterno del quale ciascuno mette del suo per farlo crescere. Per gli allievi di una classe, condividere significher coabitare pacificamente il medesimo spazio e sostenersi reciprocamente considerando le difficolt degli altri come proprie. Il singolo avr importanza nella misura in cui sar educato a riflettersi negli altri e a concepire se stesso come elemento che arricchisce il gruppo cui appartiene. Ognuno metter a disposizione degli altri ci che ha di meglio, lo valorizzer secondo le sue caratteristiche specifiche, imparando anche a mettere in comune.[26] I valori dellaltruismo, della solidariet e il senso di unit caratterizzeranno il clima di ogni classe, che riprodurr in piccolo il tipo di relazioni che, dopo il crollo dellattuale sistema economico, le nazioni saranno inevitabilmente portate a stabilire fra loro in grande. Uso qui il termine inevitabilmente perch solo nel momento in cui ogni nazione si far carico del benessere delle altre accettando di mettere in comune ci che ha in eccesso rispetto ai propri bisogni (e con questo mettere in comune si potranno soddisfare i bisogni di tutti) eviteremo di distruggere la vita sul pianeta. Labisso esistente fra nazioni ricche e povere dovr essere colmato al pi presto. Centrale per lintera trasformazione dellumanit laccettazione del principio di condivisione. Da questo dipende la giustizia, e dalla giustizia dipende la pace per il mondo. Con laccettazione del principio di condivisione, tutti gli altri problemi potranno essere risolti pi facilmente.[27] Copyright 2012 Andrea Braggio Andrea Braggio. Ogni classe un piccolo mondo: elementi di pedagogia della condivisione. Dialegesthai. Rivista telematica di filosofia [in linea], anno 14 (2012) [inserito il 10 luglio 2012], disponibile su World Wide Web: <http://mondodomani.org/dialegesthai/>, [49 KB], ISSN 11285478.
Note
1. Per un approfondimento relativo a questi due criteri di un insegnamento efficace, sui quali sono state avviate diverse riflessioni, soprattutto in Francia a partire dagli anni settanta del secolo scorso, rimando a J. L. Mursell, Successful Theaching. Its Psychological Principles, McGraw-Hill, New York 1954. 2. M. Polito, Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 13. 3. Si pensi per esempio agli immigrati, agli extracomunitari, agli alunni provenienti da aree socialmente e culturalmente degradate. 4. Gli insegnanti pi sensibili e consapevoli della propria funzione formativa esprimono molta amarezza, delusione, indignazione morale verso la classe politica ed economica dominante che non disposta a investire di pi nella scuola e nella formazione integrale delle nuove generazioni. Anzi la scuola che subisce tagli quando leconomia va male e quando i politici succubi dei potentati economici si prodigano a obbedire alle loro richieste di risparmio. Si tagliano gli investimenti nella scuola per
regalarli alleconomia, dichiarando solennemente che questultima il settore produttivo e trainante della nostra societ, lasciando intendere che la scuola non lo : solo un costo (M. Polito, Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 37). 5. R. Patel, I padroni del cibo, Feltrinelli, Milano 2008; E. Holt-Gimnez (a cura di), Food Movements Unite! Strategie per trasformare i nostri sistemi alimentari, Slow Food Editore, Bra 2011. 6. Si pensi al sistema operativo Linux, alle enciclopedie multimediali messe a disposizione gratuitamente o alla condivisione di ricerche in alcuni settori. 7. Siamo tutti pi benestanti, pi comodi e con le pance pi piene, ma non siamo n pi sani n pi felici di quanto non fossero i nostri nonni, pur con molto meno a disposizione. Siamo pi insoddisfatti, depressi, soggetti ad allergie, perennemente stressati e, spesso, anche disperatamente soli. Non si tratta di tornare indietro, di buttare a mare le conquiste della tecnologia per tornare a lampade a gas e buoi che tirano laratro. No, certo. Si tratta di andare avanti cercando di capire perch, pur con tutto quello che abbiamo in pi, non siamo ancora felici. Allora forse ci accorgeremo che, abbagliati dai valori materiali, ci siamo dimenticati di riconoscere anche valori di tipo diverso, pi legati allessere e meno allavere, pi attenti al rapporto umano, alla comunicazione autentica, alla realizzazione dei sogni e degli ideali, alle emozioni della musica, alla contemplazione della bellezza, al divertimento del gioco, al piacere di ampliare le proprie conoscenze, alla soddisfazione di sentirsi utili, alla gioia di costruire, alla serenit di sentirsi in pace con se stessi, alla conquista della capacit di incontrare davvero gli altri, allapertura a curiosit e meraviglia, allintimit danimo con le persone che ci stanno pi a cuore, alla sensibilit nei confronti dellinnocenza dei bambini, al rispetto per lesperienza esistenziale degli anziani, allamore per la natura, al senso di riconoscenza per la vita stessa (M. Roveda, Perch ce la faremo, Ponte alle Grazie, Milano 2004, pp. 45-46). 8. E. Holt-Gimnez (a cura di), Food Movements Unite! Strategie per trasformare i nostri sistemi alimentari, Slow Food Editore, Bra 2011, p. 179. 9. La felicit non si pu comprare, per tutti comprano per essere felici (M. Roveda, Perch ce la faremo, Ponte alle Grazie, Milano 2004, p. 82). 10. Da qui la rivalutazione futura del lavoro degli psicologi che opereranno in modo fisso allinterno di ogni istituto scolastico. 11. Le domande sui fini delleducazione sono come una bussola, ci aiutano a orientarci verso una scuola autenticamente formativa. Cosa vogliamo ottenere insegnando questo o quello? Cosa ci interessa veramente: la crescita e autorealizzazione degli studenti o le regole del mercato? Lo sviluppo delle varie forme di intelligenza che ognuno possiede o la selezione attraverso luso sfacciato dei test standardizzati? Il successo formativo ed esistenziale dei nostri studenti o limposizione di cose che detestano e li demotivano? Aumentare le loro capacit di apprendimento o tarpare le loro ali, decretando se sono bravi o meno nella nostra disciplina? La loro formazione o la loro selezione? Personalizzare il percorso di studi o imporre a tutti lo stesso curriculum standardizzato?, (M. Polito, Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 11). 12. Uno dei pi importanti studiosi che ha portato allattenzione di un vasto pubblico la critica alla visione unitaria dellintelligenza certamente lo statunitense Howard Gardner. Nel 1983 Gardner giunge a individuare sette intelligenze, cui se ne aggiunger in seguito unottava (quella naturalistica) e lipotesi, non del tutto confermata, di una nona, quella esistenziale. Concepite come insiemi di abilit specifiche,
relativamente indipendenti fra loro, egli individua (secondo otto precisi criteri) unintelligenza linguistica, unintelligenza musicale, unintelligenza logico-matematica, unintelligenza spaziale, unintelligenza corporeo-cinestetica, unintelligenza intrapersonale, unintelligenza interpersonale, unintelligenza naturalistica, unintelligenza esistenziale. Il pensiero pedagogico di Gardner rappresenta senza dubbio unoccasione per riflettere su un modo diverso di impostare linsegnamento, molto pi aperto alle problematiche sulle diversit cognitive e affettive degli alunni e pi attento a valorizzarne le capacit. 13. La dimensione emotiva riguarda tutto il percorso scolastico. Le emozioni non sono un argomento da trattare solo nella scuola primaria. Sono un tema che riguarda tutti gli studenti e tutti gli spazi formativi. Le emozioni sono importanti per tutta la vita, perch danno orientamento, gusto, forza vitale alle proprie azioni e progetti (M. Polito, Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 9). 14. L. Tuffanelli, Le diversit degli alunni. Utilizzare le differenze cognitive e affettive per lapprendimento, Erickson, Trento 2006, pp. 161-180. 15. Linsegnante educa con le sue emozioni, non soltanto con le sue parole. Le sue lezioni pi interessanti sono quelle pi emozionanti. Non richiesta una laurea in psicologia per gestire le proprie emozioni. Basta solo la consapevolezza e la capacit di volersi bene. sufficiente coltivare in se stessi la fioritura della propria persona e lo sviluppo della propria umanit. Linsegnante consapevole di questo aspetto fondamentale della propria professionalit si concentra non solo sui contenuti che espone, ma soprattutto su come li presenta agli studenti. Per entusiasmare gli studenti sa attivare in se stesso le risorse affettive necessarie per comunicare interesse e motivazione (M. Polito, Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 19). 16. un atteggiamento che sembra ovvio e facile da assumere, e invece in realt abbastanza raro; molti, infatti, sono spesso convinti, in piena buona fede, di sapere gi bene "come stanno le cose", o sono mossi da pregiudizi, o tendono a ritenere che gli altri vedano e valutino le situazioni nel loro stesso modo (G. Petter, Il bambino impara a pensare. Introduzione alla ricerca sullo sviluppo cognitivo, Giunti, Firenze Nuova edizione 2011, p. 22). 17. C.R. Rogers, Barry Stevens, Da persona a persona. Il problema di essere umani, RCS Libri, Milano 2007, p.103. 18. Avvertire la sua confusione o la sua timidezza o la sua rabbia, o la sua sensazione di essere trattato ingiustamente come se fossero nostre, e tuttavia senza che la nostra incertezza o la nostra paura o rabbia o sospetto rimangano invischiati in esso, questo lo stato che sto cercando di descrivere. Quando il mondo del cliente chiaro al terapeuta ed egli pu muoversi liberamente in esso, pu sia comunicare la sua comprensione di quello che il cliente sa solo vagamente, sia esprimere dei significati dellesperienza del cliente dei quali questi solo scarsamente consapevole. questo tipo di empatia molto sensibile che sembra essere importante per rendere possibile a una persona avvicinarsi a se stessa e imparare, cambiare e crescere (Ivi, p. 101). 19. La cosa peggiore per gli studenti associare la scuola a emozioni negative, come odio per lo studio, noia, assenza di significato, enorme distanza dalla vita reale, senso di inutilit, demotivazione, insuccesso, umiliazione, sarcasmo di alcuni insegnanti, selezione e sbarramenti determinati dai test a scelta multipla, sensazione di inadeguatezza, bassa autostima, percezione di inospitalit. Come si pu imparare in queste condizioni? impossibile. Bisogna creare a scuola una dimensione positiva di benessere e di felicit, se desideriamo che apprendano in modo sereno ed efficace (M. Polito,
Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 13). 20. Il dono pi grande che un insegnante possa fare ai suoi alunni stimolare in loro la curiosit e lamore per la conoscenza, una passione che li accompagner per tutta la vita. Quando uno studente motivato allo studio e la sua curiosit viene stimolata, apprende meglio e pi rapidamente. Si sente valorizzato e acquisisce la convinzione di poter sperimentare altri successi (G. Duclos, La scuola mi piace!, Red Edizioni, Milano 2011, p. 46). 21. A. Colombo, A. Genovese, A. Canevaro (a cura di), Educarsi allinterculturalit. Immigrazione e integrazione dentro e fuori la scuola, Erickson, Trento 2005, pp. 89-136. 22. Merita unattenta considerazione lanalisi del sociologo Alessandro Del Lago che nellopera Nonpersone (Feltrinelli, Quarta edizione luglio 2009) ha esaminato latteggiamento di chiusura della societ italiana verso gli stranieri, trasformati in nemici sociali attraverso la doppia spirale di panico ed esclusione. 23. Conoscere gli altri e accettarli per quello che sono, in un movimento reciproco di apertura disponibile, restando tuttavia ben saldi nelle proprie radici culturali: questa la finalit da raggiungere per mezzo di un processo educativo complesso, che per la situazione specifica in cui ci troviamo oggi, in un mondo sempre pi piccolo, dove le etnie pi disparate si vengono spesso a trovare in contatto permanente e prolungato, non possiamo che etichettare come interculturale, perch in continuo divenire (L. Operti, L. Cometti (a cura di), Verso uneducazione interculturale, Bollati Boringhieri, Torino 1992, p. 14). 24. A. Colombo, A. Genovese, A. Canevaro (a cura di), Educarsi allinterculturalit. Immigrazione e integrazione dentro e fuori la scuola, Erickson, Trento 2005, pp. 89-136. 25. M. Giusti, Pedagogia interculturale. Teorie, metodologia, laboratori, Laterza, Roma-Bari 2004, p. 25. 26. Cosa vuoi fare di te e della tua vita? Quali aspetti della tua personalit desideri affermare? Conosci le tue risorse? Quali sono i tuoi talenti? Trova il tuo posto in questo mondo. Osserva quanta ingiustizia, quanta miseria, quanto bisogno di amore c in questo mondo. Trova un modo per migliorare la vita dei tuoi cari e quella dellintera umanit (M. Polito, Educare il cuore. Lintelligenza emotiva degli adolescenti a scuola, edizioni la meridiana, Bari 2005, p. 14). 27. I miti dellapparenza, della quantit, della competizione, della sopraffazione, del fine che giustifica i mezzi, stanno entrando in crisi. Un numero sempre crescente di persone si sta accorgendo che le cose importanti nella vita non sono solo quelle materiali e non sente pi bisogno di ostentare il possesso come vessillo di un traguardo raggiunto (M. Roveda, Perch ce la faremo, Ponte alle Grazie, Milano 2004, p. 85).