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È un Dirigente Scolastico (DS) ancora più responsabilizzato quello che emerge dalla
legge 107/2015, meglio conosciuta come “Buona Scuola”: un ruolo strategico,
rafforzato sia nelle sue funzioni di gestione direzionale, organizzativa e di
coordinamento, sia nel suo ruolo di decisore dell’utilizzo delle risorse umane,
finanziarie, strumentali, nella sua istituzione scolastica. Un ruolo che non svolge da
solo, ma con gli altri componenti della comunità scolastica (il Collegio dei docenti, il
Consiglio d’Istituto, con al suo interno rappresentanti di docenti, genitori e, per le
scuole superiori, studenti), e che trova il suo momento più importante nella
definizione ed attuazione del POF (piano dell’offerta formativa), ora piano triennale,
PTOF (ex art 1 comma 14, Legge 107/2015).
In Italia, fino all’anno 2001, la figura del Capo d'Istituto era differenziata nei ruoli di
Preside, preposto a dirigere scuole secondarie di primo o secondo grado, e di
Direttore didattico, posto al vertice delle scuole primarie. A seguito della legge
sull'Autonomia Scolastica ( L. n.59/97) e dell'attribuzione della qualifica dirigenziale
(art. 25 del D.L.vo 165/2001), le due figure sono state unificate in quella unica di
Dirigente Scolastico. Oggi, il Dirigente Scolastico, inquadrato nella dirigenza dello
stato (Area V della Dirigenza), è il "responsabile della gestione delle risorse
finanziarie e strumentali e dei risultati del servizio” (Decreto legislativo n.165/01). Egli
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risponde della complessa gestione della scuola: dagli aspetti strettamente
pedagogico/ didattici, che si sostanziano nelle scelte educative manifestate nella
predisposizione del PTOF, agli aspetti amministrativi, a quelli inerenti la
comunicazione, i rapporti con il territorio e gli enti locali; dagli aspetti organizzativi,
all’utilizzazione e al coordinamento delle risorse umane della scuola.
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- ricevere le domande per il riconoscimento dei servizi agli effetti della carriera
del personale scolastico.
Ricordiamo che allo Stato è affidato il compito di definire le linee generali del sistema
di istruzione, sia in merito agli obiettivi pedagogici che a quelli gestionali, mentre al
Dirigente scolastico spetta l’attivazione, l’orientamento, il coordinamento dei
processi nelle singole realtà, in base alle specifiche esigenze e ai bisogni dell’utenza e
del territorio. Egli diventa, pertanto, l’unico responsabile della gestione pedagogica,
didattica ed organizzativa dell’Istituzione Scolastica che gli viene affidata. Ed è
proprio per questo che ogni Dirigente dovrà attivarsi per promuovere
periodicamente interventi indirizzati ad assicurare il diritto di apprendimento di
tutti i suoi iscritti, la libertà di scelta educativa delle famiglie, la libertà di
insegnamento dei suoi docenti, ma anche formazione di qualità e collaborazioni
culturali, professionali, sociali ed economiche con il territorio. La funzione dirigente si
esplica essenzialmente all’interno del contesto scolastico; ma anche all’esterno con
tutti i soggetti che sono a vario titolo coinvolti nell’attività educativa: dalle famiglie,
alle istituzioni locali, alle altre agenzie formative che agiscono sugli allievi e
interagiscono con la scuola nei processi di apprendimento, … in quanto la scuola non
è più l’unica detentrice della formazione delle nuove generazioni. Una delle
caratteristiche fondamentali del Dirigente Scolastico sarà, perciò, quella di saper
intessere una serie di relazioni positive con interlocutori vari e di creare un buon
clima relazionale in tutti i contesti.
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euro, la facoltà di procedere alla scelta del contraente (previa comparazione
di almeno tre offerte diverse)
- inviare ai revisori dei conti
- affidare incarichi, deleghe e nomine…
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Il Dirigente scolastico deve essere:
- leader culturale: in quanto realizza in sintonia con i docenti e gli stakeholder
un progetto culturale da sviluppare
- leader strategico: in quanto impegnato in strategie di mediazione e
negoziazione con gli organi collegiali e gli enti esterni
- leader educativo: in quanto in grado di promuovere una comunità di
apprendimento
- leader ricettivo: in quanto percepisce i bisogni degli studenti, della comunità
locale e della società in cui opera.
Ogni giorno la scuola ha a che fare con molteplici esigenze: tutte prioritarie!
Dalle scuole in cattive condizioni edilizie fino alla barriere architettoniche che
impediscono l’accesso agli studenti portatori di handicap, dalla presenza di alunni con
disturbi e/o difficoltà di apprendimento all’integrazione degli alunni stranieri: queste
sono solo alcune delle difficoltà che dirigenti e insegnanti ogni giorno devono
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affrontare. Prescindendo dall’esigenza essenziale dell’incolumità fisica di alunni e
personale, dovuta allo stato dell’edilizia scolastica, e tenendo in considerazione i
mutamenti sociali cui stiamo assistendo, senza dubbio l’emergenza prioritaria è
quella dell’integrazione di alunni portatori di esigenze molto diverse, ma tutte degne
di grande attenzione. Culture e religioni diverse, studenti con disabilità e/o di
disturbi specifici di apprendimento, aumento delle difficoltà di apprendimento dovuto
al disagio sociale, …, configurano una gamma ampia di bisogni educativi speciali (BES)
sui quali sono quotidianamente impegnati dirigenti e docenti. La strategia migliore
per garantire il diritto allo studio per tutti è quella della conoscenza, della
condivisione e del dialogo. Dunque è importante che i dirigenti siano alla guida del
cambiamento e si attivino per arricchire le scuole di formazione adeguata, di
dotazioni tecnologiche, per aggiornare le competenze culturali, psicopedagogiche e
digitali dei docenti e porre così le condizioni adatte a creare situazioni di
apprendimento nelle quali tutti i bambini/ragazzi possano essere educati e formati,
sotto l’attenta guida di docenti sensibili e preparati.
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Compito non facile perché richiede impegno, formazione, ricerca, riflessività, … da
parte di tutti!
È Il Dirigente scolastico il garante sia della professionalità dei suoi docenti sia
dell’applicazione della normativa sia della relazione e collaborazione con famiglie e
territorio!
È del 1999 il DPR 275 “ Autonomia delle istituzioni scolastiche”, che recita: “Art. 4
Autonomia didattica. Le istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà di insegnamento, della
libertà di scelta educativa delle famiglie …. concretizzano gli obiettivi nazionali in percorsi
formativi funzionali alla realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di
tutti gli alunni, riconoscono e valorizzano le diversità, promuovono le potenzialità di ciascuno
adottando tutte le iniziative utili al raggiungimento del successo formativo.”
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