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Metodi di ricerca in ambiente multimediale

Modulo 1

Innovare la scuola: problemi attuali e possibili soluzioni


di Aurora Sisti

Nel suo libro La scuola dopo le nuove tecnologie, Giovanni Biondi afferma: “Se un
viaggiatore nel tempo potesse arrivare dall’Ottocento faticherebbe certamente a riconoscere il
mondo, ma se entrasse in una classe capirebbe facilmente di essere a scuola.” Questo perché
l’attuale rappresentazione dello spazio-classe non ha subito significative modifiche nel corso
dei secoli, mentre invece la società è profondamente cambiata passando da una società
dell’industrializzazione ad una società della conoscenza e dell’informazione.

Lo sviluppo delle nuove tecnologie ha portato all’avvento di una ‘Rivoluzione digitale’,


trasformando il modo di pensare e di vivere degli uomini, incidendo sulle generazioni. Si ha
un’evoluzione del linguaggio, della socialità e del modo di lavorare grazie alla natura reticolare
e dinamica della gestione delle informazioni e delle conoscenze, in opposizione ad un sapere
enciclopedico, lineare e sequenziale tipico del libro di testo scolastico, non in grado di
rappresentare l’insieme delle conoscenze dell’umanità in continuo aggiornamento.

La scuola non è ancora riuscita ad adeguarsi al cambiamento della società ed è rimasta ancorata
all’insegnamento di tipo industriale ottocentesco, dove fondamentale era imparare a leggere,
scrivere e fare di conto per contrastare l’analfabetismo popolare. La trasmissione del sapere era
ed è tuttora costruita sull’insegnamento di tipo frontale, in cui l’insegnante spesso si limita a
spiegare la lezione e gli studenti non possono fare altro che assorbire le informazioni
passivamente.

Un altro problema dell’ambiente scolastico è che rimane ancora basato sull’insegnamento più
che sull’apprendimento; ha al centro il concetto della semplice trasmissione delle conoscenze
quando ciò di cui abbiamo bisogno è lo sviluppo delle competenze, sempre più richieste dalla
società attuale, soprattutto in ambito lavorativo. “È meglio una testa ben fatta che una testa ben
piena” è la frase di Montaigne, resa poi celebre da Edgar Morin, che esprime come sia
preferibile essere dotati di teste “ben fatte”, ovvero non caratterizzate solamente dall’accumulo
del sapere quanto piuttosto dal pensiero critico, dal saper comunicare, lavorare in gruppo ed
esprimere i propri pensieri.
Tutti questi elementi portano ad una disconnessione fra il nostro sistema educativo e il mondo
in cui viviamo, quello dei nativi digitali, o Net Gen, le generazioni nate dagli anni 80 in poi
dove l’utilizzo delle nuove tecnologie e di internet sono al centro della vita quotidiana;
indicando dunque una necessità di innovazione e un profondo bisogno di modificare l’attuale
modello scolastico.

Con il termine ‘Innovazione’ intendiamo l’introduzione e l’applicazione di nuovi sistemi, nuovi


ordinamenti in grado di trasformare radicalmente un modello, nel nostro caso quello scolastico.
Per essere considerata tale, un’innovazione richiede originalità e uno sforzo e un tempo di
ricerca che permettano di avviare un processo di trasformazione che apporti benefici e valore
aggiunto.

La scuola deve riuscire ad accettare questi cambiamenti per renderli poi applicabili in larga
scala. Le innovazioni infatti difficilmente partono dall’alto, con un modello di trasmissione
Top-Down; al contrario nascono e si sviluppano prima in una piccola realtà, come possono
essere ad esempio i laboratori della scuola, per poi diffondersi e diventare virali quando hanno
elementi di trasformazione che rendono possibile la loro scalabilità.

Innovare la scuola non significa solamente introdurre le nuove tecnologie (quali ad esempio
LIM, PC e tablet) negli attuali percorsi didattici, poiché decontestualizzate non sarebbero altro
che un elemento di disturbo. È il sapere sfruttare queste tecnologie e i loro linguaggi digitali che
può apportare un cambiamento significativo nei processi di apprendimento e di insegnamento.
Un utilizzo avanzato delle ICT (Information and Communication Technologies) nelle classi
permetterebbe di sviluppare lezioni ed esercizi interattivi, tramite ad esempio simulazioni,
videotutorial e software di sintesi o riconoscimento vocale che prevedono un coinvolgimento
attivo da parte degli studenti e che apporterebbero immensi benefici soprattutto a bambini e
ragazzi con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) o Bisogni Educativi Speciali (BES),
per favorirne l’autonomia e di conseguenza l’autostima.

Lo sviluppo di un modello educativo che incorpori le nuove tecnologie nel suo percorso
didattico porterebbe ad un’inevitabile riorganizzazione dei tempi e degli spazi della scuola,
creando aule-laboratorio in cui si abbandona il modello trasmissivo della lezione frontale per
favorire una didattica coinvolgente e personalizzata a seconda della materia di insegnamento e
compattando l’orario scolastico in lezioni della durata maggiore dei tipici 50 minuti per materia,
o addirittura del calendario scolastico, che divide le materie di insegnamento in quadrimestri.
Queste idee di innovazione non sono che alcuni dei punti principali proposti nel Manifesto delle
Avanguardie Educative, un movimento nato nel 2014 grazie alla collaborazione tra INDIRE
(Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa) e 22 scuole
fondatrici, con l’obiettivo di ripensare l’organizzazione dell’attuale modello didattico.

Parallelamente alle Avanguardie Educative si sviluppa anche il modello della Flipped


Classroom, ovvero una modalità di insegnamento che capovolge il tradizionale ciclo di
apprendimento. Ciò che fino ad ora veniva insegnato a scuola tramite lezioni frontali viene
svolto in maniera autonoma dallo studente a casa, che si avvale di lezioni pre-registrate dagli
insegnanti su piattaforme e-learning. Durante la visione gli studenti prendono appunti e
annotano le domande che verranno poi discusse in classe in collaborazione con gli insegnanti,
che fungono da “guida” incoraggiando gli alunni alla condivisione dei saperi appresi e alla
ricerca personale.

Alcuni docenti stanno cominciando a seguire alcune di queste idee innovative ma la maggior
parte di essi forma ancora l’elemento di maggiore ostacolo al cambiamento; è proprio per
questo che servirà ancora del tempo affinché questa rivoluzione del modello educativo possa
essere portata a sistema.
Bibliografia:
• La scuola dopo le nuove tecnologie, Giovanni Biondi, Apogeo s.r.l., 2007
• La didattica del futuro, a cura di Alessandra Anichini, Pearson Italia, 2012
• Flip your classroom. La didattica capovolta, J.Bergmann e A.Sams, Giunti Scuola, 2016

Sitografia:
• https://www.miuristruzione.it/3705-metodologie-didattiche-per-innovare-la-scuola/
• https://www.agendadigitale.eu/scuola-digitale/avanguardie-educative-proposte-di-
innovazione-sostenibile/
• http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/il-manifesto
• http://innovazione.indire.it/avanguardieeducative/flipped-classroom

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