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PAPERT
“Forse l’uso del computer potrà allontanare i bambini da alcune realtà ma certamente li
avvicinerà ad altre. Dobbiamo ricordarci che un tempo la società era strutturate in modo
diverso, i bambini crescevano in un nucleo familiare ampio, compatto e solido, dove potevano
imparare ascoltando e comunicando costantemente con i nonni, gli zii, i cugini, oltre che con i
genitori. Era un modo molto bello di imparare, forse il più sano e naturale, ma quella realtà oggi
non esiste più. La scuola è un luogo di alienazione, non una alternativa in grado di dare alle
relazioni interpersonali la coesione di cui hanno bisogno. Sono convinto, invece, che
l’educazione tecnologica riproduca alcune caratteristiche dell’ambiente familiare e crei un
contesto stimolante in cui il modo di apprendere è simile a quello di molto tempo fa. L’uso del
computer fa avvicinare i bambini fra loro, non li isola”
"Io penso che la scuola si fondi sul modello di una linea di produzione in cui si mettono delle
conoscenze nella testa delle persone… Adesso i ragazzi non hanno più bisogno di acquisire
nozioni in questo modo, e con la moderna tecnologia dell'informazione possono imparare molto
di più facendo, possono imparare facendo ricerca da soli, scoprendo da soli. Il ruolo
dell'insegnante non è quello di fornire tutte le parti della conoscenza ma di fare da guida, di
gestire le situazioni molto difficili, di stimolare il ragazzo, forse, di dare consigli…"
"E io penso che il miglior modo per farlo è quello di creare, all'interno delle scuole, delle
situazioni in cui i ragazzi seguono le loro passioni col cuore, portano avanti progetti a cui sono
veramente interessati, fanno scoperte prendendo da Internet le informazioni di cui hanno
bisogno, lavorano insieme, realizzano cose difficili. L'insegnante li consiglia, li guida"
Quale sarà la scuola del futuro prossimo? Quale ruolo avranno gli insegnanti ? Cosa
cambierà o è cambiato nella scuola con l’utilizzo (ancora relativamente) diffuso delle
nuove tecnologie?
Le affermazioni di S. Papert hanno il merito di dare una risposta semplice e chiara a queste
domande che sono oltremodo attuali perchè si sincronizzano con una nuova dimensione di
scuola.
La scuola, per sua natura, ha sempre dovuto confrontarsi, spesso in modo asincrono, con l’
evoluzione tecnica e culturale del mondo che la circondava.
E’ finita l’era di una scuola surrogato educativo-affettivo della famiglia, o palestra, dove allenare
i muscoli delle conoscenze in vista della competizione della vita.
I ragazzi passano più tempo a dialogare con, e attraverso strumenti tecnologici. Lo strumento
tecnologico sostituisce la persona con la sua idea positiva, in questo assume una enorme
valenza educativa, la funzione “coerente” dei Social Network .
Seymour Papert è stato un pioniere dell’uso del computer in ambito didattico, la creazione del
programma LOGO, nel 1980, potrebbe essere considerata una rivoluzione in ambito didattico.
Ricordo la prima volta che ho utilizzato questo programma con bambini di 8 anni. Dopo aver
illustrato brevemente alcuni elementi di utilizzo, ho chiesto: “Come possiamo insegnare alla
Tartaruga un modo per disegnare un quadrato?”.
E’ stato fenomenale scoprire come, ben presto e dopo un scambio cooperativo di informazioni,
siano nate le indicazioni (comandi) che corrispondevano alle caratteristiche geometriche che
identificano il quadrato ed è stato costruito applicando le conoscenze acquisite.
Hanno imparato “ … facendo ricerca da soli, scoprendo da soli” e il mio ruolo è stato soprattutto
quello di “ … fare da guida, di gestire le situazioni … difficili, di stimolare il ragazzo, forse, di
dare consigli…"
L’idea di Papert nella realizzazione di LOGO ha un’origine extratecnologica. L’assonanza tra
LOGO e LEGO, il famoso e universale gioco di costruzioni, mostra già in origine il motivo delle
affinità: apprendere diventerà saper utilizzare i “mattoncini informatici” dei linguaggi che servono
a costruire le diverse e possibili conoscenze.
Questo ci aiuta a capire che i modelli di apprendimento non sono le legati alle macchine, ma
cercano di sfruttarne le potenzialità implicite e utilizzarle per migliorarne il percorso.
Vittorio Piccolo