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1 LEGGE CASATI (Gabrio Casati, Ministro della P.I.

) dura 64 anni

A) Contesto storico
Nella seconda metà dell’ottocento, sotto l’influsso della rivoluzione industriale si diffusero idee
illuministiche e nasceva l’esigenza di studiare una Legge che riducesse l’elevato tasso di
analfabetismo della popolazione (circa il 78%).

La prima legge che si interessò dell’istruzione di massa fu appunto la Legge Casati promulgata da
Gabrio Casati che regolava l’amministrazione e l’organizzazione della scuola per ordini e gradi. La
Legge Casati, promulgata il 13.11.1859 per il solo Regno di Sardegna, si estese successivamente
per tutto il Regno d’Italia e restò in vigore fino al 1923, quando fu varata la Legge Gentile. La
Legge Casati ha rappresentato la nascita del sistema scolastico italiano ed il riconoscimento del
diritto dovere dello stato di intervenire in materia scolastica sostituendo e affiancando la chiesa.
Nonostante ciò il tasso di analfabetismo non diminuì.

B-C) Legge Casati - I principi e gli obiettivi


La Legge Casati prevede per la scuola un’organizzazione di tipo piramidale con a capo il Ministro
coadiuvato da un Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (P.I.), da ispettori generali, e da un
provveditore agli studi in ogni provincia.
L’ordinamento degli studi prevede:
 ISTRUZIONE SUPERIORE nelle università;
 ISTRUZIONE SECONDARIA classica, tecnica e normale (per la preparazione dei
maestri);
 ISTRUZIONE ELEMENTARE (gratuita) articolata in due gradi, di due anni ciascuna,
inferiore (obbligatoria) e superiore.
Dopo la scuola elementare(obbligatoria) articolata su due bienni (2+2) il sistema si divideva in due:
il ginnasio e le scuole tecniche.
- I principi generali di riferimento della Legge Casati erano:
1. diritto-dovere dello Stato di sostituirsi alla chiesa nell’organizzazione delle strutture
educative;
2. introduzione delle scuole normali per la preparazione dei maestri;
3. il principio della gratuità e obbligatorietà dell’istruzione elementare;
4. affermazione di uguaglianza tra i due sessi verso l’educazione scolastica;
5. solo le scuole pubbliche potevano concedere diplomi e licenze.
- Gli obiettivi della Legge Casati consisteva nel dare un minimo d’istruzione alla popolazione
analfabeta. Il metodo d’insegnamento era quello trasmissivo mnemonico” molto criticato in quanto
accusato di non consentire agli allievi l’espressione del loro pensiero.

2 LA SUCCESSIVA EVOLUZIONE DELLA LEGISLAZIONE SCOLASTICA


A) I programmi del 1860
I primi programmi scolastici furono approvati dal Ministro Terenzio Mamiani nel 1860; essi
includevano la religione fra le materie fondamentali e si proponevano di assicurare un
alfabetizzazione per tutta la popolazione. I programmi avevano uno scopo formativo
dall’educazione morale, religiosa e civile, ed uno scopo pratico compiuto essenzialmente dallo
studio dell’aritmetica.

B) Legge Coppino (15.07.1877)


Sposta l’obbligatorietà dell’istruzione fino a 9 anni (2+2), ma non ebbe migliori risultati
sull’alfabetizzazione nonostante lo stanziamento di fondi necessari ai Comuni per la costruzione di
scuole, prevede sanzioni contro gli inadempimenti (cioè coloro che non rispettano l’obbligo di

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portare i figli a scuola).Un’altra caratteristica della legge Coppino fu un’impostazione laica
dell’istruzione che propose l’abolizione dell’insegnamento religioso.

C) Legge Orlando (08.07.1904)


Estende l’obbligo scolastico da 9 a 12 anni. L’analfabetismo resta costante, però cresce il
convincimento che l’istruzione debba essere affidata allo Stato e non ai Comuni. Impone ai Comuni
di istituire scuole almeno fino alla IV classe elementare e di assistere gli alunni più poveri
attraverso contributi statali a Comuni con modesti bilanci.

D) Legge Credario Legge 04.06.1911 n. 407 - L. 407/11


Si avvia il passaggio per la gestione della scuola dai Comuni allo Stato. Questa Legge prevede
stanziamenti dello Stato per l’edilizia scolastica per l’apertura di nuove scuole, per il miglioramento
della retribuzione degli insegnanti ,patronati scolastici per l’assistenza ai meno agiati, scuole serali e
festive per l’alfabetizzazione degli adulti.

E) La riforma Gentile Legge 31.12.1923 n. 3126 – L. 3126/23


Gli anni successivi al primo conflitto mondiale vedono lo Stato impegnato a dare un assetto
organico al sistema scolastico. Tale riforma di occupò delle scuole di ogni ordine e grado comprese
le università. I punti chiave della riforma Gentile sono:
 l’estensione fino al 14° anno di età con un corso elementare di 5 anni e con un corso
di avviamento professionale di 3 anni per coloro che non accedono alle scuole
medie;
 l’istituzione di scuole speciali per ipovedenti e ipoudenti;
 la disciplina di tutti i tipi d’istruzione scolastica (statali, private, parificate);
 l’insegnamento obbligatorio della religione cattolica;
 rigidi controlli per l’evasione scolastica;
 la creazione dell’istituto magistrale per la preparazione dei maestri elementari.
Il ventennio fascista (1925-45) si mantiene aderente alla riforma Gentile, il sistema scolastico è
elitario . La scuola superiore era riservata a pochi privilegiati soltanto ai diplomati del liceo classico
è consentito l’iscrizione a qualunque facoltà universitaria. Alle classi più modeste era riservata
l’educazione del lavoro mediante la frequenza di scuole tecniche.

3 LA SCUOLA DEMOCRATICA: artt. 9, 33, 34 della Costituzione.

La Costituzione della Repubblica italiana promulgata il 27.12.1947 entra in vigore il 1° gennaio


1948; La costituzione è la legge fondamentale dello stato nella quale vengono fissati i principi e i
fini che lo stato si pone e vengono regolati i rapporti con e fra i cittadini . Essa è la carta d’identità
del popolo in quanto stipula i diritti e i doveri di ogni cittadino. Inoltre dedica alcuni articoli
all’istruzione come:

Art. 9 La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e della ricerca scientifica e tecnica.

Art. 30 comma1 e 2 È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se
nati fuori del matrimonio.

Art. 33
-Libertà di insegnamento sancisce che l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento
art. 33 comma 1
- La presenza di scuole statali per tutti i tipi ,ordini e gradi di istruzione art. 33 comma 2
-Libera istituzione di scuole da parte di enti o privati art. 33 comma 3
-Pacificazione delle scuole private a quelle statali art. 33 comma 4

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- Ammissione per esami, ai vari grado dell’istruzione scolastica e della abilitazione professionale.
Art. 33 comma 5

…strettamente collegata alla libertà d’insegnamento è la libertà d’istruzione ossia il diritto dei
cittadini di accedere liberamente al sistema scolastico sancito con :
Art 34
-La scuola è aperta a tutti art.34 comma 1
-L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. art. 34 comma 2
- I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.Art.34 Comma 3

Art. 33
art. 33 comma 1: LIBERTA’ DI INSEGNAMENTO:.
La libertà di insegnamento può essere intesa in 2 modi :
1) Libertà di insegnamento dal punto di vista delle metodologie e dei contenuti
2) Libertà di insegnamento dal punto di vista organizzativo e struttuale.
Per quanto riguarda il primo punto, la libertà di insegnamento è intesa come Autonomia didattica
e libera espressione del docente, ovvero libera scelta di metodologie, strumenti, organizzazione e
tempi di insegnamento, e di ogni iniziativa che sia espressione di libertà progettuale. Essa è
finalizzata a promuovere, attraverso un confronto aperto, la piena formazione della personalità degli
alunni.
L’insegnamento può essere impartito in qualsiasi luogo, anche isolatamente sia ai giovani che agli
adulti.
La libertà di insegnamento ha però dei limiti che corrispondono:
1) all’esposizione degli argomenti attuati con metodo scientifico piuttosto che convinzioni
personali;
2) il rispetto del buon costume, con il quale si intende tutti quegli atti o fatti che in un
determinato periodo storico suscitano scandalo o allarme sociale violando il comune senso
del pudore o la coscienza collettiva.
3) Il rispetto delle norme costituzionali e degli ordinamenti della scuola
4) Il rispetto della coscienza morale e civile degli alunni, ovvero i suoi diritti come uomo
L’insegnamento diventa strumento attraverso il quale dare corpo alla libertà e ai diritti del discente:
diritto all’apprendimento, diritto alla continuità, diritto all’ azione educativa, diritto alla diversità.

Per quanto riguarda il secondo punto, ovvero la libertà dell’insegnamento dal punto di vista
organizzativo e strutturale questa è intesa come libertà nella gestione dell’istruzione.
Infatti gli art. 33 comma 2-3 fanno riferimento alla PRESENZA DI SCUOLE STATALI PER
TUTTI I TIPI, ORDINI E GRADI DI ISTRUZIONE (comma 2) e LIBERA ISTITUZIONE DI
SCUOLE DA PARTE DI ENTI O PRIVATI ( comma 3), per cui allo stato compete la disposizione
delle scuole statali per tutti i tipi, ordini e gradi dell’istruzione e la creazione di norme generali, ma
in virtù del principio costituzionale di libertà di pensiero vi può essere la libera istituzione di scuole
private le quali devono costituirsi e gestirsi senza onere per lo Stato.
Non vi è dunque un Monopolio statale dell’istruzione ma un sistema parallelo, le due diverse
tipologie di scuola, statale e non statale, non solo non sono concorrenti, ma sono convergenti, cioè
le une devono garantire il buon funzionamento delle altre, in quanto hanno lo stesso scopo, cioè la
formazione dei cittadini, la loro esistenza consente poi ai cittadini di attuare il proprio diritto allo
studio nella maniera più consona e in strutture scolastiche più aderenti alle proprie scelte culturali.

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art. 33 comma 4: PARIFICAZIONE DELLE SCUOLE PRIVATE A QUELLE STATALI,
SIA X GLI EFFETTI LEGALI CHE X IL RICONOSCIMENTO PROFESSIONALE DEL
TITOLO DI STUDIO.
La parità con le scuole è accordata alle scuole che la richiedono ,in base a leggi dello Stato che fissi
<<diritti e gli obblighi>> di esse. Questi obblighi fanno riferimento alla legge sulla parità
scolastica 62/2000, le scuole non statali ottengono la parità purchè siano in possesso di requisiti
previsti dalla legge citata ovvero corrispondono agli ordinamenti generali dell’istruzione, sono
coerenti con la domanda formativa delle famiglie e sono caratterizzate da alcuni requisiti di
qualità ed efficacia.
Le scuole paritarie sono soggette a valutazione e verifica da parte del Ministero che ne accerta
l’originario possesso dei requisiti descritti, nonché la loro permanenza nel tempo, anche i direttori
scolastici regionali hanno il potere di disporre accertamenti con periodicità triennale, nell’ipotesi del
venir meno ad uno dei requisiti, il direttore scolastico regionale, si pone un termine temporale per il
ripristino del requisito mancante, e in seguito può anche disporre la sospensione o revoca del
riconoscimento.

Art. 33 comma 5 AMMISSIONE PER ESAMI, AI VARI GRADI DELL’ISTRUZIONE


SCOLASTICA E DELLA ABILITAZIONE PROFESSIONALE

Art. 34
art. 34 comma 1-2-3 : Strettamente collegata alla libertà di insegnamento è la libertà di istruzione ,
nel senso che al dovere statale di istituire su tutto il territorio nazionale , scuole di ogni ordine e
grado, fa fronte il diritto di accedere liberamente al sistema scolastico, deducibile dall’ art. 34
comma 1 che cita : la scuola è aperta a tutti (LIBERO ACCESSO ALL’ISTRUZIONE
SCOLASTICA SENZA DISCRIMINAZIONI).
E’ un dovere e diritto del cittadino frequentare i gradi dell’istruzione inferiore obbligatoria e
gratuita per almeno 8 anni ovvero 5 anni scuola elementare + 3 di scuola secondaria di 1° grado
(OBBLIGATORIETA’ E GRATUITA’ DELL’OBBLIGO SCOLASTICO, art. 34 comma 2),
nonché di accedere ai gradi più alti degli studi anche se privo di mezzi, ma capace e meritevole.
Il comma 3 dell’ art. 34, infatti prevede IL RICONOSCIMENTO DEL DIRITTO ALLO STUDIO
ANCHE A COLORO PRIVI DI MEZZI, PURCHE’ CAPACI E MERITEVOLI, MEDIANTE
BORSE DI STUDIO E ALTRE PROVVIDENZE e aiuti finanziari alle famiglie degli studenti
bisognosi, realizzando così l’eguaglianza dei punti di partenza come previsto dall’Art 3 della
Costituzione: TUTTI I CITTADINI DAVANTI ALLA LEGGE SONO UGUALI E HANNO PARI
DIGNITA’,SENZA DISTINZIONE DI SESSO, RAZZA, LINGUA, RELIGIONE, OPINIONE
POLITICA, CONDIZIONI PERSONALI E SOCIALI. E’ compito della repubblica rimuovere tutti
gli ostacoli di ordine economico e sociale, che limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica economica e sociale del paese.

Sezione II
La costituzione e i rapporti con le altre fonti della scuola

La costituzione che rappresenta la legge fondamentale della Repubblica ,comprende un insieme di


valori e garanzie è una delle principali fonti normative della scuola.
LE FONTI LEGISLATIVE
Oltre alla costituzione vi sono anche le leggi dello Stato e le leggi regionali. Nel settore
dell’istruzione la competenza a legiferare è stata distribuita in maniera nuova rispetto al passato,
con la legge del 3/2001 di RIFORMA DEL TITOLO V della costituzione si ha un modo diverso di
intendere rapporti tra le funzioni e le competenze dello Stato, delle regioni ,degli enti locali e delle

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singole scuole . In concreto, in materia scolastica, le regioni possono emanare leggi al fine di
determinare nel dettaglio le applicazioni pratiche.
IL TESTO UNICO DELL ISTITUZIONE decreto leg 16-4-1994 n297
Con la legge delega del 10 aprile 1991 n121 il parlamento autorizzato il governo ad emanare un
testo unico delle disposizioni legislative vigenti relative alle scuole di ogni ordine e grado.

I REGOLAMENTI GOVERNATIVI
Attraverso i regolamenti, il Governo centrale amministra la vita scolastica ad ed esempio attraverso
la determinazione delle materie di studio e dei relativi quadri orari. Essi vengono emanati dal Capo
dello Stato su proposta del Ministero dell’istruzione.
I PROVVEDIMENTI DELL’AMMINISTRAZIONE CENTRALE
L’insieme delle norme che intervengono nel settore della scuola è costituito per la maggior parte,
oltre che da ligi e da regolamenti, da provvedimenti che non sono considerati fonti latine. Infatti non
si tratta di vere proprie leggi in senso teorico, ma la loro importanza miliare in quanto proprio
attraverso tali provvedimenti vengono dettate direttamente dal ministero dell’istruzione agli utenti
che regolano settori specifici dell’ordinamento scolastico, al fine di chiarirne la corretta
interpretazione, ad esempio le modalità di svolgimento degli esami di stato .
I CONTRATTI COLLETTIVI E LE RELAZIONI SINDACALI
Un ruolo importante svolgono le organizzazioni sindacali (OO. SS.) le quali, se rispondono a
determinati requisiti possono sottoscrivere contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL) ovvero
accordi contrattuali che da un lato vincolano i lavoratori appartenenti a quel determinato comparto,
e dall’altro richiedono di essere rispettati pienamente dalla controparte istituzionale .
Per il settore delle scuole statali il contratto collettivo nazionale di lavoro si applica al personale
( Sia a tempo indeterminato che determinato): docenti di tutti gli ordini e gradi ; personale ATA e
per i dirigenti scolastici . Il CCNL si applica anche al personale delle scuola italiane all’estero e ad
alcune scuole private e degli enti locali.
Oltre alla contrattazione collettiva nazionale, la contrattazione collettiva integrativa consente di
attuare gli aspetti contrattuali che contratto nazionale rimanda ai diversi livelli; essa, infatti, si
svolge a livello territoriale nazionale ,regionale e di singola istruzione. Essa è uno dei modelli
relazionali del sistema delle relazioni sindacali Ikea e diretto ad incrementare la qualità del servizio
scolastico e valorizzare la professionalità degli operatori della scuola

I DOCUMENTI DELL ISTRUZIONE SCOLASTICA


PIANO DELL'OFFERTA FORMATIVA (POF): sostituito dalla legge del 13-07-2015, n° 107 (cd.
Buona scuola) con il Piano triennale dell'offerta formativa Il POF è il documento attraverso il quale
ogni istituzione scolastica rappresenta la propria identità culturale e progettuale, delineando gli
itiner curriculari, extracurriculari ed educativi conformi all'indirizzo degli studi esigenze del
contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale in cui opera la scuola (carta d'identità
dell'istituzione scolastica) La legge 53/2003 sancisce che il principio educativo della scuola è dato
dalla centralità del soggetto che apprende, con la sua individualità e con la rete di relazioni che lo
legano alla famiglia e ai diversi ambiti sociali, regionali ed etnici. La scuola deve sempre guardare
la persona che apprende per portarla alla piena acquisizione delle competenze Il POF è coerente con
gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi indirizzi di scuola determinati a livello nazionale e
riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà locale Esso viene
elaborato dal Collegio dei docenti e viene poi adottato dal Consiglio di Istituto Il POF è
dell'iscrizione. Del POF fa parte il Piano annuale dell'inclusività, il quale ha lo scopo di far
emergere le diverse criticità della scuola per orientare l'azione dell'Amministrazione a favore delle
scuole che presentano particolari situazioni di complessità e difficoltà. Per realizzare il POF, ogni
scuola ha bisogno di risorse finanziarie. II Consiglio di Istituto deve approvare il PROGRAMMA
ANNUALE, ovvero il bilancio della scuola. Il Programma annuale nasce con la funzione di

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organizzare le risorse finanziarie di ciascun istituto in modo utile per la realizzazione delle attività
previste nel POF. II Programma annuale prevede una suddivisione in singole attività e progetti, per
dotare ciascun settore delle risorse finanziare necessarie. Nel Programma sono indicate le entrate e
le uscite che si prevedono nel corso dell'anno, a prescindere dall'effettivo incasso e effettivo
pagamento. I criteri alla base del Programma annuale sono: efficacia, efficienza, economicità. I
principi che lo ispirano sono: trasparenza, annualità, integrità, unicità veridicità .

IL REGOLAMENTO DI ISTITUTO
Il regolamento di Istituto è un insieme di regole volte a garantire un corretto funzionamento della
scuola. E’ deliberato dal Consiglio d’Istituto. Le regole, nel rispetto della specificità dei ruoli,
riguardano tutte le diverse componenti dell'istituzione scolastica: dirigente scolastica, docenti,
genitori, personale non docente, alunni.Serve a regolare la vita della scuola nel rispetto delle diverse
funzioni dei destinatari responsabili di compiti diversi.
LA CARTA DEI SERVIZI SCOLASTICI :
strumento giuridico idoneo a fissare i principi, i criteri, le regole attraverso cui ogni istituzione
scolastica persegue gli obiettivi educativo-didattici consoni al proprio indirizzo, e garantisce alle
famiglie e agli alunni un servizio efficace per qualità e trasparenza E ancorata a precisi standard,
ovvero: uguale possibilità di accesso e di frizione dei servizi scolastici; imparzialità e regolarità dei
servizi scolastici partecipazione alle scelte scolastiche; efficienza e trasparenza, costante
aggiornamento didattico dei docenti.
PATTO EDUCATIVO DI CORRESPONSABILITA (D.P.R. 235/2007) contratto tra la comunità
della scuola e le famiglie da firmare all’iscrizione. Esso si articola in doveri da rispettare sia da
parte degli insegnanti che delle famiglie che degli studenti e sancisce, quindi, l'assunzione di
responsabilità nel progetto formativo di educazione dell'istituto Il Dirigente scolastico, con la sua
firma, impegna l'istituzione scolastica ad erogare il servizio nel modo indicato nel Patto.

Sezione III

LA NASCITA DELLA SCUOLA MEDIA (scuola secondaria unitaria) - Legge 31.12.1962 n. 1859
(L. 1859/62)
Il principio costituzionale dell’obbligatorietà e gratuità per almeno 8 anni (dal6 al 14 anno d’età
ossia 5 elementari + 3 medie) trova attuazione con questa Legge 31.12.1962 n. 1859 (L. 1859/62).
La nuova scuola secondaria, unitaria, obbligatoria e gratuita abolisce le preesistenti scuole inferiori:
 3 anni di ginnasio;
 I primi 4 anni di istituti magistrali e tecnici;
 L’avviamento professionale;
 Corsi di scuole d’arte e dei conservatori di musica.
LA SCUOLA MATERNA - Legge 18.03.1968 n. 444 (L. 444/68)
Accoglie gratuitamente i bambini nell’età prescolare dai 3 ai 6 anni; si propone fini di educazione e
di sviluppo della personalità infantile e preparazione alla scuola dell’obbligo, integrandosi con
l’opera della famiglia. L’articolo 3 sensibilizza le problematiche educative degli alunni. Con questa
legge vi è per la prima volta una sensibilizzazione alle problematiche educative degli alunni
portatori di handicap, prevedendo delle sezioni speciali per bambini dai 3 ai 6 anni, affetti da
disturbi cognitivi e/o comportamentali..
Il carattere statale della scuola materna ne sottolinea la gratuità, mentre precedentemente
l’istruzione prescolastica era affidata ad enti locali,ecclesiastici, privati e spesso era a pagamento.
IL TEMPO PIENO
La LEGGE n. 820 del 1971 istituisce la SCUOLA A TEMPO PIENO.
Con tale legge il numero di alunni per classe è di max 25 e vi sono materie integrative che
affiancano le materie curricolari e che richiedono un impegno scolastico maggiore in termini di
tempo e un maggiore coinvolgimento dei docenti in lavori integrati e pluridisciplinari. Lo scopo di

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questa legge è quello di fornire nuovi strumenti e metodi per garantire una piena e completa
educazione.
I DECRETI DELEGATI - Legge 30.07.1973 n. 477 (L. 477/73)
[Definizione: i decreti delegati sono leggi che delegano il Governo per riformare una Legge
preesistente in un limite temporale].
La legge 477/73, delega il Governo entro 9 mesi ad emanare norme sul riordinamento della scuola e
sullo stato giuridico del personale direttivo, ispettivo, docente e non docente.
N.B. i decreti delegati del ’74 rappresentano la risposta legislativa alle contestazioni studentesche
culminate nel 1968. I decreti delegati n. 416,417,419,420 emanati con D.P.R. (Decreto Presidente
Repubblica) 31 maggio 1974 confluiti nel testo unico della scuola riguardano:
 Istruzione e riordinamento degli organi collegiali della scuola per ordine e grado;
 Stato giuridico del personale della scuola;
 Aggiornamento professionale;
 Compenso per lavoro straordinario del personale
 Stato giuridico del personale non insegnante delle scuole.

LA SCUOLA DELL’INTEGRAZIONE E DELL’INCLUSIONE; SOSTEGNO ,DSA E BES

Con la LEGGE 517/1977 il principio dell’uguaglianza ( Art. 3 della Costituzione) la scuola


democratica è per tutti, pertanto gli alunni handicappati devono convivere con gli alunni
normodotati.
Anche la LEGGE QUADRO SULL’HANDICAP n. 104/92 affronta la problematica dell’handicap
a livello scolastico adottando un approccio di tipo sistemico con il coinvolgimento di varie
istituzioni: famiglie, ASL, Enti locali, centri riabilitativi, associazioni di volontariato che nella
specificità dei loro compiti e funzioni, concorrono insieme a migliorare la qualità della vita delle
persone diversamente abili.
In particolare l’art.13 garantisce il diritto all’istruzione delle persone diversamente abili in tutte le
istituzioni scolastiche di ogni grado e ordine, anche nelle istituzioni universitarie attraverso la
programmazione coordinata dei sevizi scolastici con i servizi socio-assistenziali, culturali e
ricreativi.
GLI ALUNNI PORTATORI DI DISABILITÀ
Le linee guida per l’integrazione degli alunni con disabilità sono state dedotte dal MIUR 4-8-2009 .
Il concetto di disabilità
Secondo la classificazione operata dall’organizzazione mondiale della sanità (OMS) bisogna
distinguere tra “disabilità“, intesa come situazione di svantaggio del soggetto a livello personale, e
“Handicap“ chi rappresenta lo svantaggio, percepito a livello sociale, della persona con disabilità.
Attraverso diversi studi l’OMS ritiene che la disabilità viene intesa in senso dinamico, dovuto a
fattori psichici e sociali, necessariamente in continua voluzione. Con la legge quadro del 1992 lo
stato definito forme criteri per consentire ai portatori di qualsivoglia forma di disabilità di realizzare
i diritti di cittadinanza E di pari opportunità dei diversi momenti di vita. La scuola rappresenta,
così ,oggi uno Dei principali contesti nei quali il diritto di cittadinanza dei disabili si realizza
mediante l’integrazione all’interno del sistema educativo, senza forme di esclusione. Il ministro
dell’istruzione, prevede varie misure di accompagnamento per favorire la piena integrazione
scolastica degli alunni disabili: docenti di sostegno, finanziamento di progetti e attività per
l’integrazione ecc.
A livello nazionale e operativo l’osservatorio per l’integrazione delle persone disabili. A livello
territoriale sono previsti altri organismi per realizzare un’integrazione efficace: presso gli uffici
scolastici provinciali funzionano i GLIP(gruppi di lavoro interistituzionali provinciali), di cui sono
componenti rappresentanti degli enti locali, delle Asl e delle associazioni dei disabili e presso le
istituzioni scolastiche funzionano i GLH (gruppi di lavoro per l’integrazione degli handicappati)
composti dal dirigente della scuola, dei docenti interessati, dei genitori e dal personale sanitario. La

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legge quadro individuo alcuni strumenti di Istruzione e formazione necessaria alla effettiva
integrazione degli alunni con disabilità:
-la diagnosi funzionale(DF)
-Il profilo dinamico funzionale(PDF)
-il piano educativo individualizzato (PEI)
Tali documenti sono realizzati in collaborazione con il servizio sanitario nazionale con lo scopo di
riscontrare le potenzialità funzionali dell’alunno con disabilità per costruire adeguati percorsi di
autonomia, di socializzazione e di apprendimento.

IL DOCENTE DI SOSTEGNO
L’insegnante di sostegno è un docente possesso di specializzazione per le attività di sostegno che
viene assegnato alla classe (L104/92)per promuovere L’integrazione al suo interno. Pertanto gli,
deve disporre del titolo conseguito mediante un percorso formativo aggettivo. Al termine del
percorso formativo, il superamento della relativa prova finale, gli specializzati conseguiranno titolo
Sì al quale potranno iscriversi degli elenchi per il sostegno. Diversi anni assistiamo alla
programmazione degli orari di servizio per i docenti di sostegno da parte dei consigli di classe e
commissioni orario. Questa prassi diffusa in diverse istituzioni scolastiche, rischia di non tener
conto delle esigenze degli alunni con disabilità. Per questo che si è arrivati andare ai docenti una
libera scelta del curricolo che deve poter rispondere Alle effettive esigenze dell’alunno con
disabilità. L’organico di docenti di sostegno stabilisse che le classi iniziali delle scuole ed istituzioni
di ogni ordine e grado, comprese le sezioni di scuola dell’infanzia, che accolgono alunni con
disabilità sono costituite, con non più di 20 alunni il rapporto alle esigenze formative degli alunni
disabili. In materia di valutazione degli alunni disabili, avete la possibilità di prove di esame
differenziate con valore equivalente a quelle ordinarie ai fini del superamento dell’esame e del
conseguimento del diploma di licenza. Per ragioni di pari opportunità rispetto agli alunni
normodotati, sui diplomi di licenza è riportato il voto finale in decimi, senza menzionare le modalità
di svolgimento e differenziazione delle prove.
GLI ALUNNI CON DISTURBI SPECIFICI DI APPRENDIMENTO (DSA)-
Con la legge 8 ottobre del 2010 n170 sono state dettate norme per l’integrazione scolastica degli
alunni con DSA: dislessia, discalculia, disortografia, disgrafia.
Agli alunni con DSA la legge si impegna garantire il diritto All’istruzione per favorire comunque il
successo scolastico; ridurre i disagi relazionali ed emozionali; adottare forme di verifica e di
valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti; preparare gli stenti e sensibilizzare i
genitori nei confronti delle problematiche legate ai DSA; incrementare la comunicazione e la
collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari grande il percorso di istruzione di formazione.
Agli studenti con DSA le istituzioni scolastiche garantiscono:
-l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata adottando una metodologia e una strategia
educativa adeguata.
-l’introduzione di strumenti compensativi ovvero i mezzi di apprendimento es la sintesi vocale, che
trasforma un compito di lettura in un compito di ascolto; il registratore che consente all’alunno allo
studente di non scrivere gli appunti della lezione;la calcolatrice che facilita le operazioni di calcolo
ecc.
La diagnosi DSA può essere formulata con certezza soltanto alla fine della seconda classe della
scuola primaria. Zen nonostante le misure, l’alunno presenta difficoltà la scuola lo comunica alla
famiglia.
I soggetti a cui è fidato il compito di diagnosticare i DSA sono : gli insegnanti; la famiglia; il
referente di istituto; il dirigente scolastico; gli uffici scolastici regionali.
La legge 170 /2010 art. 4 prevede che per gli insegnanti e i dirigenti vi sia una formazione specifica
in materia DSA Per acquisirne le competenze per saperle trattare.
I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI (BES)

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Con la direttiva 27 dicembre 2012 sono stati disciplinati i bisogni educativi speciali, con l’intento di
creare una categoria generale nella quale far confluire tutte le situazioni di alunni con difficoltà di
apprendimento non esplicitamente previste dalle norme di legge in materia(L.104/92-L107/2010)
quindi prive di tutela. Fondamentale è la certificazione medica del disturbo. Ai sensi della L104
nella scuola opera il GLH (gruppo di lavoro handicap) chi si occupa del disturbo di apprendimento
che riguarda i singoli alunni con certificazione di disabilità. Mentre il GLI(gruppo di lavoro per
l’inclusività) Opera con funzioni di raccordo di tutte le risorse specifiche e di coordinamento
presenti nella scuola.
GLI ALUNNI STRANIERI
Io alunni stranieri hanno diritto all’istruzione alle stesse condizioni degli alunni italiani; pertanto, Al
pari di questi ultimi hanno l’obbligo di iscriversi e frequentare le scuole statali o paritarie . La loro
iscrizione a scuola poi venire in qualsiasi momento dell’anno scolastico. Gli alunni con cittadinanza
non italiana necessitano di interventi didattici relativi all’apprendimento della lingua e solo in via
eccezionale di un piano didattico personalizzato.
GLI ALUNNI OSPEDALIZZATI
In base alle disposizioni previste dalla L104 /1992 I dirigenti degli uffici scolastici regionali, con le
aziende ospedaliere locali e i centri di recupero e di riabilitazione pubblici e privati, convenzionati
con il ministero della salute, possono autorizzare il funzionamento di classi di scuola primaria e
scuola secondaria di primo grado per i minori ricoverati presso ospedali ed istituti di cura.
Consideriamo due differenti modalità di alunni ospedalizzati: la scuola in ospedale e l’istruzione
domiciliare. La scuola in ospedale. Delle tempistiche di visite, terapie per patologie del singolo
paziente, attuando il rapporto diretto tra docente e alunno i programmando le attività didattiche
utilizzando tecnologie multimediali, non tralasciando anche attività ludiche e ricreative. Il docente
in ospedale attua un percorso formativo individualizzato e garantisce anche una mediazione tra la
famiglia all’ospedale. Per l’istruzione domiciliare necessario fare una richiesta documentata alla
scuola.

LA RIFORMA DELL’ORDINAMENTO DELLA SCUOLA ELEMENTARE


Con la Legge n. 148 del ’90 si attua la RIFORMA DELL’ORDINAMENTO DELLA SCUOLA
ELEMENTARE : la scuola elementare concorre alla formazione dell’uomo e del cittadino nel
rispetto e valorizzazione delle diversità individuali, sociali e culturali, si propone dunque di gettare
le basi per lo sviluppo della personalità del bambino promuovendone l’alfabetizzazione culturale.
Ai fini della continuità del processo educativo, viene introdotto l’insegnamento di una lingua
straniera e numerose forme di raccordo pedagogico, curricolare ed organizzativo con la scuola
materna e media.
LA PERSONALITA’ GIURIDICA (L.537/93)
A seguito delle numerose disfunzioni del sistema scolastico si è atteso il riconoscimento della
personalità giuridica delle scuole di ogni ordine e grado.
La personalità giuridica porta con sé l’autonomia amministrativa e di bilancio garantendo una più
trasparente situazione economico-finanziaria e una maggiore responsabilità contabile..
L’Art. 4 della L. 537/93 sancisce dunque che …tutte le scuole hanno personalità giuridica e sono
dotate di autonomia organizzativa, didattica, di ricerca e di sviluppo, ed e il governo che viene
emana i decreti legislativi che :
 Determinino i tempi dell’attuazione dell’autonomia scolastica,
 le Modalità dell’autonomia didattica e le forme di attuazione dell’Autonomia organizzativa
e amministrativa.
IL PROCESSO AUTONOMISTICO (L. 59/97)
La Legge 15.03.1997 n. 59 riprende l’indicazione normativa della legge 24.12.1993 n. 537
semplificandone i contenuti proiettando il processo autonomistico delle istituzioni scolastiche.
Il legislatore segna le tappe di questo processo evolutivo:
 individua i parametri per il raggiungimento dei requisiti dimensionali;

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 formazione del personale;
 managerializza lo stato giuridico dei capi d’istituto conferendo loro la qualifica dirigenziale.
LA RIFORMA DEGLI ESAMI DI MATURITA’ (L. 425/97)
La Legge 10.12.1997 n. 425, articola l’esame di maturità su 3 prove scritte di cui una a carattere
multidisciplinare, ed una prova orale; introducono la valutazione calcolata in centesimi e prevedono
un ulteriore parametro valutativo rappresentato dal credito scolastico, infatti il Consiglio di classe
attribuisce agli studenti meritevoli degli ultimi 3 anni della scuola secondaria superiore un credito di
massimo 20 punti.

L’ABOLIZIONE DEGLI ESAMI DI RIPARTIZIONE E IL RECUPERO DEI DEBITI


FORMATIVI
L’abolizione degli esami di riparazione negli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore è
stata disposta dalla L. 8-8-1995 , n 352.
In sostituzione a tali esami la legge 352/95 prevede l’attivazione di interventi ad hoc per l’efficace
inserimento dello studente che arriva a fine anno scolastico con una o più insufficienze .Alla fine
dell’anno scolastico , il Consiglio di classe comunica alle famiglie le carenze scolastiche (debiti
formativi) degli studenti , dopo lo scrutinio finale la scuola organizza i corsi di recupero , che si
svolgono nei mesi di luglio e agosto . Entro il 31 agosto di ogni anno si concludono le iniziative di
recupero e subito dopo si effettuano le verifiche finali sulla base delle quali si conclude lo scrutinio
con il giudizio definitivo : promozione o bocciatura. In questo modo all’avvio dell’anno scolastico
tutti gli alunni sono in parità di condizioni , in modo tale che i docenti possano sviluppare il
programma dell’anno regolarmente.
L’INNALZAMENTO DELL’ETA’ DELL’OBBLIGO SCOLASTICO
L’innalzamento dell’obbligo scolastico/istruzione oltre gli 8 anni previsti dalla costituzione era da
tempo un obiettivo prioritario della politica scolastica in risposta anche all’esigenza di uniformare il
nostro ordinamento a quello vigente negli altri paesi europei ma anche per fornire agli studenti una
base culturale più congrua e facilitare l’ingresso nel mondi del lavoro. La legge n 9 del 1999 ha
disposto dunque l’innalzamento dell’obbligo scolastico dagli 8 ai 10 anni .
Invece la legge 144 del 1999 ha disciplinato che a decorrere dall’anno 1999-2000 , l’obbligo di
frequenza delle attività formative fino al compimento del 18 anno di età. Tale obbligo può essere
assolto sia nel sistema di istruzione scolastica, sia nel sistema della formazione professionale di
competenza regionale, sia nell’esercizio dell’apprendistato.
L’obbligo formativo si intende comunque assolto con il conseguimento di un diploma di scuola
secondaria superiore o di una qualifica professionale.
Inoltre il D.M. 22.08.2007, n.139 contiene le indicazioni nazionali sui saperi che tutti i giovani
devono possedere a 16 anni; sono riferiti a 4 assi culturali:
- linguaggi;
- matematico;
- scientifico-tecnologico;
- storico sociale.
DIRITTO-DOVERE DI ISTRUZIONE E DI FORMAZIONE E ALTERNANZA SCUOLA
LAVORO
Viene introdotto un nuovo concetto diritto-dovere di istruzione e di formazione che dura dodici
anni . L’attuazione di questo diritto crea un legame tra sistema formativo e sistema delle imprese,
gettando un ponte verso il mondo del lavoro con forme diverse, dall’apprendistato ,all’alternanza
scuola-lavoro e agli stages.
L’alternanza scuola-lavoro introdotta con il D.leg n.77/2005 consiste in un percorso alternativo
che assicura agli studenti che abbiano compiuto 15 anni, oltre alla conoscenza di base,l’acquisizione
di competenze spendibili nel mercato di lavoro. I percorsi di alternanza rientrano nel piano

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dell’offerta formativa , sono previsti un docente tutor interno e uno esterno che svolgon funzione
tutoriale nei percorsi.
LA LEGGE 10 FEBBRAIO 2000, N.30 (riforma De Mauro-Berlinguer)
Tale modello si richiama ai sistemi educativi francese, britannico e spagnolo. La Legge si articola in
2 cicli (elementare, 7 anni., e un ciclo secondario, 2 anni obbligatori + 3 anni). A differenza della
Legge Gentile articolata in 3 cicli (elementare, media, superiore) ha previsto lo snellimento del
corso di studi primario articolato in 7 anni, dai 6 ai 12 anni, abolendo la scuola media accorpandola
alla scuola elementare in un unico corso, e ha previsto una maggiore qualificazione del ciclo
secondario rendendone obbligatoria la frequenza dei primi 2 anni (orientativi) e i successivi 3 anni
di indirizzo quale ponte per il passaggio all’università.
Tale riforma non è stata mai resa operativa, in quanto abrogata dalla Legge 28.03.2003 n. 53.
LA RIFORMA MORATTI E LA SUA ATTUAZIONE: RINVIO (L.53/03)
La riforma Moratti Legge 28.03.2003, n.53, assume la Legge 30/2000 (riforma De Mauro-
Berlinguer), come base dalla quale delineare un riforma della scuola che sostituisca la riforma
Gentile del 1923, dopo 80 anni ancora vigente. I punti chiave sono:
 introduzione del diritto-dovere all’istruzione;
 nuova articolazione degli studi:
- scuola dell’infanzia,
- primo ciclo (scuola primaria di 5 anni e scuola secondaria di primo grado di 3 anni) con esame di
Stato alla fine del ciclo;
- secondo ciclo (sistema dei licei e della formazione professionale) con esame di Stato.
 Istituzione di nuovi licei: economico, tecnologico, musicale, linguistico, delle scienze
umane.
 Alternanza scuola lavoro, percorso alternativo riservato ai giovani dai 15 ai 18 anni.
 L’istituto nazionale di valutazione ha il compito di monitorare con verifiche nazionali il
livello culturale degli studenti.
 Obbligo di lauree specialistiche e tirocinio per gli insegnanti di tutti gli ordini di scuole.
LA BUONA SCUOLA
La L. 13-7-2015, n. 107, definita "Buona scuola” contiene disposizioni che incidono su aspetti
cruciali della scuola, ad esempio: l'autonomia scolastica, le agevolazioni fiscali alle scuole paritarie,
poteri dei dirigenti scolastici .
Uno dei punti più complessi è rappresentato dalla chiamata diretta dei docenti a discrezione del
dirigente scolastico. I docenti non avranno più la sede di titolarità ma saranno inseriti in un albo;
saranno poi i dirigenti a scegliere triennalmente gli insegnanti traendoli dall'albo Quindi un primo
cambiamento rispetto al passato riguarda la perdita della titolarità del ruolo provinciale. La facoltà
di scelta dei docenti da parte dei dirigenti incontrerà il limite dell'ambito territoriale. I dirigenti
potranno indirizzare le loro proposte solo ai docenti che risulteranno disponibili in un territorio
geografico che non ecceda i confini della Provincia e che non potrà essere inferiore al territorio
delle Città metropolitane Per quanto riguarda le immissioni in ruolo dei docenti, la norma prevede
un piano importante di assunzione dei docenti, una parte attraverso la copertura del turn over
(pensionamenti) e la parte residua in organico aggiuntivo che servirà per le supplenze e il
potenziamento dell'offerta formativa. Le graduatorie ad esaurimento delle scuole secondarie e le
graduatorie dei concorsi ordinari decadranno definitivamente. Resteranno in piedi solo quelle della
scuola dell'infanzia e della scuola primaria.
Altre modifiche al sistema scolastico sono :
-il rafforzamento del collegamento tra scuola e mondo del lavoro: si prevede la durata minima dei
percorsi di alternanza scuola lavoro negli ultimi tre anni della scuola secondaria di secondo grado e
prevede la possibilità di stipulare convenzioni con ordini professionali ;
-si prevede che il MIUR adotti il nuovo Piano nazionale scuola digitale.
- molta attenzione è data all'organico dell'autonomia, che è costituito dai posti comuni, per il
sostegno e per il potenziamento dell'offerta formativa;

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-si prevede un piano straordinario di assunzioni di personale docente;
-si introduce una detrazione IRPEF, per un importo annuo non superiore a 400 euro per alunno o
studente, per le spese sostenute per la frequenza delle scuole dell'infanzia, del primo ciclo di
istruzione e della scuola secondaria di secondo grado del sistema nazionale di istruzione. La
disposizione riguarda solo le spese sostenute per la frequenza di scuole paritarie con riferimento alle
scuole dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione; riguarda anche le scuole statali con riferimento
alle scuole secondarie di secondo grado.

CAPITOLO SECONDO (P.29)


L’AUTONOMIA SCOLASTICA
Dal 2000 le istituzioni scolastiche, pur facendo parte del sistema scolastico nazionale hanno una
propria autonomia amministrativa-didattica-organizzativa.
L’Autonomia scolastica nasce ufficialmente nel 1997 con l’art. 21 della legge n. 59 (Legge
Bassanini), anche se è stata preceduta nel 1995 dall’istituzione della “Carta dei servizi scolastici”,
punto di partenza del processo normativo che ha portato all’autonomia scolastica.
La carta dei servizi scolastici è una sorta di carta d’identità della scuola, un documento informativo
in cui la scuola deve presentarsi (trattandosi di un documento pubblico deve risultare trasparente e
conoscibile). È rivolta ai genitori, e per la prima volta i fruitori del servizio scolastico sono definiti
“utenti”, l’istruzione non è vista più come un valore concettuale ma come un servizio di cui poter
usufruire.
L’ARTICOLO 21 DELLA LEGGE (L.59/1997)
L’art. 21 della Legge 59/97 opta per un sistema organizzativo non piramidale ma di tipo
orizzontale, nel quale la scuola cessa di essere il terminale passivo di norme, circolari e regolamenti,
diventando un soggetto protagonista che presenta programmi didattici elabora nuovi metodi,
ricerche e sperimentazioni.
Come dicevano prima l’art. 21 della legge 57/99 disciplina l’Autonomia scolastica e l’intero
impianto normativo di tale articolo dispone che l’autonomia scolastica si attua nel momento in cui
viene riconosciuta la “personalità giuridica” (con conseguente attribuzione dei diritti e dei doveri)
alle scuole ( elementari e i licei, statali e non statali) le quali devono avere una dimensione, in
termini di popolazione scolastica, i cui parametri sono precisati dal D.P.R. del ‘98 per garantire un
equilibrio ottimale tra domanda d’istruzione ed offerta formativa.
L’autonomia scolastica deve attuarsi dalle elementari fino ai licei, entro il 31.12.2000, tenendo
conto dei parametri:
 Consistenza della popolazione residente con riferimento ad ogni ordine e grado 500/900
alunni riducibili a 300 in particolari aree geografiche (piccole isole, Comuni montani).
 Caratteristiche demografiche, orografiche del bacino di utenza.
 Fenomeni di devianza giovanile e criminalità giovanile.

L’AUTONOMIA SCOLASTICA si divide in:


FINANZIARIA, CONTABILE, DIDATTICA, ORGANIZZATIVA, DI SPERIMENTAZIONE.

L’AUTONOMIA FINANZIARIA E CONTABILE


A) L’autonomia finanziaria
Il comma 5 dell’art. 21 prevede l’erogazione da parte dello Stato di una dotazione finanziaria
“essenziale”, necessaria a garantire il funzionamento amministrativo e didattico. La norma prevede
una assegnazione:
 Ordinaria, in relazione al numero degli studenti, di classi e della tipologia degli studi.

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 Perequativa, di natura integrativa per far fronte a delle difficoltà.
B) L’autonomia contabile
L’attività finanziaria e amministrativo-contabile delle istituzioni scolastiche si svolge sulla base di
un PROGRAMMA che costituisce il documento contabile di base proposto dal dirigente scolastico
e deliberato dal Consiglio d’Istituto in coerenza con le previsioni del POF (Piano dell’Offerta
Formativa).
Il consiglio d’istituto verifica, entro il 30 giugno le disponibilità finanziarie dell’istituto nonchè lo
stato di attuazione del programma per approvarvi le modifiche necessarie in relazione anche
all’andamento amministrativo e didattico generale

L’AUTONOMIA SCOLASTICA NELLA BUONA SCUOLA ( VEDI SE FARE PEZZO


AGGIUNTO)
La legge 107 del 2015 prevede che si dia piena attuazione dell’autonomia delle istituzioni
scolastiche, al fine di realizzare alcuni obiettivi specifici, tra cui l’innalzamento delle competenze
degli studenti, garantire il diritto allo studio per tutti gli studenti e dell’educazione permanente per
tutti i cittadini.
Il comma 5 della legge 107 al fine di dare piena attuazione del processo di realizzazione
dell’autonomia e riorganizzazione dell’intero sistema di istruzione, prevede l’istituzione
DELL’ORGANICO DELL’AUTONOMIA.
I docenti dell’organico dell’autonomia sono individuati dalle istituzioni scolastiche che individuano
il fabbisogno di posti in relazione all’offerta formativa che intende realizzare. Essi infatti
concorrono alla realizzazione del piano triennale dell’offerta formativa con attività di
insegnamento, di potenziamento, di sostegno, di organizzazione, di progettazione e di
coordinamento.
La finalità è quella di individuare e raggiungere obiettivi formativi considerati prioritari come ad
esempio la valorizzazione e il potenziamento delle competenze linguistiche, il potenziamento delle
competenze matematiche e logiche e scientifiche, il potenziamento delle materie artistiche musicali,
il potenziamento delle discipline motorie, attività laboratoriali, l’apertura pomeridiana delle scuole e
la riduzione del numero di alunni per classe, con potenziamento o rimodulazione dell’orario
previsto, l’incremento dell’alternanza scuola-lavoro, l’alfabetizzazione degli studenti di cittadinanza
o di lingua non italiana etc..
Quindi possiamo dire che la programmazione triennale dell’offerta formativa è finalizzata a
indicare il fabbisogno di infrastrutture.attrezzature e materiali, nonché il fabbisogno organico, anche
in considerazione delle iniziative di potenziamento dell’offerta formativa.
L’organico dell’autonomia
Il comma 63 prevede che per realizzare le finalità dell’autonomia scolastica, le scuole utilizzano
l’organico di autonomia che è costituito da: i posti comuni; posti per il sostegno; posti per il
potenziamento dell’offerta formativa.
L’AUTONOMIA DIDATTICA
L'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale
di istruzione, nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte
delle famiglie e del diritto ad apprendere. Con essa si intende la scelta libera e programmata di
metodologie, strumenti, organizzazione e tempi di insegnamento, e di ogni iniziativa che sia
espressione di libertà progettuale, compresa l'eventuale offerta di insegnamenti opzionali, facoltativi
o aggiuntivi e nel rispetto delle esigenze formative degli studenti.
Dunque lo strumento chiave intorno alla quale ruota la logica dell’autonomia didattica è la
FLESSIBILITA’ che consiste nella capacità di modulare le proprie scelte per una scuola
personalizzata, attenta, cioè, alle richieste di apprendimento e formazione avanzate dagli alunni,
dalle famiglie e dal contesto territoriale

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Tra le diverse forme di flessibilità dunque quelle più importanti fanno riferimento ai tempi
dell'insegnamento e allo svolgimento delle singole discipline e attività. ( Modularità
disciplinare).
Per quanto riguarda la flessibilità dei tempi di insegnamento vi può essere :
la distribuzione diversa dei tempi delle discipline nel corso dell’anno. Nella scuola dell’autonomia
il modo di organizzare il tempo dell’insegnamento deve essere funzionale ai ritmi di apprendimento
degli alunni.
Il monte ore di una o più discipline può, ad esempio, essere articolato in un progetto intensivo di
durata bimestrale o quadrimestrale; ancora, può essere possibile dedicare in certi periodi dell’anno
più tempo per una certa attività e diluirla in altri periodi; oppure, realizzare aggregazioni disciplinari
in alcuni momenti particolarmente significativi dell’anno (fase dell’accoglienza, settimana della
cultura scientifica, settimana ecologica ecc...). In questo modo, l’aspetto organizzativo si intreccia
con l’aspetto didattico e pedagogico, rendendosi possibile al massimo la personalizzazione del
curricolo;
-la strutturazione delle unità di insegnamento in tempi diversi dall'ora di 60 minuti. Le lezioni
delle diverse discipline (fermo restando il monte ore formativo annuale), possono articolarsi, cioè,
in unità didattiche temporalmente diverse dall’ora, in quanto alcune attività richiedono,
inevitabilmente, più tempo ed altre meno tempo.
Per quanto riguarda la modularità disciplinare:
-l'articolazione flessibile del gruppo classe. La classe resta il gruppo di riferimento delle attività
didattiche e sede di significative relazioni umane, tuttavia è possibile superare l’unitarietà del
gruppo classe mediante l’articolazione modulare di gruppi di alunni. In questo caso modularità
significa pensare i percorsi di insegnamento e apprendimento per moduli organizzativi diversi dalla
classe, funzionali alle stesse attività didattiche e rispettosi delle specificità dei singoli alunni. Questo
permette la costituzione di gruppi di alunni variamente configurati, aggregazioni, cioè, anche
temporalmente diverse di alunni per conseguire obiettivi anche momentaneamente diversi:
. gruppi per progetti specifici o per attività di tipo integrato (da realizzarsi in determinati periodi
dell’anno);
.gruppi provenienti dalla stessa classe, da altre classi, da altri corsi o da altre scuole ecc...;
.gruppi per attività curricolari che necessitano di un’organizzazione particolare (un’attività di
ricerca si realizza meglio in un gruppo ridotto rispetto alla classe; un argomento può essere trattato
con modalità frontali nella classe ed in modo laboratoriale in un gruppo; una tematica può essere
considerata ad un livello di approfondimento, rivolgendosi ad un gruppo allargato di due classi,
oppure ad un altro livello di approfondimento all’interno di un gruppo più ridotto rispetto alla classe
ecc...);
.gruppi per interessi o per livello di competenza iniziale (gruppi, questi ultimi, che perseguono, per
un periodo limitato, obiettivi diversi come il recupero e l’approfondimento);
-l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, calibrati sulle caratteristiche degli alunni che si
trovano in difficoltà, anche transitorie;
-l'aggregazione delle discipline in aree e ambiti disciplinari;
-la realizzazione di iniziative di recupero e sostegno, di continuità e di orientamento scolastico e
professionale, coordinandosi con le iniziative eventualmente assunte dagli enti locali
-la scelta dei criteri per il riconoscimento dei crediti e per il recupero dei debiti scolastici avuto
riguardo agli obiettivi specifici di apprendimento e tenuto conto della necessità di facilitare i
passaggi tra diversi tipi e indirizzi di studio, di favorire l'integrazione tra sistemi formativi, di
agevolare le uscite e i rientri tra scuola, formazione professionale e mondo del lavoro.
La definizione dei curricoli
Spetta alle singole istituzioni scolastiche autonome definire ed attuare un curricolo di di scuole che
consentono di realizzare un insegnamento efficace ed adeguato agli alunni.
Le scuole compongono un quadro didattico unitario nel quali sono presenti :
- discipline e attività fondamentali

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- discipline e attività
- discipline e attività facoltative.
Con la riforma Moratti i curricoli sono sostituiti dalla dicitura Piani di studio personalizzati che
contengono:
1. un nucleo fondamentale omogeneo su base nazionale che rispecchia la cultura, le tradizioni
e l’identità nazionale ovvero il curricolo nazionale che è deliberato dal Legislatore e
rappresenta i "saperi essenziali" e tutte le discipline fondamentali, comuni e obbligatorie per
tutti gli studenti ;
2. una quota riservata alle regioni, il curricolo locale, ricavata dal 15 % delle ore totali di
attività didattica che è deliberato dal Collegio dei docenti delle singole scuole, attraverso un
progetto formativo e rappresenta gli " itinerari " che le varie istituzioni scolastiche ritengono
necessari per il contesto socio-culturale in cui agiscono ed è obbligatorio per tutti gli
studenti.
La Riforma Gelmini introduce, invece, LE INDICAZIONI NAZIONALI DEGLI OBIETTIVI
SPECIFICI DI APPRENDIMENTO, che definiscono le linee guida delle conoscenze
fondamentali che lo studente dovrebbe possedere al termine del proprio percorso di studi. Le
indicazioni individuano nuclei fondamentali di ciascuna disciplina, rappresentatndo un punto di
riferimento per l’insegnante il quale però possiede una propria autonomia per progettare percorsi
scolastici.
Piano dell'offerta formativa.
Ogni istituzione scolastica predispone, con la partecipazione di tutte le sue componenti, il Piano
dell'offerta formativa che è il documento fondamentale che attraverso cui si esplicita l’autonomia
didattica e si esplicita l'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche in quanto in
esso si delinea:
- la progettazione curricolare, ovvero i curricoli obbligatori corrispondenti agli indirizzi di
studio, percorsi didattici alternativi , obbligatori e facoltativi
- extracurricolare, ovvero discipline e attività didattiche aggiuntive per ampliare l’offerta
formativa ( insegnamenti speciali facoltativi nel settore artistico, musicale, informatico,
corsi di attività motoria ecc.)
- Programmi di sostegno per portatori di handicap
- educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro
autonomia , per cui anche accordi con enti pubblici e privati specialistici, università ed altre
scuole collegate in rete per attività di aggiornamento del personale, per garantire la
continuità tra i vari segmenti scolastici ecc.
Il POF dunque, se da un lato è coerente con gli obiettivi generali ed educativi dei diversi tipi e
indirizzi di studi determinati a livello nazionale, dall’altro riflette le esigenze del contesto culturale,
sociale ed economico della realtà locale, tenendo conto della programmazione territoriale
dell'offerta formativa.
Il Piano dell'offerta formativa è elaborato dal collegio dei docenti sulla base degli indirizzi generali
per le attività della scuola e delle scelte generali di gestione e di amministrazione definiti dal
consiglio di circolo o di istituto, tenuto conto delle proposte e dei pareri formulati dagli organismi e
dalle associazioni anche di fatto dei genitori e, per le scuole secondarie superiori, degli studenti. Il
Piano è adottato dal consiglio di circolo o di istituto. Il dirigente scolastico attiva i necessari rapporti
con gli enti locali e con le diverse realtà istituzionali, culturali, sociali ed economiche operanti sul
territorio. Una volta approvato, il Piano dell'offerta formativa è reso pubblico e consegnato agli
alunni e alle famiglie all'atto dell'iscrizione.
AUTONOMIA-ORGANIZZATIVA:
E’ finalizzata a rendere il servizio scolastico maggiormente flessibile, diversificato, efficiente ed
efficace cercando di ottimizzare le risorse umane e finanziare, materiali ecc.. In particolare l’
Autonomia Organizzativa si esplica con:

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1) Gli adattamenti del calendario scolastico ovvero la flessibilità dei giorni festivi di lezione
stabiliti dall'istituzione scolastica autonoma rispetto al calendario stabilito dalla Regione.
I motivi per cui viene realizzato sono:
- particolari festività
- istituzione di corsi di recupero
- adeguamento delle attività didattiche alle esigenze degli studenti
- realizzazione di progetti contenuti nel POF.
2) L'orario complessivo del curricolo e quello destinato alle singole discipline e attività sono
organizzati in modo flessibile, privo di ogni forma di rigidità, anche sulla base di una
programmazione plurisettimanale, fermi restando l'articolazione delle lezioni in non meno di cinque
giorni settimanali e il rispetto del monte ore annuale, ovvero le ore effettivamente dedicate allo
studio di ogni disciplina in tutto l'anno scolastico.
L' orario può essere così articolato:
- orario antimeridiano settimanale articolato in sei giorni a settimana
- orario antimeridiano e pomeridiano articolato in cinque o sei giorni a settimana.
Può essere di 27 ore settimanali o di 30 ore per gli alunni che scelgono le attività opzionali.
3) In ciascuna istituzione scolastica le modalità di impiego dei docenti possono essere
diversificate nelle varie classi e sezioni in funzione delle eventuali differenziazioni nelle scelte
metodologiche ed organizzative adottate nel piano dell'offerta formativa, fermo restando il rispetto
dei complessivi obblighi annuali dei servizi dei docenti previsti dai contratti collettivi .
L’AUTONOMIA DI SPERIMENTAZIONE
Il D.P.R. 275/99, all’art. 11, sancisce che il Ministro dell’Istruzione promuove progetti finalizzati
all’innovazione, sostenendoli con finanziamenti disponibili negli ordinari stanziamenti di bilancio.
I progetti devono avere una durata predefinita e devono indicare con chiarezza gli obiettivi, quelli
attuati devono essere sottoposti a valutazioni dei risultati.
Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo.
Le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca,
sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed
economico delle realtà locali e curando tra l'altro:
a) la progettazione formativa e la ricerca valutativa;
b) la formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico;
c) l'innovazione metodologica e disciplinare;
d) la ricerca didattica sulle diverse valenze delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione
e sulla loro integrazione nei processi formativi;
e) la documentazione educativa e la sua diffusione all'interno della scuola;
f) gli scambi di informazioni, esperienze e materiali didattici;
g) l'integrazione fra le diverse articolazioni del sistema scolastico e, d'intesa con i soggetti
istituzionali competenti, fra i diversi sistemi formativi, ivi compresa la formazione professionale.

Se il progetto di ricerca e innovazione richiede modifiche strutturali che vanno oltre la flessibilità
curricolare le istituzioni scolastiche propongono iniziative finalizzate alle innovazioni riguardanti
gli ordinamenti degli studi, la loro articolazione e durata, l’integrazione dei sistemi formativi e
processi di continuità e orientamento.
AUTONOMIA FUNZIONALE
Consiste nel riconoscimento alle istituzioni scolastiche di competenze e funzioni riguardanti:
 la carriera scolastica e il rapporto con gli alunni(vi rientrano tutti gli adempimenti relativi
alle iscrizioni, certificazioni valutazione dei crediti formativi ecc.)
 amministrazione e gestione del patrimonio e delle risorse finanziarie
 stato giuridico ed economico del personale.
L’ATTUAZIONE DELL’AUTONOMIA: LA RETE DI SCUOLE

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nell’attuazione dell’autonomia scolastica ciascuno ha il suo ruolo:
-gli organi collegiali garantiscono l’efficacia e l’efficienza dell’autonomia
- i docenti hanno il compito e la responsabilità dell’insegnamento e dell’apprendimento
- il capo di istituto esercita le funzioni dirigenziali
-il responsabile amministrativo assume funzioni di direzione dei servizi di segreteria - il personale
della scuola, i genitori e gli studenti partecipano al processo di attuazione dell’autonomia
assumendo le relative responsabilità
ATTIVITA’ ORGANIZZATE IN RETE CON ALTRE SCUOLE E/O CON IL
TERRITORIO
Nell’ambito dell’autonomia,le singole scuole possono stipulare” accordi “con altre istituzioni
scolastiche. Attraverso l’accordo si costituisce la “rete”tra due o più istituzioni scolastiche che
condividono un obiettivo comune.
I progetti formativi più frequentemente realizzati tra reti riguardano:
- attività di formazione e aggiornamento del personale scolastico
- attività didattiche, di ricerca e sperimentazione
- organizzazione di laboratori territoriali ( per una più efficace circolazione delle informazioni)

LE RETI DI SCUOLA NELLA BUONA SCUOLA


Al comma 70 della legge 107 del 2015 si prevede che gli uffici scolastici regionali possano
promuovere la costituzione, entro il 30 giugno del 2016, di reti tra istituzioni scolastiche all’interno
del medesimo ambito territoriale.
L’obiettivo è quello di valorizzare le risorse professionali , realizzare progetti e iniziative, definiti “
accordi in rete”.

AMMINISTRAZIONE DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE


Anche lo stato e gli enti pubblici hanno un organizzazione interna, composta sia da beni che
persone che agiscono per conto dello stato e dell-ente pubblico. In ogni ente possiamo distinguere
organi e uffici. L’orano [ la persona fisica che fa agire l-ente nei rapporti con l-esterno. Uno degli
elementi essenziali dell’organo è il titolare dell-organo stesso cioe il funzionario. Gli uffici si
caratterizzano per due elementi un elemento funzionale in quanti ad essi sono attribuite funzioni
proprie della persona giuridica di cui fanno parte e un elemento strutturale cioe sono incorporati
stabilmente nella struttura di cui fanno parte. L-ufficio e un complesso composto da persone fisiche
e beni materiali.
IL MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA (MIUR)
Il  Ministero della Pubblica istruzione è stato istituito nel 1847 da Carlo Alberto  e per un breve
periodo è stato denominato Ministero dell’Educazione Nazionale in quanto oltre alle competenze
dell’istruzione pubblica aveva anche competenze  della cultura quali accademie, belle arti,
biblioteche ecc. fino a quando poi tali attività sono state trasferite al ministero per i beni culturali e
ambientali.
A seguito Della delega contenuta nella legge Bassanini ( legge 59 /1997) il Ministero della
Pubblica Istruzione perde la sua originaria fisionomia a seguito dell’accorpamento  con il ministero
dell’università e della ricerca scientifica  diventando così il MIUR ministero dell istruzione, dell
università e della ricerca.  Successivamente con la legge 300/1999 il MIUR diventa MURST  nel
quale confluiscono la ricerca scientifica e tecnologica.
 Le funzioni del MIUR : definite dalla legge 300 del 1999
- Funzioni in materia di istruzione  e di ricerca
- Funzioni conferite alle regioni ed enti locali
- Autonomia delle istituzioni scolastiche  e delle istituzioni universitarie e degli enti di ricerca.
 Aree funzionali del MIUR:
- Istruzione non universitaria

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- Istruzione universitaria , ricerca scientifica e tecnologica.
ATTUALE CONFIGURAZIONE DEL MINISTERO 
Il Ministero inoltre si  articola in Dipartimenti il cui numero non può essere superiore a 3, in
relazione alle aree funzionali descritte :
- Dipartimento per la programmazione ministeriale e per la gestione ministeriale del bilancio,
delle risorse umane  e dell’informazione, che svolge funzioni nelle aree di  programmazione
ministeriale, bilancio e monitoraggio del fabbisogno finanziario del Ministero .
- Dipartimento per l’Istruzione che svolge funzione nell’organizzazione generale dell’istruzione,
ordinamenti, curricola e programmi scolastici ecc. ; riconoscimento dei titoli di studio all’estero ecc.
- Dipartimento per l’università , ricerca e tecnologia che si occupa di istruzione universitaria  e
tutto ciò che riguarda l’università la ricerca e scienza.
 Il Ministro dell istruzione dell università e della ricerca
Il Ministro è a capo del Miur, ha il fondamentale compito di promuovere l istruzione sociale e
pubblica.  Non è a capo dell’amministrazione, vi è infatti un dirigente amministrativo (di 9°grado)
che controlla l’operato del Ministro. Ed e l organo di direzione politica del ministero ed esercita
funzioni politico amministrative.
Dal Ministro dipendono tutti gli uffici, sia centrali che periferici, che esplicano la loro attività
istituzionale in materia d’istruzione. Il Ministro non lavora da solo, ma è affiancato da un vice-
ministro, e si avvale del lavoro dei sottosegretari  (almeno 2 per il comparto dell’istruzione
scolastica e uno per l’università e la ricerca) che lavorano su delega del Ministro.
Il Ministro può anche avvalersi di uffici di staff, che svolgono attività di supporto al lavoro
ministeriale e di raccordo con l’amministrazione.
L’art. 3 D.Lgs 29/93 [si dice articolo 3 del decreto legislativo numero 29 del 1993] ha individuato
le funzioni del Ministro dell’Istruzione. Al Ministro spettano:
 - le decisioni in materia di atti normativi e l’adozione dei relativi atti di indirizzo interpretativo
ed applicativi (come tutti gli altri ministri deve realizzare delle leggi ma anche atti normativi che le
rendano operative sul piano pratico e che ne consentano una corretta interpretazione ed
applicazione).
-  la definizione degli obiettivi, priorità, piani, programmi e direttive generali per l’azione
amministrativa e per la gestione del comparto scuola e di quello universitario.
-  individuare le risorse umane, strutture materiali ed economico- finanziarie da destinare alle
differenti finalità e comunicarle poi all’appartato dirigenziale e le singole amministrazioni
periferiche dovranno rendere attuabili le decisioni del Ministero.
- provvedere alle nomine e alle designazioni che saranno poi rese effettive a seguito della scelta
dettate dai parametri sopraelencati (il ministro individua i parametri, la dirigenza sceglie le persone,
comunica la propria scelta alle amministrazioni periferiche, il Ministro provvede alla nomina).
Al Ministro spetta fare richieste ufficiali di pareri alle autorità amministrative indipendenti e al
Consiglio di Stato.
 Ai dirigenti, invece, spettano competenze legate alle adozioni di atti e provvedimenti
amministrativi, compresi quelli che impegnano l’amministrazione verso l’esterno, gestione
finanziaria, tecnica ed amministrativa, attraverso autonomi poteri di spesa, autonomi poteri di
controllo delle risorse umane e strumentali, la responsabilità in esclusiva dell’attività amministrativa
e dei relativi risultati (in caso di inadempienza c’è il commissariato). Il ministro non puo revocare,
riformare provvedimenti o atti di competenza dei dirigenti.
 COMPETENZE
Le competenze del ministro nel D. Lgs numero 112 del 98
La legge 59/97, nota come “legge Bassanini”, è una legge di semplificazione della pubblica
amministrazione che ha riordinato alcuni ministeri e ha disciplinato, tra l’altro, anche tutte le
competenze del Ministro dell’istruzione. Il compito del Ministro:

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1. definire i criteri e i parametri per l’organizzazione della rete scolastica, sistema costituito dal
network di tutti gli istituti scolastici del territorio italiano e tutti gli uffici amministrativi che
operano nell’ambito scolastico;
2. organizzare il sistema di valutazione della scuola;
3. determinare e assegnare le risorse finanziarie, sia quelle a carico del bilancio dello Stato, sia
quelle a carico delle istituzioni scolastiche;
4. svolgere funzioni relative ai conservatori di musica, alle accademie di belle arti, o all’accademia
nazionale d’arte drammatica, all’accademia nazionale di danza, agli istituti culturali stranieri
presenti in Italia (questo almeno fino alla legge n.300/99) che ha visto la nascita di nuove tipologie
di licei);
Vi sono poi delle funzioni amministrative quali: 
- l’organizzazione del comparto istruzione delle scuole militari e qualsiasi altro ente di difesa
presente sul territorio nazionale, nonché nell’ambito dei presidi ospedalieri;
- l’organizzazione generale di istituti scolastici istituiti da individui non facenti parte della
Comunità Europea o da Enti costituiti per la loro maggioranza da individui extracomunitari (centri
di accoglienza con finalità culturali, istituti di lingua, ecc).
 GLI ORGANISMI COLLEGATI ALL-AMMINISTRAZIONE CENTRALE  IN PARTICOLARE
INVALSI E INDIRE
Il Consiglio superiore della pubblica istruzione è organo di garanzia dell'unitarietà del sistema
nazionale dell'istruzione. Esso  formula proposte ed esprime pareri obbligatori:
- sulle direttive del Ministro della pubblica istruzione in materia di valutazione del sistema
dell'istruzione;
- sugli obiettivi, indirizzi e standard del sistema di istruzione definiti a livello nazionale nonché
sulla quota nazionale dei curricoli dei diversi tipi e indirizzi di studio;
- sull'organizzazione generale dell'istruzione
E’  formato da 36 componenti di cui :
- 15 sono eletti dalla componente elettiva che rappresenta Il personale delle scuole statali nel
consigli scolastici locali.
- 15  sono nominati dal Ministro tra esponenti significativi dei mondo della cultura, dell'arte, della
scuola, dell'Università, del lavoro,
- 3 sono eletti rispettivamente uno dalle scuole di lingua tedesca, uno dalle scuole di lingua slovena
ed uno dalle scuole della Valle d'Aosta.
- 3  sono nominati dal Ministro in rappresentanza delle scuole pareggiate, parificate e legalmente
riconosciute e delle scuole dipendenti dagli enti locali.
La carica di consigliere non è compatibile con le cariche di parlamentare e gli incarichi di ministro.
L’osservatorio per l’edilizia scolastica
Svolge compiti in materia di edilizia scolastica, come riqualificazione e manutenzione degli edifici,
criteri di progettazione.
Gli ultimi anni hanno visto interventi legislativi diretti al rafforzamento delle edilizia scolastica
pubblica in termini di sicurezza e riqualificazione, con stanziamenti di fondi destinati alle scuole.
Con il D.M 17-4-2014 n 156 il miur ha ha stanziato fondi destinati all'edilizia scolastica. L'edilizia
scolastica dovrà tenere conto delle lignee guida per le architetture interne delle scuole emanate nel
2013 cioè i nuovi criteri per la costruzione di edifici scolastici e per l'organizzazione di spazi
educativi e di apprendimento in linea con l'innovazione delle tecnologie digitali e delle evoluzioni
della didattica. L'osservatorio per l'edilizia scolastica (pensato per garantire una programmazione
efficiente degli interventi di riqualificazione degli edifici scolastici) ha il compito di verificare la
funzionalità del sistema e la conformità alle regole tecniche, oltre a compiti di promozione,
indirizzo e attività di studio nell'ambito dell'edilizia scolastica. Le norme in materia di sicurezza
degli edifici scolastici risultano piuttosto frammentarie.nel corso degli anni sono stati numerosi gli
interventi e gli stanziamenti di risorse finanziarie. Per ultimo la legge di riforma la buona scuola a
previsto che all'osservatorio per l'edilizia scolastica sono attribuiti compiti di indirizzo e

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programmazione. Il governo ha investito molto sull'edilizia scolastica.  si segnalano in particolare
scuole sicure (interventi di manutenzione  straordinaria, messa in sicurezza,  rimozione amianto)
scuole nuove e scuole belle (nel 2014 sono stati stanziati 150 milioni di euro per finanziare
interventi di piccola manutenzione decoro e ripristino funzionale delle scuole.
L’Istituto nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione
(I.N.VAL.S.I)
Ai fini del progressivo miglioramento del sistema educativo il il decreto legislativo 19-11-2004
numero 286 ha istituito un servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di
formazione e ha provveduto al riordino di quest'istituto. Il suo obiettivo è quello di valutare
L'efficacia e l'efficienza del complesso sistema di istruzione formazione inquadrando la valutazione
nel contesto internazionale in particolar modo in quello europeo.inseguito al decreto legislativo
19/11/2004 numero 286 prende la denominazione di istituto nazionale Per la valutazione del
sistema educativo di istruzione e di formazione (INVALSI).  È soggetto alla vigilanza del ministero
dell'istruzione dell'Università e della ricerca ed è un ente di ricerca con personalità giuridica di
diritto pubblico e autonomia amministrativa, contabile, patrimoniale, finanziaria. Le competenze
dell'invalsi: -effettuare verifiche periodiche su conoscenze abilità degli studenti e sulla qualità
dell'offerta formativa
-Svolgere attività di ricerca nell'ambito delle sue finalità istituzionali;-studiare le cause
dell'insuccesso e della dispersione scolastica; -svolgere attività di supporto e assistenza tecnica
all'amministrazione scolastica, alle regioni, agli enti territoriali;-svolgere attività di formazione di
personale docente e dirigente della scuola;-formulare al ministro dell'istruzione proposte per la
piena attuazione del sistema di valutazione dei dirigenti scolastici; definire le procedure da seguire
per la valutazione dei dirigenti. E,-realizzare il monitoraggio sullo sviluppo e sugli esiti del sistema
di valutazione. 
Gli organi dell'invalsi previsti dall'articolo otto dello statuto sono: il presidente; il consiglio di
amministrazione; il consiglio di revisori dei conti; il consiglio tecnico scientifico. L'istituto
provvede ai propri compiti con: i redditi del patrimonio; contributo ordinario dello Stato; eventuali
altri contributi di Stato, regioni, enti locali; eventuali contributi e assegnazione da parte di soggetti o
enti pubblici e privati, italiani e stranieri; eventuali altre entrate.
INDIRE( istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa) è un ente di ricerca
con autonomia scientifica, finanziaria, patrimoniale, amministrativa e regolamentare. è articolato in
tre nuclei territoriali. L indire ha sostituito l'agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia
scolastica (ANAS)  si occupa: formazione del personale docente, formazione del personale non
docente e dei dirigenti scolastici, utilizzo di nuove tecnologie per l'innovazione didattica, attività di
monitoraggio dei principali fenomeni del sistema scolastico italiano, continuo aggiornamento alle
scuole e agli insegnanti, Dirigenti e personale ATA. 
SISTEMA NAZIONALE DI VALUTAZIONE (snv)
L'organizzazione del sistema nazionale di valutazione è costituita da invalsi, indire e contingente
ispettivo. Il ministero emana con periodicità almeno triennale le priorità strategiche della
valutazione del sistema educativo di istruzione. Il regolamento affida
il coordinamento istituzionale del sistema all'invalsi Che ha il compito di definire i protocolli
valutativi e i programmi delle visite alle scuole. I compiti principali dell'Invalsi sono: assicurare il
coordinamento funzionale del SNV; proporre protocolli di valutazione, il programma delle visite
all'istituzioni scolastiche da parte di nuclei di valutazione esterna; mettere a disposizione delle
singole strutture scolastiche strumenti per la realizzazione di azioni legate alla valutazione; definire
gli indicatori per la valutazione dei dirigenti scolastici; curare la selezione e la formazione e
l'inserimento degli ispettori esterni; redigere un periodico rapporto Sul sistema scolastico formativo.
La funzione dell'indire è più articolata e diversa. L'istituto ha il compito di definire e attuare i piani
di miglioramento della qualità dell'offerta formativa e dei risultati degli apprendimenti degli
studenti che le scuole verificano tramite modalità di verifica emanate dall invalsi. Inoltre ha il
compito di sostenere processi di innovazione come diffusione e utilizzo di nuove tecnologie. Il

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contingente ispettivo è reclutato da dirigenti di seconda fascia con funzioni tecnico ispettive. Il
processo di valutazione delle scuole è articolato in quattro fasi: autovalutazione, valutazione esterna
, azioni di miglioramento, redicontaazione sociale. 
DIRETTIVA 11/2014
La direttiva numero 11 del 18 settembre 2014 sulle prime Rita strategiche del sistema nazionale di
valutazione per gli anni scolastici 2014 2015, 2015 2016 e 2016 2017 si pone l'obiettivo del
miglioramento dei livelli di apprendimento e del rafforzamento delle competenze. Perciò che
concerne l'autovalutazione delle scuole, L invalsi fornire strumenti di analisi dei dati resi disponibili
dalle scuole, sosterrà i processi di autovalutazione delle scuole, definire un quadro di riferimento
corredato di indicatori e dati comparabili. Il sistema nazionale di valutazione si avvarrà di una
piattaforma operativa unitaria predisposta dai servizi informativi del ministero dell'istruzione,
dell'Università e della ricerca che avvierà in collaborazione col SNV Piani di formazione per tutte le
scuole con particolare attenzione ai dirigenti scolastici.
LA VALUTAZIONE ESTERNA 
Le attività di valutazione esterna partono dall'anno scolastico 2015 2016. La buona scuola (comma
14) al fine di potenziare il sistema di valutazione delle scuole autorizza la spesa di 8 milioni per
ciascuno degli anni dal 2016 al 2019 a favore dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema
educativo di istruzione e di formazione (invalsi). La spesa è destinata alla realizzazione delle
rilevazioni nazionali degli apprendimenti, alla partecipazione dell'Italia all'indagini internazionali,
all'autovalutazione e alle visite valutative delle scuole.
L’organizzazione a livello locale
 L’attuale sistema formativo nazionale provvede a ridistribuire le competenze tra gli organi
dell’amministrazione diretta dello Stato, le regioni e gli enti locali, e definisce gli attori in ambito
regionale:
• Istituti scolastici autonomi
• Le regioni
• I Comuni e le Province
• Le Direzioni generali regionali del Ministero dell’Istruzione.
 L’ARTICOLAZIONE PERIFERICA: LA DIREZIONE SCOLASTICA REGIONALE
L’art. 7 del D.P.R. 260/07 sancisce che il Ministero è articolato, a livello periferico, in Uffici
Scolastici Regionali di livello dirigenziale generale (cd. Direzione Scolastica Regionale).
Gli uffici scolastici regionali sono istituiti in ciascun capoluogo di Regione e costituiscono
autonomi centri di responsabilità amministrativa.
L’ufficio scolastico regionale sostituisce i Provveditorati e le Sovrintendenze scolastiche regionali
(soppressi dall’art 75 D.L. 300/99) e si configura alla stregua di un Ministero regionale con poteri
autonomi.
 I compiti dell’Ufficio scolastico regionale:
• vigila sul rispetto delle norme sull’istruzione
• provvede a formare la segreteria del Consiglio Regionale dell’Istruzione
• assegna alle istituzioni scolastiche le risorse finanziarie
• provvede alla gestione amministrativa e contabile
• integra la sua azione con quella dei Comuni delle Province e della Regione
• esercita la vigilanza sulle scuole non statali paritarie e non paritarie e sulle scuole straniere in Italia
• assegna il personale alle istituzioni scolastiche.
 In ciascuna direzione scolastica regionale operano 2 organi collegiali:
• un organo collegiale a composizione mista, con rappresentanti dello Stato, della Regione e delle
autonomie territoriali per il coordinamento delle attività gestionali
• il Consiglio regionale dell’istruzione con competenze consultive e di supporto
all’amministrazione a livello regionale.
 L’Ufficio scolastico regionale si articola per funzioni e sul territorio. 
 ARTICOLAZIONE PER FUNZIONI della Direzione scolastica regionale:

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1. area pianificazione e programmazione (autonomia scolastica, programmi, esami di stato)
2. area sviluppo delle istituzioni delle istituzioni scolastiche autonome (diritto allo studio, servizio
agli studenti, integrazione di studenti immigrati e portatori di handicap, bandi di concorso.
3. area delle risorse umane della scuola (reclutamento dei dirigenti scolastici, relazioni sindacali,
aggiornamento del personale).
4. area amministrazione e gestione delle risorse finanziarie
5. area gestionale di supporto della direzione generale.
ARTICOLAZIONE SUL TERRITORIO DELLA DIREZIONE SCOLASTICA REGIONSLE
La direzione scolastica regionale si articola in:
1. uffici della direzione regionale(strutture organizzative complesse)
2. unità operative(strutture organizzative non complesse)
 GLI UFFICI SCOLASTICI PROVINCIALI
Secondo l’art 7 del D.P.R. 260/07, l’Ufficio scolastico regionale si articola per funzioni e sul
territorio a livello provinciale in centri denominati uffici scolastici provinciali.
Essi svolgono le funzioni di:
• assistenza agli istituti scolastici autonomi
• gestione delle graduatorie e assegnazione delle risorse umane (il personale) ai singoli istituti
scolastici autonomi
• sviluppo delle reti di scuole
• monitoraggio dell’edilizia scolastica
• integrazione degli alunni immigrati e diversamente abili
• obbligo scolastico
• utilizzo dei fondi europei da parte delle scuole.
 L’ufficio scolastico provinciale è affidato a dirigente di livello dirigenziale non generale, il quale si
rapporta funzionalmente al direttore generale regionale.
GLI AMBITI TERRITORIALI NELLA BUONA SCUOLA
I ruoli del personale docente sono regionali, articolati in ambiti territoriali, suddivisi in sezioni
separate per gradi di istruzione, classi di concorso, tipologie di posti. Gli ambiti territoriali devono
avere ampiezza inferiore alla provincia o alla città metropolitana, avendo considerazione oltre che
della popolazione scolastica, della prossimità delle scuole e delle caratteristiche del territorio. 
L’organizzazione a livello di istituzione scolastica
 LE NUOVE COMPETENZE DELLE ISTITUZIONI SCOLASTICHE AUTONOME
Dal 1° settembre 2000 alle istituzioni scolastiche sono state attribuite le funzioni già di competenza
dell’amministrazione centrale e periferica relative alla carriera scolastica e al rapporto con gli
alunni, e anche le funzioni non riservate all’amministrazione centrale e periferica, come la gestione
del patrimonio e lo stato giuridico ed economico del personale.
Le istituzioni scolastiche quindi provvedono alle
• iscrizioni,
• frequenze,
• valutazione,
• ai crediti,
• ai debiti formativi,
• al riconoscimento degli studi compiuti in Italia e all’estero,
• alla formazione e aggiornamento culturale e professionale del personale.
 LE COMPETENZE ESCLUSE
Sono escluse alle istituzioni scolastiche le funzioni in materia di personale:
• formazione delle graduatorie permanenti
• reclutamento del personale docente, amministrativo, ausiliario
• utilizzazione del personale eccedente
• collocamenti fuori ruolo
• riconoscimento di titoli di studio esteri

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COORDINAMENTO DELLE COMPETENZE NELL AMBITO DELL ISTITUZIONE
SCOLASTICA
Gli organi collegiali della scuola garantiscono l’efficacia dell’autonomia delle istituzioni
scolastiche.
Il dirigente scolastico esercita le funzioni conferitogli dalla legge nel rispetto delle competenze
degli organi collegiali.
I docenti hanno il compito di progettazione e attuazione del processo di insegnamento e
apprendimento. 

1 L’IMPATTO DELLA RIFORMA DEL TITOLO V DELLA PARTE II DELLA


COSTITUZIONE SUL SISTEMA FORMATIVO NAZIONALE

Secondo la riforma federale dello Stato, varata con L. cost. 18.10.2001, n.3, si ha una nuova
distribuzione delle competenze fra gli organi dell’amministrazione dello Stato, le istituzioni
scolastiche e le autonomie territoriali. Nella riforma federale le scuole riducono il loro rapporto
unidirezionale con il Ministero e le sue direttive, ma devono far ricorso alle realtà vicine e agli enti
territoriali.
Da queste considerazioni emerge un nuovo sistema nazionale di istruzione nel quale i principali
attori sono:
 lo Stato
 le Regioni
 i Comuni e le Province
 le istituzioni scolastiche autonome

Secondo il novellato art. 117 della Cost. la potestà legislativa è riservata a:


 lo Stato per quanto riguarda la definizione delle norme generali dell’istruzione (i limiti e i
contenuti dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, la definizione degli ordinamenti
scolastici, gli obiettivi generali del processo formativo)
 le Regioni per quanto riguarda l’istruzione (salvo l’autonomia delle istituzioni scolastiche)
che è un ambito più ampio del precedente art. 117 Cost. che affidava alle Regioni solo
l’istruzione artigiana, professionale e l’assistenza scolastica. Ora invece la regione ha il
compito di occuparsi della programmazione della rete scolastica e dell’offerta di istruzione
con la correlata allocazione sul territorio delle dotazioni organiche del personale,
determinate e assegnate dal livello nazionale.
L’attuazione della riforma costituzionale per il novellato art 117 della Costituzione
E’ stata possibile grazie alla Legge 131/2003. Tale legge, però, ha posto problemi interpretativi e di
attuazione e per risolverli sono stati necessari alcuni provvedimenti legislativi specifici.
Per l’attuazione della riforma federale dello Stato sono stati presentati alcuni disegni di legge:
 Il disegno di Legge noto come progetto sulla devolution (nel quale si riconosceva alle
Regioni la potestà legislativa esclusiva anche per l’istruzione).
 Il disegno di legge noto come riforma Bossi-La Loggia assorbiva il disegno di legge sulla
devolution stabilendo le competenze dello Stato e della Regione.
Infine il Parlamento ha approvato la riforma del 16.11.2005, nella quale sono confluite le proposte
del progetto sulla devolution e della riforma Bossi-La Loggia.
Il Quaderno bianco sulla scuola predisposto nel settembre 2007 dal Gruppo interministeriale
costituito dal Ministero dell’economia, delle Finanze e della Pubblica Istruzione allo scopo di
studiare le competenze degli attori del sistema formativo nazionale, ha stabilito che:

Allo Stato competono le funzioni:


 determinazione delle risorse finanziarie e del personale a carico dello Stato
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 organizzazione generale dell’istruzione
 programmi scolastici
 orario obbligatorio annuale complessivo
 obblighi annuali di servizio dei docenti
 indirizzi sulla valutazione degli alunni
 stato giuridico del personale
 standard relativi alla qualità del servizio

Alle Regioni competono le funzioni:


 potestà legislativa (sull’istruzione e formazione professionale)
 programmazione del calendario scolastico
 attribuzione alle scuole del personale dei contingenti assegnati dallo Stato alle Regioni

Alle istituzioni scolastiche autonome compete:


 l’esercizio dell’autonomia didattica (POF, formazione e aggiornamento culturale dei
docenti)

IL DECENTRAMENTO DI FUNZIONI AMMINISTRATIVE NELL’ISTRUZ. SCOLASTICA


Il trasferimento delle funzioni amministrative dallo Stato alle Regioni, per il D.L. 112/98, è
avvenuto in 3 fasi, ciascuna corrispondente a diverse epoche storiche e visioni politiche:
1. La prima fase, con i decreti delegati del 1972, vede lo Stato attribuire alle Regioni funzioni
poco incisive, tali da rendere inutili le attività amministrative regionali.
2. La seconda fase, coincidente con i DD.L. del 1977, vede lo Stato decidere di trasferire più
competenze alle Regioni avendo costatato il fallimento della precedente esperienza.
3. La terza fase, con il D.L. 112/98, vede che tutte le funzioni amministrative sono conferite
alle Regioni e agli enti locali tranne quelle riservate espressamente allo stato dalla legge
59/1997.
Quindi agli enti locali è stato affidato la programmazione e la gestione amministrativa del servizio
scolastico ovvero l’insieme delle funzioni e dei compiti volti a consentire la concreta e continua
erogazione del servizio di istruzione. Fra tali funzioni e compiti sono richiamati in particolare:
 programmazione fra istruzione e formazione professionale
 programmazione della rete scolastica
 determinazione del calendario scolastico
 i contributi alle scuole non statali.
 istruzione artigiana e professionale
 assistenza scolastica per studenti meritevoli e privi di mezzi
 edilizia scolastica.

LE COMPETENZE AMMINISTRATIVE DEI COMUNI E DELLE PROVINCE


I seguenti compiti e funzioni sono attribuite alle province per l’istruzione secondaria superiore
e ai Comuni per gli altri gradi inferiori della scuola:
 Fusione e soppressione di scuole in attuazione degli strumenti di programmazione;
 Servizi di supporto organizzativo del servizio di istruzione per gli alunni con handicap o in
situazioni di svantaggio;
 Piano di utilizzazione degli edifici e di uso di attrezzature;
 Sospensione delle lezioni in casi gravi e urgenti;
 La redazione dei piani di organizzazione della rete delle istituzioni scolastiche;
 La sospensione delle lezioni in casi gravi e urgenti;

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 La costituzione, i controlli e la vigilanza, sugli organi collegiali scolastici a livelli
territoriale.

I comuni, in collaborazione con le comunità montane e le province, esercitano d’intesa con le


istituzioni scolastiche, iniziative relative alle seguenti attività:
 educazione degli adulti
 orientamento scolastico e professionale
 realizzare le pari opportunità d’istruzione
 prevenzione della dispersione scolastica.

Al Comune sono assegnate anche altri compiti, ovvero tutte le funzioni amministrative che
riguardano la popolazione ed il territorio comunale principalmente nei settori organici dei servizi
sociali, dell’assetto e dell’utilizzazione del territorio e dello sviluppo economico. Nel settore dei
servizi sociali rientrano le funzioni spettanti al comune in materia di assistenza scolastica:
 manutenzione delle scuole di tutti gli ordini e gradi
 arredamento (tranne per la scuola materna che sono a carico dello Stato)
 riscaldamento
 acqua, illuminazione
 fornitura gratuita dei libri di testo per la scuola elementare

Per avere un buon governo dell’istruzione scolastica è necessario realizzare un equilibrio corretto
tra funzioni statali e regionali. Le regioni, infatti, in seguito alla riforma, sono passate dalla delega
di funzioni amministrative all’attribuzione di una potestà legislativa concorrente nel settore. Il
processo di decentramento va calibrato alle esigenze dei cittadini sul territorio di appartenenza e
allo stesso tempo deve essere soddisfacente rispetto alle aspettative della società civile e alle
esigenze del mercato del lavoro, anche oltre il limiti territoriali regionali. Le priorità da realizzare
per ottenere un decentramento equilibrato sono: la qualità degli apprendimenti e l’inclusività del
sistema di istruzione.
La definizione di un corretto equilibrio tra le funzioni statali e quelle regionali è stato sancito dalla
corte suprema che ha delineato il contenuto della potestà legislativa concorrente delle regioni e ha
definito anche la potestà esclusiva dello stato nell’emanare le norme generali tracciando in questo
modo i suoi confini. Al centro della potestà regionale vi è la programmazione della rete scolastica.
Alle regioni sono state confermate le competenze normative, le funzioni amministrative di cui però
erano già titolari. Tuttavia la dipendenza del personale docente dallo stato e il compito di assegnare
alle scuole in capo agli uffici scolastici regionali sempre da esso, rende difficile qualunque
programmazione da parte delle regioni dell’offerta formativa.

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(Parte terza)
Cap. 1 IL SISTEMA EDUCATIVO D’ISTRUZIONE E FORMAZIONE
RIFORMA MORATTI Legge 28.03.2003, n.53 (p.111LIBRO)

La RIFORMA MORATTI L. 28 MARZO 2003, N° 53 prende le mosse dalla LEGGE 30/2000


assunta come trama normativa di base da cui prendere spunto per riformare la scuola.
L’approvazione di tale riforma però è stata soggetta ad un lungo iter parlamentare, infatti per poter
vagliare la proposta di legge prima della sua definitiva approvazione, il MIUR ha convocato gli
STATI GENERALI DELL’ ISTRUZIONE, ovvero grande assemblea rappresentativa di tutte le
componenti del mondo della scuola cui è stato richiesto di esprimere un giudizio sulla proposta di
modifica della legge 30/200 elaborata da un gruppo di studio presieduto dal prof. Bertagna: Il
MIUR infatti con D.M. del 18/07/2001 n° 672 aveva istituito un gruppo ristretto di lavoro per
svolgere una riflessione sull’intero sistema dell’istruzione e della formazione.

La riforma Moratti (prende il nome da Letizia Moratti) ha delineato un sistema di istruzione


strettamente collegato con la formazione professionale; essa abolisce la precedente riforma
Berlinguer e punta a costruire una scuola più moderna attraverso il potenziamento delle tecnologie
informatiche e con lo studio obbligatorio di una lingua comunitaria fin dai 6 anni e di una seconda
lingua comunitaria dall’età di 11 anni (scuola secondaria di primo grado). (ex sc. Media).
I bambini possono andare alla scuola dell’infanzia anche prima dei 3 anni e a scuola anche prima
dei 6.
Inoltre, è stato innalzato ad almeno 12 anni complessivi il diritto-dovere all’istruzione, o comunque,
sino al conseguimento di una qualifica entro il 18° anno d’età.
Vi è una nuova articolazione degli studi:
 scuola dell’infanzia
 primo ciclo (scuola primaria di 5 anni e scuola secondaria di primo grado di 3 anni) con
esame di Stato finale a fine ciclo
 secondo ciclo (sistema dei licei e sistema della formazione professionale) con esame finale
di Stato
A compimento del 15° anno, vi è la possibilità (dai 15 ai 18 anni) di effettuare stage in enti pubblici
e privati (alternanza scuola-lavoro) sotto la responsabilità delle istituzioni scolastiche.
(I percorsi in alternanza sono oggetto di valutazione da parte delle scuole, che certificano le
competenze acquisite, che costituiscono crediti).

Il liceo è sempre di 5 anni; nell’ultimo anno vi sono attività di orientamento con l’università.
Sono confermati gli assi culturali tradizionali: classico, scientifico, artistico. Nascono nuovi licei:
economico, tecnologico, musicale, linguistico, delle scienze umane.
E’ garantito l’accesso all’università anche per chi effettua corsi professionali di almeno 4 anni, con
un ulteriore anno di studio e l’esame di Stato.
I piani di studio devono rispecchiare la cultura e l’identità nazionale, e prevedono una quota
riservata alle Regioni su aspetti delle proprie realtà locali.
E’ confermata la valutazione periodica e annuale, effettuata dai docenti. Viene introdotta ogni 2
anni la valutazione dei periodi didattici effettuata dall’Istituto nazionale di valutazione.
Alla vigilanza sull’adempimento del dovere di istruzione provvede il Comune.
Con D.L. 17.10.2005, n.227, per gli insegnanti di tutti gli ordini di scuole è necessaria una
formazione iniziale universitaria della stessa dignità, con lauree specialistiche e tirocinio
obbligatorio.
I nuovi percorsi formativi sono a numero programmato e sono ripartiti tra le università di ciascuna
Regione. Alla fine del corso è previsto un esame di Stato con valore abilitante. Gli abilitati sono
assegnati alle scuole della Regione per svolgere un periodo di applicazione di inserimento al lavoro

26
della durata di un anno, sotto la supervisione di un tutor. Al termine di quest’anno, i docenti
potranno essere ammessi al concorso per l’assunzione nelle scuole.

I SUCCESSIVI SVILUPPI NORMATIVI:


 innalzamento dell’obbligo dell’istruzione a 10 anni (D.M. 139/07)
 sostegno all’autonomia scolastica con il finanziamento diretto alle scuole per le supplenze e
per il funzionamento amministrativo e didattico (L. 296/06)
 valorizzazione del personale con la trasformazione delle graduatorie permanenti degli
insegnanti in graduatorie ad esaurimento L. 296/07.
Fu adottato anche il “piano programmatico”, con l’intento di ripensare l’impianto del sistema
scolastico, infatti con esso si opera una revisione degli ordinamenti scolastici, una revisione della
rete scolastica e un efficace utilizzo delle risorse umane della scuola.

Cap. 2 LA SCUOLA DELL’INFANZIA

1. PERCORSO STORICO NORMATIVO


Con la legge 444/1968 la scuola materna è entrata nell’ordinamento scolastico con finalità di
educazione, di sviluppo della personalità infantile, e di preparazione alla frequenza della scuola
dell’obbligo.
L’iscrizione è facoltativa, la frequenza è gratuita.
Ad ogni insegnante è garantita la piena libertà didattica. Alle sezioni di scuola materna statale sono
assegnati 2 docenti. Ciascuna sezione è costituita da un numero massimo di 25 bambini ed un
numero minimo di 15, ridotti a 20 per le sezioni che accolgono bambini con handicap.
L’orario giornaliero è di 8 ore o un massimo di 10. Sono a carico del Comune tutte le spese di
gestione inerenti la manutenzione e il riscaldamento, mentre l’arredamento e i giochi sono a carico
dello Stato.

2. LA SCUOLA DELL’INFANZIA NELLA RIFORMA MORATTI


La L. 28.03.2003, n. 53 (riforma Moratti), rinomina la scuola materna come scuola dell’infanzia.
Ha durata triennale e concorre all’educazione e allo sviluppo affettivo, psicomotorio, cognitivo,
morale, religioso e sociale dei bambini promuovendone potenzialità di relazione, autonomia,
creatività. Con la responsabilità educativa dei genitori, si realizza la continuità educativa con l’asilo
nido e la scuola primaria.
Rimane affidato all’autonomia delle istituzioni scolastiche il compito di definire l’orario settimanale
e giornaliero che ammonta tra un minimo di 25 ed un massimo di 49 ore per 35 settimane all’anno.
Alla scuola dell’infanzia possono essere iscritti i bambini che compiono i 3 anni entro il 30 aprile
dell’anno scolastico di riferimento.

4. LE SEZIONI PRIMAVERA
La Legge 27.12.2006, n. 296 prevede iniziative sperimentali in ambito pedagogico definita
“SEZIONE PRIMAVERA”, per i bambini tra i 2 e i 3 anni. È un servizio nato allo scopo di
agevolare famiglie in difficoltà con bambini che non trovano posto nei nidi.

Cap 3. IL PRIMO CICLO D’ISTRUZIONE


PERCORSO STORICO NORMATIVO DELLA SCUOLA ELEMENTARE
Il primo ciclo di istruzione è costituito da scuola primaria e dalla scuola secondaria di 1° grado. La
scuola elementare nasce con le finalità della formazione dell’uomo e del cittadino secondo i principi
sanciti dalla Costituzione. Essa propone lo sviluppo della personalità del fanciullo e la prima
alfabetizzazione.
Le scuole elementari sono ordinate in classi. L’insieme delle classi funzionanti in un unico edificio
è definito plesso scolastico.

27
Il numero di alunni per classe non può essere superiore a 25 ed è limitato a 20 nelle classi che
accolgono portatori di handicap.
La figura dell’insegnante unico scompare e viene sostituita dall’organizzazione per moduli
didattici: 3 docenti che operino in due classi.

Vi sono poi scuole elementari speciali per: minorati psicofisici ed handicappati della vista e
dell’udito. Rientrano anche le scuole carcerarie, istituite presso gli istituti di pena.
LA SCUOLA PRIMARIA NELLA RIFORMA MORATTI
Nella riforma Moratti, la scuola elementare assume la denominazione di scuola primaria a
carattere obbligatorio. Essa promuove:
 lo sviluppo della personalità
 all’alfabetizzazione nella lingua italiana e in almeno una dell’unione europea
 la valorizzazione delle capacità di orientamento nello spazio e nel tempo
 lo studio del mondo naturale, fenomeni e leggi
 l’educazione alla convivenza civile.

L’orario settimanale è di 30 ore, 27 obbligatorie e 3 facoltative per le famiglie, per tutte le classi
(dalla 1^ alla 5^) in 33 settimane annuali.
Si ripristina il funzionamento del tempo pieno (40 ore settimanali).
La valutazione periodica e annuale degli alunni e la certificazione delle competenze acquisite sono
affidate ai docenti. Gli insegnanti procedono alla valutazione conclusiva di ogni alunno ai fini del
passaggio al periodo successivo.
L’ammissione anticipata alla prima classe può essere effettuata dai bambini che compiono i 6 anni
entro il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento.
L’art.7 del D. L. 59/04 ha previsto l’introduzione del docente tutor il quale deve essere di:
assistenza tutoriale per ciascun alunno, collaborazione con le famiglie, e coordinamento delle
attività didattiche. L’attività tutoriale non comporta l’istituzione di una nuova figura professionale,
infatti il docente già assolve i compiti del docente tutor, che sono:
 art. 24 (funzione docente)
 art. 25 (profilo professionale)
 art. 26 (attività d’insegnamento)
La prima fase sperimentale di attuazione della riforma durerà fino al 2009. Dal 2009-10 le
Indicazioni entreranno definitivamente a regime.

Sezione II LA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO pag.137

1. PERCORSO STORICO NORMATIVO DELLA SCUOLA MEDIA


La scuola media nasce con la Legge 1859/62. Essa è formativa in quanto sviluppa la personalità in
tutte le direzioni (etiche, religiose, sociali, intellettive, affettive, creative etc.).
Ciascuna scuola ha, di regola, non più di 24 classi.
Vi sono scuole medie speciali per ilo recupero di tossicodipendenti, per i non vedenti, sordomuti, e
per quelli interessati agli istituti d’arte, ai conservatori di musica e agli educandati femminili.

2. LA SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO NELLA RIFORMA MORATTI


L’istruzione obbligatoria successiva a quella elementare è impartita gratuitamente nella scuola
media che ha durata di 3 anni
Nella L. 53/03, cd. riforma Moratti e nel D.L. 59/04 che ne dà attuazione, la scuola media assume la
denominazione di scuola secondaria di primo grado. Essa:
 rafforza l’interazione sociale
 accresce l’alfabetizzazione e l’approfondimento delle tecnologie informatiche
 sviluppo della personalità dell’allievo
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 introduce lo studio di una seconda lingua comunitaria.
Il primo ciclo di istruzione (5+3) si conclude con un esame di Stato.

L’orario obbligatorio annuale si articola in 33 settimane, con 29 ore settimanali (4 h e 50 min. al


giorno). Si aggiungono offerte formative facoltative su richiesta delle famiglie e l’orario giornaliero
passa a 6 ore; all’orario obbligatorio e a quello facoltativo va aggiunto il tempo dedicato alla mensa
e al dopo mensa e l’orario giornaliero passa a 7 ore.
La valutazione finale degli alunni di scuola secondaria di primo grado (con scrutini ed esame di
Stato) prevede dalla Legge 176/07, il giudizio di ammissione all’esame (idoneo o non idoneo su
tutte le materie) e lo svolgimento di una prova nazionale (prove scritte di italiano, lingue
comunitarie, matematica e scienza e tecnologia, in diversi giorni). I testi della prova sono scelti dal
Ministro tra quelli definiti annualmente dall’I.N.VAL.S.I.).

Cap. 4 IL SECONDO CICLO DI ISTRUZIONE (p.142)


L’istruzione secondaria superiore ha lo scopo di preparare l’alunno agli studi universitari, ovvero
offrirgli un’adeguata preparazione per il mondo del lavoro.
A conclusione degli studi, a seconda degli ordinamenti, si sostengono:
- esami di qualifica
- esami di licenza
- esami di abilitazione o di maturità
Gli istituti di istruzione secondaria superiore, prima della riforma Moratti, sono:
 Liceo classico, un biennio (4°-5° ginnasio) e un triennio
 Liceo scientifico, quinquennale
 Istituto magistrale, tradizionalmente nato per l’insegnamento all’elementare, quadriennale e
alla fine di esso si consegue il titolo abilitante per insegnare nelle scuole elementari o per
l’accesso diretto alla facoltà di Magistero. Con la frequenza di un anno integrativo è
possibile l’accesso a qualsiasi tipo di Facoltà universitaria.
Con il D.P.R. 31.07.1996, n.471, è stato introdotto l’obbligo della laurea in Scienze della
Formazione Primaria (21 esami) per poter insegnare alle elementari.
-Istituti tecnici
-Istituti Professionali, di durata triennale. Alla fine di esso, dopo aver sostenuto l’esame per il
diploma di qualifica si potrà, qualora s’intenda proseguire gli studi: iscriversi a corsi biennali post-
qualifica.Vi sono anche Licei artistici e Istituti d’arte.

IL SECONDO CICLO DI ISTRUZIONE NELLA RIFORMA MORATTI


Il secondo ciclo dell’istruzione è costituito da 2 sistemi di pari dignità:
 sistema dei licei
 sistema dell’istruzione e della formazione professionale
In alternativa, a partire dal compimento del 15° anno d’età, gli studenti possono frequentare:
 attività di formazione, in alternanza scuola-lavoro
 apprendistato
3. I PERCORSI LICEALI
Hanno durata quinquennale e si sviluppano in 2 periodi biennali e in un 5° anno con un esame di
Stato finale. Essi sono:
 Liceo artistico
 Liceo classico
 Liceo linguistico
 Liceo musicale e coreutico (arte della danza)
 Liceo scientifico
 Liceo delle scienze umane

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 Liceo economico
 Liceo tecnologico

LA RIFORMA DEL SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE


È diviso in:
-istituti tecnici che comprende il settore economico e quello tecnologico
-istituti professionali che invece comprende il settore dell’industria e dell’artigianato.
Queste riforme hanno previsto il diritto-dovere all’istruzione e alla formazione fino al
conseguimento di un titolo di studio entro i 18 anni.
È inoltre avvenuta l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro, visto come uno strumento per
rendere flessibile i percorsi di studio.
Sono previsti corsi di recupero per recuperare i debiti formativi dovuti alle insufficienze.
Per la validità dell’anno scolastico è richiesta la frequenza di almeno ¾ dell’orario annuale.
Oltre alla valutazione periodica e annuale per verificare l’ammissibilità dello studente agli anni
successivi. In caso di esito negativo della valutazione periodica, lo studente non è ammesso alla
classe successiva.
L’ESAME DI STATO
L’esame di Stato comprende 3 prove scritte ed un colloquio. La prima prova scritta è sulla
padronanza della lingua italiana; la seconda ha per oggetto la materia caratterizzante del corso di
studio. Il colloquio è a carattere multidisciplinare e si attiene ai programmi dell’ultimo anno
scolastico.
Il voto finale è in centesimi ed è il risultato della somma dei punti attribuiti alle prove scritte (45
punti) e al colloquio (30 punti), e dei punti di credito (25 punti). Il punteggio minimo per superare
l’esame è di 60/100
Cap. 5 L’ISTRUZIONE NON STATALE pag 197
LE SCUOLE PARITARIE
L’art 33 della costituzione ha sancito il diritto-dovere dello Stato di istituire scuole per tutti gli
ordini e gradi, riconosce ad enti e privati il diritto di dar vita a scuole non statali.
La Legge sulla parità scolastica, L. 62/2000, affida alla Repubblica il compito d’istruzione
dall’infanzia per tutto l’arco della vita e istituisce un sistema nazionale d’istruzione misto costituito
da scuole statali e scuole paritarie (gestite da enti o privati).
I requisiti per il riconoscimento della parità sono:
 un progetto educativo che rispetti i principi della Costituzione
 disponibilità di locali e attrezzature conformi alle norme vigenti
 l’istituzione degli organi collegiali
 personale docente fornito di titolo di abilitazione
 l’iscrizione alla scuola per tutti gli studenti, compresi portatori di handicap
 contratti individuali di lavoro per personale dirigente e insegnante che rispettino i contratti
nazionali
Le scuole paritarie sono soggette a valutazione da parte del Ministero. Lo Stato, per sostenere la
funzione pubblica svolta dalle scuole paritarie, eroga contributi alle scuole di tutti i gradi (infanzia,
primaria e secondaria di 1° e 2° grado)
La parità scolastica è riconosciuta, a domanda, con provvedimento adottato dal dirigente dell’ufficio
scolastico regionale. In mancanza di uno dei requisiti per la parità, il direttore scolastico regionale
pone un termine temporale per il ripristino del requisito mancante; in caso di continuata mancanza
dei requisiti, il dirigente sospende o revoca il riconoscimento. La revoca della parità inoltre può
essere disposta quando vi sono gravi irregolarità, per mancato completamento del corso.

Le scuole non paritarie, sono scuole non statali che non intendono chiedere il riconoscimento
della parità. Queste, per essere incluse e mantenute nell’elenco regionale delle scuole non paritarie
devono possedere i seguenti requisiti:

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 la predisposizione di un progetto educativo che rispetti i principi della Costituzione
 la predisposizione di un POF conforme agli ordinamenti vigenti
 disponibilità di locali e attrezzature didattiche conformi alle norme vigenti
Le scuole elementari non statali si dividono in:
- Parificate, hanno lo stesso valore della scuola statale, infatti adottano gli stessi orari. In esse
lo stato contribuisce alle spese.
- Sussidiate, aperte da enti o associazioni, e sono mantenute parzialmente dallo stato.
- Private autorizzate, sono sottoposte a vigilanza dell’ufficio scolastico regionale. Esse sono
gestite da cittadini muniti di diploma di maturità magistrale.
Le scuole secondarie di II grado sono invece:
- Scuole legalmente riconosciute, che ricevono un contributo da parte dello stato.
- Scuole pareggiate, sono mantenute da enti pubblici ed ecclesiastici.
- Scuole private, che possono svolgere la loro attività, senza l’autorizzazione ministeriale.

cap. 6 ORGANI COLLEGIALI DELLA SCUOLA (p.202)


Gli organi collegiali favoriscono la “gestione sociale”, e sono stati istituiti per non relegare in un
isolamento l’istituzione scolastica armonizzandola con la società (famiglia, rappresentanti degli enti
locali, organizzazioni sindacali).

LA RIFORMA DEGLI ORGANI COLLEGIALI TERRITORIALI


Con la legge 233 del 1999, compare la riforma degli organi collegiali territoriali della scuola. Gli
organi collegiali sono:
A) il Consiglio superiore della pubblica istruzione, a livello centrale
B) i Consigli Regionali dell’istruzione, a livello regionale
C) i Consigli scolastici locali, a livello locale.
Il 31.12.2002 è stato posto come termine per la costituzione dei nuovi organi collegiali predetti, che
sostituiscono:
A) il Consiglio nazionale della P.I., a livello nazionale
B) i Consigli scolastici provinciali, a livello provinciale
C) i Consigli scolastici distrettuali, a livello di distretto scolastico.

IL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA P.I.


E’ organo di garanzia dell’unitarietà del sistema nazionale dell’istruzione e per l’esercizio delle
materie:
 istruzione universitaria
 programmi scolastici
 stato giuridico del personale.
Il Consiglio formula proposte ed esprime pareri obbligatori:
 sulle direttive del MIUR, per la valutazione del sistema dell’istruzione
 sugli obiettivi e standard del curricoli dei diversi tipi ed indirizzo di studi
 sull’organizzazione generale dell’istruzione.
Il Consiglio esprime anche pareri facoltativi su proposte di legge.

Il Consiglio superiore della P.I. è costituito da 36 componenti:


- 15 eletti dal personale delle scuole statali
- 15 nominati dal Ministro tra esponenti significativi nella cultura, arte università e lavoro
- 3 eletti di cui uno dalle scuole di lingua Tedesca, uno dalle scuole di lingua Slovena, ed uno eletto
dalle scuole della Valle D’Aosta
- 3 nominati dal Ministro in rappresentanza delle scuole pareggiate, parificate e legalmente
riconosciute.

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 La carica di Consigliere del Consiglio Superiore della P.I. non è compatibile con le cariche
di Parlamentare nazionale o europeo, e gli incarichi di Ministro e di Sottosegretario di Stato.
 I membri del Consiglio superiore non sono rieleggibili più di una volta.
 Il personale in servizio nelle scuole statali che sia stato eletto nel Consiglio può chiedere di
essere esonerato dal servizio per la durata del mandato.
 Il Consiglio deve eleggere nel suo seno, a maggioranza assoluta, il presidente.
 Il Consiglio si avvale di una segreteria.

I CONSIGLI REGIONALI DELL’ISTRUZIONE


Sono istituiti presso ogni ufficio periferico regionale dell’amministrazione della P.I..
I Consigli hanno competenze consultive e di supporto all’amministrazione a livello regionale.
Essi esprimono pareri obbligatori in materia di:
 autonomia delle istituzioni scolastiche
 attuazione delle leggi
 distribuzione dell’offerta formativa
 reclutamento e mobilità del personale.
I Consigli sono costituiti da:
- dal dirigente dell’ufficio periferico regionale
- presidenti dei Consigli scolastici locali
- componenti eletti dai rappresentanti della scuola statale nei consigli scolastici locali
- da 3 componenti eletti dai rappresentanti delle scuole pareggiate, parificate e legalmente
riconosciute
- da 5 rappresentanti delle organizzazioni dei lavoratori.
N.B. Il numero complessivo dei componenti è determinato in proporzione al numero degli
appartenenti al personale dirigente, docente, amministrativo tecnico e ausiliario delle scuole statali.

I CONSIGLI SCOLASTICI LOCALI


Possono avere sede presso gli uffici periferici dell’amministrazione o presso istituzioni scolastiche.
Hanno competenze consultive e propositive nei confronti dell’amministrazione scolastica periferica
e delle istituzioni scolastiche autonome in merito alla:
 attuazione dell’autonomia
 organizzazione scolastica
 edilizia scolastica
 orientamento
 continuità tra i vari cicli dell’istruzione
 integrazione di alunni con handicap
 adempimento dell’obbligo dell’istruzione.
I Consigli sono costituiti da:
- 1 presidente (eletto a maggioranza assoluta dai componenti del Consiglio)
- rappresentanti eletti dal personale delle istituzioni scolastiche
- 2 rappresentanti del personale direttivo e docente in servizio presso le scuole pareggiate, parificate
e legalmente riconosciute
- 2 rappresentanti del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario
- 3 rappresentanti dei genitori eletti dai genitori degli alunni di tutti gli ordini di scuole
- 3 rappresentanti degli studenti
- 5 rappresentanti designati dagli enti locali
- 5 rappresentanti designati dall’organizzazione dei lavoratori.
N.B. Il numero complessivo dei componenti è determinato in proporzione al numero degli
appartenenti al personale dirigente, docente, amministrativo tecnico e ausiliario delle scuole statali.

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ORGANI COLLEGIALI A LIVELLO DI CIRCOLO E DI ISTITUTO sono:
1)Consiglio di intersezione della scuola materna (composto dai docenti delle sezioni dello stesso
plesso, dai docenti di sostegno, da un rappresentante dei genitori degli alunni iscritti).
2)Consiglio di interclasse nelle scuole elementari (è composto dai docenti dello stesso plesso, dai
docenti di sostegno e da un rappresentante dei genitori degli alunni iscritti).
3)Consiglio di classe negli istituti di istruzione secondaria (Il Consiglio di classe, proprio della
scuola secondaria, è composto dai docenti dello stesso istituto, dai docenti di sostegno, gli assistenti
per le esercitazioni di laboratorio, 4 rappresentanti dei genitori per la scuola media, o 2
rappresentanti dei genitori e 2 rappresentanti degli studenti per la scuola superiore. Si occupano del
coordinamento didattico (es.: valutazione periodica e finale degli alunni) con la sola presenza dei
docenti, dell’adozione del regolamento interno dell’istituto, della programmazione dell’attività della
scuola, adotta il POF, indica i criteri relativi alla formazione delle classi, e all’assegnazione dei
singoli docenti, domande di trasferimento degli alunni da un istituto a un altro.
3) COLLEGIO DEI DOCENTI (E’ organo omogeneo in quanto esclusivamente composto dal
personale insegnante. E’ presieduto dal Direttore didattico o dal Preside, il quale non può delegare
in sua assenza un altro membro del collegio. Le funzioni di segretario sono attribuite ad uno dei
docenti dal Direttore didattico o dal Preside. Il Collegio si insedia all’inizio di ogni anno scolastico
e si riunisce almeno una volta ogni trimestre o quadrimestre.
Il Collegio esercita funzioni di amministrazione attiva (programmazione, adozione dei libri,
valutazione degli alunni, elaborazione del POF), di valutazione.
4) IL CONSIGLIO DI CIRCOLO E DI ISTITUTO E LA GIUNTA ESECUTIVA
E’ un organo che si interessa dell’economia finanziaria della scuola. Il Consiglio è composto da: 14
componenti nelle scuole fino a 500 alunni, o 19 quando gli alunni superano i 500 alunni, di cui:
- il Direttore didattico o il Preside
- i rappresentanti del personale insegnante e non insegnante
- i genitori degli alunni
- i rappresentanti degli studenti
Il Consiglio è presieduto da uno dei genitori degli alunni. Dura in carica 3 anni scolastici.
Il Consiglio svolge funzioni di amministrazione attiva e consultiva:
 funzionamento biblioteche, attrezzature didattiche e sportive
 acquisto di attrezzature tecnico-scientifiche
 adattamento del calendario scolastico
 attuazione delle attività di recupero, viaggi d’istruzione, visite guidate
 definisce la carta dei servizi scolastici sui profili amministrativo-gestionali
 criteri sulla formazione delle classi e adattamento dell’orario delle lezioni.

I Consigli di circolo o d’istituto eleggono nel proprio seno una GIUNTA ESECUTIVA. Essa è
composta da:
- Il Direttore didattico o il Preside che la presiede
- un segretario (che è il capo dei servizi di segreteria della scuola)
- 1 docente
- 1 non docente
- 2 genitori.
La Giunta dura in carica 3 anni; cura l’esecuzione dei lavori del Consiglio.

5) COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEL SERVIZIO DEGLI INSEGNANTI composto


da:
- Direttore didattico o Preside che lo presiede
- segretario (designato dal presidente tra i docenti)
- 2 o 4 membri effettivi e da 1 o 2 membri supplenti
I suoi membri sono eletti dal collegio dei docenti e viene rinnovato annualmente.

33
Il Comitato esprime il parere al Direttore o al Preside per la conferma in ruolo dopo il periodo di
prova del personale docente che opera nella scuola.
S’interessa sull’abolizione di qualifica per incompatibilità d’insegnamento ed anche sul giudizio
della condotta del dipendente che vuole ottenere la riabilitazione, trascorsi 2 anni dall’irrogazione
della sanzione disciplinare.

ELEZIONE E DECADENZA DEI COMPONENTI DEGLI ORGANI COLLEGIALI


Le elezioni avvengono sulla base del sistema proporzionale in relazione a liste di candidati per
ciascuna componente rappresentativa. Il voto è libero, segreto e personale.
Lo svolgimento delle elezioni è disciplinato con ordinanza del Ministro del MIUR.
I membri eletti che non intervengono, senza giustificati motivi, a 3 sedute consecutive dell’organo
di cui fanno parte, decadono dalla carica. Per la sostituzione di essi si procede alla nomina di coloro
che risultino i primi fra i non eletti nelle rispettive liste.
La pubblicità riguardante gli atti degli organi collegiali, deve essere in forma di documenti
rappresentativi e prevede che gli atti dei vari organi collegiali siano pubblicati in appositi albi;
mentre gli atti del Consiglio nazionale della P.I. siano pubblicati nel bollettino ufficiale del MIUR.
Non vengono invece pubblicati, tranne per richiesta dell’interessato, gli atti sulle singole persone.

IL DIRITTO DI ASSEMBLEA
Il D.L. 297/94 dispone che gli studenti della scuola secondaria superiore e i genitori degli alunni
delle scuole di ogni ordine e grado hanno diritto di riunirsi in assemblea nei locali della scuola.
A) Le assemblee degli studenti possono essere di classe e di istituto. I rappresentanti degli studenti
fanno parte del comitato studentesco d’istituto. Hanno potere di esprimere pareri e proposte al
Consiglio d’istituto. L’assemblea è convocata previa comunicazione al Preside e ad essa può
assistere il Preside e gli insegnanti.
B) Le assemblee dei genitori possono essere di sezione, di classe e d’istituto. Alle assemblee di
classe e d’istituto, partecipano i rispettivi genitori degli alunni iscritti. Le assemblee si svolgono al
di fuori dell’orario delle lezioni fuori o dentro l’istituto, con autorizzazione del Preside.

LA DIRIGENZA SCOLASTICA
Il riconoscimento della dirigenza scolastica è il risultato della riforma della scuola prevista dalla
L.15-3-97,n.59. Attraverso l'attuazione della della delega contenuta nella legge 59/1997, il decreto
legislativo 6 marzo 1998, n. 59, integrativo del D.Lgs. 29/1993, ha stabilito che i capi d’istituto con
rapporto di lavoro a tempo indeterminato assumono la qualifica di dirigente. Ma è con la cd. riforma
Brunetta del pubblico impiego (D.Lgs.150/2009)che si ha il definitivo riconoscimento del dirigente
quale vero è proprio datore di lavoro pubblico.Ciò in quanto il Capo di istituto è chiamato ad una
gestione imprenditoriale delle proprie funzioni, ovvero alla conduzione di una vera e propria
azienda: l’azienda-scuola. A lui sono, infatti, attribuiti compiti di direzione, promozione,
coordinamento e valorizzazione delle risorse umane e professionali, nonché compiti di gestione
delle risorse finanziarie e strumentali, con connesse responsabilità in ordine ai risultati.
Le attribuzioni del dirigente
Il quadro delle attribuzioni è complesso, bisogna tener conto delle fonti normative e contrattuali. Le
fonti normative sono identificabili:
-nell'art.396 del Testo unico della scuola
-nell'art.25 del testo unico sul pubblico impiego
Quanto invece alle fonti contrattuali,occorre richiamare:
-art.1 e 2 CCNL per il quadriennio 2002/2005
-art.1 CCNL per il quadriennio 2006/2009
Da tale contegorie si evince che il dirigente scolastico assicura il funzionamento generale dell'unità
scolastica. Più dettagliatamente,ai capi d'istituto spetta:

34
-la gestione unitaria dell’istituzione scolastica
-la rappresentanza legale dell’istituto
-la Presidenza dei vari organi collegiali (es. il Collegio dei docenti)
-l’attività di esecuzione delle delibere degli organi collegiali
-il coordinamento del calendario delle assemble
-il mantenimento dei rapporti con l’amministrazione scolastica centrale e periferica e con gli
specialisti che operano sul piano medico-psico-pedagogico
-la formazione delle classi, l’assegnazione alle stesse dei docenti, la formulazione dell’orario
-la promozione e il coordinamento delle attività didattiche di sperimentazione e di aggiornamento
- l'attività di esecuzione delle normative giuridiche e amministrative come l'iscrizione degli alunni,
rilascio dei certificati..
-la gestione delle risorse umane
- l'adozione dei provvedimenti necessari per le inadempianze del personale docente e non docente
-la gestione delle risorse finanziarie e strumentali
Nello svolgimento delle proprie funzioni, il dirigente può avvalersi dei docenti da lui individuati, ai
quali possono essere delegati specifici compiti. Nella Buona scuola è previsto che il Dirigente possa
individuare fino al 10% di docenti. Essi costituiscono il suo staff operativo.
IL RECLUTAMENTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
Il reclutamento dei dirigenti scolastici è disciplinato dall'art.29 D.Lgs 165/2001, modificato dal D.L
58/2004, conv. in L.87/2014. Le nuove modalità di reclutamento dei dirigenti prevedono che esso
avvenga con un corso-concorso selettivo di formazione, non più svolto in sede regionale, ma bensì
bandito dalla Scuola Nazionale dell'amministrazione, avendo in possesso il diploma di laurea
magistrale, che abbia maturato un'anzianità di alemeno 5 anni. Il concorso prevede una prova
preselettiva, e uno o più prove scritte, cui sono ammessi tutti coloro che superano l'eventuale
preselezione una prova orale cui segue la valutazione dei titoli.
IL RAPPORTO LAVORO
Il dirigente è assunto dall'Amministrazione a tempo indeterminato mediante un contratto
individuale stipulato in forma scritta. Il dirigente scolastico è soggetto a un periodo di prova della
durata pari all'anno scolastico, nel corso del quale deve prestare servizio per almeno 6 mesi.
IL CONFERIMENTO DELL'INCARICO DIRIGENZIALE
Ciascun dirigente ha poi il diritto al conferimento di un incarico(assegnazione della sede
specifacamente individuata). Gli incarichi sono conferiti a tempo indeterminato per una durata di
minimo 3 anni e massimo 5, e il conferimento degli incarichi devono concludersi entro il 15 luglio.
2) incarichi aggiuntivi
Il Miur e le Direzioni regionali possono conferire i seguenti incarichi che il dirigente è tenuto ad
accettare:
-presidenza di commisione di esami
-reggenza ad altra istituzione scolastica
- funzione di Commisario Governativo
3) La verifica dei risultati e valutazione del dirigente
La valutazione per il personale dirigente scolastico è effettuata da un nucleo nominato dal Dirigente
generale regionale e composto da un dirigente tecnico, un dirigente amministrativo e un dirigente
scolastico (con almeno 10 anni di servizio nella qualifica di Capo d’istituto e dirigente scolastico).

IL PERSONALE DOCENTE
LA FUNZIONE DEL DOCENTE
Il docente ha il compito di trasmettere la cultura e di dare un contributo alla formazione umana e
critica dei giovani. La funzione del docente si fonda su attività individuali e collegiali, nonchè nella
partecipazione alle attività di formazione e di aggiornamento

A) Tipologie di attività

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Le attività individuali si suddividono in:
-attività di insegnamento
-attività funzionali all'insegnamento
-attività aggiuntive
Relativamente alle attività di insegnamento, L'art. 28 CCNL2006-2009 prevede che l'insegnamento
si articola su 25 ore settimanali nella scuola dell'infanzia, 22 ore nella scuola primaria e 18 ore nella
scuola secondaria; nella scuola primaria sono introdotte due ore supplementari da destinare. Nelle
scuole secondarie il personale con meno di 18 ore è tenuto a completare l'orario con supplenze.
L'attività funzionale all'insegnamento comprende tutte le attivitàa carattere collegiale,di
programmazione, ricerca, progettazione.
Le attività aggiuntive si distinguono in:
- 6 ore settimanali supplementari all'orario di cattedra e destinate allo svolgimento di interventi
didattci ed educativi
-attività aggiuntive funzionali all'insegnamento.
B) Distribuzione settimanale dell'orario
L'orario settimanale può essere disciplinato diversamente dalla singola scuola. L'orario non è lo
stesso per tutto l'anno scolastico, infatti il Dirigente può cambiarlo a seconda delle diverse esigenze,
in quanto l'orario di servizio è atto di gestione.

LE ATTIVITA' DI FORMAZIONE
Art. 63 CCNL comparto scuola 2006-2009, sancisce ce la formazione è una risorsa strategica per il
miglioramento della scuola e per il miglioramento della crescita professionale del personale. Ci
sono varie tipologie di formazione:
-formazione d'ingresso: è l'anno di formazione per i docenti di nuova assunzione
-formazione di servizio:sono le attività di formazione che si svolgono al di fuori dell'orario di
insegnamento

B) I soggetti che offrono la formazione


sono considerati soggetti qualificati per la formazione del personale della scuola:
- le medesime istituzioni scolastiche
-le Università, i consorzi universitari
-gli istituti pubblici di ricerca.

c) La formazione e la valorizzazione del merito dei docenti nella Buona Scuola


Nel testo della Buona Scuola si prevede l'istituzione della Carta elettronica per l'aggiornamento e la
formazione del docente di ruolo nelle scuole di ogni ordine e grado. La carta ha un valore nominale
di 500 euro all'anno e può essere utilizzata per l'acquisto di libri e di testi
D) La valutazione dei docenti nella Buona scuola
L.107/2015 prevede che il dirigente scolastico possa attribuire un bonus a titolo di retribuzione
destinato a valorizzare il merito dei docenti sulla base dei criteri individuati dal Comitato per
valutazione dei docenti
E ATTIVITA’ ULTERIORI
sono:
-le attività di collaborazione col dirigente scolastico: il dirigente scolastico può avvalersi di 2
docenti da egli stesso individuati ai quali delega compiti su funzioni amministrative e organizzative
-le collaborazioni plurime: i docenti possono prestare collaborazione anche presso altre scuole
statali, previa autorizzazione del dirigente della scuola di appartenenza
-i contratti a tempo determinato: oltre alle attività d’insegnamento già disciplinate, il docente può
far parte di rapporti di lavoro a tempo determinato (nel comparto scuola) in un diverso ordine e
grado d’istruzione, o per altra classe di concorso, basta che sia non inferiore ad 1 anno e massimo
per 3 anni, mantenendo senza assegni il proprio posto.

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L'ACCESSO ALL'INSEGNAMENTO E IL RECLUTAMENTO DEI DOCENTI
Con il D.M. 10 settembre 2010, n.249, sono stati dettati i requisiti e modalità della formazione
iniziale degli insegnanti della scuola dell'infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di
primo e di secondo grado. Si intende sostituire alle vecchie SSIS un percorso di lauree magistrali
specifiche combinate con un anno di tirocinio formativo attivo e comprensivo dell'esame con valore
abilitante.
I percorsi formativi si articolano nel modo che segue
⁃scuola dell'infanzia e scuola primaria: corso di laurea magistrale quinquennale a ciclo unico
comprensivo di tirocinio da avviare a partire dal secondo anno di corso presso la facoltà di scienze
della formazione
⁃Scuola secondaria di primo e secondo grado: corso di laurea magistrale biennale e successivo anno
di tirocinio formativo attivo comprensivo dell'esame con valore abilitante.
⁃disciplina artístiche, musicali e coreutiche e la scuola secondaria di primo grado e di secondo
grado: curso diploma académico di secondo livello è un successivo anno di tirocinio formativo
attivo;
⁃Attività di sostegno didattico destinate agli alunni con disabilità: specializzazione conseguita
presso le università in attesa della istituzione di specifiche classi di abilitazione.
L'accesso ai percorsi di formazione è a numero chiuso, il Miur ne definisce la programmazione
degli accessi.

B) IL TIROCINIO FORMATIVO ATTIVO


Il tirocinio formativo attivo (TFA) si accede con prove di accesso a numero chiuso, consiste in un
corso di preparazione all'insegnamento, a frequenza obbligatoria, riservato ai titoli di laurea
magistrale e di diploma accademico di secondo livello all'indirizzo didattico. Alla fine del tirocinio
si sostiene un esame finale e si consegue il titolo di abilitazione all'insegnamento. Il tirocinio
formativo attivo comprende quattro gruppi di attività:
⁃ insegnamenti di scienze dell'educazione
⁃ un tiro si no en directo en directo di 475 ore
⁃ Insegnamento di didattiche disciplinari
⁃ Laboratori pedagogico-didattici
Al termine dell'anno di tirocinio si svolge l'esame di abilitazione all'insegnamento.

c) PERCORSI ABILITANTI SPECIALI


IPAS sono percorsi formativi finalizzati a conseguire l'abilitazione all'insegnamento rivolti ai
docenti della scuola con contratto a tempo determinato che hanno prestato servizio per almeno tre
anni nelle scuole statali e paritarie. Essi sono regolamentati dal D.M 249/2010, dal regolamento del
25-3-2013

D) IL SISTEMA DELLE GRADUATORIE


E opportuno ricordare che esistono due tipologie di graduatorie: quella ad esaurimento e quella di
istituto, entrambe composte da I, II, III fascia. Li graduatorie ad esaurimento sono utilizzate per il
50% delle immissioni in ruolo annualmente, mentre le graduatorie d'istituto sono utilizzati dai
dirigenti scolastici solo per l'assegnazione di supplenze diverse dalle precedenti. Le
graduatorie dei concorsi sono quelli risultanti dall'esito delle prove concorsuali.

E) IL NUOVO SISTEMA DI ASSUNZIONI PREVISTO NELLA BUONA SCUOLA


Il piano straordinario di assunzioni, previsto dal comma 95 nella riforma della buona scuola, nasce
dall'esigenza di trovare una soluzione all'annoso problema del precariato. Rientrano nel piano di

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assunzioni tutti gli iscritti nelle graduatorie di merito del concorso 2012, tutti gli iscritti nelle
graduatorie ad esaurimento per primaria e secondaria, mentre degli scritti in graduatoria ad
esaurimento delle scuole dell'infanzia saranno assunti solo coloro che occorrono per coprire i posti
vacanti e disponibili. Ci sarà una prima fase preliminare che prevede le assunzioni in base ai posti
lasciati liberi dai pensionati, decessi, dimissioni volontarie ed interesseranno agli iscritti nelle
graduatorie di merito dei concorsi e agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Una seconda fase
diretta a coprire posti vacanti e disponibili sia comuni che di sostegno, ma questa fase è limitata
soltanto agli iscritti nelle graduatorie del concorso 2012 e nelle graduatorie d'esaurimento. La terza
fase si prevede che siano istituiti nuovi posti per il potenziamento sui quali si prevede ad assumere
iscritti nelle graduatorie di merito del concorso 2012.
Le assunzioni a tempo indeterminato nella scuola potranno avvenire soltanto attraverso concorsi
pubblici.

ASSUNZIONI IN SERVIZIO: CONTRATTO INDIVIDUALE DI LAVORO E PERIODO DI


PROVA
L'assunzione può avvenire con rapporto di lavoro a tempo pieno o a tempo parziale. In quest'ultimo
caso, il contratto individuale indica anche l'articolazione dell'orario di lavoro. Il personale docente,
con contratto o tempo indeterminato, dopo l'assunzione tenuto a effettuare un periodo di prova Che
ha durata di un anno scolastico.

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