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Art. 9: La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il
paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione (la Repubblica promuove cultura e ricerca).
Art.34 comma 1: La scuola è aperta a tutti (libero accesso all’istruzione senza discriminazione).
Art.34 comma 2: L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita (l’istruzione
inferiore è obbligatoria e gratuita).
Art.34 comma 3: I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti
degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre
provvidenze che devono essere attribuite per concorso.
Art.1 del D.L. vo 297/94 (Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione valido
per le scuole di ogni ordine e grado)
Art.1 del D.L. vo (decreto legislativo) 297/94 (Testo Unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di
istruzione valido per le scuole di ogni ordine e grado) sancisce: «la libertà di insegnamento è intesa
come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente ed è diretta a promuovere
attraverso un confronto aperto di posizioni culturali la piena formazione della personalità degli alunni».
Legge 107/2015
2015 Legge 107/2015 BUONA SCUOLA (Renzi) Finalità: Dare piena attuazione all’autonomia, Innalzare i
livelli di istruzione e le competenze, Contrastare le diseguaglianze, Prevenire e recuperare abbandono e
dispersione scolastica, Realizzare una scuola aperta, Garantire il diritto allo studio e pari opportunità.
D.Lgs. 76/2005, “Definizione delle norme generali sul diritto-dovere all'istruzione e alla
formazione”; e. ordinamenti didattici del primo e del secondo ciclo di istruzione
DM 254/2012, “Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di
istruzione”
Le indicazioni nazionali del curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione sono contenute
nel regolamento emanato con D. M. 16 novembre 2012, n. 254. La certificazione delle competenze
"attesta e descrive le competenze progressivamente acquisite dagli allievi". Se ne sottolinea,
dunque, la valenza squisitamente educativa, di documentazione del percorso compiuto da
commisurare al "profilo delle competenze" in uscita dal primo ciclo, che rappresenta "l'obiettivo
generale del sistema educativo e formativo italiano". . Ora, la presenza del testo definitivo delle
Indicazioni Nazionali per il primo ciclo consente di procedere alla adozione di un modello di
certificazione nazionale, così come suggerito dalla norma, al fine di fornire un quadro di riferimento
unitario e coerente alle istituzioni scolastiche del primo ciclo, alle famiglie degli allievi, alle
istituzioni scolastiche e formative del secondo ciclo, in cui si completa il percorso dell'obbligo di
istruzione al 16° anno di età.
dPR 87/2010, “Regolamento per il riordino degli istituti professionali” e le relative Linee Guida
Gli istituti professionali previsti dalla riforma Gelmini (D. P. R. 87/2010) sono stati revisionati con il decreto
attuativo D. Lgs. 61/2017. Adesso sono suddivisi in 11 indirizzi, fortemente caratterizzati a livello
laboratoriale e dell’alternanza scuola-lavoro per il raccordo con il sistema dell’istruzione e formazione
professionale. si assiste ad una radicale reimpostazione dell’istruzione professionale delineata nel
2010 (ministero Gelmini: par. 10.6) col D.P.R. n. 87 “Regolamento recante norme per il riordino
degli istituti professionali (...)”. L’entrata in vigore delle nuove norme riguarda le classi di futura
formazione e non le classi già formate.
D.lgs 61/2017, “Revisione dei percorsi dell'istruzione professionale” e relative Linee Guida
“Revisione dei percorsi dell’istruzione professionale nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione,
nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale, a norma dell’articolo 1,
commi 180 e 181, lettera d), della legge 13 luglio 2015, n. 107”. Le due riforme più importanti che li
regolano sono: dpr n. 87/2010 e il d.lgs. n. 61/2017, definendo due tipi: istituti professionali (I.P.) di
durata quinquennale da scuola statali e private e i percorsi di istruzione e formazione professionale
(IeFP) per il conseguo di qualifiche quadriennali gestiti da regioni e province. Nel decreto n.61 del
2017 attuativo della Buona scuola si stabilisce un nuovo PECUP (percorso educatiovo, culturale e
professionale) attraverso un Progetto formativo individuale (PFI). Il biennio ha complessivamente
2112 ore (1188 per insegnamento generale e 924 per attività professionali) e una quota di 264 ore
per personalizzare gli apprendimenti per il PFI. Il triennio invece ha forte caratterizzazione
laboratoriale, con 1056 ore divise in 462 di insegnamenti generali e 594 di insegnamenti
professionalizzanti. Grande importanza riceve l’alternanza scuola-lavoro.
dPR 88/2010, “Regolamento per il riordino degli istituti tecnici” e le relative Linee Guida
Il D. P. R. 15/03/2010, n. 88 configura gli istituti tecnici quali percorsi quinquennali si articolazione del
secondo ciclo del sistema di istruzione e formazione. Essi operano in due settori che comprendono, in
totale, 11 indirizzi. Si articolano in due bienni e un quinto anno; tirocini, stage e alternanza scuola-lavoro
sono strumenti didattici per la realizzazione dei percorsi di studio tecnici che si concludono con un esame di
Stato, al superamento del quale viene rilasciato il diploma di istruzione tecnica.
dPR 122/2009, “Regolamento recante coordinamento delle norme vigenti per la valutazione degli
alunni”
Dpr 2009 n. 122, regola la valutazione ammettendo (per handicappati, DSA e BES) la possibilità di
prove differenziale con valore equivalente a quelle ordinarie, sostenute con uso di attrezzatura
tecniche e sussidi didattici. Il voto è riportato in decimi come i normodotati, e senza menzione delle
modalità di svolgimento delle prove. Secondo quanto previsto dall’art. 4 D.P.R. 122/2009, la scuola
primaria è obbligatoria. Nell’art. n.1 D.P.R. 122/2009 si precisa che la valutazione ha per oggetto il
processo di apprendimento, il comportamento e il rendimento scolastico complessivo degli alunni;
la valutazione periodica finale effettuata dal docente ovvero collegialmente dai docenti contitolari
della classe. Secondo il D.P.R. n.122/2009 sono ammessi a agli esami di stato, conclusivi del
ciclo, gli alunni: che hanno riportato nello scrutinio finale non meno di 8/10 in ciascuna disciplina e
non meno di 8/10 nel comportamento. L’esame di stato prevede tre prove ed un colloquio: 1°
prova di lingua italiana; 2° prova ha per oggetto una delle materie caratterizzanti il corso di studio;
3°prova è a carattere pluridisciplinare e verte sulle materie dell’ultimo anno di corso. I testi relativi
alla prima e seconda prova scritta sono scelti dal ministero; la terza prova è predisposta dalla
commissione d’esame con modalità predefinita. A conclusione dell’esame di stato è assegnato a
ciascun candidato un voto finale complessivo in centesimi. Il punteggio minimo complessivo per
superare l’esame è di 60/100.
D.lgs 62/2017, “Norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo
ed esami di Stato”
Il collegio docenti delibera criteri e modalità di valutazione degli apprendimenti e del comportamento che
saranno resi pubblici e inseriti nel PTOF. Voti in decimi accompagnati dalla descrizione del processo e del
livello globale di sviluppo degli apprendimenti raggiunto. Valutazione del comportamento: espressa un
giudizio sintetico legato alle competenze di cittadinanza. Non è più prevista l’automatica non ammissione
alla classe successiva per chi consegue un voto di comportamento inferiore a 6/10. Gli alunni della scuola
primaria possono essere ammessi alla classe successiva e alla prima classe della scuola secondaria di I grado
anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione. Il team
dei docenti è presieduto dal DS. Prove INVALSI: Scuola primaria: in classe seconda e quinta. In quinta viene
introdotta una prova in inglese. Scuola secondaria I grado: in terza, ma non fanno più parte dell’esame. Si
aggiunge la prova di inglese. Le prove saranno computer-based. La partecipazione è requisito per l’accesso
all’esame, ma non inciderà sul voto finale. Esame conclusivo del primo ciclo. L’ammissione all’esame è
subordinata alla frequenza di almeno ¾ del monte ore annuale. Le prove scritte dell’esame sono tre:
italiano, matematica, lingua. Le prove INVALSI consistono in test standardizzati, uguali per tutti gli studenti
delle scuole italiane. Scopo dei test, è quello di tracciare un quadro di riferimento statistico sui livelli di
apprendimento in Italia. i test INVALSI sono anonimi. Anche gli esiti dei test sono restituiti alle singole
scuole in forma privata e anonima. Introdotte nel 2008, le prove INVALSI sono ora obbligatorie: vengono
somministrate nelle classi II e V della scuola primaria, nella classe III della secondaria di primo grado e nella
classe II e V della scuola secondaria di secondo grado.
Al termine del primo ciclo (medie o scuola secondaria di primo grado), è previsto un esame di Stato, ora
regolato dal D.M. 741/2017 che lo ha semplificato rispetto alla disciplina previgente. Esso prevede: 3 prove
scritte (italiano, matematica e lingua straniera articolata in sezioni per ciascuna delle lingue seguite), cui si
aggiunge un colloquio per valutare le conoscenze descritte nel profilo finale dello studente e per accertare
le competenze trasversali, quali le capacità di argomentazione, di risoluzione dei problemi, di pensiero
critico e riflessivo, nonché il livello di padronanza delle competenze di cittadinanza e delle competenze
nelle lingue straniere. La commissione d’esame predispone le prove d’esame e i criteri per la correzione e la
valutazione.
DM 742/2017, “Certificazione delle competenze al termine della scuola primaria e del primo ciclo
di istruzione”
Sono stati adottati i modelli nazionali di certificazione delle competenze degli alunni del I ciclo di istruzione. Il
decreto descrive le finalità e le modalità della certificazione. Si evidenzia che l’elemento qualificante è
il Profilo dello studente, dove vengono indicate le competenze che si auspica l’alunno abbia maturato al
termine del primo ciclo di istruzione (quelle del 2006). La certificazione delle competenze richiede 3 fasi:
1. Progettazione: deve avere come punto di partenza i traguardi per lo sviluppo delle competenze e gli
obiettivi di apprendimento indicati per ciascuna disciplina. 2. L’attività didattica in classe: deve prevedere
contenuti disciplinari e trasversali per abituare gli alunni a risolvere situazioni problematiche inedite e
complesse. Ideali modalità di apprendimento cooperativo e laboratoriale 3. La valutazione delle
competenze: processo di valutazione complesso che non si limita ad un momento circoscritto ma si
prolunga nel tempo, attraverso una sistematica osservazione degli alunni di fronte alle diverse situazioni che
vanno ad affrontare. La valutazione delle competenze si accerta facendo ricorso a compiti di realtà (prove
autentiche, prove esperte, ecc.), osservazioni sistematiche e autobiografie cognitive. La certificazione delle
competenze a conclusione della scuola primaria e del primo ciclo di istruzione rappresenta dunque: un
documento leggibile e comparabile per la sua trasparenza; una descrizione degli esiti del percorso formativo;
un insieme di elementi espliciti sulla base dei quali gli alunni stessi si possano orientare ed effettuare scelte
adeguate; la descrizione di risultati coerenti con un quadro comune nazionale ed europeo, nel rispetto
dell'autonoma progettazione delle singole scuole; la qualificazione finale del primo ciclo che corrisponde al
primo livello EQF, secondo i referenziali italiani; la formulazione di giudizi basati su esiti comprensibili e
spendibili anche in altri contesti educativi; una risposta alla domanda di qualità, di trasparenza e di
rendicontazione dei risultati di apprendimento e dell'offerta formativa; un maggiore riconoscimento sul
territorio; un elemento utile per un'efficace azione di accompagnamento dell'alunno in ingresso; un elemento
per favorire la continuità dell'offerta formativa, attraverso la condivisione di criteri/metodologie tra i diversi
gradi di scuola.
Lo stato giuridico del docente: Il personale della scuola si suddivide in 2 macro-aree: quella dirigenziale,
ossia l’Area V, nella quale trova la sua disciplina la figura del Dirigente scolastico (DS); quella di comparto,
che comprende il personale non dirigente. Il comparto scuola, a sua volta, si articola nelle seguenti aree
professionali: area della funzione docente; area dei servizi generali, tecnici e amministrativi (personale
ATA). Il personale docente comprende: i docenti della scuola dell’infanzia; i docenti della scuola primaria; i
docenti della scuola secondaria di 1° grado; i docenti diplomati e laureati della scuola secondaria di 2°
grado; il personale educativo dei convitti e degli educanti femminili. Il profilo professionale docente è molto
complesso, in quanto costituito da competenze disciplinari, psico-pedagogiche, metodologiche-didattiche,
organizzativo-relazionali e di ricerca, tra loro correlate e con l’attività di studio e di sistematizzazione della
pratica didattica. Il personale supplente è chiamato all’insegnamento o ad altra funzione nella scuola in
sostituzione di dipendenti assenti o per coprire annualmente i posti vacanti. Sono tenuti al periodo di
formazione e di prova: I docenti al primo anno di servizio con nomina a tempo indeterminato; I docenti per i
quali sia stata richiesta la proroga del periodo di formazione e prova o che non abbiano potuto completare il
percorso negli anni precedenti. In questo caso la partecipazione alle attività di formazione sono da ritenersi
parte integrante del servizio in anno di prova; I docenti che hanno ottenuto il passaggio in altro ruolo. Ai fini
del superamento del periodo di formazione e prova è necessario lo svolgimento di un servizio effettivo di
almeno 180 giorni nel corso dell’anno scolastico, di cui almeno 120 di attività didattica. Sono utili ai
fini del raggiungimento dei 180 giorni di servizio: Tutte le attività connesse al servizio scolastico; I periodi di
sospensione delle lezioni e delle attività didattiche; Gli esami, gli scrutini ed altri eventuali impegni di servizio.
Sono esclusi: I giorni di congedo ordinario e straordinario; I giorni di aspettativa a qualunque titolo fruiti. Per
quanto riguarda il raggiungimento dei 120 giorni di attività didattica sono utili: giorni effettivi di lezione; giorni
di attività volte al miglioramento dell’azione didattica programmate presso la sede di servizio in occasione
dell’inizio dell’anno scolastico e dopo la fine delle lezioni (tra il 1° settembre fino all’inizio delle lezioni e dopo
la fine delle lezioni ma comunque entro il 30 giugno). I docenti neoassunti realizzeranno il periodo di
prova presso la sede di servizio, mentre l’attività di formazione sarà svolta in riferimento al posto o classe
di concorso di immissione in ruolo. In caso di valutazione negativa il periodo di formazione e prova è
rinviabile una sola volta. Le attività formative, finalizzate a consolidare le competenze previste dal profilo
docente e gli standard professionali richiesti, saranno organizzati per una durata complessiva di 50 ore in 4
fasi: 1. Incontri propedeutici e di restituzione finale (6 ore) 2. Laboratori formativi (12 ore) 3. “Peer to peer” e
osservazione in classe (12 ore) 4. Formazione on-line (20 ore) .Durante il percorso formativo il docente
neoassunto dovrà inoltre predisporre il proprio PORTFOLIO professionale, in formato digitale. I DS dovranno
nominare il docente tutor, dopo il coinvolgimento del Collegio dei Docenti, operante nello stesso plesso,
senza superare il previsto rapporto di un docente tutor ogni 3 docenti neoassunti; Gli Uffici Scolastici
dovranno invece verificare il numero dei docenti neoassunti in tutte le fasi del piano straordinario di
assunzioni previste dalla Legge 107/2015 dando avvio, anche scaglionato, delle azioni formative che
riguarderanno anche attività di laboratorio formativo. Le attività di laboratorio dovranno prevedere piccoli
gruppi con un massimo di 30 partecipanti, lasciando ai docenti la scelta tra diverse opportunità. Sarà
obbligatoria la frequenza di almeno un modulo dedicato alle tematiche dei BES e della disabilità. Il Comitato
per la valutazione dell’anno di formazione e prova verrà convocato nel periodo intercorrente tra il termine
delle attività didattiche e la conclusione dell’anno scolastico, per procedere all’espressione del parere sul
superamento del periodo di formazione e di prova, previo colloquio che il docente neoassunto dovrà
sostenere innanzi al medesimo Comitato. Ai fini dell’espressione del Parere da parte del Comitato: l docente
tutor presenterà le risultanze emergenti dall’istruttoria compiuta in merito alle attività formative predisposte
ed alle esperienze di insegnamento e partecipazione alla vita della scuola del docente neoassunto; il DS o
dirigente scolastico o preside presenterà una relazione per ogni docente comprensiva della documentazione
delle attività di formazione, delle forme di tutoring, e di ogni altro elemento informativo o evidenza utile
all’espressione del parere. Il parere del Comitato è obbligatorio, ma non vincolante per il DS, che può
discostarsene con atto motivato.
Normativa generale per l’inclusione degli alunni con bisogni educativi speciali (disabili, con disturbi
specifici di apprendimento e con BES non certificati)
Legge 104/1992
La legge 104/92 afferma il diritto pieno degli handicappati all'inserimento precocissimo sin dall'asilo-nido.
1992 LEGGE 104 (Cossiga, Andreotti) Legge- quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti
delle persone handicappate. Affronta tutte le problematiche dell’handicap, sancisce il diritto all’istruzione e
all’educazione nelle sezioni e classi comuni per tutte le persone in situazione handicap precisando che
“l’esercizio di tale diritto non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti
dalle disabilità connesse all’handicap”. In particolare, per quanto concerne il diritto all’istruzione e
all’educazione si vedano gli articoli 12,13, 14, 15 e 16 che rappresentano ancora oggi un punto di riferimento
fondamentale per il raggiungimento della qualità dell’integrazione scolastica e per la definizione del ruolo e
delle competenze degli insegnanti di sostegno specializzati. Obiettivo integrazione scolastica, lavorativa e
sociale Art. 3 - Soggetti aventi diritto 1. minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva
2. ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della
minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative. 3. se la
minorazione ha ridotto l'autonomia personale in modo da rendere necessario un intervento assistenziale
permanente, continuativo e globale la situazione assume connotazione di gravità. 4. anche agli stranieri e
agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi stabile dimora nel territorio nazionale. Art. 12 - Diritto
all'educazione e all'istruzione. 1. È garantito l'inserimento negli asili nido. 2. È garantito il diritto
all'educazione e all'istruzione nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni scolastiche
di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie. 3. L'integrazione scolastica ha come obiettivo lo
sviluppo delle potenzialità nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle relazioni e nella socializzazione. 4.
L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né
da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all'handicap. 5. La documentazione permette la
formulazione di un piano educativo individualizzato PEI definito da genitori, operatori ASL, insegnante
specializzato, insegnante di sostegno. 9. Se temporaneamente impediti per motivi di salute a frequentare la
scuola, sono comunque garantite l'educazione e l'istruzione scolastica. 10. Negli ospedali, nelle cliniche e
nelle divisioni pediatriche gli obiettivi possono essere perseguiti anche mediante l'utilizzazione di personale
in possesso di specifica formazione psico-pedagogica che abbia una esperienza acquisita.
2010 Legge 107/2010 Norme in materia di DSA Tutela il diritto allo studio dei ragazzi con DSA e dà alla
scuola un’opportunità per riflettere sulle metodologie da mettere in atto per favorire tutti gli studenti, dando
spazio al loro vero potenziale in base alle loro peculiarità. Si definisce il diritto dello studente con diagnosi
DSA di “fruire di appositi provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica nel corso dei
cicli di istruzione e formazione e negli studi universitari.” La legge fornisce le definizioni di
di dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia come non associati a minorazioni che portano a disabilità.
Finalità della Legge 170/2010: Garantire il diritto all'istruzione; Favorire il successo scolastico anche
attraverso misure di supporto PDP, come personalizzazione della didattica, Garantire una formazione
adeguata; Promuovere lo sviluppo delle potenzialità del ragazzo; Ridurre i disagi relazionali ed emozionali
dovuti al disturbo; Adottare forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti;
Preparare gli insegnanti e sensibilizzare i genitori nei confronti delle problematiche legate ai disturbi specifici
dell'apprendimento; Favorire la diagnosi precoce e l'adozione di percorsi didattici riabilitativi; Incrementare la
comunicazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari durante il percorso di istruzione e di formazione;
Assicurare uguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale. La legge
170/2010 è una legge quadro, dà delle indicazioni che riguardano diversi ambiti per la tutela delle
persone con DSA ma non entra nello specifico di ogni area. La dislessia è un Disturbo Specifico
dell’Apprendimento (DSA) e consiste nella difficoltà relativa alla capacità di leggere e scrivere in
modo corretto e fluente. La disortografia è il disturbo specifico che coinvolge la correttezza della
scrittura (ortografia), cioè l’ortografia come capacità di scrivere rappresentando correttamente i
suoni e le parole della propria lingua (es scrivere la voro invece di lavoro, confondere lettere dal
suono simile come B e D). La disgrafia fa riferimento al controllo degli aspetti grafici, formali,
della scrittura manuale, ed è collegata al momento motorio-esecutivo della prestazione. Essa si
manifesta in una minore fluenza e qualità dell’aspetto grafico della scrittura. La discalculia è un
disturbo caratterizzato da ridotte capacità nell’apprendimento delle abilità numeriche e del
calcolo in rapporto alla classe frequentata. La presente legge riconosce la dislessia, la
disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di
seguito denominati "DSA", che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate,
in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una
limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. Se la relazione specialistica
segnala una difficoltà di apprendimento e non un disturbo, non si applica la legge.
“Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli studenti con Disturbi Specifici di
Apprendimento” allegate al DM n. 5669 del 12 luglio 2011
Il successivo D.M. 12/7/2011, n. 5669 ha dettato le norme attuative della legge 170/2010. Il D.M.
12/07/2011 N.5669 e le linee guida Indicano il livello essenziale delle prestazioni richieste
alle istituzioni scolastiche e agli atenei per garantire il diritto allo studio degli alunni e degli
studenti con DSA. Le misure dispensative sono interventi che “consentono all’alunno di
non svolgere alcune prestazioni che, a causa del disturbo, risultano particolarmente
dispendiose e non migliorano l’apprendimento”
Disposizioni relative agli strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali
Si evidenzia, in particolare, la necessità di elaborare un percorso individualizzato e personalizzato per alunni
e studenti con bisogni educativi speciali, anche attraverso la redazione di un Piano Didattico Personalizzato,
individuale o anche riferito a tutti i bambini della classe con BES, ma articolato, che serva come strumento
di lavoro in itinere per gli insegnanti ed abbia la funzione di documentare alle famiglie le strategie di
intervento programmate. Le scuole – con determinazioni assunte dai Consigli di classe, risultanti dall’esame
della documentazione clinica presentata dalle famiglie e sulla base di considerazioni di carattere
psicopedagogico e didattico – possono avvalersi per tutti gli alunni con bisogni educativi speciali degli
strumenti compensativi e delle misure dispensative previste dalle disposizioni attuative della Legge
170/2010 (DM 5669/2011), meglio descritte nelle allegate Linee guida. Gli strumenti compensativi sono
strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria
(sintesi vocali, registrazioni, calcolatrice, mappe concettuali, cartine geografiche e storiche, tabelle della
memoria, sintesi ecc.). Le misure dispensative sono interventi che consentono allo studente di non
svolgere alcune prestazioni che a causa del disturbo, risultano particolarmente difficoltose e che non
migliorano l’apprendimento (come copiare lunghi testi alla lavagna, leggere ad alta voce, suonare uno
strumento ecc.).
D.lgs 66/2017, “Norme per la promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità”
Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri (nota MIUR prot. n. 4233 del
19.02.2014)
2014 n.4233/2014 Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri Propone indicazioni
aggiornate sui temi dell’orientamento scolastico, della valutazione, dell’istruzione e formazione dei giovani e
degli adulti. Offre alle scuole una selezione ragionata delle migliori pratiche già messe in atto per
l’accogliere ed accompagnare in modo ottimale i sempre più numerosi ragazzi di origine non italiana che le
frequentano quadro nazionale sulla situazione del fenomeno dell’immigrazione. Il documento è articolato in
due parti: 1. Contesto attuale chi sono gli alunni stranieri, inserimento e integrazione a scuola 2. Indicazioni
operative norme di base per l'accoglienza da parte delle scuole, gestione nella quotidianità mettendo al
centro la lingua e gli scambi comunicativi in lingua italiana tra questi alunni e il contesto scolastico,
condizione sine qua non per aprire la strada ad un reale processo di apprendimento e di integrazione nelle
scuole e nella società. INDICAZIONI OPERATIVE (alcuni punti): Accoglienza: l'insieme degli adempimenti
amministrativi e pedagogici che danno avvio al rapporto con l'alunno straniero e la sua famiglia; Iscrizioni:
anche arrivano nel corso dell'a.s.; sono previste agevolazioni linguistiche per i moduli nelle diverse lingue. Il
collegio docenti, i consigli di classe, possono indicare l'opportunità dell'iscrizione in classi diverse dall'età
anagrafica, in base all'accertamento di cultura e la valutazione della documentazione scolastica in possesso.
Documentazione: permesso di soggiorno, vaccinazioni obbligatorie, studi compiuti. Valutazione: la
normativa di riferimento è quella vigente per tutti gli alunni italofoni, fatti salv.BES. Orientamento: alla scelta
scolastica. Le problematiche sociali, culturali ed economiche sono molteplici, e possono fortemente influire
sul persistere o meno di una sorta di "segregazione" scolastica, che vede molto diffusa l'iscrizione ai percorsi
professionali, piuttosto che ai licei e ai tecnici. Ritardo scolastico e dispersione: centrale è il grado di
conoscenza, comprensione e produzione della Lingua italiana, vera causa dell'iscrizione alle classi
precedenti la propria appartenenza anagrafica per quasi tutti gli alunni stranieri. Assistenza
nell’apprendimento dell’italiano come L2: i percorsi didattici necessari sono delineati secondo i protocolli
europei (livelli A1 e A2). Plurilinguismo valorizzato.
Linee di indirizzo per favorire il diritto allo studio degli alunni adottati (nota MIUR prot. n. 7443
del 18.12.2014)
2014 n. 7443/2014 Linee di indirizzo per azioni di favorire il diritto allo studio degli alunni
adottati Adozione di buone prassi volte a individuare modalità e tempi d'iscrizione più consoni alle
esigenze degli alunni adottati, oltre che i tempi di inserimento e la scelta delle classi in cui inserirli. Obiettivo:
fornire indicazioni e linee programmatiche. Insegnante referente per l’adozione: supporta colleghi che
hanno alunni adottati nelle loro classi; sensibilizzare il Collegio dei docenti sulle tematiche dell'adozione;
accogliere i genitori. Docenti di classe: in presenza di alunni adottati hanno il compito di coinvolgere tutte le
componenti scolastiche a vario titolo chiamate nel processo di inclusione di alunni adottati al fine di attivare
prassi mirate a valorizzarne le specificità, a sostenerne l'inclusione e a favorirne il benessere scolastico. DS:
compito di promuove e sostenere azioni finalizzate a favorire il pieno inserimento nel contesto scolastico
dell’alunno adottato. Linee programmatiche: 1. Accoglienza dei genitori con DS e insegnante referente: 1.a.
Informa i genitori sulle attività di accoglienza/inserimento (in qualsiasi momento dell’anno) 1.b.Raccoglie info
utili sul bambino: storia personale, scolarizzazione, caratteristiche personali 2. Inserimento e scelta della
classe (da parte del DS) 1.c.Scuola primaria 3 mesi: frequenza progressiva e orario flessibile 1.d.Docenti
elaborano percorsi didattici personalizzati, promuovono educazione alla diversità, interculturalità,
socializzazione e aspetti relazionali. Attenzione ai contenuti didattici e ai libri di testo 3. Creazione di
una rete scuola – servizi sociosanitari – tribunale – famiglia – ass.
Raccomandazione del Consiglio dell’Unione Europea, relativa alle competenze chiave per
l’apprendimento permanente del 22 maggio 2018
Il 22/05/2018 il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una nuova Raccomandazione sulle competenze
chiave per l’apprendimento permanente che pone l’accento sul valore della complessità e dello sviluppo
sostenibile. A distanza di 12 anni, il Consiglio dell’Unione Europea ha adottato una nuova Raccomandazione
sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente che rinnova e sostituisce il precedente
dispositivo del 2006. Il documento tiene conto da un lato delle profonde trasformazioni economiche, sociali
e culturali degli ultimi anni, dall’altro della persistenza di gravi difficoltà nello sviluppo delle competenze di
base dei più giovani. Emerge una crescente necessità di maggiori competenze imprenditoriali, sociali e
civiche, ritenute indispensabili “per assicurare resilienza e capacità di adattarsi ai cambiamenti”. Dalla
lettura del testo, risultano apprezzabili soprattutto due aspetti:
– l’insistenza su una più forte interrelazione tra forme di apprendimento formale (si tratta di
quell’apprendimento che avviene in un contesto organizzato e strutturato (in un’istituzione
scolastica/formativa), è esplicitamente pensato e progettato come apprendimento e conduce ad una
qualche forma di certificazione), non formale (è l’apprendimento connesso ad attività pianificate ma non
esplicitamente progettate come apprendimento (quello che non è erogato da una istituzione formativa e
non sfocia normalmente in una certificazione, ad esempio una giornata di approfondimento su un
problema lavorativo nella propria professione)) e informale (le molteplici forme dell’apprendimento
mediante l’esperienza risultante dalle attività della vita quotidiana legate al lavoro, alla famiglia, al tempo
libero, non è organizzato o strutturato e non conduce alla certificazione (ad esempio un’appartenenza
associativa)); – la necessità di un sostegno sistematico al personale didattico, soprattutto al fine di
“introdurre forme nuove e innovative di insegnamento e apprendimento”, anche in una prospettiva di
riconoscimento delle “eccellenze nell’insegnamento”. Apprezzabile è la forte curvatura che il documento
testimonia verso il valore della sostenibilità, evidenziando la necessità – per tutti i giovani – di partecipare
ad una formazione che promuova stili di vita sostenibili, i diritti umani, la parità di genere, la solidarietà e
l’inclusione, la cultura non violenta, la diversità culturale, il principio della cittadinanza globale. Il concetto
di competenza è declinato come combinazione di “conoscenze, abilità e atteggiamenti”, in cui
l’atteggiamento è definito quale “disposizione/mentalità per agire o reagire a idee, persone, situazioni”. Le
otto competenze individuate modificano, in qualche caso in modo sostanziale, l’assetto definito nel 2006.
Le elenchiamo qui di seguito:
• competenza alfabetica funzionale;
• competenza multilinguistica;
• competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria;
• competenza digitale;
• competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare;
• competenza in materia di cittadinanza;
• competenza imprenditoriale;
• competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali.
Nel complesso, si riscontra la presa d’atto di una forte accelerazione verso la dimensione della complessità:
nella parte descrittiva del documento, emergono sia il fenomeno della connessione/sovrapposizione tra le
varie aree, sia il riconoscimento di un potenziale intrinseco che porta ciascuna competenza ad invadere altri
campi di esperienza culturale e relazionale. In senso più ampio, la Raccomandazione pone l’accento
sui valori della curiosità e della capacità di relazione con “l’altro” (inteso come persona, contesto, cultura,
diversità), affiancate alla capacità di pensiero critico e alla resilienza. Nell’azione di supporto al personale
scolastico, ANP ritiene necessario – a livello nazionale ed europeo – prevedere un irrobustimento dei livelli
di autonomia scolastica ed una progettazione maggiormente orientata dei percorsi di formazione e di
aggiornamento in servizio.