Relatore:
Max Bruschi
Curatore:
Gerolamo G. Novaro
Redazione:
Emanuela Cananzi
Parte I
www.facebook.com/max.bruschi
max.bruschi@istruzione.it
2
Premesse necessarie
3
Che cosa è il diritto?
La parola Diritto deriva dal latino medioevale directus. La radice indoeuropea «rec»
è la stessa di rex (re), regere (governare), regula (regola). L’etimologia ci aiuta a
comprendere il legame la l’idea di «diritto», la funzione di governare o indirizzare
comportamenti umani, e le «regole» da cui il diritto è costituito. «Regula» era peraltro
lo strumento usato dai muratori per verificare l’allineamento della costruzione. A sua
volta, la parola «norma» ha la stessa radice di «normalità».
Per il diritto romano, i fini del diritto erano honeste vivere, alterum non laedere, suum
cuique tribuere.
Il diritto è l’insieme delle regole di una comunità, finalizzate a favorire l’onestà
dei comportamenti reciproci, senza danneggiare il prossimo, riconoscendo a
ciascuno ciò che gli spetta.
E infatti, per il giurista Ulpiano, Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum
cuique tribuendi.
4
Perché e quando nasce il diritto?
* Dal latino
Il diritto nasce dalla necessità di regolare i rapporti tra almeno
med. brocardum,
probabile due soggetti.
derivazione
da Burchardus,
Burcardo di
Esempio tipico, dal mondo letterario, è rappresentato
Worms (sec. XI),
autore di una dall’incontro tra Robinson Crusoe e Venerdì, nel noto libro di
celeberrima
raccolta di diritto
canonico. Il
Daniel Defoe. La comparsa di Venerdì pone a Robinson il
brocardo
broccardo è una
o
problema della definizione di regole comuni.
sintetica e antica
massima
giuridica, chiara
Ulpiano, in un famosissimo brocardo*, postulò che Ubi homo, ibi
e concisa,
prevalentemente societas. Ubi societas, ibi ius. Ergo ubi homo, ibi ius
di tradizione
latina, come ad
esempio dura
lex, sed lex.
5
LE QUATTRO STAGIONI DEI BES
• Esclusione
• Separazione
• Integrazione
• Inclusione
6
La Costituzione
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.
Art. 34
La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi.
Costituzione della Repubblica italiana, 1948
7
Dichiarazione universale dei diritti umani (ONU)
Preambolo
«Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti,
uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo»
Art. 1
«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »
Art. 2
«Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza
distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro
genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione»
Art. 22
«Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione
attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse
di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della
sua personalità»
Art.26
«Ogni individuo ha diritto all'istruzione»
Dichiarazione universale dei diritti umani, 10 dicembre 1948
8
Convenzione sui diritti del fanciullo (ONU)
Articolo 23 (salute)
1. Gli Stati parti riconoscono che i fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre
una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e
agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità.
2. Gli Stati parti riconoscono il diritto dei fanciulli handicappati di beneficiare di cure speciali e
incoraggiano e garantiscono, in considerazione delle risorse disponibili, la concessione, dietro richiesta,
ai fanciulli handicappati in possesso dei requisiti richiesti, e a coloro i quali ne hanno la custodia, di un
aiuto adeguato alle condizioni del fanciullo e alla situazione dei suoi genitori o di coloro ai quali egli è
affidato.
3. In considerazione delle particolari esigenze dei minori handicappati, l’aiuto fornito in conformità con il
paragrafo 2 del presente articolo è gratuito ogni qualvolta ciò sia possibile, tenendo conto delle risorse
finanziarie dei loro genitori o di coloro ai quali il minore è affidato. Tale aiuto è concepito in modo tale
che i minori handicappati abbiano effettivamente accesso alla educazione, alla formazione, alle cure
sanitarie, alla riabilitazione, alla preparazione al lavoro e alle attività ricreative e possano beneficiare di
questi servizi in maniera atta a concretizzare la più completa integrazione sociale e il loro sviluppo
personale, anche nell’ambito culturale e spirituale.
9
LA SEPARAZIONE
10
LA SEPARAZIONE
L'inadattabilità è di solito temporanea e proprio nella classe differenziale gli alunni dovrebbero
venir educati per un ritorno sollecito alle classi comuni. L'intolleranza ai metodi comuni
d'insegnamento è dovuta ad una costituzione nevropatica lieve ed è favorita da disturbi fisici
transitorî o da linfatismo, gracilità costituzionale, eredo-lues, ecc. La costituzione nevropatica
non è sempre di forma uguale e le differenze rendono opportuno l'uso di metodi diversi
d'istruzione e di educazione. Vi è un tipo epilettoide in cui domina l'impulsività, un troppo
facile passaggio dal desiderio all'azione diretta a soddisfarlo; un tipo isteroide portato ad
attività in contrasto con quelle cui si sente obbligato; un tipo nevrastenoide in cui si producono
sensazioni esageratamente penose già solo al pensiero di qualche attività da compiere;
prevalgono naturalmente le forme miste. Di queste differenze individuali si deve tener conto
nella pratica educativa. Si curerà in principio che lo sforzo di apprendimento sia
corrispondente per intensità e durata alla potenzialità fisica e alla tolleranza dei singoli alunni
e lo si farà aumentare gradatamente. Gli esercizî dovranno essere in primo tempo anche
molto variati, per dare nuove attrattive al lavoro. Il modo di applicare tali principî è
ampiamente illustrato in varie pubblicazioni della Scuola magistrale ortofrenica di
Roma, che nel 1907 fondò in detta città le prime classi del genere, facendone in
seguito funzionare sempre un certo numero annesse alle scuole elementari pubbliche.
11
Integrazione. Definizione.
L’integrazione è il processo tramite il quale diverse identità sono inserite, senza nessun tipo
di discriminazione, all’interno di un contesto che conserva la sua unità funzionale e
strutturale.
«integrazióne s. f. [dal lat. integratio -onis, con influenza, nel sign. 3, dell’ingl. integration]. –
1. In senso generico, il fatto di integrare, di rendere intero, pieno, perfetto ciò che è
incompleto o insufficiente a un determinato scopo, aggiungendo quanto è necessario o
supplendo al difetto con mezzi opportuni… Inserzione, incorporazione, assimilazione di un
individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione,
in una comunità etnica, in una società costituita (contrapposto a segregazione)» Enc.
Treccani
L’integrazione:
• guarda al singolo alunno
• interviene prima sul soggetto, poi sul contesto
• incrementa una risposta speciale al fine di ricondurre l’anomalia alla norma.
12
(Ri?)Parte l’integrazione. L’ONU
13
Il «documento» Falcucci
14
Il «documento» Falcucci
15
Il «documento» Falcucci
«In una scuola che, organizzandosi organicamente in forme operative più ricche e
più varie di quelle offerte dall’insegnamento tradizionale, offre agli alunni una
possibilità di maturazione attraverso una pluralità di linguaggi e di esperienze, è
difficile ed artificioso distinguere tra attività "didattiche", da intendersi come
insegnamento delle "materie principali", ed attività "integrative", tra l’insegnamento
"normale" ed attività di recupero e di sostegno…
Si va affermando, inoltre, la tendenza a separare il meno possibilmente le
iniziative di recupero e di sostegno dalla normale attività scolastica, alla cui
ricca articolazione si affida il compito di offrire a tutti, nell’ambito dei gruppi comuni,
possibilità di azione e di sviluppo. Si cerca in questo modo di non legare i vantaggi
dell’intervento individualizzato, agli svantaggi della separazione dal gruppo più
stimolante degli alunni "normali". Anche per il sostegno ed il recupero quindi, la
ricercata connessione con la normale attività scolastica impedisce di
concepire un livello distinto di programmazione e di verifica.»
16
I principi
17
I Bisogni educativi speciali
La nozione di BES (SEN: Special educational needs) fu introdotta in Gran Bretagna dal
Rapporto Warnock del 1978,
“Special education needs - Report of the Committee of Enquiry into the Education of Handic
apped Children and Young People”
.
La commissione era stata proposta dalla Thatcher e istituita nel 1974 “to review educational
provision in England, Scotland and Wales for children and young people handicapped by
disabilities of body or mind, taking account of the medical aspects of their needs, together
with arrangements to prepare them for entry into employment; to consider the most effective
use of resources for these purposes; and to make recommendations”.
18
Il rapporto Warnock
19
I BES: cosa sono?
20
Parte II
www.facebook.com/max.bruschi
max.bruschi@istruzione.it
21
L’inclusione
Il concetto di “inclusive education” trova le sue radici in una serie di documenti elaborati in
ambito nazionale e internazionale che analizzano il tema da diverse prospettive politiche e
disciplinari. Tra i documenti fondativi, va sicuramente citata innanzitutto la Dichiarazione di
Salamanca del 1994, frutto della Conferenza mondiale sull'educazione e le esigenze speciali riunita a
Salamanca (Spagna) dal 7 al 10 giugno 1994 che riunì i rappresentanti di 92 governi e di 25
organizzazioni internazionali.
In tale documento per la prima volta viene ufficializzato il termine “inclusione” in ambito
educativo e sociale, spostando l’attenzione dall’idea di un’educazione speciale, rivolta
strettamente agli studenti con disabilità, ad un’educazione per tutti che deve trovare spazio
nella scuola ordinaria, comune, accogliendo le molteplici forme di diversità: «… le scuole
dovrebbero accogliere tutti i bambini indipendentemente dalle loro condizioni fisiche, intellettuali, sociali,
emotive, linguistiche o di altro tipo. Ciò dovrebbe includere bambini disabili e dotati, bambini di strada e
lavoratori, bambini di popolazione straniere o nomadi, bambini di minoranze linguistiche, etniche o
culturali e bambini provenienti da aree o gruppi svantaggiati o emarginati».
22
L’inclusione
23
L’inclusione per chi?
La nozione di inclusione e di scuola inclusiva viene così a oscillare tra due poli.
Una posizione, ad esempio dell’OCSE, utilizza il concetto di inclusione in termini di equità in
ambito educativo con riferimento ai gruppi di studenti identificati come a rischio di esclusione
dai processi di apprendimento. In questa accezione, l’inclusione diventa sostanzialmente un
sinonimo di integrazione-
La seconda posizione, per così dire «radicale», cui fanno riferimento gli studiosi inglesi
Booth, Ainscow, ma la stessa UNESCO, e in Italia il gruppo dei «disability studies», fa
dell’inclusione un processo che mira a trasformare i sistemi educativi al fine di fornire
un’educazione di qualità a tutti i discenti, in modo che questi ultimi possano sviluppare al
massimo il proprio potenziale di apprendimento. In tal modo, l’UNESCO arriva a definire
l’inclusione come un diritto umano e il principio basilare per guidare policy volte alla giustizia
e all’equità.
24
L’integrazione e l’inclusione
• L’integrazione è l’approdo di un percorso che assorbe gli alunni con disabilità nelle classi comuni. E’
provocata dall’inserimento nelle classi normali degli alunni con disabilità e punta essenzialmente alla
«normalizzazione» del disabile, attraverso interventi specialistici.
• L’inclusione
• vede come soggetti attivi del diritto all’inclusione non sono solo alunni con bisogni
educativi speciali, ma tutti gli alunni con le proprie specificità;
• adotta una prospettiva che guarda alle specificità. Va dunque oltre l’obiettivo di
raggiungere uno standard anche minimo, e va oltre gli obiettivi di apprendimento;
• destruttura la «classe tradizionale» in favore degli «ambienti di apprendimento», facendo
emergere su «larga scala» l’idea di una didattica non solamente «trasmissiva» basata
sulla lezione frontale;
• prospetta una scuola non per tutti, ma per ciascuno.
25
La prospettiva inclusiva
26
Individualizzazione e personalizzazione
Si potrebbe asserire che la parole-chiave dell’individualizzazione sia “uguaglianza”, mentre quella della
personalizzazione sia “distinzione”.
27
Il quadro normativo attuale
28
D.Lgs 66/2017: principi
Articolo 1
1. L'inclusione scolastica:
a) riguarda le bambine e i bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti,
risponde ai differenti bisogni educativi e si realizza attraverso strategie educative e didattiche
finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno nel rispetto del diritto
all'autodeterminazione e all'accomodamento ragionevole, nella prospettiva della migliore
qualità di vita;
b) si realizza nell'identità culturale, educativa, progettuale, nell'organizzazione e nel
curricolo delle istituzioni scolastiche, nonché attraverso la definizione e la condivisione del
progetto individuale fra scuole, famiglie e altri soggetti, pubblici e privati, operanti sul
territorio;
c) è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali,
nell'ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo
formativo delle bambine e dei bambini, delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli
studenti.
29
D.Lgs 66/2017: principi
Articolo 2
Ambito di applicazione
1. Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano esclusivamente alle bambine e ai
bambini della scuola dell'infanzia, alle alunne e agli alunni della scuola primaria e della
scuola secondaria di primo grado, alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria di
secondo grado con disabilità certificata ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n.
104, al fine di promuovere e garantire il diritto all'educazione, all'istruzione e alla formazione.
2. L'inclusione scolastica è attuata attraverso la definizione e la condivisione del Piano
Educativo Individualizzato (PEI) quale parte integrante del progetto individuale di cui
all'articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, come modificato dal presente decreto.
30
D.Lgs 66/2017: uno sguardo di insieme
Elementi principali:
• Adotta per l’elaborazione del Profilo di funzionamento i criteri del modello bio-psico-
sociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute (ICF) adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
• Non approfondisce il concetto di inclusività e anzi conferma un dispositivo normativo
limitato alla disabilità certificata
• Precisa la ripartizione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti Locali.
• Rende la valutazione della «qualità dell’inclusione scolastica» parte del procedimento di
valutazione delle istituzioni scolastiche, affidando l’elaborazione degli indicatori per la
valutazione all’Invalsi
• Introduce modifiche alla 104/92
• Rivede i vari «gruppi» che si occupano di inclusione/disabilità
• Rivede la procedura di assegnazione dei docenti SOS e delle altre risorse professionali
31
Il quadro attuale: L.104/1992
32
Il quadro attuale: L.104/1992
33
Il quadro attuale: L.104/1992
34
Il quadro attuale: L.104/1992
Articolo 12 segue
5. Contestualmente all’accertamento previsto dall’articolo 4 per le bambine e i
bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, le commissioni
mediche di cui alla legge 15 ottobre 1990, n. 295, effettuano, ove richiesto dai
genitori della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della
studentessa o dello studente certificati ai sensi del citato articolo 4, o da chi
esercita la responsabilità genitoriale, l'accertamento della condizione di
disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica. Tale accertamento è
propedeutico alla redazione del profilo di funzionamento, predisposto secondo
i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del
funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del Piano Educativo
Individualizzato (PEI) facente parte del progetto individuale di cui all’articolo 14
della legge 8 novembre 2000, n. 328».
35
Il profilo di funzionamento: Dlgs 66/2017
Art. 5
c. 4. Il Profilo di funzionamento ...:
a) è il documento propedeutico e necessario alla predisposizione del Piano Educativo
Individualizzato (PEI) e del Progetto Individuale;
b) definisce anche le competenze professionali e la tipologia delle misure di sostegno e
delle risorse strutturali utili per l'inclusione scolastica;
c) è redatto con la collaborazione dei genitori della bambina o del bambino, dell'alunna o
dell'alunno, nonché, nel rispetto del diritto di autodeterminazione nella massima misura possibile,
della studentessa o dello studente con disabilità, con la partecipazione del dirigente scolastico
ovvero di un docente specializzato sul sostegno didattico, dell’istituzione scolastica ove è
iscritto la bambina o il bambino, l'alunna o l'alunno, la studentessa o lo studente
d) è aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione, a partire dalla scuola
dell'infanzia, nonché in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della
persona
36
Il profilo di funzionamento: Dlgs 66/2017
6. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell'istruzione, dell'università
e della ricerca, del lavoro e delle politiche sociali, dell'economia e delle finanze, per la famiglia e
le disabilità, per gli affari regionali e le autonomie, sentito l'Osservatorio permanente per
l'inclusione scolastica di cui all'articolo 15 del presente decreto, previa intesa in sede di Conferenza
Unificata di cui all'articolo 3 e all’articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, da adottare
entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono definite le Linee guida
contenenti:
a) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione della certificazione di disabilità in età
evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, tenuto conto della Classificazione Internazionale
delle Malattie (ICD) e della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e
della Salute (ICF) dell'OMS;
b) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di funzionamento, tenuto
conto della classificazione ICF dell'OMS.
6-bis). Le Linee guida di cui al comma 6, a fronte di nuove evidenze scientifiche, sono
aggiornate con cadenza almeno triennale.
Atto NON ancora adottato
37
Dlgs 66/2017: Il PEI
38
Dlgs 66/2017: Il PEI
L’Atto è stato adottato: si tratta del Decreto Interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182.
L’atto è stato annullato dal TAR, ma si attende l’esito del ricorso al Consiglio di Stato.
39
Dal quadro normativo alla
didattica per l’inclusione
Relatore:
Isp. Max Bruschi
Dirigente tecnico USR
Lombardia
Prof. UNI MI BI
Prof. UNI Suor Orsola Benincasa NA
www.facebook.com/max.bruschi
Coordinamento:
Gerolamo G. Novaro
Docente specializzato nel sostegno
Membro del gruppo di lavoro
Ministeriale sul Pei
Operatore CTS
Redazione:
Emanuela Cananzi
40