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Dal quadro normativo alla

didattica per l’inclusione

Relatore:
Max Bruschi

Curatore:
Gerolamo G. Novaro

Redazione:
Emanuela Cananzi
Parte I

www.facebook.com/max.bruschi
max.bruschi@istruzione.it

isp. Max Bruschi

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Premesse necessarie

• L’istituzione scolastica come «ambiente giuridico»


• La consapevolezza dell’insegnante
• Giustiniano, Istituzioni, II, 7, 3: «nos ... consequentia
nomina rebus esse studentes», «noi ... cercando di far sì
che i nomi corrispondano alle cose ...»

3
Che cosa è il diritto?

La parola Diritto deriva dal latino medioevale directus. La radice indoeuropea «rec»
è la stessa di rex (re), regere (governare), regula (regola). L’etimologia ci aiuta a
comprendere il legame la l’idea di «diritto», la funzione di governare o indirizzare
comportamenti umani, e le «regole» da cui il diritto è costituito. «Regula» era peraltro
lo strumento usato dai muratori per verificare l’allineamento della costruzione. A sua
volta, la parola «norma» ha la stessa radice di «normalità».
Per il diritto romano, i fini del diritto erano honeste vivere, alterum non laedere, suum
cuique tribuere.
Il diritto è l’insieme delle regole di una comunità, finalizzate a favorire l’onestà
dei comportamenti reciproci, senza danneggiare il prossimo, riconoscendo a
ciascuno ciò che gli spetta.
E infatti, per il giurista Ulpiano, Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum
cuique tribuendi.

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Perché e quando nasce il diritto?

* Dal latino
Il diritto nasce dalla necessità di regolare i rapporti tra almeno
med. brocardum,
probabile due soggetti.
derivazione
da Burchardus,
Burcardo di
Esempio tipico, dal mondo letterario, è rappresentato
Worms (sec. XI),
autore di una dall’incontro tra Robinson Crusoe e Venerdì, nel noto libro di
celeberrima
raccolta di diritto
canonico. Il
Daniel Defoe. La comparsa di Venerdì pone a Robinson il
brocardo
broccardo è una
o
problema della definizione di regole comuni.
sintetica e antica
massima
giuridica, chiara
Ulpiano, in un famosissimo brocardo*, postulò che Ubi homo, ibi
e concisa,
prevalentemente societas. Ubi societas, ibi ius. Ergo ubi homo, ibi ius
di tradizione
latina, come ad
esempio dura
lex, sed lex.

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LE QUATTRO STAGIONI DEI BES

• Esclusione
• Separazione
• Integrazione
• Inclusione

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La Costituzione

Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che,
limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della
persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica,
economica e sociale del Paese.

Art. 34
La scuola è aperta a tutti.
L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita.
I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli
studi.
Costituzione della Repubblica italiana, 1948

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Dichiarazione universale dei diritti umani (ONU)
Preambolo
«Considerato che il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti,
uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo»
Art. 1
«Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. »
Art. 2
«Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza
distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro
genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione»
Art. 22
«Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione
attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse
di ogni Stato, dei diritti economici, sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della
sua personalità»
Art.26
«Ogni individuo ha diritto all'istruzione»
Dichiarazione universale dei diritti umani, 10 dicembre 1948

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Convenzione sui diritti del fanciullo (ONU)
Articolo 23 (salute)
1. Gli Stati parti riconoscono che i fanciulli mentalmente o fisicamente handicappati devono condurre
una vita piena e decente, in condizioni che garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro autonomia e
agevolino una loro attiva partecipazione alla vita della comunità.
2. Gli Stati parti riconoscono il diritto dei fanciulli handicappati di beneficiare di cure speciali e
incoraggiano e garantiscono, in considerazione delle risorse disponibili, la concessione, dietro richiesta,
ai fanciulli handicappati in possesso dei requisiti richiesti, e a coloro i quali ne hanno la custodia, di un
aiuto adeguato alle condizioni del fanciullo e alla situazione dei suoi genitori o di coloro ai quali egli è
affidato.
3. In considerazione delle particolari esigenze dei minori handicappati, l’aiuto fornito in conformità con il
paragrafo 2 del presente articolo è gratuito ogni qualvolta ciò sia possibile, tenendo conto delle risorse
finanziarie dei loro genitori o di coloro ai quali il minore è affidato. Tale aiuto è concepito in modo tale
che i minori handicappati abbiano effettivamente accesso alla educazione, alla formazione, alle cure
sanitarie, alla riabilitazione, alla preparazione al lavoro e alle attività ricreative e possano beneficiare di
questi servizi in maniera atta a concretizzare la più completa integrazione sociale e il loro sviluppo
personale, anche nell’ambito culturale e spirituale.

Convenzione sui diritti del fanciullo (child) ONU, 20 novembre 1989

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LA SEPARAZIONE

• Dall’Enciclopedia Treccani (1931)


• DIFFERENZIALI, CLASSI (fr. classes pour arriérés; sp. clases de niños retardados;
ted. Hilfclassen; ingl. special classes). - Sotto questa denominazione, consacrata dalla
recente legislazione italiana (art. 230 del testo unico sull'istruzione elementare, post-
elementare e sulle sue opere d'integrazione, approvato con r. decr. 5 febbraio 1928, n.
577; art. 404 del regolamento generale sull'istruzione elementare approvato con r. decr.
26 aprile 1928; art. 164 e 165 del regolamento per l'esecuzione della legge 10 dicembre
1925, n. 2277, sulla protezione e l'assistenza della maternità e dell'infanzia, approvato
con r. decr. 15 aprile 1926, n. 718) si comprendono speciali classi che dovrebbero
funzionare nelle scuole elementari ed accogliere gli alunni comunemente detti tardivi.
L'istituzione di tali classi è di data recente e con fini e ordinamenti non sempre uniformi.
Esse dovrebbero accogliere quei soggetti che, senza presentare gravi anomalie, non si
adattano facilmente ai metodi d'insegnamento e alla disciplina della scuola comune (v.
deficiente).

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LA SEPARAZIONE

L'inadattabilità è di solito temporanea e proprio nella classe differenziale gli alunni dovrebbero
venir educati per un ritorno sollecito alle classi comuni. L'intolleranza ai metodi comuni
d'insegnamento è dovuta ad una costituzione nevropatica lieve ed è favorita da disturbi fisici
transitorî o da linfatismo, gracilità costituzionale, eredo-lues, ecc. La costituzione nevropatica
non è sempre di forma uguale e le differenze rendono opportuno l'uso di metodi diversi
d'istruzione e di educazione. Vi è un tipo epilettoide in cui domina l'impulsività, un troppo
facile passaggio dal desiderio all'azione diretta a soddisfarlo; un tipo isteroide portato ad
attività in contrasto con quelle cui si sente obbligato; un tipo nevrastenoide in cui si producono
sensazioni esageratamente penose già solo al pensiero di qualche attività da compiere;
prevalgono naturalmente le forme miste. Di queste differenze individuali si deve tener conto
nella pratica educativa. Si curerà in principio che lo sforzo di apprendimento sia
corrispondente per intensità e durata alla potenzialità fisica e alla tolleranza dei singoli alunni
e lo si farà aumentare gradatamente. Gli esercizî dovranno essere in primo tempo anche
molto variati, per dare nuove attrattive al lavoro. Il modo di applicare tali principî è
ampiamente illustrato in varie pubblicazioni della Scuola magistrale ortofrenica di
Roma, che nel 1907 fondò in detta città le prime classi del genere, facendone in
seguito funzionare sempre un certo numero annesse alle scuole elementari pubbliche.

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Integrazione. Definizione.

L’integrazione è il processo tramite il quale diverse identità sono inserite, senza nessun tipo
di discriminazione, all’interno di un contesto che conserva la sua unità funzionale e
strutturale.
«integrazióne s. f. [dal lat. integratio -onis, con influenza, nel sign. 3, dell’ingl. integration]. –
1. In senso generico, il fatto di integrare, di rendere intero, pieno, perfetto ciò che è
incompleto o insufficiente a un determinato scopo, aggiungendo quanto è necessario o
supplendo al difetto con mezzi opportuni… Inserzione, incorporazione, assimilazione di un
individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione,
in una comunità etnica, in una società costituita (contrapposto a segregazione)» Enc.
Treccani
L’integrazione:
• guarda al singolo alunno
• interviene prima sul soggetto, poi sul contesto
• incrementa una risposta speciale al fine di ricondurre l’anomalia alla norma.

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(Ri?)Parte l’integrazione. L’ONU

I parte - La Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità –


dicembre 2006 (Legge 3 marzo 2009, n. 18)
L'art. 24 riconosce “il diritto all’istruzione delle persone con disabilità (...) senza
discriminazioni e su base di pari opportunità” garantendo “un sistema di istruzione
inclusivo a tutti i livelli ed un apprendimento continuo lungo tutto l’arco della vita,
finalizzati: (a) al pieno sviluppo del potenziale umano, del senso di dignità e
dell’autostima ed al rafforzamento del rispetto dei diritti umani, delle libertà
fondamentali e della diversità umana; (b) allo sviluppo, da parte delle persone con
disabilità, della propria personalità, dei talenti e della creatività, come pure delle
proprie abilità fisiche e mentali, sino alle loro massime potenzialità; (c) a porre le
persone con disabilità in condizione di partecipare effettivamente a una società
libera”.

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Il «documento» Falcucci

Le indicazioni contenute nella relazione della Commissione


Parlamentare, meglio nota come "Documento Falcucci", hanno dato
origine alle scelte normative che hanno consentito la diffusione
dell'integrazione scolastica nel nostro paese.
Per una sua ampia diffusione e condivisione da parte di tutto il
personale scolastico il documento fu allegato dal Ministro della
Pubblica Istruzione Franco Maria Malfatti alla C. M. del 8 agosto
1975, n. 227 avente come oggetto «Interventi a favore degli alunni
handicappati» (dunque, prima l’entrata in vigore del dPR 970/1975,
che pure riconferma «le scuole aventi particolari finalità»).

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Il «documento» Falcucci

«La preliminare considerazione che la Commissione ha ritenuto di fare è


che le possibilità di attuazione di una struttura scolastica idonea ad
affrontare il problema dei ragazzi handicappati presuppone il convincimento
che anche i soggetti con difficoltà di sviluppo, di apprendimento e di
adattamento devono essere considerati protagonisti della propria
crescita. In essi infatti esistono potenzialità conoscitive, operative e
relazionali spesso bloccate degli schemi e dalle richieste della cultura
corrente e del costruire sociale. Favorire lo sviluppo di queste
potenzialità è un impegno peculiare della scuola, considerando che la
funzione di questa è appunto quella di portare a maturazione, sotto il
profilo culturale, sociale, civile, le possibilità di sviluppo di ogni
bambino e di ogni giovane.»

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Il «documento» Falcucci

«In una scuola che, organizzandosi organicamente in forme operative più ricche e
più varie di quelle offerte dall’insegnamento tradizionale, offre agli alunni una
possibilità di maturazione attraverso una pluralità di linguaggi e di esperienze, è
difficile ed artificioso distinguere tra attività "didattiche", da intendersi come
insegnamento delle "materie principali", ed attività "integrative", tra l’insegnamento
"normale" ed attività di recupero e di sostegno…
Si va affermando, inoltre, la tendenza a separare il meno possibilmente le
iniziative di recupero e di sostegno dalla normale attività scolastica, alla cui
ricca articolazione si affida il compito di offrire a tutti, nell’ambito dei gruppi comuni,
possibilità di azione e di sviluppo. Si cerca in questo modo di non legare i vantaggi
dell’intervento individualizzato, agli svantaggi della separazione dal gruppo più
stimolante degli alunni "normali". Anche per il sostegno ed il recupero quindi, la
ricercata connessione con la normale attività scolastica impedisce di
concepire un livello distinto di programmazione e di verifica.»

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I principi

Individualizzazione e Personalizzazione, Integrazione e


Inclusione non sono, in una concezione empirica del «fare scuola»
processi tra loro incompatibili, né sono collocabili in una rigida
progressione temporale.
La stessa nozione di Bisogni educativi speciali non è recente,
anche se è entrata nella scuola italiana solo nel 2012.
Nella formulazione normativa e in diverse note ministeriali, non
sempre vi è un aggancio «pulito» tra l’uso dei termini e il loro
significato didattico pedagogico, come maturato in letteratura, né
tantomeno, nei casi in cui il dibattito ha posizioni variegate, salvo
eccezioni, vi è una «scelta».

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I Bisogni educativi speciali

La nozione di BES (SEN: Special educational needs) fu introdotta in Gran Bretagna dal
Rapporto Warnock del 1978,
“Special education needs - Report of the Committee of Enquiry into the Education of Handic
apped Children and Young People”
.
La commissione era stata proposta dalla Thatcher e istituita nel 1974 “to review educational
provision in England, Scotland and Wales for children and young people handicapped by
disabilities of body or mind, taking account of the medical aspects of their needs, together
with arrangements to prepare them for entry into employment; to consider the most effective
use of resources for these purposes; and to make recommendations”.

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Il rapporto Warnock

• Il Rapporto Warnock raccomanda la sostituzione del termine handicappato in riferimento alla


persona con disabilità, con l’espressione persona con bisogni educativi speciali auspicando il
declino dell’utilizzo delle vecchie categorie di disabilità, ritenute da molti come etichettanti.
• In secondo luogo, amplia l’area delle problematiche coperte dai cosiddetti «bisogni educativi
speciali» facendovi rientrare tutti i bisogni educativi individuali specifici degli alunni (ad esempio,
anche le difficoltà d’apprendimento e comportamentali) e sollecita la revisione degli interventi
educativi a favore dei bambini con bisogni speciali invitando, dove possibile, a garantire loro un
percorso scolastico nelle scuole ordinarie.
• In terzo luogo, sollecita un netto cambiamento di prospettiva delle strategie educative nei confronti
degli alunni «diversi», attraverso l’adozione di un approccio basato sull’individuazione di obiettivi
educativi comuni a tutti gli alunni, indipendentemente dalle loro abilità o disabilità, suggerendo la
necessità di integrare nelle scuole normali gli alunni che venivano indirizzati alle scuole speciali,
ponendo l’accento sull’efficienza economica di tale approccio («purché ciò non sia in conflitto con
un utilizzo efficiente delle risorse») e sulla sua efficacia educativa in termini di nuova
organizzazione degli spazi scolastici, riprogettazione del curricolo, attenzione ai bisogni emotivi
degli alunni e necessità di formazione per gli insegnanti.
• Nel 1981 l’Education Act ha riconosciuto la nozione di BES.

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I BES: cosa sono?

OECD (2007), Students with Disabilities, Learning Difficulties and Disadvantages.


«[…] Students with disabilities or impairments viewed in medical terms as organic disorders
attributable to organic pathologies (e.g. in relation to sensory, motor or neurological
defects)”; […] Students with behavioral or emotional disorders, or specific difficulties in
learning. […];«[…] Students with disadvantages arising primarily from socio-economic,
cultural, and/or linguistic factors […] »
Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012, a firma Francesco Profumo:
L’area dello svantaggio scolastico annovera tre categorie:
• la disabilità, composta dai soggetti certificati sulla base della legge 104/1992;
• l’area dei disturbi evolutivi specifici, che ricomprende i disturbi specifici
dell’apprendimento (Legge 8 ottobre 2010, n. 170) i deficit del linguaggio, delle abilità
non verbali, della coordinazione motoria e “per la comune origine nell’età evolutiva –
anche quelli dell’attenzione e dell’iperattività, mentre il funzionamento intellettivo limite
può essere considerato un caso di confine fra la disabilità e il disturbo specifico…;
• l’area dello svantaggio economico, linguistico, culturale»

20
Parte II

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isp. Max Bruschi

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L’inclusione

Il concetto di “inclusive education” trova le sue radici in una serie di documenti elaborati in
ambito nazionale e internazionale che analizzano il tema da diverse prospettive politiche e
disciplinari. Tra i documenti fondativi, va sicuramente citata innanzitutto la Dichiarazione di
Salamanca del 1994, frutto della Conferenza mondiale sull'educazione e le esigenze speciali riunita a
Salamanca (Spagna) dal 7 al 10 giugno 1994 che riunì i rappresentanti di 92 governi e di 25
organizzazioni internazionali.
In tale documento per la prima volta viene ufficializzato il termine “inclusione” in ambito
educativo e sociale, spostando l’attenzione dall’idea di un’educazione speciale, rivolta
strettamente agli studenti con disabilità, ad un’educazione per tutti che deve trovare spazio
nella scuola ordinaria, comune, accogliendo le molteplici forme di diversità: «… le scuole
dovrebbero accogliere tutti i bambini indipendentemente dalle loro condizioni fisiche, intellettuali, sociali,
emotive, linguistiche o di altro tipo. Ciò dovrebbe includere bambini disabili e dotati, bambini di strada e
lavoratori, bambini di popolazione straniere o nomadi, bambini di minoranze linguistiche, etniche o
culturali e bambini provenienti da aree o gruppi svantaggiati o emarginati».

22
L’inclusione

La Dichiarazione porta in allegato un «piano di azione».


«…le persone che hanno bisogni educativi speciali devono poter accedere alle normali
scuole che devono integrarli in un sistema pedagogico centrato sul bambino, capace di
soddisfare queste necessità… Invitiamo ed esortiamo tutti i governi a:
• dare la priorità nelle politiche e nei bilanci al miglioramento dei sistemi educativi al fine di
poter accogliere tutti i bambini, indipendentemente dalle differenze o difficoltà individuali,
• adottare, come legge o politica, il principio dell'educazione inclusiva, accogliendo tutti i
bambini nelle scuole normali, a meno che non si oppongano motivazioni di forza maggiore»
https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-enna-kore/didattica-generale/a
ltro/salamanca-statement-and-framework/6175033/view

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L’inclusione per chi?

La nozione di inclusione e di scuola inclusiva viene così a oscillare tra due poli.
Una posizione, ad esempio dell’OCSE, utilizza il concetto di inclusione in termini di equità in
ambito educativo con riferimento ai gruppi di studenti identificati come a rischio di esclusione
dai processi di apprendimento. In questa accezione, l’inclusione diventa sostanzialmente un
sinonimo di integrazione-
La seconda posizione, per così dire «radicale», cui fanno riferimento gli studiosi inglesi
Booth, Ainscow, ma la stessa UNESCO, e in Italia il gruppo dei «disability studies», fa
dell’inclusione un processo che mira a trasformare i sistemi educativi al fine di fornire
un’educazione di qualità a tutti i discenti, in modo che questi ultimi possano sviluppare al
massimo il proprio potenziale di apprendimento. In tal modo, l’UNESCO arriva a definire
l’inclusione come un diritto umano e il principio basilare per guidare policy volte alla giustizia
e all’equità.

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L’integrazione e l’inclusione

• L’integrazione è l’approdo di un percorso che assorbe gli alunni con disabilità nelle classi comuni. E’
provocata dall’inserimento nelle classi normali degli alunni con disabilità e punta essenzialmente alla
«normalizzazione» del disabile, attraverso interventi specialistici.
• L’inclusione
• vede come soggetti attivi del diritto all’inclusione non sono solo alunni con bisogni
educativi speciali, ma tutti gli alunni con le proprie specificità;
• adotta una prospettiva che guarda alle specificità. Va dunque oltre l’obiettivo di
raggiungere uno standard anche minimo, e va oltre gli obiettivi di apprendimento;
• destruttura la «classe tradizionale» in favore degli «ambienti di apprendimento», facendo
emergere su «larga scala» l’idea di una didattica non solamente «trasmissiva» basata
sulla lezione frontale;
• prospetta una scuola non per tutti, ma per ciascuno.

25
La prospettiva inclusiva

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Individualizzazione e personalizzazione

• L’individualizzazione è un processo atto a garantire a tutti il diritto all’apprendimento delle


competenze fondamentali del curricolo, ovvero, a raggiungere traguardi formativi comuni
attraverso il diritto alla diversità e ai prerequisiti di ciascuno. Compito del docente è analizzare i
bisogni degli alunni, valutare il livello raggiunto, sia esso in ingresso o in itinere, e
strutturare/adattare attività che consentano a tutti di raggiungere lo stesso obiettivo.
• La personalizzazione è, invece, una strategia didattica volta a valorizzare le peculiarità dei singoli,
fino alle eccellenze, senza prevedere obiettivi da raggiungere: ciascuno raggiunge il “proprio”
obiettivo personale, in base alle proprie potenzialità. Compito del docente in questo caso è cercare
le potenzialità di ciascuno, le aree di eccellenza, e strutturare attività personalizzate affinché
ciascuno raggiunga il massimo obiettivo possibile dettato dalle proprie caratteristiche.
• Prendendo ad esempio la Scuola Primaria, se nei Programmi dell’85 gli alunni, considerati diversi
in partenza, dovevano raggiungere i medesimi obiettivi anche con percorsi individualizzati, con la
Riforma Moratti gli alunni possono raggiungere obiettivi differenti (personalizzati) anche attraverso
percorsi differenti.

Si potrebbe asserire che la parole-chiave dell’individualizzazione sia “uguaglianza”, mentre quella della
personalizzazione sia “distinzione”.

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Il quadro normativo attuale

Il Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 66, recante «Norme per la promozione


dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità, a norma dell'articolo 1, commi 180 e
181, lettera c), della legge 13 luglio 2015, n. 107»
Il Decreto Legislativo 13 aprile 2017, n. 62, recante «Norme in materia di valutazione e
certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato, a norma dell'articolo 1,
commi 180 e 181, lettera i), della legge 13 luglio 2015, n. 107»
La Legge 5 febbraio 1992, n. 104, recante «Legge quadro per l’assistenza, l’integrazione
sociale e i diritti delle persone handicappate».

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D.Lgs 66/2017: principi

Articolo 1
1. L'inclusione scolastica:
a) riguarda le bambine e i bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti,
risponde ai differenti bisogni educativi e si realizza attraverso strategie educative e didattiche
finalizzate allo sviluppo delle potenzialità di ciascuno nel rispetto del diritto
all'autodeterminazione e all'accomodamento ragionevole, nella prospettiva della migliore
qualità di vita;
b) si realizza nell'identità culturale, educativa, progettuale, nell'organizzazione e nel
curricolo delle istituzioni scolastiche, nonché attraverso la definizione e la condivisione del
progetto individuale fra scuole, famiglie e altri soggetti, pubblici e privati, operanti sul
territorio;
c) è impegno fondamentale di tutte le componenti della comunità scolastica le quali,
nell'ambito degli specifici ruoli e responsabilità, concorrono ad assicurare il successo
formativo delle bambine e dei bambini, delle alunne e degli alunni, delle studentesse e degli
studenti.

29
D.Lgs 66/2017: principi

Articolo 2
Ambito di applicazione
1. Le disposizioni di cui al presente decreto si applicano esclusivamente alle bambine e ai
bambini della scuola dell'infanzia, alle alunne e agli alunni della scuola primaria e della
scuola secondaria di primo grado, alle studentesse e agli studenti della scuola secondaria di
secondo grado con disabilità certificata ai sensi dell'articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n.
104, al fine di promuovere e garantire il diritto all'educazione, all'istruzione e alla formazione.
2. L'inclusione scolastica è attuata attraverso la definizione e la condivisione del Piano
Educativo Individualizzato (PEI) quale parte integrante del progetto individuale di cui
all'articolo 14 della legge 8 novembre 2000, n. 328, come modificato dal presente decreto.

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D.Lgs 66/2017: uno sguardo di insieme

Elementi principali:
• Adotta per l’elaborazione del Profilo di funzionamento i criteri del modello bio-psico-
sociale della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della
Salute (ICF) adottata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS)
• Non approfondisce il concetto di inclusività e anzi conferma un dispositivo normativo
limitato alla disabilità certificata
• Precisa la ripartizione delle competenze tra Stato, Regioni ed Enti Locali.
• Rende la valutazione della «qualità dell’inclusione scolastica» parte del procedimento di
valutazione delle istituzioni scolastiche, affidando l’elaborazione degli indicatori per la
valutazione all’Invalsi
• Introduce modifiche alla 104/92
• Rivede i vari «gruppi» che si occupano di inclusione/disabilità
• Rivede la procedura di assegnazione dei docenti SOS e delle altre risorse professionali

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Il quadro attuale: L.104/1992

Legge 05.02.1992 n. 104 Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti


delle persone handicappate
1. Articolo 1 Finalità. - 1. La Repubblica:
a) garantisce il pieno rispetto della dignità umana e i diritti di libertà e di autonomia della
persona handicappata e ne promuove la piena integrazione nella famiglia, nella scuola, nel
lavoro e nella società;
b) previene e rimuove le condizioni invalidanti che impediscono lo sviluppo della persona
umana, il raggiungimento della massima autonomia possibile e la partecipazione della
persona handicappata alla vita della collettività, nonché la realizzazione dei diritti civili,
politici e patrimoniali;
c) persegue il recupero funzionale e sociale della persona affetta da minorazioni fisiche,
psichiche e sensoriali e assicura i servizi e le prestazioni per la prevenzione, la cura e la
riabilitazione delle minorazioni, nonché la tutela giuridica ed economica della persona
handicappata;
d) predispone interventi volti a superare stati di emarginazione e di esclusione sociale della
persona handicappata.

32
Il quadro attuale: L.104/1992

Art. 3 Soggetti aventi diritto


1. E' persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o
sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di
relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o
di emarginazione.
2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla
natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e
alla efficacia delle terapie riabilitative.
3. Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata
all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e
globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di
gravità. Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli
interventi dei servizi pubblici.
4. La presente legge si applica anche agli stranieri e agli apolidi, residenti, domiciliati o aventi
stabile dimora nel territorio nazionale. Le relative prestazioni sono corrisposte nei limiti ed alle
condizioni previste dalla vigente legislazione o da accordi internazionali.

33
Il quadro attuale: L.104/1992

Art. 12. Diritto all'educazione e all'istruzione.


1. Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è garantito l'inserimento negli asili nido.
2. E' garantito il diritto all'educazione e all'istruzione della persona
handicappata nelle sezioni di scuola materna, nelle classi comuni delle istituzioni
scolastiche di ogni ordine e grado e nelle istituzioni universitarie.
3. L'integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità
della persona handicappata nell'apprendimento, nella comunicazione, nelle
relazioni e nella socializzazione.
4. L'esercizio del diritto all'educazione e all'istruzione non può essere impedito da
difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse
all'handicap.

34
Il quadro attuale: L.104/1992

Articolo 12 segue
5. Contestualmente all’accertamento previsto dall’articolo 4 per le bambine e i
bambini, le alunne e gli alunni, le studentesse e gli studenti, le commissioni
mediche di cui alla legge 15 ottobre 1990, n. 295, effettuano, ove richiesto dai
genitori della bambina o del bambino, dell’alunna o dell’alunno, della
studentessa o dello studente certificati ai sensi del citato articolo 4, o da chi
esercita la responsabilità genitoriale, l'accertamento della condizione di
disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica. Tale accertamento è
propedeutico alla redazione del profilo di funzionamento, predisposto secondo
i criteri del modello bio-psico-sociale della Classificazione internazionale del
funzionamento, della disabilità e della salute (ICF) dell'Organizzazione
Mondiale della Sanità (OMS), ai fini della formulazione del Piano Educativo
Individualizzato (PEI) facente parte del progetto individuale di cui all’articolo 14
della legge 8 novembre 2000, n. 328».

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Il profilo di funzionamento: Dlgs 66/2017

Art. 5
c. 4. Il Profilo di funzionamento ...:
a) è il documento propedeutico e necessario alla predisposizione del Piano Educativo
Individualizzato (PEI) e del Progetto Individuale;
b) definisce anche le competenze professionali e la tipologia delle misure di sostegno e
delle risorse strutturali utili per l'inclusione scolastica;
c) è redatto con la collaborazione dei genitori della bambina o del bambino, dell'alunna o
dell'alunno, nonché, nel rispetto del diritto di autodeterminazione nella massima misura possibile,
della studentessa o dello studente con disabilità, con la partecipazione del dirigente scolastico
ovvero di un docente specializzato sul sostegno didattico, dell’istituzione scolastica ove è
iscritto la bambina o il bambino, l'alunna o l'alunno, la studentessa o lo studente
d) è aggiornato al passaggio di ogni grado di istruzione, a partire dalla scuola
dell'infanzia, nonché in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della
persona

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Il profilo di funzionamento: Dlgs 66/2017

6. Con decreto del Ministro della salute, di concerto con i Ministri dell'istruzione, dell'università
e della ricerca, del lavoro e delle politiche sociali, dell'economia e delle finanze, per la famiglia e
le disabilità, per gli affari regionali e le autonomie, sentito l'Osservatorio permanente per
l'inclusione scolastica di cui all'articolo 15 del presente decreto, previa intesa in sede di Conferenza
Unificata di cui all'articolo 3 e all’articolo 9 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, da adottare
entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto, sono definite le Linee guida
contenenti:
a) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione della certificazione di disabilità in età
evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, tenuto conto della Classificazione Internazionale
delle Malattie (ICD) e della Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e
della Salute (ICF) dell'OMS;
b) i criteri, i contenuti e le modalità di redazione del Profilo di funzionamento, tenuto
conto della classificazione ICF dell'OMS.
6-bis). Le Linee guida di cui al comma 6, a fronte di nuove evidenze scientifiche, sono
aggiornate con cadenza almeno triennale.
Atto NON ancora adottato

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Dlgs 66/2017: Il PEI

Art. 7 – Piano educativo individualizzato


a) è elaborato e approvato dal Gruppo di Lavoro Operativo per l’inclusione di cui al comma 10 dell’articolo 9
(vedi slide);
b) tiene conto dell’accertamento della condizione di disabilità in età evolutiva ai fini dell’inclusione scolastica, di cui
all’articolo 12, comma 5, della Legge 5 febbraio 1992, n. 104, e del Profilo di funzionamento, avendo particolare
riguardo all’indicazione dei facilitatori e alla riduzione delle barriere, secondo la prospettiva bio-psico-sociale alla
base della classificazione ICF dell’OMS;
c) individua obiettivi educativi e didattici, strumenti, strategie e modalità per realizzare un ambiente di
apprendimento nelle dimensioni della relazione, della socializzazione, della comunicazione, dell'interazione,
dell'orientamento e delle autonomie, anche sulla base degli interventi di corresponsabilità educativa
intrapresi dall’intera comunità scolastica per il soddisfacimento dei bisogni educativi individuati;
d) esplicita le modalità di sostegno didattico, compresa la proposta del numero di ore di sostegno alla
classe, le modalità di verifica, i criteri di valutazione, gli interventi di inclusione svolti dal personale
docente nell’ambito della classe e in progetti specifici, la valutazione in relazione alla programmazione
individualizzata, nonché gli interventi di assistenza igienica e di base, svolti dal personale ausiliario
nell’ambito del plesso scolastico e la proposta delle risorse professionali da destinare all’assistenza,
all’autonomia e alla comunicazione, secondo le modalità attuative e gli standard qualitativi previsti dall’accordo
di cui al comma 5-bis dell’articolo 3;
e) definisce gli strumenti per l'effettivo svolgimento dei percorsi per le competenze trasversali e per
l’orientamento, assicurando la partecipazione dei soggetti coinvolti nel progetto di inclusione;

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Dlgs 66/2017: Il PEI

Art. 7 – comma 1 Piano educativo individualizzato SEGUE


f) indica le modalità di coordinamento degli interventi ivi previsti e la loro interazione con il Progetto individuale;
g) è redatto in via provvisoria entro giugno e in via definitiva, di norma, non oltre il mese di ottobre, tenendo
conto degli elementi previsti nel decreto ministeriale di cui al comma 2-ter; è redatto a partire dalla scuola
dell'infanzia ed è aggiornato in presenza di nuove e sopravvenute condizioni di funzionamento della
persona. Nel passaggio tra i gradi di istruzione, è assicurata l'interlocuzione tra i docenti della scuola di
provenienza e quelli della scuola di destinazione. Nel caso di trasferimento di iscrizione è garantita l’interlocuzione
tra le istituzioni scolastiche interessate ed è ridefinito sulla base delle eventuali diverse condizioni contestuali della
scuola di destinazione;
h) è soggetto a verifiche periodiche nel corso dell'anno scolastico al fine di accertare il raggiungimento
degli obiettivi e apportare eventuali modifiche ed integrazioni.
2-ter Con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia
e delle finanze, da adottare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente disposizione, sono definite le modalità,
anche tenuto conto dell’accertamento di cui all’articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, per l’assegnazione delle
misure di sostegno di cui al presente articolo e il modello di PEI, da adottare da parte delle istituzioni scolastiche.

L’Atto è stato adottato: si tratta del Decreto Interministeriale 29 dicembre 2020, n. 182.
L’atto è stato annullato dal TAR, ma si attende l’esito del ricorso al Consiglio di Stato.

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Dal quadro normativo alla
didattica per l’inclusione
Relatore:
Isp. Max Bruschi
Dirigente tecnico USR
Lombardia
Prof. UNI MI BI
Prof. UNI Suor Orsola Benincasa NA
www.facebook.com/max.bruschi

Coordinamento:
Gerolamo G. Novaro
Docente specializzato nel sostegno
Membro del gruppo di lavoro
Ministeriale sul Pei
Operatore CTS

Redazione:
Emanuela Cananzi
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