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(Last Updated On: 9 Marzo 2021)
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La Scuola italiana nel dettato costituzionale | 2
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Gino Ferretti (Acireale 1880-Palermo 1950), L’uomo nell’infanzia, Biblioteca di Cultura Filosofica,
raccolta di saggi postumi, 1959.
Gli anni Cinquanta del XX secolo vedono la ripercussione di vecchi programmi e criteri
d’istruzione, trascurando i profondi cambiamenti culturali, economici e sociali in corso: il
lato reazionario, di stampo ottocentesco, ispirato ai valori semplici dettati dal libro Cuore
continuano ad imperversare. Gli americani tentano di capovolgere la situazione e di
proporre programmi più progressisti, invano.
Ma nelle lotte politiche si spegne il sogno riformatore della scuola italiana del dopoguerra:
gli studenti dovranno rimandare a un’altra occasione la possibilità di avere programmi e
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E’ uno dei tanti documenti che costituiscono un preludio all’impostazione della nuova scuola
repubblicana. A tal proposito, non possiamo trascurare l’apporto dato dalla Guida alla
Costituente, curato dal Ministero per la Costituente, dal titolo II problema della scuola
(1946). In questo documento si interpreta la scuola come riflesso della cultura e della
società italiana, si parla di nuova coscienza democratico-repubblicana, di istruzione fino al
quattordicesimo anno di età, di selezione e premi per i più meritevoli. La visione
organizzativa è molto vicina ai documenti di provenienza ecclesiastica:
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Si passa poi al tema scottante delle scuole private, monopolio indiscusso della Chiesa e
cavallo di battaglia democristiano. Lo scontro tra i cattolici Moro, Pantani, Dossetti, La Pira
e i laici Marchesi, Togliatti, Tristano Codignola sul ruolo dello Stato e della Chiesa, sui temi
del Concordato del 1929, sulla lotta all’analfabetismo, sull’obbligatorietà della scuola
popolare, sulla formazione della classe dirigente, sull’orientamento professionale,
l’accentramento e il decentramento scolastico ed amministrativo, sulla libertà di
insegnamento, è serrato.
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Cominciamo dalla rivoluzione del secondo comma dell’art. 3: «È compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del
Paese».
L’art. 34 è ancora più garantista: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore,
impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se
privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende
effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che
devono essere attribuite per concorso”.
L’articolo 7, nel rispetto di antichi rapporti tra Stato e Chiesa, così recita: “Lo Stato e la
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Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani. I loro rapporti
sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti, accettate dalle due parti, non
richiedono procedimento di revisione costituzionale”. L’articolo collocava su posizioni
paritarie i due contendenti alla gestione del sistema scolastico, con un particolare occhio di
riguardo verso i Patti Lateranensi.
Questione più complicata quella riguardante l’art. 117, che attribuiva all’ente Regione
funzioni legislative e amministrative proprie, anche se sottoposte al controllo dello Stato.
Con la difficoltà oggettiva, da parte delle Regioni, di vedersi proiettate sia nel ruolo di enti
di governo, dotate di autonomia politica, sia nel ruolo di enti di amministrazione, sottoposte
alle leggi e alle direttive dello Stato.
Per eliminare tali contraddizioni, il legislatore costituzionale non solo si è posto il problema
della differenziazione della potestà legislativa tra Stato e Regioni, ma ha considerato anche
la subordinazione ai vincoli derivanti dall’ordinamento comunitario e dagli obblighi
internazionali.
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