Sei sulla pagina 1di 2

Estratto da una dispensa sulla Costituzione della repubblica italiana scritta da me per le mie classi del

Liceo.
V.B.

4. Negli articoli 2 e 3 sono espressi i principi fondamentali della libertà, dell’uguaglianza, della
solidarietà. Come si arrivò alla loro formulazione? Come si confrontarono le principali correnti ideali a
cui aderivano i deputati della Costituente?

Art. 2: La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle
formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà politica, economica e sociale.

Art. 3: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto
la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Gli articoli 2 e 3 della Costituzione sono il frutto di un lungo e approfondito dibattito in cui le tre
correnti ideali principali, cattolico-democratica, marxista e liberale, si sono confrontate manifestando
divergenze, anche sostanziali, ma trovando poi il punto di incontro. I relatori che hanno preparato le
formulazioni iniziali erano il democristiano Giorgio La Pira e il socialista Lelio Basso. Il primo, nella
sua relazione, propose che nella Costituzione ci fosse un preambolo (sul modello delle Dichiarazioni dei
diritti settecentesche) con affermazioni solenni di principi fondamentali, diede un taglio filosofico al suo
intervento improntato al giusnaturalismo cristiano, all'idea di persona come realtà atemporale,
trascendente, quindi preminente rispetto allo Stato. Le sue proposte suscitarono molte perplessità, e
apparvero eccessivamente connotate ideologicamente. Fu Giuseppe Dossetti a sfrondare la proposta di
La Pira individuando i punti fondamentali su cui trovare, soprattutto con le sinistre a cui si rivolgeva,
una convergenza su valori condivisi: contro la concezione totalitaria, quindi con una netta connotazione
antifascista, si sarebbe dovuta affermare “la precedenza sostanziale della persona umana (intesa nella
completezza dei suoi valori e dei suoi bisogni non solo materiali ma anche spirituali) rispetto allo Stato
e la destinazione di questo a servizio di quella” “la persona, ha dei diritti antecedenti allo Stato [...] lo
Stato non costituisce questi diritti ma semplicemente li dichiara, li riconosce” e inoltre, contro una
visione individualistica: “la necessaria socialità di tutte le persone, le quali sono destinate a completarsi
e perfezionarsi a vicenda mediante una reciproca solidarietà economica e spirituale: anzitutto in varie
comunità intermedie disposte secondo una naturale gradualità (comunità familiari, territoriali,
professionali, religiose, ecc.)” 6.
Togliatti aveva mostrato di apprezzare lo sforzo di Dossetti, ed era disposto a porre il “libero sviluppo
della persona umana”7 come scopo del regime democratico, ma diffidava di dichiarazioni di principio:
socialisti e comunisti temevano che in nome dei diritti della “persona”, e delle “comunità intermedie” si
volesse indebolire lo Stato e limitare il potere legislativo per impedire l'attuazione di quelle riforme
economiche e sociali con le quali la sinistra si riprometteva di modificare radicalmente la struttura
sociale del paese a vantaggio delle classi popolari.
Dal canto suo Lelio Basso, altro relatore con La Pira su questi articoli, presentò una formulazione che
sarebbe diventata, con qualche modifica, quella del secondo comma dell'articolo 3: “Spetta alla
collettività eliminare quegli ostacoli d'ordine sociale ed economico che, limitando la libertà e
l'eguaglianza di fatto degli individui, impediscono il raggiungimento della piena dignità della persona
umana, e il pieno sviluppo fisico e intellettuale, morale e materiale di essa” 8. Basso aveva polemizzato
con La Pira e Dossetti a proposito della “priorità della persona umana sulla società organizzata in Stato
[…] la persona non può esistere, come tale, senza la Società nella quale vive” 9, da un punto di vista
6 Giuseppe Dossetti, 1^ sottocommissione 9 settembre 1946
7 Palmiro Togliatti, 1^ sottocommissione 9 settembre 1946
8 Lelio Basso, relazione sulle libertà civili presentata alla 1^ sottocommissione, discussa il 10 settembre 1946
9 Lelio Basso, 1^ sottocommissione 10 settembre 1946
marxista la concezione democristiana della “persona” appariva un'astrazione (ricordiamo che per Marx
“'l'essere umano non è un'astrazione immanente all'individuo singolo. Nella sua realtà, esso è l'insieme
dei rapporti sociali”10), e per eliminare gli ostacoli ai cambiamenti sociali ci vuole lo Stato nella
pienezza dei suoi poteri. Lelio Basso era consapevole dell’importanza della formulazione da lui
proposta e nella relazione aveva scritto: “è una norma nuova, non esistendo in alcuna costituzione. È
una norma-principio, che viene a costituire poi la chiave di tutte quelle altre norme, che la Costituzione
conterrà, attinenti al lavoro, all'impresa, alla proprietà, ai servizi pubblici. Sotto tale aspetto essa appare
particolarmente consigliabile, e dà alla Costituzione una chiarezza di inquadratura e una solidità di base
che altrove non è riscontrabile.” 11
Dunque: la dignità della persona come fondamento (per alcuni metafisico) da preservare o come scopo
da realizzare con l'azione politica e sociale? Al di là delle interpretazioni che dell'idea di persona ognuno
poteva dare in base al proprio orientamento filosofico, quanto emerse da quel dibattito ha trovato sintesi
nei due fondamentali articoli come li troviamo nella Costituzione.
E la componente liberale? Sicuramente si riconosceva nel principio dell'uguaglianza e dell'inviolabilità
dei diritti che è un fondamento del liberalismo, ma i conservatori e la destra qualunquista si opposero al
secondo comma dell'art. 3; il deputato liberale Lucifero disse: “quando io leggo che la Repubblica
«rimuove gli ostacoli», ecc. ecc., a me sembra che una norma di questa vaghezza e di questa ampiezza
sia un pericolo enorme”12, vi vedeva il pericolo dello statalismo di matrice comunista. Piena adesione
alle formule costituzionali venne invece dalla componente azionista e repubblicana.
Chi difese con un discorso di grande rilievo la formulazione del 2^ comma, fu la giovanissima deputata
comunista Teresa Mattei, si batté perché fosse reinserita nell'articolo l'espressione “di fatto”: “Voi direte
che questo è un pleonasmo. Noi però riteniamo che occorra specificare «di fatto».” e per sostenere
l'importanza di questa aggiunta parlò della condizione della donna: “noi affermiamo oggi che, pur
riconoscendo come una grande conquista la dichiarazione costituzionale [dell'uguaglianza], questa non
ci basta. […] Non dimentichiamo che secoli e secoli di arretratezza, di oscurantismo, di superstizione, di
tradizione reazionaria, pesano sulle spalle delle lavoratrici italiane; se la Repubblica vuole che più
agevolmente e prestamente queste donne collaborino — nella pienezza delle proprie facoltà e nel
completo sviluppo delle proprie possibilità — alla costruzione di una società nuova e più giusta, è suo
compito far sì che tutti gli ostacoli siano rimossi dal loro cammino, e che esse trovino al massimo
facilitata ed aperta almeno la via solenne del diritto, perché molto ancora avranno da lottare per
rimuovere e superare gli ostacoli creati dal costume, dalla tradizione, dalla mentalità corrente del nostro
Paese.”13 E denunciò il fatto che persino in un articolo del progetto di Costituzione fosse stata inserita
una clausola che limitava l'ingresso delle donne in Magistratura; successivamente la clausola fu tolta,
ma fu bocciato, a scrutinio segreto un emendamento della deputata comunista Maria Maddalena Rossi
che diceva «Le donne hanno diritto di accesso a tutti gli ordini e gradi della Magistratura» 14 e ci vollero
anni affinché fossero abrogate le leggi che impedivano alle donne di diventare magistrate, cosa che
avvenne nel 1963.

10 Karl Marx, VI tesi su Feuerbach


11 Lelio Basso, relazione sulle libertà civili
12 Roberto Lucifero, Assemblea costituente 4 marzo 1947
13 Teresa Mattei, Assemblea costituente 18 marzo 1947
14 Assemblea costituente 26 novembre 1947

Potrebbero piacerti anche