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PARTE PRIMA – SALUTE, SCUOLA E PREVENZIONE

IL CONCETTO DI SALUTE E DI BENESSERE FISICO, MENTALE E SOCIALE

Nell’ambito delle discipline mediche, l’igiene è l’unica che punta alla prevenzione e non alla cura; essa
può essere definita come la disciplina che ha lo scopo di conservare, difendere e migliorare lo stato di
salute del singolo individuo e dell’intera comunità. . Lo stato di salute del singolo è importante perché
esso può avere delle conseguenze nell’intera comunità (ex→ se sto male, è necessario trovare un
sostituto al lavoro). Si occupa, inoltre di ricercare i mezzi atti a prevenire le malattie e a migliorare lo
stato di salute.
La finalità dell’IGIENE SCOLASTICA è quella di portare tra i banchi di scuola la conoscenza dell’igiene,
della salute e della prevenzione. Il PROGETTO OPS (operiamo prevenzione a scuola) è stato attuato
proprio a tal fine, così da permettere ai bambini di crescere nella consapevolezza di quei
comportamenti a favore dello stato di salute e benessere. I bambini hanno potuto osservare al
microscopio i batteri (commensali) presenti sulle loro mani che poi hanno dato origine a colonie
(colorazione di Gram).

SALUTE: concetto molto ampio che è stato modificato nel corso degli anni. Infatti, anticamente il soggetto sano
era colui che non era pazzo e/o non aveva la peste, colera o tubercolosi.

IGEA→ dea greca della salute e dell’igiene (figlia di Asclepio e di Lampeggia). A differenza del padre, associato
esclusivamente alla cura delle malattie, Igea veniva associata alla prevenzione dalle malattie e al mantenimento
dello stato di salute.

Nel 1946 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la definisce come uno “stato di completo
benessere fisico, mentale e sociale” da preservare nel tempo: questa definizione fa riferimento ad uno
stato di benessere più generalizzato e valorizza la persona umana nella sua pienezza, cioè nelle sue
varie dimensioni (fisica, psicologica e sociale). L’OMS viene fondata stata fondata il 22 luglio 1946 ed è
entrata in vigore il 7 aprile 1948 con sede a Ginevra; vi aderiscono 194 stati membri di tutto il mondo
divisi in 6 regioni (EUROPA-AMERICHE-AFRICA-MEDITERRANEO ORIENTALE-PACIFIO OCCIDENTALE-SUD
EST ASIATICO). L’Italia ha aderito ufficialmente all’OMS l’11 aprile 1947. Secondo la costituzione
dell’OMS, l’obiettivo dell’organizzazione è il “raggiungimento, da parte di tutte le popolazioni, del più
alto livello possibile di salute”.

Secondo la World Health Organization, i disturbi relativi alle malattie mentali rivestono un’importanza
crescente in tutti i Paesi industrializzati, sia per il numero dei soggetti colpiti, sia per l’elevato carico di
disabilità e di costi economici e sociali che comportano per le persone colpite e per i loro familiari.
Sono circa 450 milioni le persone che in tutto il mondo soffrono di disturbi neurologici, mentali e
comportamentali. Il tasso di mortalità per suicidio in Italia è pari a 6 per 100mila residenti.

La revisione del concetto di salute ha condotto alla nascita del SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE (SSN)
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) è stato istituito con la legge n. 833 del dicembre 1978.
La sintetica sigla di SSN sottintende il complesso di funzioni, strutture, servizi e attività che lo Stato
garantisce a tutti i cittadini, senza alcuna distinzione, per il mantenimento e il recupero della salute fisica e
psichica, nonché l'attuazione di sistemi di tutela della stessa, come vuole l'articolo 32 della Costituzione.
Il MINISTERO DELLA SALUTE, che ha il compito di provvedere alla salute pubblica, rappresenta l'organo
principale del Servizio Sanitario Nazionale.
I tre principi su cui si fonda sono:
1. UNIVERSALITÀ → estensione delle prestazioni sanitarie a tutta la popolazione. La salute è stata
considerata un bene di tutta la comunità. Tale principio viene applicato attraverso la
promozione, il mantenimento e il recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione.
I servizi sono erogati dalle Aziende sanitarie locali.
2. UGUAGLIANZA → i cittadini devono accedere alle prestazioni del SSN senza nessuna
distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche
3. EQUITÀ → a tutti i cittadini deve essere garantita parità di accesso in rapporto a uguali bisogni
di salute
L’Art 32 della costituzione italiana sostiene che La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto
dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La
legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana. La SALUTE è dunque
un diritto fondamentale dell’uomo.
SCUOLA IN OSPEDALE E ISTRUZIONE DOMICILIARE
Art. 32: diritto alla salute + Art. 34: diritto all’istruzione SI INTEGRANO

si tratta di insegnanti di scuola primaria (laureati in SFP), che hanno una classe in ospedale (A Bari
all’ospedale pediatrico e al Policlinico ad esempio aule specifiche dedicate all’insegnamento). Non è
necessaria una specializzazione, scuole polo indicate per insegnamento ospedaliero tramite le quali
vengono chiamati insegnanti in ospedale. Essendo necessaria molta flessibilità si sta lottando per
richiedere un master di abilitazione.
I FATTORI che condizionano la salute sono molteplici:
 AMBIENTE (incidenti, inquinam, catastrofi)
 GENI (ereditarietà che predispone ad alcune malattie)  in questo caso il nostro intervento
igienico-sanitario diviene poco efficace;
 DISUGUAGLIANZE SOCIO-ECONOMICHE (occupazione, tipo di abitazione, accesso
all’assistenza sanitaria)  80% di morti per malattie croniche si verifica in Paesi a basso e
medio reddito;
 STILE DI VITA (malnutrizione in difetto o in eccesso, uso di alcool, fumo, droghe, ecc);
 INDIVIDUALI (patrimonio genetico, sesso ed età).

PROMOZIONE DELLA SALUTE  è necessario un potenziamento dei fattori salutogeni:


- adozione di uno STILE DI VITA CORRETTO: in condizioni di salute, per mantenersi sani;
- RIABILITAZIONE: in condizioni di malattia-disabilità, per mantenere e potenziare le capacità
residue, così da consentire le attività e la partecipazione nelle varie aree della vita
(domestica, lavorativa, sociale).
La SALUTE INDIVIDUALE è un DIRITTO FONDAMENTALE ED INALIENABILE del cittadino, ma è
anche un INTERESSE COLLETTIVO, poiché ha un impatto sulla collettività (le spese sanitarie e
quelle relative alle assenze dallo studio e/o lavoro hanno costi materiali e sociali molto alti).
INDICATORI DI SALUTE  parametri che permettono di valutare:
- lo STATO di SALUTE della POPOLAZIONE;
- la DIFFUSIONE delle MALATTIE;
- il GRADO di EFFICIENZA, di EFFICACIA e di QUALITÀ dei SERVIZI SANITARI.
INDICATORI DIRETTI INDICATORI INDIRETTI
sono indicatori demografici, sanitari e sono indicatori socio-economici, socio-
biometrici, che misurano direttamente lo sanitari e dello stile di vita, che riguardano la
stato di salute e di malattia della salute o la malattia in modo indiretto, in
popolazione quanto possono favorire un maggiore
benessere o lo sviluppo di malattie

(natalità, fecondità, speranza di vita, letalità, (reddito medio pro-capite, indice di


indice di massa corporea) affollamento, disponibilità di strutture
sanitarie, consumo di alcool, fumo, ecc)
Per conoscere in maniera adeguata queste condizioni, l’igiene si avvale di discipline
complementari:
- la STATISTICA  l’andamento della malattia;
- la DEMOGRAFIA  le principali caratteristiche della popolazione in oggetto;
- l’EPIDEMIOLOGIA  la distribuzione e le cause della malattia.

STATISTICA  studia serie di dati provenienti dall’osservazione di popolazioni (ex.


soggetti, automobili prodotte in un determinato anno da uno stabilimento, ecc): si tratta di una:
- SCIENZA ESATTA  segue leggi matematiche;
- SCIENZA PROBABILISTICA  basata sullo studio di CAMPIONI della popolazione (il
campione deve essere il più possibile rappresentativo della totalità della popolazione: con un
campione poco numeroso si rischia di ottenere risultati poco attendibili).
In statistica, per POPOLAZIONE si intende una qualsiasi aggregazione di elementi che
generano dati.
DEMOGRAFIA  scienza che studia le popolazioni, descrivendone alcune caratteristiche:
i fenomeni di stato (numerosità, densità abitativa, distribuzione per sesso ed età) e di
movimento (nascite, morti, matrimoni, divorzi, migrazioni, ecc).  lo studio di questi
indicatori risulta fondamentale per poter comprendere l’andamento e l’evoluzione dei
fenomeni legati alla salute di una popolazione e produrre interventi di prevenzione.
Molti sono i cambiamenti attualmente in atto nello scenario demografico italiano:
- CALO DELLA FECONDITÀ;
- ALLUNGAMENTO DELLA VITA MEDIA;
- AUMENTO DELL’INCIDENZA DELLA POPOLAZIONE ANZIANA;
- INCREMENTO DELLA PRESENZA STRANIERA;
- NUOVE FORME DI FAMIGLIA.

La FECONDITÀ ITALIANA (numero medio di figli per donna) è tra le più basse in Europa e nel
mondo: la CRISI è legata non tanto ad una rinuncia all’esperienza della maternità, ma ad una
RIDUZIONE del NUMERO di FIGLI. Il progressivo calo della fecondità è confermato dai dati
ISTAT del 2019 che continua a calare nel 2020. Infatti, il numero medio di figli nati da donne
di cittadinanza italiana è 1.18 e l’età media delle madri al parto è di 31.3 anni. Inoltre, il 33%
dei bambini è nato da genitori non coniugati , dato in forte aumento rispetto all’8% del 1995.
SPERANZA DI VITA o VITA MEDIA  è un indicatore che esprime il numero medio di anni
di vita di un soggetto, a partire da una certa età, all’interno della popolazione indicizzata.
Nel 1880 in Italia la speranza di vita alla nascita si attesta a 35,4 anni, aumentando
progressivamente fino al 2014, anno in cui la speranza di vita è di 80.2 anni per gli uomini e
84,9 per le donne. Nel 2015 segue un decremento che registra 80,1 per gli uomini e 84,7 per le
donne. Mentre dal 2016 si è verificato un nuovo incremento, fino al 2020 in cui si registra una
speranza di vita di 81 anni per gli uomini e 85,3 per le donne. La pandemia ha sicuramente
alterato la situazione.
Da un lato si assiste ad una calo delle nascite e, dall’altro, aumenta la popolazione di soggetti
anziani: tutto questo si ripercuote in termini negativi sul turn-over e ci ha condotto ad un
INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE. (INDICE DATO DAL RAPPORTO TRA POP
ULTRA65ENNE E QUELLA FINO A 14 ANNI). Nel 2020 l’ISTAT ha registrato 179,3 anziani per
100 giovani. (AUMENTO del tasso di MORTALITÀ perché la popolazione invecchia).

Per poter assolvere alla funzione di prevenzione (individuare e rimuovere cause e fattori in
grado di determinare l’insorgenza e/o la progressione della malattia), l’igiene si serve
dell’EPIDEMIOLOGIA che studia la frequenza e la distribuzione delle malattie e le cause
e/o fattori correlati.
EPIDEMIOLOGIA DESCRITTIVA  comprende gli strumenti metodologici necessari a descrivere
correttamente eventi sanitari significativi (malattie, cause di morte, presenza di fattori di rischio)
senza indagarne le cause.
Risponde alla domande “CHI?”  popolazione colpita; “DOVE?”  andamento spaziale; “QUANDO?” 
andamento temporale.

EPIDEMIOLOGIA ANALITICA  indaga l’eventuale relazione causa – effetto esistente fra fattori di
rischio e malattie (ex. fumo di sigaretta => tumore al polmone): si tratta di STUDI che forniscono
indicazioni sul “PERCHÉ?”
EPIDEMIOLOGIA SPERIMENTALE  valuta l’efficacia di interventi sanitari, sia PREVENTIVI (campagne di
educazione sanitaria, strategie vaccinali, campagne di screening, ecc) che TERAPEUTICI (sperimentazioni
di farmaci, tecniche operatorie, terapie strumentali, ecc). Prevede l’intervento attivo dello
sperimentatore: questi studi SPERIMENTALI rispondono alla domanda “FUNZIONA?”.
Prof.ssa Caggiano

Un’ attività fondamentale in epidemiologia è la quantificazione delle malattie o di fenomeni a


esse correlati, per questo ci si avvale delle misure di frequenza, che variano in base alla
frazione (numeratore/denominatore) e si classificano in :
- RAPPORTI  relazione tra due quantità tra loro indipendenti, in cui il numeratore non è
necessariamente incluso nel denominatore (ex. rapporto tra i sessi M/F e F/M)
A

- PROPORZIONI  in cui il numeratore è compreso nel denominatore e assume valori


compresi tra 0 e 1

(A +

B)

- TASSI  forniscono informazioni circa la frequenza di un evento o di una malattia, in funzione


del tempo impiegato affinché esso venga osservato: si tratta di misure di frequenza in cui
interviene la variabile TEMPO

A
x tempo
(A+B)
In epidemiologia, per studiare la frequenza delle malattie occorrono la PREVALENZA e
l’INCIDENZA.

PREVALENZA  proporzione con la quale si descrive un’immagine STATICA, poiché fornisce


informazioni relativamente ad uno specifico momento (t), una fotografia della situazione.

Numero di persone affette o condizione in 1 momento


x K
Numero di persone in una popolazione a rischio in 1 momento specificato

dove K è un fattore moltiplicativo (arbitrariamente pari a 100, 1000, … a seconda della popolazione).La
prevalenza misura tutti i casi di malattia presenti in un determinato momento, a prescindere da quando
la malattia si è manifestata: fornisce dunque informazioni sulla numerosità complessiva dei soggetti
affetti. ONE DAYSTUDY=> studio molto veloce che ci permette di conoscere in un giorno la prevalenza
di una malattia: si chiede agli infettivologi quanti soggetti hanno una determinata malattia, è uno studio
solitamente ripetuto negli anni, nello stesso giorno per valutare l’andamento dei casi di malattia nel
corso degli anni.
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

I FATTORI in grado di influenzare la prevalenza:

maggiore durata della malattia durata più breve della malattia

prolungamento della vita dei malati senza elevato tasso di letalità della malattia
guarigione

DIMINUZIONE
aumento dei nuovi casi (incidenza) diminuzione dei nuovi casi (incidenza)

immigrazione di casi immigrazione di persone sane

emigrazione di persone sane emigrazione di casi

immigrazione di persone suscettibili miglioramento del tasso di guarigione dei


casi
AUMENTO

miglioramento delle capacità diagnostiche

0.2

INCIDENZA CUMULATIVA  proporzione con la quale si descrive un’immagine DINAMICA,


poiché fornisce informazioni relativamente ad un periodo di tempo (t 1 – t0)

Numero di eventi osservati in un determinato periodo di tempo (t 1 – t0)


x K
Popolazione a rischio presente all’inizio dello stesso periodo di tempo(t 1 – t0)

dove K è un fattore moltiplicativo (arbitrariamente pari a 100, 1000, … a seconda della


popolazione).

L’incidenza misura il numero dei nuovi casi di malattia che si verificano in un determinato
periodo di tempo.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

LE MALATTIE

Solo attraverso un’approfondita conoscenza delle malattie è possibile:


- rimuovere le cause di danno alla salute e i fattori di rischio;
- potenziare i fattori di benessere che rallentano l’insorgenza della malattia;
- promuovere comportamenti vantaggiosi per la salute.

MALATTIA  stato di malessere dell’organismo


INFETTIVA NON INFETTIVA
causata da MICRORGANISMI (organismi Causata da FATTORI CRONICO-
viventi di piccole dimensioni, osservabili DEGENERATIVI (ex. diabete, incidenti
esclusivamente al microscopio ottico o stradali, ecc)
elettronico)

LE MALATTIE INFETTIVE E I MICRORGANISMI

Nonostante siano molto piccoli, gli AGENTI MICROBICI possono provocare danni all’ospite
(persona che viene a contatto con il microrganismo); si distinguono:

BATTERI VIRUS MICETI PROTOZOI

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

A seconda del loro HABITAT, essi si distinguono in:


- SAPROFITI  il cui habitat naturale è l’ambiente  sono fondamentali per il mantenimento
dell’equilibrio dei vari ecosistemi;
- COMMENSALI  vivono sui tegumenti dell’uomo (cute, mucose degli apparati, ecc) senza
arrecare danno, anzi ci tutelano da organismi dannosi  flora endogena;
- PARASSITI  aggrediscono l’ospite causandogli un danno.

A seconda della capacità di causare un DANNO nell’ospite, essi si classificano in:


- PATOGENI  capacità di penetrare e moltiplicarsi nell’ospite anche in condizioni normali di
salute;
- PATOGENI OPPORTUNISTI  capacità di arrecare un processo infettivo quando le normali
barriere difensive sono deficitarie.
………………..l
 BATTERI  organismi UNICELLULARI di dimensioni microscopiche, dell’ordine dei micron
(0,5 – 10 mm), non visibili ad occhio nudo e che SONO IN GRADO DI SOPRAVVIVERE DA SOLI. Si
distinguono in diversi gruppi, sulla base:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
- della capacità tintoriale alla colorazione di Gram

GRAM POSITIVI GRAM NEGATIVI


assumono un colore blu-viola assumono un colore rosso-fucsia

- della morfologia
BACILLI
forma allungata, “a bastoncello” sono sia COCCHI
forma rotondeggiante sono prevalentemente Gram +
Gram + che Gram -
In virtù della loro disposizione, si classificano in:
- STAFILOCOCCHI  si uniscono tra loro in maniera
disorganizzata, a “grappolo d’uva”;
- STREPTOCOCCHI  uniti uno dopo l’altro,
in fila, formando la cosiddetta “collana di perle”;
- DIPLOCOCCHI  uniti a coppie di due.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

I batteri, in quanto esseri viventi, necessitano di ossigeno per vivere, ad eccezione dei batteri
ANAEROBI, che vivono solo in assenza di ossigeno: se è presente ossigeno, muoiono o si
trasformano in SPORE  forme di resistenza, sviluppate da alcuni batteri in condizioni
ambientali sfavorevoli.
Alcuni batteri producono TOSSINE  sostanze tossiche prodotte da alcuni microrganismi
durante la loro moltiplicazione. Si classificano in:

ENDOTOSSINE ESOTOSSINE

restano adese al microrganismo si allontanano dal microrganismo


e vengono liberate nell’ambiente

Alcuni microrganismi producono un danno all’uomo, solo attraverso la produzione di queste


tossine.

I microrganismi in generale e, in particolare, i batteri vivono e si sviluppano in modo variabile,


in funzione di una serie di fattori:
- TEMPERATURA  T per il proprio habitat ottimale variano a seconda del microrganismo

Intervallo di crescita Temperatura ottimale


PSICROFILI
0-25 °C 10 °C
prediligono il freddo
MESOFILI
20-45 °C 30-37 °C
prediligono T intermedia
TERMOFILI
45-70°C 50-55°C
prediligono il caldo

- TEMPO  variabile a seconda delle caratteristiche del batterio e correlato alla temperatura:
in condizioni favorevoli i batteri si moltiplicano a dismisura nel giro di poche ore;
- NUTRIMENTO  substrato su cui si poggia il microrganismo;
- OSSIGENO  la cui presenza o assenza ne condiziona la moltiplicazione:
- AEROBI  vivono solo in presenza di ossigeno;
- ANAEROBI vivono solo in assenza di ossigeno;
- AEROBI ed ANAEROBI FACOLTATIVI  possono vivere sia in presenza che
in assenza di ossigeno.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- UMIDITÀ  alcuni batteri si sviluppano benissimo in ambienti molto umidi ed, in generale,
un ambiente secco non ne favorisce la moltiplicazione;
- ACIDITÀ  un ambiente acido (pH basso) favorisce la moltiplicazione di ceri tipi di
microrganismi.

I batteri possono provocare MALATTIE INFETTIVE:


- infezioni enteriche;
- infezioni trasmesse per via aerea;
- infezioni trasmesse per via sessuale o parenterale;
- infezioni trasmesse da vettori;
- zoonosi.

 VIRUS  sono PARASSITI ENDOCELLULARI OBBLIGATI (capaci di moltiplicarsi solo


all’interno di una cellula ospite) ed in quanto tali, non presentano le complicate strutture
deputate a svolgere le molteplici funzioni proprie delle cellule eu/procariotiche. Hanno un
solo acido nucleico: l’RNA (AIDS) o il DNA (epatite).

Per quanto concerne la loro struttura, la forma più semplice consiste di:
- ACIDO NUCLEICO (DNA o RNA)
- CAPSIDE  rivestimento NUCLEOCAPSIDE
proteico

A seconda del loro specifico tropismo possono infettare:


- cellule vegetali ( virus del tabacco, della patata, ecc);
- batteri (batteriofagi);
- cellule animali (insetti, pesci, uccelli, mammiferi).

 REGNO DEI MICETI  REGNO DEI FUNGHI, costituito da:

MUFFE LIEVITI
microrganismi PLURICELLULARI, in cui microrganismi UNICELLULARI,
ciascuna cellula è deputata allo svolgimento ovvero formati da una sola
di una funzione; cellula (più grande rispetto a
aspetto filamentoso, visibile ad occhio nudo: quella dei batteri), che svolge sia
si tratta delle IFE, che formano il MICELIO la funzione di riproduzione che
(ciò che vediamo negli alimenti ammuffiti); quella di nutrimento; sono
sono solo saprofiti ambientali; commensali (dell’uomo o
alcune muffe sono utilizzate in campo dell’animale) o saprofiti
alimentare o farmacologico. ambientali

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

***FUNGHI DIMORFI  si tratta di


particolari specie fungine, in grado di
modificare reversibilmente la loro
espressione morfologica, passando
dalla forma filamentosa (muffa) a
quella unicellulare (lievito) in base a
variazioni della TEMPERATURA:
- a 35-37 °C (T corporea)  LIEVITO;
- a 20-25 °C (T ambiente)  MUFFE.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

LE MALATTIE INFETTIVE: CARATTERISTICHE

I microrganismi possono provocare danni all’ospite:


- INFEZIONE ASINTOMATICA  capacità di impiantarsi e moltiplicarsi  l’ospite non si
accorge di nulla perché non ci sono sintomi
***non sempre l’infezione si trasforma in malattia***
- INCUBAZIONE  periodo che intercorre tra la penetrazione del microrganismo nell’ospite
e la manifestazione della malattia;-
- MALATTIA  MANIFESTAZIONE CLINICA dell’infezione, con sintomi più o meno gravi.

AGENTE EZIOLOGICO  microrganismo che CAUSA la malattia: la malattia infettiva,


generalmente, prende il nome dall’agente eziologico.

INFETTIVITÀ  capacità di un microrganismo di penetrare, attecchire e moltiplicarsi


nell’ospite.

CONTAGIOSITÀ  capacità di un microrganismo di passare da un soggetto recettivo (ospite)


ad un altro. Si distinguono:
- malattie infettive contagiose (influenza, morbillo, tifo addominale, ecc);
- malattie infettive non contagiose (rabbia, tetano, ecc).

PATOGENICITÀ  capacità di causare un DANNO all’ospite, arrendo uno stato di malattia (vedi
PATOGENI/PATOGENI OPPORTUNISTI)

INVASIVITÀ  capacità di INVADERE l’organismo. Si distinguono microrganismi:


- invasivi (Salmonella typhi) – tocca diversi organi;

- invasione e lesione di alcuni organi (Virus epatite) – si muove nell’organismo per cercare le
“cellule bersaglio”;
- non invasivi – provocano danno nel sito di penetrazione o a distanza (attraverso la produzione
di tossine che agiscono a distanza).

VIRULENZA diverso grado con cui si esprime la patogenicità: indica l’AGGRESSIVITÀ.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
SORGENTE DI INFEZIONE  OSPITE umano o animale che elimina un microrganismo; può
trattarsi di un:
- SOGGETTO AMMALATO;
- SOGGETTO PORTATORE  colui che ha in sé il microrganismo pur non presentando
sintomi della malattia, diffondendolo all’esterno; può trattarsi di un soggetto:
- IN INCUBAZIONE – non ha sintomi;
- CONVALESCENTE – ha già superato la malattia ed è in fase di ripresa;
- CRONICO – non ha più sintomi, ma ha ancora in sé il microrganismo (periodo
superiore a 6 mesi);
- SANO – non ha alcun sintomo  soggetto ignaro di essere infetto.

SERBATOIO DI INFEZIONE  HABITAT NATURALE di un microrganismo da cui può essere


trasmesso ad ospiti recettivi.

***In alcuni casi, sorgente e serbatoio coincidono (morbillo, parotite, rosolia  l’uomo; rabbia
 l’animale); non coincidono invece nella malaria  l’uomo è il serbatoio e la zanzara è la
sorgente dell’infezione***

per CONTATTO (sessuale, malattie veneree)


per VIA AEREA
DIRETTA
per VIA ORIZZONTALE  tra pari (uomo-uomo, animale-
TRASMISSIONE
animale)
per VIA VERTICALE  generazionale (tra madre e figlio)
INDIRETTA  attraverso VEICOLI (acqua, alimenti) o VETTORI, esseri
viventi trasportatori (malaria)

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Nel significato ristretto, un vettore è un essere vivente (quasi sempre un invertebrato, e più
spesso un artropode) che, in virtù del suo comportamento ecologico, è capace di trasmettere
un agente di malattia.
Nell'ambito dei vettori (intesi in senso ristretto) possono essere riconosciute due categorie. I
vettori meccanici sono quelli nei quali l'agente patogeno veicolato non compie alcuno
sviluppo. I vettori biologici sono, invece, quelli in cui l'agente si moltiplica oppure deve
compiere una parte importante del proprio ciclo vitale.
Talvolta i vettori biologici «attivi», e i vettori meccanici sono detti «passivi»
ESEMPIO. Le zanzare possono veicolare meccanicamente il virus del vaiolo aviare, e rappresentano
pertanto dei vettori passivi di questa malattia. Il plasmodio della malaria nelle zanzare del genere
Anopheles compie una parte essenziale del ciclo di sviluppo; si tratta, in questo caso, di vettori attivi o
biologici.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

AEREA  trasmissione attraverso le vie respiratorie


Il microrganismo viene eliminato dal soggetto portatore mediante
colpi di tosse, starnuti: si tratta di micro-particelle di saliva che
vengono emesse durante la fonazione.

ORALE  trasmissione oro-fecale in cui il microrganismo penetra


attraverso il consumo di alimenti contaminati e viene espulso
VIE DI PENETRAZIONE
attraverso le feci
PARENTERALE  trasmissione di un microrganismo attraverso il
contatto con il sangue di un soggetto infetto;
- INAPPARENTE  contatto con micro-particelle di sangue che
possono contenere una quantità di virus sufficienti a
trasmettere l’infezione anche ad un altro soggetto
SESSUALE  trasmissione attraverso secrezioni genitali (epatite B)

L’IGIENE DELLE MANI è fondamentale nella prevenzione delle malattie a trasmissione aerea
e oro-fecale: la misura migliore e meno costosa per proteggersi dalle infezioni è il lavaggio
delle mani con il sapone (può ridurre del 40% la mortalità per diarrea e del 23% l’incidenza di
polmonite).

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

CATENA DI CONTAGIO  trasmissione delle malattie infettive grazie al passaggio dell’agente


responsabile (che è quindi la causa necessaria) da una sorgente d’infezione (costituita
dall’uomo e dall’animale contagiosi, quindi malati o portatori) ad un soggetto recettivo, il
quale, dopo un periodo di tempo più o meno lungo (periodo d’incubazione), comincerà a
presentare i sintomi di quella determinata malattia; a sua volta, il soggetto recettivo che si è
infettato diventa una nuova sorgente di infezione e può disseminare i microrganismi
nell’ambiente o può infettare direttamente un nuovo soggetto ricettivo  si tratta di un
circuito chiuso sorgente – serbatoio (la diffusione della malattia è sempre in agguato fino a
quando la catena non si interrompe).

È possibile identificare molteplici tipologie di trasmissione:


- TRASMISSIONE OMOGENEA E OMONIMA  stessa specie (febbre tifoide, morbillo, ecc);
- TRASMISSIONE OMOGENEA ED ETERONIMA  specie diverse (rabbia);
- TRASMISSIONE ETEROGENEA E OMONIMA  interrotta da un insetto: una sola specie è
infettata (malaria);
- TRASMISSIONE ETEROGENEA E ETERONIMA  interrotta da un insetto: più specie
sono infettate (peste).

I FATTORI FAVORENTI riguardano l’uomo e favoriscono l’insorgere della malattia; si


distinguono in:

INDIVIDUALI AMBIENTALI

BIOLOGICI COMPORTAMENTALI come l’affollamento (favorisce la


(immunodeficienza,…) (scarsa igiene,…) diffusione di un microrganismo da un

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

soggetto all’altro) o un basso livello


socio-economico
Le MODALITÀ DI MANIFESTAZIONE di una malattia infettiva:
- ENDEMIA  agente eziologico normalmente presente in una determinata area geografica e
periodica manifestazione di più casi di malattia (epatite A);
- EPIDEMIA  più casi di malattia nella stessa popolazione, nello stesso intervallo di tempo
(influenza) – può interessare un comune, una regione, una nazione;
*CASO INDICE  primo soggetto che si ammala e che contagia gli altri
- PANDEMIA  diffusione epidemica di malattia attraverso i continenti nello stesso intervallo
di tempo (influenza, AIDS);
- SPORADICITÀ  caso isolato di malattia.

LE MALATTIE NON INFETTIVE: CARATTERISTICHE

NON determinate da agenti


microbici

NON trasmissibilità
MALATTIE NON INFETTIVE orizzontale  la malattia MALATTIE CRONICO
- DEGENERATIVE
può essere trasmessa da un
soggetto all’altro, solo se
quest’ultimo è appartenente
alla stessa famiglia (diabete)

La malattia non infettive è provocata da una CAUSA  agente determinante per lo sviluppo
della malattia.

Si caratterizza per essere:


- UNICA  unico agente associato alla malattia;
- INDISPENSABILE  necessaria per l’insorgenza della malattia;
- SPECIFICA  agente associato ad una determinata malattia;
- SUFFICIENTE  assenza di agenti concomitanti (sindrome di Down  trisomia del
cromosoma 21).

18
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

genetiche (sindrome di Down)


BIOLOGICHE
biologico-ambientali (allergeni)

Si distinguono sostanze che determinano alterazioni patologiche


cause CHIMICHE
irreversibili (cancerogene)

FISICHE calore, rumore, traumi, incidenti,…

È possibile individuare la presenza di:


 FATTORI DI RISCHIO  condizioni che favoriscono lo sviluppo della malattia: non è detto
che siano necessariamente causa di malattia ma possono
diventarlo.
Possono essere BIOLOGICI (ipertensione, colesterolemia, obesità), COMPORTAMENTALI (guida
veloce) e AMBIENTALI (caratteristiche della strada e/o dell’autoveicolo).

FATTORE DI RISCHIO  RUOLO EZIOLOGICO (causa)  FATTORE CAUSALE

 FATTORI CAUSALI  fattore di rischio che è diventato causa della malattia.

Sono di tipo COMPORTAMENTALE (fumo di sigaretta  cancro del polmone/cardiopatie -


abuso di alcool  cirrosi epatica, cancro dell’apparato digerente, danni neurologici –
eccessiva alimentazione  diabete, cardiopatie, tumori).

 FATTORI PROTETTIVI  condizioni NON favorenti lo sviluppo della malattia: limitano o


proteggono dall’eventuale insorgenza (probabilità ma NON
certezza di non sviluppare la malattia).
Possono essere COSTITUZIONALI (colesterolo HDL), COMPORTAMENTALI (consumo di
vegetali e frutta) e AMBIENTALI (classe socio – economica).

LA PREVENZIONE
PREVENZIONE  complesso di attività messe in atto per evitare o ritardare l’insorgenza o la
progressione della malattia. Si articola su tre livelli:

19
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 PREVENZIONE PRIMARIA  l’obiettivo è quello di impedire l’insorgenza di nuovi casi di


malattia nella persone sane: più è efficace l’intervento e
minori sono i casi di malattia.
Rimuovere la causa di malattia o impedire che essa agisca sulla popolazione significa avere un
numero di casi di malattia pari a zero (di conseguenza incidenza pari a zero) in tempi più o
meno brevi, secondo il periodo di incubazione (eliminazione brucellosi dopo 6 mesi,
rimozione tumore del polmone per fumo di sigaretta dopo 30 anni).

Gli interventi di prevenzione primaria:


RIMOZIONE dei FATTORI DI RISCHIO
- potenziare le difese immunitarie;
(campagne informative contro il
- eliminare comportamenti nocivi;
fumo e l’alcolismo) o RIDUZIONE
- indurre comportamenti positivi;
degli EFFETTI DELL’ESPOSIZIONE
- intervenire sull’ambiente di vita e di lavoro.
(vaccinazioni).

 PREVENZIONE SECONDARIA  consiste nella scoperta e guarigione dei casi di malattia,


prima che essa si manifesti clinicamente: agisce su soggetti apparentemente sani (la
malattia si è instaurata ma non è ancora evidente dal punto di vista clinico: il soggetto non ha
sintomi  più precoce è il tempo di intervento, migliori saranno i risultati).
Per poter agire è necessario:
- conoscere la malattia;
- periodo di incubazione lungo  fondamentali nelle malattie non infettive;
- avere a disposizione un test per individuare le persone apparentemente sane, ma già
malate e senza sintomi o danni evidenti.

20
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Gli interventi di prevenzione secondaria consistono in test che permettono di fare una
diagnosi precoce, detti screening (Pap test per il tumore dell’utero, mammografia per il
tumore del seno, sangue occulto nelle feci per il tumore del colon). Si distinguono:
- SCREENING INDIVIDUALE  rischio soggettivo per una determinata malattia (diabete);
- SCREENING DI GRUPPO  gruppi di persone a rischio (più esposti al rischio rispetto ad
altri soggetti) in virtù dell’area geografica in cui vivono o per
la tipologia di lavoro;
- SCREENING DI MASSA  interessa una fetta di popolazione a rischio (Pap test,
mammografia).

 PREVENZIONE TERZIARIA  agisce quando la malattia si è già manifestata clinicamente:


consiste nell’impedire o ridurre l’invalidità di persone affette da malattie croniche e
recuperare i soggetti portatori di handicap.

Gli interventi di prevenzione terziaria consistono in una precoce riabilitazione fisica,


psichica e sociale al fine di ridurre l’impatto del danno che si è verificato e far si che il
soggetto riacquisisca, per quanto possibile, le funzioni compromesse dalla malattia.

IMMUNITÀ E VACCINI

PREVENZIONE PRIMARIA - evitare il contagio e l’infezione;

delle INFEZIONI - agire sulla sorgente e sul serbatoio di infezione.

ANTIGENI  sostanze estranee che una volta introdotte nell’organismo umano, stimolano il
sistema immunitario a produrre anticorpi.

ANTICORPI o IMMUNOGLOBULINE  sostanze prodotte dal sistema immunitario in seguito


alla stimolazione di antigeni al fine di neutralizzarlo. Si distinguono tre tipologie di
immunoglobuline:
- IgM  fase acuta della malattia;
- IgG  immunità per tutta la vita;
- IgA  azione di protezione locale.

Esiste una reazione specifica antigene – anticorpo  per ogni antigene il sistema
immunitario produce un anticorpo specifico.

IMMUNITÀ  protezione dell’organismo (si instaura nell’ospite)

21
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

IMMUNITÀ PASSIVA IMMUNITÀ ATTIVA

protezione indotta dalla somministrazione prodotta dal sistema immunitario in risposta


passiva di anticorpi; ad uno stimolo  produzione attiva di
anticorpi;
richiede tempi brevi ma è temporanea; richiede tempi lunghi ma è generalmente
permanente nel tempo.
- NATURALE (ASPECIFICA)  trasmissione
- NATURALE (ASPECIFICA)  acquisita
di dalla madre al bambino;
attraverso infezioni o malattia;
- ARTIFICIALE (SPECIFICA)  sieroprofilassi:
somministrazione di anticorpi. - ARTIFICIALE (SPECIFICA)  vaccini.

Barriere chimico-fisiche in corrispondenza delle


vie di ingresso dei microrganismi:
- cute;
- sostanze antibatteriche contenute in lacrime e
IMMUNITÀ NATURALE saliva;
(ASPECIFICA) - movimenti ciliari della muscosa respiratoria;
- acidità gastrica;
- flora commensale (intestino, apparato
genitale,…)
Difese cellulari ed umorali aspecifiche:
- fagocitosi;
- lisozima,…

PASSIVA  sieroprofilassi;
IMMUNITÀ ARTIFICIALE (SPECIFICA)
ATTIVA  vaccimoprofilassi.

HERD IMMUNITY o IMMUNITÀ DI GREGGE  resistenza collettiva ad un determinato


patogeno mostrata da parte di una collettività o di una popolazione (+ del 95% della
popolazione è immune)

22
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

OBIETTIVI di un PROGRAMMA DI VACCINAZIONE:


- ERADICAZIONE  malattia e agente eziologico sono definitivamente eliminati;
- ELIMINAZIONE  scomparsa della malattia in un’area geografica a seguito della rilevante
riduzione della circolazione dell’agente eziologico;
- CONTENIMENTO  riduzione della malattia attraverso l’immunizzazione di gruppi a
rischio ad un livello tale da non rappresentare più un importante problema di sanità
pubblica.

MORBILLO PAROTITE TETANO EPATITE B


REQUISITI di una malattia eradicabile:
- UNICO SERBATOIO l’UOMO;   X 
- ASSENZA di PORTATORI CRONICI;    X
- esistenza di un VACCINO EFFICACE    

 VACCINOPROFILASSI  si propone di creare nell’ospite un’immunità attiva specifica nei


confronti di una determinata malattia.

VACCINO  preparato biologico ad elevato potere antigenico, in grado di indurre uno


stato di immunità attiva nei confronti di un determinato agente patogeno, proteggendo il
soggetto dall’infezione o malattia.
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Cosa si chiede ad un vaccino


INNOCUITÀ EFFICACIA

- assenza di mutazioni con ripristino IMMUNIZZANTE PROTETTIVA


di virulenza; risposta immunitaria in grado di proteggere
- assenza di effetti tossici (anticorpale o cellulo- dalla malattia
mediata)

OSPITE

AGENTE PATOGENO VACCINO


- infezione
- malattia

RISPOSTA IMMUNE RISPOSTA IMMUNE


- guarigione con restitutio ad integrum
- guarigione con esiti
- morte

IMMUNITÀ
IMMUNITÀ

Il vaccino stimola una risposta immunitaria simile a quella prodotta dall’infezione che intende
prevenire, ovvero attiva le difese immunitarie affinché l’organismo acquisisca l’immunità
senza però sviluppare la malattia e le sue complicanze. Per evitare che possa verificarsi un
affievolimento della risposta o per accelerare la comparsa di un quadro anticorpale stabile, si
somministrano una o più dosi di richiamo.

Esistono molteplici tipologie di vaccini:


- vivi e attenuati  costituiti da microrganismi vivi, in grado di moltiplicarsi, privati del
potere patogeno: sono comunque in grado di stimolare la risposta immunitaria dell’ospite.
Il ceppo mutante avirulento si ottiene dopo ripetuti passaggi in terreni colturali e colture
cellulari in condizioni non ottimali  vaccini anti-morbillo, anti-rosolia, anti-parotite, anti-
polio, antitifico Ty 21a);

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- uccisi o inattivati  costituiti da microrganismi uccisi o inattivati, incapaci di moltiplicarsi


e che mantengono integra la propria struttura.
Il microrganismo viene ucciso o inattivato con mezzi fisici (calore o raggi UV) o chimici
(formolo, fenolo, acetone)  vaccini antirabbico, antiinfluenzale, antipoliomielitico di Salk,
antipertosse, antitifico, anticolerico);

- frazioni di microrganismi  costituiti da microrganismi vivi e frammentati (è preso solo


il frammento che contiene l’agente che ci interessa): permettono di evitare reazioni
collaterali  vaccino split antiinfluenzale;

- antigeni purificati  costituiti da antigeni microbici purificati dalle componenti tossiche


 vaccini antinfluenzale a sub-unità, antimeningococco, antipneumococcico, antipertosse
acellulare, antiepatite B, anti-Haemophilus influenzae tipo b, antitifico);

- anatossine o tossoidi  costituiti da esatossine trattate con 0,4% formolo/1 mese a 38-40
°C: il vaccino è contro la tossina prodotta dal microrganismo  vaccini antidifterico,
antitetanico;
- a DNA ricombinante  ottenuti attraverso la manipolazione genetica: viene clonato
l’antigene per poterlo estrapolare vaccino anti-epatite B.

Il vaccino può essere somministrato secondo due differenti modalità


ORALE PARENTERALE
(antitifico Ty21a) - intradermica
(antitubercolare, antirabbico);
- sottocutanea
(anti-morbillo, anti-rosolia, anti-varicella,
antimeningococcico);
- intramuscolo
(DTP, anti-epatite A e B, antiinfluenzale).

VACCINI COMBINATI  unione, nella stessa fiala, di antigeni diversi che pertanto vengono
somministrati contemporaneamente:
- Trivalente – DTP (difterite, tetano, pertosse);
- Trivalente – antipolio (3 diversi virus polio);
- Tetravalente – antimeningococcico (4 diversi tipi);

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- Polivante – antipneumococcico (23 tipi).

VACCINI CONIUGATI  scarsa capacità immunogena dell’antigene, che viene coniugato con
proteine di supporto al fine di amplificare la risposta immunitaria (meningococco,
pneumococco).

principio attivo, ovvero l’antigene immunizzante;

liquido di sospensione: soluzione fisiologica sterile o H2O


sterile;

stabilizzanti: monossido di glutammato (mantiene


inalterato il vaccino in caso di cambiamenti di
COSTITUENTI DEL VACCINO
temperatura, umidità, pH) o solfato (si trova anche in
alcuni cibi e
bevande alcoliche);
antibiotici (ATTENZIONE ai soggetti allergici);

conservanti (si sta cercando di eliminarli): etilmercurio


(non crea danni all’ospite;

adiuvanti che aumentano l’attività immunogena.

TEMPORANEE MALATTIA ACUTA FEBBRILE (>38°C);

valide per tutti i


vaccini

stati di IMMUNODEPRESSIONE: congenita,


CONTROINDICAZIONI secondaria a patologie (HIV, tumori, linfomi,
PERMANENTI leucemie) o conseguente a trattamenti
farmacologici con immunosoppressori;
relative a soluzioni
particolari ALLERGIE a costituenti del vaccino:
componenti (antigeni proteici), antibiotici,
conservanti e stabilizzanti.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Lievi  dolore, rossore, edema,


indurimento;

Gravi  rossore esteso, edema esteso,


REAZIONI LOCALI indurimento esteso, contrattura
muscolare, lesioni del tronco nervoso,
ascessi batterici, emorragie
intramuscolari, ulcerazioni, necrosi
tissutale;

EFFETTI AVVERSI Lievi  febbre 38-39°C, cefalea,


anoressia, vomito, diarrea, stipsi,
esantemi, tumefazioni dei linfonodi,
pallore, irritabilità;

REAZIONI GENERALI Moderate  febbre >39°C, pianto


persistente >3h, convulsioni;

Gravi  collasso, paralisi flaccida


(dopo OPV), manifestazioni da
ipersensibilità generalizzata
(anafilassi).

Legge 31 luglio 2017, n°. 119 – “Disposizioni in materia di vaccini” (entrata in


vigore il 06 agosto 2017)  l’OBBLIGO VACCINALE per i bambini nella fascia d’età 0-16 anni
passa a 10 vaccini (prima i vaccini obbligatori erano 4):
- Anti-difterica
- Anti-poliomielite
- Anti-tetanica
- Anti-epatite virale B
obbligatorietà temporanea

- Anti-pertosse
- Anti-Haemofilus influenzae tipo b
- Anti-varicella
- Anti-morbillo
- Anti-parotite

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
- Anti-rosolia.

28
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

“Le vaccinazioni posso essere omesse o differite solo in caso di accertato pericolo per la salute, in
relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina
generale o dal pediatra di libera scelta.”

- Anti-meningococcica B
- Anti-rotavirus
VACCINAZIONI FORTEMENTE RACCOMANDATE
- Anti-pneumococcica
- Anti-meningococcica C

***L’obbligo vaccinale è il requisito necessario per l’ammissione all’asilo nido e alle scuole
dell’infanzia.

Esistono anche vaccinazioni per alcune determinate categorie di lavoratori


vaccinazioni OBBLIGATORIE vaccinazioni RACCOMANDATE
- Anti-tetanica  stallieri, fantini, sportivi affiliati al CONI, - Anti-influenzale;
metalmeccanici e addetti alle ferrovie; - Anti-pneumococcica
- Anti-rabbica
- Anti-tubercolare  iscritti a medicina, militari di leva e
- Anti-epatite A e B
personale sanitario;

- Anti-tifica  addetti ai servizi di cucina,


approvvigionamento idrico, raccolta e
smercio di latte;

- Anti-meningococcica  militari di leva.

CALENDARIO VACCINALE

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

L’obbligo vaccinale è stabilito a partire dal 3° mese di vita perché prima il sistema
immunitario non è completamente formato, pertanto la reazione immunitaria non sarebbe
completa; inoltre, fino al 3° mese, il bambino è ancora protetto dall’immunità passiva
conferitagli dalla madre durante la gestazione e mediante l’allattamento ed è esposto a ridotti
contatti con l’ambiente esterno.

VACCINAZIONI POST-ESPOSIZIONE  vaccini che possono prevenire la malattia anche se


somministrati entro un certo tempo dopo il potenziale contagio:
- rabbia (appena possibile, secondo le situazioni);
- morbillo (entro 72h);
- epatite A (entro 48h).

 SIEROPROFILASSI  pratica di immunoprofilassi che si propone di conferire all’organismo


uno stato di immunità acquisita passiva artificiale verso una determinata malattia,
mediante la somministrazione di sieri immuni, cioè contenenti anticorpi specifici al fine di
bloccare l’azione patogena del microrganismo. È utilizzata per malattie ad elevata mortalità
(tetano) e l’unico inconveniente è rappresentato dalla breve durata, pari a circa 20 giorni – 1
mese.

SIERI OMOLOGHI  ricavati da soggetti SIERI ETEROLOGHI  ottenuti da animali


iper-immuni (Anti-tetanica d’urgenza) di grossa taglia come il cavallo, ormai in
disuso in virtù degli importanti effetti
collaterali
(shock anafilattico, malattie da siero)

DISINFEZIONE, STERILIZZAZIONE E DISINFESTAZIONE

Notifica obbligatoria di malattia infettiva


- effettuata dal medico -
Isolamento
INTERVENTI DI PROFILASSI
Contumacia
Disinfezione
Disinfestazione

Notifica obbligatoria di malattia infettiva  i D.M. 15/12/1990 e D.M. 29/07/1998


ribadiscono “l’obbligo della denuncia, da parte del medico all’autorità sanitaria competente, di
30
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

tutti i casi di malattia infettiva e diffusiva o sospetta di esserlo…” con una tempestività che varia
a seconda della minore o maggiore diffusività della malattia.
Isolamento  allontanamento del soggetto malato da tutte le altre persone, ad eccezione
del personale sanitario e di assistenza, per tutto il periodo di effettiva contagiosità della
malattia (tifo, peste, colera, …).
Morbillo – fino al 4° giorno dalla comparsa dell’esantema;
Rosolia – non oltre il 7° giorno;
Epatite A – non oltre 10 giorni dalla comparsa dell’ittero.

Contumacia  obbligo di permanere in ospedale o a casa per il periodo prescritto  E’


indispensabile evitare il contagio dei familiari (stanza riservata con bagno), il contatto con
soggetti suscettibili: gli oggetti provenienti dal malato devono essere adeguatamente
disinfettati.

Antisepsi  insieme di interventi volti all’eliminazione o alla distruzione dei microrganismi


patogeni presenti su tessuti viventi, cute e mucose, tramite l’uso di composti chimici detti
antisettici (più innocui e meno irritanti dei disinfettanti).

Detersione  procedura volta ad eliminare i residui di sporco e le sostanze organiche


presenti su un determinato substrato; una volta detersi, gli strumenti vanno lavati sotto
l’acqua corrente, per asportare il disinfettante ed il materiale biologico ed il materiale deve
essere asciugato accuratamente in maniera da garantire la migliore conservazione.

Disinfestazione  procedura volta al controllo o all’eliminazione di vettori di malattie


infettive, di tutti gli insetti e di altri piccoli animali nocivi o fastidiosi.

Derattizzazione  procedura volta alla distruzione dei ratti e dei roditori in genere.

Disinfezione  distruzione di microrganismi patogeni e saprofiti, ad eccezione delle


spore, entro o su un determinato materiale, al fine di impedirne la persistenza e la diffusione
nell’ambiente.

Non c’è accordo sulla definizione di DISINFETTANTE  in generale, si intende una sostanza o
un prodotto capace di ridurre la presenza di microrganismi pericolosi, ad un livello idoneo per
l’uso del prodotto (“safe for the use”). Si distinguono:
- disinfettanti di BASSO LIVELLO  impiego di d. di modesta efficacia, indicati per il
trattamento di superfici e oggetti che non vengono a contatto con il paziente e che non
presentano una contaminazione rilevante;

31
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- disinfettanti di MEDIO LIVELLO;


- disinfettanti di ALTO LIVELLO  impiego di d. di elevata efficacia, utilizzata in alternativa
alla sterilizzazione dello strumentario e delle apparecchiature che vengono a contatto con
le mucose del paziente.

BATTERI FUNGHI VIRUS


LIVELLO di
SPORE TBC FORME NON-RIVESTITI RIVESTITI
attività del
VEGETATIVE PICCOLI MEDIA TAGLIA
DISINFETTANTE
ALTO + + + + + +
MEDIO - + + + +/- +
BASSO - - + +/- +/- +

Le variabili che possono influenzare l’azione disinfettante sono rappresentate da:


- PRINCIPIO ATTIVO utilizzato;
- LIVELLO DI ATTIVITÀ (alto, medio o basso);
- CONDIZIONI DI IMPIEGO  a loro volta distinguibili tra variabili legate
al DISINFETTANTE al MICROGANISMO alle CONDIZIONI AMBIENTALI
bersaglio

- concentrazione d’uso; - specie microbica; - presenza di sostanza organica;


- tempo d’azione; - fase del ciclo vitale; - presenza di altri inattivati;
- tipo di formulazione; - carica microbica. - reale contatto
- modalità di diluizione; disinfettante/microrganismo.
- tempo di validità

In funzione delle vie di eliminazione, della durata dell’eliminazione e del materiale che può
essere contaminato, si distingue tra disinfezione:
- CONTINUA (studio dentistico, di tatuaggi e piercing)
- OCCASIONALE (post-caso di meningite, post-seggio elettorale, …)
- PERIODICA (programmata a fine anno scolastico).

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Sterilizzazione  processo chimico o fisico che porta alla totale distruzione di tutte le forme
viventi, comprese le spore

Metodi FISICI Metodi CHIMICI


- calore secco  scarsa capacità di - gas perossido di idrogeno;
penetrazione (oggetti con superfici piane); - ossido di etilene;
- vapore saturo  elevata capacità di - acido peracetico;
penetrazione (oggetti cavi) – autoclave; - formaldeide.
- radiazioni ionizzanti (raggi )
- microonde.

PARTE SECONDA – PREVENZIONE DELLE MALATTIE INFETTIVE A SCUOLA

TETANO
 malattia infettiva ad eziologia batterica;
ZOONOSI (malattia trasmessa all’uomo dall’animale  il serbatoio d’infezione è
l’intestino del cavallo);
malattia TOSSINFETTIVA (l’azione è provocata da una tossina);
ACUTA (insorge velocemente);
malattia infettiva NON CONTAGIOSA.

EZIOLOGIA: Clostridium tetani - batterio a forma di bacillo (o bacchetta di tamburo), Gram +,


sporigeno ed anaerobio obbligato: in grado di produrre un’esotossina
neurotropica (ha una preferenza per il sistema nervoso centrale), detta
TETANOSPASMINA.

PATOGENESI: PENETRAZIONE ACCIDENTALE della SPORA (ubiquitaria, eliminata


dall’intestino del cavallo)

Ferita profonda  Necrosi tissutale  Assenza di ossigeno

Germinazione della spora  Origine della forma vegetativa

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

MALATTIA: dopo un periodo di INCUBAZIONE variabile da 1-2 giorni ad alcune settimane 


produzione dell’esotossina, che raggiunge il Sistema Nervoso Centrale e blocca le
sinapsi inibitorie (contrazione continua dei muscoli).

SINTOMATOLOGIA: contrazione dei muscoli masticatori  dei muscoli del capo (“riso
sardonico”)  morte per asfissia  rigidità diffusa.

TRAUMATICO
Esistono CHIRURGICO uso di strumenti chirurgici non
diverse sterilizzati
PUERPERALE e POST-ABORTIVO
FORME di
tetano MEDICO (10-20% dei casi)

NEONATALE

EPIDEMIOLOGIA: malattia sporadica, diffusa in aree tropicali e nei Paesi in via di sviluppo 
in Italia, dal 1965-1968 riduzione dei casi (introduzione del vaccino)  oggi
si registrano 100 casi/anno, con una letalità del 40-60%.

VACCINAZIONE: 1965 – obbligatoria per alcune categorie

1968 – obbligatoria per tutti i nati entro il 2° anno di vita

oggi – obbligatoria per tutti i neonati al 3° mese e per stallieri, fantini,


minatori, agricoltori, iscritti al CONI, …

con anatossina in 3 dosi – richiamo ogni 8-10 anni

SIEROPROFILASSI: sieri omologhi (durata degli anticorpi in circolo 4-6 settimane).

INTERVENTI PROFILATTICI  in caso di ferita a rischio, questa deve essere lavata e


DISINFETTATA con acqua ossigenata (contenente ossigeno
 blocca l’attività della spora); successivamente si procede
con somministrazione di TERAPIA ANTIBIOTICA e VACCINO o
SIEROPROFILASSI.

fino al 5° anno dopo l’ultima inoculazione - nessun trattamento;

Soggetto vaccinato dal 6° al 10° anno – 1 dose di vaccino di richiamo

oltre il 10° anno – 1 dose di vaccino + anticorpi

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Soggetto NON vaccinato – anticorpi + ciclo vaccinale completo.

MENINGITE:

processo infettivo che si verifica a carico delle MENINGI e del LIQUOR

sono 3 membrane di rivestimento del sistema nervoso centrale


 dura madre
 aracnoide
 pia madre

liquido che bagna le meningi e che svolge la funzione nutritiva e protettiva

La meningite può essere provocata da moltissimi microrganismi e, a seconda dei microrganismi


che provocano l’infezione le meningiti si distinguono in:
1. MENINGITE A LIQUOR TORBIDO (batteri, alcuni parassiti)
2. MENINGITE A LIQUOR LIMPIDO (virus, miceti, parassiti, alcuni batteri)

In tutto il mondo, senza considerare gli episodi epidemici, sono stati circa un milione di casi di
meningite e 200.000 decessi l’anno.
3-19% nei paesi sviluppati
37-60% nei paesi in via di sviluppo

L’80% delle forme batteriche è determinato da 3 tipi di batteri :


1. NEISSERIA MENINGITIDIS (bambini 2-16 anni) meningococco
2. STREPTOCOCCOS PNEUMONIAEE (adulti) pneumococco
3. HAEMOPHILUS INFLUENZAE DI TIPO B (neonati)

NEISSERIA MENINGITIDIS – meningococco


- Diplocco gram negativo
- Aspetto reniforme
- Aerobio
- Asporigeno

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- È protetto da una capsula polisaccaridica (forma di protezione e difesa che li avvolge)


- Su questa capsula eterna sono presenti degli ANTIGENI
- Ci sono 12 (oggi 13) sierogruppi che identificano 13 antigeni diversi (A,B,C,W135,Y – i
più diffiusi). La distribuzione EPIDEMIOLOGICA varia:
 in africa abbiamo il sierogruppo a
 in america e in europa abbiamo il sierogruppo b e c
 in italia il sierogruppo b seguito dal c e in scarsa percentuale (2%) il sierogruppo a

con gli scambi migratori non c’è più questa sostanziale differenza

- se vengo a contatto con il tipo A gli anticorpi non saranno in grado di neutralizzare
gli altri tipi ma solo il tipo A.
PATOGENESI:
trasmissione diretta per via aerea. Il microrganismo viene emesso attraverso le PARTICELLE
DI FLUGGE emesse da tosse, stranuti, fonazione.. . Una volta liberato e viene a contatto con un
soggetto recettivo. Dunque si possono verificare due situazioni:
1. il microrganismo si ferma alle vie oro-faringee diventando così PORTATORE SANO:
giunto nella sede naso-faringeo il microrganismo rimane lì e il sogg. Diventa portatore
sano quindi non sa che lo è. Nel sogg. alberga il batterio a livello naso-faringeo.
Incidenza nel mondo di 1-20%. Incidenza in Italia del 10/12%
2. il soggetto può ammalarsi; in caso contrario se la persona recettiva ha un sistema
immunitario debole il microrganismo si fa strada e cerca di raggiungere il SNC.
MALATTIA: incubazione di 2-10 giorni ; fermandosi a livello delle vie respiratorie,
dopo il periodo di incubazione, il microrganismo prende le vie del sangue e raggiunge il
SNC e le meningi. E così inizia una sintomatologia:
- febbre alta
- cefalea
- vomito
- rigidità nucale
- posizione a canna di fucile (il pz non riesce a piegarsi in avanti ma cade indietro)

CONDIZIONI CHE FAVOLIRSCONO LA MALATTIA:


L’uomo è l’unica fonte di diffusione del microrganismo (sorgente e sebatoio coincidono)
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- È un agente eziologico termolabile


- ANDAMENTO STAGIONALE: fine inverno, inizio primavera (temperature più calde,
ambienti chiusi e sovraffolati  il microrganismo non sopravvive a temperature basse
(al di sotto dei 30° c quindi quello è il periodo perfetto perché fa più caldo ma fa ancora
freddo e si tengono le finestre chiuse e c’è il sovraffollamento)
Aree a clima caldo e densamente popolate
- Cultura della meningite ( est- ovest- africa) 60% dei casi mondiali
Europa 22% dei casi mondiali
I fattori che favoriscono l’insorgenza della malattia sono :
- la densità della popolazione
- le condizioni socio-economiche
- l’età (più casi in età giovanile e meno in età anziana)
QUADRI CLINICI:
 forma insidiosa (non si capisce immediatamente)
 forma classica
 forma fulminante (nel giro di 24 h il soggetto muore)
Tale meningite provoca: DEFICIT COGNITIVI, SORDITA’, DEFICIT MOTORI, DEFICIT VISIVI,
IDROCEFALO (formazione di liquidi all’interno del SNC), NECROSI DEGLI ARTI (danni
irreversibili agli arti).

Sorveglianza
La segnalazione di un sospetto clinico di meningite batterica deve essere trattata come un’urgenza dai
Servizi di Prevenzione, e pertanto devono essere attivate immediatamente le misure di profilassi, in attesa
dell’identificazione laboratoristica dell’agente patogeno. Immediatamente deve essere attivata
l’indagine epidemiologica, per individuare la possibile fonte di contagio e le persone esposte, da
sottoporre a sorveglianza sanitaria ed eventualmente a chemioprofilassi. L’indagine deve essere volta
ad identificare conviventi e contatti stretti nel periodo di 10 giorni precedenti l’ultimo contatto con
l’ammalato a partire dalla data della diagnosi. I 10 giorni sono il tempo massimo previsto per la
sorveglianza sanitaria, tenuto conto del massimo periodo di incubazione della malattia; qualora al
momento dell’identificazione dei contatti fossero già trascorsi 10 giorni dall’ultimo contatto, gli
individui esposti non sono considerati a rischio. Stretta sorveglianza sanitaria dei contatti familiari,
scolastici, di lavoro, per 10 giorni: gli individui esposti che presentino febbre devono essere subito visitati;
se indicata, deve essere instaurata terapia antibiotica adeguata.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Caso di malattia meningococca collettiva  notizia del medico che ha fatto la diagnosi 
servizio di igiene e sanità pubblica  INDAGINE EPIDEMIOLOGICA

Chemioprofilassi
che protegge il soggetto sorveglianza sanitaria per circa10gg
e bonifica il portatore sano di coloro che sono stati a contatto con il caso indice

interventi sugli ambienti frequentati dal caso indice

CHEMIOPROFILASSI: OVVERO Trattamento con farmaci specifici allo scopo di impedire in


individui sani l’impianto di agenti patogeni o il loro sviluppo

CHEMIOPROFILASSI  Devono essere sottoposti a chemioprofilassi coloro che sono considerati “ad
alto rischio”. Poiché l’incidenza dei casi secondari tra i contatti è massima nei primi giorni dopo l’inizio
della sintomatologia del caso indice, la chemioprofilassi, nelle persone ad alto rischio, va iniziata il più
presto possibile.
Persone ad alto rischio: Chemioprofilassi raccomandata - contatti conviventi: specialmente bambini
piccoli. - contatti dei bambini degli asili nido e contatti dei bambini di scuole materne, purché i contatti
siano stati sufficientemente intimi da aver condiviso stoviglie. Nel caso degli asili nido sono considerati
tali tutti i presenti, anche il personale di assistenza; nel caso delle scuole materne solo i bambini della
sezione, e quelli che hanno condiviso con il caso indice il locale di riposo pomeridiano. - Esposizione
diretta alle secrezioni del paziente affetto attraverso baci, condivisione dello spazzolino da denti, delle
posate. - Soggetto che ha mangiato o dormito frequentemente nella stessa abitazione del paziente indice
(in questo gruppo vanno valutate le persone che frequentano dormitori collegi, caserme e affini). -
Contatti non protetti durante intubazione endotracheale o respirazione bocca-bocca. Per quanto
riguarda il periodo di tempo entro il quale sottoporre a chemioprofilassi i contatti ad “alto rischio”,
quest’ultimo si stabilisce in 48 ore dall’ultimo contatto con il caso. Per tutti gli altri vale sempre la
sorveglianza sanitaria per 10 giorni tramite i propri curanti, che valuteranno anche l’opportunità di
sottoporre a chemioprofilassi le persone che, per le condizioni di immunodeficienza sopra elencate,
siano più suscettibili.

CASA  Tutti i conviventi specialmente i bambini piccoli ed i soggetti non conviventi che
hanno mangiato o dormito frequentemente nella stessa abitazione.
SCUOLA  tutti i compagni di scuola

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
ASILI NIDO  tutti i bambini dell’asilo

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

MEZZI DI TRASPORTO  passeggeri seduti vicino al caso indice per più di 8 ore

PREVENZIONE
1960-1980  polisaccaridici “vuoti” A-C-AC-ACYW135
2001  MENC CONSIGLIATO
2006  CONSIGLIATO ACYW135
2010  MEN A CONSIGLIATO
2014  MEN B CONIGLIATO

PERTOSSE
malattia infettiva contagiosa con decorso acuto
 AGENTE EZIOLOGICO:
bacillo della pertosse (BORDETELLA PERTUSSIS) che morfologicamente si presenta come
piccoli cocco-bacilli ovoidali (IMMOBILI, NON SPORIGENI, SPESSO CAPSULATI, GRAM
NEGATIVI).
 STRUTTURA BATTERICA:
- tossina pertossica: azione patogena del microrganismo che è un’esotossina
- emoagglutinina filamentosa: componente parete cellulare importante nell’ adesione
al tratto respiratorio respiratorie
 PATOGENESI E CENNI CLINICI:
TRASMISSIONE PER VIA AEREA  MUCOSA TRACHEO-BRONCHIALE  FLOGOSI CATARRALE 
INCUBAZIONE 10-16 GG  PERIODO CATARRALE 1-4 SETT con tosse, catarro bronchiale, rino-
faringite  PERIODO ACCESSUALE O CONVULSIVO : tosse inspirazione profonda a glottide
chiusa, continui colpi di tosse, inspirazione forzata emissione muco denso e filante.

B.pertussis penetra VIA AEREA e si localizza sulla mucosa TRACHEO-BRONCHIALE tra le


ciglia delle cellule epiteliali, aderendovi e moltiplicandosi velocemente ma SENZA INVADERE
IL CIRCOLO EMATICO.
Per l’attività della sua tossina TERMOLABILE (non può sopravvivere all’ambiente esterno) si
ha un’INFIAMMAZIONE CATARRALE dell’epitelio.  l’irritazione della mucosa provoca la
tosse PERIODO DI INCUBAZIONE: 10-16 giorni

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

1. POI c’è il PERIODO CATARRALE della durata 1-4 settimane cioè la malattia esordisce
con manifestazioni catarrali a carico delle prime vie aeree: RINO-FARINGITE, TOSSE E
CATARRO BRONCHIALE. La tosse è inizialmente simile a quella che appare in altre
affezioni respiratorie tuttavia è principalmente notturna e resistente ai sedativi.
Poi la tosse diventa più intensa sino a presentarsi con episodi sempre più ripetuti ad
intervalli sempre più brevi e con un timbro caratteristico infatti denominazione “tosse
canina”
2. Ecco che si passa al PERIODO ACCESSUALE (o CONVULSIVO) caratterizzato da
ripetuti e brevi colpi SPASMODICI di tosse seguiti da ispirazione profonda a glottide
chiusa, rumorosa ripresa ed ESPETTORAZIONE (Espulsione per via orale attraverso la tosse
delle secrezioni bronchiali e tracheali e talora anche del contenuto delle cavità alveolari del
polmone). ALLA TOSSE SEGUE EMISSIONE DI MUCO DENSO E FILANTE e spesso VOMITO.
IL periodo convulsivo può durare 3-4 settimane ed è chiamato così perché si possono
presentare le convulsioni determinate dalla CARENZA DI OSSIGENO nel cervello per
difficoltà a respirare.

SUCCESSIVAMENTE la tosse perde il suo carattere spasmodico, le riprese meno


rumorose e il muco diventa più fluido.

 EPIDEMIOLOGIA:*L'epidemiologia è la disciplina biomedica che studia la distribuzione e la frequenza delle malattie ed


eventi di rilevanza sanitaria nella popolazione

-È una malattia diffusa in ogni paese


-Episodi epidemici ogni 3-5 anni
- circa 50 milioni di casi all’anno e 1 milione di decessi annuali
- uomo unico serbatoio, malato, malato non diagnosticato e portatore in incubazione,
NON ESISTE IL PORTATORE SANO (in particolare gli adulti con forma lieve non
diagnosticate contribuiscono alla diffusione del batterio)
- la contagiosità è massima durante il periodo di incubazione e quello catarrale
- trasmissione per contagio DIRETTO attraverso le goccioline di saliva proiettate con la
tosse
- MALATTIA AD ELEVATA CONTAGIOSITA’ (paragonabile a quella del MORBILLO E
VARICELLA)
-colpisce soggetti di qualsiasi età soprattutto i bambini (dove i livelli vaccinali sono
bassi) – diffusa in età pediatrica

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

-LETALITA’ primo anno di vita molto elevata


- In Italia la VACCINAZIONE è OBBLIGATORIA. Viene somministrata nei bambini a
partire dal compimento dell’ottava settimana di vita. A causa della perdita di immunità
nel tempo, sono necessari più richiami: la prima dose, la seconda e la terza vengono
fatte a 6-8 settimane di distanza, a cui si aggiunge un’ultima dose di richiamo verso i 2
anni.
 PREVENZIONE-una qualsiasi procedura medica o di sanità pubblica il cui scopo è prevenire,
piuttosto che curare o trattare, le malattie
si basa sulla VACCINAZIONE.
PROFILASSI GENERALE :
- chemioprofilassi per 10 giorni post-esposizione
- disinfezione non necessaria: è sufficiente un’accurata pulizia e una prolungata
aerazione dell’ambiente.

AIDS Acquired Immune Deficiency Syndrome


- SINDROME DA IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA
- AIDS  acronimo ovvero sigla che si riferisce alla fase ultima di una malattia detta
SINDROME(insieme di sintomi che sonospecifici di una determinata malattia) DA
IMMUNODEFICIENZA ACQUISITA
- Soggetto sano, con sistema immunitario sano, però succede qualcosa che porta
immunodeficienza
- DIFFUSIONE DI CARATTERE PANDEMICO DI UN VIRUS già endemico in alcune aree
dell’Africa che ha trovato nei mutamenti sociali e demografici e nei comportamenti
sociali le condizioni favorevoli ad una rapida espansione.
Un po’ di storia…
1981 : la prima diagnosi è stata posta solo nel 1981, quando alcuni giovani omosessuali di Los
Angeles furono colpiti da un'infezione polmonare causata da un germe (Pneumocystis carinii) che può
provocare malattia solo in individui immunodepressi
Nel fine 1981: la malattia colpisce anche gli eterosessuali e viene segnalato il primo caso
europeo in Inghilterra
1982: 452 casi, i primi casi tra emofiliaci - gli emofiliaci, soggetti all'infezione per la possibilità
di essere trasfusi con sangue contaminato,
1982: FDA propone la sindrome da immunodeficienza acquisita
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
1982: primo decesso bimbo africano, prima trasmissione verticale

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1983: scoperto nel 1983 il virus HIV di tipo 1, contemporaneamente da Luc Montagnier e
robert gallo
 EZIOLOGIA:
agente responsabile è il VIRUS ad RNA classificato tra i RETROVIRUS e denominato HIV (human
immunodeficiency virus) di cui si conoscono due varianti:
1- HIV-1 ormai diffuso in tutto il mondo
2- hiv-2 presente soprattutto in alcune aree dell’Africa centrale ed occidentale
**Agente è un retrovirus cioè un virus che agisce sul patrimonio genetico della cellula in modo
tale che il DNA delle cellule infettate riceve “ordini” direttamente dall'RNA virale, a
differenza di quanto avviene normalmente nelle cellule, dove gli “ordini” vengono trasmessi
dal DNA, mentre l'RNA funge solo da messaggero. Questa capacità gli deriva da un particolare
enzima, la trascrittasi inversa, che costruisce una coppia di DNA a partire dall'RNA virale, la
quale va poi a integrarsi nel patrimonio genetico (DNA) della cellula ospite. Il virus dell'AIDS ha
un'altra importante proprietà, quella di infettare una particolare classe di linfociti T (helper)
che contribuiscono in maniera determinante alla produzione di anticorpi da parte del sistema
immunitario e senza i quali l'organismo diventa immunodeficiente.

Il virus necessita di una cellula ospite entro cui svolgere le sue funzioni vitali.
Il virus si riproduce mediante trascrizione del suo RNA in DNA polimerasi RNA-DIPEDNETNE
(detta anche TRANSCRITTASI INVERSA) con successiva integrazione nel genoma dei linfociti
dell’ospite. Ecco che i linfociti T CD4 e B sono le sue cellule preferite. (cellule deputate alla
difesa dell’organismo). (ORGANO TARGET  SISTEMA IMMUNITARIO)
Il virus si poggia sulla cell. ospite e viene inglobato e resta per un periodo molto lungo in
forma latente cioè il soggetto non presenta i sintomi così il virus comincia a moltiplicarsi, la
cell. ospite muore e libera altri virus. Sempre più cell. del sistema immunitario sono distrutte
fino alla fase finale dell’ aids dove il sogg. diventa privo di ogni difesa immunitaria.

 PATOGENESI :
la storia dell’infezione è distinta in 4 fasi:
1- Infezione iniziale; In questo periodo alcune persone possono non registrare nessun
malessere. Alcune invece sviluppano sintomi simili all’influenza: febbre, ingrossamento dei
linfonodi, mal di gola, eruzione cutanea, dolori muscolari e articolari e mal di testa. Questi
sintomi sono dovuti all’enorme velocità di replicazione che caratterizza il virus in questa fase.
Infatti questa fase è caratterizzata da un’elevata concentrazione di RNA virale nel plasma e
caduta dei linfociti. Nei fluidi come il sangue e le secrezioni genitali la quantità di virus è molto
elevata, per questo il rischio di trasmissione è elevatissimo; una quantità enorme di contagi
avviene appunto in questa fase.
2- Fase di latenza; Il sistema immunitario in questa fase può essere in grado di difendersi
abbastanza bene. La produzione di anticorpi anti-HIV fa abbassare la viremia ed inizia così la
fase di latenza. Le persone in questo stadio dell’infezione, infatti, possono non mostrare
sintomi e apparire sani. Il virus, però, continua a replicarsi e a intaccare il sistema immunitario.
 persone sieropositive asintomatiche.
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

**la sieroconversione può avvenire dopo 4-6 sett di tempo dall’infezione ma in altri
casi occorrono fino a 6 mesi perché si possa dimostrare la sieropositività ed è questo
che è chiamato PERIODO FINESTRA durante il quale la persona è sieronegativa ma ha
una carica virale elevata ed è così in grado di infettare altre persone.
3- Inizio di fase sintomatica; nuovo aumento viremia e più rapida caduta linfociti con
possibilità manifestazione primi sintomi dell’immunodeficienza.
**Linfoadenopatia sistemica LAS conseguente all’infezione dei linfociti nei linfonodi –
ingrossamento dei linfonodi
4- Immunodeficienza avanzata; fase finale è quella dell’AIDS in cui il numero di linfociti
è inferiore a 200/mm3, capacità virale elevata e si manifestano infezioni
opportunistiche e le neoplasie che caratterizzano la sindrome dell’immunodeficienza.
 INFEZIONI OPPORTUNISTICHE
 TUMORI SECONDARI
 TUBERCOLOSI POLMONARE
 POLMONITE RICORRENTE
 CARCINOMA CERVICALE
INVASIVO PATOLOGIE INDICATIVE DI AIDS:
 Candidosi pol.esofagea miceti che causano estese infezioni alla bocca, nell’esofago e nei
polmoni
 Polomonite da p.carinii
 Toxplasmosi cerebrale
 Micobatteriosi
 Linfoma
 Encefalopatia da hiv
 Tubercolosi polmonare
 Virus come herpesvirus

 EPIDEMIOLOGIA:
-UOMO UNICO SERBATOIO DEI VIRUS HIV1 e HIV2
-Le persone infette in ogni fase costituiscono LA SORGENTE ma la fase più temibile è quella di
latenza perché i soggetti ignorano il loro stato e non adottano alcuna precauzione
-il virus persiste per tutta la vita nell’organismo infetto nelle cellule del sangue per passare nei
vari fluidi organici. Pertanto si trovano nel sangue e nei liquidi quali lo sperma, le secrezioni
vaginali e il latte materno. Modalità di trasmissione:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

PARENTERALE : CONTATTO CON SANGUE INFETTO


PARENTERALE INAPPARENTE: siringe, aghi contaminati, per apparecchiatura come
effettuando tatuaggi, strumenti taglienti come forbici, rasoi, lamette, piercing
VERTICALE: trasmissione madre figlio attraverso: la placenta durante la gravidanza, durante
il parto e con l’allattamento (probabilità d’infezione del 20%)
SESSUALE: contagio tra omo e etero sessuale tramite

COME NON SI TRASMETTE L’HIV: baci anche profondi, pelle integra e morsi e graffi, animali,
piatti e bicchieri, zanzare e insetti e servizi igienici

 PREVENZIONE:
infezione hiv evolve fatalmente verso L’AIDS e non è suscettibile di guarigione, è pertanto
necessaria un’azione di prevenzione primaria con una serie di interventi che mirino a
interrompere la trasmissione via sessuale, attraverso il sangue e attraverso la via
PERINATALE (proporre alla donne il test di screening e in caso di positività proporre il parto
cesareo e per evitare la trasmissione con il latte proporre il latte artificiale).
Quindi programmi di educazione sanitaria in ambito scolastico che mirino a promuovere
comportamenti responsabili e cauti.

MALATTIE CONTAGIOSE DELL’INFANZIA E RISVOLTI SOCIOSANITARI

MALATTIE ESANTEMATICHE
VARICELLA, MORBILLO E ROSOLIA

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

VARICELLA

- MALATTIA ESANTEMATICA(malattia infettiva che provoca un’eruzione cutanea


accompagnata da vari sintomi) acuta e contagiosa
 EZIOLOGIA: l’agente eziologico è il virus della varicella-zoster appartenente alla famiglia degli
HERPES VIRUS.
È un virus a DNA
 PATOGENSI: il virus penetra attraverso le vie aeree in cui si moltiplica per diffondersi in tutto
l’organismo.
PERIODO D’INCUBAZIONE 1-15 gg la malattia inizia con febbre e malessere e si accompagna
con la fase EANTEMATICA ovvero eruzione di un caratteristico esantema prorigionoso e
generalizzato. Esso è costituito da maculo-papulosi che diventano rapidamente vescicole che
si coprono di croste dopo 3-4 gg. L’esantema compare sul cuoio capelluto, si diffonde sul volto,
sul tronco e agli arti.
o Negli adulti e adolescenti e immunodepressi il decorso è più grave
o Letalità molto bassa nei bambini più alta negli adulti
o Complicanze della varicella negli adulti sani sono: polmonite, COMPLICANZE
NEUROLOGICHE( encefalite, atassia cerebellare acuta), epatite.. .
o Complicanze nelle donne in gravidanza e nei neonati; La varicella nelle donne in gravidanza è
associata alla trasmissione del virus del feto o al neonato
TRIMESTRE 1 e 2: Aborto spontaneo, sindrome da varicella congenita
TRIMESTRE 3: parto prematuro, varicella severa per la mamma(polmonite)
ALLA NASCITA: varicella neonatale (30%dei casi fatale) , herpes zoster

o Possono presentarsi due quadri clinici:


1.STADIO PRIMARIO OVVERO
MALATTIA
2.Dopo la guarigione il virus PERSISTE NELLO STATO LATENTE e poi AVVIENE LA
RIATTIVAZIONE che causa l’herpes zoster (fuoco di Sant’Antonio) che manifesta la comparsa
di vescicole lungo i nervi e intenso bruciore oltre alla sintomatologia di febbre, disturbi
gastro- intestinali.

 EPIDEMIOLOGIA: virus patogeno soltanto per l’uomo quindi sorgente d’infezione è


costituita da soggetti malati di varicella e malati di zoster
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- Virus altamente contagioso e la trasmissione avviene con goccioline di secrezioni delle prime
vie aeree o per contatto diretto con le vescicole
- In assenza di vaccinazioni è una malattia tipicamente infantile
 PREVENZIONE: Il modo più sicuro è il vaccino. La somministrazione del vaccino
(COSTITUITO DA VIRUS DELLA VARICELLA ZOSTER VIVI E ATTENUATI) va fatta intorno ai 15
mesi di vita contemporaneamente alla vaccinazione trivalente MPR (MORBILLO, PAROTIDE E
ROSOLIA). QUINDI DUE MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE: COMBINATA O SEPARATA.
**esiste anche una somministrazione tetravalente MPR-V
La vaccinazione conferisce 90% di protezione da tutte le varicelle e del 100% dalle forme
moderate e gravi.
In Italia la vaccinazione contro MORBILLO, PAROTITE, ROSOLIA E VARICELLA è obbligatoria
dal 2017 per bambini da 0-16 anni.
 1° DOSE A 15 MESI
 +DOSE DI RECUPERO A 5-6 ANNI per i bambini che non si sono immunizzati
TARGET INTERVENTO VACCINALE: adolescenti suscettibili, donne suscettibili che non
escludono una gravidanza, operatori sanitari
I bambini con malattie esantematiche devono essere:
-allontanati dalla scuola
-riammessi quando non sono più contagianti (fino alla comparsa delle croste)
-a coloro a contatto con i malati consigliata la vaccinazione
-disinfezione ambienti non necessaria in quanto è un virus LABILE e non si trasmettono
attraverso l’ambiente.

Le strategie vaccinali sono fondamentali per l’eradicazione delle malattie esantematiche quali
morbillo, parotide, rosolia e varicella. Sono causate da virus che infettano solo l’uomo e quindi non
esistono veicoli ambientali e serbatoi animali  così se si vaccina tutta la popolazione i rispettivi virus
non hanno piu la possibilità di infettare nessuno, di riprodursi e potrebbero estinguersi come accaduto
per il vaiolo.

In puglia la vaccinazione è attiva e gratuita nei neonati

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

ROSOLIA:
è una malattia esantematica, acuta, contagiosa con breve decorso
 EZIOLOGIA:
- il virus della rosolia è del genere RUBIVIRUS della famiglia TOGAVIRIDAE
-È un virus ad RNA
-È poco resistente all’ambiente e viene rapidamente inattivato con l’uso di disinfettanti chimici
e dagli agenti fisici quali UV, CALORE, ESSICCAMENTO.
-Infetta solo l’uomo quindi l’unico serbatoio è L’uomo e LA SORGENTE è costituita da malati e
dagli affetti in forma asintomatica.

la patogenesi è lo studio dei modi e dei processi fisiopatologici attraverso cui


avvengono le alterazioni dello stato fisiologico che portano allo stabilirsi e allo
svilupparsi di una malattia.
 PATOGENESI
Trasmissione tramite vie aeree, attraverso le prime vie respiratorie: il virus della rosolia si
moltiplica nella mucosa naso-faringea ed in seguito nei linfonodi. Dopo qualche giorno dal
contagio il virus pasa in circolo nel sangue e vi persiste fino alla comparsa dell’esantema.
Dopo un periodo di incubazione ovvero 12-13gg inizia con febbre e ingrossamento dei
linfonodi del collo, dietro le orecchie e sotto la nuca e segue la comparsa dell’esantema.
o Circa il 40% dei casi in soggetti. pediatrici decorrono in malattia asintomatica
o Modesta gravità quando colpisce un organismo adulto infatti i sintomi sono febbricciola,
malessere e infiammazione delle vie aeree.
o SINDROME DA ROSOLIA CONGENITA CRS L’infezione diventa particolarmente più grave se
avviene nella prima fase della gravidanza (3-4 mese di gravidanza) per i danni che può
determinare all’embrione. Quindi quando il virus raggiunge la placenta e si trasmette
all’embrione. L’infezione dell’embrione e del feto determina un rallentamento della
moltiplicazione delle cellule e ritardo e disordine nella formazione del feto  segue aborto o
nascita di un bambino portatore di malformazioni ( sordità, anomalie cardiache, ritardo
mentale, alterazioni ossee, danni al fegato e alla milza, diabete mellito di tipo 1 (intorno al
4°anno di età)

L'epidemiologia è la disciplina biomedica


che studia la distribuzione e la frequenza
delle malattie ed eventi di rilevanza
 EPIDEMIOLOGIA
sanitaria nella popolazione

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- Le sorgenti sono umane. L’incubazione è di 12-13 gg


- Virus eliminato dalla faringe e si trova nelle goccioline espulse con la tosse, starnuti e
con la formazione.
- Trasmissione.
1. per via aerea per contatto diretto o mediante goccioline di secrezioni nasofaringee
per l’infezione post-natale
2. per via transplacentare per la rosolia connatale o congenita.
- Complicanze: sintomatologia lieve e solo in un modesto numero di casi ci sono
complicazioni le più comuni sono AGLI ARTI nei bambini (rara) e nelle donne (70%),
orchite, encefalite(rare).
 PREVENZIONE:
- isolamento privo di efficacia ma l’isolamento domiciliare in caso di bambini nati con
CRS è necessario e va attuato durante il 1 anno di vita del b.no perché elimina il virus
per molti mesi.
- Disinfezione non necessaria per labilità del virus, sufficiente lavaggio biancheria e
stoviglie a contatto con il malato.
 VACCINO:
- Unica pratica preventiva realmente efficace
- Somministrazione sottocutanea del vaccino costituito da virus della rosolia vivi e
attenuati  vaccino trivalente ROSOLIA-MORBILLO-PAROTIDE MPR o con gli stessi
più quello della varicella MPR-V (VACCINO TETRAVALENTE)

Vaccino TRIVALENTE MORBILLO-PAROTIDE-ROSOLIA MPR


Vaccino TETRAVALENTE MORBILLO-PAROTIDE-ROSOLIA E VARICELLA MPR-V

Somministrati intorno ai 15 mesi di vita con una dose


di recupero a 5-6 anni per i bambini che non si sono
immunizzati

- non somministrare alle gravide e raccomandare di non iniziare una gravidanza entro
28 gg dalla vaccinazione
- efficacia superiore al 90%

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

TARGET DELL’INTERVENTO: tutti i nuovi nati, adolescenti suscettibili, tutte le donne


non vaccinate che non risulta abbiano la rosolia vanno vaccinate per evitare una possibile
infezione durante la futura gravidanza, operatori sanitari soprattutto strutture sanitarie e
pediatriche.

Esantema morbilloso:
maculo papulare con tendenza alla
confluenza, esordio al volto e alla testa,
evoluzione cranio-caudale, durata 5-6 gg

MORBILLO:
Malattia esantematica acuta e altamente contagiosa. Si manifesta con tosse, secrezione nasale,
febbre ed eruzione MACULO-PAPULOSA* che compare alcuni giorni dopo l’inizio della
sintomatologia e che evolve in senso CRANIO-CAUDALE (TESTA-TRONCO).
- Trasmissione aerea
- colpisce l’età infantile
- incubazione di 10-14 giorni
- maggioranza dei casi evoluzione rapida e prognosi favorevole però le complicanze non
sono rare e sono anche gravi a carico dell’apparato respiratorio e sistema nervoso
centrale.
 EZIOLOGIA:
- Virus del morbillo appartiene al genere MORBILLIVIRUS della famiglia
PARAMYXOVIRIDAE
- si conosce un unico tipo antigenico
- SIRUS labile, sensibile ai comuni disinfettanti fisici e chimici. Inattivato da radiazioni
UV e visibili.
- uomo serbatoio e sorgente della malattia
- si trasmette per via respiratoria
 PATOGENESI e CENNI CLINICI:
- il virus penetra per via aerea dopo essersi moltiplicato a livello delle mucose e arriva
tramite i linfociti e la via linfatica al torrente circolatorio.
- dopo 5-6 giorni il virus si diffonde ai tessuti periferici
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
- PERIODO di INCUBAIONE 10-12 giorni e la sintomatologia clinica si evolve in 2 fasi:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

fase di invasione: DURA 2-4 GG caratterizzata da febbre alta, tosse, raffreddore, rinite e
congiuntivite  circa 24 ore prima la comparsa dell’esantema compaiono le MACCHIE DI
KOPLIK all’interno della bocca , sono punti bianco-grigiastri circondati da alone rosso
fase esantematica: comparsa esantema maculo-papuloso di colore rosso inizia dalle
regioni retroauricoloari e si diffonde in pochi giorni alla faccia, al collo, al tronco e agli arti.

 COMPLICANZE
Può avere un decorso grave specie in bambini piccoli e malnutriti in questo caso
interessamento vie respiratorie con febbre molto alta e con esito letale.
Complicanze come polmonite (6%), otite media (7%), encefalite (0.1%), morte (0.2%) e
ospedalizzazione (18%).
 PREVENZIONE
La prevenzione consiste nel vaccino che è costituito da VIRUS VIVI ED ATTENUATI dotati
di elevata immunogenicità.  immunità per tutta la vita
2 dosi da somministrarsi a un mese di distanza l’una dall’altra  efficacia 95% dopo la
prima dose e 99% dopo due dosi.

 TARGET VACCINO CONTRO IL MORBILLO: tutti i nuovi nati con somministrazione al


15°mese della prima dose e 5-6 anni dalla seconda dose.
- adolescenti e adulti suscettibili, con due dosi a distanza di un mese l’un l’altra
- soggetti suscettibili esposti con somministrazione entro 24-72 ore dall’esposizione

L’EPATITE VIRALE
 Malattie che interessano le cellule del fegato
 Malattia epatica causata da un gruppo di virus epatotropi
VIRUS EPATITICI
Trasmissione per via oro-fecale Trasmissione parenterale o sessuale
HAV (epatite A) HBV (epatite B)
HEV (epatite E) HCV (epatite C)
HDV (epatite D)

EPATITE VIRALE B

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Malattia infettiva che nella sua fase acuta ha un decorso clinico simile a quello delle altre
forme di epatite virale. Da esse si distingue:
 per l’agente eziologico e dal punto di vista epidemiologico
 per le modalità di trasmissione, di incubazione e per tendenza a cronicizzare
differisce dall’epatite A
 per gli stessi aspetti (a parte l’agente eziologico) è simile all’epatite C
 l’epatite B è un’infiammazione del fegato causato da un virus HBV

 EZIOLOGIA
Il virus dell’epatite B è indicato con l’acronimo HVB (hepatitis b-virus). È un virus a DNA.
L’HBV è uno dei virus più resistenti agli agenti chimici e fisici più dell’HAV, infatti resiste
per 6 mesi a temperatura ambiente ed è inattivato solo dopo un’ora di esposizione alla
temperatura di 90°. Tuttavia è sensibile ai comuni disinfettanti
 PATOGENESI E CENNI CLINICI
- Trasmissione → le particelle virali penetrano nell’organismo per via parenterale, per
via transcutanea, attraverso le mucose, sangue (compresi piercing e tatuaggi – la
pratica di piercing e tatuaggi eseguiti in esercizi non autorizzati e non soggetti al
controllo, può rappresentare un fattore di rischio importante di contrarre queste
malattie), via parenterale inapparente (uso di rasoi, spazzolini da denti e forbici),
contagio sessuale e trasmissione verticale (il virus attraversa la placenta se la madre si
ammala di epatite B nel secondo-terzo trimestre di gravidanza). L’infezione può
avvenire altresì durante il parto. Raggiungono il fegato e si moltiplicano all’interno
delle cellule epatiche. L’infezione resta sintomatica ed è rivelata anche a distanza di
tempo dalla presenza di anticorpi specifici. In minoranza l’infezione acuta si manifesta
con i sintomi tipici del danno epatico quali ittero, nausea, inappetenza e stanchezza.
- Complicanze → cronicizzazione della malattia (5-10 % dei casi) con conseguente stato
di portatore cronico. Tuttavia anche in questi casi si può avere l’evoluzione verso la
cirrosi epatica che nel corso dell’anno diventa un tumore (carcinoma epatocellulare).
Un’altra delle conseguenze è l’insorgenza di forme fulminanti seguita rapidamente
dalla morte
 EPIDEMIOLOGIA
 l’epatite B è diffusa in tutto il mondo.

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 L’HBV infetta solo l’uomo quindi serbatoio e sorgente sono il malato e il portatore e
l’unica fonte del contagio è l’uomo stesso. Il malato è infettante durante il periodo di
incubazione e nella fase acuta della malattia. Il virus si trova nel sangue e nei vari
fluidi corpori (sperma, saliva, secrezione vaginale, latte materno lacrime e sudore) e
non si trova invece nelle feci.
 PREVENZIONE
 I controlli del sangue ed emo-derivanti (plasma sanguigni e monoglobulina) per
escludere l’HBV;
 Uso di aghi e siringhe monouso (le persone più esposte al rischio sono i
tossicodipendenti che usano droghe per vie iniettiva)
 Rispetto delle procedute per la sterilizzazione chimica di tutti gli strumenti utilizzati
in ambito lavorativo (odontoiatria, chirurgia ed estetica).
 Vaccino – Legge 165 del 27.05.1991 che ha introdotto l’obbligatorietà del vaccino per
l’epatite B. Il ciclo delle vaccinazioni prevede 3 somministrazione a 0, 3, e 6 mesi. Nei
nuovi nati, le tre dosi si somministrano negli altri vaccini per l’infanzia al terzo, quinto
ed undicesimo mese. Nei neonati di mamma portatrice (HbsAg+) viene adottato lo
schema di somministrazione 0 – 1 – 2 – 11 mesi

INFLUENZA
È una malattia infettiva, acuta e altamente contagiosa causata da virus influenzali che
infettano le vie aeree (naso, gola, polmoni). Spesso vengono impropriamente etichettate come
influenza diverse infezioni delle prime vie respiratorie sia di natura batterica e virale che
possono presentarsi con sintomi molto simili, infatti nel periodo dell’anno in cui la
circolazione del virus influenzale è massima (in Italia autunno ed inverno), possono
contemporaneamente circolare molti altri virus che produco delle affezioni del tutto
indistinguibili dal punto di vista clinico dell’influenza.
 EZIOLOGIA
-I virus influenzali appartengono alla famiglia ORTHOMYXOVIRIDAE
-costituiti da un filamento interno di RNA - ribonucleoproteina
-sono strutture dal cui rivestimento sporgono delle proiezioni o spine (spikes) costituite
da 2 distinti tipi di glicoproteine – ANTIGENI DI SUPERFICIE:
1) EMOAGGLUTININA (indicata con la lettera H)
2) NEURAMINIDASI (indicata con la lettera N)

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In base alla costituzione dell’antigene interno Ag (RIBONUCLEOPROTEINA) i virus


influenzali si distinguono in 3 tipi :
A B C
 Vanno incontro a  Non si trovano  Associato a casi
periodiche variazioni varianti antigeniche sporadici o eventi
maggiori (SHIFT) ed a maggiori (SHIFT) epidemici minori
più frequenti
ma soggetti a
variazioni minori
variazioni minori
(DRIFT) degli Ag H e
(DRIFT) degli AG N
N  le variazioni
e H.  in
maggiori consistono
conseguenza il virus
nella sostituzione di
almeno uno degli influenzale di tipo B

antigeni di superficie non ha dato luogo a


con uno del tutto PANDEMIE ma solo
diverso tale da non a manifestazioni
reagire affatto con gli EPIDEMCHE.
anticorpi diretti  SEBATOIO: uomo
all’antigene
precedente Ecco che
si originano i sottotipi
: H1N1, H2N2, H3N2
 Ciascuno dei 3
sottotipi ha dato
luogo a epidemie e
pandemie poiché la
popolazione si è
trovato sfornita di
anticorpi verso i
nuovi antigene.
 SERBATOIO: uomo
e animali volatili di
cortile
(POLLI,ANATRE)

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INSTABILITA’ GENETICA
Spostamento antigenico (antigenic shift). È un fenomeno che riguarda solo i virus
influenzali di tipo A e consiste nella comparsa nell'uomo di un nuovo ceppo virale con
una proteina di superficie (HA e/o NA) appartenente a un sottotipo diverso da quelli
comunemente circolanti nell'uomo. Gli shift antigenici sono dovuti o a riassortimenti
tra virus umani e animali (aviari o suini). Quindi la fonte dei nuovi sottotipi sono
sempre virus animali. Poiché la popolazione non ha mai incontrato prima questi
antigeni, in determinate circostanze questi cambiamenti di maggiore entità possono
provocare una infezione improvvisa e invasiva in tutti i gruppi di età, su scala
mondiale, che prende il nome di "pandemia".
IPOTESI DEL RIASSORTIMENTO GENETICO DEL VIRUS A DELL’INFLUENZA 
Ipotesi varianti maggiori derivino da processi di ricombinazione tra virus umani e virus animali

INFLUENZA AVIARIA INFLUENZA UMANA


Il virus dell’inf. Aviaria non infetta l’uomo i virus aviari
non trovano recettori
nell’epitelio
respiratorio
dell’uomo

CO-INFEZIONE DEL MAIALE**


**I virus aviari si ricombinano con i virus umani nei suini (animali nel cui epitelio
respiratorio esistono recettori per i virus aviari sia per quelli umani.)

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 PATOGENESI E CENNI CLINICI:


La malattia influenzale compare dopo un breve periodo di incubazione durante il quale i virus
giungono alle prime vie aeree e si replicano. Il processo infiammatorio si estende rapidamente
alla mucosa nasale e faringea fino alla laringe-trachea e bronchi.
L’esordio della malattia avviene con brividi, cefalea, dolori muscolari, febbre alta rapidamente
seguita da sintomi respiratori quali tosse secca, mal di gola, congestione nasale, nausea,
vomito e diarrea.
COMPLICANZE: di solito polmoniti, otiti medie e bronchiti che colpiscono specialmente
bambini e anziani.
 PREVENZIONE E VACCINI:
unica prevenzione possibile è la vaccinazione.
Ci sono disponibili 3 tipi di vaccini:
1) VACCINI A VIRUS INTERI UCCISI; contengono particelle virali complete, ben tollerato
negli adulti, possibili reazioni febbrili nei bambini.
2) VACCINI SLIPT; particelle virali disgregate e purificate.
3) VACCINI A SUB-UNITA’; costituiti dagli antigeni virali di superficie (H, N) purificati e
potenziati.

-Prima vaccinazione nei bambini 2 dosi a distanza di un mese


-Una sola dose nelle vaccinazioni successive

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-La protezione dura 6-9 mesi  vaccino da ripetere ogni anno  preferibilmente nel periodo
autunnale per avere una buona protezione per tutto il periodo di massima circolazione dei
virus influenzali.
-le persone da vaccinare preferibilmente sono soggetti ad alto rischio complicazioni e morte:
anziani +65, cardiopatici, broncopneumopatici, diabetici, donne gravide.

Le epidemie influenzali annuali sono associate a elevata morbosità e mortalità. Il centro


europeo per il controllo delle malattie ECDC studia che in media circa 40.000 persone
muoiono ogni anno a causa dell’influenza nell’UE. Principalmente negli anziani.

IMPORTANTE:
IGIENE RESPIRATORIA  contenimento della diffusione derivante dagli starnuti, colpi di
tosse con la protezione della mano e di un fazzoletto, evitando contatti ravvicinati se ci si
sente influenzati soprattutto  LAVARSI SPESSO LE MANI soprattutto dopo essersi soffiati il
naso o starnutito. Tale pratica riduce il rischio di contagio e diffusione.

-Gesto sottovalutato ma rappresenta l’intervento protettivo di prima scelta per il


controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali
- L’ECDC ha valutato le evidenze sulle misure di prevenzione personali utili per ridurre la
trasmissione del virus dell’influenza ed ha raccomandato le seguenti azioni:
 Lavaggio mani (in assenza di acqua uso di gel alcolici)
 Buona igiene respiratoria coprire bocca e naso quando si stranutisce o in caso di tosse
utilizzando fazzoletti e levarsi sempre le mani.

Infezioni parassitarie
cutanee PEDICULOSI-
SCABBIA
PEDICULOSI:
INFESTAZIONE dell’uomo da parte di pidocchi
-I pidocchi sono parassiti dell’uomo che si nutrono pungendo la parte del corpo colpito (cuoio
capelluto e altre zone del corpo ricoperte da peli) depositando un liquido che causa intenso
prurito.

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-Caratteristica fondamentale dei pidocchi è quella di vivere, quasi esclusivamente, sul corpo
umano, poiché non possono vivere a lungo lontani dall'ospite.
-La pediculosi è un'infestazione molto comune provocata dai pidocchi, piccoli parassiti di
colore bianco-grigiastro che vivono solo sull'uomo e ne succhiano il sangue. Sono di
dimensioni ridotte (da uno a tre millimetri) e depongono le uova attaccandole al fusto dei
capelli o dei peli, sui quali si muovono facilmente grazie agli uncini posti sulle zampe.
-Esistono 3 tipi di pidocchio che sono PARASSITI OBBLIGATI DELL’UOMO:
1) Pidocchio del corpo: Gli unici pidocchi in grado di diventare possibili vettori di
microrganismi patogeni per l'uomo sono i pidocchi del corpo, che presentano problemi
di sanità pubblica nei periodi caratterizzati da calamità naturali o da guerre, in cui sono
frequenti situazioni di confusione e di disagio sociale.
2) Pidocchio del pube: via di trasmissione sessuale, può interessare anche peli ascelle,
sopracciglia
3) Pidocchio del capo: insetto di 1-4 mmdi lunghezza, femmina più grande del maschio,
infesta il cuoio capelluto, pediculosi più frequente, epidemia nella collettività. Vive sul
cuoio capelluto e depone le uova sulla radice del capello
CARATTERISTICHE DEL PIDOCCHIO:
-sono insetti
-assenza di ali – non volano- si trasmettono per contatto
-hanno apparato boccale adatto a perforare la cute
-6 zampe forniti di uncini che permettono di attaccarsi fortemente a capelli e peli
-sono di colore bruno o bianco grigiastro
-si nutrono di sangue umano che prelevano dal derma con gli STILETTI
-quando il parassita preleva il sangue , la saliva riversata dall’insetto nella ferita è
ANTIGENICA  si ha quindi una REAZIONE INFIAMMATORIA che provoca PRURITO
-vita media di un parassita 40-50gg
-la femmina depone circa 400 uova ovvero circa 7-8 al giorno che maturano e si sciudono
in 7 giorni alla temperatura ottimale di 32° C.
-le uova (LENDINI) sono strettamente legate al capello grazie ad un materiale che la
femmina secerna attraverso un sistema ghiandolare specifico
-al di fuori del proprio ambiente ovvero la testa umana il pidocchio sopravvive solo 1-2
giorni perché non è in grado di nutrirsi, le uova sono più resistenti e possono sopravvivere
nell’ambiente fino a 10 gg.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

-le lendini sono ben visibili perché bianche  differenza forfora che viene via
-dalle uova dopo 7-10 gg nasce il giovane parassita (NINFA OVVERO LA FORMA
IMMATURA DEL PIDOCCHIO) che inizia a nutrirsi del sangue dell’ospite e matura in una
settimana diventando in grado di deporre nuove uova.
 MODALITA’ DI TRASMISSIONE:
Contrariamente a quanto si tende a credere, i pidocchi "non saltano" da una testa all'altra.
Il contagio avviene fra persona e persona, sia per contatto diretto, che attraverso lo
scambio di effetti personali quali: pettini, spazzole, fermagli, sciarpe, cappelli,
asciugamani, cuscini, biancheria da letto ecc.
-trasmissione diretta; testa-testa; I PIDOCCHI NON SALTANO DA UNA TESTA
ALL’ALTRA
-Trasmissione indiretta, con lo scambio di spazzole, pettini, capelli, sciarpe e per contatto
(sempre trasmissione indiretta) biancheria del letto

-la pediculosi crea tanto disagio perché c’è poca informazione ed è difficile gestire il
problema: sbagliando si ritiene che i pidocchi circolino solo tra le persone con scarsa
igiene personale e spesso i genitori si vergognano ad ammettere che i propri figli sono
infestati dai pidocchi. “L’infestazione da pidocchi (pediculosi del capo) è un evento
piuttosto frequente, soprattutto fra coloro che frequentano scuole e comunità. La
pediculosi non è segno di cattiva igiene e colpisce persone di qualsiasi strato sociale.
Quando si presenta, deve essere affrontato con tempestività, per evitare che
l’infestazione si trasmetta ad altre persone.”
Nel caso in cui i docenti o i collaboratori scolastici rilevino negli alunni segni sospetti
di pediculosi o nel caso in cui siano gli stessi genitori a segnalare il caso, dovranno
avvisare il Dirigente Scolastico perché questi si attivi con le misure previste dalla
normativa vigente.
-stabilisce la sospensione della frequenza scolastica dei soggetti affetti fino all’avvio di
idoneo trattamento disinfestante, certificato dal medico curante. La Circolare del
Ministero della Salute del marzo 1998 cita che se la pediculosi è accertata, il bambino
può tornare scuola il mattino dopo il primo trattamento con il certificato del medico
curante.

PROVVEDIMENTI:
-shampoo specifico in grado di eliminare i pidocchi e distruggere le uova dopo qualche lavaggio
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
-passaggio pettine fitto che li rimuove meccanicamente

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

SINTOMATOLOGIA: Prurito INTENSO al cuoio capelluto, nelle sedi di infestazione in


particolare nuca, tempie e dietro le orecchie. Il prurito può persistere per breve tempo dopo il
trattamento per reazioni di iper-sensibilità alla saliva dei pidocchi.

Non esistono prodotti che prevengono le pediculosi.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

SCABBIA:
 EZIOLOGIA:
-La scabbia è causata dagli acari Sarcoptes scabiei var. hominis (forma
tondeggiante e colore biancastro), un parassita umano obbligato che vive nei cunicoli
scavati nello strato corneo.
 PATOGENESI:
-sono contagianti le femmine gravide, le larve e le uova; i maschi (vivono per circa 45
giorni e non penetrano nella pelle) muoiono poco dopo l’accoppiamento.

-La femmina fecondata resta sulla superficie cutanea sino a quando le uova sono
quasi mature (è questo il periodo durante il quale esse possono contagiare per
contatto altri individui) dopodichè scava nello strato corneo della pelle una galleria
nella quale si annida e prosegue nel suo “scavo” alla velocità di circa 0.2mm al giorno.
Dopo poche ore dallo scavo del cunicolo, la femmina gravida inizia a deporre le uova
(circa 10-25 al gg), per un periodo massimo di due mesi, dopodiché muore.
Nell’arco di 2 settimane le uova si schiudono e danno origine alle larve e scavano a
loro volta altri cunicoli dove proseguono nella loro evoluzione.
 MODALITA’ DI TRASMISSIONE:
DIRETTO-La scabbia viene facilmente trasmessa da persona a persona tramite il
contatto fisico specie quello sessuale;
INDIRETTO-attraverso vestiti, biancheria, asciugamani
-l’acaro può sopravvivere fuori dalla cute per 2-3 gg. Questa premessa è doverosa
per comprendere come il contagio, nella grande maggioranza dei casi, sia
prevalentemente interumano.
INCUBAZIONE: inferiore a 1 mese ma talvolta si estende fino a 2
SEDI DI INFEZIONE:
L’acaro femmina predilige determinate zone della cute
-ascelle
-addome
-genitali
-Ginocchia
-caviglie

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

-gomiti
-polsi
-natiche
-spazi interdigitali
-areole mammarie (donne)
Pianta dei piedi (bambini)

Queste zone possono variare in rapporto all’età e al sesso della persona infestata.

Il fattore di rischio principale è rappresentato dalle condizioni di affollamento (come


nelle scuole, nei centri di accoglienza, nelle caserme, e in alcune strutture private);
manca una correlazione evidente con le scarse condizioni igieniche.
MANIFESTAZIONE CUTANEE:
Il sintomo caratterizzante la scabbia è il prurito: è un prurito generalizzato
caratteristicamente notturno.
La lesione caratteristica della malattia è il: cunicolo scabbioso piccoli rilievi di colore
grigiastro di circa 5-10 mm di lunghezza e 1mm di larghezza
VESCICOLE PERLACEE che si trovano all’estremità dei cunicoli o in modo solitario
ESCORIAZIONI dovute all’intenso grattarsi dell’infestato
NODILI, si trovano sotto le ascelle e a livello dei genitali, sono frequenti soprattutto nei
bambini.
 TERAPIA:
Premessa doverosa: la terapia deve essere prescritta sempre e solamente dal medico.
La terapia attualmente si basa sull’uso di sostanze da applicare sulla cute, con vari protocolli a
seconda del composto chimico, in genere con due applicazioni a distanza di 7-10 giorni l’una
dall’altra.
MISURE DI PROFILASSI PER ESIGENZE DI SANITA' PUBBLICA
Provvedimenti nei confronti del malato:
“Allontanamento da scuola o dal lavoro fino al giorno successivo a quello di inizio del
trattamento.

Per i soggetti ospedalizzati o istituzionalizzati, isolamento da contatto per 24 ore dall’inizio


del trattamento.”

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Provvedimenti nei confronti di conviventi e di contatti:


“ Sorveglianza clinica per la ricerca di altri casi di infestazione; per i familiari e per i soggetti
che abbiano avuto contatti cutanei prolungati con il caso è indicato il trattamento profilattico
simultaneo.
In caso di epidemie è indicato il trattamento profilattico dei contatti.
Lenzuola, coperte e vestiti vanno lavati a macchina con acqua a temperatura maggiore di
60°C; i vestiti non lavabili con acqua calda vanno tenuti da parte per una settimana, per
evitare reinfestazioni.”

LE MICOSI
-Micosi è un termine generico con il quale ci si riferisce a diverse patologie infettive,
provocate da funghi microscopici (miceti), che possono colpire l’uomo, gli animali e anche le
piante.
Esistono diversi criteri di classificazione delle micosi; uno di quelli più utilizzati le distingue
facendo riferimento alle sedi che sono interessate dal processo infettivo; si parla pertanto di:

MICOSI MUCO-CUTANEE
Le micosi muco-cutanee interessano cute, mucose e annessi cutanei (PELI, CAPELLI, UNGHIE).
PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO:
terapie prolungate, squilibri ormonali, diabete, alimentazione, stress, igiene personale,
indumenti intimi, stile di vita, cosmetici, area geografica, fattori climatici.
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

LIEVITI
IL GENERE CANDIDA
La Candida è un genere di lieviti, la cui specie più importante è Candida albicans che causa
infezioni fungine nell'uomo e negli animali, definite candidosi.
La maggior parte delle infezioni da Candida interessa la cute e le mucose.

 EZIOLOGIA
La Candida rappresenta un gruppo di circa 150 specie di lieviti. La C. albicans è responsabile
di circa il 70-80% di tutte le infezioni da candida.

LA CANDIDOSI (MONILIASI) è l'infezione cutanea causata da Candida sp, e più


comunemente da Candida albicans. Può essere un commensale innocuo in carica bassissima.
negli animali, nell’ambiente e nell’uomo (Questi organismi di solito fanno parte della flora
microbica normale dell'intestino e della cute ma causano malattia quando questa flora
normale e' alterata e quando sono compromesse le difese immunitarie). L’infezione infatti si
manifesta quando ci sono alterazioni  - a carico del sistema immunitario

Le varie specie di candida in particolare la candida sp possono determinare numero


manifestazioni patologiche.
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

I PRINCIPALI FATTORI DI RISCHIO SONO: età – disordini ormonali- terapie anti-batteriche


prolungate – compromissione del sistema immunitario
DIFESE ASPECIFICHE: barriera cutanea integra
CANDODOSI: dermatite, spazi interdigitali, inguine

MICOSI SUPERFICIALE:

La Malassezia furfur è un lievito normalmente presente sulla superficie cutanea della


maggior parte della popolazione sana. Tuttavia, in alcune occasioni, questo microrganismo si
comporta da patogeno opportunista, quindi può dare origine a infezioni localizzate e/o
sistemiche.
La Malassezia furfur riesce a proliferare sulla superficie cutanea grazie a una particolarità:
questi lieviti si nutrono degli acidi grassi presenti nel sebo e di quelli derivanti dalla
decomposizione delle cellule della cute; per questo, sono considerati dei veri e propri
“commensali”.
La Malassezia furfur è un fungo noto principalmente per il suo ruolo patogenetico nella
pitiriasi versicolor. Quest'infezione cutanea superficiale si manifesta con la comparsa di
macchie irregolari piane e discromiche (ipo- o iperpigmentate, con un colore che varia dal
bianco al marrone poiché il lievito interferisce con la produzione di melanina.); le sedi
prevalentemente coinvolte sono collo, tronco, addome, spalle, braccia e viso.
 FATTORI FAVOREVOLI ALLA PROLIFERAZIONE
Il lievito trova la migliore situazione per il proprio sviluppo in un ambiente ad alto contenuto
di grassi (in quanto lipofilo e lipido-dipendente), soprattutto nel periodo estivo, quando le
temperature più alte ed elevati tassi di umidità favoriscono la sudorazione e l'incremento
delle secrezioni sebacee.

TIGNE E DERMATOFITI

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Tigna è un termine generico riferito ad alcune micosi cutanee, infezioni fungine che
normalmente interessano gli strati più superficiali della cute. Molto comuni alle nostre
latitudini, le tigne sono altrimenti dette dermatofizie, in quanto causate da funghi filamentosi
della pelle che si riproducono mediante spore (dermatofiti ovvero funghi filamentosi(muffe)
in grado di parassitare esclusivamente strutture morte, ricche di materiale cheratinico (strato
corneo, peli, unghie)).
TRASMISSIONE: La tigna è molto contagiosa. Si trasmette all’uomo per contatto con persone
malate, cellule di pelle morta, peli o capelli infetti, attraverso il contatto con oggetti o superfici
che una persona infetta o l’animale ha di recente toccato o strofinato (es. vestiti, asciugamani,
lenzuola, biancheria, pettini e spazzole). Altre volte il contagio può avvenire con l’uso in
comune di docce o spogliatoi delle palestre (come nel caso della tigna del piede). Non vanno
dimenticate le infezioni da animali, contratte dall’uomo direttamente con il contatto con
bestie infette.

Questi miceti filamentosi si nutrono della cheratina presente nello strato corneo

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
dell'epidermide e negli annessi cutanei, provocando delle caratteristiche lesioni ad anello, a

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

bordi netti e ad evoluzione centrifuga; inizialmente le macule si presentano come una sorta di
"brufolo", che più o meno velocemente si allarga in maniera centrifuga, lasciando
progressivamente intatta la cute al centro. Tale lesione viene descritta con il termine latino
"tinea", seguito dalla specificazione della sede colpita.
Così, ad esempio alcuni di questi dermatofiti possono infettare il cuoio capelluto (tigna del
capo o tinea capitis  L'infezione del pelo è preceduta dall'invasione dello strato corneo
dell'epidermide circostante il follicolo pilifero da parte del fungo. Dall'epidermide i
dermatofiti si spingono all'interno del follicolo e attaccano il pelo), altri il viso (tigna del volto
o tinea faciei e tigna della barba), il tronco (tinea corporis), le mani (tinea manum), i piedi
(tinea pedis detta anche “piede d’atleta”, che è una micosi del piede molto comune soprattutto
nei giovani sportivi), le pieghe inguinali (tinea cruris) e unghie (tinea unguium).

In Italia l’infezione è acquisita tramite CONTATTO con ife o materiale cheratinizzato infetto da
un ospite infetto o da uno sensibile.
Sono sensibili all’infezione persone di tutte le età e di entrambi i sessi anche se TINEA CAPTIS
è più comune in età prepuberale MENTRE TINEA CRURIS e TIENA PEDIS è più diffusa nei
maschi adulti.
o La natura funghina di quest’affezione cutanea va sempre documentata attraverso
dimostrazione e identificazione del micete.

ALIMENTAZIONE
Necessaria per l’accrescimento PSICO-FISICO dell’organismo ma se sbilanciata è anche fattore
di causa per l’insorgenza di malattie:
CAMBIA LA DIFFUSIONE DELLE MALATTIE  CALO MALATTIE INFETTIVE e AUMENTO
MALATTIE CRONICO DEGENERATIVE

ALIMNETARSI significa assumere sostanze nutritive che introdotte nell’organismo si


trasformano in ELEMENTI UTILI ALL’ORGANISMO
Ogni elemento è formato da elementi chimici chiamati PRINCIPI NUTRITIVI che esercitano 3
funzioni:
1) COSTRUTTRICE tramite le proteine che sono costituenti essenziali di tutti i tessuti
(muscoli-ossa e ghiandole)

71
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

2) ENERGETICA i combustibili (sostanze che bruciano nell’organismo combinandosi con


l’ossigeno) assicurano l’energia necessaria allo svolgimento delle varie attività
3) PROTETTIVA, vitamine e Sali minerali svolgono una funzione anti-infiammatoria
IMPATTO IMPORTANTE PER LA SALUTE:
-attività fisica
-lotta al fumo
-lotta all’alcol
-corretta alimentazione

SALUTE ALIMENTAZIONE

FABBISOGNO ALIMENTARE: necessità dell’uomo di assumere giornalmente delle sostanze


alimentari in grado di fornire energia e tutti gli elementi necessari per l’accrescimento
dell’organismo.
Quando IL FABBISOGNO non è rispettato  SQUILIBRIO ALIMENTARE
Cause:

- Dietre dimagranti non controllate


- Integratori alimentari usati in maniera
indiscriminata
- Consumo di cibo in modo veloce e incontrollato
- Fast-food
- Cibi esotici
- Estetica
- Farmaci dimagranti

ALIMENTAZIONE EQUILIBRATA E INTELLIGENTE  stato di salute e benessere


Nei paesi sviluppati la MALNUTRIZIONE è dovuta ai fast-food e alla condizione di BENESSERE

ECCESSO DI SOSTANZE NUTRITIVE CARENZE DI SOSTANZE NUTRITIVE

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 Grassi – proteine  Carenza di sostanze alimentari (700


 Ipercolesterolemia milioni nei paesi in via di sviluppo)
 SOVRAPPESO  Stato di malessere generale
 OBESITA’  Edemi diffusi
Se l’alimentazione è eccessiva si alzano al l’alimentazione è scarsa le difese si
punto tale da perdere il controllo e abbassano favorendo le infezioni
reagire contro le strutture del nostro
corpo (malattie autoimmunitarie).

correlazione tra la funzionalità del metabolismo e quelle del sistema immunitario

METABOLISMO: ritmo con il quale l’organismo consuma energia producendo calore (la
velocità varia da persona e persona).

L'INDICE DI MASSA CORPOREA (ABBREVIATO IMC O BMI, DALL'INGLESE BODY MASS


INDEX) è un dato biometrico, espresso come rapporto tra peso e quadrato dell'altezza di un
individuo ed è utilizzato come un indicatore dello stato di peso forma.

L'IMC è stato studiato per valutare i rischi correlati al sovrappeso e all'obesità in soggetti
adulti (18-65 all’indice di Massa Corporea (IMC, kg/m2) si calcola:

dividendo il peso, espresso in kg per il quadrato dell'altezza, espressa in metri, come i

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

OBESITA’: eccessivo accumulo di grasso corporeo in relazione alla massa magra,


generalmente causata da: scorretta alimentazione, vita sedentaria ma in alcuni casi è dovuta
ad uno squilibrio ormonale.

o Epidemia globale

CONSEGUENZE E RISCHI: cardiopatia, diabete di tipo 2, cancro intestinale, invalidità precoce,


problemi psicologi

PREVENZIONE:

stile di vita sano, alimentazione corretta, attività fisica adeguata (30 minuti di movimento
camminata, nuoto, bici.. al giorno per 5 volte la settimana), trattamento farmacologico,
trattamento chirurgico (in caso di obesità acuta BMI=35-40)

Sono dannosi uso costante auto, ascensore.

OBESITA’ INFANTILE:

sempre più frequente per abitudine a trascorrere il tempo libero a guardare la tv o


videogiochi, a giochi sedentari per le nuove generazioni, mangiare davanti alla tv, tecnologia
in generale  CATTIVE ABITUDINI che porta ad un eccesso calorico rispetto alla spesa
energetica quotidiana.

PREVENZIONE: sensibilizzare la popolazione e in particolare i giovani sull’importanza di uno


stile di vita sano e attivo, favorire il movimento a tutte le età anche per persone diversamente
abili.

o Lotta alle dipendenze DIVULGANDO informazioni sui corretti stile di vita per
promuovere la salute

Definizione obesità e obesità infantile

Quindi condizione medica caratterizzata dall’accumulo di grasso corporeo in eccesso che può
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
portare ad un effetto negativo sull’aspettativa di vita e quindi problemi di salute.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

EPIDEMIOLOGIA DATI OMS: 43milioni di bambini sotto i 5 anni sono in sovrappeso.

Il tasso annuale della prevalenza dell’obesità infantile è 10 volte più alto di quello degli anni

70. Incremento dell’epidemia per l’adulto e aggrava la sfida sanitaria per le prossime

generazioni.

-sovrappeso e obesità sono responsabili nell’adulto dell’80% diabete tipo 2, 55% ipertensione

arteriosa, 35% cardiopatia ischemica- causano oltre 1 milione di morti e 12 milioni di

persone che trascorrono la propria vita in cattive condizioni di salute.

2 TIPI DI OBESITA’

1) PRIMITIVA 95% legata all’alimentazione e allo stile di vita


Un apporto calorico eccessivo determina dapprima un sovrappeso e poi nella
maggioranza dei casi l’obesità. Anche la familiarità è importante infatti il 25% dei
bambini ha un genitore obeso o in sovrappeso e il 34% ha genitori obesi o in
sovrappeso

2) SECONDARIA 5% legata ad altre condizioni

CIBO SPAZZATURA - JUNK FOOD  Cibo preconfezionato di scarso valore nutritivo e alto
contenuto calorico, di zuccheri e di grassi, come merendine, snack confezionati, dolciumi.

Prima causa di obesità infantile e di colesterolo alto ma anche di effetti nocivi

Abuso di junk food può portare a diversi tipi di patologie:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
malattie cardiovascolari, diabete e obesità

CARATTERISTICHE DI UN ALIMENTO DEFINITO CIBO SPAZZATURA:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- Elevato contenuto di zucchero principalmente saccarosio


- Presenza di farina bianca quindi estremamente raffinata
- Presenza di elevata quantità di grassi e grassi idrogenati (che - per raggiungere
caratteristiche chimico-fisiche utili alle necessità dell'industria alimentare - subiscono
una manipolazione definita idrogenazione.)
- Rapporto tra carboidrati, proteine e grassi squilibrati a favore dei carboidrati e/o dei
grassi
- Presenza di sale in dosi elevate, di coloranti e additivi chimici
- A volte al posto dello zucchero è utilizzato dolcificante cancerogeno
- Prodotti con assenza di proteine, vitamine o fibre. L’unico apporto elevato è quello
calorico ecco perché vengono anche definiti empty calories cioè calorie vuote.

Queste caratteristiche fanno si che l’apporto calorico anche di piccole dosi sia comunque
elevato.

Super Size Me  è un film documentario del 2004 diretto ed interpretato da Morgan


Spurlock. Il film è stato candidato nel 2005 per l'Oscar al miglior documentario.

Spurlock inizia il mese con una colazione in un McDonald's effettuando al tempo stesso quasi
tutti i suoi spostamenti in taxi, per diminuire i passi effettuati al giorno ai circa 2500 di un
americano medio. Le abitudini alimentari di Spurlock durante l'esperimento sono che deve
mangiare tre pasti Mc Donald's al giorno. A 33 anni era in salute e perfetta forma fisica prima
dell’esperimento era 188 cm e pesano 84 kg. Dopo 30 gg ha preso 11 kg con incremento della
massa corporea del 13%. Ha portato depressione, cambi di umore  dipendenza e forte
stanchezza.

CONSEGUENZE OBESITA’ INFANTILE:

PRECOCI: apparato respiratorio(asma) – apparato articolare (piedi piatti) –apparato


digerentr (stipsi, reflusso gastro-esofageo), apparato endocrino (pubertà precoce), apparato
psichico (bassa autostima, insicurezza).

TARDIVE: apparato respiratorio (OSAS), apparato muscolo scheletrico (osteoporosi, gotta,


lombalgia), apparato gastroenterico, apparato cardio-circolatorio (ipertensione arteriosa),
apparato endocrino (diabete, sindrome metabolica).

LE SOLUZIONE DA ADOTTARE PER L’OBESITA’ INFATILE

1°REGOLA-PREVENIRE: abituare il bambino a 3 pasti regolari e 2 spuntini – non insistere


quando il bambino è sazio – abituare il bambino a giochi all’aperto e attività fisica – rispettare
i ritmi sogno-veglia

2°REGOLA-INTERVENIRE: svuotare cucina e frigo da cibi tentatori – evitare che il bambino


mangi troppo in fretta – evitare di guardare la tv durante i pasti – preferire i cibi fatti in casa ai
prodotti confezionati

LE TERAPIE PER L’OBESITA’ INFATILE:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

bambini sotto 7 anni: se non hanno altri problemi l’obiettivo può essere il mantenimento del
peso piuttosto che la perdita

bambini di 7 anni o più: la perdita del peso è consigliata o per i bambini più piccoli con
problemi di salute – dieta ipocalorica ed esercizio fisico

FARMACI  Xenical FARMACO consigliato per gli adolescenti dai 12 anni in su che impedisce
l’assorbimento dei grassi nell’intestino

CHIRURGIA  se il peso del bambino rappresenta una minaccia per la salute di quanto non
facciano i potenziali rischi della chirurgia

ATTIVITA’ FISICA

Chi ? tutti e non significa fare sport ma movimento in generale

QUANTITA’ se si fa sport 2-3 volte la settimana , se non si fa sport una passeggiata e un po’
di movimento tutti i giorni

QUANDO?  in estate movimento tardo pomeriggio o mattina presto - in inverno tarda


mattina, primo pomeriggio, ore più calde e coprirsi non eccessivamente

PERCHE’?  fa bene al corpo, previene malattie al cuore, tumori, obesità e migliora la


circolazione del sangue e fa bene ALLA MENTE perché ci si sente felici e spensierati

Camminare  1 ora – 4 km – 90 kcal Correre  1 ora – 8,5 km – 480 kcal Danza  1 ora –
600 kcal Sci  1 ora – 600 kcal

IGIENE DEGLI ALIMENTI

ALIMENTO: qualsiasi sostanza o miscela di sostanze prodotta destinata al consumo dell’uomo


comprese le bevande e l’acqua

Il veicolo alimentare (assieme a quello idrico)  uno dei principali per la diffusione delle
malattie infettive e delle tossinfezioni alimentari.

DIFFERENZA TRA INFEZIONI VEICOLATE DA ALIMENTI e TOSSINFEZIONI ALIMENTARI

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

TOSSINFEZIONI ALIMENTARI

Sono ben distinte dalle infezioni veicolate dagli alimenti infatti hanno la SPECIFICITA’
EPIDEMIOLOGICA di essere causate solo da particolari batteri e di essere veicolate solo da
particolari alimenti al cui interno è avvenuta un’intensa moltiplicazione batterica.

MODALITA’ DI AZIONE DELLE SPECIE BATTERICHE RESPONSABILI DI TOSSINFEZIONI:

1) Per alcuni microorganismi (clostridium Botulinum e stafilococchi enterotossici) la


moltiplicazione nell’alimento è necessaria per produrre sufficienti quantità di tossine
che sono le responsabili della sintomatologia
2) Per altri come clostridium perfringens l’azione patogena è attuabile con l’azione delle
tossine e dei batteri viventi che continuano la moltiplicazione nell’intestino
3) Nel caso delle salmonelle di origine animale non vi è intervento delle tossine
performate negli alimenti ma il danno è prodotto dalla diretta aggressione dei batteri
alla mucosa intestinale.

CARATTERISTICHE COMUNI DELLE TOSSINFEZIONI ALIMETARI

 malattie trasmesse da alimenti contaminati


 l’alimento funge da terreno di coltura per i batteri che provano la patologia
direttamente o, più spesso, attraverso la produzione di una tossina
 ne sono un esempio: botulismo, le salmonellosi, le gastroenteriti da stafilococco ecc.
 assenza di marcate alterazioni dei caratteri organolettici (di sostanza che può essere
percepita dai sensi, come l'odore, il sapore, il colore, la consistenza dell’alimento
 colonizzazione massiva dell’agente patogeno nell’alimento prima dell’ingestione cioè
devono essere raggiunte con abbondante moltiplicazione prima dell’ingestione elevate
cariche batteriche

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 periodo di incubazione brevi da poche ore a 1-2 gg


 sintomatologia prevalente a carico del’ apparato gastroenterico ECCETTO IL
BOTULISMO in cui è NEUOROLOGICA
 insorgono bruscamente e si manifestano spesso in forma EPIDEMICA fra coloro che
hanno consumato l’alimento contaminato- possibilità di diversi casi di origine comune
(episodio epidemico)
 NON HANNO ALTRE MODALITA’ DI TRASMISSIONE TRANNE L’ALIMENTO tranne LE
SALMONELLE che possono essere trasmesse per contagio diretto ai bambini

AGENTI RESPONSABILI

 SALMONELLE Minori
 Staphylococcus Aureus Produttore Di Enterotossine
 Clostridium Botulinum
 Clostridium Perfringens
 Vibio Parahaemoliticus
 Bacillus Cereus

TOSSINFEZIONE DA SALMONELLE

SALMONELLOSI MINORI

 La salmonella è presente in natura con più di 2000 varianti (i cosiddetti sierotipi) ma i


ceppi più frequentemente diffusi nell’uomo e nelle specie animali, in particolare in
quelle allevate per la catena alimentare, sono S. ENTERITIDIS e S. TYPHIMURIUM.
 Le infezioni provocate da salmonella si distinguono in forme tifoidee (S. typhi e S.
paratyphi, responsabili della febbre tifoide e delle febbri enteriche in genere), in cui
l’uomo rappresenta l’unico serbatoio del microrganismo, e forme non tifoidee,
causate dalle cosiddette salmonelle minori (come S. typhimurium e la S. enteritidis),
responsabili di forme cliniche a prevalente manifestazione gastroenterica.
 salmonelle minori rappresentano le forme di gastroenterite più frequenti INFATTI I
BATTERI INVADONO LA MUCOSA DELL’INTESTINO E VI SI RIPORDUCONO
DETERMINANDO UNA SINTOMATOLOGIA IPER-ACUTA (dolori addominali, vomito,
diarrea)
 gli ANIMALI d’allevamento costituiscono il SERBATOIO quindi POLLAME, CARNI
SUINE E BOVINE, OVINE, UOVA

CENNI CLINICI:

- incubazione 12-36h
- febbre, diarrea, vomito, cefalea, dolori addominali
- decorso anche grave per bambini e anziani – possibili setticemie
- L’infezione si trasmette per via oro-fecale (L’AGENTE SI TROVA NELLE FECI DEL
SERBATOIO E DELLA SORGENTE quindi si prende con alimenti non lavati bene o crudi
come uova crude contaminate oppure il bambino toccandosi le parti intime senza
lavarsi le mani contamina gli oggetti che altri toccheranno e porteranno alla bocca

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
favorendo

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

l’ingresso del patogeno o possono essere infettati perché lavati don acqua
contaminata), attraverso l’ingestione di cibi o bevande contaminate o per contatto,
attraverso la manipolazione di oggetti o piccoli animali in cui siano presenti le
salmonelle. quindi possibile trasmissione interumana soprattutto nei bambini
- I principali veicoli di trasmissione della salmonella sono rappresentati da:
 alimenti
 acqua contaminata
 piccoli animali domestici. bini.

PREVENZIONE DELLA SALMONNELOSI:

 gli alimenti venduti crudi possono essere già contaminati


 la prevenzione deve essere attuata soprattutto dal consumatore
 importante CUOCERE A FONDO GLI ALIMENTI
 CONSUMARE GLI ALIMENTI DOPO LA COTTURA O CONSERVARLI A >60° OPPURE A
<10°
 CONSERVARE L’ALIMENTO CRUDO A BASSE TEMPERATURE

TOSSINFEZIONE DA STAFILOCOCCHI ENTEROTOSSICI (staphylococcus aureus)

- Alcuni ceppi di s. enterotossici (spesso presenti su lesioni cutanee nelle secrezioni


nasofaringei) possono produrre ESOTOSSINE dette ENTEROTOSSINE.

Sono molto resistenti agli agenti fisici e


chimici, resistenti all’ebollizione (esotossine
termostabili) sicché restano attive anche dopo
la cottura dell’alimento in cui sono state
prodotte.

- Alimenti responsabili che permettono la produzione di tossine: Creme, maionese,


formaggi freschi, carni consumate fredde, tramezzini, dolci e gelati alla crema 
intossicazione che si presenta maggiormente nei mesi estivi.
- Il responsabile è l’uomo infatti questi batteri possono contaminare facilmente questi
alimenti con partenza dalle mucose nasali dell’uomo e dalle lesioni cutanee dello
stesso. Il batterio si trasmette spesso anche alle mani per starnuti, tosse, fazzoletti o
per passaggio mani-narici. Ecco che gli alimenti prima citati possono venire
contaminati dal batterio, ESSI RAPPRESENTANO UN OTTIMO TERRENO DI COLTURA
PER QUESTI BATTERI e se la temperatura è favorevole ( >25° circa) si riproducono
velocemente.

CENNI CLINICI:
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

- La tossina al momento dell’ingestione (non serve a niente la cottura successiva poiché


l’esotossina è termostabile) viene rapidamente assorbita nello stomaco e raggiunge il
cervello dove agisce al centro del vomito.

Ecco perché tale intossicazione ha un periodo di


incubazione molto breve (2-4 ore)

- Insorge bruscamente con nausea, aumentata salivazioni, vomito ripetuto, dolori


addominali, diarrea.
- DECORSO: Si risolve spontaneamente in 2-3 giorni

PREVENZIONE:

-come gli altri agenti di tossinfezioni questi stafilococchi enterotossici non alterano i caratteri
organolettici degli alimenti quindi la prevenzione deve partire dal produttore

-è opportuno allontanare dal contatto con gli alimenti coloro che sono affetti da lesioni ed
escoriazioni delle mani

-importante educare il personale addetto alla produzione e preparazione di alimenti ad


INDOSSARE I GUANTI e a mantenere ininterrotta la catena del freddo.

BOTULISMO

 Intossicazione alimentare che deriva dal nome latino BOULUS che significa salsiccia
perché un tempo era conseguenza del consumo di insaccati contaminati. In realtà sono
contaminati gli alimenti come conserve vegetali, tonno e insaccati purché conservati
sottovuoto o in scatole metalliche o barattoli di vetro con chiusura ermetica.
 Intossicazione alimentare causata dal bacillo BOTULINICO clostridium botulinum che
produce una potente ESOTOSSINA che elabora e libera negli alimenti che contagia
 EZIOLOGIA:
 Bacillo gram-positivo, sporigeno e anaerobio
 Produce esotossina ( si è a conoscenza di 7 tipi ma solo quelle A, B e E intossicano
l’uomo).
 Le spore si trovano nel terreno e nelle acque dove il bacillo si riproduce nel materiale
organico in decomposizione
 Alimenti frequentemente contaminati all’origine o durante la loro preparazione
 Affinché le spore passino alla fase germinativa e quindi il batterio torni alla sua fase
vegetativa e produca le esotossine è necessario avere condizioni favorevoli : tali
condizioni sono quelle di anaerobiosi quindi assenza di ossigeno, di Ph alcalino,
disponibilità di acqua libera  condizioni di insaccati e prodotti in scatola soprattutto
sott’olio.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Al contrario in condizioni di AEROBIOSI(PRESENZA DI OSSIGENO), valori di Ph acidi


(presenza di aceto ad esempio), indisponibilità di acqua libera le condizioni sono
insufficienti alla germinazione delle spore.
 La tossina è TERMOLABILE
 È presente negli alimenti e viene assorbita a livello INTESTINALE agendo sul
SISTEMA NERVOSO a livello della sinapsi e sulle PLACCHE NEUROMUSCOLARI
 Incubazione 12-36 ore
 Primi sintomi consistono in vertigini, disturbi gastroenterici  ben presto SINTOMI
OCULARI come DIPLOPIA (visione doppia), midriasi (dilatazione pupille), E PTOSI
PALPEBRALE (caduta delle palpebre).  SINTOMI PARALITICI con difficoltà a
deglutire e parlare (DISFAGIA, AFONIA), interessando un numero sempre maggiore
di gruppi muscolari.

La morte può sopravvenire dopo 3-10 gg per PARALISI RESPIRATORIA O CARDIACA.

 TRATTAMENTO:
Il trattamento è con un SIERO ANTITOSSICO POLIVALENTE, da usare in dosi elevate
- Più è efficace quanto prima è effettuato in quanto è improbabile che la tossina già
fissata ai recettori nervosi possa essere neutralizzata

 PREVENZIONE:

-preservando gli alimenti da possibili contaminazioni e applicando le tecniche e i mezzi di


conservazione (temperatura, ph, concentrazione salina) idonei a distruggere le spore o
impedire la produzione di tossine

-modificazione ORGANOLETTICA dei caratteri degli alimenti conservati e produzione di


gas quindi eliminare le conserve alterate o con tappi rigonfiati

-cottura rappresenta un buon mezzo di BONIFICA poiché l’esotossina è TERMOLABILE ed


è distrutta dopo 15 minuti di ebollizione 70-80°c

INFEZIONI VEICOLATE DA ALIMENTI

-Causate da vari agenti microbici: virus, batteri, protozoi

-L’alimento funge SOLO DA VEICOLO e l’elemento patogeno non necessariamente si moltiplica


al suo interno prima della sua ingestione

 possono trasmettersi anche con altre modalità (per contagio diretto o indiretto tramite
diversi veicoli) infatti gli alimenti rappresentano dei veicoli particolarmente efficienti ma non
indispensabili

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 QUINDI LA DIFFERENZA CON LA TOSSIINFEZIONE è CHE L’ALIMENTO è IL VEICOLO,


IL
TRASPORTATORE DEL PATOGENO e può produrre la malattia solo dopo che è entrato nel
microrganismo e si è moltiplicato

-Le infezioni veicolate da alimenti sono trasmesse da acqua o alimenti contaminati

Esempi sono l’epatite A, il colera, la febbre tifoidea, la dissenteria bacillare.

FEBBRE TIFOIDE o TIFO ADDOMINALE

- Malattia infettiva, acuta e altamente contagiosa


- Malattia esclusiva dell’uomo
 EZIOLOGIA:
AGENTE EZIOLOGICO:
- salmonella typhi, presenta tutte le caratteristiche dei bacilli appartenenti al genere
salmonella.
- Si differenzia da questi per le seguenti proprietà biochimiche e perché possiede oltre
all’antigene somatico O, a quello ciliare H anche un terzo ANTIGENE: ANTIGENE Vi di
superficie
 PATOGENESI:
- attraverso consumo di acqua o alimenti penetra per via ORALE

raggiunge l’intestino dove va incontro alla prima moltiplicazione (MOLTIPOLICAZIONE


PRIMARIA)  da qui i batteri passano in circolo nel sangue diffondendosi nell’organismo e
localizzandosi in particolare nei linfonodi, milza, fegato , midollo osseo e polmoni.  DAL
FEGATO con la BILE ritornano all’intestino e avviene L’INVASIONE SECONDARIA
dell’intestino  INIZIO PROCESSO INFIAMMATORIO CHE PUO’ PORTARE ALLA
PERFORAZIONE DELL’INTESTINO E CONSEGUENTE PERITONITE.

-PERIODO INCUBAZIONE: 1-3 SETTIMANE


-PERIODO DI INVAZIONE: inizio sintomatologia con classici sintomi febbre tifoide
(1settimana)
- PERIODO DI STATO: localizzazione secondaria nell’intestino (2settimane)
- PERIODO DI DEFERVESCENZA: riparazione dalle ulcere intestinali. discesa della
febbre(7settimana)
 In epoca pre-antibiotica la malattia si svolgeva in 4 fasi ciascuno della durata di
7giorni (settenari) ma attualmente con il trattamento antibiotico il ciclo evolutivo
della febbre è più breve. La letalità è scesa rispetto al passato.
 EPIDEMIOLOGIA:

-malattia endemica in tutto il mondo e in particolare nei paesi a clima temperato e caldo

-decessi concentrati in africa, asia e sud america

-L’Italia continua a far registrare il più alto tasso di mortalità nell’ambito europeo
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 IL CONTAGIO AVVIENE:

-VIA INTERUMANA attraverso le mani contaminate ovvero INDIRETTO soprattutto con


alimenti e gli acqua

Veicolo più temibile di trasmissione perché la sua contaminazione provoca abitualmente


episodi EPIDEMICI

Gli alimenti più spesso agiscono come veicoli di trasmissione sono i frutti di mare e gli ortaggi
mal lavati.

Nelle regioni meridionali è ancora imputabile al consumo dell’alimento crudo per lo


smaltimento dei liquami di fogna

Malattia PATOGENA PER L’UOMO – i malati e i portatori sono l’unica fonte di infezione infatti il
malato espelle i bacilli con le feci nelle fasi avanzate della malattia ma anche con le urine.

I PORTATORI sono CONVALESCENTI E CRONICI

IMPORTANTE E TEMIBILE RISEVA DI INFEZIONE per la quantità di


batteri che espelle per tempi assai lunghi

 PREVENZIONE:
- Isolamento malato in ospedale o a casa  secondo le disposizioni vigenti nel nostro
paese l’isolamento del malato deve durare fino a quando non si ottengono 3
CORPOCOLTURE NEGATIVE, eseguite ad intervalli di almeno 24h l’una dall’altra, la
prima da eseguire quando la terapia antibiotica è stata sospesa da almeno 3 giorni.
- Conviventi tenuti sotto sorveglianza sanitaria per almeno 20 giorni a partire
dall’ultimo contatto con il malato e sottoposti ad esame delle feci per scoprire
eventuali portatori
- Disinfezione della biancheria e stoviglie  sufficiente lavaggio in lavastoviglie e
lavatrice giacché il batterio non resiste alla temperatura di lavaggio.
- Disinfezione stanza di degenza

 VACCINAZIONE:
-Vaccino di massa utile solo nei paesi in via di sviluppo dove il tifo è presente ad alti livelli
-Vaccino individuale consigliato a tutti coloro che da zone indenni si recano in zone dove il
rischio di infezione è elevato facendo comnque presente che devono fare attenzione alle
bevande e agli alimenti.
Attualmente 2 tipi di vaccini:
1- costituito da batteri vivi attenuati  USO ORALE, 3 CAPSULE da ingerire a
giorni alterni 1-3-5 giorno, 70-90% efficacia protettiva e persiste per 2-3 anni
2- Vaccino antigene polisaccaridico Vi purificato, somministrato per via
intramuscolare in unica dose. Efficacia protettiva 60-90% e persiste per almeno
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
3 anni.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

EPATITE A

- L’epatite A è una malattia infettiva acuta, causata da un virus a RNA, che colpisce il
fegato.
 EZIOLOGIA:
l’agente eziologico è un piccolo virus contenente il genoma rna,è incluso nel genere
hepotovirus della famiglia dei picornaviridae.  È UN VIRUS MOLTO RESISTENTE
ALL’AMBIENTE ESTERNO.
 PATOGENESI E CENNI CLINICI:
- Penetra per via orale, raggiunge l’intestino e attraverso la vena porta il fegato dove si
moltiplica attivamente.

- È espulso dall’intestino trovandosi quindi nelle feci con cui viene espulso. Nelle feci è
presente nell’ultimo periodo di incubazione (DURA IN MEDIA DA 15 A 50 GIORNI
QUINDI 30 GIORNI) e raggiunge la massima concentrazione nella fase PREITTERICA,
per diminuire alla comparsa dell’ittero e scomparire entro pochi giorni.

- Infezione decorre asintomatica quando presente compare dopo un periodo di


incubazione con INAPPETENZA, MALESSERE GENERALE, FEBBRE, NAUSEA E VOMITO,
SENZA ITTERO. Nelle forme manifeste con ittero al PERIODO PREITTERICO, dopo
qualche giorno, compare l’ITTERO (PERIODO ITTERICO), cioè la presenza di
colorito giallognolo della pelle, delle sclere (la parte bianca dell’occhio) e delle mucose,
dovuto alla aumentata concentrazione di bilirubina nel sangue a causa della diminuita
funzionalità del fegato. Il periodo itterico coincide con la scomparsa della febbre.
- ITTERO <6 ANNI <10%
6-14 ANNI 40-50%
>14 ANNI 70-80%
 COMPLICANZE : decorso abitualmente verso la guarigione, NO cronicizzazione, negli
adulti conseguenze meno miti come FORME FULMINANTI o EPATITE A DECORSO
PROTRATTO (permangono i segni tipici della epatite acuta per 2-4 mesi).

 EPIDEMIOLOGIA:

- L’infezione generalmente si trasmette per via INDIRETTA per via oro-fecale, attraverso
l’ingestione di cibi o acqua contaminati. TRA ALIMENTI SONO VEICOLI
PARTICOLARMENTE ATTIVI I FRUTTI DI MARE CRUDI (che possono concentrare i
virus se sono allevati in acque contaminate da scarichi fognari).
- L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e il Centro europeo per la lotta
alle malattie (ECDC), studiando l’origine dei focolai epidemici, hanno individuato
molteplici tipologie di alimenti che possono essere veicolo per l’infezione. Tra questi,
quelli più frequentemente coinvolti, sono: pesce e prodotti a base di pesce, crostacei,

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

molluschi e prodotti contenenti molluschi, vegetali, succhi, pomodori secchi, frutti di


bosco, fragole, frutti di bosco misti congelati.
- La fonte di contaminazione più frequente dei vegetali è costituita dall’acqua
contaminata utilizzata per l’irrigazione e/o la fertirrigazione. Attraverso l’acqua i virus
si depositano preferibilmente sulla superficie esterna dei vegetali.
- Frequente è pure la trasmissione DIRETTA interumana attraverso le mani sporche,
favorita dallo stretto contatto con l’infetto. Un soggetto infetto elimina il virus, e di
conseguenza è contagioso, dai 7-10 giorni prima della comparsa della sintomatologia
ad una settimana dopo.
- La malattia spesso decorre in maniera asintomatica, soprattutto quando l’infezione
viene contratta in età infantile.
- La malattia ha generalmente un’evoluzione benigna, anche se con decorso prolungato
(dura dalle 2 alle 10 settimane). Talvolta, soprattutto nei soggetti adulti affetti da
patologie concomitanti, sono state osservate forme con andamento grave e forme
fulminanti per insufficienza epatica.

 PREVENZIONE:

-virus molto resistente all’ambiente esterno

-Attraverso il lavaggio si può ridurre la concentrazione virale ma non eliminarla. Il


lavaggio non è, quindi, sufficiente a proteggere dal contagio del virus.

-Il virus dell’epatite A sopravvive a basse temperature (resiste al congelamento),


mentre è sensibile al calore. Il virus viene inattivato con trattamento a 60° C per 1 ora
circa, bollitura per 5 minuti , con il calore secco (180° C per 1 ora), con trattamento in
autoclave, radiazioni ultraviolette, formalina e cloro.

-il malato deve essere tenuto in isolamento per 7 giorni dalla diagnosi o dalla
scomparsa dell’ittero

-opportuna disinfezione delle feci e degli effetti proveniente dal malato (indumenti e
stoviglie)

-interventi di bonifica ambientale come per il tifo sono importanti e riguardano il


corretto smaltimento dei rifiuti liquidi, controllo e potabilizzazione dell’acqua 
importanti stabulazione (confinamento di animali in spazi controllati costruiti o ricavati
artificialmente) dei mitili (molluschi) ma NON GARANTISCONO l’assenza di HAV

-IMPORTANTE ANCHE EDUCAZIONE SANITARIA NELLA SCUOLA DELL’OBBLICO ,


educarli a lavare le mani ogni volta che usano il gabinetto e prima di ogni pasto
importante che i bagni delle scuole e di ogni struttura aperta al pubblico siano dotati di
RUBINETTI A PEDALE, EROGATORI DI SAPONE LIQUIDO A SPRUZZO E ASCIUGAMENI
A PERDERE.

 VACCINOPROFILASSI:

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 disponibile un vaccino costituito da virus inattivato con FORMALINA


 efficace con risposta immunogena al 100% e ben tollerato
 conferisce una protezione di 10 anni con somministrazione in via intramuscolare di 3
dosi: DAL 5°MESE DI VITA 0-1-6 mesi di distanza per la somministrazione
 somministrazione consigliata a persone che si recano in aree a elevata endemicità.

LA CONTAMINAZIONE DEGLI ALIMENTI PUO’ AVVENIRE

- Al momento della produzione

- Al momento della preparazione

- Dopo la cottura

POSSIBILI CAUSE DI CONTAMINAZIONE:


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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

-alimenti crudi contaminati all’origine

-alimenti contaminati perché non conservati ad una temperatura corretta

Alimenti contaminati dopo la cottura e mal conservati

TEMPERATURA °C EFFETTI SUI MICRORGANISMI


Sterilizzazione +121° Eliminazione di tutti i microrganismi e le spore
Pastorizzazione/cottura +75° Eliminazione patogeni, riduzione non
patogeni, sopravvivenza spore
Cibo tiepido +45° Crescita rapida e pericolo per l’igiene degli
Alimenti a temperatura ambiente +20° alimenti perché i microrganismi che
contaminano un alimento a questa
temperatura si moltiplicano velocemente
diventando responsabili di eventuali malattie
Refrigerazione (alimenti in frigo) +4° Crescita lenta

Congelamento (freezer) -18° Crescita bloccata perché se congelo un


alimento congelo anche i microbi che contiene
e quando avvio lo scongelamento anche questi
si riprendono (microrganismi congelati ma
vivi)

Basse temperature  vivi ma congelati

Alte temperature  distrutti

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

BUONE NORME SONO:

-conservare l’alimento a crudo a basse temperature

-consumare alimenti dopo la cottura o conservarli a T°>60° oppure <10°

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

CONSIDERARE IL FATTORE TEMPO  UN ALIMENTO CONSERVATO A T AMBIENTE IN


POCHE ORE PUO’ RAGGIUNGERE CARICHE BATTERICHE MOLTO ELEVATE

CONSERVAZIONE A FREDDO: il freddo è batteriostatico, ha un’AZIONE CONSERVANTE cioè


rallenta o arresta lo sviluppo dei microrganismi e delle reazioni chimiche interne al prodotto
ma non riduce i batteri.

o IL FREDDO NON ABBATTE LA CARICA BATTERICA MA INIBISCE LA


MOLTIPLICAZIONE
o PER OGNI ALIMENTO ESISTE UN PERIODO MASSIMO DI CONSERVAZIONE DA
RISPETTARE
o IL FRIGO MANTENUTO PULITO PER EVITARE EVENTUALE CONTAMINAZIONE
 REFRIGERAZIONE: 0-10° - Con questo metodo i prodotti sono mantenuti a
temperature fra +4 e +6 - i cibi cotti nel ripiano alto - carne, pesce e formaggi ripiano
intermedio – le verdure nel ripiano più basso
 CONGELAMENTO: -15° RIDUCE LE SOSTANZE NUTRITIVE
 SURGELAZIONE: -18° MANTIENE LE PROPRIETA’

NUTRITIVE SCONGELAMENTO :

-le carni vanno scongelate lentamente, in modo che l’acqua tornata allo stato liquido venga
gradualmente assorbita dai tessuti

-non scongelare le verdure ma cuocerle subito per evitare la perdita di liquidi ricchi di
sostanze nutritive

LATTE:

 alimento completo che contiene in rapporti ottimali tutti i principali elementi nutritivi
indispensabili all’organismo umano e l’accrescimento umano
 composizione ricca di sostanze nutritive e di acqua libera  il latte costituisce un ottimo
terreno di coltura per molti microrganismi saprofiti già presenti al momento della
mongitura e in conseguenza a ciò va rapidamente incontro a alterazioni se tenuto a
temperatura ambiente mentre si prolunga solo di poco se nella cua conservazione è
refrigerato
 alimento indispensabile per l’alimentazione umana, importante nella dieta in un regime
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
dietetico equilibrato va consumato come tale e sotto forma dei suoi derivati.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 Le caratteristiche chimiche e chimico fisiche del latte sono tali da favorire la crescita di una
vasta gamma di microrganismi.
 Dal punto di vista igienico- sanitario il problema maggiore è costituito dalla possibilità che
il latte sia contaminato da microrganismi patogeni
 Il numero di batteri presenti varia in funzione:

 dello stato di salute dell’animale;


 delle condizioni di igiene ambientale;
 delle condizioni igieniche di mungitura.

 VEICOLO DI TRASMISSIONE NELLE MALATTIE INFETTIVE

OBIETTIVO DELL’IGIENE: distribuzione di latte completo, puro e sano privo di modificazioni


chimico-fisiche e alterazioni e microrganismi patogeni.

CONTAMINAZIONE MICROBICA DEL LATTE:

legate all’animale: superficie della mammella, la cute dell’animale, le mani del mungitore e
le attrezzature usate per la mungitura. Le feci possono trasferire nel latte anche
microrganismi patogeni;

legate all’ambiente: il contenuto microbico dell’aria varia entro limiti molto ampi e
dipende dalle condizioni ambientali. Tutte le operazioni che aumentano la quantità di
pulviscolo portano ad un aumento della carica microbica dell’aria;

condizioni di mungitura: la mungitura manuale comporta quasi sempre una maggiore


contaminazione rispetto alla mungitura meccanica; condizioni igieniche (di sanificazione)
delle attrezzature e dei recipienti di raccolta del latte.

Le operazioni di raccolta del latte rappresentano quindi la causa più importante di


contaminazione microbica del latte.

CONTAMINAZIONE MICROBICA DEL LATTE


MALATTIE PRIMARIE MALATTIE SECONDARIE
Turbercolosi Tifo. Paratifo
Brucellosi (febbre maltese) Dissenteria
Salmonellosi Colera
Infezione da streptococchi Gastroenteriti
Infezione da stafilococchi
rabbia

“il latte alimentare destinato al consumo umano diretto deve aver subito in un’impresa che
tratta tale alimento ALMENO un TRATTAMENTO TERMICO ammesso o un TRATTAMENTO DI
EFFETTO EQUIVALENTE AUTORIZZATO (legge n.169 del 1989)”
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

È escluso il latte crudo certificato che può essere fornito solo dal produttore al consumatore.

 TRATTAMENTO TERMICO DEL LATTE

Ha lo scopo di ridurre o eliminare gli agenti patogeni e quelli responsabili di eventuali


alterazioni del latte, garantirne la sicurezza e migliorarne la qualità.

 CLASSIFICAZIONE DEL LATTE IN BASE AL TRATTAMENTO TERMICO – temperatura >40°

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

PASTORIZZAZIONE: trattamento con il quale si ottiene l’uccisione di eventuali


microrganismi patogeni ed una riduzione dei saprofiti. Poiché i microbi residui in
particolare le spore possono moltiplicarsi rapidamente e alterare il latte è necessario
raffreddarlo e mantenuto a temperatura di frigorifero consumandolo entro 6 giorni dalla
data di trattamento indicata sulla confezione.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

LA STERILIZZAZIONE

Trattamento termico idoneo ad assicurare la distruzione di tutti i microrganismi presenti nel


latte o che ne impedisca definitivamente la proliferazione.

 Ha come obiettivo la distruzione totale dei microrganismi in forma vegetativa,


patogeni e non, e delle spore in maniera tale da consentire di ottenere un prodotto
sicuro e che possa conservarsi a lungo.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

UHT metodo che garantisce l’assenza di microrganismi patogeni e saprofiti capaci di


riprodursi in normali condizioni di conservazione a temperatura ambiente. Possono resistere
le spore di batteri particolarmente termoresistenti che, a lungo andare, possono alterare
l’odore e il sapore ecco perché è chiamato A LUNGA CONSERVAZIONE infatti può essere
tenuto a temperatura ambiente e in frigo dopo l’apertura ma è consigliato il consumo entro 90
gg al trattamento. PREFERIBILMENTE ENTRO IL…

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Nel latte pastorizzato dopo qualche giorno a temperatura ambiente di frigo i germi SAPROFITI
si moltiplicano alterando le caratteristiche organolettiche in tempi brevi.

TEMPI DI CONSERVAZIONE

LATTE STERILIZZATO  DA CONSUMARSI DA CONSUMARSI ENTRO IL.. LATTE


PREFERBILMENTE ENTRO IL.. PASTORIZZATO

È la data entro la quale il prodotto conserva Data entro la quale il prodotto deve essere
le qualità organolettiche e nutrizionali. necessariamente consumato o venduto

Oltre a tale data può essere ancora


consumato o venduto sotto responsabilità
del venditore

ACQUA

L’acqua non può essere PURA in natura perché a seconda dei materiali con cui viene a
contatto contiene SOSTANZA DISCIOLTE INORGANICHE E ORGANICHE, PARTICELLE SOLIDE
E MICRORGANISMI DI ORIGINE DIVERSA CON DIVERSO IMPATTO SULLA SALUTE.

ACQUA SUPERIFCIALE  Le acque di superficie sono quelle acque che si raccolgono sulla
superficie della terra: corsi d'acqua, laghi, zone umide, mari e oceani.

ACQUA PROFONDA  Riserve di acqua si trovano anche nel sottosuolo

ACQUA REFLUA  Le acque reflue o di scarico sono tutte quelle acque la cui qualità è stata
pregiudicata dall'azione antropica dopo il loro utilizzo in attività domestiche, industriali e
agricole, diventando quindi inidonee a un loro uso diretto in quanto contaminate da diverse
tipologie di sostanze organiche e inorganiche pericolose per la salute e per l'ambiente. L'acqua
che il suolo riceve sotto forma di pioggia, di neve e grandine in parte va ad alimentare i corsi
d'acqua, i laghi, i mari; in parte viene assorbita dalle radici e in parte evapora.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

La quantità d'acqua non trattenuta filtra nel terreno attraverso sabbia e ghiaia.

Quando l'acqua incontra strati di argilla o di rocce impermeabili si ferma e allora si accumula,
formando depositi chiamati falde acquifere.

ACQUA POTABILE  l’uso dell’acqua che maggiormente espone a pericoli per la salute perché
può far introdurre sostanze tossiche e microrganismi attraverso l’apparato digerente.

 L'acqua rappresenta il mezzo di diffusione di tutte quelle malattie infettive dette a


circuito oro-fecale, cioè malattie dovute all'ingestione di acqua venuta a contatto
con deiezioni di animali a sangue caldo, tra questi l'Uomo. Tra le malattie infettive
conosciute molte sono determinate da organismi parassiti che trovano
nell'intestino la loro preferenziale localizzazione. Tra gli organismi patogeni
trasmessi per via idrica vi sono i batteri, virus e protozoi. VIE DI PENETRAZIONE
SONO l’ingestione, la balneazione tramite cute lesa ecc.

 Le acque adibite al consumo umano sono quelle destinate ad uso POTABILE, per la
preparazione di cibi e bevande o per altri usi domestici. Qualunque sia la fonte
utilizzata per il consumo umano deve essere:

-INNOCUA cioè non contenere sostanze o microrganismi che possano nuocere alla
salute

-SICURA per i normali usi domestici

-GRADEVOLE quindi incolore e senza odori e sapori

AL FINE DI MANTENERE TALI CARATTERISTICHE sono stati scelti parametri:

 Organolettici : LUCENTEZZA (assenza di torbidità cioè diffusione di luce


attraverso il campione), COLORE, SAPORE, ODORE

 chimico-fisici , TEMPERATURA (ideale tra 10-15°), Ph 6.5 – 8.5  indice


indiretto di pericolosità perché le acque troppo acide sono corrosive ,
conducibilità elettrica, residuo fisso

Per la MINERALIZZAZIONE INDICE IMPORTANTE : DUREZZA (QUANTIA’ DI


SALI DI CALCIO E MAGNESIO PRESENTI NELL’ACQUA), ferro, magnesio..

 importanza dell’acqua come veicolo di


microbiologici.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

agenti infettivi a trasmissione oro-


fecale rende indispensabile la
determinazione di parametri atti a
garantirne la sicurezza ESCLUDENDO
LA PRESENZA DI MICRORGANISMI
PATOGENI PER L’UOMO. Sono
utilizzati degli INDICATORI cioè
microrganismi o gruppi di essi capaci
di indicare la contaminazione
microbica.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

PARASSITI: giardia

VIRUS: epatite A, E

DIFETTI DELLA COLONNA VERTEBRALE:

FUNZIONI DELLA COLONNA VERTEBRALE:

 stabilità e sostegno (33 vertebre)

 movimento e deambulazione del corpo legando capo e arti inferiori e superiori

 protezioni organi vitali quali midollo spinale – apparato cardio-respiratorio – apparato


gastrointestinale e riproduttivo con coste e bacino.

Le vertebre sono distinguibili in:

• 7 cervicali
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

• 12 toraciche
• 5 lombari
• 5 sacrali (che sono fuse insieme)
• 5 coccige (fuse insieme).

Ogni vertebra è collegata all’altra attraverso un disco cartilagineo che permette i movimenti di
lateralità della colonna.
Le prime 2 vertebre cervicali (atlante ed epistrofeo) sono di forma particolare poiché hanno un
arco molto sviluppato e un corpo quasi assente, consentendo la lateralità.
La successione degli archi vertebrali viene a creare un canale chiamato “vertebrale” in cui è
contenuto il midollo spinale (osso occipitale).
La colonna vertebrale non è dritta ma presenta 4 curvature.
1. LORDOSI CERVICALE: prima curva che ha una convessità in avanti e corrisponde al
tratto cervicale.
2. CIFOSI DORSALE: corrisponde al tratto dorsale (convessità indietro)
3. LORDOSI LOMBARE: convessità in avanti.
4. CIFOSI SACRALE.

(Tutte le curve “convessità” in avanti sono lordosi, mentre le curve indietro si chiamano
cifosi).

L’asse è importante sulla forma del corpo, se queste curve sono alterate avremo ripercussioni
estetiche e funzionali. Le accentuazioni della curva sul piano anteroposteriore possono dare:

1. IPERCIFOSI: consiste nell'anomala accentuazione della curva toracica, il che conferisce


al dorso un aspetto convesso (gobba);

2. IPERLORDOSI: curvatura in avanti a livello lombare

3. SCOLIOSI: deviazione sul piano frontale. deviazione sul piano frontale. È un difetto
posturale congenito o acquisito a causa di traumi, atrofie muscolari, scorretta posizione.
Esistono due forme.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

La prima e la seconda possono essere dovute ad un paramorfismo (alterazione funzionale


poiché si assume e mantiene una particolare posizione viziata dovuta ad atteggiamenti,
posture sbagliate, non c’è un’alterazione dell’osso vera e propria) o al dismorfismo
(alterazione strutturale della struttura della colonna vertebrale: consiste nella modificazione
della forma della colonna vertebrale). I paramorfismi sono quelli correggibili ma se tale
situazione persiste per molti anni possono diventare dismorfismi.

Le alterazioni sul piano frontale della colonna vertebrale possono essere

•atteggiamento scoliotico (paramorfismo): forma funzionale correggibile;

•scoliosi (disformismo): alterazione strutturale delle vertebre. Il difetto sta nella 1° parte in
cui la colonna è deviata lateralmente; alterazione di crescita del corpo della vertebra che poi si
corregge per non cadere.

Gli aspetti della scoliosi sono spalle abbassate, bacino sbilanciato o rachide curvo.

La scoliosi è un difetto strutturale osseo a carico della colonna vertebrale. Riguarda una
deviazione laterale e rotatoria persistente della colonna vertebrale. Nella scoliosi vera la
flessione in avanti non da correzione ma evidenzia un gibbo. Questa scoliosi non è
correggibile spontaneamente nè da nessuna attività fisica ed è progressiva fino alla fine della
crescita.

Un’altra patologia comune della colonna vertebrale è l’ernia del disco che interessa il disco
intervertebrale. Quest’ultimo è formato da una capsula fibrosa che contiene al suo interno una
parte centrale meno densa. Nell’ernia del disco la lesione della capsula fibrosa determina la
fuoriuscita (ernia) di parte del nucleo polposo.

PREVENZIONE:
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 corretta alimentazione
 educazione motoria e attività fisica
 sorveglianza dell’ambiente scolastico come adeguata altezza dei banchi e uso
degli zaini (distribuzione del peso)
 screening delle scuole
 migliorare gli errori posturali quando i bambini sono seduti

CARIE DENTALI:

 Patologia ad eziologia BATTERICA delle strutture MINERALIZZATE e NON


VASCOLARIZZATE del dente
 La carie è un'infezione dentale a decorso estremamente lento, innescata dall'attacco di
alcuni microorganismi che popolano il cavo orale.
 È un processo progressivamente DISTRUTTIVO a carico dei tessuti del dente,
dovute principalmente a microrganismi CARIOGENI, che infettano e corrodono i
tessuti dei denti.
 Dieta alimentare e cario recettività (La cariorecettività esprime il grado di
predisposizione individuale alla patologia cariosa; in altre parole ci dice quanto un
soggetto è suscettibile a problemi di carie.)

ANATOMIE E FORME DEI DENTI

 Smalto: svolge una funzione protettiva, è brillante e traslucido, contiene minerali di


idrossiapatite
 Dentina: struttura di sostegno comprimibile elastica che assorbe gli sforzi
della masticazione (Lo strato di dentina funge da ammortizzatore e da
sostegno per la corona del dente).
 Polpa: azione nutritiva. È costituita da tessuto connettivo vascolarizzato e

innervato. PATOGENESI

Processo cariogeno

Le carie si distinguono per superficiali, medie e profonde, a seconda ndella distanza dalla
polpa del dente. La caria superficiale interessa lo smalto e le parti più esterne della dentina
e generalmente non provoca dolore. La carie media coinvolge ampiamente la dentina
causando sensibilità alla variazione di temperatura o IN PREWZSENZA DI PARTICOLARI
CIBI (DOLCI ECC). la carie profonda interessa dentina e polpa, cuasa necrosi e perdita del
dente.

 SINTOMI:

Nei primi stadi, la carie è asintomatica. Quando i batteri si spingono in profondità, il processo
carioso dà origine a disturbi come mal di denti, alitosi ed ipersensibilità dentinale.

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 PREVENZIONE
 Informazione
 Corretta igiene della bocca
 Controlli periodi dal dentista
 Alimentazione equilibrata
 Irrobustimento dello smalto

DIFETTO DELLA VISTA

 L’occhio è l’organo di senso che consente di interagire con il mondo esterno.


 Altri animali presentano sistemi sensoriali diversi che producono loro sensazioni
differenti dalla vista.
 L’occhio raccoglie la luce che proviene dall’ambiente, ne regola l’intensità attraverso
un diaframma (iride), la focalizza attraverso un sistema di lenti per formare
un’immagine che poi viene trasformata in una serie di segnali elettrici che attraverso
il nervo ottico vengono inviati al cervello per l’elaborazione e l’interpretazione.
 L’occhio è composto da tre parti:

111
Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

1. Il globo oculare è una sfera riempita di materiale gelatinoso umor vitreo ed è


rivestito da 3 membrane dall’esterno all’interno: SCLERA, UVEA e RETINA.

2. ORBITA. È rappresentata dai tessuti, muscoli e nervi che circondano il


globo oculare
3. ANNESSI. Strutture quali palpebre, ciglia e l’apparato

lacrimale. ALTERAZIONE DELLA REFRAZIONE

Ametropie. Anomalia di rifrazione dell’occhio ovvero una patologia oculistica che riduce la
normale capacità visiva.

MIOPIA

Incapacità di mettere a fuoco oggetti lontani ed è quella condizione visiva dove la lunghezza
del bulbo è superiore al necessario. Può essere congenita o acquisita

IPERMETROPIA

È un particolare difetto di rifrazione che, in funzione della sua entità e dell’età del soggetto,
determina la visione affaticante e non perfetta degli oggetti; al contrario della miopia, è quella
condizione visiva dove la lunghezza del bulbo è inferiore al necessario.

ASTIGMATISMO

Incapacità di mettere a fuoco in modo regolare un oggetto (cornea irregolare)

PRESBIOPIA

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Incapacità di mettere a fuoco oggetti vicini (cristallo rigido).

SINTOMI OCULO VISIVI

 Bruciore
 Ammiccamento frequente
 Lacrimazione- secchezza-stanchezza alla lettura
 Visione annebbiata
 Visione sdoppiata
 Fastidio della luce
 Mal di testa.

CAUSE DI DISTURBI VISIVI IN AMBIENTE SCOLASTICI


 Scarse illuminazioni degli ambienti di studio
 Inadeguatezza dei banchi e aree scolastiche
 Letture di libri con caratteri di stampa ridotti
 Corretto atteggiamento posturale

CAUSE DI DISTURBI VISIVI IN AMBIENTE DI LAVORO


 Abbagli diretti e riflessi
 Contrasti eccessivi di luminosità tra schermi e ambienti
 Prolungata fissità sugli schermi
 Scarsa leggibilità dello schermo
 Difetti visivi non corretti o mal corretti
 Aria troppo secca e inquinata da sostanze irritanti

PREVENZIONE DI DISTURBI VISIVI


 Eseguire visite periodiche dall’oculista in caso di insorgenza di sintomi
 Utilizzare sempre correzioni ottiche adeguate
 Assumere posizioni corrette durante le ore di studio
 Illuminare il banco scolastico e l’aula con luce uniforme e diffusa
 Collocare video monitor e lavagne alla stessa distanza dagli occhi il più lontano
possibile purché leggibile
 Regolare contrasto luminosità e carattere dei video e die monitor (sfondo
chiaro, lettere scuse)
IL BENESSERE AMBIENTALE NEGLI AMBIENTI DI VITA E DI LAVORO: IL MICROCLIMA

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

Il benessere all’interno delle abitazioni e dei luoghi di lavoro dipendono da diverse condizioni:

 Microclima

 Illuminazione

 Livello di rumorosità

 La presenza di sostanze inquinanti l’aria all’interno degli edifici

IL MICROCLIMA → è il clima esistente all’interno degli ambienti confinanti di vita e di lavoro.


Esso è determinato dai seguenti fattori fisici:

 temperatura
 aria
 umidità relativa
 ventilazione
 temperatura radiante.
Le sensazioni di caldo e di freddo infatti non dipendono soltanto dalla temperatura dell’aria
ma dalla combinazione di questi fattori fisici. Es: alla stessa temperatura si può provare una
situazione di benessere diversa se il grado di umidità o ventilazione differisce.

Ecco perché per valutare l’idoneità del microclima e il benessere termico si fa riferimento alla
temperatura percepita

Dipende dall’influenza che i fattori fisici hanno sui meccanismi fisiologici della dispersione de
calore prodotto dall’organismo e sul mantenimento del valore ottimale della temperatura
corporea. (ascellare: 36-37°; rettale 37-37,5°). Il mantenimento della temperatura corporea al
suo valore ottimale è essenziale per regolare LO SVOLGIMENTO DI TUTTE LE FUNZIONI
VITALI DELL’ORGANISMO. Infatti, in caso di abbassamento della temperatura corporea
interna al di sotto dei 35°, si determina uno stato di ipotermia che inceppa il metabolismo
cellulare e si manifesta con una serie di alterazioni funzionali (rallentamento della frequenza
cardiaca e respiratoria e confusione mentale)

I MECCANISMI DELLA TERMOREGOLAZIONE DELL’ORGANISMO

Per mantenere costante la temperatura interna il nostro organismo mette in funzione dei
meccanismi di termoregolazione (AUMENTO O DIMINUZIONE DELLA DISPERSIONE DI
CALORE IN RELAZIONE ALLE CONDIZIONI DELL’AMBIENTE).

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

1. CONDUZIONE: cessione di calore da parte della cute e delle mucose allo strato dell’aria
(tanto maggiore è la cessione quanto più bassa è la temperatura ambientale)

2. CONVENZIONE: ricambio continuo dell’aria a contatto con le superfici corporee


dovute al riscaldamento dell’aria a contatto con il corpo. Dipende dal fatto che lo strato
d’aria che si è riscaldata a contatto con la cute e con le mucose diminuisce di intensità a
seguito del suo riscaldamento e tende a sollevarsi per cui è sostituita da aria e
temperature inferiori.

3. IRRAGGIAMENTO: la cessione di calore avviene mediante emissione di radiazioni


elettromagnetiche (assorbimento ed emissione massima da parte dei corpi neri,
minima per metalli e levigati). Le superfici cutanee si comportano come corpi neri (se
la temperatura di corpi fisici dell’ambiente quali pareti elementi di arredo ecc.. è più
bassa di quella cutanea si ha UNA PERDITA DI CALORE da parte dell’organismo, tanto
maggiore tanto più bassa è la temperatura dei corpi radianti ed elevata alla loro
capacità di assorbimento).

4. EVAPORAZIONE: dovuta al passaggio dallo stato liquido a quello di vapore che


comporta assorbimento di energia termica. ES. sudorazione: eliminazione consistente
di acqua che genera una maggiore dispersione di calore in conseguenza
dell’evaporazione del sudore

UMIDITÀ DELL’ARIA

Quantità di vapore acqueo presente nell’aria


1. UMIDITA’ ASSOLUTA, quantità di vapore presente in un m3 di aria ad una certa
temperatura in un certo momento
2. UMIDITA’ MASSIMA, massima quantità di vapore che può contenere un m3 di aria ad
una certa temperatura
3. UMIDITA’ RELATIVA, rapporto tra umidità assoluta e umidità massima espressa in %

PATOLOGIE DA CALORE:
Se TEMPERATURA, UMIDITA’ RELATIVA E MOVIMENTO DELL’ARIA sono tali da SUPERARE la
capacità di dispersione del calore dell’organismo si possono avvertire sensazioni di malessere
legati al metabolismo e alla cardio-circolazione, aumento di temperatura cutanea, sudorazione
eccessiva e congestione delle mucose.
 CRAMPI DA CALORE; colpiscono vari gruppi muscolari di soggetti che lavorano in
ambienti surriscaldati (causati dalla perdita di ELTTROLITI)
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 COLPO DI CALORE; dovuto all’eccessiva perdita di acqua e Sali a causa


dell’esposizione ad ambienti surriscaldati caratterizzata da temperatura corporea
molto elevata
 ESAURIMENTO DA CALORE; i sintomi sono affaticamento, debolezza e vertigini. La
temperatura corporea è normale o moderatamente elevata
 LIPOTIMIA o COLLASSO DA CALORE; dovuto ad uno scompenso dei meccanismi di
regolazione della pressione, è una sensazione di improvvisa debolezza, non
accompagnata dalla completa perdita dello stato di coscienza. L'episodio è di breve
durata.
PATOLOGIE DA PERFRIGERAZIONE:

Reazioni causate da elevato raffreddamento ambientale.


 CONGELAMENTO; conseguente alla VASOCOSTRIZIONE estrema ed interessa le
estremità degli arti (dita dei piedi, mani, naso, orecchie)
 ASSIDERAMENTO (IPOTERMIA); abbassamento della temperatura interna < o
uguale a 35°. I sintomi sono stato confusionale progressivo mentre subentra la perdita
di coscienza se la temperatura corporea è inferiore a 30°.
CARATTERISTICHE DELL’AULA
 altezza minima 3m (2.70m)
 larghezza minima 6 m
 superficie netta per alunno di scuola dell’obbligo 1,82 m3
 superficie netta per alunno delle superiori 1,96m3
 numero di alunni per classe 25
 no locali interrati o seminterrati
 pavimentazione regolare anti-sdrucciolo
 possibilità di illuminazione e areazione naturali
 assenza di materiali o attrezzature che possono creare condizioni di pericolo o non
fruibilità degli spazi
 attrezzature adeguate alla sicurezza
 corretta disposizione di banchi e arredi

AMBIENTI – RICAMBI D’ARIA AULE


 elementari 2,5 vol/h volumi orari
 medie 3,5 vol/h
 superiori 5 vol/h
 corridoi e uffici 1,5 vol/h
AMBIENTI-PARAMENTRI COMUNI
 Periodo invernale temperatura da 18 a 22°
 Umidità relativa da 45 a 55%
SERVIZI IGIENICI
 Divisi per sesso
 Numero congruo (almeno 1 per piano)
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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano
 Pavimentazione anti-sdrucciolo

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Appunti di Igiene DILETTA FORNARO Prof.ssa Caggiano

 Illuminazione a areazione preferibilmente naturali


 Chiusura dei gabinetti dall’interno escluso per le scuole materne
FINESTRE
 RISCHI:
 Rottura del vetro
 Contatto accidentale con finestra aperta
 Arrampicamento
 PREVENZIONE:
 Apertura verso l’interno non deve interferire con i banchi
 L’apertura verso l’esterno da fissare con il sistema di bloccaggio
 Finestre a Sali – scendi con dispositivo di bloccaggio
 Ad apertura scorrevole con dispositivo di bloccaggio
 Materiale di vetro retinato
** PER LA LEGGE 626 LE FINESTRE NON SI POSSONO APRIRE
PAVIMENTI:
 RISCHIO:
 Scivolamento
 PREVENZIONE:
 Materiale anti-sdrucciolo
 Sensibilizzazione ai bambini ad un uso corretto
SCALE:
 RISCHIO:
 Scivolamento
 Distrazione da elementi di disturbo lungo le pareti (disegni e poster)
 PREVENZIONE:
 Alzata e pedata regolari con pedata minima di 30 cm e alzata massima di 16 cm
 Per scale esterne materiale anti-sdrucciolo – gomma
 Per scale interne striscia di materiale anti-sdruccevole
 Evitare prodotti che aumentino la scivolosità (la cera)
 Illuminazione adeguata
 Evitare ostacoli e elementi di distrazione
TERMOSIFONI:
 RISCHI:
 Contatto accidentale
 PREVENZIONE:
 Termosifoni INCASSATI
 Sensibilizzazione ai bambini ad un uso corretto

MISURE DI PREVENZIONE:
 Controllo dell’uscita degli allievi – uscita ordinata
 Sensibilizzazione dei bambini ad un uso corretto del materiale scolastico

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