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Al termine del corso lo studente sarà capace di analizzare e conoscere l’evoluzione culturale e
professionale dell’infermieristica.
“L’infermiere è chiamato a farsi carico della PERSONA, ed è suo compito quello di rispondere ai
BISOGNI DI SALUTE della popolazione”
La dimensione infermieristica che conosciamo oggi, in Italia, è frutto del 900, prima di allora il
soggetto di cura ed assistenza alla persona era soltanto il medico, con la medicina, ed i religiosi,
con credenze spirituali e religiose (componente classista).
Prima della fine dell’800 non esisteva una struttura che si facesse carico del bene salute, garantito
all’epoca soltanto alle classi abbienti. Le patologie erano di facile trasmissione, infettive, altamente
contagiose e soprattutto di origine batterica (lebbra, malaria, peste).
Con la storia, con l’unificazione dello Stato italiano si iniziano a vedere nuove prospettive, a parlare
per la prima volta di legislazione in tema di assistenza sanitaria.
1865: per la prima volta si parla di assistenza sanitaria, il luogo cardine (centrale) per l’assistenza
era considerato l’ospedale.
1885: progetto di “Codice per la Pubblica Igiene” -> si inizia a diffondere l’idea che l’igiene (la
salubrità dell’aria, l’igiene del corpo, degli alimenti ecc..) potesse essere strumento strategico
importante per le malattie. In ragione di questo viene promulgato tale codice, in cui si comincia
per la prima volta ad introdurre dei concetti nuovi, ritenuti importanti per la salute.
In questi anni viene introdotta inoltre la figura del MEDICO CONDOTTO. La sanità conserva la sua
struttura piramidale svincolata dall’autorità amministrativa e centrata sulla figura del medico
condotto che ha l’autorità di Ufficiale Giudiziario dello Stato.
Medico condotto= medico laureato in medicina (pochissime università di medicina all’epoca in
Italia: una delle prime, quella di Bologna e la Federico II di Napoli) che si recava sostanzialmente a
domicilio per la presa in cura del paziente (farmacologo, piuttosto che dermatologo, piuttosto che
infermiere = medicina disciplina ampissima, non vi erano specializzazioni).
1890: Legge Crispi -> “Norme sulle istituzioni pubbliche di assistenza e beneficienza”. Prima legge
organica che istituisce il concetto della PUBBLICA ASSISTENZA e BENEFICENZA, si affianca agli
istituti religiosi che si sono sempre fatti carico dell’ammalato per garantire il bene salute (per
natura).
Riprende il concetto dell’igiene, delle funzioni e dell’organizzazione che nel territorio italiano
doveva essere garantita.
Concetto di sanità pubblica: ancora lontano da come lo conosciamo noi oggi. Veniva garantita una
prima forma di assistenza di base, gli accessi agli ospedali, dove venivano curati i bisognosi, ma
non esistevano ancora i concetti di farmacia, di pediatra e di varie specializzazioni.
Il personale dedicato all’assistenza (fino agli inizi del 900) era rappresentato per lo più da religiosi,
prostitute (in reintegrazione), medici.
1
Nascita delle mutue assicurazioni 1934: legge organica* sull’assistenza sanitaria. I cittadini
potevano permettersi di avere l’assistenza sanitaria di base, attraverso delle piccole forme
contributive ed assicurative. Questo sistema copriva i lavoratori e scopriva la parte della
popolazione che invece non lavorava e non aveva modo di contribuire (bambini, anziani).
Introdotto in parte dalla Legge Crispi.
*LEGGE ORGANICA = è un atto normativo previsto dagli ordinamenti giuridici che diviene l’unico
atto di riferimento.
COSTITUZIONE:
1948: prima grande ed importante tutela sul fronte salute, in Italia, si ha con la nascita della
Repubblica e della Costituzione.
Nasce con la Costituzione il primo sistema organico di elementi normativi aventi la volontà di
ottenere la salute come bene pubblico.
La Costituzione è la carta madre della Repubblica italiana, rappresenta le fondamenta del nostro
sistema repubblicano, ed in quanto tale occupa il vertice della gerarchia delle
fonti nell'ordinamento giuridico della Repubblica.
Approvata dall’Assemblea costituente (l'organo legislativo elettivo preposto alla stesura di una
Costituzione per la neonata Repubblica dopo il referendum del 2 giugno 1946) il 22 dicembre 1947
e promulgata dal capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola il 27 dicembre seguente, pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale n. 298, edizione straordinaria, dello stesso giorno, ed entrata in vigore il 1º
gennaio 1948.
La Costituzione è composta da 139 articoli e relativi commi (5 articoli sono stati abrogati: 115; 124;
128; 129; 130), più 18 disposizioni transitorie e finali, suddivisi in quattro sezioni:
- Principi fondamentali (articoli 1-12);
- Parte prima: "Diritti e Doveri dei cittadini" (articoli 13-54);
- Parte seconda: "Ordinamento della Repubblica" (articoli 55-139);
- Disposizioni transitorie e finali (disposizioni I-XVIII).
Tutti gli articoli e le leggi promulgati dopo la stesura di essa devono essere in linea con i principi
contenuti al suo interno, altrimenti vengono definiti come atti normativi “anticostituzionali”.
Salute: diritto fondamentale dell’individuo tutelato dall’articolo 32 della costituzione (persona
umana). Il tema della salute si scosta quindi dalla sua concezione di privilegio ad appannaggio di
alcune categorie professionali (lavoratori ed abbienti), avvicinandosi al suo significato di bene di
cui tutti devono godere.
Articolo 32 (3 commi): -> elemento fondante del SISTEMA SANITARIO NAZIONALE
• Primo comma -> “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e
interesse della collettività e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
Erga omnes, vale per tutti. L’interesse della collettività punta al benessere del cittadino.
2
Per la prima volta lo Stato si fa carico del benessere individuale di OGNI cittadino al fine di
un benessere della collettività. BENE DEL SINGOLO = BENE DELLA COLLETTIVITÀ
• Secondo comma -> “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario
se non per disposizione di legge”.
Possibilità di essere soggetto attivo, attore del suo processo di cura ed assistenza, non
subisce le decisioni di altri, non subisce l’organizzazione del sistema territoriale in cui è
inserito, ma è libero di scegliere personalmente il proprio processo di cure
= CONSENSO LIBERO E INFORMATO, dal trattamento sanitario più semplice a quello più
complesso, a volte implicito (trattamento = prendere una compressa; consenso = il
paziente la porta alla bocca e la ingoia) altre volte esplicito (trattamento = intervento
chirurgico; consenso = modulo formale con firma).
“[…] se non per disposizioni di legge.” Es. in caso di minore, di incapace o di interdetto,
e di altre particolari categorie, si consultano le disposizioni normative a riguardo, dato che
il soggetto in cura non possiede capacità giuridica di decisione per sé stesso.
• Terzo comma -> “La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della
persona umana”.
Tutte le leggi, tutte le organizzazioni, tutti i trattamenti sanitari devono avere come punto
fisso di riferimento il rispetto per la persona, il bene e la dignità della singola persona. Non
vi sono atti normativi leciti che siano contrari al rispetto della persona.
Nascita dei comitati etici ecc. (a partire dagli anni ’70 circa): organismi indipendenti, esistenti su
tutto il territorio nazionale, che valutano se un determinato progetto o trattamento sanitario
rispetta la persona e la sua volontà.
RIASSUMENDO…. Questo articolo valorizza i principi fondamentali di:
1. SALUTE (come diritto)
2. LIBERTÀ (di scelta del proprio percorso)
3. ETICA E PERSONA (non la persona a servizio dell’organizzazione ma il contrario)
Dalla stesura della costituzione in poi, in Italia, si sviluppa quindi un sistema organizzato per
rendere operativo tale articolo ed i principi da esso enunciati
Legge 296, del 13 marzo 1958: Istituisce il Ministero della Sanità (oggi Ministero della Salute).
Nascono i concetti di medico provinciale, di veterinario provinciale, di uffici sanitari e di uffici
sanitari speciali nelle zone di confine (porto ed aeroporto).
SISTEMA SANITARIO NAZIONALE
ORGANIZZAZIONE (complessa):
Livello centrale: Ministero della Sanità (oggi della Salute) con il Consiglio Superiore di Sanità, con
funzione consultiva, e l’Istituto Superiore della Sanità, organo tecnico con funzione operativa,
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entrambi a supporto del Ministero (solo alcuni dei tanti organi a suo supporto). Organo decisore
primario, per eccellenza, specialmente in precedenza.
Livello periferico: le regioni (con il processo di regionalizzazione), le giunte regionali, con
l’assessore nominato alla sanità ed infine le aziende sanitarie territoriali, l’ufficio del medico
provinciale e del veterinario provinciale, uffici sanitari dei comuni e dei consorzi comunali, gli uffici
speciali.
Ministro della Salute: Roberto Speranza.
Adesso il sistema periferico ha assunto sempre più, gradualmente, potere decisionale e quello
centrale sta assumendo una posizione di orientamento, indirizzamento, definizione degli elementi
minimi per lasciare la specificità al sistema periferico.
RETE SANITARIA TOSCANA:
Aziende sanitarie (erano inizialmente 14, ad oggi sono 3 dal 2008): nord-ovest, centro e sud-est.
All’interno della rete sanitaria sono inserite anche le:
Aziende ospedaliero-universitarie (una per ogni area di riferimento): Pisana (nord-ovest), “Careggi”
(centro), Senese (sud-est), Meyer (pediatria).
All’interno poi delle aziende sanitarie vi sono gli:
Ospedali di riferimento
Ogni regione ha la possibilità di disegnare in autonomia il proprio modello di rete sanitaria locale.
Legge 833, del 23 dicembre 1978: Istituzione del Servizio Sanitario Nazionale = atto normativo che
concretizza l’art. 32 della Costituzione, dà vita all’organizzazione fino ad allora teorizzata. Inizia a
costituirsi la rete sanitaria oggi conosciuta, estremamente ampia e complessa.
TITOLO I: Il servizio sanitario nazionale.
Capo I: Principi ed obiettivi.
Art. 1: richiama l’articolo 32 della Costituzione, indicando il modo in cui devono essere applicati i
principi costituzionali. Viene intanto istituito un SISTEMA SANITARIO NAZIONALE, valido quindi
per tutto il territorio, che garantisce a TUTTI i cittadini gli stessi benefici (il massimo delle cure).
SSN: complesso delle funzioni, delle strutture, dei servizi e delle attività destinati alla promozione,
al mantenimento ed al recupero della salute fisica e psichica di tutta la popolazione, senza
distinzione di condizioni individuali o sociali.
PRINCIPI DELLA LEGGE 833:
• UNICITA’ DEI SOGGETTI EROGANTI: la gestione della salute si provvede su tutto il territorio
nazionale mediante una rete complessa di unità sanitarie locali (USL = complesso
organizzato di uffici, di strutture, di distretti dentro cui il cittadino trova risposta a tutti i
bisogni di salute, prevenzione, promozione, cura e riabilitazione).
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• GLOBALITA’ DELLE PRESTAZIONI: c’è un unico soggetto erogante (USL) ma questo è
competente ad erogare tutte le prestazioni sanitarie e deve garantirle in maniera
egualitaria su tutto il territorio nazionale.
• EGUAGLIANZA DEL TRATTAMENTO: eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio
sanitario su tutto il territorio nazionale.
Decreti di riordino del SSN, che ribadiscono i principi fondanti del sistema, gli obiettivi
fondamentali restano perciò ineguagliati (prevenzione, promozione, cura e riabilitazione) ma
vengono aggiunti nuovi principi: aziendalizzazione, razionalizzazione, economicità ed efficacia.
Per la prima volta viene applicato il principio della decentralizzazione, viene individuata la rete:
GOVERNO: individua la soglia minima delle prestazioni Sanitarie a carico del SSN garantite a tutti i
cittadini. Questo livello centrale diventa sempre più un sistema di orientamento, di
indirizzamento, al fine di dare sempre più autonomia a livello territoriale periferico.
REGIONI: definiscono le modalità organizzative e di finanziamento delle USL e delle aziende
ospedaliere, nonché i criteri per la definizione delle piante organiche. Funzione di vigilanza e
controllo. Divengono con il passare degli anni i “veri attori” della programmazione, organizzazione,
distribuzione delle risorse, ecc...
AZIENDE: vengono divisi in aziende ospedaliere (enti autonomi con configurazione giuridica
identica a quelle delle USL) e Ospedali/presidi delle USL. Gli ospedali iniziano ad essere visti come
delle vere e proprie aziende, come centri di produzione economica. -> aziendalizzazione
Tale riforma si impernia:
● Sul principio di aziendalizzazione: da USL si passa ad ASL, dotate di personalità giuridica, di
autonomia organizzativa, amministrativa, patrimoniale, contabile, gestionale e tecnica. Gli
ospedali sono considerati come enti aventi una vera e propria attività imprenditoriale,
ispirati al mondo dell’imprenditoria privata (per valorizzare al massimo il potenziale in
possesso).
● Sulla riduzione del numero di USL, che da 600 passa a 200, e sulla rivalutazione della
qualità e quantità del servizio (il trattamento fino ad allora denominato ‘servizio’ diviene
‘prestazione’, le aziende sanitarie producono prestazioni).
● Sul finanziamento derivato dal pagamento delle prestazioni sanitarie erogate, sulla base
di tariffe definite dalle singole regioni tenuto conto del costo delle prestazioni medesime.
(DRG: Diagnosis Related Group -> Raggruppamento omogeneo di diagnosi, modello
americano, ad ogni DRG corrisponde un valore economico). Le prestazioni cominciano ad
essere classificate, per numero di risorse, per ore di lavoro, per ore e tempo di uso di
strumenti tecnologici, ecc..; ad ogni diagnosi viene attribuito un valore economico, in base
alle risorse impiegate (=ISORISORSE) per risolvere ogni diagnosi. Dalla classificazione della
diagnosi deriva quindi la complessità, e perciò il prezzo della prestazione.
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SDO: scheda di dimissione ospedaliera con cui viene definita la diagnosi in ingresso e diagnosi in
uscita, in base alle quali viene definito il valore economico di ogni ricovero.
Si supera quindi il concetto di ‘servizio’, introducendo quello di ‘prestazione sanitaria’, per
conferire agli ospedali ed al servizio una mentalità imprenditoriale.
Elementi di rischio, di “stortura” del modello di aziendalizzazione:
L’introduzione di questa mentalità può comportare dei rischi, come il selezionare prestazioni
sanitarie piuttosto che altre per avere un maggior guadagno ed una minore spesa (prestazioni di
ricovero anziché prestazioni di ambulatorio: es. sulla cataratta ci guadagno poco, ricovero solo per
interventi sulla retina con i quali guadagno di più, sull’appendicite guadagno poco, ricovero solo
pazienti da grandi interventi addominali). Si era iniziato ad impattare il principio di eguaglianza.
Questa tendenza a privilegiare prestazioni più significative, a danno delle meno significative, ha
inizialmente rappresentato un elemento di rischio, poi il sistema ha introdotto degli elementi
correttivi al fine di evitare tali discrepanze.
Mancava anche un parallelismo, un’eguaglianza di risorse tra: diagnosi medica (medico) e diagnosi
assistenziale (infermiere). Processo culturale ancora in fase di formazione, poiché ad ogni diagnosi
assistenziale non vi è una corrispondente di diagnosi medica e di DRG, non sono “sullo stesso
piano”.
= definizione delle prestazioni assistenziali e dei DRG infermieristici.
Il sistema continua comunque ad essere fondato sui principi iniziali, ma con l’aggiunta di altri. È
basato quindi su:
● La libera scelta del cittadino: può scegliere dove andare a curarsi, come attore del proprio
processo di cura. Regime di prestazioni INTRAMOENIA, prestazioni che permettono al
cittadino di scegliere il medico al quale rivolgersi per una prestazione.
● L’istituzione delle figure del Direttore Sanitario aziendale e del Direttore amministrativo,
nominati dal Direttore Generale (massimo rappresentante manageriale, proposto
dall’assessorato regionale alla sanità e nominato in giunta regionale, chiamato a dirigere
l’azienda ospedaliera affinché sia la più scelta dai cittadini), secondo il modello
imprenditoriale ed aziendale. TRIADE DI GESTIONE.
Direttore Sanitario ed amministrativo sono scelti dal Direttore Generale poiché, secondo
una logica aziendale, è lui che deve poter scegliere chi avere al proprio fianco per guidare
al meglio la propria azienda (se fallisce e l’azienda scende in “graduatoria” la sua carica
cessa dopo tre anni).
● L’introduzione del sistema dell’accreditamento con una, almeno teorica, apertura del
mercato sanitario alla libera concorrenza tra strutture pubbliche e private. Le aziende
sanitarie devono garantire standard qualitativi e quantitativi, devono avere determinate
caratteristiche, stabilite dallo Stato, al fine di ottenere i fondi necessari, altrimenti non gli
verranno più accreditati i fondi regionali. -> EFFICIENZA = FONDI
● L’adozione sistematica del metodo di verifica e revisione della qualità e della quantità
delle prestazioni.
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Decreto legislativo 229, 19 giugno 1999 (decreto Bindi – TERZA RIFORMA DEL SSN): “Norme per la
razionalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale, a norma dell’articolo 1 della legge 30 novembre
1998.”
Atto formativo che ragiona sull’efficientismo del sistema sanitario e della pubblica
amministrazione, i DRG devono essere chiariti adeguatamente e le aziende devono rispondere a
determinati principi di adeguatezza e di efficacia.
“Delega al Governo per la razionalizzazione del Servizio sanitario nazionale e per l’adozione di un
testo unico in materia di organizzazione e funzionamento del Servizio sanitario nazionale.
Modifiche al decreto legislativo 30 dicembre 1992”.
Ancora di più valorizzato il concetto di qualità e complessità assistenziale alla base della
rendicontazione. È nato, ad esempio, con questo atto normativo l’obbligo per il professionista di
un aggiornamento formativo continuo -> ECM: aggiornamento nel portafoglio delle competenze di
tutti i professionisti sanitari, anche gli infermieri (= Educazione Continua in Medicina).
Il SSN con il passare degli anni diviene quindi un concreto insieme di enti ed organi che concorrono
al raggiungimento degli obiettivi di tutela della salute dei cittadini, possiede al suo interno
numerose strutture (come il consiglio superiore di sanità, l’AIFA = agenzia italiana del farmaco). Li
compongono infatti:
Il Ministero della salute: coordina il piano sanitario nazionale.
I servizi sanitari regionali: con regioni e province autonome (Trento, Bolzano, Sicilia e Sardegna) e
le aziende sanitarie locali (non più USL ma ASL) all’interno delle quali vi sono le strutture
ospedaliere.
Fino al ‘900 una persona veniva considerata “malata” quando presentava l’evento morboso, la
malattia (che all’epoca erano malattie estremamente diffusive, infettive) e si aveva un approccio
completamente diverso da quello odierno: si curava la malattia, il malato affetto da evidenti
eventi morbosi (= modello biomedico).
La salute era considerata sinonimo di ‘assenza di malattia’.
Era diffusa la paura della malattia, allontanamento del malato dalla comunità perché mortale,
infetto e dannato. Il processo di cura era strettamente legato a quello di assistenza, le uniche
strutture di assistenza erano a carattere religioso e si prediligeva il domicilio.
Con il ‘900 questa dimensione culturale del bene salute comincia ad avere un’evoluzione, si crea
un’Organizzazione Mondiale della Sanità che dispensa principi comuni.
O.M.S: Organizzazione Mondiale della Sanità
“La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente
l’assenza di malattia e di infermità” (O.M.S., 1946)
Per la prima volta la salute viene definita come un quadro complesso, uno stato completo di
benessere con una buona componente sia fisica, sia mentale che sociale.
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Alla fine del ‘900 l’OMS definisce un’altra dimensione, un’altra componente da aggiungere per
centrare a pieno il concetto di salute: il fattore AMBIENTALE.
Ambiente: elemento importante per la salute, può impattare sul bene salute (inquinamento,
riscaldamento globale).
I medici, gli infermieri, tutti gli operatori sanitari, quando si prendono carico di un paziente non
devono guardare solo il problema fisico, ma devono guardare anche la dimensione mentale,
sociale ed ambientale. -> Quota di risorse imponente.
La salute è quindi il risultato armonico, naturale e completo dello sviluppo dell’individuo in ogni
aspetto ed in tutte le fasi della sua esistenza.
Rete di strutture: si occupano di proporre un PIANO SOCIO-SANITARIO, occupandosi delle
situazioni di disagio sociale, offrendo ad esempio sostegno alle persone più bisognose. (es: Casa
della Salute) -> UGUAGLIANZA
Sviluppo del concetto di salute e malattia nella dimensione olistica
L’uomo non è solamente CORPO, ma è un essere complesso che va visto nel suo insieme di
fattori, attraverso una visione OLISTICA.
L’individuo ed il gruppo, secondo la visione olistica, grazie ad un buon livello di salute devono
essere in grado di:
L’infermiere è dunque tenuto a rivolgersi alla persona nella sua globalità, e non in una delle sue
parti:
▪ Incentrando l’assistenza su tutti i livelli (fisico, emozionale, mentale, spirituale)
▪ Facendo uso di tutto il sapere a sua disposizione
▪ Accompagnando e a volte sostituendo la persona nello svolgimento delle sue attività
▪ Spingendolo verso l’autonomia o aiutandolo nella cura e nell’accettazione della patologia
Carta di Ottawa
Grazie ad un buon livello di salute l’individuo e il gruppo devono essere il grado di identificare
sviluppare le proprie aspirazioni, soddisfare i propri bisogni, modificare l’ambiente o di adattarvisi.
“La salute è la misura della capacità di un individuo o di un gruppo di realizzare le proprie
aspirazioni, di soddisfare i propri bisogni e di adattarsi all’ambiente” {conferenza internazionale
di Ottawa, 1986}
MEDICINA: specializzata in tutte le
Medico di famiglia: tiene sotto controllo il quadro
branche, ha sviluppato diverse
generale, poiché con l’evoluzione e l’iperspecializzazione forme e iper-specializzazione.
dei medici si rischia di perderlo. = maggiore efficienza
Altri medici: specializzati in specifici campi.
Infermiere: si fa carico della persona nella sua interezza 9
(assistenza GENERALE), di TUTTI i bisogni della persona.
Dal modello biomedico (in contrasto con il modello olistico, con figura centrale quella del medico,
che identifica la salute come STATO NORMALE E NATURALE DEL CORPO, e la malattia come
ALTERAZIONE DELLO STATO FISIOLOGICO DELL’ORGANISMO= solo fattore FISICO della persona)
siamo passati al modello biopsicosociale: la persona al centro della cura con tutti i suoi bisogni,
fisici, psichici, sociali, e con intorno tutti gli operatori della salute.
L’INFERMIERE IN ITALIA:
Per questo elemento siamo entrati in una professione, con una formazione in ambito
accademico, per questo l’infermieristica è diventata una vera e propria scienza.
● Saper fare (skill) -> l’infermiere è ABILE nelle tecniche manuali specifiche: saper dare
sviluppo operativo al sapere, con abilità, sia manuali ma anche comunicative-espressive e
tutte le altre componenti sensoriali (osservazione, tatto, ascolto, appropriatezza del porsi,
relazionali).
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Sviluppare la propria competenza attraverso i piani di azione ben codificati e condivisi
(protocolli e procedure, processo scientifico applicato dall’intera comunità), i piani di
azione di assistenza sono condivisi, pubblicati e adottati da tutti, ma anche revisionati e
valutati, e questo garantisce uno standard su tutto il territorio.
Le pratiche infermieristiche sono puntualmente descritte in documenti scritti quali i
Protocolli: documenti che contengono un iter esecutivo con numerose procedure che
coinvolgono più soggetti; e le Procedure: documenti con la descrizione di atti e passaggi
che definiscono il FARE di una figura professionale.
● Saper essere (attitude) -> l’infermiere sente la professione come PARTE DI SÈ: riguarda la
parte che vede l’infermiere CONSAPEVOLE e RESPONSABILE delle sue azioni e decisioni
durante il processo di cura e di assistenza (essere con professionalità, serietà). È la
dimensione dei valori, riguardanti tutti gli elementi che concorrono a definire la figura
professionale.
Saper assumere consapevolmente e responsabilmente le decisioni nel processo di cura e
assistenza. Esercitare ambiti di autonomia chiari e ben definiti, l’essere con serietà come
espresso nel codice deontologico (il non rispetto del codice deontologico causa la
radiazione dall’albo dell’infermiere.
È richiesta infatti una elevata capacità decisionale. È la dimensione dei valori rispetto al
significato della persona, della vita, del segreto professionale, all’aspetto, alla postura.
Tecnica, ricerca e formazione sono elementi importanti per sviluppare queste tre competenze.
Quando vi è un’urgenza sappiamo applicare correttamente determinate prestazioni assistenziali.
Competenza: corpo di conoscenze specifiche e specialistiche dei processi di assistenza; definisce,
pianifica, gestisce, valuta il piano assistenziale.
Nel corso degli anni gli infermieri hanno effettuato ragionamenti sulla questione competenze
(Video della dottoressa Mangiacavalli).
Competenza: idoneità e autorità di trattare, giudicare, risolvere determinate questioni, capacità di
giudizio, di farsi carico di risolvere un problema assistenziale, un problema di salute della persona.
Per poter essere applicata, una competenza, deve possedere tali dimensioni che concorrono
assieme (diagramma di Ishikawa):
• Conoscenze.
• Motivazioni.
• Abilità/capacità.
• Attitudini.
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• Atteggiamenti.
Livelli di competenza: Modello ISFOL (Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei
lavoratori), lavora quindi sullo sviluppo delle competenze di tutti i professionisti. Anche gli
infermieri nella loro carriera basano le loro competenze ispirandosi su questo modello.
COMPETENZE DI BASE: capacità che tutti i professionisti devono possedere all’ingresso nel mondo
del lavoro, acquisite con il corso di laurea (legate alla capacità di relazione, di comunicazione,
all’assistenza tecnica di base).
TRASVERSALI: capacità comunicative e relazionali che ogni professionista dovrebbe possedere in
qualunque settore professionale, in ogni ambito della professione, su tutti i piani assistenziali
(capacità di fare gruppo, per esempio, capacità relazionale, capacità di effettuare formazione ed
autoformazione, ecc..).
TECNICO-PROFESSIONALI: capacità distintive della figura professionale (specialistiche, PEDRIATRIA,
GERIATRIA, capacità sviluppate in alcuni settori piuttosto che in altri).
Con il tempo l’utilizzo di tale modello iniziò a ritenersi non più adeguato (video della
Mangiacavalli). Gli infermieri cominciano a ritenere che lo sviluppo delle loro competenze deve
avvenire in maniera differente da quello del modello ISFOL. Si sviluppa perciò un nuovo modello:
Modello delle competenze della Federazione: progetto che è nato dalla Federazione nazionale dei
collegi delle formazioni infermieristiche (precursore dell’ordine professionale FNOPI).
Gli infermieri hanno sviluppato tale modello, strutturato su due assi cartesiani, con il quale
comunicano ai vari sistemi, politico, universitario, sanitario come intendono sviluppare le proprie
competenze.
ASSE DELLA CLINICA (ascisse, x)
ASSE DELLA GESTIONE (ordinate, y)
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Infermiere specialista: con laurea magistrale nell’ambito clinico. Infermiere dirigente con LM in
scienze infermieristiche e ostetriche. Massimo del percorso formativo, abilita gli infermieri ad
avere funzioni di alta direzione, di alto coordinamento.
In Italia questo modello ancora non trova applicazione. C’è la necessità di avere dei contratti per
le competenze specialistiche, non è ancora completato il processo di riconoscimento (non
possiamo dimettere i pazienti, non possiamo prescrivere medicinali, presidi medici-> c’è bisogno
della firma del medico). Gli infermieri, infatti, sono in grado di esprimere delle competenze
specialistiche, le possiedono, ma nel sistema sanitario nazionale italiano questo non viene loro
riconosciuto.
Questo riconoscimento permetterebbe anche una accelerazione del processo di cura, infatti ad
oggi, per la semplice prescrizione di un pannolone (nonostante sia presidio assistenziale) c’è
bisogno della richiesta medica.
ESEMPIO -> Fine vita: necessita del medico palliativista, ma l’infermiere ha un ruolo molto
importante, è colui che si prende il maggior carico.
Le prime scuole in Italia nascono nel 1925 con l’apertura delle prime scuole-convitto per
infermieri. Erano posti sotto il controllo dello Stato (a carico regionale) e svolgevano corsi biennali
che davano il diploma per l’esercizio della professione di infermiera. -> metodo che durò fino agli
anni ’90.
Era amministrate dal direttore sanitario e dai primari degli ospedali in cui risiedeva la scuola,
ospedali solitamente a carattere universitario con valenza di convitto a carattere religioso.
La professione era svolta da sole figure femminili, giovani donne vergini, che divenivano devote
alla professione, e del tutto subordinata alla professione medica, difatti gli insegnanti erano
soltanto medici della struttura ospedaliera della scuola.
La Direttrice (quasi sempre suora) della scuola-convitto era l’unica infermiera presente all’interno
dell’amministrazione, la quale aveva più che altro compiti di insegnamento dell’educazione morale
delle allieve.
L’insegnamento delle tecniche infermieristiche era molto superficiale e frammentato. Alle allieve
si richiedeva il titolo di studio della licenza media di primo grado ma non era obbligatoria. Bastava
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la licenza elementare se la domanda era corredata della dichiarazione di due persone rispettabili
conosciute dalla scuola circa la moralità della richiedente.
Perché solo donne e perché tutta questa moralità?
Perché si riteneva che l’assistenza comprendesse tutte quelle attività che la natura ha messo nelle
mani della donna. La procreazione = il farsi carico della vita, farsi carico dei problemi della persona
malata in questo caso.
QUINDI GLI INFERMIERI:
1940, Regio Decreto 1310: nasce la figura dell’infermiere generico, una figura il cui ruolo era sotto
la responsabilità dell’infermiere professionale (corso di un anno, che non comprendeva il
convitto), iniziavano ad inserirsi anche figure maschili.
1969, legge 128: riforma ospedaliera che, all’art. 41 distingue il personale di assistenza diretta in:
caposala, infermiere professionale specialista, infermiere professionali e vigilatrici d’infanzia,
infermieri generici e puericultrice.
L’infermieristica, vista come “vocazionale” ed “ausiliaria”, era giudicata quindi adatta soltanto alle
donne fino al:
1971, legge 124: “Estensione al personale maschile dell’esercizio della professione di infermiere
professionale”, la figura dell’infermiere viene estesa anche al genere maschile, per ragioni di
equità sociale, questo portò anche un’accelerazione del cambiamento dei percorsi formativi.
1973: dopo l’accordo di Strasburgo (accordo europeo sull’istruzione e formazione degli infermieri
professionali) per uniformarsi alle indicazioni europee in Italia vi è una revisione degli
insegnamenti, durata dei corsi da due a tre anni (il convitto viene abolito), definizione di tirocinio
pratico degli allievi e l’occorrenza dell’ammissione al terzo anno di scuola superiore per accedere
al corso di infermieristica.
- Le scuole cambiano, vi è una modifica del carattere: evoluzione da mestiere a scienza, non
era importante essere uomo o donna, l’importante era saper fare, saper essere.
SVILUPPO PROFESSIONALE
D.P.R 14 marzo 1974 n.225: Modifiche al regio decreto 1310, 2 maggio 1940, sulle mansioni degli
infermieri professionali e infermieri generici. -> prima del SSN.
=Mansionario: dice per la prima volta agli ospedali (non vi era ancora il sistema sanitario
nazionale) e ai cittadini cosa ci dovevamo aspettare degli infermieri.
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Art.1: attribuisce agli infermieri carattere organizzativo e amministrativo (programmazione dei
propri piani di lavoro, annotazioni sulle schede cliniche degli abituali rilievi di competenza,
conservazione della documentazione, richiesta ordinaria e urgente di interventi medici,
compilazione dei dati sul movimento degli assistiti, tenuta dei registri, registrazione dei dati
statistici, registrazione carico e scarico dei medicinali, controllo della pulizia, ventilazione,
illuminazione e riscaldamento del reparto, sorveglianza sull’attività dei malati).
Gli infermieri professionali sono inoltre tenuti a partecipare alle riunioni, a promuovere le
iniziative di competenza per soddisfare le esigenze psicologiche del malato e per mantenere un
buon clima di buone relazioni umane, ad eseguire ogni altro compito inerente alle loro funzioni.
Introduzione di altro ruolo -> caposala (oggi coordinatore), con ulteriore formazione di un anno
con il titolo di AFD (abilitato a funzioni direttive, titolo dato dal sist. regionale).
Art.2: attribuzioni di assistenza diretta e indiretta (assistenza completa dell’infermo -oggi cliente o
utente-, assistenza al medico, somministrazione dei medicinali, sorveglianza e somministrazione
delle diete, misurazione dei parametri vitali, effettuazioni degli esami di laboratorio più semplici,
raccolta e invio del materiale per le ricerche diagnostiche, disinfezione sterilizzazione del materiale
per l’assistenza diretta del malato, opera di educazione sanitaria del paziente e dei suoi familiari,
opera di orientamento e di istruzione del personale generico, interventi urgenti, prelievi,
vaccinazioni, E.C.G, E.E.G, cateterismo, iniezioni endovenose, lavanda gastrica; le ultime tre sotto
sorveglianza del medico e solo in ambito ospedaliero, in particolare le iniezioni). -> oltre queste
mansioni era abuso
Art. 6: descrive le mansioni dell’infermiere generico, la componente numerica più significativa
all’interno dell’ospedale.
Il mansionario tendeva a stabilire un diverso approccio con l’assistito e prevedeva la presenza e la
formazione di due tipi di infermieri: professionale e generico (1 anno di formazione).
19 novembre 1990, legge n. 341
“Riforma degli ordinamenti didattici universitari”. Le università rilasciano diversi titoli:
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a. Sanità pubblica: infermiere di sanità pubblica
b. Pediatria: infermiere pediatrico
c. Salute mentale-psichiatria: infermiere psichiatrico
d. Geriatria: infermiere geriatrico
e. Area critica: infermiere di area critica (emergenza sanitaria)
Nell’asse della clinica sono stati creati dei master per la formazione avanzata, ma non
percorsi di laurea magistrale. Nell’asse della gestione sono presenti invece dei corsi di
laurea magistrale oltre ai master. In ogni caso vi sono comunque dei percorsi di formazione
post-base per acquisire delle competenze specialistiche.
6. In relazione a motivate esigenze emergenti dal Servizio sanitario nazionale, potranno
essere individuate, con decreto del Ministero della sanità, ulteriori aree richiedenti una
formazione complementare specifica (fine vita con gli hospice, area oncologica).
7. Il percorso formativo viene definito con decreto del Ministero della sanità e si conclude con
il rilascio di un attestato di formazione specialistica che costituisce titolo preferenziale per
l’esercizio delle funzioni specifiche nelle diverse aree, dopo il superamento di apposite
prove valutative. La natura preferenziale del titolo è strettamente legata alla sussistenza di
obiettive necessità del servizio e recede in presenza di mutate condizioni di fatto.
Si conferisce sicuramente valore alla formazione post-base del professionista, ma tale
formazione non ha valenza obbligatoria, ma è discrezione dell’azienda ospedaliera tenerne
conto o meno (è possibile anche far retrocedere l’infermiere in caso di necessità, poiché
l’infermiere è innanzitutto generalista).
Tutela della salute (importantissima): le informazioni riguardo la salute del cittadino non
possono essere divulgati ad altri, vanno comunicati solo al cittadino. La paternità dei dati
appartiene però al sistema per il monitoraggio della collettività (bene salute -> collettività).
Art.2:
1. Il diploma universitario di infermiere, conseguito ai sensi dell’articolo 6, comma 3, del Dlgs
20 dicembre 1992, n.502 e successive modificazioni, abilita all’esercizio della professione,
previa iscrizione al relativo Albo professionale. -> caratteri per intraprendere la professione
Art.3:
1. Con decreto del Ministero della sanità di concerto con il Ministro dell’università e della
ricerca scientifica e tecnologica sono individuati i diplomi e gli attestati, conseguiti in base
al precedente ordinamento, che sono equipollenti al diploma universitario di cui all’articolo
2 ai fini dell’esercizio della relativa attività professionale e dell’accesso ai pubblici uffici. Il
presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sarà inserito nella Raccolta ufficiale degli
atti normativi della Repubblica italiana. È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di
farlo osservare. -> equipollenza di significato di ogni percorso formativo effettuato
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IMPORTANTE: la paternità dei dati (delle cartelle cliniche) è del SSN, i dati appartengono quindi
al sistema e non ai pazienti, poiché il bene salute della comunità è sovraordinato al bene del
singolo ed essendo appunto comunitario lo Stato deve essere a conoscenza della salute di ogni
paziente. Per effettuare una sorta di monitoraggio (archivio).
Questo grande articolo, che rappresenta la carta di identità dell’infermiere anche al giorno d’oggi,
ribadisce più volte, ma per la prima volta nella storia, il concetto della RESPONSABILITÀ per
garantire maggiore efficacia, adeguatezza.
Responsabilità civile, penale e disciplinare:
Secondo uno dei principi legislativi italiani i nuovi atti normativi, se sono in conflitto con gli atti
precedenti, abrogano tali atti normativi con i quali sono in conflitto, ma nonostante la
presenza di tale principio sembrava non vi fosse massimo rispetto di esso. -> il legislatore pone
quindi attenzione su tale principio ribadendo l’importanza della professionalità e la
responsabilità dell’infermiere.
Il mansionario viene formalmente abrogato, lasciando il profilo professionale
Il campo proprio di attività e di responsabilità delle professioni sanitarie di cui all'articolo 6,
comma 3, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e
integrazioni, è determinato dai contenuti dei decreti ministeriali istitutivi dei relativi profili
professionali e degli ordinamenti didattici dei rispettivi corsi di diploma universitario e di
formazione post-base nonché degli specifici codici deontologici, fatte salve le competenze
previste per le professioni mediche e per le altre professioni del ruolo sanitario per
l'accesso alle quali è richiesto il possesso del diploma di laurea, nel rispetto reciproco delle
specifiche competenze professionali.
RIASSUMENDO… questo articolo:
• Abroga il concetto di ausiliarietà.
• Abroga il mansionario.
• Definisce gli ambiti di responsabilità delle professioni sanitarie (gli ambiti di competenza
dettati da profilo professionale, ordinamento didattico e formativo e codice deontologico).
Il CODICE DEONTOLOGICO è un documento di autodisciplina = gli stessi professionisti stipulano il
codice che rappresenta la legislazione principale della professione. È un particolare atto normativo
che nonostante sia scritto dai cittadini ha valenza legislativa di atto normativo vero e proprio,
perché sono riconosciuti da questa legge come atti normativi (sono difatti precedentemente
presentati al ministero competente, previa approvazione del consiglio della professione).
Legge n. 251, 10 agosto 2000: “Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della
riabilitazione, della prevenzione nonché della professione ostetrica”.
Altro documento che fa completezza nello sviluppo della professione sanitaria, spinto dalla
federazione nazionale.
Questa legge riconosce alle professioni sanitarie la possibilità di assumere posizioni di direzione, il
ruolo dirigenziale riconosce al professionista sanitario la possibilità di gestire in piena autonomia i
processi di lavoro con piena direzione di unità operative o di dipartimenti (insiemi di unità
operative. -> attivazione di uno specifico corso di Laurea Magistrale in Scienze Infermieristiche.
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All’interno di una azienda ospedaliera (cambia da un’azienda ad un’altra -> perché il direttore,
come in una vera e propria azienda privata, può organizzare come crede per incrementare la
produzione):
DIPARTIMENTO = primi grandi contenitori all’interno dell’azienda, suddivisi per omogeneità clinica
o per percorso omologo dei pazienti (es. dipartimento di oncologia), i quali contengono al loro
interno insiemi di unità operative (precedentemente denominate reparti).
UNITÀ OPERATIVA = unità operative complesse (UOC) che vanno a costituire i dipartimenti in
relazione all’ambito nel quale operano. All’interno di queste unità operative complesse vi sono
quelle semplici (UOS).
L’infermiere può essere coordinatore o anche direttore (non più caposala) all’interno delle UOC e
talvolta anche all’interno dei dipartimenti.
Il coordinatore a differenza del direttore non ha piena autonomia gestionale e decisionale, prende
indicazioni dal direttore stesso,
possiamo dire che sia facilitatore del processo gestionale.
Con questo documento si completa, nello sviluppo delle competenze del grafico con gli assi
cartesiani, lo sviluppo della competenza gestionale massima.
Per il direttore: laurea magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche.
Per il coordinatore: master di I livello nelle funzioni di coordinamento.
Altra tappa importante del nostro percorso formativo e professionale in Italia, grazie alla
stipulazione della 251 del 2000 -> 2006: I PRIMI DOTTORATI
Con la partenza dei primi dottorati in Scienze Infermieristiche si completa il percorso accademico
della professione infermieristica nel nostro Paese: le Università, dopo la laurea magistrale,
mettono a bando dei contratti (bandi di ricerca) per reclutare a tempo determinato, raramente a
tempo indeterminato, personale che svolga ricerca in determinati ambiti -> primo: Uni Tor Vergata
Altro passaggio importante è stato effettuato praticamente ai giorni nostri, nel 2018.
Con la Legge Lorenzin dell’11 gennaio 2018, entrata in vigore il 15 febbraio, viene istituita la
Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche (FNOPI) e le seguenti
variazioni:
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2020: l’Oms proclama per la prima volta il 2020 (de centenario della Florence Nightingale) anno
dell’infermiere e lancia la campagna “Nursing Now”.
- iniziativa proclamata e lanciata nel febbraio 2018, per potenziare e supportare gli
infermieri nell’affrontare le sfide sanitarie del secolo.
Le classi di laurea con le quali l’infermiere interagisce maggiormente sono moltissime, vi sono 22
corsi di laurea attivati per le professioni sanitarie (quindi 22 professioni sanitarie) con le quali
l’infermiere sicuramente interagisce, ma la figura con la quale prende maggior contatto è
l’OPERATORE SOCIO SANITARIO (OSS).
La figura dell’OSS nasce per la prima volta durante una conferenza stato-regioni tenutasi il 22
febbraio 2001, durante la quale viene identificata la figura ed il relativo profilo professionale
dell’operatore sociosanitario.
Figura e profilo:
l’OSS svolge attività finalizzate a:
o soddisfare i bisogni primari della persona, nell’ambito delle proprie aree di competenza, in
un contesto sia sociale che sanitario.
o favorire il benessere e l’autonomia dell’utente.
Formazione:
l’OSS è una figura di natura tecnica che non possiede una formazione di tipo accademico, l’ente
formatore è comunque la regione, quindi il sistema sanitario, affidandone la formazione alle
aziende ospedaliere universitarie.
Requisito di accesso è la scuola dell’obbligo e 17 anni di età, effettuano un corso di durata annuale
e non inferiore a 1000 ore, con direzione da parte di infermieri (con laurea magistrale):
- 200 ore modulo di base
- 250 ore modulo di professionalizzazione
- 100 ore esercitazioni/stages
- 450 ore tirocinio
Contesti operativi:
l’OSS svolge la sua attività:
• Nel settore sociale e sanitario
• Nei servizi di tipo socioassistenziale e sociosanitario
• Residenziali o semiresidenziali
• Ambiente ospedaliero
• A domicilio dall’utente
Principali attività previste:
1. Assistenza diretta ed aiuto domestico alberghiero
2. Interventi igienico sanitari e di carattere sociale
3. Supporto gestionale, organizzativo e formativo
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Quindi possiede anche l’OSS competenze tecniche, relazionali e relative alle conoscenze.
Con l’andare del tempo è stato inserito un percorso di formazione complementare anche per la
figura dell’OSS -> OSS FC, introdotti nel 2001 con un accordo tra il Ministro della salute, il Ministro
del lavoro e delle politiche sociali, le regioni e le province autonome.
Dopo aver effettuato il corso annuale di base, partecipano a dei bandi per ottenere la formazione
complementare acquisendo maggiori competenze. Quali?
• Somministrazione per via naturale della terapia prescritta, con le direttive o sotto
supervisione di infermieri/ostetriche.
• Clisteri.
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