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Capitolo 1 Evoluzione legislativa del
diritto sanitario
Sommario Z 1. Evoluzione della legislazione e dellorganizzazione sanitaria in Italia,
dallUnit dItalia al 1945. - 2. La tutela della salute nella Costituzione. - 3.
Il Ministero della Sanit ed i suoi organi periferici. - 4. La riforma ospe-
daliera del 1968. - 5. Il trasferimento delle competenze alle Regioni. - 6.
Listituzione del Servizio sanitario nazionale. - 7. Il riordino della sanit:
il D.Lgs. 30-12-1992, n. 502. - 8. La riforma sanitaria ter. - 9. La
Carta dei servizi sanitari. - 10. Il sistema integrato di interventi e servizi
sociali. - 11. La tutela della salute nella Costituzione, alla luce della L.
3/2001. - 12. I LEP: livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti
civili e sociali.
Nel 1945 venne poi costituito lAlto commissariato per ligiene e la sanit pubblica
(ACIS) alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri (D.L. 12-7-
1945, n. 417).
AllAlto commissariato furono affidati compiti di tutela della salute pubblica e di co-
ordinamento e di vigilanza tecnica sulle organizzazioni sanitarie quali la Croce Rossa
e lONMI (Opera Nazionale per la tutela della maternit e dellinfanzia).
A) Larticolo 32
La Costituzione italiana, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, configura, per la prima
volta, il diritto alla salute allart. 32. Questo cos recita: La Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dellindividuo e interesse della collettivit, e garan-
tisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno pu essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per di-
sposizione di legge. La legge non pu in nessun caso violare i limiti imposti dal rispet-
to della persona umana.
Il diritto alla salute pu essere inteso in due modi differenti, ma complementari.
Nellaccezione acquisita e immediatamente operativa del precetto costituzionale, la
norma conferisce ai singoli il diritto soggettivo a non subire lesioni dellintegrit psico-
fisica. In una prospettiva pi ampia, che guarda allo stato di benessere complessivo
della persona e che potremmo definire sociale, coinvolgendo lintero sistema dellas-
sistenza sanitaria, il diritto alla salute si configura come diritto a prestazioni positive
nei confronti dei pubblici poteri, che si concretizza nella pretesa di unassistenza sani-
taria effettiva al singolo individuo.
Tale diritto alle prestazioni sanitarie rimasto a lungo inattuato, fino allemanazione
della legge n. 833 del 1978, istitutiva del Servizio sanitario nazionale. La Carta costi-
tuzionale, infatti, garantisce a tutti il diritto allassistenza sanitaria, ma solo agli indi-
genti il diritto di essere curati gratuitamente; il legislatore del 1978, invece, ha esteso
a tutti, anche ai non indigenti, il diritto alle cure gratuite.
I principi posti a base del servizio sono: il principio della globalit delle prestazioni,
delluniversalit dei destinatari, delluguaglianza dei trattamenti; gli obiettivi da rag-
giungere sono: la promozione e la tutela della salute di tutta la popolazione, senza
distinzione di condizioni individuali; lo strumento previsto dal legislatore per assicu-
Evoluzione legislativa del diritto sanitario Z7
rare le prestazioni rappresentato da una struttura organizzativa tesa a coprire in ma-
niera capillare il territorio nazionale attraverso la rete di Aziende sanitarie locali.
Il raggiungimento di tale risultato dipende, infatti, da una serie di interventi del legislatore ordinario
diretti a dotare le strutture pubbliche preposte alla cura del settore sanitario delle risorse umane
e materiali necessarie.
Il 2 comma dellart. 32 pone, invece, due limiti allattivit sanitaria dello Stato: innanzitut-
to solo la legge pu obbligare lindividuo ad un determinato trattamento sanitario; inoltre il
legislatore pone il divieto di violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
In virt del primo limite, attraverso una riserva assoluta di legge, si pongono vincoli
operativi allamministrazione pubblica ovvero sono impediti i trattamenti sanitari che
non trovino, a monte, unespressa disposizione legislativa che li consenta dopo aver
operato un adeguato bilanciamento degli interessi coinvolti.
In particolare sono ammessi trattamenti sanitari obbligatori o addirittura coattivi (imposti con la
forza fisica), ma solo se necessari per la tutela della salute della collettivit e della incolumit
delle altre persone. Non mai consentito imporre un trattamento sanitario per tutelare la sola
salute individuale del soggetto, senza alcun vantaggio per linteresse collettivo.
Larticolo si riferisce ad ogni intervento diagnostico o terapeutico, di prevenzione o cura: vanno, quindi,
comprese tanto le prescrizioni di vaccinazioni obbligatorie per prevenire malattie infettive e diffusive,
quanto i provvedimenti di cura e di isolamento nei confronti di soggetti affetti da malattie contagiose.
Il secondo limite comporta, invece, che uneventuale legge ordinaria che prevedesse
interventi sanitari che violino i limiti imposti dal rispetto della persona umana, sareb-
be viziata da incostituzionalit.
B) Larticolo 38
Lart. 38, comma 2, Cost. dispone che i lavoratori hanno diritto che siano preveduti
ed assicurati mezzi adeguati alle loro esigenze di vita in caso di infortuni, malattia,
invalidit e vecchiaia, disoccupazione involontaria.
Lart. 38, quindi, assume a proprio fondamento non il diritto dei cittadini alla protezione
della salute, quanto piuttosto il diritto dei lavoratori ad assicurarsi contro i rischi ai quali
va soggetta la loro capacit lavorativa per infortuni, malattie professionali e non, invalidit.
In questo modo la Costituzione non si limita a tutelare la salute in s, bens anche la
non salute. Ci costituisce una indubbia conquista democratica, se si pensa che un
tempo laspirazione dello Stato ad avere una popolazione sana e numerosa era cos
fortemente radicata da portare alla considerazione che lindividuo malato o comunque
inabile al lavoro fosse di peso alla societ e di ostacolo alla produttivit nazionale.
Con la L. 13-3-1958, n. 296 e successivi regolamenti attuativi nn. 249, 257, 264 dell11
febbraio 1961, si riconobbe la necessit di dare alla materia della salute pubblica una
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Successivamente alla istituzione del Ministero della sanit in qualit di sede istituzio-
nale delle competenze in materia di sanit pubblica, si pervenne, sulla base del princi-
pio introdotto dalla Costituzione repubblicana della tutela sanitaria intesa come dirit-
to del cittadino ed interesse primario dello Stato, alla riforma ospedaliera, attuata
con la L. 12-2-1968, n. 132 (cd. Legge Mariotti).
In attuazione della delega contenuta negli artt. 40-43 e 64 della L. 132/1968 sono stati emanati:
il D.P.R. 128/1969 sullordinamento interno dei servizi ospedalieri;
il D.P.R. 129/1969 sullordinamento interno dei servizi di assistenza delle cliniche e degli isti-
tuti di ricovero e cura;
il D.P.R. 130/1969 relativo allo stato giuridico del personale ospedaliero.
A) Il D.P.R. 14-1-1972, n. 4
Il processo di regionalizzazione fu avviato con il D.P.R. 14-1-1972, n. 4.
Il citato provvedimento legislativo ha consentito, infatti, il passaggio alle Regioni
ordinarie delle funzioni statali in materia sanitaria, nelle varie fasi dellintervento
preventivo, terapeutico e riabilitativo, realizzando altres il trasferimento di quegli
uffici statali periferici gi titolari delle predette competenze.
Le competenze lasciate allo Stato erano di tipo residuale.
Con il D.P.R. 4/1972 vennero trasferiti alle Regioni:
gli Uffici dei medici provinciali;
gli Uffici dei veterinari provinciali;
gli Uffici sanitari dei Comuni;
gli Uffici sanitari dei Consorzi comunali;
i Consigli provinciali di sanit;
i Consorzi provinciali antitubercolari;
i Dispensari antivenerei.
Il trasferimento delle funzioni e delle competenze cos operato non era privo di lacune
e di discrasie: esso, infatti, non comprendeva il settore dellassistenza mutualistica.
Il reale riordino della disciplina in materia sanitaria, con il conseguente riassetto or-
ganizzativo e istituzionale del Servizio sanitario nazionale, si avuto con il D.Lgs.
30-12-1992, n. 502 (attuativo della legge delega del 23-10-1992, n. 421) e con il D.Lgs.
7-12-1993, n. 517.
Gi con la L. 421/1992, con la quale si delegava il Governo ad emanare norme per la razionaliz-
zazione di settori importanti dellordinamento, si posero le basi per una reale riforma del settore.
Essa aveva due obiettivi:
ridare efficienza al sistema sanitario ottimizzando le risorse di cui gi si disponeva;
controllare la spesa per contenere il disavanzo.
Con il D.Lgs. 502/1992 e il D.Lgs. 517/1993 si diede una notevole spinta nella direzione dellinter-
pretazione in chiave aziendale dellorganizzazione sanitaria, attraverso lattribuzione alle U.S.L.,
delle quali si ridefinisce anche la modalit economico-finanziaria (budget di esercizio, indicatori di
qualit, verifica dei risultati), della natura di azienda pubblica e con una maggiore responsabiliz-
zazione della dirigenza sanitaria sui risultati conseguiti.
Punti cardine della riforma sono:
la definizione di livelli di assistenza uniformi sul territorio nazionale, ovvero dello standard
minimo di prestazioni erogabili a tutti i cittadini nel rispetto degli obiettivi della programmazio-
ne socio-sanitaria e in rapporto allentit del finanziamento garantito al SSN;
lattribuzione di maggiori responsabilit gestionali programmatorie, organizzative e finan-
ziarie alle Regioni dando labbrivio al processo di regionalizzazione della sanit;
laziendalizzazione delle strutture di produzione ed erogazione dei servizi sanitari (ASL) inte-
sa nel duplice senso di riconoscimento di autonomia patrimoniale, contabile, gestionale, tec-
nica ed organizzativa e di recepimento delle strategie di gestione di marca privatistica;
un nuovo modello di finanziamento sia a livello di spesa complessiva per cui gli obiettivi pro-
grammatici sono determinati in funzione delle risorse disponibili e non secondo il meccanismo
inverso, sia a livello delle singole strutture finanziate secondo la logica di mercato della remu-
nerazione a tariffa ovvero in base alle prestazioni effettivamente erogate;
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La seconda riforma sanitaria presentava comunque delle lacune che resero necessario
un ulteriore intervento del legislatore al fine di completare il raggiungimento degli
obiettivi stabiliti nelle intenzioni delle riforme precedenti.
Il primo momento del nuovo riassetto in ambito sanitario rappresentato dalla legge
delega 30-10-1998, n. 419, alla quale ha fatto seguito il decreto 229/1999 di attuazio-
ne dei principi e criteri ivi contenuti.
Lesigenza che ispir il legislatore nella direzione di un correttivo alla riforma attuata con il D.Lgs. 502/1992
fu quella di superare il ritardo che aveva caratterizzato sia il processo di regionalizzazione del sistema
sanitario paralizzandone loperativit, sia di conseguenza laziendalizzazione della tutela della salute.
La nuova disciplina conferma il SSN come linsieme delle funzioni dei servizi sanita-
ri regionali da un lato, e degli enti e istituzioni di rilievo nazionale dallaltro, e tende
a conferire alle Regioni la generalit dei compiti in materia sanitaria, lasciando in tal
modo allo Stato il ruolo di garante del rispetto dei principi costituzionali nellattuazio-
ne del diritto alla tutela della salute.
B) La L. 30-11-1998, n. 419
La L. 30-11-1998, n. 419, con la quale il Parlamento delegava al Governo la raziona-
lizzazione e riorganizzazione del Servizio sanitario nazionale, contiene quattro deleghe
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volte ad attribuire al modello organizzativo della sanit pubblica un assetto differente
da quello attuale.
In particolare, le deleghe riguardano:
la riforma del D.Lgs. 502/1992 attuata con il D.Lgs. 19-6-1999, n. 229;
il riordino della medicina penitenziaria soddisfatto con D.Lgs. 22-6-1999, n. 230;
lorganizzazione dei rapporti tra SSN e Universit definita con D.Lgs. 21-12-1999, n. 517;
ladozione di un testo unico di organizzazione e funzionamento del SSN che costituisce luni-
ca delega inevasa.
5) Integrazione sociosanitaria.
Rientrano in tale ambito le prestazioni sanitarie che devono essere erogate parallelamente
alle attivit di assistenza sociale tese a supportare le persone in stato di bisogno, con proble-
mi di disabilit o di emarginazione che condizionano lo stato di salute. Il decreto si preoccupa
di garantire assistenza a quei soggetti deboli come i bambini, gli anziani, i tossicodipendenti,
i malati di AIDS, i portatori di handicap che necessitano di interventi incrociati non solo in
campo medico, ma anche sociale.
8) Accreditamento istituzionale.
La riforma prevede che possono erogare servizi e prestazioni assistenziali per conto del SSN
le strutture pubbliche o private che abbiano ottenuto una sorta di attestazione di qualit da
parte delle Regioni definita accreditamento. A questo scopo i soggetti pubblici e quelli privati,
sia non aventi scopo di lucro sia commerciali, sono totalmente equiparati.
La Carta dei servizi sanitari rappresenta uno strumento di tutela di cui si avvalgono
i cittadini. Essa stata introdotta con D.P.C.M. 19-5-1995 al fine di migliorare i rap-
porti tra il cittadino e il Servizio sanitario nazionale e di garantire la tutela dei diritti
degli assistiti.
Essa simboleggia un patto tra lAzienda sanitaria e ospedaliera e i rispettivi assistiti, lo strumento
ufficiale di tutela dei cittadini, caratterizzato dalladozione di criteri qualitativi e quantitativi dei
servizi erogati dalle strutture sanitarie.
Le Carte dei servizi sanitari, diversificate a livello di ogni singola struttura erogatrice
di servizi, sono vincolate nei contenuti che si articolano in quattro sezioni:
principi fondamentali cui deve essere uniformata lerogazione dei servizi (egua-
glianza, imparzialit, continuit, diritto di scelta, partecipazione, efficienza ed ef-
ficacia);
piena informazione dei cittadini ed accessibilit dei dati e dei documenti;
assunzione di impegni da parte dellente erogatore a mantenere la qualit del ser-
vizio con ladozione di standard di qualit generali, impegni e programmi;
metodologie di verifica e controllo degli impegni assunti e degli obiettivi raggiunti;
meccanismi di tutela dei diritti dei cittadini/utenti.
Lart. 3septies D.Lgs. 502/1992, introdotto dal D.Lgs. 229/1999, definisce lintegra-
zione socio-sanitaria come il momento grazie al quale bisogni di salute della persona,
che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale, pos-
sono essere soddisfatti mediante percorsi assistenziali integrati tra dimensione socia-
le e dimensione sanitaria.
Lintegrazione sociosanitaria pu dare luogo a prestazioni nelle quali sia prevalente la
rilevanza sanitaria rispetto a quella sociale, cio attivit finalizzate alla promozione
della salute, alla prevenzione, individuazione, rimozione e contenimento di esiti dege-
nerativi o invalidanti di patologie congenite e acquisite; ovvero a prestazioni nelle
quali sia qualificante laspetto sociale rispetto a quello sanitario, cio attivit del siste-
ma sociale che hanno lobiettivo di supportare la persona in stato di bisogno, con
problemi di disabilit o di emarginazione condizionanti lo stato di salute.
Le prestazioni sociosanitarie si possono classificare nel modo seguente:
prestazioni sanitarie a rilevanza sociale, quando lefficacia dellintervento sani-
tario dipende dallapporto dei servizi sociali;
prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, quando lintervento si ha in presenza di
problemi collegati allo stato di salute che possono trovare soluzione efficace con
processi di inserimento e integrazione sociale.
Rispetto alle prestazioni sociali a rilevanza sanitaria, la L. 8-11-2000, n. 328 interviene con
lintento di porre fine ad una polverizzazione normativa che dava luogo ad una miriade di tratta-
menti assistenziali.
Lart. 22 della citata legge, ferme restando le competenze del Servizio sanitario nazionale in ma-
teria di prevenzione, cura e riabilitazione, definisce gli interventi che costituiscono il livello essen-
ziale delle prestazioni sociali erogabili sotto forma di beni e servizi:
misure di contrasto della povert e di sostegno al reddito e servizi di accompagnamento, con
particolare riferimento alle persone senza fissa dimora;
misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone to-
talmente dipendenti o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana;
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interventi di sostegno per i minori in situazioni di disagio tramite il sostegno al nucleo familia-
re di origine e linserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di
tipo familiare e per la promozione dei diritti dellinfanzia e delladolescenza;
misure per il sostegno delle responsabilit familiari per favorire larmonizzazione del tempo di
lavoro e di cura familiare;
misure di sostegno alle donne in difficolt;
interventi per la piena integrazione delle persone disabili;
realizzazione, per i soggetti affetti da disabilit grave di centri socio-riabilitativi e di comunit-
alloggio e di servizi di comunit e di accoglienza per quelli privi di sostegno familiare, nonch
erogazione delle prestazioni di sostituzione temporanea delle famiglie;
interventi per le persone anziane e disabili per favorire la permanenza a domicilio, per linse-
rimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare,
nonch per laccoglienza e la socializzazione presso strutture residenziali e semiresidenziali
per coloro che, in ragione della elevata fragilit personale o di limitazione dellautonomia, non
siano assistibili a domicilio;
prestazioni integrate di tipo socio-educativo per contrastare dipendenze da droghe, alcol e
farmaci, favorendo interventi di natura preventiva, di recupero e reinserimento sociale;
informazione e consulenza alle persone e alle famiglie per favorire la fruizione dei servizi e
per promuovere iniziative di auto-aiuto.
Il sistema integrato ispirato al principio delluniversalit, nel senso che delle pre-
stazioni che ad esso fanno capo possono usufruire i cittadini italiani, quelli apparte-
nenti agli Stati dellUnione Europea e gli stranieri titolari della carta e del permesso
di soggiorno di durata non inferiore ad un anno.
Gli interventi sono realizzati attraverso il metodo della programmazione, operativit dei progetti,
verifica sistematica dei risultati in termini di qualit e di efficacia delle prestazioni, nonch della
valutazione di impatto.
11. La tutela della salute nella Costituzione, alla luce della L. 3/2001
La L. 5-6-2003, n. 131 (cd. legge La Loggia) ha previsto che in sede di prima appli-
cazione del nuovo regime del riparto legislativo fra Stato e Regioni descritto dal no-
vellato art. 117 Cost, per orientare liniziativa legislativa dello Stato e delle Regioni,
il Governo delegato ad adottare uno o pi decreti legislativi meramente ricognitivi
dei principi fondamentali che si traggono dalle leggi vigenti, nelle materie affidate alla
legislazione concorrente delle Regioni attenendosi ai principi della esclusivit, ade-
guatezza, chiarezza, proporzionalit ed omogeneit.
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prestazioni concrete, senza invadere indebitamente interi settori materiali. Nella so-
stanza si assistito, tuttavia, ad un tendenziale ampliamento del potere statale di de-
terminazione dei LEP inserendo in esso aspetti complementari o connessi alleroga-
zione delle prestazioni essenziali e, per contro, interpretando in senso restrittivo il
margine della discrezionalit delle Regioni.
In effetti, dalla lettura congiunta delle citate sentenze della Consulta si evince che
lesigenza di eguaglianza nellerogazione dei livelli essenziali di assistenza, assoluta-
mente prevalente rispetto ad uneventuale pretesa di differenziazione territorialmente
condizionata degli stessi, anche nellottica di garantire una continuit normativa rispet-
to al passato, consente uninvasione da parte del legislatore statale degli ambiti re-
gionali, attraverso la sua potest alla determinazione dei livelli essenziali delle presta-
zioni concernenti i diritti civili e sociali, purch si ricorra ad uno strumento di leale
collaborazione effettivamente paritario, quale lintesa.