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Oggi giorno alla luce delle nuove tecnologie, accanto ai diritti dell’ uomo compaiono i diritti
delle generazioni, i diritti dell’umanità, i diritti della natura, i diritti della cultura e i diritti degli
animali. Questi nuovi diritti hanno trovato riscontro in alcuni indici normativi in materia di
biotecnologie, di sperimentazione sugli animali, tutela dell’ambiente e dei beni culturali.
Problema che si pone è di verificare le condizioni che consentono di attribuire a questi nuovi
soggetti la qualifica di soggetti politici. Vengono considerati politici i soggetti sociali che sono
sovrani, ma non esercitano la loro sovranità perché la delegano agli Stati. Nella ricostruzione
giuridico-costituzionale del dopoguerra vi è l’idea che non esistono altri diritti che quelli
espressi dalla legge e subordinare la legge al rispetto di alcuni diritti fondamentali dell’uomo.
L’esigenza fondamentale che presiede alla realtà giuridica di tali diritti è la dignità dell’uomo
che lo contraddistingue e lo esalta al di sopra di altri esseri viventi.
La persona fisica è riconosciuta come soggetto di diritto con l’acquisto della capacità giuridica,
al momento della nascita (art. 1 c.c.). La capacità giuridica è l’idoneità di un soggetto ad essere
titolare di diritti e doveri quindi di situazioni soggettive. La soggettività è un diritto inviolabile
riconosciuto e garantito all’uomo (art. 2 Cost.). Quindi secondo l’ex art. 1 c.c. prima della
nascita non vi è soggettività e quindi non vi è tutela giuridica, obiezione a questa tesi è data
dall’equivalenza della soggettività con la capacità giuridica che si tende ad estenderla al
concepito.
La gerarchia delle fonti che anche gerarchia dei valori impone di leggere l’art. 1 c.c. alla luce
dell’art. 2 Cost.. L’art. 2 Cost. introduce nell’ordinamento il valore della persona e il valore
della sua attuazione e della garanzia ad esso offerto nei confronti di qualsiasi comportamento
che ne comporti la negazione. Il valore della personalità va oltre i confini della nascita e della
morte e consente la tutela del concepito oltre a quella della vita e della salute. Anche la Corte
Costituzionale ha più volte affermato che la posizione giuridica del nascituro si colloca tra
quelle protette dalla Costituzione.
L’art. 1 è armonizzato col dettato costituzionale attraverso la scissione tra i due concetti di
soggettività e capacità giuridica, dove quest’ ultima non è più vista come fondamento della
soggettività ma come semplice attributo dell’individuo. La soggettività è quindi la categoria
giuridica idonea a rispecchiare l’evoluzione biologica dell’individuo mentre la capacità è una
categoria che riguarda l’aspetto patrimoniale , cioè i diritti patrimoniali riservati ad un concepito
sono subordinati all’evento della nascita, ma i diritti fondamentali della persona appartengono al
concepito.
Stesso discorso vale anche per l’ovocita fecondato in vitro o fuori dal grembo materno, in
quanto non può verificarsi la situazione di conflitto tra il suo interesse alla vita e il diritto alla
salute della madre che potrebbe far ricorso all’intervento abortivo.
Oggi il valore della dignità umana è chiamata ad orientare nuovi bisogni di protezione
conseguenti all’utilizzo di biotecnologie che minacciano l’uomo. Con riferimento alla tutela
dell’embrione sono state formulate due diverse tesi, una prima tesi riconosce il pieno interesse
alla vita dell’embrione fino dal primo momento del concepimento senza che si possa progettare
una tutela differenziata correlata alle diverse fasi del suo sviluppo. Una seconda tesi invece,
riconosce le qualità di una persona solo all’embrione che abbia raggiunto un certo sviluppo, vale
a dire all’embrione in un momento collocabile verso il 14° giorno allorquando si forma la stria
primitiva. La Convenzione di WARNOCK , a suo tempo accettò proprio quest’ ultima tesi
aprendo le porte a qualsiasi intervento manipolativo sul cosiddetto pre-embrione. L’embrione ,
dunque, deve essere collocato sul piano degli esseri appartenenti alla specie umana e in quanto
tale portatore di propri valori fondamentali.
A livello internazionale viene data tutela all’embrione attraverso molteplici documenti
internazionali, tra cui:
Carta Europea dei Diritti del Bambino del 1989: si considera meritevole di tutela
giuridica la vita prenatale. Il bambino deve essere protetto prima e dopo la nascita. La
stessa Carta impegna gli Stati al riconoscimento dei diritti dei bambini.
Raccomandazione del Consiglio d’Europa del 1986: si riconosce che la vita umana si
sviluppa con un processo continuo e invita gli Stati membri a vietare la creazione di
embrione a fini di ricerca o per finalità non terapeutiche.
Protocollo sulla Clonazione Umana del 1998: si vieta di creare un essere umano
geneticamente identico ad un altro essere vivente o morto perché in contrasto con la
dignità umana. Questo divieto è stato ripreso dalla Carta Europea dei Diritti
Fondamentali firmata a Nizza il 2000 e si afferma che la dignità umana è inviolabile.,
inoltre ogni individuo ha diritto alla vita, alla propria integrità fisica e psichica.
2. ONDE ELETTROMAGNETICHE.
Recentemente è emerso il problema del rischio alimentare, alla luce delle nuove tecniche di
produzione agricole e zootecnica , si pensi a mangimi e concimi chimici, e soprattutto alla luce delle
nuove possibilità di modificare geneticamente piante e animali. Si è in poche parole venuto ad
aprire un nuovo scenario con l’avvento delle biotecnologie , intese queste come le tecniche che
utilizzano organismi viventi per fare o modificare prodotti, per unificare piante ed animali o per
sviluppare microrganismi per usi specifici ( si pensi ai c.d. organismi geneticamente modificati).
Lo sviluppo delle biotecnologie torna a beneficio dei cittadini in termini di migliore qualità della
vita sotto forma di cibi migliori, di ambiente più pulito e di migliori condizioni sanitarie. Tuttavia ,
accanto a queste prospettive di benessere si sono poste anche delle preoccupazioni collegate alla
possibilità per l’uomo di incidere sui fenomeni naturali con enormi rischi per l’integrità, la salute e
la dignità umana.
Sicuramente il progresso scientifico, in cui si collocano le tecniche biotecnologiche, trova
fondamento costituzionale nell’ art. 9, ma allo stesso tempo deve commisurarsi con valori
altrettanto costituzionali ma assolutamente primari, quali la tutela della persona umana ed anche la
tutela dell’ambiente funzionale alla prima. Quindi, non è possibile permettere alla scienza di fare
tutto ciò che le moderne tecnologie consentono: in poche parole la libertà di ricerche scientifiche
rientra nel novero delle libertà costituzionali, ma ciò non significa assolutamente che essa sia del
tutto libera ed insindacabile, anzi, al contrario nel nostro sistema fondato sul valore primario della
persona umana, un’ attività di controllo all’attività scientifica si pone come doverosa onde evitare
possibili pregiudizi per il benessere della persona umana.
Il termine biotecnologie fa riferimento alle biotecnologie innovative , derivate cioè
dall’utilizzazione congiunta di nuove tecniche biologiche come la cultura di cellule in vitro, la
produzione di anticorpi e l’ingegneria genetica.
Vi è stata una risoluzione del Parlamento Europeo del 2001 volta a potenziare l’industria europea
delle biotecnologie attraverso l’incentivazione della ricerca e degli investimenti. Per quanto attiene
ai limiti dell’uso delle biotecnologie o della stessa libertà di ricerca è ricorrente il richiamo all’ art.
33 che nel prevedere l’obbligo dello stato di promozione della ricerca scientifica e tecnica, distingue
tra ricerca e tecnica, tra momento speculativo e momento applicativo della ricerca, mentre la
sicurezza della persona e dell’ ambiente costituiscono un limite invalicabile.