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1 La nozione di ambiente
La ricostruzione della nozione ‘’ambiente ‘’ non è stata una sfida semplice per la dottrina e la
giurisprudenza, coinvolti per molti anni ad interrogarsi su quale potesse essere il concetto giuridico
giusto e considerevole di ambiente, non avente una formula troppo generica.
Partendo dalle origini, la nascita della parola ‘’ambiente’’ è da rintracciare nel padre della scienza
moderna Galileo Galilei, il quale nel 1623 descrive l’ambiente come lo spazio circostante l’uomo.1
La principale difficoltà è stata quella di giungere ad una visione unitaria e condivisa della nozione e
di collocarla tra i principi e i diritti della Carta Costituzionale.
I primi dibattiti hanno avuto luogo nei primi anni ’70 e la prerogativa di dare una definizione
giuridica di ambiente ha aperto le strade allo sviluppo di due concezioni: la concezione pluralista e
la concezione unitaria.
La disputa dottrinale più in auge è stata quella intercorsa tra Massimo Severo Gianni e Amedeo
Postiglione.
Nel 1973 Giannini ha elaborato la concezione pluralista, detta anche tripartitica, secondo cui per
definire l’ambiente bisogna elencare gli oggetti di tutela ambientale. Pertanto la chiave di lettura
giuridica di ambiente assume tre sensi: 1) l’ambiente a cui fanno riferimento la normativa e il
movimento di idee relativi al paesaggio; 2) l’ambiente a cui fanno riferimento la normativa e il
movimento di idee relativi alla difesa del suolo, dell’aria, dell’acqua; 3) l’ambiente a cui si fa
riferimento nella normativa e dell’urbanistica.
Giannini osserva che l’ambiente è formato da beni appartenenti a diversi profili giuridici e regolati
da una disciplina propria.
Il pensiero gianniniano ha trovato appoggio anche da alcune sentenze dei giudici amministrativi che
hanno affermato la presenza di una pluralità di beni (l’aria, l’acqua, il suolo, il paesaggio, la flora, la
fauna) oggetto di tutele giuridiche distinte e differenziate.
Sempre nel campo delle concezioni pluraliste, oltre alla tripartizione gianniniana figura anche la
bipartizione ad opera di Pradieri, secondo il quale bisogna analizzare due aree omogenee: quella
relativa alla sanità e quella relativa all’urbanistica entrambe con lo scopo di tutelare la salute ex ante
art. 32 Cost.
Nella metà degli anni’80, la questione ambientale acquisisce sempre di più un ruolo preponderante
nelle discussioni della dottrina e della giurisprudenza.
Le normative precedenti non erano in grado di sopperire alla crescente problematica ambientale
come l’inquinamento atmosferico e il degrado del suolo. Il problema ambientale iniziava ad essere
un’emergenza da fronteggiare, per tale motivo tutte le forze politiche governative e politiche
nazionali e sovranazionali si fecero portatrici di questa causa.
In Italia, nel 1986 uno dei passi fondamentali è stata l’emanazione della legge n°349 che ha istituito
il Ministero dell’Ambiente.
Questa istituzione ha determinato l’avvio di concepire l’ambiente in una visione diversa da quella
sostenuta dalla concezione pluralista, aprendo la strada alla concezione monista.
La nozione monista di ambiente si teorizza attraverso le ricostruzioni giurisprudenziali ovvero
attraverso le sentenze della Corte di Cassazione a sezioni unite che sanciscono il collegamento tra
l’art. 32 Cost. e l’art. 2 Cost. non solo come diritto alla vita ma anche come diritto ad un ambiente
salubre.
Con le successive sentenze della Corte Costituzionale si giunge ad un concetto unitario di ambiente
sia come bene giuridico e sia come diritto fondamentale della persona.
In seguito, sempre su pronuncia della Corte Costituzionale si sancisce che l’ambiente è un bene
immateriale, unitario, formato da varie componenti ciascuna capace singolarmente di essere
oggetto di tutela.
La Corte Costituzionale e i sostenitori della linea unitaria di ambiente hanno premuto
sull’importanza dell’ambiente come bene unitario in seguito all’istituzione del Ministero
dell’Ambiente e conferendo allo Stato la competenza esclusiva della tutela
Costruire con chiarezza la dimensione giuridica del concetto di ambiente ha rappresentato un lancio
di sfida sia per la dottrina che per la giurisprudenza, soprattutto da definire in chiave normativa e a
livello di contenuti che però non ha prodotto risultati soddisfacenti.
Ancora tutt’oggi, per molti i tentativi di delineare la nozione di ambiente risultano del tutto vani
giacché ci si trova di fronte a definizioni non allineate alla materia, o troppo a carattere generale o
troppo prolisse o troppo ricche di particolari.
Sia la teoria pluralista che la teoria monista presentano dei limiti e delle concezioni che non
abbracciano in modo esauriente la definizione della questione definitoria
.
1.2 L’evoluzione della concezione di ambiente
Abbandonata la corsa e lo sforzo all’individuazione della nozione giuridica di ambiente, i giudici e
la dottrina hanno intrapreso il cammino verso l’esplicazione della qualificazione giuridica
dell’ambiente.
L’ambiente venendosi a configurare come un diritto individuale e come un diritto ad un ambiente
salubre, come sancito dalla Cassazione, poggia la sua base sulla visione antropocentrica secondo
cui: l’individuo si erge come beneficiario della tutela giuridica rispetto all’ambiente, il quale viene
tutelato in via indiretta e nella forma di diritto ad un ambiente salubre, di cui all’art. 32 della Cost.
La concezione antropocentrica sostiene l’affermarsi del diritto alla salubrità ambientale
l’affermazione di un diritto alla salubrità ambientale spettante ad ogni individuo, indisponibile ed
azionabile nei confronti dei privati e dei pubblici poteri.
La visione ecocentrica invece riconosce l’ambiente come un bene giuridico oggetto autonomo di
tutela giurdica. Esso è un valore fondamentale dell’ordinamento e non più un bene alla solo
disposizione del benessere dell’individuo, è da tutelare e conservare.
Anche la giurisprudenza costituzionale, nei tempi più recenti propende per la visione ecocentrica
dell’ambiente (Cfr. Corte cost., 210/2016 e 198/2018)
L’evoluzione della concezione di ambiente antropocentrico ad ecocentrico ha avuto luogo
dall’interpretazione giurisprudenziale della Suprema Corte di Cassazione che, prendendo in esame
gli artt. 9 e 32 Cost ha sancito il riconoscimento giuridico del diritto ad un ambiente salubre.
Anche la Corte Costituzionale dà il suo contributo tramite due sentenze del 1987 e definisce
l’ambiente come bene giuridico in quanto riconosciuto e tutelato da norme, rimandando agli artt. 9
e 32 Cost.
La seconda sentenza della Corte Costituzionale è la n°641 del 30 dicembre 1987 sottolinea
l’ambiente come bene unitario:
‘’L’ambiente è stato considerato un bene immateriale unitario sebbene a varie componenti,
ciascuna delle quali può anche costituire, isolatamente e separatamente, oggetto di cura e di
tutela; ma tutte, nell’insieme, riconducibili ad unità ...
L’ambiente è protetto come elemento determinativo della qualità della vita. … e come valore
primario e assoluto”.
Con tale pronuncia la Corte intende l’ambiente come bene primario e anche se considerato a
carattere unitario è riconducibile alla categoria dei beni liberi ed è fruibile dalla collettività
G. Rossi (a cura di), op. cit., prima parte, capitolo VI, paragrafo 1, pag. 103-104