La legislazione italiana
Il Parlamento italiano ha affrontato il problema dell’inquinamento e della tutela
dell’ambiente con molto ritardo. Si possono distinguere tre fasi principali.
La prima, durata fino alla metà degli anni sessanta, è caratterizzata per la
completa assenza di disposizioni che tutelino, in maniera diretta e immediata
l’interesse ambientale.
Nella seconda fase, 1966-1986, si iniziano a tenere in maggiore considerazione i
singoli fattori ambientali specificamente considerati. Diventano così oggetto di
tutela:
l’aria con la c.d. legge “antismog” del 1966 n.615 si dettano misure
contenitive dell’inquinamento atmosferico;
le acque interne e marine con la c.d. legge Merli del 1976, si indicano in
maniera dettagliata le sostanze inquinanti, ponendo dei limiti al loro scarico
nelle acque; inoltre con un’altra legge del 1982, si affronta il problema
della difesa del mare, individuando alcune riserve marine, stabilendo
pesanti sanzioni per le discariche abusive;
la fauna selvatica, intesa fino allora come res nullius “cosa di nessuno”,
diventa con una importante legge nel 1977, “patrimonio indisponibile
dello Stato”, sottoposta quindi a tutela. In particolare, con questa legge
viene vietata la caccia di alcuni uccelli e animali come le aquile, i gufi
reali, le gru, i fenicotteri, gli orsi e altre specie in via di estinzione;
il paesaggio: con la legge Galasso nel 1985 vengono posti sotto tutela i più
interessanti beni paesaggistici (ad esempio boschi, coste, ecc).
La logica di allora, era quella di intervenire una volta che il danno si era
manifestato, ovvero l’opposto della logica prevenzionistica che si affermerà
successivamente.
Nella terza fase, dalla seconda metà degli anni ottanta in poi, le norme in materia
ambientale assumono un‘importanza sempre più rilevante e si inizia a considerare
l’ambiente unitariamente. Viene, infatti, istituito il Ministero dell’Ambiente con
la L. 349/1986, organo del Governo Italiano preposto all'attuazione della politica
ambientale che ingloba le attività ambientali, prima frammentate tra i vari
ministeri (agricoltura, marina mercantile, trasporti, industria, sanità, beni culturali,
interni, ecc.). Con la legge istitutiva del Ministero, inoltre, sono stati fissati tre
principi fondamentali:
il primo stabilisce che il danno arrecato all’ambiente colpisce tutta la
collettività, per cui chi viola le disposizioni di legge a tutela dell’ambiente,
alterandolo o comunque danneggiandolo, è obbligato al risarcimento del
danno nei confronti dello Stato ;
il secondo prevede che spetta ad ogni cittadino e alle associazioni
ambientaliste il diritto di denunciare gli atti che danneggiano l’ambiente;
il terzo stabilisce che ogni opera pubblica, sia essa ad esempio la costruzione
di una strada o di un edificio, può essere permessa solo dopo aver valutato,
attraverso precisi accertamenti tecnici, la sua compatibilità con
l’ambiente, il cosiddetto “impatto ambientale“.
Il Ministero dell'Ambiente, che oggi ha assunto la denominazione di Ministero
dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è preposto a individuare
e valorizzare le aree protette, tutelare la biodiversità, salvaguardare il patrimonio
marino ed atmosferico ed ha, inoltre, competenza in materia di valutazione di
impatto ambientale (VIA). Secondo la normativa comunitaria i progetti che
possono avere un effetto rilevante sull'ambiente devono essere sottoposti a
valutazione di impatto ambientale.
La Procedura assume il compito di individuare, descrivere e valutare gli
impatti ambientali, ossia, le conseguenze a breve e a lunga scadenza, che
possono essere causate dall'attuazione di un determinato progetto.
La legislazione degli anni novanta è assai più prolifica e risente fortemente dei
condizionamenti comunitari.
Agli inizi degli anni novanta, allo scopo di salvaguardare quelle parti del
territorio di particolare interesse per le loro specificità ambientali, vengono
istituite le aree protette.
Le Aree Protette sono classificate, a seconda delle loro caratteristiche, in:
Parchi Nazionali, costituiti da aree terrestri, fluviali, lacuali o marine che
contengono ecosistemi intatti o anche parzialmente alterati da interventi umani,
oppure fenomeni naturali particolarmente spettacolari. Dato il loro rilevo
naturalistico, scientifico, estetico, culturale, lo Stato ha il compito di tutelare tali
luoghi e di garantirne l’utilizzo anche alle generazioni future. Essi sono aperti al
pubblico, ma escludono ogni forma di attività economica. Dal Vesuvio al Gran
Sasso, dalle Dolomiti al Gennargentu, dall’Arcipelago La Maddalena al Gran
Paradiso, l’Italia può vantare ben 25 Parchi Nazionali, come indicano i dati del
Ministero dell’Ambiente. Grazie a questa concentrazione, il Bel Paese si piazza al
quarto posto in Europa per numero di parchi, dopo Norvegia (36 parchi),
Finlandia (35 parchi) e Svezia (28 parchi). Ciascuno dei 24 parchi nazionali
italiani è contraddistinto da caratteristiche ambientali eccezionali che lo rendono
una meta inesauribile e sempre affascinante per vacanze indimenticabili,
all’insegna dell’immersione nella natura, dello sport e della vita all’aria aperta.
Il più antico Parco Nazionale italiano, istituito nel 1922, è il Gran Paradiso e si
trova a cavallo delle regioni Valle d’Aosta e Piemonte.
Oltre al Gran Paradiso, un altro parco storico montano è quello dello Stelvio,
che ha casa sulle alpi della Lombardia e del Trentino-Alto Adige, che si
caratterizza per la presenza di stelle alpine, genziane e cervi.
Tra gli altri parchi più estesi ricordiamo: il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e
Molise; il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, istituito in Veneto nel 1988;
il Parco Nazionale del Pollino a cavallo tra la Basilicata e la Calabria che tutela
aquile reali, grifoni e lupi appenninici; il Parco Nazionale delle 5 Terre che si
estende in provincia di La Spezia ed è anche patrimonio mondiale dell’Unesco dal
1999; il Parco Nazionale del Circeo che si estende sulla costa tirrenica del Lazio e
rappresenta oggi uno dei migliori esempi di biodiversità nel nostro Paese; il Parco
Nazionale dell’isola dell’Asinara che si estende sulla seconda isola sarda, tanto
bella quanto disabitata; il Parco Nazionale del Gargano che si estende nel
cosiddetto “Sperone d’Italia” e comprende le 4 stupende Isole Tremiti; il Parco
Nazionale del Cilento in provincia di Salerno, patrimonio dell’Unesco che dal
2010 è diventato il primo Geoparco italiano, essendo al centro del mediterraneo
ospita fauna e flora interessanti e nei suoi dintorni ci sono luoghi turistici di rilievo
quali Paestum e le meravigliose Grotte di Capo Palinuro e numerosi borghi e
santuari.
Il Parco Nazionale dell'Isola di Pantelleria, istituito nel 2016 è, invece, in ordine
cronologico, l'ultimo parco nazionale italiano ad essere stato istituito, e il primo in
Sicilia. In Italia esistono venticinque Parchi.
Parchi Naturali Regionali: sono aree che costituiscono, nell’ambito di una o più
Regioni limitrofe, un sistema omogeneo, sia per i caratteri naturalistici dei luoghi,
sia per le tradizioni culturali delle popolazioni locali. Essi, pur essendo soggetti a
vincoli per tutelare le peculiarità ambientali, mantengono funzioni produttive, agrarie,
artigianali. In Sicilia abbiamo il Parco Fluviale dell'Alcantara istituito nel 2001 , il
Parco dei Nebrodi, istituito nel 1993, con la millenaria civiltà dei contadini e dei
pastori nebroidensi si riflette in numerose produzioni artigianali: ricami di tovaglie e
lenzuola eseguiti a mano, ceste e panieri di giunco o canna, ceramiche, oggetti per
uso agricolo in legno o ferla, stuoie e tappeti colorati cosiddette “pizzare”, realizzati
con antichi telai; il Parco dell'Etna istituito nel 1987, il Parco delle Madonie
istituito nel 1989, che comprende quindici comuni della città metropolitana di
Palermo; il Parco dei Monti Sicani iter in corso.