Sei sulla pagina 1di 17

2.

Dishevelled-associated activator of morphogenesis1


(DAAM1)
2.1 DAAM: caratteristiche ed organizzazione strutturale
L'actina è una delle proteine più altamente conservate e abbondanti in tutti gli
eucarioti (Pollard e Cooper, 2009). Essa è essenziale per la sopravvivenza delle
cellule e per molti processi cellulari fondamentali, come la citochinesi, i
traffico di vescicole e la locomozione cellulare (Campellone e Welch,
2010). Inoltre, i filamenti di actina sono i principali determinanti della
morfologia cellulare e dell'adesione fra cellule adiacenti, contribuendo così alla
corretta morfogenesi dei tessuti (Li e Gundersen, 2008).
L’actina è una proteina globulare e si trova nel citoplasma in forma
monomerica (actina G),in presenza di ATP e ioni magnesio i monomeri si
unisco nella formazione di polimeri lineari. Due polimeri lineari avvolti tra di
loro danno origine ad un microfilamento (actina F) , che rappresenta uno dei tre
tipi fondamentali di filamenti che compongono il citoscheletro.
Negli eucarioti esistono oltre 100 proteine accessorie associate all’actina e
impegnate nella sua regolazione dell'actina negli eucarioti, tramite ad esempio
nucleazione, polimerizzazione e turnover e dei suoi monomeri (Pollard e
Cooper, 2009). È interessante notare che molte di queste proteine sono
specializzate in aspetti unici della regolazione dell'actina, piuttosto che essere
funzionalmente ridondanti. Ad esempio, il complesso Arp2/3 è impegnato
nell'iniziazione e nell'allungamento dei filamenti di actina ramificati
(Sarmiento et al., 2008).

Dishevelled-associated activator of morphogenesis 1 (DAAM1) è una proteina


appartenente alla famiglia delle formine, fattori che svolgono un ruolo
importante nel modulare la dinamicità del citoscheletro tramite la mediazione
dell'assemblaggio di filamenti lineari di actina in risposta a diversi segnali
(Kovar, 2006; Goode & Eck, 2007). DAAM1 presenta le caratteristiche
strutturali tipiche delle formine, che includono due domini Formin Homology
Domain 1 e 2 (FH1 e FH2) (Goode e Eck, 2007) mentre GDB (GTPasi domain
binding) è il dominio che lega la GTPasi (Higgs, 2005). Il dominio FH1 è
caratterizzato da tratti ricchi di prolina che legano la profilina, così come altre
proteine contenenti il dominio SH3. Il dominio FH2 lega l'actina, e permette la
nucleazione di nuovi filamenti non ramificati di quest‘ultima (Pruyne et al.,
2002; Sagot et al., 2002). Il diaphanous autoinhibitory domain (DAD)
mantiene la proteina in uno stato autoinibito nel citoplasma. Infatti, questo
dominio, localizzato all‘estremità C-terminale, media l‘interazione con
l‘estremità N-terminale della proteina, che comprende il dominio diaphanous
inibitory (DID) e il dominio GDB, stabilizzandola in una conformazione chiusa
(Goode & Eck, 2007). L‘attivazione di DAAM1 si ha in seguito all‘interazione
di quest‘ultima con una fosfoproteina chiamata Dishevelled (Dvl), che lega
specificamente DAAM1, rompendo l‘interazione DAD/GBD. Nello stato attivo
DAAM1 può interagire con diversi effettori, quali la già citata profilina, e le
proteine RhoGEF e RhoGAP per modulare l‘attività di Rho.

Fig. 2.1 - Modello di attivazione di DAAM1(Liu et al., 2008)

2.2 Attivazione di DAAM1


DAAM1 è una proteina localizzata sia sulla membrana plasmatica, sia sulle
vescicole citoplasmatiche e la sua attività è strettamente correlata a Wnt e
Dishevelled (Habas et al., 2001; Kida et al., 2007). Queste due proteine
regolano numerosi processi cellulari, fra cui determinazione del destino della
cellula, motilità, polarità, formazione dell‘asse primario ed organogenesi
(Yamaguchi, 2001). DAAM1 è stata inizialmente identificata come una
proteina che interagisce con Dvl, che media la via di segnalazione non
canonica Wnt/planar cell polarity (PCP) (Habas et al., 2001).
I ligandi Wnt identificati sono 19, si tratta di proteine ricche in cisteina, di circa
350-400 amminoacidi, che possiedono una sequenza segnale per la secrezione
all‘estremità N-terminale. Nella matrice extracellulare, le proteine Wnt
possono legare ed essere stabilizzate da proteoglicani eparan solfato, come
Dally, che limitano la loro diffusione e modulano la loro attività (Lin, 2004).
Invece i recettori per Wnt sono stati identificati nelle proteine Frizzled (Fz)
(Bhanot et al., 1996). Inoltre, per l‘attivazione della via canonica è necessaria
la presenza di un recettore a singolo segmento transmembrana, della famiglia
LRP che, insieme a Fz e Wnt, forma un complesso recettoriale trimerico che
attiva la via di trasduzione (Tamai et al., 2000).
Il segnale extracellulare portato da Wnt attiva, infatti, varie cascate di
trasduzione del segnale intracellulari, quali il pathway Wnt/β-catenina
dipendente, o canonico, e il pathway β-catenina indipendente, o non canonico,
che a sua volta può essere suddiviso nel pathway Planar Cell Polarity (PCP) e
nel pathway Wnt/Ca2+ (Habas et Dawid, 2005) (Fig. 2.2).

Fig. 2.2 - Vie di trasduzione del segnale attivate da Wnt (Habas & Dawid, 2005).
La via canonica attivata da Wnt coinvolge la β-catenina. In assenza del segnale,
la β-catenina citoplasmatica è degradata, in quanto viene fosforilata da una
serina-treonina chinasi, la caseina chinasi Ia (CKIa) (Amit et al., 2002; Liu et
al., 2002, Yanagawa et al., 2002) e dalla glicogeno sintasi chinasi 3 (GSK-3)
(Yost et al., 1996). Queste chinasi, insieme alle proteine scaffold Axina e APC
(Hart et al., 1998; Kishida et al., 1998) formano con la β-catenina un
complesso che permette a quest‘ultima di essere riconosciuta dalla β-TrCP,
ubiquitinata e quindi degradata via proteasoma (Aberle et al., 1997; Liu et al.,
1999). Quando Wnt lega il recettore Fz, il segnale è trasdotto alla fosfoproteina
Dishevelled, che interagisce direttamente con Fz (Wallingford & Habas, 2005),
e che, una volta attiva, inibisce l‘attività dell‘enzima GSK-3. Si ha, quindi, la
mancata fosforilazione della β-catenina, e così della sua degradazione.
Questa, pertanto, si accumula, migra nel nucleo (Tolwinski & Wieschaus,
2004) e lega i fattori trascrizionali LEF/TCF (Behrens et al., 1996; Molenaar et
al., 1996). Il complesso così formato lega le sequenze promotrici di geni target,
quali Siamois and Twin, che sono richiesti durante l‘embriogenesi (Reya &
Clevers, 2005). La via di segnalazione canonica di Wnt gioca, di conseguenza,
un ruolo essenziale nel decidere il destino delle cellule durante lo sviluppo
embrionale. Nelle due vie del pathway non canonico il segnale portato da Wnt
è mediato dal suo legame con Fz ed è indipendente dai corecettori LRP (He et
al., 2004). Il pathway Wnt/ Ca2+, che dipende dall‘attivazione di proteine Gq,
stimola il rilascio intracellulare di Ca2+ dal reticolo endoplasmatico (Kohn &
Moon, 2005; Slusarski & Pelegri, 2007). Infatti, il legame Wnt/Fz porta
all‘attivazione della fosfolipasi C e al risultante aumento del Ca2+. Il flusso di
Ca2+ attiva quindi una serie di proteine Ca2+ – dipendenti, quali PKC (Sheldahl
et al., 2003) e la chinasi calcio/calmodulina dipendente II. Quest‘ultima attiva i
fattori di trascrizione NFAT, TAK1 e NLK, che possono antagonizzare il
segnale β-catenina/TCF (Ishitani et al., 1999). Questa via di segnalazione è
coinvolta nel regolare l‘adesione cellulare, riarrangiamenti citoscheletrici ed
altri processi che avvengono durante lo sviluppo, come la comparsa della
simmetria dorso-ventrale e la separazione dei tessuti negli embrioni (Kohn &
Moon, 2005).
L‘altra via del pathway non canonico è rappresentato dal Planar Cell Polarity
(PCP). È stato mostrato che esso è implicato nel movimento delle cellule
polarizzate e nella gastrulazione dei vertebrati (Klein & Mlodzik, 2005).
Infatti, il fine di questo pathway è la regolazione, indipendente dalla
trascrizione, dell‘actina del citoscheletro (Fig. 2.3).

Fig. 2.3 - Pathway PCP (Staal et al., 2008).

Dopo il legame di Wnt con il recettore Fz, si ha l‘attivazione della proteina


Dvl. Questa consiste di circa 750 amminoacidi, e possiede tre domini altamente
conservati: all‘estremità N-terminale è presente il dominio DIX, di 80
amminoacidi; un dominio centrale di circa 90 amminoacidi, chiamato PDZ,
mentre all‘estremità C-terminale si trova il dominio DEP, costituito da 80
amminoacidi (Boutros & Mlodzik, 1999). Inoltre, sono presenti altre due
regioni conservate: una regione basica, ed una regione ricca di proline,
implicate nell‘interazione proteina / proteina e nella fosforilazione. I domini
PDZ e DEP sono utilizzati per innescare due vie parallele, che attivano le
GTPasi Rho e Rac (Wallingford et Habas, 2005).
Il dominio DEP di Dsh permette l‘attivazione della GTPasi Rac, che una volta
attiva è in grado di stimolare l‘attività di JNK, che può fosforilare vari fattori
trascrizionali, tra cui c-Jun (Dhanasekaran & Reddy, 2008).
Dvl interagisce con Rho tramite DAAM1 (Habas et al., 2001), rimuovendo
tramite i suoi domini PDZ e DEP, l’inibizione intramolecolare tra i domini
GDB e DAD, portando all‘attivazione di DAAM1 (Liu et al, 2008). Il
complesso Dvl/DAAM1 è, quindi, in grado di reclutare ed attivare il fattore di
scambio guanilico WGEF, che attiva a sua volta Rho (Habas et al., 2001;
Tanegashima & Dawid., 2008). Infine, Rho è in grado di attivare una “chinasi
associata a Rho” (ROCK) (Marlow et al., 2002), che porta a modificazioni
dell‘actina e a riarrangiamenti del citoscheletro.
Riassumendo DAAM1 è inattivo quando si trova in una conformazione
“chiusa” grazie all’interazione fra i domini GDB e DAD. In seguito
all'associazione di Dvl a DAD, Daam1 DAAM1 viene attivato in modo
robusto. Viene attivato in misura minore dopo il legame a Rho-GTP tramite il
GBD (Liu et al., 2008).

2.3 Ruolo biologico di DAAM1


DAAM1 è stata isolata per la prima volta in uno studio sulla gastrulazione di
Xenopus (Habas et al., 2001) che ha caratterizzato il suo ruolo nel regolare il
citoscheletro di actina in meccanismi quali la polarità, il movimento delle
cellule e l‘adesione durante la morfogenesi e l‘organogenesi (Zallen,2007).
Invece, la sua potenziale attività nei tessuti adulti è ancora poco esplorata.
Tuttavia i mutanti di DAAM1 di Drosophila mostrano difetti della trachea
(Matusek et al., 2006). Questi primi risultati suggeriscono che DAAM1
influisce sulla morfogenesi dei tessuti mentre la sua funzione fisiologica nei
mammiferi non è stata finora completamente caratterizzata ed è tutt’ora oggetto
di studio.
Il dominio FH2 che rappresenta l‘unità funzionale necessaria e sufficiente per
la nucleazione (Pruyne et al., 2002; Li & Higgs, 2003), forma un dimero a
forma di anello (Xu et al, 2004). Dopo la dimerizzazione (Li & Higgs, 2003),
le due molecole di formina legano monomeri di G-actina e stabilizzano un
dimero di quest‘ultima. Tuttavia risulta essere bassa (<5mM) l’affinità del
dominio FH2 per la G-actina e l‘affinità del complesso formina - actina per
altre molecole di actina pertanto l‘attività di nucleazione di questa classe di
molecole è molto lenta.
Altri studi in vivo hanno invece mostrato che le formine hanno un turnover
molto rapido, suggerendo la presenza di altri fattori che possono accelerare il
processo (Zigmond, 2004). Uno di questi è la profilina, che lega il loro dominio
FH1e la G-actina, promuovendo l‘aggiunta di momomeri alla “barbed-end” dei
filamenti di actina, permettendone l‘allungamento.

Fig. 2.4 – Ruolo delle formine della nucleazione della F-actina (Evangelista et
al., 2003).

L’actina rientra anche nella costituzione dei fillopodi, sottili protrusioni


cellulari che, grazie alle loro azioni di estensione e ritrazione, consentono la
migrazione e l‘adesione cellulare (Faix & Rottner, 2006; Mattila &
Lappalainen, 2008). I fasci di actina corrono parallelamente lungo la lunghezza
del fillopodio, e sono legati tra di loro da legami crociati (DeRosier & Edds,
1980; Vignjevic et al., 2006), che vengono promossi da una proteina, la
fascina. Questi fasci sono orientati in modo che la “barbed end” punti verso la
punta del fillopodio (Small et al., 1978), terminando con una regione chiamata
“tip complex” formata da numerose proteine che legano e promuovono la
nucleazione dell‘actina (Okabe & Hirokawa, 1991); i fasci di actina che invece
si trovano alla base del fillopodio sono collegati alla rete di actina che giace al
di sotto della membrana plasmatica (Lewis & Bridgman, 1992).
Studi mirati al silenziamento di DAAM1 hanno mostrato la formazione di
fillopodi dall‘aspetto ondulante, in cui i filamenti di actina sono curvi,
deformati e disorganizzati (Vignjevic et al., 2006), anche se questo non ferma
la formazione dei fillopodi stessi. È stato inoltre dimostrato che DAMM1
interviene attivamente nella formazione di queste strutture, collaborando
direttamente con la fascina (Jaiswal et al., 2013) (Fig.2.5).

Fig. 2.5 - Effetto del silenziamento di DAAM1 nella formazione di fillopodi (Jaiswal
et al., 2013).

Grazie a questo studio si è potuto inoltre verificare non solo che la fascina è
legata all‘estremità C-terminale di DAAM1, ma anche che essa stabilizza il
legame di DAAM1 con i fasci di actina lungo l‘asta del fillopodio. Quindi, sia
DAAM1 che la fascina sono indispensabili per la produzione di fillopodi
integri strutturalmente (Fig. 2.5).
Il ruolo di DAAM1 è esplicato anche nel regolare il movimento cellulare.
Questa proteina, infatti, è stata ritrovata associata alla miosina IIB, avvalorando
il modello secondo il quale la formina contribuisce al suo assemblaggio con
l‘F-actina, in un pathway che coinvolge il movimento polarizzato, come
appunto la migrazione diretta di cellule in coltura. La posizione di DAAM1
rispetto alla miosina IIB suggerisce, inoltre, che i filamenti di miosina possono
attirare fattori di nucleazione dei filamenti di actina per produrre complessi
funzionali di acto-miosina. Questi processi possono quindi promuovere il
movimento nucleare e la posizione del centrosoma durante la polarizzazione
cellulare (Bershadsky & Futerman, 1994).

2.4 Ruolo di DAAM1 nella riproduzione maschile

Il ruolo di DAAM1 nei tessuti adulti risulta a tutt‘oggi poco chiaro. Data la sua
influenza nell‘elongazione dei filamenti di actina, si può comunque ipotizzare
un suo ruolo in tessuti che richiedono un considerevole contenuto di questa
componente del citoscheletro. Uno di questi è sicuramente il testicolo, in cui si
osservano vari riarrangiamenti strutturali nell‘epitelio seminifero durante la
spermatogenesi. Questo rimodellamento è reso possibile grazie alla presenza di
specifiche giunzioni cellula-cellula, movimenti ameboidi e plasticità delle
cellule presenti nel tessuto riproduttivo.
Dato il caratteristico rinnovamento continuo del testicolo, l‘analisi e la
comprensione dei meccanismi alla base di questo processo è di attuale
interesse.
Durante il differenziamento delle cellule germinali in SPZ ed il loro trasporto
attraverso l’epitelio seminifero si assiste ad un rimodellamento della forma e
dell'architettura di tutte le cellule coinvolte in tali processi in cui il
citoscheletro, così come molte proteine ad esso associate, gioca un ruolo
fondamentale in questo processo (Tang et al. 2016a, 2016b; Wen et al. 2016,
2018; Dunleavy et al. 2018). Dal momento che il rimodellamento del
citoscheletro è parte integrante della spermatogenesi, e quindi essenziale per la
normale fertilità, una comprensione delle molte proteine e fattori che regolano
le sue dinamiche, è di primaria importanza (Li et al.2018

Il gruppo di ricerca nel quale ho svolto il mio lavoro di tesi è interessato


proprio alla caratterizzazione di fattori coinvolti nella dinamicità del
citoscheletro durante i meccanismi cellulari fondamentali per il
differenziamento dei gameti maschili.
Gli studi si sono concentrati su due di queste proteine, Dishevelled-associated
activator of morphogenesis (DAAM1) e prolil-endopeptidasi (PREP), che sono
state identificate durante lo sviluppo postnatale del testicolo di ratto e negli
spermatozoi di ratto e uomo, implicando un possibile ruolo nella riproduzione
(Pariante et al. 2016a; Venditti e Minucci 2019).
Il ruolo di DAAM1 è stato molto studiato durante lo sviluppo e nelle cellule
somatiche ma la sua potenziale associazione con il compartimento germinale e
con la riproduzione è ancora inesplorata. Circa quest’ultimo aspetto in
particolare, è stato dimostrato che DAAM1 co-localizza con l’actina nelle
cellule di Sertoli e negli spermatogoni, mentre durante la fase meiotica è
presente nel citoplasma degli spermatociti. Inoltre, DAAM1 segue lo sviluppo
del sistema acrosomale per la durata della spermiogenesi ed è infine trattenuto
all'interno del citoplasma di goccioline negli spermatozoi eiaculati sia di ratto
che di uomini (Pariante et al. 2016).

Questo studio ha quindi evidenziato per la prima volta l'espressione e la


localizzazione di DAAM1 durante la spermatogenesi di ratto e in SPZ di ratto e
di uomo (Pariante et al. 2016°) fornendo così un profilo comparativo della
distribuzione di DAAM1 rispetto ai principali fattori architettonici del
compartimento germinale, suggerendo il suo possibile coinvolgimento come
attore nel rimodellamento morfofunzionale e nell'organizzazione della gonade
e dei gameti maschili (Pariante et al. 2016°).
Fig. 4. Localizzazione di DAAM1 durante lo sviluppo postnatale del testicolo di ratto,
parte 2 (35–60 dpp). A, D, G: colorazione nucleare fluorescente DAPI (blu) e
colorazione dell'acrosoma della lectina PNA (rosso). B, E, H: DAAM1 fluorescenza
(verde). C, F, I – L: Canali fluorescenti uniti (blu / rosso / verde). A – C: 35 dpp
testicolo; D – F: 42 dpp; DAAM1 è rilevabile negli spermatociti e negli spermatidi,
dove è evidente il segnale acrosomiale. G – I: 60 dpp; tutti i tipi di cellule sono
positivi; la gocciolina citoplasmatica è particolarmente notevole; gli inserti mostrano
spermatidi rotondi (35 dpp), spermatidi allungati (42 dpp) e spermatozoi (60 dpp). J –
L: controlli negativi per gli stessi intervalli di tempo, ottenuti omettendo l'anticorpo
primario.
Fig. 6. Localizzazione dell'actina durante lo sviluppo postnatale del testicolo di ratto,
parte 2 (35–60 dpp).
A – C: 35 dpp testicolo; D – F: 42 dpp; L'actina è ora rilevabile negli spermatidi, così
come nella barriera emato-testicolare e, in generale, all'interno delle cellule di Sertoli.
G – I: 60 dpp; la fluorescenza negli spermatidi tardivi in maturazione è molto forte.
J – L: controlli negativi per gli stessi intervalli di tempo, ottenuti omettendo
l'anticorpo primario.

Per meglio comprendere il ruolo di DAAM1 durante la gametogenesi maschile,


la sua espressione e localizzazione, è stata analizzata nel tessuto testicolare,
prelevato tramite biopsia, di SPZ di uomini infertili (Venditti et al. 2019).
Mediante analisi Western blot è emerso che l'espressione e la localizzazione di
DAAM1 è alterata sia nel testicolo che negli spermatozoi, e in particolare nel
tratto intermedio così come nelle parti principali e terminali dei flagelli,
rispetto agli SPZ di uomini normospermici, e in particolare nella parte centrale
e nel corpo principale e le estremità dei flagelli.
Fig. 10. Sub-localizzazione di DAAM1, actina e tubulina negli spermatozoi di ratto.
AC: colorazione nucleare fluorescente DAPI (blu) e lectina PNA colorazione
acrosomiale (rossa). D – F: segnale fluorescente di DAAM1, actina e tubulina,
rispettivamente (verde). G – I: canali fluorescenti uniti (blu / rosso / verde) che
includono rispettivamente DAAM1, actina o tubulina. A, D, G: DAAM1 non è
fortemente visibile all'interno della testa del ratto SPZ, mentre è rilevabile nel
flagello. B, E, H: l'actina è presente nella testa, così come nella coda. C, F, I: la
tubulina segna la regione della coda. J – L: controlli negativi per DAAM 1, actina o
tubulina, ottenuti omettendo l'anticorpo primario.

Inoltre la localizzazione di DAAM1 è stata studiata mediante analisi di


immunofluorescenza La proteina è chiaramente localizzata a livello
citoplasmatico: il segnale è positivo nelle SC e negli spermatogoni e si
indeboliva man mano che la cellula si differenziava da spermatocita a
spermatide.
Dal momento che risulta difficile acquisire campioni testicolari da uomini
normali da utilizzare come controlli, abbiamo confrontato i nostri risultati con
quelli già ottenuti per i testicoli di ratto (Venditti et al.2019).
I dati emersi dall'analisi immunofluorescente hanno rivelato che la
localizzazione di DAAM1 e PREP nell'uomo è quasi paragonabile a quella
riscontrata nei ratti adulti, con alcune differenze: negli esseri umani, DAAM1
ha mostrato un segnale debole negli spermatidi e, allo stesso tempo, era assente
la colorazione PNA, che segna il sistema acrosomiale. Questi risultati
potrebbero essere spiegati dal fatto che l'actina è necessaria per la corretta
formazione e modellamento degli acrosomi (Kierszenbaum et al. 2003a,
2003b) e per tal ragione è stato ipotizzato che DAAM1 potrebbe essere
coinvolto nella biogenesi nel testicolo di ratto e che la localizzazione DAAM1
alterata negli spermatidi di campioni umani analizzati potrebbero riflettere la
mancanza dell'acrosoma e, di conseguenza, l'incapacità del paziente di produrre
spermatozoi normali (Venditti et al. 2019).

Per comprendere meglio i ruoli di DAAM1 e PREP nella fisiologia degli


spermatozoi, lo studio è stato esteso includendo in esso campioni di uomini
normospermici e pazienti astenozoospermici (cioè pazienti che producono
spermatozoi con motilità e morfologia anormali).
I risultati hanno dimostrato che DAAM1 è stato trattenuto all'interno della
gocciolina citoplasmatica, il citoplasma residuo che si può trovare
fisiologicamente nei normali spermatozoi umani eiaculati (Venditti et al.
2019). Negli spermatozoi di pazienti teratospermici (cioè con sperma ricco di
spermatozoi malformati), abbiamo scoperto che l'espressione di DAAM1 era
inferiore a quella degli uomini normospermici, corroborata dall'analisi di
immunofluorescenza (Venditti ed al.2019).

Pertanto, come è noto che la gocciolina citoplasmatica è considerata un marker


di spermatozoi di buona qualità e si correla positivamente con una migliore
motilità degli spermatozoi e resistenza agli ambienti ostili (Yeung et al.2006),
nonché fertilità (Mortimer et al. 1982; Abraham-Peskir et al.2002; Chantler e
Abraham-Peskir 2004; Cooper et al. 2004; Fetic et al. 2006), ipotizziamo che
una riduzione della concentrazione di DAAM1 nella gocciolina citoplasmatica
potrebbe essere correlata con fertilità compromessa (Venditti et al. 2019).
Fig. 11. Sub-localizzazione di DAAM1, actina e tubulina negli spermatozoi umani.
A – C: colorazione nucleare fluorescente DAPI (blu) e colorazione acrosoma lectina
PNA (rosso). D – F: segnale fluorescente di DAAM1, actina e tubulina,
rispettivamente (verde). G – I: canali fluorescenti uniti (blu / rosso / verde) che
includono rispettivamente DAAM1, actina o tubulina. A, D, G: la fluorescenza
DAAM1 nella SPZ umana è approssimativamente coerente con la SPZ del ratto, ma la
prima mostra chiaramente la fluorescenza della gocciolina citoplasmatica trattenuta
(meglio visibile nell'inserto in D, indicata dalla punta di freccia), e un segnale più
debole nella coda. B, E, H: Come previsto, l'actina è rilevabile sia nella testa che nella
coda. C, F, I: la tubulina, come in SPZ di ratto, segna la regione della coda; in alcuni
SPZ è presente un segnale limitato nella regione del collo (riquadro in F). Le teste SPZ
ingrandite nei rispettivi inserti mostrano meglio i modelli evidenziati. J – L: controlli
negativi per DAAM1, actina o tubulina, ottenuti omettendo l'anticorpo primario.
Infine, il coinvolgimento di DAAM1 in meccanismi cellulari correlati alla
spermatogenesi è emerso in uno studio di ricerca che ha evidenziato la
localizzazione di DAAM1 nelle vescicole seminali di topo (Venditti et al 2018).
Le vesciole seminali sono due ghiandole presenti esclusivamente
nell’organismo maschile e appartenenti all’apparato riproduttivo. Insieme con
la prostata e con le ghiandole bulbouretrali formano il gruppo delle ghiandole
sessuali accessorie. Sono situate, una per lato, al di sopra della prostata. Il loro
compito è quello di secernere una sostanza vischiosa che, insieme
agli spermatozoi prodotti dai testicoli e a un complesso secreto prodotto dalla
ghiandola prostatica e dalle ghiandole bulbouretrali, costituisce lo sperma.
Lo studio sottolinea fortemente che DAAM1 potrebbe avere un ruolo
fondamentale nell'esocitosi delle vescicole e nella fisiologia di vescicole
seminali di topo. In aggiunta lo studio riportata un profilo di co-localizzazione
DAAM1 con actina, suggerendo il suo possibile coinvolgimento come attore
nel rimodellamento morfo-funzionale e nell'organizzazione dell’epitelio e
muscolatura liscia di queste ghiandole esocrina (Venditti et al.2018).

Potrebbero piacerti anche