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Patologia generale colare, che comprende le alterazioni di tutte le componenti

La patologia (dal greco pathos = sofferenza, logos = primarie del corpo umano (proteine, lipidi, zuccheri, acidi
studio) è lo studio delle modificazioni strutturali, biochi- nucleici, ioni, metalli) ma anche secondarie, come aggre-
miche e funzionali che determinano la malattia e si verifi- gati, organuli (membrane, mitocondri, citoscheletro,
cano a livello cellulare, nei tessuti e negli organi. Cerca di citosol, ribosomi) o gruppi di molecole (cromosomi). ε
spiegare le cause dei segni e dei sintomi prefiggendosi di
fornire una base razionale per la pratica clinica e terapeuti- Stato di salute
ca. La cellula normale mantiene uno stato di equilibrio de-
La patologia generale riguarda le reazioni che si verifi- finito omeostasi. Tra i più importanti meccanismi omeo-
cano a livello cellulare o tissutale in risposta a uno stimolo statici vi è l'equilibrio acido-base, l'equilibrio elettrolitico,
anomalo o a difetti ereditari. La patologia sistemica stu- i meccanismi di termoregolazione e i meccanismi a retroa-
dia le alterazioni che si producono in tessuti e organi spe- zione che controllano le concentrazioni di una serie di or-
cializzati. moni. Se uno di questi equilibri metabolici viene alterato
I quattro elementi di un processo patologico che deter- si può andare verso in uno stato di rischio, che può sfocia-
minano l'essenza di una malattia sono l'eziologia, la pato- re in una malattia conclamata. Per quanto riguarda la re-
genesi, le alterazioni molecolari e morfologiche e le spirazione ci deve essere un equilibrio tra l'apporto di
manifestazioni cliniche. ossigeno e il consumo di ossigeno. Altri equilibri sono
L'eziologia è la causa della patologia. Essa può essere quelli che interessano i fattori ipoglicemizzanti ed ipergli-
di origine endogena o esogena. cemizzanti, l'emopoiesi e l'emocateresi e così pure la pro-
La patogenesi è la sequenza di eventi che si verificano duzione e la dispersione del calore.
in risposta all'agente eziologico a livello cellulare o tissu- La vita può essere vista come un sistema di stati stazio-
tale. nari integrati tra loro, dove per stato stazionario si intende
I cambiamenti morfologici riguardano le alterazioni equilibrio dinamico. Lo stato di salute fisico di un indi-
strutturali a livello cellulare o tissutale che sono caratteri- viduo può essere definito come la risultante dell'integrità
stiche di una patologia. Lo studio dei cambiamenti morfo- dei meccanismi omeostatici. Secondo la Costituzione
logici e delle alterazioni biochimiche per definire la natura dell'OMS, lo stato di salute è uno stato di benessere fisico,
e la progressione della patologia prende il nome di patolo- mentale e sociale completo e non l'assenza di malattia. Lo
gia diagnostica. stress, dovuto ad una serie di evenienze che esulano dallo
stato comunemente inteso di malattia, è ormai entrato co-
Le alterazioni genetiche, biochimiche e strutturali deter-
munemente nella patologia.
minano in ultima analisi lo sviluppo di anomalie funzio-
nali responsabili delle manifestazioni cliniche (sintomi e La malattia può essere considerata una situazione dina-
segni) della malattia e della sua progressione (decorso ed mica in cui viene alterato temporaneamente (se si va verso
esito). la guarigione) o definitivamente, il normale equilibrio fun-
zionale esistente nell'organismo, senza che l'individuo sia
La patologia nel passato si divideva in diverse sottose-
necessariamente minorato nell'armonia funzionale
zioni, anche se alcune di queste sezioni sono attualmente
dell'organismo.
indipendenti.
La patogenesi può influenzare una determinata altera-
• L'istopatologia riguarda le anormalità strutturali di zione genetica, accoppiata ad un'alterazione biochimica, e
cellule e tessuti, spesso considerate nell'ambito dell'anato- di conseguenza portare ad un'alterazione di tipo fisiologico
mia patologica. che porta all'allontanamento dallo stato di salute ottimale.
• L'ematologia nel corso del tempo sta diventando una Vi sono diverse maniere per poter determinare uno stato
branca clinica completamente indipendente, tuttavia an- di alterazione.
dando a considerare la patogenesi delle varie malattie del
• Si parla di alterazione topografica se si individua la
sangue (talassemia, leucemia) e le loro conseguenti altera-
regione colpita (ad esempio cuore, polmoni, reni).
zioni molecolari, essa rientra teoricamente nella patologia.
• Si parla invece di alterazione funzionale se viene
• La patologia chimica (o chimica-clinica) comprende
compromessa una funzione, come ad esempio la respira-
anomalie biochimiche sia primarie, sia susseguenti ad altre
zione.
alterazioni.
L'epidemiologia considera l'incidenza e il periodo an-
• La microbiologia è attualmente una branca completa-
nuale che possono essere caratteristici di alcune patologie,
mente indipendente, nata dalla patologia, che considera le
ad esempio in primavera c'è una maggiore incidenza dei
alterazioni susseguenti le infezioni virali, batteriche o fun-
casi di allergia al polline, mentre durante i mesi invernali
gine. I virus oncogeni ad esempio bisogna considerarli
vi è una diffusione dei virus dell'influenza, che possono
nella parte che comprende la trasformazione neoplastica.
colpire individui che sono più esposti e più sensibili a que-
• L'immunopatologia (immunologia) è anch'essa una sta patologia.
branca autonoma, che si occupa delle patologie immunolo-
In genere il nostro organismo reagisce contro gli insulti
giche. Ancora poco si sa di questo tipo di patologie per cui
esterni e cerca di portare ad uno stato di salute ottimale. Il
la diagnosi è incerta.
fine del nostro organismo è quello di eliminare l'agente
• La patologia diagnostica si divide in patologia clinica eziologico. L'eliminazione dell'agente causale porta alla
(oggi divenuta medicina di laboratorio) e patologia mole-

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guarigione, e quindi al ristabilimento di uno stato di salute possono anche predisporre l'individuo ad un'ipersensibili-
ottimale. La guarigione può essere definita completa quan- tà.
do porta ad una restitutio ad organum, ossia la L'ambiente presenta una serie di fattori di rischio, arti-
rigenerazione di determinati tessuti. ficiali e naturali, che comprendono cause di origine:
Se il nostro organismo non riesce a controbattere in ma- - fisica (radiazioni, temperature, pressione);
niera definitiva l'agente patogeno la malattia può - chimica (agenti tossici);
culminare in una degenerazione e dunque può portare ad - biologica (microbi, virus, parassiti).
una cronicizzazione, e in casi estremi, alla morte. La cro-
Fattori esogeni sono anche gli squilibri nutrizionali.
nicizzazione è una condizione di equilibrio della patologia
Con gli alimenti si ingeriscono i principi nutrizionali (lipi-
nell'individuo che rende la patologia persistente.
di, proteine, glucidi) ma soprattutto le vitamine, che a par-
te la vitamina D, non sono prodotte dal nostro organismo.
Condizioni patologiche Una patologia viene spesso vista come un difetto (ad
Tutte le forme patologiche hanno origine da alterazioni esempio avitaminosi), ma esistono anche patologie per ec-
molecolari o strutturali a livello cellulare. Le deviazioni cesso di funzione (ipervitaminosi). Attraverso gli alimenti
dallo stato di salute sono definite condizioni patologiche si assimilano anche sostanze, come il ferro, che serve per
o manifestazioni morbose. la formazione dell'emoglobina.
La condizione patologica più lieve è data dal fenomeno L'ossigeno è alla base della nostra sopravvivenza quindi
morboso, che rappresenta la deviazione dalla norma di un anche l'anossia è da considerare un fattore esogeno. A li-
solo carattere morfologico, biochimico o funzionale. Un vello del mitocondrio permette la formazione di ATP,
esempio è dato da un lieve trauma della cute o da un'iper- utilissimo per portare avanti qualsiasi comparto metaboli-
trofia rigenerativa. co del nostro organismo.
Il processo morboso è la correlazione di più fenomeni Quando si considerano le cause di una patologia biso-
morbosi. Esso è indotto da cause diverse che generano un gna anche considerare l'intensità del fenomeno e la durata
meccanismo patogenetico comune. Un esempio è il pro- del fenomeno. La carica batterica o la carica vitale, così
cesso infiammatorio o la febbre, tutti caratterizzati da una come la durata dell'esposizione a questo insulto, possono
sintomatologia ben definita. determinare o meno una determinata patologia.
Lo stato morboso è una condizione patologica stazio- Una causa di malattia è detta causa primaria o determi-
naria, ben definita, in alcuni casi asintomatica, risultante nante quando da sola è in grado di produrre una diretta re-
da un equilibrio che si instaura tra un evento patologico e lazione con l'evento, mentre è detta causa secondaria o
la reazione dell'individuo a questo. Questo equilibrio è fa- concausa quando facilita l'azione di un altro agente pato-
cilmente perturbabile e può andare incontro alla malattia. geno.
Un esempio è l'assenza di un rene.
Infine, l'apice delle condizioni patologiche è la malat- L'organismo, di fronte a un agente patogeno può essere:
tia. Durante il periodo di reazione del nostro corpo alla - recettivo, se ne subisce le conseguenze;
perturbazione dell'equilibrio, si ha lo stato di malattia. Il
- refrattario, se non ne subisce alcuna conseguenza,
ripristino dello stato di salute è detto guarigione.
come nel caso dell'assenza di recettori. La refrattarietà ri-
guarda in genere la specie di appartenenza ed è una carat-
Eziologia teristica genetica.
L'eziologia è l'insieme di cause che inducono la patolo- - resistente, se possiede meccanismi reattivi aspecifici
gia. Per quanto riguarda l'eziologia, in genere una causa è molto efficienti, come la barriera muco-cutanea o l'immu-
specifica per una malattia (ad esempio un'infezione), an- nità naturale;
che se esistono malattie multifattoriali, che vengono deter-
- reattivo, se possiede meccanismi reattivi specifici
minate da più fattori che concorrono alle alterazioni (ad
molto efficienti.
esempio nel caso delle trasformazioni neoplastiche).
Gli agenti eziologici possono essere intrinseci (genetici o
endogeni) o estrinseci (ambientali o esogeni). Per una tra- Patogenesi
sformazione neoplastica deve esserci una combinazione di La patogenesi riguarda i meccanismi attraverso cui gli
fattori esogeni ed endogeni. agenti patogeni perturbano l'integrità e la funzione di mo-
Un'alterazione endogena può essere un'alterazione di lecole che sovrintendono all'omeostasi dell'organismo e la
tipo genetico che predispone il nostro organismo ad una si- cellulare e tissutale ad un determinato agente eziologico.
tuazione non ottimale. Le alterazioni genetiche sono Il primo evento è rappresentato dall'interazione
ereditarie ma non per forza seguono le leggi di Mendel. dell'agente patogeno con un bersaglio molecolare
Talvolta mettono l'individuo in uno stato di predisposizio- dell'organismo. Quest'interazione può essere specifica,
ne ad una patologia, ma hanno bisogno di fenomeni cioè avvenire con una sola specie molecolare, o aspecifi-
ambientali per poter innescare la patogenesi. Una trasfor- ca, cioè verificarsi con più specie molecolari diverse. Essa
mazione neoplastica prevede un'alterazione del DNA può procurare una perdita, una riduzione, o anche un gua-
iniziale che potrà portare, in determinate condizioni, a dagno di funzione nelle molecole colpite.
quella che sarà una crescita incontrollata. Fattori endogeni

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Adattamento e danno cellulare la corretta circolazione si può avere un danno da riperfu-
Talvolta, il nostro organismo per meglio rispondere a sione immediata. Quando il vaso chiuso dall'ischemia
determinate alterazioni può attuare un processo di adatta- viene riaperto, il flusso viene ripristinato, ma nelle fasi ini-
mento. Il danno cellulare, al di là dell'adattamento che vi ziali esso risulta accelerato, portando quindi al danno da
può essere per compensare uno stato patologico, può esse- riperfusione. L'apporto di ossigeno ai mitocondri risulta
re reversibile o irreversibile. Se è reversibile, l'organo può squilibrato portando quindi alla formazione di radicali li-
riacquistare la sua funzionalità, mentre se irreversibile por- beri.
ta a morte cellulare. La morte cellulare può essere di tue Il danno cellulare è anche legato alla concentrazione di
tipi: apoptosi e necrosi. Se si verifica un processo di dete- ioni calcio, e soprattutto alla corretta funzionalità delle
rioramento strutturale e funzionale di determinati tessuti si ATP-asi di membrana Ca2+ e Mg2+ dipendenti che provoca
innescano gli adattamenti cellulari come l'ipertrofia o deplezione di ATP.
l'iperplasia. L'ipertrofia è l'aumento del numero di cellule, Il nostro organismo cerca sempre di difendersi. Il mec-
mentre l'iperplasia è l'aumento del volume delle cellule. canismo di rimozione di radicali liberi prende il nome di
Qualora ci fosse un'alterazione o una lesione la prima antiossidazione, e avviene soprattutto ad opera della supe-
cosa da verificare è l'integrità del genoma. Da verificare rossido dismutasi (SOD), che converte l'ossigeno
subito è anche l'integrità delle membrane cellulari. Le singoletto in acqua ossigenata, e la glutatione perossidasi
membrane cellulari servono per preservare la cellula. Se ci all'interno dei mitocondri che converte l'acqua ossigenata
sono delle alterazioni a livello della membrana la cellula in acqua con l'utilizzo di due molecole di glutatione, e la
permetterà a delle sostanze di entrare che non dovrebbero catalasi, che nei perossisomi converte l'acqua ossigenata in
entrare, portando ad un rigonfiamento e ad un'atrofia e a acqua.
tanti altri fenomeni. Attraverso la membrana vi è un tra-
sporto di sostanze passivo e uno attivo. Le molecole polari
di piccole dimensioni possono attraversare la membrana
per diffusione semplice, gli ioni hanno bisogno di determi-
nati canali, attraverso i quali il trasporto è facilitato da un
gradiente ai due lati della membrana, il trasporto attivo ne-
cessita di energia ed avviene con il consumo di ATP.
Anche i mitocondri possiedono tali canali attraverso i qua-
li avvengono gli scambi di sostanze, e in seguito all'entrata
di determinate molecole si può verificare il fenomeno di
apoptosi.
Analogamente per nostra sopravvivenza sono necessari
metabolismi quali la sintesi proteica, necessaria per la sin-
tesi di proteine strutturali e di enzimi e la respirazione
cellulare.
Il danno cellulare è dovuto soprattutto a:
• ischemia;
• ROS.
• danno da riperfusione;
• omeostasi del calcio;
• funzionalità delle ATPasi di membrana Ca2+ e Mg2+ di-
pendenti;
• alterazione della permeabilità di membrana.
L'ischemia è il mancato apporto di ossigeno, mentre i
radicali liberi, che si formano sotto l'influenza di agenti
chimici o radiazioni, sono dei forti ossidanti che agiscono
soprattutto a livello del DNA, degli acidi grassi e delle
proteine, alterandone le funzioni. Quando agiscono a livel-
lo delle membrane cellulari e delle membrane degli
organelli possono portare all'ossidazione degli acidi grassi
e alla generazione di perossidasi lipidiche. Quando reagi-
scono con le proteine provocano la perdita dell'attività
enzimatica. Inoltre se interagiscono con il DNA possono
portare a rotture e mutazioni.
Il danno da riperfusione e i processi di infiammazione
interferiscono con il metabolismo dei mitocondri e posso-
no quindi favorire la formazione di radicali liberi.
Quando dopo un periodo di ischemia viene ripristinata

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Eziologia generale settimana induce la liberazione di eritropoietina, sempre
Patologia ambientale prodotta dal rene, che stimola la produzione di globuli ros-
La patologia ambientale è la branca dell'eziologia gene- si, e l'aumento della frequenza dei battiti cardiaci. Indivi-
rale che studia gli agenti patogeni estrinseci che costitui- dui acclimatati presentano bassa statura, un ampio torace e
scono fattori di rischio per la salute dell'uomo. Di essi, ipertrofia cardiaca proprio per facilitare la circolazione
alcuni sono ineliminabili e costantemente presenti sanguigna e compensare alla bassa saturazione dell'emo-
nell'ambiente, come il freddo, il caldo, l'umidità, la pres- globina. L'acclimatazione è una forma di adattamento che
sione atmosferica, l'elettricità atmosferica, e procurano ha inizio nella prima infanzia. Negli individui nati e cre-
danno solo in seguito ad esposizione eccessiva; altri, come sciuti al di sopra dei 4.000 m, la respirazione tissutale ri-
quelli prodotti a livello industriale dall'uomo, costituisco- sulta ulteriormente favorita dall'aumento del numero dei
no fattori di rischio quando non opportunamente smaltiti. mitocondri e degli enzimi respiratori.
Più propriamente la patologia ambientale riguarda quei Il soggiorno prolungato ad altitudini elevate comporta
fattori estrinseci diversi da quelli microbici e virali. la comparsa del mal di montagna cronico, caratterizzato
Le patologie da cause ambientali si manifestano quando dall'aumento della viscosità del sangue, causata alla conti-
la risposta omeostatica dell'organismo, definita stress am- nua stimolazione da parte dell'eritropoietina, al quale si
bientale, non risulta sufficiente a neutralizzare gli effetti pone rimedio con salassi periodicamente ripetuti.
dei vari agenti stressanti ambientali. La patologia causata da alta pressione atmosferica pren-
de il nome di iperbaropatia. Quando ci si immerge, la pres-
sione aumenta di 1 atmosfera ogni 10 m.
Patologie della pressione atmosferica
Prima di un'immersione in apnea bisogna effettuare
La pressione atmosferica risulta dalla somma delle pres-
un'iperventilazione volontaria per incrementare l'elimina-
sioni parziali dei singoli gas presenti nell'aria ed è di 760
zione della CO₂ e la penetrazione di O₂. Se l'immersione
mm Hg a livello del mare. Essa diminuisce progressiva-
dura troppo a lungo, può avvenire che negli alveoli si ac-
mente all'aumentare dell'altitudine, mentre aumenta pro-
cumuli CO₂ e che questo gas raggiunga un livello tale da
gressivamente al diminuire della stessa.
passare dai polmoni al sangue, e in seguito, dal sangue ai
La patologia causata da bassa pressione atmosferica tessuti. L'aumento della pressione fa sì che i gas presenti
prende il nome di ipobaropatia. Ad elevate altitudini la nell'aria riducano il volume da essi occupato. Questo feno-
pressione atmosferica risulta ridotta, comportando una ri- meno provoca la compressione degli organi in cui è pre-
duzione delle pressioni parziali dei gas presenti nell'aria sente aria, quindi soprattutto i polmoni. Nel corso
inspirata. A livello del mare, la pressione parziale dell'ossi- dell'emersione, la riduzione progressiva della pressione
geno (PO₂) alveolare è di 104 mm Hg. Quando essa rag - barometrica comporta un'espansione dei polmoni (aumen-
giunge il valore di 67 mm Hg, vale a dire a 3.000 m di to di volume), determinando per la legge di Boyle una di-
altitudine, si iniziano a manifestare effetti patologici, in minuzione della pressione parziale della CO₂ e dell'O ₂.
quanto la saturazione in O₂ dell'emoglobina nel sangue ar - Questo può far arrestare la cessione di ossigeno dagli al-
terioso scende al di sotto del 90%. La riduzione della satu- veoli al sangue, comportando la morte.
razione dell'emoglobina comporta una ridotta cessione di
L'immersione può anche avvenire con l'ausilio di respi-
O₂ ai tessuti, i quali vanno incontro a ipossia ipossica, ca -
ratori, scafandri o cassoni. Il collasso polmonare viene im-
ratterizzata da stanchezza, sonnolenza, nausea, cefalea e
pedito nei sommozzatori dalla somministrazione di aria a
obnubilamento mentale, che può talvolta culminare in uno
pressione superiore a quella atmosferica. La respirazione
stato di euforia. Il mal di montagna acuto colpisce persone
prolungata con aria ad elevata pressione è rischiosa per
non acclimatate che raggiungono rapidamente altitudini
l'aumento di solubilità dell'ossigeno e dell'azoto a pressio-
elevate, soggiornandovi per alcuni giorni e compiendo at-
ni elevate secondo la legge di Henry. L'azoto, a livello del
tività fisiche. Il perdurare dello stato ipossico può portare a
mare, è presente nel nostro corpo per 1 L, distribuito per
coma e a morte.
metà nel sangue e per metà nei lipidi. Quando la pressione
L'ipossia può essere prevenuta se al posto dell'aria, si si innalza eccessivamente, come avviene al di sotto dei
respira ossigeno puro. La respirazione con ossigeno puro 35 m, aumenta la quantità di azoto nei lipidi per il fatto
può mantenere la saturazione dell'emoglobina al 90% fino che esso è 5 volte più solubile nei lipidi che nell'acqua.
a 12.000 m. L'aumento di azoto nelle membrane delle cellule nervose
La reazione omeostatica dell'organismo all'ipossia co- provoca narcosi d'azoto, preceduta da uno strato di ebbrez-
mincia quando la PO₂ alveolare si abbassa a 50 mm Hg, za che impedisce qualsiasi attività decisionale. Per preve-
intorno ai 4.000 m. Lo stato ipossico attiva i chemocettori nire la narcosi d'azoto, i sommozzatori utilizzano una
(situati nell'arco aortico e carotideo), che stimolano i cir- miscela di ossigeno ed elio, in quanto questo gas è molto
cuiti nervosi ad aumentare l'ampiezza e la frequenza degli meno solubile nei liquidi e nei lipidi dell'organismo.
atti respiratori (iperventilazione). L'iperventilazione, Ulteriore rischio è l'embolia gassosa dovuta alla forma-
d'altra parte, aumenta anche l'eliminazione di CO ₂ con zione di bolle quando durante l'emersione rapida si provo-
conseguente abbassamento della PCO₂ ematica e innalza - ca una brusca decompressione, che fa passare l'azoto
mento del pH, condizione che va sotto il nome di alcalosi disciolto nelle membrane e nel sangue allo stato aeriforme.
respiratoria. In un paio di giorni, l'eccesso di bicarbonato Le bolle si accumulano nei vasi di diametro più piccolo e
viene eliminato dal rene, riportando il sangue al pH origi- li occludono, provocando ischemia. I primi sintomi di em-
nale. Il persistere della condizione di ipossia per qualche

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bolia gassosa sono dolori atroci a carico delle articolazio- pisce soprattutto individui anziani nel periodo afoso esti-
ni. L'embolia gassosa può essere prevenuta effettuando vo, o in individui giovani che effettuano intensi sforzi mu-
l'emersione molto lentamente. La terapia si effettua in ca- scolari.
mere iperbariche, dove avviene la risolubilizzazione
dell'azoto nelle membrane e nel sangue. Dopodiché si ef- Nel caso in cui si ha un trasferimento locale di energia
fettua una graduale decompressione in modo che l'azoto termica da una sorgente di calore ad una parte dell'organi-
passa lentamente allo stato aeriforme. smo si ha un'ustione o scottatura. L'ustione si verifica solo
Ad alte pressioni anche la pressione parziale dell'ossige- quando la zona colpita viene sottoposta ad una temperatu-
no aumenta e l'ossigeno viene ceduto ai tessuti a una pres- ra superiore a 40-45°C. L'ustione può essere più o meno
sione superiore a quella normale (40 mm Hg). L'ossigeno grave a seconda di vari fattori, quali l'estensione, la pro-
si inizia così a concentrare nel sangue venoso. L'aumento fondità, la quantità di calore trasferito, il livello di tempe-
eccessivo di ossigeno può provocare la cosiddetta ebbrez- ratura raggiunto, la durata del contatto e la natura dei
za da ossigeno, cioè uno stato di eccitazione che conferi- tessuti colpiti, in quanto un epitelio stratificato e corneifi-
sce una fittizia sensazione di disprezzo del pericolo, che cato è meno suscettibile rispetto a una mucosa. Il calore
può risultare fatale. La patogenesi dell'intossicazione da umido risulta più dannoso di quello secco in quanto impe-
O₂ è dovuta allo squilibrio che si viene a creare tra la pro - disce l'evaporazione dell'acqua e quindi la termoregolazio-
duzione di radicali liberi e il loro smaltimento a carico dei ne. L'esposizione volontaria o involontaria ad alte
nostri sistemi di difesa. Questo effetto viene aggravato da temperature può portare ad ustioni di I, II, III e IV grado.
sforzi fisici. Le ustioni di primo grado interessano solo l'epidermide
In caso di rottura dei respiratori, si può verificare anche e danno luogo a vasodilatazione, eritema diffuso e tumefa-
un accumulo di CO₂ dovuto alla sua mancata eliminazio - zione. In genere quando ci si espone al sole la prima cosa
ne. L'aumento della pressione parziale della CO₂ alveolare che determina l'aumento di temperatura è la dilatazione dei
al di sopra degli 80 mm Hg è causa di tossicità, definita vasi di piccolo calibro, che può comportare una essudazio-
ipercapnia, responsabile di acidosi e depressione dei centri ne moderata essudazione sierosa nel connettivo. L'essuda-
nervosi. zione può portare all'eritema, arrossamento e gonfiore.
Quando la temperatura viene ripristinata si ha il ritorno
Patologie da elevata temperatura ambientale alle condizioni iniziali senza esiti duraturi. In seguito ad
Il colpo di sole viene causato da un'esposizione alla luce esposizioni prolungate si può avere un aumento della pig-
solare per ore senza caschi isolanti. La sintomatologia è mentazione con ispessimento dello strato corneo dell'epite-
caratterizzata da cefalea, alterazioni psichiche e iperter- lio e quindi ipercheratinosi e iperpigmentazione.
mia. Nei casi più gravi avviene l'alterazione delle meningi Le ustioni di secondo grado interessano anche il derma
e dei ventricoli cerebrali, che risultano pieni di liquor, che e danno luogo ad infiammazione. La vasodilatazione è più
provocano la morte. La patogenesi non è conosciuta. intensa, si ha una maggiore essudazione, la quantità di li-
Il colpo di calore tropicale è associato ad alta tempera- quido si raccoglie nell'interfaccia del derma e dell'epider-
tura (> 40°C) e alto grado di umidità e colpisce soprattutto mide e può capitare uno stato di iniziale necrosi.
le persone che vengono da paesi freddi o temperati. L'alta L'essudazione forma le cosiddette bolle, denominate anche
umidità impedisce l'evaporazione del sudore, e quindi la flìttene. Il contenuto delle bolle può facilmente infettarsi
termodispersione. Questo provoca l'innalzamento della (impetinizzazione) e la distruzione del tessuto conseguente
temperatura corporea fino a 44°C con vertigini, convulsio- all'infezione può causare la formazione di cicatrici. I batte-
ni, perdita della coscienza e coma. La patogenesi consiste ri maggiormente responsabili di queste infezioni sono
nell'alterazione dell'equilibrio idro-salino, conseguente alla quelli presenti sulla nostra cute, come Staphylococcus au-
perdita di liquidi e elettroliti. La perdita di acqua causa reus.
ipovolemia, caduta della pressione sanguigna e aumento Le ustioni di terzo grado interessano anche i tessuti sot-
della viscosità del sangue (inspissatio sanguinis). Il cloru- tostanti al derma (muscolare e osseo) e portano a necrosi
ro di sodio residuo si concentra nel compartimento extra- secca o umida a seconda del tipo di sorgente di calore.
cellulare, da dove richiama ulteriore acqua dalle cellule. L'alterazione anatomica che si verifica è la formazione di
Anche la perdita di potassio è molto incidente sulla pato- un'escara o crosta.
genesi. Il colpo di calore si può prevenire con l'acclimata- Nelle ustioni di quarto grado si ha la combustione dei
zione per una settimana senza effettuare sforzi fisici. tessuti organici, risultando in una carbonizzazione. Quan-
Durante l'acclimatazione il rene trattiene cloruro di sodio, do è possibile e quando non sono stati compromessi gli or-
il quale provoca sensazione di sete. gani interni si può effettuare un trapianto di epidermide.
Il colpo di calore comune colpisce invece persone che
effettuano attività fisica in luoghi chiusi e poco ventilati. Le ustioni localizzate interessano non più del 20% della
Meno grave del colpo di calore è l'esaurimento da calo- superficie corporea nell'adulto e il 15% nel bambino, men-
re, caratterizzato da ipotensione e da insufficienza cardio- tre quelle diffuse hanno un'estensione superiore. Le ustioni
circolatoria, da cefalea e da lipotimie (sensazioni di diffuse inducono una sintomatologia generale nota come
improvvisa debolezza), che subentrano ad un esagerata ri- malattia da ustione. Gli effetti generali da ustione com-
sposta termodispersiva, con violenta sudorazione e diffusa prendono alterazioni della termoregolazione, shock neuro-
vasodilatazione superficiale. L'esaurimento da calore col- geno al momento del trauma e ipoproteinemia,

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disidratazione e shock ipovolemico per perdita di proteine La permanenza a basse temperature provoca prima
plasmatiche e acqua con l'essudato. un'alterazione iniziale degli organi esterni, e poi dell'intero
Le lesioni termiche guariscono con le stesse modalità di organismo. La permanenza di lunga durata in un ambiente
quelle meccaniche. Le ustioni superficiali possono guarire a bassa temperatura provoca alterazioni generali, definite
con una completa restitutio ad integrum, mentre quelle assideramento, causate dall'insufficienza dei meccanismi
profonde interessano anche ghiandole sudoripare e follico- termoregolatori con la conseguenza che la temperatura
li pilosebacei e possono dare origini a cicatrici retratte e corporea si abbassa progressivamente (ipotermia) fino
cheloidi. Nella terapia si somministrano liquidi, elettroliti all'arresto delle attività metaboliche e la morte (25°C). Se
e plasma per prevenire lo shock ipovolemico dovuto alla il nostro corpo viene portato a 32°C si ha la narcosi da
perdita di acqua e proteine con l'essudato che fuoriesce freddo con il coinvolgimento dei centri corticali. Se la
dalla superficie ustionata. temperatura scende a 28°C si arriva ad una paralisi vaso-
motoria e scendendo ancora di più si ha blocco cardiaco.
Patologie da bassa temperatura ambientale Nella terapia dell'assideramento, il riscaldamento deve av-
venire lentamente per evitare la comparsa di vasodilatazio-
I riflessi di risposta alla bassa temperatura sono mediati
ne generalizzata che, a sua volta, può provocare
dal sistema nervoso simpatico, che provvede a ridurre la
ipotensione e shock cardiocircolatorio.
termodispersione attraverso la vasocostrizione superficia-
le, e ad incrementare la termogenesi attraverso il rilascio
degli ormoni tiroidei e i brividi. Patologie da trauma meccanico
Il congelamento, che può essere sia locale che sistemi- Per trauma si intende il danno di una regione limitata
co, consegue all'esposizione dell'organismo a una tempera- dell'organismo subito o perché è bruscamente raggiunto da
tura molto bassa. In genere il congelamento comincia a un corpo fornito di energia cinetica, o perché è l'organismo
colpire gli arti superiori e inferiori, il naso, le orecchie e le stesso a possedere energia cinetica e ad urtare un corpo
zone del corpo non riparate conseguentemente all'esposi- statico. I traumi superficiali interessano solo la cute, quelli
zione a basse temperature. Nelle zone esposte a bassa tem- profondi anche gli organi interni. Se il trauma è molto in-
peratura la cute dapprima impallidisce per vasocostrizione tenso, si producono effetti generalizzati che vanno sotto il
riflessa, poi si arrossa per la vasoparalisi, cui consegue sta- nome di shock traumatico e comprendono perdita di co-
si sanguigna (iperemia passiva) e reazione flogistica con scienza e ipotensione.
formazione di edema. Gli effetti principali delle basse tem- I principali tipi di traumi superficiali sono l'abrasione o
perature sono spasmi arteriolari, ischemia, necrosi e ede- escoriazione, la contusione o ecchimosi e la ferita. L'abra-
ma. Gli spasmi arteriolari provocano la diminuzione della sione interessa solo l'epidermide e non comporta sanguina-
termodispersione. L'ischemia porta a insufficiente apporto mento, la contusione provoca la rottura dei vasi con
di ossigeno e maggiore permeabilità delle membrane. stravaso di sangue nel derma o nei tessuti sottostanti senza
Anche nel caso delle basse temperatura per analogia si soluzione continua della cute (livido), la ferita è una solu-
distingue un congelamento di I, II, III e IV grado. zione di continuo della cute con lesione dei vasi e interessa
Nel congelamento di primo grado si ha cianosi per di- anche il derma. A seconda se superano o meno il derma, le
fetto di ossigenazione dei tessuti. Vi è una vasocostrizione ferite si distinguono in superficiali o profonde. Quando la
prolungata con ischemia delle parti interessate. Successi- ferita è accompagnata da strappamento dei tessuti, prende
vamente si verifica vasodilatazione passiva perché i vasi il nome di ferita lacera, mentre se in corrispondenza dei
più piccoli sono paralizzati (vasoparalisi), con rallenta- margini si verifica anche una contusione, la ferita prende il
mento e ristagno della circolazione. L'emoglobina si desa- nome di ferita lacero-contusa. A seconda se prevale o
tura sempre più di ossigeno e acquista la colorazione blu, meno una delle dimensioni della ferita si distinguono ferite
che si dimostra con la ciànosi. da taglio (lunghezza) e da punta (profondità).
Nel congelamento di secondo grado si ha aumento I traumi profondi possono provocare la rottura di un or-
dell'edema con formazione di bolle, dette flittene. Vi è cia- gano interno o l'entrata di aria in cavità interne (pneumoto-
nosi e formazione di bolle. Comparsa di trombosi e libera- race, pneumopericardio e pneumoperitoneo). La torsione
zione di mediatori ad azione pro-infiammatoria. L'intensità dell'ilo di un organo prende il nome di volvolo. La com-
dell'essudazione dà origine a bolle in sede dermo-epider- mozione cerebrale è il coinvolgimento dell'encefalo e di
mica. altri organi interni in seguito a un trauma senza che però vi
Nel congelamento di terzo grado si ha infine necrosi tis- siano evidenti lesioni anatomiche.
sutale. Si ha una necrosi più profonda e la formazione di Nei traumi interessati da emorragia, essa viene seguita
aree necrotiche piuttosto estese di aspetto umido e consi- da fenomeni di coagulazione e contrazione della ferita, che
stenza pastosa (escare molli). Può essere necessaria tentano di compensare la fuoriuscita di sangue. Il sangue
l'amputazione delle parti necrotiche. fuoriuscito riempie il fondo della ferita e coagula. I detriti
È caratterizzato dalla gangrena cosiddetta umida e da cellulari agiscono da stimolo infiammatorio per cui si veri-
quella gassosa. La gangrena umida è caratterizzata da alte- fica in corrispondenza dei margini un processo flogistico
razioni colliquative dei tessuti mentre quella gassosa da acuto. I fagociti invadono l'area occupata dal coagulo ed
produzione di gas da parte di germi infettanti anaerobi, so- inglobano fibrina, cellule ematiche e altri detriti cellulari,
prattutto clostridi. Le sostanze prodotte da questi batteri permettendo ai fibroblasti di proliferare e riempire di tes-
facilitano l'espansione delle zone necrotiche. suto connettivo l'area precedentemente occupata dal coa-

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gulo, formando la crosta. Anche le cellule endoteliali dei mm),
capillari proliferano, formando il tessuto di granulazione • le radiazioni luminose visibili (λ da 400 a 760
sottostante alla crosta. Infine si ha la proliferazione nm),
dell'epidermide che riveste il tessuto connettivo di forma- • le radiazioni ultraviolette (λ da 100 a 400 nm),
zione con la cicatrizzazione.
• i raggi X (λ da 0,01 a 100 nm),
Durante il processo di guarigione delle ferite possono
insorgere complicanze, quali infezioni, deiescenza e for- • i raggi γ (λ da 0,001 a 0,01 nm).
mazione del cheloide. Le infezioni sono dovute soprattutto Le radiazioni corpuscolate hanno una massa ed hanno
a streptococchi e stafilococchi. Le infezioni più gravi sono velocità inferiore a quella della luce. Le radiazioni corpu-
dovute ai clostridi che contaminano la ferita sotto forma di scolate comprendono:
spore, le quali germinano in condizioni di anaerobiosi, • particelle β, che sono gli elettroni,
come si verifica nelle ferite lacero-contuse. La deiescenza • positroni, che sono le antiparticelle degli elettroni,
è la rottura delle ferite in via di cicatrizzazione. Il cheloide • protoni e deuteroni (un protone e un neutrone),
è un eccesso di tessuto connettivo dovuto a un eccesso di
fattori di crescita agenti sui fibroblasti. • particelle α, che sono nuclei degli atomi di elio (2
protoni)
Le lesioni che interessano lo scheletro sono dette traumi
scheletrici. La contusione ossea rappresenta lo schiaccia- • neutroni, emessi nella fissione nucleare e in alcuni
mento di un osso senza perdita della sua continuità. Nella processi di decadimento radioattivo,
frattura si ha la soluzione di continuo di un tratto scheletri- • mesoni, particelle subatomiche.
co. Una frattura può essere completa o incompleta a se- Nella collisione con la materia, le radiazioni cedono
conda se interessa tutto lo spessore dell'osso o solo la sua energia. A seconda della loro energia, le radiazioni posso-
superficie. Se la soluzione di continuità dell'osso è perpen- no essere eccitanti (< 10 eV) o ionizzanti (> 10 eV).
dicolare alla sua lunghezza, la frattura è trasversale, altri- La radioattività di base comprende le radiazioni che
menti è obliqua. Una frattura può dare origine a frammenti provengono da sorgenti naturali, come le radiazioni cosmi-
ossei, in tal caso prende il nome di frattura comminuta. che, terrestri e quelle che provengono dagli esseri viventi.
Quando i due monconi dell'osso fratturato non giacciono I raggi cosmici sono principalmente elettroni, raggi γ e
sullo stesso asse, la frattura è associata a dislocazione. Se i mesoni. Le radiazioni terrestri derivano principalmente
due monconi si allontanano con rotazione, la frattura è as- dalla disintegrazione del radio, del torio e dell'uranio pre-
sociata a torsione. Quando una frattura interessa anche senti nella crosta terrestre. Le radiazioni di origine naturale
l'articolazione, prende il nome di frattura comunicante. Se sono in genere fisiologiche, in quanto contribuiscono ai
i capi articolari fuoriescono dalla capsula si parla di lussa- processi metabolici degli esseri viventi, come la fotosintesi
zione, mentre se si ha anche la lacerazione dei legamenti si e la formazione dei pigmenti nei coni e bastoncelli della
parla di distorsione. Una frattura patologica è prodotta in retina. Tuttavia un'eccessiva esposizione a determinati tipi
un individuo affetto da una patologia (es. osteoporosi) da di radiazione può costituire fattore di rischio, soprattutto
un trauma altrimenti insignificante. oncogeno. Il radon è un gas impercettibile ai sensi che si
Nel processo di guarigione tra i due monconi ossei si libera dai suoli, dalle rocce e da materiali di costruzione,
verifica un ematoma (raccolta di sangue), cui segue la rea- come i tufi. Nel suo decadimento, rilascia particelle α che
zione infiammatoria. I fagociti inglobano e digeriscono i se inalate possono comportare effetti patologici.
detriti cellulari e minerali dell'osso, e si ha la formazione A queste radiazioni di origine naturale, vanno aggiunte
di tessuto di granulazione tra i due monconi, che prende il quelle di origine artificiale, come i raggi X di applicazione
nome di callo. Il callo si ispessisce per formazione di tes- diagnostica e terapeutica, o le radiazioni che derivano dal-
suto fibroso e tessuto osteoide (cartilagine) effettuata dagli le bombe atomiche o dalle centrali elettriche nucleari.
osteoblasti. Gli osteoblasti producono una fosfatasi alcali- L'unità di misura dell'attività di un radionuclide è il bec-
na che permette la deposizione di sali di calcio nel tessuto querel, che consiste nella quantità di nuclide radioattivo
osteoide. Infine gli osteoclasti rimuovono dal callo la car- che decade spontaneamente al secondo.
tilagine e gli osteoblasti diventano osteociti. L'unità di misura delle radiazioni ionizzanti sono il
Roentgen, il gray e il sievert. L'attività di una fonte ra-
Patologie da trasferimento di energia radiante dioattiva, definita come indice dell'attività di decadimento,
Le radiazioni sono costituite da energia rilasciata da consiste nel numero di disintegrazioni nell'unità di tempo.
atomi instabili che decadono da livelli di energia superiori Il Roentgen è la quantità di radiazioni ionizzanti richiesta
a livelli di energia inferiori. per produrre un'unità elettrostatica di carica in 1 cm³ di
Le radiazioni elettromagnetiche hanno velocità ugua- aria. 1 gray corrisponde a una radiazione che deposita 1
le a quella della luce, non hanno massa e si propagano sot- joule in 1 Kg di tessuto. Il sievert è l'unità di misura del Si-
to forma di fotoni. Le radiazioni elettromagnetiche stema Internazionale basata sugli effetti biologici prodotti
comprendono: da una determinata quantità di radiazioni.
• le onde radio,
• le microonde, Radiazioni eccitanti
• le radiazioni infrarosse (λ da 400 nm ad alcuni Le radiazioni eccitanti comprendono le onde radio, le
microonde, le radiazioni infrarosse, lo spettro visibile e le

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radiazioni ultraviolette. La radiazione elettromagnetica è reazioni enzimatiche che si svolgono nei liquidi biologici.
un fenomeno oscillatorio che può trasferirsi per mezzo di I telefoni cellulari operano alle frequenze di 900 e 1800
onde ed è caratterizzato da un campo elettrico e un campo MHz (microonde) e possono causare aumento di tempera-
magnetico. Maggiore è la lunghezza d'onda, minore sarà tura, che costituisce un rischio per la salute.
l'energia da esse posseduta. Nella collisione con la mate- Gli effetti acuti dei campi elettromagnetici ad alte fre-
ria, le radiazioni eccitanti non hanno abbastanza energia da quenze sono soprattutto l'opacizzazione del cristallino,
determinare l'espulsione di un elettrone come fanno le ra- anomalie della cornea, ridotta produzione di liquido semi-
diazioni ionizzanti, ma è in grado di far saltare l'elettrone nale, alterazioni delle funzioni neurali e neuromuscolari,
ad un'orbita più esterna, eccitandolo. alterazioni dell'apparato muscolare. L'esposizione a basse
Le radiazioni infrarosse producono effetti termici. Una frequenze (50 Hz) può provocare effetti sul sistema visivo,
produzione di radiazioni infrarosse estremamente intensa sul SNC, stimolazione di tessuti eccitabili, extrasistole e
avviene nell'esplosione di ordigni nucleari. fibrillazione.
Le microonde di elevata intensità provocano cataratta e
effetti termici simili a quelli delle radiazioni infrarosse. Radiazioni ionizzanti
Le radiazioni luminose possono essere nocive solo in Le radiazioni ionizzanti comprendono radiazioni corpu-
alta dose per i tessuti sensibili, come la retina. scolate, raggi X e raggi γ. Sono molto più penetranti di
Un altro grosso problema è quello che riguarda i raggi quelle eccitanti e hanno energia > 10 eV, cioè energia su-
ultravioletti UV-A, UV-B e UV-C. Molti giovani vanno a periore a quella dei legami chimici delle molecole bersa-
sottoporsi a dei trattamenti e non sempre si rispettano le glio. Le radiazioni ionizzanti provocano l'espulsione di un
dosi adeguate. Tra un trattamento e l'altro vi dovrebbe es- elettrone, detto elettrone primario, di un atomo dalla mole-
sere un periodo di latenza per permettere al nostro organi- cola bersaglio, che diventa carica positivamente. L'elettro-
smo di attuare tutti i meccanismi di riparazione del DNA. ne primario può colpire elettroni di altre molecole,
A seconda della lunghezza d'onda si può verificare un eri- provocando l'espulsione di elettroni secondari e ionizza-
tema cutaneo, ma anche la trasformazione neoplastica, nel zioni collaterali.
caso di esposizione eccessiva a UV-C, che sono quelli a Siccome l'acqua è il maggiore componente del nostro
lunghezza d'onda minore. Le radiazioni UV agiscono sia corpo, essa è anche il primo bersaglio delle radiazioni io-
in modo diretto sugli acidi nucleici e sulle proteine, sia in nizzanti. Nella ionizzazione dell'acqua si producono specie
modo indiretto sulle sostanze fotosensibilizzanti, che sono reattive dell'ossigeno (ROS) che contribuiscono al danno
molecole fluorescenti di natura endogena (porfirine) ed ossidativo. Le radiazioni ionizzanti possono anche provo-
esogena responsabili dell'azione fotodinamica. Le radia- care la rottura di uno o di tutti e due i filamenti del DNA,
zioni UV maggiormente assorbite dai tessuti sono quelle la distruzione di basi, la rottura del legame zucchero-fosfa-
con λ compresa tra 250 e 300 nm, le cosiddette UVB. to, mutazioni puntiformi, oltre che alterazioni cromosomi-
L'esposizione prolungata del corpo a radiazioni UV produ- che, come delezioni e traslocazioni. La maggiore
ce manifestazioni patologiche limitate ai tessuti superficia- sensibilità delle cellule di mammifero alle radiazioni ioniz-
li che vanno incontro a eritema, flittene e infiammazione zanti si ha durante le fasi G2 ed M e nel periodo post-
delle congiuntive. Sulla superficie cellulare sono presenti mitotico, che precede l'ingresso nella fase G1, mentre per
fotocettori, che trasducono il segnale tramite l'attivazione le radiazioni eccitanti il picco di maggiore sensibilità è
di un fattore di trascrizione (NF-kB), che determina il rila- presente in corrispondenza dell'inizio della fase S. Le ra-
scio di citochine infiammatorie. In caso di esposizioni ri- diazioni ionizzanti in dosi adeguate possono anche attivare
petute si ha cheratosi (ispessimento dello strato corneo) e provirus con conseguente comparsa di neoplasie virali. Le
melaninogenesi. Col tempo, l'esposizione prolungata ai cellule maggiormente sensibili alle radiazioni ionizzanti
raggi UV può determinare l'insorgenza di carcinomi baso- sono le cellule emopoietiche e le cellule tiroidee.
cellulari o spinocellulari e melanomi, specialmente nei L'assorbimento di alte dosi (tra 6 e 10 gray) provoca la
soggetti con difetti genetici a carico dei sistemi di ripara- morte per caduta della pressione sanguigna e insufficienza
zione del DNA, come nei malati di xeroderma pigmento- cardiaca conseguente alla liberazione di molecole vasoatti-
sum. L'esposizione a una dose normale di UV è tuttavia ve, che inducono perdita di liquidi e di elettroliti.
necessaria per la produzione di vitamina D a partire Nei soggetti che hanno assorbito dosi comprese tra 3 e 6
dall'ergosterolo. gray, si verificano prima di tutto danni delle mucose (sto-
Le onde con frequenze che vanno da 30 a 300 GHz matiti e diarrea), in seguito si manifesta leucopenia dovuta
sono oggetto di interesse in quanto causa di elettrosmog. ai gravi danni subiti dalle cellule staminali del midollo os-
Esse vengono suddivise a loro volta in: seo.
campi elettrici a frequenze estremamente basse (minori Dosi comprese tra 0,5 e 3 gray causano alterazioni ema-
di 100 KHz); tologiche di vario tipo (anemia, leucopenia, piastrinope-
radiofrequenze (RF) con frequenze tra 100 KHz e 300 nia) in conseguenza del danno subito dalle cellule
MHz; staminali del midollo osseo. Queste alterazioni sono gene-
microonde (MO) con frequenze tra 300 MHz e 300 ralmente reversibili, ma a lungo termine possono compor-
GHz. tare allo sviluppo di leucemie. Anche le cellule staminali
Un campo magnetico debole indotto da un campo elet- epiteliali vengono colpite dal danno.
trico può influenzare le sospensioni colloidali, e quindi le L'esposizione a dosi inferiori a 0,5 gray determina la

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comparsa di effetti somatici tardivi, come radiodermiti e verso le ferite o per iniezione.
tumori a causa del danno subito dalle cellule staminali epi- Gli agenti chimici possono essere organici o inorganici.
teliali e da quelle dell'apparato emopoietico. Possono essere sostanze steatogene o flogogene. Le so-
stanze flogogene attivano la perossidazione lipidica,
Effetti della corrente elettrica mentre quelle steatogene intervengono sulla regolazione
La corrente elettrica è una delle cause maggiori di danni della sintesi proteica. Sostanze che interferiscono con la
che si hanno a livello familiare. La corrente elettrica si mi- sintesi proteica sono anche antibiotici, inibitori delle subu-
sura in Ampere. Al di sopra dei 5 mA si iniziano a riscon- nità 30S o 50S, o inibitori delle polimerasi.
trare gli effetti dannosi. La corrente elettrica può essere Gli elementi radioattivi possono essere associati più alle
suddivisa in continua, alternata e faradica. Gli effetti della radiazioni che agli agenti chimici sotto certi aspetti. Tran-
corrente sono di tipo elettrochimico, termico e biologico. ne per alcuni, il tempo di dimezzamento è molto elevato.
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L'effetto termico è noto come effetto Joule. La quantità di Lo I viene comunemente utilizzato in terapia per le affe-
calore prodotto dipende dalla resistenza, dall'intensità e zioni della tiroide e il suo tempo di dimezzamento è di 8
dalla durata del contatto. L'effetto elettrochimico si deter- giorni. Le persone che vengono trattate con radioiodio
mina con la corrente continua perché il corpo si comporta vengono messe in isolamento.
come un conduttore elettrolitico per la presenza in esso di
acqua e di elettroliti. Gli ioni negativi come Cl⁻ e SO ₄² ⁻ si I metalli pesanti non vengono smaltiti dal nostro organi-
accumulano verso il polo positivo e provocano lesioni da smi, vengono accumulati e possono dar luogo a delle
acido perché formano rispettivamente gli acidi cloridrico e degenerazioni. Nei termometri di un tempo c'era il mercu-
solforico. Gli ioni positivi come K⁺ e Na⁺ si accumulano rio. Se il termometro si rompeva in bocca le quantità di
verso il polo negativo e reagiscono con l'acqua, formando i mercurio erano troppo piccole per portare a conseguenze. I
rispettivi idrossidi, che provocano necrosi umida o colli- metalli pesanti preoccupano di più nelle industrie dove i
quativa. L'effetto biologico consiste nella contrazione di lavoratori sono esposti ad alte quantità per tempi lunghi.
muscoli scheletrici, che può culminare in tetania, e del L'esposizione prolungata può portare a varie conseguenze.
muscolo cardiaco, che può andare incontro a fibrillazione. Il mercurio si lega ai gruppi -SH, per questo i tioli sono
La corrente continua è una corrente unidirezionale con stati chiamati mercaptani (“catturatori del mercurio”).
intensità costante e minime oscillazioni. L'intensità della Le intossicazioni da piombo sono più frequenti rispetto
corrente continua è generalmente bassa, quindi i suoi effet- agli altri metalli. Il piombo determina una vasocostrizione,
ti sono limitati rispetto a quella alternata. Oltre alle lesioni quindi paralisi e blocco degli -SH. Gli effetti clinici del
nel luogo di lesione, si verificano modificazioni del flusso piombo, oltre alla vasocostrizione e alla paralisi del radia-
ionico e della polarizzazione delle membrane. le, sono la colorazione del colletto gengivale, colica
La corrente alternata è quella utilizzata nei dispositivi addominale, vomito, diarrea e anemia normo-cronica.
elettrici ed è caratterizzata da un'inversione di polarità che Tra gli altri metalli pesanti vi sono il bismuto, il tallio,
avviene con frequenza determinata, la cui unità di misura e l'argento e l'arsenico, che possono bloccare i gruppi -SH o
lo hertz. L'alternanza della polarità modifica la direzione avere recapito sul sistema nervoso o effetti irritativi.
del flusso ionico. Le basse frequenze risultano molto più A seconda della dose si può avere un effetto molto dif-
pericolose di quelle elevate, perché il rapidissimo alternar- ferente. A seconda della dose si può avere
si della polarità non induce effetti elettrochimici e biologi- un'intossicazione da metalli pesanti acuta, subacuta e cro-
ci apprezzabili. Le basse frequenze possono portare alla nica.
contrazione della muscolatura, in particolare alla fibrilla-
zione cardiaca, che porta alla morte. Inoltre, la contrazione
tetanica della muscolatura striata è responsabile Tra gli agenti chimici organici vi sono gli alo-alcani, gli
dell'impossibilità di retrarre la mano quando si viene a agenti che depletano il glutatione e gli agenti soggetti a ci-
contatto con un conduttore. cli redox.
La corrente faradica o indotta è ottenibile con l'utilizzo I. Gli alo-alcani innescano la formazione di radicali al-
di apparecchi di induzione ed è caratterizzata da variazioni chilici, portano alla perossidazione lipidica e sono agenti
di polarità discontinue e da bassa intensità. La corrente fa- mutageni.
radica a bassa frequenza è utilizzata per scopi terapeutici II. Gli agenti che depletano il glutatione sono elettrofili
per ottenere stimolazione dei muscoli e dei nervi, mentre che si legano al glutatione ridotto portando alla sua deple-
quella ad elevata frequenza è responsabile degli stessi ef- zione. Questo comporta l'alchilazione di macromolecole,
fetti della corrente continua. la perossidazione lipidica e azione mutagena.
III. Gli agenti soggetti a cicli redox si ossidano sponta-
Agenti chimici neamente riducendo l'ossigeno. L'ossigeno ridotto può
portare alla formazione di ROS. I radicali ossidrile posso-
Il danno degli agenti chimici può essere sia diffuso, sia
no causare mutazioni geniche e perossidazione lipidica.
selettivo per un organo, un organello cellulare o un tessuto
Per contrastare la formazione dei ROS la glutatione peros-
specifico. Bisogna considerare le vie di introduzione, la
sidasi utilizza glutatione ridotto per ridurre i ROS. Il
dose e la possibilità di causare effettivamente uno stato di
glutatione ridotto dopo un po' inizia a scarseggiare e pre-
malattia. Gli agenti chimici possono penetrare l'organismo
varrà la forma ossidata che è il glutatione disolfuro. Il
attraverso la via digerente, respiratoria, per contatto, attra-

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glutatione disolfuro può alterare lo stato redox dei gruppi lisi osmotica. Sospendendo degli eritrociti in acqua distil-
-SH delle proteine. lata, essi lisano inducendo il passaggio in soluzione del
loro contenuto emoglobinico (sangue laccato). Le soluzio-
Agenti mutageni possono essere anche le tossine di ori- ni ipertoniche inducono plasmolisi, consistente nel
gine fungina e batterica. L'alterazione del DNA è il punto raggrinzimento delle cellule dovuto al passaggio all'ester-
iniziale su cui si può innestare una serie di altre sostanze no dell'acqua intracellulare.
che possono portare alla trasformazione neoplastica. Mi-
cotossine, tossine vegetali e tossine animali possono Altre sostanze possono interagire con i gruppi chimici
portare in alcuni soggetti a diarrea, gangrena, convulsioni, delle sostanze presenti nel nostro corpo. La saponina è un
aborto, epatocarcinoma ecc. glicoside che provoca la lisi cellulare per la sua capacità di
Insetticidi, erbicidi, fungicidi, rodenticidi, fumiganti interagire con il colesterolo delle membrane. I detergenti
vanno usati con cautela perché se una persona è esposta o tensioattivi sono composti formati da una parte idrofo-
continuamente a queste sostanze può andare incontro a ef- bica e una parte idrofilica e sono capaci di interagire sia
fetti neurotossici o anche cancerogeni. Queste sostanze con i lipidi che con le proteine, inducendone la denatura-
tendono a bioaccumularsi e a subire biomagnificazione, zione.
per cui possono essere assunti dall'uomo anche in maniera La denaturazione delle proteine, oltre che dagli acidi
indiretta. e dagli alcali, è indotta da sostanze organiche, sali e ioni
Negli alimenti sono contenute sostanze tossiche al di metallici, e può comportare una diminuzione o una perdita
sotto dell'indice di tossicità. Tuttavia unendo nel corso del- totale della funzione.
la nostra alimentazione una serie di alimenti con sostanze
tossiche al di sotto del limite può darsi che questa soglia Danno selettivo da agenti chimici
venga superata. Anche i coloranti di prima generazione Il danno selettivo da agenti chimici è dovuto a sostanze
utilizzati nelle bevande e negli alimenti sono agenti chimi- chimiche raggruppate sotto il nome di tossine o veleni.
ci. Anche i farmaci possono comportarsi da veleni se assunti
in dosi superiori a quelle consigliate. Inoltre bisogna con-
Danno diffuso da agenti chimici siderare che molti veleni, in piccole dosi, possono avere
Il danno diffuso da agenti chimici si verifica in conse- effetti benefici e vengono usati nel trattamento di alcune
guenza di proprietà comuni a molti composti chimici, patologie, qual è il caso dell'arsenico.
quali la capacità di far variare il pH, di solubilizzare costi- La dose minima letale è la quantità di tossico, riferita
tuenti cellulari o di denaturare le proteine. al kg, in grado di determinare la morte degli animali da
esperimento in un determinato tempo. La dose limite 50
Le variazioni di pH di lieve entità sono compensate dai (DL50) è la quantità che determina in un determinato tem-
sistemi tampone. Se ciò non avviene, si può avere alcalosi po la morte del 50% degli animali.
o acidosi a seconda se il pH aumenta o diminuisce rispetto L'avvelenamento o intossicazione può essere acuta o
ai livelli fisiologici. cronica. L'avvelenamento acuto consegue all'assunzione di
Gli acidi forti producono calore e determinano nella un veleno in dose tale da produrre immediatamente i suoi
cute e nelle mucose ustioni di III e IV grado che, a causa effetti, mentre quello cronico consegue all'esposizione pro-
della disidratazione indotta dall'evaporazione dell'acqua, tratta al veleno in minime dosi, che a lungo andare
formano escare secche, cioè placche costituite da materiale possono avere effetti deleteri. Un esempio sono i cancero-
necrotico che tendono a staccarsi. geni che hanno effetti sommativi con tempo.
Anche le basi forti sviluppano calore e provocano Quasi tutti i veleni sono esogeni, ma possono anche es-
ustioni di III e IV grado, con la differenza che, a causa del sere composti endogeni nel caso in cui alcune sostanze
loro potere idrolitico, inducono la macerazione dei tessuti, prodotte dal nostro organismo non vengano metabolizzate
e quindi la formazione di escare molli. correttamente. In tal caso si parla di autointossicazioni.
Molti veleni inoltre non sono tossici di per sé, ma in
I solventi possono avere effetto sui lipidi o sulle sostan- quanto metabolizzati dal nostro organismo in sostanze tos-
ze idrofiliche. siche attraverso il processo noto come sintesi letale. Il
parathion viene metabolizzato a paraoxon, un potentissimo
I solventi dei lipidi provocano lisi cellulare. Essi com-
inibitore della colinesterasi. Il metanolo è tossico in quan-
prendono alcool, acetone, cloroformio, benzolo e CCl4. Il
to viene trasformato in formaldeide da parte
danno che i solventi dei lipidi provocano a livello della
dell'acooldeidrogenasi, la quale è a sua volte trasformata
cute è limitato dallo strato corneo per azione protettiva
in acido formico dall'aldeidemutasi. L'acido formico e la
esercitata dalla cheratina, che è insolubile. Gli effetti pato-
formaldeide provocano danni retinici e al nervo ottico.
logici conseguono quasi sempre al contatto con mucose
per ingestione o inalazione. Il nostro organismo possiede meccanismi che espletano
attività detossificante nei confronti di un veleno, metabo-
I solventi acquosi possono provocare tipi di danno di-
lizzando queste sostanze tossiche in sostanze inerti.
versi a seconda se sono in soluzioni ipotoniche o
Questo meccanismo è definito sintesi protettiva.
ipertoniche. Le soluzione ipotoniche hanno una pressione
osmotica inferiore rispetto alle nostre cellule e inducono Le sostanze in grado di contrastare gli effetti di un vele-

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no sono definite antidoti. Alcuni antidoti interagiscono di- Le droghe sono tutti quei composti di origine vegetale
rettamente con il veleno (agenti chelanti in caso di o di sintesi che non hanno potere nutrizionale e sono capa-
avvelenamento da piombo), altri favoriscono l'eliminazio- ci di indurre modificazioni delle capacità cognitive e della
ne del veleno (diuretici), altri ancora competono a livello coscienza. Esse sono responsabili della tossicodipendenza,
recettoriale con il veleno (atropina che compete con la mu- cioè dalla necessità della loro assunzione a intervalli ravvi-
scarina). cinati. Gli effetti della droga possono essere mortali in
caso di iperdosaggio o di presenza di contaminanti nella
I veleni possono essere di origine biologica (vegetale, sostanza d'abuso. L'intossicazione cronica induce un pro-
animale o microbica), di origine minerale (piombo, mercu- gressivo decadimento delle capacità fisiche e psichiche ed
rio, bromo, ecc.), di origine industriale (prodotti di sintesi è responsabile della crisi di astinenza. La crisi di astinenza
o di scarto). si manifesta con vomito, orripilazione, tremori, sudorazio-
ne, agitazione e algie.
I veleni delle piante sono anche chiamati fitotossine e L'inquinamento ambientale può interessare il suolo,
comprendono alcaloidi, polipeptidi, ammine, glicosidi, os- l'atmosfera e l'acqua e, a seconda del compartimento di in-
salati, resine e toxoalbumine. Le toxoalbumine teresse, può avere effetti su diversi organi e sistemi e avere
comprendono la ricina, uno dei più potenti veleni cono- differenti vie di penetrazione nel nostro organismo.
sciuti. Alcune fitotossine sono tossiche se ingerite o se L'inquinamento dell'aria è dovuto soprattutto a composti
vengono a contatto con la cute, altre invece sono fotosen- come gli idrocarburi policiclici aromatici, l'ossido d'azoto,
sibilizzanti perché inducono ipersensibilità alla luce. l'ossido di carbonio, l'anidride solforosa, composti del
piombo, materiali particolati, che nel loro insieme sono re-
Molte fitotossine sono usate come farmaci, molte altre
sponsabili di patologie croniche a carico dell'apparato
sono adoperate come sostanze d'abuso.
respiratorio o di alterazioni nel trasporto emoglobinico
dell'ossigeno. L'inquinamento idrico può essere sia un fat-
I veleni dei funghi sono spesso mortali. I funghi appar- tore di rischio diretto, venendo a contatto con acque
tenenti al genere Amanita producono la muscarina, un contaminate, sia indiretto, attraverso l'alimentazione di
alcaloide agonista dei recettori muscarinici dell'acetilcoli- prodotti ittici che hanno bioaccumulato sostanze inquinan-
na che ha effetti parasimpatico-mimetici. La muscarina ti nel loro organismo. L'inquinamento del suolo può essere
provoca turbe gastrointestinali, delirio, allucinazioni e causato dai nitrati usati per la concimazione, dai pesticidi
convulsioni. L'antidoto è l'atropina, un agonista parziale di o dalle sostanze di scarto industriale.
questi recettori. Il piombo è responsabile di tossicità cronica, nota con il
nome di saturnismo, i cui effetti sono dovuti all'accumulo
Il veleno prodotto dalla muffa Claviceps purpurea è re- del piombo nel fegato, nel rene e nello scheletro. Il satur-
sponsabile dell'ergotismo, un'intossicazione i cui effetti nismo si manifesta con disturbi dell'apparato digerente
sono la vasocostrizione, che determina gangrena dell'estre- (colica saturnina), alterazioni del midollo osseo responsa-
mità, vomito, spasmi della muscolatura liscia, turbe bili di anemia, sterilità e osteoporosi.
nervose e sete intensa. Il mercurio può essere presente in varie forme: mercu-
rio metallico (Hg), cloruro mercuroso (HgCl2) e composti
Molti animali producono veleni (zootossine) che posso- organici del mercurio. I vapori del mercurio metallico
no penetrare nell'organismo per ingestione, attraverso provocano danni a carico dei parenchimi renale ed epatico
punture o morsi o per contatto. Le crinotossine sono veleni e del sistema nervoso centrale, in quanto il mercurio attra-
sintetizzati da alcune specie di spugne, vermi, artropodi, versa la barriera ematoencefalica. L'HgCl2 si deposita a
pesci e anfibi contenuti nei prodotti di secrezione di alcune livello del rene e del tubo gastrointestinale, provocando in-
ghiandole. sufficienza renale. I composti organici del mercurio, in
particolare il metilmercurio, sono capaci di attraversare la
I veleni organici e inorganici comprendono metalli pe- barriera placentare e quindi sono responsabili di embrio-
santi, pesticidi e molti altri composti, responsabili sia di tossicità. Essi attraversano anche la barriera
intossicazione cronica, sia acuta. ematoencefalica, causando disturbi neurologici. Il morbo
I cianuri provocano la morte per anossia istotossica, di Minamata, caratterizzato da gravi danni neurologici, fu
conseguente alla capacità dello ione CN di inattivare la ci- un'epidemia nel Giappone dovuta allo scarico industriale
tocromo ossidasi mitocondriale. L'avvelenamento con di composti organici nel mercurio e alla biomagnificazione
dose subletale di cianuro può essere contrastato da alcuni nei pesci.
antidoti che interagendo con l'emoglobina, formano me- Il cadmio si concentra nell'apparato digerente, nei reni,
taemoglobina, per la quale i cianuri hanno spiccata affinità nei muscoli e nelle ossa e viene concentrato dalle piante.
dando origine alla formazione di cianometaemoglobina,
un composto atossico.
La CO è tossica in virtù della sua affinità per l'emoglo-
bina maggiore dell'ossigeno. Essa provoca cianosi e turbe
neurologiche, in quanto il sistema nervoso è molto sensibi-
le ai deficit di ossigeno.

11
Patologia molecolare Nel nostro organismo le cellule si possono distinguere
La patologia molecolare studia le alterazioni delle mo- in labili, stabili e perenni.
lecole biologiche e i meccanismi con cui esse danno luogo Nelle cellule labili, gli effetti prevalenti sono sul nu-
a sintomi. Le molecole coinvolte sono gli acidi nucleici, le cleo: riduzione del numero di mitosi e picnosi. La picnosi
proteine, i lipidi e gli zuccheri. è un processo degenerativo del nucleo che porta alla sua
progressiva riduzione di volume e ad un aumento di baso-
Alterazioni del DNA filia. Quando le cellule sono in cariocinesi si hanno
adesività, rotture e irregolarità dei cromosomi. Quando le
Le alterazioni del DNA possono dar luogo all'espressio-
cellule sono in riposo si hanno picnosi, vacuolizzazione
ne di proteine alterate in quantità o qualità. Le alterazioni
nucleare, carioressi e cariolisi. La cariolisi è un'attività del-
del DNA possono essere:
le DNAsi che determinano diminuzioni della basofilia. La
• a carico delle basi, come l'inserimento dell'uracile al carioressi è il fenomeno per cui un nucleo picnotico si
posto della citosina, l'inserimento dell'8-ossiguanina, la frammenta.
formazione di addotti e di legami covalenti tra le catene;
Nelle cellule perenni si hanno soprattutto effetti sugli
• alterazioni durante la replicazione, come inserzioni, organuli citoplasmatici. Si può avere un rigonfiamento mi-
delezioni, mismatch di vario tipo; tocondriale, una rottura delle membrane delle creste
rottura di catene: single-strand break e double-strand mitocondriali, una fosforilazione da ossidazione. Nei liso-
break. somi si ha una perossidazione lipidica, una rottura della
La rottura del DNA è frequente nei siti fragili, costituiti membrana e quindi l'immissione del contenuto dei lisoso-
da sequenze altamente ripetute sparse lungo i cromosomi. mi in maniera aspecifica nel citoplasma. Nel reticolo
La rottura dello scheletro di desossiribosio avviene spesso endoplasmatico si ha una riduzione della sintesi proteica.
per idrolisi da parte di DNAsi oppure per ossidazione da Tutto questo porta ad un rigonfiamento torbido e quindi
parte di radicali liberi. In seguito ad una rottura non ripara- alla possibilità di avere necrosi.
ta opportunamente si possono verificare delezioni, Le cellule divengono più sensibili alle radiazioni quan-
inversioni, traslocazioni semplici o reciproche, che posso- do si trovano nella fase G2 o nella mitosi. Le cellule in
no portare alla morte cellulare. In questo caso si assiste attiva proliferazione in genere sono più sensibili delle cel-
alla rapida frammentazione del DNA della cellula da parte lule quiescenti. Esempi di cellule in attiva proliferazione
di DNAsi acide nel caso di necrosi (frammenti di lunghez- sono le emopoietiche, le germinali, le endoteliali e i linfo-
za casuale) o endonucleasi nucleosomiche nel caso citi. I tessuti meno sensibili sono allora l'osso, la
dell'apoptosi (frammenti multipli di 220 paia di basi). cartilagine, il muscolo e i nervi periferici.
Modificazioni della sequenza di basi possono dipendere Le radiazioni possono essere molto dannose in fase di
sia da errori nella replicazione, sia da agenti esogeni, come gravidanza, soprattutto precedentemente all'impianto
radiazioni UV (dimerizzazione della timina), radiazioni io- dell'embrione o durante l'organogenesi. Se una donna gra-
nizzanti, radicali liberi, agenti chimici (es. agenti vida si sottopone a delle radiazioni non controllate si
alchilanti), o anche per errori da parte delle DNA polime- possono avere malformazioni fetali di vario tipo. Se
rasi I durante l'appaiamento di basi (mismatch). l'esposizione avviene durante il periodo fetale si hanno so-
L'introduzione di nuove sequenze per mutagenesi inver- prattutto alterazioni a carico del sistema riproduttivo e del
sa o per amplificazione possono essere dovuti a infezioni sistema nervoso. Nel periodo post-natale un'esposizione
virali, errori durante la replicazione o per azioni di trascrit- può portare a un ritardo nell'accrescimento, nonché una al-
tasi inverse (retrotrasposoni). Durante la sintesi del DNA terazione della maturazione dell'osso, sistema nervoso,
si possono verificare copie ripetute di porzioni di geni o di occhi e denti. Le radiazioni possono dar luogo a mutazioni
geni interi, fenomeno noto come amplificazione genica, genetiche. I danni tardivi coinvolgono gli organi le cui cel-
responsabile di numerose malattie. lule sono più radiosensibili, quindi vasi sanguigni, cuore,
Questi effetti possono portare a un arresto temporaneo polmoni, vescica, mammella, ecc.
del ciclo cellulare, a una morte cellulare per apoptosi o un Sono importanti i meccanismi sequenziali che vengono ad
invecchiamento cellulare, ma anche trasformazioni neo- essere attivati nei processi di riparazione.
plastiche legate alla trasmissione di alcune alterazioni del La luce UV e gli IPA possono causare degli addotti con
DNA e ulteriore esposizione a fattori ambientali, quali le composti cancerogeni e dimeri di pirimidine sul DNA. Per
radiazioni. Alterazioni delle sequenze che regolano la tra- la riparazione di questi danni c'è bisogno dell'escissione di
scrizione, come i promoter, gli enhancer e i silencer, dello un nucleotide (NER). Esistono delle endonucleasi di rico-
stato di metilazione del DNA, dello stato di fosforilazione noscimento che riconoscono il sito in cui è avvenuto il
della cromatina e del complesso trascrizionale può portare danno e richiamano delle elicasi che srotolano il DNA. In
alla mancata trascrizione di un gene. Mutazioni della RNA seguito agiscono una endonucleasi di escissione e una en-
polimerasi II sono sempre letali. Lo stato di metilazione donucleasi di rimozione per scindere il legame
dei due alleli ereditato dalle cellule germinali può dare nucleotidico e rimuovere il nucleotide mutato, e infine in-
luogo a una espressione differente. Questo fenomeno è terviene una polimerasi che sintetizza il filamento rimosso
noto come imprinting parentale e se alterato, può dare luo- e la ligasi che forma il legame nucleotidico laddove si vie-
go all'attivazione di oncogeni o all'inattivazione di ne a formare il nick. Alterazioni del NER possono
oncosoppressori. provocare patologie, come lo Xeroderma Pigmentosum,

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caratterizzate dall'ipersensibilità ai raggi UV. vamente. L'inserzione di una o due basi nell'ambito di un
I raggi X, i ROS e gli agenti alchilanti possono causare esone provoca un frameshift dei codoni dando luogo a tra-
alterazioni a carico dell'uracile, siti abasici e single-strand scritti privi di significato o all'insorgenza precoce di
breaks. Queste aberrazioni possono essere riparate attra- codoni di STOP.
verso l'escissione di una base (BER). Nel BER agisce una Il folding di una proteina dipende dalla struttura prima-
glicosidasi che scinde il legame beta N-glicosidico, stac- ria della proteina che, insieme a uno specifico
cando la base modificata dal nucleotide e creando un sito microambiente chimico-fisico (pH, temperatura, forza io-
abasico. Dopodiché interviene una endonucleasi che ri- nica) determina la genesi della struttura secondaria.
muove il pentoso e una fosfodiesterasi che rimuove il L'interazione con altre proteine (foldasi, chaperonine), su-
nucleotide. A questo punto intervengono le polimerasi e le bunità o gruppi prostetici dà luogo al completo
ligasi. ripiegamento della proteina, compresi i ponti disolfuro
Il mismatch repair rimuove e sostituisce i nucleotidi della struttura terziaria.
non complementari incorporati nel DNA per errato appaia- Molte proteine sono attivate da tagli specifici effettuati
mento durante il processo di replicazione. da proteasi. Se questi tagli avvengono in siti impropri o se
L'MGMT (O6-metilguanina DNA metiltrasferasi) ri- non avvengono affatto si ha la frammentazione della pro-
muove i gruppi alchilici legati alle basi azotate e li teina o la genesi di una proteina non funzionante,
trasferisce ad un gruppo accettore. rispettivamente.
Il sistema di riparazione HR-EJ (Homologous Recombi- Possono anche essere alterati i siti di interazione con il
nation-End Joining) ripara le rotture a doppia catena che DNA (regioni cerniera), i siti attivi degli enzimi e i siti di
eventualmente avvengono nei siti fragili. legame con il ligando dei recettori.
La patogenesi molecolare delle proteine può essere sia
Alterazioni dell'RNA dovuta a accumulo improprio di una proteina alterata, sia
Se nel gene che codifica per RNA è presente una dele- alle alterazioni funzionali della proteina, che possono con-
zione o un segnale di terminazione precoce, esso non cretizzarsi in un guadagno o una perdita di funzione. In
viene trascritto o viene trascritto solo in parte. Talvolta, particolare, accumuli di proteine mal ripiegate sono causa
RNA aberranti sono degradati rapidamente da RNAsi o ri- di morte cellulare per apoptosi. Alterazioni di proteine che
bozimi. L'RNA può anche essere alterato da agenti chimici si accumulano nello spazio extracellulare, come la β-ami-
o fisici esogeni o da errori nella trascrizione. loide, possono stimolare impropriamente recettori per
allarmine, attivando NF-kB e provocando una risposta in-
Se ad essere alterate sono le sequenze che indirizzano il
fiammatoria cronica.
pre-mRNA allo splicing, la mancata eliminazione di intro-
ni o l'eliminazione di esoni può provocare trascritti Le perdite di funzione dei recettori possono essere:
aberranti, con tutte le conseguenze del caso. - di classe I, quando vi è un'assenza o una diminuzione
Alterazioni dei tRNA sono sempre letali perché portano del recettore;
all'incorporamento di amminoacidi errati nel polipeptide. - di classe II, quando vi è un'assenza o una diminuzione
I micro RNA sono piccoli RNA che regolano la quantità dell'esposizione del recettore sulla membrana (alterazioni
di trasdotto di un gene agendo sul RNA e indirizzandolo del dominio transmembrana);
alla degradazione. I micro RNA sono coinvolti nella pato- - di classe III, quando vi è una diminuita o assente affi-
genesi dei tumori. Se vi è una diminuzione di miRNA il nità per il ligando (alterazioni del dominio extracellulare);
cui bersaglio sono gli oncogeni, o un aumento di miRNA - di classe IV, quando il meccanismo di internalizzazio-
il cui bersaglio sono gli oncosoppressori, aumentano le ne del complesso recettore-ligando non funziona
possibilità che si verifichi una neoplasia. correttamente.
Nel caso dei recettori per LDL, il quadro clinico di una
Alterazioni delle proteine di queste quattro alterazioni è l'ipercolesterolemia.
Differenti mutazioni di una stessa proteina possono dar Viceversa, un'alterazione che comporta guadagno di
luogo a differenti, o anche opposti effetti sulla funzione. I funzione, porta a un recettore attivo costitutivamente, con
recettori possono sia essere attivati, sia inattivati da muta- eccesso di ligando (ipertiroidismo, ipersurrenalismo, gi-
zioni. Inoltre, differenti mutazioni possono portare allo gantismo, ecc.). Quasi tutti i recettori sono coinvolti nei
stesso quadro sintomatologico. segnali per la crescita e la differenziazione cellulare, per
Proteine alterate sono il risultato di alterazioni del cui, se costitutivamente attivati, possono contribuire alla
DNA, dell'RNA, della traduzione, del non corretto ripiega- trasformazione neoplastica.
mento della proteina nella sua struttura terziaria, del non Le alterazioni dei canali ionici influiscono sull'equili-
corretto assemblaggio delle subunità nella struttura quater- brio ionico e osmotico e sull'attività di tessuti eccitabili.
naria e di alterazioni nelle modificazioni post-traduzionali L'alterazione della glicosilazione delle proteine può
della proteina stessa. portare alla funzione alterata delle stesse o alla loro altera-
Le mutazioni puntiformi nella sequenza del DNA pos- ta dislocazione. La glicosilazione delle proteine e dei lipidi
sono essere silenti, nonsenso o missenso a seconda se le può avvenire anche nel compartimento extracellulare e
nuove triplette codificano per lo stesso amminoacido, per può essere favorita dalla presenza di specifiche glicosil-
un codone di stop o per un amminoacido diverso, rispetti- transferasi sulla membrana della cellula o dall'alta

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concentrazione di glucosio, come avviene nel diabete mel-
lito. La glicosilazione non enzimatica dell'emoglobina è un
marker di diabete mellito. Inoltre anche le molecole iper-
glicosilate possono essere riconosciute da recettori che
attivano NF-kB innescando una risposta infiammatoria
cronica.

Alterazioni dei lipidi


Il colesterolo e i suoi esteri aumentano la rigidità delle
membrane, riducendo le possibilità di scambio tra l'esterno
e l'interno. Nelle ipercolesterolemie familiari le membrane
degli endoteliociti aumentano il loro contenuto di coleste-
rolo per la maggiore presenza di colesterolo nel sangue.
Questo riduce la mobilità delle proteine di membrana e ri-
duce l'endocitosi dell'endotelio, inducendo spesso necrosi
o apoptosi.
I fosfolipidi con acidi grassi a catena lunga (+20C), gli
acidi grassi saturi e quelli metilati stabilizzano le membra-
ne, mentre le catene corte o la presenza di doppi legami
negli acidi grassi aumentano la fluidità di membrana. Gli
acidi grassi polinsaturi presenti nelle membrane biologiche
rappresentano il substrato per la biogenesi di molecole
coinvolte nell'omeostasi difensiva e riparativa. Le prosta-
glandine (per azione delle ciclossigenasi), i lipoperossidi e
le lipossine (per azione delle lipossigenasi), DAG e IP3
(per azione della fosfolipasi C) svolgono un ruolo cruciale
anche nella biogenesi dei coni e dei bastoncelli e nel meta-
bolismo cerebrale.
I ROS possono provocare perossidazione della mem-
brana, con alterazioni della permeabilità e genesi di
molecole tossiche in grado di innescare, attraverso
l'aumento della concentrazione citosolica del Ca²⁺. In que -
ste condizioni si verifica anche un'attivazione impropria
delle fosfolipasi Ca²⁺-dipendenti che degradano grandi
quantità di fosfolipidi, contribuendo all'alterazione delle
membrane.

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Patologia genetica e congenita Le patologie recessive legate al cromosoma X sono tra-
Per patologia genetica si intende l'alterazione ereditabi- smesse solo ai maschi, dal momento che questi sono
le del genoma, mentre per patologia congenita si emizigoti. La femmina può nascere malata solo se la ma-
intendono tutte le condizioni patologiche presenti al mo- dre è portatrice e il padre è malato. Per il principio di
mento della nascita che non sono però dovute alle Lyonizzazione, le femmine portatrici sono mosaici di cel-
modificazioni del genoma. lule malate o cellule sane, a causa dell'inattivazione
Le malattie genetiche possono essere monogeniche o casuale del cromosoma X sovrannumerario.
poligeniche. Quelle monogeniche sono caratterizzate da Raro è il caso di trasmissione dominante legata al cro-
una trasmissibilità di tipo mendeliano, mentre quelle poli- mosoma X, che si manifesta sia nei maschi che nelle
geniche sono caratterizzate da una trasmissibilità femmine.
complessa, che subisce l'influenza dell'ambiente. Poche sono le malattie legate al cromosoma Y, dal mo-
mento che esso contiene pochi geni importanti.
La genomica permette di studiare la fisiologia e la pato-
logia sulla base delle caratteristiche del genoma, mentre la Le patologie poligeniche sono dei caratteri complessi,
proteomica lo fa studiando i prodotti dei geni. L'unione la cui base ereditaria è costituita da un insieme di geni non
della genetica umana alla patologia e alla fisiologia ha allelici, influenzati anche da fattori ambientali. Questi ca-
dato origine alla genetica medica. Lo studio delle patolo- ratteri variano in maniera continua e possono essere
gie genetiche si esercita attraverso studi molecolari, raggruppati in curve di frequenza unimodali. Tra le patolo-
anatomici e clinici delle malattie, ed è volto alla loro dia- gie poligeniche si distinguono l'obesità,
gnosi pre- e post-natale. Inoltre è volto anche al l'ipercolesterolemia e il diabete mellito non insulino-
comprendere la distribuzione nelle popolazioni e la pre- dipendente.
venzione, oltre che alla messa appunto di una terapia Queste patologie hanno un profilo di eredità a soglia,
genica. per il quale è necessaria la presenza di un certo numero di
alleli sfavorevoli, su cui agiranno un certo numero di fatto-
Le malattie monogeniche possono seguire le classiche ri ambientali sfavorevoli, affinché vi sia la patologia.
leggi della segregazione mendeliana. In realtà sono molto
comuni fenomeni di variabilità degli effetti come una pe- Per polimorfismo genetico si intende la presenza di alle-
netranza incompleta o un'espressività variabile. La li multipli per lo stesso locus di cui l'allele meno frequente
penetranza è la frequenza con cui si produce un effetto fe- deve avere almeno una frequenza dell'1% all'interno di una
notipico evidenziabile nei portatori del gene patologico. popolazione. I polimorfismi sono comuni degli alleli neu-
L'espressività è l'entità con cui questo carattere fenotipico tri, per i quali non vi sono forze selettive a favorire l'una o
si manifesta nei portatori. Penetranza e espressività posso- l'altra forma allelica. Per gli alleli patologici invece vi
no dipendere dall'interazione del gene con fattori sono forze selettive che tendono a renderli meno frequenti
epigenetici. nella popolazione. Tuttavia, vi possono essere ulteriori for-
Per codominanza si intende l'espressione di entrambi gli ze selettive che fanno in modo che l'allele patologico
alleli nel fenotipo. Esempi di codominanza si osservano permanga all'interno di una popolazione. In tal caso si par-
nel sistema AB0 dei gruppi sanguigni o nel caso dell'ane- la di polimorfismo bilanciato. Un esempio è l'anemia
mia falciforme, per cui nell'eterozigote per metà falciforme, per cui gli eterozigoti sono immuni alla mala-
l'emoglobina ha la forma a falce (HbS) e per metà è nor- ria.
male (HbA).
Un gene patologico si dice dominante quando il fenoti- Anomalie cromosomiche
po è mutato anche nell'eterozigote. La malattia si Le anomalie cromosomiche possono essere numeriche o
manifesta nella progenie solo se almeno uno dei due geni- strutturali.
tori è malato. I membri fenotipicamente normali, hanno
genotipo normale. Le malattie dominanti sono rare e in ge- Le anomalie numeriche dei cromosomi sono le poliploi-
nere non letali, in quanto se fossero letali, verrebbero die, quando il numero totale dei cromosomi è multiplo di
selezionate negativamente. quello aploide, e le aneuploidie, quando interessano singo-
Un gene patologico si dice recessivo quando il fenotipo le coppie di geni, come le monosomie o le trisomie. Le
è mutato solo nell'omozigote. L'eterozigote è detto porta- poliploidie sono sempre letali, mentre le aneuploidie pos-
tore. La frequenza aumenta nelle popolazioni altamente sono non essere letali. Le uniche aneuploidie compatibili
inincrociate. La recessività del carattere rende difficile in- con la vita sono le trisomie dei cromosomi 13, 18, 21, le
dividuare i portatori del gene patologico, tranne per i monosomie X, le polisomie X e le polisomie Y. Le anoma-
genitori di un malato e i suoi figli, che saranno tutti porta- lie numeriche dei cromosomi possono derivare da
tori obbligati. La presenza del gene mutato può essere alterazioni della meiosi durante la gametogenesi o da alte-
rilevata attraverso prove biochimiche o prove funzionali, razioni della mitosi durante le prime fasi dello sviluppo
dal momento che mettono in luce il fatto che il gene dello zigote. Le trisomie e monosomie possono derivare
nell'eterozigote presenta una quantità di prodotto inferiore da eventi di non-disgiunzione in cui due cromosomi figli
al normale. possono non separarsi e migrare insieme in una delle due

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cellule figlie. Più raramente può avvenire un fenomeno di La sindrome di turner o agenesia ovarica è data da un
segregazione, per cui uno dei due cromosomi figli viene cariotipo 45, X0. E' caratterizzata da fenotipo femminile
ritardato in anafase, entrando a far parte della cellula nella con infantilismo sessuale. Nella maggior parte dei casi è
quale è migrato l'omologo. legata a non-disgiunzione. Meno frequentemente, è legata
a una delezione del braccio corto di X o a un isocromoso-
Le anomalie strutturali dei cromosomi implicano sem- ma X a bracci lunghi. Il fenotipo Turner può essere anche
pre la rottura di uno o più cromosomi con successivi associato a mosaicismo.
riarrangiamenti. Esse comprendono: Le polisomie X sono caratterizzate da un fenotipo nor-
- delezione terminale: perdita di una regione terminale male, con più corpi di Barr.
di un cromosoma, richiede una sola rottura; La sindrome di Klinefelter (47, XXY) o disgenesia te-
- delezione interstiziale: perdita di un frammento inter- sticolare è caratterizzata da un fenotipo eunucoide con
medio di un cromosoma, richiede due rotture; ginecomastia e lieve ritardo mentale.
- inversione: un frammento intermedio derivante da due La disomia Y (47, XYY) comporta un fenotipo maschi-
rotture viene ricongiunto dopo una rotazione di 180°; le caratterizzato da alta statura, asimmetrie del viso e
- traslocazione semplice: trasloco di materiale da un sterno incavato.
cromosoma a uno non omologo integro;
- traslocazione reciproca: scambio equo di materiale tra Patologie congenite non ereditarie
due cromosomi non omologhi; Le patologie congenite sono condizioni patologiche già
- divisione aberrante del centromero: il centromero si presenti alla nascita dovute a cause estrinseche che interfe-
divide trasversalmente, quindi si forma un cromosoma con riscono con lo sviluppo normale dell'embrione o del feto.
due bracci identici, chiamato isocromosoma. Molti agenti teratogeni sono caratterizzati da un potere
Le anomalie strutturali bilanciate sono quelle in cui il mutageno. Se le mutazioni interessano cellule della linea
riarrangiamento non comporta la perdita o l'addizione di somatica, l'effetto finale sarà quello di una malformazione
materiale genetico: è questo il caso delle inversioni, delle congenita non ereditaria. Se invece interessano i gameti,
traslocazioni e delle divisioni aberranti dei centromeri. Le esse possono dare origine a geni patologici che, se non le-
anomalie strutturali bilanciate danno origine a individui tali, possono essere trasmessi alla progenie.
fenotipicamente normali, tranne nel caso in cui si abbia un
effetto di posizione. Tali individui possono tuttavia produr- L'eziologia può essere dovuta a radiazioni ionizzanti,
re gameti sbilanciati, in cui vi è la perdita o l'addizione diipossia, prodotti chimici, farmaci, avitaminosi, ipervitami-
materiale genetico all'assetto normale. Il fenotipo può es- nosi A, diabete mellito, infezioni batteriche, protozoarie e
sere più o meno malformato, con ritardi mentali e disturbi virali. Le patologie materne che possono essere trasmesse
dell'accrescimento. anche al feto per via transplacentare sono comprese nel
complesso TORCH (Toxoplasma, Rosolia, Cytomegalovi-
Le anomalie cromosomiche possono dipendere da fatto- rus, Herpes virus).
ri endogeni, quali l'età avanzata della madre. In età
avanzata, l'ovocita è più soggetto al rischio di azioni muta-
gene esogene. Numerosi fattori mutageni esogeni, come
radiazioni, sostanze chimiche e virus, possono essere cau-
sa di rotture e riarrangiamenti.

Le principali anomalie cromosomiche comprendono:


La sindrome di Down, causata dalla trisomia 21. Colpi-
sce una su 600-700 nascite e l'età materna è un fattore
determinante. E' caratterizzata da ritardo mentale e da nu-
merose malformazioni, sia esterne, sia a carico degli
apparati cardiovascolare e renale. La forma classica com-
prende il 90% dei casi ed è dovuta a una non-disgiunzione
meiotica. Nel 3-4% dei casi è presente un mosaicismo, do-
vuto a una non-disgiunzione mitotica. Nel 4-5% dei casi, il
cariotipo del paziente mostra un corredo di 46 cromosomi,
con un elemento atipico caratterizzato da un cromosoma
acrocentrico su cui è traslocato il braccio lungo del cromo-
soma 21. Infine vi è la rara possibilità di una sindrome di
Down per la formazione di un isocromosoma 21 dall'unio-
ne di due bracci lunghi a seguito di una divisione
trasversale del centromero.
Ulteriori trisomie vitali sono la trisomia 13 e la trisomia
18.

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Adattamento, danno e morte cellulare L'ipertrofia è associata spesso alla modificazione
Risposta cellulare alle perturbazioni nell'espressione delle proteine contrattili dalla forma adul-
Si definiscono adattamenti le risposte funzionali e strut- ta a quella fetale o neonatale. L'isoforma α della catena pe-
turali reversibili a determinate perturbazioni durante le sante della miosina è ad esempio sostituita con l'isoforma
quali vengono raggiunti stati di equilibrio nuovi ma altera- β, caratterizzata da una contrazione più lenta e meno di-
ti, che consentono alla cellula di sopravvivere e di conti- spendiosa dal punto di vista energetico.
nuare a espletare le proprie funzioni. Alcuni degli Alcuni geni espressi durante lo sviluppo precoce vengo-
adattamenti sono l'ipertrofia, l'iperplasia, l'atrofia e la me- no riespressi nelle cellule ipertrofiche e il prodotto di que-
taplasia. Eliminato lo stress, la cellula ritorna allo stato sti geni partecipa alle risposte allo stress. Nel cuore viene
originario. espresso il fattore natriuretico atriale in presenza di iper-
Se le risposte adattative non sono in grado di compensa- trofia cardiaca.
re il danno, si incombe nel danno cellulare. Il danno cellu- L'ipertrofia può progredire verso un danno cellulare. Se
lare è reversibile fino a un certo punto, ma se lo stimolo l'ipertrofia cardiaca raggiunge un limite oltre il quale
persiste può diventare irreversibile e portare alla morte l'ingrossamento della massa muscolare non può compensa-
cellulare. Ad esempio l'autofagia è una risposta cellulare re un ulteriore aumento del carico, nelle fibre miocardiche
alla carenza di nutrienti che può culminare nella morte cel- si verificano cambiamenti regressivi, tra cui la lisi e la per-
lulare. dita degli elementi contrattili. Può addirittura avvenire
La morte cellulare è il prodotto di cause diverse, quali morte per apoptosi o necrosi.
l'ischemia, l'infezione, le tossine, ma è anche un processo Talvolta l'ipertrofia può anche riguardare un organello
normale ed essenziale nello sviluppo e nel mantenimento cellulare. Il REL aumenta di dimensioni nei soggetti tratta-
delle funzioni del nostro organismo. Esistono due vie prin- ti con barbiturici e negli alcolisti. Il REL possiede l'enzima
cipali di morte cellulare: la necrosi e l'apoptosi. ossidasi P-450 in grado di detossificare i farmaci. Un sog-
Gli stress possono indurre nelle cellule e nei tessuti del- getto che assume alcol diventa per questo motivo insensi-
le modificazioni diverse. Disordini metabolici e danni cro- bile ai barbiturici.
nici subletali possono associarsi ad accumuli intracellulari
di lipidi, proteine e carboidrati. Il calcio si deposita spesso Iperplasia
nelle aree di morte cellulare, dando luogo a calcificazioni L'iperplasia consiste in un aumento del numero di cellu-
patologiche. Anche il normale processo di invecchiamento le all'interno di un tessuto o di un organo. Spesso si mani-
si accompagna a modificazioni strutturali e funzionali. festa in concomitanza all'ipertrofia nelle cellule in grado di
dividersi.
Ipertrofia L'iperplasia fisiologica si distingue in iperplasia ormo-
L'ipertrofia è l'aumento del volume cellulare dovuto alla nale, quando si verifica un aumento delle capacità funzio-
sintesi di una maggiore quantità di componenti strutturali. nali di un tessuto in risposta a una necessità e iperplasia
Le cellule che non si dividono possono rispondere allo compensatoria, quando la massa tissutale aumenta in se-
stress solo con l'iperplasia, mentre nelle cellule che posso- guito a un danno o a una parziale asportazione dell'organo.
no dividersi l'ipertrofia e l'iperplasia contribuiscono en- L'iperplasia patologica è causata dalla presenza in ec-
trambe all'aumento di volume. cesso di ormoni o fattori della crescita agenti sulle cellule
L'ipertrofia è causata da un'aumentata richiesta funzio- bersaglio. Se il progesterone non blocca la proliferazione
nale o dalla stimolazione esercitata dagli ormoni o dai fat- epiteliale dell'endometrio dell'utero da parte degli estroge-
tori di crescita. ni e degli ormoni ipofisari si verifica iperplasia endome-
L'ipertrofia muscolare è causata dall'aumento del carico triale. L'iperplasia risulta una risposta ad infezioni virali
di lavoro. Nel cuore, l'ipertrofia è stimolata dal sovraccari- quali quelle da papillomavirus dove sono i fattori di cre-
co emodinamico cronico, derivato dall'ipertensione o da scita virali a stimolare la proliferazione cellulare.
difetti valvolari. In entrambi i tipi di tessuto la risposta si Nell'iperplasia il processo regredisce non appena cessa
concreta in una maggiore sintesi proteica che porta alla lo stimolo ormonale. Nel cancro i meccanismi di controllo
produzione di più miofilamenti. della crescita vengono alterati a causa di aberrazioni gene-
La crescita dell'utero in gravidanza è un esempio di tiche che determinano una proliferazione incontrollata.
ipertrofia fisiologica, stimolata dall'azione degli estrogeni L'iperplasia patologica può contribuire tuttavia all'insorge-
sui recettori specifici della muscolatura liscia, che determi- re del cancro.
nano un incremento della sintesi proteica. L'iperplasia è il risultato della proliferazione di cellule
Nel cuore, l'ipertrofia può essere indotta dall'azione mature indotte da fattori di crescita e, in alcuni casi, anche
combinata di meccanocettori, fattori di crescita (TGFβ, di cellule staminali adulte, come avviene nel fegato se la
IGF-1 e fattore di crescita fibroblastico) e agenti vasoattivi capacità proliferativa delle cellule mature è alterata, come
(agonisti α-adrenergici, endotelina-1 e angiotensina II). in alcune forme di epatite.
Le due vie biochimiche implicate nell'ipertrofia musco-
lare sono la via del fosfatidilinositolo 3-chinasi/Akt Atrofia
nell'ipertrofia fisiologica e la via della proteina G, coinvol- L'atrofia è la riduzione del volume di un organo o di un
ta soprattutto nell'ipertrofia patologica. tessuto per effetto di una diminuzione del volume e del nu-

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mero di cellule. La metaplasia epiteliale più comune è quella da epitelio
L'atrofia fisiologica è osservata durante il normale svi- cilindrico a squamoso pluristratificato, più resistente.
luppo nella notocorda e nel dotto tireoglosso. L'utero inol- Nell'esofago di Barrett si verifica una metaplasia inversa,
tre si atrofizza dopo il parto. nel senso che l'epitelio squamoso esofageo è sostituito
L'atrofia patologica può essere locale o generalizzata. dall'epitelio cilindrico di tipo intestinale in risposta alla ri-
Le cause più comuni di atrofia sono: salita di acidi. Il persistere dello stimolo che porta alla me-
taplasia può indurre la trasformazione neoplastica nel
1) La riduzione del carico di lavoro provoca l'atrofia da
tessuto interessato.
disuso. Questo avviene nei muscoli a riposo per lungo
tempo. La metaplasia mesenchimale consiste nella formazione
di cartilagine, osso o tessuto adiposo in tessuti che normal-
2) La perdita di innervazione provoca atrofia nelle cel-
mente non contengono questi elementi. La miosite ossifi-
lule muscolari.
cante può comparire dopo un'emorragia intramuscolare.
3) L'ischemia è la riduzione dell'apporto ematico ad un Questa metaplasia è tuttavia considerata il risultato di dan-
tessuto. Il cervello può atrofizzare in risposta all'ateroscle- no cellulare piuttosto che una risposta adattativa a uno
rosi che riduce l'afflusso ematico. stress.
4) Una malnutrizione proteico-calorica è definita mara- La metaplasia è il risultato della riprogrammazione di
sma ed è caratterizzata dal consumo di depositi di grasso, cellule staminali o delle cellule mesenchimali indifferen-
ed in ultima analisi, della muscolatura scheletrica come ziate. Il differenziamento è prodotto da una serie di segnali
fonte di energia. Ciò comporta una marcata distruzione che comprendono citochine, fattori di crescita e compo-
cellulare, definita cachessia. La cachessia è anche caratte- nenti della matrice cellulare. Questi stimoli promuovono
ristica nei pazienti con malattie infiammatorie croniche e l'espressione dei geni che guidano le cellule verso una par-
cancro. Le cellule tumorali producono il fattore di necrosi ticolare via di differenziamento.
tumorale (TNF), una citochina infiammatoria responsabile
di perdita dell'appetito e deplezione lipidica.
Danno cellulare
5) Nei tessuti sensibili agli ormoni l'atrofia può avveni-
re in seguito alla perdita della stimolazione endocrina. Il danno cellulare si manifesta quando le cellule sono
sottoposte ad uno stress talmente severo da non essere più
6) L'espansione di un tumore benigno può indurre
in grado di adattarsi, oppure quando le cellule sono espo-
l'atrofizzazione dei tessuti circostanti per modificazioni
ste ad agenti esterni che possono causare un danno eredita-
ischemiche dovute alla pressione esercitata dalla massa in
bile, o infine se tale danno è già presente nella cellula
espansione.
stessa.
L'atrofia è il risultato di una ridotta sintesi proteica e di
Le cause di danno cellulare sono:
un'aumentata degradazione delle proteine a livello cellula-
re. La degradazione delle proteine viene espletata tramite - Ipossia: è una carenza di ossigeno che riduce la respi-
la via dell'ubiquitina-proteasoma. Le ligasi dell'ubiquitina razione aerobica ossidativa dovuta a un'ischemia, a un'ina-
sono attivate dal deficit nutritivo e dal disuso e catalizzanodeguata ossigenazione sanguigna conseguente a
l'ubiquitinazione delle proteine, destinandole ai proteaso- insufficienza cardiorespiratoria, a una ridotta capacità di
mi. Questa via è inoltre responsabile della cachessia neo- trasporto ematico dell'ossigeno, come nei casi di anemia o
plastica. avvelenamento da monossido di carbonio, o nei soggetti
che hanno subito perdite ematiche importanti.
In molte situazioni, l'atrofia è accompagnata dall'autofa-
gia, con conseguente aumento del numero di vacuoli auto- - Agenti fisici: possono essere i danni meccanici, le
fagici. L'autofagia è il processo attraverso il quale le temperature estreme, le improvvise variazioni della pres-
cellule prive di nutrienti digeriscono le loro stesse compo- sione atmosferica, le radiazioni e lo shock elettrico.
nenti per poter sopravvivere. I vacuoli autofagici sono va- - Agenti chimici: anche sostanze positive, come il glu-
cuoli intracellulari al cui interno è possibile trovare cosio, in dosi elevate possono causare danni. Tuttavia i ve-
frammenti di componenti cellulari. Tali strutture si fondo- leni come il cianuro, l'arsenico e i sali di mercurio sono
no con i lisosomi e vengono digerite dagli enzimi lisoso- richiesti talvolta in piccole dosi. Sostanze chimiche nocive
miali. Alcuni residui possono resistere alla degradazione e comprendono anche inquinanti, insetticidi, erbicidi, mo-
persistere come corpi residui, come i granuli di lipofuscina nossido di carbonio, asbesto, alcool e farmaci.
che caratterizzano l'atrofia bruna. - Agenti infettivi: virus, rickettsie, batteri, funghi, paras-
La riduzione del volume delle cellule si verifica in ma- siti e vermi.
niera tale da ridurre le necessità metaboliche delle cellule e - Reazioni immunologiche: sono dovute a risposte del
garantirne la sopravvivenza. L'atrofia causata dalla ridu- sistema immunitario a antigeni endogeni e sono responsa-
zione dell'apporto sanguigno può causare anche danno e bili delle malattie autoimmuni.
morte cellulare per apoptosi. - Alterazioni genetiche: comprendono anomalie cromo-
somiche e mutazioni.
Metaplasia - Squilibri nutrizionali: comprendono il marasma e i
La metaplasia è una modificazione reversibile in cui un problemi nutrizionali autoindotti, come l'anoressia nervo-
tipo cellulare differenziato viene sostituito da un tipo cel- sa, o gli eccessi alimentari.
lulare differente. La risposta cellulare agli stimoli lesivi dipende dalla na-

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tura del danno, dalla sua durata e dalla sua entità, come della sintesi proteica, e alterazioni nucleari.
anche dal tipo di cellula colpita e dal suo stato di differen-
ziamento. L'esposizione di due individui a identiche con- Necrosi
centrazioni di una sostanza, può inoltre avere effetti La necrosi si manifesta con la digestione enzimatica
diversi sui due individui ascrivibili a differenze genetiche. della cellula danneggiata e la denaturazione delle proteine
Il danno cellulare riguarda tutte le strutture cellulari es- intracellulari. Il contenuto delle cellule viene rilasciato
senziali: mitocondri, membrane, sintesi proteica e DNA all'esterno, scatenando una reazione infiammatoria. Gli en-
nucleare. Un qualsiasi stimolo lesivo potrebbe scatenare zimi che digeriscono le cellule necrotiche sono sia quelli
più fenomeni di danno interconnessi. lisosomiali delle cellule stesse, sia quelle dei leucociti ri-
Tra lo stress e le alterazioni morfologiche tipiche del chiamati dalla reazione infiammatoria. La prima evidenza
danno e della morte cellulare esiste un tempo di latenza, la di necrosi miocardica non compare prima di 4-12 ore
cui durata può variare in funzione della sensibilità dei me- dall'infarto, tuttavia la lisi delle cellule miocardiche rila-
todi utilizzati per individuare tali cambiamenti. Con tecni- scia in circolo marcatori miocardio-specifici che possono
che istochimiche o ultrastrutturali queste modificazioni essere rilevati già due ore dopo.
possono essere osservate nell'arco di minuti o ore Le cellule necrotiche mostrano una maggiore eosinofi-
dall'insorgere del danno, mentre occorre un tempo molto lia, ossia una maggiore sensibilità alla colorazione ematos-
più lungo affinché gli stessi cambiamenti possano essere silina eosina, attribuibile alla perdita di RNA
apprezzati alla microscopia ottica. citoplasmatico, che si colora in blu legandosi all'ematossi-
Le caratteristiche del danno reversibile sono la riduzio- lina, e alla presenza di proteine citoplasmatiche denaturate,
ne della fosforilazione ossidativa con conseguente deple- che si legano all'eosina, assumendo colorazione rossa. La
zione di ATP, il rigonfiamento cellulare, causato dalle cellula necrotica presenta un aspetto vitreo soprattutto per
variazioni nella concentrazione ionica e dall'ingresso di la perdita delle particelle di glicogeno, e il citoplasma ap-
acqua, il distacco dei ribosomi dal RER e la condensazio- pare vacuolato per la digestione enzimatica degli organelli.
ne della cromatina nucleare. Con il perdurare degli stimoli Le cellule morte possono essere rimpiazzate da grosse
nocivi, il danno diventa irreversibile e può culminare nella masse concentriche di fosfolipidi che prendono il nome di
morte cellulare. Il danno irreversibile è caratterizzato da figure mieliniche, derivanti dalle membrane cellulari dan-
danno mitocondriale grave e rottura delle membrane ed è neggiate. Questi precipitati sono fagocitati o degradati ad
associato a necrosi, in cui gli enzimi lisosomiali penetrano acidi grassi, la cui calcificazione porta alla formazione di
nel citoplasma e digeriscono la cellula, provocando la saponi di calcio. Le cellule necrotiche presentano una di-
morte. Se il DNA e le proteine subiscono un danno non ri- scontinuità nella membrana citoplasmatica e degli organel-
parabile, la cellula muore per apoptosi, una forma di morte li e una dilatazione dei mitocondri che presentano la
causata dalla frammentazione della cellula senza perdita comparsa di corpi densi amorfi, figure mieliniche intraci-
completa dell'integrità della membrana. L'apoptosi non è toplasmatiche e aggregati di materiale che rappresentano
necessariamente associata al danno cellulare, ma svolge un le proteine denaturate.
ruolo anche in molte funzioni fisiologiche. Il nucleo subisce distruzione aspecifica del DNA. Quan-
do la cromatina perde la propria basofilia a causa della de-
Danno reversibile gradazione enzimatica da parte delle endonucleasi si parla
Macroscopicamente, il danno reversibile si riconosce di cariolisi. Se invece vi è un aumento di basofilia e una
dal rigonfiamento cellulare e dalla steatosi. contrazione del nucleo, si parla di picnosi, un'alterazione
Il rigonfiamento cellulare si verifica quando le cellule tipica anche dell'apoptosi. Nella picnosi la cromatina si
perdono la capacità di mantenere l'omeostasi ionica e condensa in masse basofile. Nella carioressi, il nucleo va
osmotica ed è il risultato della perdita di funzionalità delle incontro a frammentazione e in un paio di giorni scompare
pompe ioniche ATP-dipendenti. All'esame microscopico si del tutto.
possono notare piccoli vacuoli chiari nel citoplasma anche La necrosi tissutale riguarda un intero tessuto e può pre-
rappresentano segmenti del RE. Questo quadro di danno sentarsi secondo quadri morfologici distinti.
prende il nome di degenerazione vacuolare o modificazio- Nella necrosi coagulativa l'architettura del tessuto viene
ne igropica. conservata. Il danno denatura gli enzimi, bloccando la pro-
La steatosi si manifesta nel danno ipossico e nel danno teolisi, e quindi portando alla persistenza delle strutture
da agenti tossici o da alterazioni del metabolismo. È carat- per alcuni giorni. Si osservano cellule anucleate eosinofile,
terizzata dalla comparsa di vacuoli lipidici nel citoplasma che dopo alcuni giorni sono rimosse per fagocitosi dai leu-
delle cellule coinvolte nel metabolismo lipidico, come gli cociti. L'ischemia può portare alla necrosi coagulativa in
epatociti e le cellule miocardiche. tutti i tessuti tranne che nel cervello. Un'area di necrosi
Le cellule possono mostrare una più marcata colorazio- coagulativa è definita infarto.
ne eosinofila. La necrosi colliquativa è caratterizzata dalla trasforma-
A livello ultrastrutturale, il danno reversibile è caratte- zione del tessuto morto in una massa liquida viscosa. È os-
rizzato da alterazioni della membrana plasmatica, come la servata nel caso di infezioni focali batteriche o in presenza
perdita dei microvilli, alterazioni mitocondriali, quali il ri- di infezioni fungine, che stimolano l'accumulo di leucociti
gonfiamento e la comparsa di corpi densi amorfi, la dilata- e il rilascio da questi degli enzimi lisosomiali. Il materiale
zione del RE, con il distacco dei polisomi e l'interruzione necrotico si presenta color giallo crema per la presenza di

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leucociti morti e prende il nome di pus. L'ipossia nel tessu- un aumento di glicolisi anaerobia. La glicolisi anaerobia
to cerebrale si presenta come necrosi colliquativa piuttosto provoca il rapido esaurimento di glicogeno e la formazio-
che coagulativa. ne di acido lattico e fosfati inorganici. Queste reazioni ab-
La necrosi gangrenosa si riferisce alla necrosi coagulati- bassano il pH cellulare, riducendo l'attività di molti
va che avviene negli arti che hanno perso l'apporto emati- enzimi.
co. Se associata a infezione batterica, può degenerare a - La riduzione dell'attività della pompa Ca²⁺ provoca un
necrosi colliquativa e prendere il nome di gangrena umida. ingresso di Ca²⁺.
La necrosi caseosa si presenta con un aspetto biancastro - La distruzione dell'apparato di sintesi proteica si mani-
e friabile nei focolai di infezione tubercolare. Le aree inte- festa con il distacco dei ribosomi e la dissociazione dei po-
ressate dalla necrosi caseosa sono complessi di cellule li- lisomi.
sate o frammentate e di detriti amorfi granulari con un - L'assenza di ossigeno o glucosio provoca alterazioni
fronte infiammatorio nettamente delimitato. In questo caso conformazionali nelle proteine, che scatenano la cosiddetta
l'area infiammatoria è nota come granuloma. risposta da proteine non ripiegate.
La necrosi grassa o steatonecrosi è dovuta al rilascio di - Le membrane subiscono un danno irreversibile, che
lipasi pancreatiche attivate nell'ambito della cavità perito- culmina nella necrosi.
neale e del pancreas stesso. Le lipasi rompono gli esteri
dei trigliceridi contenuti all'interno degli adipociti e gli Danno mitocondriale
acidi grassi così ottenuti si combinano con il calcio for-
I mitocondri possono essere danneggiati dall'aumento di
mando saponi di calcio. Questi aggregati di materiale
Ca²⁺ citosolico, dalle specie reattive dell'ossigeno e dalla
bianco simile a gesso presentano contorni sfumati e sono
carenza di ossigeno. Le mutazioni dei geni mitocondriali
circondati da una reazione infiammatoria.
sono causa di malattie ereditarie.
La necrosi fibrinoide avviene quando complessi anti-
Le principali conseguenze del danno mitocondriale
gene-anticorpo si accumulano nelle pareti delle arterie,
sono la formazione del poro di transizione di permeabilità
conferendo, insieme alla fibrina, un aspetto amorfo rosa
mitocondriale e l'apoptosi. L'apertura del poro mitocon-
chiaro alla colorazione ematossilina eosina.
driale causa la perdita del potenziale di membrana mito-
Nei pazienti vivi le cellule necrotiche sono rimosse per condriale e compromette la fosforilazione ossidativa. Una
fagocitosi e digestione enzimatica da parte dei leucociti. delle proteine del poro mitocondriale è la ciclofillina D,
Se non vengono prontamente eliminati, i detriti e le cellule bersaglio dell'immunosoppressore ciclosporina. Nello spa-
necrotiche possono legare sali di calcio e calcificare, feno- zio tra la membrana esterna e quella interna del mitocon-
meno che prende il nome di calcificazione distrofica. drio vi sono proteine in grado di attivare le vie
dell'apoptosi, quali il citocromo c e le caspasi, che attivano
Deplezione di ATP gli enzimi dell'apoptosi in maniera diretta. Con l'uscita di
La deplezione di ATP è spesso associata al danno ipos- queste proteine nel citosol, la cellula si avvia all'apoptosi.
sico e al danno chimico. Nelle cellule, l'ATP viene prodot-
to attraverso la fosforilazione ossidativa dell'ADP e la Calcio intracellulare
fosforilazione a livello del substrato nella glicolisi. Nella Il calcio è presente in concentrazioni basse nel citosol
fosforilazione di un ADP viene ridotto l'ossigeno e si ha la (0,1 μmol) grazie a delle pompe attive. L'ischemia e deter-
formazione di acqua. In assenza di ossigeno, la glicolisi minate tossine comportano la liberazione delle riserve di
può produrre due molecole di ATP con la riduzione di pi- calcio mitocondriali e del RE e in seguito anche l'afflusso
ruvato ad acido lattico. Le cellule con una maggiore capa- attraverso la membrana citoplasmatica.
cità glicolitica, come le cellule epatiche, possono
L'accumulo di Ca²⁺ nei mitocondri causa l'apertura del
sopravvivere meglio ad una carenza di ossigeno rispetto a
poro di transizione. Il calcio attiva fosfolipasi, proteasi e
cellule con ridotta capacità glicolitica, come quelle del cer-
endonucleasi responsabili di potenziali danni a tutti gli ele-
vello.
menti strutturali della cellula. Inoltre attiva anche ATPasi,
Le cause principali della deplezione di ATP sono il ri- provocando deplezione di ATP. Il Ca²⁺ infine attiva le ca -
dotto apporto di ossigeno e nutrienti, il danno mitocon- spasi, inducendo l'apoptosi.
driale e l'azione di determinate tossine, come il cianuro,
che agiscono sulla catena di trasporto degli elettroni.
Stress ossidativo
Le principali conseguenze della deplezione di ATP al 5-
10% sono: I radicali liberi sono coinvolti in forme di danno chimi-
co, da irradiazione, da ischemia-riperfusione, dall'invec-
- La riduzione dell'attività della pompa Na⁺/K⁺ ATP-
chiamento e dall'infezione. I radicali liberi sono specie
dipendente, che causa l'accumulo intracellulare di Na⁺ e la
reattive dotate di un singolo elettrone spaiato sull'orbitale
fuoriuscita di K⁺. L'afflusso netto di ioni nella cellula ri -
esterno. Queste specie tendono a completare il proprio ot-
chiama acqua, che provoca rigonfiamento cellulare e dila-
tetto attraverso reazioni di ossidoriduzione con le molecole
tazione del RE.
strutturali delle cellule, che vengono così danneggiate. I
- Il metabolismo energetico cellulare viene alterato. La radicali liberi inoltre scatenano reazioni autocatalitiche
diminuzione di ATP e la maggior concentrazione di AMP reagendo con molecole che a loro volta provocano ulterio-
stimolano la fosfofruttochinasi e le fosforilasi, producendo re formazione di radicali liberi. Le specie reattive dell'ossi-

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geno (ROS) sono radicali liberi derivati dall'ossigeno. Uno degli effetti principali è la perossidazione lipidica del-
Quando la produzione di ROS aumenta o i sistemi di sca- le membrane in presenza di O₂. I doppi legami degli acidi
venging non funzionano correttamente, si ha uno squili- grassi insaturi sono attaccati dai radicali liberi con la for-
brio che provoca stress ossidativo. mazione di perossidi, a loro volta instabili, che inducono
La produzione di radicali liberi può essere innescata in una reazione autocatalitica a catena, detta propagazione.
diversi modi. I radicali liberi promuovono l'ossidazione delle catene
– Reazioni di ossidoriduzione. Nella catena di trasporto laterali amminoacidiche, la formazione di legami crociati,
mitocondriale una molecola di O₂ è ridotta mediante il tra - come legami disolfuro, e l'ossidazione della catena protei-
sferimento di 4 elettroni ad H₂O. Nel corso di questa rea - ca. Le proteine ripiegate in modo anomalo possono essere
zione si possono generare intermedi parzialmente ridotti indirizzate al proteasoma.
come l'anione superossido (O₂∙⁻), il perossido d'idrogeno Infine i radicali liberi sono in grado di causare la rottura
(H₂O₂) e gli ioni idrossilici (∙OH⁻). del filamento o della doppia elica del DNA, la formazione
- Radiazioni ionizzanti possono idrolizzare l'acqua in di legami crociati (cross-linking) tra i filamenti di DNA e
radicale idrossile e H. la generazione di addotti. Il danno ossidativo è implicato
- Durante l'infiammazione i neutrofili e i macrofagi uti- nell'invecchiamento cellulare e nella trasformazione neo-
lizzano i ROS per distruggere microbi e sostanze indeside- plastica.
rate. I ROS sono prodotti da complesso multiproteico di I radicali liberi sono spesso un preludio alla necrosi, an-
membrana che usa la NADPH ossidasi per le reazioni di che se si è visto essere coinvolti anche nell'apoptosi.
ossidoriduzione.
- Alcune ossidasi intracellulari, come la xantina ossida- Danno di membrana
si, generano anioni superossido. Anche il metabolismo en- La perdita della permeabilità selettiva di membrana è
zimatico di sostanze esogene può generare radicali liberi, una caratteristica di molti tipi di danno cellulare, eccetto
come CCl₃. per l'apoptosi. Nelle cellule ischemiche il danno di mem-
- I metalli di transizione come ferro e rame, donano o brana può essere causato dalla deplezione di ATP e
accettano elettroni liberi durante le reazioni intracellulari e dall'attivazione delle fosfolipasi mediata dal Ca² ⁺ citosoli -
possono catalizzare la formazione di radicali liberi, come co e mitocondriale. Dalla distruzione dei fosfolipidi si for-
avviene nella reazione di Fenton. mano acidi grassi, acil carnitina e lisofosfolipidi, che
H₂O₂ + Fe²⁺ → Fe³⁺ + OH + OH⁻ hanno un effetto detergente sulle membrane e possono in-
Il ferro è presente nella cellula prevalentemente come serirsi nel doppio strato, provocando modificazioni di per-
Fe³⁺. Tuttavia, esso può essere ossidato dagli anioni supe - meabilità e alterazioni elettrofisiologiche. La membrana
rossido a Fe²⁺ e quindi partecipare alla reazione di Fenton. può essere inoltre danneggiata da tossine batteriche, pro-
Pertanto, ferro e radicali liberi possono cooperare nel dan- teine virali, componenti litiche del complemento e agenti
no ossidativo. chimici e fisici. I radicali liberi portano alla perossidazione
- Il monossido d'azoto (NO) è un mediatore chimico che lipidica. La produzione di fosfolipidi può essere ridotta da
può agire anche come radicale libero o essere convertito in alterazioni mitocondriali o durante l'ipossia, condizioni
altre specie reattive come l'anione perossinitrito (ONOO⁻). che determinando una minore produzione di ATP, limitano
anche le attività ATP-dipendenti. In ultima analisi, le pro-
I radicali liberi sono instabili e in genere decadono
teasi attivate dall'aumento di Ca²⁺ citosolico possono dan -
spontaneamente. O₂- in presenza di acqua dismuta in O ₂ e
neggiare il citoscheletro provocando rigonfiamento
H₂O₂. Tuttavia le cellule possiedono vari meccanismi per
cellulare e il distacco della membrana dal citoscheletro.
rimuovere i radicali liberi.
Il danno della membrana mitocondriale provoca l'aper-
- Gli antiossidanti scavenger inattivano o bloccano la
tura del poro di transizione di permeabilità mitocondriale,
formazione dei radicali liberi. Comprendono le vitamine E
con conseguente deplezione di ATP e liberazione di protei-
e A, l'acido ascorbico e il glutatione.
ne in grado di innescare la morte per apoptosi. Il danno
- Proteine di deposito e di trasporto legano il ferro e il della membrana citoplasmatica provoca la perdita
rame. Esse comprendono la transferrina, la ferritina, la lat- dell'equilibrio osmotico e la fuoriuscita del contenuto cel-
toferrina e la ceruloplasmina. lulare, inclusi metaboliti fondamentali per la ricostituzione
- Gli enzimi che agiscono come sistemi di disinnesco dell'ATP. Il danno delle membrane lisosomiali determina
dei radicali liberi sono principalmente la catalasi, le supe- la fuoriuscita degli enzimi lisosomiali e l'attivazione delle
rossido dismutasi e la glutatione perossidasi. La catalasi idrolasi acide nel pH intracellulare acido della cellula dan-
presente all'interno dei perossisomi converte H ₂O ₂ in O ₂ e neggiata. I lisosomi contengono RNasi, DNasi, proteasi,
H₂O. Le superossido dismutasi (SOD) convertono O ₂- in fosfatasi, glucosidasi e catepsine, la cui attivazione porta
H₂O₂ e O₂ e comprendono sia la manganese-SOD dei mi - alla morte per necrosi.
tocondri, sia la rame-zinco-SOD del citosol. La glutatione
perossidasi catalizza la riduzione dei radicali liberi ossi-
Danno del DNA e delle proteine
dando il glutatione ridotto (2GSH → GSSG). Il rapporto
tra glutatione ossidato e glutatione ridotto è un indicatore Se il danno del DNA è troppo grave per essere corretto,
della capacità delle cellule di detossificare i ROS. la cellula avvia un programma suicida che condurrà alla
morte per apoptosi. Una reazione simile è innescata da
I radicali liberi hanno molteplici effetti sulla cellula.
proteine non correttamente ripiegate.

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Danno ischemico e ipossico compromessi dall'ischemia e quindi non funzionare più
È la causa più comune di danno e morte cellulare. anche durante la riperfusione. Anche il calcio può penetra-
L'ipossia è una ridotta disponibilità d'ossigeno. L'ischemia re nelle cellule riperfuse con tutte le conseguenze del caso.
è un ridotto apporto di ossigeno e nutrienti causato da ri- Infine, alcuni anticorpi IgM tendono a depositarsi nei tes-
dotto flusso ematico, conseguenza di un'ostruzione mecca- suti ischemici e quando il flusso sanguigno viene ripristi-
nica del sistema arterioso o di un minore drenaggio nato, le frazioni del complemento si legano a tali anticorpi,
venoso. Nell'ischemia è compromessa anche la produzione si attivano e inducono ulteriore danno cellulare.
di ATP per via anaerobica, quindi il danno cellulare e tis-
sutale è più rapido rispetto all'ipossia. Danno chimico
Minore ossigeno equivale a minore fosforilazione ossi- Dal momento che molti farmaci sono metabolizzati ne-
dativa. La deplezione dell'ATP provoca un'avaria della gli epatociti, il fegato resta il principale bersaglio di tossi-
pompa Na⁺/K⁺, con ingresso netto di Na⁺ e rigonfiamento cità farmacologica. Le sostanze chimiche possono agire
cellulare. Si verifica inoltre un afflusso di Ca²⁺, la deple - creando danno sia in maniera diretta che in maniera indi-
zione del glicogeno e la diminuzione della sintesi proteica. retta.
Il citoscheletro perde la sua struttura, comportando la for- Le sostanze che danneggiano in maniera diretta possono
mazione di estroflessioni sulla superficie cellulare. Nel legarsi ai gruppi sulfidrilici della membrana cellulare, cau-
danno ischemico, in carenza di nutrienti, si formano va- sando alterazioni nella permeabilità e l'inibizione del tra-
cuoli autofagici nel citosol e figure mieliniche nello spazio sporto ionico, come il cloruro di mercurio. Per contro il
extracellulare. I mitocondri e il RE sono anch'essi rigonfi. cianuro altera la citocromo ossidasi mitocondriale bloc-
Tutte queste sono conseguenze reversibili, che possono es- cando la fosforilazione ossidativa. Tra le sostanze che cau-
sere arginate con la disponibilità di ossigeno. sano danno diretto si trovano anche chemioterapici
Se l'ischemia persiste si arriva al danno irreversibile e antineoplastici e antibiotici.
alla morte cellulare per necrosi. Il danno irreversibile si as- Alternativamente le sostanze possono essere rese tossi-
socia a grave rigonfiamento mitocondriale, lisosomiale e che in seguito all'internalizzazione dopo essere state meta-
esteso danno della membrana plasmatica. Nella matrice bolizzate e convertite in metaboliti tossici attivi. Queste
mitocondriale si sviluppano i corpi densi amorfi, chiaro in- reazioni sono spesso svolte dalle ossidasi P-450 del REL. I
dice dell'irreversibilità del danno. A questo punto si verifi- metaboliti tossici possono portare alla produzione di radi-
ca anche un cospicuo ingresso del Ca²⁺, in particolare se la cali liberi o legarsi covalentemente con proteine di mem-
zona ischemica viene riperfusa. Con il danno dei mitocon- brana e con i lipidi. Il CCl₄ viene convertito dall citocromo
dri si ha anche la fuoriuscita nel citosol delle molecole P-450 nel radicale libero CCl₃, responsabile della perossi -
proapoptotiche. La cellula morta si presenta sotto forma di dazione lipidica e di danni a carico di varie strutture cellu-
figure mieliniche, che possono essere fagocitate o degra- lari.
date ad acidi grassi, i quali sono poi calcificati con la pro-
duzione di saponi di calcio.
Apoptosi
Gli enzimi e le molecole che vengono liberate dalla rot-
L'apoptosi o morte cellulare programmata è un pro-
tura della membrana finiscono nel sangue, e quelle presen-
gramma suicida strettamente regolato in cui le cellule de-
ti solo in organi specifici sono marcatori di danno
stinate a morire attivano enzimi che degradano il DNA
localizzato, come ad esempio la troponina e la creatin-chi-
nucleare e le proteine nucleari e citoplasmatiche. Le cellu-
nasi, che sono marcatori di danno cardiaco.
le apoptotiche si scompongono in frammenti definiti corpi
Le cellule dei mammiferi hanno risposte protettive al apoptotici contenenti parte del citoplasma e del nucleo.
danno ipossico. Il fattore di trascrizione fattore 1 inducibi- La membrana dei corpi apoptotici resta integra, ma la sua
le dall'ipossia stimola le vie di sopravvivenza e promuove composizione viene modificata in modo da essere bersa-
la glicolisi anaerobia. glio per i fagociti.
L'apoptosi può verificarsi fisiologicamente come un
Danno da ischemia-riperfusione evento per mantenere in equilibrio varie popolazioni cellu-
Il ripristino del flusso ematico in un tessuto ischemico lari nei tessuti. Essa riguarda l'involuzione di strutture em-
può sia favorire il recupero delle cellule, sia favorire la brionali non presenti nell'adulto durante l'organogenesi e
perdita di ulteriori cellule, prendendo il nome di danno da l'involuzione di tessuti ormone-dipendenti una volta cessa-
riperfusione. to lo stimolo ormonale, come la distruzione delle cellule
Il danno ischemico si associa ad infiammazione, risulta- endometriali durante le mestruazioni, l'atresia dei follicoli
to della maggiore produzione di citochine e di molecole di ovarici nella menopausa e la regressione della mammella
adesione esposte sulla membrana delle cellule che recluta- dopo lo svezzamento.
no i neutrofili nella sede di riperfusione. Il nuovo danno Talvolta può anche interessare popolazioni cellulari che
può essere innescato dalle specie reattive dell'ossigeno e proliferano aspecificamente, come linfociti immaturi nel
dell'azoto che si formano in seguito alla riossigenazione midollo spinale e nel timo che non riescono ad esprimere
nelle cellule parenchimali, endoteliali e nei leucociti recettori per l'antigene utili, linfociti autoreattivi che pos-
dell'infiltrato infiammatorio. La produzione dei radicali li- sono reagire contro i tessuti dell'ospite, o le cellule delle
beri può essere dovuta al danno mitocondriale o dalle ossi- cripte intestinali per mantenere l'omeostasi di tale popola-
dasi nelle cellule. Gli antiossidanti possono essere stati zione cellulare.

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Infine l'apoptosi è coinvolta nella morte delle cellule ematopoietiche, soprattutto i globuli rossi perché non
che hanno esaurito il proprio ruolo e sono presenti in ec- hanno il nucleo).
cesso, come i neutrofili durante la risposta infiammatoria Una delle trasformazioni biochimiche che riguardano le
acuta e i linfociti al termine di una risposta immunitaria. In cellule in apoptosi è l'attivazione delle caspasi. Le caspasi
tal caso il segnale per l'apoptosi è l'assenza dei fattori di sono delle proteasi che hanno una cisteina nel loro sito at-
crescita. tivo. Esse hanno la capacità di tagliare residui di acido
L'apoptosi può anche essere un evento patologico quan- aspartico. La famiglia delle caspasi comprende sia le ca-
do le cellule subiscono un danno superiore alle loro capa- spasi iniziatrici (caspasi 8, 9 e 10), sia le caspasi effettrici,
cità di riparazione. come la 3 e la 6. Esse sono sintetizzate come zimogeni, at-
Le radiazioni, l'ipossia e i farmaci citotossici antineo- tivati previo clivaggio enzimatico. Tra le proteine bersa-
plastici possono danneggiare il DNA sia direttamente, sia glio delle caspasi vi sono le proteine di riparazione e
attraverso la produzione di radicali liberi. Se i meccanismi duplicazione del DNA PARP (poli-ADP-ribosio polimera-
di riparazione non riescono a contrastare il danno, è prefe- si), le proteine coinvolte nel mantenimento del citoschele-
ribile eliminare queste cellule alterate piuttosto che per- tro (actina, laminina, gelsolina), le proteine coinvolte nella
metterne la proliferazione con il rischio che si mantengano divisione cellulare e nella frammentazione del DNA e le
mutazioni deleterie. endonucleasi Ca²⁺/Mg²⁺-dipendenti.
L'accumulo di proteine non ripiegate correttamente può Un'ulteriore modificazione biochimica è la formazione
derivare sia da mutazioni, sia dall'azione di radicali liberi edi legami crociati tra le proteine ad opera delle transgluta-
può provocare stress del RE, culminante nella morte per minasi che convertono le proteine citoplasmatiche in invo-
apoptosi. lucri raggrinziti.
Alcuni virus, come l'adenovirus o l'HIV, possono indur- Le cellule apoptotiche presentano anche DNA in fram-
re l'apoptosi direttamente, mentre altri possono scatenare menti da 50-300 kb, che viene conseguentemente digerito
reazioni immunitarie nell'ospite che portano all'apoptosi, da parte di DNasi Ca²⁺- e Mg²⁺-dipendenti in frammenti di
dimensioni multiple di 180-200 coppie di basi. Il profilo
come nel caso delle epatiti virali. I linfociti citotossici spe-
cifici per le proteine virali inducono l'apoptosi delle celluleelettroforetico di un estratto di DNA da cellule apoptotiche
infette nel tentativo di arginare l'infezione. Lo stesso mec- è a “scala”, a differenza di quello di necrosi, che è uno
canismo si verifica in presenza di tumori e rigetto di tra- “smear”.
pianti. L'apoptosi interessa anche gli organi Le cellule apoptotiche subiscono variazioni nella com-
parenchimatosi in seguito all'ostruzione dei dotti. posizione della membrana che ne facilitano il riconosci-
mento da parte dei fagociti. Tra i cambiamenti vi è
I principali cambiamenti morfologici che riguardano l'esposizione della fosfatidilserina e dell'annessina V dalla
l'apoptosi sono la riduzione del volume cellulare (in con- faccia interna alla faccia esterna della membrana.
trapposizione al rigonfiamento, che si verifica nella mag-
gior parte delle restanti forme di danno), l'arrotondamento Anche nei tessuti in cui il fenomeno è massivo, il
delle cellule, la perdita dei microvilli e delle giunzioni con riconoscimento dell'apoptosi è reso complicato dal fatto
le altre cellule, la condensazione della cromatina in perife- che l'apoptosi avviene rapidamente (2-4 ore) ed in maniera
ria del nucleo, la formazione di estroflessioni citoplasmati- asincrona all'interno di un tessuto. Ciò spiega la presenza
che e di corpi apoptotici e, in ultima analisi, la fagocitosi di rare figure apoptotiche.
delle cellule apoptotiche o dei corpi cellulari per azione Fino a qualche anno fa il metodo più utilizzato per il
dei macrofagi. Le membrane citoplasmatiche restano intat- riconoscimento dell'apoptosi era il microscopio ottico che
te fino alle ultime fasi, quando diventano permeabili ai so- consentiva di vedere qualche cellula apoptotica. Il
luti. All'esame istologico, la cellula apoptotica appare microscopio ottico è stato sostituito da quello elettronico
come una massa tonda o ovale, dal citoplasma intensa- (potere di risoluzione maggiore) che consente di osservare
mente eosinofilo, con frammenti di cromatina nucleare i corpi apoptotici.
densa. Tuttavia i corpi apoptotici vengono eliminati rapi- Tecniche più accurate sono l'elettroforesi su gel di
damente dai fagociti senza lasciare traccia, per cui può es- agarosio del DNA o la tunel technique per osservare il
sere complicato rilevare un'area di apoptosi. caratteristico profilo del “laddering”.
L'apoptosi non è caratterizzata dal rilascio delle macro- Ulteriori tecniche sono la diagnosi immunoistochimica:
molecole intracellulari, quindi non provoca il danneggia- delle transglutaminasi e dell'annessina V con metodiche di
mento delle cellule circostanti, non induce processi citometria a flusso. La tunel Technique e
infiammatori, né la formazione di tessuto cicatriziale. l'immunoistochimica sono metodiche per vedere quando il
L'apoptosi richiede energia; le cellule mantengono fenomeno apoptotico sta per avvenire perché sono
livelli elevati di ATP anche quando le alterazioni nucleari metodiche più precoci rispetto a quelle di visualizzazione
sono avanzate. Le cellule apoptotiche sono attive microscopica.
metabolicamente: escludono il sodio e trattengono il
potassio e non vengono permeate da coloranti vitali. La sequenza di eventi che segnano l'inizio dell'apoptosi
L'apoptosi richiede la persistenza delle sintesi è conservata in tutti gli organismi multicellulari. Nel ne-
macromolecolari: gli inibitori della sintesi proteica matode C. elegans i geni coinvolti nell'innesco o nell'inibi-
sopprimono l'apoptosi (fanno eccezione le cellule

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zione dell'apoptosi sono chiamati ced. effettrici. Questa via di apoptosi può essere bloccata dalla
L'apoptosi è suddivisa in un inizio, in cui le caspasi ini- proteina FLIP, che si lega alla caspasi 8. Alcuni virus e le
ziatrici si attivano cataliticamente, e una fase effettrice, in cellule normali possiedono la proteina FLIP. La via Fas-
cui le caspasi effettrici innescano la degradazione dei com- mediata è anche in grado di attivare una proteina BH3-
ponenti cellulari essenziali. La prima fase può essere inne- only detta BID, che attiva in concomitanza anche la via
scata dalla via intrinseca e dalla via estrinseca, che mitocondriale.
entrambe convergono nell'attivazione catalitica delle ca- La fase effettrice dell'apoptosi viene attivata sia dalla
spasi. Dopodiché, la fase effettrice è comune. via estrinseca che dalla via intrinseca. Nella via intrinseca
La via intrinseca è anche detta via mitocondriale per- viene attivata la caspasi iniziatrice 9, mentre nella via
ché è il risultato di una maggiore permeabilità mitocon- estrinseca la 8 e la 10. Queste caspasi, oltre a tagliare altre
driale e del rilascio di molecole proapoptotiche all'interno caspasi iniziatrici, effettuano anche il clivaggio delle ca-
del citoplasma. Il rilascio di questi “induttori di morte” è spasi effettrici, come la 3 e la 6, che agiscono su tutte le
controllato da un equilibrio tra gli elementi pro- e antia- componenti essenziali della cellula. Le caspasi effettrici
poptotici della famiglia BCL. I fattori di crescita e altri se- tagliano un inibitore della DNasi citoplasmatica, rendendo
gnali di sopravvivenza stimolano la produzione di attivo l'enzima, che permette il taglio del DNA secondo il
proteine antiapoptotiche, tra cui BCL2, BCL-X e MCL1. profilo “a scala”. Le caspasi determinano la frammentazio-
Queste proteine risiedono nel citoplasma e nelle membra- ne del nucleo attraverso la degradazione delle componenti
ne mitocondriali e controllano la permeabilità mitocon- strutturali della matrice nucleare. L'esposizione della fo-
driale, impedendo la dispersione di proteine mitocondriali. sfatidilserina sulla membrana o la formazione delle estro-
Se le cellule sono private dei segnali di sopravvivenza, su- flessioni di membrana e dei corpi apoptotici hanno
biscono un danno del DNA o stress del RE da proteine ri- meccanismi sconosciuti.
piegate in maniera incorretta vengono attivati i sensori del
danno o dello stress, anch'essi membri della famiglia Oltre alla fosfatidilserina, le cellule e i corpi apoptotici
BCL, che comprendono BIM, BID e BAD. Il terzo domi- secernono anche fattori solubili che attirano i fagociti. Al-
nio di queste proteine è in comune con BCL2, quindi sono cuni corpi apoptotici esprimono la trombospondina, una
definite proteine BH3-only. I sensori attivano a loro volta glicoproteina adesiva riconosciuta dai fagociti. I macrofagi
due effettori proapoptotici - BAX e BAK - che costitui- stessi sono in grado di produrre proteine che legano le cel-
scono oligomeri i quali si vanno ad inserire nella membra- lule apoptotiche. I corpi apoptotici possono inoltre rivestir-
na mitocondriale creando canali, attraverso cui le proteine si di anticorpi naturali e proteine del complemento, come
della membrana mitocondriale interna fuoriescono nel ci- C1q, che i fagociti riconoscono.
toplasma. Le proteine BH3-only legano anche BCL2 e
BCL-X bloccandone le funzioni antiapoptotiche. Le pro- L'apoptosi viene avviata nelle cellule ormono-sensibili
teine mitocondriali, tra cui il citocromo c, sono in grado di che non ricevono più lo specifico fattore di crescita, nei
attivare la cascata delle caspasi. Il citocromo c lega la pro- linfociti non più stimolati da un antigene e dalle citochine
teina Apaf-1 (fattore di attivazione delle proteasi proapop- e nei neuroni privati dei fattori neurotrofici. L'apoptosi in
totiche 1) che forma un esamero a raggiera detto questi casi è innescata dalla via intrinseca ed è imputata a
apoptosoma. Questo complesso lega la caspasi 9, che cliva ridotta sintesi di BCL2 e BCL-X, e all'attivazione di BIM.
altre molecole di caspasi 9 circostanti avviando un proces-
L'esposizione delle cellule a irradiazione o sostanze chi-
so di autoamplificazione. Altre proteine mitocondriali,
miche che danneggiano il DNA induce l'apoptosi in segui-
come Smac/DIABLO penetrano nel citoplasma dove neu-
to allo stimolo genotossico che coinvolge il gene
tralizzano le proteine IAP (inhibitors of apoptosis). La via
oncosoppressore p53. La proteina p53 si accumula nelle
intrinseca può anche essere attivata a valle dei mitocondri.
cellule e arresta il ciclo cellulare nella fase G1, così da la-
La via estrinseca è innescata dai recettori di morte sciare ai meccanismi di riparazione il tempo di intervenire.
presenti sulla membrana plasmatica. I recettori di morte Se il danno è troppo grave per essere riparato, la stessa
sono membri della famiglia dei recettori dei TNF (tumor p53 innesca il processo apoptotico attivando la trascrizione
necrosis factors) che possiedono un dominio citoplasmati- delle proteine proapoptotiche BAX, BAK e di alcune
co, definito dominio di morte, in grado di liberare segnali BH3-only. Una mutazione di p53 che la renda non funzio-
apoptotici. Ci sono anche recettori dei TNF che non con- nante può portare alla sopravvivenza della cellula danneg-
tengono un dominio di morte e sono coinvolti nelle casca- giata e quindi alla trasformazione neoplastica.
te infiammatorie. I recettori dei TNF più conosciuti sono
Il ripiegamento anomalo delle proteine scatena la rispo-
TNFR1 e Fas (CD95). Il ligando di Fas è FasL ed è espres-
sta da proteine non ripiegate, che attiva vie di segnale per
so dai linfociti T in grado di riconoscere gli antigeni self e
la maggiore produzione di chaperonine, per la degradazio-
da alcuni linfociti T citotossici. Quando Fas lega FasL, tre
ne delle proteine anomale e per il rallentamento della tra-
o più molecole di Fas si aggregano e i loro domini di mor-
duzione. Se questa risposta non riesce ad arginare il
te formano un sito di legame per la proteina FADD (Fas-
problema, la cellula attiva le caspasi e induce l'apoptosi
associated death domain). Il FADD a sua volta lega le pro-
con un processo definito stress del RE.
caspasi 8 e 10, reclutando altre procaspasi 8 e 10, che su-
biscono clivaggio reciproco, passando alla forma attiva. A Il ligando FasL presente nei linfociti T in grado di rico-
questo punto le caspasi attive attivano a cascata le caspasi noscere antigeni self lega il recettore di superficie Fas, av-
viando l'apoptosi di tali linfociti. Mutazioni di Fas o FasL

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portano all'insorgenza di malattie autoimmuni. La citochi- Steatosi
na TNF è un mediatore della reazione infiammatoria ma è La steatosi o degenerazione grassa riguarda un accumu-
anche capace di indurre l'apoptosi. TNF non solo induce lo di trigliceridi all'interno delle cellule parenchimali, so-
l'apoptosi, ma è anche in grado di attivare il fattore di tra- pratutto del fegato. Cause di steatosi possono essere
scrizione NF-kB, che promuove la sopravvivenza cellulare tossine, diabete, malnutrizione proteica, obesità e anossia.
stimolando la sintesi dei membri antiapoptotici della fami- Gli acidi grassi liberi provenienti dal tessuto adiposo o
glia BCL2 e partecipa alle risposte infiammatorie. Ciò che dagli alimenti vengono trasportati agli epatociti, dove ven-
determina il ruolo proapoptotico o antiapoptotico di TNF è gono esterificati a trigliceridi, convertiti in colesterolo o
la proteina segnale che lega il recettore TNF. fosfolipidi, o ossidati a corpi chetonici. I trigliceridi ven-
I linfociti T citotossici riconoscono antigeni estranei gono legati ad apoproteine e formano le lipoproteine, le
esposti sulla membrana delle cellule dell'ospite infette e quali sono trasportate dal fegato nei tessuti per via emati-
secernono perforina, una molecola in grado di formare ca.
pori transmembrana attraverso cui possono entrare granuli Un eccessivo accumulo di trigliceridi può essere causa-
di proteasi seriniche chiamati granzimi. I granzimi taglia- to da un eccessivo apporto degli stessi o da un difetto del
no le caspasi a livello dell'acido aspartico, attivandole e metabolismo e della secrezione dei lipidi dal fegato.
iniziando direttamente la fase effettrice dell'apoptosi. I lin- L'alcool danneggia i mitocondri, provocando una maggio-
fociti T citotossici esprimono inoltre FasL sulla propria su- re sintesi di lipidi e una minore degradazione degli stessi.
perficie e distruggono le cellule bersaglio legando i Il CCl₄ e un deficit proteico causano riducono la sintesi
recettori del Fas. delle apoproteine. L'ipossia inibisce la degradazione degli
In sostanza, un basso tasso di apoptosi si traduce nella acidi grassi e il digiuno ne aumenta la mobilitazione dalle
sopravvivenza delle cellule anormali, come cellule mutate riserve periferiche.
o linfociti T in grado di reagire contro antigeni self. Un au- La steatosi si osserva spesso nel fegato e nel cuore, sot-
mento di apoptosi è invece correlato a malattie neurodege- to forma di vacuoli chiari all'interno delle cellule del pa-
nerative, al danno ischemico e a molte infezioni virali. renchima. Anche l'accumulo di acqua e glicogeno può
presentarsi sotto forma di vacuoli nel citoplasma.
Autofagia Nell'identificazione dei lipidi bisogna fissare il tessuto con
L'autofagia è il processo di digestione del contenuto formalina e colorare con Sudan IV o olio rosso-O, che
cellulare da parte della cellula stessa e rappresenta un mec- conferiscono ai lipidi un colore rosso-arancio. La reazione
canismo di sopravvivenza in carenza di nutrienti. Gli orga- PAS (acido periodico-Schiff) preceduta da idrolisi del gli-
nelli vengono sequestrati in vacuoli autofagici che cogeno con diastasi è utilizzata per identificare il glicoge-
successivamente si fondono con i lisosomi formando gli no. Qualora non si riesca a dimostrare né la presenza di
autofagolisosomi. L'autofagia è regolata da un gruppo di grassi, né di polisaccaridi, la presenza di vacuoli è da im-
geni definiti geni dell'autofagia. putare all'acqua.
Nel fegato, una steatosi accentuata può far arrivare
Accumuli intracellulari l'organo a pesare dalle 2 alle 4 volte di più del normale e a
Durante processi patologici, una delle manifestazioni conferirgli un colore giallastro. La degenerazione grassa si
delle alterazioni metaboliche è l'accumulo di diverse so- osserva con sviluppo di liposomi, inclusioni circondate da
stanze, come componenti cellulari normali o anche sostan- membrana, strettamente addossate al RE. Con il prosegui-
ze anomale esogene. Queste sostanze possono accumularsi re della steatosi si ha la formazione di vacuoli perniucleari
nel citoplasma, nel nucleo o nei fagolisosomi e risultare che infine confluiscono, spingendo il nucleo in periferia.
innocue o tossiche. Questi accumuli si verificano quando: Talvolta si possono fondere cellule adiacenti formando ci-
sti lipidiche.
- Una sostanza endogena normale non viene metaboliz-
zata abbastanza in fretta. Un esempio sono la degenerazio- Nel muscolo cardiaco la steatosi si accompagna a una
ne grassa del fegato e le goccioline proteiche di prolungata ipossia o a miocardite. Nel caso di ipossia, si
riassorbimento nei tubuli renali. osserva un effetto tigrato dovuto a bande di tessuto grasso
giallastro alternate a bande di miocardio integro di colore
- Una sostanza endogena anomala, come il prodotto di
rosso scuro. In caso di miocardite, i miociti sono colpiti da
un gene mutato, si accumula a causa di difetti nel ripiega-
degenerazione grassa in maniera più uniforme.
mento quando la degradazione di proteine anomale non è
adeguata.
- Una sostanza endogena normale si accumula a causa Accumulo di colesterolo
di difetti ereditari nei geni degli enzimi necessari a meta- Gli accumuli di colesterolo o dei suoi esteri si manife-
bolizzarla. stano con vacuoli intracellulari e si possono osservare in
- Una sostanza esogena anomala viene accumulata per- diverse manifestazioni patologiche.
ché la cellula non possiede l'apparato enzimatico adeguato Nelle placche aterosclerotiche, i macrofagi e le cellule
a degradarla, né la possibilità di trasportarla in altre sedi. muscolari lisce della tonaca intima del vaso sanguigno
Uno degli esempi è l'accumulo di carbone o di silice. sono ripieni di vacuoli lipidici, costituiti soprattutto da co-
lesterolo. Queste cellule hanno un aspetto schiumoso e
giallastro. L'accumulo di colesterolo nel citoplasma dei
macrofagi è anche caratteristico delle sindromi congenite e

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acquisite di iperlipidemia. Gruppi di cellule schiumose si l'apoferritina. Se il ferro si accumula localmente, la ferriti-
possono rilevare nel connettivo sottocutaneo e nei tendoni, na può formare accumuli di emosiderina, un pigmento
dove formano masse voluminose note come xantomi. giallo-marrone. Il maggior esempio di emosiderosi localiz-
Quando i macrofagi pieni di colesterolo si accumulano zata è il livido, un'emorragia tissutale localizzata. I globuli
nella lamina propria della colecisti si parla di colesterolosi. rossi giunti nel sito della lesione vengono fagocitati dai
La malattia di Niemann-Pick di tipo C è una malattia da macrofagi e liberano l'emoglobina. I macrofagi recuperano
accumulo lisosomiale causata dalla mutazione di un enzi- il ferro dall'emoglobina e il gruppo eme viene dapprima
ma implicato nella mobilitazione del colesterolo e può ri- convertito in biliverdina, poi bilirubina. Il ferro dell'eme
guardare diversi organi. viene incorporato nella ferritina e poi nell'emosiderina.

Accumulo di proteine Calcificazione patologica


Gli accumuli di proteine si mostrano in genere come La calcificazione patologica consiste in un'anormale de-
goccioline eosinofile rotonde, vacuoli o aggregati all'inter- posizione di sali di calcio, insieme a minori quantità di fer-
no del citoplasma. In alcune forme di amiloidosi le protei- ro, magnesio e altri sali minerali. Se la calcificazione si
ne si possono anche depositare nello spazio extracellulare. verifica localmente nei tessuti morti prende il nome di cal-
Goccioline di riassorbimento nei tubuli renali prossima- cificazione distrofica e si manifesta anche in assenza di
li si osservano nelle malattie renali associate a proteinuria, alterazioni metaboliche del calcio. Se la deposizione dei
in cui si verifica un maggior riassorbimento di proteine sali di calcio si ha in tessuti normali viene definita calcifi-
all'interno di vescicole, che appaiono nella cellula tubulare cazione metastatica e nella quasi totalità dei casi deriva
come goccioline rosa intracitoplasmatiche. Se la proteinu- da un'ipercalcemia dovuta a disturbi del metabolismo del
ria diminuisce, le vescicole sono metabolizzate e scompa- calcio.
iono. La calcificazione distrofica si osserva nelle aree di ne-
Proteine prodotte in quantità eccessive possono essere crosi coagulativa, caseosa o colliquativa e nei focolai di
accumulate e allo stesso tempo il RER viene espanso per necrosi enzimatica del grasso ed è quasi sempre presente
supportare l'enorme produzione di proteine originando i nell'ateroma dell'aterosclerosi avanzata. Si sviluppa comu-
corpi di Russell. In alcuni difetti della struttura primaria, le nemente durante l'invecchiamento o nelle valvole cardia-
proteine possono non essere ripiegate correttamente e che danneggiate. I sali di calcio appaiono come granuli
quindi accumularsi nel RE invece di essere trasportate e bianchi o grappoli, percepiti come depositi sabbiosi. I sali
secrete. L'accumulo di proteine non ripiegate correttamen- di calcio sottoposti alla colorazione ematossilina eosina
te può dare origine allo stress del RE e alla morte per hanno un aspetto basofilo granulare amorfo. Col passare
apoptosi. Le patologie che portano accumulo di proteine del tempo, nel nucleo centrale della calcificazione si può
mal ripiegate rientrano sotto il nome di proteinopatie e formare tessuto osseo eterotopico.
comprendono le amiloidosi. In alcuni casi, singole cellule possono fungere da nuclei
Le proteine citoscheletriche (microtubuli, filamenti di di calcificazione, in cui i sali di calcio si dispongono a la-
actina e miosina e filamenti intermedi) possono accumu- melle concentriche formando i corpi psammomatosi. Que-
larsi in alcuni tipi di patologie. In particolare gli accumuli sto può avvenire in seguito ad alcuni tipi di carcinomi
di alcuni tipi di filamenti intermedi, come i filamenti di papillari, come quello della tiroide.
cheratina e i neurofilamenti, si associano ad alcuni tipi di Nella patogenesi della calcificazione distrofica, si origi-
danno cellulare, come nella ialinosi alcolica o i grovigli nano cristalli di fosfato di calcio sotto forma di un'apatite
neurofibrillari nei pazienti affetti da Alzheimer. simile all'idrossiapatite dell'osso. Il calcio viene dapprima
concentrato in vescicole intracellulari rivestite da membra-
na. Gli ioni calcio si legano ai fosfolipidi presenti nella
Pigmenti
membrana delle vescicole, le fosfatasi associate alla mem-
I pigmenti possono essere fisiologici o apparire solo in brana generano gruppi fosfato che si legano al calcio e il
circostanze anomale, e possono essere esogeni o endogeni. ciclo del legame fra il calcio e il fosfato si ripete, provo-
La polvere di carbone è un pigmento esogeno che viene cando la concentrazione locale e la produzione di depositi
inalato, captato dai macrofagi alveolari e trasportato attra- in prossimità della membrana. Infine, si verifica un cam-
verso il sistema linfatico ai linfonodi regionali della regio- biamento strutturale nell'organizzazione dei gruppi calcio
ne tracheobronchiale. Gli accumuli di questo pigmento e fosfato che porta alla generazione di un microcristallo
rendono scuro il tessuto polmonare (antracosi) e i linfono- che può successivamente favorire un ulteriore deposito di
di. calcio.
La lipofuscina è un pigmento insolubile composto da La calcificazione metastatica si ha in seguito a ipercal-
polimeri di lipidi e fosfolipidi complessati con proteine. cemia, che può anche accentuare la calcificazione distrofi-
Deriva dalla perossidazione lipidica dei lipidi polinsaturi ca, e si verifica prevalentemente a livello della mucosa
delle membrane subcellulari. La lipofuscina appare di co- gastrica, dei reni, dei polmoni, delle grandi arterie e delle
lore giallo-brunastro ed è presente nelle cellule invecchiate vene polmonari. Questi tessuti secernono acidi, quindi
o nel caso di malnutrizione o cachessia neoplastica. hanno un compartimento interno alcalino, caratteristica
Il ferro è trasportato da una specifica proteina - la trans- che li predispone a calcificazioni metastatiche. Le princi-
ferrina - e si accumula a formare micelle di ferritina con pali cause di calcificazione metastatica sono 4:

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1. aumentata secrezione di ormone paratiroideo (PTH) cellule somatiche. Tuttavia, è correlata alla trasformazione
con conseguente riassorbimento osseo. Può essere dovuto neoplastica, in quando si ha una riattivazione delle telome-
iperparatiroidismo per tumori delle paratiroidi o a secre- rasi nei tumori.
zione di fattori simili a PTH da parte di tumori maligni; La senescenza cellulare può anche essere indotta da un
2. distruzione di tessuto osseo secondaria a tumori pri- inibitore del ciclo cellulare (p16INK4a) e dal danno del
mitivi del midollo osseo (leucemia, mieloma multiplo) o DNA. Una delle maggiori risposte protettive nelle nostre
metastasi scheletriche diffuse (cancro della mammella), cellule è la riparazione del DNA danneggiato. Se le altera-
aumentato turnover dell'osso o immobilizzazione prolun- zioni persistono, si accumulano e provocano l'invecchia-
gata; mento precoce della cellula. Nei pazienti affetti da
3. malattie correlate alla vitamina D, come la sarcoido- sindrome di Werner, una DNA elicasi coinvolta nella repli-
si, in cui i macrofagi attivano un precursore della vitamina cazione e nella riparazione è non funzionante.
D, l'intossicazione da vitamina D e l'ipercalcemia idiopati- L'accumulo delle specie reattive dell'ossigeno derivate
ca dell'infanzia, caratterizzata da un'anomala sensibilità dalla fosforilazione ossidativa, dalle radiazioni ionizzanti e
alla vitamina D; dalle disfunzioni mitocondriali può contribuire all'invec-
4. insufficienza renale, che provoca ritenzione di fosfato chiamento. Anche un'avaria nei sistemi di riparazione del
e porta all'iperparatiroidismo secondario. danno, come i meccanismi di difesa antiossidanti può esse-
I cristalli di calcio per calcificazione metastatica si pos- re responsabile dell'invecchiamento cellulare.
sono mostrare come depositi amorfi o come cristalli di Oltre al danno del DNA, si assiste anche al danno degli
idrossiapatite. organelli, in parte dovuto al malfunzionamento del protea-
soma che non elimina più le proteine intracellulari anomali
Invecchiamento cellulare o mal ripiegate.
L'invecchiamento cellulare può rappresentare il pro- Nell'inibizione dell'invecchiamento sono coinvolte delle
gressivo accumulo negli anni di danni cellulari e moleco- proteine, dette sirtuine, che hanno attività di istone deace-
lari subletali che possono condurre alla riduzione della tilasi e quindi sono in grado di promuovere l'espressione di
capacità della cellula di rispondere al danno e alla morte diversi geni che accrescono la longevità della cellula. Que-
cellulare. L'invecchiamento è un processo controllato da sti enzimi sono stimolati dalla riduzione dell'apporto calo-
un numero limitato di geni. L'invecchiamento cellulare rico e inibiscono l'apoptosi, oltre che ridurre gli effetti
comporta un'alterazione di quei fenomeni che fanno sì che dannosi dei radicali liberi e potenziare l'attività metaboli-
la cellula possa funzionare ed effettuare i suoi metaboli- ca. Esse stimolano anche la metabolizzazione del glucosio
smi. L'invecchiamento cellulare viene controllato da un e la sensibilità delle cellule all'insulina.
orologio biologico e può essere determinato anche da con-
tinua esposizione ad agenti che danno origine ad accumulo Amiloidosi
di danni molecolari, quali ROS. L'amiloidosi è causata dalla deposizione di amiloide ne-
I fibroblasti hanno un potenziale di divisione limitato, gli spazi interstiziali di organi e di tessuti, una proteina pa-
proporzionale all'età dell'individuo da cui provengono. Le tologica amiloide e ialina, che accumulandosi
telomerasi sono degli enzimi che ad ogni ciclo cellulare progressivamente provoca l'atrofia da compressione.
provocano l'allungamento dell'estremità 3' del DNA telo- L'amiloide è formata da fibrille continue non ramificate di
merico, in modo da non perdere materiale genico ad ogni circa 7,5-10 nm di diametro. L'amiloide è costituita da ol-
duplicazione cellulare. tre 20 proteine, tra cui la proteina AL (amiloide da catene
Mutazioni di alcuni geni al Caenorhabditis elegans pos- leggere), l'amiloide fibrillare AA e la β amiloide.
sono provocare l'allungamento della vita media dal 20 al La proteina AL è formata dalle catene leggere complete
600%. Quasi tutti i geni legati all'invecchiamento sono re- delle immunoglobuline, dalle regioni N-terminali o da en-
sponsabili della resistenza allo stress ossidativo. trambi.
Non sempre dei fenomeni di accrescimento portano ad L'amiloide fibrillare AA è una proteina derivata dalla
una vita migliore. Drosofile e topolini portatori di copie digestione proteolitica della sieroamiloide A (SAA). La
soprannumerarie del gene dell'ormone dell'accrescimento produzione di SAA aumenta nelle infiammazioni e fa parte
hanno minore fertilità e vita media più breve. della risposta di fase acuta. Un suo accumulo è associato
Uno dei principali cambiamenti che avvengono in se- alla flogosi cronica ed è perciò detto amiloidosi seconda-
guito all'invecchiamento è la riduzione della capacità che ria.
le cellule hanno di dividersi, condizione nota come sene- La proteina β-amiloide è un peptide costituente delle
scenza cellulare. Dopo un numero fisso di divisioni, le cel- placche cerebrali e dei depositi presenti nei vasi cerebrali
lule somatiche si arrestano in una condizione finale in cui caratteristici della malattia di Alzheimer. Deriva dalla di-
non sono più capaci di dividersi. Nell'incapacità di divi- gestione proteolitica del precursore dell'amiloide.
dersi è coinvolta l'incompleta replicazione dei telomeri. I La transtiretina (TTR) è una proteina sierica che tra-
telomeri sono continuamente preservati dalle telomerasi, sporta la tiroxina e il retinolo. Varie mutazioni della protei-
la cui attività è repressa da proteine regolatrici quando non na TTR contribuiscono al suo accumulo tissutale sotto
necessaria. L'attività telomerasica è massima nelle cellule forma di amiloide.
germinali, alta nelle cellule staminali e quasi nulla nelle

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L'amiloidosi deriva da un errato assemblaggio delle
proteine, che si depositano sotto forma di fibrille negli
spazi interstiziali dei tessuti. Le proteine mal assemblate
tendono ad aggregarsi fra loro formando oligomeri e fibril-
le. Le proteine amiloidi possono essere proteine normali
con tendenza intrinseca all'assemblaggio improprio, e pro-
teine mutate.
Normalmente le proteine mal assemblate sono degrada-
te dai proteasomi all'interno della cellula o dai macrofagi
nell'interstizio. Nell'amiloidosi spesso questi sistemi di
controllo sono difettosi.

L'amiloidosi può essere sistemica o localizzata. L'ami-


loidosi sistemica è a sua volta classificata in primaria (as-
sociata a disordini del sistema immunitario) o secondaria
(complicanza delle infiammazioni croniche).
L'amiloidosi primaria è causata dall'accumulo di protei-
na AL ed è caratteristica dei pazienti con mieloma multi-
plo, un tumore plasmacellulare con lesioni osteolitiche
multiple. I linfociti B neoplastici sintetizzano quantità ano-
male di un'unica immunoglobulina specifica (gammopatia
monoclonale) che appare come un picco proteico (picco
M) all'elettroforesi delle proteine sieriche. Oltre alle im-
munoglobuline intere possono essere sintetizzate anche le
sole catene leggere, sia k che λ (proteina di Bence-Jones).
La proteina di Bence-Jones ha un basso peso molecolare
ed è perciò escreta nelle urine. La proteina di Bence-Jones
è responsabile dell'amiloidosi, tuttavia non è sufficiente
che vi siano alti livelli sierici di proteina di Bence-Jones
per avere l'amiloidosi, in quanto sono necessari anche di-
fetti negli enzimi che degradano questa proteina.

Mentre al microscopio ottico si colora di rosso-rosa


con il Rosso Congo, al microscopio a luce polarizzata,
l'amiloide assume la caratteristica birifrangenza verde.
Gli organi interessati dall'amiloidosi sono in genere i
reni, il fegato, la milza, i linfonodi, il surrene e la tiroide.
Gli organi colpiti appaiono in genere con un volume mag-
giore, duri e di aspetto cereo. L'amiloidosi renale è la for-
ma più grave. I reni possono essere ridotti di volume per
l'ischemia causata dall'occlusione dei vasi. I depositi di
amiloide sono prevalentemente glomerulari. L'amiloidosi
splenica può causare una splenomegalia discreta o grave.
Il cuore può essere interessato da molte forme di amiloido-
si sistemica, inclusa quella senile.

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Infiammazione La necrosi tissutale comporta il rilascio di molecole con
La reazione di un individuo volta ad eliminare gli inva- ruolo proinfiammatorio, come l'acido urico, l'ATP,
sori esterni e i tessuti danneggiati o necrotici è nota con il l'HMGB-1, che è una proteina che lega il DNA, e il DNA
nome di infiammazione o flogosi. L'infiammazione è una stesso quando viene danneggiato il nucleo.
risposta protettiva; tuttavia, essa può essere inopportuna-
mente stimolata o non controllata a dovere, e sfociare in L'ipossia induce il rilascio del fattore HIF-1α (Hypoxia
danno tissutale in moltissimi quadri patologici. induced factor) che attiva la trascrizione di diversi geni
L'infiammazione consiste in una risposta leucocitaria e coinvolti nell'infiammazione, tra cui il fattore di crescita
vascolare. I principali difensori dell'organismo contro gli endoteliale vascolare (VEGF), responsabile di aumentare
invasori esterni sono le proteine plasmatiche (complemen- la permeabilità vascolare.
to, immunoglobuline) e i leucociti. Le risposte vascolari e
cellulari dell'infiammazione sono innescate da fattori chi- I corpi estranei inducono l'infiammazione determinando
mici prodotti da vari tipi cellulari o derivati dalle proteine un danno tissutale o veicolando un'infezione microbica.
plasmatiche. I microbi, le cellule necrotiche e l'ipossia
possono attivare l'elaborazione di mediatori infiammatori e
Le reazioni di ipersensibilità sono reazioni in cui il si-
indurre il processo flogistico.
stema immunitario reagisce contro gli antigeni self, provo-
L'infiammazione acuta ha un esordio rapido (pochi mi- cando danno tissutale. Poiché lo stimolo alla risposta
nuti) ed è di breve durata (ore o giorni). Le sue principali infiammatoria, ossia i tessuti dell'ospite, non può essere
caratteristiche sono la formazione di un essudato compo- eliminato, le reazioni autoimmuni tendono ad essere persi-
sto da liquido e proteine del plasma (edema) e la migrazio- stenti e a sfociare in infiammazione cronica. L'infiamma-
ne dei leucociti, soprattutto neutrofili. Se lo stimolo zione è indotta da citochine prodotte specialmente dai
dell'infiammazione acuta non cessa, subentra l'infiamma- linfociti T e altre cellule del sistema immunitario.
zione cronica, che è caratterizzata da una durata maggiore
ed è associata alla presenza di linfociti e macrofagi, alla
proliferazione di vasi sanguigni, a fibrosi e alla distruzione Essudato e trasudato
dei tessuti. La fuoriuscita di liquido, proteine e cellule ematiche dal
sistema vascolare è detta essudazione. Si definisce essuda-
to un liquido extravascolare con un'elevata concentrazione
Infiammazione acuta
proteica, contenente detriti cellulari e dotato di un peso
L'infiammazione è caratterizzata dai quattro “segni car- specifico elevato. La sua presenza implica un aumento del-
dinali”: la permeabilità dei piccoli vasi sanguigni nell'area della le-
- tumor (gonfiore); sione e, quindi, la sussistenza di una reazione
- calor (calore); infiammatoria. Il trasudato è un liquido a basso contenuto
- dolor (dolore); proteico, con una frazione minima di materiale cellulare e
- rubor (rossore). un peso specifico ridotto; esso è un ultrafiltrato del plasma
A questi si associa la functio laesa, ossia la perdita di derivato da uno squilibrio osmotico o idrostatico a livello
funzione del tessuto. della parete vascolare, in assenza di un aumento della per-
meabilità vascolare.
L'infiammazione acuta è una risposta rapida atta a con- Con il termine edema si intende un eccesso di liquido
durre i leucociti e le proteine plasmatiche nella sede nelle cavità tissutali o sierose. Il pus è un essudato infiam-
dell'infezione o della lesione tissutale. Gli eventi principali matorio ricco di neutrofili, detriti di cellule morte e micro-
che caratterizzano l'infiammazione acuta sono: alterazioni bi.
del calibro vascolare determinanti un incremento del flus-
so ematico; modificazioni strutturali nella microvascola- Reazione dei vasi sanguigni
rizzazione che consentono alle proteine plasmatiche e ai Le alterazioni del flusso e del calibro vascolare com-
leucociti di lasciare il circolo; fuoriuscita dei leucociti dal prendono i seguenti processi:
microcircolo, accumulo nella sede di lesione e attivazione - la vasodilatazione interessa dapprima le arteriole e
per l'eliminazione dell'agente lesivo. successivamente conduce all'apertura di nuovi letti capilla-
ri nella regione. Il risultato è un aumento del flusso emati-
Le reazioni di infiammazione acuta sono scatenate da co, causa del calore e dell'arrossamento. La
diversi stimoli, quali le infezioni, la necrosi tissutale, i cor- vasodilatazione è indotta dall'azione di diversi mediatori
pi estranei, e le reazioni immunitarie di ipersensibilità. sui muscoli lisci dei vasi, in particolare istamina e ossido
di azoto (NO);
Tra i più importanti recettori per i prodotti microbici fi- - l'aumento della permeabilità vascolare del microcirco-
gura la famiglia dei recettori TLR (Toll-like Receptors) e lo è responsabile della produzione di un essudato;
una varietà di recettori citoplasmatici. Il legame di questi - la perdita di liquidi e il maggior diametro vascolare
recettori stimola la produzione di molti fattori infiammato- danno luogo al rallentamento del flusso e alla concentra-
ri. zione dei flussi, che porta a un aumento della viscosità del
sangue. Questi cambiamenti portano alla dilatazoine dei

29
piccoli vasi congestionati dai globuli rossi a lento deflus- sabili del rotolamento sono mediate dalle selectine. I ligan-
so, condizione nota come stasi; di per le selectine sono oligosaccaridi legati ad un'impalca-
- con lo sviluppo della stasi, i leucociti si accumulano tura di glicoproteine. Quando entrano in contatto con
lungo l'endotelio vascolare. Le cellule endoteliali vengono microbi e tessuti morti, i macrofagi, i mastociti e le cellule
attivate dai mediatori prodotti nell'area del danno tissutale endoteliali rispondono secernendo varie citochine, tra cui
e intensificano l'espressione delle molecole di adesione. I il fattore di necrosi tumorale (TNF), l'interleuchina (IL-1)
leucociti aderiscono all'endotelio e migrano attraverso la e le chemochine. Il TNF e l'IL-1 agiscono sulle cellule en-
parete del vaso nel tessuto interstiziale. doteliali delle venule postcapillari inducendo l'espressione
di numerose molecole di adesione. Entro 1-2 ore, le cellule
L'aumento della permeabilità vascolare che porta alla endoteliali iniziano a esprimere E-selectina e i ligandi per
fuoriuscita di un essudato ricco di proteine è responsabile la L-selectina. Altri mediatori, come l'istamina, la trombi-
dell'edema ed è riconducibile a diversi meccanismi. na e il fattore di attivazione delle piastrine (PAF) stimola-
no la ridistribuzione della P-selectina dai suoi normali
La contrazione delle cellule endoteliali viene indotta
depositi intracellulari (corpi di Weibel-Palade) di cellule
dall'istamina, dalla bradichinina, dai leucotrieni, dalla so-
endoteliali sulla superficie cellulare. All'apice dei micro-
stanza P e dal NO, e rappresenta il meccanismo più comu-
villi i leucociti esprimono L-selectina, nonché i ligandi per
ne di fuoriuscita di liquidi e proteine dai vasi. Essa si
le P e le E-selectine, mentre le cellule endoteliali esprimo-
verifica rapidamente e immediatamente, per cui viene de-
no i ligandi per la L-selectina e le selectine P ed E. Queste
finita risposta immediata transitoria. In alcune forme di
molecole permettono interazioni a bassa affinità, facilmen-
danno lieve (ustioni, raggi X, raggi UV) la fuoriuscita dei
te interrotte dal flusso sanguigno. Di conseguenza, i leuco-
liquidi inizia a distanza di 2-12 ore e ha una durata più
citi legati si staccano e si legano nuovamente, iniziando a
lunga (risposta ritardata).
rotolare.
Il danno endoteliale, responsabile della necrosi delle
Infine, le cellule si fermano nei punti in cui aderiscono
cellule endoteliali e del loro distacco, permette la fuoriu-
in maniera salda. In condizioni normali, l'endotelio vasco-
scita di liquidi e proteine finché non vi è la riparazione o la
lare non lega le cellule circolanti e non ne impedisce il
trombizzazione dei vasi.
passaggio. Nell'infiammazione l'endotelio si attiva e acqui-
Il VEGF e altri fattori aumentano la transcitosi di liqui- sisce la capacità di legare i leucociti. L'adesione è mediata
di e proteine attraverso gli organelli vescicolovacuolari le da integrine, la cui espressione è stimolata dalle citochine.
cellule endoteliali. Il TNF e l'IL-1 inducono l'espressione endoteliale dei li-
gandi per le integrine, in particolare la molecola di adesio-
Negli stati infiammatori, anche il flusso linfatico viene ne cellulare vascolare di tipo 1 (VCAM-1, ligando per
incrementato per agevolare il drenaggio del liquido ede- l'integrina VLA-4) e la molecola di adesione intercellulare
matoso. I vasi linfatici vanno incontro a proliferazione e di tipo 1 (ICAM-1, ligando per le integrine LFA-1 e Mac-
possono subire un'infiammazione secondaria (linfangite) 1). I leucociti di norma esprimono le integrine in uno stato
come anche i linfonodi (linfoadenite). I linfonodi infiam- a bassa affinità. Le chemochine prodotte nella sede della
mati risultano ingrossati per effetto dell'iperplasia dei folli- lesione entrano nel vaso sanguigno, si legano ai leucociti
coli linfoidi e del maggiore numero di linfociti e in fase di rotolamento e li attivano. Questo converte le in-
macrofagi. tegrine in uno stato ad alta affinità, che dà luogo ad un le-
game saldo.
Reazione leucocitaria
I leucociti più importanti nelle risposte infiammatorie Il passaggio successivo nel processo di reclutamento
sono i fagociti, ossia i neutrofili e i macrofagi. Essi inglo- leucocitario è la migrazione attraverso l'endotelio, detta
bano e uccidono i microrganismi ed eliminano il tessuto diapedesi. La diapedesi si verifica prevalentemente nelle
necrotico e le sostanze estranee, oltre a sintetizzare fattori venule postcapillari. Le chemochine agiscono sui leucociti
di crescita utili ai fini del processo di riparazione. aderenti alle pareti vasali e li stimolano a migrare attraver-
La migrazione dei leucociti dal lume vascolare al tessu- so gli spazi intercellulari dell'endotelio in direzione del
to interstiziale, detta travaso, è suddivisa in varie tappe: gradiente di concentrazione chimico. Diverse molecole di
- Marginazione, rotolamento e adesione all'endotelio. adesione presenti nelle giunzioni intercellulari tra cellule
- Migrazione attraverso l'endotelio. endoteliali sono coinvolte nella migrazione, tra cui un
- Migrazione nei tessuti. membro delle PECAM (Platelet Endothelial Cell Adhesion
Molecule). Dopo aver attraversato l'endotelio, i leucociti
perforano la membrana basale secernendo enzimi proteoli-
Il rallentamento del flusso ematico che si verifica nella tici e penetrano nel tessuto extravascolare. Una volta rag-
fase iniziale dell'infiammazione (stasi) comporta l'altera- giunto il tessuto connettivo, i leucociti sono in grado di
zione delle condizioni emodinamiche e un numero mag- aderire alla matrice extracellulare tramite le integrine e il
giore di globuli bianchi si dispone perifericamente lungo legame di CD44 alle proteine della matrice.
la superficie endoteliale (marginazione).
Successivamente, file di leucociti aderiscono tempora-
Dopo essere usciti dal circolo, i leucociti migrano nei
neamente all'endotelio, si distaccano e si legano di nuovo,
tessuti verso la sede della lesione per chemiotassi. Sia so-
rotolando sulle pareti vasali. Le interazioni iniziali respon-

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stanze esogene che sostanze endogene possono fungere da chine da parte dei leucociti. I peptidi batterici e l'RNA a
molecole chemiotattiche. Gli agenti esogeni più comuni doppio filamento sono riconosciuti anche da varie altre
sono i prodotti batterici, compresi i peptidi dotati proteine citoplasmatiche presenti nei leucociti.
dell'amminoacido N-formilmetionina in posizione termi- I neutrofili e i macrofagi esprimono recettori accoppiati
nale. I fattori chemiotattici endogeni comprendono le che- a proteine G che riconoscono peptidi contenenti residui di
mochine (IL-8), i componenti del sistema del N-formilmetionina. Altri recettori accoppiati a proteine G
complemento (C5a) e i metaboliti dell'acido arachidonico, riconoscono le chemochine, i prodotti di degradazione del
in particolare il leucotriene B4. Gli agenti chemiotattici si complemento come C5a e i mediatori lipidici, compresi il
legano a specifici recettori transmembrana accoppiati a PAF, le prostaglandine e i leucotrieni. Il legame dei ligandi
proteine G sulla superficie dei leucociti. I segnali innescati ai recettori accoppiati alle proteine G induce la migrazione
da tali recettori determinano l'attivazione di secondi mes- delle cellule dal sangue attraverso l'endotelio e la produ-
saggeri che aumentano la concentrazione di calcio nel ci- zione di sostanze microbicide tramite l'attivazione della
tosol e attivano GTPasi della famiglia Rac/Rho/cdc42, cascata ossidativa.
oltre a numerose chinasi. Questi segnali inducono la poli- I leucociti esprimono recettori per le opsonine, che
merizzazione dell'actina sul margine avanzante della cellu- comprendono anticorpi, frazioni del complemento e lecti-
la e il posizionamento dei filamenti di miosina ne. Il recettore ad alta affinità Fcγ (FcγRI) dei fagociti ri-
posteriormente. Il leucocita si muove estendendo filopodi conosce gli anticorpi IgG che rivestono l'agente lesivo. I
che trainano la parte posteriore della cellula nella direzio- frammenti della proteina del complemento C3 vengono ri-
ne dell'estensione. conosciuti dal recettore del complemento di tipo 1 (CR1).
Il legame delle particelle opsonizzate ai recettori leucocita-
La natura dell'infiltrato varia in relazione alla protres- ri promuove la fagocitosi delle particelle e attiva le cellule.
sione temporale della risposta infiammatoria e al tipo di I leucociti esprimono recettori per le citochine. Una del-
stimolo. Nella maggior parte delle forme di infiammazione le più importanti è l'interferone γ (IFN-γ), secreto dalle
acuta, l'infiltrato è caratterizzato da neutrofili per le prime cellule natural killer entrate in contatto con i microbi e dai
6-24 ore, successivamente sostituiti da monociti dopo 24- linfociti T attivati dall'antigene nella risposta immunitaria
48 ore. La comparsa precoce dei neutrofili è dovuta al fat- acquisita. L'IFN-γ è la principale citochina attivante i ma-
to che essi sono più numerosi nel sangue, rispondo no più crofagi.
rapidamente alle chemochine e si fissano in maniera più
salda alle selectine P ed E. Il riconoscimento degli agenti lesivi da parte dei recet-
I neutrofili hanno vita breve perché vanno incontro ad tori porta a un incremento del Ca²⁺ nel citosol e l'attivazio -
apoptosi. I monociti, per contro, non solo sono in grado di ne di enzimi come la protein-chinasi C e la fosfolipasi A2.
sopravvivere più a lungo, ma sono anche capaci di molti- Questi eventi vanno sotto il nome di attivazione leucocita-
plicarsi nei tessuti, andando così a costituire la popolazio- ria. Le risposte funzionali più importanti per la distruzione
ne predominante in caso di infiammazione cronica. dei microbi e degli altri stimoli nocivi sono la fagocitosi e
In infezioni di Pseudomonas, l'infiltrato cellulare è pre- l'uccisione intracellulare.
valentemente caratterizzato da neutrofili; in infezioni virali La fagocitosi si articola in tre fasi: il riconoscimento e
i linfociti sono la popolazione che prevale; infine, nel caso l'adesione alla particella da fagocitare da parte del fagoci-
di ipersensibilità, gli eosinofili sono il principale tipo cel- ta, la sua ingestione, con conseguente formazione di un va-
lulare. cuolo di fagocitosi, e l'uccisione e la degradazione del
materiale ingerito.
Una volta reclutati nel sito della lesione, i leucociti de- I recettori per il mannosio, i recettori scavenger e i re-
vono essere attivati. L'attivazione avviene attraverso il ri- cettori per altre opsonine legano i microbi consentendone
conoscimento dell'agente lesivo, il quale produce segnali la fagocitazione. Il recettore macrofagico per il mannosio è
che attivano i leucociti inducendoli a inglobare e distrug- una lectina che si lega ai residui terminali di fucosio e
gere tale agente e amplificano la reazione infiammatoria. mannosio presenti in glicoproteine e glicolipidi. Questi
I leucociti esprimono vari recettori capaci di riconosce- zuccheri fanno parte di molecole della parete dei microbi.
re gli stimoli esterni e di produrre segnali di attivazione. I recettori scavenger sono molecole che mediano l'endoci-
I recettori per i prodotti microbici comprendono i TLR tosi di particelle costituite da lipoproteine a bassa densità o
(recettori Toll-like), una famiglia di 10 recettori, ciascuno acetilate (LDL). Esse si legano a numerosi microbi oltre
dei quali svolge ruoli essenziali nelle risposte cellulari al che a particelle LDL modificate. Anche le integrine ma-
lipopolisaccaride batterico (LPS o endotossina), ad altri crofagiche possono legare i microbi per la fagocitosi.
proteoglicani e lipidi batterici nonché ai nucleotidi CpG L'efficienza della fagocitosi è maggiore quando i micro-
non metilati, caratteristici dei batteri, così come all'RNA a bi sono opsonizzati da opsonine, per le quali i fagociti
doppio filamento, caratteristico di alcuni virus. I TLR sono esprimono recettori ad alta affinità.
presenti sulla membrana cellulare e all'interno delle vesci- Dopo essere stata legata dai recettori, la particella da in-
cole endosomiali dei leucociti, il che li rende capaci di ri- gerire viene avvolta da pseudopodi e la membrana cellula-
levare i prodotti derivanti da microbi extracellulari e re si invagina fino a dare origine a una vescicola distaccata
intracellulari. Questi recettori sono associati a chinasi, che (fagosoma) nella quale la particella è racchiusa. Il fagoso-
stimolano la produzione di sostanze microbicide e di cito- ma si fonde quindi con un granulo lisosomiale, formando

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un fagolisosoma. grado di riconoscere l'agente dall'ospite. Durante l'attiva-
Il processo di fagocitosi dipende dalla polimerizzazione zione e la fagocitosi, i neutrofili e i macrofagi liberano en-
dei filamenti di actina, per cui molti segnali innescanti la zimi lisosomiali e specie reattive dell'ossigeno e dell'azoto.
fagocitosi sono simili a quelli coinvolti nella chemiotassi.
Esito dell'infiammazione
L'uccisione dei microbi è esercitata soprattutto dai ROS L'infiammazione regredisce soprattutto per il fatto che i
e dalle specie reattive dell'azoto. La formazione di ROS è mediatori dell'infiammazione hanno una breve emivita e
dovuta all'attivazione della NADPH ossidasi (ossidasi fa- vengono degradati poco dopo il loro rilascio. Anche i neu-
gocitica), un complesso costituito da sette proteine che os- trofili hanno un'emivita breve e muoiono per apoptosi al-
sida NADPH e riduce l'ossigeno ad anione superossido cune ore dopo aver lasciato il circolo ematico.
(O₂-). Questa reazione è chiamata cascata respiratoria. In Vi possono essere anche segnali di arresto, come:
risposta a stimoli di attivazione, la NADPH ossidasi si - un cambiamento nel metabolismo dell'acido arachido-
sposta dalla membrana plasmatica alla membrana del fa- nico con lo spostamento della produzione di leucotrieni
gosoma. L'O2- è successivamente convertito in H2O2 per proinfiammatori verso la produzione di lipossine antin-
dismutazione spontanea. I granuli azzurrofili dei neutrofili fiammatorie.
contengono l'enzima mieloperossidasi, che in presenza di - Il rilascio di citochine antinfiammatorie, tra cui il fat-
Cl⁻ converte H2O2 in ipoclorito (OCl). Quest'ultimo di - tore di crescita trasformante (TGF β) e l'IL-10, da parte dei
strugge i microbi per alogenazione o per ossidazione dei macrofagi e altre cellule.
lipidi e delle proteine. H2O2 viene inoltre convertito a ra-
- La produzione di mediatori lipidici antinfiammatori,
dicale idrossile (*OH).
quali resolvine e protectine, derivati dagli acidi grassi po-
NO, prodotto dall'arginina per azione dell'ossido di azo- linsaturi.
to sintetasi (NOS), reagisce con il superossido per realiz-
- Impulsi neurali (scariche colinergiche) che inibiscono
zare il radicale perossidinitrito (ONOO*).
la produzione dei TNF nei macrofagi.
L'uccisione microbica può essere anche mediata
dall'azione di altre sostanze contenute nei granuli leucoci-
tari. I granuli dei neutrofili contengono l'elastasi, le difen- Le reazioni di infiammazione acuta possono avere tre
sine, le catelicidine, il lisozima, la lattoferrina, la proteina diversi esiti:
basica maggiore, e la proteina battericida permeabilizzan- - Si può avere una completa risoluzione quando il dan-
te. no è limitato e di breve durata. La risoluzione implica la
rimozione dei detriti cellulari e dei microbi a opera dei
macrofagi e il riassorbimento del liquido edematoso.
Oltre a eliminare i microbi e le cellule morte, i leucociti
attivati producono vari fattori di crescita responsabili di - Può avvenire guarigione del danno tissutale con sosti-
stimolare la proliferazione delle cellule endoteliali e dei fi- tuzione con tessuto connettivo quando ad essere danneg-
broblasti, nonché la sintesi di collagene. Questi prodotti giati sono quei tessuti che non sono in grado di rigenerarsi
guidano il processo di riparazione. I macrofagi attivati in o qualora vi sia un essudato ricco di fibrina.
maniera classica rispondono ai prodotti microbici e alle ci- - Si può avere cronicizzazione della risposta nel caso in
tochine sintetizzate dai linfociti T (come l'IFN-γ) ed esibi- cui vi è la persistenza dell'agente lesivo.
scono maggiore attività microbicida. I macrofagi attivati in
maniera alternativa rispondono a citochine quali IL-4 e IL- Morfologia dell'infiammazione acuta
13, prodotte dalle cellule TH2, e sono coinvolti principal- L'infiammazione sierosa è caratterizzata dalla fuoriusci-
mente nella riparazione dei tessuti e nella fibrosi. ta di un liquido a scarso contenuto proteico che può deri-
Stimoli differenti possono attivare i leucociti inducen- vare dal plasma o dalle secrezioni delle cellule mesoteliali
doli a secernere mediatori dell'infiammazione o inibitori che rivestono la cavità peritoneale, pleurica e pericardica.
dell'infiammazione. L'accumulo di liquidi in queste cavità è definita versamen-
to.
Nel contesto di una normale risposta di difesa contro L'infiammazione fibrosa è caratterizzata da una mag-
un'infezione microbica, i tessuti adiacenti allo stimolo lesi- giore permeabilità vascolare, con un essudato ricco di mo-
vo possono subire danno collaterale. In presenza di infe- lecole di grandi dimensioni, come il fibrinogeno che
zioni per le quali il trattamento si rileva ostico, come la deposita fibrina nello spazio extracellulare. Un essudato fi-
tubercolosi e alcune patologie virali, una risposta prolun- brinoso è tipico dell'infiammazione dei rivestimenti delle
gata da parte dell'ospite contribuisce all'evoluzione patolo- cavità corporee, come le meningi, il pericardio e la pleura.
gica più del microbo stesso. In alcune malattie Nel tempo, se non avviene la fibrinolisi, si può avere la ci-
autoimmuni la risposta infiammatoria è rivolta direttamen- catrizzazione dell'essudato fibrinoso.
te contro i tessuti dell'ospite. Infine, nelle reazioni allergi- L'infiammazione purulenta è caratterizzata da grandi
che, l'ospite reagisce in maniera eccessiva contro sostanze quantità di pus, costituito da neutrofili, necrosi colliquati-
normalmente innocue. va e liquido edematoso. I batteri che inducono questo tipo
In tutte queste situazioni i leucociti causano danni di suppurazione localizzata sono definiti piogeni (ad es. gli
all'organismo in quanto, una volta attivati, non sono in stafilococchi). Gli ascessi sono raccolte localizzate di tes-
suto infiammatorio purulento secondarie alla dissemina-

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zione profonda di batteri piogeni all'interno di un tessuto. I metaboliti dell'acido arachidonico sono detti eicosa-
La regione centrale degli ascessi si presenta come una noidi e comprendono le prostaglandine, i trombossani, i
massa necrotica di leucociti e cellule del tessuto, circonda- leucotrieni e le lipossine. L'acido arachidonico è un acido
ta da una regione periferica ricca di neutrofili vitali e una grasso polinsaturo a 20 atomi di carbonio normalmente
vasodilatazione con proliferazione di cellule parenchimali esterificato nei fosfolipidi di membrana. Stimoli meccani-
e fibroblasti. ci, chimici e fisici, o mediatori di altra natura (C5a) posso-
Le ulcere sono lesioni locali della superficie di un tessu- no determinare il rilascio dell'acido arachidonico dalla
to prodotte dal distacco di tessuto necrotico infiammato, membrana attraverso l'attivazione della fosfolipasi A2. Gli
determinanti una soluzione di continuo che non tende alla eicosanoidi vengono sintetizzati a partire dall'acido arachi-
guarigione. Le ulcerazioni si verificano solo quando la ne- donico dall'enzima ciclossigenasi (prostaglandine e trom-
crosi e l'infiammazione sono localizzate sulla superficie bossani) e dalle lipossigenasi (leucotrieni e lipossine). Gli
del tessuto e riguardano soprattutto la mucosa orale, ga- eicosanoidi si legano a recettori accoppiati a proteine G su
strica, intestinale e del tratto genitourinario. molti tipi cellulari e possono mediare qualsiasi fase
dell'infiammazione.
Mediatori dell'infiammazione Le prostaglandine sono sintetizzate da mastociti, macro-
I mediatori di derivazione cellulare, normalmente se- fagi e cellule endoteliali e la loro produzione richiede
questrati nei granuli intracellulari, possono essere secreti l'intervento delle due ciclossigenasi COX-1 (costitutiva) e
per esocitosi dei granuli (istamina) o essere sintetizzati de COX-2 (inducibile). Tra le prostaglandine si trova anche il
novo (prostaglandine e citochine) in risposta a uno stimo- trombossano, che è prodotto nelle piastrine dalle trombos-
lo. I principali tipi cellulari responsabili della produzione sano sintetasi. Il trombossano è un agente di aggregazione
dei mediatori dell'infiammazione sono piastrine, neutrofili, piastrinica e un vasocostrittore. L'endotelio produce invece
monociti, macrofagi, mastociti e cellule mesenchimali (en- prostaciclina, che è un vasodilatatore e un potente inibitore
dotelio, muscolo liscio, fibroblasti). dell'aggregazione piastrinica. Inoltre potenzia l'aumento
della permeabilità vascolare e gli effetti chemiotattici. Le
I mediatori di derivazione plasmatica, come le proteine
prostaglandine sono coinvolte anche nella patogenesi del
del complemento e le chinine, sono prodotti principalmen-
dolore e della febbre durante l'infiammazione.
te a livello epatico e viaggiano in circolo sotto forma di
precursori inattivi. I leucotrieni sono prodotti nei leucociti dalle lipossige-
nasi e sono dotati di valore chemiotattico per queste stesse
I mediatori attivi sono prodotti in risposta a vari stimoli,
cellule nonché di effetti vascolari. I leucotrieni sono molto
quali prodotti microbici, sostanze rilasciate dalle cellule
più potenti dell'istamina nell'aumentare la permeabilità va-
necrotiche e le proteine dei sistemi del complemento, delle
scolare.
chinine e della coagulazione, a loro volta attivati da micro-
bi e tessuti danneggiati. Inoltre, un mediatore può stimola- Anche le lipossine sono prodotte dalle lipossigenasi,
re il rilascio di altri mediatori. La citochina TNF agisce tuttavia esse agiscono come inibitori dell'infiammazione,
sulle cellule endoteliali per stimolare la produzione di IL-1 inibendo la chemiotassi dei neutrofili e l'adesione all'endo-
e numerose chemochine. telio.
La maggior parte dei mediatori si degradano rapida-
mente (metaboliti dell'acido arachidonico), vengono inatti- Il fattore di attivazione piastrinico (PAF) è un mediatore
vati enzimaticamente (la chininasi inattiva la di derivazione fosfolipidica che promuove l'aggregazione
bradichinina), sono eliminati in altro modo (gli antiossi- piastrinica. Le piastrine, i basofili, i mastociti, i neutrofili,
danti eliminano i ROS) o vengono inibiti (le proteine rego- i macrofagi e le cellule endoteliali sono in grado di produr-
latrici del complemento inibiscono i frammenti del lo. Esso causa anche vasocostrizione e aumenta la permea-
complemento attivi). bilità delle venule. Il PAF causa una maggiore adesione
dei leucociti all'endotelio facilitando il legame mediato
dalle integrine, e un incremento della chemiotassi, della
Le amine vasoattive comprendono l'istamina e la sero-
degranulazione e della cascata ossidativa.
tonina. Esse sono i primi mediatori ad essere rilasciati du-
rante l'infiammazione. L'istamina contenuta dei granuli dei
mastociti viene rilasciata per degranulazione in risposta a I ROS possono essere rilasciati nell'ambiente extracel-
lesioni fisiche, legame degli anticorpi ai mastociti, anafilo- lulare dei leucociti in seguito all'esposizione a microbi,
tossine (C3a e C5a), proteine di derivazione leucocitaria, chemochine e immunocomplessi oppure in seguito a uno
neuropeptidi (sostanza P) e citochine (IL-1, IL-8). L'ista- stimolo di fagocitosi. Il rilascio extracellulare a bassi livel-
mina causa la dilatazione delle arteriole e determina un au- li può provocare l'aumento dell'espressione delle chemo-
mento della permeabilità delle venule. chine, citochine e molecole di adesione. Essi inoltre
La serotonina è un mediatore presente nelle piastrine e possono danneggiare le cellule endoteliali provocando un
in alcune cellule neuroendocrine. Il rilascio di serotonina è incremento della permeabilità vascolare e possono inatti-
stimolato dall'aggregazione piastrinica che si realizza dopo vare gli inibitori delle proteasi.
il contatto con sostanze come il collagene, la trombina, Per contrastare il potenziale danno cellulare da parte dei
l'ADP e i complessi antigene-anticorpo. La reazione di ri- ROS, esistono i sistemi antiossidanti, come la superossido
lascio delle piastrine dà quindi luogo anche a un aumento dismutasi, la catalasi e la glutatione perossidasi, ma anche
della permeabilità vascolare. molecole non enzimatiche e altre sostanze.

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L'ossido d'azoto (NO) è prodotto dalle cellule endotelia- controllano la migrazione cellulare attraverso vari tessuti.
li e dai macrofagi ed è un potente vasodilatatore. Esso agi- Alcune chemochine sono prodotte transitoriamente in ri-
sce per via paracrina sulle cellule bersaglio mediante sposta a stimoli infiammatori e promuovono il reclutamen-
l'induzione di GMP, il quale a sua volta provoca il rilassa- to dei leucociti nelle sedi di infiammazione. Altre sono
mento della muscolatura liscia dei vasi. Poiché l'emivita di prodotte costitutivamente a livello tissutale e dirigono il
NO è di pochi secondi, questa sostanza agisce solo sulle coordinamento dei differenti tipi cellulari nelle diverse re-
cellule che si trovano nelle strette vicinanze. gioni dei tessuti.
NO è sintetizzato a partire dalla L-arginina dall'enzima IL-6 è prodotta dai macrofagi ed è implicata nelle rea-
ossido di azoto sintetasi (NOS). Il NO funge sia un ruolo zioni locali e sistemiche.
proinfiammatorio, aumentando la vasodilatazione, sia un IL-17 è prodotta principalmente dai linfociti T ed è re-
ruolo antinfiammatorio, inibendo le cellule della risposta sponsabile di promuovere il reclutamento dei neutrofili.
infiammatoria. NO riduce l'aggregazione e l'adesione pia-
strinica e inibisce i diversi aspetti dell'infiammazione in- I neutrofili e i monociti contengono granuli lisosomiali
dotta dai mastociti nonché il reclutamento dei leucociti. che possono contribuire alla risposta infiammatoria. I neu-
trofili hanno granuli specifici (o secondari), che contengo-
Le citochine sono proteine prodotte da linfociti e ma- no lisozima, collagenasi, gelatinasi, lattoferrina, attivatore
crofagi attivati, ma anche da cellule endoteliali, epiteliali e del plasminogeno, istaminasi e fosfatasi alcalina. I granuli
tessuto connettivo. Il TNF e l'IL-1 sono le principali cito- azzurrofili (o principali) contengono mieloperossidasi, li-
chine coinvolte nell'infiammazione. Vengono prodotte sozima, defensine, idrolasi acide e diverse proteasi neutre.
principalmente da macrofagi attivati in risposta ad endo- Entrambi i tipi di granuli possono fondersi con i vacuoli di
tossine, immunocomplessi, lesioni fisiche e vari stimoli in- fagocitosi oppure liberare il loro contenuto nello spazio
fiammatori. Nell'endotelio questi due fattori sono extracellulare. Le proteasi acide degradano i batteri e i de-
responsabili dell'attivazione endoteliale, vale a dire indu- triti all'interno dei fagolisosomi, in cui vi è un pH acido.
cono l'espressione di molecole di adesione e la sintesi di Le proteasi neutre hanno la capacità di degradare varie
mediatori chimici, oltre a produrre effetti proinfiammatori componenti extracellulari, dando luogo alla distruzione
sui leucociti e sui fibroblasti, e effetti sistemici come la tissutale che accompagna i processi infiammatori. Esse
febbre. possono scindere le proteine del complemento C3 e C5 de-
La produzione di IL-1 è controllata da un complesso terminando il rilascio di anafilotossine. Queste proteasi
multiproteico chiamato inflammasoma che risponde agli sono regolate da un sistema di inibitori delle proteasi, che
stimoli provenienti da microbi e cellule morte. Questo comprende l'α1-antitripsina, il principale inibitore dell'ela-
complesso attiva proteasi della famiglia delle caspasi, che stasi dei neutrofili, o l'α2-macroglobulina.
clivano il precursore inattivo dell'IL-1 attivandolo. L'IL-1 Anche i monociti e i macrofagi contengono idrolasi aci-
e il TNF inducono le risposte sistemiche di fase acuta as- de, collagenasi, elastasi, fosfolipasi e l'attivatore del pla-
sociate a infezioni o lesioni. Il TNF partecipa inoltre alla sminogeno.
regolazione dell'equilibrio energetico, promuovendo la
mobilizzazione di lipidi e proteine e riducendo l'appetito. I neuropeptidi sono secreti dalle terminazioni nervose
Le chemochine sono una famiglia di piccole proteine sensitive e da vari leucociti e possono dare l'avvio e deter-
che agiscono come fattori chemotattici specifici per i leu- minare la propagazione della risposta infiammatoria. La
cociti. Esse sono divise in quattro gruppi in relazione alla sostanza P ha le funzioni di trasmissione dei segnali dolo-
disposizione dei residui conservati di cisteina: rosi, di regolazione della pressione sanguigna, di stimola-
Le chemochine CXC (α chemochine) agiscono sui neu- zione della secrezione endocrina e di aumento della
trofili. L'IL-8 è tipica di questo gruppo: viene secreta da permeabilità vascolare.
macrofagi attivati e cellule endoteliali e causa l'attivazione
e la chemiotassi dei neutrofili. Il sistema del complemento consiste di oltre 20 protei-
Le chemochine CC (β chemochine) che includono la ne, tra cui le proteine da C1 a C9. Questo sistema è coin-
proteina chemiotattica per i monociti (MCP-1) ed altre ge- volto sia nell'immunità innata, sia in quella acquisita nella
neralmente attraggono i leucociti, tranne i neutrofili. difesa dell'ospite contro i microbi patogeni. Nel processo
Le chemochine C (γ chemochine) sono specifiche per i di attivazione vengono generati diversi prodotti di clivag-
linfociti. gio delle proteine del complemento, responsabili di causa-
Le chemochine CX3C comprendono la fractalchina, che re un aumento della permeabilità vascolare, chemiotassi e
esiste in forma legata alla membrana e in forma solubile. opsonizzazione. La fase critica nel processo di attivazione
La forma legata alla membrana può essere indotta nelle del complemento consiste nella proteolisi del componente
cellule endoteliali dalle citochine e promuove una forte C3, che può avvenire attraverso la via classica, la via alter-
adesione di monociti e linfociti T, mentre la forma solubile nativa e la via della lectina. La via classica è scatenata dal
deriva dalla proteolisi della proteina di membrana ed ha un legame del componente C1 con gli anticorpi combinati
forte effetto chemiotattico. con l'antigene, la via alternativa può essere stimolata da
Le chemochine mediano le loro attività legandosi a re- molecole di superficie dei microbi (endotossina), comples-
cettori accoppiati a proteine G. Esse stimolano principal- si polisaccaridici e altre sostanze in assenza di anticorpi, e
mente il reclutamento dei leucociti nell'infiammazione e la via della lectina è scatenata dal legame della lectina pla-

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smatica legante il mannosio con i carboidrati presenti sui teina plasmatica che si lega al coagulo di fibrina in accre-
microbi. Le tre vie portano alla formazione della C3 con- scimento, per generare la plasmina, una proteasi che lisa i
vertasi, che scinde C3 in C3a e C3b. C3a viene rilasciato coaguli di fibrina, generando prodotti in grado di indurre
mentre C3b si lega covalentemente alla cellula o alla mo- la permeabilità vascolare, e cliva C3.
lecola che ha stimolato l'attivazione del complemento. Ul-
teriori molecole di C3b si legano ai frammenti generati in Infiammazione cronica
precedenza per formare la C5 convertasi, che scinde C5 li- L'infiammazione cronica è un'infiammazione protratta
berando C5a e lasciando C5b fissato sulla superficie cellu- in cui coesistono infiammazione, danno tissutale e tentati-
lare. C5b si lega ai componenti tardivi (C6-C9), portando vi di riparazione. Essa si può sia succedere a un'infiamma-
alla formazione del complesso di attacco alla membrana zione acuta, sia può avere un esordio insidioso, senza
(MAC), composto da più molecole di C9, che rende le cel- manifestazioni di una reazione acuta.
lule suscettibili a lisi cellulare.
L'infiammazione cronica può conseguire a diverse cau-
C3a e C5a stimolano la liberazione di istamina da parte se. Le infezioni persistenti sostenute da microrganismi dif-
dei mastociti aumentando la permeabilità vascolare e cau- ficili da eliminare evocano spesso una risposta definita
sando vasodilatazione. Essi sono detti anafilotossine per- ipersensibilità ritardata. La reazione infiammatoria talora
ché hanno effetti simili ai mediatori dei mastociti coinvolti assume un quadro caratteristico chiamato reazione granu-
nell'anafilassi. C5a è inoltre un potente agente chemiotatti- lomatosa.
co per neutrofili, monociti, eosinofili e basofili.
L'infiammazione cronica riveste un ruolo importante
C3b agisce come opsonina promuovendo la fagocitosi nelle malattie autoimmuni, in cui la risposta contro gli an-
da parte dei neutrofili e macrofagi, che possiedono recetto- tigeni self dà luogo a una lesione cronica dei tessuti sog-
ri per i frammenti del complemento. getti a infiammazione.
L'infiammazione cronica può anche conseguire a pro-
C'è una stretta correlazione tra coagulazione e infiam- lungata esposizione ad agenti tossici.
mazione in quanto l'una favorisce l'altra e viceversa. Il si-
stema della coagulazione si suddivide in due vie
Dal punto di vista morfologico, l'infiammazione cronica
convergenti che culminano nell'attivazione della trombina
è caratterizzata da infiltrazione di cellule mononucleate
e nella formazione di fibrina. La via intrinseca è composta
(linfociti e plasmacellule), danno tissutale e tentativi di ri-
da una serie di proteine plasmatiche che possono essere at-
parazione tramite la sostituzione del tessuto danneggiato
tivate dal fattore di Hageman (XII), attivato dal contatto
con tessuto connettivo, che si realizzano con l'angiogenesi
con superfici cariche negativamente, come avviene quan-
e con lo sviluppo di fibrosi.
do la permeabilità vascolare aumenta e le proteine plasma-
tiche fuoriescono nello spazio extravascolare entrando in I macrofagi sono i principali protagonisti cellulari
contatto con il collagene, oppure quando entra in contatto dell'infiammazione cronica. Essi originano dai monociti
con le membrane basali esposte in conseguenza di un dan- circolanti. I monociti circolanti hanno un'emivita di circa
no epiteliale. Il fattore XII viene trasformato nel fattore un giorno, mentre i macrofagi tissutali di mesi o anni. Du-
XIIa che può successivamente clivare i substrati proteici e rante l'infiammazione i monociti iniziano a migrare nel
attivare vari sistemi di mediatori. L'infiammazione stimola tessuto extravascolare ed entro 48 ore possono diventare il
la produzione di diversi fattori della coagulazione, rende tipo cellulare prevalente. La fuoriuscita dei monociti dai
protrombogenica la superficie endoteliale e inibisce i mec- vasi è regolata da molecole di adesione e mediatori chimi-
canismi anticoagulatori. La trombina promuove per contro ci. Quando raggiungono il tessuto extravascolare i mono-
l'infiammazione legandosi ai recettori attivati dalla protea- citi si trasformano in cellule fagocitarie di maggiori
si, espressi da piastrine, cellule endoteliali e cellule della dimensioni, i macrofagi. Essi possono essere attivati da
muscolatura liscia. Il legame di questi recettori da parte vari stimoli, compresi i prodotti microbici che si legano ai
della trombina scatena la mobilizzazione della selectina P, TLR e ad altri recettori cellulari, le citochine (ad es. IFN-
la produzione di chemochine, l'espressione di molecole di γ) secrete dai linfociti T sensibilizzati e dalle cellule natu-
adesione endoteliale per le integrine leucocitarie, l'indu- ral killer.
zione della ciclossigenasi-2 e la produzione di prostaglan- I linfociti vengono mobilitati sia nelle reazioni immuni-
dine, PAF e NO. tarie umorali, sia in quelle cellulo-mediate. Linfociti sti-
molati dagli antigeni utilizzano varie coppie di molecole di
adesione (selectine, integrine e relativi ligandi) e chemo-
Le chinine sono peptidi vasoattivi derivati da proteine
chine per migrare nella sede dell'infiammazione. Le cito-
plasmatiche dette chininogeni per azione di proteasi speci-
chine dei macrofagi attivati, come TNF, IL-1 e le
fiche chiamate callicreine. Il fattore XIIa converte la pre-
chemochine, promuovono il reclutamento dei leucociti. I
callicreina in callicreina, che cliva il chininogeno per
macrofagi presentano gli antigeni ai linfociti T ed esprimo-
produrre bradichinina. La bradichinina aumenta la per-
no molecole di membrana (costimolatori) e citochine (IL-
meabilità vascolare e causa la contrazione della muscola-
12) che stimolano la risposta delle cellule T. I linfociti T
tura liscia, la dilatazione dei vasi sanguigni e dolore.
attivati producono citochine, in particolare l'IFN-γ, che è
Il fattore XIIa è anche in grado di attivare il sistema fi- un potente attivatore dei macrofagi.
brinolitico, che controbilancia la coagulazione degradando
Le plasmacellule originano dai linfociti B attivati e pro-
la fibrina. La callicreina scinde il plasminogeno, una pro-

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ducono anticorpi diretti contro antigeni estranei o antigeni all'antigene producono citochine come l'IL-2, che attiva al-
dell'ospite alterati. In alcune reazioni infiammatorie croni- tre cellule T, e l'IFN-γ, importante nell'attivazione dei ma-
che di particolare intensità, l'accumulo di linfociti, cellule crofagi e nella loro trasformazione in cellule epitelioidi. Il
che presentano gli antigeni e plasmacellule può assumere prototipo del granuloma di tipo immunitario è quello cau-
caratteristiche morfologiche proprie dei linfonodi (organo- sato dall'infezione da Mycobacterium tuberculosis. In que-
genesi linfoide). sta patologia il granuloma, definito tubercolo, è spesso
Gli eosinofili abbondano nelle reazioni immunitarie caratterizzato da necrosi caseosa centrale.
mediate da IgE e nelle infezioni da parassiti. L'eotassina è
una chemochina particolarmente importante per il recluta- Effetti sistemici dell'infiammazione
mento degli eosinofili. Gli eosinofili possiedono granuli Le alterazioni sistemiche associate all'infiammazione
contenenti la proteina basica maggiore, una proteina alta- acuta sono definite nel complesso reazione di fase acuta e
mente cationica tossica per i parassiti ma capace anche di sono reazioni alle citochine prodotte in risposta a prodotti
causare la lisi delle cellule epiteliali. batterici come LPS e altri stimoli infiammatori.
I mastociti esprimono sulla loro superficie il recettore La febbre è caratterizzata da un innalzamento della tem-
legante la porzione Fc delle IgE (FcεRI). Nelle reazioni di peratura corporea ed è caratteristica della reazione acuta
ipersensibilità immediata, le IgE si legano ai suddetti re- soprattutto quando l'infiammazione è associata a infezio-
cettori, facendo sì che le cellule rilascino i loro granuli ne. La febbre è generata in risposta a sostanze pirogene,
contenenti istamina e prostaglandine. Questo tipo di rispo- che stimolano la sintesi delle prostaglandine nelle cellule
sta si verifica nelle reazioni allergiche. vascolari e perivascolari dell'ipotalamo. I prodotti batterici
I neutrofili, pur essendo le cellule protagoniste come LPS (pirogeni esogeni) stimolano i leucociti a rila-
dell'infiammazione acuta, sono presenti in grandi quantità sciare citochine quali IL-1 e TNF (pirogeni endogeni) de-
anche in molte forme di infiammazione cronica, nel qual terminanti la sovraespressione degli enzimi che
caso sono indotti sia dalla persistenza dei microbi, sia dai convertono l'acido arachidonico in prostaglandine (ciclos-
mediatori prodotti da macrofagi e linfociti T attivati. sigenasi). Nell'ipotalamo le prostaglandine stimolano la
produzione del cAMP che agisce regolando la temperatura
Infiammazione granulomatosa basale a un livello più alto.
L'infiammazione granulomatosa è una forma di infiam- Le proteine della fase acuta sono proteine plasmatiche,
mazione cronica riscontrata in un numero limitato di con- sintetizzate soprattutto nel fegato, le cui concentrazioni nel
dizioni infettive e in alcune condizioni non infettive. Un plasma possono aumentare di diverse centinaia di volte nel
granuloma rappresenta un tentativo cellulare di contenere corso della risposta agli stimoli infiammatori. Fra le più
un agente lesivo difficile da eliminare. Tale azione è spes- note vi sono la proteina C reattiva, il fibrinogeno e la pro-
so associata ad attivazione dei linfociti T con conseguente teina sierica A dell'amiloide. La sintesi di questo molecole
attivazione dei macrofagi, i quali possono danneggiare i da parte degli epatociti è sovraregolata dalle citochine (IL-
tessuti normali. La tubercolosi è un esempio di malattia 6, IL-1 e TNF). La proteina C reattiva e la sierica A
granulomatosa. dell'amiloide si legano alle pareti cellulari dei microbi e
Un granuloma è un focolaio di infiammazione cronica fungono da opsonine. Durante la reazione di fase acuta, la
costituito da un aggregato di macrofagi morfologicamente sierica A dell'amiloide sostituisce l'apolipoproteina A, una
trasformati in cellule epitelioidi, circondato da leucociti componente delle proteine ad alta densità, modificando la
mononucleati, soprattutto linfociti e, occasionalmente, pla- destinazione delle HDL dalle cellule epatiche ai macrofa-
smacellule. Nelle sezioni tissutali colorate con ematossili- gi, che le utilizzano come fonte di lipidi energetici. Il fibri-
na eosina le cellule epitelioidi presentano un citoplasma nogeno si lega ai globuli rossi causando la formazione di
granulare rosa pallido con margini cellulari indistinti. I accumuli di eritrociti che sedimentano più rapidamente ri-
granulomi più vecchi possono essere circondati da una pa- spetto agli eritrociti isolati. Questo concetto è alla base
rete di fibroblasti e tessuto connettivo. Spesso le cellule della misurazione della VES, che aumenta nella risposta
epitelioidi si fondono per formare cellule giganti, le quali infiammatoria.
presentano un'ampia massa di citoplasma contenente 20 o La leucocitosi è una caratteristica comune delle reazioni
più nuclei. A seconda della disposizione dei nuclei, si di- infiammatorie, specie quelle generate da infezioni batteri-
stinguono le cellule giganti di tipo Langhans, quando i nu- che, in cui la conta leucocitaria aumenta da 15.000 a
clei sono disposti in periferia, o cellule giganti da corpo 20.000 cellule per μL. La leucocitosi compare inizialmente
estraneo, quando i nuclei sono disposti nel citoplasma. a causa di un aumentato rilascio di cellule dal pool di riser-
A seconda della patogenesi, si distinguono due tipi di va del midollo osseo indotto dalle citochine (TNF e IL-1).
granulomi. I granulomi da corpo estraneo sono causati da A questo segue la proliferazione dei precursori nel midollo
corpi estranei inerti, quali il talco o i fili di sutura. I granu- osseo causata dalla maggiore produzione di fattori stimo-
lomi di tipo immunitario sono causati da vari agenti capaci lanti le colonie.
di indurre una risposta immunitaria cellulo-mediata. Quan-
do l'agente scatenante è scarsamente degradabile o perma-
ne in forma corpuscolata, i macrofagi lo inglobano, lo
processano e ne presentano i peptidi ai linfociti T anti-
gene-specifici, attivandoli. I linfociti T che rispondono

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Riparazione e rigenerazione tissutale no due staminali figlie e divisioni che generano due cellule
Le lesioni cellulari e tissutali attivano una catena di figlie non staminali che si differenziano.
eventi che avviano i processi riparativi. Tali processi ven- Nelle prime fasi dello sviluppo embrionale, le cellule
gono distinti in rigenerazione e riparazione. La rigenera- staminali sono dette cellule staminali embrionali e sono
zione ripristina integralmente il tessuto leso o perso, pluripotenti. Le cellule staminali pluripotenti generano cel-
mentre la riparazione lo ricostruisce solo parzialmente e lule staminali multipotenti, le quali a loro volta danno ori-
spesso si associa ad alterazioni strutturali. gine alle cellule differenziate. Nell'adulto, cellule staminali
Per rigenerazione si intende la crescita di cellule e tes- con un potenziale differenziativo limitato (staminali adul-
suti per ripristinare le strutture lese. Il termine si applica te) sono presenti in molti tessuti, come la cute e il tessuto
generalmente a processi come la rigenerazione epatica, an- emopoietico.
che se si tratta di una crescita compensatoria piuttosto che Queste cellule danno origine ad altre cellule che si chia-
di una rigenerazione vera e propria. I tessuti a elevato po- mano progenitori, le quali hanno un potenziale differenzia-
tenziale proliferativo, come il midollo osseo e gli epiteli tivo ulteriormente limitato.
cutaneo e gastroenterico, si rinnovano continuamente e La proliferazione è controllata da polipeptidi detti fatto-
possono rigenerare dopo un danno, fintanto che le relative ri di crescita, che possono promuovere la sopravvivenza
cellule staminali non vengano distrutte. della cellula, il suo movimento, la contrattilità, il differen-
La riparazione è una combinazione di rigenerazione e ziamento e l'angiogenesi. Tutti i fattori di crescita interagi-
cicatrizzazione con deposizione di collagene. Le ferite cu- scono con specifici recettori che trasmettono i segnali alle
tanee superficiali guariscono per rigenerazione epiteliale, cellule bersaglio. Questi segnali attivano la trascrizione di
mentre le ferite gravi in cui la struttura della matrice extra- geni che possono essere spenti nelle cellule quiescenti,
cellulare è danneggiata, guariscono per cicatrizzazione. La come i geni che controllano l'ingresso nel ciclo cellulare e
flogosi cronica esita nella cicatrizzazione poiché attiva la la sua progressione.
produzione locale di fattori di crescita e citochine che pro- Il fattore di crescita epidermico (EGF) e il fattore di cre-
muovono la proliferazione dei fibroblasti e la sintesi di scita trasformante α (TGF α) appartengono alla famiglia
collagene. La deposizione di collagene viene definita fi- dell'EGF e riconoscono lo stesso recettore EGFR. L'EGF è
brosi. mitogenico per le cellule epiteliali, gli epatociti e i fibro-
blasti. Durante la guarigione delle ferite cutanee, i macro-
Proliferazione dei tessuti fagi, i cheratinociti e altre cellule infiammatorie
I tessuti sono classificati in base al loro potenziale proli- producono EGF che migrano nella sede di lesione. Il TGF
ferativo in proliferanti (labili), quiescenti (stabili) e non α stimola la proliferazione delle cellule epiteliali e la tra-
proliferanti (permanenti). sformazione neoplastica. Il recettore dell'EGF è in realtà
Nei tessuti proliferanti le cellule si moltiplicano per tut- una famiglia che comprende quattro recettori ad attività ti-
ta la vita per sostituire gli elementi che vengono continua- rosin-chinasica.
mente persi. Sono tessuti proliferanti gli epiteli di Il fattore di crescita epatocitario (HGF) è mitogenico
rivestimento, le mucose di rivestimento dei dotti escretori, per gli epatociti e per la maggior parte delle cellule epite-
l'epitelio colonnare gastroenterico e uterino, l'epitelio di liali. E' sintetizzato come pro-HGF, che viene attivato dal-
transizione delle vie urinarie, il midollo osseo e i tessuti le serina-proteasi rilasciate dai tessuti danneggiati. Il
emopoietici. Le cellule mature derivano da cellule stami- recettore dell'HGF, c-MET, è spesso iperespresso o mutato
nali adulte. nei tumori umani.
I tessuti quiescenti (stabili) hanno una bassa attività Il fattore di crescita derivato dalle piastrine (PDGF) si
proliferativa, ma possono essere attivate nella proliferazio- lega a due recettori membrana (PDGFR α e β) inducendo
ne in risposta a vari stimoli. In questa categoria rientrano la migrazione e la proliferazione dei fibroblasti, delle cel-
le cellule parenchimali del fegato, dei reni e del pancreas, lule muscolari lisce e dei monociti.
le cellule mesenchimali, le cellule dell'endotelio vasale, i Il fattore di crescita endoteliale vascolare (VEGF) è un
linfociti e i leucociti quiescenti. induttore dell'angiogenesi associata a infiammazione cro-
I tessuti non proliferanti (permanenti) sono formati da nica, guarigione delle ferite e tumori. Vi sono tre recettori
cellule che sono uscite dal ciclo cellulare e non sono in VEGFR ad attività tirosina chinasica. VEGFR-2 è mag-
grado di dividersi nella vita postnatale (neuroni e cellule giormente coinvolto nell'angiogenesi, mentre VEGFR-3
muscolari scheletriche e cardiache). soprattutto nella linfoangiogenesi.
I fattori di crescita dei fibroblasti FGF comprendono 20
Le cellule staminali sono caratterizzate dalla capacità di polipeptidi che trasducono il segnale attraverso quattro re-
autorinnovarsi e la capacità di generare linee cellulari dif- cettori ad attività tirosin-chinasica. Gli FGF contribuisco-
ferenziate. L'autorinnovamento si realizza con due mecca- no alla guarigione delle ferite, all'emopoiesi,
nismi: la divisione asimmetrica obbligata, in cui in ogni all'angiogenesi e ad altri processi.
ciclo mitotico si generano una staminale figlia e una cellu- Il fattore di crescita trasformante β (TGF β) esiste in tre
la figlia non staminale che si differenzia, e il differenzia- isoforme. Il TGF β1 è quello comunemente noto come
mento stocastico, in cui la popolazione staminale si TGF β. E' una proteina omodimerica prodotta da piastrine,
conserva grazie al bilanciamento tra divisioni che genera- cellule endoteliali, linfociti e macrofagi, che viene sintetiz-
zata come precursore inattivo, il quale viene attivato da

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proteolisi. Il TGF β attivo si lega a due recettori di mem- no, rimuove le componenti tissutali danneggiate e stimola
brana (tipo I e tipo II) ad attività serina/treonin-chinasica e la deposizione della matrice extracellulare nel tessuto leso,
induce la fosforilazione di specifici fattori di trascrizione inducendo anche l'angiogenesi. Se però l'infiammazione
citoplasmatici detti Smad (1, 2, 3, 5 e 8). Gli smad fosfori- cronicizza causando un eccessivo accumulo di tessuto con-
lati formano eterodimeri con Smad 4, traslocano nel nu- nettivo, detto fibrosi.
cleo e si legano ad altre proteine che legano il DNA,
attivando o inibendo la trascrizione genica. Il TGF β è ini- L'angiogenesi avviene per ramificazione ed estensione
bitore della crescita nella maggior parte delle cellule epite- dei vasi preesistenti adiacenti oppure per il reclutamento di
liali, è un potente agente fibrogenico, stimolando la progenitori endoteliali (EPC) dal midollo osseo. L'angio-
chemiotassi dei fibroblasti e la produzione di collagene, e genesi da vasi preesistenti è caratterizzata dalla vasodilata-
ha un potente effetto antinfiammatorio e proimmunitario. zione (in risposta all'NO e all'aumento di permeabilità
Tuttavia in caso di crescita tumorale, esso può favorire la indotta dal VEGF), dalla degradazione proteolitica della
progressione e la formazione di metastasi. membrana basale (ad opera delle metalloproteasi della ma-
Alcune citochine sono fattori di crescita per varie cellu- trice), dalla migrazione, proliferazione e maturazione delle
le. Il TNF e l'IL-1 contribuiscono alla guarigione delle fe- cellule endoteliali, e dal reclutamento delle cellule perien-
rite e il TNF e l'IL-6 contribuiscono all'attivazione della doteliali.
rigenerazione epatica. Il VEGF è secreto da cellule mesenchimali e stromali. Il
I recettori che trasducono il segnale della proliferazione recettore VEGFR-2 è il più importante per l'angiogenesi
cellulare sono di tipo tirosin-chinasico, recettori privi di ed è espresso nelle cellule endoteliali, ma anche da molti
attività tirosina-chinasica che reclutano altre chinasi, recet- tumori. Il VEGF induce la migrazione dei precursori mi-
tori accoppiati a proteine G e recettori degli ormoni steroi- dollari, stimolandone la proliferazione e il differenziamen-
dei. Molte vie di trasduzione recettoriale modulano la to e promuove la sopravvivenza, la proliferazione e la
trascrizione genica attraverso fattori di trascrizione che motilità delle cellule endoteliali. Anche FGF stimola la
promuovono la crescita, come c-MYC e c-JUN, e fattori di proliferazione, il differenziamento e la migrazione delle
trascrizione che inibiscono la crescita, come p53. cellule endoteliali. La trascrizione del VEGF è regolata dal
fattore HIF, indotto dall'ipossia.
Rigenerazione Le angiopoietine 1 e 2, il PDGF e il TGF β inducono il
La rigenerazione epatica è un esempio di rigenerazione reclutamento dei periciti e delle cellule muscolari lisce.
nei mammiferi. Essa non è una vera e propria rigenerazio- Nella motilità e migrazione delle cellule endoteliali
ne, ma piuttosto un'iperplasia compensatoria della porzio- sono coinvolte le molecole di adesione (integrine), le me-
ne residua dell'organo. Gli epatociti sono cellule quiescenti talloproteasi della matrice e gli attivatori del plasminoge-
e hanno bisogno di entrare nella fase G1 e raggiungere la no.
fase S della replicazione. La proliferazione epatica è indot-
ta dall'azione combinata di citochine e fattori di crescita, Guarigione delle ferite cutanee
come TGF α, HGF e IL-6. Nella guarigione delle ferite cutanee si distinguono tre
Gli epatociti quiescenti diventano competenti a prolife- fasi: l'infiammazione, la proliferazione e la maturazione.
rare dopo una fase di innesco mediata da TNF, IL-6 e si- La lesione iniziale induce l'adesione e l'aggregazione delle
stema del complemento. I segnali di innesco attivano i piastrine che formano un trombo alla superficie della ferita
sistemi di trasduzione necessari alla proliferazione. Inizial- (emostasi). L'attivazione piastrinica causa la flogosi. Nella
mente vengono indotti geni precoci che portano ad una ri- fase proliferativa si forma il tessuto di granulazione, le cel-
sposta transitoria necessaria per l'entrata in fase G1. In lule connettivali proliferano e migrano nella sede di lesio-
questa risposta si attivano: i proto-oncogeni c-FOS e c- ne e si ha la riepitelizzazione superficiale della ferita. La
JUN, i cui prodotti dimerizzano formando il fattore di tra- fase di maturazione è caratterizzata da deposizione di
scrizione AP-1; c-MYC, NF-kB e altri. ECM, rimodellamento tissutale e contrazione della ferita.
Nelle ferite in cui si ha soluzione di continuo della
Guarigione per riparazione membrana basale dell'epitelio e che interessano una limita-
Nei processi patologici gravi la guarigione avviene per ta porzione di cellule epiteliali e connettivali, la guarigione
riparazione ed è caratterizzata dalla deposizione di colla- avviene per prima intenzione. La riepitelizzazione che ri-
gene e di altre componenti della matrice che si conclude margina la ferita produce una cicatrice sottile.
con la formazione di una cicatrice. Gli aspetti caratteristici Nelle ferite in cui viene persa una notevole parte di tes-
della riparazione per cicatrice sono: suto sulla superficie cutanea, la riparazione si associa a
- infiammazione; flogosi più intensa, alla formazione di un cospicuo tessuto
- angiogenesi; di granulazione e ad abbondante deposizione di collagene,
- migrazione e proliferazione di fibroblasti; con formazione di una cicatrice voluminosa. In questo
- cicatrizzazione; caso si ha la guarigione per seconda intenzione.
- rimodellamento connettivale.
Le ferite attivano rapidamente la coagulazione che porta
alla formazione di un coagulo alla superficie. Il coagulo
La reazione flogistica scatenata dalle ferite limita il dan-

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contiene globuli rossi, fibrina, fibronectina e fattori del margini dermici ed è pertanto un aspetto importante della
complemento e costituisce un'impalcatura per la migrazio- guarigione per seconda intenzione. Nelle prime fasi della
ne delle cellule, attratte da fattori di crescita, citochine e contrazione della ferita, ai margini si forma una rete di
chemochine. Il rilascio di VEGF aumenta la permeabilità miofibroblasti, che derivano dai fibroblasti tissutali in se-
capillare inducendo l'edema, mentre la superficie esterna guito alla stimolazione con PDGF, TGF β e FGF-2 rila-
del coagulo si disidrata, formando un'escara che copre la sciati dai macrofagi.
ferita.
Nelle ferite con significativa perdita di tessuto, il coagu- La sostituzione del tessuto di granulazione con una ci-
lo è più esteso e l'essudato e i detriti necrotici sono più ab- catrice comporta una modificazione della composizione
bondanti. Entro 24 ore, i neutrofili appaiono ai margini della matrice extracellulare, ottenuta sia attraverso deposi-
dell'incisione e colonizzano la ferita. Queste cellule rila- zione di collagene e delle altre molecole connettivali, sia
sciano enzimi proteolitici che degradano i detriti ed even- attraverso l'attivazione delle metalloproteasi della matrice.
tuali batteri. La loro secrezione è stimolata da fattori di crescita (PDGF,
FGF), citochine (IL-1, TNF) e dalla fagocitosi dei macro-
Nelle prime 24-72 ore del processo riparativo, i fibro- fagi, mentre è inibita dal TGF e dagli steroidi.
blasti e le cellule endoteliali iniziano a proliferare forman-
do il tessuto di granulazione, caratterizzato da angiogenesi La guarigione può essere complicata da anomalie che
e proliferazione fibroblastica. I neovasi sono molto per- sono essenzialmente di tre tipi: cicatrizzazione insufficien-
meabili, pertanto il tessuto di granulazione risulta spesso te, cicatrizzazione iperplastica e retrazione.
edematoso. Il tessuto di granulazione è molto più abbon- La cicatrizzazione insufficiente può causare la deiescen-
dante nella guarigione per seconda intenzione. za o rottura della ferita e l'ulcerazione. L'ulcerazione si ve-
rifica se le ferite non sono ossigenate a sufficienza.
Entro 48-96 ore i neutrofili sono sostituiti dai macrofa- L'eccessiva produzione dei componenti connettivali del-
gi, che rimuovono i detriti cellulari, la fibrina e il materiale la matrice dà origine a cicatrici ipertrofiche e cheloidi.
estraneo presente nella ferita e promuovono l'angiogenesi L'accumulo di collagene in eccesso produce cicatrici rile-
e la deposizione di ECM. La migrazione e la proliferazio- vate dette cicatrici ipertrofiche, mentre il tessuto cicatrizia-
ne di fibroblasti nella ferita è guidata dalle chemochine le che supera i limiti della ferita e non regredisce è detto
TNF, PDGF, TGF β e FGF. Le fibre collagene che appaio- cheloide. Le cicatrici ipertrofiche si verificano in seguito a
no inizialmente ai margini della ferita sono orientate verti- ustioni o traumi che abbiano interessato gli strati profondi
calmente e non congiungono i bordi della ferita. In 24-48 del derma. L'ipertrofia del tessuto di granulazione porta
ore, gruppi di cellule epiteliali si spostano lungo i margini alla formazione di tessuto di granulazione in eccesso che
tagliati del derma, depositando le componenti della mem- deborda sul piano cutaneo circostante impedendo la riepi-
brana basale. Queste cellule si fondono al centro sotto telizzazione (“carne esuberante”). L'iperplasia di fibrobla-
l'escara superficiale, formando uno strato epiteliale conti- sti infine è una neoformazione che recidiva in seguito ad
nuo ma sottile. escissione chirurgica e prende il nome di desmoide o fi-
La riepitelizzazione è molto più lenta nella guarigione bromatosi aggressiva. Questo è un punto di connessione
per seconda intenzione perché l'intervallo da colmare è tra il cancro e la riparazione tissutale.
molto più esteso. La successiva proliferazione delle cellule La retrazione delle ferite è parte del normale processo
epiteliali aumenta lo spessore dello strato epidermico. I di cicatrizzazione. Portata all'eccesso però deforma la feri-
macrofagi stimolano i fibroblasti a produrre FGF-7 e IL-6 ta e i tessuti circostanti.
che aumentano la migrazione e la proliferazione dei chera-
tinociti. Altri mediatori sono l'HGF e l'HB-EGF. Fibrosi
Con la riepitelizzazione le fibrille collagene iniziano a La deposizione eccessiva di collagene ed altre compo-
disporsi a ponte sulla ferita. Inizialmente si forma una ma- nenti della matrice extracellulare prende il nome di fibrosi.
trice composta soprattutto da fibrina, fibronectina e colla- Nelle malattie croniche, gli stimoli flogistici persistenti
gene di tipo III, poi sostituito dal collagene di tipo I. Il causano un danno d'organo che porta alla fibrosi.
principale fattore fibrogenetico è il TGF β, prodotto dalle
La fase iniziale della risposta dell'ospite agli agenti eso-
cellule del tessuto di granulazione.
geni e alle lesioni tissutali genera i macrofagi attivati per
la via classica, in grado di degradare microbi e tessuti mor-
Nella seconda settimana l'infiltrato leucocitario, l'edema ti. A questa fase segue l'accumulo dei macrofagi attivati
e i neovasi scompaiono quasi del tutto. La ferita si schiari- per la via alternativa, che inibiscono l'attività microbicida
sce per accumulo di collagene e regressione dei neovasi. e stimolano il rimodellamento tissutale promuovendo
Alla fine si forma una cicatrice chiara formata da fibrobla- l'angiogenesi e la cicatrizzazione. Le citochine che attiva-
sti affusolati, collagene denso e altre componenti della ma- no i macrofagi per la via classica sono prodotte dai linfoci-
trice extracellulare. Alla fine del primo mese la cicatrice è ti TH1, in particolare IFN-γ e TNF, mentre quelli che
rivestita da epidermide intatta. attivano i macrofagi per la via alternativa sono principal-
La contrazione della ferita si verifica generalmente nel- mente IL-4 e IL-13, prodotte dai linfociti TH2, dai masto-
le ferite cutanee estese. Essa favorisce la rimarginazione citi e dagli eosinofili. I macrofagi attivati per la via
riducendo l'area complessiva della ferita e l'intervallo tra i

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alternativa producono TGF β che stimola la riparazione
tissutale. Il TGF β è un importante agente fibrogenetico ed
è sempre coinvolto nelle malattie infiammatorie croniche.
Esso è prodotto anche dalle cellule della granulazione e
stimola la migrazione e la proliferazione dei fibroblasti e
la sintesi di collagene e fibronectina, mentre inibisce le
metalloproteasi. Gli stimoli attivatori del TGF β sono la
morte cellulare e la produzione di ROS.

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Sistema immunitario colo, chiamate allarmine.
La risposta immune è volta contro:
- sostanze estranee; L'immunità innata ha lo scopo di provocare l'infiamma-
- microrganismi patogeni; zione, con il reclutamento dei fagociti e di attivare le dife-
- cellule tumorali. se antivirali, mediate dalle cellule dendritiche e dalle
Quando è volta contro le cellule self si parla di patolo- cellule NK. Nella immunità innata il complemento può es-
gia autoimmune. sere attivato attraverso la via alternativa e la via della lecti-
na.
L'immunità si suddivide in innata (o congenita) e acqui-
sita (o adattativa).
Immunità acquisita
Immunità innata L'immunità innata induce la risposta infiammatoria at-
traverso la produzione di citochine e chemochine, stimo-
L'immunità innata è costituita da:
lando l'immunità acquisita.
1. barriere fisiche (epiteli, ambiente chimico);
L'immunità acquisita può essere attiva o passiva, e a
2. neutrofili (granulociti circolanti); loro volta, l'immunità acquisita attiva e passiva possono
3. monociti/macrofagi; essere artificiali o naturali.
4. cellule natural killer;
5. le cellule dendritiche, che producono interferoni L'immunità acquisita è caratterizzata da:
di tipo I e citochine antivirali; - linfociti T CD8+, che sono cellule citotossiche
6. molecole effettrici. - linfociti T CD4+ (helper), suddivisi in TH1 e TH2. Le
cellule TH1 provvedono principalmente all'attivazione dei
Le molecole effettrici sono: macrofagi, mentre quelle TH2 sono coinvolte nell'attiva-
1. il sistema del complemento, coinvolto nella lisi zione delle cellule B, le quali si differenziano in plasma-
dei microrganismi; cellule e producono anticorpi.
2. la lectina legante il mannosio;
3. la proteina C reattiva, coinvolta negli eventi in- L'immunità acquisita è caratterizzata da discriminazione
fiammatori; non assoluta tra self e non-self (responsabile della patolo-
4. le chemochine, IFN-α e IL-1 coinvolti nell'infiam- gia autoimmune), non è preesistente allo stimolo, è alta-
mazione; mente specifica, la sua induzione è lenta ed è caratterizzata
5. IFN-α e IFN-β coinvolti nella resistenza alle infe- dai fenomeni di memoria e autoregolazione.
zioni virali;
6. IFN-γ coinvolto nell'attivazione dei macrofagi; Il riconoscimento dei patogeni avviene attraverso un
7. IL-12 coinvolto nell'attivazione delle cellule NK; numero infinito di recettori specifici che riconoscono in
8. IL-15 coinvolto nella proliferazione delle cellule modo specifico ogni tipo di microrganismo, e possono es-
NK; sere recettori di membrana e anticorpi circolanti.
9. IL-10, TGF-β coinvolti nel controllo dell'infiam-
mazione. L'immunità adattativa si suddivide in:
- immunità cellulo-mediata, caratterizzata dai linfociti e
L'immunità innata è caratterizzata da discriminazione trasferibile con le cellule;
assoluta tra self e non self, è preesistente, ha bassa specifi- - immunità umorale, caratterizzata dagli anticorpi e tra-
cità e la sua induzione è rapida. sferibile con il siero.
Il riconoscimento dei patogeni avviene attraverso recet-
tori PAMP che riconoscono strutture conservate dei pato- I linfociti T helper incontrano l'antigene presentato sulla
geni: membrana di cellule che presentano l'antigene (APC) e
- Recettori di membrana (PRR). I più noti di questa vengono attivati, producendo citochine. Le citochine sti-
classe sono i Toll-like Receptors (TLR), che riconoscono molano l'attivazione e la proliferazione dei macrofagi,
componenti batteriche e virali differenti. Essi sono espres- l'infiammazione e l'attivazione delle cellule B.
si sia sulla membrana citoplasmatica che sugli endosomi, Le cellule B, entrando a contatto con l'antigene libero,
per cui possono riconoscere sia i patogeni extracellulari si differenziano in plasmacellule e producono anticorpi
che intracellulari. In seguito alla stimolazione di questi re- specifici contro l'antigene.
cettori, viene prodotto il fattore NF-KB, che stimola la I linfociti CD8+ (CTL) incontrando la cellula tumorale
produzione di citochine, le quali a loro volta stimolano o infetta da un patogeno intracellulare esposto sulla mem-
l'attività microbicida dei fagociti. Altri recettori si legano brana, ne inducono l'apoptosi mediante la secrezione di
ai microbi promuovendone la fagocitosi, come i recettori perforine e granzimi.
del mannosio e i recettori delle opsonine;
- Molecole circolanti (PRM). La risposta adattativa si suddivide in tre fasi:
Vengono anche riconosciute molecole associate al peri- riconoscimento dell'antigene;

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attivazione dei linfociti; e monociti nella risposta a infezioni batteriche e fungine;
fase effettrice, che culmina nell'eliminazione dell'anti- i linfociti TH3 producono TGF β e sono maggiormente
gene. coinvolti nella tolleranza orale.

Citochine del sistema immunitario I linfociti T CD8+ o citotossici causano la citotossicità


Le risposte immunitarie sono attivate mediante intera- di cellule che esprimono peptidi antigenici in associazione
zioni tra linfociti, monociti, cellule infiammatorie e cellule alle molecole MHC di I classe, per cui sono particolar-
endoteliali, alcune delle quali sono interazioni dirette, mente efficaci nei confronti di infezioni da microrganismi
mentre altre sono mediate dalle citochine. intracellulari, quali virus. La morte della cellula bersaglio
Le citochine dell'immunità naturale comprendono TNF, avviene in genere per apoptosi, causata dalla secrezione di
IL-1, IL-12, IFN di tipo I, IFN-γ e chemochine. Esse sono perforina e granzimi da parte dei CTL.
prodotte soprattutto da macrofagi, cellule dendritiche e
cellule NK in risposta alle infezioni ed altri stimoli; sono i TCR
mediatori dell'infiammazione e delle difese antivirali. I linfociti T presentano sulla membrana un recettore per
Le citochine dell'immunità acquisita sono IL-2, IL-4, l'antigene denominato TCR (T Cell Receptor) Il 95% dei
IL-5, IL-17 e IFN-γ. Sono prodotte principalmente dai lin- linfociti T circolanti presenta un recettore costituito da una
fociti T CD4+ in risposta alla stimolazione antigenica. Sti- catena α e una catena β (TCR α β), mentre il restante 5%
molano la proliferazione e la maturazione linfocitaria e presenta un recettore costituito da una catena γ e una cate-
attivano le cellule effettrici. na δ (TCR γ δ). Le due catene sono unite da ponti disolfu-
I fattori stimolanti le colonie sono citochine che stimo- ro e sono associate a CD3, componendo così il complesso
lano l'emopoiesi e inducono un aumento dei leucociti. del TCR. Le molecole CD3 consentono l'espressione del
TCR sulla membrana cellulare e mediano il processo di
Linfociti T trasduzione del segnale.
I linfociti T costituiscono il 75% dei linfociti circolanti Le catene del TCR presentano una struttura simile a
e si suddividono in due sottopopolazioni: quella delle Ig, in quanto composte da regioni variabili (V)
e da regioni costanti (C). La regione variabile è codificata
linfociti T helper (TH), caratterizzati dalla presenza del-
dai segmenti genici V e J nelle catene α e γ (come le cate-
la molecola CD4 sulla membrana cellulare;
ne brevi delle Ig) e dai segmenti genici V, D e J nelle cate-
linfociti T citotossici (CTL), caratterizzati dalla presen- ne β e δ (come le catene lunghe delle Ig). Questi segmenti
za della molecola CD8 sulla membrana cellulare. genici vanno incontro a riarrangiamento genico, responsa-
Le molecole CD8 legano la porzione costante delle mo- bile della variabilità di specificità per gli antigeni.
lecole MHC di I classe, espresse da tutte le cellule nuclea- Il TCRαβ riconosce l'antigene solo se associato alle mo-
te dell'organismo, mentre le molecole CD4 legano la lecole MHC, in particolare MHC di II classe se presente
porzione costante delle molecole MHC di II classe presen- CD4 e di I classe se presente CD8.
ti solo sulla membrana delle APC (Antigen Presenting
I linfociti con TCRγδ sono generalmente doppio negati-
Cells). I linfociti CD4+ cooperano con i linfociti B ed altre
vi (CD4- CD8-) e vengono attivati da antigeni di natura
cellule mediante la produzione di citochine e chemochine
non-peptidica aventi gruppi fosfato critici non necessaria-
(linfochine) e sono direttamente coinvolti nella reazione di
mente presentati da MHC. Essi sono coinvolti nella difesa
ipersensibilità ritardata. I linfociti CD8+ svolgono funzio-
da patogeni intracellulari e tumori.
ni citotossiche attraverso contatto diretto con la cellula
bersaglio.
I linfociti T originano dalle cellule staminali presenti
nel midollo osseo da un precursore chiamato cellula stami-
I linfociti CD4+ o linfociti helper, sono così denominati
nale ematopoietica.
perché, attraverso la produzione di linfochine stimolano le
cellule del sistema immune a proliferare e differenziarsi. I I linfociti pre-T non esprimono sulla membrana né il
linfociti CD4+ sono attivati in seguito al riconoscimento TCR, né molecole accessorie. Essi migrano nella corticale
dell'antigene processato e presentato in associazione alle del timo, dove prendono il nome di timociti e dove inizia-
molecole MHC di II classe sulla membrana delle APC. no il processo maturativo. Questi linfociti doppio negativi
(DN CD4- CD8-) stimolano l'espressione di CD25 (una
In base al tipo di linfochine secrete, si distinguono varie
catena del recettore per IL-2, che ne consente la prolifera-
popolazioni di linfociti TH:
zione) e dei geni RAG-1 e RAG-2, coinvolti nel riarran-
linfociti TH1 producono IFN-γ e IL-2 e favoriscono le giamento casuale dei segmenti genici. Le catene che per
risposte immunitarie che coinvolgono i macrofagi. Essi prime vengono riarrangiate sono le β, le γ e le δ, quindi al-
pertanto sono responsabili delle reazioni di ipersensibilità cuni timociti esprimeranno un recettore γδ completo, altri
ritardata; un recettore β-pre-α. I timociti diventano cellule DP (dop-
linfociti TH2 producono IL-4, IL-5, IL-10 e IL-13 che pio positive CD4+ CD8+) e riducono l'espressione di
favoriscono le risposte immunitarie che coinvolgono i ma- CD25. Durante la transizione da DN a DP si verifica il
stociti e gli eosinofili, pertanto promuovono le reazioni di riarrangiamento dei segmenti genici Vα e Jα, con l'esposi-
ipersensibilità immediata; zione sulla membrana dei recettori TCRαβ completi.
i linfociti TH17 producono IL-17, che recluta neutrofili

42
Le cellule DP migrano nella midollare del timo, dove Lck fosforila gli ITAM su CD3, reclutando Zap-70, la
matureranno secondo la linea CD8+ o CD4+. Il legame tra quale fosforila la fosfolipasi C (PLC γ) e RAC. PLC γ fo-
il complesso TCR/CD3 espresso dai timociti e vari tipi di sforila RAS, che fosforila ERK, che fosforila fos. RAC fo-
molecole MHC espresse sulla membrana delle cellula stro- sforila JNK, P13K e P38. P13K fosforila Akt, mentre JNK
mali timiche seleziona la sottoclasse dei linfociti T, mentre fosforila jun. L'attivazione di jun e fos è anche coinvolta
il grado di affinità tra il TCR e le molecole MHC determi- nell'attivazione dei linfociti B ed è il fine ultimo della tra-
na la selezione positiva o negativa dei timociti. Se il TCR sduzione del segnale.
non ha affinità per nessun complesso MHC essi vanno in-
contro a morte per apoptosi (selezione negativa), mentre Anticorpi
sopravvivono quelle cellule che si legano al complesso Gli anticorpi sono molecole glicoproteiche polifunzio-
MHC (selezione positiva). nali. Essi sono sia presenti sulle membrane dei linfociti B
Il meccanismo di selezione negativa presiede alla tolle- a costituire i BCR (B Cell Receptors), sia presenti nel sie-
ranza per gli antigeni self. Tutti i linfociti T che esprimono ro, secreti dalle plasmacellule. Gli anticorpi hanno la fun-
un TCR che si lega con elevata affinità ai complessi zione di riconoscere e neutralizzare gli antigeni, di
MHC/peptide self sono inattivati (anergia clonale) o elimi- opsonizzare i batteri e gli organismi estranei, di attivare il
nati (delezione clonale) attraverso un meccanismo di complemento e infine hanno funzione citotossica Ag-
apoptosi. dipendente e IgE-mastociti-mediata.
Nel corso dei processi di selezione, i linfociti T cessano Gli anticorpi sono costituiti per l'80-95% da una frazio-
di esprimere sulla membrana la molecola CD8 o la mole- ne polipeptidica e per la restante percentuale da una por-
cola CD4, e di conseguenza diventano cellule SP (singolo zione glucidica. Essi sono formati da due catene leggere
positive). (L) e due catene pesanti (H) unite tra loro da ponti disolfu-
ro. Il mercaptoetanolo è in grado di rompere i ponti disol-
I linfociti in grado di riconoscere un'infinità di antigeni furo separando le catene leggere da quelle pesanti e le due
si sviluppano nell'organismo prima dell'esposizione agli catene pesanti tra loro. Le catene sono costituite da ele-
antigeni. Quando un antigene penetra nell'organismo, sele- menti costanti (C) ed elementi variabili (V). Gli elementi
ziona le cellule con la specificità adatta, attivandole e pro- variabili costituiscono la porzione N-terminale dell'anti-
vocandone la proliferazione. In questo modo si forma un corpo e sono il sito di legame all'antigene. La variabilità
clone di cellule che presenta specificità di riconoscimento nella loro sequenza amminoacidica presiede al riconosci-
nei riguardi di quell'antigene (selezione clonale). Oltre al mento di una vastissima quantità di antigeni diversi. Le re-
riconoscimento dell'antigene, sono necessari anche altri gioni C sono importanti per alcune caratteristiche
segnali, come costimolatori prodotti dalle APC (proteine funzionali specifiche di ogni classe di anticorpi, quali il
B7 riconosciute dal recettore CD28) e allarmine prodotte superamento di barriere anatomiche, la citofilia o la fissa-
dalle cellule tumorali e in risposta al rigetto dei trapianti. zione del complemento.
Una volta attivati, i linfociti T CD4+ iniziano ad espri- Digerendo l'anticorpo con la papaina si ottengono due
mere sia IL-2, sia i recettori per IL-2, un fattore di crescita frammenti Fab (antigen binding fragment) costituiti dalle
che ne stimola la proliferazione. I linfociti T helper sono porzioni N-terminali delle catene pesanti e dalle catene
inoltre attivati dal ligando di CD40 (CD40L) e dalle cito- leggere, e un frammento Fc (crystal fragment) costituito
chine. Quando sono attivati, iniziano a produrre CD40L dalle porzioni C-terminali delle catene pesanti. Digerendo
che incontra il recettore CD40 presente sulle membrane l'anticorpo con pepsina, la porzione Fc viene degradata
dei macrofagi e dei linfociti B, attivandoli. quasi completamente, mentre restano legate le due porzio-
ni Fab in un'unica unità che prende il nome di F(ab)2.
Ogni cellula è in grado di esprimere un solo tipo di Le catene leggere possono essere di tipo K e λ, mentre
TCR, mentre una popolazione di cellule presenta virtual- quelle pesanti possono essere di tipo γ, α, μ, δ ed ε. La dif-
mente un'infinità di TCR diversi. Questo è il motivo per ferenza tra le 5 catene pesanti determina la classe isotipica
cui se si ha una proliferazione monoclonale di una cellula dell'anticorpo. Le IgG hanno catene pesanti γ e sono sud-
con un particolare TCR si è di fronte a una neoplasia, divise in 4 sottoclassi. Le IgA hanno catene pesanti α e
mentre in caso di proliferazione policlonale si è di fronte a sono divise in due sottoclassi. Le IgM hanno catene pesan-
un quadro non patologico. ti μ. Le IgD hanno catene pesanti δ. Le IgE hanno catene
pesanti ε.
Trasduzione del segnale del TCR L'uomo presenta 109 tipi di anticorpi. L'eterogeneità de-
Ad essere coinvolte in prima linea sono due famiglie di gli anticorpi esiste su tre livelli distinti:
tirosin-chinasi citoplasmatiche: le chinasi Src, che com- l'eterogeneità isotipica è determinata dal tipo di catene
prendono Lck e Fyn, e le chinasi Syk, che comprendono H e L;
Syk e Zap-70. La trasduzione del segnale avviene tramite l'eterogeneità allotipica è determinata da polimorfismi
processi di fosforilazione e defosforilazione delle catene genetici ed è costituita da varianti dello stesso isotipo pre-
intracitoplasmatiche del complesso del CD3, che conten- senti in individui diversi;
gono residui tirosinici sui motivi di attivazione (ITAM), e l'eterogeneità idiotipica è costituita dalle varianti di un
dei co-recettori CD4 e CD8, su cui si trova la tirosina chi- allotipo che differiscono per la regione variabile delle ca-
nasi Lck. tene L e H. I vari idiotipi riconoscono nello stesso indivi-

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duo antigeni diversi. che producono anche IgD di membrana. Le cellule B ma-
ture sono caratterizzate anche dall'espressione di TLR5,
Le IgG sono la classe di anticorpi più numerosa. Essi TLR7, TLR9 e CD40.
sono in grado di attraversare la placenta (le IgG1 sono le Le cellule B mature migrano dal midollo osseo agli or-
più efficienti), di neutralizzare tossine e virus, di opsoniz- gani linfoidi periferici, dove possono essere attivate
zare batteri e di attivare il complemento (le IgG3 sono le dall'incontro con l'antigene e differenziare in plasmacellule
più efficienti, mentre le IgG4 non sono in grado di attivare o in cellule della memoria (caratterizzate dall'espressione
il complemento). di CD27). Le plasmacellule producono prima IgM solubi-
li, in seguito si verifica lo switch isotipico ad un'altra clas-
Le IgA esistono come monomeri e dimeri. I dimeri si se di immunoglobuline per cui vengono prodotte IgG, IgE
formano con una catena J sintetizzata dalle plasmacellule. o IgA.
Le IgA1 prevalgono nel siero, mentre le IgA2 prevalgono
nelle secrezioni (lacrime, saliva, secrezioni intestinali, co- BCR
lostro). Le IgA secretorie sono solo in forma dimerica. Il recettore BCR è formato da una IgM e una IgD di
Posseggono un frammento secretorio sintetizzato dalle cel- membrana unite da ponti disolfuro e da molecole corecet-
lule epiteliali che le protegge dalla proteolisi. Rivestono le toriali Ig-α e Ig-β. Quando il BCR incontra un antigene a
mucose e formano immunocomplessi con gli antigeni (es. sé complementare, avvia la trasduzione del segnale, che
allergeni alimentari) che vengono trasportati nel fegato e culminerà nell'esposizione dell'antigene sulla membrana e
catabolizzati. Non attivano il complemento attraverso la nella modificazione dell'espressione genica.
via classica e non sono buone opsonine.
Gli antigeni polisaccaridici e lipidici sono formati da se-
Le IgM esistono in forma monomerica (sulle membrane quenze ripetitive dello stesso determinante antigenico (epi-
dei linfociti B) e in forma pentamerica (forma solubile). topo), per cui possono attivare più BCR sulla stessa
Hanno molta affinità per C1q e alta capacità di attivare il cellula. Gli agenti proteici globulari non possono aggrega-
complemento attraverso la via classica. Esse hanno re più recettori e per la risposta completa dei linfociti B è
un'emivita di 5-6 giorni nel siero, circa di 3 volte inferiore necessaria la cooperazione dei linfociti T CD4+. I linfociti
rispetto alle IgG. Le IgM di membrana hanno un'unità B degradano gli antigeni proteici ed espongono i peptidi
transmembrana codificata da due esoni che sono rimossi associati al complesso MHC di tipo II. I linfociti T CD4+
per splicing alternativo dal pre-mRNA in quelle libere. esprimono l'antigene CD40L che attiva CD40 sui linfociti
B e secernono citochine.
Le IgD sono monomeriche e rare nel siero. Esse costi-
tuiscono insieme alle IgM i recettori di membrana dei lin- Le chinasi associate alla membrana fosforilano il domi-
fociti B. nio ITAM di Ig-α e Ig-β (come le molecole del complesso
CD3 di TCR). Syk viene reclutato sugli ITAM fosforilati e
Le IgE sono i cosiddetti anticorpi “reaginici”, che si le- attiva SLP-65 fosforilandolo. SLP-65 attiva la PLC γ2 le-
gano ai mastociti e ne mediano la degranulazione. Essi gata a PIP3. SOS attiva Ras scambiando GDP/GTP che at-
proteggono dai parassiti (elminti e protozoi). tiva Raf, che fosforila MEK-1, che fosforila ERK-1,2, che
fosforila c-Fos. SOS attiva anche VAV, che attiva Rac
scambiando GDP/GTP. Rac attiva JNK che fosforila c-
Linfociti B
Jun.
I linfociti B rappresentano il 5-15% dei linfociti circo-
lanti e sono deputati alla risposta immunitaria umorale at-
traverso la produzione di anticorpi previa differenziazione Geni delle immunoglobuline
in plasmacellule. I linfociti B, oltre ad esprimere il BCR, I geni delle catene leggere e delle catene pesanti delle
esprimono anche molecole MHC di II classe, che consen- immunoglobuline sono situati in tre locus. I geni per le
tono loro di presentare gli antigeni ai linfociti T CD4+. I due catene leggere sono situati su locus diversi, mentre i
linfociti B maturi esprimono anche i recettori per C3b e geni per le cinque catene pesanti sono situati sullo stesso
C3d. locus.
Il locus delle catene leggere K è situato sul cromosoma
Dalle cellule staminali ematopoietiche si generano le 2 (6 nel topo). È costituito da circa 45 segmenti variabili
cellule linfoidi, che sono i precursori comuni ai linfociti T (40 V e 5 J) e da uno costante.
e B. Le cellule linfoidi maturano in cellule pro-B (caratte- Il locus delle catene leggere λ è situato sul cromosoma
rizzate dall'espressione di CD19 e CD10) nel midollo os- 22 (16 nel topo). È costituito da circa 30 segmenti variabili
seo, le quali maturano in cellule pre-B (caratterizzate (30 V e 1 J) e 4 costanti.
dall'espressione di CD79A e CD79B). Le cellule pre-B ini- Il locus delle catene pesanti è situato sul cromosoma 14
ziano ad esprimere le catene pesanti delle Ig, trasforman- (12 nel topo). È costituito da circa 70 segmenti variabili
dosi in cellule B immature. Le cellule B immature iniziano (40 V, 25 D e 6 J) e da almeno 7 geni costanti, più alcune
a produrre le IgM di membrana, ma il BCR viene comple- regioni pseudogeniche.
tato solo quando si ha la formazione di cellule B mature, Dalla ricombinazione somatica dei segmenti VH, DH e

44
JH si ottiene l'esone codificante per il dominio variabile Per impedire che un anticorpo presenti due catene pe-
delle Ig. Il locus delle Ig differisce nelle cellule linfocitarie
santi μ con differente specificità antigenica, il riarrangia-
rispetto alle altre cellule non linfocitarie. mento funzionale di uno dei due alleli cromosomici blocca
Nel locus delle catene leggere K e λ avviene una sola ri- il riarrangiamento nell'altro cromosoma, fenomeno noto
combinazione (V-J), mentre nel locus delle catene pesanti come esclusione allelica delle catene pesanti delle Ig. Una
avvengono due ricombinazioni (D-J e V-DJ), che portano volta avvenuto il riarrangiamento produttivo dei segmenti
alla produzione della moltitudine delle regioni variabili e genici della catena pesante, la cellula passa allo stadio pre-
al riconoscimento di antigeni diversi. B in cui sono identificabili catene pesanti μ a livello cito-
plasmatico, e viene dato un segnale
per l'inizio del riarrangiamento dei
segmenti genici per la catena leggera,
che segna il passaggio da cellule pre-B
a cellule B immature.
Il riarrangiamento produttivo dei
geni della catena leggera K avviene
per primo e blocca ogni ulteriore riar-
rangiamento. I geni della catena legge-
ra λ vengono riarrangiati solo in
seguito a riarrangiamento non produt-
tivo dei geni della catena leggera K in
entrambi i cromosomi parentali. Il
riarrangiamento dei geni della catena
leggera prevede infatti sia il fenomeno
La ricombinazione avviene nelle sequenze RSS adia-
dell'esclusione allelica che il fenomeno dell'esclusione iso-
centi alle sequenze codificanti dei segmenti V, D e J. Le
tipica.
sequenze RSS sono formate da una regione di 7 bp (epta-
mero), da uno spacer di 12 o 23 bp e da una regione di 9
bp (nonamero). La ricombinazione segue la regola 12/23: In seguito alla traslocazione delle IgM dal citoplasma
essa è possibile solo quando i due segmenti da ricombina- alla membrana, si ha l'attivazione dei linfociti B e la loro
re sono fiancheggiati uno da una regione spacer di 12 bp e espansione clonale. Per produrre le IgD, viene inizialmen-
l'altro da uno spacer di 23 bp. te prodotto un trascritto VDJ-Cμ-Cδ, il quale, subendo
Due geni che attivano la ricombinazione codificano per splicing alternativo, può produrre catene pesanti VDJ-Cμ o
le due proteine RAG-1 e RAG-2, che si uniscono in un te- VDJ-Cδ. Per produrre le altre classi di anticorpi viene ef-
tramero formando la ricombinasi. Le ricombinasi ricono- fettuato lo switch isotipico, in cui sono coinvolte regioni di
scono le sequenze RSS, tagliano la regione codificante scambio (S) poste al 5' di ogni gene C e una serie di enzi-
dall'eptamero e formano e stabilizzano una struttura a for- mi. La preferenza di una o di altra classe dipende dalle ci-
cina. tochine.
A seconda della disposizione dei due tipi di RSS posso-
no avvenire due tipi di unione diversi: unione delezionale Ipermutazione somatica
e unione inversionale. Da questi due tipi di unione origina Nei geni V vi è una frequenza di mutazione molto più
sia un coding joint, che costituisce il segmento di DNA co- elevata rispetto a qualsiasi altro gene. Ad ogni mitosi si ha
dificante per la catena, sia un signal joint, che può essere un accumulo progressivo di mutazioni che portano ad un
un marcatore di ricombinazione somatica V(D)J. aumento dell'affinità nei confronti dell'antigene. L'enzima
Dopo che sono effettuati i tagli, l'enzima Artemis taglia AID, coinvolto anche nello switch isotipico, deamina le ci-
le forcine in maniera asimmetrica, in modo che degli enzi- tosine a uracili, che sono eliminati e sostituiti da una base
mi successivamente aggiungono nucleotidi per ripristinare qualsiasi. La selezione dei linfociti impedisce che si formi-
la simmetria e chiudere il gap, giungendo le estremità del- no anticorpi inutili o dannosi.
le due forcine aperte. Gli enzimi di riparazione aggiungo-
no nucleotidi secondo la sequenza stampo costituita dal Switch isotipico
frammento di nucleotidi sporgente dalla forcina aperta (P- Lo switch isotipico avviene nelle cellule B attivate e ri-
nucleotidi). Gli enzimi TdT (DNA nucleotidil trasferasi) chiede un evento di ricombinazione tra l'esone VDJ del
aggiungono fino a 20 nucleotidi alla sequenza iniziale sen- gene delle catene pesanti già ricombinato e una delle re-
za basarsi su una sequenza stampo (N-nucleotidi). Questo gioni C, con l'eliminazione di tutta la parte intermedia, che
è rischioso dal momento che se non si ha un'aggiunta di costituisce il loop R.
nucleotidi che sia un multiplo di tre, si possono generare Questo processo richiede le sequenze note come regioni
codoni di stop a valle o trascritti aberranti. Tuttavia di scambio presenti all'estremità 5' di ogni gene C e prece-
quest'aggiunta ulteriore di nucleotidi fornisce ancora una dute da un iniziatore della trascrizione chiamato esone I a
maggiore variabilità alle regioni che hanno subito ricombi- sua volta preceduto da una sequenza promotrice. Il tutto
nazione. prende inizio con CD40 e alcune citochine che attivano la
trascrizione dell'esone I, della regione di scambio e

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dell'esone C del loci μ e della classe interessata allo scam- Fagociti mononucleati
bio. Si forma il cosiddetto trascritto germinativo (che non I monociti e i macrofagi e i loro precursori rappresenta-
codifica per nessuna proteina) che si lega al filamento co- no i componenti di questa classe di leucociti, accomunata
dificante del DNA generando un loop R, cioè un'ansa del dalla funzione di fagocitosi. I monociti abbandonano il mi-
filamento opposto (non codificante). In quest'ansa agisce dollo osseo per fare ingresso nel circolo, mentre i macrofa-
l'enzima AID che catalizza la deaminazione delle citosine gi sono completamente differenziati e si insediano nei
trasformandole in uracile. Un secondo enzima, la uracil-N- tessuti. I macrofagi secernono enzimi idrolitici e citochine,
glicosilasi, rimuove i residui di uracile lasciando regioni in grado di promuovere la risposta infiammatoria. Essi
prive di basi azotate che vengono rimossi da un terzo enzi- svolgono anche la funzione di APC per i linfociti T. Inol-
ma, ApeI generando dei tagli nel filamento. Questi tagli si tre, presentano recettori per l'Fc delle Ig e per alcune pro-
ripercuotono anche nel filamento codificante. Le regioni di teine del complemento, aumentando notevolmente le
scambio dei due loci ora possono essere avvicinate ed uni- capacità fagocitiche in presenza di particelle rivestite da
te tramite la riparazione delle rotture della doppia elica. opsonine (Ig e frammenti del complemento) e partecipan-
L'esone V(D)J viene quindi portato in prossimità della C do alla risposta umorale.
finale e il tutto viene trascritto e tradotto formano le Ig vo-
lute. Neutrofili
Lo switch isotipico viene promosso dalle citochine. I neutrofili sono distribuiti nel midollo osseo, nel san-
Nell'uomo, l'IFN-γ prodotto dalle cellule TH1 promuove gue e nei tessuti. Il midollo osseo è il sito in cui avviene la
lo switch isotipico per le IgG1, il TGF β e l'IL-5 promuo- loro proliferazione e la maturazione. Le cellule mature mi-
vono lo switch isotipico per le IgA e l'IL-4 promuove lo grano nel sangue e, grazie all'espressione di molecole di
switch isotipico per le IgE e le IgG4. adesione, possono migrare nei tessuti. Anche i neutrofili
possiedono recettori per le Fc delle Ig e per alcune frazioni
Linfociti NK del complemento, per cui sono in grado di fagocitare più
I linfociti NK presentano grandi granuli citoplasmatici avidamente le cellule opsonizzate.
azzurrofili e rappresentano il 5-15% dei linfociti circolanti.
Tali cellule originano e maturano nel midollo osseo. I lin- Fagocitosi
fociti NK non esprimono sulla loro membrana recettori Le molecole di adesione permettono l'adesione dei fa-
TCR o BCR. Essi sono infatti caratterizzati come CD3-, gociti all'endotelio vascolare e la successiva diapedesi ver-
CD56+, CD16+. CD16 è il recettore per la porzione Fc so la sorgente di stimoli chimici (chemiocinesi). I fattori
delle Ig, il quale viene espresso sulla membrana in asso- chemiotattici più attivi sono i componenti attivati del com-
ciazione alla catena zeta del complesso del TCR e alla ca- plemento e la formil-metionina, uno dei cataboliti batterici
tena γ del recettore per le IgE. Le catene z e γ sono più importanti. La cellula internalizza il patogeno in
associate a CD16 come dimeri e rivestono un importante un'estroflessione della membrana che prende il nome di fa-
ruolo nell'esposizione di CD16 sulla membrana cellulare e gosoma. Quando questo si unisce al lisosoma si ha la for-
nella trasduzione del segnale. mazione del fagolisosoma. Questo evento è seguito
Quando il complesso recettoriale del CD16 lega una dall'attivazione di catene enzimatiche ossigeno-dipendenti
cellula opsonizzata o un immunocomplesso, all'interno dei e ossigeno-indipendenti, i cui metaboliti partecipano alla
linfociti NK si innescano gli eventi che portano all'attiva- digestione del contenuto del fagolisosoma.
zione cellulare, alla citotossicità cellulo-mediata anti-
corpo-dipendente (ADCC) e alla produzione di IFN γ e
Durante la fagocitosi vengono prodotti i metaboliti reat-
TNF α, oltre che alle chemochine (IL-8, MIP-1 α, MIP-1 β
tivi dell'ossigeno (anione superossido, perossido di idroge-
e RANTES).
no e radicale idrossilico). Questo fenomeno prende il
L'attività citotossica dei linfociti NK si esplica in ma- nome di esplosione respiratoria. L'anione superossido si
niera analoga a quella dei linfociti T CD8+, cioè l'induzio- forma in seguito all'azione del complesso enzimatico pre-
ne della morte della cellula bersaglio per apoptosi causata sente sulla membrana plasmatica NADPH-ossidasi, che
dal rilascio di perforina e granzimi. utilizza il NADPH come donatore di elettroni. L'anione
I linfociti NK esprimono recettori KIR (Killer Inhibito- superossido può essere trasformato a H₂O₂ dalla superos -
ry receptors) che riconoscono MHC di I classe. Essi pre- sido dismutasi. Il radicale idrossilico si forma per la rea-
sentano nella porzione intracitoplasmatica dei domini zione tra O₂- e H₂O₂ in presenza di ferro o altri metalli.
ITIM che trasmettono un segnale inibitorio alla cellula. In L'attivazione dell'esplosione respiratoria avviene in segui-
virtù di ciò, i linfociti NK sono in grado di uccidere cellule to al legame di fattori chemiotattici o immunocomplessi
che presentano una ridotta espressione di molecole MHC con i recettori presenti sulla membrana cellulare.
di I classe sulla membrana cellulare, evento che si verifica
sulle cellule neoplastiche e sulle cellule infettate da virus.
Cellule dendritiche
Sono inoltre presenti KAR (Killer Activatory receptors),
coinvolti nel riconoscimento di stress, come danno geneti- Le cellule dendritiche sono cellule che presentano l'anti-
co o infezione. gene (APC) responsabili dell'attivazione del linfociti T.
Esse si trovano negli interstizi dei tessuti e sotto gli epiteli
e sono ricche di recettori TLR e del mannosio. In risposta

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alle infezioni migrano negli organi linfoidi dove presenta- citoplasmatiche, come gli antigeni virali, generalmente
no gli antigeni ai linfociti T. prodotte dalla cellula. Il dominio α3 delle molecole MHC-
Le cellule dendritiche follicolari presentano recettori Fc I contiene il sito di legame per il corecettore CD8, quindi i
per le IgG e recettori per il C3b, quindi catturano gli anti- complessi MHC-I sono riconosciuti dai linfociti T CD8+.
geni legati agli anticorpi e al complemento partecipando Le proteine citoplasmatiche sono degradate nei proteasomi
alle risposte umorali. e i peptidi derivati sono convogliati nel RE, dove si legano
alle molecole MHC-I neosintetizzate. Dopo aver legato il
Organi linfatici peptide, le molecole MHC si associano a una β2-microglo-
bulina formando un trimero stabile, che viene trasferito
Sono organi linfatici centrali il timo, sede di maturazio-
sulla membrana cellulare. I CTL CD8+ riconoscono i pep-
ne dei linfociti T, e il midollo osseo, che origina tutte le
tidi antigenici solo se legati a molecole autologhe MHC-I
cellule ematiche ed è la sede di maturazione dei linfociti
e sono quindi detti MHC-I ristretti.
B.
Le molecole MHC di classe II (MHC-II) sono codifica-
Sono invece organi linfatici periferici i linfonodi, la
te dalla regione HLA-D, nella quale sono presenti i loci
milza e i tessuti linfatici associati alle mucose e alla cute.
HLA-DP, HLA-DQ e HLA-DR. Ogni molecola di MHC-II
Essi sono organizzati in modo tale che gli antigeni, le APC
è un eterodimero formato da una catena α e una catena β
e i linfociti si concentrino così da ottimizzare le loro inte-
unite da legami non covalenti. Le porzioni extracellulari
razioni reciproche. La milza risponde agli antigeni di ori-
delle catene α e β sono formate rispettivamente dai domini
gine ematogena, mentre i linfonodi rispondono ad antigeni
α1 e α2, e β1 e β2. I domini α1 e α2 sono polimorfici e
derivati dal sistema linfatico. Il sangue drenato dalla milza
formano una tasca rivolta verso l'esterno che corrisponde
confluisce in una rete di sinusoidi, dove gli antigeni prove-
al sito di legame per i peptidi. Le molecole MHC-II pre-
nienti dal circolo periferico vengono catturati dalle cellule
sentano antigeni internalizzati in vescicole derivati da pa-
dendritiche e dai macrofagi splenici. Quando la linfa attra-
togeni extracellulari e proteine solubili. Le proteine
versa i linfonodi, le APC presenti al loro interno campio-
internalizzate vengono idrolizzate negli endosomi e nei li-
nano gli antigeni trasportati dalle cellule dendritiche.
sosomi, e i peptidi derivati dalla digestione proteolitica si
associano agli eterodimeri MHC-II formando complessi
Ricircolazione dei linfociti stabili peptide-MHC-II, che sono trasferiti sulla membra-
I linfociti ricircolano continuamente tra i tessuti e mi- na. Il dominio β2 contiene il sito di legame per il corecet-
grano verso determinate sedi. I linfociti vergini attraversa- tore CD4+, per cui i complessi peptide-MHC-II sono
no gli organi linfatici periferici dove si attivano le risposte riconosciuti dai linfociti T helper CD4+. I linfociti CD4+
immunitarie e i linfociti effettori migrano verso le sedi di possono riconoscere solo antigeni presentati da molecole
infezione e infiammazione. La ricircolazione è importante MHC-II autologhe, pertanto sono detti MHC-II ristretti.
soprattutto per i linfociti T, mentre le plasmacellule resta- Il locus MHC contiene anche i geni di alcune compo-
no negli organi linfoidi, dove producono gli anticorpi che nenti del complemento e delle citochine, quali il fattore di
vengono trasportati nei tessuti. necrosi tumorale (TNF) e la linfotossina.
I linfociti T vergini, usciti dal timo, migrano nei linfo- La combinazione degli alleli HLA espressa da ciascun
nodi e colonizzano le zone T cellulari attraverso le venule individuo è detta aplotipo HLA. Ognuno di noi riceve da
a endotelio alto. Giunti nei linfonodi, i linfociti T possono un genitore una serie di alleli HLA ed esprime due mole-
incontrare gli antigeni presentati dalle APC e essere attiva- cole diverse per ogni locus, per un totale di un numero vir-
ti. I linfociti T maturi lasciano i linfonodi, passano in cir- tualmente illimitato di combinazioni alleliche. Il
colo e migrano nei tessuti infettati. polimorfismo fa sì che nella nostra specie esista sempre
qualche individuo in grado di riconoscere qualsiasi peptide
Complesso maggiore di istocompatibilità microbico e di sviluppare una risposta immunitaria contro
Le molecole MHC hanno un ruolo chiave nel riconosci- qualsiasi patogeno. Il polimorfismo del sistema HLA nella
mento degli antigeni da parte dei linfociti T. Essi presenta- popolazione è tuttavia alla base della scarsa compatibilità
no frammenti peptidici derivati da proteine in modo che dei trapianti d'organo.
essi siano riconoscibili per i linfociti T antigene-specifici. I
geni MHC sono situati in un breve tratto del cromosoma 6, Declino delle risposte immunitarie
detto HLA (complesso degli antigeni leucocitari umani). La maggior parte dei linfociti effettori muore per apop-
I prodotti dei geni MHC sono classificati in tre gruppi: tosi dopo l'eliminazione dei patogeni e il sistema immuni-
le molecole MHC di classe I sono espresse da tutte le tario ritorna all'omeostasi. L'attivazione linfocitaria genera
cellule nucleate e le piastrine. Sono codificate dai loci però anche le cellule della memoria, che sopravvivono per
HLA-A, HLA-B e HLA-C. Ogni molecola di classe I è un anni dopo l'infezione. Le cellule della memoria sono una
eterodimero, formato da una catena pesante α unita a un sottopopolazione di linfociti antigene-specifici che rispon-
peptide più piccolo detto β2-microglobulina, non codifica- dono più rapidamente ed efficacemente se esposti di nuo-
to dal complesso MHC. Ogni catena α è suddivisa in tre vo all'antigene.
domini. I domini α1 e α2 sono polimorfici e formano un
solco che corrisponde al sito di legame per i peptidi. Le Ipersensibilità
molecole MHC-I presentano peptidi derivati da proteine I soggetti che sono stati esposti ad un antigene sono det-

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ti sensibilizzati. L'esposizione ripetuta allo stesso antigene sintesi di mediatori secondari. Il recettore a bassa affinità
può, in certi casi, scatenare reazioni patologiche, che van- amplifica la risposta alle IgE.
no sotto il nome di ipersensibilità. I mediatori contenuti nei granuli sono le amine vasoatti-
Le reazioni da ipersensibilità possono essere scatenate ve (istamina) che provocano spasmo del muscolo liscio,
da antigeni esogeni ed endogeni. La risposta contro antige- aumento della permeabilità vascolare e ipersecrezione del-
ni self è responsabile di un gruppo di malattie autoimmuni. le ghiandole, enzimi, quali proteasi neutre e idrolasi acide
Lo sviluppo delle malattie da ipersensibilità (allergie e che causano lesioni tissutali e generano frazioni attivate
malattie autoimmuni) si associa all'eredità di geni predi- del complemento (C3a), e proteoglicani, quali l'eparina
sponenti, sia HLA, che non-HLA. (anticoagulante) e il condroitinsolfato.
L'ipersensibilità deriva da uno squilibrio tra le risposte I mediatori secondari comprendono mediatori lipidici e
effettrici e i meccanismi di controllo. citochine. I mediatori lipidici si formano dall'attivazione
In base alla patogenesi, si distinguono quattro meccani- della fosfolipasi A2, che converte i fosfolipidi di membra-
smi di ipersensibilità: na in acido arachidonico, il precursore dei leucotrieni e
Tipo I: le reazioni da ipersensibilità immediata, mediate delle prostaglandine generati dalla 5-lipossigenasi e dalla
dai linfociti TH2, dalle IgE e dai mastociti. Esse causano il ciclossigenasi. I leucotrieni C4 e D4 sono potenti agenti
rilascio di mediatori vasoattivi e citochine proinfiammato- vasodilatatori. Il leucotriene B4 è chemiotattico per neu-
rie. trofili, eosinofili e monociti. La prostaglandina D2 provo-
ca broncospasmo e secrezione mucosa.
Tipo II: reazioni mediate da anticorpi, che danneggiano
le cellule promuovendone la fagocitosi e la lisi, e inducono Il fattore di attivazione delle piastrine (PAF) causa ag-
flogosi. gregazione piastrinica, rilascio di istamina, broncospasmo,
permeabilità dei vasi e vasodilatazione. È inoltre chemio-
Tipo III: malattie da immunocomplessi. Le IgG e le
tattico per neutrofili ed eosinofili.
IgM si legano generalmente agli antigeni circolanti for-
mando immunocomplessi che possono depositarsi nei tes- I mastociti producono varie citochine, tra cui TNF, IL-1,
suti, scatenando la flogosi. chemochine, che contribuiscono al reclutamento dei leuco-
citi (tipico della reazione ritardata), e IL-4 che amplifica la
Tipo IV: reazioni immunitarie cellulo-mediate, sono
risposta TH2.
causate dai linfociti TH1, TH17 e CTL e sono responsabili
di danno cellulare. Gli eosinofili sono attratti da chemochine e attivati da
IL-5. Essi rilasciano degli enzimi proteolitici, la proteina
basica principale (MBP) e la proteina cationica eosinofili-
Ipersensibilità immediata ca (ECP), che sono tossiche per le cellule epiteliali. Essi
L'ipersensibilità immediata è una reazione immunolo- producono anche leucotriene C4 e PAF e attivano i masto-
gica rapida che si sviluppa in individui precedentemente citi. In questo modo le cellule reclutate sostengono e sono
sensibilizzati pochi minuti dopo che l'antigene si è legato responsabili della risposta ritardata.
agli anticorpi presenti sui mastociti. Queste reazioni sono La predisposizione all'ipersensibilità immediata è deter-
dette allergiche e gli antigeni sono detti allergeni. minata geneticamente. L'atopia è la predisposizione a svi-
Le reazioni da ipersensibilità immediata sono scatenate luppare reazioni locali di ipersensibilità immediata contro
principalmente dall'attivazione dei mastociti indotta dalle allergeni introdotti per via aerea o alimentare.
IgE e dagli eosinofili. I mastociti sono attivati dall'aggre- Le reazioni di ipersensibilità immediata si sono evolute
gazione dei recettori ad alta affinità del frammento Fc del- come difesa dagli elminti, che non possono essere elimina-
le IgE e dal legame delle frazioni C5a e C3a del ti dai fagociti, per cui è necessario attivare una risposta che
complemento (anafilotossine) a recettori mastocitari di scatena il rilascio di sostanze letali.
membrana. Altri induttori sono le chemochine (IL-8), far-
Il tipo e le conseguenze della reazione allergica dipen-
maci e stimoli fisici.
dono dal luogo di contatto con l'allergene. Se l'allergene
Ad un primo incontro con l'antigene, i linfociti TH2 sti- riesce ad entrare in circolo (ad es. attraverso puntura o
molano la produzione di IgE e la flogosi. Le cellule den- iniezione) la reazione può culminare in caduta della pres-
dritiche presentano l'antigene ai linfociti T helper sione (shock anafilattico) causata dalla vasodilatazione, e
indifferenziati, che differenziano in senso TH2. Questi lin- può portare alla morte per ostruzione delle vie respiratorie.
fociti producono IL-4 che agisce sui linfociti B inducendo
Le reazioni locali variano e sono principalmente
lo switch isotipico e la produzione di IgE. L'IL-5 stimola
rappresentate da orticaria, rinite, congiuntivite, febbre da
la proliferazione degli eosinofili.
fieno, asma bronchiale o gastroenterite allergica.
Al secondo incontro con l'antigene, le IgE incontrano
Le reazioni locali si sviluppano secondo una sequenza
l'antigene e reagiscono. I mastociti e i basofili esprimono
di fasi. La reazione immediata si associa a vasodilatazione,
un recettore ad alta affinità per il frammento Fc delle IgE
aumento della permeabilità vasale e spasmo del muscolo
(FcεRI) e il recettore a bassa affinità (FcεRII). Quando un
liscio o secrezione ghiandolare a seconda della sede.
mastocita legato alle IgE incontra un antigene polivalente,
L'asma bronchiale è caratterizzato da broncocostrizione, le
viene indotta l'aggregazione delle IgE e dei sottostanti re-
allergie alimentari si manifestano con aumento della peri-
cettori per l'Fc. L'aggregazione dei recettori attiva la tra-
stalsi dovuta allo spasmo della muscolatura liscia intesti-
sduzione del segnale inducendo la degranulazione dei
nale, la rinite allergica si manifesta con ipersecrezione
mastociti con il rilascio dei mediatori preformati, e la neo-
mucosa e lacrimale e infiammazione delle vie respiratorie

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superiori. Queste manifestazioni tendono a regredire dopo La febbre reumatica è caratterizzata da una cross-rea-
60 minuti. zione tra antigeni streptococcici e il miocardio. L'anemia
Nell'asma bronchiale e nella rinite, dopo 2-24 ore e in perniciosa è caratterizzata dalla reazione degli anticorpi
assenza di ulteriore stimolazione, si sviluppa una reazione contro il fattore intrinseco prodotto dalla mucosa gastrica.
ritardata, caratterizzata da infiltrato mononucleato e poli- Tra i cinque geni del sistema Rh, i due più noti sono
morfonucleato con distruzione tissutale. RHCE e RHD. Per tutti i loro prodotti non vi sono
Allergeni comuni sono le feci degli acari, forfore, cellu- anticorpi naturali. Tra di essi quello maggiormente
le desquamate, polvere e polline. implicato nella incompatibilità materno/fetale è il gene
Le allergie possono essere trattate contrastando gli ef- RHD, in base al quale vi è la distinzione tra fenotipo Rh + e
fetti con antistaminici o agendo sulla causa, provocando Rh- (rispettivamente con genotipo DD o Dd e dd). Le
desensibilizzazione mediante somministrazione di antige- proteine codificate dalle forme selvatiche di questi due
ne e competizione con IgG. geni (RHCE, RHD) hanno una dimensione di 30 Kd
(417 aa) e svolgono una funzione importante per il
mantenimento della forma e della funzione del globulo
Ipersensibilità mediata da anticorpi
rosso. Vista la stretta associazione, l’organizzazione
È causata da anticorpi che riconoscono antigeni di uguale (10 esoni) e l’identità del 97% sembra probabile
membrana e della matrice extracellulare. Talvolta alcuni che i due geni si siano originati da un evento di
farmaci possono legarsi alle membrane delle cellule, cau- duplicazione. Il gene RHCE ha due domini
sandone l'opsonizzazione da parte degli anticorpi. Per ap- immunogenetici (C ed E). Le forme antigeniche C/c
tene si intende una molecola che ha la capacità di rendere differiscono per 4 sostituzioni amminoacidiche (16,60,68 e
immunogenica una proteina altrimenti innocua. Le cellule 103), e quelle E/e per una sola sostituzione (226). Tra il
opsonizzate dalle IgG sono riconosciute dai recettori per il polipeptide D e quello CE vi sono 26 aminoacidi
frammento Fc dei fagociti. Le IgG e le IgM legate alla differenti. Le persone rh negative possono avere una
membrana cellulare attivano il complemento per la via delezione completa del gene RHD (frequente nei
classica. I componenti C3b e C4b del complemento a loro caucasici) o una delezione parziale o alleli silenti.
volta attirano i fagociti. Il risultato finale e la fagocitosi e L’anemia emolitica del neonato (oggi pressoché
la lisi delle cellule opsonizzate. scomparsa) deriva dalla immunizzazione di una femmina
La lisi cellulare anticorpo-mediata può avvenire anche rh negativa con del sangue Rh positivo. La presenza di tali
con il meccanismo della citotossicità anticorpo-dipendente anticorpi nel circolo sanguigno materno può distruggere
(ADCC), per la quale le cellule rivestite da IgG sono lisate nel feto Rh positivo i globuli rossi.
da cellule effettrici che attaccano le cellule bersaglio tra-
mite i recettori per il frammento Fc delle IgG. L'ADCC
Ipersensibilità mediata da immunocomplessi
può essere impiegata da monociti, neutrofili, eosinofili e
L'introduzione di un antigene proteico scatena una ri-
cellule NK.
sposta immunitaria con formazione di anticorpi. Questi an-
Le principali cellule coinvolte sono le piastrine e gli eri-
ticorpi sono liberati in circolo, dove reagiscono con
trociti. Se sono le piastrine ad essere coinvolte (tromboci-
l'antigene circolante formando complessi antigene-anticor-
topenia) si verifica emorragia, se sono i globuli rossi si
po. I complessi antigene-anticorpo si depositano nella pa-
verifica anemia emolitica autoimmune. La fagocitosi e la
rete dei vasi e causano reazione flogistica nelle sedi di
lisi cellulare anticorpo-mediata avvengono nelle reazioni
accumulo, oppure possono formarsi anche in sedi extra-
trasfusionali e nell'eritroblastosi fetale.
vasali.
L'accumulo di anticorpi in tessuti provoca flogosi, atti-
La sola formazione di immunocomplessi non è suffi-
vando il complemento e provocando la formazione di fat-
ciente ad iniziare la reazione immunopatogena. È necessa-
tori chemotattici (C5a) che reclutano neutrofili e monociti,
rio che l'antigene sia presente in alte quantità, che il
e anafilotossine (C3a e C5a). I leucociti attivati attraverso i
periodo di esposizione sia lungo, che gli immunocomples-
loro recettori per il C3b e l'Fc producono e rilasciano me-
si siano molto voluminosi e che vi sia una ridotta clearan-
diatori proinfiammatori, tra cui prostaglandine, peptidi va-
ce per gli immunocomplessi per difetto di C2 e C4.
sodilatatori e fattori chemotattici. L'attivazione
Gli organi che filtrano il sangue ad alta pressione sono
leucocitaria induce anche la produzione di enzimi lisoso-
predisposti alle lesioni da immunocomplessi (glomerulo-
miali e radicali liberi. La flogosi anticorpo-mediata è il
nefriti e artrite). L'accumulo tissutale di immunocomples-
meccanismo responsabile delle lesioni tissutali che si os-
si scatena la flogosi acuta, che avviene circa 10 giorni
servano in alcune glomerulonefriti e nel rigetto vascolare
dopo la somministrazione dell'antigene. Il quadro clinico è
dei trapianti.
caratterizzato da febbre, orticaria, artralgie, tumefazione
Alcune patologie sono causate da anticorpi diretti con-
linfonodale e proteinuria.
tro recettori di membrana, come quelli dell'acetilcolina
La malattia da siero acuta è un esempio di patologia si-
nella miastenia grave, o contro il recettore dell'ormone ti-
stemica da immunocomplessi. Essa si scatena contro le Ig
reostimolante, provocando ipertiroidismo e morbo di Gra-
di un siero eterologo. La sintomatologia è ritardata alla
ves. La miastenia è caratterizzata anche come reazione
prima esposizione e immediata nelle esposizioni successi-
immunopatogena di tipo VII, mentre il morbo di Graves
ve. La glomerulonefrite poststreptococcica si verifica in
come reazione immunopatogena di tipo V.
seguito alla reazione contro gli antigeni di parete degli

49
streptococchi. Nel lupus eritematoso si ha la produzione di matite da contatto causata da nickel, rame, cromo o sostan-
anticorpi contro il DNA e le proteine del nucleo. Nella po- ze vegetali, che fungono da apteni. Essi si legano a protei-
liartrite nodosa si ha la produzione di anticorpi contro gli ne self rendendole immunogene.
antigeni del virus dell'epatite B. La dermatomiosite è caratterizzata da un'eruzione cuta-
La reazione di Arthus rappresenta la manifestazione nea tipica (area decolorata della palpebra superiore e ede-
sperimentalmente indotta degli effetti locali cutanei indotti ma preorbitario) cui segue l'esordio della patologia,
dagli immunocomplessi. Si somministra l'antigene nella caratterizzato da astenia a carico dei muscoli prossimali.
cute di un animale iperimmunizzato e si osserva la com- Spesso si accompagna a eruzioni eritemato-squamose e la
parsa di infiammazione e lesione tissutale. L'entità della formazione di placche rosse ai gomiti, alle ginocchia e alle
lesione dipende dalla quantità di antigene somministrato e mani. La polimiosite è simile alla dermatomiosite, ma si
di anticorpi disponibili. manifesta in età adulta e mancano le caratteristiche lesioni
cutanee. La miosite da corpi inclusi esordisce dopo i 50
Ipersensibilità cellulo-mediata anni e riguarda i muscoli distali.
Le reazioni di ipersensibilità cellulo-mediata sono sca-
tenate da linfociti T CD4+ e CD8+ sensibilizzati che in- Tolleranza immunologica
contrano un antigene. L'ipersensibilità mediata da linfociti Per tolleranza immunologica si intende la mancata ri-
T CD4+ può causare malattie infiammatorie croniche. I sposta linfocitaria alla stimolazione antigenica da parte di
linfociti T CD8+ sono responsabili soprattutto di ipersensi- determinati antigeni. La tolleranza verso gli antigeni self è
bilità cellulo-mediata scatenate da infezioni virali. È anche alla base dello stato di salute. Linfociti con recettori speci-
detta reazione di ipersensibilità ritardata in quanto i sinto- fici per gli antigeni self si generano continuamente e ven-
mi si osservano 24-48 ore dopo la somministrazione. gono selezionati negativamente non appena essi
La reazione flogistica scatenata dai linfociti CD4+ è riconoscono l'antigene. I meccanismi di induzione della
detta infiammazione su base immune. Le infiammazioni tolleranza immunologica sono di due tipi: meccanismi
causate dai linfociti TH1 sono dominate dai macrofagi, centrali e meccanismi periferici.
mentre quelle causate dai TH17 dai neutrofili. I linfociti T La tolleranza centrale riguarda i cloni linfocitari T e B
CD4+ vergini riconoscono i peptidi presentati dalle cellule immaturi che riconoscono antigeni self durante la loro ma-
dendritiche e secernono IL-2, fattore di crescita autocrino. turazione negli organi linfoidi centrali. Essi vengono eli-
Le APC possono produrre IL-12, che induce la maturazio- minati o resi inattivi.
ne dei linfociti CD4+ in senso TH1, o IL-1, IL-6 e IL-23, Durante la maturazione dei linfociti T il riarrangiamento
che insieme a TGF-β inducono la maturazione dei linfociti dei geni TCR produce diverse specificità antigeniche, con
in senso TH17. una probabilità che alcune di esse siano rivolte contro anti-
I linfociti TH1 secernono citochine, tra cui IFN-γ che, geni self. Questi linfociti immaturi vanno incontro ad
oltre a stimolare la maturazione di altri linfociti TH1, atti- apoptosi nel timo non appena incontrano il rispettivo anti-
va i macrofagi, aumentando l'espressione sulla loro mem- gene. Questo processo è definito selezione negativa. Molti
brana di MHC-II. IFN-γ attiva anche la secrezione di TNF, antigeni autologhi sono esposti su MHC associate alle
IL-1 e chemochine, che inducono l'infiammazione, e di IL- APC e vengono presentate ai linfociti T potenzialmente
12 che induce ulteriore maturazione di linfociti TH1. autoreattivi. La proteina AIRE (regolatore autoimmune)
I linfociti TH17 attivati secernono IL-17, IL-22, chemo- stimola l'espressione timica di alcuni antigeni self relegati
chine e altre citochine, che amplificano l'infiammazione. nei tessuti periferici.
Un esempio di ipersensibilità cellulo-mediata è la rea- Durante la maturazione nel midollo osseo i linfociti B
zione di ipersensibilità ritardata (DTH) causata dalla rea- reagiscono intensamente agli antigeni self, riattivando in
zione alla tubercolina. Nella reazione alla tubercolina, molti casi il riarrangiamento genico del recettore per l'anti-
l'antigene è iniettato nel tessuto sottocutaneo ed è proces- gene che porta all'espressione di nuovi recettori non auto-
sato dalle APC. Le cellule TH1 riconoscono l'antigene reattivi (revisione recettoriale). Se la revisione recettoriale
processato e liberano citochine che agiscono sull'endotelio non si verifica, i linfociti B autoreattivi vanno in apoptosi.
vascolare. Il richiamo di fagociti e di plasma nel punto di I meccanismi di tolleranza periferica riguardano i mec-
iniezione dell'antigene provoca una lesione visibile. canismi che inattivano i linfociti B e T potenzialmente au-
Nelle reazioni da ipersensibilità mediate dai linfociti T toreattivi nei tessuti periferici. Essi comprendono l'anergia,
CTL CD8+, questi linfociti uccidono cellule bersaglio che i linfociti T regolatori e l'apoptosi.
espongono antigeni. Esempi di questo tipo di ipersensibili- L'anergia indica l'inattivazione funzionale dei linfociti,
tà sono il diabete di tipo I e il rigetto di trapianti, quando i indotta dall'incontro con lo specifico antigene in determi-
CTL sono diretti contro gli antigeni di istocompatibilità di nate condizioni. L'attivazione dei linfociti T richiede sia il
membrana. La citolisi mediata da CTL utilizza le perforine riconoscimento del peptide antigenico associato a moleco-
e i granzimi contenuti nei loro granuli. I granzimi attivano le MHC autologhe (restrizione MHC), sia vari segnali co-
le caspasi inducendo l'apoptosi delle cellule bersaglio. I stimolatori derivati dalle APC, come l'incontro dei
CTL attivati esprimono il ligando di Fas (FasL), una mole- recettori linfocitari CD28 con i rispettivi ligandi B7-1 e
cola omologa al TNF che si lega a Fas espresso dalle cel- B7-2 espresse dalle APC. Se l'antigene è presentato da
lule bersaglio. APC prive di costimolatori viene inviato un segnale nega-
Un esempio di ipersensibilità cellulo-mediata è la der- tivo e la cellula diventa anergica. Le cellule dendritiche

50
quiescenti dei tessuti sani non esprimono costimolatori, nato dalla natura della risposta innescata. Le risposte TH1
quindi l'incontro tra i linfociti T autoreattivi e i rispettivi si associano a un infiltrato infiammatorio ricco di macrofa-
antigeni self presentati da tali cellule dendritiche si traduce gi e alla produzione di anticorpi che attivano il comple-
in anergia. Ci sono due meccanismi di anergia: il TCR per- mento e si legano ai recettori Fc. Le risposte TH17
de la capacità di generare segnali in seguito all'attivazione causano lesioni infiammatorie dominate da neutrofili e
di ubiquitina ligasi che degradano le proteine coinvolte monociti.
nella trasduzione del segnale, o i linfociti T autoreattivi ri-
cevono un segnale inibitorio da recettori omologhi al
CD28 ma con funzione opposta, CTLA-4 e PD-1.
I linfociti T regolatori sono una sottopopolazione di lin-
fociti T che ha un ruolo chiave nel bloccare le reazioni au-
toimmuni. Essi maturano nel timo attraverso il
riconoscimento degli antigeni self. Tra questi linfociti si
trovano i linfociti T CD4+ che esprimono costitutivamente
la catena α del recettore IL-2, il fattore Foxp3 e CD25.
I linfociti T CD4+ autoreattivi possono anche essere eli-
minati attraverso segnali che ne inducano l'apoptosi.
L'apoptosi innescata dall'attivazione linfocitaria è detta
apoptosi da attivazione. Si pensa che i linfociti T autoreat-
tivi esprimano una proteina proapoptotica della famiglia
BCL, la proteina BIM, che in assenza delle altre proteine
BCL antiapoptotiche (BCL2 e BCL-X) indurrebbe l'apop-
tosi attraverso la via mitocondriale. Un secondo meccani-
smo di apoptosi utilizzerebbe il sistema Fas-FasL
attraverso la via dei recettori di morte. La stimolazione an-
tigenica da parte degli antigeni self si ipotizza possa con-
durre i linfociti a esprimere Fas e il suo ligando.

Patologia autoimmune
Le reazioni immunitarie contro gli antigeni self sono re-
sponsabili dell'autoimmunità. Gli autoanticorpi possono
formarsi anche in età avanzata o in seguito a lesioni tissu-
tali, dove favoriscono l'eliminazione dei detriti. Per trattar-
si di patologia autoimmune, la reazione immunitaria
dev'essere specifica per un dato antigene self, non
dev'essere secondaria a lesioni tissutali e devono essere as-
senti altre cause note di malattia.
Le patologie autoimmuni sono spesso caratterizzate da
flogosi cronica. L'autoimmunità deriva dalla perdita della
tolleranza immunologica nei confronti di antigeni self, de-
terminata da difetti genetici ereditari, e stimoli ambientali,
quali infezioni e lesioni tissutali, che possono attivare i lin-
fociti autoreattivi. Tra i geni con un'alta associazione
all'autoimmunità vi sono i geni HLA.
Molte malattie autoimmuni sono associate a infezioni.
Le infezioni possono aumentare l'espressione dei costimo-
latori nelle APC che presentano antigeni self, con la perdi-
ta dell'anergia e l'attivazione di linfociti T autoreattivi
specifici per quell'antigene. In secondo luogo, alcuni mi-
crobi possono esprimere antigeni con sequenze amminoa-
cidiche comuni agli antigeni self. La risposta contro questi
patogeni può attivare linfociti autoreattivi (mimesi mole-
colare).
Le infezioni possono indurre la produzione di citochine
che reclutano i linfociti, compresi i cloni potenzialmente
autoreattivi, nei siti in cui sono presenti gli antigeni self.
Le lesioni tissutali possono rendere immunogeni degli an-
tigeni self.
Il quadro clinico delle malattie autoimmuni è determi-

51
Oncologia della cellula. L'accrescimento cellulare neoplastico è irre-
I tumori o neoplasie costituiscono condizioni patologi- versibile, anche in assenza dell'agente oncogeno, ed è do-
che in cui si forma una massa costituita da cellule, che vuto alla sintesi da parte di geni mutati di prodotti
sono progenie di una cellula somatica, che ha gradualmen- funzionalmente abnormi.
te subito una serie progressiva di danni nel proprio geno- Alcune iperplasie patologiche, che insorgono come con-
ma. Tutti i tumori hanno origine monoclonale e tutte le seguenza di un'esagerata stimolazione ormonale, vengono
cellule del nostro organismo hanno la potenzialità di subi- considerate lesioni precancerose per il fatto che risentono
re una trasformazione neoplastica. di maggiore probabilità di evolvere in una trasformazione
La variabilità dei geni le cui alterazioni possono scate- neoplastica.
nare la trasformazione neoplastica è alla base dell'indivi-
dualità di ogni neoplasia. Cellule staminali
Le cellule tumorali risultano caratterizzate sia dalla per- Le cellule staminali adulte sono cellule che ad ogni pro-
dita, sia dall'acquisizione di nuove proprietà assenti nel ci- cesso replicativo danno origine ad una cellula identica alla
totipo iniziale. cellula madre, ed a un'altra cellula che può andare incontro
La caratteristica principale dei tumori è la loro indipen- a differenziamento (cellula amplificatrice transizionale) e
denza dai meccanismi di controllo della moltiplicazione quindi esaurire la propria capacità autoreplicativa dopo un
cellulare. Le cellule tumorali si moltiplicano indefinitiva- certo numero di cicli mitotici. Si stima che il comparti-
mente nel tempo e nello spazio, fino a coinvolgere gra- mento staminale sia composto dallo 0,001 all'1% della po-
dualmente tutto l'organismo. polazione cellulare.
I danni genomici in grado di determinare la trasforma- Nell'epidermide, solo le cellule staminali adulte posso-
zione neoplastica sono sia mutazioni, sia alterazioni epige- no dare origine al carcinoma se esposte a cancerogeni,
netiche che modificano l'espressione genica. I geni mentre la somministrazione di cancerogeni a cheratinociti
interessati sono soprattutto quelli che presiedono alla rego- adulti provoca la genesi di neoplasie benigne che in genere
lazione della proliferazione cellulare, ma anche molti altri recidivano (papillomi). Questo avviene perché i cheratino-
geni, come quelli della riparazione dei danni del DNA. citi hanno vita breve (20-30 giorni).
L'evoluzione del tumore si divide in tre tappe: Da alcune ricerche sul medulloblastoma, è risultato che
- l'iniziazione, nel corso della quale si ha la trasforma- nei tumori maligni è presente una popolazione di cellule
zione di una cellula dal suo citotipo normale a quello neo- differenziate e una piccola aliquota di cellule staminali tu-
plastico a causa di una o più mutazioni o alterazioni morali. Le cellule staminali tumorali del medulloblastoma
epigenetiche; esprimono un'alta quantità di antigene CD 133, assente
- la promozione, in cui ulteriori danni e stimoli induco- nella restante popolazione tumorale. Se impiantate, le cel-
no il tumore a proliferare; lule tumorali differenziate non sono in grado di dare origi-
- la progressione, consistente nell'ulteriore comparsa di ne a un tumore, mentre anche una piccola quantità di
mutazioni che può comportare l'acquisizione del fenotipo cellule staminali tumorali può dare origine a una trasfor-
metastatico. mazione neoplastica.
Gli agenti oncogeni sono principalmente fisico-chimici Un'altra popolazione di cellule staminali è quella delle
o virali. Alla base dell'accrescimento neoplastico vi è la cellule staminali embrionali, presenti nei primi stati repli-
produzione eccessiva di proteine abnormi che presiedono cativi dello zigote, caratterizzate da totipotenza. Dopo 5-6
alla regolazione positiva dei meccanismi di moltiplicazio- giorni esse perdono la totipotenza per diventare pluripo-
ne cellulare, codificate dai proto-oncogeni. Questi geni, tenti.
una volta attivati da mutazioni o regolazione epigenetica,
vengono chiamati oncogeni. Oltre all'eccesso di funzione Tumori benigni e maligni
delle proteine codificate da questi geni, si associa la man- I tumori possono essere caratterizzati in base alle loro
cata sintesi di proteine codificate dai geni oncosoppressori, caratteristiche morfologiche e comportamentali in benigni
sempre dovuta a mutazioni o modificazioni epigenetiche. o maligni. Entrambi i tipi di tumori sono caratterizzati
Non tutte le cellule che hanno subito danni genomici in dall'acquisizione dell'autonomia moltiplicativa, che li dif-
grado di determinare una trasformazione neoplastica, da- ferenzia da tutte le altre popolazioni cellulari.
ranno necessariamente origine ad una neoplasia. Gli insulti I tumori benigni si presentano morfologicamente simili
genotossici possono innescare meccanismi di morte cellu- alle cellule normali. Essi sono caratterizzati da uno svilup-
lare programmata, oppure vi è la possibilità di riparare il po di tipo espansivo e nella loro crescita comprimono i
danno prima che la cellula si moltiplichi, o ancora le cellu- tessuti vicini, causando ipotrofia o atrofia. Essi producono
le alterate possono essere eliminate dal sistema immunita- fattori di crescita che modificano l'attività delle cellule
rio. connettivali circostanti, dando luogo alla produzione di
stroma ricco di collagene ed elastina (desmoplasia), e
Le ipertrofie sono dovute a una serie di stimoli che in- neoangiogenesi. Lo stroma formato fornisce supporto
ducono una parziale e reversibile riprogrammazione meccanico, mentre i nuovi vasi supporto trofico.
dell'attività genica, che a sua volta provoca incremento di Nei tumori benigni delle ghiandole (adenomi) lo stroma
attività biosintetica di determinate proteine, o replicativa si addensa a formare una capsula connettivale che avvolge

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il tumore e lo isola dall'ambiente circostante. tanto da rendere problematica l'identificazione del prototi-
Oltre all'atrofia da compressione, i tumori benigni delle po genitore (anaplasia), possono essere identificate me-
ghiandole possono essere caratterizzati da sintomatologia diante tecniche di immunoistochimica, che sfruttano
da iperfunzione o iperfunzione, a seconda se essi secerno- anticorpi diretti contro molecole specifiche di determinati
no più ormone o se non secernono l'ormone e determinano tessuti.
atrofia delle cellule epiteliali ghiandolari circostanti. Inol- L'incidenza dei tumori epiteliali è molto maggiore di
tre, i tumori possono non sottostare al feedback negativo quelli connettivali.
per la ridotta espressione dei recettori per l'ormone perife- Alcuni tumori vengono indicati con un nome derivato
rico o possono essere composti da più citotipi e quindi dall'organo e non dal tessuto d'origine (epatoma, timoma,
produrre più ormoni. ipernefroma, ecc.) mentre a volte il nome viene dato in
I tumori benigni non recidivano dopo l'asportazione base alle caratteristiche istofunzionali. Alcuni tumori pren-
completa. Essi sono caratterizzati da una crescita localiz- dono il nome dallo studioso che li ha scoperti.
zata, per cui restano confinati al sito di origine.
I tumori benigni dell'epitelio di rivestimento si presenta-
I tumori maligni sono costituiti da cellule che si presen- no con l'aspetto di una protuberanza che emerge dall'epite-
tano molto diverse sotto l'aspetto morfologico e comporta- lio, a cui è collegato per mezzo di un peduncolo. I polipi
mentale. I tumori maligni presentano un basso grado di sono costituiti da una parte stromale centrale che contiene
differenziazione e atipie morfologiche cellulari interessano i vasi sanguigni, linfatici e i nervi, rivestita da cellule epi-
la forma e le dimensioni dell'intera cellula e degli organel- teliali. Quando i vasi sanguigni dello stroma sono molto
li. In genere questo permette l'identificazione istologica o dilatati si parla di polipo teleangectasico, mentre quando il
citologica al microscopio. Quando il tumore è caratterizza- tumore origina da un epitelio con una componente ghian-
to da grado di differenziamento talmente basso da non po- dolare molto sviluppata si parla di polipo adenomatoso.
ter identificare il suo citotipo di origine mediante analisi Il papilloma ha una struttura arborescente, con il pedun-
citoistologica si parla di anaplasia. colo che si ramifica. I papillomi possono recidivare dopo
I tessuti sani limitrofi vengono infiltrati e distrutti dalle asportazione o andare incontro a trasformazione maligna.
cellule tumorali, che iniziano a prendere il posto delle cel- La verruca è una formazione benigna ad eziologia vira-
lule normali. Nel caso dei tumori degli epiteli di rivesti- le.
mento, le cellule tumorali possono superare la barriera I tumori maligni dell'epitelio di rivestimento sono anche
costituita dalla membrana basale, andando a formare foco- detti epiteliomi o carcinomi e si presentano con margini
lai di crescita nel derma, e superare anche il derma, giun- sfrangiati e aspetto irregolare. Alcuni sono costituiti da
gendo ai vasi sanguigni. I tumori maligni possono una massa esofitica, altri appaiono come un nodulo, altri
penetrare nelle giunzioni delle cellule endoteliali grazie ancora come un'ulcera.
alle loro capacità motorie e invadere il circolo sanguigno e L'epitelioma basocellulare prende origine dalla trasfor-
linfatico, costituendo degli emboli neoplastici. Gli emboli mazione di cellule staminali pluripotenti. Si presenta con
neoplastici possono essere trasportati dal torrente ematico l'aspetto di una piccola area rotondeggiante di cute rileva-
o dalla linfa in alcuni tessuti, dove si possono insediare e ta, o come una papilla, che frequentemente si ulcera. Mi-
causare la formazione di metastasi. croscopicamente esso risulta costituito da nidi di cellule di
Vi è un'alta possibilità di recidiva in seguito all'asporta- uguali dimensioni. La formazione di metastasi è infre-
zione, sia perché i tumori maligni si infiltrano nei tessuti quente.
rendendo difficile l'asportazione intera del tumore, sia per- L'epitelioma spinocellulare (o a cellule squamose) si
ché alcuni tumori hanno origine pluricentrica, per cui la presenta come una protuberanza di consistenza dura, tal-
recidiva può prendere origine da cellule tumorali presenti volta sanguinante, che va incontro a ulcerazione o cornei-
in vicinanza di quello asportato. ficazione. Esso risulta costituito da nidi o cordoni
Due delle conseguenze sistemiche dei tumori maligni irregolari di cellule. Si riconoscono spine intercellulari e
sono la cachessia e l'anoressia. La cachessia è caratterizza- agglomerati concentrici di cromatina, noti come perle cor-
ta da massiccia perdita ponderale, astenia ed apatia. È stata nee. L'epitelioma spinocellulare, nonostante sia caratteriz-
indotta cachessia negli animali mediante trattamento con zato da alta differenziazione, ha una marcata capacità
citochine della famiglia TNF. Inoltre, si ritiene anche che metastatizzante.
nell'insorgenza di cachessia e anoressia sia coinvolta IL-1.
I tumori benigni dell'epitelio ghiandolare si chiamano
Classificazione dei tumori adenomi. Essi conservano in genere l'architettura della
La classificazione dei tumori si effettua sulla base di ghiandola di origine. I cistoadenomi sono caratterizzati da
due criteri: il criterio istogenetico, che considera il ricono- strutture cistiche ricche di secreto. Il fibroadenoma è una
scimento del tessuto dal quale il tessuto ha origine, e il cri- neoformazione mammaria benigna associata allo sviluppo
terio prognostico che si basa sulla previsione del del connettivo stromale.
comportamento biologico della neoplasia e sull'identifica- I tumori maligni dell'epitelio ghiandolare si chiamano
zione della sua benignità o malignità. epatocarcinomi quando manifestano un certo grado di dif-
Le cellule dotate di atipie morfologiche di grado elevato ferenziazione, mentre quando il grado di differenziazione

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è scarso si chiamano semplicemente carcinomi. aumento nel contenuto di emoglobulina nei globuli rossi,
associato anche ad un aumento di granulociti e piastrine.
I tumori benigni del tessuto connettivo vengono in ge- La trombocitemia essenziale è caratterizzata da iperplasia
nere indicati con il nome del tessuto di origine seguito dal megacariocitaria con iperproduzione di piastrine. La mie-
suffisso -oma. A differenza dei tumori benigni epiteliali, lofibrosi è caratterizzata da fibrosi del midollo osseo asso-
che sono detti organoidi, i tumori benigni del tessuto con- ciata ad emopoiesi extramidollare (epatica o splenica) con
nettivo sono detti istioidi in quanto in essi è difficile diffe- caratteristica epatosplenomegalia.
renziare lo stroma dall'aliquota parenchimale delle cellule Le sindromi mielodisplastiche sono caratterizzate da
neoplastica, per cui sembrano costituiti da un solo tessuto. proliferazione della cellula staminale multipotente che
I tumori maligni del tessuto connettivo sono chiamati causa un deficit funzionale del midollo, con alterazioni
sarcomi. I sarcomi blastici sono quelli caratterizzati da alto quantitative e qualitative delle cellule midollari (anemia,
grado di differenziazione e si chiamano con il nome del trombocitopenia, leucopenie). Il deficit è causato da ineffi-
tessuto da cui provengono seguito dal suffisso -sarcoma, cace emopoiesi, dovuto all'induzione dell'apoptosi nelle
mentre i tumori caratterizzati da basso grado di differen- cellule emopoietiche.
ziazione sono detti anaplastici. Questi ultimi sono caratte-
rizzati da un elevatissimo grado di malignità. I tumori benigni del sistema melanoforo sono detti nevi.
Il nevo nevocellulare, comunemente detto neo, deriva dal
La caratterizzazione dei tumori dei tessuti emopoietici melanocita che prende origine dalla cresta neurale per poi
si effettua attraverso l'identificazione dei marcatori di migrare verso lo strato basale dell'epidermide. Il nevo
membrana e delle aberrazioni cromosomiche. I tumori ma- giunzionale è costituito da melanociti che si accumulano
ligni che prendono origine dalle cellule emopoietiche pro- in corrispondenza della giunzione tra epidermide e derma.
genitrici sono detti leucemia, mentre quelli che prendono Quando i melanociti si accumulano nel derma, il nevo
origine dai linfociti maturi sono detti linfomi. prende nome di nevo intradermico. Questi nevi devono es-
Le leucemie sono caratterizzate dalla compromissione sere monitorati perché possono andare incontro ad attività
della maturazione delle cellule progenitrici emopoietiche giunzionale e diventare maligni.
ed hanno un'origine monoclonale. Nella leucemia si ha il I tumori maligni derivanti dai melanociti prendono il
blocco maturativo in una delle tappe di una determinata nome di melanomi. Essi possono avere numerosi aspetti
serie, che comporta l'accumulo nel midollo e il passaggio macroscopici. Sono altamente maligni e a rapida diffusio-
nel sangue di cellule immature. Il decorso clinico è più ne metastatica.
grave nelle forme meno differenziate, che sono croniche, e
meno grave nelle forme più differenziate, che sono acute. I tumori di origine placentare ed embrionale possono
Le leucemie linfoidi derivano dalla trasformazione neopla- derivare sia dal trofoblasto (mola vescicolare e corionepi-
stica di un progenitore dei linfociti T o B. Le leucemie telioma), sia da cellule embrionali pluripotenti (teratomi).
mieloidi derivano da linee di differenziazione monociti- I teratomi possono essere benigni e maligni e sorgono pre-
che, granulocitiche o megacariocitiche. Le eritroleucemie valentemente nell'ovaio e nel testicolo. Nell'ovaio il terato-
derivano da trasformazioni neoplastiche di un progenitore ma si presenta come una cisti contenente tessuti
della linea eritroide. differenziati e fornita di una parete sulla quale è presente
Una classificazione dei linfomi li divide in linfomi di un rilievo detto umbo. La cisti contiene strutture cartilagi-
tipo Hodgkin, caratterizzati dalla presenza di cellule nu- nee, ossee ed epiteliali. A differenza dei teratomi ovarici,
cleate, e linfomi non Hodgkin, o linfocitici. quelli testicolari sono molto maligni e presentano frequen-
I tumori plasmacellulari (mieloma multiplo) sono costi- te metastatizzazione.
tuiti dalla progenie di una plasmacellula che ha subito la
trasformazione neoplastica. Tali tumori sintetizzano e se- I tumori del sistema nervoso possono essere benigni e
cernono un eccesso dell'Ig prodotta dalla cellula progeni- maligni e questi ultimi non possono formare metastasi al
trice, che può essere evidenziato mediante esame di fuori del sistema nervoso. Tuttavia il sistema nervoso
elettroforetico e visualizzato come un picco globulinico può essere colpito da metastasi di altri tumori. I tumori
(componente M). A volte, nel tumore plasmacellulare vie- delle cellule nervose sono anche detti neuroblastomi. I
ne alterata la sintesi di immunoglobuline, per cui viene ri- neuroblastomi hanno forma rotondeggiante o polimorfa e
lasciato nel sangue un eccesso di catene leggere, che in spesso non presentano semaforine, proteine del cono
virtù del loro basso peso molecolare possono attraversare dell'assone che ne permettono la crescita direzionale.
il filtro glomerulare ed essere ritrovate nelle urine come
proteina di Bence-Jones. Gradazione dei tumori
Le malattie mieloproliferative comprendono condizioni La gradazione rappresenta un criterio applicabile ai tu-
patologiche indotte dalla proliferazione incontrollata di mori maligni per la valutazione del livello di gravità sulla
uno o più precursori mieloidi del midollo osseo, senza ar- base di caratteristiche istologiche e citologiche della neo-
resto del processo differenziativo, con conseguente iper- plasia. Col grado I si indicano i tumori ben differenziati,
produzione di cellule mature ematiche. Questi disordini mentre con il grado IV si indicano i tumori molto indiffe-
sono spesso associati a splenomegalia. La policitemia vera renziati. I principali parametri presi in analisi nella grada-
è caratterizzata dall'espansione della serie eritroide e a un

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zione di un tumore maligno sono rappresentati dal grado Animali di laboratorio
di differenziazione, dalla frequenza delle mitosi e dal pleo- Vi è la possibilità di indurre con opportuni trattamenti la
morfismo cellulare e nucleare. La frequenza delle mitosi comparsa di tumori negli animali di laboratorio o di tra-
viene determinata con il campo microscopico e può essere piantare i tumori da un animale all'altro nella stessa specie.
utile per avere un'idea sull'invasività. Il pleomorfismo cel- Questo metodo è diventato infallibile soprattutto con l'uti-
lulare, che è una caratteristica dei tumori a elevata grada- lizzo di animali singenici ottenuti dall'incrocio per almeno
zione, non riguarda solo le variazioni di forma e di venti generazioni di fratelli e sorelle.
dimensioni delle cellule e dei nuclei, ma anche le modifi- Lo xenotrapianto di tumori umani in animali è reso pos-
cazioni di colorabilità e la presenza di mitosi atipiche. La sibile negli animali immunodepressi per trattamento ra-
gradazione rappresenta un importante criterio prognostico. diante o con agenti chimici immunodepressori. Una tappa
ulteriore è stata l'isolamento di un ceppo di topi affetto
Sistema TNM dalla SCID, una immunodeficienza congenita.
Un criterio più approfondito per la formulazione di un Si è visto che con il trasferimento di tumori da un ani-
giudizio prognostico consiste nel sistema TNM, che valuta male all'altro avvengono alcuni cambiamenti nel fenotipo
le dimensioni della massa neoplastica (T, misurabile dal dei tumori per cui si vengono a sviluppare come elementi
diametro), l'eventuale coinvolgimento dei linfonodi (N) e dissociati nella cavità peritoneale, che producono un liqui-
l'assenza o presenza di metastasi (M). do di versamento trasudatizio nel quale sono sospesi. Que-
Le aree del corpo umano dove può insorgere un tumore sti tumori sono detti tumori ascitici.
sono indicate da regioni, sedi e sottosedi. Ciascuna regione Con la produzione dei topi transgenici è stato possibile
è identificata con un numero preceduto dalla sigla ICD-O. produrre animali deficienti in un determinato gene o aventi
Alla sigla ICD-O è aggiunta la lettera C (fattore di Certez- un gene iperespresso.
za) seguita da un numero che sottintende la validità della
classificazione a seconda della tecnica diagnostica adope- Coltivazione in vitro
rata. È possibile coltivare dei tumori in vitro in particolari
terreni di coltura. Le linee cellulari sono costituite da po-
Diagnosi dei tumori polazioni di cellule neoplastiche che derivano da tumori
L'esame macroscopico serve per analizzare la forma, la preformati o da cellule normali che subiscono la trasfor-
localizzazione, i limiti, la massa, il colore, la consistenza e mazione in vitro, come ad esempio le linee di linfoblasto
la presenza di costituenti abnormi. Il microscopio ottico indotte dal virus di Epstein-Barr. Le linee possono essere
viene utilizzato per studiare la morfologia delle singole mantenute indefinitivamente vitali a bassissime temperatu-
cellule, le alterazioni della forma e del volume cellulare e re con l'utilizzo di azoto liquido.
del nucleo. Le caratteristiche morfologiche delle cellule
neoplastiche vengono studiate con l'ausilio del microsco- Caratteristiche morfologiche dei tumori
pio ottico non solo sulle sezioni istologiche del materiale L'insieme dei segni morfologici che caratterizzano i tu-
bioptico, ma anche su cellule dissociate raccolte da liquidi mori sono compresi sotto il termine di anaplasia morfolo-
di versamento o secrezioni. Il microscopio elettronico vie- gica.
ne utilizzato per studiare le strutture subcellulari e le inclu-
Nei carcinomi degli epiteli di rivestimento viene perdu-
sioni.
ta la tipica organizzazione a strati con la formazione di
I primi esami cito-oncologici sono stati effettuati me- strutture nodulari o cilindriche. Queste alterazioni sono
diante citologia esfoliativa sulla vagina e sono stati utili dovute soprattutto alle alterazioni delle giunzioni, delle
anche per identificare le displasie, le cosiddette lesioni placche di adesione e della polarità e all'insufficienza di
pre-neoplastiche. formazione dello stroma vascolo-connettivale. Le moleco-
L'istochimica consente di mettere in evidenzia partico- le di adesione che costituiscono i recettori (integrine) per
lari strutture molecolari, mentre l'immunoistochimica si le molecole della matrice extracellulare e della membrana
avvale di anticorpi monoclonali contro gli antigeni neopla- basale, le proteine delle giunzioni, le proteine citoschele-
stici e risulta di particolare utilità nelle neoplasie del siste- triche e i recettori per altre molecole di adesione sono re-
ma emopoietico e endocrino, in quanto si basa sponsabili delle alterazioni dell'architettura tissutale.
sull'identificazione di alcuni particolari marker tumorali. Altro fattore a influenzare l'architettura del tumore è lo
L'immunoistochimica consente anche l'identificazione di sviluppo dello stroma vascolo-connettivale. Cellule tumo-
proteine mutate codificate da oncogeni o geni oncosop- rali in vitro si organizzano in formazioni solide dal diame-
pressori. tro di 500 μm dette sferoidi, al cui centro vi sono cellule
La citofluorometria è un metodo utilizzato sia per necrotiche e in apoptosi.
l'identificazione di marcatori di superficie, sia per giudica- In vivo si possono formare sia strutture nodulari, sia ci-
re il grado di ploidia di una popolazione cellulare in base lindriche. I noduli sono gruppi di cellule circondati da vasi
al contenuto in DNA. sanguigni. Il centro della formazione è necrotico, mentre
L'ibridazione in situ e la PCR consentono la localizza- la periferia è costituita da cellule giovani. Le cellule più
zione di particolari sequenze. vicine al centro sono le più differenziate, mentre quelle in
periferia le meno differenziate.

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I cordoni o cilindri sono costituiti da cellule che circon- Alle aumentate dimensioni corrisponde un aumento della
dano un vaso centrale. Le cellule più giovani e in attiva ri- quantità di DNA e, quindi, di un cariotipo iperdiploide.
produzione sono situate più prossimalmente al vaso, Nei preparati colorati con ematossilina/eosina il nucleo
mentre più distalmente ci sono le cellule necrotiche. si colora intensamente in viola a rispecchiare l'aumentata
Le cellule tumorali sono in grado di modificare la va- quantità di DNA. La misura della colorabilità mediante
scolarizzazione secernendo fattori angiogenetici, cosa che tecniche di micro densitometria o citofluorometria può es-
accade solo nell'accrescimento e nella riparazione dei tes- sere utilizzata per la precisa quantificazione del DNA.
suti normali. Nelle cellule normali scarsamente differenziate la cro-
matina appare granulare, mentre è addensata nelle cellule
La differenziazione viene raggiunta con la progressiva più differenziate. Questo rispecchia l'attività trascrizionale
inattivazione genica. Fattori di trascrizione specifici si le- della cellula. Nei tumori la cromatina appare organizzata
gano a sequenze tessuto-specifiche presenti nel promotore in maniera irregolare, con zone granulari e addensate pre-
dei geni inibendone la trascrizione. Per differenziarsi, la senti nello stesso nucleo. Talvolta l'addensamento è tale da
cellula ha bisogno di non entrare nella mitosi. Più è diffe- provocare picnosi. In alcuni casi è possibile osservare cro-
renziata una cellula, più sarà difficile che essa entrerà in mosomi compatti, il che conferisce una maggiore densità
mitosi. Fattori di differenziazione, fattori di crescita nega- alla cromatina.
tivi e comunicazione elettrica e chimica con le cellule cir- La membrana nucleare può presentare invaginazioni e
costanti contribuiscono a mantenere la cellula quiescente e protuberanze, note come MAC (malignancy associated
a permetterne la differenziazione. Nelle cellule tumorali, changes), per lo più da riferire ad alterazione della lamina
gli oncogeni hanno la capacità di riattivare i geni omeotici densa interna. La lamina densa interna è costituita da un
o di alterare i fattori di trascrizione. doppio strato di filamenti intermedi tra loro perpendicolari
Spesso nei tumori si verificano fenomeni di metaplasia, strettamente associati alla membrana nucleare interna. I
ossia alterata differenziazione di un tipo di cellula che as- prodotti di oncogeni possono modificare lo stato di fosfo-
sume le caratteristiche di un tessuto meno differenziato. rilazione di questi filamenti intermedi, alterandone la strut-
Talvolta la differenziazione è molto scarsa e le cellule tu- tura.
morali perdono ogni caratteristica che permetta di ricono- Talvolta i pori nucleari presentano una distribuzione al-
scere il tessuto di origine, per cui sono detti tumori terata o sono assenti, compromettendo il trasporto di mole-
anaplastici. cole grandi tra il nucleo e il citoplasma. Quando ciò
Nella patologia della differenziazione della cellula tu- avviene nel nucleo possono accumularsi glicogeno, fibril-
morale sono coinvolti principalmente tre meccanismi: la le, filamenti, tubuli e gocce lipidiche.
permanenza continua delle cellule nel ciclo cellulare, Il nucleolo può aumentare di volume fino a dieci volte e
l'alterazione dei meccanismi molecolari della differenzia- possono essere presenti più nucleoli per nucleo. La presen-
zione per un'inappropriata funzione dei geni omeotici e za dei nucleoli e la loro struttura è dovuta a una particolare
l'alterata funzione dei fattori di trascrizione e loro recetto- regione del DNA nota come regione organizzatrice del nu-
ri. cleolo, presente in dieci copie nel genoma. Nei tumori si
ha spesso il funzionamento contemporaneo di più di una
Il volume delle cellule tumorali risulta in genere dimi- regione organizzatrice del nucleolo, che causa ipertrofia
nuito. Alcune eccezioni sono molti tumori anaplastici, del nucleolo, o il funzionamento in maniera sfasata di que-
come le cellule giganti. La loro origine è data da un'altera- ste regioni, che ne causa l'aumento in numero.
ta divisione cellulare. In genere la fase S del ciclo cellulare
appare normale, mentre la mitosi (fase M) abortisce in una La membrana plasmatica tende a presentare alterazioni
endomitosi a seguito della quale si formano cellule polinu- della polarità e delle funzioni che da essa dipendono a cau-
cleate. La causa più frequente del blocco della citocinesi è sa delle modificazioni del citoscheletro e delle proteine di
data da alterazioni dell'anello contrattile equatoriale. membrana. Possono scomparire anche le strutture di su-
La forma delle cellule tumorali può apparire profonda- perficie, quali microvilli, ciglia e complessi giunzionali.
mente alterata e irregolare (polimorfismo cellulare), so- Le tirosin-chinasi oncogenetiche promuovono la disorga-
prattutto a causa di alterazioni dei componenti nizzazione del citoscheletro sottomembranaceo delle cellu-
citoscheletrici per iperfosforilazione. le secretive. Questo può essere la causa di mancato
Il rapporto nucleo/citoplasma può risultare fortemente controllo della secrezione povertà in granuli di accumulo a
alterato. Nelle cellule normali esso propende per il citopla- fronte di un elevato livello di prodotto.
sma, mentre nei tumori tende a spostarsi a favore del nu-
cleo. Il reticolo endoplasmatico è generalmente diminuito,
mentre i polisomi e i ribosomi liberi aumentati. Il reticolo
Il numero dei nuclei può essere aumentato come nelle liscio è talvolta aumentato, come nel caso dei tumori da
cellule giganti. La forma e le dimensioni del nucleo posso- cancerogeni chimici. Nelle cisterne del reticolo endopla-
no essere variabili, per cui si possono avere nuclei poli- smatico si possono accumulare i retrovirus che si formano
morfi, giganti e micronuclei. Anche le irregolarità del nel citosol.
nucleo sono da ascrivere alle alterazioni del citoscheletro.

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L'equilibrio tra le forme monomeriche e polimeriche che dette cellule staminali tumorali.
delle componenti del citoscheletro è orchestrato dalla fo-
sforilazione dei monomeri liberi nel citosol ad opera delle Fasi della cancerogenesi
chinasi. L'equilibrio tra le varie chinasi può essere alterato La comparsa dei tumori in seguito all'esposizione a so-
dal fatto che vari prodotti degli oncogeni sono essi stessi stanze chimiche cancerogene è preceduta da altre manife-
chinasi. stazioni patologiche:
I microtubuli risultano più abbondanti nelle cellule tu- 1) fenomeni iperplastici;
morali e questo viene attribuito ai microtubuli del fuso mi-
2) verruche;
totico per la continua proliferazione cellulare, mentre il
complesso microtubulare citoplasmatico appare spesso di- 3) papillomi.
sorganizzato e depolimerizzato. I filamenti sottili di actina Ognuna di queste manifestazioni successive, può regre-
sono solitamente depolimerizzati e disorganizzati. I fila- dire del tutto se l'esposizione alle sostanze cancerogene
menti intermedi sono meno alterati. cessa, mentre i papillomi possono progredire a carcinomi
squamosi. Riprendendo il trattamento dopo un periodo an-
che lungo di sospensione, la comparsa dei tumori avviene
Nel citosol vi è spesso l'accumulo di glicogeno in forma
nel momento in cui si supera un valore soglia.
β. E' possibile rivelare la presenza di granuli che contengo-
no generalmente peptidi secretivi, espressione della fun- La cancerogenesi è stata divisa principalmente in due
zione delle cellule da cui deriva il tumore. Talvolta questi vasi: iniziazione e promozione (teoria difasica della cance-
possono dare luogo ad una secrezione ectopica, sostenen- rogenesi). L'iniziazione è evocata dal trattamento col can-
do sindromi paraneoplastiche caratteristiche. cerogeno in dose subliminale, cioè in dose non sufficiente
alla genesi di un tumore ma sufficiente alla trasformazione
di cellule normali in cellule staminali tumorali, mentre la
I mitocondri sono diminuiti in numero e volume. La promozione consiste nell'induzione delle cellule trasfor-
forma dei mitocondri è molto irregolare, la matrice diso- mate alla proliferazione.
mogenea, talvolta vacuolizzata, e possono essere presenti
I focolai di cellule tumorali continuano ad essere pre-
inclusioni come gocce lipidiche, vescicole, granuli di se-
senti anche dopo la sospensione del trattamento in una
crezione, particelle di glicogeno, precipitati di calcio e di
condizione di latenza, per cui possono essere risvegliate in
fosforo, abnorme quantità di DNA e ribosomi. Le creste
seguito a sollecitazioni successive e dare origine a un tu-
sono fortemente diminuite e irregolari.
more.
I mitocondri sono spesso bersaglio di virus oncogeni e
di cancerogeni a causa della presenza al loro interno di
DNA. La presenza di virus e di altro materiale all'interno L'iniziazione consiste nella comparsa di mutazioni a ca-
dei mitocondri è attribuibile a malfunzionamenti nei mec- rico di uno o di qualche gene provocata dal cancerogeno.
canismi di importazione. L'iniziazione può essere indotta anche in vitro. I fibroblasti
di topo sottoposti ad un rapido trattamento con benzopire-
La presenza di un tumore induce la formazione nel tes-
ne e trasferiti in topi nudi non inducono la comparsa di tu-
suto sano ospite di oncociti, cellule caratterizzate da estre-
mori, ma lo fanno se permangono nel terreno di coltura
ma eosinofilia (cellule ossifile) ricche di mitocondri,
con benzopirene per un tempo più lungo. Questo tempo
deputate a neutralizzare l'eccesso di H⁺ rilasciati dalla gli -
deve essere necessario alla comparsa di alterazioni morfo-
colisi dei tumori.
logiche e comportamentali delle cellule, quali la capacità
di crescita indipendente dall'ancoraggio al terreno.
I perossisomi possono essere diminuiti o assenti. La mi- Esistono pochi agenti inizianti puri, in realtà tutti gli
nor protezione dai radicali liberi può essere essa stessa un agenti inizianti possono anche provocare la promozione,
fattore di rischio cancerogeno. quindi l'insorgenza di un tumore, se le cellule sono sotto-
I lisosomi possono essere giganti o contenere materiali poste a dosi non subliminali.
non digeriti per eventuali deficienze enzimatiche. L'iniziazione rappresenta il primo danno genomico nel-
I centrioli possono essere abnormi o in molte copie. la cascata di mutazioni che porta alla formazione del tu-
more (teoria multifasica della cancerogenesi). I bersagli
Meccanismi molecolari di carcinogenesi iniziali dei cancerogeni chimici e fisici sono i protoonco-
La trasformazione neoplastica è un processo multifasico geni H-ras e K-ras.
che prevede numerose alterazioni sequenziali a carico di Sotto l'aspetto clinico, le lesioni precancerose indicative
oncogeni, oncosoppressori e microRNA. La loro frequen- della presenza nell'organismo di cellule iniziate sono: la
za aumenta in maniera logaritmica con l'andamento presenza di determinate mutazioni trasmesse per via eredi-
dell'età, a sottolineare il bisogno di più alterazioni geniche taria, infezioni con virus oncogeni e l'assorbimento di ma-
nell'ambito della stessa cellula per andare incontro a una teriale radioattivo in dosi massicce.
trasformazione. L'iniziazione si verifica in maniera rapida ed è assoluta-
I tumori sono generalmente costituiti da cloni differenti mente irreversibile.
di cellule tumorali derivanti dalla cellula iniziale a seguito
di mutazioni secondarie e terziarie. Nella popolazione tu- Sostanze che possono indurre la cancerogenesi se som-
morale sono presenti alcune cellule progenitrici neoplasti- ministrate dopo uno stimolo cancerogeno in quantità subli-

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minale sono chiamate agenti promoventi o cocancerogeni. I cancerogeni indiretti possono essere trasformati in
La fase di promozione può essere indotta sia con la som- cancerogeni via via più potenti, formando vari composti
ministrazione della dose residua di cancerogeno, sia con la intermedi, fino ad arrivare ai cancerogeni terminali, più
somministrazione di agenti promoventi. Il trattamento con potenti. In molti casi queste trasformazioni sono enzimati-
l'agente iniziante deve necessariamente precedere quello che e possono avvenire anche a carico degli epatociti del
con l'agente promovente, tuttavia non assume alcuna im- fegato. In alcuni casi le trasformazioni sono esclusivamen-
portanza ai fini della comparsa del tumore l'intervallo di te chimiche, in quanto il composto si modifica in conse-
tempo che intercorre tra l'applicazione dello stimolo ini- guenza di reazioni spontanee.
ziante e quella ripetuta dell'agente promovente. I procancerogeni e i cancerogeni possono anche essere
Il tumore però, non compare se il trattamento con neutralizzati da reazioni enzimatiche in processi di detossi-
l'agente promovente viene eseguito in maniera disconti- ficazione.
nua. I processi di trasformazione metabolica e detossificazio-
Sostanze irritanti sono in grado di generare lesioni pre- ne dipendono da enzimi codificati da geni altamente poli-
cancerose, con necrosi. I tessuti danneggiati sono caratte- morfici. Il polimorfismo di questi geni è alla base
rizzati da iperplasia rigenerativa, durante la quale sono dell'individualità nella predisposizione o nella resistenza a
prodotte citochine mitogeniche che stimolano la prolifera- tumori.
zione di eventuali cellule iniziate. Gli enzimi responsabili della trasformazione metabolica
L'accumulo di fibroblasti senescenti nel derma si è visto sono situati nelle membrane del reticolo endoplasmatico,
avere attività promovente per lo sviluppo di tumori cuta- che costituisce la frazione microsomiale. Gli enzimi asso-
nei. Le cellule senescenti rilasciano citochine ad attività ciati al citocromo P-450 sono codificati da una famiglia di
pro-infiammatoria e mitogenica. geni chiamata CYP. Il citocromo P-450 è una ferroproteina
che, nella sua forma ridotta, ha un massimo di assorbimen-
La fase di progressione è essenzialmente un'estensione to a 450 nm di lunghezza d'onda.
della fase di promozione ed è caratterizzata dall'accentuar-
si di alcune atipie, nonché la comparsa del fenotipo invasi- Sono considerati cancerogeni genotossici quelli che al-
vo e metastatico. terano direttamente o tramite i loro derivati metabolici il
DNA. Gli oncogeni che risultano incapaci di indurre muta-
Cancerogenesi chimica zioni agiscono sul DNA attraverso la regolazione epigene-
I cancerogeni di natura chimica comprendono sia so- tica della trascrizione.
stanze organiche che inorganiche. Vi è una buona correla-
zione tra cancerogenicità e mutagenicità. In genere, non vi Il momento di maggiore sensibilità all'azione dei cance-
è una dose soglia: qualunque livello di esposizione com- rogeni corrisponde alla fase S del ciclo cellulare. Quando
porta un rischio commisurato alla dose. La dose di esposi- le due eliche si separano espongono siti nucleofili che pos-
zione non è in rapporto alla gravità della lesione, ma alla sono essere attaccati dai cancerogeni elettrofili.
probabilità che la lesione si manifesti.
Spesso i cancerogeni possono interagire con altri aven- Oltre alla riparazione del DNA e la detossificazione, i
do effetto sinergico (sincancerogenesi) o effetto antagoni- meccanismi di difesa antitumorale comprendono anche la
sta (anticancerogenesi). necrosi, la morte cellulare programmata o la senescenza.
Un'unica dose elevata di cancerogeno è meno efficace Nel caso dei tumori la senescenza è definita senescenza
nell'indurre la lesione neoplastica della stessa dose suddi- precoce per distinguerla da quella replicativa, dovuta
visa nel tempo. all'accorciamento dei telomeri.
Vi è sempre un tempo di latenza lungo tra l'esposizione
e la comparsa del tumore. Idrocarburi aromatici policiclici
Sulla base della potenziale cancerogenicità, molte so- Gli idrocarburi aromatici policiclici (PAH) contengono
stanze sono state divise in tre categorie: anelli benzenici e derivano principalmente dalla combu-
1) cancerogene per l'uomo; stione del carbon fossile. Essi hanno una struttura di base
2) cancerogene per gli animali e possibilmente per riportabile a quella dell'antracene o del fenantrene. L'antra-
l'uomo; cene è formato da tre anelli allineati in posizione lineare,
3) sostanze che hanno dato risultati preoccupanti ma mentre il fenantrene presenta una forma angolare.
non sicuramente cancerogene per gli animali o per l'uomo. La maggior parte di essi sono cancerogeni indiretti, la
cui attivazione ha luogo nel sistema microsomiale del cito-
cromo P-450 attraverso più tappe ossidative catalizzate da
I cancerogeni chimici possono essere divisi in diretti e
idrocarbomonoossigenasi e da idrocarbossilasi. Gli inter-
indiretti. I cancerogeni diretti sono caratterizzati da elevata
medi dei PAH sono dioli, diolo-epossidi ed infine epossidi,
elettrofilicità, per cui possono strappare elettroni al DNA,
con progressivo aumento di elettrofilia. Gli epossidi sono
che è una molecola nucleofila. I cancerogeni indiretti o
cancerogeni diretti.
procancerogeni sono sostanze non elettrofile, i cui derivati
sono resi elettrofili in seguito ad alcune reazioni che av- Nei PAH a maggiore potere cancerogeno i processi os-
vengono nel nostro organismo. sidativi avvengono a livello delle regioni angolari che deli-

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mitano la regione baia, zona compresa tra tre anelli benze- sola mutazione puntiforme. Il cloruro di vinile (CH2-CH-
nici in posizione angolare. Cl) è un esempio di composto alchilante monofunzionale.
Un composto alchilante bifunzionale (reazione SN2, che
Amine aromatiche coinvolge due gruppi nucleofilici) provoca l'alchilazione
Le amine aromatiche sono composti caratterizzati da di due basi (alchilazione a ponte).
una struttura aromatica nella quale almeno un atomo di Tra le alterazioni indotte dall'alchilazione si ricorda la
idrogeno è sostituito dal gruppo NH2. L'amina aromatica rottura di uno o dei due filamenti, la formazione di legami
più semplice è l'anilina, costituita da un unico anello ben- crociati intra e intercatena, la delezione e la sostituzione di
zenico, fornito di un gruppo amminico. L'anilina è tossica una base.
ma non cancerogena, tuttavia alcuni prodotti di condensa-
zione costituiti da due anelli benzenici sono pro-cancero- Cancerogeni epigenetici
geni. I cancerogeni epigenetici non possiedono alcuna attività
La β-naftilamina somministrata con la dieta, raggiunge mutagena, tuttavia possono indurre la trasformazione neo-
il fegato e penetra negli epatociti, dove, per azione degli plastica attraverso effetti citotossici conseguenti a danno
enzimi microsomiali, viene per N-idrossilazione trasfor- tissutale cronico, azioni ormono-simili, formazione di me-
mata in 1-idrossi-2-aminonaftolo, il composto canceroge- taboliti reattivi e azione promovente nei confronti di cellu-
no. Tale composto viene immediatamente coniugato con le staminali tumorali. Un esempio è l'asbesto.
l'acido glucuronico con formazione di un estere, il 2-ami-
no-1-naftilglicuronide, inattivo e idrosolubile. Questo Cancerogeni fisici
composto viene rilasciato rapidamente in circolo e viene I cancerogeni fisici più importanti sono le radiazioni e
eliminato per via renale. Nella vescica, la β-glicuronidasi la presenza di corpi estranei penetrati nell'organismo. La
scinde questo composto con la formazione di 1-idrossi-2- cancerogenesi legata ai corpi estranei è principalmente do-
aminonaftolo che esercita la sua attività cancerogena a li- vuta ai processi di infiammazione cronica.
vello del trigono vescicale.
L'acetilaminofluorofene (AAF) per ossidazione è tra-
Le radiazioni eccitanti sono quelle fornite di energia in-
sformata in N-idrossi-AAF, dal quale si possono ottenere
feriore a 10 eV. Esse non sono in grado di determinare
due composti cancerogeni per acetilazione o solfatazione.
l'espulsione di un elettrone dagli atomi, possono soltanto
Questi esteri sono molto instabili e possono spontanea-
provocare il salto di un elettrone da un orbitale a quello di
mente trasformarsi nello ione nitrenio, dotato di maggiore
energia più elevata. Tra le radiazioni eccitanti di maggiore
elettrofilia.
interesse vi sono quelle ultraviolette, dalla lunghezza
d'onda compresa tra 100-400 nm. Le radiazioni ultraviolet-
Composti azoici te sono poco penetranti e gli effetti dannosi sono solita-
I composti azoici sono costituiti da anelli benzenici uni- mente limitati alla cute. Le più pericolose sono quelle
ti da due atomi di azoto tra i quali è interposto un doppio comprese tra 250-300 nm, lunghezze d'onda assorbite
legame e contengono almeno un gruppo amminico. Tra principalmente da proteine e acidi nucleici.
questi composti vi è il dimetilaminobenzene (DAB). Le radiazioni eccitanti agiscono da cancerogeni diretti e
Se viene ridotto il doppio legame tra i due atomi di azo- sono in grado di indurre l'iniziazione. Il danno indotto nel
to, il composto azoico perde il suo potenziale oncogeno. DNA consiste nella formazione di legami covalenti tra due
Importanti sono anche i gruppi metilici. basi di pirimidine (timina-timina, citosina-citosina e cito-
sina-timina). Tuttavia, solo i dimeri che contengono una
Nitrocomposti citosina sono in grado di indurre una mutazione, perché i
I nitrocomposti si distinguono in: dimeri di timina sono letti come timina. L'ingresso nella
- nitrosamine, nei quali il gruppo N-NO è legato a due fase S è il momento in cui le cellule sono maggiormente
radicali alchilici; sensibili alle radiazioni eccitanti, perché le basi pirimidini-
che del DNA sono maggiormente esposte.
- nitrosamidi, nei quali il gruppo N-NO è legato a un ra-
dicale alchilico e uno non alchilico.
Il rischio delle nitrosamine è legato alla loro trasforma- Le radiazioni ionizzanti sono caratterizzate da un'ener-
zione metabolica in metildiazonio, il cancerogeno termina- gia superiore ai 10 eV e comprendono sia radiazioni elet-
le, responsabile di alchilazione della guanina. tromagnetiche (raggi γ e raggi x), sia radiazioni
corpuscolari (particelle α, particelle β, protoni e neutroni).
Esse sono in grado di indurre la rottura dei legami nelle
Composti alchilanti molecole e di provocare il rilascio di elettroni dagli atomi.
I composti alchilanti sono in grado di coniugare gruppi Le radiazioni ionizzanti hanno sia un effetto diretto, sia un
alchilici a carica positiva a composti nucleofili, come il effetto indiretto dovuto alla formazione di radicali liberi a
DNA. Gli alchilanti spontanei cedono spontaneamente i partire dall'acqua.
loro gruppi alchilici ai substrati, mentre quelli non sponta- Le radiazioni ionizzanti possono penetrare in profondità
nei devono subire alterazione metabolica. e sono responsabili di legami crociati e rotture dei filamen-
Un composto alchilante monofunzionale (reazione SN1, ti di DNA, oltre a varie aberrazioni cromosomiche.
che coinvolge un solo gruppo nucleofilico) provoca una

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Cancerogenesi da ROS sentano una ridotta necessità di fattori di crescita nel terre-
I radicali liberi sono prodotti non solo durante il tra- no di coltura.
sporto degli elettroni, ma anche da parte di enzimi quali li- I virus oncogeni si dividono in virus a DNA e virus a
possigenasi e ciclossigenasi. RNA a seconda dell'acido nucleico che costituisce il loro
Essi sono in grado di ossidare numerose molecole bio- patrimonio genetico. I primi appartengono alla famiglia
logiche e determinano l'ossidazione della guanina a 8-aza- dei Papovavirus, che comprendono i virus del papilloma,
guanina nel DNA e l'ossidazione delle cisteine a cistine alla famiglia degli Herpesvirus e alla famiglia degli He-
nelle strutture terziarie delle proteine. Essi causano la rot- padnavirus. I virus a RNA sono invece caratterizzati dalla
tura a singolo o doppio filamento, delezioni, inserzioni e presenza della trascrittasi inversa e a questa categoria ap-
sostituzioni. partengono i Retrovirus.
L'emivita dei radicali liberi dell'ossigeno è estremamen- I virus oncogeni a DNA si comportano in modo diverso
te breve, quindi essi possono avere effetti mutageni solo a seconda della permissività della cellula ospite: nelle cel-
attraverso reazioni a catena oppure se derivati dall'H2O2, lule permissive, che permettono la replicazione di nuove
che è più stabile. particelle virali dopo l'integrazione del genoma virale in
quello cellulare, essi danno luogo ad un'infezione di tipo
Test di Ames produttivo con effetto citopatico litico e assenza di indu-
zione di tumori, mentre nelle cellule non permissive essi
Il test di Ames è un test che utilizza microrganismi vol-
provocano il fenomeno della trasformazione. I virus a
to a stabilire la mutagenicità di un composto.
DNA si replicano in alcune cellule del loro ospite naturale,
Il microrganismo solitamente utilizzato è un ceppo mu- ma raramente inducono tumori in quell'ospite. Al contra-
tato di Salmonella typhimurium, in cui l'enzima istidina rio, sono solitamente incapaci di replicarsi in cellule etero-
sintetasi è non funzionante. La capacità mutagena di un loghe, ma possono occasionalmente trasformarle. Nel caso
composto viene ponderata sulla sua capacità di revertire la dei virus a RNA, la replicazione del virus non si associa
mutazione di tale enzima mettendo a crescere il ceppo mu- all'effetto citopatico quindi possono indurre tumori nel
tato in terreno di coltura privo di istidina e addizionato del loro ospite naturale. Essi differiscono dai virus a DNA in
composto in esame. La formazione di colonie implica che quanto possono indurre la trasformazione sia nelle cellule
il composto in esame è un mutageno. permissive che nelle cellule non permissive.
Nel dubbio che il composto necessiti di un'attivazione Una volta che il DNA virale è integrato nella cellula
metabolica, alcuni terreni sono addizionati della frazione ospite, il virus può modificare il programma di crescita
microsomiale di fegato di ratto, in cui sono contenuti i si- della cellula introducendo nel genoma cellulare un nuovo
stemi enzimatici del citocromo P-450, insieme a NADPH. gene trasformante o alterando l'espressione di un gene cel-
Dal momento che non tutti i mutageni debbono neces- lulare preesistente. I virus oncogenici possono variare
sariamente essere cancerogeni, i composti forniti di attività l'espressione genica, stimolando la cellula ospite alla proli-
mutagena sono sottoposti ad ulteriori prove di canceroge- ferazione, o inducendo la resistenza della cellula al sistema
nesi. immunitario, in maniera tale da indurre indirettamente la
comparsa di tumori. Il virus dell'immunodeficienza acqui-
Oncogenesi virale sita conferisce al paziente un rischio maggiore di sviluppa-
L'oncogenesi virale è caratterizzata da un processo a re linfomi di tipo B o sarcoma di Kaposi. D'altra parte, il
singolo “hit”, nel senso che una singola particella virale virus Herpes simplex si ritiene sia agente causale di alcuni
con la cellula bersaglio suscettibile è sufficiente per indur- tumori, inducendo mutazioni e amplificando sequenze spe-
re la trasformazione. La trasformazione richiede che parte cifiche nel genoma della cellula ospite.
del genoma virale persista integrato nel DNA cellulare o Lo stabile cambiamento genetico che si verifica in una
come episoma nel nucleo. Frequentemente viene espresso cellula trasformata è attribuito all'integrazione di alcuni
un singolo gene virale sufficiente a mantenere la cellula in geni virali nel genoma della cellula ospite. Nel caso dei vi-
uno stato trasformato. rus oncogeni a DNA, una porzione del DNA virale si inte-
Le principali limitazioni della crescita in vitro sono gra nel DNA cellulare. Nel caso dei virus oncogeni a
l'elevata densità cellulare, l'assenza di fattori di crescita nel RNA, l'RNA virale funge da stampo per la sintesi di DNA
terreno e la non disponibilità di una superficie solita su cui virale, il quale viene integrato nel DNA cellulare sotto for-
crescere. In coltura, le cellule trasformate da virus presen- ma di provirus.
tano caratteristiche comuni a quelle delle cellule tumorali Le cellule trasformate da virus oncogeni a DNA non ri-
ottenute da tumori indotti da altri cancerogeni. In aggiunta lasciano mai virus infettivo, mentre quelle trasformate da
esse possono possedere la capacità di rilasciare il virus nel retrovirus possono rilasciarne.
mezzo di coltura o esporre antigeni virali nucleari, citopla-
smatici o di membrana. I virus spesso sono in grado di im- Per poter isolare virus infettivi, il DNA virale completo
mortalizzare una cellula dopo infezione in vitro ma non di dev'essere integrato nel DNA della cellula tumorale. Si uti-
indurne la trasformazione neoplastica. Le cellule immorta- lizza un virus superinfettante che aiuta la replicazione del
lizzate condividono caratteristiche comuni alle cellule tra- virus trasformante difettivo ripristinando una funzione re-
sformate ma non sono in grado di indurre la formazione di plicativa mancante. Alternativamente, possono essere uti-
un tumore se iniettate in topi nudi e generalmente non pre- lizzati inibitori della sintesi di acidi nucleici o della sintesi

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proteica, che possono influenzare l'espressione genica cel- l'attivazione dell'espressione virale. I virus endogeni non
lulare e attivare la sintesi virale da parte di geni virali inte- provocano alcuna malattia né sono in grado di trasformare
grali. Tale trattamento può indurre l'espressione virale cellule in coltura. Quando vengono attivati, sono meno on-
anche in cellule apparentemente normali che sono portatri- cogeni per l'ospite rispetto ai virus esogeni, dal momento
ci di retrovirus endogeni. Infine, una cellula trasformata che essi non sono integrati in prossimità di alcun proto-
non permissiva può essere fusa mediante virus fusogenici oncogene. Un modo per svelare la presenza di virus endo-
o agenti chimici con una cellula permissiva non infetta. I geni integrati è esporre le cellule a radiazioni, cancerogeni
componenti della cellula permissiva forniscono i fattori chimici o inibitori del metabolismo.
mancanti necessari alla replicazione virale e l'eterocarion Esistono tre famiglie di retrovirus: gli Oncovirus, i Len-
può produrre virus oncogeno infettivo. tivirus (HIV) e gli Spumavirus.

I virus oncogeni a RNA, perché possano riprodursi, de- I virus oncogeni a DNA sono distribuiti in 5 famiglie:
vono retrotrascrivere il loro RNA in DNA ad opera di una Papovavirus (Poliomavirus e Papillomavirus), Adenovirus,
DNA-polimerasi RNA-dipendente (codificata dal gene Herpesvirus, Hepadnavirus e Poxvirus. La maggior parte
pol) di origine virale, che prende il nome di trascrittasi in- degli oncogeni dei virus a DNA agisce a livello nucleare,
versa. Il DNA viene integrato nel DNA della cellula ospite svolgendo funzioni virali precoci per la replicazione virale
(provirus) e mediante l'utilizzo di enzimi e strutture della e per la trasformazione cellulare. Le interazioni tra le pro-
cellula, dirige la sintesi delle proteine virali e l'assemblag- teine virali e quelle cellulari possono portare alla trasfor-
gio di nuovi virioni. mazione attraverso inattivazioni di oncosoppressori o
Il genoma provirale possiede elementi promotori ed en- attivazioni degli oncogeni cellulari. Inattivando proteine
hancer propri in sequenze duplicate ad ogni estremità del che regolano il ciclo cellulare, come Rb e P53, i virus pos-
genoma, note come long terminal repeats (LTR). L'integra- sono portare alla formazione di tumori. In particolare il
zione dei genomi retrovirali e dei genomi difettivi può prodotto del gene E7 del papillomavirus può formare com-
condurre all'attivazione di geni della cellula ospite adia- plessi con Rb, portando alla sua inattivazione.
centi da parte delle sequenze virali promoter e enhancer
negli LTR (attivazione in cis). Se l'espressione di questi Papillomavirus
geni cellulari attiva il ciclo mitotico cellulare, l'evento I papillomavirus (HPV) hanno tropismo spiccato per le
stesso dell'integrazione può essere oncogeno e i geni cellu- cellule epiteliali cutanee e delle membrane mucose. L'aci-
lari coinvolti sono oncogeni. Occasionalmente, i retrovirus do nucleico virale può essere riscontrato nelle cellule sta-
trasducono questi oncogeni, che vengono incorporati nel minali basali, ma l'espressione dei geni tardivi virali è
genoma virale e possono essere espressi ogni qualvolta ristretta allo strato più superficiale dei cheratinociti diffe-
che il provirus si si integra. renziati. I papillomavirus non possono essere coltivati in
Alcuni retrovirus possiedono anche attività trans-atti- vitro dal momento che si possono solo replicare in cellule
vante attraverso l'espressione di proteine virali che contri- epiteliali differenziate.
buiscono all'attivazione trascrizionale di altri geni. I papillomavirus umani possiedono sei ORF nella regio-
Gli oncogeni virali sono privi di introni e l'aggiunta di ne precoce (E1-E7) e due ORF nella regione tardiva (L1 e
DNA cellulare comporta la perdita di alcune porzioni del L2). Il gene E2 è un modulatore trascrizionale di promoto-
genoma virale, col risultato che i virus oncogeni sono di- ri virali. I geni E6 e E7 contengono motivi zinc-finger che
fettivi per la replicazione e particelle virali sono prodotte legano il DNA e sono responsabili delle attività trasfor-
solo in presenza di virus helper. Generalmente i virus hel- manti di HPV.
per sono altri retrovirus che possono ricombinarsi in vario La replicazione virale avviene in proliferazioni epiteliali
modo con i virus difettivi. benigne (papillomi). Il periodo di incubazione varia da set-
I retrovirus provocano principalmente tumori dei siste- timane a mesi. Alcune lesioni possono regredire sponta-
mi reticoloendoteliale ed emopoietico e del tessuto connet- neamente, altre possono progredire verso forme
tivo. neoplastiche. Solitamente gli HPV infettano le cellule ba-
I retrovirus possono essere divisi in endogeni o esogeni sali epiteliali in zone colpite precedentemente da altre le-
a seconda di come si trasmettono. I virus esogeni si tra- sioni o in zone con epitelio di transizione, quale la cervice
smettono orizzontalmente e si comportano come tipici uterina. Il DNA virale può essere evidenziato mediante
agenti infettivi. Iniziano l'iniezione e la trasformazione tecniche di ibridizzazione in situ, mentre le proteine strut-
dopo il contatto con la cellula e si ritrovano esclusivamen- turali possono essere evidenziate con metodiche immunoi-
te nelle cellule infettate. Tutti i retrovirus patogeni appar- stochimiche.
tengono ai virus esogeni. L'epidermodisplasia verruciforme (EV) predispone i pa-
I virus endogeni sono presenti in tutte le cellule di tutti i zienti all'infezione da HPV. I tumori che insorgono in tali
soggetti di una determinata specie e si trasmettono verti- pazienti contengono frequentemente il DNA dell'HPV-5 e
calmente attraverso la linea germinale. Un provirus inte- sono indotti nei papillomi dall'esposizione alla luce solare.
grato si comporta come un cluster di geni ed è soggetto al Nel cancro della cervice il più coinvolto è l'HPV-16, per
controllo regolatorio della cellula, che risulta generalmen- cui il DNA virale integrato presenta la ORF E2 distrutta. I
te nella repressione dei geni virali. La presenza di appro- geni E6 ed E7 dei tipi di HPV ad alto rischio di trasforma-
priati fattori di trascrizione cellulari può determinare zione sono in grado di immortalizzare cheratinociti di pre-

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puzio o della cervice, o cellule epiteliali di tessuto mam- geni,
mario, dopo trasfezione in coltura. Dopo un periodo lungo L'infezione primaria si verifica solitamente attraverso
in coltura si ottengono alcuni cloni maligni che possono scambi con la saliva nell'orofaringe e risulta nella replica-
indurre tumori se trasferite in topi nudi. Queste infezioni zione virale nelle cellule epiteliali stratificate, con succes-
da HPV possono da sole indurre un'alterazione maligna, siva infezione secondaria dei linfociti B circolanti.
purché un numero sufficiente di generazioni cellulari per- Le linee cellulari linfoblastoidi (LCLL) si ottengono in
metta la manifestazione di ulteriori modificazioni sponta- coltura dopo infezione sperimentale del linfocita B con il
nee o indotte dai geni virali. Un'instabilità cromosomica virus (latenza di tipo III). Solo una percentuale di queste
delle cellule immortalizzate può rappresentare la causa cellule risultano essere permissive per la replicazione vira-
delle modificazioni progressive aggiuntive in tali colture. le, e l'espressione latente del genoma virale è ristretta a 9
Le proteine oncogene virali possono interagire specifi- geni che coordinano l'immortalizzazione, l'aumentata
camente con proteine critiche per la regolazione cellulare. espressione di bcl-2 e l'aumentata espressione di numerosi
La proteina E7 può cooperare con altre oncoproteine cito- antigeni della superficie cellulare, quali i marker di attiva-
plasmatiche, quali ras, stimolare la sintesi di DNA e zione CD23, CD30 e CD39 e della famiglia delle molecole
l'immortalizzazione, e modulare la trascrizione da alcuni di adesione. La maggior parte delle linee cellulari linfobla-
promotori. Inoltre, E7 lega Rb, mentre E6 lega p53. Il le- stoidi sono totalmente non permissive per la produzione di
game di E6 con p53 porta alla degradazione di quest'ulti- virus infettivo, mentre alcune contengono una piccola per-
ma. L'interferenza con le funzioni di Rb e p53 può centuale di cellule in ciclo litico.
condurre ad un'alterata regolazione del ciclo cellulare e Un'altra forma di infezione latente, il linfoma di Burkitt
all'instabilità cromosomica e aneuploidia. L'espressione (latenza di tipo I), è caratterizzata solo dall'espressione di
dei geni virali E6 ed E7 è una condizione necessaria ma due geni virali e da un aspetto caratteristico . Se le cellule
non sufficiente per lo sviluppo della crescita tumorale. Li- di Burkitt sono coltivate in terreno di coltura, si ha il pas-
nee cellulari immortalizzate in vitro da E6 e E7 non sono saggio dalla forma latente a quella litica di alcune cellule,
tumorigeniche ai primi passaggi in coltura, mentre una grazie all'espressione dell'intero genoma virale. I geni sono
transfezione aggiuntiva con l'oncogene v-ras le rende ma- attivati da alcune proteine virali transattivanti. Il linfoma
ligne. La fusione di cellule carcinomatose HPV positive di Burkitt è causato da traslocazioni cromosomiche tra il
con cellule normali risulta in ibridi non maligni, nonostan- cromosoma 8 ed i cromosomi 14, 2, o 22, in cui il gene c-
te questi ibridi esprimano i geni E6 ed E7. Questo è proba- myc viene traslocato in posizione adiacente ai geni delle
bilmente dovuto al fatto che l'inoculazione di cellule catene pesanti, leggere k e leggere λ, rispettivamente. In
immortalizzate o ibride in topi nudi risulta in una diminu- condizioni di immunodeficienza l'infezione provoca una
zione dell'espressione dei geni E6 ed E7. proliferazione policlonale non maligna della popolazione
Il TFG β e l'EGF sono potenti fattori in grado di soppri- B; lo sviluppo di una immunodepressione T e della proli-
mere l'espressione di HPV nelle cellule non maligne, ma ferazione B è connesso ad una continua attività mitogenica
non agiscono sulle cellule maligne. da parte di antigeni del parassita malarico. La traslocazio-
Il sito di integrazione del DNA virale è importante nella ne cromosomica si verifica all'interno di una cellula B pro-
deregolazione dell'espressione genica di HPV, come è sug- liferante, provocando la neoplasia monoclonale.
gerito dalla più alta frequenza di eventi di integrazione Una terza forma di infezione latente è quella osservata
nelle cellule tumorali rispetto alle lesioni preneoplastiche. in vivo in alcuni linfomi di pazienti con AIDS, e nelle cel-
Poiché queste integrazioni distruggono il gene E2 abolen- lule tumorali del carcinoma nasofaringeo e del linfoma di
do le sue proprietà repressorie, queste disregolazioni intra- Hodgkin (latenza di tipo II). Anche in questo caso si ha
genomiche possono favorire un aumento dell'espressione l'espressione di soli due geni. Nell'insorgenza di questo tu-
dei geni E6 ed E7. more sono coinvolti anche altri fattori genetici e fattori ali-
Anche lo stato di metilazione dei geni che sopprimono mentari. L'associazione tra virus e tumore è stata
il DNA virale o dei geni virali stessi può influenzare confermata dal ritrovamento nei pazienti di titoli anticor-
l'espressione virale. pali IgG e IgA diretti contro gli antigeni virocapsidici e
precoci.
Virus di Epstein-Barr (EBV)
EBV è uno degli otto herpesvirus umani noti finora. Virus dell'epatite B
L'envelope lipoproteico contiene tre glicoproteine denomi- Il virus dell'epatite B (HBV) è un membro della fami-
nate complesso degli antigeni di membrana. Le gp 350 e glia degli Hepadnavirus con tropismo per il fegato che
gp 250 mediano l'adesione del virus al recettore CD21 pre- provoca danni acuti e cronici alla cellula epatica ed induce
sente sul linfocita B, mentre gp 84 è coinvolta nel proces- un processo flogistico a carico del fegato. L'involucro pe-
so di fusione del virus legato con la membrana plasmatica ricapsidico presenta l'antigene virale di superficie (HbsAg)
cellulare. Una volta che il virus si fonde con la membrana, verso cui sono diretti gli anticorpi neutralizzanti.
il DNA virale viene rilasciato nella cellula, trascritto e re- La replicazione del genoma a DNA virale avviene me-
plicato nel nucleo, dove persiste sotto forma episomica. diante trascrizione a RNA e retrotrascrizione nuovamente
EBV è un virus linfotropo perché i linfociti B sono a DNA, per la quale serve la trascrittasi inversa e l'Rnasi
l'unico tipo cellulare che viene infettato dal virus in vitro. H. Il genoma virale contiene 4 ORF.
Durante il ciclo replicativo vengono espressi più di 80 Avvenuto il contagio vi è un periodo di incubazione di

62
circa 4 settimane prima della comparsa nel sangue ca legandosi alle cicline e formando con esse dei comples-
dell'antigene HbsAg. Il paziente può rimanere asintomati- si. L'attivazione delle CDK promuove la progressione del
co per un certo periodo, ma dopo 60-180 giorni compaio- ciclo cellulare fosforilando le proteine essenziali per le va-
no i sintomi clinici con l'aumento dei livelli di rie fasi. Una di queste è la proteina RB, che normalmente
amminotransferasi. I sintomi clinici si risolvono in circa 4 forma un complesso inattivo con il fattore trascrizionale
settimane. Tuttavia, il rischio di insorgenza di carcinoma E2F bloccando la proliferazione. La fosforilazione di RB
epatocellulare è associato ad uno stato di portatore croni- permette il rilascio di E2F, che si attiva e induce la trascri-
co, in cui l'antigene persiste nel sangue. zione di geni che favoriscono la progressione del ciclo cel-
Gli epatociti infettati possiedono DNA virale, sia in for- lulare.
ma episomica, che in forma integrata. Solo la forma inte- L'attività dei complessi cicline-CDK è strettamente con-
grata sembra essere associata al carcinoma epatocellulare. trollata dagli inibitori delle CDK. Alcuni fattori di crescita
Nella maggior parte dei tumori si osservano riarrangia- bloccano la produzione di tali inibitori. I principali mecca-
menti nelle sequenze virali o nelle sequenze fiancheggian- nismi di controllo del ciclo cellulare sono sensibili soprat-
ti. tutto ai danni del DNA e dei cromosomi. Il checkpoint
L'integrazione del genoma virale è stata associata G1/S controlla l'integrità del DNA prima della replicazio-
all'attivazione di oncogeni cellulari, anche se l'integrazione ne, mentre il checkpoint G2/M controlla l'integrità del
non avviene spesso vicino agli oncogeni quindi l'attivazio- DNA dopo la replicazione e verifica che la cellula sia in
ne degli oncogeni in cis non può essere considerata un fat- condizioni adatte per entrare in mitosi. Quando i sensori
tore importante nella genesi del tumore. Talvolta si cellulari riscontrano un danno del DNA, l'attivazione dei
osservano anomalie cromosomiche nel sito di integrazio- checkpoint blocca il ciclo cellulare e attiva la riparazione
ne, integrazioni a livello dei geni codificanti per il recetto- del DNA. Se il danno è troppo esteso, le cellule vanno in-
re dell'acido retinoico o della ciclina A, o a livello del contro ad apoptosi o entrano in uno stato quiescente, detto
cromosoma 17p, con perdita di un allele del gene oncosop- senescenza, grazie soprattutto a meccanismi p53-dipen-
pressore 53. L'integrazione a livello delle sequenze che co- denti.
dificano per il recettore dell'acido retinoico o per la ciclina
A comporta modificazioni nel controllo del ciclo cellulare. Oncogeni
Il lungo periodo di latenza prima dell'insorgenza del Sono da considerarsi oncogeni tutti quei geni le cui mu-
carcinoma suggerisce che è necessario un accumulo di tazioni che determinano guadagno di funzione favoriscono
eventi mutageni per l'espressione del fenotipo maligno af- la formazione e la progressione neoplastica. Gli oncogeni
finché il virus possa interagire indirettamente. L'iperplasia sono varianti alterate dei proto-oncogeni, che codificano
rigenerativa in seguito a danno epatico causato dall'infe- per fattori di crescita, fattori di trascrizione, recettori di
zione cronica può aumentare il rischio di insorgenza di membrana, proteine coinvolte nella trasduzione del segna-
carcinoma epatico. le. Gli oncogeni sono dominanti.
La conversione dei proto-oncogene ad oncogene può
Ciclo cellulare essere sia dovuta ad alterazioni strutturali del prodotto pro-
La proliferazione è stimolata da fattori di crescita o da teico (alterazioni qualitative), sia ad alterazioni della sua
segnali generati dalle componenti della matrice extracellu- espressione (alterazioni quantitative).
lare attraverso le integrine. Per duplicare il proprio DNA e Le alterazioni strutturali possono essere causate da mu-
generare le due cellule figlie, la cellula segue un percorso tazioni puntiformi e riarrangiamenti cromosomici. I riar-
a tappe detto ciclo cellulare, che si articola nelle fasi: G1, rangiamenti cromosomici provocano la formazione di geni
S, G2 e M. Le cellule quiescenti fuori dal ciclo cellulare si di fusione codificanti per proteine chimeriche dotate di
trovano in fase G0. Se un gene essenziale è difettoso, il ci- proprietà trasformanti.
clo cellulare si arresta. Vi sono sistemi di controllo stretti L'aumentata espressione del gene può essere causata da
soprattutto in corrispondenza della transizione tra le fasi amplificazione genica a causa di errori durante il processo
G1 ed S. I sistemi di controllo comprendono attivatori, ini- di replicazione e alterazione del controllo trascrizionale.
bitori e i sensori dei punti di controllo. Una traslocazione o un'inversione possono essere respon-
Le cellule entrano in fase G1 dalla fase G0 oppure dopo sabili del trasferimento di un gene da una zona all'altra del
aver completato la mitosi. La transizione da G0 a G1 im- genoma finendo sotto un promotore che sottopone il gene
plica l'attivazione trascrizionale di un gran numero di geni, a una diversa regolazione dell'espressione. Le inversioni
tra i quali vari proto-oncogeni e i geni necessari per la sin- possono essere rilevate con la tecnica del bandeggio cro-
tesi dei ribosomi e la traduzione delle proteine. Le cellule mosomico.
che sono entrate in G1 proseguono nel ciclo fino alla tran-
sizione da G1 a S, una tappa critica detta punto di restri- Isolamento degli oncogeni
zione. Una volta che le cellule oltrepassano il punto di Gli oncogeni sono stati isolati nei retrovirus, dei parti-
restrizione, esse sono irreversibilmente destinate alla repli- colari virus a RNA appartenenti alla famiglia Retroviridae
cazione del DNA. La progressione del ciclo cellulare e so- capaci di retrotrascrivere il proprio materiale genetico in
prattutto la transizione G1/S, sono finemente regolate dalle DNA attraverso la trascrizione inversa. Il filamento di
cicline e dagli enzimi a esse associati, le chinasi ciclina- DNA così formato (pro-virus) si integra nel genoma della
dipendenti (CDK). Le CDK acquisiscono l'attività cataliti- cellula eucariotica infettata grazie all'enzima integrasi che

63
riconosce le LTR, sequenze poste all'estremità del pro- piastra si generano delle placche di lisi. Per identificare la
virus che hanno anche il ruolo di regolatori della trascri- placca di lisi corrispondente al virus contenente l'oncogene
zione. Alcuni ceppi compresi nella sottofamiglia oncoviri- umano si utilizza nuovamente una sonda in grado di rico-
nae possono determinare l'insorgenza di alcune forme di noscere le sequenze del genoma umano. Il singolo oncoge-
cancro. I retrovirus oncogeni possono essere distinti in ne viene poi trasfettato nei fibroblasti murini per
acuti e cronici. confermare l'attività oncogenica.
I retrovirus trasformanti acuti sono capaci di trasforma-
re cellule in cultura, sono capaci di indurre neoplasie dopo Alcuni oncogeni sono stati isolati mediante lo studio
un breve periodo di latenza (1-2 settimane) dall'iniezione e delle alterazioni cariotipiche, come le traslocazioni caratte-
sono difettivi per la replicazione, in quanto mancano di al- ristiche di alcune neoplasie. Altri ancora sono stati identifi-
cuni geni essenziali, per cui hanno bisogno della co-infe- cati mediante il sequenziamento dell'intero genoma delle
zione di un virus “helper” per potersi replicare. cellule tumorali.
I retrovirus trasformanti cronici non sono capaci di tra-
sfomare cellule in coltura, inducono neoplasie solo dopo Prodotti degli oncogeni
un lungo periodo di latenza (3-18 mesi) e non in tutti gli I prodotti degli oncogeni sono fattori di trascrizione,
animali in cui vengono iniettati, e sono autonomi per la re- proteine cromatiniche, fattori di crescita, recettori per fat-
plicazione. tori di crescita, trasduttori del segnale e regolatori
I retrovirus acuti sono stati ottenuti da retrovirus tra- dell'apoptosi.
sformanti cronici in seguito a passaggi seriali in animali da Spesso le traslocazioni attivano geni codificanti per fat-
esperimento. Ad ogni passaggio successivo, il virus acqui- tori di trascrizione mediante formazione di geni di fusione
siva capacità trasformanti maggiori rispetto al virus di par- che hanno alterata capacità trascrizionale.
tenza. I virus acuti si è visto che derivano da quelli cronici
Le modifiche del grado di compattezza della cromatina
per meccanismi di ricombinazione con il genoma
influenzano l'espressione genica, la replicazione e la ripa-
dell'ospite. Questo processo porta all'acquisizione da parte
razione del DNA.
del genoma virale di un proto-oncogene di origine cellula-
re, chiamato v-onc, responsabile dell'attività oncogena del Uno dei primi fattori di crescita con attività oncogenica
virus. Alcuni retrovirus portatori di v-onc, sono però anche ad essere identificati è stato il PDGF (platelet-derived gro-
difettivi in geni replicativi. Il corrispondente proto-onco- wth factor). Esso può indurre la proliferazione di diversi
gene cellulare viene chiamato c-onc. tipi cellulari.
I retrovirus cronici possono indurre trasformazione neo- Le glicoproteine della famiglia WNT inibiscono la de-
plastica in quanto le LTR virali sono in grado di regolare gradazione della β-catenina, un fattore coinvolto nell'ade-
positivamente la trascrizione dei geni della cellula ospite a sione cellula-cellula e in molte vie di trasduzione del
loro adiacenti. Se adiacente ad un gene LTR si trovano dei segnale. Mutazioni inattivanti di APC bloccano la degra-
proto-oncogeni, l'integrazione si può tradurre in una loro dazione della β-catenina che induce l'espressione di geni
maggiore espressione. coinvolti nella proliferazione e nell'invasività cellulare.
I recettori per i fattori di crescita in molti tumori perdo-
no il dominio di interazione con il ligando, diventando
Alcuni oncogeni sono stati identificati mediante la tec-
quindi costitutivamente attivi. Questo è quello che avviene
nica di trasfezione. Il DNA estratto da cellule tumorali è
con il recettore tirosina-chinasi del fattore di crescita epi-
stato trasferito in fibroblasti murini. I fibroblasti murini
dermico (EGFR). Il fattore di crescita vascolare endotelia-
che ricevono gli oncogeni attivati formano dei foci di tra-
le (VAGF) regola la trascrizione genica in risposta allo
sformazione. La cellula che riceve l'oncogene, riceve però
stato di ipossia. L'attività del VEGF è modulata da tre re-
anche diversi geni umani normali, per questo motivo il
cettori tirosina-chinasi, i quali sono mutati in diverse neo-
DNA proveniente dalle cellule trasfettate è estratto e ulte-
plasie, stimolando l'angiogenesi tumorale.
riormente trasfettato in altri fibroblasti murini per più vol-
te, fin quando i foci non contengono solo il gene Il legame di un recettore tirosina-chinasi al proprio li-
responsabile della trasformazione neoplastica. Ad ogni gando causa una riorganizzazione della struttura recetto-
passaggio il numero di geni umani privi di attività trasfor- riale e l'autofosforilazione delle tirosine localizzate nella
mante che vengono co-trasfettati con l'oncogene si riduce. porzione intracellulare. Molti oncogeni codificano per pro-
Ad ogni passaggio il DNA estratto viene analizzato con tein-chinasi di tipo non recettoriale e proteine leganti GTP.
southern blot, utilizzando una sonda in grado di riconosce- Le protein-chinasi di tipo non recettoriale sono di tipo tiro-
re sequenze presenti solo nel genoma umano. Quando in sina-chinasi e serin-treonin-chinasi e possono diventare
due passaggi consecutivi si osserva lo stesso numero di se- oncogeniche se vanno incontro a mutazioni attivanti.
quenze geniche umane, vuol dire che le uniche sequenze Il gene BCL2 codifica per una proteina citoplasmatica
del genoma umano presenti nel DNA dei fibroblasti tra- che incrementa la sopravvivenza cellulare mediante l'inibi-
sfettati sono quelle dell'oncogene. zione dell'apoptosi. Nell'apoptosi indotta da stress, le pro-
A questo punto, il DNA dei fibroblasti trasfettati viene teine che contengono il dominio BCL2 homology 3 (BH3)
digerito con un enzima di restrizione ed i frammenti otte- interagiscono con BCL2 e BCL-XL, inibendo la loro atti-
nuti vengono inseriti in batteriofagi. I batteriofagi sono se- vità antiapoptotica e favorendo il rilascio del citocromo c.
minati su una piastra di Petri coperta di batteri. Sulla BCL2 risulta iperespressa in molti tumori.

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Oncogeni ras 5) raf-1 attivata fosforila una MAPKK, che a sua volta
La famiglia degli oncogeni ras comprende i membri c- fosforila una MAPK.
ras, c-ras-Ki e N-ras. Le proteine ras sono delle proteine 6) MAPK attivata viene traslocata nel nucleo, dove fo-
G, ad attività GTPasica, che esistono in conformazione at- sforila e attiva determinati fattori di trascrizione che for-
tiva legate a GTP e in conformazione inattiva legata a mano così dei complessi con altre proteine nucleari. Questi
GDP. complessi regolano la trascrizione di determinati geni fa-
Esse aderiscono al lato interno della membrana cellula- vorendo la proliferazione cellulare.
re mediante residui di cisteina localizzati a livello della
loro porzione C-terminale. All'estremità C-terminale è pre- Le mutazioni dei geni della famiglia ras nei tumori
sente il dominio CAAX box essenziale per l'aggancio in umani riguardano i codoni 12 e 13 nella regione di legame
membrana dopo aver subito alcune modifiche. al fosfato (p-loop) ed il residuo 61 nella regione ad attività
Le proteine ras fungono da mediatori tra i recettori per catalitica.
fattori di crescita e gli effettori mitogenici a valle coinvolti Le mutazioni del p-loop rendono il dominio GTPasico
nella proliferazione o nel differenziamento cellulare. Molti di ras insensibile all'inattivazione da parte di GAP. A causa
recettori tirosina-chinasi attivati interagiscono con le pro- della sua debole attività enzimatica, ras rimane nella sua
teine ras e ne determinano il passaggio dalla loro confor- forma attiva legata a GTP. Nel caso di una mutazione del
mazione inattiva (legata a GDP) a quella attiva (legata a sito catalitico, si ha un'inibizione dell'attività GTPasica,
GTP), in grado di interagire con le molecole bersaglio. che provoca sempre il blocco di ras nella sua forma attiva.
L'attività GTPasica delle proteine ras è regolata anche
da altre proteine: Un certo numero di studi ha dimostrato che le mutazio-
La GAP (GTPase Activating Protein) favorisce l'idrolisi ni di ras rappresentano un evento iniziale nel processo di
del GTP, mantenendo le proteine ras allo stato inattivo. La carcinogenesi.
GAP viene inattivata dalla trasduzione del segnale inne-
scata da alcuni fattori di crescita (EGF, PDGF, FGF) e la C-myc
sua inattivazione determina un incremento dell'attività del-
Il gene umano c-myc è l'omologo dell'oncogene v-myc,
la proteina ras. Lo stesso effetto si ottiene per deficiente
identificato per la prima volta in un retrovirus. La famiglia
sintesi della proteina GAP;
dei geni myc comprende anche n-myc e p-myc.
le GIP (GTPase Inhibitory Protein) sono una famiglia di
I prodotti di vari geni myc sono evidenziabili in seguito
proteine che inibiscono l'attività GTPasica di ras, mante-
a stimolazione mitogenica e sono coinvolti in numerose
nendola nella conformazione attiva;
vie di trasduzione che regolano positivamente la prolifera-
il GNRF (Guanine Nucleotide Releasing Factor) incre- zione cellulare, la desensibilizzazione a stimoli inibitori
menta l'attività delle proteine ras facilitando il distacco del della crescita, il blocco del differenziamento, immortaliz-
GDP e favorendo l'associazione con il GTP; zazione cellulare, trasformazione cellulare e sensibilizza-
il GDF (GDP Dissociation Factor) è un fattore che man- zione a segnali stimolanti l'apoptosi.
tiene le proteine allo stato inattivo impedendo il rilascio di Le proteine myc agiscono come fattori di trascrizione.
GDP. Esse sono caratterizzate da un dominio HLH (elica-ansa-
elica) e un dominio leucin zipper. Grazie al dominio HLH,
La trasduzione del segnale da parte delle proteine ras myc è in grado di legare il DNA, mentre grazie al dominio
avviene in diverse tappe: leucin zipper myc può formare un eterodimero con Max,
1) Il recettore di membrana viene attivato dal ligando. un altro fattore trascrizionale che presenta un dominio
L'interazione tra la proteina ras e il dominio tirosina-china- HLH di interazione col DNA.
si del recettore autofosforilato è mediata da GRB-2. Quan- Diversi segnali mitogenici quali Wnt, Shh e EGF, in se-
do la cellula è in condizioni di quiescenza, GRB-2 forma guito all'attivazione a cascata delle chinasi MAPK/ERK,
un complesso inattivo con SOS, un fattore GNRF. In se- possono indurre l'espressione di myc. A sua volta, myc re-
guito ad uno stimolo indotto dall'interazione tra i fattori di gola positivamente l'espressione di cicline e altre proteine
crescita e il recettore, questo complesso stabilisce intera- che intervengono nella proliferazione cellulare attraverso
zioni elettrostatiche con la porzione autofosforilata del re- il legame a sequenze box enhancer ed il reclutamento delle
cettore. istone acetiltransferasi. Allo stesso tempo, myc è in grado
2) Il complesso GRB-2-SOS viene traslocato sul lato di regolare negativamente l'espressione di altri geni coin-
interno della membrana plasmatica, consentendo a SOS di volti nella proliferazione cellulare, come p21. Gli effetti
interagire con la proteina ras inattiva. contrastanti di c-myc sono dovuti al fatto che la proteina
3) SOS facilita lo scambio di GDP con GTP su ras, pro- esiste come due forme isomeriche che derivano da due
vocandone il passaggio alla sua conformazione attiva. eventi di splicing alternativo, c-myc1 e c-myc2. Inoltre,
Questa attivazione è modulata dalla proteina GAP. mentre gli eterodimeri myc-max hanno attività attivatrice,
4) La proteina ras attivata assume una differente confor- gli omodimeri max-max hanno attività inibitoria.
mazione che le permette di interagire con la proteina cito-
plasmatica raf-1, che è una MAPKKK (Mitogen Activated Myc risulta iperespresso in numerose neoplasie, quali
Protein Kinase Kinase Kinase). leucemie, carcinomi del colon, dell'ovaio, del polmone,

65
ecc. Le alterazioni di myc hanno un ruolo determinante Oncosoppressore RB
nello sviluppo del linfoma di Burkitt, una neoplasia indot- Il retinoblastoma è una neoplasia ereditaria trasmessa
ta dal virus di Epstein e Barr, in cui il proto-oncogene c- con modalità autosomica dominante. A differenza della
myc va incontro a tre possibili traslocazioni: t(8;14), t(8;2) forma sporadica, non ereditaria, la forma ereditaria è spes-
e t(8;22), in seguito alle quali il proto-oncogene myc, loca- so multifocale e bilaterale e mostra un'età di insorgenza in-
lizzato a livello del braccio lungo del cromosoma 8, viene feriore. Si è visto che esso presenta una cinetica di tipo “1
a trovarsi rispettivamente in prossimità dei promotori o de- hit”, ossia che la probabilità di sviluppo del tumore dipen-
gli enhancer dei geni delle catene pesanti delle immuno- de da un singolo evento genetico nel tempo. Il retinobla-
globuline (cromosoma 14), delle catene leggere di tipo k stoma unilaterale, invece, ha una cinetica di tipo “2 hit”,
(cromosoma 2) e delle catene leggere di tipo λ (cromoso- ossia la probabilità di sviluppo del tumore dipende da due
ma 22). In questo modo, myc viene a trovarsi sotto il con- eventi concomitanti nella stessa cellula. Si ipotizzò che il
trollo trascrizionale di elementi genici che nei linfociti B retinoblastoma fosse comunque causato da due mutazioni
sono sempre attivi. Il virus di Epstein-Barr induce una sti- a carico dello stesso gene, chiamato RB: nella forma fami-
molazione immunitaria con iperfunzione delle regioni di liare, la prima mutazione veniva ereditata ed era presente
regolazione dei geni che codificano per le immunoglobuli- in tutte le cellule, mentre la mutazione a carico dell'altro
ne nei linfociti B, e così facendo, provoca un'iperespres- allele era un evento probabilistico, nella forma non eredi-
sione di myc. L'incremento dell'attività proliferativa dei taria invece, entrambe le mutazioni sono eventi probabili-
linfociti causa il caratteristico linfoma di Burkitt. stici. Questo modello quindi postulava che la mutazione di
Il proto-oncogene c-myc è anche coinvolto nella leuce- RB fosse recessiva e che dovesse essere in configurazione
mia linfoide acuta a cellule T, nella quale si ha la trasloca- bi-allelica per iniziare il tumore.
zione t(8;14), che determina il trasferimento del locus che La frequenza media di mutazione ad uno specifico locus
codifica per la catena α del TCR dal suo sito originario sul è di 10-6, quindi la probabilità che due mutazioni sequen-
cromosoma 14 al cromosoma 8, dov'è presente il gene c- ziali ed a carico dei due alleli dello stesso locus avvengano
myc. nella stessa cellula è di 10-12. Tuttavia, crossing-over mito-
tici possono aumentare notevolmente la frequenza di mu-
Oncosoppressori tazione del secondo locus.
Nel cancro, gli oncosoppressori sono in genere colpiti
da mutazioni inattivanti (loss-of-function) recessive. Il gene RB è situato sul segmento 14 del braccio lungo
La fusione di una cellula normale con una neoplastica del cromosoma 13 (13q14). Esso codifica per una protei-
ottenuta utilizzando il glicole polietilenico (PEG) porta na di 928 amminoacidi dal peso di 110 kDA: p110RB. La
alla formazione di un sincizio in cui i due nuclei hanno pa- proteina p110RB è un gate-keeper in grado di arrestare il
trimonio genetico diverso (eterocarion). Quando le cellule ciclo cellulare controllando il punto R alla fine della fase
entrano in mitosi, i due nuclei si dissolvono e i corredi cro- G1 del ciclo cellulare.
mosomici si fondono, dando origine a cellule tetraploidi. P110RB è una proteina nucleare che interagisce con fat-
Nella maggior parte dei casi, la fusione di una cellula nor- tori trascrizionali e enzimi capaci di modellare la cromati-
male con una neoplastica genera cellule ibride con fenoti- na (quali la istone deacetilasi) tramite il dominio A/B
po normale. Si è pensato che i geni nella cellula tumorale pocket, che si lega alle sequenze LCE (leucina-cisteina-
fossero inattivati, ma che il fenotipo normale si ristabilisse glutammico). Essa un'attività inibitoria sulla trascrizione
grazie alla complementazione da parte del genoma della genica.
cellula normale. I geni inattivati nella cellula tumorale I fattori della famiglia E2F, in particolare E2F1, in
sono stati definiti geni oncosoppressori. complesso con le proteine DP1, stimolano la trascrizione
di geni coinvolti nella progressione cellulare, quali quelli
Esistono due categorie di geni oncosoppressori: della ciclina E. p110RB si lega e inattiva E2F1, bloccando
geni gate-keeper: contrastano in maniera indiretta la il ciclo cellulare in fase G1.
trasformazione neoplastica agendo su tutti e sei le caratte- Quando viene fosforilata, la proteina RB si stacca da
ristiche fondamentali (hallmark) dei tumori: E2F1, permettendo la progressione del ciclo cellulare e il
1) proliferazione autonoma (RB, P53); superamento del punto R. Le vie di trasduzione del segna-
2) insensibilità agli stimoli anti-proliferativi (RB); le innescate da fattori di crescita (quelle delle MAPK,
AKT, β-catenina) stimolano la trascrizione della ciclina D,
3) resistenza all'apoptosi (P53);
che si lega al complesso CDK4/CDK6 . Il complesso ci-
4) resistenza alla senescenza (RB, P53); clina D-CDK4/CDK6 fosforila RB, liberando piccole
5) invasività e metastasi; quantità di E2F1, sufficienti a stimolare la trascrizione del-
6) angiogenesi. la ciclina E. La ciclina E si lega a CDK2 formando il com-
geni care-taker: sono quei geni che contribuiscono a plesso ciclina E-CDK2, che fosforila più intensamente
mantenere l'integrità dell'informazione genetica (ad es. ri- RB. RB fosforilata rilascia una quantità di E2F necessaria
parazione dei danni del DNA). Essi sopprimono la cance- a innescare la progressione del ciclo cellulare. E2F stimola
rogenesi in maniera indiretta. anche la sintesi di numerose proteine necessarie per la pro-
gressione in fase S.
Stimolando l'espressione di p14ARF, e quindi, indiret-

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tamente, l'inibizione di RB, E2F attiva anche p53. za negativa la proteina endogena selvatica. Le mutazioni
Bloccando il ciclo cellulare, RB è anche coinvolta di p53 sono del tipo loss of function, quindi p53 è da an-
nell'arresto irreversibile della proliferazione, processo noto noverare tra gli oncosoppressori.
come senescenza. Questo avviene in caso di invecchia-
mento cellulare o danni al DNA ed è un meccanismo im- P53 è un fattore trascrizionale indotto da segnali di
portante nella soppressione tumorale. stress cellulare. Una volta indotta, si stabilizza, accum
RB interagisce anche con l'ubiquitino-ligasi APC/C es- ulandosi e inducendo l'espressione di geni coinvolti
senziale per l'esecuzione della mitosi. nell'arresto della proliferazione, nell'apoptosi e nel riparo
del DNA.
Alcune oncoproteine virali, quali E7 di papillomavirus
(HPV), sono in grado di sabotare il funzionamento di RB. P53 è costituita da 393 amminoacidi. La porzione N-
E7 lega la forma ipofosforilata di RB, stimolandone la de- terminale contiene due domini di transattivazione della tra-
gradazione. In questo modo, i virus stimolano la replica- scrizione genica. Questa regione è seguita da un segmento
zione della cellula ospite e con essa la loro stessa ricco di proline, importante per la stabilità della proteina.
replicazione. Il blocco di RB operato dai virus oncogeni a La parte centrale contiene il dominio di legame al DNA
DNA causa l'attivazione di p53 tramite E2F e p14ARF. Per (DBD). La porzione C-terminale contiene il dominio di te-
questo motivo, i virus bloccano simultaneamente sia p53 tramerizzazione. La proteina p53 attiva la trascrizione sot-
che RB. to forma di omotetramero. La sequenza di DNA che lega
P53 (P53RE) è costituita da due sequenze palindromiche
RB può anche essere inattivata da mutazioni che colpi- distanziate da uno spacer, in modo che sui due filamenti vi
scono altri elementi del pathway, tra cui ciclina D e CD- sono quattro siti capaci di legare ognuno un monomero. Le
KN2A, e gli elementi del pathway di TGF β e myc. mutazioni missense di un singolo monomero sono in grado
La traslocazione del gene della ciclina D in prossimità di inficiare il funzionamento dell'intero tetramero.
dei promotori dei geni delle immunoglobuline ne potenzia
l'espressione, causando l'iperfosforilazione di RB. Uno dei bersagli di P53 è l'inibitore delle CDK chiama-
Il locus genico CDKN2A, localizzato sul braccio corto to p21CIP1. Inducendo p21CIP1, p53 promuove l'arresto
del cromosoma 9, codifica, utilizzando cornici di lettura temporaneo (quiescenza) oppure permanente (senescenza)
alternative, gli oncosoppressori p16INK4a e p14ARF, im- del ciclo cellulare.
plicati rispettivamente nel controllo di RB e P53. Altri geni sono in grado di promuovere la morte cellula-
P16INK4a è un inibitore delle CDK4/6, dunque esso attiva re programmata, sia nel meccanismo estrinseco, che in
RB bloccandone la fosforilazione. P14ARF blocca l'ubi- quello intrinseco. P53 induce BAX, NOXA, PUMA,
quitina ligasi MDM2, stabilizzando la proteina P53 e au- P53AIP1, APAF-1 e FAS. Inoltre, lega anche direttamente
mentandone i livelli intracellulari. Mutazioni inattivanti di ed inibisce BCL2.
CDKN2A inattivano quindi sia RB che P53. A seconda della gravità del danno può essere promossa
La famiglia del TGF β (transforming growth factor) l'apoptosi o l'arresto del ciclo cellulare, quando il danno de
comprende un gruppo di citochine che nel carcinoma sti-
molano l'invasività cellulare e la motilità, mentre nelle cel-
lule normali hanno funzioni anti-proliferative. TGF lega il l DNA è riparabile attraverso modificazioni post-tradu-
recettore TGF βRII, che a sua volta attiva il recettore TGF zionali e l'interazione di P53 con partner proteici differenti
βRI. TGF βRI attivo fosforila i fattori trascrizionali che modificano lo spettro di geni indotti da P53. Myc è ca-
SMAD2/3, che formano un complesso con SMAD4, il pace di bloccare l'attività di P53 sul promotore di p21CIP1
quale entra nel nucleo e stimola l'espressione di ma non sui promotori di geni pro-apoptotici.
p15INK4B, un inibitore di CDK4/6. Questo porta alla p21CIP, P53 è in grado di ridurre l'attività di E2F. P21-
mancata inattivazione di RB e quindi al proseguimento del CIP, bloccando le CDK, inibisce la fosforilazione di
ciclo cellulare. p110RB e quindi l'attività di E2F.
Infine, l'oncogene myc induce l'espressione di ciclina D
e CDK4 e riduce l'espressione di p21CIP1 e p15INK4B, In cellule normali, l'emivita di p53 è breve (6-20 min). I
provocando la fosforilazione di RB e dunque la sua inatti- suoi livelli sono mantenuti bassi da un meccanismo a feed-
vazione. back negativo che coinvolge delle E3 ligasi. La principale
E3 ligasi di P53 è MDM2, che a sua volta è un bersaglio
Oncosoppressore P53 trascrizionale di P53.
P53 è una fosfoproteina nucleare di 53 kDa codificata MDM2 a sua volta è inibita da p14ARF, aumentando
da un gene sul braccio corto del cromosoma 17. Inizial- l'emivita di p53. La trascrizione di p14ARF è stimolata da
mente si pensava fosse un oncogene dal momento che si E2F, quindi, quando RB è inattivato da mutazioni o onco-
accumulava nei tumori e che il gene p53 clonato da tumori proteine di virus a RNA, l'iperattività di E2F determina au-
induceva la trasformazione neoplastica. In seguito fu di- mento di p14ARF ed in ultima analisi di p53. Per questo
mostrato che la proteina che si accumulava nei tumori era motivo, molti virus oncogeni a DNA esprimono proteine
inattiva e capace di bloccare con meccanismo di dominan- in grado di bloccare simultaneamente RB e P53.

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Lo stress dovuto ad agenti genotossici attivano protein loghe di DNA per consentirne la riparazione. BRCA2 lega
chinasi come ATM, ATR, CHK1 e CHK2, che fosforilano RAD51 e la recluta sul sito del danno. BRCA1 è implicata
P53 e la stabilizzano, impedendone il legame a MDM2. nell'attivazione di BRCA2.
Lo stress metabolico legato a scarsa disponibilità di os-
sigeno o glucosio attiva p53 tramite la chinasi AMPK. P53 I carcinomi mammari associati alla mutazione di BR-
a sua volta induce la proteina SCO2, un trasportatore del CA1, ma non quelli con mutazione di BRCA2, hanno un
rame necessario per il funzionamento della ossidasi e per fenotipo a cellule basali, perché presentano caratteristici
la fosforilazione ossidativa. La perdita di p53 nei tumori recettori ed esprimono caratteristiche citochine associate
favorisce la glicolisi anaerobia (effetto Warburg). alle cellule basali.
Spesso insieme alle mutazioni dei geni BRCA, i carci-
La fosforilazione operata dalla chinasi HIPK2 su p53 nomi mammari presentano mutazioni in P53. Si pensa che
stimola la sua funzione pro-apoptotica. L'acetilazione pro- questo sia dovuto al fatto che sia p53 che BRCA1 mappa-
vocata dall'acetil-trasferasi P300 riduce il legame di P53 a no sul cromosoma 17, quindi la perdita di eterozigosità
MDM2. Anche segnali oncogenici, quali le mutazioni atti- che causa l'inattivazione del secondo allele di BRCA1, po-
vanti di Ras, sono in grado di attivare p53 attraverso l'atti- trebbe allo stesso tempo causare la delezione di p53.
vazione dell'espressione di p14ARF.
Invasività neoplastica
Nei sarcomi, le mutazioni più frequenti di p53 sono L'invasività neoplastica è la traslocazione di cellule
riarrangiamenti cromosomici, mentre nei carcinomi sono neoplastiche dai siti originari, attraverso le barriere cellu-
più frequenti le mutazioni puntiformi. Spesso le mutazioni lari ed extracellulari dell'ospite.
di p53 intervengono in fasi più avanzate della progressione Il tessuto connettivo partecipa attivamente a processi
neoplastica. complessi quali la neoangiogenesi, la crescita, la sopravvi-
Nei tumori nei quali non è mutata, p53 può anche essere venza del tumore, e il movimento direzionale. Il dialogo
inattivata con meccanismi indiretti. L'amplificazione di tra le cellule tumorali e normali è sostenuto da loop auto-
MDM2 o MDMX, oppure i difetti dell'espressione di crini e paracrini e porta al rilascio di fattori rilevanti sulla
p14ARF determinano l'accelerata degradazione di p53. Le crescita e sopravvivenza tumorale (EGF, IGF-I, IGF-II,
chinasi ATM e CHK2, necessarie per l'attivazione di p53, FGF, TGF β, PDGF, VEGF), sulla motilità ed angiogenesi.
sono spesso inattivate in neoplasie umane. Il rilascio di PDGF da parte delle cellule carcinomatose
Oncoproteine virali, come la proteina E6 del Papilloma- determina da parte dei fibroblasti stromali il rilascio di fat-
virus (HPV), favoriscono il riconoscimento di p53 da parte tori insulinosimili (IGF), che stimolano lo sviluppo di cel-
dell'ubiquitino-ligasi E6AP. lule neoplastiche.
La degradazione proteolitica di costituenti della matrice
Oncosoppressore BRCA extracellulare è coinvolta nei processi di angiogenesi tu-
I carcinomi della mammella sono principalmente dovuti morale, invasione e metastatizzazione.
a mutazioni in 6 geni, tra cui p53, BRCA1 e BRCA2. Le stesse cellule infiammatorie reclutate dal tumore
Il gene BRCA1 mappa sul braccio lungo del cromoso- sono coinvolte nei processi di iniziazione e progressione
ma 17, mentre il gene BRCA2 mappa sul braccio lungo della neoplasia. Le cellule infiammatorie coinvolte sono
del cromosoma 13. Mutazioni di questi due geni rispec- macrofagi associati al tumore (TAM), cellule dendritiche,
chiano il modello dei due hit. La prima mutazione causa in linfociti, neutrofili, eosinofili e mastociti. Il reclutamento
genere un troncamento della proteina, mentre la seconda è dei monociti è effettuato dal fattore chemiotattico MCP-1
spesso una delezione che causa la perdita dell'eterozigosità sintetizzato dalle cellule neoplastiche, le quali producono
(LOH). anche il fattore stimolante le colonie, che promuove ulte-
BRCA1 e BRCA2 sono due proteine ad alto peso mole- riormente il loro differenziamento in macrofagi. Questi a
colare. loro volta secernono fattori angiogenetici, quali VEGF e
IL-8, che si sommano a quelli secreti dalle cellule neopla-
BRCA1 presenta nella porzione N-terminale un domi-
stiche.
nio RING implicato nella regolazione trascrizionale e ubi-
quitinazione di proteine, nella porzione centrale un
dominio di legame al DNA (DBD) ed al C-terminale due La triade delle funzioni necessarie all'invasione è rap-
domini BRCT presenti in numerose proteine coinvolte nel presentata da adesione cellulare, proteolisi localizzata e
riparo del DNA. motilità.
BRCA2 presenta nella porzione centrale una serie di 8
domini BRC, essenziali per il legame alla proteina Molecole di adesione cellulare
RAD51. Il processo di adesione cellulare comprende un sistema
Le proteine BRCA svolgono un ruolo di care-taker nel di trasduzione del segnale in cui è di fondamentale impor-
mantenimento della stabilità genomica. Cellule che man- tanza l'interazione tra la cellula e le cellule dello stesso
cano della funzione di queste proteine manifestano gravi tipo (adesività omotipica), tra cellule di tipo diverso, e tra
difetti della ricombinazione omologa. La ricombinasi cellule e componenti della matrice extracellulare (adesività
RAD51 è coinvolta nell'appaiamento delle sequenze omo- eterotipica). Le molecole di adesione cellulare (CAM)

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comprendono 5 famiglie: caderine, integrine, selectine, L'aumentata espressione di queste molecole rappresenta
CAM di tipo immunoglobulinico e recettori della famiglia un fattore prognostico per il potenziale metastatogenico di
CD44. Modificazioni nell'espressione di queste molecole un tumore dell'apparato digerente. In particolare, le CEA-
risultano in alterazioni dell'adesività omotipica, con il di- CAM non sono implicate nell'adesione tra cellule nei tes-
stacco delle cellule dalla massa neoplastica di appartenen- suti epiteliali normali, mentre nelle cellule tumorali, il
za, alterazioni dell'adesività delle cellule con molecole CEA inibisce il differenziamento, induce la perdita della
della matrice extracellulare e alterazioni nella trasduzione polarità cellulare ed è responsabile della perdita dell'ade-
di segnali. sione omo- ed etero-tipica.
Le caderine sono glicoproteine che mediano l'adesione La famiglia dei recettori CD44 è costituita da differenti
tra cellule in maniera Ca²⁺-dipendente. Essa può fungere glicoproteine di membrana che comprendono sia una for-
da recettore e ligando nell'adesione omotipica o da ligando ma normale, sia forme non canoniche derivanti dallo spli-
per una seconda caderina nell'adesione eterotipica. La tra- cing alternativo di 10 differenti esoni. I CD44 sono i
sduzione del segnale è svolta grazie a proteine adattatrici. principali recettori cellulari per l'acido ialuronico. La coda
Le catenine β si associano alle caderine mediante le cate- intracellulare è responsabile della trasduzione del segnale
nine α e interagiscono con l'actina del citoscheletro. Una volta a modificare la conformazione del citoscheletro e
perdita d'espressione delle caderine o una deregolazione controllare la motilità cellulare.
della trasduzione del segnale porta ad un incremento del
potenziale invasivo. Motilità cellulare
Le integrine sono glicoproteine transmembrana eterodi- Nelle cellule tumorali i filamenti di actina deputati alla
meriche costituite da subunità α e β associate da legami regolazione della motilità cellulare sono organizzati in reti
non covalenti. Esse sono molecole d'integrazione tra se- tridimensionali a formare lamellipodi, filopodi e invado-
gnali extra- ed intra-cellulari, essendo in grado di legare podi. Gli invadopodi degradano una varietà di componenti
con la loro porzione extracellulare differenti substrati della della matrice extracellulare, quali fibronectina, laminina,
matrice extracellulare e molecole di adesione, e con la loro collagene, ecc. attraverso l'azione di serine e metallopro-
porzione intracellulare l'actina citoscheletrica. Le integrine teinasi legate alla membrana.
sono coinvolte in vari processi, quali la proliferazione cel- Le cellule tumorali si attaccano alla matrice extracellu-
lulare, il differenziamento, l'apoptosi, la migrazione e lare attraverso il legame delle integrine. I siti di attacco
l'adesione cellulare, così come anche l'invasione neoplasti- sono costituiti dalle placche focali di adesione, che servo-
ca e la metastatizzazione. Un incremento o una diminuzio- no anche da siti di legame per fasci di actina chiamati fibre
ne delle integrine può risultare in una maggior invasività da stress.
delle neoplasie. A livello qualitativo, lo switch isotipico
Il modello di motilità cellulare prevede:
delle integrine può portare al distacco dal tessuto di origi-
ne e all'ingresso nella fase metastatizzante. la protrusione di un lamellipodio nella direzione del
movimento;
Le selectine sono una classe di tre differenti molecole
caratterizzate dall'esprimere nella porzione extracellulare l'ancoraggio della membrana al substrato sottostante at-
un dominio lectinico Ca²⁺-dipendente, un dominio di tipo traverso le placche di adesione focale;
EGF e sequenze consenso per il binding alle proteine del la contrazione della rete di fibre di stress, che genera
complemento. Le L-selectine sono specifiche dei leucociti, una tensione sufficiente per la spinta in avanti della cellu-
le E-selectine dell'endotelio attivato e le P-selectine delle la;
piastrine e dell'endotelio attivati. Le selectine sono i mag- il disassemblaggio delle adesioni focali nella parte po-
giori responsabili del rolling e dell'aggancio dei linfociti steriore delle cellule con spinta nella direzione di migra-
all'endotelio e si pensa possano svolgere funzioni simili zione.
per le cellule neoplastiche, in particolare le E-selectine.
La superfamiglia delle molecole di adesione immuno- Angiogenesi e vasculogenesi tumorale
globuliniche (IgSF CAM) è caratterizzata dalla presenza Per angiogenesi si intende la formazione di vasi per
di domini immunoglobulinici nella loro porzione tran- gemmazione da capillari preesistenti, mentre la vasculoge-
smembrana. I domini immunoglobulinici sono costituiti da nesi è la formazione di nuovi vasi a partire da progenitori
una struttura compatta che si forma tra due residue Cys se- endoteliali indifferenziati.
parati da 55-110 residui organizzati in due foglietti β anti-
paralleli. Esse sono organizzate in cinque sottoclassi L'angiogenesi è un processo fisiologico che avviene
differenti: nella crescita tissutale, nel processo riparativo, nello svi-
ICAM, molecole di adesione intercellulare; luppo della placenta, nello sviluppo dell'embrione e nel ci-
VCAM, molecole di adesione vascolare; clo mestruale. In condizioni fisiologiche è un processo
PECAM, molecole di adesione piastrinico-endoteliale; strettamente controllato dal bilancio locale tra fattori che
NCAM, molecole di adesione neurale; stimolano la crescita e fattori che inibiscono la crescita di
L1; nuovi vasi. Nello sviluppo del tumore, avviene una rottura
CEACAM, molecole di adesione correlata all'antigene di questo equilibrio definita switch angiogenico.
carcino-embrionale (CEA). Nella fase di crescita avascolare, che rappresenta la fase
iniziale dello sviluppo neoplastico, le cellule tumorali rice-

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vono ossigeno e nutrienti per diffusione. Esse possono per- Le proteasi attive sulla matrice extracellulare possono
sistere per anni in uno stato di quiescenza, e finché non si sia essere di membrana, sia secrete nell'ambiente extracel-
ha angiogenesi, il tumore non può ingrandirsi più di 2-3 lulare. Esse includono metalloproteasi (MMP), serina-pro-
mm³. teasi e catepsine. Le metalloproteasi sono un gruppo di
L'angiogenesi è promossa dal VEGF (fattore di crescita endopeptidasi zinco-dipendenti sintetizzate in forma inatti-
dell'endotelio vascolare) e dal bFGF (fattore di crescita dei va (pro-MMP), che vengono attivate in seguito al taglio
fibroblasti). L'ipossia, l'attivazione delle cellule del sangue proteolitico operato da altre proteasi o da MMP stesse.
e l'attivazione delle metallo proteinasi sono stimoli di rila- Esse comprendono varie collagenasi, gelatinasi e metallo-
scio di questi fattori. L'ipossia induce i fattori di trascrizio- proteasi di membrana (MT-MMP). Le MMP sono frequen-
ne HIF (hypoxia inducible factor), che stimolano il rilascio temente iperespresse nelle neoplasie e sono associate con
di VEGF, il quale viene rilasciato dalle cellule tumorali, una prognosi negativa.
dalle piastrine, dalle cellule muscolari e dalle cellule stro- La digestione delle componenti della matrice extracellu-
mali associate al tumore. Le cellule endoteliali possiedono lare è fondamentale per la dissoluzione della membrana
recettori per questo fattore (VEGFR1 e VEGFR2). Vari basale e la diffusione delle cellule neoplastiche nei tessuti
tipi di tumore, oltre ad esprimere VEGF, esprimono anche circostanti, e per la neoangiogenesi tumorale. In particola-
i recettori VEGFR, che sotto stimolo autocrino promuovo- re, le uniche metalloproteasi in grado di degradare la
no la proliferazione e la sopravvivenza cellulare. membrana basale sono le metalloproteasi transmembrana
La formazione di un vaso per angiogenesi avviene in (MT-MMP). La progressione neoplastica mediata dalle
vari passaggi: MMP è inoltre associata a un maggiore rilascio di fattori di
- la degradazione della membrana basale dell'endotelio crescita legati a componenti della matrice stessa (quali
ad opera delle metallo proteinasi; IGF e FGF) e alla generazione di frammenti proteolitici
- il distacco dei periciti dall'endotelio e l'aumento della con attività biologica.
permeabilità del vaso per la perdita di connessioni tra le Le MMP sono regolate negativamente dalle TIMP (Tis-
cellule endoteliali mediata da angiopoietina-2; sue inhibitors of metalloproteasis).
- la proliferazione delle cellule endoteliali e la loro mi-
grazione in risposta al VEGF; Oltre alla degradazione, la matrice extracellulare è an-
- la differenziazione delle cellule endoteliali, che si uni- che sottoposta ad eventi di sintesi e rimodellamento. Uno
scono a formare un lume; degli esempi di rimodellamento è la desmoplasia, coinvol-
- la ricostruzione della membrana basale e il richiamo di ta in numerosi tumori, specialmente quello della mammel-
periciti e di muscolatura liscia. la, in cui si ha una forte reazione stromatica, inizialmente
ritenuta ostacolante la diffusione. Tuttavia si è associata
L'angiogenesi tumorale è caratterizzata dalla distribu-
una maggiore malignità alla presenza di desmoplasia, per
zione e ramificazione non uniforme dei vasi e dal ritardo
cui essa è ritenuta un indice prognostico negativo.
della maturazione a causa di un apporto sproporzionato tra
fattori che promuovono e che inibiscono l'angiogenesi, Fattori rilasciati dalle cellule tumorali, quali il PGDF,
rendendo questi vasi fragili e tendenti alla rottura. promuovono i fibroblasti a rilasciare fattori trofici per il
tumore, quali l'IGF-1. Vengono inoltre prodotte alte quan-
tità di glicoproteine non collageniche (laminina, fibronec-
Stimoli intensi, quali l'ipossia, possono anche indurre il tina e tenascina), elastina e collageni, soprattutto di tipo V.
midollo osseo a produrre precursori delle cellule endote- Le nuove glicoproteine, e in particolare la tenascina, pro-
liali (EPC) e stimolarli a creare nuovi vasi. Questo proces- muovono il distacco delle cellule dalla matrice extracellu-
so è detto vasculogenesi adulta perché un tempo si lare, facilitando la metastatizzazione.
pensava avvenisse unicamente negli embrioni.
Metastasi
Linfoangiogenesi tumorale
Per metastasi si intende la disseminazione spontanea di
La linfoangiogenesi tumorale è associata al fattorecellule neoplastiche, che distaccatesi dalla sede del tumore
VEGF-C, che riconosce i recettori VEGFR-2 e VEGFR-3 primitivo, raggiungono siti distanti da quello di origine e
e interviene nell'angiogenesi dei vasi venosi e linfatici du-
formano una nuova localizzazione neoplastica. I tumori
rante l'embriogenesi. benigni non metastatizzano mai perché le loro cellule non
Talvolta ai recettori VEGFR dell'angiogenesi e della
sono in grado di sopravvivere e di replicarsi in organi che
linfoangiogenesi sono associati neuropiline, dei co-recetto-
non siano quelli in cui si sono sviluppati. Le cellule meta-
ri che appartengono alla famiglia delle semaforine. Le se-
statiche colonizzano altri organi più adatti alla loro soprav-
maforine sono molecole del sistema nervoso che vivenza o addirittura condizionano i nuovi microambienti
intervengono nella crescita dell'assone e si pensa che nei
per renderli più favorevoli all'ulteriore invasività.
tumori siano coinvolte nell'amplificazione del segnale dei
Il fenotipo metastatico si ritiene sia dovuto alla compar-
recettori VEGFR. Un aumento di neuropiline in caso di tu-
sa di mutazioni nel genoma di alcune cellule del tumore
mori ha significato prognostico negativo. che favoriscano in qualche modo l'invasività. Vi possono
essere tumori altamente invasivi che raramente metastatiz-
Degradazione e rimodellamento della matrice extra- zano, come i gliomi e i carcinomi basocellulari, o tumori
cellulare piccoli ben differenziati che metastatizzano precocemente.

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Tuttavia non sono state identificate mutazioni specifiche te nei linfonodi possono verificarsi varie eventualità:
associate alla metastatizzazione. - le cellule neoplastiche proliferano, sostituendo pro-
gressivamente le cellule linfoidi locali. Il linfonodo si
I processi della formazione di una metastasi sono divisi comporta così da sorgente di metastasi secondarie;
in varie fasi: - le cellule neoplastiche muoiono in seguito a deficienza
- distacco dalla massa di origine; metabolica o per azione degli elementi immunocompeten-
- degradazione della membrana basale; ti.
- interazione con la matrice extracellulare; - le cellule neoplastiche sopravvivono nel linfonodo in
- penetrazione nei vasi linfatici e sanguigni; uno stato di latenza.
- circolazione; Ad ogni modo, una volta che il tumore linfonodale rag-
giunge la dimensione di circa 5 cm si ha la rottura della
- ancoraggio nel sito della localizzazione secondaria e
capsula linfonodale con estrinsecazione delle cellule tumo-
penetrazione nei parenchimi;
rali.
- adattamento o condizionamento dei nuovi microam-
bienti;
La diffusione per via ematica è caratteristica dei sarco-
- proliferazione.
mi, di alcuni carcinomi (renale, prostatico, epatico e tiroi-
deo) e di tumori che insorgono in distretti privi di vasi
Il processo di metastatizzazione si verifica attraverso linfatici. In questa modalità di disseminazione è fonda-
varie modalità: mentale la rete vascolare formata dalla neoangiogenesi, in
- per contiguità; quanto le pareti della rete neoformata presentano una strut-
- per via celomatica; tura meno compatta e risultano quinti maggiormente per-
- per via linfatica; meabili.
- per via ematica; Dal punto di vista morfologico la vascolarizzazione tu-
- per via canalicolare; morale può essere di tipo periferico, quando i vasi più
- per via subaracnoidea. grandi sono in periferia e capillarizzano, o di tipo centrale,
quando vi è un grosso vaso all'interno del tumore con ra-
mificazioni alla periferia.
La diffusione per contiguità avviene quando la metasta-
si si sviluppa sulla superficie di un organo limitrofo alla Una volta penetrate all'interno di un vaso ematico le
sede del tumore primario. Un esempio è quella iatrogena, cellule neoplastiche circolano sotto forma di emboli neo-
in cui un intervento chirurgico può comportare il trasporto plastici e sono intrappolate nei principali distretti capillari,
accidentale di cellule neoplastiche in altri organi. dove si arrestano, permeano gli endoteli e si riversano nei
tessuti extravascolari.
Il primo passo per lo stravaso delle cellule tumorali è
La diffusione per via celomatica si verifica nelle cavità
l'adesione alle cellule endoteliali mediato dalle I-CAM e
sierose, quali le cavità pleuriche, peritoneale e pericardica
dalle N-CAM, dalle lectine e da altre molecole di adesione
e avviene quando il tumore primitivo sorge in un organo
cellulare. Un ruolo fondamentale è svolto dalle piastrine e
contenuto in una cavità celomatica. Le cellule tumorali
dalle selectine E e P degli endoteliociti. Le cellule neopla-
che aderiscono alla superficie della sierosa secernono fat-
stiche, per potersi ancorare stabilmente agli endoteliociti,
tori, come l'attivatore del plasminogeno, che comporta la
devono essere fornite di ligandi per le selectine E e P e de-
formazione di plasmina, la quale trasforma il fibrinogeno
vono possedere le proprie selectine che riconoscono i li-
in fibrina. Nelle maglie della fibrina restano imbrigliate le
gandi rispettivi espressi dagli endoteliociti.
cellule neoplastiche.
Dopo l'adesione, la cellula tumorale estende gli pseudo-
podi all'interno delle giunzioni cellulari dell'endotelio o in-
La disseminazione per via linfatica è caratteristica dei duce una retrazione delle cellule endoteliali, permettendo
carcinomi. I linfonodi costituiscono la prima sede di for- l'accesso alla membrana basale. Le cellule endoteliali sono
mazione delle metastasi. L'architettura dei vasi linfatici è maggiormente permeabili in caso di trauma e flogosi. Il le-
caratterizzata da maggiore permeabilità rispetto a quella game delle cellule tumorali alla membrana basale è media-
dei vasi sanguigni per l'assenza di giunzioni cellulari, in to soprattutto dalle integrine. Il contatto con la membrana
quanto la loro funzione è di assorbire i chilomicroni dai li- basale permette la digestione della stessa da parte di vari
quidi intestinali. Questo comporta che i vasi linfatici sono enzimi proteolitici, quali le MMP, la catepsina D e l'attiva-
maggiormente penetrabili rispetto a quelli ematici. Un ruo- tore del plasminogeno.
lo importante nella diffusione per via linfatica è assunto
Un ruolo fondamentale nell'invasione è giocato dalla
dalle chemochine secrete dalle cellule endoteliali linfati-
modalità cellulare. Alcune cellule tumorali secernono esse
che che incontrano i rispettivi recettori sulle cellule neo-
stesse fattori di motilità autocrini, ma in generale il movi-
plastiche. Le cellule neoplastiche, una volta entrate nei
mento è stimolato da fattori esogeni chemiotattici (solubi-
vasi linfatici, possono formare disposizioni cordonali op-
li) e aptotattici (insolubili).
pure embolizzanti. La diffusione sotto forma di emboli è la
principale modalità di disseminazione dei tumori primari L'indice di mortalità tra le cellule neoplastiche è molto
nei linfonodi regionali. Una volta che le cellule sono giun- elevato: tra tutti gli elementi che riescono a raggiungere il

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circolo, solo lo 0,01% può dare luogo allo sviluppo di fo-
colai metastatici (inefficienza metastatica).
Una volta uscite dal torrente ematico, le cellule neopla-
stiche migrano all'interno dei parenchimi. La successiva
proliferazione, dando luogo a localizzazioni microscopi-
che, che non crescono più di un centinaio di μm in assenza
di fenomeni angiogenici. Questo stato micrometastatico
può persistere in una forma di quiescenza finché non inter-
vengono fattori di crescita paracrini, quali EGF, IGF e
TGF-β, secreti dalle cellule dell'organo invaso. Le neopla-
sie con maggiore capacità metastatizzante secernono an-
che fattori proliferativi autocrini. Tuttavia, la
neovascolarizzazione è il fenomeno più importante per
l'uscita dallo stato di quiescenza.

La diffusione per via canalicolare interessa i tumori


ghiandolari, in cui le cellule tumorali diffondono attraver-
so il dotto escretore della ghiandola per raggiungere l'orga-
no in cui il dotto sbocca.

La diffusione per via subaracnoidea è caratteristica dei


tumori maligni primitivi cerebrali, che non diffondono al
di fuori del SNC.

La formazione di metastasi organo-specifica dipende


principalmente dalle condizioni emodinamiche e dalla ca-
pacità delle cellule tumorali di sopravvivere e moltiplicarsi
in un distretto piuttosto che in un altro.
Per i tumori la cui rete vascolare drena nel circolo veno-
so sistemico, l'organo di primo passaggio è il polmone, in
cui arriva il sangue non ossigenato; per i tumori il cui dre-
naggio venoso avviene nel sistema portale (gastrointesti-
nali), l'organo di primo passaggio è il fegato.
Il carcinoma polmonare tende a formare metastasi cere-
brali perché le sue cellule invadono le vene polmonari,
raggiungendo il ventricolo sinistro e penetrano poi nelle
arterie carotidi.
La selettività di impianto delle metastasi di alcune neo-
plasie dipende inoltre dal tipo di enzimi proteolitici che la
cellula metastatica è in grado di sintetizzare e dal tipo di
molecole che la matrice extracellulare esprime. Se le mo-
lecole della matrice sono capaci di fungere da ligandi per
le integrine delle cellule neoplastiche, la localizzazione in
quello specifico ambiente è favorita.

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