Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
informazioni generali
Programma del corso: sito web del dipartimento di Farmacia
Testi consigliati:
▪ Robbins Fondamenti di Patologia e di Fisiopatologia, Edra 2013.
▪ Robbins Basic Pathology 10th edition, Elsevier 2018 (versione italiana non ancora disponibile).
Testi sconsigliati: dispense da copisteria (il materiale didattico è relativo ad anni precedenti, e gli appunti non sono controllati).
Prof. Mauro Coluccia (http://www.farmacia.uniba.it/cv/coluccia_mauro.pdf), Dipartimento di Farmacia (IV piano, stanza 522), tel. 080
5442788, email: mauro.coluccia@uniba.it
Ricevimento: tutte le settimane, martedì e giovedì, h 15.00-17.00 (si consiglia di prenotare l’appuntamento per email).
PATOLOGIA = pathos (emozione profonda, passione, sofferenza, malattia) + Logos (parola, pensiero, principio, discorso, studio).
(1) stimoli fisiologici modificati / alcuni stimoli lesivi non letali adattamento cellulare (vari tipi)
▪ ↑richiesta funzionale / ↑stimolazione (ad es. ormonale) ipertrofia e iperplasia
▪ carenza di nutrienti / ridotta stimolazione ipotrofia - atrofia
(3) alterazioni del metabolismo (genetiche e acquisite) accumulo cellulare (vari tipi)
(4) evento lesivo sub-letale cronico con effetti cumulativi invecchiamento cellulare
Ipertrofia: aumento delle dimensioni delle cellule (non del numero), e conseguente aumento delle dimensioni dell’organo interessato.
A B C
(A): dimensioni relative dell’utero gravido (sn) e non gravido (dx). (B) cellule muscolari lisce piccole e fusate del miometrio dell’utero non gravido, e (C) grandi
cellule muscolari lisce del miometrio in gravidanza (si noti che B e C sono microfotografie a uguale ingrandimento).
Meccanismi dell’ipertrofia: azione di segnali molecolari (estrogeni, nel caso specifico), che inducono un’aumentata sintesi di proteine cellulari.
Ipertrofia, possibili conseguenze patologiche (esempio dell’ Ipertrofia miocardica). L’ipertrofia del miocardio testimonia un adattamento del muscolo
cardiaco che migliora la performance meccanica (come nel caso dell’ipertensione). Tuttavia, c’è un limite all’ingrandimento dei miocardiociti, superato il
quale si produrranno alterazioni cellulari, riduzione della capacità contrattile e alla fine insufficienza cardiaca.
adattamento cellulare
Iperplasia: aumento del numero delle cellule, con conseguente aumento delle dimensioni in un
tessuto/organo. Spesso coesiste con l’ipertrofia, ma è un processo distinto (segnali molecolari che inducono
la proliferazione cellulare).
adattamento cellulare
Ipotrofia-atrofia: riduzione delle dimensioni delle cellule, con conseguente riduzione delle dimensioni di
un tessuto/organo (spesso accompagnata dalla riduzione del numero delle cellule, ipoplasia).
Meccanismo: riduzione della sintesi proteica e/o aumentata degradazione delle proteine.
adattamento cellulare
Atrofia cerebrale
(A) Cervello normale, giovane
adulto.
(B) Atrofia cerebrale in 80enne.
Causa: Malattia cerebro-
vascolare su base aterosclerotica.
Si noti come la perdita di cellule
del sistema nervoso riduce le
circonvoluzioni e ingrandisce i
solchi.
adattamento cellulare
Metaplasia: modificazione reversibile della differenziazione cellulare
adattamento cellulare
La risposta cellulare agli eventi lesivi: il danno cellulare
danno cellulare
Comuni eventi lesivi responsabili di danno cellulare, e loro rilevanza nella pratica medica
evento lesivo rilevanza
Deprivazione di O2 causa comune e di grande importanza di danno cellulare nelle malattie
(ipossia/ischemia) cardiovascolari.
Agenti fisici Traumi meccanici, radiazioni, elettricità, variazioni di temperatura e di pressione.
Agenti chimici Innumerevoli, possono causare danno sia direttamente che indirettamente.
Dalle rickettsie, ai virus, batteri, e funghi fino ai grandi parassiti: danneggiano le
Agenti infettivi
cellule con vari meccanismi.
La risposta immunitaria, che normalmente è difensiva, può provocare danno
Reazioni immunologiche
cellulare in varie circostanze (immunopatologia).
Alterazioni genetiche Alterazioni genetiche ereditarie e acquisite sono alla base di varie malattie.
Comunissime cause di danno cellulare: deficit dell’apporto proteico-calorico nei
Alterazioni nutrizionali paesi a basso reddito; deficit vitaminici diffusi ovunque; eccessi nutrizionali (ad
es. di grassi) nei paesi ad alto reddito.
NB: In termini generali (e semplificati), un evento lesivo e il conseguente danno cellulare può essere moderato e
transitorio (quindi reversibile), oppure grave e progressivo (quindi irreversibile).
danno cellulare
Il danno cellulare è alla base del processo di
sviluppo della maggior parte delle malattie,
ed è un argomento molto complesso perché:
danno cellulare
Il danno cellulare generalmente deriva da anomalie in uno o più componenti essenziali per il mantenimento dell’omeostasi cellulare.1
Eventi lesivi comuni e principali siti di danno e/o processi cellulari interessati. Si noti che cause e meccanismi di morte cellulare per
necrosi e apoptosi, qui indicate in modo indipendente, possono anche sovrapporsi (ad es. ischemia, ROS e radiazioni possono
determinare sia necrosi che apoptosi). ATP, adenosina trifosfato. ROS, specie reattive dell’ossigeno. ER, reticolo endoplasmico.
1omeostasi (letteralmente «uguale posizione») cellulare, è la capacità della cellula di mantenere le proprie funzioni al variare delle condizioni
dell’ambiente in cui essa vive.
danno cellulare
Ipossia e ischemia
La carenza di ossigeno è una delle più frequenti cause di danno cellulare e necrosi nella pratica medica.
▪ Risposta cellulare
• attivazione trascrizionale di HIF-1 (hypoxia-inducible factor 1)
• ↑VEGF (vascular endothelial growth factor) e stimolazione dell’angiogenesi
• Modificazioni del metabolismo energetico (↑captazione di glucosio e glicolisi, ↓fosforilazione ossidativa)
danno cellulare
Il fattore di trascrizione HIF-1 e la risposta adattativa all’ipossia
E3 ligasi
VHL
PHD2
OH-Pro
HIF-1
OH-Asn
FIH-1
proteasoma
p300
danno cellulare
L’ATP è necessario per tutti i processi cellulari che
richiedono energia (trasporto di membrana, sintesi
proteica, lipogenesi, reazioni di de-acilazione ri-
acilazione dei fosfolipidi).
danno cellulare
Danno persistente/severo ed esito finale in necrosi
danno cellulare
Stress ossidativo Condizione dovuta all’aumentata concentrazione di specie radicaliche (principalmente specie reattive
dell’ossigeno, ROS), non efficacemente controbilanciata dai sistemi antiossidanti. Le alterazioni associate
allo stress ossidativo possono determinare morte cellulare sia con necrosi o apoptosi, sia con modalità
miste (necroptosi).
danno cellulare
Specie reattiva Meccanismi di produzione Meccanismi di Effetti patologici
rimozione
▪ riduzione incompleta di O2 nel
convertito in H2O2 e O2 Danno diretto su
corso della fosforilazione
Superossido (●O2-) dalla SOD (superossido lipidi, proteine e DNA
ossidativa
dismutasi)
▪ ossidasi fagocitica (infiammazione)
convertito in H2O e O2 Può essere
Perossido d’idrogeno (H2O2) Dal superossido per azione di SOD dalla catalasi, e dalla convertito in ●OH e
glutatione perossidasi ipoclorito (OCl-)
Prodotto con varie modalità da H2O, convertito in H2O dalla Danno diretto su
Radicale idrossilico (●OH )
H2O2, e ●O2- glutatione perossidasi lipidi, proteine e DNA
convertito a nitrito da
Interazione fra ●O2- e NO (prodotto Danno diretto su
Perossinitrito (ONOO-) enzimi mitocondriali e
dalla NO sintasi, nell’infiammazione) lipidi, proteine e DNA
citosolici
danno cellulare
Sistemi antiossidanti
Le specie radicaliche sono intrinsecamente instabili e decadono spontaneamente. Il
decadimento è efficacemente accelerato da sistemi enzimatici e non ampiamente
distribuiti:
▪ SOD: incrementa significativamente il decadimento del superossido. Nell’uomo
sono presenti tre forme: citoplasmatica, mitocondriale ed extracellulare.
▪ Glutatione (GSH)-perossidasi: enzima citoplasmatico (ma diverse isoforme sono
Produzione, rimozione, e ruolo di ROS nel danno cellulare. Molte presenti in altre sedi ad es. nel plasma) che converte H2O2 in H2O e diglutatione
circostanze possono determinare un aumento di ROS; l’eccesso di ossidato (GS-SG). Il calcolo del rapporto intracellulare GSSG/GSH riflette la
produzione e/o l’inadeguato smaltimento determinano un accumulo che condizione cellulare di stress ossidativo.
può danneggiare lipidi, proteine e DNA. ▪ Catalasi: presente nei perossisomi (sede metabolismo ac. grassi a catena molto
SOD, superossidosidmutasi. lunga), converte H2O2 in H2O e O2.
▪ Antiossidanti endogeni/esogeni: vit E, vit A, vit C (molecole idrosolubili e
liposolubili).
danno cellulare
Danno da riperfusione.
Danno associato al ripristino della circolazione sanguigna in un tessuto
dopo un periodo di ischemia. Tale ripristino, in un tessuto ischemico in
cui siano presenti cellule vitali può produrre un aumento del danno
cellulare, principalmente attribuito a stress ossidativo.
Meccanismi patogenetici
▪ Possibile compromissione dell’efficacia dei sistemi antiossidanti associata alla condizione ischemica
▪ La riperfusione potenzia la risposta infiammatoria indotta dall’ischemia: i leucociti attivati producono ROS, e
questi danneggiano ulteriormente le cellule in sofferenza ischemica.
danno cellulare
SOSTANZE TOSSICHE (agenti chimici presenti nell’ambiente, tossine prodotte da agenti infettivi)
Categoria molto variegata di agenti lesivi, determinano un danno cellulare che culmina principalmente nella necrosi.
▪ Sostanze tossiche ad azione indiretta: l’azione tossica dipende dalla conversione metabolica, da parte di sistemi
microsomiali del RE epatocitario (P450), a intermedi reattivi (spesso specie radicaliche), che danneggiano gli
epatociti (o comunque le cellule con cui vengono a contatto).
▪ Tetracloruro di carbonio (CCl4), acetaminofene (paracetamolo).
danno cellulare
Accumulo di proteine mal ripiegate (misfolding)
Proteine
danno cellulare
Come le proteine cellulari acquisiscono la propria struttura
danno cellulare
Stress reticolo-endoplasmatico e risposta a proteine mal ripiegate (Unfolded Protein Response)
Sensori presenti nella membrana RE rilevano la presenza di proteine mal ripiegate, e attivano la via di segnalazione (chinasi) della
risposta UPR. Qualora i sensori siano massivamente attivati, la cellula avvia il programma apoptotico.
danno cellulare
Principali cause di accumulo di proteine mal ripiegate
▪ Alterazioni genetiche: mutazioni responsabili di cambiamenti della sequenza aminoacidica, con conseguente
modificazione della struttura proteica
▪ Invecchiamento cellulare: progressiva riduzione della capacità di correggere il mal ripiegamento delle proteine
▪ Infezioni (da microbi intracellulari): aumento della quantità di proteine da gestire
▪ Modificazioni del pH e dello stato ossidativo intracellulare
(1) Proteine mal ripiegate possono anche accumularsi in sede extracellulare (ad es. nell’amiloidosi).
danno cellulare
Esempi di malattie da proteine mal ripiegate
(CFTR, Cystic fibrosis transmembrane conductance regulator; LDL, low-density lipoprotein; PrPsc, Prion protein-scrapie )
Il principale meccanismo patogenetico è rappresentato dall’aumentata degradazione della proteina anomala e alla
conseguente perdita di funzione in (1), all’apoptosi associata allo stress reticolo endoplasmatico in (2), e alla
combinazione di entrambi i meccanismi nel caso (3).
danno cellulare
Danno del DNA
danno cellulare
Indipendentemente dalla specifica tipologia di evento lesivo, in vari processi patologici sono spesso presenti sia alterazioni
della funzione mitocondriale (a), sia alterazioni della permeabilità delle membrane cellulari (b).
(a) l’alterazione della funzione mitocondriale può determinarsi con più meccanismi (anche coesistenti):
danno cellulare
(b) alterazioni della permeabilità delle membrane cellulari
(inclusa la membrana plasmatica) sono spesso presenti a
seguito di vari eventi lesivi.
danno cellulare
Rene: danno reversibile e irreversibile (necrosi). (A) epitelio tubulare normale. (B) epitelio tubulare con
danno cellulare reversibile (architettura conservata, cellule rigonfie ma ben distinguibili). (C) epitelio tubulare
con necrosi (cellule uniformemente eosinofile, nuclei generalmente indistinguibili, architettura scarsamente
conservata.
morte cellulare
Necrosi
cambiamento morfologico del tessuto, conseguente alla morte cellulare. L’aspetto morfologico macroscopico e
microscopico della necrosi deriva dalla 1) denaturazione delle proteine cellulari, e dalla 2) digestione enzimatica dei
costituenti delle cellule morte.
Forme principali
NECROSI COAGULATIVA: tipica conseguenza di ischemia/ipossia in tutti gli organi con l’eccezione del cervello. Prevalgono i
fenomeni di denaturazione/coagulazione delle proteine, e l’architettura del tessuto è mantenuta per giorni dopo la morte
cellulare. Micro: materiale uniforme, eosinofilo; i contorni cellulari sono distinguibili, scompaiono i nuclei.
NECROSI COLLIQUATIVA: tipica conseguenza di infezioni (tutti gli organi) e dell’ischemia cerebrale. Legata al rilascio di
enzimi idrolitici (da batteri e da leucociti neutrofili). Macro: il tessuto è liquefatto (a volte giallastro per la presenza di pus).
Micro: evidente infiltrato infiammatorio, soprattutto leucociti neutrofili.
Varianti
Necrosi caseosa: tipica necrosi tubercolare. Macro: tessuto biancastro, simile al formaggio. Micro: parte centrale
uniformemente eosinofila circondata da linfociti e macrofagi attivati (cellule giganti, e cellule epiteliodi). Nell’insieme, la
struttura è denominata granuloma tubercolare.
Steatonecrosi (necrosi grassa): necrosi di tessuti con ricca componente adipocitaria (ad es pancreas, mammella). Le cellule
morte rilasciano enzimi litici che degradano i lipidi formando acidi grassi liberi. Macro: depositi biancastri per formazione di
saponi di Ca. Micro: adipociti anucleati con depositi di calcio.
Necrosi fibrinoide: osservabile in caso di danno vascolare. Macro: nessuna particolarità. Micro: depositi di fibrina all’interno
dei vasi.
Necrosi gangrenosa: termine clinico per necrosi ischemica degli arti inferiori (a volte superiori). Macro: colorito nerastro con
vari gradi di putrefazione. Micro: combinazione di necrosi coagulativa (ischemia) e colliquativa (gangrena umida per
sovrainfezione batterica).
morte cellulare
La natura della morte cellulare
morte cellulare
▪ Processo di morte cellulare mediante il quale
definite cellule vengono eliminate dal
sistema/tessuto al quale appartengono. Come
risultato, si determina un controllo del numero
e del tipo di cellule che compongono un
determinato sistema. L’apoptosi (diversamente
dalla necrosi) interessa quindi «singole»
cellule, e non induce una reazione
infiammatoria.
morte cellulare
▪ «morte cellulare programmata», durante lo sviluppo
embrionario e fetale.
▪ involuzione tessutale ormono-dipendente (ad es.
regressione endometriale post-menopausale, regressione
Apoptosi in condizioni fisiologiche mammaria dopo lo svezzamento).
▪ regolazione della risposta immunitaria (ad es. eliminazione
dei linfociti autoreattivi).
▪ controllo qualitativo e quantitativo delle cellule in
popolazioni proliferanti (ad es. tessuto epiteliale ed
emopoietico).
morte cellulare
L’apoptosi è una sorta di «smontaggio» ordinato delle varie strutture e componenti cellulari. É eseguito da enzimi
specializzati chiamati caspasi (cistein proteasi) che, in una regolazione a cascata, danno luogo alla produzione dei corpi
apoptotici, che verranno poi internalizzati dai fagociti.
morte cellulare
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale), MOMP e attivazione della caspasi 9.
▪ Quando Fas (o TRAILR) sono ingaggiati dai rispettivi ligandi FasL (o TRAIL) si
determina un raggruppamento e il successivo reclutamento di proteine
adattatrici FADD, formando così la piattaforma di attivazione DISC (death
inducing signaling complex).
▪ DISC recluta pro-caspasi 8 determinandone l’attivazione per prossimità. In
alcune circostanze, casp 8 taglia e attiva le casp esecutrici 3 e 7. In altre
circostanze, in cui XIAP inibisce le caspasi esecutrici, la casp 8 taglia la BH3-
only bid, la quale attiva bax/bak e MOMP (via mitocondriale). Il rilascio di
smac e omi inibisce XIAP (non mostrato).
morte cellulare
Processi patologici associati ad alterata regolazione dell’apoptosi
morte cellulare
Processi del catabolismo intracellulare: degradazione lisosomiale. Nella eterofagia (a Dx), i lisosomi si
fondono con endosomi o fagosomi e degradano il materiale contenuto all’interno. I prodotti così ottenuti
possono essere rilasciati nel citosol (metabolismo cellulare), o rilasciati nello spazio extracellulare (esocitosi).
Nell’autofagia (a Sn), organelli senescenti/danneggiati e accumuli di proteine denaturate sono avviati alla
degradazione mediata da lisosomi dopo essere stati racchiusi da una membrana a doppio strato derivata dal
RE e marcata con proteine LC3.
Autofagia. Condizioni di stress cellulare (ad es. la deprivazione di nutrienti) attivano il
processo dell’autofagia in cui è possibile distinguere più fasi (iniziazione, nucleazione
ed elongazione della membrana isolante) che alla fine producono vacuoli a doppia
membrana (autofagosoma) che sequestrano organelli e altro materiale citoplasmatico.
Dopo la fusione con lisosomi, il materiale viene degradato da idrolasi lisosomiali e reso
disponibile per il riciclaggio di metaboliti.
ruolo patologico dell’autofagia
Meccanismi/tipologie di accumulo
Patologie da accumulo
Invecchiamento cellulare: progressivo declino della vitalità e delle funzioni cellulari associato a (i)
alterazioni genetiche e al (ii) progressivo accumulo di danno cellulare dovuto alle condizioni ambientali.
Deregolazione di vie di segnalazione ▪ via dell’insulina e del fattore IGF-1 (insulin-like growth factor 1): l’attivazione
influenzate dalla condizione promuove la crescita e la proliferazione cellulare.
nutrizionale (la restrizione calorica ▪ sirtuine: deacetilasi NAD-dipendenti, promuovono l’espressione di geni che
allunga la vita). influenzano la riparazione del DNA e l’omeostasi proteica.
L’invecchiamento dell’organismo riflette l’invecchiamento delle cellule che lo compongono
Il danno del DNA, la senescenza cellulare e le alterazioni dell’omeostasi proteica sono i più noti meccanismi che
accelerano l’invecchiamento cellulare. Al contrario, alcune vie di segnalazione influenzate dalla condizione nutrizionale
(principalmente la restrizione calorica) rallentano l’invecchiamento cellulare.
Ruolo dei telomeri e della telomerasi nella
senescenza replicativa.