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Patologia generale, CdL in Farmacia, III anno, 1° semestre

informazioni generali
Programma del corso: sito web del dipartimento di Farmacia
Testi consigliati:
▪ Robbins Fondamenti di Patologia e di Fisiopatologia, Edra 2013.
▪ Robbins Basic Pathology 10th edition, Elsevier 2018 (versione italiana non ancora disponibile).

Testi sconsigliati: dispense da copisteria (il materiale didattico è relativo ad anni precedenti, e gli appunti non sono controllati).

Modalità esame (appelli mensili)


-prova scritta, senza verbalizzazione, con giudizio di idoneità. Tre quesiti a risposta aperta; per l’idoneità alla prova orale è
necessario rispondere adeguatamente ad almeno due quesiti.
-prova orale: esame orale e votazione finale.
Modalità esonero (appello unico, fine novembre-inizio dicembre):
-prova scritta, senza verbalizzazione, con giudizio di idoneità. Tre quesiti a risposta aperta sugli argomenti della prima parte
del programma; per l’idoneità alla prova orale è necessario rispondere adeguatamente a tutti i quesiti.
-prova orale: esame orale sugli argomenti della seconda parte del programma, da sostenersi nei successivi appelli mensili di
gennaio, febbraio o marzo, con votazione finale.

Prof. Mauro Coluccia (http://www.farmacia.uniba.it/cv/coluccia_mauro.pdf), Dipartimento di Farmacia (IV piano, stanza 522), tel. 080
5442788, email: mauro.coluccia@uniba.it
Ricevimento: tutte le settimane, martedì e giovedì, h 15.00-17.00 (si consiglia di prenotare l’appuntamento per email).
PATOLOGIA = pathos (emozione profonda, passione, sofferenza, malattia) + Logos (parola, pensiero, principio, discorso, studio).

GB Morgagni, 1761: Rudolf Virchow (1821-1902): Oggi: basi cellulari e molecolari


codificazione dello studio basi cellulari dei processi dei processi patologici.
della medicina in 5 volumi. patologici.
OBIETTIVI FORMATIVI SPECIFICI DEL CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN FARMACIA

... conferire l’insieme di conoscenze teoriche e pratiche..., alla base di


progettazione strutturale, produzione, regolamentazione,
commercializzazione e corretto utilizzo e controllo del farmaco…

Per un corretto uso e controllo dei farmaci, è


necessario conoscere i processi patologici, cioè le loro
cause, e le modificazioni che queste determinano in
cellule, tessuti, organi e apparati del corpo umano...
Processo di sviluppo di una malattia

cause danno cellulare/tessutale


▪ infezioni ▪ alterazioni strutturali
▪ traumi ▪ alterazioni ultrastrutturali
manifestazioni cliniche
▪ alterazioni nutrizionali patogenesi ▪ alterazioni molecolari, funzionali patogenesi
▪ segni e sintomi di malattia
▪ alterazioni immunologiche e morfologiche di cellule e tessuti
▪ alterazioni genetiche ▪ alterazioni morfologiche e
▪ tossine funzionali di organi e apparati
Rappresentazione schematica di un epatocita e dei suoi componenti

compartimento %vol, n/cellula funzione

citosol 54%, 1 Metabolismo, trasporto, traduzione

mitocondri 22%, 1700 Produzione di energia, regolazione morte-sopravvivenza

RE rugoso 9%, 1 Sintesi proteica

RE liscio, Golgi 6%, 1 Modificazioni post-traduzionali, «sorting» proteico, catabolismo

nucleo 6%, 1 Centro di controllo, programmazione e coordinamento

endosomi 1%, 200 Trasporto e spostamenti intra ed extracellulari

lisosomi 1%, 300 catabolismo

perossisomi 1%, 400 Metabolismo ac. grassi a catena lunga

I vari componenti operano in modo integrato per


mantenere l’omeostasi cellulare.
omeostasi (letteralmente «uguale posizione»)
cellulare: capacità della cellula di mantenere le proprie
funzioni al variare delle condizioni dell’ambiente in cui
essa vive.
TIPOLOGIA DELLO STIMOLO/EVENTO LESIVO RISPOSTA CELLULARE

(1) stimoli fisiologici modificati / alcuni stimoli lesivi non letali adattamento cellulare (vari tipi)
▪ ↑richiesta funzionale / ↑stimolazione (ad es. ormonale) ipertrofia e iperplasia
▪ carenza di nutrienti / ridotta stimolazione ipotrofia - atrofia

▪ stimolo lesivo cronico metaplasia

(2) eventi lesivi: ad es. ↓apporto di O2 / infezioni / etc. danno cellulare


▪ evento lesivo moderato e transitorio danno reversibile
▪ evento lesivo grave e progressivo danno irreversibile e morte cellulare (necrosi o apoptosi)

(3) alterazioni del metabolismo (genetiche e acquisite) accumulo cellulare (vari tipi)

(4) evento lesivo sub-letale cronico con effetti cumulativi invecchiamento cellulare
Ipertrofia: aumento delle dimensioni delle cellule (non del numero), e conseguente aumento delle dimensioni dell’organo interessato.

A B C
(A): dimensioni relative dell’utero gravido (sn) e non gravido (dx). (B) cellule muscolari lisce piccole e fusate del miometrio dell’utero non gravido, e (C) grandi
cellule muscolari lisce del miometrio in gravidanza (si noti che B e C sono microfotografie a uguale ingrandimento).

Meccanismi dell’ipertrofia: azione di segnali molecolari (estrogeni, nel caso specifico), che inducono un’aumentata sintesi di proteine cellulari.

Ipertrofia, possibili conseguenze patologiche (esempio dell’ Ipertrofia miocardica). L’ipertrofia del miocardio testimonia un adattamento del muscolo
cardiaco che migliora la performance meccanica (come nel caso dell’ipertensione). Tuttavia, c’è un limite all’ingrandimento dei miocardiociti, superato il
quale si produrranno alterazioni cellulari, riduzione della capacità contrattile e alla fine insufficienza cardiaca.

adattamento cellulare
Iperplasia: aumento del numero delle cellule, con conseguente aumento delle dimensioni in un
tessuto/organo. Spesso coesiste con l’ipertrofia, ma è un processo distinto (segnali molecolari che inducono
la proliferazione cellulare).

Associata all’aumento fisiologico di segnali proliferativi:


▪ ingrandimento della gh. mammaria nella pubertà e in gravidanza (coesiste con l’ipertrofia)
Iperplasia fisiologica
▪ iperplasia nella rigenerazione epatica
▪ iperplasia del midollo emopoietico (ad es. nelle emorragie)

Associata all’azione eccessiva o inappropriata di segnali proliferativi:


▪ iperplasia endometriale (alterazione del bilancio estro-progestinico, con relativo aumento di
Iperplasia patologica estrogeni e stimolazione eccessiva della proliferazione delle cellule endometriali).
▪ iperplasia prostatica (da eccessiva stimolazione androgenica)
▪ patologie tumorali

adattamento cellulare
Ipotrofia-atrofia: riduzione delle dimensioni delle cellule, con conseguente riduzione delle dimensioni di
un tessuto/organo (spesso accompagnata dalla riduzione del numero delle cellule, ipoplasia).

Meccanismo: riduzione della sintesi proteica e/o aumentata degradazione delle proteine.

Evento normale nello sviluppo embrionale; nell’adulto, involuzione dell’utero


Atrofia fisiologica
dopo il parto.

Riduzione degli appropriati segnali di crescita e proliferazione


▪ da disuso (ad es. atrofia muscolare per prolungata immobilità).
▪ da perdita di innervazione (atrofia muscolare da denervazione)
Atrofia patologica ▪ da riduzione cronica dell’apporto sanguigno (stenosi aterosclerotica)
▪ da malnutrizione
▪ da perdita di stimolazione endocrina
▪ da compressione

adattamento cellulare
Atrofia cerebrale
(A) Cervello normale, giovane
adulto.
(B) Atrofia cerebrale in 80enne.
Causa: Malattia cerebro-
vascolare su base aterosclerotica.
Si noti come la perdita di cellule
del sistema nervoso riduce le
circonvoluzioni e ingrandisce i
solchi.

adattamento cellulare
Metaplasia: modificazione reversibile della differenziazione cellulare

Metaplasia squamosa: esempio di metaplasia in cui l’epitelio colonnare si


trasforma in epitelio squamoso.
L’epitelio cilindrico ciliato della mucosa bronchiale si trasforma in epitelio
squamoso pluristratificato per esposizione cronica a stimoli irritativi (ad
es. fumo di sigaretta, inquinanti ambientali). L’epitelio pluristratificato è
più resistente di quello colonnare, ma questo «vantaggio» comporta una
maggiore suscettibilità alle infezioni microbiche (perdita della funzione
ciliare e riduzione della secrezione di muco).
Meccanismi: riprogrammazione del programma di differenziazione delle
cellule staminali.

Attenzione, la metaplasia è una


condizione pre-cancerosa: nel
tempo, le cellule metaplastiche
possono diventare neoplastiche.

adattamento cellulare
La risposta cellulare agli eventi lesivi: il danno cellulare

▪ In condizioni normali, la cellula è capace di mantenere una


condizione di stabilità (omeostasi) poiché tutte le sue parti
rispondono in modo coordinato alle modificazioni del
microambiente.

▪ Nell’eventualità di un evento lesivo, la risposta cellulare


sarà finalizzata al raggiungimento di una nuova condizione
di equilibrio e, in relazione alle specifiche circostanze, il
danno prodotto potrà essere reversibile.

▪ In relazione all’entità e alla persistenza dell’evento lesivo, il


danno prodotto potrà diventare irreversibile: in tal caso, si
determinerà la morte cellulare (con le modalità di necrosi o
apoptosi).

danno cellulare
Comuni eventi lesivi responsabili di danno cellulare, e loro rilevanza nella pratica medica
evento lesivo rilevanza
Deprivazione di O2 causa comune e di grande importanza di danno cellulare nelle malattie
(ipossia/ischemia) cardiovascolari.
Agenti fisici Traumi meccanici, radiazioni, elettricità, variazioni di temperatura e di pressione.
Agenti chimici Innumerevoli, possono causare danno sia direttamente che indirettamente.
Dalle rickettsie, ai virus, batteri, e funghi fino ai grandi parassiti: danneggiano le
Agenti infettivi
cellule con vari meccanismi.
La risposta immunitaria, che normalmente è difensiva, può provocare danno
Reazioni immunologiche
cellulare in varie circostanze (immunopatologia).
Alterazioni genetiche Alterazioni genetiche ereditarie e acquisite sono alla base di varie malattie.
Comunissime cause di danno cellulare: deficit dell’apporto proteico-calorico nei
Alterazioni nutrizionali paesi a basso reddito; deficit vitaminici diffusi ovunque; eccessi nutrizionali (ad
es. di grassi) nei paesi ad alto reddito.

NB: In termini generali (e semplificati), un evento lesivo e il conseguente danno cellulare può essere moderato e
transitorio (quindi reversibile), oppure grave e progressivo (quindi irreversibile).
danno cellulare
Il danno cellulare è alla base del processo di
sviluppo della maggior parte delle malattie,
ed è un argomento molto complesso perché:

▪ vi sono innumerevoli e distinti eventi lesivi


(cause di danno), di natura diversa ed entità
variabile.

▪ nel corpo umano, vi sono alcune centinaia di


tipi e sottotipi cellulari distinti, che possono
mostrare specifiche differenze nella risposta
agli eventi lesivi.

▪ un determinato evento lesivo può avere più


bersagli molecolari nelle cellule che lo
subiscono.

Un atlante delle cellule umane è consultabile


in https://www.humancellatlas.org/

danno cellulare
Il danno cellulare generalmente deriva da anomalie in uno o più componenti essenziali per il mantenimento dell’omeostasi cellulare.1

Eventi lesivi comuni e principali siti di danno e/o processi cellulari interessati. Si noti che cause e meccanismi di morte cellulare per
necrosi e apoptosi, qui indicate in modo indipendente, possono anche sovrapporsi (ad es. ischemia, ROS e radiazioni possono
determinare sia necrosi che apoptosi). ATP, adenosina trifosfato. ROS, specie reattive dell’ossigeno. ER, reticolo endoplasmico.

1omeostasi (letteralmente «uguale posizione») cellulare, è la capacità della cellula di mantenere le proprie funzioni al variare delle condizioni
dell’ambiente in cui essa vive.
danno cellulare
Ipossia e ischemia
La carenza di ossigeno è una delle più frequenti cause di danno cellulare e necrosi nella pratica medica.

▪ Patogenesi del danno cellulare

Processi cellulari alterati


↓ ATP ▪ Trasporto di membrana Malfunzionamento generale
(compromissione della ▪ Sintesi proteica Morte cellulare
dei processi metabolici
fosforilazione ossidativa ▪ Lipogenesi per necrosi
mitocondriale) ▪ Turnover fosfolipidico (de- energia-dipendenti
acilazione e ri-acilazione)

▪ Risposta cellulare
• attivazione trascrizionale di HIF-1 (hypoxia-inducible factor 1)
• ↑VEGF (vascular endothelial growth factor) e stimolazione dell’angiogenesi
• Modificazioni del metabolismo energetico (↑captazione di glucosio e glicolisi, ↓fosforilazione ossidativa)

▪ Conseguenze dell’ipossia/ischemia severa-persistente


• ↓attività Na/K ATPasi → accumulo intracellulare di Na e deplezione di K → accumulo di H2O e rigonfiamento cellulare.
• ↑ ac. lattico (glicolisi anaerobica), ↓pH intracellulare e ↓attività di vari enzimi cellulari.
• alterazioni strutturali dell’apparato di sintesi proteica (distacco ribosomi dal RER e dissociazione dei polisomi)
• danno irreversibile alle membrane mitocondriali e lisosomiali e alla membrana plasmatica, con esito finale in necrosi.

danno cellulare
Il fattore di trascrizione HIF-1 e la risposta adattativa all’ipossia

E3 ligasi
VHL

PHD2
OH-Pro

HIF-1
OH-Asn
FIH-1
proteasoma
p300

In condizioni di ossigenazione normale, HIF-1 è mantenuto inattivo


con due meccanismi:
▪ l’enzima PHD2 (prolil idrossilasi dominio 2) usando l’ossigeno
idrossila un residuo di prolina di HIF-1. In tale forma, HIF-1
recluta la proteina VHL (von Hippel Lindau) che a sua volta
recluta una E3 ligasi (ubiquitina ligasi). Questa, ubiquitinando
HIF-1 lo avvia alla degradazione proteasomica. In condizioni di ipossia, le reazioni di PHD2 e FIH-1 sono inibite, HIF-1 si
▪ L’enzima FIH-1 (fattore di inibizione di HIF-1) usando l’ossigeno accumula, dimerizza e recluta p300, e quindi attiva la trascrizione di centinaia
idrossila un residuo di asparagina di HIF-1. In tale forma, HIF-1 di geni bersaglio, la cui azione è nell’insieme finalizzata all’aumento della
non può reclutare la proteina co-attivatrice p300, essenziale per fornitura di O2 (EPO, eritropoietina), all’angiogenesi (VEGF), e alla
la sua funzione trascrizionale. modificazione del metabolismo energetico (PDK1, piruvato deidrogenasi
chinasi 1, per l’inibizione del ciclo TCA; aumento GLUT1 ed enzimi glicolitici).
danno cellulare
Regolazione del metabolismo energetico
(del glucosio) in condizioni di normossia e
ipossia.

Gli enzimi glicolitici convertono il glucosio in


piruvato. In condizioni di normossia (rosso),
PDH (piruvato deidrogenasi) converte il
piruvato in Acetil CoA. AcCoA ossidandosi nel
ciclo TCA genera elettroni che vengono
trasportati attraverso una serie di complessi
proteici (catena di trasporto elettronica, ETC) e
infine trasferiti sull’ossigeno per formare
acqua. Il trasporto di elettroni lungo la ETC
genera il gradiente protonico utilizzato per la
sintesi di ATP.

In condizioni di ipossia (blu), PDK1 (piruvato


deidrogenasi chinasi 1) inibisce PDH; LDHA
(lattato deidrogenasi) converte il piruvato in
lattato. Inoltre, in condizioni di ipossia, la
captazione di glucosio (GLUT1) e l’espressione
degli enzimi glicolitici aumentano (non indicato
in figura).

danno cellulare
L’ATP è necessario per tutti i processi cellulari che
richiedono energia (trasporto di membrana, sintesi
proteica, lipogenesi, reazioni di de-acilazione ri-
acilazione dei fosfolipidi).

Le conseguenze della deplezione di ATP (al 5-10%


dei livelli normali) sono molteplici:

▪ Malfunzionamento delle pompe ATP-dipendenti


(principalmente NA-K-ATPasi) e alterazione
dell’omeostasi idrico-salina con rigonfiamento
cellulare. Influsso di Ca2+ e danneggiamento di altre
componenti cellulari.

▪ Modificazione del metabolismo energetico, con


aumento della glicolisi anaerobica (produzione
compensativa di ATP) e conseguente riduzione di
glicogeno e accumulo di ac. lattico, riduzione del pH e
dell’attività di molti enzimi.

▪ Riduzione della sintesi proteica (la riduzione delle


apoproteine produce accumulo lipidico intracellulare).

danno cellulare
Danno persistente/severo ed esito finale in necrosi

▪ Le conseguenze morfologiche e funzionali dell’ipossia/ischemia


dipendono dalla gravità e dalla durata dell’evento lesivo.

▪ Il confine fra condizione reversibile e irreversibile è di difficile


individuazione.

▪ L’irreversibilità è testimoniata dalla distruzione strutturale delle


membrane mitocondriali e lisosomiali e infine dalla distruzione
della membrana plasmatica con fuoriuscita dei componenti
intracellulari e induzione/incremento della risposta
infiammatoria.

danno cellulare
Stress ossidativo Condizione dovuta all’aumentata concentrazione di specie radicaliche (principalmente specie reattive
dell’ossigeno, ROS), non efficacemente controbilanciata dai sistemi antiossidanti. Le alterazioni associate
allo stress ossidativo possono determinare morte cellulare sia con necrosi o apoptosi, sia con modalità
miste (necroptosi).

Caratteristiche delle specie radicaliche:


• Entità atomiche/molecolari caratterizzate dalla presenza di un elettrone
spaiato, altamente instabili e molto reattive, a vita media brevissima.

Principali specie radicaliche in patologia:


▪ ROS (superossido ●O2-, perossido d'idrogeno H2O2, e
radicale ossidrilico ●OH); perossinitrito ONOO-.

Eventi più comunemente responsabili di stress ossidativo:


▪ Agenti chimici e radiazioni (in particolare radiazioni ionizzanti)
▪ Infiammazione
▪ Danno da riperfusione
▪ Invecchiamento cellulare

danno cellulare
Specie reattiva Meccanismi di produzione Meccanismi di Effetti patologici
rimozione
▪ riduzione incompleta di O2 nel
convertito in H2O2 e O2 Danno diretto su
corso della fosforilazione
Superossido (●O2-) dalla SOD (superossido lipidi, proteine e DNA
ossidativa
dismutasi)
▪ ossidasi fagocitica (infiammazione)
convertito in H2O e O2 Può essere
Perossido d’idrogeno (H2O2) Dal superossido per azione di SOD dalla catalasi, e dalla convertito in ●OH e
glutatione perossidasi ipoclorito (OCl-)
Prodotto con varie modalità da H2O, convertito in H2O dalla Danno diretto su
Radicale idrossilico (●OH )
H2O2, e ●O2- glutatione perossidasi lipidi, proteine e DNA
convertito a nitrito da
Interazione fra ●O2- e NO (prodotto Danno diretto su
Perossinitrito (ONOO-) enzimi mitocondriali e
dalla NO sintasi, nell’infiammazione) lipidi, proteine e DNA
citosolici

danno cellulare
Sistemi antiossidanti
Le specie radicaliche sono intrinsecamente instabili e decadono spontaneamente. Il
decadimento è efficacemente accelerato da sistemi enzimatici e non ampiamente
distribuiti:
▪ SOD: incrementa significativamente il decadimento del superossido. Nell’uomo
sono presenti tre forme: citoplasmatica, mitocondriale ed extracellulare.
▪ Glutatione (GSH)-perossidasi: enzima citoplasmatico (ma diverse isoforme sono
Produzione, rimozione, e ruolo di ROS nel danno cellulare. Molte presenti in altre sedi ad es. nel plasma) che converte H2O2 in H2O e diglutatione
circostanze possono determinare un aumento di ROS; l’eccesso di ossidato (GS-SG). Il calcolo del rapporto intracellulare GSSG/GSH riflette la
produzione e/o l’inadeguato smaltimento determinano un accumulo che condizione cellulare di stress ossidativo.
può danneggiare lipidi, proteine e DNA. ▪ Catalasi: presente nei perossisomi (sede metabolismo ac. grassi a catena molto
SOD, superossidosidmutasi. lunga), converte H2O2 in H2O e O2.
▪ Antiossidanti endogeni/esogeni: vit E, vit A, vit C (molecole idrosolubili e
liposolubili).
danno cellulare
Danno da riperfusione.
Danno associato al ripristino della circolazione sanguigna in un tessuto
dopo un periodo di ischemia. Tale ripristino, in un tessuto ischemico in
cui siano presenti cellule vitali può produrre un aumento del danno
cellulare, principalmente attribuito a stress ossidativo.

Meccanismi patogenetici

▪ Il danno mitocondriale ostacola il completamento della riduzione progressiva dell’ossigeno molecolare

▪ Possibile compromissione dell’efficacia dei sistemi antiossidanti associata alla condizione ischemica

▪ La riperfusione potenzia la risposta infiammatoria indotta dall’ischemia: i leucociti attivati producono ROS, e
questi danneggiano ulteriormente le cellule in sofferenza ischemica.

danno cellulare
SOSTANZE TOSSICHE (agenti chimici presenti nell’ambiente, tossine prodotte da agenti infettivi)

Categoria molto variegata di agenti lesivi, determinano un danno cellulare che culmina principalmente nella necrosi.

▪ Sostanze tossiche ad azione diretta: reagiscono direttamente con bersagli cellulari.


▪ Cloruro di mercurio (contaminazione prodotti ittici): alterazione proteine di membrana e inibizione del
trasporto cellulare.
▪ Tossine microbiche: vari tipi di tossine danneggiano specifici componenti cellulari.

▪ Sostanze tossiche ad azione indiretta: l’azione tossica dipende dalla conversione metabolica, da parte di sistemi
microsomiali del RE epatocitario (P450), a intermedi reattivi (spesso specie radicaliche), che danneggiano gli
epatociti (o comunque le cellule con cui vengono a contatto).
▪ Tetracloruro di carbonio (CCl4), acetaminofene (paracetamolo).

danno cellulare
Accumulo di proteine mal ripiegate (misfolding)

Proteine

▪ Struttura primaria (conformazione nativa): sequenza


lineare degli aminoacidi che la compongono.
▪ Struttura secondaria: formazione di α-elica e piani β,
stabilizzati da ponti H intramolecolari.
▪ Struttura terziaria: la proteina si ripiega in modo che
le sue porzioni idrofiliche siano poste
superficialmente, a contatto con il solvente acquoso ,
e quelle idrofobiche siano all’interno. La struttura
terziaria può essere ulteriormente stabilizzata da ponti
covalenti (legami disolfuro).
▪ Struttura quaternaria: assemblaggio di complessi
composti da più catene polipeptidiche (a struttura
terziaria).

danno cellulare
Come le proteine cellulari acquisiscono la propria struttura

▪ Il citoplasma è uno spazio affollato, e molte molecole presenti sono


capaci di interagire con una proteina parzialmente ripiegata
producendo aggregati proteici intracellulari potenzialmente nocivi.
▪ Le chaperonine prevengono associazioni inappropriate (con un
processo ATP-dipendente, circondano la proteina nascente e
proteggono il suo processo di ripiegamento fino a quando non è
completato).
▪ Le proteine ripiegate sono strutture “fragili” (interazioni deboli,
assoggettate alle condizioni ambientali) e anche in condizioni
normali sono in parte mal ripiegate.
▪ Le chaperonine provvedono alla “riparazione” delle proteine
malripiegate.
▪ Qualora la quantità di proteine mal ripiegate aumenti, la cellula
sintetizza una maggiore quantità di chaperonine (heat shock
response o, più in generale, Unfolded Protein Response, UPR).

danno cellulare
Stress reticolo-endoplasmatico e risposta a proteine mal ripiegate (Unfolded Protein Response)

Sensori presenti nella membrana RE rilevano la presenza di proteine mal ripiegate, e attivano la via di segnalazione (chinasi) della
risposta UPR. Qualora i sensori siano massivamente attivati, la cellula avvia il programma apoptotico.
danno cellulare
Principali cause di accumulo di proteine mal ripiegate

▪ Alterazioni genetiche: mutazioni responsabili di cambiamenti della sequenza aminoacidica, con conseguente
modificazione della struttura proteica
▪ Invecchiamento cellulare: progressiva riduzione della capacità di correggere il mal ripiegamento delle proteine
▪ Infezioni (da microbi intracellulari): aumento della quantità di proteine da gestire
▪ Modificazioni del pH e dello stato ossidativo intracellulare

Effetti patologici di proteine mal ripiegate (1)


▪ Perdita della funzione proteica specifica (mal ripiegamento, e aumentata degradazione)
▪ Danno cellulare progressivo da accumulo, esito in apoptosi e perdita netta di cellule (malattie neurodegenerative)

(1) Proteine mal ripiegate possono anche accumularsi in sede extracellulare (ad es. nell’amiloidosi).

danno cellulare
Esempi di malattie da proteine mal ripiegate
(CFTR, Cystic fibrosis transmembrane conductance regulator; LDL, low-density lipoprotein; PrPsc, Prion protein-scrapie )

malattia proteina patogenesi


La perdita di CFTR causa difettoso trasporto di Cl e morte
Fibrosi cistica (1) CFTR
cellulare
Ipercolesterolemia familiare (1) Recettore LDL Ipercolesterolemia associata a perdita di LDL-R
Esosaminidasi La perdita dell’enzima lisosomiale determina accumulo
Malattia di Tay-Sachs (1)
(subunità β) neuronale di gangliosidi
Apoptosi dei fotorecettori conseguente a mal ripiegamento
Retinite pigmentosa (2) rodopsina
della rodopsina
Malattia di Creutzfeldt-Jacob (2) prioni Morte neuronale da mal ripiegamento di PrPsc
Malattia di Alzheimer (2) Peptide Aβ Accumulo di amiloide e morte neuronale
Apoptosi epatocitaria da accumulo; enfisema da distruzione
Deficit di α-1 antitripsina (3) α-1 antitripsina
della parete alveolare.

Il principale meccanismo patogenetico è rappresentato dall’aumentata degradazione della proteina anomala e alla
conseguente perdita di funzione in (1), all’apoptosi associata allo stress reticolo endoplasmatico in (2), e alla
combinazione di entrambi i meccanismi nel caso (3).
danno cellulare
Danno del DNA

Radiazioni (eccitanti e ionizzanti), agenti chimici


(farmaci citotossici), e ROS possono indurre
alterazioni strutturali del DNA, interferendo con i
normali processi di trascrizione e replicazione, e
attivando la risposta cellulare al danno del DNA.

DDR (DNA damage response). La presenza di


alterazioni strutturali del DNA è riconosciuta da
varie proteine. Questi sensori attivano vie di
segnalazione che influenzano un’ampia varietà
di processi cellulari. Nel caso che il danno non
sia riparabile, la conseguenza è la morte
cellulare per apoptosi. Se la cellula sopravvive,
il danno del DNA può produrre mutazioni ed
essere alla base della cancerogenesi.

danno cellulare
Indipendentemente dalla specifica tipologia di evento lesivo, in vari processi patologici sono spesso presenti sia alterazioni
della funzione mitocondriale (a), sia alterazioni della permeabilità delle membrane cellulari (b).

(a) l’alterazione della funzione mitocondriale può determinarsi con più meccanismi (anche coesistenti):

▪ Alterazione della fosforilazione ossidativa, deplezione di


ATP, e necrosi.
▪ Alterazione della fosforilazione ossidativa, ↑ROS e danno
ossidativo.
▪ Formazione di un canale proteico ad alta conduttanza a
livello della membrana mitocondriale interna (MPTP,
mitochondrial permeability transition pore), perdita del
gradiente protonico, e alterazione della fosforilazione
ossidativa.
▪ Aumento della permeabilità della membrana
mitocondriale esterna (mitochondrial outer membrane
permeabilization, MOMP), con fuoriuscita di proteine
pro-apoptotiche.

danno cellulare
(b) alterazioni della permeabilità delle membrane cellulari
(inclusa la membrana plasmatica) sono spesso presenti a
seguito di vari eventi lesivi.

▪ Membrana mitocondriale: il danno della membrana


mitocondriale compromette la fosforilazione ossidativa
e la produzione di ATP (determinando necrosi), e può
attivare la morte cellulare per apoptosi.

▪ Membrana plasmatica: il danno della membrana


plasmatica può compromettere l’equilibrio idro-
elettrolitico, e può determinare la perdita di materiale
intracellulare (incluse le sostanze necessarie al
metabolismo energetico).

▪ Membrane lisosomiali: il danno alle membrane


lisosomiali determina la fuoriuscita e l’attivazione
intracitoplasmatica delle idrolasi acide, con
degradazione delle strutture cellulari e morte per
necrosi.

danno cellulare
Rene: danno reversibile e irreversibile (necrosi). (A) epitelio tubulare normale. (B) epitelio tubulare con
danno cellulare reversibile (architettura conservata, cellule rigonfie ma ben distinguibili). (C) epitelio tubulare
con necrosi (cellule uniformemente eosinofile, nuclei generalmente indistinguibili, architettura scarsamente
conservata.

morte cellulare
Necrosi
cambiamento morfologico del tessuto, conseguente alla morte cellulare. L’aspetto morfologico macroscopico e
microscopico della necrosi deriva dalla 1) denaturazione delle proteine cellulari, e dalla 2) digestione enzimatica dei
costituenti delle cellule morte.
Forme principali
NECROSI COAGULATIVA: tipica conseguenza di ischemia/ipossia in tutti gli organi con l’eccezione del cervello. Prevalgono i
fenomeni di denaturazione/coagulazione delle proteine, e l’architettura del tessuto è mantenuta per giorni dopo la morte
cellulare. Micro: materiale uniforme, eosinofilo; i contorni cellulari sono distinguibili, scompaiono i nuclei.
NECROSI COLLIQUATIVA: tipica conseguenza di infezioni (tutti gli organi) e dell’ischemia cerebrale. Legata al rilascio di
enzimi idrolitici (da batteri e da leucociti neutrofili). Macro: il tessuto è liquefatto (a volte giallastro per la presenza di pus).
Micro: evidente infiltrato infiammatorio, soprattutto leucociti neutrofili.
Varianti
Necrosi caseosa: tipica necrosi tubercolare. Macro: tessuto biancastro, simile al formaggio. Micro: parte centrale
uniformemente eosinofila circondata da linfociti e macrofagi attivati (cellule giganti, e cellule epiteliodi). Nell’insieme, la
struttura è denominata granuloma tubercolare.
Steatonecrosi (necrosi grassa): necrosi di tessuti con ricca componente adipocitaria (ad es pancreas, mammella). Le cellule
morte rilasciano enzimi litici che degradano i lipidi formando acidi grassi liberi. Macro: depositi biancastri per formazione di
saponi di Ca. Micro: adipociti anucleati con depositi di calcio.
Necrosi fibrinoide: osservabile in caso di danno vascolare. Macro: nessuna particolarità. Micro: depositi di fibrina all’interno
dei vasi.
Necrosi gangrenosa: termine clinico per necrosi ischemica degli arti inferiori (a volte superiori). Macro: colorito nerastro con
vari gradi di putrefazione. Micro: combinazione di necrosi coagulativa (ischemia) e colliquativa (gangrena umida per
sovrainfezione batterica).
morte cellulare
La natura della morte cellulare

Negli organismi complessi, la morte cellulare nella maggior parte dei


casi non è rappresentata dalla necrosi (come evento di distruzione
cellulare conseguente a un danno massivo), ma è un evento regolato
da specifiche vie di segnalazione molecolare.

Modalità di morte cellulare


Caratterizzata da rigonfiamento cellulare e rottura delle membrane, distruzione degli organelli, il più delle volte senza
condensazione della cromatina; consegue generalmente a un danno massivo e irreparabile di componenti e funzioni
necrosi
cellulari fondamentali per l’omeostasi. A questa forma «classica» di necrosi, si è aggiunta una modalità regolata da segnali
molecolari (necrosi programmata, o necroptosi).
Morte cellulare programmata, caratterizzata da contrazione cellulare, condensazione della cromatina. Il processo è eseguito
apoptosi
da specifiche cistein-proteasi (caspasi), ed è attivato da due distinte vie di segnalazione molecolare (intriseca ed estrinseca).
Modalità di morte caratterizzata dalla presenza di grandi vescicole intracellulari (autofagosomi) contenenti ampie porzioni di
autofagia citoplasma e organelli. Meccanismo di sopravvivenza che risponde a crisi metaboliche o rimuove organelli danneggiati.
Qualora il meccanismo non sia sufficiente, si determina morte cellulare accompagnata da autofagia.

morte cellulare
▪ Processo di morte cellulare mediante il quale
definite cellule vengono eliminate dal
sistema/tessuto al quale appartengono. Come
risultato, si determina un controllo del numero
e del tipo di cellule che compongono un
determinato sistema. L’apoptosi (diversamente
dalla necrosi) interessa quindi «singole»
cellule, e non induce una reazione
infiammatoria.

morte cellulare
▪ «morte cellulare programmata», durante lo sviluppo
embrionario e fetale.
▪ involuzione tessutale ormono-dipendente (ad es.
regressione endometriale post-menopausale, regressione
Apoptosi in condizioni fisiologiche mammaria dopo lo svezzamento).
▪ regolazione della risposta immunitaria (ad es. eliminazione
dei linfociti autoreattivi).
▪ controllo qualitativo e quantitativo delle cellule in
popolazioni proliferanti (ad es. tessuto epiteliale ed
emopoietico).

▪ svariati stimoli dannosi possono determinare apoptosi


Apoptosi in condizioni patologiche (piuttosto che necrosi), in relazione allo stimolo (tipo,
durata, entità), e al tipo e alle condizioni funzionali delle
cellule interessate.

morte cellulare
L’apoptosi è una sorta di «smontaggio» ordinato delle varie strutture e componenti cellulari. É eseguito da enzimi
specializzati chiamati caspasi (cistein proteasi) che, in una regolazione a cascata, danno luogo alla produzione dei corpi
apoptotici, che verranno poi internalizzati dai fagociti.

Le caspasi sono raggruppate in due tipi:


▪ caspasi iniziatrici (2, 8, e 9), formate da un prodominio, una
subunità grande ed una subunità piccola.
▪ caspasi esecutrici (3, 6 e 7), formate da una subunità
grande e da una piccola.

Le caspasi iniziatrici, attraverso i loro prodomini, vengono


reclutate su “piattaforme di attivazione” (non mostrato)
dove dimerizzano e si attivano (attivazione per prossimità).

Le caspasi iniziatrici attivano le caspasi esecutrici operando


un taglio fra la subunità grande e quella piccola.

Le caspasi esecutrici tagliano centinaia di substrati.

Si noti che le caspasi cataliticamente attive sono


tetrameri (due subunità grandi e due piccole).

morte cellulare
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale), MOMP e attivazione della caspasi 9.

Il processo di attivazione della procaspasi 9 comincia con la


permeabilizzazione della membrana mitocondriale esterna
(MOMP), un evento regolato da proteine della famiglia Bcl-2 (a
seguito di svariati stimoli).
La piattaforma di attivazione della procaspasi 9 (apoptosoma) è
costituita da 7 unità cyt c-Apaf1-ATP. Il cyt c rilasciato dallo spazio
intermembrana dei mitocondri si complessa con la proteina
citoplasmatica Apaf1, che funziona da supporto per
l’assemblaggio delle 7 unità dell’apoptosoma. La procaspasi 9
viene continuamente reclutata sulla piattaforma, attivata per
prossimità, e rilasciata come caspasi 9.

Le proteine Smac e Omi (anch’esse provenienti dallo spazio


intermembrana) potenziano l’attività dell’apoptosoma
antagonizzando XIAP (proteina inibitrice di CASP 9, 3, e 7).

Altri meccanismi di regolazione (non mostrati) agiscono a livello


dell’apoptosoma, modulandone la capacità di attivare la
procaspasi 9.

Di fatto, MOMP sbilancia fortemente vero la morte l’equilibrio


morte-sopravvivenza, anche perché si ridurrà la funzione
mitocondriale di produzione di ATP.
Green & Llambli, Cold Spring Harb Perspect Biol 2015;7:a006080 morte cellulare
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale), ruolo delle proteine bcl-2.

A, Le proteine bcl2 hanno una o più regioni BH. Le bcl2 anti-


apoptotiche e le bcl2 pro-apoptotiche hanno 4 regioni BH e
struttura globulare simile. Le proapoptotiche BH3-only hanno
una sola regione BH.

B. Le pro-apoptotiche sono presenti nella cellula


in forma inattiva, nel cytosol (bax), o associate
alla OMM (bak). Quando vengono attivate, bax e
bak omo-oligomerizzano e si inseriscono nella
OMM inducendo MOMP e l’apoptosi. Le proteine
antiapoptotiche localizzate sia a livello
mitocondriale sia a livello del RE possono
sequestrare le forme attivate monomeriche di
Bax e Bak (non mostrato in figura).

C. L’attivazione di Bax/Bak è innescata da


un legame transitorio di BH3-only (bid e
bim, attivazione diretta). Un altro gruppo
di BH3-only (bad e noxa) promuovono
MOMP antagonizzando le bcl2
antiapoptotiche.
morte cellulare
Apoptosi, via intrinseca (mitocondriale): principali circostanze di attivazione, meccanismi e implicazioni.

Stimolo apoptotico Meccanismo di attivazione Implicazioni / esempi


In presenza di danno sul DNA da agenti
genotossici (o da difetto dei sistemi di
▪ attivazione di p53 e aumento della trascrizione di bcl2
riparazione), l’apoptosi scongiura
Danno del DNA pro-apoptotiche
l’introduzione di alterazioni genetiche nelle
▪ attivazione della degradazione di bcl2 antiapoptotiche
cellule figlie (e quindi un aumento del tasso
mutazionale).

▪ nello sviluppo del SN, precursori neuronali


che non riescono a migrare o innervare il
target in modo appropriato.
▪ nella risposta immunitaria, eliminazione dei
Riduzione di segnali di ▪ perdita di funzione della via PI3K/Akt linfociti attivati per deprivazione di citochine
sopravvivenza- crescita ▪ attivazione della degradazione di bcl2 antiapoptotiche (NB: anche coinvolta la via estrinseca).
▪ anoikis: quando cellule epiteliali o endoteliali
si staccano dalla ECM, le integrine perdono il
contatto con recettori ECM e cessano di
influenzare vie di sopravvivenza.

Accumulo di proteine malripiegate a livello di ER, L’apoptosi è attivata se i meccanismi di


Stress reticolo-
attivazione di sensori, attivazione della trascrizione di degradazione non riescono a gestire l’accumulo
endoplasmico (ER stress)
proteine bcl2 proapoptotiche. proteico
Apoptosi, via estrinseca (death receptor, DR), caspasi iniziatrice: CASP-8.
Attivata dall’interazione fra segnali di morte (FasL, TRAIL, TNF) e corrispondenti recettori Fas, TRAILR, TNFR

▪ Quando Fas (o TRAILR) sono ingaggiati dai rispettivi ligandi FasL (o TRAIL) si
determina un raggruppamento e il successivo reclutamento di proteine
adattatrici FADD, formando così la piattaforma di attivazione DISC (death
inducing signaling complex).
▪ DISC recluta pro-caspasi 8 determinandone l’attivazione per prossimità. In
alcune circostanze, casp 8 taglia e attiva le casp esecutrici 3 e 7. In altre
circostanze, in cui XIAP inibisce le caspasi esecutrici, la casp 8 taglia la BH3-
only bid, la quale attiva bax/bak e MOMP (via mitocondriale). Il rilascio di
smac e omi inibisce XIAP (non mostrato).

▪ L’interazione TNF-TNFR attrae TRADD, e avvia una segnalazione più


complessa con tre distinti possibili esiti dipendenti dalla condizione
funzionale delle proteine reclutate sulla piattaforma: sopravvivenza e
risposta infiammatoria, apoptosi, necrosi programmata (necroptosi) (non
mostrato).

La via estrinseca è un meccanismo fondamentale nella risposta immunitaria.

morte cellulare
Processi patologici associati ad alterata regolazione dell’apoptosi

▪ la sopravvivenza di cellule con danni al genoma è un importante


meccanismo di cancerogenesi.
difetto dell’apoptosi
(↑sopravvivenza cellulare) ▪ la sopravvivenza di cellule potenzialmente nocive (ad es. linfociti
autoreattivi) è un importante meccanismo delle malattie
autoimmunitarie.

▪ nelle malattie neurodegenerative, si ha una perdita di specifiche


eccesso di apoptosi popolazioni di neuroni (apoptosi per UPR).
(↑ mortalità cellulare)
▪ morte di cellule infettate da virus

morte cellulare
Processi del catabolismo intracellulare: degradazione lisosomiale. Nella eterofagia (a Dx), i lisosomi si
fondono con endosomi o fagosomi e degradano il materiale contenuto all’interno. I prodotti così ottenuti
possono essere rilasciati nel citosol (metabolismo cellulare), o rilasciati nello spazio extracellulare (esocitosi).
Nell’autofagia (a Sn), organelli senescenti/danneggiati e accumuli di proteine denaturate sono avviati alla
degradazione mediata da lisosomi dopo essere stati racchiusi da una membrana a doppio strato derivata dal
RE e marcata con proteine LC3.
Autofagia. Condizioni di stress cellulare (ad es. la deprivazione di nutrienti) attivano il
processo dell’autofagia in cui è possibile distinguere più fasi (iniziazione, nucleazione
ed elongazione della membrana isolante) che alla fine producono vacuoli a doppia
membrana (autofagosoma) che sequestrano organelli e altro materiale citoplasmatico.
Dopo la fusione con lisosomi, il materiale viene degradato da idrolasi lisosomiali e reso
disponibile per il riciclaggio di metaboliti.
ruolo patologico dell’autofagia

▪ l’autofagia potrebbe rappresentare un meccanismo di crescita delle


tumori
cellule tumorali

▪ in alcune malattie neurodegenerative, l’autofagia risulta accelerata e


malattie
i difetti dell’autofagia accelerano la neurodegenerazione (modelli
neurodegenerative
genetici).

▪ alcuni batteri (ad es. micobatteri, shigella) sono degradati mediante


malattie infettive autofagia. Le alterazioni dei meccanismi di autofagia possono
determinare aumentata suscettibilità a contrarre la TBC.
Patologie cellulari da accumulo
Quantità anomale di varie sostanze possono accumularsi nel citoplasma, in organelli (soprattutto lisosomi, o nel nucleo
producendo danno cellulare.

Meccanismi/tipologie di accumulo
Patologie da accumulo
Invecchiamento cellulare: progressivo declino della vitalità e delle funzioni cellulari associato a (i)
alterazioni genetiche e al (ii) progressivo accumulo di danno cellulare dovuto alle condizioni ambientali.

Bersagli biologici e meccanismi dell’invecchiamento cellulare

▪ le alterazioni mutazionali che si accumulano nel tempo, a seguito


dell’esposizione ad agenti genotossici, potrebbero avere un ruolo importante.
Danno del DNA, integrità genomica ▪ alterazioni ereditarie che riguardano enzimi coinvolti nelle funzioni del DNA
(ad es. DNA elicasi nella sindrome di Werner, e in quella di Bloom) si
manifestano (anche) con invecchiamento precoce.

▪ arresto replicativo legato al progressivo accorciamento dei telomeri


Senescenza cellulare
▪ aumentata espressione di geni che codificano per inibitori di chinasi ciclino-
(o senescenza replicativa)
dipendenti.

▪ alterazioni dei processi legati al “folding” delle proteine (chaperonine), e alla


Omeostasi proteica
degradazione di proteine mal ripiegate (autofagia, sistema proteasomico).

Deregolazione di vie di segnalazione ▪ via dell’insulina e del fattore IGF-1 (insulin-like growth factor 1): l’attivazione
influenzate dalla condizione promuove la crescita e la proliferazione cellulare.
nutrizionale (la restrizione calorica ▪ sirtuine: deacetilasi NAD-dipendenti, promuovono l’espressione di geni che
allunga la vita). influenzano la riparazione del DNA e l’omeostasi proteica.
L’invecchiamento dell’organismo riflette l’invecchiamento delle cellule che lo compongono

Il danno del DNA, la senescenza cellulare e le alterazioni dell’omeostasi proteica sono i più noti meccanismi che
accelerano l’invecchiamento cellulare. Al contrario, alcune vie di segnalazione influenzate dalla condizione nutrizionale
(principalmente la restrizione calorica) rallentano l’invecchiamento cellulare.
Ruolo dei telomeri e della telomerasi nella
senescenza replicativa.

(A) La successione delle divisioni cellulari associata


all’età determina un progressivo accorciamento
dei telomeri, così innescando il programma di
senescenza e la contrazione dei pool delle
cellule staminali.

(B) L’accorciamento dei telomeri è più marcato


nelle cellule somatiche (di regola non esprimono
la telomerasi), mentre le cellule staminali
(telomerasi-positive) sono capaci di più cicli
replicativi.

Le cellule tumorali spesso attivano la telomerasi e


mantengono indefinitamente la capacità
replicativa.

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