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Università degli Studi di Pisa

patologia generale.pdf

Medicina Veterinaria a ciclo unico


Prof: prof.ssa Abramo

Autore: zaa98

Anno Accademico: 2020-2021


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PATOLOGIA GENERALE

Patologia, nel senso più ampio del termine, è "lo studio delle malattie", la sua comprensione è
fondamentale per determinare come funziona la malattia, può essere diagnosticata, trattata e prevenuta

La patologia diagnostica si basa sull’esame necroscopico, patologia chirurgica basata sulle biopsie (parti di
apparati/tessuto), patologia tossicologica viene svolta su animali da laboratorio, patologia clinica (è un
patologo che studia il sangue, il siero e le cellule), patologia sperimentale (centri di ricerca).

Malattia: qualsiasi deviazione (o interruzione) della struttura o la funzione normale di qualsiasi parte,
organo o sistema del corpo che si manifesta da un insieme caratteristico di segni e la cui eziologia, patologia
e prognosi può essere conosciuta o sconosciuta. Noi possiamo descrivere un qualcosa che non va ma
possiamo non sapere da cosa è dovuto. Comprende tutte le anomalie di struttura e funzione; comporta lo
studio di cellule, tessuti, organi e fluidi corporei.

È essenzialmente la ricerca e lo studio delle "lesioni", i


cambiamenti strutturali e funzionali anomali che si verificano nel
corpo. È essenziale sapere cosa è normale, il rene in basso è chiaro,
inoltre il rene ha un aspetto bozzerellato, ma noi sappiamo che il
rene di bovino ha dei lobuli ben evidenti.

La separazione tra struttura patologica e funzione è artificiosa.

- Solo in rari casi, le lesioni sono rilevabili per microscopia e in altri solo con metodi biochimici
- Per ogni cambiamento funzionale all'interno di una cellula, c'è un corrispondente cambiamento
strutturale per questo a volte l’alterazione strutturale mi dice che c’è un’alterazione funzionale. La
"sfida" alla patologia anatomica sta nel trovarlo.

Cosa è incluso nella patologia? Lo studio della patologia è diviso in due parti principali: la patologia generale
e la patologia sistematica o speciale.

• Patologia generale: comprende lo studio delle risposte di base agli insulti e ai danni cellulari che
non sono correlati a un singolo sistema o a una singola specie
• Patologia sistematica o speciale: incoraggia lo studio dei modi in cui organi e sistemi sviluppano
danni in ogni malattia e in diverse specie
• Malattia: passare alla normale funzione di uno o più organi che si verifica con segni ("nessun
sintomo") e ha una ragione chiaramente definita dietro di esso.
• Sindrome: dalla parola greca che significa "correre insieme" si riferisce a una malattia che ha più di
una caratteristica identificativa o firma una collezione o un insieme di segni che caratterizzano una
particolare condizione può produrre una serie di segni senza una causa identificabile.
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• Segni clinici: cambiamenti nei parametri fisiologici rilevabili mediante esame clinico o mediante
analisi di laboratorio
• Sintomo clinico: sensazione provata dal paziente
• Lesione: variazione dell'aspetto normale
• Agente eziologo: un agente che produce lesioni
• Patogenesi: meccanismo attraverso il quale si sviluppa una malattia
• Diagnosi: breve descrizione e definizione della malattia. Può essere:
- istopatologica morfologica: es sulla cute potrebbe essere dermatite granulomatosa ulcerativa
- clinica/clinicopatologica: es dermatite ulcerativa
- eziologica: es leishmaniosi cutanea
– differenziale: es leishmaniosi che può essere toxoplasmosi, malattia funginea ….

Valutazione dei cambiamenti morfologici

➢ Cambiamenti macroscopici
➢ Cambiamenti istopatologici: che si evidenziano con delle colorazioni
• E-E: l’ematossilina è un colorante basico che colora di blu (legandosi alle sostanze acide
rilevando le sostanze acide del nucleo come gli acidi nucleici) mentre l’eosina è un
colorante acido che colora di rosa (legandosi alle sostanze basiche del citoplasma), tutto
quello che vedo bianco vuol dire che non c’è nulla, qualsiasi altro colore è un pigmento.
• PAS: colorazione dell’acido periodico di Schiff che mi evidenzia le glicoproteine cioè la
componente glucidica. Si utilizza assieme all’E-E per evidenziare la presenza di funghi: il PAS
colora le spore di fucsia, mentre l’E-E colora le cellule.
• Congo Rosso: viene utilizzata per colorare l’amido. In particolare serve per evidenziare
l’amiloide, una sostanza prodotta per degenerazione del connettivo.
• Pearls: colora il ferro, quindi l’Hb
• Blu di Toluidina = il colorante nella boccetta appare blu, ma quando colora ha una
colorazione porpora. Questa colorazione è indicativa per ricercare una sostanza
metacromatica in un tessuto: se non si colora di porpora ma di blu non c’è, altrimenti sì. Ad
es viene utilizzato per evidenziare i mastociti, che hanno granuli metacromatici.
• Immunoistochimica: sfrutta il legame Ag-Ac per colorare, viene utilizzata maggiormente in
diagnostica oncologica per evidenziare il citoscheletro e determinare l’origine cellulare
oppure per evidenziare un Ac.
• PCR: indagine molecolare che amplifica il genoma e mette in evidenza un estratto di
tessuto, si può fare in situ.
➢ Cambiamenti ultrastrutturali i cui rilievi si basano sul microscopio elettronico
➢ Alterazioni molecolari: posso usare anche la PCR es per la leishmania posso fare la PCR se non vedo
gli amastigoti, così cerco il DNA.

Relazione istopatologica

Necessità di una nomenclatura e di una classificazione comuni per le malattie degli organi e i tumori. Per i
tumori WHO (Organizzazione mondiale della sanità)

➢ medicina umana
➢ medicina veterinaria (1974-1998-2018)
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Non esistono linee guida precise sul riempimento delle relazioni, per la medicina veterinaria. L'AFIP fornisce
indicazioni e organizza incontri annuali.

Struttura del rapporto (secondo ADASP e AFIP) – descrizione del vetrino-

Prima sezione: è di pertinenza del clinico

➢ dati anagrafici (indirizzo di laboratorio, codice)


➢ proprietario e segnalazione (specie, razza, età, sesso)
➢ anamnesi
➢ tissutale/organo
➢ data

Seconda sezione: descrizione lorda di pertinenza del patologo

➢ n° di biopsia
➢ descrizione lorda dei campioni
➢ consistenza (necessità di demineralizzazione)

Si tratta di tessuto adiposo bianco con piccole lesioni multiple di colore


nero. Il nero sono metastasi di melanoma.

Questo arto deve essere


demineralizzato perché il
tessuto osseo deve essere
demineralizzato.

Terza sezione: descrizione microscopica di pertinenza del patologo

➢ Descrizione istopatologica precisa (AFIP)


➢ Classificazione se necessario
➢ Descrizione speciale delle colorazioni speciali (se necessario)
➢ Risultati immunoistochimica speciali (se necessario)

Quarta sezione: commento generale

➢ diagnosi differenziale
➢ ulteriori test
➢ prognosi
➢ messa in scena

Quinta sezione: responsabilità


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LA CELLULA

Fino alla metà dell'800 si credeva che la malattia fosse dovuta a cambiamenti negli "umori" nel corpo.
Morgagni e Bichat furono i primi a rendersi conto dell'importanza dell'organo e del tessuto poiché il sito
della malattia. Nel tardo 800 Virchow finalmente concentrava l'attenzione sulle singole cellule. Che
sosteneva che la cellula fosse la forma organizzata più piccola dell’organismo.

➢ Membrana cellulare: è il confine della cellula.


➢ Citosol: parte liquida
➢ Mitocondri
➢ Nucleo e nucleolo
➢ RER e REL
➢ Golgi e lisosomi
➢ Microfilamenti, filamenti intermedi e microtubuli
➢ Matrice extracellulare: tutto ciò che è al di fuori della cellula

La membrana cellulare è un bistrato fluido costituita da fosfolipidi che hanno un’estremità polare e una
non polare (una idrofilica e una idrofobica). Fosfolipidi importanti che si affacciano sul lato interno sono:

➢ Fosfatidilinositolo: costituisce l’impalcatura delle proteine. Quando sono idrolizzati dalla fosfolipasi
C viene scisso e agisce come secondo segnali (diacilglicerolo e inositolo 3P)
➢ Fosfatidilserina: si affaccia sull’interno della cellula, ma quando si ha la morte per apoptosi si
affaccia anche all’eterno e dice ai macrofagi di mangiare la cellula.

Glicolipidi e sfingomielina: si affacciano sul versante esterno della cellula, sono importanti perché formano
il glicocalice e sono importanti nelle interazioni cellula-cellula e le adesioni della cellula con la matrice
extracellulare.

Nella membrana cellulare


troviamo le proteine di
transmembrana: abbiamo dei
canali di trasporto, enzimi,
recettore cellulare di superficie,
marker cellulari di superficie,
adesione cellulare, legame con il
citosol.

I canali sono una cosa passiva


cioè esso crea dei pori idrofilici
che permettono l’entrata rapida
di alcuni soluti come l’acqua. Ci
sono alcuni soluti che hanno
necessità di carrier che
modificando il loro aspetto conformazionale permettano di catturare un soluto e trasportarlo all’interno e
ciò avviene più lentamente. In corso di malattie parliamo sia di trasporto passivo che trasporto attivo. Il
trasporto passivo avviene per creazione di gradienti (chimici o elettrici) che permettono il movimento dei
soluti senza uso di energia. Il trasporto attivo è dato dai movimenti dei soluti contro il gradiente di
concentrazione attraverso carrier che necessitano di ATP.

Il citosol è ricco di metaboliti e proteine cariche, che attirano un gran numero di soluti che tendono ad
aumentare l'osmolarità intracellulare di cui la cellula ha, così la cellula ha bisogno di energia per pompare
piccoli ioni inorganici (Na, Cl): membrana sodio-potassio che è ATPasi. Nel citosol poi abbiamo diversi
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organelli. Esso è un gel acquoso dove avvengono diverse reazioni enzimatiche, quindi è ricco di enzimi. Tutti
questi organelli sono liberi nel citosol ma sono imbrigliati in un network di filamenti. Anche il movimento di
vescicole e molecole… è aiutato da questo network (microtrabecole) di filamenti.

I mitocondri sé dove avviene la fosforilazione ossidativa, ciclo dell’acido citrico e l’ossidazione degli acidi
grassi e la produzione di ATP (trasferimento di elettroni da ADP ad ATP). Un danno ai mitocondri mi da
subito carenza di ATP. Essi hanno il loro proprio DNA (DNA mitocondriale che è circolare ed è solo 1% di
tutto il DNA cellulare codificando per l’1% delle proteine cellulari, ma per il 20% le proteine per la
fosforilazione ossidativa). Porta avanti tutti gli step della replicazione, trascrizione e traslocazione del DNA
iniziando dalla formil-metionina. Poi ci sono tutti gli enzimi per la fosforilazione ossidativa, è qui che si
sviluppa il metabolismo anaerobico e da dove può partire il segnale per l’apoptosi.

Il nucleo contiene l’informazione genetica e il nucleolo contenuto nel nucleo. Il DNA è contenuto nei
cromosomi che formano la cromatina. La membrana nucleare è l’analogo della membrana cellulare e
presenta dei pori nucleari per il passaggio di alcune sostanze. La cromatina è formata dalle eliche di DNA
legate alle proteine istoniche. Posso avere le aree dense di cromatina che è il DNA compatto non
accessibile all’RNA polimerasi e quindi non è attivo, non trascrivibile. Se vediamo un nucleo blu con molta
cromatina e la vediamo blu per la presenza degli acidi nucleici (ematossilina) è inattivo.

Se ci fosse una neoplasia il nucleo sarebbe chiaro perché sta codificando molte proteine che gli servono per
andare avanti nella proliferazione. Così con E-E vediamo solo la membrana nucleare ed il resto lo vediamo
chiaro o vescicoloso.

Il nucleolo è composto da cromatina associato a proteine ed è importante per la sintesi del RNA e la sintesi
di proteine. Il nucleolo ha un colore più chiaro rispetto alla cromatina densa.

I reticoli sono gli organelli più ricchi tra gli organelli della cellula. Il RER in alcuni tipi cellulari e il REL in altri
organelli. Mentre nel RER si porta avanti la sintesi proteica, quindi sono cellule che secernono, es nel fegato
ho attività di detossificazione. Il RER sono membrane intracellulari delimitate da ribosomi, responsabile
della basofilia del citoplasma dato dalle proteine. Una cellula che produce proteine ha il citoplasma blu. Il
REL sono una serie di membrane organizzate in tubuli e vescicole non contenenti ribosomi, non lo vediamo
come sostanza basofila. Se il REL è molto sviluppato questo può assumere un aspetto vacuolizzato visibile
alla microscopia ottica. Un fegato che detossifica ha epatociti vacuolizzati come nei soggetti trattati per
lungo tempo con barbiturici il fegato deve detossificare molto e gli epatociti sono vacuolizzati. Nel REL sono
localizzati gli enzimi che metabolizzano ormoni steroidei, farmaci, lipidi e glicogeno. Nel muscolo il reticolo
sarcoplasmatico ha anche la funzione di rilasciare/sequestrare il calcio e in base alle fasi abbiamo
contrazione e rilascio.

Il Golgi sono strutture lamellari impilate l’una sopra le altre che formano cisterne che sono più se il Golgi
sta lavorando. Esso trasporta delle proteine che poi devono essere glicosilate prima di essere rilasciate. Le
plasmacellule hanno una fase in cui producono Ig (sono blu) ma esse hanno una piccola zona acromatica
(non è blu) addossata al nucleo che è dove è situato il Golgi che è così ampio perché le proteine devono
essere glicosilate prima di essere rilasciate dalla plasmacellula.

I lisosomi contengono vescicole con enzimi litici (quasi 40 idrolasi acide). Gli enzimi sono inizialmente
sintetizzati nel RE poi questi enzimi che devono andare ai lisosomi vengono marcati con un residuo, il
mannosio 6 fosfato (M6P) e poi attraverso il Golgi che esprime dei recettori per l’M6P vengono consegnati
ai lisosomi attraverso vesciche. I lisosomi ad un certo punto diventano vecchi e contengono proteine
denaturate e quindi devono andare in contro ad autofagia.

L’endosoma è il precursore del lisosoma che si forma quando nella cellula è internalizzato del materiale
attraverso pinocitosi ed endocitosi. Nell’endosoma queste sostanze trovano un ambiente acido che già
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agisce sulle sostanze. Gli enzimi che digeriranno li trovano solo in una fase avanzata quando siamo in una
fase di endosoma tardivo fino poi lisosoma che contiene tutti gli enzimi idrolitici.

Possiamo avere anche un’azione di fagocitosi di microrganismi o materiale detritico e questo prende il
nome di fagosoma, il quale si fonde con il lisosoma e così gli enzimi idrolitici/proteolitici agiscono sui
microrganismi.

Il citoscheletro è formato da proteine particolari e filamentose che prendono il nome in base alle
dimensioni. Abbiamo microfilamenti, microtubuli e i filamenti intermedi (dimensioni intermedie). Servono
per il sostegno delle cellule, per il movimento cellulare, per la formazione del fuso mitotico, per l’adesione
tra cellula e cellula. Il nome prende origine dalle dimensioni

➢ Microtubuli = filamenti di citoscheletro 30 nm di spessore


➢ Microfilamenti = filamenti più sottili di citoscheletro 5-9 nm di spessore
➢ Filamenti intermedi = spessore intermedio di 10 nm (intermedio tra microtubuli e microfilamenti)

I filamenti intermedi sono importanti per il patologo perché ogni tessuto


ha il proprio filamento intermedio a seconda dell’origine embriologica,
per es se sono davanti ad una neoplasia posso usare gli anticorpi anti-
filamento intermedio per riconoscere l’origine del tumore. In foto vedo
un sarcoma (tumore mesenchimale).

I filamenti intermedi sono resistenti ma flessibili, rinforzano il tessuto.


Le famiglie di filamenti a cui appartengano sono varie, di solito si parla
di proteine non globulari ma filamentose. La struttura è simile a dei cavi.

Le citocheratine si trovano nei tessuti epiteliali (epidermide, cavità interne, dotti ghiandolari, strato
corneo). Ne esistono più di 20 tipi a seconda dei tessuti epiteliali, noi parliamo in generale pancitocheratine
(tutte e 20) perché mi individuano tutti i tessuti epiteliali. Le citocheratine prendono attacco sulle strutture
di adesione dando solidità.

La vimentina la troviamo nei tessuti mesenchimali, cioè connettivali, però anche nelle cellule del sangue,
l’osso l’iride, alcune cellule gliali. La vimentina è quella importante nelle cellule mesenchimali perché da il
sostegno alla cellula ed è un marker di origine mesenchimale. La trovi attaccata al nucleo, al reticolo
endoplasmatico e ai mitocondri, sia lateralmente che terminalmente. Si conclude che la vimentina gioca un
ruolo come supporto e ancoraggio per gli organelli nel citosol.

I neurofilamenti sono usati per individuare


neuroni e assoni in cui sono presenti in fasci
disposti parallelamente all'asse maggiore. Il
pattern che troviamo con l’immunoistochimica
sono marker usati dai neuropatologi.

Un marker mesenchimale ma non connettivale è


la desmina che riconosce i tessuti muscolari. Si
trova vicino alla linea Z nei sarcomeri, mi permette
di riconoscere il muscolo scheletrico, liscio e
miocardio. Serve a mantenere le miofibrille
muscolari in parallelo. Se volessimo differenziare il
muscolo liscio dallo scheletrico abbiamo ulteriori
marker.

Actina e miosina le troviamo nel muscolo liscio e scheletrico.


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CAUSE DI LESIONE

La causa di una malattia può essere:

- Estrinseca - Esempi: Trauma fisico, microrganismi (virus), tossine


- Intrinseca - Esempi: Mutazione genetica spontanea
- Estrinseca + intrinseca - Esempi: Squilibrio nutrizionale, disturbo immunologico

Cause della lesione cellulare:

➢ Carenza di ossigeno:
Un’ipossia è una delle cause più importante e comune di danno cellulare. L’anossia è la riduzione
completa di ossigeno mentre l’ipossia è la riduzione parziale. Se si ha anossia si ha la morte,
l’ipossia invece si può risolvere. Ossigeno è rilevante per la "fosforilazione ossidativa"
principalmente in neuroni, epatociti, cardiomiociti e renali. Le cause di ipossia:
→ un’ossigenazione inadeguata data da un’insufficienza cardiaca o respiratoria
→ riduzione o perdita dell’approvvigionamento di sangue, così si parla di ischemia
→ riduzione del trasporto di ossigeno nel sangue dato da anemia o da intossicazione da
monossido di carbonio
→ intossicazione da cianuro in cui abbiamo il blocco degli enzimi respiratori di tutte le cellule
e si va incontro a morte.
➢ Agenti fisici:
1. trauma: rottura diretta che comprime un tessuto o la morte di cellule e di tessuti oppure un
trauma che può dare un danno sui vasi e se non irrora un certo tessuto va incontro a morte
2. temperature estreme sia calde che fredde: l’eccessivo freddo mi può dare formazione di
cristalli di ghiaccio nelle cellule che comporta danni e ha un impatto sulla fluidità del
sangue. Un calore elevato mi denatura enzimi e modifica il pH
3. correnti elettriche sia perché generano calore e perché interferiscono nei sistemi di
conduzione muscolari e nervoso
4. radiazioni ionizzanti in particolare quelle che producono radicali liberi che danneggiano i
sistemi biologici, alcune radiazioni interferiscono con il DNA inducendo mutazioni
➢ Agenti infettivi:
1. virus come quegli agenti che vivono alle spese della cellula cercando di deviare tutti i
sistemi biologici a proprio profitto per sintetizzare proteine e materiale genetico per creare
virioni
2. batteri che agiscono tramite replicazione, ma possono produrre tossine. La Lawasonia
intracellulari si replica nelle cellule intestinali
3. fungi che possono determinare infiammazioni granulomatose o necrosi tissutale
➢ Carenze nutrizionali: rare sono le carenze di proteine o calorie, più frequenti sono gli eccessi di
calorie. Poi possiamo avere squilibri di vitamine e minerali (ipo/ipervitaminosi o di qualche
elemento)
➢ Squilibrio genetico: le cause di tipo genetico intrinseche ricordiamo che se abbiamo mutazioni
possono anche non portare malattie. Alcune mutazioni alterano la funzione, altre sono
incompatibili con la vita. Quindi possono essere ereditarie o congenite e possono essere silenti o
danno un danno funzionale. Es: fattori di coagulazione del sangue (emofilia), malattie dello
stoccaggio lisosomiale, immunodeficienza combinata (puledri arabi), difetto della sintesi del
collagene (dermatosparaxis)
➢ Squilibrio del carico di lavoro: le cellule sottoposte a lavoro eccessivo possono o adattarsi piano
piano e poi quando cessa la stimolazione tornare alla normalità o possono morire per troppo
sovraccarico. Cellule non stimolate a sufficienza possono ridursi di dimensione, in funzionalità e
non essere utili alle sue funzioni.
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➢ Chimico, farmaci e tossine: le sostanze chimiche agiscono in molti modi


1. bloccare o alterare i recettori delle membrane
2. alterare specifici sistemi enzimatici
3. produrre radicali liberi tossici
4. alterare la permeabilità cellulare
5. danneggiare i cromosomi
6. modificare le vie metaboliche
7. danneggiare i componenti delle cellule strutturali
➢ Disfunzione immunologica
➢ Invecchiamento: nei nostri animali ci sono dei soggetti anziani che vanno incontro ad iperplasie
nodulari dei parenchimi cioè fegato, milza, surrenali, tiroidi, pancreas. Se in un organo c’è un
nodulo pensiamo subito alla neoplasia. Dobbiamo cercare di capire il tipo di danno e cercare le
cause a ritroso.

Lo stimolo dannoso può darmi diminuzione di ATP nella cellula cioè la cellula perde la capacità di espletare
le funzioni dipendenti da energia. Tutte le volte che cade l’ATP la pompa Na-K non funziona più.

Poi potremmo avere danni alla membrana ma la membrana non è solo quella della membrana
citoplasmatica, ma ci sono anche le membrane dei mitocondri e dei lisosomi (contengono idrolasi acide,
tutto ciò che è dentro il lisosoma deve rimanere all’interno). Se il mitocondrio non funziona abbiamo morte
cellulare.

Poi possiamo avere l’entrata del calcio a livello citoplasmatico crea tra la cellula e il sangue un gradiente
elevato si parla di 106 e i meccanismi lavorano perchè c’è questo gradiente. Quando il calcio entra a livello
intracellulare può provocare gravi danni a livello delle strutture citoplasmatiche.

Infine abbiamo i ROS (perossido di idrogeno, anione superossido e ione idrossilico). I radicali liberi sono
responsabili del danno alle membrane. Il radicale libero è qualsiasi molecola che presenta un elettrone
spaiato. Queste molecole diventano molto reattive e possono nella loro instabilità a dare molecole
chimiche transitorie deleterie per l’organismo. I ROS derivano dal metabolismo ossidativo normale
accidentalmente e per l’esposizione a radiazioni, gas tossici, droghe, chimici. Molte di queste derivano
dall’ossigeno e vanno ad agire ad alcune componenti cellulari. Alterano tutte le membrane, organelli,
proteine e ne alterano la funzione. Abbiamo dei meccanismi dell’organismo anche supportati dall’esterno
che controllano la produzione dei radicali liberi prevenendone la produzione o contrastandone l’azione e
sono gli antiossidanti perché i ROS ossidano. Gli antiossidanti sono enzimi come SOD (superossido
dismutasi), la glutatione perossidasi (che ha come enzima il selenio quindi se è carente può influire sulla
funzione di questo enzima e favorire i ROS), e poi la Vit. E e C.
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Ci sono 3 modi di risposti agli insulti:

➢ adattamento
➢ degenerazione
➢ morte cellulare

Se partiamo da una cellula


normale, arriva uno stress così
la cellula non è più nella sua
omeostasi e si adatta. Quando
la cellula non è più capace di
adattarsi e va incontro ad
alterazione, quindi va incontro
ad un danno cellulare
(degenerazione) oppure con la
morte cellulare. Se il danno
persegue dopo la
degenerazione può esserci la
morte. Se lo stimolo dannoso
è importante si può avere
direttamente la morte cellulare.

L’area di morte cellulare mi dà l’infarto. L’infarto è una lesione che porta alla chiusura di una delle due
coronarie che porta il sangue in un certo distretto del muscolo cardiaco.
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CAUSE DI MALATTIA

Agenti fisici:

➢ traumi meccanici
➢ danni termici
➢ traumi elettrici
➢ radiazioni
➢ pressione

Trauma meccanici: è una lesione all’organismo dovuto dalla forza meccanica. La pelle, gli organi interno o
l’intero organismo ne possono essere affetti. Il trauma dipende da molte cose tra cui la forma dell’agente
contundente, la forza che l’agente contundente esercita con l’impatto e dall’organo o tessuto colpito. Gli
oggetti del trauma possono essere taglienti, smussi ed infine la compressione (tra i traumi da compressione
sono comprese le ulcere da decupito).

➢ Ferita = apertura di una soluzione di continuo sulla cute o membrane che è dovuta ad un trauma
esterno. Può essere causato da un oggetto contundente, affilato (punta, tagliato) o colpo di pistola
(proiettile o colpo), se la distanza è minima una "bruciatura" può essere presente.
Le ferite da pallottole sono frequenti negli animali. A seconda dell’angolo di incidenza il margine
cambia, se è retta i margini sono integri e uniformi, se uno dei lembi è sfilacciato la pallottola non
ha un angolo di 90°. Quelli che colpiscono a meno di 90° producono margini asimetrici, in cui il
margine più ampio indica la direzione da cui il proiettile è arrivato.
Dobbiamo trovare la ferita di uscita è diversa da quella di entrata prima di tutto perchè la forza con
cui entra è maggiore rispetto a quella di uscita, quindi tendono a produrre ferite più grandi,
irregolari e lacerate con bordi estroversi

➢ erosione: nei nostri animali l’epidermide è molto sottile, il gatto lo ha più sottile perché il numero
di strati dell’epidermide è inversamente proporzionale al numero dei peli. L’erosione è la perdita
della parte più superficiale dell’epidermide e dell’epitelio. Dal punto di vista clinico non abbiamo
sgocciolamento di sangue perchè la membrana basale è intatta, se lesioniamo anche lo strato
basale abbiamo l’ulcera con sanguinamento.

Vasi del Epidermide con


plesso uno strato
superficiale germinativo e
due formati da
derma
cheratinociti

In alto ci sono delle erosioni lineari che sono escoriazioni


date ad esempio dal grattamento, se un animale si gratta
vuol dire che ha prurito.
→ Escoriazione o abrasione: è un tipo di
erosione. Se la perdita assume un aspetto allungato
procurata dallo stesso animale. Quindi è un’erosione
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prodotta con mezzi meccanici (spesso graffiando), coinvolgendo solo l'epidermide e non
raggiungendo il derma papillare.

➢ Livido o contusione: ferita chiusa, cioè qualcosa che avviene all’interno della cute senza soluzione di
continuo dell’epidermide e quindi si parla di tutto ciò che è sotto quindi del sottocute. Ematoma
piccolo del tessuto perché dovuto al danno ai capillari e fa si che il sangue esca e va nei tessuti
interstiziali circostanti. In base al diametro abbiamo nomi diversi:
→ ecchimosi (da 1 a 3 cm)
→ purpura (da 3 mm a 1 cm)
→ petecchia (< 3 mm)
Anche se questi termini possono anche riferirsi a sanguinamento interno non causato da traumi ma
che possono essere dovuti a difetti congeniti o intossicazioni.

otoematoma

➢ Lacerazione: è lo strappamento di un tessuto dovuto all’applicazione di una forza contundente da


parte di un oggetto smusso.
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A dx arto di un cavallo che si è


strappato saltando la
staccionata e ha i margini
irregolari. A sx è una malattia
congenita a causa del
connettivo.

Poi abbiamo i traumi interni

➢ Concussione: è la commozione cerebrale, possiamo avere la perdita di conoscenza e formazione di


ematoma
➢ Traumi addominali: di solito conseguono ad incidenti stradali (forti urti) oppure anche per
penetrazione di corpi contundenti. Un trauma addominale può avvenire agli organi addominali
(milza è la più delicata, poi fegato)
➢ Trauma toracico: è molto grave perché coinvolge il polmone e quindi abbiamo soluzioni di continuo
della pleura o emotorace così viene a mancare l’atto respiratorio.

Danni termici:

➢ ipertermia: per quanto riguarda il calore, che è l’esposizione prolungata a temperature ambienti e
non le ustioni. Il 1° evento è la perdita di elettroliti attraverso la sudorazione e ciò mi causa crampi
perché vengono meno quegli elettroliti che mi danno una contrazione muscolare efficiente. Poi
arriviamo anche ad un’insufficienza cardiocircolatoria perché all’inizio il cuore cerca di compensare
la perdita dei liquidi ma poi non ce la fa più a compensare l’ipovolemia dovuta alla perdita di acqua.
Infine possiamo avere il colpo di calore quando la temperatura è superiore ai 40°, ma anche
l’umidità è importante. Se l'ambiente è asciutto, l'evaporazione è la prima linea di difesa. I primi
segni sono: iperpnea, tachicardia e vomito (correlato a lesioni cerebrali).

➢ Ipertermia maligna: dovuta ad un aumento della T corporea che consegue a delle contrazioni
miofibrali eccessive. Si ha nell’uomo, maiale, cavalli e cani. È un disordine farmacogenetico e si
caratterizza da ipertermia, rigidità muscolare e morte per rabdomiolisi (le fibre muscolari si
contraggono fortemente e per tempi prolungati e la fibra si rompe).
La patogenesi dell’ipertermia maligna sembra che stia ai canali del rilascio del calcio che sono
alterati perché c’è un danno genetico dato che c’è una mutazione a carico del recettore rianodinico
(RYR-1). In pratica questi soggetti che hanno questa modificazione possono andare incontro ad
un’apertura prolungata dei canali del calcio e quindi si ha un continuo rilascio di calcio dal sistema
tubulare al citoplasma. Questa malattia può essere scatenata da potenti anestetici volatili (alotano,
succinilcolina, cloroformio) e stress concomitante (stimolo termico, sforzo fisico, ansia, caffeina).
Gli episodi di ipertermia maligna sono frequenti nei suini al momento della macellazione.

➢ Ustioni: ci si riferisce a quelle da calore e da congelamento. Il meccanismo patogenetico di


un’ustione si sviluppa tra vasodilatazione, essudazione e necrosi. Prima si classificavano in base alla
profondità dell’ustione quindi avevamo 4 gradi di ustione. Oggi questa classificazione è stata
modificata ed abbiamo 3 livelli di gravità perché il concetto era che il 3° e 4° grado erano uguali
sugli esiti dell’organismo. A noi interessa sapere che abbiamo:
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→ Ustioni superficiali che sono confinate a ciò che avviene nell’epidermide e corrispondono
a quelle di 1° grado. Si ha la formazione di vescicole (date dall’essudazione, contenuto
fluido rosa)
→ Ustioni a spessore intermedio: corrispondono a quelle di 2° grado. Interessano
epidermide e derma sottostante e abbiamo problemi anche a carico degli annessi e del
connettivo.
→ Ustioni a spessore totale: che sono quelle di 3° e 4° grado. Quelle di 3° grado erano quelle
che si estendono fino al sottocute e che erano accompagnate da coagulazione
dell’epidermide, poi colpisce il tessuto connettivale, vasi e annessi. Quelle di 4° grado
interessavano la fascia superficiale ed il muscolo, oggi si è visto che la terapia per il 3-4° è
la stessa. In questo caso abbiamo anche vasculite sottocutanea (vasi profondi) [-ite =
infiammato] quindi vuol dire che i vasi sono danneggiati e non possono tornare normali
quindi abbiamo carenza di O2/metaboliti al tessuto così portano a necrosi.

Ci deve essere un’infiammazione sierosa, la sierosità va verso l’alto e si formano le vescicole.

Epidermide. Nella parte


superficiale c’è una cavità
riempita di fluido perché è
rosa.

In base alla lesione abbiamo tempi di guarigione diverse:


→ Ustione superficiale: la guarigione avviene per rigenerazione epiteliale e avremo una
guarigione completa (no tessuto cicatriziale) perché non sono coinvolti gli annessi e negli
annessi ci sono steam cells che sono cellule staminali che provvedono alla riepitelizzazione.
→ Ustioni a spessore intermedio: abbiamo una via di mezzo perché interessano solo il derma
superficiale, i follicoli che sono perpendicolari alla superficie hanno una porzione nel derma
superficiale (infundibolo) e una sotto dove trovo le cellule staminali quindi posso avere una
riepitelizzazione. A seconda della tipologia posso avere una cicatrice superficiale.
→ Ustioni a tutto spessore: non ho riepitelizzazione perché l’epidermide è completamente
coagulata, i follicoli non esistono più perché tutto il connettivo non esiste più. Quindi
avremo cicatrice permanente senza annessi.

Cane ustionato dal surriscaldamento della tosatrice.


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L’epidermide non
c’è più ci sono solo
Ghiandole sebacee che stanno a metà degli strascichi.
del follicolo. Le steam cell stanno
nella zona dell’istmo dove aggettano
le ghiandole sebacee quindi se vedo
questo follicolo posso dire che
l’infundibolo è alterato (vedo solo la
cheratina dentro che è rosa), le
ghiandole sebacee sono sane

Il calore non agisce solo sull’epidermide ma agisce anche sugli infundiboli.

Tutte le cellule blu sono cellule infiammatorie dato che il vetrino è stato fatto una settimana dopo
l’accaduto.

L’ustione può dare delle complicazioni anche tardive che includono:

• Edema laringeo e polmonare perché durante gli eventi termici abbiamo vasodilatazione in
relazione alla gravità e così abbiamo perdita di proteine e ciò provoca edemi. Per ustioni
gravi indichiamo anche persone/animali che hanno inalato i fumi e così il polmone è messo
a dura prova anche da questi fumi tossici.
• Insufficienza renale conseguenza dello shock dato dal tessuto necrotico
• Pelle ustionata che non difende dagli agenti esterni che può portare a sepsi e morte per
setticemia.
➢ congelamento: avvengono principalmente alle estremità. Il meccanismo patogenetico è più o meno
simile cioè parte tutto dai piccoli vasi della pelle, quindi inizialmente abbiamo costrizione locale che
mi determina ipossia che mi determina un ulteriore danno all’endotelio quindi abbiamo edema e
poi necrosi. Il problema del congelamento è la formazione dei cristalli nei tessuti che vanno ancora
di più a ledere i tessuti bucando le cellule.
Anche i congelamenti sono graduati mantenendo 1°, 2° 3° e 4° grado.
• 1° grado: congelazio eritematosa che è un eritema (accumulo di sangue nei vasi così si
dilatano e la cute è arrossata). Quindi abbiamo prima un fenomeno ischemico, abbiamo un
problema vascolare ipossico che si ripercuote con un danno vascolare (eritema). Non sono
presenti disturbi generali sistemici.
• 2° grado: congelazio bollosa dove si iniziano a formare bolle (più grandi delle vescicole). Il
danno vascolare è più grave quindi oltre all’eritema abbiamo la fuoriuscita di siero che
forma le bolle. Non sono presenti disturbi generali sistemici.
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• 3° grado: congelazio escariotica dove il vaso non è solo passivamente coinvolto ma è lui
stesso danno dell’ischemia. Abbiamo fuoriuscita di sangue in corso di vasculite ed è anche
più soggetto ad infezioni secondarie. Si verifica soprattutto alle estremità. Escariotica
deriva da escara cioè crosta con componente ematica.
• 4° grado: congelazio gangrenosa (gangrena è la necrosi più grave) dove il tessuto è
completamente necrotico e si accompagna con i batteri della gangrena e possiamo avere la
liberazione da questi tessuti di tossine che vanno in circolo che possono dare morte.

Traumi elettrici: quando applichiamo una fonte elettrica in un organismo possiamo indurre alterazione
nella trasmissione di alcuni segnali perché ci sono de potenziali di riposo delle cellule, noi le alteriamo
fornendo un impulso e così facciamo del danno come le tetanie muscolari. Poi ci potrebbe essere un danno
termico perché quando una corrente elettrica viene a contatto con un organismo si ha cessione di energia
cioè l’energia elettrica è trasformata in termica così in quella zona possiamo avere fenomeni di necrosi
coagulativa. Possiamo avere anche traumi meccanismi perché in seguito alle contrazioni forti o ai fulmini
l’organismo può anche essere lanciato a distanza. La gravità del danno da corrente dipende da:

➢ Tipo di corrente elettrica (diretta o alternata. La maggior parte della corrente con cui veniamo a
contatto è alternata)
➢ Potenza della corrente elettrica
➢ Durata del contatto (la tetania muscolare non ci permette di staccarci)
➢ Via attraverso la quale si esplica il passaggio della corrente (abbiamo un punto di entrata e uno di
uscita e a secondo del percorso possiamo avere dei danni gravi es il passaggio nel cuore)
➢ Resistenza dei tessuti (ogni tessuto ha una resistenza diversa così ho un danno più o meno grave)

Gli shock elettrici si classificano in base al voltaggio: un voltaggio alto supera i 1000 Vs, un voltaggio basso
sta sotto i 1000 Vs.

A noi interessa se è una corrente diretta o alternata (maggiormente presente) espressa in hz, di solito
l’alternata va avanti ed indietro a 60 hz. La corrente diretta va solo in una direzione e ha effetti diversi
sull’organismo. La corrente che lede maggiormente l’organismo è la corrente alternata perché da una serie
di contrazioni muscolari che tende a far si che si abbia un mancato rilascio della sorgente elettrica e questo
aumenta la durata del contatto. Mentre la corrente diretta è una contrazione muscolare bassa e la morte
dipende da quanto è alta la corrente. Nella corrente alternata oltre al fatto delle tetanie c’è il fatto che
l’alternanza dei cicli possa entrare in contrasto con il sistema elettrico cardiaco e da fibrillazione e poi
morte.

La minima corrente che una persona percepisce è 1 mA di corrente alternata a 60 hz, per una corrente
diretta invece è 5 mA. Quando la corrente elettrica viaggia intorno ai 10 mA abbiamo abbiamo il “let go
threshoud” cioè quando non controlliamo la contrazione muscolare non lasciamo la sorgente della corrente
elettrica. Per arrivare alla fibrillazione devono essere 30 mA (alternata a 60 hz) o 300-500 mA se la corrente
è diretta.

Il percorso della corrente, diciamo che tutte le volte che un organismo entra in contato con la corrente fa
parte di un circuito elettrico che ha un punto di entrata, un punto di uscita e di un percorso interno che è
importante. Spesso il danno esterno non giustifica il danno interno che avviene attraverso i tessuti che sono
più delicati della pelle. I danni sono più gravi a seconda del percorso. Es se la corrente entra in un arto
anteriore e fuoriuscire dall’altro e in questo modo può passare dal cuore. Se passa tra i due arti posteriori
bypassa il cuore.

Un altro parametro è la resistenza del corpo perché ci sono strutture organiche che forniscono minor
resistenza al trauma elettrico. Tessuti con molti elettroliti/liquido sono i più pericolosi perché conducono
meglio. Nel tessuto le strutture meno resistenti sono vasi e nervi, segue il muscolo, pelle, tendini ed infine
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grasso e tessuto osseo. La pelle non è tra i meno resistenti, ma neanche tra i più. Essa ricopre l’organismo
ma possiamo avere diversità per quanto riguarda spessore e umidità. Più un animale invecchia e più sono
gli eventi che danno iperplasia della pelle e dare callosità. I cuccioli sono più soggetti a traumi attraverso la
pelle perché è più sottile, inoltre sono più sensibili all’elettricità perché i tessuti sono più acquosi. La
resistenza si può misurare in ohm, ci sono diversità che si passa da 1000 a migliaia di ohm passando da
pelle umida a callosa.

In vene e arterie si avranno danni gravi che è detta necrosi ischemica (se l’elettricità passa mi dà la morte
cellulare della parete dei vasi e così poi abbiamo il danno ischemico). Interferendo con gli scambi elettrici
possiamo avere contrazioni involontarie come le tetanie. Ma possono essere così forti da dare dislocazioni
e fratture delle ossa. Poi abbiamo le interferenze con la conducibilità elettrica che danno convulsioni, danni
al SNC e arresto cardiaco.

La corrente diretta interferisce con la ionoforesi, cioè modifica la distribuzione degli elettroliti nei tessuti
con una membrana polarizzata. Il catodo richiama le sostanze positive come Na e K che quando reagiscono
si legano con l’H2O e danno idrossido di sodio che determina la necrosi di tipo liquefattivo, cioè ulcere
soffici. La necrosi liquefattiva la abbiamo sia per azione di corrente diretta, ma anche se prendiamo soda
caustica e la versiamo sulla pelle nel punto di contatto abbiamo necrosi liquefattiva. L’anodo attira le
cariche elettriche negative come Cl e SO4- che reagiscono con l’H2O producendo HCl che da necrosi
coagulativa dove il tessuto è indurito e forma l’escara (croste emorragiche che troviamo nella congelazio
escariotica) attraverso l’evaporazione di acqua.

La corrente alternata ad altissima frequenza (100000 periodi/secondo) sfrutta un fenomeno termico usato
a scopo benefico che è la diatermia perché questi macchinari fanno si che la corrente non penetri molto nei
tessuti e quindi a seconda di quello che vogliamo bruciare possiamo usare questi macchinari. Il rapido
cambiamento di polarizzazione non produce trasporto di ioni.

Con i fulmini arriva una corrente massiccia ed unidirezionale, si tratta di milioni di volt ad altissimo
amperaggio in pochi secondi che da morte istantanea (nella maggior parte dei casi). L’aria è il peggior
conduttore, l’acqua e i metalli conducono bene.

Per quanto importanti siano i flussi di corrente attraverso il corpo, gli effetti termici ed elettrofisiologici
sono molto forti e vengono sommati.

Nella foto della persona l’arteria è andata incontro a necrosi che poi si
superficializzano e danno come ustione.

Perdita di conoscenza, tetania (paralisi apparato respiratorio e fibrillazioni cardiache).

Negli animali sopravvissuti a incidenti elettrici, la morte può verificarsi


per insufficienza renale a causa di un'ampia necrosi.

Il percorso è stato lungo tutto il corpo.

Poi l’animale è morto di insufficienza renale perché metà del corpo è


ustionata.

Radiazioni: l’energia radiante è un’energia che viaggia sottoforma di onde o particelle con velocità molto
elevata. Si parla di radiazioni elettromagnetiche per quelle che non hanno una massa ma viaggiano
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sottoforma di onde. Mentre corpuscolari tutte le particelle subatomiche (protoni, neutroni, elettroni,
particelle alfa) che hanno una massa.

Lo spettro delle radiazioni elettromagnetiche è:

- Onde radio (m-km): sono le meno


pericolose che arrivano anche a qualche
km.
- Microonde (1mm-1m)
- Infrarosso (mm)
- Spettro visibile (760-400 nm)
- Raggi ultravioletti (400-100 nm)
- Raggi X (da 100 a 0,01 nm)
- raggi gamma (da 0,01 a 0,001 nm)

Gli effetti delle radiazioni sono ionizzante o non ionizzante. Gli UVC sono più ionizzanti.

Le radiazioni elettromagnetiche sono fotoni e la loro energia è inversamente proporzionale alla lunghezza
d’onda. Più breve è la lunghezza d'onda della radiazione, maggiore è l'energia che possiede. I fotoni quando
una radiazione colpisce un essere vivente essi sono assorbiti dalle cellule e la loro energia interagisce con gli
elettroni degli atomi anche con una certa precisione. Partiamo dal fatto che un elettrone è legato al suo
atomo con una forza di 10 eV. Le ionizzanti sono fotoni tipo raggi X e gamma che hanno energia superiore
ai 10 eV quindi sono in gradi di staccare l’elettrone e di ionizzare, è una reazione a catena e una volta che si
instaura ci sarà una catena di ionizzazione. Per le radiazioni non ionizzanti non sono sufficienti a strappare
l’elettrone, nella luce del visibile l’energia è bassissima, nello spettro dell’ultravioletto è tra 2 e 10 eV così
anche se non stacca eccita l’elettrone. Sono concetti alla base della fluorescenza e fosforescenza.

Le radiazioni ionizzanti sono quelle che posseggono più di 10 eV e ne fanno parte:

- i raggi X e gamma: le γ sono assorbite con il piombo a causa della sua densità.
- neutroni
- particelle α (caricate positivamente perché costituite da 2 protoni e 2 neutroni): danno un danno
superiore di quello delle onde elettromagnetiche. Sono nuclei di elio e possono essere interrotte da
un foglio di carta, non sono pericolose perché agiscono per contatto, sono pericolose quando sono
inalate, ingerite e inoculate (sono il Thorotrast, radon).
- particelle β (caricate negativamente quindi con degli elettroni): consistono in elettroni e devono
essere arrestate con alluminio.

Le radiazioni non ionizzanti hanno tra i 2 e i 10 eV, quindi non riescono a staccare l’elettrone ma lo
rendono instabile. Se l’energia è minore di 2 eV si ha lo stato di fosforescenza o di fluorescenza.

Se prendiamo una fonte luminosa e ci mettiamo un


mignolino vediamo passare la luce perché ha un
potere di penetrazione alto ma non è dannoso. Gli
UVA sono poco dannose ma hanno potere di
penetrazione maggiore (30% arriva al derma)
mentre un 70% arriva all’epidermide e danno
tumori della pelle. Mentre gli UVB sono più
dannose degli UVA ma penetrano meno degli UVA,
infatti un 10% che arriva al derma, un 20%
all’epidermide (danno un danno maggiore degli
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UVA) e un 70% è riflesso. Gli UVC hanno un potere di penetrazione basso ma sono più pericolosi,
un 99% sono riflessi. La capacità penetrante dipende dalla lunghezza d’onda e dall’atmosfera per
quanto riguarda gli UVB.

La radiazione elettromagnetica agisce sulle cellule con un meccanismo di evento a soglia. Non dipende dal
numero di atomi ionizzati e i danni. I danni sono lesiono gravi come la morte cellulari, le mutazioni e la
trasformazione neoplastica. A seconda se viene lesa il derma e l’ipoderma abbiamo il carcinoma squamoso
(neoplasia maligna dei cheratinociti) e l’emangiosarcoma (neoplasia maligna dei vasi) entrambi possono
essere attinici cioè sostenuti dai raggi solari.

Il danno che abbiamo sul DNA può essere diretto (assorbimento energia radiante) o indiretto (che è quello
che si forma dalle molecole che vengono ossidate). Il danno diretto è per un 90% una sostituzione (es la
citosina sostituita con la timina), nel 10% sostituzione duplice (due citosine adiacenti sono sostituite con
due timine adiacenti). Pochi altri eventi mi danno sostituzione duplice es intossicazione da aflatossine. Il
danno indiretto è dovuto alla formazione dei ROS con formazione di perossido di idrogeno e ione idrossilico
perché agiscono sull’acqua presente nei tessuti biologici. Il danno al DNA è quello che si ripercuote nella
trasformazione neoplastica.

Le sorgenti delle radiazioni sono le naturali come le solari (cosmiche o terresti) o anche artificiali, es
possono derivare da dispositivi medicali, ambiente (sviluppo tecnologico) o anche nei laboratori.

La legge che di Bergonie e Tribondeau dice che la sensibilità delle cellule alla radiazione è direttamente
proporzionale al loro indice mitotico (proliferazione) mentre è inversamente proporzionale al grado di
differenziazione. Se il tumore prolifera velocemente la radioterapia ha molto successo, se il tumore è ben
differenziato la radioterapia non funziona dato che le cellule sono resistenti. Ci sono dei tessuti che sono
molto sensibili alle radiazioni tipo l’embrione, il midollo osseo, strati basali di pelle e mucosa, gonadi,
sistema linfatico.

Agenti biologici:

➢ prioni e virus: abbiamo agenti acellulari che sono i prioni e i virus che danno malattia. I prioni non
sono né batteri, né funghi, non sono di origine virale e non contengono materiale genetico. Il
prione è una proteina che si può trovare normalmente in forma non patogena quindi può essere
parte dell’organismo. Se questa proteina diventa in forma aberrante (mal ripiegata) diventa prione,
via via se ne formano sempre di più e sono pericolose per l’organismo. Le malattie da prioni è dove
abbiamo un coinvolgimento neurodegenerativo del SNC:
→ Scrapie: capre con prurito intenso di origine neurogena
→ Malattia della mucca pazza (BSE)
→ Malattia di Creutzfeldt-jacob che è l’analogo umano della mucca pazza e si pensa che sia la
causa di questa malattia.
→ Insonnia familiare fatale: insonnia patologica. Malattia ereditaria autosomica dominante
molto rara. È quasi sempre causato da una mutazione della proteina PrPC (prioni), ma può
anche svilupparsi spontaneamente in pazienti con una variante di mutazione non ereditata
chiamata sporadica Insonnia Fatale (sFI)
→ Kuru: una forma insolita di demenza ereditaria nota come malattia di Gertsmann-
Straeussler-Scheinker (malattia fatale progressiva del cervello a causa di un agente infettivo
trasmesso tra le persone in Papua Nuova Guinea dal cannibalismo rituale)
→ Malattia di Alzheimer (stessi casi) la causa è sconosciuta, nel 1991, l'ipotesi amiloide
postulò che i depositi β-amiloide (Aβ) siano la causa fondamentale della malattia

Poi abbiamo i virus che infettano le cellule, dipendono dai sistemi cellulari, sono agenti
intracellulari obbligati. Prendono il controllo del sistema enzimatico, genetico della cellula per
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produrre virioni. L’azione di un virus sui tessuti determina alterazione dei tessuti ma non la
morte.

Il patologo può riconoscere i corpi inclusi che sono modificazioni della morfologia di una cellula
dovute a virus. Ci sono dei virus che danno alterazioni abbastanza tipiche e in base al corpo
incluso troviamo l’agente. Gli aggregati nei corpi inclusi sono aggregati di natura proteica e
sono sostanze che si colorano e rappresentano i siti di moltiplicazione virale e di solito
consistono in proteine capsidi virali. Se riconosciamo in una cellula un corpo incluso quella
cellula è stata infettata da un virus. Se su un tessuto noi pensiamo che sia stato infettato
facciamo fare una PRC e troviamo DNA di un agente non sappiamo se quello che ho trovato è
l’agente eziologico perché un virus può trovarsi nel DNA ma è silente. Se invece troviamo il
corpo incluso sappiamo che si sta moltiplicando.

I corpi inclusi possono essere:

• Intracitoplasmatici: parliamo dei corpi del Negri nella rabbia (si formano nel
neurone nel corso di infezione rabica perché hanno un neurotropismo) e i corpi del
Guarnieri (il poxvirus è epiteliotropo e quindi forma i corpi inclusi nella cute
specialmente zampe e muso)

Dato che siamo in un cervello è uno corpo del Negri perché il poxvirus è
epiteliotropo quindi non può trovarsi nel cervello.

Anche il Cimurro nel cane da corpi inclusi intracitoplasmatici che


intranucleari nel cervello.

Esempio dei corpi del Guarnieri


che sono gli inclusi rosa, in foto
epidermide.

Bovino con poxvirus. Quelli


rosa sono i corpi inclusi nel
citoplasma.
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• Intranucleari: parliamo dell’Herpesvirus (quando si hanno manifestazioni cutanee


si formano i corpi inclusi, quando è solo nel DNA no. Danno necrosi degli epiteli,
quindi sono difficili da vedere. La presenza del corpo incluso può determinare la
marginazione della cheratina con corpo incluso (acidofilo) al centro) o
dell’Adenovirus (corpi inclusi basofili dove si osserva la cromatina marginata)
L’herpes mi da corpi inclusi
Corpo incluso con intranucleari acidofili. Abbiamo
marginazione sia il tipo A che il tipo B di
della cromatina Cowdry. Il tipo A di Cowdry sono
corpi inclusi che nel nucleo
danno una marginazione della
cromatina.
In Foto un follicolo pilifero ed
intorno i puntini blu sono
eosinofili (infiammazione).

Corpo incluso intranucleare


basofilo di tipo B di Cowdry.

• Sia intracitoplasmatici che intranucleari: nella stessa cellula o in cellule diverse


dello stesso tessuto. Parliamo del Cimurro che si può trovare nell’epitelio
bronchiale, nell’epitelio di transizione della vescica e nel SNC o anche nella cute
(raramente e danno hard pud desease, ipercheratosi del tartufo e dei cuscinetti)

I corpi inclusi del cimurro sono


intranucleari e intarcitoplasmatici.
Ci sono 3 sedi nel cane: cervello,
epitelio respiratorio ed epitelio di
transizione. Il cimurro nei cuccioli è
particolate perché è detta anche
perché sia i cuscinetti che i tartufi
sono molto ipercheratosici.
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Nell’epidermide non si
vedono i corpi inclusi, solo nel
procione. Ma…

…nella cute di cane possiamo


fare immunoistochimica
utilizzando un anticorpo anti-
cimurro.

Quando parliamo di batteri è difficile esaminarli in istologia a meno che non siano aggregati. Il metodo
migliore è l’esame citologico. Faccio l’ago aspirato e poi metto su vetrino.

➢ Procarioti: si riconoscono in istologia e citologia ma per sapere il nome serve l’esame


microbiologico. Alla microscopia ottica si possono vedere i gruppi (diplococchi, tetracocchi, catene
nello streptococco e grappoli nello stafilococco) e si possono distinguere i cocchi dai bastoncelli. I
micobatteri hanno una parete di cere (colorazione Zihel-Neelsen) e nel vetrino si vedono aree
bianche a forma di bastoncello (“ombre dei micobatteri”).

Cocchi di 1-
1,5 micron

Se vediamo dei batteri fuori possono essere di contaminazione. Ma se li vediamo dentro un neutrofilo
(come in questo caso) sono fagocitati quindi giocavano un ruolo nell’infezione.
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1 micron

Batterio bastoncellare (bacilli)


questo ha una parte più scura
nella parte apicale, ha le spore
(batterio sporigeno).

bacilli

Sono dei macrofagi che hanno un


nucleo ovalare e hanno il citoplasma
con dentro delle sostanze che non si
colorano ed hanno forma simili ai
bastoncelli. Ci sono dei batteri che
non si colorano per una loro
costituente di membrana perché
sono ricoperte da cere e questi sono i
micobatteri. Se vedo ombre di
bastoncelli mi devo allarmare. Per
questi batteri devo fare una colorazione speciale cioè lo zihel-neelsen.

La citologia è meglio dell’istologia per vedere le


cose piccole quindi i batteri. Tante volte il
patologo che ha un sospetto va a chiedere al
clinico se ha fatto la citologia

➢ funghi e protozoi: l’amastigote di Leishmania è 3-4 micron (più piccolo di un GR che è 6 micron). Il
protozoo ha un suo citoplasma, un nucleo e un cinetoplasto. Il fungo più comune è Microsporum
Canis che forma artrospore visibili come pallini introno al pelo.

Agenti protozoari fatti da un nucleo e da un


cinetoplasto che è un bastoncello di DNA
perpendicolare al nucleo ed hanno
citoplasma chiaro.

Questi elementi hanno una dimensione da


2 a 4 micron.
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funghi

funghi

Derma con struttura follicolare e ghiandola. I funghi si trovano nel follicolo.

➢ Metazioi: sono parassiti di diverso tipo come cestodi, trematodi, nematodi, insetti.

metazoi
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ADATTAMENTI CELLULARI

Danno cellulare e adattamento cellulare: la cellula può rispondere ad un danno o a uno stress con
l’adattamento con danni cellulari reversibili o con la morte (cellule che hanno tentato di adattarsi ma non ci
sono riuscite).

A sx della tabella vediamo la gravità del danno che la cellula deve sostenere.

Gli stimoli fisiologici alterati e la lesione cellulare cronica subletale possono causare risposte diverse:

➢ aumento del numero di organelli con aumento del volume cellulare (ipertrofia)
➢ aumento nel numero di cellule (iperplasia)
➢ cambio in un diverso tipo cellulare (metaplasia)
➢ diminuzione del numero di organelli e quindi si riduce il volume cellulare (atrofia)
➢ degradazione degli organelli danneggiati (autofagia)

I tessuti possono essere classificati come:

• Labili: cellule che normalmente proliferano e possono andare in contro ad iperplasia (no ipertrofia)
= epidermide, intestino (cripte del Lieberkhun), gonadi e midollo osseo
• Stabili: situazione intermedia = osso, cartilagine, muscolo liscio, fegato
• Permanenti: minima proliferazione cellulare, possono andare in contro ad ipertrofia = tessuto
nervoso, miocardio, muscolo scheletrico
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IPERTROFIA

Aumento del numero degli


organelli e del volume cellulare.
L’architettura dell’organo è
rispettata. Dove la troviamo
l’ipertrofia più frequentemente? In
quei tessuti dove l’indice mitotico è
basso quindi i tessuti stabili e
permanenti. Avviene ad esempio
nel muscolo.

Cause ipertrofia sono:

➢ un aumento della richiesta di funzione.


➢ l’esposizione cronica ad alcuni farmaci può dare ipertrofia. Se noi vediamo al microscopio il fegato
di un cane sottoposto da anni a fenobarbital mi dà ipertrofia degli epatociti perché il fegato deve
detossificare i farmaci e gli epatociti hanno il REL (contiene gli enzimi ossidanti che catabolizzano
queste sostanze) perché l’epatocita deve cercare di catabolizzare la sostanza attivando tutto il
sistema enzimatico.
➢ Sintesi di proteine extracellulari: l’ipertrofia si segnala anche nella plasmacellula che deriva dai
linfociti e sono le cellule deputate alla sintesi degli anticorpi che sono strutture proteiche
glicosilate.

Nella foto sono vacuoli pieni di anticorpi


prima che vengano sintetizzati verso
l’esterno. Le vescicole sono ampliamenti
del RER e Golgi.

In istologia questo tipo di ipertrofia delle


plasmacellule a dx è particolare, sono
cellule grandi con citoplasma che fa zolle
completamente rosse, sono dette cellule di Mott e contengono corpi di Russell.

➢ Aumento della richiesta di energia: è ciò mi da un aumento del numero dei mitocondri.
➢ Sintesi cellulare: aumento nel nucleo della produzione della cromatina e si ha in cellule che
producono in modo anomalo.

L’ipertrofia si classifica di ipertrofia fisiologica o compensatoria. La fisiologica è un’ipertrofia che ci


aspettiamo quando le cellule sono sottoposte a sforzi, dato dall’aumento della richiesta della domanda di
quella cellula. La compensatoria è data da: perdita di una parte di un organo, perdita di uno dei due organi
in caso di organi pari (es reni), ostruzione di un lume di un organo muscolare cavo es del cuore dove
avremo un’ipertrofia della parte dx del cuore se abbiamo una stenosi dell’arteria polmonare. Ma può
avvenire anche nell’intestino dove la parete a monte deve spingere di più ma trattandosi di muscolo liscio è
meno soggetto a ipertrofia.
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Inizialmente è una risposta comune, protettiva (protegge da uno shock ipovolemico perché se il muscolo
inizia a pompare di più arriva più sangue agli organi), reversibile e non sempre utile cioè a un certo punto
può arrivare a un non ritorno.

A lungo andare è dannoso come ad


es l’ipertrofia del miocardio i
passaggi del meccanismo
patogenetico sono: ispessimento
della miofibra, poi abbiamo
l’aumento dello stroma
intercellulare perché reagisce alla
cellula che si vuole spingere perché
deve portare più vasi. A un certo
punto il parenchima cardiaco si
indurisce (perché aumenta il
connettivo interstiziale), ma il
supporto ematico non aumenta
come dovrebbe per la richiesta
quindi piano piano abbiamo ipossia
e poi morte cellulare.

Meccanismi patogenetici in altre situazioni:

➢ Se vengono prodotti dei fattori di crescita: sono tutti fattori che stimolano la crescita di vari
tessuti, quindi se abbiamo un’alterata espressione genica dei fattori di crescita essi vanno a
stimolare più del dovuto.
➢ Stress meccanico sui miociti: aumenta il metabolismo ossidativo, abbiamo visto aumenta con i
mitocondri e quindi è quello dei sollevatori di peso.
➢ L’utero è soggetto a ipertrofia e ciò è dovuto al legame dell’estrogeno con i recettori del
citoplasma, questi portano l’info al nucleo che determinano la produzione di proteine cellulare per
il muscolo.
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IPERPLASIA

Aumento del numero delle cellule dovuto


ad un aumento dell’attività mitotica.
Morfologicamente abbiamo l’aumento di
un tessuto/organo/parete di un organo.
Macroscopicamente è indistinguibile
dall’ipertrofia.

Per alcuni organi non sempre l’aumento di


volume è dovuto solo ad uno dei due
meccanismi, ma essi possono avvenire
anche contemporaneamente.

Istologicamente le cellule sono di volume normale ed aumentate molto di numero.

La stratificazione dell’epidermide segue un certo


gradiente maturativo (strato basale, spinoso, granulare e
corneo). In questo caso lo strato basale è aumentato,
sono aumentate anche quelle dello strato spinoso e
anche lo strato granulare).

L’iperplasia avviene principalmente nei tessuti labili, ma


avviene anche in quelli stabili. Per esempio gli epatociti
vanno incontro a iperplasia.

Abbiamo l’iperplasia fisiologica e patologica. Le forme


fisiologiche riconosciamo iperplasie ormonali (sono gli
ormoni che determinano lo stato di proliferazione di quei tessuti) es la mammella oppure il miometrio.
L’iperplasia compensatoria è quando una parte dell’organo è perso come la pelle, ma anche il fegato.

Quando abbiamo l’iperplasia patologica parliamo di condizioni patologiche ad es:

- iperplasia endometriale cistica (cagna e


gatta): a causa di un’esposizione prolungata
ad estrogeni e progesterone le ghiandole
aumentano e producono molto e non si
svuotano, così che si abbiano a livello
uterino delle cisti (= neoformazioni con
contenuto cheratinico o liquido). Bisogna
agire sugli ormoni bloccandone l’azione.

- pseudogravidanza nella cagna


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- Iperplasia prostatica nel cane: si ha un


aumento degli acini secretori

- Iperplasia nodulare del pancreas (nel gatto),


del fegato e della milza. Solitamente si ha in animali
anziani. Nei soggetti anziani abbiamo spesso
emangiosacroma.

Spaccato di
milza
istologico.

- Iperplasia della tiroide (gozzo). Nelle aree


montane si può avere gozzo endemico a causa della
mancanza di iodio.

L’iperplasia patologica è un processo autolimitante, alla fine dello stimolo (ormonale, infiammatorio)
termina la lesione (reversibile). La replicazione cellulare è sotto controllo da diversi fattori: ormoni, fattori
di crescita, recettori per questi fattori, segnali cellulari (fattori trascrittivi). Deve quindi essere distinto da un
processo neoplastico, in cui la proliferazione cellulare non è più legata allo stimolo che ha generato i
processi.
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ATROFIA

Atrofia o ipotrofia (più corretto) ed è la riduzione del volume e/o del numero di cellule per il ridotto
apporto nutrizionale. Quando si nota la riduzione del numero delle cellule parliamo di "atrofia", quando
notiamo la riduzione del numero delle cellule parliamo di "atrofia numerica".

Con il termine involuzione ci riferiamo ad un’atrofia fisiologica es mammella, utero e timo.

Aplasia o agenesia o ipoplasia indica un fenomeno congenito, l’atrofia è un fenomeno acquisito (avrà una
causa).

Es se abbiamo un cane di 5 anni che ha un solo rene possiamo dire che è andato incontro ad un fenomeno
di agenesia. Ma se abbiamo un rene correttamente sviluppato ed uno più piccolo è difficile dire se è
ipoplasico o è fortemente atrofico. Se sono cuccioli sono nati così, se è un soggetto adulto può essere nato
così o è dovuto ad una patologia che ha portato ad atrofia.

Ipoplasia cerebellare = gattini con la paleocopenia nascono con il


cervelletto più piccolo

La distrofia è l’atrofia associata a fenomeni di tipo degenerativo.

Nel cuore possiamo avere:

➢ l’atrofia gelatinosa è un fenomeno atrofico associa ad una


degenerazione di tipo mucoide
FOTO: Rigonfiamento mucoide: nelle malattie croniche e nella
cachessia il tessuto adiposo alla base del cuore diventa edematoso e
gelatinoso.

➢ L’atrofia bruna assieme ad un fenomeno atrofico abbiamo


accumulo di lipofuscine
FOTO: Nel cuore di bovini, cavalli e cani anziani, ma anche per
gravi malattie croniche nel cuore di giovani animali. Il cuore si
presenta bruno scuro dato dall’accumulo di lipofuscine che
sono dette “pigmenti da usura”.

Gli effetti dell’atrofia sono: un metabolismo ridotto che si ripercuote nella riduzione del volume e alla fine
vediamo la riduzione di volume di tutto l’organo. L’opposto sono l’ipertrofia e l’iperplasia.

Le cause sono: diminuzione del lavoro, diminuzione della nutrizione e diminuzione della stimolazione.
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1. Atrofia da denutrizione (o inanizione): Kwaschiorkor = forma acuta di malnutrizione dato dal fatto
che questi bambini perdono l’energia delle proteine data dalla denutrizione, questi bambini
accumulano acqua in addome e così sviluppano pance grandi, è caratterizzata da edema, irritabilità,
dermatosi ulceranti e un fegato ingrossato con infiltrati grassi. Questo tipo di atrofia è dovuta da
una diminuzione dell’assorbimento nutrizionale dovute alla denutrizione o per malattie gastriche
(malattie del piloro come la stenosi, malattie enteriche croniche, malattie da malassorbimento
dove non è l’apporto nutrizionale ma quello che avviene a livello gastro-enterico dove ho poco
assorbimento, cancro, enteriti croniche). Assumendo meno proteine la pressione oncotica
diminuisce quindi si perdono liquidi che vengono rilasciati in addome.
Ci sono dei tessuti che rispondono di più o di meno al processo atrofico, il 1° è il tessuto adiposo,
poi i muscoli, poi fegato e la milza… fino ad arrivare al SN e miocardio. (DOMANDA DI ESAME
ORDINE DEI TESSUTI CHE VANNO IN CONTRO AD ATROFIA).
2. Atrofia per compressione: le cause possono essere cisti parassitarie, raccolte di fluidi, neoplasie,
granulomi, calcoli (concrezioni di sali). Il meccanismo con cui tutte queste cause danno atrofia è la
compressione sul tessuto, ma tutto ciò che comprime sulla cellula comprime anche sullo stroma
così il sangue non affluisce al tessuto.
Atrofia cerebrale non bilaterale, determinata da una ciste parassitaria
(cenuro).

Idrocefalo bilaterale dato da eccesso di liquido cefalo-rachidiano.

Idronefrosi.

Anche un’ostruzione/compressione/legatura del dotto di una ghiandola da atrofia della ghiandola


es del dotto di Stenone mi da trofia della parotide.

Litiasi = formazione di calcoli

3. Atrofia per inattivazione funzionale


• Disuso (per inattività del muscolo): immobilizzazione di un arto (dato sia dal disuso, sia da
compressione esterna che schiacciamento dei vasi)
• Neurogena: neuropatia o denervazione (causata da tagli del nervo).
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4. Atrofia vascolare: la riduzione del flusso sanguigno non


deve essere improvvisa (se è improvvisa abbiamo
ischemia ed infarto). Può essere fisiologica (es nel
coniglio) o patologica.

Cause dell’atrofia vascolare patologica:


• Trombosi (disturbi della circolazione, formazione di coaguli nel sangue che aderiscono alla parete
del vaso, man mano che si accresce, non da ostruzione totale ma da atrofia a valle dell’ostruzione,
inoltre si possono staccare ed ostruire vasi più piccoli),
• Endoarteriti (infiammazione della tonaca interna del vaso arterie, in un organo cavo il lume si
riduce e passa meno sangue),
• legature chirurgiche (usate per la castrazione),
• compressione
5. Atrofia endocrina una delle cause principali sono difetti dell’ipofisi la quale produce sostanze che
hanno effetti sui diversi tessuti ghiandolari endocrini. Se la produzione di ACTH diminuisce le
surrenali vanno incontro ad atrofia. Se la produzione di TSH diminuisce la tiroide va incontro ad
atrofia. Non sempre la causa è a livello dell’ipofisi, ma può essere dovuta ad un’eccessiva
somministrazione di ormoni. Es se introduciamo ormoni tiroidei nell’organismo la tiroide va
incontro ad atrofia (perché gli ormoni che produce sono già in circolo) [i trattamenti illeciti con
anabolizzanti sui bovini da macello si riconoscono per l’atrofia della tiroide], se c’è troppa insulina
nel sangue questo va a dare atrofia delle isole di Langerhans, altro ormone è un eccesso di
cortisone (molte delle malattie del cane e del gatto sono trattate con il cortisone il quale blocca la
risposta immunitaria nelle reazioni allergiche) che mi da atrofia surrenalica.

Il cortisone mi determina
anche atrofia della cute.
A dx l’epidermide è normale, a
sx è atrofica.

Morbo di cushing =
ipocortisonismo.

6. Atrofia sclerotica: meccanismo di insorgenza: proliferazione e successiva retrazione del connettivo


e si forma un tessuto fibrotico (forma di difesa dell’organismo) con un meccanismo che si chiama
fibrosi dove abbiamo una sostituzione delle fibre reticolari (connettivo immaturo) che si uniscono a
fasci più consistenti (connettivo maturo = collagene). Quindi la fibrosi rappresenta la riparazione di
un danno tissutale mediante sostituzione delle cellule parenchimali con tessuto connettivo. Il
collagene è formato da tante fibrille tutte impilate una sopra l’altra. Nella fibrosi parliamo sempre
di connettivo maturo. Se poi è un tessuto necrotico questo è sostituito da un tessuto connettivale e
ciò prende il nome di sclerosi anche se fibrosi e sclerosi sono fatte dalle stesse fibrille reticolari.
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Il meccanismo della fibrosi parte dal fibroblasto,


quindi vediamo come i fibroblasti residenti
(producono collagene), quando i fibroblasti sono
attivati diventano miofibroblasti che a differenza dei
fibroblasti sono contrattili, i miofibroblasti a un certo
punto esprimono la SMA e producono ancora di più
collagene, proliferano, producono fattori di crescita
che poi vanno a produrre i tessuti reattivi, di
granulazione…
In foto vedo che non solo i fibroblasti residenti mi
producono collagene, ma anche le cellule epiteliali da
cui possono originare i miofibroblasti tramite un
meccanismo di EMT (epitelial mesenchimal transition) quindi esse possono diventare
temporaneamente miofibroblasti. Inoltre so che ci sono steam cell che sono fibrociti e che possono
riattivarsi e dare luogo ai miofibroblasti.
Tutto ciò che viene sostituito dalle fibre collagene che da reticolari diventano mature va a discapito
dei parenchimi es il fegato che è un organo molto parenchimatoso e se ad un certo punto dalla
triade parte la produzione di connettivo maturo abbiamo la sclerosi del fegato.
Fegato con la colorazione Gomori che mi fa
vedere le fibre reticolari.

Anche per l’atrofia sclerotica il meccanismo di insorgenza è lo stesso: per compressioni (dei fasci di
collagene maturo che esercitano) o riduzione degli scambi nutritivi (nei tessuti stromali abbiamo i
vasi ematici).
Ma possiamo avere anche la produzione di connettivo cicatriziale: ustioni, infiammazioni, ferite,
Flogosi croniche interstiziali, Sostanze ad azione fibrogena.
Uno degli esempi più gravi di sclerosi atrofica che evolve verso l’irreversibilità ed è la cirrosi. Un
fegato cirrotico è tutto bozzellato con dei tentativi di
rigenerazione. Abbiamo una sclerosi delle triadi e ciò va
a discapito del lobulo.
Ci sono le cellule di Ito che stanno lungo le filiere degli
epatociti vicino ai sinusoidi e da esse origina la fibrosi
(sintetizzano collagene ed attivano i fibroblasti oltre
che ad accumulare vit. B). In corso di infiammazione
arrivano neutrofili e macrofagi che producono
citochine che favoriscono l’attivazione dei fibroblasti.
Si ha un aumento della produzione di collagene e la produzione di
fibroblasti per la maggior parte delle citochine. L’unica citochina
che agisce in modo contrario è l’interferone-gamma.
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FEGATO: organo parenchimatoso con unità morfo-funzionale il lobulo epatico. Ogni lobulo è
composto da epatociti che formano filiere allineate, in mezzo ai quali scorre il sangue che parte da
fuori e va dentro. Il sangue dell’arteria epatica entra nei capillari sinusoidi (centripeta) fino alla vena
centro-lobulare. Triadi: arteria epatica (più spessa) + dotto biliare + vena porta. Gli epatociti sono
quasi immersi nel sangue, ci sono dei capillari fenestrati. C’è poco connettivo perché altera gli
scambi tra le cellule e il lume dei vasi. Se inizialmente il sangue si mescola e inizia a scorrere tra gli
epatociti, quell’O2 che deriva dall’arteria viene usato prima dai più esterni, fino a diventare
completamente venoso, gli epatociti più interni sono abituati a vivere con poca O2. La fibrosi inizia
negli spazi inter-lobulari (intorno alle triadi) e avviene alla periferia del lobulo, isolano gli epatociti
dal sangue bloccando anche l’uscita della bile e ciò porta ad atrofia da mancato assorbimento o da
compressione. La fibrosi va a bloccare gli scambi e così c’è un blocco della circolazione ematica ed
anche della bile in uscita. È una sclerosi organica progressiva e irreversibile e ciò mi da cirrosi.

7. Altre atrofie
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METAPLASIA

Modificazione reversibile dove una cellula matura è sostituita da un altro tipo cellulare maturo, ben
differenziato della stessa origine embriologica solitamente meno specializzato. Una cellula matura
improvvisamente non può trasformarsi in un’altra cellula differenziata, il tutto presuppone che si parta da
cellule staminali o cellule di riserva che possono trasformarsi in un altro tipo cellulare. Es una cellula
epiteliale diventa un’altra cellula epiteliale. Es se da ghiandola mammaria diventa t. connettivo ho un
tumore, se lo stroma di sostegno della ghiandola mammaria diventa cartilagine ho metaplasia.
Cellula di
riserva

Cause di metaplasia:

- Richiesta di ossigeno: nei tessuti connettivali possiamo avere metaplasia e può diventare o
cartilagineo od osseo. Di solito è una richiesta di ossigeno delle cellule così si scambiano in un
tessuto meno specializzato.
- Irritazione cronica: è un meccanismo che prevede molto tempo per svilupparsi. È conosciuto nel
polmone dei bronchi nei fumatori. Passiamo da cellule cilindriche ciliate ad epitelio squamoso o
stratificato che è più resistente ma meno protettivo perché sulla superfice delle cellule di un bronco
ho le ciglia che mi servono a respingere all’esterno tutto quello che entra, se invece abbiamo
questa sostituzione queste particelle vanno più in profondità e ciò mi da altri danni.
- Carenza di Vit. A: nei tessuti epiteliali mi può dare metaplasia. Quindi posso trovare nel tratto
urinario, nelle ghiandole salivari e nelle ghiandole esofagee negli uccelli una metaplasia squamosa.
- Aumento in circolo degli estrogeni: metaplasia squamosa del tratto urinario e della prostata.
- Calcoli: scontrandosi contro la parete determinano quello stimolo cronico così possiamo avere
metaplasia in dotti pancreatici/biliari e ghiandole salivari
- Danni al midollo: metaplasia
mieloide cioè in un tessuto dove
normalmente non c’era troviamo i
precursori mieloidi ed eritromieloidi.
Avviene in tutti quei tessuti dove può
avvenire una eritropoiesi extramidollare e
sono la milza e il fegato, a volte anche la
ghiandola surrenale.
- Tumori: metaplasia mammaria
(formazione di noduli duri nelle mammelle).

Quella indicata con la freccia è una


metaplasia ossea.
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AUTOFAGOCITOSI

L’autofagocitosi è una raccolta intracellulare con conseguente distruzione di organelli o proteine che
vengono danneggiate. Tutte queste componenti danneggiate vengono ricoperte da una membrana e si
formano così gli auto-fagosomi che poi si fondono con i lisosomi per essere distrutti. È l’analogo
dell’eterofagia che troviamo quando il macrofago ingloba un batterio, lo inserisce in un fagosoma che poi si
fonde con il lisosoma dove le idrolasi acide attaccano il batterio. Questo fenomeno di autofagocitosi si ha in
quelle cellule che non sono andate incontro a morte ma hanno avuto danni sub-letali, avviene anche come
fenomeno regressivo in cellule soggette ad essere
ipotrofiche (come la mammella) e poi le cellule atrofiche
(le cellule diventano atrofiche per compressione e per
carenza di trofismo).

A sx abbiamo eterofagia dove un batterio viene


fagocitato dagli pseudopodi di membrana e poi infine
viene espulso il corpo residuo.

A dx abbiamo autofagia dove non c’è nulla che entra


dall’esterno, però ad un certo punto dal lisosoma
primario si forma un vacuolo autofagico, poi abbiamo il
corpo residuale e poi si formano le lipofuscine che sono
pigmenti granulari dal giallo al marrone.

Questo meccanismo di autofagocitosi quando avviene? Anche in molte malattie dove abbiamo un difetto di
ripiegamento delle proteine.

Le HSP (heat shock protein) sono le proteine dello shock termico. L’HSP 70 è lo chaperone che facilita la
produzione di una proteina nella conformazione voluta. Di queste HSP ce ne sono di diverso tipo.

Quando abbiamo difetti nel


ripiegamento cosa
succede? Abbiamo uno
stress (UV, calore, radicali
liberi…) che si mal
ripiegano e portano a
morte cellulare. Queste
proteine mal ripiegate
possono essere prese in
considerazione dallo chaperone e si ha la riparazione e la formazione della proteina correttamente
ripiegata. Oppure si ha un 2° meccanismo riparativo, facendo fuori la proteina mal ripiegata, e ciò avviene
nel proteosoma; questo avviene tramite l’ubiquitina che marca la proteina e la indirizza verso il proteosoma
→ processo della ubiquitinizzazione. Le proteine mal ripiegate sono legate all’ubiquitina e tramite
l’ubiquitinizzazione si ha una cascata enzimatica di enzimi litici nel proteosoma che lo degradano nel centro
catalitico.

Come vediamo l’autofagocitosi? Si parla di piccole inclusioni/granulazioni di natura eosinofilica (li vediamo
rosa). La maggior parte di queste alterazioni le vediamo in 2 organi che lavorano tantissimo e sono gli
epatociti del fegato e le cellule epiteliali dei tubuli renali. Per dire che si tratta di autofagocitosi abbiamo
bisogno del microscopio elettronico e riconosciamo i corpi lamellari elettrondensi i quali sono detti
pigmenti da usura delle liposfuscine. In realtà sono anche prodotti di degradazione dei fosfolipidi di
membrana.
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DEGENERAZIONE CELLULARE

Ci sono molte cause che danno degenerazione cellulare che possono essere esogene o endogene. Ci sono
alcuni sinonimi come la metamorfosi. Il termine degenerazione si riferisce al deteriorarsi. Intanto può
essere un fenomeno temporaneo, quindi ci può essere un’alterazione temporanea del metabolismo che
vediamo perché è compatibile con la fase di vita della cellula.

Abbiamo due tipi di degenerazioni e sono:

- degenerazioni propriamente dette: quando abbiamo un accumulo dei metaboliti prodotti dalla
cellula stessa
- degenerazioni infiltrative: cioè quando il materiale che si accumula nella cellula deriva dall’esterno.

Le degenerazioni sono cellule deteriorate con cambiamenti morfologici dovuti ad un danno biochimico
avvenuto nel citoplasma. La classificazione che utilizzeremo non si basa sul danno biochimico perchè il
patologo guarda una cellula e guarda come è alterata rispetto ad una normale ma non vede il danno
biochimico perché ci vogliono delle attrezzature specifiche. Quindi non si usa la classificazione sul danno
biochimico, ma possiamo dire da cosa è dovuto l’alterazione. La stessa cosa se abbiamo un danno
strutturale si avrà un danno agli organelli ma per vederli ci vuole il microscopio elettronico. Infine
potremmo classificare le degenerazioni in base al tipo di accumulo. Cosa si può accumulare? Si accumula
acqua, lipidi, glucidi o proteine.

Con l’E-E quali possiamo riconoscere?

➢ L’acqua la riconosciamo perchè non si colora


➢ I lipidi perché anche se non si colorano assumono una forma particolare così li distinguiamo
dall’acqua
➢ Glucidi e proteine sono acidofile ma tra loro non le riconosco.

Le degenerazioni si classificano in base al tipo di accumulo.

➢ Accumulo di acqua: rigonfiamento torbido, degenerazione idropica e degenerazione vacuolare


➢ Accumulo di lipidi: steatosi, xantomatosi e sfingolipidosi
➢ Accumulo di proteine: ialinosi delle cellule e la degenerazione mucoide
➢ Accumulo di glucidi: glucogenosi e mannosidosi
➢ Accumulo di purine (catabolismo degli acidi nucleici): gotta, infarti urici, xantinosi e guaninosi

ACCUMULI DI ACQUA

Il rigonfiamento torbido, la degenerazione idropica e la degenerazione vacuolare sono tutti rigonfiamenti


dovuti ad accumulo di acqua. A volte è difficile distinguerle tra loro e in questo caso parliamo di
rigonfiamento acuto.

Si ha un aumento del volume delle cellule dovuto ad un carico eccessivo di acqua nel citoplasma. Mentre
nel capitolo dell’atrofia si parla di diminuzione del volume della cellula, nelle degenerazioni abbiamo
sempre aumento del volume della cellula.

L’aumento di acqua può essere dato da un aumento delle proteine intracellulari oppure dalla capacità
ridotta di mantenere l’omeostasi. L’accumulo di acqua si manifesta a livello degli organelli che vengono
imbibiti di acqua (si ha nei mitocondri che si rigonfiano) e alla fine aumenta la granulosità basofila del
citoplasma.

Il meccanismo patogenetico che porta al danno di accumulo di acqua sono:


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➢ Carenza di ATP
➢ Danno alla membrana cellulare

Le cause sono diverse: traumi, ipossia, tossicità, produzione di radicali liberi, cause infettive (virus e batteri)
e le malattie immuni-mediate.

Le modificazioni morfologiche e funzionali sono dovute al rigonfiamento e la disintegrazione degli organelli


e di proteine citoplasmatiche (che mantengono la pressione oncotica).

Come viene controllato il volume di una cellula? La pompa Na-K: dove ogni ATP fa si che 3 Na escano dalla
cellula e 2 K entrano. L’acqua si muove passivamente e quindi quello che regola è la pompa Na-K.

I modelli di laboratorio usati che portano a rigonfiamento torbido sono: l’ipossia (mi determina una
diminuzione dell’ATP così la pompa Na-K funziona meno) e i danni alla membrana come l’intossicazione da
tetracloruro di carbonio.

➢ Ipossia e insufficienza nella produzione di ATP: è una delle cause più comuni. L’organo che più
studieremo è il fegato perché è importante per l’attività metabolica. Qualsiasi insufficienza cardiaca
si ripercuote anche sul fegato.
L’ipossia è un difetto del trasporto di ossigeno e va dall’atto respiratorio fino a quando ci sono gli
elettroni della fosforilazione ossidativa che accettano l’O2 per far si che ci sia la respirazione. Così
tutte le cause che mi riducono l’apporto di ossigeno mi possono dare rigonfiamento acuto. Quindi
per es l’ischemia che è l’ostruzione del circolo e quindi un inferiore apporto di sangue e ossigeno.
Es blocco delle coronarie dato dalla formazione delle placche ateroscletiche, ma anche il
soffocamento, polmoniti perché impediscono il passaggio di ossigeno dall’alveolo ai setti, ma anche
l’anemia data dalla riduzione di GR o emoglobina.
Quindi se viene a mancare l’ossigeno si fermano tutti i meccanismi della fosforilazione aerobica che
richiedono ossigeno. A questo punto si ha la caduta dei livelli di ATP. Le cellule cercano di reagire a
questo stato, così si ha una sorta di recupero dato dallo schiftaggio verso la glicolisi anaerobica
grazie la stimolazione della fosfo-fruttochinasi (enzima). Questo funge per un certo periodo della
vita cellulare perché l’ATP prodotto non è sufficiente a garantire tutte le attività metabolica delle
cellule. Inoltre con la glicolisi anaerobia si ha la deplezione delle riserve di glicogeno con accumulo
di lattato e fosforo e questo è tossico per la cellula.
Alcune cellule, come quelle del SNC, non hanno questo schift verso la glicolisi anaerobia, quindi
sono molto sensibili all’ipossia. Alla fine di tutto ciò con ossigeno carente, cade l’ATP e il tutto si
ripercuote sulla pompa Na-K che non riesce a respingere il Na il quale richiama acqua. Ma ci sono
anche delle sostanze che inibiscono selettivamente questa pompa, ad es la digitale e l’uabaina,
portando a rigonfiamento dei miociti cardiaci. La uabaina blocca la pompa Na-K a livello sistemico.
➢ danni a livello di membrana che danno entrata di acqua, il più frequente è quello dato da
tetracloruro di carbonio. In pratica la membrana è una barriera ed è quella che permette alle
proteine ed elettroliti di essere trattenuti e grazie alla pompa Na-K ne permette l’entrata in
quantità limitata. I meccanismi che danneggiano la membrana sono vari: ad es l’azione di radicali
(che alterano i fosfolipidi di membrana), se si legano alla membrana cellulare macromolecole o
sostanze tossiche (che danno modificazioni strutturali), interferenze con i canali ionici, l’inserzione
transmembranale di alcuni complessi proteici come il complemento, alcuni batteri (come le
emolisine possono dare dei pori dove entra acqua, sodio…), il veleno di serpenti (ricco di lecitinasi
che sono fosfolipasi che vanno a distruggere le membrane cellulari), il mercurio organico (che
inibisce i gruppi sulfidrilici a livello di membrana), l’ambiente ipotonico dove l’acqua per gradiente
va nella cellula. Il meccanismo con cui si induce questa degenerazione sono il tetracloruro di
carbonio ed il cloroformio (la quale azione è simile a quella del tetracloruro di carbonio ma l’azione
avviene mediante un metabolita).
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Introducendo il tetracloruro di carbonio (CCl4) esso viene metabolizzato a livello del fegato, ma il
sistema delle ossidasi lisce a livello del REL fa si che venga convertito nel metabolita tossico che è il
CCl3 che mi da la perossidazione progressiva dei lipidi e degli acidi grassi insaturi a livello del RE e
dei mitocondri. Il cloroformio è metabolizzato a fosgene (elettrofilico) che ha la stessa azione del
tetracloruro di carbonio. La conseguenza è l’influsso di Na, Ca e acqua, la perdita di K, avremo il
rigonfiamento degli organelli della cellula fino alla distruzione della membrana cellulare. L’ultimo
evento che però porta a morte della cellula è l’entrata del Ca (fenomeno irreversibile).

Rigonfiamento acuto

Come appaiono macroscopicamente? Gli organi in preda a rigonfiamento acuto sono più grandi, sono più
pesanti (contengono più acqua) e sono più pallidi (se le cellule si rigonfiano la parte parenchimatosa
aumenta rispetto a quella stromale dove ho i vasi che vengono compressi così appaiono più pallidi). Quali
sono gli organi interessati da rigonfiamento acuto? Rene, fegato e cuore.

Cosa avviene dal punto di vista microscopico? È un cambiamento morfologico difficile da apprezzare con il
microscopio luminoso; può essere più evidente a livello dell'intero organo. Tuttavia, possono verificarsi
variazioni nell'aspetto.

- Rigonfiamento torbido: il citoplasma diventa meno trasparente, solitamente è eosinofilo, ma inizia


ad avere una certa granulosità (dovuto ad un aumento della sintesi proteica che richiama acqua e
porta ad un rigonfiamento dei mitocondri) e ciò mi da un danno ai mitocondri.

Topo a cui è stato somministrato il cloroformio,


vediamo gli epatociti con rigonfiamento torbido
Epatociti con rigonfiamento torbido leggero
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- Degenerazione idropica: la vediamo abbastanza frequentemente. Abbiamo un citoplasma


rarefatto. L’acqua neutra sposta gli organuli per questo sono rarefatti. Nella degenerazione idropica
NON ci sono i vacuoli. Se facciamo entrare l’acqua nella cellula gli organelli sono spinti da essa
verso la periferia, questo comporta che vediamo i margini cellulari ma non vediamo la membrana
ma vediamo il citoplasma spinto verso la membra (aspetto simile alle cellule vegetali dove vediamo
la parete). La degenerazione idropica è frequente negli epatociti e nell’epitelio renale.

Epatociti
Epitelio renale

- Degenerazione vacuolare: è una degenerazione citoplasmatica. Si creano dei vacuoli anche se non
hanno un contorno ben definito.
Nel fegato gli epatociti più colpiti sono quelli della zona centro-lobulare.
La degenerazione vacuolare che colpisce gli epiteli, soprattutto l’epidermide è detta degenerazione
palloniforme ed è una particolare degenerazione che osserviamo in corso di malattie sostenute da
virus epiteliotropi (come papilloma virus, cimurro, poxvirus, mixomatosi, vaiolo bovino). Gli epiteli
interessati sono gli epiteli stratificati (epidermide, lingua, esofago, rumine). Nella degenerazione
palloniforme i vacuoli sono molto grandi, fino a deformare la cellula, e si formano nei cheratinociti.
Questa lesione può portare a rottura delle cellule per cui i citoplasmi si uniscono e si formano
vescicole o bolle sulla pelle (lesioni vescicolo-bollose dermatitiche). Le vescicole sono di 1-5 mm, le
bolle sono maggiori di 5 mm.

Un esempio di degenerazione palloniforme è quella sostenuta dal


Papilloma virus. questo è un cane dove noto lo strato basale e
sopra-basale proliferato con grandi cheratinociti. presentano grandi
spazi vuoti che sono i vacuoli.
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Virus del Cimurro nell'epidermide di procione. Vediamo i cheratinociti aumentati di volume

Alla fine queste cellule rigonfie scoppiano e vanno verso


la superficie.

Accumuli intracellulari

La sostanza che si accumula si può accumulare transitoriamente o permanentemente (a lungo andare se


non cessa la causa il danno può permanere e portare al danno e morte cellulare). L’accumulo della sostanza
può essere priva di qualsiasi interesse patologico o essere tossica per la cellula quindi l’accumulo della
sostanza non sempre dà segni clinici. Queste sostanze solitamente si accumulano nel citoplasma, ma
occasionalmente si possono accumulare anche a livello del nucleo o della membrana cellulare che si
invagina. La sostanza può essere prodotta dalla cellula o perché c’è un eccesso della sostanza che è esogena
e si accumula.
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Parliamo di 4 processi principali di accumulo intracellulare:

1) Sostanza endogena che si accumula nella cellula perché il suo ritmo di produzione aumenta o
perché non viene secreta.
Es: modificazioni grasse che avvengono nel fegato (steatosi) → i trigliceridi devono subire un
determinato metabolismo per poi essere secreti e se ciò non avviene correttamente si accumulano.
Un processo simile avviene nel rene (ialinosi) → le proteine filtrate dal glomerulo passano nei
tubuli e poi vengono riassorbite dalle cellule epiteliali renali e poi sono riutilizzate, ma se sono
gocce proteiche si accumulano.
2) Malattie da accumulo lisosomiale: il materiale che si accumula è una sostanza endogena che si
accumula perché c’è un problema lisosomiale importante per il metabolismo, trasporto o
secrezione della sostanza. Nella maggior parte sono difetti genetici, ma a volte sono acquisiti
(tossici che inibiscono l’azione di alcuni enzimi simulando malattie genetiche). L’età di insorgenza ci
dice se è un danno genetico o meno (se è un cucciolo sarà un danno genetico).
Di solito si tratta di sostanze complesse e per fornire il substrato alla cellula lo devono
metabolizzare e ciò avviene nei lisosomi dove abbiamo gli enzimi lipidici. Se manca uno di questi
enzimi del metabolismo dei lipidi o dei carboidrati la sostanza si accumula nei lisosomi.
3) Una normale endogena che si accumula per il cambiamento nel ripiegamento o trasporto.
Es: carenza dell’α-1-anti-tripsina che è un enzima presente negli epatociti, è una malattia genetica
data da una sostituzione genetica di questo enzima così si ha un mal ripiegamento e abbiamo
accumulo dell’enzima nel RE degli epatociti e si formano inclusioni intracitoplasmatiche di aspetto
globulare. Se noi vediamo tanti piccoli globuli, li coloriamo con la PAS (così sappiamo che sono
glicoproteine) e posso usare un anticorpo α-1-anti-tripsina così posso sapere che è questo enzima,
sennò non lo so.
4) Incapacità della cellula di digerire le sostane che ha ingerito.
Es: le particelle del carbone che non sono mineralizzate e si accumulano. Questo tipo di accumulo
non è pericoloso.

ACCUMULI DI LIPIDI

Lipidosi (degenerazione grassa)

Il grasso è un prodotto normale che troviamo in quasi tutte le cellule perchè fa parte delle componenti
cellulari. La degenerazione grassa è un’esagerazione da un accumulo lipidico nel citoplasma. Può avvenire
in qualsiasi tipo di tessuto però quella che vediamo più frequentemente avviene soprattutto nel fegato e
meno di rado nei reni e cuore. L’organo appare decolorato ma non è dato dai lipidi, ma è perché l’organo è
più pallido.

Non sono accumuli di lipidi nelle cellule che normalmente contengono lipidi (adipociti), ma anche le
iperplasie localizzati degli adipociti localizzati nel muscolo cardiaco o tra i fasci dei muscoli in generale, ma
anche le cellule macrofagiche che accumulano i lipidi e sono presenti soprattutto nel tessuto nervoso a
livello delle cellule gliali che sono “gitter cell” che quando abbiamo infiammazione intervengono e
fagocitano i lipidi residui.

A seconda dei lipidi abbiamo 3 tipologie di degenerazione che sono la steatosi quando il lipide che si
accumula è un lipide neutro (trigliceride), se il grasso che si accumula è colesterolo od esteri del colesterolo
si parla di xantomatosi, infine abbiamo tutte le malattie da accumulo lisosomiale dove il lipide che si
accumula varia e sono delle lipidosi ereditarie.

Metabolismo dei lipidi: innanzitutto dividiamo i lipidi che fanno parte delle componenti cellulari
(membrane ad es sono fosfolipidi e colesterolo) e vanno diversificati dai trigliceridi che sono i lipidi di
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stoccaggio. I lipidi che arrivano con la dieta sono principalmente gliceridi e possiamo ottenere i lipidi sia da
fonti animali che vegetali, che poi nell’organismo sono digeriti a livello di duodeno e digiuno. Questo
avviene perché ci sono le lipasi prodotte dal pancreas, ma ci sono anche altre sostanze che sono ormoni ed
enzimi. Una volta assorbiti i grassi, essi entrano nei villi intestinali e il metabolismo che seguono è diverso in
base al fatto se sono acidi grassi a corta catena o a lunga catena.

Siamo nell’apparato
digerente quindi è un
enterocita, mentre più a
dx abbiamo il vaso
chilifero. Dal lume
intestinale arrivano i
gliceridi, la lipasi
(prodotta con la bile) così
vengono catabolizzati e
sono liberati gli acidi
grassi che possono essere
a catena lunga o corta e
poi abbiamo il gliceride
che può entrare.

Quelli a catena corta (1-8 C) sono assorbiti dall’enterocita e vanno direttamente alla vena porta, vengono
veicolati nel sangue legati all’albumina.

Quelli a catena lunga vengono riesterifiacti a trigliceridi che formano la micella di trigliceride. Una volta
riesterificati vengono assemblati in una grande micella di grassi che è il chilomicrone che poi è rivestito da
una membrana che verrà veicolato dalla linfa.

I chilomicroni sono formati da trigliceridi che sono prodotti ex novo e contengono fino al 90% di trigliceridi,
ma hanno anche una componente prodotta dall’enterocita in fosfolipidi (7-10%), poi colesterolo libero ed
esterificato (3-5%) e poi un rivestimento proteico (2-3%) che gli permette di avere pori idrofori per essere
veicolato nella linfa.

Per quanto riguarda gli acidi grassi a catena lunga i chilomicroni vanno nella linfa che a livello del dotto
toracico arrivano alla succlavia. L’assorbimento intestinale è graduale così noi avremo un periodo di lipemia
alimentare che dura tra le 5-6 h, ecco perché non si fanno gli esami del sangue dopo aver mangiato.

I trigliceridi veicolati tramite chilomicroni vanno nel tessuto adiposo dove sono una fonte di stoccaggio, al
muscolo arrivano per scopo ossidativo per l’attività muscolare. Il colesterolo e gli esteri di colesterolo
servono per tutte le cellule come costituenti delle membrane, inoltre è normale che vadano in circolo per
rilasciare gli esteri del colesterolo che servono alle ghiandole endocrine soprattutto per quelle che
producono ormoni steroidei ed infine servono al fegato che deve produrre acidi biliari.

Abbiamo una serie di enzimi che possono idrolizzare e sono le lipasi:

1. Gli endoteli dei vasi sono ricchi di lipoprotein-lipasi che agiscono sui chilomicroni. Questi lipidi
(trigliceridi e VLD) vengono digeriti da queste lipoproteine-lipasi che si trovano nell’endotelio di
molti organi, ma soprattutto quella del grasso, cuore, muscolo scheletrico e ghiandola mammaria
(deve produrre latte che è ricco di grassi). Es arriviamo all’ovaia che ha bisogno di colesterolo,
circola nei vasi ovarici il chilomicrone, queste lipoprotein-lipasi prodotte in quella sede scindono il
chilomicrone che può essere usato.
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2. Nel tessuto adiposo c’è la lipasi ormono-sensibile che agisce sull’adipocita a cui fa rilasciare i
trigliceridi che servono per le attività. L’attività della lipasi è coordinata dagli ormoni soprattutto
glucagone.
3. Lipasi epatica: nel tessuto epatico c’è questa lipasi che al passaggio dei chilomicroni e di altre
particelle rilascia il contenuto, perché anche l’epatocita ne ha bisogno per svolgere le sue attività
metaboliche.

Le lipasi ormono-sensibili agiscono sugli adipociti che contengono trigliceridi che non possono andare in
circolo così come sono, ma devono essere liberati gli acidi grassi che contengono i trigliceridi. Il trigliceride è
solo di stoccaggio perché non può viaggiare in circolo ma lo troviamo nelle cellule. In circolo troviamo i
NEFA (acidi grassi non esterificato = quando la lipasi agisce lo trasforma nella forma non esterificata o acido
grasso libero) o gli FFA (acidi grassi liberi) che sono trasportati nel sangue da un carrier che è l’albumina.

I NEFA sono catturati dal muscolo e usati a scopo ossidativo. Ma sono catturati anche dal fegato dove
hanno funzione ossidativa ma soprattutto servono per la sintesi di lipoproteine.

All’intestino arrivano i
chilomicroni (acidi grassi che
entrano negli enterociti dove
sono esterificati e viene aggiunto
fosfolipidi, colesterolo e la
micella proteica). Dal tessuto
adiposo tramite le lipasi ormono-
sensibili l’adipocita può rilasciare
i NEFA o gli FFA. In entrambe i
casi il fegato acquisisce tramite
le sue lipasi gli acidi grassi dai
chilomicroni o da quelli già in
circolo, questi vanno all’interno. Dai chilomicroni derivano i trigliceridi che sono scissi in glicerolo e acidi
grassi, ma alcuni trigliceridi rimangono in una micella che è solo di passaggio e serve per accumulare quello
che avanza di questi acidi grassi che vanno verso l’ossidazione ma serve anche per la sintesi delle
lipoproteine. I trigliceridi passano attraverso il RE e si arricchiscono di una componente proteica, si attiva la
sintesi proteica e si forma la apolipoproteina che è la componente che si lega ai trigliceridi. Nel RE il
trigliceride si arricchisce di una componente fosfolipidica e dalle membrane anche di colesterolo; a questo
punto la micella va al REL e al Golgi dove si riveste di una membrana proteica così fuoriesce una
lipoproteina (prodotto di secrezione dell’epatocita) che è uguale identica al chilomicrone (prodotto di un
assorbimento intestinale).

La classificazione delle lipoproteine è in base alla densità meno sono dense e più sono ricche di grassi
viceversa sono ricche di proteine.

➢ Chilomicroni: con densità inferiore a 0,94 g/ml


➢ VLDL (liporoteine appena prodotte dall’epatocita): densità da 0,94-1 g/ml
➢ LDL (low density lipoprotein): densità da 1-1,06 g/ml
➢ HDL (high density lipoprotein):: densità da 1,06-1,21 g/ml
➢ VHDL (very high density lipoprotein):: densità maggiore di 1,21 g/ml

Cambia anche il lipide principale che nei chilomicroni e nelle VLDL sono i trgliceridi mentre nelle LDL e HDL
è il colesterolo.

Mano a mano che sono in circolo rilasciano il contenuto ai tessuti e quindi perdono il contenuto lipidico e
aumenta la parte proteica in questo modo aumenta la densità.
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Classificazione delle lipidosi

➢ Steatosi: accumulo di grassi neutri


➢ Xantomatosi: accumulo di colesterolo
➢ Lipidosi: sfingolipidosi

La steatosi è l’accumulo di acidi grassi neutri (trigliceridi) in cellule che normalmente li metabolizza. L’unica
cellula che metabolizza i trigliceridi è l’epatocita quindi solitamente la steatosi è epatica dato che il fegato è
coinvolto nella sintesi delle lipoproteine. Poi ci sono anche steatosi extraepatiche ma sono rare, infatti
occasionalmente ci sono anche altri organi che usano questo trigliceride per l’ossidazione e sono il rene e il
miocardio (nell’uomo abbiamo anche una steatosi intestinale).

STEATOSI EPATICA

La steatosi epatica si classifica in localizzata (infarto grasso) oppure diffusa.

La steatosi localizzata è rara, un es è l’infarto adiposo del fegato di bovino dove c’è un legamento che stira
la zona del fegato. Se il legamento subisce un danno ischemico istologicamente la zona appare più chiara e
si ha un rammollimento untuoso.

La steatosi diffusa: il fegato macroscopicamente appare aumentato di volume, ha un colore pallido


giallastro e poi ha un rammollimento untuoso proprio perché è ricco di grassi. Quindi sulla lama del coltello
al taglio rimangono i lipidi.

Il modo per verificare se


c’è stato aumento di
volume è vedere i
margini che devono
essere appuntiti.
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Dal punto si vista microscopico all’interno del citoplasma abbiamo la presenza di tanti piccoli vacuoli
perfettamente rotondi che tendono ad aumentare di volume e a coalescere così da aumentare di volume
spingendo il nucleo alla periferia cosa che l’acqua non riesce perché l’acqua è deformabile. I sinusoidi non
sono più visibili visto l’aumento di volume degli epatociti.

Possiamo classificare la steatosi epatica in base alla grandezza dei vacuoli che possono essere piccoli medi o
grandi.

Steatosi microvescicolare dove gli epatociti sono binucleati perché sono sofferenti e tendono a cercare di
espletare la funzione dividendosi, il citoplasma è ricco di vacuoli e la cellula è molto aumentato di volume.
Se sono trigliceridi questa è una fase iniziale di steatosi.

Diverso è la steatosi macrovescicolare dove i vacuoli sono molti più grandi fino a quando accumuliamo
vacuoli così grandi ad assumere un aspetto ad anello con castone che sarebbe il nucleo dove tutta la cellula
è occupata da un grosso vacuolo. Queste steatosi così pronunciate mi danno insufficienza epatica
funzionale.

Come coloriamo i vacuoli? Ci sono delle colorazioni speciali che se le vogliamo utilizzare non possiamo
procedere con la fissazione normale (es E-E) perché se prendiamo un campione in formalina e poi
disidratiamo con alcol e xilolo sciogliamo i grassi e creiamo cavità. Quindi congeliamo il tessuto per
conservarlo e poi tagliamo con il criostato che mantiene la temperatura a -20 °C e poi coloriamo con delle
colorazioni speciali che sono: Sudan III e Sudan Black, Oil Red O e infine lo Scarlet Red.
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Meccanismo patogenetico: possiamo avere


un’alterazione del metabolismo delle lipoproteine
a livello dell’epatocita, anche se abbiamo una
normale quantità di NEFA perché il fegato non
riesce a metabolizzarli così si accumulano a livello
dell’epatocita. Ma possiamo avere anche tanti
NEFA in circolo anche con un metabolismo
normale dell’epatocita che ha una velocità non
sufficiente a smaltirli tutti. Quindi se l’epatocita
funziona vuol dire che gli arrivano troppi NEFA
senno se non funziona vuol dire che i trigliceridi si
accumulano negli epatociti.

Le cause che portano alla steatosi sono:

➢ Tossiche
Patogenesi della steatosi tossica: abbiamo
un blocco nella conversione tra trigliceride e lipoproteina. L’acido grasso entra una parte va al
mitocondrio per l’ossidazione dei grassi (scopo energetico) e una parte viene raccolta nel pool di
trigliceridi (riesterificato). Una volta nel RER dove arriva l’apoliporpoteina si formano le lipoproteine
che devono ancora acquisire la componente fosfolipidica e colesterolo dopo di che si ha la
formazione della micella di lipoproteina.
→ tetracloruro di carbonio (CCl4) è il suo metabolita che è il triclorometile (CCl3) che mi dà la
perossidazione degli acidi grassi polinsaturi con produzione di ROS che danneggiano le
membrane del RER il quale produce proteine così se l’apolipoproteina non è prodotta il
trigliceride si ricopre di fosfolipidi e colesterolo ma è incompleto così viene riconosciuto
come non lipoproteina da secernere.
→ L’alcool che agisce sul fegato lentamente dando un danno al mitocondrio che poi si
ripercuote sul RER così abbiamo una diminuzione della sintesi proteica e poi come sopra
→ Amaninotossine: l’amanitina e la Phalloidina sono peptidi ciclici. L’amanitina in particolare
agisce sull’RNA polimerasi DNA dipendente così abbiamo un danno nucleare che si
ripercuote se sulla sintesi proteica così mi da anch’essa una diminuzione della produzione
dell’apolipoproteina.
→ Acido orotico: arresto della sintesi del DNA con conseguente diminuzione della sintesi delle
proteine.
→ Polifenili policlorurati (PCB) che derivano ad esempio dall’industria della plastica e mi
danneggiano il passaggio delle lipoproteine all’apparato del Golgi (dove si arricchisce della
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componente fosfolipidica) così non ha la componente fosfolipidica ed è riconosciuta come


lipoproteina difettosa, così a monte si accumula il trigliceride.
➢ Ipossiche
Patogenesi della steatosi ipossica: si ha quando abbiamo una diminuzione dell’ossigeno alla cellula.
Può avvenire in corso di anemia grave (carenza di emoglobina o globuli rossi), tutte le malattie
emolitiche, malattie cardiache o nei disturbi circolatori.
L’accumulo dei trigliceridi si ha perché si ha un difetto nell’ossidazione degli acidi grassi a scopo
energetico con conseguente blocco della respirazione che se viene a mancare, gli acidi grassi vanno
tutti ai trigliceridi il cui pool aumenta.
➢ Dietetiche
Patogenesi della steatosi dietetica:
→ diete ad alto contenuto di grassi: aumentano gli acidi grassi in circolo e si accumulano nel
pool dei trigliceridi. Lo stesso meccanismo patogenetico si ha alla base della sindrome da
lipomobilizzazione della vacca grassa (dove non si ha una dieta con tanti grassi).
→ carenza di proteine (poche nella dieta o problematiche gastro-enteriche): diminuiscono
tutti gli enzimi epatici, ma anche perché manca tutto il supporto in amminoacidi e quindi
non si ha la sintesi dell’apolipoproteina
→ carenza di fattori lipotropi: sono sostanze che aiutano ad eliminare dal fegato gli accumuli
di grasso cioè aiutano la sintesi dei fosfolipidi i quali se mancano la lipoproteina non è
prodotta. I fattori lipotropi più studiati sono la metionina e la colina e uno è legato all’altro
perché la metionina cede dei gruppi metilici alla colina così che anch’essa funga da fattore
lipotropo. Questi vengono somministrati nei bovini con la sindrome della vacca grassa per
diminuire i grassi che si accumulano negli epatociti.
→ diete carenti di acidi grassi insaturi: i fosfolipidi come la fosfatidilcolina, la lecitina, sono
ricchi di acidi grassi insaturi che se non li introduciamo possiamo avere fosfolipidi non utili
per lo smaltimento dei grassi.
→ diete carenti di vitamine: in particolare la Vit.H o biotina e nei polli determina una
sindrome nei pulcini che coinvolge fegato e rene che sono grassi.
➢ Ormonali
Patogenesi della steatosi ormonale: dove entra il ciclo dell’adenil-ciclasi che trasforma l’AMPc in
ATP. Gli ormoni che intervengono sono:
→ Adrenalina e noradrenalina
→ ACTH
→ Tiroxina
→ Cortisone
→ Deficienza di insulina
Le catecolamine e il cortisolo attivano l’adenil-ciclasi presente sulle membrane cellulari, si produce
AMPc così si attiva la lipasi presente in forma inattiva. La lipasi presente nel tessuto adiposo in
forma inattiva che si attiva con la formazione dell’AMPc così gli acidi grassi nell’adipocita
sottoforma di trigliceridi siano rilasciati in circolo e così si ha iperlipemia. L’azione dell’ACTH e della
tiroxina è mediata dalle catecolammine.
La teofillina e la caffeina hanno effetto contrario sul meccanismo dell’adenil-ciclasi ma portano lo
stesso a iperlipemia agendo sulla fosfodiesterasi che normalmente distrugge l’AMPc (quindi
dovremmo avere ipolipemia) ma la teofillina e la caffeina inibiscono la fosfodiesterasi così è come
se ci fosse sempre in circolo l’AMPc.
La deficienza di insulina perchè se abbiamo un’insulina carente abbiamo un utilizzo difettivo dei
carboidrati e quindi dovremmo richiedere tutte le riserve energetiche al metabolismo lipidico.
Quindi l’insulina tramite il glucagone andrà a stimolare le lipasi.
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Sindromi del fegato grasso

Si parla di sindrome della vacca grassa, fegato grasso ma il 2° è più appropriato perché quando sono colpiti
da questa sindrome sono spesso magre le vacche. È una condizione alimentare patologica complessa che
porta ad un disordine metabolico dei lipidi al momento del parto o subito dopo ed è anche una variazione
patologica di un meccanismo che regola il metabolismo energetico che è tipico dei ruminanti. Per
determinare la sindrome i depositi organici di grasso vengono rilasciati al momento della lattazione perché
abbiamo bisogno di tanto latte ed energia così il soggetto richiama acidi grassi dai deposito organici.

I NEFA vengono assorbiti preferenzialmente dal fegato (15-20% di quelli circolanti) e quando sono messi in
circolo dalle riserve del tessuto adiposo una buona parte viene assorbita dal fegato. L’abilità degli epatociti
di secernere i trigliceridi sotto forma di VLDL è minore che non la loro abilità a produrle così si va incontro
alla steatosi. Quindi in pratica non riesce a smaltire tutti i grassi che arrivano con i NEFA circolanti.

Parlando delle BLAP all’inizio della lattazione


hanno un bilancio energetico negativo con
perdita di peso, si trovano in una situazione
ormonale di insulinemia bassa che promuove la
mobilitazione delle riserve di grasso (così
aumentano i NEFA in circolo), abbiamo anche
una capacità di ingestione che è compromessa
perché prima abbiamo il feto che mi dà
difficoltà nell’ingestione di cibo (che diminuisce
del 30% negli ultimi 17 giorni di gestazione).
Inoltre la mucosa digerente si deve riadattare al
nuovo alimento, abbiamo una limitazione fisica
della digestione dei foraggi nel rumine
(riduzione dello spazio ruminale) così anche
questo meccanismo, dato dal bassa
insulinemia, di un’elevata quantità di NEFA che
vengono assorbiti dall’epatocita e non vengono
metabolizzati ed inoltre fungono da feedback per limitare l’appetito.

Abbiamo questo sbilanciamento tra produzione di latte e alimentazione così il corpo richiama le riserve
energetiche dalle proprie riserve che saranno ricostituite quando la produzione decresce.

Ci sono dei metodi per determinare se la bovina è troppo grassa.


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Come classifichiamo la steatosi in base alla localizzazione? Se prendiamo come punto di riferimento il
lobulo, se la steatosi è intorno al lobulo allora possiamo ipotizzare che la patogenesi sia da iperlipemia, se
invece è centro-lobulare allora ci orientiamo verso una forma ipossica. Se è diffusa è o tossica o per carenza
di fattori lipotropi ma non dimentichiamo che anche un’ipossia o un’iperlipemia protratta nel tempo danno
una steatosi diffusa.

Patogenesi di steatosi extraepatica si ha in organi dove si ha il


catabolismo dei grassi ma non il metabolismo quindi la causa si
ricerca nel blocco della combustione dei lipidi. Gli organi coinvolti
sono il rene, muscolo scheletrico, cardiaco e nell’uomo anche
l’intestino. C’è una specie in cui l’accumulo di trigliceridi nel rene è
parafisiologico ed è il gatto. Le cause di steatosi extraepatica sono
danni tossici ed ipossici che agiscono sul mitocondrio che è l’unità
energetica. Se si blocca il mitocondrio si blocca l’ossidazione con
Steatosi renale

aumento del pool dei trigliceridi.

XANTOMATOSI

La xantomatosi è l’accumulo di colesterolo (tesaurosi). Il


tessuto colpito da xantomatosi assume un colore giallastro.
L’aspetto microscopico del tessuto è di formare piccoli
vacuoli che non tendono a fondersi tra loro. Si dice che le
cellule assumono questo aspetto a cellule foam (cellula
schiumosa che può essere mononucelata) o cellule di
Touton (cellula schiumosa multinucleata). Possono anche
essere presenti cristalli di colesterolo.

Cellula multinucleata
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Gatto con xantomatosi con


interessamento dei cuscinetti plantari
che sono arrossati dato che nel
derma ci sono queste cellule di tipo
schiumoso.

È un macrofago =
mononucelato

Cellula Touton con 3 nuclei

In realtà non vediamo i cristalli di colesterolo, ma vediamo gli stampi che sono aghiformi.

Tutte quelle indicate sono Touton cells

La possiamo classificare in forme:

- generalizzate o sistemiche: dove sono interessate anche altre cellule parenchimali oltre agli istiociti
(cellule reticoloendoteliali) e in particolar modo gli epatociti
- localizzate (es cuscinetti, noduli) sono i macrofagi
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Per quanto riguarda le forme generalizzate in medicina umana le classifichiamo in primarie e secondarie.
Le primarie si dice dovute a disturbi metabolici ereditari divise in: tipo 1 (dovute a carenza di lipoprotein-
lipasi che sono quelle che attaccano le VLDL e i chilomicroni. Così se mancano le liporpoteinlipasi queste
non sono degradate e si accumulano in altri organi) e in tipo 2 (date dalla carenza di recettori per le LDL che
continuano a circolare e depositano il colesterolo a vario livello). Le secondarie sono date da
ipercolesterolemia, quindi se il tasso di colesterolo è elevato si deposita. Ciò si ha con il diabete o con le
iper-lipoproteinemie familiari.

Nei nostri animali, per le forme generalizzate conosciamo:

- nel gatto forme secondarie che possono essere conseguenti ad eccessi di lipidi nella dieta (raro),
diabete spontaneo o iatrogeno (noi possiamo indurre il diabete se noi trattiamo per lungo tempo
gatti con corticosteroidi o megestrol acetato).
- Nel cane abbiamo forme primarie (idiopatica = non si sa la causa) o secondarie (diabete o diete
con eccesso di lipidi).

Per le forme localizzate conosciamo:

- Xantelasma cutaneo: è una formazione nodulare xantomatosa ed è comune nell’uomo (anziani agli
occhi) e nei polli (creste e bargigli). Sono piccoli noduli dati dall’accumulo di macrofagi.
- Colesteatoma dei plessi corioidei nel cavallo: sono depositi di colesterolo e cristalli di colesterolo
che assumono una forma tumorale (accumulo) quindi simula in tumore. Si ritrova nei cavalli
anziani, infatti non compromette le funzionalità cerebrali perché accrescendosi dentro i ventricoli
non va a schiacciare la corteccia. La lesione è il risultato di un processo infiammatorio. La
dimensione come dimensione dell'uovo di piccione.
- Placche ateromatose (ateroma): è un accumulo e rigonfiamento di una parete di un’arteria. La
maggior parte è dato da accumulo di macrofagi, colesterolo e cristalli di colesterolo, si arriva anche
ad avere depositi di calcio e tessuto connettivo fibroso (fibrosi).

In foto la parte gialla è un’estesa placca


ateromatosa.

La patogenesi è accumulo di lipidi nelle foam cell (macrofagi carichi di lipidi) nelle aeree sub-endoteliali.

È una forma particolare di arteriosclerosi (indurimento


dell’arteria) ha un’evoluzione molto lenta. Anche negli
animali si possono avere, soprattutto nel maiale, e il
decorso è più rapido se la dieta è ricca di grassi.

Fasi della formazione dell’ateroma:

- 1° fase: si pensa che l’evento sia una


proliferazione di miociti che migrano dalla parete
muscolare verso la parte superficiale sub-luminale. Questa
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mutazione fa si che loro non stiano nella tonica media ma che vadino nell’intima in sede sub-
endoteliale.
Poi iniziano a provocare un danno endoteliale.
Poi progressivamente abbiamo l’alterazione della lamina elastica.
A questo livello si forma un “dosso” nella parete.
- 2° fase:
--infliltrazione dei lipidi nel plasma: passaggio
diretto delle LDL attraverso l’endotelio dentro la
parete del vaso e si ha perché con il flusso di
sangue passano le lipoproteine che scontrandosi
con i “dossi” dell’endotelio lasciano passare
all’interno il loro contenuto.
--i macrofagi inglobano i lipidi infiltrati e si
immagazzinano in sede endoteliale
-- formazione di depositi di Sali di Ca che invadono
anche la tonaca media. I Sali di calcio induriscono la
parete (fino alla formazione di osso = metaplasia)
aggravando il danno endoteliale che porta alla necrosi e trombosi (disturbo di circolo). Il trombo è il
coagulo che si può staccare e andare in circolo.
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Cartilagine nella parete


delle arterie

Possiamo usare anche una colorazione macroscopica cioè se prendiamo un pezzo di arteria dove
abbiamo zone giallognole e mettiamo il Sudan rosso, troviamo queste macule un po' rosse che sono le
“strisce grasse”.

ACCUMULO LISOSOMIALE (lipid storage desease)

Il lisosoma è un organello contenuto all’interno del citoplasma,


delimitato da una membrana costituita da lipoproteine e contiene molte
idrolasi acide (enzimi) in grado di degradare molti substrati biologici. La
carenza di uno o più di questi enzimi che mi porta all’accumulo di questi
substrati e che poi mi determinano l’insorgenza della malattia.

Proteasi e nucleasi sono attive anche all'interno dei lisosomi → non sono
descritte sindromi cliniche.

Ciò che accade all’interno dei lisosomi è strutturato e mirato anche con
dei recettori particolari. Nel RER sono prodotte le proteine enzimatiche
le quali vanno all’apparato del Golgi e poi al lisosoma perché vengono
catturate tramite riconoscimento da un apparato recettoriale. Sono
riconosciute perché sulla membrana ci sono dei recettori per il
mannosio-6-fosfato. Questi enzimi che devono essere dirottati verso il
lisozima, in una prima parte, quando sono ancora pro-enzimi vengono
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arricchiti di mannosio, poi vengono riconosciuti dai recettori, si formano invaginazioni della membrana del
Golgi con formazioni di bolle che vanno al lisosoma dove si hanno tutte queste idrolasi. Poi i recettori sulla
membrana ritornano (ricircolo) perché parte dell'enzima Man-6-P può lasciare la cellula ed essere
interiorizzata da altre cellule.

Tutto ciò avviene per l’attività delle idrolasi che fungono con azione a catena. Ogni enzima lavora
sequenzialmente perché si parla quasi sempre di substrati complessi anche perché queste malattie sono
complesse perché sono molecole complessate su cui agiscono più enzimi e se manca un enzima non si ha la
degradazione ottimale.

I disordini da accumulo lisosomiale sono un gruppo di disordini rari di tipo genetico perché manca la
degradazione dei substrati complessi. Le prime segnalazioni di un lisosomal storage desease si ebbero a fine
del 1800 da parte di Tay e Sachs che hanno individuato la prima malattia. Gli stessi dopo 8 anni hanno
capito quale era il substrato che non veniva degradato e che si trattava di un ganglioside (GM2), 7 anni
dopo fu individuato l’enzima che doveva agire verso questi gangliosidi ed era l’esosaminidasi. E infine 15
anni dopo si è capito che era una malattia genetica perché la carenza dell’esosaminidasi era dovuta ad una
serie di mutazioni su questo enzima. La maggior parte di queste malattie sono malattie genetiche, però ci
sono alcune malattie acquisite a cui manca l’enzima. In pratica sul substrato agisce l’enzima il quale è
codificato da un tratto di DNA e se ho una mutazione mi manca l’enzima.

Le malattie sono classificate in base al substrato che si accumula e poi sono meglio identificate in base
all’enzima deficitario.

La 1° malattia riconosciuta negli animali risale al 1971, un secolo dopo a quelle umane. Una volta descritta
nel gatto si è visto che insorge anche in altre specie (cane, capra, maiale, topo, ratto, pecora).

Ce ne sono diverse, ma possiamo dire che si tratta di:

- Glicoproteinosi
- Sfingolipidosi
- mucopolisaccaridosi
- proteinosi

Tra l’altro queste idrolasi non agiscono solo sul substrato, ma anche sui legami glicosidici presenti sui
substrati quindi abbiamo delle sovrapposizioni tra le varie malattie. Per es la gangliosidosi si tratta sia di
proteinosi che di lipidosi proprio perché sono sostanze complesse con porzioni proteiche e lipidiche.

Più semplice è capire quali sono le cellule interessante. La maggior parte si manifesta con sintomatologia
neurologica (quindi i neuroni sono interessati). Però sono interessate anche le cellule del reticolo
endoteliale (macrofagi sparsi in tutti i tessuti), negli epatociti (il fegato è talmente importante che è un po'
protagonista) ed infine le cellule mesangiali (livello renale).

L’accumulo del substrato si ha dove deve essere degradato e non


viene degradato (nei lisosomi). I lisosomi sono organuli subcellulari,
contenuti nel citoplasma e che normalmente non li vediamo al
microscopio ottico. Nella 1° fase di insorgenza si vede l’accumulo solo
all’ultrastruttura. Negli stati più avanzati aumentano notevolmente di
dimensioni e abbiamo il rigonfiamento cellulare e aumento di volume
dell’organo se l’aumento è diffuso e massivo.

Schema dove a sx si vede cosa avviene normalmente nel lisosoma con


il substrato che viene degradato. A dx vedo l’accumulo per mancanza
anche di un solo enzima.
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MUCOPOLISACCARIDOSI (MPS)

La mucopolisaccaridosi dove si accumulano polisaccaridi e ciò può avvenire nelle cellule delle valvole del
cuore, le cellule diventano rotondeggianti e le valvole si ingrossano così abbiamo un’alterazione funzionale
e ciò porta ad un’animale giovane con insufficienza cardiaca. Un’altra problematica è nella cornea se si
accumulano i mucospolisaccaridi così la luce non viene più rifratta e riflessa, la cornea risulta opaca e così
l’animale non vede bene.

In base al tipo
di sostanza
abbiamo
diversi tipi di
malattie.

SFINGOLIPIDOSI

Classificazione:

- cerebrosidosi
- gangliosidosi
- sfingomielinosi

La struttura base di un lipide complesso è:

- ceramide che è una sfingosina che è un’ammino-alcol a lunga catena legato ad un acido grasso
- ceramide + zucchero semplice = glucocerebroside
- ceramide + polisaccaride + l’acido sialico (N-acetil-neuroaminico) = ganglioside
- sfingomielina = esterificazione dell'alcol idrossile primario della
ceramide da parte dell'acido fosforilcolina.

Cerebrosidosi:

- Malattia di Gaucher: fa parte delle cerebrosidasi dove il ceramide è legato


al glucosio. In questa malattia manca la glucocerebrosidasi (enzima) così
si ha un accumulo nei macrofagi. Questi macrofagi appaiono con l’E-E più
grandi, citoplasma rigonfio; il citoplasma ha aspetto a carta accartocciata.
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Se andiamo a fare una microscopia elettronica vediamo che questo aspetto un po' fibrillare è dato
dai lisosomi che sono un po' allungati perché contengono questo cerebroside in quantità eccessiva
a scapito di altri metaboliti eccessivi che non possono essere usati dall’organismo.
- Malattia di Krabbe: quando al ceramide è legato il
galattosio. In questo caso manca l’enzima β-galatto-
cerebrosidasi e la malattia è anche detta leucodistrofia a
cellule globoidi (leucodistrofia = ci si riferisce a una distrofia
della sostanza bianca del SNC dove si accumulano cellule
globoidi). Sappiamo che questa malattia è riconosciuta nel
cane soprattutto nel terrier (Cairn e WHWT). È una malattia
autosomica recessiva grave, i primi sintomi si hanno già a
metà di 1-3 mesi con tremori, debolezza degli arti e
degenerazione neurologica. Sono soggetti che poi vengono
eutanizzati a 8-9 mesi. È stata riconosciuta anche nel gatto
e nell’ovino.

Gangliosidosi:

- Malattia di
Tay-Sachs: è
una malattia
associata ad
idiozia, quindi
alterazioni
degenerative
gravi del SNC con amaurosi (cecità notturna). L’enzima che manca è l’esosaminidasi. I lisosomi sono
finemente vacuolizzati, aumentati di volume. In questa malattia la microscopia elettronica ci aiuta
molto perché nei lisosomi vediamo delle strutture lamellari caratteristiche di questa malattia.

Sfingomielinosi:

- Malattia di Nimann-Pick: che la carenza della sfingomielinasi. Interessa diversi apparati oltre al
SNC. In foto immagine di fegato e milza, gli epatociti risultano granuleggianti ma non ci fa allarmare
questo ma il fatto che è coinvolta anche la milza e che è un animale giovane.
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ACCUMULI DA CARBOIDRATI

Accumuli da carboidrati:

-glucogenosi

-mannosidosi

GLUCOGENOSI

Normalmente il glicogeno è accumulato negli epatociti e nelle cellule muscolari che sono permeabili al
glucosio. Essi lo accumulano sottoforma di glicogeno.

Troviamo eccessiva quantità di glicogeno in soggetti con anormale metabolismo di glucosio e glicogeno:
diabete mellito, eccessi di corticosteroidi (quando animali soffrono di malattie allergiche e sono curati con
corticosteroidi) e deficienze enzimatiche. Anche il fegato di animali giovani può essere ricco di glicogeno
perché le malattie da accumulo lisosomiale sono genetiche e interessano soggetti di qualche mese di età.
Infine anche animali ben nutriti.

Il diabete mellito è una situazione ormonale e sappiamo che il glicogeno è riscontrato degli epatociti che
sono permeabili al glicogeno e se abbiamo un’iperglicemia circolante dovuto al diabete abbiamo tanto
glucosio nel sangue e negli epatociti dove si accumula sottoforma di glicogeno e anche nei tubuli renali
perché il glucosio è filtrato nel glomerulo e se abbiamo una quantità elevata di glucosio la capacità di
riassorbimento della cellula epiteliale viene meno e così si accumula a livello delle cellule del tubulo renale
e viene trasformato in glicogeno. Lo stesso avviene nelle isole di Langerhans.

Nell’epatopatia indotta da steroidi (nei trattamenti con corticosteroidi) noi


vediamo un aspetto vacuolizzato degli epatociti. Il fegato è aumentato di
volume e presenta un color beige e ha una consistenza minore. I
glucocorticoidi mi danno accumulo di glicogeno perché inducono la
glicogeno-sintetasi aumentando lo stoccaggio del glicogeno nelle cellule.
Può essere spontaneo a carico di tumori della corteccia surrenalica o
iatrogeno cioè indotto dalle cure.

Per vedere se si è accumulato


glicogeno si utilizziamo la tecnica
dell’acido periodico di shift (o PAS) che
mette in evidenza il contenuto di
glicogeno. Se il tessuto non è stato
fissato bene o con una fissazione
alcolica abbiamo la polarizzazione del
glicogeno cioè è come se il glicogeno
passa da dx a sx ed è fermato dal
versante della membrana cellulare di
tutte le cellule.
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L’acido periodico di shift mette in evidenza le glicoproteine, ma come facciamo a dire che è glicogeno?
Dobbiamo sempre avere sotto mano 2 sezioni di quel tessuto. In pratica una delle 2 sezioni deve essere
pre-trattata con quell’enzima (l’enzima può essere la diastasi, amilasi prima ci sputavano così si scinde il
glicogeno) e se in quel vetro c’è del glicogeno è distrutto dall’enzima. E nell’altra sezione non metto
l’enzima. Poi coloro e dove ho messo l’enzima non si colora perché abbiamo digerito cosa c’è dentro e così
si ha la prova che lì c’era glicogeno. Quella non pre-trattata si colora di rosso. Se invece tutte e due le
sezioni vengono rosse vuol dire che non c’era glicogeno ma c’era un’altra glicoproteina.

Metabolismo del glicogeno: partendo dal glucosio che viene sintetizzato come glicogeno e poi riemesso
come glucosio. Il glucosio entra nell’epatocita e deve essere trasformato in glucosio-6-fosfato da un enzima
(glucochinasi o isochinasi) perché il glucosio è una molecola osmoticamente attiva e dato che gli epatociti
sono molto permeabili al glucosio ne entra tanto, entrerebbe tanta acqua e gli epatociti scoppierebbero.
Trasformandolo in un isomero esso non è osmoticamente attivo. Poi prende la via della glicogenosintesi
che avviene mediante l’UDP che diventa UTP si aggiungono unità di difosfo-glucosio e tramite la glicogeno-
sintetasi (che sono 2) si forma il glicogeno. Al contrario nella via della glicogenolisi attraverso una fosforilasi
il glicogeno è scisso per arrivare al glucosio.

A seconda delle mutazioni che avvengono agli enzimi implicati avremo le malattie del metabolismo da
accumulo di glicogeno.

La patogenesi prevede dei difetti che a volte sono parziali o totali, che possono essere:

- Degli enzimi che convertono il glucosio-6-fosfato in glucosio e galattosio


- Enzimi che accumulano glucosio in glicogeno (che sono enzimi ramificanti)
- Enzimi che usano glicogeno come fonte di glucosio

Malattia di von Gierke (glicogenosi di tipo I): che abbiamo l’analogo nel cane, nel topo e nell’uomo. Questa
malattia mi da una glicogenosi epato-renale perché la carenza della glucosio-6-fosfatasi (branching
enzyme) mi da accumulo di glicogeno sia a livello epatico che renale.

Epatociti aumentati di volume, sono rotondeggianti. I sinusoidi non si


vedono perché sono compressi. Il nucleo degli epatociti è abbastanza
centrale. Il citoplasma degli epatociti risulta pieno di vacuoli.

Malattia di Pompe (glicogenosi di tipo II): è dovuta alla carenza della maltasi. Il
glicogeno si accumula nelle cellule muscolari le quali vanno incontro ad aspetti
negativi e gli animali presentano sintomatologia motoria, non tenendosi più in
piedi.

Malattia di Cori (glicogenosi di tipo III): tipica del Pastore Tedesco. È data dalla carenza dell’amilo-1,6-
glucosidase (debranching enzyme). Il glicogeno viene degradato ma manca la deramificazione.
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MANNOSIDOSI

Malattia da accumulo metabolica che


si manifesta alla nascita con accumulo
del monosaccaride (mannosio).

α-mannosidasi: rara malattia


ereditaria che si riscontra nelle vacche
di razza Angus, Murry grey e Galloway
in Nuova Zelanda e Australia. Sono
stati individuati i soggetti portatori ed
eliminati dalla riproduzione.

β-mannosidasi: è una malattia


autosomica che si è verificata nelle
capre e nei bovini Salers, ma un
programma concertato di test del
DNA implementato dalla Canada Salers Association ha praticamente debellato questo problema in Canada.

Questi animali presentavano un profilo deformato dato dall’accumulo di mannosio nei neuroni. I vitelli con
β-mannosidosi non potevano stare in piedi o allattare perché avevano alterazione della materia grigia nel
loro cervello. Questi soggetti presentavano anche una fronte leggermente a cupola.

La mannosidosi è un esempio utile per comparare una malattia genetica o spontanea non per mutazioni ma
per un tossico. La abbiamo con intossicazione da Astragalo o Oxytropis che contengono una tossina (della
pazzia) ed è la swansonina, la quale va ad inibire la mannosidasi e mima la situazione in cui la mannosidasi
non funziona perchè c’è un difetto genetico. Il substrato non viene degradato così si accumula a livello dei
neuroni.

In un allevamento di bovini con questa sintomatologia dobbiamo tenere presente che abbiamo una forma
genetica ed una da tossico. Quindi dobbiamo valutare l’esposizione, identificare i segni neurologici e
analizzare il siero per l'attività α-mannosidasi e swainsonina. Togliendo gli animali dalla fonte di Swansonina
la sintomatologia regredisce nel giro di un mesetto. Si ha la vacuolazione della maggior parte dei tessuti
(neuroni e cellule epiteliali), lesioni istologiche risolte poco dopo la cessazione dell'avvelenamento. Alcuni
cambiamenti neurologici sono reversibili altri permanenti.

ACCUMULO DI PROTEINE

Abbiamo la degenerazione ialina e la degenerazione mucoide, ed entrambe sono dovute all’eccesso di


proteine cellulari normali. Parliamo di degenerazione ialina e mucoide degli epiteli, così da non confonderle
con le degenerazioni ialina e mucoide del connettivo.

Degenerazione ialina

Istologicamente ci riferiamo all’accumulo nel citoplasma di materiale eosinofilico sottoforma di globuli di


aspetto amorfo. Queste gocce che riscontriamo hanno delle caratteristiche: compatte, omogenee, amorfe
e acidofiliche o eosinofiliche.

Il termine ialino è stato scelto quando i primi patologi osservavano i vetri sotto i microscopi senza colorare.
Queste gocce hanno un aspetto ialino che non è del tutto trasparente.
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Le colorazioni che usiamo sono:

- PAS: colora le glicoproteine.


- Danielli, Million, Fast green e Aniline Blue Stain: per dire che sono proteine ci sono altri coloranti.

Aniline Blue Stain

Quando troviamo la degenerazione ialina? La 1° situazione è la ialinosi tubulare o gocce ialine tubulari in
corso di nefrosi tubulari, è quella che riscontriamo a livello renale quando abbiamo patologie che
coinvolgono la componente tubulare /nefrosi tubuli). Ma li troviamo anche a livello epatico dove
riconosciamo due tipi di gocce negli eoatociti che sono i corpi di Mallory e i corpi di Councilman. Infine
abbiamo accumulo di gocce glicoproteiche nelle plasmacellule e sono i corpi di Russell.

La ialinosi tubulare si verifica quando abbiamo un riassorbimento eccessivo delle proteine filtrate da parte
del glomerulo. A questo punto le cellule epiteliali dei tubuli renali cercano di riassorbile le glicoproteine
prima di perderle così si accumulano. Le cause della ialinosi tubulare inizialmente penso che ci sia in corso
una glomerulo-nefrosi o una glomerulo-nefrite. Nel glomerulo passano o sono trattenute le proteine e se ci
sono alterazioni della membrana basale dei glomeruli.

-iper processo infiammatorio


-osi processo degenerativo non infiammatorio
Poi possiamo vedere se le membrane sono intatte o abbiamo avuto crisi emolitica (il problema è nel sangue
dove ad es si lisano i GR e si avrà emo-globinuria).

Goccioline epiteliali o cilindri ialini epiteliali


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- Corpi di Councilman: derivano da un eccessivo


assorbimento di glicoproteine del sangue da parte degli
epatociti, che poi vanno in contro a processi regressivi ed
in seguito a morte per apoptosi. Si formano in corso di
malattie virali (es. febbre gialla nell’uomo) e possono
essere indotti sperimentalmente con l’infusione di
albumina nella vena porta.

- Corpi di Mallory: sono inclusioni


intracitoplasmatiche eosinofile con aspetto
irregolare. Sono degli aggregati anomali di
citocheratine (non ancora ben formate, a basso
PM = pre-cheratine CK8 e CK18. Sono dei marker
del citoscheletro e sono di diverso tipo in base al
tessuto). Si possono riscontare nell’alcolismo
(uomo) ma anche in corso di ipovitaminosi A.

- Corpi di Russll: che quando si accumulano nelle plasmacellule la cellula prende il nome di cellula di
Mott ed è un accumulo intra-cisternale (nelle cisterne del Golgi e REL) e si chiama anche ialinosi
secretoria perché questi globuli con le Ig poi verranno secreti, ma se ne produce troppi dato che la
plasmacellula ha uno stimolo cronico a produrre Ig e così la cellula si ingolfa.

Cellula con nucleo rotondo alla periferia, in quella a sx è


ellittica. La cellula indicata con la freccia è una plasmacellula,
quella a sx è un macrofago.

La plasmacellula ha un’area chiara (Golgi) ampia che secerne


anticorpi. La parte blu del citoplasma è RER dove sono
prodotte le proteine.

Ci sono dei tumori che derivano da queste cellule.

Il tumore delle
plasmacellule è il mieloma
multiplo. Il tumore benigno
è il plasmocitoma (in alto a
sx).
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Degenerazione mucoide

Le mucine possono contenere o meno acido ialuronico. Le mucine epiteliali non lo contengono e sono
ricche di radicali solforici, mentre le mucine negli spazi extracellulari (pseudomucine o sostanza mucoide)
ne sono ricche e quindi le distinguiamo.

Le mucine sono glicoproteine secrete dalle cellule epiteliali ghiandolari, quindi la degenerazione mucoide
non si aspetta dall’epidermide (che non è una ghiandola). Ma ad es nell’apparato gastro-enterico ci sono i
villi rivestiti da enterociti (cellule epiteliali) intervallati da enterociti (cellule ghiandolari); le cellule
intervallate agli enterociti che producono mucine sono le cellule mucipare o caliciformi o goblet cells che
hanno un’affinità per alcuni coloranti ad es il Blu di Toluidina che quando andiamo a colorare il vetro le
sostanze che si colorano con il blu (le mucine e i granuli contenuti nei mastociti) sono metacromatica cioè
lo virano da blu a viola.

Microscopicamente vediamo questi accumuli nel citoplasma. Dato che la mucina tende a fare globuli grandi
e visibili, tendono anche a spingere il nucleo alla periferia per questo sono dette cellule caliciformi (nucleo =
piede del calice e il globulo e la parte superiore).

Bronco con il suo epitelio con cellule più chiare che


sono le cellule caliciformi.

cartolagine

Stesso campione precedente colorato con il PAS.

C’è una patologia caratterizzata da degenerazione mucoide che è l’enterite mucoide del coniglio. Poi
abbiamo casi di degenerazione mucoide a livello del polmone. L’enterite mucoide del coniglio è una
patologia multifattoriale in cui si hanno aspetti di tipo alimentare, batterici… che determina iperproduzione
de muco da parte delle cellule mucipare dell’intestino e ciò può portare a morte.

ACCUMULO DI PURINE

Accumulo dei prodotti che derivano dal catabolismo delle purine (guanina, xantina ed acido urico).
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Le purine sono una componente dei nuclei delle cellule (animali e vegetali) e quindi quando ingeriamo gli
alimenti noi mangiamo le cellule e così anche i nuclei e le purine in questi nuclei ci servono per rinnovare le
nostre cellule e sopperire alle esigenze di accrescimento dell’organismo e di sostituzione. Non tutte le
purine sono usate, alcune sono catabolizzate ed espulse dall’organismo.

Catabolismo delle purine: ci sono degli enzimi (ribonucleasi, nucleotidasi) che agiscono sul gruppo
prostetico dei protidi. Avremo la liberazione delle basi pirimidiniche (timina, citosina e uracile che non sono
implicate in nessuna malattia eccetto quelle date dai raggi ultravioletti) + basi puriniche (adenina e
guanina) + acido fosforico + zucchero pentoso (ribosio e desossiribosio).

Lo zucchero è riassorbito e riutilizzato dall’organismo per il metabolismo carboidratico (ciclo dei pentosi).
L’acido fosforico può essere escreto nelle urine come un sale oppure riutilizzato nel metabolismo del Ca/P.

Adenina e guanina vanno in contro alla deaminazione fatto con 2 enzimi distinti per ciascuna che sono
l’adenosina-deaminasi e la guanina-deamisnasi che producono dei sottoprodotti che sono le ossipurine che
sono l’ipoxantina (adenina) e xantina (guanina).

Una volta prodotte ipoxantina e xantina abbiamo la xantina-ossidasi che agisce sui substrati per produrre
acido urico il quale grazie all’uricasi viene trasformato in allantoina.

Negli animali domestici nelle urine abbiamo un rapporto allantoina/acido urico (10:1) a favore
dell’allantoina perchè la maggior parte di questi prodotti subisce la deaminazione e l’attività enzimatica da
parte dell’uricasi. Abbiamo però delle eccezioni uomo, uccelli e il dalmata dove il principale prodotto del
catabolismo è l’acido urico perché manca l’uricasi.

L’acido urico escreto e non viene ri-metabolizzato ricircola attraverso il rene per essere riassorbito e dopo
essere passato attraverso il rene più volte è trasformato in allantoina che è più solubile. L’acido urico non
convertito in allantoina precipita in cristalli di urato che sono sabbiosi e quindi permangono e possono dare
patologie.

Il fegato produce l’uricasi (nell’uomo ne viene prodotto molto poca) e se la dieta è ricca di acidi nucleici si
ha sovraccarico del catabolismo.

A differenza dell’uomo il rene non riesce a far ricircolare l’acido urico fino a che non viene escreto con le
urine per questo nell’uomo i problemi si hanno più alle articolazioni negli altri animali invece i problemi
rimangono a livello renale.

Parleremo di gotta, infarto urici, xantonosi e guaninosi.

GOTTA

La gotta è l’eccesso di acido urico dovuto ad un aumento del catabolismo purinico (quindi acidi nucleici), la
riscontriamo solo nell’uomo e negli uccelli (principalmente). Le cause sono una dieta ricca di proteine (ricca
di carne), necrosi estese di tessuti a livello organico (perché il tessuto necrotico sono cellule morte che
rilasciano il contenuto dei nuclei), lesioni renali (il rene è importante nel far ricircolare l’acido urico e se il
rene non funziona non si ha questo circolo e l’acido urico si accumula) ed infine i fattori costituzionali (ci
sono dei soggetti che sviluppano la gotta dove nonostante non ci siano i fattori visti si parla di fattori
idiopatici quindi si cura il sintomo e non la causa).
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Abbiamo 2 tipi di gotta:

- Viscerale: si riscontra negli uccelli ed è una deposizione di


cristalli di urati nelle sierose come pericardio e sacchi aerei.
Possiamo avere anche accumulo nei tubuli renali (il rene assume
un aspetto particolare con tragitti tortuosi bianchi che sono gli
stampi di urati che si intravedono alla superficie)

- Articolare: nell’uomo e negli uccelli. Sono colpite le articolazioni soprattutto tarso e metatarso. I
cristalli di urati si depositano a livello articolare dando alterazione del liquido sinoviale. Il dolore è
dovuto all’arrossamento, gonfiore (infiammazione). Si hanno masse di materiale gessoso
sull’epidermide.

All’istologia vediamo i tofi gottosi che sono grandi ammassi di


cristalli di urati (si colorano con l’E-E). Intorno (pallini blu)
vediamo cellule infiammatorie perché i tofi gottosi hanno
indotto l’infiammazione.

Per dire che sono cristalli di urati attraverso il microscopio polarizzatore


vediamo la birifrangenza bianca.

INFARTI URICI
Avvengono a livello del rene (nei
tubuli collettori) dove si depositano i
cristalli di urati. Sono striature radiali
a ventaglio, perché colpisce la
midollare (partono dalle papille e
vanno verso il margine cortico-
midollare). Se sono molti possono
andare verso il bacinetto e formare
calcoli.
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XANTOMATOSI E GUANINOSI

Xantinosi e guaninosi abbiamo sottilissimi puntine o strisce di cristalli di xantinosi e guaninosi con
consistenza gessosa. Li troviamo a livello dei reni e del fegato e possono essere anche descritti nella milza e
nei linfonodi. La patogenesi è primaria o secondaria.

Nelle alterazioni primarie parliamo di difetti enzimatici data da mutazioni dei geni che codificano per la
produzione della xantina-ossidasi (trasforma le ossipurine in acido urico) a monte possiamo avere accumuli
delle ossipurine e ancora a monte di guanina e adenosina; tutto ciò si ha soprattutto nel bassotto e Cavalier
King charles spaniel.

Nelle alterazioni secondarie si possono avere:

- Lesioni al fegato: si ha minor produzione di enzimi del catabolismo purinico


- Nel dalmata l’uso iatrogeno (indotto da noi) a lungo termine dell’allopurinolo (sostanza che tende a
dissolvere i cristalli di urati) che è un inibitore della xantina-ossidasi predisponendo alla formazione
di cristalli di urati.
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PIGMENTAZIONI PATOLOGICHE

I pigmenti sono sostanze colorate. Che non sono colorate di bianco, rosa o blu; il resto dei colori è un
pigmento.

I pigmenti sono sostanze anche normalmente presenti nell’organismo ad es le melanine. Però ci sono delle
situazioni in cui queste sostanze si depositano e ciò avviene in diverse condizioni. Può essere un accumulo
molto cospicuo in siti corporei dove il pigmento è normalmente presente, oppure l’insorgenza di una
pigmentazione in un sito corporeo dove il pigmento è assente (es melanina nello stomaco).

Le pigmentazioni patologiche si classificano come pigmentazioni esogene o endogene.

PIGMENTAZIONI ESOGENE

Le pigmentazioni esogene sono: pneumoconiosi (antracosi, siderosi, silicosi e asbestosi), intossicazione da


piombo, argirosi, carotenosi…

Pneumoconiosi

Si trovano solo a livello del polmone e sono dovute all’inalazione di polveri e sono malattie occupazionali.
La gravità di queste malattie è legata alle polveri inalate, molte di queste polveri sono inerti e danno solo
pigmentazione, mentre quelle date dall’inalazione di polveri biologicamente attive sono le più gravi. Più è
colorato il polmone meno è grave la pneumoconiosi. Inoltre più piccole sono le polveri più sono pericolose,
se le polveri sono più piccole di 3 micron vanno in profondità fino agli alveoli, mentre se superano i 3
micron vengono arrestate a livello di bronchi e bronchiolo grazie al muco.

- Antracosi:

In alto polmone enfisematoso (polmone chiaro) con punteggiature


pulvirulente di colore nero e ciò è tipico solo dell’antracosi.

In basso immagine di istologia di un polmone destrutturato con


pigmento marrone scuro.

L’antracosi la troviamo nei soggetti che vivono nelle aree urbane, nei
lavoratori nelle miniere e nei cani di fumatori. Sono particelle piccoline
che sono fagocitate dai macrofagi i quali passano nell’interstizio, drenati
dai linfatici e arrivano ai linfonodi che diventano neri.

Ogni pallino sono macrofagi che hanno fagocitato le particelle (carbone).


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Il carbone viene inalato e penetra fino agli


alveoli dove abbiamo i macrofagi che
inglobano le particelle di carbone e vanno nei
setti alveolari dove si depositano.

I bronchioli sono leggermente dilatati.

Nell’antracosi le molecole non sono


biologicamente attive quindi l’alveolo resta
libero, solo a lungo andare si ha dilatazione e
quindi potremmo avere enfisema.

- Siderosi: accumulo di ferro, quindi si ritrova nei soggetti che stanno vicino alle miniere di ferro.
Abbiamo 2 tipi di siderosi cioè la siderosi rossa (polmone che diventa rosso mattone ed è dovuta
all’ematite) e la siderosi nera (dovuta al ferro nero).
- Silicosi: malattia occupazionale dovuta all’inalazione di sali di
silice ed è caratterizzata da una profonda infiammazione del
polmone e formazione di lesioni nodulari del polmone. I sali di
silice sono molto piccoli quindi passano nei sacchi alveolari dove
non possono essere rimosse dal muco.
In corso di silicosi arriva il silicio, arriva il macrofago. Il silicio però
non è inerte come il carbone quindi il macrofago inizia a produrre
fattori fibrogenici. Intanto il macrofago che ha inglobato il sale di
silicio si rompe e arrivano alti macrofagi e iniziano a produrre
citochine (TNF-α, IL-1, leucotriene B4 ed altre citochine) che poi
alla fine agiscono sui fibroblasti.

I fibroblasti sono indotti a proliferare, il


fibroblasto produce fibrille di collagene che si

organizzano e si forma il nodulo silicotico.


Un polmone pieno di noduli silicotici non
funziona più.
Questo non si ferma a livello del polmone
ma va avanti, il linfonodo drena e dentro si
formano gli stessi noduli che abbiamo nei
polmoni, perché sono prodotti radicali che
danno infiammazione anche dopo che il
silicio è inglobato dal macrofago.

Tessuto linfoide sono i pallini blu, la parte centrale a vortice è collagene.


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- Asbestosi: data dall’amianto


che sono aghi.
L'asbestosi è
un’infiammatoria cronica e
una condizione medica
cornica che colpisce il tessuto
parenchimatico dei polmoni
causato dall'inalazione e dalla
ritenzione di fibre di amianto.
Il macrofago tende ad
inglobarli ma viene bucato. Il
macrofago e l’ago stesso
inducono una fibroplasia. Gli
aghi di asbesto sono ricoperti
da materiale proteico e si
formano i corpi dell’asbesto.
Questi aghi di asbesto bucano
i macrofagi, gli alveolociti, il
parenchima polmonare fino
ad arrivare al rivestimento
pleurico dove determinano il
tumore del mesotelio (mesotelioma). Con questo tumore il polmone non sarà più in grado di
effettuare gli atti respiratori, quindi i soggetti colpiti possono sviluppare dispnea grave (mancanza
di respiro) e sono a maggior rischio di alcuni tumori (tra cui il cancro ai polmoni, ma soprattutto il
mesotelioma).
L’asbestosi si riferisce specificamente alla fibrosi interstiziale
(parenchimica) dall'amianto, e non alla fibrosi pleurica o al plaquing.

Con la freccia sono indicati i macrofagi che stanno cercando di avvolgere


questo ago che è il corpo dell’asbesto.

Saturnismo

Intossicazione da piombo. Ha vari sinonimi: plombismo, conica


del pittore (le pitture a tempera prima erano a piombo). Il
piombo interferisce con diversi pigmenti organici producendo
anche i ROS. Sono interessati molti organi tra cui cuore, reni,
intestino. Si forma un orletto gengivale blu (di Burton) che è
tipico di un’intossicazione cronica di piombo, quella acuta ha
sintomatologia nervosa.

Il piombo destabilizza le membrane cellulari producendo ROS, così si altera la capacità reologica dei GR (la
capacità di deformarsi) e possono andare incontro a lisi. Prima di lisarsi si sviluppa un’anemia (quindi un
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contenuto inferiore dei GR o Hb) microcitica e ipocromica. Tipico del piombo è anche la punteggiatura
basofila su alcuni GR.

Argirosi

L’intossicazione da argento da un colore grigiastro della pelle. Le


polveri di argento che si accumulano nella cute e non sono
neanche attaccate dai macrofagi. Può colpire anche il cuore, il
fegato, la milza e i reni.

Carotenosi

Ingiallimento della pelle. I caroteni possono essere rimossi. La carotenosi è data da un’assunzione elevata
con la dieta di carotenoidi. Alcuni dei carotenoidi sono convertiti in retinolo (precursore della Vit. A). Gli
eccessi di carotenoidi sono immagazzinati nei tessuti adiposi compreso il tessuto sottocutaneo e per questo
si ha alterazione del colore della pelle.

I carotenoidi sono una categoria di sostanze complessa. Sono suddivisi in 2 categorie a seconda di come è
conformata la molecola, abbiamo le xantofille (contengono O2), carotenoidi (sono idrocarburi e non
contengono O2).

Le xantofille sono: criptoxantina (arancia e mais), luteina (glutine e mais), cantaxantina (insetti e alghe) e
astaxantina (crostacei) ecc.

I carotenoidi li troviamo nelle piante, alghe…e assorbono la luce del blu ed è un pigmento che protegge la
clorofilla dai raggi UV. Ci sono alcuni carotenoidi (β-carotene, α-carotene, γ-carotene e β-cryptoxantina)
che hanno attività da vit.A cioè una volta entrati nell’organismo sono convertiti in retinolo; e altri
carotenoidi funzionano come antiossidanti.

Nell’occhio abbiamo alcuni carotenoidi come luteina e zeaxantina che sono contenuti nella macula lutea e
questo ci protegge da alcune azioni lesive dei raggi vicino agli ultravioletti. Nel corpo luteo (quindi
nell’ovaio), nelle cellule interstiziali del testicolo e nel fegato nelle cellule di ITO (che intervengono nella
fibrogenesi e stoccano la vit. A).

L’astaxantina è contenuta nei crostacei. I fenicotteri si nutrono di salmoni o piccoli crostacei quindi in
periodi della loro vita manifestano questo colore più o meno intenso in base a quanti ne mangiano.
Purtroppo il contenuto i carotenoidi e xantofille nelle piante dipende da varie cause, es se raccogliamo il
mais dopo un periodo nuvoloso il loro contenuto è minore.

I carotenoidi servono anche per i tratti ornamentali. Es il merlo maschio ha un colore del becco acceso, ma
anche le pulcinelle d’acqua. Sono anche indicatori di salute. Questo è dicromiso sessuale perchè sono
vitamine e rientrano in un metabolismo che dipende dagli ormoni.

La capacità pigmentante di un carotene è correlata alla sua conversione in Vit. A. Se non nè ho bisogno
viene depositato, se mi serve no e così perde il colore pigmentante perché viene convertito velocemente in
Vit. A. La capacità fa assorbire/eliminare i precursori della Vit. A dipende dalle specie. Gli animali a grasso
bianco hanno una buona capacità di trasformare il carotene in Vit. A (sono il suino, pecora e capra e la
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holstein). Poi abbiamo gli animali a grasso giallo che sono il pollo, cavallo, mucca. Qualche volta possiamo
avere un colore giallo del fegato e si ha quando abbiamo cattiva conversione del betacarotene in Vit. A.

Bioflavonoidi

Da latino flavus vuol dire giallo, ma in realtà si trovano in molti frutti non gialli. Sono i precursori della Vit. P
(citrina). La loro classificazione è molto complessa e si dividono in flavonoidi, isoflavonoidi, neoflavonoidi e
bioflavonoidi. La quercitina fa parte dei flavonoidi, è presente nei cereali e da una pigmentazione nerastra
in soggetti che vengono alimentati con alte dosi di concentrati.

Il pigmento viene dall’alto quindi si


deposita sulle cellule che vengono
imbibite da colore nero. quindi è
una pigmentazione esogena.

Altri pigmenti esogeni:

➢ Ghiande: danno una colorazione scura e intossicazione a livello della corticale renale. Va sospettata
se nell’anamnesi abbiamo un eccesso di assunzione di ghiande. Abbiamo pigmentazione bruna a
livello del colon, milza, fegato, rene, linfonodi e ovviamente a lungo andare non è solo la
colorazione ma anche l’azione tossica.
➢ Fave secche: danno pigmentazione brunastra dei linfonodi meseraici. Queste fave sono
somministrate come integratori.
➢ Swansonia: ha azione inibitrice nei confronti della mannosidasi e quindi simulava la lipid-storage
desease quindi mi dà un’intossicazione (cavalli e bovini). Mi da anche un lipo-pigmento giallo che si
accumula nei neuroni e nei macrofagi.
➢ Phalaris abbiamo un pigmento giallo-brunastro nei
neuroni.

➢ Tetracicline: sono antibiotici e se esposte alla luce sono fluorescenti. Si accumulano nei denti e
nelle ossa ed è importante non darle nell’età di accrescimento dentale ed evitare l’esposizione al
sole durante il trattamento.
➢ Ferro: può anche essere iniettato. Il ferrodestrano è iniettato nei suinetti e nel punto di inoculo può
svilupparsi una colorazione rossastra.
➢ Tatuaggio: è un pigmento esogeno nero (solitamente) fatto sottopelle che può rimanere nella
pelle, ma anche nei linfonodi, i macrofagi dermali fagocitano il pigmento dove rimane per il resto
della vita. Solitamente il pigmento non è biologicamente attivo così non si ha risposta immunitaria.

PIGMENTAZIONI ENDOGENE

Si hanno quando il pigmento va in sedi non proprie o quando la quantità è eccessiva.


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- Melanina: Melanosi e ocronosi


- Lipofuscina: Lipofuscinosi
- Emoglobina: Emosiderosi, Ematoidina, Ematina, Ittero e porfirosi

Melanina: è contenuta nella pelle, peli, occhi, leptomeningi (non per tutte le specie perché le leptomeningi
sono il rivestimento del cervello) e in alcune razze di bovini e cani nella mucosa
buccale e la lingua. Il colore che conferisce la melanina ai tessuti varia dal giallo-
brunastro al nero.

I melanociti sono le cellule che contengono e producono il pigmento. Il precursore è il


melanoblasto che deriva dalla cresta neuroectodermica e si localizzano nelle sedi
definitive che sono nella pelle lo strato basale. Ogni melanocita abbracci un certo
numero di cheratinociti.
Nei melanociti la melanina è prodotta nei melanosomi che sono di 0,5 micron di
diametro. I melanociti trasferiscono, con un meccanismo particolare, i loro granuli ai
cheratinociti ed ecco che si ha pigmentazione.

Il melanofago è il macrofago che accumula la melanina e la stocca. Il problema è riconoscere se sono


melanofagi che lo hanno fagocitato o melanociti che lo producono (da cui derivano i tumori). I melanociti
hanno delle ossidasi (che il melanofago non ha) che agiscono su un pigmento precursore che è un polimero
fenolico come: L-fenilalanina, L-tirosina, e L-DOPA che sono tutti precursori del pigmento melaninico.

La tirosinasi è un’ossidasi che, anche con l’esposizione ai raggi UV, si ha


l’ossidazione della tirosina con la produzione della DOPA (Dihydroxy-phenyl-
analine) che è un precursore del pigmento melaninico. Poi vengono prodotti i
DOPA-chinoni e infine la melanina. La tirosina diventa melanina lentamente,
mentre il passaggio da DOPA a melanina è veloce e questo è alla base della
reazione di Bloch.

La tirosinasi catalizza l’ossidazione della DOPA con i prodotti intermedi che sono i
DOPA-chinoni che reagiscono tra loro a formare la melanina.

I melanociti (cellule che contengono melanosomi) sono cellule in grado di produrre


la melanina e quindi contengono sempre la tirosinasi, ma non è detto che
contengano melanina. In alcuni tumori possiamo avere o la proliferazione di cellule che producono
melanina quindi abbiamo il melanoma. Ma ogni tanto partono tumori dai melanociti che non hanno
melanina quindi che non hanno colore, a questo punto uso la reazione di Bloch che mi evidenzia i
melanociti che contengono la tirosinasi e che sono responsabili di melanomi amelanotici.

Reazione di Bloch: incubiamo il tessuto con una soluzione che contiene DOPA. Se l’enzima è presente nelle
cellule, si ha lo scurimento delle cellule che contengono la tirosinasi. I melanofagi risultano sempre negativi
perché non contengono la tirosinasi.

La distribuzione alterata della melanina mi dà le melanosi che possono essere


congenite o acquisite (infiammatorie, ormonali e le neoplastiche).

Melanosi patologiche:

- Melanosi maculosa: aree di pigmentazione nerastra da pochi millimetri a 0,5


cm. È un’alterazione congenita data dall’eccesso dell’attività melanogenetica
dove normalmente i melanociti non ci sono. Si ha nel polmone, fegato e
meningi nelle vacche; nel fegato nelle pecore; nel suino anche nel tessuto
mammario.
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- Melanoma: dobbiamo distinguere il melanoma


(neoplasia maligna) e i melanocitomi (neoplasia
benigna). Può insorgere nella pelle, cavità orale e
nella zona subungueale. In base alla localizzazione
hanno una diversa malignità oi peggiori sono quelli
del cavo orale che sono anche i più frequenti.

- Acanthosis nigra: tipica del bassotto. Questi soggetti sviluppano un pattern dermatitico a livello
delle ascelle dell’inguine dove ho iperpigmentazione. Istologicamente l’epidermide del cane è fatta
da 2-3 strati ma con questa patologia aumentano fino a 20 quindi diventa iperplastica dato che i
melanociti sono localizzati nella zona basale e così si ha iperpigmentazione dato che aumentano gli
strati e quella zona diventa completamente nera.

- Melanodermia: termine generico che indica che


nella cute si ha aumento del pigmento
melaninico. Abbiamo diverse condizioni come le
lentiggini (lentigo) nei gatti rossi, poi abbiamo i
nevi o l’abbronzatura. La melanodermia si ha nei
soggetti che soffrono di malattie croniche (es
allergie) l’epidermide diventa iperplastica. Se i
melanociti sono all’interno dello strato basale il

quale si moltiplica, i melanociti che riversavano il Spaccato di pelle con lentiggini


loro contenuto di melanina nei cheratinociti, i
quali poi vanno negli strati superiori e abbiamo una pigmentazione scura.

Melanosi ormonali: in tutte le malattie ormonali ho iperpigmentazione con pelle sottile. Animali alopecici
con pelle scura. Le cause sono l’iperadenocorticismo (può essere spontaneo per iperplasia della corticale
della surrenale o se somministriamo i cortisonici che simulano ipertrofia della surrenalica) o
l’iperestrogenismo.

Vedere una pelle iperpigmentata con una storia di malattie allergiche ci fa pensare ad
un’iperpigmentazione cronica, se siamo di fronte ad altre razze dove l’animale perde il pelo e la pelle
diventa scura pensiamo a qualcosa di ormonale.

Pseudomelanina: patologia complessa e piuttosto rara dovuta ai prodotti di


ossidazione fenolica prodotti durante il metabolismo delle melanine, più
lipofuscine, la troviamo nel bovino e in una razza particolare di pecore ed è
una pigmentazione nera del rene. Il rene può anche essere sede di
pigmentazioni esogene quindi sono tutte patologie da riconoscere.
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Ocronosi: malattia rara sia nell’uomo che negli animali. Tende al color grigiastro ardesia. Lo vediamo a
livello oculare, anche a livello del margine dell’orecchio. Lo notiamo all’esame necroscopico perchè si
accumula nella parete delle arterie, cartilagine e tendini. Dal punto di vista della patogenesi abbiamo a che
fare con un prodotto intermedio del catabolismo della fenil-alanina e tirosina (prodotti da cui deriva la
melanina). Ed è l’incapacità di metabolizzare questo acido omogentisinico (che deriva da fenil-alanina e
tirosina) viene ossidato ed utilizzato come acido nel ciclo dell’acido citrico. Se noi abbiamo una
carenza/assenza di questo enzima (omogentisina-ossidasi), abbiamo un aumento di questa sostanza che si
accumula nei tessuti. Nell’urina vediamo questi coloriti marroncini perché l’ escrezione di acido
omogentistico a contatto con l'aria o all'interno dei tessuti viene ossidata per formare pigmenti scuri →
alcaptonuria.

Lipofuscinosi: sono pigmenti lipidici che possono essere di natura:

- esogena (lipocroni) che hanno caratteristica di componente lipidica. Sono ad es i carotenoidi


esogeni nelle piante
- endogena (lipofuscine) che hanno colore giallo-matrone (anche le melanine hanno tante tonalità),
sono pigmenti intracellulari che derivano dall’ossidazione dei lipidi.

Le lipofuscine le troviamo sia fisiologicamente nell’ovaio, nei macrofagi, nello stroma e nei miociti. Se
escludiamo questi organi derivano dall’ossidazione e polimerizzazione dei lipidi insaturi (danno ossidativo)
quindi sono una conseguenza della carenza dei fattori antiossidanti.

Il pigmento è giallo-brunastro. Le lipofuscine sono autofluorescenti cioè che è fluorescente sotto un


microscopio a fluorescenza. Anche i GR sono autofluorescenti. Di solito le lipofuscine formano dei prodotti
complessi che poi si legano con proteine citoplasmatiche (quindi se faccio le colorazioni per i lipidi che sono
Sudan, oil-red-O in sezioni in paraffina) io le vedo; se invece erano solo lipidi dei trigliceridi non li avrei visti
perché vengono portati via con la processazione (per vederli devo fare i congelati). Ma in questo caso i lipidi
perossidati si legano a proteine citoplasmatiche così vengono trattenuti e li vedo. Inoltre la fucsina mi
evidenzia le lipofuscine. La fuscina è usata nella colorazione dello Ziehl-Nilsen.

Infine i lipidi perossidati si possono legare anche al Fe e così avremo le liposiderine (invece che lipofuscine)
che si colorano con i coloranti visti prima più quelli per il ferro.

Muscolo con lipofuscine

La lipofuscinosi l’abbiamo vista parlando delle distrofie tipo l’atrofia bruna del cuore è una patologia da
senilità o da soggetti con malattie croniche e cachettiche; ed è legata all’atrofia più accumulo di lipofuscine
(pigmenti da usura perché dati da iperperossidazione delle membrane cellulari).

Tra le lipofuscinosi primarie:

- malattia di Batten: che si ritrova nel Setter inglese ed è


una malattia genetica perché le lisosomal storage

Lisosomi con accumulo di materiale elettron-denso


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desease sono malattie genetiche dove mancano alcune idrolasi ognuna delle quali agisce su un
particolare substrato. Sono stati ora identificati 8 geni che causano diversi tipi di malattia di Batten
nei bambini o negli adulti, altri devono ancora essere identificati. Due di questi geni codificano gli
enzimi. La funzione della maggior parte di questi geni è ancora sconosciuta. È chiamata anche
l’idiozia amaurotica quindi dà cecità notturna.
- Malattia di Kufs: che si ritrova nel Danese. Manca la palmitoil-tio-esterasi che rimuove gli acidi
grassi a catena lunga da altre proteine così che da un substrato complesso lipoproteico siano
liberati e usati a scopo energetico.

Le lipofuscinosi secondarie le troviamo:

- Malattia del grasso giallo e Degenerazione epatica lipidca del salmone atlantico: carenza di Vit. EE
(antiossidante) e aumento dell'acido grasso insaturo (maiale, cavallo, coniglio, visone e gatti) il
pigmento si accumula nei macrofagi e nella seconda nel fegato.
- Necrosi parenchimali: quando abbiamo la fascioliasi, faciola crea i suoi percorsi nel fegato lasciando
tragitti emorragici. Quindi in questo caso si ha la morte delle cellule con liberazione di lipofuscine;
inoltre con il sangue si ha il Fe così si ha accumulo di liposiderine nei tessuti necrotici.

Poi abbiamo la sostanza ceroide quindi dobbiamo capire la differenza tra i 2 pigmenti perchè sono uguali
ma è la patogenesi che cambia. Sono sempre lipidi polimerizzati, ossidati, insolubili nei solventi, che
possiamo trovare nei tessuti. Parliamo di lipofuscina quando parliamo di autofagocitosi (lipoperossidazione
delle membrane della cellula vecchia) invece la ceroide viene fagocitata dai macrofagi, quindi è un modo
diverso per indicare lo stesso pigmento. Quindi ceroide = lipofuscine fagocitate dai macrofagi

Fegato con macrofagi che


hanno fagocitato lipofuscine
probabilmente da epatociti
invecchiati che sono morti e
così si ha lipogranuloma dovuto
a un focolaio necrotico.

Nei soggetti anziani possiamo trovare lipofuscine nel fegato. Dai 10 anni in poi la possiamo trovare.

Emosiderosi: l’Hb trasporta il


gruppo EME con il Fe nei GR,
quindi è responsabile del
trasporto dell’O2.
Nell’emosiderosi l’Hb va
incontro a suo catabolismo
(emocateresi) il quale avviene
a livello della milza. Durante
questo processo abbiamo il
rilascio del ferro e della parte
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proteica che vengono riutilizzati dall’organismo. Tutto ciò che rimane è l’anello porfirinico che è quello che
viene ridotto a bilirubina.

Il Fe viene assorbito nell’intestino, nell’enterocita è


legato all’apoferritina ed è stoccato come ferritina. Le
ferroproteine (canali) permettono l’entrata nel sangue.
Nel sangue il Fe è veicolato nel sangue dalla
transferrina (Fe + apotransferrina) che consente al Fe
di circolare e lo porta a livello osseo (emopoiesi) dove il
Fe è captato dai macrofagi che lo cedono per la sintesi
dei GR. Tutto il Fe in eccesso viene stoccato nei
macrofagi come ferritina che poi deve essere ossidata
in emosiderina (prodotto che vediamo
microscopicamente come pigmento nei macrofagi).

La ferritina contiene ferro ma non siamo in grado di vederlo al microscopio ottico, quindi ci riferiamo
all’emosiderina che è aggregato di ferritina all’interno dei macrofagi (detti siderosomi).

Quando parliamo di emosiderosi dobbiamo pensare all’emosiderina (pigmento visibile).

Come definiamo morfologicamente? Pigmento che ha un colore variabile dal giallo al dorato al marrone. È
un pigmento insolubile in acqua.

La colorazione che si usa è quella di Perls che si basa sul Blu di Prussia (che è il ferrocianuro di potassio +
HCl). I processi patologici sono caratterizzati da accumulo di emosiderina. Possiamo avere:

- un deposito eccessivo negli organi emocateretici dove è normale che sono distrutti i GR. In questo
caso arrivano tani GR che devono essere distrutti nella milza la quale si ingrossa.
- Oppure il pigmento appare in un tessuto che non lo contiene perché non è emocateretico. Ma
basta pensare ad un ematoma dove il Fe si deposita nel tessuto dopo la morte dei GR.

Poi consideriamo le emosiderosi in base alla distribuzione come localizzati o sistemici.

Gli eventi localizzati sono ad es alla periferia di un tessuto con


emorragia o dove ristagna il sangue. Se ristagna il sangue oltre
l’emivita del GR esso va incontro a morte così arrivano i
macrofagi. Nella foto vediamo spazzi delimitati da endotelio dove
abbiamo ristagno di GR, ma sono già arrivati i macrofagi
(siderofagi) che hanno inglobato i GR e li hanno distrutti
prelevando il ferro il quale era tanto così accumulato come
ferritina e poi come emosiderina.
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Poi abbiamo le sistemiche che sono date dai processi di iperemolisi (distruzione dei GR in circolo es dato da
un morso di vipera) oppure per emorragie interne profuse. Una delle forme sistemiche conosciuta
nell’uomo è l’emocromatosi che è un difetto dell’assorbimento del ferro, i soggetti che ne soffrono hanno
una capacità di assorbire ferro elevata ma ciò mi da danni perchè il ferro si accumula nelle cellule
macrofagiche e nelle cellule di Kupfer del fegato e quindi con il tempo si va incontro ad insufficienza
epatica. Questi soggetti si devono sottoporre a dei salassi.

Nei nostri animali conosciamo emosiderosi localizzate legate a malattie a cui è associata emolisi. Le
malattie sono:

- Anemia equina infettiva


- Piroplasmosi e anaplasmosi
- Veleno di vipera (le lecitinasi ledono le membrane dei GR)
- Anemie emolitiche autoimmuni (da autoanticorpi)
- Carenza di rame e cobalto nei bovini mi da eventi ossidativi delle membrane cellulari tra cui quelle
dei GR e ciò mi da emosiderosi sistemica.

I prodotti di derivazione dell’emoglobina mi da pigmenti diversi. Se siamo sottoposti a un trauma con


rottura dei vasi abbiamo emorragie interne con formazione di un livido. Abbiamo la distruzione
dell’emoglobina che produce pigmenti diversi. L’Hb viene rilasciata nel tessuto, va incontro a fenomeni di
riduzione e diviene blu. Poi si forma l’ematoidina che è gialla. Prima abbiamo una fase di transizione tra le
due dove coesistono e abbiamo il colore verde.

Il pigmento giallo è l’unico che riconosciamo bene e sono dei


piccoli cristalli di ematoidina. L’ematoidina sembra molto simile
alla bilirubina ma si forma dall’Hb ossidata quando abbiamo una
ridotta tensione di ossigeno (la tensione di ossigeno nei tessuti
connettivali determina la metaplasia ossea).

L’ematina (pigmento endogeno) è di colore nero e si forma dal catabolismo


dell’Hb in ambiente acido. In foto vediamo ulcere gastriche dove il colore
nero è l’ematina (nello stomaco si ha la produzione di HCl).

La metaemoglobina è un tipo particolare di Hb che è inutile per trasportare ossigeno e consegnarlo ai


tessuti. La metaemoglobina è un prodotto di trasformazione dell'emoglobina normale (ossiemoglobina) ed
è prodotta dall'ossidazione del ferro ferroso contenuto nella parte eme dell'emoglobina al ferro ferrico
(Fe3+) che, in unione con l'acqua, è chimicamente inutile per la respirazione. La metaemoglobina ha un color
cioccolata.

Pigmento formolico è quello che si forma quando mettiamo un organo


ricco di sangue es la milza in formalina ma non in quantità di formalina
adeguata (la quantità giusta è una parte di organo e 10 di formalina)
quindi si hanno delle alterazioni. Poi vicino alle ulcere gastriche troviamo
il pigmento formolico dato che sono ricche di sangue. È di colore nero.
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Ittero

Schema a sx: nello spazio portale in


rosso abbiamo l’arteria epatica, in
viola la vena porta (la vena è più
grande dell’arteria perché ha la parete
distesa), poi in giallo i vasi linfatici ed
infine abbiamo il dotto biliare. A un
certo punto una volta che lasciano
l’interfaccia dello spazio portale si
mescolano (sangue arterioso e
venoso) e vengono convogliati alla
vena centro-lobulare (o venula epatica
terminale) che si raccoglie poi nelle
sovra-epatiche e poi scaricano nella vena cava.

Dallo schemino vediamo anche come gli epatociti periferici ricevano un sangue più ossigenato rispetto a
quelli centrali.

Tra gli epatociti si formano degli spazi virtuali che poi formano canalicoli dotati di epitelio (canali di Hering)
fino poi ad arrivare ai dotti biliari.

Nello schema a dx vediamo le filiere di epatociti. Nell’angolo in basso a sx vediamo la triade (vena, arteria e
dotto).

Il 1° prodotto del catabolismo: si apre l’anello tetra-pirrolico e si libera il Fe e


rimane la struttura aperta che tramite la biliverdina-reduttasi si ha la
formazione della bilirubina.

Nel catabolismo della bilirubina si ha il circolo


entero-portale, quindi abbiamo dal piccolo
intestino andiamo al fegato con la V. Porta, con il
sangue andiamo al fegato e all’intestino. Poi il
filtro del sangue è il rene.

Abbiamo detto che la milza è l’organo


emocateretico quindi è dove sono distrutti i GR. Si
apre l’anello tetrapirrolico dell’Hb e si forma
prima la biliverdina e poi la bilirubina. La
bilirubina è tossica perchè se va al cervello porta
al coma, quindi è subito veicolata dall’albumina
(bilirubina libera) al fegato. Dalla ligandina è
portata nell’epatocita, staccata dall’albumina e
legata a 2 molecole di acido glucuronico
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(glucuronazione bilirubina) così nell’epatocita abbiamo la bilirubina coniugata e poi la bile è riversata nei
canalicoli tra gli epatociti che all’inizio sono virtuali, poi si rivestono di cellule epiteliali così abbiamo i
duttuli, i dotti biliari che poi si riversano nel coledoco e finalmente arriva nel piccolo intestino. Poi questa
bilirubina coniugata nel piccolo intestino grazie alle proteasi batteriche viene trasformata: il 90% viene
eliminata con le feci (stercobilinogeno), il 10% viene riassorbita (una parte viene riciclata e una parte va al
rene dove una parte è escreta con le urine come urobilinogeno).

Gli organi importanti quando parliamo dell’ittero sono importanti il fegato, reni ed intestino.

La formazione dei pigmenti biliari segue diversi step che sono gli step pre-epatici o extra-epatici (quello che
avviene prima che la bilirubina arrivi nel fegato e questo step ha una genesi reticolo endoteliale) e poi
abbiamo il passaggio intra-epatico (la bilirubina coniugata con 2 molecole di acido glucuronico e ciò è fatto
solo dall’epatocita) infine il post-epatico o meta-epatico (riguarda il rilascio della bilirubina nel sistema
biliare e il rilascio nell’intestino con la bile).

L’ittero è una condizione patologica, ma anche in condizioni fisiologiche abbiamo una piccola quantità di
bile nel sangue perché è tossica e se è troppa andiamo sulla patologia. La quantità di bilirubina nel sangue
dipende anche dalle specie. Nel cavallo il passaggio della bilirubina nell’epatocita è un po' inferiore quindi il
cavallo ha valori di bilirubina un po' più elevati rispetto alle altre specie. Quando la quantità di bilirubina
aumenta nel circolo ematico allora abbiamo iperbilirunemia, la quale mi determina l’ittero. L’ittero è una
pigmentazione gialla di alcuni tessuti perchè la bilirubina è portata in circolo dove si deposita nei tessuti
dando colore giallo. I tessuti che si colorano di più sono la pelle, arterie (quelle che si colorano di più), sclera
e anche i tessuti necrotici. Il sub-ittero da una colorazione leggermente gialla, sempre negli stessi tessuti
sopra elencati.

La bilirubina si deposita in questi tessuti perché ha affinità per le fibre elastiche. Il SNC non contiene fibre
elastiche e quindi non si colora mai di giallo quindi non si deposita ma se supera la BEE si ha un coma
bilemico. Parleremo di ittero nucleare che non è con il colore giallo, ma è la bile che arriva a determinare
lesioni al SNC.

Con il test di van den berg differenziamo la bilirubina non coniugata o coniugata, quindi capiamo il tipo di
ittero. Prepariamo la soluzione fatta di acido solforico, nitrito sodico e HCl. Se la bilirubina è coniugata si ha
una reazione immediata e la soluzione preparata si colora di viola quindi il test per la bilirubina è diretto. Il
termine coniugata/non coniugato è riferito alla bilirubina. Il termine diretto/indiretto è riferito a ciò che
avviene con la prova. Se invece per far diventare la reazione viola dobbiamo aggiungere alcool vuol dire che
in quel sangue non abbiamo una bilirubina coniugata e simuliamo la coniugazione aggiungendo l’alcool.

L’ittero si classifica in 3 tipi. Abbiamo un ittero pre-epatico emolitico, l’ittero epatocellulare o epatotossico
e meta-epatico (da stasi, da ostruzione, da ritenzione)

- L’ittero emolitico: le cause sono tutte quelle che determinano emolisi.


Possono essere virus (es nell’anemia infettiva mi da emolisi), tutti i
parassiti endoglobulari (plasmodi, anaplasma), i tossici (ricina,
saponina, veleno di serpente, nitrobenzene, clorato Na e K), i fenomeni
di tipo immuno-mediato (hanno a che fare con anticorpi che si legano a
recettori sui GR che poi viene distrutto e un esempio è l’isoeritrolisi
neonatale dei suinetti) ed infine le emorragie cavitarie massive.
Con la prova di Van der Berg vedo che il soggetto ha molta bilirubina
non coniugata nel sangue, poi vado a vedere le feci perché l’epatocita
coniuga tanta bilirubina che vanno all’intestino e le feci sono nere (feci
ipercoliche) durante l’ittero emolitico. Le feci sono ricche di
stercobilinogeno che poi a contatto con l’aria si ossida e diventa stercobilina (che è colorata). Lo
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stesso discorso vale per l’urobilinogeno.


- L’ittero epato-tossico: è qualcosa che avviene a livello del fegato e va ad inficiare il meccanismo di
glucurono-coniugazione. Le patologie possono essere di diverso tipo,
qualsiasi agente lesivo (anche una degenerazione importante) mi provoca
ittero perché mi danno il danno all’epatocita. Quindi le cause sono lesioni
epatiche diffuse: infiammazione, necrosi, degenerazioni, lesioni
congenite (pecora Corriedale).
Dal punto di vista della patogenesi possiamo dire che abbiamo
un’insufficiente coniugazione con l’acido glucuronico quindi abbiamo
iperbilirunminemia indiretta perché la bilirubina che arriva con l’albumina
trova solo alcuni epatociti funzionanti perché altri sono necrotici. Gli
epatociti funzionanti sono responsabili di un ritorno all’indietro, negli
spazzi di Disse, della bilirubina coniugata, quindi nel sangue le trovo
entrambe.
Andando a vedere i valori abbiamo che con la prova di van der berg troviamo entrambi i tipi di
bilirubina, le feci sono ipocoliche (perché abbiamo meno bilirubina coniugata, quindi le feci sono
poco colorate) e lo stesso per l’urobilinogeno che risulta leggermente aumentato o nei limiti della
normalità.
- Ittero meta-epatico: causato da ostacoli al flusso
della bile. Anche gli organi assumono colore giallo-
verdastri proprio della bile. Le cause sono le
parassitosi (soprattutto nei maiali possiamo avere
infezioni di ascaridi con numero elevato che
dall’intestino risalgono il coledoco quindi siamo
davanti ad un ittero ostruttivo) oppure cisti idatidee
(che si formano nel fegato perché comprimono il
fegato) e poi compressioni (da qualsiasi altra cosa
come granulomi, tumori, ascessi, le cicatrici,
l’aumento dei linfonodi portali), i calcoli biliari, cirrosi e la colangite
(infiammazione dei dotti biliari).
Nel sangue andiamo a vedere la bilirubina diretta quindi con il test do van der berg si ha subito il
colore viola, addirittura non solo la bilirubina ma anche la bile che è arricchita di Sali che andando
in circolo mi danno colemia. Lo stercobilinogeno non c’è perché la bilirubina non va all’intestino
dato che c’è ostruzione dei dotti, quindi sono le feci acoliche. Ed infine non avremo urobilinogeno
perchè se la bilirubina non arriva manca quel 10% che
va nelle urine.

Fegato, epatociti aumentato di volume perchè non si


vedono più i sinusoidi. Nel citoplasma vediamo del
pigmento dato da un ristagno di bilirubina.

Trombi biliari: casts giallo-brunastri che evidenziano i


capillari biliari che di solito non sono visibili tramite

microscopia ottica (ittero ostruttivo)

Nefrosi colemica: è un’alterazione della funzionalità dei reni data


dall’accumulo di pigmenti biliari nelle cellule epiteliali renali che mi da
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il colore giallo dell’organo ma anche la formazione di calcoli di bilirubina e si può avere accumulo di ittero.

Nel cervello non vediamo il colore giallo ma abbiamo l’ittero neonatorum che è un ittero parafisiologico. La
parte più colpita sono i nuclei dei gangli basali (ittero nucleare) e a livello di particolari aree del SNC.

È una sorta di ittero pre-epatico e epatico perchè quando il bimbo nasce trasforma l’emoglobina da fetale
ad adulta così abbiamo alterazioni nella produzione di emoglobina così c’è più richiesta del fegato di fare
una clearance della bilirubina, ma il fegato di un neonato rispetto ad un adulto è meno efficiente così
abbiamo un periodo critico di 10-15 gg per ripristinare il tutto.

Porfirie: sono un gruppo di disordini genetici che hanno a che fare con il processo che porta alla formazione
dell’EME. La problematica è l’accumulo di alcuni dei precursori dell’EME che diventano sostanze
fotosensibilizzanti. Il difetto genetico è parziale perché senza EME non si vive.

Meccanismo di formazione dell’EME. La parte cerchiata è tutto ciò che avviene nei mitocondri, fuori nel
citoplasma. Si inizia nel mitocondrio dove abbiamo la sintesi, poi abbiamo 8 passaggi dove ciascun prodotto
prevede l’intervento di un enzima (in verde) e per ogni difetto di ciascun enzima abbiamo diverse malattie.
Si parte da 2 prodotti che sono precursori dell’EME. La prima è un amminoacido, la glicina, che so lega con il
succinil-CoA (intermedio del ciclo di krebs) e tramite il δ-amminico-levulinico (ALA-sintetasi) si ha la
condensazione di glicina e succinil-CoA in ALA (acido ammino levulinico). Il delta-amminico-levulinico è
importante perché è soggetto a regolazione a feed-back. Il fattore limitante nella via degli eritroblasti è il
Fe, per le altre vie è l’EME. Quindi se abbiamo un calo del Fe o dell’EME viene attivato il delta-amminico-
levulinico. Se invece aumenta l’EME vengono deregolati e si produce meno precursore dell’EME.

Poi 2 molecole di ALA tramite un’ALA-deidratasi o porfobilinogeno-sintetasi perché si inizia a formare il 1°


anello pirrolico che prende il nome di porfobilinogeno (e qui vediamo che per carenza di questa potrebbe
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esserci una porfiria). Poi abbiamo una trasformazione perché vengono messi insieme 4 anelli pirrolici e
questo è un intermedio perché l’anello è ancora aperto e prende il nome di idrometilbilane. La
condensazione avviene tramite deaminazione (eliminazione di -NH). Poi l’urobilinogeno-3 sintetasi mi porta
alla produzione di urobilinogeno-3 e la carenza di questo enzima mi porta alla porfiria congenita
eritropoietica. Non si ha mai una mancanza totale degli enzimi, ma è una carenza. Quando mancano gli
enzimi si ha la produzione di isomeri che sono prodotti intermedi fotosensibilizzanti.

Comunque infine tramite una decarbossilazione, due ossidazioni si arriva alla protoporfirina di tipo 9 che è
il vero precursore dell’EME. Poi per incorporare il Fe la ferro-chelatasi che è un EME-sintetasi (qui
parleremo della protoporfiria eritropoietica).

Le porfiriasi sono malattie genetiche che mi danno una riduzione dell’attività di uno degli enzimi coinvolti
nella sintesi dell’EME. i sintomi delle diverse porfirie dipendono dall’enzima, dalla gravità della deficienza,
se il meccanismo interessa prevalentemente la linea eritrocitaria o altre cellule. Il problema principale è
l’accumulo dei precursori dell’EME che mi determinano le alterazioni dato che si accumulano in tessuti
diversi da quelli in cui si trovano per espletare il metabolismo normale per portare alla formazione
dell’EME.

I sintomi sono neurologici o legati alla fotosensibilità della pelle. I problemi neurologici sono legati alle
prime fasi della produzione dell’EME, cioè quando si ha la produzione di ALA perché se abbiamo un
aumento dell’ALA e un aumento dell’ALA va a livello del SNC. Questi dipendono dalla derepressione
dell’ALA-sintetasi. Il trattamento in umana è quello di somministrare l’EME così si ferma la derepressione e
riinizia a trascrivere.

I problemi legati alla fotosensibilità della pelle sono dati dai prodotti intermedi hanno la capacità di
assorbire la luce e quindi se i prodotti finiscono nella pelle e l’apparato tegumentario è esposto al sole si ha
le malattie.

Dal punto di vista della patofisiologia abbiamo forme dove abbiamo accumulo dei precursori dell’EME nel
fegato (forma epatica) o nel midollo osseo e sangue (forma eritropoietica).

La porfiria deriva dal greco e significa colore porpora dato alle feci e urine quando sono esposte alla luce.
Ma anche i denti, le ossa e la pelle che subisce danni da fotosensibilizzazione.

Le porfirie sono ereditarie però si hanno anche forme acquisite. Nelle acquisite la causa è l’intossicazione
da piombo o da esaclorobenzene. L’intossicazione da piombo interviene nelle prime fasi del metabolismo
mi dà la forma neurologica perché da inibizione su degli enzimi e così si ha aumento dell’ALA.

Le porfirie ereditarie che tratteremo sono:

- Porfiria eritropoietica: descritta nell’uomo ma con lo stesso gene recessivo anche nel bovino, come
forma dominante nel gatto e nel maiale. La problematica è la
carenza dell’uroporfirinogeno-3-cosintetasi e ciò fa si che vengono
prodotte porfirine di tipo 1 negli eritroblasti. Poi la porfirina di tipo 1
esposta alla luce mi dà la colorazione. I segni clinici sono l’anemia
emolitica (perché questi eritroblasti hanno un difetto nella
formazione dell’EME e quindi hanno una vita più breve), poi abbiamo
si ha la dermatite da fotosensibilizzazione (perché le porfirine 1 in
circolo vanno ai distretti periferici e poi con l’esposizione alla luce si
la dermatite da fotosensibilità. La dermatite da fotosensibilità sono
gli eritemi che si hanno solo perchè siamo alla luce dato che abbiamo
il fotosensibilizzante nella pelle), poi si accumulano nelle ossa e nei
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denti che danno una colorazione porpora. Inoltre questi denti/ossa alla luce UV risultano
fluorescenti.
Questa malattia si evidenzia con la lampada di Wood.
- Protoporfiria eritropoietica: la troviamo nell’uomo (dominante) e nel bovino (recessiva). Abbiamo
diminuzione dell’EME-sintetasi che è l’enzima che catalizza l’unione del Fe nell’anello porfirinico,
quindi se manca abbiamo l’aumento delle protoporfirine-3 nel plasma. Questo lo fa negli eritrociti e
nelle feci. In questi casi abbiamo anemia emolitica assente perchè le prime fasi ci sono e quindi il
danno al GR è inferiore, ma abbiamo sempre accumulo delle porfirine nell’osso e nei denti e in più
abbiamo le dermatiti se vengono esposte al sole.
- Porfiria epatica: dove abbiamo aumento dell’ALA-sintetasi con aumento di ALA e di tutti i
porfobilinogeni che seguono. I sintomi sono aspecifici perché non si ha anemia,
fotosensibilizzazione e accumulo in ossa e denti. Si dosano i porfobilinogeni nel sangue per
diagnosticarla.

FOTOSENSIBILIZZAZIONE

È una reazione alla luce, ed è mediata da molecole che sono in grado di assorbire alcune onde luminose. Da
questo si scatena un processo responsabile della lesione con produzione di energia.

Alcune caratteristiche è che è un qualcosa che si vede sulla pelle. Nella pelle lo vediamo nelle zone più
esposte, dove il pelo/lana sono più radi (es la faccia), dove il pigmento è meno prominente (soggetti
bianchi). Queste zone diventano iperattive al sole perché contengono l’agente fotodinamico. Ci sono delle
molecole nella pelle che vengono energizzate dalla luce e assorbendo l’energia la trasformano ad es in
termica e si hanno lesioni simile alle ustioni.

Le molecole che assorbono la luce iniziano a produrre ROS, si creano alterazioni di membrana e così
abbiamo lesioni anche nelle molecole adiacenti e infine si ha una lesione visibile.

Le reazioni di sensibilizzazione si hanno sia in sistemi di laboratorio che nei tessuti. Se noi abbiamo il
fotosensibilizzatore da solo non si ha effetto, però se abbiamo l’esposizione alla luce si hanno le
modificazioni biologiche.

Classificazione delle problematiche legate alla fotosensibilizzazione:

- Fotosensibilizzazione primaria o di tipo 1: avviene quando l’agente fotodinamico è direttamente


assorbito dall’organismo perché penetra attraverso la pelle o perché viene ingerito per via
alimentare. Quindi ingeriamo l’agente fotosensibilizzanti, poi va nel circolo linfatico, poi ematico e
infine viene distribuito alla pelle.
Quali sono i segni? Andiamo a vedere i vari apparati. Non abbiamo anemia emolitica, né abbiamo
accumulo nelle ossa e nei denti, mentre avremo tutti gli effetti irritativi della fotosensibilizzazione
(iperemia, edema, fotofobia, congiuntivite).
Quali sono gli agenti fotosensibilizzanti? Sappiamo che ci sono delle piante che li contengono, ad es
l’Hypericum perforatum contiene l’ippericina, ma anche il Fagopyrum esculentum. Poi abbiamo
altri prodotti come la fenotiazione, sulfonamide, acridine.
- Fotosensibilizzazione di tipo 2 o sbagliata sintesi di pigmenti endogeni (porfirosi): è noto che il
metabolismo dei pigmenti aberranti si verifica sia nei bovini che nei gatti. Sono pigmenti endogeni
che derivano da funzioni difettose ereditate o acquisite di enzimi coinvolti nella sintesi dell’EME.
- Fotosensibilizzazione secondaria o di tipo 3 (epatogena): l’organo interessato è il fegato. È una di
quelle più frequenti. È dovuta alla filloeritrina che è una molecola simile alle porfirine e deriva dalla
clorofilla. Questa sostanza viene escreta attraverso l’albero biliare e tutte le volte che abbiamo una
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problematica epato-biliare si accumula nel plasma. Negli erbivori si forma la filloeritrina dalla
clorofilla nell’apparato gastro-enterica, viene assorbita tramite i chiliferi e va nel sangue, arriva al
fegato e viene escreta. Tutte le volte che abbiamo un’insufficiente escrezione della filloeritrina a
causa di problematiche epatiche e dei dotti biliari questa aumenta. Una volta che la filloeritrina si
accumula nel plasma è portata al circolo periferico e si deposita nella cute. Ci sono delle piante
(Tribulus, Lantana) che non sono fotosensibilizzanti ma sono tossiche per il fegato quindi sono
indirettamente responsabili della fotosensibilizzazione.
Le cause più frequenti sono occlusione dei dotti biliari così la filloeritrina si accumula, poi ci sono le
pecore Corriedale dove abbiamo alterazioni congenite del fegato. Poi abbiamo anche l’eczema
facciale (che è un eritema con crosticine, cheratosi) dove l’agente è un fungo tossico per il fegato
(Pytomyces chartarum).
- Fotosensibilizzazione di tipo 4 idiopatica: si sa che se nei pascoli c’è il trifoglio (Clover), Sorgo o le
Brassicacee in maturazione possiamo avere fotosensibilizzazione ma non conosciamo l’agente
fotosensibilizzante che lo causa.

DEPIGMENTAZIONI PATOLOGICHE CONGENITE

Dovute a:

- Perdita di melanociti, che non migrano ai loro siti → es. vitiligine: aree di depigmentazione nella
pelle
- Incapacità dei melanociti di produrre melanina (tirosinasi difettiva o assente).
- Incapacità di trasferire melanina verso i cheratinociti → es. alopecia

Possono causare albinismo (gatto, topo, cavallo ecc.) → visibile a livello dell’occhio o del mantello.
L’albinismo può predisporre a carcinoma.

Alopecia da diluizione del colore: frequente nei Dobermann, è una mutazione genetica che può
determinare anche alopecia, oltre alla diluizione del pigmento del mantello. Il pigmento ha una dispersione
anomala → attorno al follicolo pilifero si hanno degli aggregati molto voluminosi di melanina e questo non
permette al pelo di crescere. Nell’epidermide si vedono degli ammassi scuri di melanina.

Possiamo vedere che solo uno dei due colori porta il difetto e se vado a vedere l’istologia noto:

In questa epidermide noto chiazze nere che si trovano nello strato germinativo e sono melanociti. Nelle
altre epidermidi di altri cani si fa più fatica a trovarli, qui si vedono bene perché normalmente i melanociti li
trasferiscono ai cheratinociti, in questo caso i melanociti si riempiono del colore che producono perché
hanno problemi a trasferirlo così portano la diluizione del colore che poi si sviluppa con l’alopecia dove
trovo aggregati di melanina (foto a sx).

Altra condizione di depigmentazione patologica non congenita è la depigmentazione post-infiammazione.


La melanina è sempre confinata nell’epidermide, ma con gli stati infiammatori la melanina può cadere nel
derma e qui si parla di incontinenza pigmentaria. Questo avviene quando la membrana basale è
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danneggiata oppure l’epidermide è molto iperplastica. Quando la melanina cade nel derma vediamo
depigmentazione.

Leucoderma che può essere legata alla malattia immunitaria che è la vitiliogine

Malattia maligna coitale del cavallo (vulva, scroto e regione perianale)

Queste depigmentazioni possono essere anche legate a carenza di rame, molibdeno e litosina.
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ACCUMULI EXTRACELLULARI

L’ambiente extracellulare è il derma fatto di connettivo. Ma consideriamo anche tutti gli organi
parenchimatosi hanno anche il loro stroma. Le funzioni principali dei tessuti connettivi sono il supporto, il
contenimento e il trofismo (perché è nello stroma che troviamo i vasi).

Da che cosa è formato il tessuto connettivale? Per quanto riguarda la componente cellulare abbiamo i
fibrociti e i fibroblasti. Per quanto riguarda la componente extracellulare abbiamo la sostanza
fondamentale (quella tra le cellule), le fibre ed il fluido interstiziale (in bilanciamento con il contenuto
liquido nei vasi e il contenuto interstiziale).

Le membrane basali fanno parte del tessuto connettivale.

Il fibroblasto è una cellula attiva mentre il fibrocita è


una cellula quiescente che deriva dal midollo osseo
quindi lo troviamo nel sangue.

A dx fibrocita in
citologia che ha un
nucleo ovalare. I
margini di queste
cellule non si vedono
perché esse
producono il
materiale che hanno
intorno. Così diciamo
che hanno margini
indistinti.

La componente extracellulare è composta da proteoglicani (glicosamminoglicani o mucopolisaccaridi) che


sono polisaccaridi a catena non ramificate che sono unità ripetitive di disaccaridi. I proteoglicano possono
essere di 2 tipi fondamentali e questo ci serve perché ci sono dei coloranti (es Alcian Blu) che evidenziano i
gruppi solfati, alcuni di questi non hanno i gruppi solfati e sono ad es l’acido ialuronico o la condroidina,
mentre alcuni li hanno come la condroitina solfata A o B e l’eparan solfato.

In prevalenza troviamo l’acido ialuronico nel liquido sinoviale, cordone ombelicale e nella parete dei vasi.
Mentre troviamo la condroitina solfata prevalentemente nella cornea e nella cartilagine.
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L’eccesso di proteoglicani mi dà patologie da accumulo quali: rigonfiamenti sottocutanei,


mucodegenerazione delle arterie, presenza di parti molli in ossa e articolazioni. Non sono frequenti.

Le componenti fibrillari dei tessuti connettivi sono:

- Fibre collagene: sono quelle che costituiscono i blocchi di collagene (rosa). I tessuti dei mammiferi
hanno diversi tipi di collagene (sono più di 5) e ognuno di questi tipi di collagene servono a
produrre ad es il collagene del derma, cartilagine…

Per studiare in modo approfondito le componenti delle fibre collagene abbiamo bisogno del
microscopio elettronico perché in istologia vediamo l’insieme di tante microfibrille.
L'unità strutturale di base, chiamata tropocollageno, è una canna lunga 300 nm, una delle molecole
proteiche più lunghe conosciute.

Questo è il fibroblasto dove nello spazio extracellulare abbiamo una fibra di collagene. Si parte
dall’m-RNA che codifica per alcune proteine partendo da alcuni aminoacidi essenziali, i principali
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che compongono le fibre collagene sono prolina, idrossiprolina, lisina… così se abbiamo malattie
del collagene le andiamo a dosare. Qui vengono secrete e abbiamo le molecole di pre-pro-
collagene poi vengono montate queste catene, incluse in vescicole (Golgi) ed escrete. Quello
escreto è il tropocollagene che tendono ad auto-assemblarsi e ciò mi port alla formazione di fibrille
compatte.
L’idrossi-lisina e l’idrossi-prolina sono aminoacidi che permettono dei cross-link quindi permettono
l’auto-assemblamento.
Nella cellula, quando il pro-collagene
viene sintetizzato, sono 3 fibrille che si
mettono a triplice elica e formano la
molecola fibrosa lunga che ha un
terminale carbossilico ed uno
amminico. Quando viene messo nella
matrice cellulare è insolubile, quindi
non si auto-assembla. Deve
intervenire un enzima litico (pro-
collageno peptidasi) che è il pro-
collagene che stacca gli estremi
carbossilici terminali e si ha il
tropocollagene che si può auto-
assemblare.
Lo sfalsamento dell’auto-
assemblaggio è responsabile del fatto
che le fibre collagene appaiono come
bande trasversali sempre alla stessa
distanza.

Queste fibrille elementari si dispongono in fasci e


danno la consistenza al tessuto fibrillare. Ciascuno
dei fasci ha una dimensione di 1-4 micron mentre le
fibre elementari hanno un diametro di 800-1000 A.

- Fibre reticolari: sono sempre fibrille di collagene che sono


disposte a reticolo. Per vederle dobbiamo usare coloranti
particolari perché non sono impacchettate in fasci, un es di
colorante è il Gomori.

- Fibre elastiche: si dispongono a candelabro.

Alterazione regressive del tessuto connettivale

A) Alterazioni metaboliche
B) Degenerazioni:
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→ Ialinosi
→ Fibrinoidosi
→ Amilosi
→ Mixomatosi
→ fibrilloidosi

A)Alterazioni metaboliche

Nei tessuti normali anche le fibre collagene sono continuamente rimpiazzate da fibre collagene nuove, però
possiamo avere modifiche con eccesso di fibrille che vengono depositate (es fibrosi).

Quando abbiamo alterazioni del metabolismo abbiamo la formazione di un collagene difettivo, è un


collagene che non riesce ad espletare le funzioni di contenimento e sostegno del tessuto così si ha la pelle
fragile. Se sottoponiamo la pelle anche a traumi minimi si rompe e avremo anche difetti nella guarigione
delle ferite.

Le patologie dove si ha difettiva produzione di collagene sono:

- malattia ereditaria che causa alterazione della sintesi delle fibrille collageniche
- intossicazione da β-amminoproprionitrile
- carenza di rame e scorbuto (carenza Vit.C)
- deficienza di Vit.E e selenio
- spreading factors

Malattia ereditaria che causa alterazione della sintesi fibrilla del collagene (astenia cutanea)

- Malattie umane di Ehlers-Danlos Tipo I-XI secondo alterazioni biochimiche, genetiche e cliniche +
Marfan: tipo I (gravis), tipo II (mitis), tipo III (ipermobile benigna), tipo IV (ecchimotico arterioso),
tipo V (X-linked), tipo VI (oculare), tipo VII (artrochalasis congenita), tipo VIII (parodontale), tipo IX,
tipo X (fibronectin), tipo XI (sindrome dell’instabilità articolare familiare). Sono tutte delle fibre
elastiche eccetto la malattia di Marfan che è delle collageniche.
- Revisione delle malattie di Ehlers-Danlos Tipo I-VII in 1997: tipo classico (corrispondente al tipo I e
II), tipo ipermobile (EDS tipo III), tipo vascolare (EDS tipo IV), tipo cifoscoliotico (EDS tipo VI), tipo
artroclasico (EDS tipi VIIA, VIIB), tipo dermatosparassico (EDS VIIC), altre forme (EDS V, VIII, X, XI,
progeroide)

In generale nelle malattie di Ehlers-Danlos succede che le fibre collageniche possono anche apparire
normali, ma abbiamo delle alterazioni nei link molecolari. Noi possiamo vedere solo quello che
strutturalmente si altera e solo con la microscopia elettronica.

La dermatosparassi è stata studiata prima in vitelli, agnelli, gatti. Abbiamo fibre collagene normali o alterate
in istologia (questo ci aiuta con la diagnosi) e se andiamo al microscopio elettronico vediamo alterazioni
evidenti. L’enzima deficitario è il pro-collagene peptidasi.

La pelle è iper-estensibile e fragile con cattiva guarigione delle ferite.


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Indice di estensione cutanea: dobbiamo alzare la plica cutanea e misurarla, poi misurare la distanza tra la
cresta occipitale-base coda e calcoliamo l’indice. Quando l’indice supera i 19 la pelle è iperestensibile.

Ogni pallino è una fibra di collagene ed è normale.

In alto l’alterazione è lieve, si ha una


dismetria. Si parla di forme a fiore. Animale
scretcher cioè che si gratta e si rompe.

Mentre in basso abbiamo il collagene del


gattino che non poteva sostenere la pelle. Si
parla di animali di gomma.

Il derma è costituito da fasci molto piccoli


e poi tutti separati gli uni dagli altri.
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Abbiamo dei fasci in alto a sx che sono fasci


normali, mentre nella parte centrale sono
sfibrillati. A volte assumono aspetto a
bersagli perché in quel fascio sono
organizzate in maniera anomala e
perdendo coesività tra l’una e l’altra
aumenta lo spessore del fascio.

Quindi l’astenia cutanea è una malattia genetica in cui si ha un difetto nella sintesi delle microfibrille di
collagene dovuta alla mancanza di procollagene sintetasi. La malattia di Marfan interessa le fibre elastiche a
differenza di tutte le altre che interessano le fibre collagene. Le fibre collagene generalmente si vedono
come normali alla ME, ma non sono funzionali perché potrebbero mancare dei legami intermolecolari.
Negli animali (bovino ed agnello) è stata riconosciuta e veniva chiamata dermatosparassi; dopodiché è stata
vista anche nel gatto.

Dermatosparassi → rottura del derma. Carenza ereditaria dell’enzima che elimina i terminali amminici e
carbossilici del tropocollagene (procollagene peptidasi) → il collagene non riesce ad autoassemblarsi.
Determina iperestensibilità della cute, che può essere sollevata in pliche molto alte, sia sul dorso che sul
muso. La pelle oltre ad essere estensibile è anche fragile, quindi in caso di traumi si può rompere. Diagnosi
clinica → indice di estensibilità cutanea = si prende la plica cutanea dalla cresta occipitale alla base della
coda, se ne misura l’altezza e se è alta più di un tot viene fatta la diagnosi. L’astenia cutanea può essere
diagnosticata anche senza la clinica. Alla microscopia si può individuare l’“aspetto a geroglifico” → non si
vede più l’organizzazione strutturale e biochimica delle microfibrille. In casi meno gravi si può avere
dismetria del collagene → cambia lo spessore di alcuni fasci, infatti alcuni sono più grandi di altri.

Intossicazione da β-amminoproprionitrile o intossicazione da Lathyrus

Abbiamo diversi tipi di Lathyrus (sativus e odoratum). È una malattia riconosciuta anche nell’uomo, tra i
nostri animali il cavallo è quello più sensibile ma si ha anche nel bovino, maiale e polli. Il principio attivo è
contenuto nei semi ed è il β-amminoproprionitrile anche se poi ce ne sono 2 tipologie legate a 2 tipi di
latirismo. E sono:

- neurolatirismo (intossicazione con manifestazione del SNC): dato dal Lathyrus sativus e silvestris e
il principio attivo è simile. Si parla di acido β-oxalyl-L-α,β-diaminoproprionico che mi da alterazioni a
livello del SNC. È molto tossico quindi anche poca quantità da la sintomatologia che da
ipereccitabilità, convulsioni e morte.
- osteolatirismo (problemi all’apparato locomotore): la pianta colpevole è il Lathyrus odoratus e ce
ne vuole di più rispetto al precedente. La sostanza si trova nei semi ed è il β-amino-proprionitrile
che mi dà alterazioni dei tessuti connettivali (quindi anche le ossa) e si hanno ossa deformate,
alterazioni ai legamenti e ai tendini che portano a difficoltà nella deambulazione.
Si ha l’inibizione dell’enzima lisina ossidasi così il collagene solubile non diventa insolubile e non si
formano i fasci densi.
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Carenza di rame

Soprattutto nei bovini e più rara nelle pecore. In questo caso è implicata l’elastina e in particolar modo il
cupro-enzima (ammino-ossidasi) che è importante per la sintesi della desmosina e isodesmosina che vanno
a comporre l’elastina. Dato che questo enzima necessita del cupro-enzima in carenza di rame si hanno
alterazioni nei tessuti ricchi di elastina che sono l’aorta, l’osso e la cute.

Si verifica negli allevamenti di bovini in cui vengono dati come alimenti i residui delle pecore (che soffrono
di eccesso di rame e quindi negli alimenti per gli ovini il rame è basso). La carenza di rame da il segno
dell’imbiancamento intorno agli occhi (depigmentazione).

Carenza di Vit.C

Prende anche il nome di scorbuto. Lo troviamo nei primati e nelle cavie perché in questo tipo di carenza
abbiamo una carenza della prolin-idrossilasi e quindi non viene idrossilato il pro-collagene che poi viene
secreto dal fibroblasto, ma in questo caso non viene secreto. Quindi non si ha la formazione del collagene
extracellulare.

Gli aspetti legati allo scorbuto sono che troviamo una matrice extracellulare abbondante con poche fibrille.
Le 3 manifestazioni cliniche importanti sono: le ferite non guariscono, sanguinamento dei vasi (perché i
capillari hanno la parete fatta anche di collagene e se manca non si mantiene l’integrità dei capillari con
rottura frequente) e osteoporosi.

Carenza di Vit.E e selenio

Questi intervengono perché la fibrillogenesi sia portata avanti in modo corretto, quindi possiamo avere
alterazioni del connettivo peri-capillare per alterazioni dei fibroblasti.

Spreading factros

Alcune alterazioni del connettivo possono mimare queste degenerazioni e sono enzimi liberati da alcuni
batteri come Clostridium perfingens e Streptococcus pyogenes che liberano la ialuronidasi che agisce
sull’acido ialuronico depolimerizzandolo e così il tessuto diventa lasso mimando un’intossicazione da
Lathyro, una carenza di Vit.C.

B)Degenerazioni

Ialinosi

Presenza nello spazio extracellulare di materiale amorfo, eosinofilo, omogeneo e ialino chiamata sostanza
ialina. Nonostante sia eosinofilo (rosa) si chiama ialino perché il nome è stato usato quando venivano
visionati i preparati senza la colorazione e quindi risultava trasparente (ialino = vetro).

Tipi di ialinosi:

- ialinosi sistemica: deposizione nel tessuto connettivale di questa sostanza. Non si ha negli animali
ma colpisce i bambini (patologia infantile) e colpisce i tessuti connettivali, cute, apparato
tegumentario, ossa e organi interni.
- ialinosi arteriolare: quella che si deposita nelle piccole arterie
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- ialinosi glomerulare: determina la glomerulo-sclerosi e si può avere anche in corso di diabete


mellito.

Il materiale ialino si verifica con:

- E-E: materiale eosinofiloico e omogeneo


- Alcian negativo: permette di verificare nei mucopolisaccaridi la presenza di mucopolisaccaridi acidi
o non acidi. L’alcian è negativo quindi mi dice che non ci sono nella ialinosi ed essendo negativo
vedo bianco.
- PAS positivo: è positivo perché contiene glicoproteine
- Microscopia elettronica: l’aspetto è finemente granulare

A dx e sx dei glomeruli vedo Freccia nera


A sx vediamo l’arteriola con
sostanza ialina indica la sostanza
l’endotelio e la sostanza ialina
è tutto il bordo spesso rosa. ialina

Le aree di ammasso
rosa scuro è sostanza
ialina nella ialinosi
glomerulare.
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Dal punto di vista della microscopia elettronica: BM è la membrana basale, H è la sostanza ialina eed è tutta
quella sostanza che vediamo finemente granulare. MM sta per mesangio che è la parte connettivale del
glomerulo che è espanso per il materiale ialino presente.

Le cause della ialinosi sono:

- Difetto di trasporto soprattutto nelle arteriole e glomeruli di sostanze che poi vengono assorbite in
modo eccessivo dalla parete dei vasi (es glicoproteine)
- Carenza del metabolismo di queste sostanze che se non sono metabolizzate si accumulano così
come sono
- Origine trombotica: formazione di materiale indisciolto nei vasi che a volte viene riassorbito e va ad
imbibire le pareti vascolari e che noi vediamo come sostanza ialina
- Senescenza: associata ad atrofia

Fibrinoidosi (necrosi fibrinoide)

Si chiama necrosi fibrinoide perché è associata a necrosi. È la presenza di una sostanza acidofila o
leggermente basofila nel tessuto connettivo. Se è acidofila e eosinofila ci pone in diagnosi differenziale una
ialinosi. Il materiale che si accumula è omogeneo però è leggermente fibrillare e le fibrille sono di
dimensioni variabili.

La necrosi fibrinoide la troviamo o nel tessuto connettivale (rara) oppure nella


parete delle piccole arterie.

La sostanza fibrillare si deposita in tutta la parete dell’arteriola, infatti la


fibrinoidosi è più grave della ialinosi.

Le aree scure sono aree emorragiche in una sezione di rene.


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Il materiale lo possiamo evidenziare con:

- E-E: il materiale risulta omogeneo o fibrillare, acidofilo o basofilo (a volte non si sa come definirlo)
- PAS positivo: anche in questo caso abbiamo le glicoproteine
- PTAH (colorazione Weigert) positivo: vuol dire che nella parete si è depositata fibrina
- Microscopio elettronico: tipo fibrillare

A sx in alto il materiale al
centro della diapositiva
(rosso) è sangue perché il
vaso non trasporta più
sangue che scorre. Tutto il
materiale rosa intorno è la
parete distrutta dal
materiale fibrillare che si è
accumulato in tutta la
parete (circonferenziale).

A dx abbiamo un’altra
immagine che evidenzia il
materiale rosso della
necrosi fibrinoide ed
intorno le fibre di
collagene.

In basso a dx vediamo un glomerulo e a sx un’arteriola dove la sostanza ha distrutto la parete.

Per quanto riguarda la patogenesi è data da fenomeni iperergici, oggi ipertensivi. La fibrinoidosi era una
patologia già conosciuta, si parlava di un fenomeno iperergico e veniva descritta con alcune patologie del
collagene (es artrite reumatodie, reumatismi acuti articolari, SLE (lupus sistemico eritematoso), periarterite
nodoso, scleroderma generalizzato…). Un’altra causa di necrosi fibrinoide è l’irraggiamento da raggi X usato
a scopo terapeutico (es donne con tumore al seno sottoposte a radioterapia).

Altra patogenesi sono le malattie immuno-mediate come l’Aleutina sostenuta da un Parvovirus.


Deposizione di immunocomplessi, a livello dei vasi si hanno forme necrotizzanti diffuse.

Alone rosa con intorno linfociti (alone blu).


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Periarterite nodosa dove le lesioni nere intorno è sangue.

Il lume dei vasi è piccolo con la parete alterata e


l’infiammazione attorno (pallini neri sono i neutrofili).

Malattie: sono l’arterite dei cavalli, la malattia delle mucose del bovino, ipertensione, la DIC, la malattia
emorragica del coniglio, Malattia da edema del suino, Peste suina africana.

La patogenesi della necrosi fibrinoide ha diverse teorie. La teoria infiltrativa perché contiene infiltrazioni di
prodotti di degradazione della fibrina. Poi la patogenesi localizzata (naive) con la necrosi del collagene. E
poi quella che vede un’alterazione mista perché si ha un’alterazione del connettivo necrotizzante con
deposizione di proteine plasmatiche (fibrinogeno soprattutto).

Si pensa più alla genesi infiltrativa perché nella ialinosi abbiamo altre glicoproteine che non è la fibrina,
mentre nella necrosi fibrinoide c’è la fibrina. Tutte e due sono di natura infiltrativa ma la gravità è diversa
perché nella ialinosi abbiamo un leggero ispessimento della parete che spesso è focale e che può dare
atrofia del tessuto circostante. Nella necrosi fibrinoide la lesione è più grave perché l’infiltrazione di fibrina
è legata alla necrosi ma non si sa da cosa è dovuto.

Es di un cane meticcio di 15 anni maschio che presentava insufficienza renale e danno epatico aspecifico.
Dopo la morte è stato prelevato fegato, rene e milza.

Alterazione data dal materiale che circonda soprattutto la


parte sottostante della parete (a dx)
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In basso a dx vediamo del materiale basofilo nello


spessore della parete che la allarga.

Amilosi

L’amiloide sono proteine fibrose insolubili tutte con la stessa caratteristica strutturale. Un accumulo
anomalo di queste fibrille mi da l’amiloidosi. Questa patologia da accumulo si verifica in molte patologie
degenerative. Sono tipiche dell’uomo.

Inizialmente non si sapeva che cosa fossero queste sostanze che precipitavano, si pensava fosse amido
perché Virchov aveva preso il cuore di una persona affetta da amiloide e aveva intinto la parte anomala del
miocardio con della soluzione iodata, poi aveva applicato acido solforico ed era diventato di colore blu.

Quini aveva detto se mi da questa colorazione probabilmente è accumulo di amido e da qui la terminologia
di amiloidosi, anche se è composta da una sostanza totalmente diversa dall’amido.

Per un periodo si è pensato che fossero di carboidrati, poi ad un certo punti si è capito che le fibrille sono
depositi di materiale proteinaceo.

Ci sono delle specie che sono suscettibili all’amiloidosi. La troviamo frequentemente negli anatidi, bovini,
cane e topo. E meno frequentemente nell’uomo, gatto, pecora, capra e ratto.

Come appaiono gli organi macroscopicamente? Gli organi colpiti da amiloidosi sono dati da un aumento di
volume e perdita di consistenza. Una delle caratteristiche dell’amiloidosi è la rottura dell’organo colpito.
Spesso succede che la diagnosi di amiloidosi la fa il patologo. Queste proteine si accumulano lentamente es
piano piano si accumulano nl fegato dando insufficienza epatica ma senza rottura.

Quali sono gli organi colpiti? Rene, fegato, milza, ghiandole endocrine, linfonodi, cute, laringe, SNC…

Rene di gatto con amilosi ma è difficile da capire, si ha un colore ocra.

Microscopicamente:
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Dal punto di vista dell’istologia il materiale che si deposita è omogeneo


e di natura fibrillare.

Nella foto in alto si ha una colorazione E-E vediamo un materiale


eosinofilo, ma è molto simile alla degenerazione ialina e alla necrosi
fibrinoide. Omogeneo e fibrillare (simile alla necrosi fibrinoide).

Un’altra colorazione che possiamo fare è la PAS+ per la presenza di


glicoproteine.

Un’altra colorazione che possiamo fare è la colorazione PASM + dove l’acido


periodico di Schif associato alla silver metilammina che ci permette di
individuare le membrane così possiamo vedere i depositi tra le membrane.

La colorazione elettiva è il Rosso Congo che


è una colorazione che usiamo come una
normale istochimica e quello che
otteniamo è questo colore rosa antico che
ci deve allertare. Ma per determinare che
la sostanza è amiloide bisogna guardare il
vetro con un polarizzatore dove la sostanza
assume dei colori che variano dal giallo al
verde. Se ho il giallo la polarizzazione è aspecifica, ma se vedo il verde-
mela è amiloide.

La parete dello stomaco del gatto è talmente spessa che la fibrosi può
simulare amiloide.

L'amiloidosi secondaria perde la congofilia dopo il pretrattamento con


permanganato K. Quindi dovremo far correre 2 vetri: uno con e l’altro
senza permanganato di potassio. Quello senza sarà positivo perché è amilosi. Guardando il secondo vedo
che se è sempre vere-mela è amiloidosi primaria, se l’ha perso è secondaria.

Fegato con amiloide attorno alla parete delle arterie.

Abbiamo altre colorazioni che possiamo usare e sono:


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- Il blu di toluidina: non si usa molto. Lo guardiamo sempre con la fluorescenza e questa ottiene una
birifrangenza di tipo rosso.
- Tioflavina T e la fluorescenza è gialla
- L’Adams è una colorazione che mi serve per identificare nei tessuti il triptofano. L’APUD amiloide è
negativa perché è un’amiloide che contiene scarso triptofano.

Poi possiamo usare il microscopio elettronico per studiare le membrane dei glomeruli. E l’amiloide è
particolare perché le fibrille che si depositano non sono ramificate e hanno il diametro uniforme (75-150 A).
Il diametro varia con le diverse specie all’interno della quale sono costanti.

Grazie alla cristallografia a raggi X si può capire come sono fatte le fibrille
di amiloide. E si dice che la conformazione è a foglietti β-antiparalleli. La
disposizione in questo modo è responsabile della colorazione con il
Rosso Congo.

Qui vedo come se fossero tante cerniere collegate tra di loro.

Classificazione anatomo-clinica dell’amiloidosi:

- Localizzate: è rara. Si chiamano noduli amiloidosici gli


accumuli che si depositano in forma nodulare (simil
tumori). Poi abbiamo le forme cerebrali, poi abbiamo lo
stroma degli apudomi (amiloidosi che si verifica nelle
ghiandole endocrine) ed infine la colonizzazione nelle
isole pancreatiche (frequente nel gatto anziano).

- Generalizzate: abbiamo le primarie e le secondarie perchè hanno una genesi diverse. Tra le
primarie abbiamo anche alcune forme ereditarie/familiari (conosciute nell’uomo ma iniziano ad
essere descritte in veterinaria). Tra le primarie abbiamo i disordini immunologici (soprattutto quelli
che hanno a che fare con le plasmacellule che producono Ig e che sono glicoproteine), gli apudomi
(si formano nelle ghiandole endocrine). Tra le
ereditarie/familiari (sempre primarie)
abbiamo la polineuropatia nella forma
amiloidotica familiare portoghese, poi
abbiamo la febbre familiare mediterranea (di
questa abbiamo una forma analoga nello Shar
Pei con amiloidosi renale). Poi abbiamo la
forma sperimentale nei topini con la forma
LLC che induce amilosi.
Per quanto riguarda le amilosi secondarie
dovute a malattie infettive croniche (es
Leishmania) o necrosi (dal materiale
necrotico si liberano proteine che non vengono degradate e si accumulano).
- Sperimentale: si fanno delle iniezioni ripetute di prodotti immunizzanti così sono prodotti tante Ig.
Es prima c’erano i cavalli sieroproduttori a cui bisognava introdurre gli antigeni per avere il siero. Se
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smettiamo di inoculare la sostanza immunizzante si ha una regressione nel processo amiloidotico


(cosa che si ha solo in questo caso perché l’amiloidosi è una malattia lenta e progressiva).

Classificazione dell’amiloidosi in base al precursore dell’amiloide perchè una volta che le proteine fibrillari
sono depositate l’amiloide da alterazioni strutturali che sono uguali per tutti gli organi. Ma le proteine
fibrillari derivano da diversi precursori.

- Sistemica secondaria: si oppone alla primaria. In tutti i casi di malattie infettive croniche, quindi
quando siamo di fronte ad una secondaria generalizzata il precursore dell’amiloide si chiama
proteina SAA che è una proteina dell’infiammazione acuta, che viene prodotta dal fegato quando si
ha infiammazione ed è responsabile dell’amiloidosi secondaria.
- Sistemica associata a plasmacitoma (forma primaria di tipo immunologico): i precursori sono le
catene kappa e lambda delle Ig. Questo tipo di proteine depositate sono paraproteine.
- APUD amiloide: tipica delle ghiandole endocrine. Non è detto che sia localizzata proprio a livello
della ghiandola che produce quel peptide tipico di quella ghiandola, ma possiamo avere dei tumori
ectopici ed es nel polmone possiamo avere apudomi che producono calcitonina. Il termine APUD
mi indica la tipologia di produzione delle proteine che è tipica delle ghiandole endocrine.
- Forma localizzata senile primitiva: del cane e il precursore è la proteina Asca.
- Polineuropatia familiare portoghese ha come precursore la transtiretina che ha come localizzazione
gli epatociti
- Polmonare del cane vecchio: si tratta di apolipoproteine che se prodotta in eccesso o mal ripiegata
da questa forma.
- Placche di Alzheimer: e il precursore è la beta-amiloide
- Dializzato: nei dializzati si forma la β2 microglobulina che a lungo andare può dare amiloidosi

❖ Patogenesi dell’amiloide AA: AA è una proteina di 10 kD ed ha il precursore nel sangue che è la


proteina SAA è prodotta dal fegato quando è sollecitato ad es da citochine infiammatorie (IL-1) o
quando ci sono prodotti secreti da neutrofili in corso di infiammazioni croniche (es Leishmaniosi,
retrovirus, TBC).
❖ Patogenesi dell’APUD (Amine-Precursor Uptake Decarboxylation) amiloide: il percorso che fanno i
polipeptidi è quello dai precursori amminici, poi catturati, decarbossilati e poi abbiamo il prodotto
finale. Non tutti i tumori che producono polipeptidi danno amiloide, si ha solo quando questi
prodotti in quantità eccessiva si mal ripiegano.
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Patogenesi dell’amiloide: l’amiloide è il frutto di una precipitazione di proteine anomale perchè mal
ripiegate. Ovviamene queste proteine quando si depositano distanziano i vasi dal parenchima che diventa
poco trofico per le cellule così piano piano arriviamo all’insufficienza d’organo. La caratteristica di queste
proteine, mal ripiegate è instabile e tendono ad assemblarsi. Questo ci apre la strada ad alcune
considerazioni perché a volte abbiamo proteine in eccesso che non si depositano ed altre volte si e si ha
perché le proteine mal ripiegate si auto-assemblano.

Le proteine possono ricadere in 2 categorie:

- Principale: sono proteine normali che però hanno una tendenza intrinseca di ripiegarsi in modo
improprio e questo lo fanno quando sono prodotte in grosse quantità così essendo molto vicine e
tante in alcuni casi abbiamo il deposito di amiloide.
- Oppure sono proteine mutanti prodotte già mal ripiegate (proteine con mutazioni) e questo ci
spiega perché ci sono forme ereditarie.

Solitamente queste proteine se sono mal ripiegate vengono indirizzate verso il proteosoma o sono
fagocitate dai macrofagi; quindi abbiamo anche un’inefficienza di questi sistemi delle cellule che non
eliminano queste proteine.

Noi sappiamo che la proteina SAA è prodotta dagli epatociti durante stati infiammatori (IL-1 e IL6 ne
aumentano la produzione). Ma non tutti i soggetti con infezioni e alti livelli di SAA si ha amiloidosi. La SAA
può essere normalmente degradata in prodotti più solubili dal sistema enzimatico e probabilmente quelli
che sviluppano amiloidosi sono soggetti incapaci di distruggere i prodotti solubili dell’SAA. Oppure ci può
essere un’alterazione già segnata geneticamente e se questi soggetti vanno incontro ad infezioni
producono SAA mal ripiegate che sono resistenti alla degradazione dei macrofagi.

Come distinguo ialinosi, fibrinoidosi e amiloidosi?

IALINOSI FIBRINOIDOSI AMILOIDOSI


M.O (microscopio ottico Struttura omogenea in Omogenea ma è di Omogenea, fibrillare ed
– E-E) piccoli depositi natura fibrillare (perché è in grandi depositi.
si tratta di fibrina). I
depositi sono
circonferenziali
M.E Tipo granulare Tipo fibrillare ma ha Tipo fibrillare con fibrille
fibrille ramificate con non ramificate e con
diametro diverso diametro costante (circa
100 A)
NATURA CHIMICA sieroproteine fibrina Ogni amiloide ha il suo
tipo di proteine
SEDE Piccole arterie nel Piccole arterie La sede è diversa perché
connettivo può essere nel
connettivo, stromi dei
vari organi, tra gli
epatociti…
DECORSO cronico Acuto perché la necrosi cronico
della parete dei vasi mi
dà alterazioni legate
all’emorragia
GENESI infiltrativa infiltrativa Può variare ma
solitamente è
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intracellulare
LESIONI ASSOCIATE Atrofia dei tessuti necrosi Non è l’infiltrato
intorno infiammatorio, ma il
fatto che venga
impedita la
vascolarizzazione
(atrofia)

Corpora amilacea = si trovano in alcuni organi particolari, ma anche in condizione fisiologiche. Sono la
ghiandola mammaria e prostatica nella nevroglia e negli alveoli polmonari e sono concrezioni di materiale
fibrillare e proteico che non hanno significato patologico. Nella mammella sono legate allo stato fisiologico
e si riscontrano durante l’asciutta.

Si evidenziano con gli stessi metodi dell’amiloide infatti sono proteine


amiloidi.

Sono derivati da cellule degenerate o secrezioni ispessiti e si verificano più


frequentemente con l'avanzare dell'età. Mentre il loro significato è
sconosciuto, possono essere usati per identificare microscopicamente questi
organi.

Mixomatosi

Ha a che fare con i glicosamminoglicani (complessi glicoproteici che stanno nella sostanza tra le cellule e tra
le fibre) che si accumulano nel tessuto connettivo quando ne viene aumentata la sintesi o perché non
vengono degradati. Il problema del loro accumulo nel tessuto connettivo è che sono idrofili e richiamano
acqua, soprattutto acido ialuronico così abbiamo imbibizione acquosa e di mucoproteine nei tessuti
connettivali.

Istologicamente vediamo la sostanza mixoide o mucoide ed è una sostanza amorfa che è finemente
granulare, pallida, basofila. Se la guardiamo a piccolo ingrandimento non abbiamo il bel colore rosa del
collagene perché si distanziano.

Per colorarla usiamo il Blu di toluidina metacromatico che colora oltre i granuli dei mastociti la sostanza
mucinosa stromale quindi avrà un colore violetto, quindi sappiamo che è sostanza mixoide.

Inoltre si colora con Alcian Blu: se trattiamo il tessuto con la ialuronidasiche distrugge l’acido ialuronico e si
perde l’alcianofilia.

Le malattie in cui riscontiamo una degenerazione mixomatosa sonno:

- mixoma che è un tumore benigno dei fibroblasti giovani che stanno nella matrice extracellulare che
è molto liquida perché ha molti GAG e poche fibrille. Produzione eccessiva di matrice extracellulare.
- mixedema è uno stato generalizzato in un organo o apparato di accumulo della sostanza mixoide
nell’interstizio
- mixomatosi: malattia virale del coniglio che si associa all’imbibizione mixoide del tessuto cutaneo
con formazione di noduli di consistenza molle.
- Atrofia gelatinosa: atrofia del muscolo cardiaco insieme alla degenerazione mixomatosa e il cuore
assume un aspetto lucido
- Endocardiosi: le valvole del cuore si rigonfiano per aumento della matrice mixoide e ciò mi porta ad
un’insufficienza valvolare.
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Il mixedema è uno stato di imbibizione da materiale mixoide legato a una situazione ormonale dovuta
ad un aumento del TSH. Nelle cause dobbiamo cercare cosa mi da un aumento del TSH es la
tireoidectomia (tumore alla tiroide e così asporto la giroide così l’ipofisi produce tanto TSH così bisogna
dare una terapia a base di prodotti prodotti dalla tiroide), ma anche se abbiamo atrofia tiroidea (data
da malattie, tiroidite autoimmune…). Poi la somministrazione di tireuracile (influisce sulla sintesi della
tiroxina e di solito si usa per ridurre l’attività della tiroide (trattamento per l’ipertiroidismo) e anche
l’intossicazione da tiocanato (che blocca l’incorporazione dello iodio nei precursori della tiroxina e se
ciò non avviene non viene escreto e rimane nella colloide e tutto ciò è visto come insufficienza tiroidea
e così si produce il TSH. Infine la carenza di iodio.

Fibrilloidosi

Tra le fibrilloidosi abbiamo due patologie che sono la crioglobulinemia e l’immunotactoide.

La crioglobulinemia è una condizione medica dove nel sangue abbiamo una concentrazione media elevata
delle crioglobuline (o agglutinine a freddo) perché sono proteine che diventano insolubili quando siamo a
basse temperature (sotto i 37 °C, a 37 °C sono solubili).

Come facciamo a decidere se l’animale ne soffre? C’è un test di laboratorio che si basa sul fatto che queste
crioglobuline si addensano con il freddo. Questo test si fa sul siero che deve arrivare alla stessa
temperatura dell’animale da cui si è prelevato. Il laboratorio mette il siero in frigo per 7 giorni. Se c'è grumi,
sono presenti crioglobuline. La quantità di crioglobuline è determinata misurando la quantità di aggregati. I
test negativi vengono controllati attraverso sette giorni tramite immunoelettroforesi

Questa patologia è legata anche a diverse malattie perché sono malattie in cui sono prodotte Ig o con
malattie che hanno a che fare con il sistema immunitario e malattie croniche. Si parla di malattia delle
agglutinine fredde. La manifestazione nell’uomo e negli animali si ha con rossore, sangue, fino alla necrosi
delle parti periferiche (orecchie, coda ed estremità).

Cosa sono le crioglobuline? Sono Ig che vengono prodotte verso altre Ig quindi IgG anti-IgG e così via…

Vediamo depositi lungo la membrana dei glomeruli.

Con la microscopia elettronica abbiamo un aiuto nella diagnosi


definitiva perché hanno un aspetto a impronte digitali.
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ALTERAZIONI NUCLEARI

Il nucleo può stare in 2 fas:

- Intercinetica: quella che vediamo nella maggior parte dei preparati, quelli non neoplastici
- Mitotica: quando la cellula è in proliferazione che si riscontra nei disordini neoplastici

Queste alterazioni regressive possono avvenire come alterazioni primarie (a livello del nucleo) oppure
secondarie (determinate da modificazioni degenerative a livello del citoplasma). Segna il passaggio dalle
degenerazioni reversibili a irreversibili.

Gli aspetti morfologici di alterazioni regressive sono molto variabili: gonfiore, coartazione, vacuolizzazione,
marginazione della cromatina, perdita di basofilia.

A- Cellula con nucleo rigonfio


B- Cellula con nucleo sgonfio
C- Cellula con frammentazione nucleare
D- Frammentazione particolare del nucleo

Nelle cause primarie ci mettiamo:

- Disordini ormonali: le cellule hanno il loro trofismo dato da fattori tropici che spesso sono ormoni o
fattori di crescita che agiscono con dei recettori direttamente sul nucleo. Quando abbiamo dei
disordini ormonali spesso questo mi porta ad una riduzione della ghiandola per alterazione
regressive dei nuclei e perdita della componente cellulare.
- Tossici: alfa-amanitina, aflatossina, actinomicina
- Virus: danno alterazioni citopatiche (citoplasmatiche o nucleari) e la cellula può arrivare fino a
morte e parliamo di tipo A di Cowdry o B di Cowdry

Amanita muscaria: tossina con attività neuroattiva (allucinogena)

Amanita Phalloides e Verna: contengono rispettivamente la Falloidina e l’Amanitina che sono le tossine
coinvolte e che possono portare a morte per intossicazione se non si fa trapianto di fegato e in queste
intossicazioni abbiamo danni al nucleo.

L’Amanita Phalloides è una specie micologiche che causano la maggior parte degli episodi di
avvelenamento fatale. Le tossine sono: amanitina e falloidina (tossine termostasi). L’Amanita verna è una
specie micologiche che si confonde con il più comune "prataiolo". La tossina è: amanitina.

Sia l’amanitina che la phalloidina sono dei ciclopeptidi. Ma la phalloidina non è responsabile degli episodi
tossici perché viene inattivata dagli enzimi gastrici, quindi è tossica solo se non iniettata.
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L’Amanitina è tossica ed è in grado di legarsi all’RNA nucleolare e questo mi determina vescicolazione,


frammentazione, marginazione della cromatina e tramite il legame con l’RNA-polimerasi anche il blocco
della sintesi proteica ed è questa la causa che porta al trapianto.

Le aflatossine invece sono metaboliti prodotti dall’Aspergillus flavus (fungo) durante il suo sviluppo. Se negli
insilati prende il sopravvento questo fungo possiamo avere delle intossicazioni. Sono particolarmente
sensibili gli anatidi (soprattutto i piccoli), cane e maiale.

Anche le aflatossine, come l’actimonicina D, ha affinità per il DNA e in particolar modo vanno a bloccare la
polimerasi dipendente dal DNA e quindi abbiamo l’inibiscone della sintesi delle proteine perché abbiamo il
blocco dell’m-RNA.

Ci sono alcune alterazioni che abbiamo a livello dei nuclei e che possono essere confuse con alterazioni di
natura irreversibile. Ad esempio inclusioni nucleari:

1) Accumuli di glicogeno: in corso di diabete mellito, abbiamo questi accumuli di glicogeno PAS+ che
abbiamo negli epatociti e cellule dei tubuli renali. Anche nel mastocitoma (tumore). Sono
pseudoinclusi perché in realtà sono nel citoplasma ma vengono spinte all’interno del nucleo con
invaginazione della membrana nucleare.
2) Corpi inclusi virali:
- Tipo A di Cowdry: acidofilico con marginazione della cromatina
- Tipo B di cowdry: acidofilico/basofilico senza marginazione della cromatina

3) Cristalli: li troviamo nelle cellule dei tubuli renali dove vengono escreti, ad esempio l’acido urico (se
manca l’uricasi non viene trasformata in allantoina e si ha accumulo di acido urico e se passa nei
tubuli renali, dove si formano questi cristalli, possono essere inglobati dalla membrana nucleare e
formano degli pseudoinclusi)
4) Gocce lipidiche nel nucleo: nelle steatosi gravi. Come fenomeno di pseudoincluso.
5) Ioni metallici: soprattutto il piombo. Importante come indicatore dell'inquinamento ambientale

Sia nel fegato e nel rene si possono formare questi inclusi/pseudoinclusi e bisogna capire se
derivano da virus o da metalli

Alterazioni del nucleo:

Cariopicnosi = condensazione nel nucleo dove non


riconosciamo più nulla dei dettagli

Cacrioressi = frammentazione della cromatina che


viene frammentata in zolle

Cariolisi = dispersione del materiale cromatinico


nel citoplasma
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DANNI CELLULARI IRREVERSIBILI - NECROSI

Morte cellulare

Dalla degenerazione se cessa lo stimolo che ha portato la degenerazione la cellula torna normale.

Mentre con la morte cellulare si ha la cariopicnosi, manca il nucleolo ma abbiamo un addensamento del
materiale nucleare e il nucleo è più piccolo rispetto al normale.

Ci sono due meccanismi diversi di morte cellulare:

- Temperatura o trauma che danno la morte diretta del nucleo


- Morte cellulare somatica cioè se prendiamo un animale con arresto cardio-circolatorio le cellule del
fegato erano intatte al momento della morte ma poi andranno incontro a morte perchè non arriva
più sangue.

Durante gli ultimi secoli il termine di morte cellulare è stato tradotto con il termine necrosi. Se vediamo
delle cellule morte vedremo che questi aspetti necrotici sono vari ed eterogenei che ci permettono di
capire, descrivendoli morfologicamente a quale morte cellulare è andata in contro per capire la causa e il
meccanismo patogenetico.

Negli ultimi ’20 anni era necrosi, ma con gli anni si è visto che le cellule possono morire con 2 meccanismi
principali. Le cellule appaiono morte, rigonfie oppure coartate. La morte per coartazione avviene per
condizioni fisiologiche o parafisiologiche o in condizioni patologiche. Se una cellula muore e ha un nucleo
coartato possiamo dire che la cellula è morta per apoptosi.
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Si pensava che se tutto quello che vediamo


come coartazione cellulare è apoptosi, tutto il
resto è necrosi. Ma questo aveva portato un
po' di confusione perché anche l’apoptosi è
una necrosi. Poi abbiamo risoldo questa
confusione perché in entrambe i casi è necrosi
ma se una avviene per restringimento
parliamo di apoptosi, se avviene per
rigonfiamento parliamo di oncosi.

Necrosi = cessazione delle funzioni vitali di


una cellula in un organismo in vita.

Sia l’oncosi che l’apoptosi non devono essere


confuse con le alterazioni somatiche.

Noi dobbiamo definire se quello che vediamo


in un tessuto è un evento pre o post-mortem. Se il soggetto è venuto a morte ed è rimasto lì a T non
consone alla conservazione le cellule si lisano, vengono rilasciati enzimi che agiscono sulle cellule intorno
ma anche per attività di batteri o insetti della putrefazione, che danno variazioni di
colore/consistenza/forma dell’organo che impediscono una diagnosi certa sulla causa della morta.

Questo lo riconosco perchè vedo un po' di cartilagine


intatta. Questa è una trachea. La freccia indica i batteri
della putrefazione (alterazione post mortem).

A sx tessuto necrotico post-mortale da autolisi. A dx autolisi delle cellule del fegato.

Oncosi e autolisi: quando si parla di autolisi per molti è sinonimo di alterazione post-mortale. Autolisi non è
sinonimo di alterazione post-mortale, ma è da auto-digestione e degradazione delle proteine in seguito a
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idrolisi enzimatica. Ma se noi anche in un tessuto vivente rompiamo una cellula si ha rilascio di enzimi che
agiscono nelle cellule intorno.

ONCOSI o NECROSI ONCOTICA

La necrosi oncotica è la morte cellulare che segue a un danno irreversibile dato da diverse di queste cause
(ipossiche, ischemiche, alterazioni di membrana). Se parliamo di necrosi oncotica il danno è irreversibile. Il
passaggio che ci porta da un fatto reversibile ad uno irreversibile è difficile da definire. Si parla di un punto
di non ritorno.

Il calcio mi determina le alterazioni di tipo necrotico. Gli studi si erano focalizzati sulle funzionalità del
mitocondrio ed il danno alle membrane cellulari.

Noi sappiamo che il calcio è un messaggero intracellulare importante (si ha una differenza minima tra le
concentrazioni di calcio interne ed esterne alla cellula, basta che varia questa differenza e si attivano dei
meccanismi) e attivatore enzimatico meglio conosciuto e considerato la causa del punto del non ritorno.

Quando si ha un aumento del calcio libero citoplasmatico si ha:

a) Attivazione della fosfolipasi A, quella legata alle membrane. Se si ha l’attivazione della fosfolipasi A
si ha la distruzione dei fosfolipidi presenti nelle membrane cellulari (duplice strato con all’interno i
fosfolipidi) e così si ha distruzione delle
membrane e così si ha la morte cellulare.
Con l’attivazione della fosfolipasi A abbiamo
l’attivazione da parte dell’acido
arachidonico di molti substrati che sono
precursori dell’infiammazione.
b) Attivazione delle proteasi le quali vanno ad
agire su delle proteine che possono essere
proteine di membrana o del citoscheletro.
Se una cellula non ha il citoscheletro o le
membrane sono danneggiate si ha la morte
della cellula
c) Attivazione dell’ATPasi così si aumenta la
deplezione di ATP e quando la cellula è
priva di ATP non c’è possibilità di
sopravvivenza.
d) Attivazione delle endonucleasi che sono
enzimi che agiscono sul DNA con
degradazione della cromatina nucleare.
Istologicamente possiamo avere zolle di
cromatina (carioressi), condensazione o
cariolisi.

Tutto questo è stato studiato con dei modelli di danno da riperfusione. Dopo che abbiamo avuto un danno
ischemico miocardico, il danno che segue è dovuto all’entrata del calcio. L’infarto innesca un meccanismo
di necrosi tissutale perché facilita l’entrata del calcio. È importante durante i fenomeni infartuali usare dei
bloccanti del calcio, sennò aumenta il calcio nel sangue che penetra nelle cellule e si ha un ampliamento
della zona di necrosi.
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Alterazioni nucleari:

- Piconosi: nucleo denso e ridotto in volume per condensazione cromatina


- Carioressi: rottura della membrana nucleare e frammenti ampi di cromatina nucleare rilasciati nel
citoplasma
- Cariolisi: nucleo pallido dato dalla dissoluzione della cromatina dato dall’azione di enzimi sul DNA e
sull’RNA
- Assenza del nucleo: completa lisi del nucleo quindi abbiamo delle cellule ombra o fantasma per
l’assenza del nucleo. Poi si avrà rottura della membrana citoplasmatica e perdita cellulare.

A seconda dei tessuti la necrosi ha delle caratteristiche. Per quanti riguarda i linfociti per picnosi o per
carioressi. Per il rene per piconosi o cariolisi; nei tubuli distali di solito picnosi mentre nei tubuli prossimali
per cariolisi.

A sx tubuli renali normali. Nel centro non vediamo più le caratteristiche del nucleo che è abbastanza
condensato. A dx si ha il tubulo prossimale con cellule rigonfie e prive di nucleo.

Anche il citoplasma può assumere diverse modificazioni. Anche lui diventa molto omogeneo così perdiamo
la sensazione che ci siano degli organelli. Se il citoplasma diventa ipereosinofilo o iperossifilo il citoplasma
ha perso i suoi organelli, fino alla dissoluzione dove parliamo di cellule fantasma.
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Fegato. In periferia notiamo l’ombra del nucleo. Necrosi


massiva di tipo centro-lobulare.

→ le cellule necrotiche perdono il contatto con le membrane e con le cellule vicine la rottura della cellula
con perdita di integrità è la prova più evidente della morte cellulare

Classificazione dell’oncosi vedendo morfologicamente come le possiamo categorizzare. La morfologia di


una necrosi oncotica dipende dal tipo di tessuto dove è avvenuta (una necrosi oncotica del cervello non
sarà mai come quella del rene), causa della necrosi (vedo un tessuto necrotico e devo sapere il perché) ed
infine la durata della necrosi (più grave è la lesione meno input per sapere la causa ho).

Le aree necrotiche possono assumere diversi aspetti sulla base del tessuto coinvolto e della causa che porta
ai fenomeni:

- Necrosi coagulativa
- Necrosi caseosa
- Necrosi colliquativa
- Necrosi cerea
- Steatonecrosi
- Necrosi gangrenosa

Necrosi coagulativa

Macroscopicamente appare con delle aree di necrosi che sono opache, asciutte, se le tocchiamo sono sode,
il colore è grigio-giallastro. A seconda dei tessuti la necrosi ha delle caratteristiche ma in un cervello la
necrosi coagulativa non ci può essere, ci può essere la colliquativa.

Microscopicamente nella necrosi coagulativa l’architettura dell’organo è mantenuta.


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Fegato con aree necrotiche (parte più chiara dove non vedo più i nuclei).

Descrivendo la necrosi coagulativa le cellule sono mantenute, ci formano dei blocchi che sono amorfi con
dei nuclei picnotici, cariolitici e carioressi, ma la citoarchitettura è mantenuta.

Le proteine sono modificate e diventano insolubili così sono bloccate, se questi enzimi sono bloccati non
perpetuano la proteolisi così la necrosi rimane così. Le cause che danno questo tipo di patogenesi sono:
ischemia (ad eccezione del cervello), tossine, danni fisici o agenti infettivi.

Gli acidi forti vanno a bloccare i gruppi SH di membrana così prevengono l’idrolisi degli enzimi lisosomiali e
la digestione autolitica della cellula. Es se ci sono delle tossine che agiscono sui gruppi sulfidrilici possiamo
avere una necrosi coagulativa rispetto ad una colliquativa. Un acido forte (acido solforico) se cade sulla
pelle da necrosi coagulativa, mentre se cade la soda caustica sulla pelle da necrosi colliquativa.
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Necrosi caseosa

Considerata variante della necrosi coagulativa.

Dal punto di vista dell’aspetto macroscopico prende


questo nome perché ha un aspetto simile al formaggio
molle.

Polmone con polmonite granulomatosa necrotizzante.

Sono le zone più chiare la necrosi caseosa, mentre quelle


grigiastre è tessuto normale edematoso.

Dal punto di vista microscopico il problema è che il tessuto è tutto omogenizzato quindi non riconosco le
cellule. Vediamo solo dei detriti acidofilo con delle granulazioni basofile perché tutta la cellula viene
distrutta quindi ci saranno detriti che derivano dal citoplasma e altri dal nucleo.

Questa necrosi è una necrosi astrutturata.

Quando il tessuto va in
preda a necrosi caseosa
non si riconosce più nulla.

In alto a sx la parte
superiore è data da
necrosi caseosa. A sx sotto
il “riquadro” è necrosi
caseosa.

La necrosi caseosa è associata alla tubercolosi, tularemia e la pseudo-tubercolosi perché i batteri che sono
responsabili di queste malattie hanno una parete ricca di acido fosfatilico, polisaccaridi, cere che inibiscono
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le proteasi prodotte dalle cellule infiammatorie così resistono, perpetua questo meccanismo e poi le cellule
muoiono dove sono e si ha questo tipo di necrosi.

Necrosi colliquativa

Caratterizzata da una digestione di tutte le cellule tanto che il tessuto in preda a questo tipo di necrosi
diventa colliquato cioè diventa una massa liquida e viscosa. La necrosi colliquativa avviene in organi
particolari e avviene per 2 meccanismi particolari:

➢ Fenomeno autolitico primario


➢ Fenomeno autolitico secondario.

Il fenomeno autolitico primario avviene in organi particolari che sono il


SNC. In un cervello abbiamo solo la colliquativa e non la coagulativa; si
dice primario perché è legato alle caratteristiche fisiche di quell’organo.
Un’ischemia cerebrale appare così istologicamente con parte del tessuto
colliquato. Il cervello è ricco di lipidi, ed ha un contenuto di acqua
maggiore rispetto agli altri organi e in più abbiamo molte idrolasi
responsabili di stati di acidosi. Gli altri tessuti soggetti a questa necrosi
sono il pancreas e la mucosa gastrica perchè nel pancreas sono presenti
le lipasi che agiscono sul materiale proteico distruggendo le cellule. Non è
come la coagulativa dove le proteine si denaturano ma rimangono lì tipo
blocchetto mantenendo la struttura. Nella mucosa gastrica si ha una
necrosi colliquativa perché la parete gastrica produce acido cloridrico,
che in più vedremo anche nere se arriva ai piccoli vasi dato che si ha la
produzione di ematina.

Il fenomeno autolitico secondario avviene in altri organi colpito da necrosi coagulativa se arrivano enzimi
esogeni a quel tessuto. Cioè se quel tessuto è andato incontro a necrosi perchè c’è un batterio e il batterio
richiama la flogosi, con la flogosi arrivano neutrofili, macrofagi che producono dei loro enzimi e così si ha
una colliquazione secondaria. Se il patologo vede il tessuto necrotico inizialmente magari era coagulativa,
ma se la vede in fase avanzata non riconosce nulla perché è colliquata. Ci sono anche dei batteri proteolitici
come i Clostridi, alcuni Stafilococchi che possono dare un fenomeno autolitico secondario. L’esempio più
classico è quello che avviene negli ascessi quando in un tessuto abbiamo accumulo di neutrofili che
macroscopicamente è pus e questa è detta flogosi purulenta e sia dai batteri piogeni (che danno il pus) che
dai neutrofili si ha liberazione di enzimi così il pus è necrosi liquefattiva dei neutrofili.

Torace dove non riconosciamo polmone, pleura…. Perchè il


tessuto ha una consistenza viscosa quasi fluidificata.

Dal punto di vista microscopico vediamo che le cellule prima si rigonfiano e poi si rompono così avremmo
tutto quel detrito che abbiamo descritto, sia di materiale acidofilo che basofilo senza dare indizio a che
cellula appartiene.
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Le cause dipendono dal tessuto. Quando parliamo del processo autolitico abbiamo visto nel cervello
potremo avere un infarto quindi da cause ischemiche. Nell’apparato gastro-enterico tutte le volte che si
verifica un’ulcera e lo stesso nel pancreas quando ho le flogosi che mi determinano l’uscita degli enzimi
pancreatici.

Per quanto riguarda il processo secondario è eterolitico (viene da fuori) dobbiamo ragionare su cosa può
essere la causa primaria. Infine a questo si aggiunge il fatto che se la pelle viene a contatto con sostanze
come la soda caustica la necrosi è colliquativa mentre se viene a contato con dell’acido solfidrico a quel
punto la necrosi è coagulativa (quindi dipende dall’acidità della sostanza).

Necrosi cerea

Detta anche necrosi ialina o necrosi di Zenker ed è un processo


necrotico a carico del sarcolemma (fibre muscolari striate)
quindi è tipica del muscolo striato. Il muscolo appare pallido,
grigiastro e si dice che il muscolo prende l’aspetto di carne di
pesce e la superficie è opaca, secca ed ha aspetto di cera. Dal
punto di vista microscopico dipende dalla fase, è una necrosi
progressiva. All’inizio le fibre muscolari appaiono allargate,
spesse con aspetto ialino. Quando scompaiono le strutture
nella miofibrilla (le strie quini la linea H, M…) quando va
incontro a necrosi cerea è difficile individuarle e vengono a
crearsi delle zolle come se fossero interrotte le fibre muscolari
che non sono più vive (non ci sono più i nuclei).

Fibra muscolare striata dove notiamo le fibre


eosinofile e allargate. E poi notiamo delle crepe.

zolla

Spesso su processi regressivi si instaurano


degli ulteriori processi cronici come la
mineralizzazione di ulteriori sali di calcio
(blu) sulla fibra muscolare. Si tratta di
muscolo cardiaco perchè nella parte in
alto a dx vediamo che i nuclei sono
centrali.

Dal punto di vista dell’ultrastruttura si ha alterazione delle linee Z con la scomparsa della banda,
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deformazione delle miofibrille, dilatazione dei tubuli di lisi miofibrillare sarcoplasmatica o rabdomiolisi
(rottura della fibra muscolare).

Le cause della necrosi cerea sono indicative e solitamente si tratta di miopatie dovute alla carenza di vit. E e
selenio e si ritrova nei giovani animali (vitello, agnello, suinetti e polli). La necrosi cerea è responsabile di
alterazioni palesi del muscolo e ciò fa si che la carne non vada bene per la vendita. La necrosi cerea si
verifica perché in quelli allevamenti ci sono quelle carenze.

Poi anche per malattie metaboliche, malattie infettive ma anche la somministrazione di Adriamicina mi dà
può dare necrosi cerea. Ma anche una malattia infettiva sistemica mi può dare un risentimento muscolare.

La patogenesi è dovuta alla lenta produzione di radicali liberi (che attaccano i fosfolipidi di membrana,
abbiamo produzione di perossidi che attaccano organelli e bloccano i gruppi SH degli enzimi). La carenza di
Vit. E da necrosi cerea perché è un antiossidante mentre il selenio trasforma i lipoperossidi in idrossiacidi e
quindi protegge le membrane.

Steatonecrosi

Prende questo nome perchè l’apparato interessato è il grasso. È classificata dal punto di vista didattico in 3
tipi: enzimatica, traumatica e addominale (tipica del bovino).

La steatonecrosi enzimatica dipende dal rilascio di lipasi dal pancreas, quindi se abbiamo alterazioni
pancreatiche che interrompono la continuità dei dotti dove viene trasportata la lipasi dal pancreas
all’intestino e la lipasi è persa nel tessuto circostante, viene riassorbita dai linfatici e può andare anche in
tessuti distanti infatti il tessuto coinvolto per prima è il grasso peri-pancreatico.

Gatto con noduli sottocutanei fistolizzati da cui esce del


materiale giallo verdastro.

Quello che c’era nei noduli.

Gli spazi bianchi sono gli spazzi che dovrebbero


essere occupati dagli adipociti. Vediamo alcuni
adipociti normali, i pallini sono granulociti
degenerati. Questo è un materiale (*) debolmente
basofilo perché è necrosi del grasso, l’adipocita si
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riempie e non è più otticamente vuoto. Gli adipociti contengono i trigliceridi che con le colorazioni vano via,
in questo caso abbiamo trigliceridi già attaccati quindi non vanno via con la colorazione.

Per evidenziare i grassi la colorazione usata è l’oil red O che si usa


sul congelato.

Con la necroscopia sui vedeva che il gatto aveva un


tumore pancratico, la freccia indica del materiale
granuloso e queta è la steatonecrosi. Questo tumore
ha dato la fuoriuscita della lipasi.

La steatonecrosi traumatica è quella più comune. Quando abbiamo dei parti difficili con compressione del
grasso perivaginale. Nel grasso abbiamo la lipasi ormonale che agisce sull’adipocita stesso e porta a
steatonecrosi. Ma anche degli urti che comprimono il grasso portano a steatonecrosi. Penso solo che è il
pancreas se ho più noduli, se la lesione è in un punto unico no.

Infine la steatonecrosi addominale del bovino che è una necrosi


massiva che interessa il mesentere, l’omento e il grasso peritoneale.
Non si sa la causa. Il tessuto in steatonecrosi che diventa più scuro
indurisce il grasso e si ha una cessazione della peristalsi intestinale con
morte progressiva. È difficile fare diagnosi.

La necrosi del grasso richiama le cellule infiammatorie.

Il grasso normalmente appare bianco. La parte asciutta, opaca e


giallastra è la zona in steatonecrosi. Sono zone dove gli adipociti si
sono rotti e le lipasi hanno agito sul contenuto.
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All’E-E abbiamo gli adipociti riconoscibili


perché sono palloncini, il nucleo è periferico.
Se la cellula è piena di materiale con aspetto
a raggiera (dalla periferia). Non abbiamo più i
trigliceridi stoccati che vengono dissolti dai
solventi, quindi rimangono e vengono colorati
dal colorante.

Se guardiamo questo vetro con la luce


polarizzata si vede che c’è del materiale che si
può polarizzare e sono i cristalli di acido
grasso.

Patogenesi: negli adipociti in necrosi si ha la scissione dei trigliceridi in acidi grassi e glicerolo. Il glicerolo
viene riassorbito, gli acidi grassi in parte si dissolvono e in alcuni casi si legano a Sali di calcio e si depositano
sottoforma di saponi. Quello che vediamo sono precipitati debolmente basofili.

- Microscopia: si vedono degli ammassi rotondeggianti-allungati riempiti di materiale basofilico. Infatti gli
adipociti si vedono ripieni di un materiale debolmente basofilo. I grassi subiscono delle trasformazioni, si
complessano e durante la processazione non si distruggono, quindi si vedono colorati debolmente. Si
può usare anche la luce polarizzata perché ciò che si forma nell’adipocita è polarizzante (cristalli di acido
grasso).
- Macroscopia: si vede il grasso opacizzato. La necrosi si può complicare → steatite, che presenta anche
infiammazione, in cui l’aspetto è differente, in quanto si ha emorragia e reazione infiammatoria

Necrosi gangrenosa

È una disintegrazione putrefattiva di un tessuto morto da parte di batteri. Il tessuto gangrenoso è tessuto
morto andato incontro a modificazioni ambientali perchè se diciamo solo batteri ci perdiamo ad es insetti,
mosche… e poi sono batteri che stanno nel tessuto e dopo una ferita, lesione…, parte la loro azione
enzimatica verso un tessuto necrotico.

Per la gangrena abbiamo varie varianti:

➢ Umida
➢ Gassosa
➢ Secca

La gangrena si ha soprattutto in tessuti dove è favorita l’azione dei batteri putrefattivi, soprattutto dove si
ha ristagno di sangue, di linfa e dove abbiamo fenomeni necrotici. Il problema non è il tessuto è se mette a
repentaglio la vita o meno perchè dal tessuto sono riassorbite le tossine che vanno in circolo e il soggetto
va in stato di shock che porta ad anemia emolitica e poi a morte.

I batteri responsabili della gangrena sono i batteri putrefattivi in grado di produrre spore. Sono i batteri
anaerobi proteolitici e saccarolitici in base al substrato su cui sono attivi. La maggior parte sono i Clostridi
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che si dividono in saccarolitici e proteolitici. I saccarolitici vanno ad agire su substrati zuccherini (vanno ad
agire si lattosio e glucosio) e sono prevalentemente il CI. Perfingens e Septicum. Mentre i proteolitici (CI.
Sporogens e Histolyticum) mi danno degradazione degli aminoacidi responsabili della produzione di alcuni
composti volatili maleodoranti come il solfuro di idrogeno e ammoniaca.

L’altra famiglia sono Bacteroidacee anaerobie che sono streptococci e sono il Bacteroides, Fusobacterium,
Necrobacterium che li troviamo in tutti gli animali e anche nel cane e nel gatto.

L’aspetto macroscopico di un tessuto gangrenoso: tessuto rigonfio, il colore è dato da stasi ematica ed
edema, in più sono morbidi e ridotti ad una poltiglia e liquefatti.

Questo è quello che avviene nell’uomo a dx una miosite. Il colore varia dal rosso scuro al porpora al
nerastro a seconda dei prodotti che si formano (se c’è solfuro di ferro, solfuro di idrogeno...) o se hanno
incontrato i batteri. Inoltre è importante anche l’odore dato dai prodotti ammoniacali, acido butirrico,
solfuro di idrogeno.

I tessuti che vanno incontro a gangrena sono: i batteri della putrefazione abbiamo detto che sono dei
batteri saprofiti che troviamo nel tessuto, nel ferro arrugginito, corpi estranei, organismo stesso
nell’intestino. Se succede qualcosa all’intestino come la rottura, dismicrobismo marcato ecco che questi
batteri sporigeni prendono il sopravvento.

Le localizzazioni della gangrena sono:

- la pelle può essere soggetta a dermatiti gangrenose, inoltre assume questo colore rosso porpora
con accumulo di liquido/gas e odori maleodoranti.
- il polmone è particolare ma non è infrequente avere forme di polmonite gangrenose nel caso di
polmonite ab ingestis, ad esempio i materiale provenienti dal rumine o anche quando
somministriamo medicinali e se poi ci vanno i batteri sporgeni possiamo avere focolai di polmonite
gangrenosa.
- Nell’intestino albergano questi batteri, ci sono delle situazioni particolari di intossuscezione
(intestino rigirato quindi il cibo si blocca) e volvolo (avvolgimento che porta a strozzamento). In
entrambi i casi il flusso di sangue e di cibo si blocca così possiamo avere in seguito a necrosi e
emorragie la rottura dello stomaco.
- nelle BLUP possiamo avere mastiti da Staphylococco aureus e E. coli che mi danno aeree con escare
con alone infiammatorio attorno all’area di gangrena nelle ghiandole mammarie.

La variante gangrenosa presenta due tipi di gangrena gassosa, quelle più conosciute sono quelle che
colpiscono i tessuti sottocutanei (cellulite anaerobia) e il muscolo (miosite gangrenosa da anaerobi e con
produzione di gas).

Le due malattie più importanti e frequenti sono la Black leg (zampa nera) perchè colpisce i muscoli della
coda ed è sostenuta dal CI. Chauvei. Mentre l’edema maligno del suino mi da una zona ecchimatosa del
sottocute ed è sostenuta dal clostridio Septicum, perfingens e novi.
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I Clostridi producono delle esotossine la cui azione è:

a) azione necrotizzante (fasci muscolari vanno incontro a necrosi)


b) azione fermentante (su acido lattico o glicidi e quindi si ha la formazione di bollicine).
c) azione che va intaccare gli endoteli dei capillari del muscolo o l’endomisio e il perimisio e ciò mi dà
edema ed emorragie che mi danno il colorito rosso-porpora e cianotico del tessuto.
d) azione lecitinasica che vanno ad emolizzare quei GR

a + b + c + d = colore rosso della gangrena.

La gangrena secca è una variante dove parliamo di un processo di necrosi ischemica accompagnato da
mummificazione. Prima abbiamo detto che per una gangrena ci vuole ristagno di sangue. Mentre in questo
caso si parla di assenza di sangue. Un tessuto in preda a gangrena secca macroscopicamente appare secco
(il sangue ha lasciato il tessuto), raggrinzito, freddo, scuro, non ha odore (perché non ci sono i batteri che
danno putrefazione). Le localizzazioni preferenziali di questa gangrena sono le parti distali del corpo quindi
arti, coda, cresta e bargigli, capezzoli, punta della lingua.

Cosa mi da una gangrena secca? Se facciamo bendature troppo strette mi dà ischemizzazione dell’arto
(causa iatrogena). Poi abbiamo un secondo tipo di patogenesi che è di natura tossica perché ci sono
micotossine che agiscono sui vasi e danno vasocostrizione, e sono per es una serie di sostanze (ergotamine,
ergometrine…) prodotte da alcuni tipi di funghi come la Claviceps purpurea e paspalis. Questo avviene
soprattutto nei bovini, polli e maiali) e si ha quando si ha una contaminazione dei mangimi da parte di
questo fungo. Questa gangrena se data da questo fungo si chiama anche ergotismo.

Abbiamo anche altri tipi di cause e sono: i funghi che danno gangrena secca, uno è il Fusarium tricinctum. O
l’esempio della mummificazione del cordone ombelicale.

La patogenesi è la riduzione del flusso arterioso. Il ritorno venoso non è ridotto quindi il sangue se ne va e
non ristagna così non crescono i batteri della putrefazione. Si forma anche una netta demarcazione tra
l’area ischemizzata e chiara e si può avere la tendenza all’auto-delezione.

Le conseguenze della necrosi:

- un tessuto necrotico si comporta come un corpo estraneo endogeno, in più evoca una reazione
infiammatoria (con la necrosi e l’oncosi si ha rilascio di acido arachidonico)
- la conseguenza se permane il tessuto linfatico si assorbono tutti i detriti, poi ad un cero punto si ha
la formazione di tessuto di granulazione come avviene in un tessuto che si ripara, si può avere
fibrosi e si ha una cicatrice con anche accumuli di cristalli di colesterolo.
- Nell’osso dove è difficile che si crei la vascolarizzazione si parla di sequestro che è anche chiamato
anche la cassa da morto. Se prendiamo un osso lungo si ha un rettangolo che è una zona di necrosi
non rielaborata dall’ospite
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DANNI CELLULARI IRREVERSIBILI - APOPTOSI

L’apoptosi è un tipo di morte cellulare particolare che sembra predisposta geneticamente, ma anche con
segnali di stress e segnali patologici si può indurre l’apoptosi. La caratteristica che differenzia l’apoptosi
dall’oncosi è la frammentazione del DNA in frammenti tutti uguali e questo avviene perchè viene attivata
un’endonucleasi.

Apoptosi = morte cellulare programmata. È un meccanismo fisiologico necessario per esempio per la
formazione delle dita perchè la mano è palmata e poi con un fenomeno apoptotico le cellule nella parte fra
le dita sono indotta ad apoptosi ed otteniamo le singole dita. Poi l’apoptosi interviene nella selezione
negativa per i linfociti T auto-reattivi che devono essere distrutti sennò avremo problemi di autoimmunità.
Interviene anche nella morte di elementi che erano intervenuti per determinare le difese di alcuni processi,
ma dopo essere combattuto il danno devono regredire. Poi anche per questioni di tipi ormonali che
attivano la proliferazione di determinati tessuti e poi quando si ha la carenza dell’ormone si va incontro alla
regressione. Infine anche nell’eliminazione delle cellule epiteliali/mesenchimali che sono nei tessuti ad alto
tasso mitotico.

Quando assumono una configurazione patologica? Per esempio nei danni da raggi UV, in corso di infezioni
virali, nelle malattie autoimmuni, nei tessuti ghiandolari quando regrediscono e nei processi degenerativi
(Alzeheimer e Parkinson).

L’apoptosi è la morte programmata che è determinata geneticamente e che richiede energia.

Come si sviluppa l’apoptosi?

a) Fase di iniziazione: evento che scatena il processo mediante l’attivazione di segnali cellulari sulla
superficie
b) Controllo e integrazione regolata da molecole
c) Fase esecutiva: effettuata da enzimi della famiglia delle caspasi che promuovono l’attività delle
endonucleasi
d) Rimozione della cellula morta: questo mi permette di differenziare l’apoptosi dall’oncosi dove la lisi
cellulare e l’attivazione dell’acido arachidonico mi porta l’infiammazione. Mentre nell’apoptosi non
si ha l’infiammazione ma arrivano solo i macrofagi che ripuliscono il tessuto da 1 o più cellule
apoptotiche.

L’apoptosi non si vede macroscopicamente come la necrosi, ma si vede solo istologicamente.

Quali sono i meccanismi che inducono un fenomeno apoptotico sulla singola cellula? Ci sono diversi
mediatori dell’infiammazione (il più importante è il TNF), poi abbiamo il ligando del Fas (FasL), la
diminuzione dei fattori di crescita (la cellula non è stimolata a crescere e va in apoptosi), danni
mitocondriali, danni al DNA (es dati dagli UV) e poi tutti i processi immunologici che hanno a che fare con i
linfociti T citotossici. Quest’ultimi primariamente ci indicano 2 strade: le neoplasie (la cellula neoplastica
può essere vista come non self e stimola una risposta immunitaria) o processi immunologici (come
l’autoimmunità).

L’apoptosi alla fine si può distinguere in 2 meccanismi principali. L’azione delle caspasi può essere attivata o
con la via estrinseca (questa è mediata da recettori che stanno sulla superficie cellulare) o tramite una via
intrinseca (dove il punto che scatena l’apoptosi è a livello mitocondriale).

Via estrinseca: sulla superficie di molte cellule, soprattutto quelle somatiche ogni organismo ha dei
recettori della morte, molti di questi sono della famiglia dei TNF, ma abbiamo anche il Wnt, fattori di
sopravvivenza, altri chemiochine, i fattori di crescita… sono tutti recettori della morte e una volta attivati
portano all’apoptosi.
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Quelli più conosciuti e studiati sono TNF1 ed il Fas che sono scatenati da diversi meccanismi.

Abbiamo il ligando del Fas (fasL) così il Fas interagisce con il suo recettore. Abbiamo 3 recettori del Fas
quando si uniscono con il loro ligando si vanno ad associare, a questo punto il dominio citoplasmatico del
recettore lega un’altra proteina, la FADD (dominio associato alla morte) e questo complesso interagisce con
il 1° degli enzimi che fa parte della fase effettrice. Per quanto riguarda la via estrinseca si parla della caspasi
8.

Quando la prima caspasi 8 viene attivata ecco che si attiva la catena perchè ogni caspasi 8 attivata va ad
attivare altre pro-caspasi 8. Questa è detta fase effettrice. Ci sono dei virus che producono una proteina, il
FLIP che ha un’azione inibitoria su queste pro-caspasi. I virus hanno messo in atto queste replicazioni per
resistere perché il virus ha tutto l’interesse a far si che la cellula in cui entra possa vivere perché sfrutta il
patrimonio cellulare per accrescersi e moltiplicarsi. Quindi la FLIP viene prodotta dai virus e dalle cellule.

Noi abbiamo il recettore del dominio della morte che ha


il suo ligando, il FasL. Quando il Fas si lega con il
recettore ecco che questi 3 si mettono uno vicino
all’altro e una volta che 3 di queste molecole sono vicine
è attivato il FADD (Fas associated death domain) che
attiva la prima delle pro-caspasi inattive.

Via intrinseca: è una via mitocondriale e sappiamo che i mitocondri sono necessari per la respirazione
cellulare, ma è anche importante che i mitocondri abbiano sempre la loro parete integra perché alcune
delle sostanze presenti al loro interno, es il citocromo-C fondamentale per la respirazione è necessario che
stia all’interno perché se è rilasciato nel citoplasma induce il processo di apoptosi.

L’apoptosi è uno sbilanciamento tra due tipi di molecole: quelle pro-apoptotiche e quelle anti-apoptotiche.
Queste molecole appartengono entrambe alla famiglia delle Bcl-2 però hanno attività opposta. Quelle pro-
apoptotiche stimolano l’apoptosi, le anti-apoptotiche la inibiscono. Entrambe stanno nella membrana dei
mitocondri, quindi l’apoptosi è un aumento nella parete mitocondriale di queste molecole pro-apoptotiche.
Quando la cellula è nella sua normalità le anti-apoptotiche bilanciano le pro-apoptotiche.

Se abbiamo dei segnali di sopravvivenza (es i growth factors), questi stimolano la produzione delle molecole
anti-apoptotiche (Bcl-2, Bcl-x, Mcl-1) che risiedono nel citoplasma e nelle membrane mitocondriali e quindi
fanno in modo che abbiano il sopravvento sulle pro-apoptotiche e la membrana rimane integra, così il
citocromo-C rimane arginato nel mitocondrio.

Se però abbiamo una carenza di segnali di sopravvivenza (quindi vengono a mancare i growth factors),
oppure abbiamo danni al DNA, oppure ci sono delle proteine mal ripiegate nella cellula…tutti questi fattori
attivano le proteine della famiglia delle Bcl-2 che hanno attività pro-apoptotica (es le Bax e Bak) le quali
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vanno ad inserirsi nella membrana mitocondriale e creano dei pori, così tutto quello che è nel citoplasma
mitocondriale fuoriesce nel citoplasma.

A sx abbiamo una cellula viva con il suo segnale di sopravvivenza, che si lega al recettore così è garantita la
presenza di molecole anti-apoptotiche che fanno si che i pori che ci sono normalmente nella membrana
siano chiusi, così il citocromo-C rimane nella membrana.

A dx se abbiamo un danno al DNA, se vengono a mancare i segnali di sopravvivenza, si attivano le molecole


pro-apoptotiche che determinano l’apertura dei pori, il citocromo-C esce e determina la fase effettrice.

Una volta che il citocromo-C esce nel citoplasma si


lega con l’Apaf (apoptosis-activating factor-1) che si
lega alla caspasi-9. Abbiamo una serie di casapsi-9, si
ha un processo di auto-amplificazione. Poi la caspasi-
9 attiva la caspasi-3 che è la caspasi in comune con la
via intrinseca ed estrinseca. La caspasi-3 attiva le
endonucleasi che danno la frammentazione.

Abbiamo anche i danni da radiazioni, radicali, che mi da danni del DNA, si attiva la p53 che mi agisce sui
mitocondri favorendo le pro-apoptotiche o agisce direttamente sulle caspasi effettrici.

I linfociti T citotossici sembra che agiscano grazie alla liberazione di una sostanza contenuta nel citoplasma
che è il Granzima B (o Perforina) che mi va ad agire sulle caspasi effettrici e quindi la caspasi-3.
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I corpi apoptotici hanno dei ligandi riconosciuti dai macrofagi che poi li ingloberanno.

Morfologia dell’apoptosi: queste


cellule hanno la cromatina
condensata, ma è condensato anche
il citoplasma e questo fa si che la
cellula sia rimpicciolita. Se la cellula
diventa più piccola, soprattutto nei
tessuti epiteliali dove le cellule sono
unite dai desmosomi, si ha la perdita
dell’adesione. La cellula si stacca con
un alone bianco intorno. Attorno alla
cellula potremmo avere dei
frammenti (corpi apoptotici) che
potrebbero non essere presenti
perché sono arrivati i fagociti, che
potremmo vedere. L’importante è
che attorno non abbiamo
infiammazione, ma che casomai abbiamo la formazione di corpi apoptotici. Questo ci fa capire che
macroscopicamente non possiamo vedere apoptosi.

Cheratinocita apoptotico. Gli altri


cheratinociti hanno parecchio
citoplasma e intravediamo dei limiti.

Apoptosi en masse (in massa). Si parla di


satellitosi quando noi vediamo dei linfociti
intorno a cellule apoptotiche.

In questa cute potremmo avere un processo


immunologico, i linfociti intorno possono
essere linfociti T citotossici.

In questo caso vedo tante apoptosi (en masse), poi vedo i


linfociti e quindi è un danno citotossico cutaneo che nel cane
fa… foto sotto
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L’epidermide si solleva, non è più vitale quindi l’animale può morire se non interveniamo.

I corpi apoptotici fagocitati dai macrofagi danno il nome a questi


macrofagi e si parla di macrofagi a corpo tingibile.

per vedere se in un tessuto le cellule stanno morendo per apoptosi o per


oncosi si fa un’elettroforesi facendo correre del materiale proteico e
vediamo che se la cellula è morta per oncosi la frammentazione del DNA è
casuale e le proteine corrono come se fosse un’unica corsa (non sono
differenziate tra loro, C). Se la cellula è morta per apoptosi ecco che
vediamo questo aspetto a scala (B).

Poi abbiamo il metodo immunoistochimico (metodo di Tunnel) per cui


possiamo inglobare dei frammenti di DNA ed evidenziare le cellule che sono
morte per apoptosi.
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CALCIFICAZIONI PATOLOGICHE

La deposizione di sali di calcio è un processo fisiologico ed è mediato dall’osteoblasto.

La parte gialla è la matrice ossea. Gli osteoblasti sono le cellule


ossee che quando rimangono intrappolati nella matrice ossea
si parla di osteociti. Poi abbiamo gli osteoclasti ed il precursore
dell’osteoclasto.

Gli osteoblasti sono quelli che producono la matrice osteoide che poi mineralizza e forma le trabecole di
osso compatto, spugnoso…gli osteoblasti interagiscono anche con gli osteoclasti, infatti sull’osteoclasto
abbiamo un recettore e l’osteoblasto produce una sostanza che è il RANK ligand e questo fa si che
l’osteoblasto possa garantire con questo particolare tipo di citochina che è associata alla membrana fattori
che servono per la formazione, la sopravvivenza e regolare l’attività dell’osteoclasto. Tutto questo è
regolato da alcune sostanze che sono la calcitonina, il paratormone e la Vit. D3. Il paratormone ha attività
positiva, non inibitoria sull’osteoblasto, lo stesso anche la vit. D3 che vanno a stimolare l’osteoblasto.
Mentre la calcitonina ha effetto inibitorio.

L’osteoclasto produce degli enzimi proteolitici che riassorbono la matrice. Ecco perché un’azione eccessiva
di osteoblasti mi porta ad ipercalcemia, perché il materiale si riserva nel circolo ematico. La vitamina D e il
paratormone aumentano l’espressione del RANKL (attiva gli osteoclasti e si ha riassorbimento dell’osso). La
calcitonina inibisce l’attività degli osteoclasti attraverso un recettore accoppiato alla proteina G.

In condizioni fisiologiche sappiano che una volta che l’osso viene formato e mineralizzato, anche nell’adulto
abbiamo un processo equivalente di riassorbimento e produzione.

Il calcio che viene assorbito è uguale a quello escreto con le urine, per cui il metabolismo del calcio è in
base al microambiente a livello osseo per tutte queste sostanze ormonali che sono presenti.

Una calcificazione patologica è la deposizione di sali insolubili di calcio al di fuori dell’osso e dei denti.

Quindi parliamo di una calcificazione eterotopica (al di fuori degli organi dove la precipitazione è
fisiologica). Nella classificazione delle calcificazioni patologiche abbiamo:

➢ Metaplasia ossea: trasformazione di una linea cellulare in un'altra della stessa origine embriologica.
Nei tessuti mesenchimali è data da ipossia
➢ Calcoli
➢ Calcificazione distrofica
➢ Calcificazione metastatica
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Calcoli

Sono degli agglomerati di minerali, associati a sostanza organica come le cellule di sfaldamento. I calcoli si
formano in cavità e dotti preformati es nei dotti biliari. Abbiamo diversi tipi di calcoli, il materiale organico
possono essere le cellule di sfaldamento, peli… Li possiamo avere nel pancreas, pelvi renale, dotto
pancreatico, intestino, rumine…

Il calcio può precipitare insieme ad altre sostanze, quindi possiamo avere sostanze che sono carbonati,
fosfati, ossalati, silicati, struvite e bilirubinato.

Il citologo può raccogliere le urine e vedere quali cristalli si sono formati. Perché in base all’accumulo del
calcolo formato possiamo intervenire con una dieta.

Calcificazione distrofica

È una calcificazione tissutale locale. È un fenomeno localizzato. Avviene su tessuti che hanno subito
modificazioni regressive, che avviene senza che ci sia un disturbo del metabolismo del calcio. Quindi per
essere sicuri che è calcificazione distrofica faccio le analisi del sangue e se il sangue non è nel range la
calcificazione è metastatica. Quindi è un fenomeno locale, su un’alterazione precedente di tipo regressivo,
ad es una necrosi dove si deposita il fosfato di calcio sopra il tessuto necrotico, in assenza di ipercalcemia.

La calcificazione distrofica si vede bene. Macroscopicamente si


ha calcinosi circoscritta, questo è un tessuto a livello del
ginocchio, prominenze ossee di cani grossi e giovani. Si vedono
questi focolai che sono bianchi. Ed è circoscritta perché è
circoscritta in questa zona e non è legata ad alterazioni del
metabolismo del calcio. Se tagliamo questa massa non è come
osso perchè non è su una matrice osteoide, quindi si taglia
facilmente.

Microscopio: istologicamente il calcio si colora con l’E-E di un color blu-


violetto intenso. Microscopicamente vedo dei granuli intra ed
extracellulari.

Il calcio può essere sia all’interno della cellula, ma anche nei tessuti
circostanti.

Colorazioni speciali pe il Ca:

Parete di un vaso colorato con Von Kossa che è una


precipitazione argentica che mi evidenzia i depositi
minerali di calcio e colora di nero

Poi abbiamo anche la Alizarina che è fatta anche sul


tessuto fresco e mi da un colore rosso-violetto.

Le cause di calcificazione distrofica sono soprattutto


malattie croniche con formazione di granulomi con dei
centri necrotici (come la tubercolosi) e in base alla specie ha la tendenza più o meno a calcificare (bovino si
cane no). Poi abbiamo le necrosi (in seguito a infarti, ematomi…), nei tubuli renali e negli epatociti, nella
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sede di inoculo di farmaci, nelle lesioni parassitarie, in alcuni casi di neoplasie, nella calcificazione
circoscritta e nella calcificazione stellata.

Patogenesi: prima si parlava di teoria dei saponi, poi siamo passati alla teoria dei fosfati. La teoria dei
saponi era abbastanza semplicistica e si pensava che durante i fenomeni necrotici ci fosse il rilascio di lipidi
da parte di cellule morte che poi si legavano al calcio e si aveva la formazione di fosfato di calcio e saponi.

La teoria dei fosfati è una teoria più nuova che prevede la rottura dei lisosomi che comporta l’attivazione
delle fosfatasi acide. Poi da questa idrolisi si deposita l’acido fosforico di cui sono ricchi i tessuti e quindi si
iniziano a formare ioni fosfato e calcio formando fosfato tricalcico (individuato nella maggior parte dei
fenomeni distrofici).

Dove avviene un fenomeno regressivo si ha ristagno di sangue dove troviamo le fosfatasi alcaline (che
troviamo anche nei fluidi). Le fosfatasi alcaline facilitano l’accumulo di calcio e la precipitazione in fosfato
tricalcico.

Calcificazione metastatica

Si ha un’alterazione del metabolismo del calcio che


aumenta nel siero e si ha uno stato di ipercalcemia che
mi da accumuli di calcio.

Dove è distribuito il calcio: il viola sono le ossa, quindi il


99% del calcio è in ossa e denti. Solo 1% è nella colonna
nera. Di questo 1% lo 0,9 è presente nelle membrane
cellulari e del RER. Mentre a livello extracellulare ne
abbiamo lo 0,1% dell’1% e nel citoplasma è 0,00002% quindi pochissimo. Così tra l’ambiente intracellulare
ed extracellulare si forma un gradiente e molte delle attività della cellula si sviluppano grazie a questo
gradiente, così basta che entro poco calcio nella cellula e partono dei meccanismi = elemento regolatore.

Funzioni del calcio:

- mantiene l’integrità strutturale di ossa e denti


- è uno ione messaggero e regolatore per molte attività cellulare
- processi di coagulazione
- trasmissione neuromuscolare
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Quando il tasso del calcio non è normale si alza o si abbassa.

Abbiamo il calcio nella dieta, quindi l’assorbiamo con la dieta e viene assorbito. Inoltre abbiamo la Vit. D
che facilita questo processo. Poi il nostro organismo recepisce il calcio normale di calcio nel sangue. Se il
calcio aumenta le cellule C parafollicolari della tiroide iniziano a produrre la calcitonina che fa si che il calcio
non sia più catturato dagli osteoclasti e dalla matrice e rimesso nel sangue, quindi diminuisce il livello del
calcio nel sangue. Invece se i livelli di calcio sono bassi si attivano le paratiroidi che producono il
paratormone che è ipercalcemizzante, ma va anche ad agire sul rene favorendo alcuni meccanismi.

Il metabolismo del calcio è molo delicato e si devono mantenere questi 10 mg/dl in circolo. Perché al di
sopra si hanno alterazioni e gravi conseguenze per l’organismo.

Il rene elimina il calcio attraverso le urine. Noi lo introduciamo attraverso la dieta e lo eliminiamo con le
urine, ma sappiamo che le cellule epiteliali possono riassorbire il 98% del calcio presente nel filtrato renale
che arriva al glomerulo sennò saremo sempre in carenza.

Il calcio arriva al glomerulo dove viene filtrato nel nefrone, ansa di Henle e tubulo distale. Già nel tubulo
contorto prossimale si ha riassorbimento del 70% di calcio, l’altro 20% nell’ansa di Henle, mentre nel tubulo
contorto distale viene riassorbiti il 10% ma è sotto il controllo ormonale quindi varia. Se si va in ipocalcemia
si ha collasso, problemi neurologici perchè è importante nella trasmissione a livello della placca motrice.

Nel lume intestinale arriva il calcio con la dieta e il calcio è assorbito mediante due meccanismi.
L’attivazione di uno rispetto all’altro è determinata da quanto calcio abbiamo a disposizione dell’intestino.

Il 1° meccanismo è un meccanismo attivo che avviene nel duodeno. È attivo perchè ha bisogno di ATP per
avvenire. È un assorbimento trans-cellulare dai villi verso la cellula e poi va nel sangue o linfa. Avviene
quando la presenza di calcio nel lume è poca e per assorbirlo serve una proteina che è la Ca- binding
protein che ha bisogno di ATP per trasportare il Calcio.

Questo processo comporta l'importazione di calcio nell'enterocita, il trasporto attraverso la cellula e


l'esportazione in liquido e sangue extracellulari. Il calcio entra nelle cellule epiteliali intestinali attraverso
canali insensibili alla tensione (TRP) e viene pompato fuori dalla cellula attraverso un calcio-ATPasi.

Lo step limitante di questo meccanismo è questa proteina perchè senza di essa il calcio non può entrare
attivamente. La sintesi di questa proteina è sotto il controllo della vitamina D ecco perché la Vit.D è un
ormone ipoglicemizzante.

Il 2° meccanismo è un meccanismo paracellulare, avviene attorno alle cellule ed è passivo. Avviene quando
abbiamo tanto calcio. Il calcio passa tra le cellule per osmosi e avviene in digiuno, ileo e a volte nel colon.

In questo caso, il calcio ionizzato si diffonde attraverso giunzioni strette negli spazi basolaterali intorno agli
enterociti, e quindi nel sangue. Quando la disponibilità di calcio è elevata, questa via responsabile della
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maggior parte dell'assorbimento del calcio, a causa del brevissimo tempo disponibile per il trasporto attivo
nel duodeno.

L’osso ha un’istologia semplice. Presenta la matrice dove abbiamo gli osteociti e poi sulla superficie
abbiamo gli osteoblasti e gli osteoclasti (che entrando in profondità corrodono).

Nell’osso una certa componente di calcio viene mobilizzato dall’osso per andare nel sangue. Sono i Sali di
calcio che derivano dagli osteoni più giovani quindi dalla superficie delle trabecole ossee dove gli
osteoblasti hanno appena depositato l’idrossiapatite con i Sali di calcio e se l’organismo lo richiede è in
pronta disposizione. Però può far fronte alle richieste di calcio anche con osteoclasti che vanno più in
profondità e quindi ci vuole molto più tempo. Quando si fanno delle terapie per problemi di ipercalcemia
dobbiamo sapere che non sempre l’organismo risponde e deve andare a prendere il calcio più in profondità
e ci vuole di più.

Gli ormoni sono il paratormone, calcitonina e la Vit. D per il paratormone dobbiamo sapere che deriva dalle
paratiroidi che sono una piccola ghiandola compresa all’interno della tiroide o alla sua superficie, nei nostri
animali è un po' esteriorizzata ma sempre compresa nella capsula della tiroide. In alcuni anomali come il
maiale e cavallo le paratiroidi sono proprio all’entrata del collo e non all’interno della tiroide.

Il paratormone a livello dell’osso ha degli effetti immediati che può espletare a livello degli osteoni giovani
dove il calcio è subito pronto. Mentre con gli effetti più tardivi il PTH ha bisogno di agire attraverso dei
recettori che sono sugli osteoblasti i quali sotto l’azione del paratormone producono più RANKL che va ad
attivare l’azione degli osteoclasti andando a riassorbire calcio anche dai cristalli di idrossiapatite più
profondi (questa è l’azione a livello dell’osso). Mentre a livello del rene il PTH ha un sito attivo per il
riassorbimento del Ca a livello del tubulo contorto distale che è quel restante 10% di calcio che può essere
riassorbito in modo attivo.
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Sul tubulo contorto


prossimale facilita
l’escrezione del fosforo.

Dobbiamo sempre
considerare che l’organismo
non risponde sempre alla
concentrazione del Ca ma
risponde al rapporto Ca.

Sull’intestino il PTH ha
azione di facilitare
l’assorbimento del Ca ma lo
fa in modo indiretto tramite
la Vit. D che viene attivata a
livello del rene grazie al PTH. Quindi attiva la vit.D3 (calcio binding protein) che facilita l’entrata del Ca
nell’organismo.

La calcitonina è un ormone che viene prodotta dalla tiroide, alla periferia della tiroide dalle cellule C
parafollicolari che hanno attività ormonale riversando la calcitonina nei vasellini che si trovano nello stroma
dei follicoli tiroidei. L’azione della calcitonina è di intervenire nelle situazioni quando abbiamo aumento del
Ca perché è ipocalcemizzante. Quando il plasma è aumentato si stimola la via della calcitonina. Dopo un
pasto siamo sempre in una situazione di ipocalcemia ma l’organismo mi aumenta la calcitonina così per non
avere una situazione di ipocalcemia.

A livello dell’osso è un’azione antagonista al PTH, quindi se c’è calcitonina il PTH è inibito nella sua azione
ipercalcemizzante.

L’azione renale inibisce il riassorbimento del fosforo, quindi ha un’azione quasi sinergica al PTH.

Infine inibisce l’assorbimento del Ca perchè a livello dell’intestino aumenta l’escrezione di fosforo, tutto
quello che è fosfato di calcio è portato via
quindi si ha una riduzione
dell’assorbimento della componente
calcica.

La Vit.D3 (colecalciferolo) fa parte delle


vitamine che hanno come formula chimica
uno steroide. Uno dei precursori è la
vit.D2 (ergocalciferolo). Se troviamo
scritto vitamina D non sappiamo se è
quella biologicamente attiva o i
precursori.

La vit.D è prodotta dai cheratinociti di


tutti i vertebrati a partire dal suo
precursore che si trova nelle membrane cellulari ed è il 7-idro-colesterolo che con l’esposizione al sole
(raggi UV) si trasforma in pre-vitamina che si sposta nel comparto ematico e poi diventa una vitamina attiva
(Vit. D3).

Se l’esposizione al sole è eccessiva i raggi ultravioletti continuano ad agire sui precursori fino alla
produzione dei sottoprodotti tipo lumisterolo e tachisterolo che non sono utilizzabili per la via della Vit. D3.
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Nei nostri animali la specie più sensibile a questa attivazione è il bovino.

Altre fonti sono varie, anche le uova, carne, pesce …sono tutti ricchi di colecalciferolo una volta arrivato al
fegato e al rene e poi è attivato a vit.D3. Il 1° passaggio della vit. D è quella di passare al fegato dove
abbiamo la 1° conversione in un pro-ormone che è il calcidiolo perchè è coniugata al 25-idrocolecalciferolo.
Poi il calcidiolo viene trasformato nel rene in calcitriolo, ma avviene anche nei macrofagi perché la Vit. D è
importante per l’attività del sistema immunitario. La coniugazione avviene a livello di due punti e sono la 1-
25-deidrocolicalciferolo.

Se viene sintetizzata nelle cellule istiocitarie monocito macrofagiche può agire come una vera e propria
citochina con azione difensiva verso i batteri, mentre se è attivata nel rene ha funzione di ormone
promuovendo la mineralizzazione, la crescita, il rimodellamento dell’osso. Senza Vit. D abbiamo gravi
patologie all’osso.

Sull’osso la Vit.D3 garantisce le quantità di calcio e fosforo (favorisce la mineralizzazione) ed esalta l’azione
del PTH. Sul rene la Vit.D3 facilita il riassorbimento del calcio ma anche quella del fosforo, sempre a livello
dei tubuli prossimali.

La calcificazione metastatica è la deposizione di sali di calcio al di fuori di ossa e denti. Questo avviene
perchè abbiamo livelli elevati nel siero di calcio. Questo può avvenire per i diversi meccanismi al fatto che
c’è un alterato metabolismo calcio (dovuto ad un aumento dell’assorbimento del calcio, ad una
diminuzione della produzione…).

La differenza tra calcificazione metastatica e distrofica sta nella mancanza delle alterazioni dei livelli di
calcio ematico nella distrofica dove si ha un’alterazione regressiva in un dato tessuto dove il calcio si
deposita, ma se si misura il calcio nel sangue non troviamo nulla.

Se io vedo foci multiple di deposizione di Sali di Ca devo pensare che si tratta di calcificazione metastatica e
sistemica. Se la calcificazione è localizzata devo pensare a un problema di tipo distrofico.

Quali sono gli organi che più frequentemente in corso di calcificazione


metastatica si va a depositare il Ca il più è l’apparato cardio-
circolatorio... in foto cuore di bovino con placchette di deposizione di Ca
in posizione sub-endocardica e questa è deposizione di calcio in un
processo distrofico. Quindi l’apparato circolatorio in cui noi andiamo a
dosare la calcemia e quindi è sempre sottoposto a passaggio di Ca. Poi
abbiamo altri tessuti che devo campionare se sospetto una
calcificazione metastatica: la mucosa gastrica, i polmoni, tubuli, setti alveolari e muscolo (perchè molto
irrorato). Sono tutti siti dove abbiamo eliminazione di valenze acide (soprattutto mucosa gastrica e
polmone). Nella mucosa gastrica abbiamo produzione di HCl così a livello dello stomaco abbiamo alcalosi e
l’alcalinità diminuisce il tasso di saturazione del Ca. Quindi se il Ca per depositarsi ha bisogno di una certa
concentrazione, se il tessuto alcalino la deposizione si ha a concentrazioni più basse.

Il meccanismo dell’alcalosi vale per i due apparati (mucosa gastrica e setti alveolari). Nel polmone quando
abbiamo passaggio di O2 e CO2 abbiamo espulsione di valenze acide.

Patologie legate alla calcificazione metastatica:

1) eccessiva somministrazione della Vit.D (nei cani): quando somministriamo eccessive quantità di
calcitriolo questa Vit. D mi determina ipercalcemia. In questi soggetti avremo una calcificazione
anomala in tutti questi distretti. In quali animali si può avere questo errore di somministrare troppa
vitamina D? nei cani di grossa taglia dove ho malfunzionamento del rene
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2) iperparatiroidismo primari (tumore paratiroidi): colpisce la paratiroide che presenta cellule


principali che sono neoplastiche e ben differenziate, per questo si parla di adenoma (tumore
benigno), e più è ben differenziato e più produce quello che produceva nella normalità.

3) pseudoiperparatiroidismo primario (tumori simili tra cui gli apudomi e i tumori dei sacchi anali): è
dato da tumori che mimano la produzione di PTH ma producono altri ormoni che mimano l’azione
del PTH. Sono gli apudomi, l’APUD è il modo in cui vengono prodotti gli ormoni polipeptidici e
quando abbiamo parlato di amiloidosi sono prodotti questi polipeptidi che possono essere mal
ripiegati e in questi tumori abbiamo deposito di amiloide e se uno di questi polipeptidi è simile al
PTH ne mima l’azione. Un’altra patologia è il linfoma, dove doso il calcio, non tutti i linfomi
producono ormoni simili a questi polipeptidi. Infine abbiamo anche il tumore dei sacchi anali e
danno ipercalcemia. Sono tumori maligni e difficili da diagnosticare, quindi possono dare tumore
dei linfonodi lombo-aortici, se dosando il calcio del sangue si ha ipercalcemia posso confermare il
tumore dei sacchi anali. La prima causa di ipercalcemia sono i linfomi, la seconda i tumori dei sacchi
anali.
Il 25-50% dei cani con questo tumore sviluppa ipercalcemia perché viene prodotto il Parathyroid
hormone-related protein.
a
sx

citologia a dx istologia
4) osteodistrofia renale (o osteodistrofia fibrosa): la
riscontriamo in corso di patologie corniche renali dette
end stage (patologie che si sono cronicizzate che non
possono tronare indietro), altre malattie in cui è comune
patologie familiari renali, nei cani e nei gatti, o anche nelle
displasie renali che danno in giovane età disfunzioni gravi.
L’osteodistrofia fibrosa si chiama anche la malattia della
mascella di gomma dove tra le trabecole di osso c’è
tessuto fibroso perchè avendo un problema renale il PTH
richiama Ca così le ossa si fanno più sottili, si trasformano
in tessuto connettivale e diventano tipo di gomma.
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5) calcificazioni di origine alimentare: patologia riconosciuta nei bevitori di latte perché quando
abbiamo soggetti che soffrono di patologie gastrico possono avere dei benefici quando bevono
latte perchè riescono a tamponare l’acidità gastrica, ma a lungo andare dato che il latte è ricco di
calcio abbiamo queste alterazioni, aumentate anche dall’assunzione di Vit. D. Prima quando
c’erano le mostre dei vitelli gli allevatori li portavano a queste mostre, a questi vitelli veniva dato
tanto calcio e i vitelli andavano incontro a patologie da calcificazione
6) calcinosi enzootica (dei ruminanti): enzootica vuol dire legata a un certo ambiente. Questa
patologia ha preso diversi nomi in base al paese “enteque seco” in Argentina “espichamento” in
Brasile, “Manchester wasting disease” in Giamaica, “Naalehu disease” in Hawaii.
Le manifestazioni sono disordini locomotori (per delle calcificazioni sistemiche progressive), le
alterazioni del calcio si ripercuotono anche sul SNC, quindi questi bovini stanno a terra perché
hanno difficoltà a muoversi.
Le calcificazioni si hanno in: arterie, cuore, tendini, muscoli, reni, polmoni.
Si chiama enzootica perchè è legata a piante autoctone. La malattia è stata studiata per
l’intossicazione da Solanum malacoxylon o glaucum (sono patate) in argentina e brasile, poi è stato
visto che anche piante ornamentali determinavano la malattia come il Cestrum diurnum
(gelsomino) in Florida, Giamaica, Hawaii. In italia a livello dell’arco alpino è data dal Trisetum
flavescens.
Gli estratti delle piante contengono una sostanza attiva che è solubile in acqua (facile
assorbimento) che ha la stessa formula chimica della Vit. D3 legata a un glucoside. Il problema di
questa sostanza è che sfugge a tutti i feedback.
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INFIAMMAZIONE

La flogosi è la risposta di un tessuto vivente ad una noxa patogena. Questa infiammazione copre questo
tipo di alterazioni di cui parleremo e che hanno a che fare con il microcircolo, con il sangue e con il tessuto
connettivale. La flogosi avviene perché l’organismo tende ad eliminare la noxa patogena e a riparare il
tessuto.

- La flogosi la possiamo osservare solo in un tessuto vivente.


- Se alla necroscopia vedo dei batteri sporigeni senza cellule infiammatorie, sono batteri della
putrefazione perché se fosse stato qualche volta in vita si sarebbero viste le cellule infiammatorie.
- Una volta evocata la risposta infiammatoria questo processo che può diventare patologico. La
flogosi è sempre un processo difensivo ma evolvendo può diventare patologico.
- Gli step con cui si verifica una flogosi a prescindere dalla causa sono stereotipo. Le noxa patogene
sono le più varie.
- Molto è dovuto a sostanza regolatrici, mediatori, che vengono prodotte da queste sostanze, messe
in circolo e che poi agiscono a livello tissutale.

Nel sangue troviamo:

➢ Monocita: con nucleo reniforme con citoplasma scarso


➢ Polimorfonucleati (neutrofilo, basofilo ed eosinofilo)
➢ Linfociti: nucleo tondo e scarso citoplasma

Nel tessuto cellulare troviamo:

➢ Mastocita: ha il nucleo rotondo con granuli grandi


➢ Fibroblasto
➢ Matrice extracellulare
➢ Macrofago: che deriva dal monocita, il nucleo è reniforme, periferico e il citoplasma è ampio

I polimorfonucleati vanno differenziati dai mononucleati che sono i mastociti, monociti, macrofagi e i
linfociti.
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Il processo è caratterizzato in primis dai dei disordini circolatori (riguardano il carico dei vasi e il flusso
ematico), poi iniziano i disordini essudativi (che riguardano inizialmente la parte liquida e poi le cellule).
Infine i fenomeni riparativi data dalla partecipazione delle cellule essudate e delle cellule residenti.

Il processo flogistico è un processo localizzato che avviene dove agisce la noxa patogena. È una risposta
sistemica.

Le cause della flogosi sono: fisiche, chimiche e biologiche (tra le quali abbiamo batteri virus, protozoi e
metazoi).

La classificazione principale è in flogosi acuta e cronica.

ANGIOFLOGOSI

La flogosi acuta è detta anche angioflogosi. Le modificazioni flogistiche avvengono in un breve periodo
(agisce la noxa e nel giro di minuiti od ore abbiamo angioflogosi) mentre l’istoflogosi ci vogliono giorni.
L’angioflogosi è aspecifica mentre per l’istoflogosi a volte ci sono indicazione in base al tipo di noxa.
L’angioflogisi è caratterizzata da alterazioni vascolari indotte direttamente o indirettamente a cui segue
un’essudazione liquida e poi una cellulare.
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In un focolaio flogistico cosa avviene? In un tessuto normale abbiamo la nostra arteriola, i capillari, i
capillari venosi e la venula. Nel tessuto interstiziale possiamo avere la matrice extracellulare, i linfociti,
macrofagi residenti… in un tessuto infiammato la prima modificazione è circolatoria con modificazione del
calibro dei vasi e il flusso di sangue (il calibro aumenta e aumenta il flusso), poi si avrà essudazione di tipo
liquido che mi imbibisce il tessuto connettivale e l’essudazione di cellule.

Il danno può essere diretto o indiretto. Il danno diretto è la noxa patogena che agisce indiscriminatamente
su arteriole, capillari e vene alterandone la permeabilità. Mentre per il danno indiretto la noxa agisce sulle
venule.

Danno indiretto: a livello delle venule abbiamo un


ampliamento della gap juction quindi aumenta la
permeabilità. Il danno si dice indiretto perchè
sono prodotti mediatori vasoattivi che sono:

➢ Istamina: prodotta dai basofili e mastociti


➢ Altri

Questo è il meccanismo per cui la maggior parte


delle noxe patogene agisce. È rapido perché poi queste cellule diventano insensibili dall’istamina. In questo
caso poi quando il tessuto doventa insensibile all’istamina il processo regredisce.

Mentre il danno diretto agisce indiscriminatamente, si


formano dei pori da cui escono le cellule. È un danno che
può durare perché possono essere danni gravi.

Poi abbiamo un meccanismo di angioflogosi che


avviene a livello polmonare ed è dipendente dai
leucociti. Agisce sulle venule, la risposta è tardiva e
dura parecchio.

Infine abbiamo un meccanismo che avviene per


un’aumentata transcitosi. Non c’è un’alterazione del
rivestimento perché le gap juction sono integre, ma
attraverso l’endoteliocita possono passare delle
sostanze e lo possono fare anche più del dovuto.

Un esempio di danno diretto può essere una forte stimolazione termica, stimolazione chimica, infezioni da
agenti che producono tossine che agiscono nel circolo. Dalla puntura di una vespa possiamo avere la
liberazione di sostanze che sono normalmente presenti nel sangue es bradichinina che danno un danno
vascolare.
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Il danno indiretto è sostenuto da mediatori vasoattivi, quindi è dato dalla produzione di questa sostanza.
Questi mediatori chimici determinano molte attività che in ordine sono: vasodilatazione, aumento della
permeabilità dei piccoli vasi, migrazione dei leucociti, attivazione di cellule infiammatorie che sono già
presenti nell’area infiammata.

Dietro ogni evento c’è anche un particolare meccanismo patogenetico. Inizialmente abbiamo
vasocostrizione arteriolare che è di pochi secondi e di natura neurogenica, poi vasodilatazione che prevede
l’azione di mediatori tra cui l’istamina (la più efficace), le prostaglandine tra le quali la prostaglandina E2, il
monossido di azoto. Poi aumenta il flusso di sangue dato che i vasi si dilatano e poi abbiamo l’aumento
della permeabilità che sottostà all’azione di mediatori chimici (tra qui l’istamina e la bradichinina).

Queste fasi sono state studiate da un cardiologo, Lewis, individuando le tre fasi (triplice risposta di Lewis).
Basta prendere un oggetto tagliente ma non appuntito e tiriamo una linea premendo, senza tagliare la
pelle. In questo modo si creerà inizialmente una linea rossa che è di natura transitoria ed è una
vasodilatazione locale dei vasi. Poi la zona si allarga intorno (ci vuole cica 30 secondi) e questo sembra
qualcosa di natura neurogena, infatti parliamo di un riflesso assonico antidromico ed è una dilatazione
arteriolare; e poi, nel giro di 1 minuto, abbiamo la formazione di un alone più chiaro (ponfo) perché è una
zona più pallida e chiara e anche rigonfia e si tratta di un edema localizzato (nel tessuto è passato del
liquido).

Abbiamo il danno cellulare, l’istamina è un mediatore


chimico potente prodotto dai mastociti che hanno dei
granuli rotondeggianti all’interno e dopo lo stimolo si
ha il rilascio di questi granuli. I mastociti stanno nelle
zone di interfaccia (tra i vasi e il derma, attorno ai
bronchioli, nell’intestino…tutte zone che si
interfacciano con l’esterno o con i vasi). Premendo sulla
pelle i mastociti intorno ai vasi ne risentono e anche un
minimo movimento pronta alla degranulazione.

Poi abbiamo l’alone rosso attorno alla linea che è transitorio perché ci sarà una risposta assonale
antidromica perché non arriva fino al SNC ma si ferma e torna indietro. Poi abbiamo l’alone perché
l’stamina continua ad agire anche sull’endotelio aumentando la permeabilità.

Quello che ci interessa dell’infiammazione sono i segni cardinali dell’infiammazione:

➢ Rigonfiamento
➢ Rossore
➢ Calore
➢ Dolore
➢ Perdita di funzione (aggiunta successivamente da Wirchov): l’infiammazione in atto provoca dolore
e io non uso la parte.

Quando siamo difronte a questi segni cardinali siamo di fronte ad un angioflogosi. L’angioflogosi si basa sul
rilascio di fattori vasoattivi che danno vasodilatazione, in questo modo passa più sangue e il tessuto è più
rosso. Il sangue ha anche una certa T corporea, quindi più aumenta il sangue al distretto e più aumenta la
T. Poi sappiamo anche che ci può essere aumento della permeabilità che è responsabile del rigonfiamento,
della tumefazione perché se si allargano le gap junction tra gli endoteliociti la parte liquida passa nel
tessuto interstiziale e abbiamo edema. Contribuiscono anche la marginazione e la migrazione dei leucociti,
ma per avere una tumefazione a volte non bastano e cellule ma deve essere il liquido in forte quantità.

Le fasi dell’infiammazione acuta si possono accavallare, ma si rispetta una certa temporalità (ordine):
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1- Irritazione: durante la quale non vediamo nulla. Durante questo periodo abbiamo delle alterazioni
cellulari come una depolimerizzazione di complessi macromolecolari (negli endoteliociti, nelle
cellule del sangue), aumenta l’attività proteolitica, ci sono delle modificazioni di pH e modificazioni
negli elettroliti. Tutte queste cose non si vedono neanche con il microscopio elettronico. Ma questa
fase è importante perché prelude alla formazione delle sostanze vasoattive che sono il caposaldo
dell’angioflogosi e che fanno si che si passi alla fase successiva.
2- Iperemia attiva: per parlare di iperemia
dobbiamo parlare di microcircolo che è
proprio il tessuto dove abbiamo gli
scambi metabolici di metaboliti,
essudazioni…. Nella concezione del
microcircolo si staccano le metarteriole
dalle quali se vogliamo il sangue può
andare direttamente all’altra
metarteriole tramite il canale
preferenziale. Da questo canale
preferenziale si staccano da questi
canali preferenziali e alla base di dove si
staccano i capillari si hanno degli sfinteri
precapillari.
Nella normalità (in omeostasi) il sangue scorre preferenzialmente nel canale centrale o
preferenziale. Questi sfinteri si aprono e si chiudono regolarmente. Però chiudendosi ed aprendosi
fanno si che quando sono chiusi il sangue passa dal canale preferenziale. L’apertura e la chiusura è
detta vasomotion che permette il passaggio di sangue che porta ossigeno e metaboliti a un certo
distretto tessutale.
Durante il fenomeno iperemico, questo meccanismo di
vasomotion viene bloccato in uno stato di apertura fissa
degli sfinteri precapillari così nel microcircolo passa più
sangue rispetto alla norma.

In foto vecchia concezione del microcircolo quindi con


l’arteriola e venula.
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3- Essudazione di fluida (parte liquida del sangue): se i vasi fanno passare più sangue la velocità del
sangue diminuisce così la pressione idrostatica sul vaso aumenta e così aumenta la filtrazione, così
si possono avere modificazioni a carico della parte basale. Poi abbiamo una fase di
permeabilizzazione che è transitoria e immediata e poi sostituita da una fase di permeabilizzazione
prolungata. Quella immediata è sostenuta da mediatori particolari, quella prolungata è influenzata
da mediatori diversi.
Alcune cause, come virus endoteliotropi con azione lesiva, possono dare una peremeabilizzaione
immediata e prolungata perché il danno è diretto.
Il primo mediatore ad agire nel processo dell’infiammazione è l’istamina e la serotonina
(quest’ultima prodotta da altre cellule), poi a seguire abbiamo le bradichinine, le prostaglandine, i
trombossani, le anafilotossine, ecc.
Questi mediatori possono essere prodotti o da cellule o dal fegato (che mi rilascia sostanze nel
plasma). A livello cellulare le cellule rilasciano in circolo o come mediatori preformati (queste sono
cellule particolari come i mastociti che sono riconosciuti morfologicamente perché hanno granuli
secretori che contengono istamina, serotonina ed enzimi lisosomiali). Questi mediatori li troviamo
anche in altre cellule come basofili, piastrine, neutrofili, macrofagi.

Anche i mastociti, ma anche altre cellule come i leucociti, le piastrine, macrofagi e linfociti possono
produrre altri mediatori sintetizzandoli al momento. E questi sono i mediatori sintetizzati ex novo
come le prostaglandine (che derivano dall’ac. Arachidonico), dagli epatociti abbiamo il fattore 12
importante per il sistema delle chinine e poi anche le anafilotossine prodotte quando è attivata la
via del complemento.
Inizialmente quelli prodotti sono istamina e serotonina. Poi abbiamo una fase di transizione
(collega la prima fase all’ultima ed è dove agiscono le bradichinine) e poi l’ultima fase dove
agiscono le prostaglandine.

ISTAMINA (b-imidazole-4-ethylamine): deriva dall’istidina per un fenomeno di decarbossilazione.


Viene prodotta dai mastociti (ha nucleo rotondo, citoplasma ampio e contiene dei granuli), basofili
(fanno parte dei polimorfonucleati), piastrine (nel coniglio), cellule della mucosa gastrica.
Contenuto in granuli citoplasmatici preformati e viene rilasciata tramite degranulazione. Una volta
che l’istamina è secreta, viene catturata da recettori specifici (recettori H1 e H2). Se l’istamina viene
catturata dai recettori H1 che stanno nel polmone e l’istamina mi da broncocostrizione. Poi ci sono i
recettori nell’apparato gastro-intestinale dove l’istamina mi da aumento della peristalsi. Nei vasi
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l’istamina legandosi ai recettori H1 e H2 mi da aumento della permeabilità vascolare. L’istamina è


prodotta anche da cellule dello stomaco e agisce su recettori sulle cellule parietali per produrre HCl.

L’stamina agisce a livello degli sfinteri precapillari (aumento flusso di sangue) e aumenta la
permeabilità vascolare. Quindi avremo la manifestazione di eritema (indica aumento del flusso
sanguigno quindi si ha rossore) ed edema (essudazione liquida). L’istamina a livello bronchiale mi
da broncocostrizione e mi può dare anche fenomeni sistemici di tipo cardiovascolare.
L’istamina agisce velocemente, temporaneamente e per poco tempo (minuiti od ore) poi le cellule
diventano resistenti all’azione dell’istamina.
L’aumento del calibro dei vasi è mediato dall’azione dell’istamina sugli sfinteri precapillari.
Come aumenta a permeabilità vascolare? Vuol dire che deve agire sull’endotelio che riveste i
capillari tramite diversi meccanismi: alterazione a livello delle gap junction (si creano delle soluzioni
di continuo dove passano liquidi o cellule), determina la contrazione del citoscheletro delle cellule
endoteliali (le cellule endoteliali hanno dei filamenti e se si contraggono il citoplasma si raggrinza
verso il nucleo e lascia degli spazi liberi), aumenta anche la citopempsi (passaggio di alcuni soluti
attraverso la membrana endoteliale passa nel citoplasma e rilasciati nel versante abluminale) ed
aumenta i canalicoli intracitoplasmatici.

SEROTONINA (5-hydroxytryptamine): deriva dal triptofano e viene prodotta dai mastociti (solo nel
topo e nel ratto), dalle cellule enterocromaffini (in tutte le specie). È un mediatore importante del
SNC ed è contenuta anche nei granuli delle piastrine. Il meccanismo con cui da edema è simile
all’istamina agendo sull’aumento della permeabilità e facilita l’uscita dei liquidi dai vasi.

BRADICHININA: è un nonapeptide. Ci sono altre sostanze di questo complesso che sono la callidina
(decapeptide + lisina) e l’ethyl callidina (decapeptide).
La bradichinina deriva dall’azione del chiminogeno che fa si che un fattore inattivo ematico (pre-
callicreina) diventi attivo (callicreina) grazie al fattore 12 e poi mi da la produzione della
bradichinina.
Si parte dal fattore di Hageman che agisce sulla cascata della coagulazione e viene attivato se ci
sono alterazioni al collagene, membrane basali o piastrine. Questo fattore agisce sulla cascata delle
chinine e attiva la pre-callicreina che viene attivata in callicreina la quale da la bradichinina per
azione del chiminogeno e rientra nel sistema fibrinolitico che argina quello che avviene durante la
cascata della coagulazione.
La bradichinina ha azione simile all’istamina, ma dura di più. Rispetto all’istamina la bradichinina
espleta anche un effetto algogeno, sensibilizzando le terminazioni nervose nella zona di
infiammazione. L’istamina non è responsabile direttamente del dolore come la bradichinina lo è
indirettamente perché l’accumulo di liquido preme sulle terminazioni nervose.

ECOSANOIDI: che sono idrossiacidi che derivano dall’acido arachidonico, integrati nelle membrane
delle cellule. La sintesi deve essere indotta perché gli ecosanoidi non sono presenti come granuli
preformati, ma devono essere generati da sistemi enzimatici. La sintesi è generata dall’azione delle
lipossigenasi e le ciclossigenasi. Sono mediatori che agiscono ed hanno azione nelle fasi più
prolungate (rispetto anche all’azione delle bradichinie) e sono responsabili della
permeabilizzazione.

Il precursore è l’acido arachidonico. Gli steroidi inibiscono la liberazione di acido arachidonico (ecco
perchè si danno cortisonici per arginare le flogosi acute e allergiche. A seconda degli enzimi attivati
si ha la liberazione di alcuni enzimi rispetto ad altri, si ha la via delle lipossigenasi che mi produce i
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leucotrieni (tipo A4 e B4 che sono responsabili della chemiotassi, il tipo C4, D4 E4 sono responsabili
della vasocostrizione, broncospasmo ed aumento della permeabilità).

Chemiotassi = richiamo di cellule infiammatorie in un sito infiammatorio.

Quando è attivata la ciclossigenasi si ha la produzione di prostaglandine, fino ad arrivare alle


prostacicline (PGI2 da vasodilatazione ed inibizione aggregazione piastrinica) e trombossano
(vasocostrizione ed aggregazione piastrinica) oppure prostaglandine (D, E, F. la PGE mi da
vasodilatazione).

Prostaglandine e trombossano causano edema. In alcuni casi fanno rilasciare istamina dai mastociti
(anche se abbiamo visto che il mastocita è importante nelle prime fasi dato che le altre cellule non
producono bradichinine e prostaglandine in poco tempo), aumentano il flusso sanguigno nel
distretto (prostaglandine), dolore e prurito (ci sono delle prostaglandine pruritogene) ed in più altro
effetto è che sono dei pirogeni endogeni che sono responsabili della febbre. La febbre è un
coinvolgimento sistemico della flogosi e lo capiamo dal momento che c’è la flogosi.

CITOCHINE: prodotte sia dai linfociti (linfochine) e dai macrofagi (monochine) ma anche da altri tipi
cellulari. Importanti sono quelle della risposta T helper 1 e 2.

OSSIDO NITRICO (NO): prodotto dai macrofagi e neutrofili (tipico delle flogosi acute perché sono
cellule che essudano in questo caso) ma anche da cellule endoteliali. Questi prodotti sono presenti
o costitutivi o anche inducibili perché prodotti solo se vengono indotti.
Partendo dall'arginina grazie all’ossido nitrico sintasi (NOS), ci sono 3 isoforme: costitutive (CNOS),
inducibile (iNOS), cerebrale (nNOS).
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Il monossido di azoti da vasodilatazione e anche adesione dei leucociti alle cellule endoteliali
vascolari così è più facile che possono essudare ed andare nel sito di infiammazione. Non è solo
implicato nella risposta infiammatoria ma anche perché ha azione battericida.

L’essudato in corso di flogosi è la porzione liquida di sangue che fuoriesce dal tessuto ed è diverso
dal trasudato perché passa attraverso un vaso che ha delle modifiche della permeabilità contiene
anche delle proteine cosa che invece non si ha nel trasudato (solo liquido). Valutando l’essudato ha
un contenuto proteico che va dal 2,5 a 4,5 g/dl. Sono presenti dei mucopolisaccaridi acidi (positivo
alla prova di Rivalta). Il pH è acido, il peso specifico è elevato (> 1020) ed ha anche una componente
cellulare.

Si chiama attiva perché c’è qualcosa che la crea e sono i mediatori dell’infiammazione.

4- Iperemia passiva: si ha un rallentamento del circolo perché il sangue che passa in vasi più dilatati
passa più lentamente, in più si ha emoconcentrazione, si ha compressione sulle venule, rimane
pervio solo il sistema linfatico. Inizia anche a modificarsi la pressione osmotica nell’interstizio
perché l’essudato contiene proteine. La fase dell’iperemia passiva consegue a quella attiva.
Durante la fase di iperemia passiva la circolazione si rallenta e avviene la marginazione (le cellule
stanno nella parte centrale del sangue così abbiamo un pool cellulare centrale ed uno periferico,
ma se siamo difronte ad iperemia passiva con rallentamento del circolo, le cellule che stavano al
centro vanno alla periferia e quelle periferiche tendono a marginarsi). Dopo la marginazione
abbiamo una fase si adesione dato dal fatto che i leucociti del sangue tendono ad aderire alla
parete. Alla fase di adesione segue la diapedesi cioè il passaggio degli elementi corpuscolati del
sangue attraverso l’endotelio.

Abbiamo le P-selectine (più specifiche) e le E-selectine espresse dagli endoteli e fanno si che i
leucociti che presentano delle molecole di adesione (integrine) sulla superficie che servono per
rallentare. Non hanno grande affinità con le selectine (recettore), lo hanno quando prendono
contatto con le integrine. Poi aderiscono all’endoteliocita, si adagiano ed abbiamo diapedesi.
Il batterio richiama neutrofili perché si crea un gradiente del batterio che richiama i neutrofili
secondo il fenomeno della chemiotassi.
Le P-selectine sono molecole internalizzate
nell’endoteliocita e sono detti i corpi di Weibel-Palade. Per
azione dell’istamina è l’endotelio che esprime queste
molecole sulla superficie e fanno si che arrivino i
polimorfonucleati e che possano esprimere integrine low-

affinity e che poi tramite l’azione delle


chemiochine high-affinity che si possono legare
alle molecole che vengono espresse
sull’endotelio.

5- Essudazione cellulare: a seconda della causa dell’infiammazione l’attività chemiotattica è espletata


nei confronti di alcuni tipi cellulari e non di altri. Se in un focolaio flogistico abbiamo dei batteri,
questi creano i gradienti che richiamano neutrofili, quindi se in un preparato ho tanti neutrofili
devo cercare i batteri, e se non li trovo sospetto infezione batterica (consiglio una citologia o un
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esame microbiologico). Se in gioco ci sono i virus questi richiamano i linfociti e i macrofagi (ci sono
linfociti che danneggiano le cellule infettate da virus). Se vedo gli eosinofili non pensiamo solo ai
parassiti ma anche alle allergie.

A seconda della fase dell’infiammazione


prima abbiamo essudazione liquida e poi
passano le cellule. I macrofagi sono più
grandi quindi passano prima i neutrofili,
poi monociti e macrofagi. Quindi bisogna
tener conto di questa temporalità.

6- Fenomeni riparativi o infiammazione cronica: possono seguire a un’infiammazione ma


all’infiammazione può seguire una risposta infiammatoria cornica data dalla persistenza della noxa
patogena (quando stiamo sempre a contatto con soggetti che hanno quei virus/batteri).
Abbiamo un danno e poi abbiamo un’essudazione acuta con rimozione della noxa patogena
velocemente. Se durante la flogosi acuta non abbiamo avuto focolai di necrosi abbiamo che se
l’essudato viene eliminato dai neutrofili e macrofagi si ha una restetuzio ad integrum, se invece la
struttura è alterata si ha una cicatrice (sostituzione con del tessuto fibroblastico), se però lo stimolo
non è rimosso e abbiamo anche una necrosi diffusa dobbiamo vedere dove è avvenuto perché se il
tessuto è labile il tessuto può rigenerare quelle aree ma se il tessuto non può rigenerare si ha la
cicatrice, se però avviene in un tessuto perenne la necrosi porta alla perdita totale di funzione
dell’organo che può portare anche alla morte dell’individuo (es è l’infarto miocardico).
Diversi danni possono essere ripristinati, per esempio necrosi dovuti da patogeni, ischemia, traumi.

Come si possono riparare i tessuti= la riparazione è una sostituzione di un tessuto da tessuto


connettivo ma abbiamo anche un altro tipo di ripristino di un tessuto ed è la restetuzio ad integrum
data dalla rigenerazione. Se parliamo di un tessuto parenchimale la rigenerazione è data dalla
componente connettivali. Quindi abbiamo riparazione o rigenerazione.
La rigenerazione avviene solo in alcune condizioni, cioè nei tessuti labili, dove effettivamente le
cellule possono entrare in moltiplicazione e sostituire se stesse e si ha rigenerazione. Si ha nelle
cellule del midollo osseo, nei tessuti epiteliali dei vari epiteli (respiratorio, transizionale), nei tessuti
stabili (es in un fegato se asportiamo un lobulo abbiamo rigenerazione da parte degli altri lobi).
Perché avvenga a rigenerazione è importante che ci sia integrità della membrana basale. Se ai
margini di una lesione che asporta parte dell’epidermide, rimangono cellule staminali, queste
proliferano l’epitelio si accresce lungo la membrana basale e poi in altezza. Per la rigenerazione è
importante che ci sia integrità della membrana basale sennò non si ha rigenerazione ma si ha
riparazione.
Quando un tessuto è riparato si ha il rimpiazzo del tessuto perso con tessuto connettivale. Si ha
riparazione nei tessuti perenni (cuore e neuroni), ma si ha anche nei tessuti stabili quando manca
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l’integrità della lamina basale. In questi casi il tessuto di riparazione si forma passando dalla fase di
produzione del tessuto di granulazione.
Il tessuto di granulazione: alla base è formato da connettivo maturo, al di sopra del quale si
formano dei vasi che sono dei vasi neoformati dati dalla proliferazione endoteliale ed assumono
una conformazione particolare perché si dispongono paralleli tra loro e perpendicolari alla
superficie. Tra questi vasi si ha tessuto connettivale immaturo ricco di cellule (fibroblasti). Ai
margini di questi vasi perpendicolari abbiamo delle gemme
vascolari che sono dei vasi neoformati ancora in fase
immatura che non hanno ancora creato il lume vascolare.
Sono queste gemme che danno il nome al tessuto di
granulazione.

Cavallo con ferita che ha asportato cute e anche sottocute.


Questo rosso è il tessuto di granulazione che è rosso. Questa
granulazione è data dalla presenza delle gemme vascolari che
si allungano formano il lume e si dispongono
perpendicolarmente alla superficie.

Il margine chiaro è epidermide.

vaso

Immagine istologica di un tessuto di granulazione. L’epidermide è molto iperplastica, dato che c’è stata
perdita di sostanza. C’è stata perdita della membrana basale quindi non si avrà rigenerazione ma si avrà per
riparazione. La rigenerazione si potrà avere a partire dai margini dell’epidermide.

Da una ferita quindi possiamo guarire per due meccanismi:


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➢ Di prima intenzione: guarigione di ferite da oggetti contundenti, lame. E deve guarire in modo
asettico sennò è di seconda intenzione. Inoltre i margini devono essere affiancati.
➢ Di seconda intenzione: sono le ferite aperte con ampia perdita di sostanza, complicate da batteri
piogeni e dove i margi ni non si chiudono bene perché distanti. Un esempio sono ascessi o
bruciature.

Riparazione:

➢ Nelle prime 24 h inizia la proliferazione e la migrazione delle cellule epiteliali. se c’è la membrana
basale questa aiuta.
➢ Verso le 48 h inizia la proliferazione del tessuto connettivale
➢ Al 3° giorno abbiamo la migrazione e proliferazione dei fibroblasti con l’inizio della formazione del
tessuto di granulazione.
➢ Al 4-5 giorno si iniziano a vedere le fibre reticolari
➢ A 7-8 giorni vediamo il connettivo denso impacchettate in fasci. Inizia anche a verificarsi l’atrofia di
questi vasi neoformati. E quindi inizia a ritrarsi il tessuto fibroso e si forma la cicatrice.
➢ Dopo alcune settimane o mesi si può avere il rimodellamento di questo tessuto collagenico e in
alcuni casi la sostituzione con fibre elastiche

Classificazione flogosi

La flogosi si può classificare in:

➢ In base alla durata (acuta, subacuta, cronica): In base alla durata trovo diversi tipi di cellule e
prende nomi diversi.
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➢ In base all’eziologia: ma non sempre si vede l’agente patogeno (batterio, virus…)


➢ In base alle modificazioni tissutali: diremo che è un’angioflogosi (o flogosi acuta) che ha come
sinonimo flogosi di tipo essudativo ed è caratterizzata dalle modificazioni vascolari. Nell’istoflogosi
o flogosi conica è perché il patologo vede che prevalgono le modificazioni proliferative tissutali
(proliferazioni di fibroblasti, macrofagi…)
➢ In base alla distribuzione delle lesioni: l’anatomo patologo le analizza. Una lesione flogistica può
essere focale, quindi la vediamo solo in una particolare area. È unica. Una lesione multifocale è
quando abbiamo diverse aree di infiammazione, hanno diametro diverso, possono essere in
numero diverso e per dire che sono multifocali ognuna deve essere separata dall’altra da tessuto
normale. Le multifocali possono essere da 2 a 100. Una lesione diffusa quando tutto l’apparato è
interessato da questa flogosi.

Classificazione della flogosi acuta

In base alla gravità siamo in grado di classificare:

- Eritematosa
- Sierosa
- Catarrale
- Fibrinosa
- Purulenta
- Emorragica
- Necrotizzante
- Gangrenosa

Eritematosa: stadio iniziale di flogosi. Può anche essere un passaggio a flogosi più
gravi. In questo caso predominano i disturbi di tipo circolatorio, quelli che
avvengono prima dell’essudazione (vasodilatazione e aumento permeabilità a cui
segue vasodilatazione).

Come posso a dire che è eritema e non è emorragia? se prendo un vetro e schiaccio
se è un eritema solo ho la pelle chiara perchè il sangue refluisce nei vasi intorno. Se
è un’emorragia resta rosso perché il rosso è dato dai GR nel connettivo. Questa di
chiama prova diascopica.
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In un soggetto che ha questa pelle arrossata può avere coagulopatia e queste essere tutte emorragie.

La flogosi eritematosa si ha sulla pelle e anche sulle mucose. In un organo cavo è più difficile. Le cause sono
chimiche, biologiche (in una fase precoce abbiamo vasodilatazione). Una delle manifestazioni della flogosi
eritematosa sono le scottature solari, se continuiamo l’esposizione al sole diventa flogosi sierosa. Ma anche
l’allergia mi da vasodilatazione data dall’istamina, ma se rimango a contatto con l’allergene si può avere
flogosi sierosa.

Sierosa: nella flogosi sierosa siamo nella fase dopo la vasodilatazione, si ha già la permeabilizzazione ma
siamo nella fase dell’essudazione (prima si ha quella liquida e poi quella cellulare). Questa fase è
caratterizzata dalla formazione di questo liquido giallastro. La caratteristica di questo essudato liquido è
che è ricco di alcune proteine, ma non di altre. Le proteine presenti sono proteine con basso peso
molecolare e sono piccole, quindi l’albumina e al massimo le globuline, non abbiamo il fibrinogeno
(molecola grande). Questo ci aiuta a differenziare la flogosi sierosa da quella fibrinosa. Nella flogosi sierosa
abbiamo poche cellule, sicuramente di più dell’eritematosa dove abbiamo poco sangue, ma neanche così
tante come nella flogosi purulenta.

La lesione caratteristica della flogosi sierosa sono le bolle e le vescicole. La differenza tra vescicola e bolla è
che le bolle sono più grandi di 1 cm.

Il siero deriva dai vasi del derma che hanno essudato la parte liquida, il liquido esocita, passa attraverso
l’epidermide e forma le vescicole/bolle. Sicuramente qui non c’è il fibrinogeno. Si formano sulle membrane
mucose e possiamo trovarlo anche sui parenchimi e può evolvere in forme più serie. Se non si ferma il
danno non abbiamo un ripristino dell’eritema e si avrà essudazione. Le cause principali sono le vescicole e
bolle che derivano da ustioni e congelamenti e da sostanze urticanti che fanno venire le bolle/vescicole.

La caratteristica oltre alla formazione di vescicole/bolle è la formazione di ulcere (perdita di sostanza) alla
loro rottura.

Nei nostri animali per quanto riguarda la flogosi sierosa che avviene nelle cavità un esempio è la FIP
(peritonite infettiva felina) che si presenta in due forme o in forma umida o in forma secca. La forma umida
è quella che ci interessa perché è flogosi sierosa o sierofibrinosa. I gattini affetti da FIP hanno liquido in
addome.

Catarrale: la troviamo solo sulle mucose dell’apparato respiratorio, gastroenterico, utero… quindi dove ci
sono delle mucose. Sulla pelle non si ha mai. Quindi avviene sulle superfici dove abbiamo normalmente la
produzione di mucina. Le mucine hanno azione contro batterio e
virus. Nella flogosi catarrale si accumula un essudato mucosale sulla
superficie stessa della mucosa. Oltre agli agenti batterici e virali
responsabili dell’aumento delle mucine, possiamo avere anche delle
forme che sono dovute ad una stimolazione neurogenica sulle
mucose che porta ad un aumento della componente mucosale.

Il catarro è un materiale composto da diversi elementi: in primis le


mucione, l’essudato (inizi ad essere presente), detriti cellulari (che
sono detriti che derivano da cellule mucosali), cellule essudate
(neutrofili, macrofagi, linfociti…).

La flogosi catarrale si caratterizza per la presenza di muco e pus


perché tra le componenti del catarro si ha anche la componente delle
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cellule essudate e quando queste cellule sono costituite da abbondanti neutrofili possiamo parlare di
flogosi catarrale o catarral-purulenta.

Nella flogosi catarrale non si ha il coinvolgimento della sierosa.

Fibrinosa: è una delle flogosi di entità severa o nasce così come è o


è un’evoluzione della sierosa. È più grave perchè fuoriesce dal
sangue anche il fibrinogeno e se consideriamo che il fibrinogeno è
di 500 kD vuol dire che il danno che si è verificato per passare dal
vaso è superiore rispetto a una flogosi eritematosa o sierosa.

La caratteristica dell’essudato della flogosi fibrinosa è particolare


perché si ha la formazione di questo materiale bianco-giallastro
con aspetto fibrillare, sono ricche di proteine acide e si colorano con il metodo di Weigert. Questa flogosi è
grave perchè si ha anche ostruzione dei linfatici che servono per drenare il tessuto.

Le flogosi fibrinose possono essere di due tipi e vengono dette pseudomembrane di tipo crupale o
difteroide. Le membrane crupali in corso di flogosi
fibrinosa si vengono a formare quando l’agente
patogeno che le ha provocate è di una patogenicità
bassa. Se raschiamo il materiale può venire via
facilmente e sotto abbiamo una mucosa rosea. Le
difteroidi sono prodotte da agenti patogeni più gravi.
Se noi asportiamo questo materiale provochiamo delle
ulcere perché queste pseudomembrane sono adese
alla mucosa.

La flogosi fibrinosa si riscontra anche nei parenchimi, nel polmone una


flogosi fibrinosa interessa i setti che appaiono edematosi, ed ha un
aspetto marmorizzato dato dal diverso colore dei lobuli. Si possono
anche essere dei foci di necrosi e polmonite interstiziale. La flogosi
fibrinosa mi da coinvolgimenti per via retrograda (attraverso il
connettivo interstiziale) della sierosa che si opacizza e si formano delle
membrane.

Nelle cavità si ha un’essudazione (infiammazione umida), se invece abbiamo infiammazione secca la parte
umida è riassorbita, quando viene riassorbita la parte liquida rimane l’essudato con la fibrina.

Se fuoriesce il fibrinogeno, una volta in circolo precipita e si forma la


fibrina che è responsabile delle lacine bianche che si formano e che mi
danno aderenze.

Purulenta: è la complicanza di una catarrale. È caratterizzata


dalla presenza di pus che può derivare da una necrosi colliquativa
per eterolisi. Se abbiamo un tessuto necrotico arrivano i neutrofili
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che con gli enzimi determinano la distruzione con formazione di pus. È anche detta flogosi di tipo
suppurativo.

È mediata dai neutrofili, è mediata dai patogeni con attività


chemiotattica verso questa popolazione cellulare. Possono essere
coinvolti anche gli eusinofili (in generale i granulociti). Gli agenti con
attività chemiotattica sui neutrofili sono i batteri. Se vediamo in un
tessuto neutrofili dobbiamo sempre cercare i batteri.

Ci sono delle sostanze chimiche che possono indurre chemiotassi


verso i neutrofili. Ad esempio l’adiuvante di Freud è uno stimolante
della chemiotassi e quindi se arrivano le cellule infiammatorie queste
provocano una riacutizzazione del processo, nel caso del vaccino di Freud stimolare le cellule del sistema
immunitario.

Il pus può essere da liquido, a cremoso a viscoso e dato dall’agente o dalla fase che sta attraversando
questo pus. La viscosità è data dalla presenza di materiale cromatinico di DNA perchè i neutrofili vanno
incontro a morte e quindi il detrito carioressico è materiale cromatinico in disfacimento dai neutrofili. I
neutrofili che si trovano nel pus sono i piociti che sono neutrofili degenerati che contengono all’interno
lipidi perché questi neutrofili sono in un focolaio e stanno inglobando tutto il materiale in disfacimento.

Il pus può assumere diversi colori, in generale varia dal bianco al giallastro. Può anche essere verdastro dato
dai batteri piocani. Se lo vediamo rosa vuol dire che c’è stato sanguinamento. Se è nero vuol dire che
l’agente patogeno è un fungo che da feoifomicosi.

Alcune delle manifestazioni di una flogosi purulenta sono:

- Ascesso: raccolta di pus in cavità neoformata. Ad esempio una scheggia con dei batteri che
richiamano i neutrofili che diventano piociti e si forma l’ascesso.
- Empiema: flogosi in una cavità naturale che non comunica con l’esterno. Un esempio è la cavità
toracica. Sarà dalla mucosa che sta intorno ai seni frontali, c’è una fase di eritema, una sierosa e
una essudativa importante, i neutrofili cadono nella cavità e si accumulano. Chi soffre di sinusite la
può avere.
- Flemmone: è il diffondersi di una flogosi suppurativa purulenta nei tessuti lassi. Quindi attraverso il
sottocute, i fasci muscolari…

Empiema toracico

Flemmone nella porzione viscerale del collo

Polmone con ascesso

L’ascesso è una formazione particolare che si forma in una cavità preformata


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dove ha una sua struttura. All’interno c’è il pus (piociti). Intorno a questa zona si ha la membrana piogenica
che è la parte più interna della parete (rosa in foto e che è il tessuto di granulazione), in questa zona ci sono
tanti vasi attraverso i quali si arricchisce il centro del pus.

L’evoluzione di un ascesso: l’ascesso si può riassorbire dato che piano piano si assorbe la parte liquida e poi
quella corpuscolata e piano piano si ha la formazione di tessuto connettivale. Sennò tende ad aprirsi la
strada verso la parete dove la sua parete è più debole. Se si forma un ascesso alla matrice ungueale la
fistola va verso l’esterno. Se l’ascesso è in una zona di tessuti molli l’ascesso va gestito perché non è detto
che si apre verso la pelle.

Ascesso bilaterale di fegato di bovino.

Ascesso una volta aperto. Si vede la capsula dell’ascesso e se si


vuole vedere la membrana piogenica con attorno la fibroplasia.

Materiale necrotico (rosa a sx). quello rosa e blu a sx è il


materiale detritico (pus).

pus
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Emorragica: è perché i patogeni responsabili della flogosi emorragica hanno una predisposizione
nell’attaccare la parete dei vasi, quindi a determinare un danno degenerativo/necrotizzante dell’endotelio
e se viene meno l’integrità della parete i GR escono fuori dal vaso.

In foto l’aria scura se sopra metto un vetro rimane così perché


è emorragia. I batteri che mi danno flogosi emorragica sono di
tipo batterico (Pateurella), virus (parvovirosi del cane che mi
interessa l’apparato gastroenterico, la febbre suina), oppure
dei tossici.

Necrotizzante:

Per la flogosi necrotizzante dobbiamo pensare a cause necrotizzanti che


sono:

➢ Cause fisiche o chimiche che danno una necrosi


➢ Cause biologiche (batteri, virus…)
➢ Veleni, vespe, processionaria (organo più colpito è la lingua),
ragni

Spesso abbiamo un mix di queste flogosi e a volte una flogosi


emorragica si associa a una flogosi necrotizzante. Come nel caso in foto
dove nel centro abbiamo il centro necrotico ed intorno l’alone
emorragico.

Gangrenosa: è l’azione degli agenti putrefattivi e spesso è associata ad una


flogosi data da batteri piogeni che consumano ossigeno che favoriscono la
crescita di agenti anaerobi. La flogosi gangrenosa è un aspetto caratteristico
della polmonite da aspirazione che si ha negli animali forzati a prendere dei
farmaci, oppure nei bovini per il reflusso ruminale.

Anche la mastite può essere di tipo gangrenoso


che mi da liquefazione. A volte si arriva alla flogosi gangrenosa con distacco
della parte o produzione di bolle di gas.

Abbiamo anche la Black leg con gangrena a livello delle masse muscolari
oppure l’ergotismo (variante della gangrena umida perché è una gangrena
secca).
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LE CELLULE INFIAMMATORIE

NEUTROFILO

Il neutrofilo è 10-12 micron, il nucleo è segmentato (2-7 lobuli, più lobi ci sono
più il neutrofilo è vecchio. Il nucleo del neutrofilo giovane è a banda) e il
citoplasma è granuleggiante. Si chiamano tutti granulociti, il problema è che non
si colorano.

Esistono 2 serie di granuli:

➢ Primari o azurofilici → il nome è dato dal patologo che ha messo a punto la colorazione per
l’evidenza dei granuli primari. Non assumono il colore dai coloranti che usiamo noi.
➢ Secondari o specifici

I neutrofili sono in 1° linea per la loro attività fagocitica, sia per agenti batterici e anche per noxe esogene.
Anche se per noxe esogene poi intervengono altre cellule fagocitiche che sono i macrofagi che espletano la
stessa azione. Il neutrofilo è più piccolo quindi lo fa su noxe più piccole anche perché poi si formano dei
vacuoli (di 0,1-1 micron) entro i quali vengono fagocitate le sostanze.

Loro contengono delle sostanze ad azione antibatterica e quella principale è il lisozima che è una β-
glusaminidasi che ha azione sulla componente mucopeptidica sulla parete dei batteri.

Come diventano i neutrofili. C’è cariolisi. La cosa che salta


all’occhio sono i pallini che sono cocchi. I granuli di
qualche materiale hanno aspetto variabile.

Questa è una piodermite.

Quando ci sono tanti batteri i neutrofili diventano


cariolitici, se la flogosi è sterile i neutrofili resistono un po'
di più.

I neutrofili in un tessuto infiammato diventano molto fragili, ma anche se l’ambiente diventa acido o
durante l’azione della noxa patogena. Vanno incontro a fenomeni regressivi loro stessi, e questo potrebbe
essere steatosi (inglobano vacuoli lipidici). I neutrofili a questo punto diventano noxe patogene, poi
arrivano i macrofagi che si fagocitano i neutrofili (macrofagi in leucofagocitosi). Dato che i neutrofili stessi
hanno un corredo enzimatico e tra questi hanno enzimi proteolitici possono dare loro stessi suppurazione.
Un tessuto suppurato è un tessuto invaso dai neutrofili i quali lo hanno liquefatto.

Veniamo neutrofili degenerati, così cerco dei


batteri. A sx si vedono dei cocchi.
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Il set di enzimi proteolitici presenti nei neutrofili sono:

- Elastasi: hanno azione sui piccoli vasi e sul connettivo.


- Collagenasi: agiscono sul collagene e possono degradare l’eventuale fibrina.
- Proteasi acide: tra le quali si annoverano le catepsine.
- Attivatori ed inibitori del complemento

MONOCITI E MACROFAGI

Monociti e macrofagi: fanno parte del sistema reticoloistiocitario e non comprendono solo i macrofagi. Il
termine istiocita è il termine generico. I macrofagi sono istiociti. Le altre cellule sono le cellule dendritiche
che se stanno nell’epidermide sono le cellule di langherans, ecc. I macrofagi derivano dai monociti circolanti
e arrivano ai tessuti in caso di flogosi. Nel feto alcuni monociti migrano velocemente nei vari organi e vanno
a stabilizzarsi e si chiamano macrofagi fissi. Es le cellule di Kuppfer che si trovano nel fegato. Lo stesso
avviene nei linfonodi, nella milza, nei sinusoidi della milza (cellule della sponda), nell’osso (osteoclasti). Li
abbiamo anche negli alveoli e si chiamano alveolociti di tipo 2. Abbiamo anche dei macrofagi che stanno
sulle cavità sierose.

Non riusciamo a differenziare i macrofagi dagli altri istiociti, li


possiamo dire che è un macrofago solo se la cellula ha
fagocitato, perché tra gli istiociti il macrofago è l’unico che
fagocita.

Il macrofago è grande sui 35-40 micron. Il macrofago assume


tante forme, in base a quello che fagocita. Il nucleo è
periferico e di forma ovale. Il citoplasma è abbondante,
chiaro e contiene delle vescicole. I macrofagi possono anche
fagocitare acqua o materiale proteico.

Cellula con nucleo periferico, un nucleo che è reniforme. Il


citoplasma è chiaro, ci sono dei vacuoli. Vedo che ha
fagocitato dei neutrofili.

Cellula con scarso citoplasma, nucleo periferico.


Citoplasma è blu e si vedono dei vacuoli con qualcosa di
otticamente vuoto. È un monocita.

linfocita

La funzione dei macrofagi è quella della fagocitosi. Possono espletare una micropinocitosi (con dei piccoli
vacuoli minori di 0,1 micron), ma possono mangiare elementi anche piuttosto grandi. Hanno una certa
attività secretoria anche se è più frequente negli istiociti. I macrofagi hanno attività secretoria producendo:
enzimi (collagenasi, elastasi ecc), sostanze difensive (interferone), sostanze regolatrici (monochine).

I macrofagi agiscono in un processo infiammatorio con una certa temporalità. Quando abbiamo
l’essudazione i primi ad arrivare sono i neutrofili che sono i più piccoli. Mano a mano che la flogosi avanza
arrivano anche i macrofagi. Piano piano i macrofagi fagocitano i neutrofili quindi aumenta il numero dei
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macrofagi e diminuisce quello dei neutrofili. Quando siamo in una situazione dove abbiamo una buona
componente macrofagica la flogosi viene detta piogranulomatosa (20-30% di componente macrofagica,
perché il macrofago è responsabile anche della risposta cronica).

EOSINOFILI

Gli eosinofili hanno il nucleo a C. Sono grandi 12-14 micron, contengono granuli acidofili o eosinofili che
contengono la proteina basica principale (ricchi con l’arginina che si colora con l’eosina). I granuli sono di
grandezza variabile da 1-2 micron.

Nell’uomo, nel cane e nel gatto sono piccoli e cristallini. Nel cavallo e nel bovino sono grandi e rotondi.

A sx cane con dei granuli rotondi, a dx gatto che ha eosinofili cristallini.

Flogosi eosinofilica di cane.

eosinofilo di asino

eosinofilo di gatto
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Hanno una funzione fagocitica e antibatterica, ma il loro corredo enzimatico rispetto ai neutrofili. I
neutrofili hanno molto lisozima e hanno anche tante esterasi, mentre gli eosinofili hanno tante perossidasi
e meno esterasi. La funzione principale degli eosinofili sono quelle di degradare i mediatori chimici secreti
dai mastociti. Il mastocita produce istamina e l’eosinofilo combatte questa cosa, cioè fa si che l’istamina
non produca troppi danni. Quando vediamo un mastocita cerchiamo sempre il mastocita e viceversa.

Gli eosinofili sono coinvolti nella reazione da ipersensibilità di tipo primo che è un’attivazione da parte dei
mastociti IgE dipendenti e sappiamo che vengono prodotti dei fattori da parte del mastocita che sono
l’istamina, ma anche l’eosinophilotactic factors. Quindi arriva il mastocita, produce l’istamina a richiamare
gli eosinofili che andranno a controbattere l’azione dell’istamina. Gli eosinofili intervengono anche nelle
reazioni parassitarie anche da metazoi e quando abbiamo la fase migratoria di questi parassiti o quando si
incistano abbiamo la sezione del parassita nel tessuto e tanti eosinofili lungo la parete del parassita.

BASOFILI

I basofili (polimorfonucleati) nelle specie comuni di solito sono pochissimi. Avendo la stessa azione dei
mastociti in tutte le specie sono più numerosi i mastociti, eccetto nel coniglio. Come i mastociti hanno
granuli metacromatici che sono dei mucopolisaccaridi acido solforati che troviamo anche nell’istamina.
Contengono istamina ma anche altri enzimi come esterasi, proteasi, eparina. Hanno un’azione a metà tra i
mastociti e i neutrofili.

I basifili si vedono raramente.

A sx un eosinofilo, a dx un basofilo. Il basofilo si riconosce


perché è un polimorfonucleato con granuli color lavanda.
Striscio di gatto.

MASTOCITI

I mastociti sono importanti nella fase induttiva


dell’angioflogosi e nelle flogosi allergiche. Va riconosciuto e
va distinto da un macrofago.

Differenza tra mastocita e macrofago: il nucleo del mastocita è


rotondo, paracentrale (quando si descrive si dice che è centrale), il
citoplasma è abbondante. Grande circa 30-35 micron. Nel citoplasma
vediamo dei granuli blu di dimensioni simili, quindi è una cellula
granulata. Il mastocita richiama l’eosinofili.

Paracentrale perché non tocca la membrana cellulare.

I mastociti contengono i granuli metacromatici che sono basofili. Per dire che sono metacromatici si può
dire con la colorazione toluidine blue che con questo colorante diventano viola. I mastociti li troviamo
attorno ai vasi perché l’azione dell’istamina è importante sui vasi nell’azione infiammatoria. Li troviamo in
molte parti dell’organismo. Per capire se hanno un ruolo bisogna vedere se ci sono gli eosinofili.

Nell’ipersensibilità di tipo primo abbiamo le IgE che quando ai uniscono abbiamo il messaggio di
degranulazione, il mastocita degranula e produce istamina, l’eosinophilotactic factors ed il platlet
aggregating factor.
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Gli effetti dei mastociti sono aumento della permeabilità, formazione dell’edema, rilasciamento sfinteri
precapillari, rilasciamento muscolo liscio, chemiotassi, attivazione piastrine.

Localizzazione: tessuto connettivo, attorno ai vasi, cute, mucosa respiratoria, apparato gastro-enterico,
mesentere, utero, scroto…

LINFOCITI E PLASMACELLULE

Linfociti e plasmacellule: sono importanti nelle malattie immunomediate e nelle lesioni granulomatose.

I linfociti sono cellule di 8-10 micron (leggermente più piccole di un neutrofilo). In tutte le malattie
linfoproliferative questi possono diventare molto grandi e vengono classificate in base a quante volte in più
del GR sono. Hanno il nucleo rotondo, centrale, hanno una piccola indentatura (clivati) che dipende dalla
maturazione, i piccoli linfociti nei centri follicolari la hanno.

Il pattern cromatinico è denso e il citoplasma è sottile e basofilo.

Dai linfociti originano le plasmacellule che le trovo nelle infiammazioni cronice, sono cellule attive che sono
in grado di differenziarsi in plasmacellule e produrre anticorpi. Le plasmacellule hanno aspetti caratteristici:
il nucleo ha la cromatina addensata, si dice che la cromatina è a ruota di carro. Il citoplasma aumenta
perché producono anticorpi che sono proteine che devono glicosicarsi e per farlo vanno nell’apparato del
Golgi che si ingrossa e appare come una zona chiara (alone acromatico perinucleare).

Quando sono attivate le plasmacellule diventano le cellule di Mott (vedi degenerazione ialina). Il citoplasma
è basofilo con tanti vacuoli che sono della produzione. I granuli sono grandi quindi contengono qualcosa e
sono i corpi di Russell. Si parla di ialinosi secretoria.

MEGACARIOCITI E PIASTRINE

Piastrine o trombociti che sono delle cellule prive di nucleo, sono molto piccole e sono dei frammenti di
citoplasma. Il precursore è il megacariocita (sta nel
midollo) dove il nucleo è convoluto. Dal citoplasma si
staccano le piastrine che poi vanno in circolo e sono
quelle che poi formano il trombo o il coagulo. La
funzione delle piastrine è mantenere l’integrità
endoteliale. Durante l’infiammazione producono dei
mediatori chimici che favoriscono l’aggregazione di
altre piastrine o la lisi dei tappi piastrinici.
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ISTOFLOGOSI (INFIAMMAZIONE CRONICA)

L’attivazione dei macrofagi è un punto critico. Il macrofago è la cellula di seconda linea dell’infiammazione,
perché prima essudano i neutrofili. Se i macrofagi prendono il sopravvento swicciano l’infiammazione verso
l’istoflogosi.

I mediatori non sono gli stessi che abbiamo visto per l’angioflogosi, sono le monochine che sono prodotte
dai macrofagi. Queste monochine hanno lo scopo di inibire la migrazione dei macrofagi, cioè una volta che
il macrofago arriva con il circolo esso stesso produce sostanze che ne facilitano il fatto che rimane nel
focolaio infiammatorio. Queste monochine diventano anche fattori che facilitano la differenziazione dei
macrofagi e anche del tessuto connettivo alla periferia del focolaio, quindi si ha anche l’intervento dello
stroma. Alla fine si parla anche di granulomi che sono noduli circondati da connettivo (vallo fibrotico).

Infondo lo swich per il passaggio alla flogosi cronica è la persistenza della noxa patogena così il tessuto non
va incontro a riparazione ma va verso la cronicità. Se un corpo estraneo penetra nell’organismo abbiamo
una flogosi che permane fin tanto che permane la flogosi. Abbiamo anche degli agenti patogeni che sono
resistenti, ad esempio la parete dei micobatteri che fa si che siano resistenti ad enzimi delle varie cellule
infiammatorie. Infine anche quando si instaura un certo equilibrio tra la resistenza dell’organismo e la
virulenza dell’agente infettivo, cioè l’organismo resiste ma anche il patogeno e così si può avere
cronicizzazione.

La resistenza fisica di una noxa patogena ad es nella gotta abbiamo la persistenza di cristalli di urati che se
non vengono eliminati o sciolti sono resistenti alle cellule infiammatorie. I calcoli dove sappiamo che se
abbiamo del materiale organico che esfolia all’interno di una cavità e precipitano dei Sali (urati, Sali di Ca)
ecco che si ha il calcolo che può dare una flogosi cronica della parete dove si impianta il calcolo. Nelle
pneumoconiosi gli aghi di silice bucano i macrofagi, abbiamo la formazione dei noduli silicotici. Anche in
corso di asbestosi abbiamo noduli.

Per quanto riguarda alcuni patogeni abbiamo toxoplasma, Mycobacterium tuberculosis, Mycobacterium
laeprae e Leishmania, Listeria. Questi vengono fagocitati dai macrofagi che però non sono in gradi di
eliminarli, così arrivano altri macrofagi e abbiamo la flogosi cronica.

I meccanismi immunomediati sono responsabili dell’ultimo meccanismo per cui si ha un equilibrio tra il
danno del patogeno (virulenza) e la resistenza dell’organismo. Ad esempio l’organismo ha una risposta
cellulo-mediata verso la FIP o la Leishmania ma non è sufficiente.

Le infiammazioni cronice sono classificate in due tipologie dal punto di vista istopatologico. Sono dette
reticoloendoteliti (sistema dei macrofagi) e possono essere semplici o complesse. Nella reticoloendotelite
complessa o granulomatosa le cellule che proliferano, in primis i macrofagi si organizzano e formano dei
noduli. Quando si presentano sull’animale possono allarmare il clinico perché bisogna fare diagnosi
differenziale con le neoplasie. Nella reticoloendotelite semplice abbiamo sempre un infiltrato macrofagico
ma i macrofagi si dispongono disseminati nel tessuto quindi si vede una lesione diffusa e non nodulare.

Le cellule che compongono il granuloma (sono cellule che trovo anche nella reticoloendotelite semplice ma
che non formano il granuloma) in ordine di importanza sono: macrofagi/istiociti, possiamo trovare cellule
epitelioidi e cellule giganti, che fanno sempre parte della famiglia dei macrofagi. I neutrofili che anche se
sono tipiche nell’angioflogosi li possiamo trovare, poi abbiamo linfociti, plasmacellule, fibroblasti (che
fanno il vallo periferico) e la componente vascolare (quindi ci saranno i mastociti, verranno liberati i
mediatori).

Si utilizza il termine che la lesione è cronico-attiva perché la lesione non guarisce perché se non
combattiamo la noxa patogena si ha la cronicizzazione. Inoltre arriva sempre il patogeno quindi arrivano i
neutrofili quindi oltre ad esserci sempre il processo cronico c’è anche qualcosa di attivo.
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I macrofagi fanno parte del sistema reticolo-istiocitario. Abbiamo le 2 tipologie che sono i circolanti e i
residenti. Nelle istoflogosi arrivano i macrofagi dal circolo ma molta della popolazione che prolifera in loco
deriva dai macrofagi tissutali, ad esempio se siamo nel fegato le più coinvolte sono le cellule di Kuppfer.

Le cellule epitelioidi sono cellule che assomigliano alle cellule epiteliali. Queste cellule si distribuiscono una
accanto all’altro come i cheratinociti, andando a formare un lembo di tessuto epiteliale. Si mettono così
perché hanno dei piccoli microvilli che le tengono unite come fanno i desmosomi. In citologia non sono
facili da distinguere. Sono cellule che hanno una durata di vita da 1 a 4 settimane. Dopo un certo periodo di
tempo possono andare incontro a divisione. Queste cellule epitelioidi hanno una bassa capacità di
fagocitare. I macrofagi sono cellule spazzine che riescono a fagocitare degli elementi anche abbastanza
voluminosi e a questo ovviano andando a formare una “palizzata intorno al patogeno”. Al contrario hanno
una capacità secretoria importante come ad es il lisozima, fosfatasi acide, catepsine…

L’altro tipo di macrofago è la cellula gigante


(che è diversa da una cellula multinucleata
perché hanno un nucleo solo). Di solito
quando ci riferiamo a questo tipo di
patologia ci riferiamo a cellule giganti
multinucleate con molti nuclei.

Tipi di cellule giganti che ci interessano:

➢ Cellule di Langhans: cellule che si


presentano nella tubercolosi.
Presentano nuclei alla periferia
disposti a ferro di cavallo. C’è un
grande vacuolo citoplasmatico
(TBC).

➢ Foreign Body o cellule di Muller: molti nuclei sparsi senza un’organizzazione spaziale precisa,
queste cellule possono arrivare anche avere 100 nuclei

➢ Cellule di Touton: presentano molti nuclei disposti ad anello continuo non proprio alla periferia.
Queste cellule le abbiamo nella xantomatosi.
➢ Osteoclasti: cellule che scavano l’osso
➢ Megacariocita: non è proprio multinucleata ma è polinucleata.
➢ Cellule tumorali: a volte nei tumori le cellule diventano più grandi ma non sempre con molti nuclei.

Il MFF è quello che determina la formazione di cellule giganti multinucleate. Per esempio i micobatteri,
possiamo trovare queste cellule giganti replete di questi micobatteri però la cellula non riesce ad ucciderle
e quindi li troviamo nel tessuto anche per anni.

Un’altra caratteristica dei granulomi oltre a trovare i macrofagi, le


cellule giganti, le cellule epitelioidi… troviamo una parte centrale
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necrotizzata. In foto un granuloma della triade nel fegato, quello rosa è il materiale necrotico.

Può essere dato da citotossicità, quindi quando arrivano i linfociti producono linfotossine come il TNF che
mi determina la necrotizzazione della parte centrale del granuloma.

I neutrofili ci possono essere però solitamente non sono molti. Ci sono


delle lesioni dove la componente neutrofilica è talmente abbondante
da dare l’idea che alla palpazione ci sia materiale liquido simile al pus e
ciò avviene nell’actinobacillosi e nell’actinomicosi.

I linfociti sono spesso presenti. Quindi


abbiamo lesioni granulomatose con cellule giganti, epitelioidi e tutti questi
linfociti che vanno a circondare e abbiamo una risposta cellulo-mediata.

Possiamo avere eosinofili nell’istoflogosi che sono tipici delle reazioni allergiche dell’ipersensibilità di tipo 1
(angioflogosi) ma anche parassiti. Ma possiamo trovarli anche in altri situazioni perché i linfociti T possono
produrre un fattore che richiama eosinofili ed è l’eosinophilic-blastic factor (prodotto ANCHE dal mastocita
nella patologia allergica) e poi i parassiti che danno dei granulomi.

Infine i fibroblasti che formano il tessuto connettivale che arginano il processo flogistico dal resto, quindi
cecano di limitare il danno e di ripararlo. Il fenomeno riparativo è dato dalla sostituzione con tessuto
connettivale. Alcuni dei fattori prodotti dai macrofagi sono fibrillogenici.

Stadi di sviluppo del granuloma: inizialmente abbiamo essudazione dei monociti. La maggior parte delle
istoflogosi deriva sia dai monociti che infiltrano, sia quelli presenti in sede (macrofagi fissi). Questi si
aggregano e possono maturare e trasformarsi in cellule epitelioidi o in cellule giganti in base alla noxa
patogena e al tipo di citochine prodotte (TNF-alfa e IL-2).

A seconda della noxa patogena potremmo avere in una granulomatosi un numero basso di cellule
infiammatorie o un numero elevato. Nel primo caso dico che i granulomi hanno un turnover cellulare basso
quindi la popolazione infiammatoria è ridotta, queste sono per esempio sostanze inerti che non hanno
grande capacità di stimolare il sistema immunitario, quindi vediamo solo gli istiociti. Sono detti anche
granulomi nudi perché privi della componente cellulare che si vede.

Quelli ad elevato turnover sono quelli che inducono una risposta cellulo-mediata importante e quindi
abbiamo una popolazione cellulare elevata.

I granulomi si classificano in base alla natura endogena o esogena. Gli endogeni sono quelli cui la sostanza a
cui rispondiamo è presente nell’organismo. Quelle esogene si hanno quando entra una sostanza
dall’esterno.

Poi abbiamo un altro tipo di classificazione che è di tipo non specifica e specifica e che corrisponde alle
reticoloendoteliti semplici e complesse. I granulomi hanno diverse morfologie e se questa non mi aiuta lo
chiamo non specifico, se invece mi aiuta lo chiamo specifico.

Possiamo classificare i granulomi anche in base alla noxa:


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- granulomi da corpo estraneo: possono essere di natura endogena o esogena.


➢ Granuloma lipofagico: il nome ci dice che si parla
di grassi. Lo abbiamo già visto parlando delle
xantomatosi localizzate cioè il colesteatoma dei
plessi corioidei che si trovano nel ventricolo dei
cavalli anziani. Il colesteatoma è un granuloma,
quindi ci saranno dei precipitati di esteri di
colesterolo con macrofagi, neutrofili, linfociti e
plasmacellule.
Poi ancora la steatonecrosi dove si possono
formare dei cristalli di acidi grassi negli adipociti e mi possono arrivare cellule
infiammatorie. Poi abbiamo anche i Sali di calcio, gli urati, l’amiloide (vista come corpo
estraneo e quindi arrivano i macrofagi), la cheratina (stimola il sistema immunitario e si
formano dei piogranulomi intorno), enfisema mesenterico (dato da rottura dei linfatici e si
può avere l’entrata di aria che è vista come corpo estraneo).

Questa è una fistola frequente nei cani a pelo duro. Il pelo si è


incistato nel follicolo e l’ha rotto formando la fistola.

Vediamo dei fusti piliferi liberi nel derma. Vedo


macrofagi, neutrofili. Esempio di reticoloendotelite
semplice perché non si ha la formazione di un
nodulo. È una granulomatosi specifica.
Dove ho le frecce si hanno i bulbi piliferi, il pelo non
c’è ma vedo macrofagi.

Per quanto riguarda i corpi estranei esogeni sono (quelli più frequenti):
• Materiale chirurgico: esempio filo per sutura
• Pezzi di materiale vario: perché qualsiasi cosa penetri
• Olii: molti preparati farmacologici o iniezioni
• Pseudocianosi: l’abbiamo trattata con l’arginosi data da sali di argento che danno un colore
scuro della pelle
• Granulomi vaccinali: importanti nel gatto a cui sono fatti vaccini e nella zona interscapolare
si formano dei granulomi. Quello che stimola il sistema immunitario sono gli adiuvanti.

Proiettile che aveva dato pannicolite granulomatosa


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Nodulo in addome dato da una garza imbevuta di betadine.

- granulomi infettivi:
➢ la tubercolosi è data da un agente batterico alcol-acido resistente che ha una parete
resistente costituita da cere e si evidenziano con la colorazione ziel-nilsen. Ci sono diversi
tipi di micobatteri. Abbiamo il Mycobacterium tuberculosis var. hominis (uomo, scimmia,
bovino, maiale e cane), Myc. bovis (bovino, uomo, maiale, cavallo, cane, gatto), Myc. avium
(uccelli, maiale, cavallo, pecora e bovino), Myc. marinum (pesci e mammiferi marini).
La tubercolosi è una malattia cronica e l’evoluzione è dovuta alla resistenza dei micobatteri
alla fagocitosi dei macrofagi, per cui arrivano nel tessuto e producono i fattori che danno
luogo alle cellule epitelioidi e giganti che producono altre monochine in modo da arginare il
batterio ma non ripulire da esso. Tutte le volte che si viene meno alle resistenze
immunologiche del soggetto questi patogeni possono diffondersi.
Non in tutte le specie animali la lesione è granulomatosa perché alcune possono essere
essudative come nel cane.
Il granuloma che si vede negli organi è una lesione puntiforme con un diametro di 1mm ed
è il tubercolo. Sono piccole aree di colore grigiastro. Microscopicamente è una
granulomatosi specifica ed una reticoloendotelite complessa. Abbiamo un centro necrotico
che può andare anche incontro a calcificazione, circondata da cellule epitelioidi, con cellule
giganti, e poi abbiamo il vallo di linfociti e fibroblasti.
Ci sono delle differenze: nel cane e nel gatto la tubercolosi non dà il granuloma ma una
necrosi caseosa con calcificazioni. Nel bovino abbiamo la tendenza alla necrosi caseosa con
tendenza alla calcificazione centrale, lo stesso nel maiale. Nel
cavallo abbiamo il granuloma ma non abbiamo la necrosi
caseosa.
Legge di Cornet che mi dice che se un organo è coinvolto nella
tubercolosi c’è sempre la lesione nel linfonodo drenante.
Quindi se abbiamo una polmonite tubercolare al linfonodo
bronchiale dobbiamo trovare la tubercolosi. Nella porta di
entrata si forma il complesso centrale quindi a seconda di
dove lo trovo posso dire che è arrivata dall’intestino, polmone, genitali o fegato. Il
complesso primario viene detto complesso primario completo se vedo il tubercolo anche
nel linfonodo, incompleto se lo vediamo solo nel linfonodo ma non nell’organo.

➢ L’actinobacillosi/actinomicosi dati dall’actinomices bovis (gram positivo, che causa


patologie ossee e le malattie che provoca si ha a livello di mandibola e mascella. Si
chiama actinomices perché ha una parete che simula la presenza di un fungo ma in
realtà è un batterio ed è responsabile della jawas worm eten) e l’actinomices ligneresis
(gram negativo che va a colonizzare i tessuti
molli e in particolare da la lingua di legno nei
bovini). Le lesioni sono particolari. Si parla di
piogranulomi e sono quelle eccezioni che
nella maggior parte sono date da istiociti,
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macrofagi, linfociti, plasmacellule e possiamo trovare anche un po' di neutrofili che in


questo caso possono prevalere. Abbiamo una lesione granulomatosa con dentro del pus
con aspetto a granuli zolfini per l’aspetto bianco-giallastro.
Il centro è colliquato e al centro abbiamo i batteri che si
raccolgono assieme ed hanno una caratteristica. Formano dei
granuli zolfini che sono le rosette o Druse. A dx vediamo del
materiale che forma delle clave e questo è il fenomeno di
Splendore Hoepplp.

➢ Pseudotubercolosi: causata da Yersinia


pseudotubercolosi. Nel tessuto
connettivale della triade si sviluppa il
granuloma con tutti i batteri e intorno si
hanno gli istiociti, linfociti, qualche cellula
gigante e il vallo fibrocitario. Quindi si
hanno delle lesioni nodulare granulomatose con necrosi fibrinoide centrale, polmone,
intestino e milza.

➢ Paratubercolosi o morbo di Johne: è una granulomatosi ed è un tipo di reticoloendotelite


semplice quindi non abbiamo formazione di granulomi ma un’infiltrazione diffusa. I
granulomi si possono formare a livello intestinale. L’agente causale è il Mycobatterium
Johnei. La mucosa intestinale ai inspessciscie ma in modo uniforme e nel linfonodo
possiamo trovare la vera e propria lesione granulomatosa.

A piccolo ingrandimento vediamo l’ispessimento diffuso


perché tutta la lamina mucosa e la sottomucosa presenta un
infiltrato diffuso che separa le cripte, il resto sono tutti
macrofagi.

A forte ingrandimento con lo Zihel Nilsen vediamo i macrofagi


ingolfati dai micobatteri
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➢ Tularemia: fegato con tutti puntini che sono piccoli


granulomi.

➢ Brucellosi: per mettere in evidenza le brucelle


non si vedono però ci possiamo aiutare con
l’immunoistochimica perché ci sono anticorpi
diversi verso diversi antigeni.

➢ Listeriosi: malattie granulomatose da macro-


parassiti: da ascaridi, strongili, Dictyocaulus (forma dalle larve migranti che quando arrivano
dall’intestino al polmone o rene e abbiamo i granulomi)

- Granulomi da parassiti: sono causati da parassiti adulti (larve che si incistano). Si possono trovare
in diversi animali e solitamente la diagnosi è istologica, anche se alcuni sono diagnosticabili anche
con l’esame delle feci.

In questo polmone
notiamo il verme
adulto e le uova che
derivano dall’adulto.
Il polmone è molto
compromesso e
attorno ad ogni
adulto o uova
abbiamo la
formazione del
granuloma. Tutto ciò
mi porta ad
un’insufficienza
respiratoria.
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Granulomatosi a livello
intestinale e l’infiltrato
presenta eosinofili perchè è
dato da parassiti.

- Granulomi micotici: dati da funghi (Aspergillus, Mucor, Penicillium). Spesso troviamo questi
granulomi nel polmone. Nei tessuti come il tessuto cutaneo quando troviamo granulomi con i fungi
si parla anche di micetoma che si distingue dallo pseudomicetoma che entrambi sono granulomi
giganti e poi si distinguono in base alla parete.

Colorazione di Grocot che è una colorazione


argentica.

Quella a dx in basso è una testa


aspergillare così posso dire che è
aspergillosi.
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NEOPLASIE

La neoplasia è una crescita di un tessuto nuovo, infatti si parla anche di neoformazioni. Questa crescita ha
due caratteristiche cioè è progressiva ed è incontrollata. Le neoplasie anche se sono formate da tante
cellule nascono da un clone cellulare, cioè all’origine c’è una cellula che ha subito una mutazione genetica.

Tumore = deriva dal latino e vuol dire rigonfiamento, tumefazione

Cancro = deriva sempre dal latino e vuol dire che la neoplasia è maligna

Sia che si tratti di tumore benigno o maligno, le neoplasie hanno 2 componenti principali ed è la
componente clonale (che deriva dalla cellula che ha subito la mutazione genetica) e questo andrà a
costituire il parenchima. Ma la neoplasia si porta dietro anche la componente stromale quindi avrà i suoi
vasi, connettivo e anche l’infiltrato infiammatorio.

Queste due componenti si possono influire tra loro. Ci sono dei tumori con scarso supporto stromale e in
altre questo tessuto stromale è abbondante. È tessuto che l’ospite crea per arginare il tumore. Quando
vediamo il tessuto collagenico si parla di neoplasie maligne che si accrescono e che cercano di infiltrare il
connettivo; questa risposta da parte dell’ospite si chiama risposta desmoplasica o scirro perché la risposta
da parte dell’ospite è molto importante.

La nomenclatura dei tumori ed il comportamento biologico dipende principalmente dalla componente


parenchimale. Il nome rispetta anche il tessuto da cui pensiamo origini. A seconda del tipo di neoplasia ci
sarà una prognosi e un approccio terapeutico.

Portandosi dietro l’origine tessutale parliamo di:

- Mesenchimale
- Epiteliale
- Tumori a cellule rotonde: rispecchiano quei tumori che derivano dai tessuti in cui le cellule sono
individuali. Es i mesenchimali le cellule sono organizzati in fasci, in quelli epiteliali sono uniti da gap
juction. Le cellule rotonde sono ad es le cellule del sangue…
- Indifferenziati: non abbiamo modo di capire dalla morfologia da che tipo di tessuto originano.
- Tumori misti: hanno componenti diverse che possono essere miste (es una parte epiteliale ed una
mesenchimale quindi si formano le componenti diverse presenti nella stessa neoformazione)
- Tumori da collisione: es due tumori epiteliali (uno deriva dalle ghiandole sebacee e uno dai follicoli
piliferi) che sono vicini.

Se la lesione è neoplastica e la togliamo possiamo avere anche metastasi, se invece è simil-neoplastica non
si ripresenta una volta tolta.

In base all’origine istiogenetica:

- Tumori mesenchimali → origine mesodermica:


• Se è benigno metto il suffisso -oma (lipoma = tumore del tessuto adiposo; fibroma = del
tessuto connettivo fibroso; miopericitoma = dei periciti; condroma = del tessuto
cartilagineo; osteoma = dell’osso; angioma = da un vaso; emangioma =tumore con del
sangue dentro; linfoangioma = del vaso linfatico; mioma = del muscolo; leiomioma = del
muscolo liscio; rabdomioma = del muscolo scheletrico)
• Se è maligno metto il suffisso -sarcoma. Se dico solo sarcoma intendo una neoplasia
maligna mesenchimale.
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- Tumori a cellule rotonde o discrete (perché cellule che stanno distaccate e non formano degli
aggregati) → origine mesodermica:
a) delle cellule del sangue si parla di leucemia (tumore dei linfociti circolanti), se invece
abbiamo delle masse solide tipo nei tessuti come in un linfonodo parliamo di linfoma.
Quando troviamo i linfociti nel sangue non sappiamo se sono solo nel sangue oppure se la
neoplasia è insorta in un linfonodo che ha metastatizzato e sono andati negli altri organi (in
questo caso parliamo di linfoma linfonoidale leucemizzante). Potremmo avere anche una
leucemia aleucemica che interessa il midollo ma non ha mandato i linfociti in circolo quindi
i linfociti non ci sono nel sangue.
b) dagli istiociti e parliamo di istiocitoma. Un particolare tipo di istiocita è la cellula di
Langherans. Gli istiociti sono fatti da macrofagi circolanti o cellule dendritiche (che sono
diverse e quelle ad es nell’epidermide sono le cellule di Langherans). Il sarcoma istiocitico
deriva dalle cellule dendritiche.
c) Dai mastociti è il mastocitoma
d) TVT (tumore venereo trasmissibile) che è l’unico tumore che si trasmette con le cellule.
Praticamente c’è stata una mutazione ancestrale di queste cellule che ancora si sta
perpetuando.
e) Melanoma che deriva dai melanociti (originano dalla cresta neurale) e parliamo di
melanoma (neoplasia maligna e non uso melanosarcoma perché si usa per i tumori
mesenchimali) e melanocitoma (neoplasia benigna)

- Tumori epiteliali → origine ectodermica:


Nomenclatura più complessa, basata su: le loro cellule di origine, modello microscopico,
architettura macroscopica. I termini sono frequentemente modificati da prefissi o aggettivi (es;
squamoso)
a) Tumori benigni ghiandolari usiamo il termine adenoma

b) Tumori epiteliali maligni usiamo il


termine carcinoma. Se è ghiandolare maligno
parliamo di adenocarcinoma.

c) Se si tratta di tumori benigni che crescono da una superficie


epiteliale parliamo di papilloma

d) Se crescono simili ma da una superficie


mucosale parliamo di polipo
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- Tumori indifferenziati o anaplastici (cioè non hanno nessuna morfologia che ricorda il tessuto di
origine. Per comprendere tutte e due le categorie parliamo di carcinoma/sarcoma).
- Tumori misti: che vanno avanti con 2 linee tissutali diverse. Ad es
• un adenomapleiomorfo delle ghiandole salivari che contiene una componente epiteliale
(parte parenchimale) ma ci può essere dello stroma addirittura contenente cartilagine od
osso (origine mesenchimale).
• Tumore mammario misto: le cellule della mammella sono delimitate da mioepitelio, che
può dare luogo alla crescita neoplastica di cartilagine/osso

Il teratoma è un tumore che contiene cellule mature o immature che derivano da cellule
germinative diverse. I teratomi di solito si trovano nell’ovaio e nei testicoli dove abbiamo
cellule totipotenti che possono dare luogo a tutte le tipologie cellulari tipiche dell’adulto e
quindi troviamo pezzetti di osso, epitelio, muscolo, grasso, nervi e altri tessuti.

- Lesioni simil-tumorali:
a) Amartomi: neoformazioni costituite da tessuto che può essere sia epiteliale che
mesenchimale maturo ma disorganizzato nella loro normale localizzazione anatomica.
Es in una cute i follicoli piliferi danno luogo ai peli ed hanno una struttura particolare. In
questa immagine il follicolo è orientato a testa in giù, poi vediamo ghiandole sebacee
orfane cioè non sono collegate a niente. Questo è un amartoma fibroannessiale.

b) Coristomi: tessuto maturo localizzato in una sede ectopice

Coristoma cartilagineo in un fegato di maiale.

Corsi toma epiteliale nato sulla cornea.

Tumori maligni vs benigni

I tumori maligni hanno la capacità di invadere e di dare metastasi. Il grado di invasività di un tumore è
associata ad un’eccessiva motilità delle cellule, all’aumento della produzione delle proteasi e alla perdita
della capacità di adesione.
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Il lavoro del patologo è quello di captare dall’aspetto morfologico di ogni neoplasia delle caratteristiche che
devono essere predittive del comportamento della neoplasia, cioè vedendola come faccio a dire che è
benigna o maligna? Se vedo la metastasi è maligna ma io voglio saperlo prima. I patologi hanno studiato
per ogni neoplasia un tipo di gradazione che più o meno si avvale degli stessi parametri e che sono variabili.
La gradazione riflette quanto, dal punto di vista morfologico, un tumore possa essere benigno o maligno.

La stadiazione, fatta solo dal clinico ed è quanto si è diffuso il tumore.

- Stadiazione 0 = tumore è li
- Stadiazione 1 = ha invaso la membrana basale
- Stadiazione 2 = ha invaso il linfonodo
- Stadiazione 3 = ha dato metastasi a distanza

DIFFERENZIAZIONE: il tumore benigno presenta cellule ben differenziate, il maligno no. Anche la struttura
nel benigno è simile a quello dell’origine, mentre per il maligno no. Nel benigno ho pochi caratteri di
anaplasia, nel maligno ho grandi variabili di anaplasia.

In alto le cellule sono affusolate quindi


parliamo di cellule mesenchimali. In basso
invece sono molto diverse quindi non sono
più sicura che sia fibroma, ma può essere
fibrosarcoma.
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CRESCITA: la crescita di un tumore benigno è lenta, mentre nel maligno può essere rapida o lenta. Nel
benigno le figure mitotiche sono rare mentre nel maligno moderate o numerose.

Se andiamo a vedere queste mitosi possono essere normali


(bipolari) nel benigno, mentre se troviamo figure mitotiche
anomale siamo davanti ad una neoplasia maligna.

INVASIONE LOCALE: se nel maligno troviamo una struttura simile ad una capsula è una pesudocapsula che è
fatta dalle stesse cellule tumorali che alla periferia si compattano.

Tumore benigno

Tumore che già inizia ad infiltrare mucose diverse

METASTASI:
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Le frecce indicano l’endotelio. Quindi è un linfatico o un


vaso e si vede una papilla di cellule carcinomatose.
Questa è la metastasi linfonoidale di un tumore
mammario.

CANCEROGENESI

Si tratta di tumori che originano da una cellula che ha avuto una mutazione genetica. Molti di questi tumori
che mancano di caratteri differenziativi e sono simili alle cellule embrionali sembrano neoplasie che
originano dalle steam cell che sono cellule che possono differenziarsi. Come appare il tumore? Dipende
dallo stadio di differenziazione.

Possiamo avere cellule totipotenti che possono dare origine a tutti i tessuti dell’organismo.

Le cellule multi o pluripotenti danno origine a diversi tessuti che possono diventare anche neoplastici ma
sempre della stessa natura tissutale.

Se abbiamo la cellula staminale totipotente mi da origine a tutto.

Controllo della proliferazione cellulare: anche nei tessuti che sono adulti si ha sempre un certo
rimodellamento, cioè abbiamo alcune cellule che si differenziano, altre proliferano ed altre che muoiono.
Quindi ci deve essere un equilibrio tra tutte queste cellule. La proliferazione è controllata anche dal
microambiente dove si trovano le cellule. Ci possono essere delle anormalità per eccesso di stimolatori o
carenza di inibitori.

Il ciclo cellulare è dato da un’interfase e poi la fase della mitosi.

G0 = entrata in ciclo della cellula

G1 = sintesi del DNA

G2 = altri tipi di modificazione a livello della cromatina fino alla mitosi

Dopo la formazione delle due cellule figlie la cella può rientrare in riposo o rientrare nel ciclo di
proliferazione.
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Durante questo ciclo sono attuati numerosi meccanismi di regolazione che principalmente sono la
riparazione di eventuali danni genetici e anche di prevenire una divisone cellulare incontrollata. Tutti gli
eventi molecolari che si susseguono nel ciclo cellulare hanno una certa sequenza.

L’organismo controlla il ciclo cellulare nei punti di restrizione e check points.


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Le molecole che agiscono in questi check point sono le cicline che favoriscono il progredire del ciclo
cellulare. Dato che è il ciclo cellulare sono state chiamate cicline che sono delle proteine che non hanno una
loro attività catalitiche ma devono agire insieme a queste altre strutture proteiche che sono le CDK che
hanno un sito di attacco per ogni ciclina e quando si attaccano agiscono sulla molecola target e si crea
questo prodotto e a un certo puntO quando si stacca, la molecola è stata fosforilata. Quindi le cicline
regolano il ciclo cellulare mediante fosforilazione e defosforilazione.

Abbiamo un meccanismo di regolazione positivo dato dalle cicline e dalle CDK che portano la ciclina ad
agire su un target che è a livello del DNA e a seconda che la molecola è fosforilata o meno le dirà di
procedere o meno nel suo ciclo.
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Regolazione positiva: le cicline più o meno sono queste 4 e lavorano una in conseguenza all’altra. Inizia la
ciclina D che si lega alla CDK4,6 e agisce fino al punto tra G1 ed S. Quando inizia ad essere prodotta la ciclina
E decresce la precedente, la ciclina E si lega alla CDK e tramite fosforilazione defosforilazione fa si che inizi
ad essere prodotto il DNA. Poi la ciclina E inizia a decrescere e cresce la ciclina A che tramite il legame con
la CDK2 determina un’ulteriore progressione della sintesi del DNA fino alla fase della mitosi che è sotto il
controllo della ciclina B (o fattore mitogenico) che promuove la fase M.

Il meccanismo di regolazione negativo prevede 2 tipi principali di famiglie di proteine. Abbiamo la famiglia
delle proteine p16 (p15, p16, p18, p19) che si legano alla CDK4 e arrestano il ciclo, poi prevengono che
venga degradata le proteine p53 (guardiano del genoma) e fa si che possa agire e infine previene la
fosforilazione del retinoblastoma (Rb).

Poi abbiamo la famiglia delle proteine p21 (p21, p27, p57) che sono una famiglia simile a quella delle p16
perché inattivano alcuni complessi ciclina-CDK un po' più in generale. In più la p21 è sotto il controllo della
p23.
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Il retinoblastoma è stato studiato in una neoplasia infantile a carico della retina. Sembra che questi bambini
abbiano una mutazione genetica con perdita di funzione (la funzione del Rb è la soppressione del gene
tumorale). Questa alterazione genetica è presente in tutte le cellule quindi queste persone hanno la
probabilità di sviluppare anche altre neoplasie.

Il Rb è una fosfoproteina che viene fosforilata o defosforilata in base al ciclo cellulare. Nella fase quiescente
(G0/G1) della cellula la proteina del retinoblastoma è scarsamente fosforilata. Inizia a fosforilare quando
deve iniziare la sintesi del DNA (G2/M).

L’E2F è il fattore che si lega al DNA e gli


dice di procedere nel ciclo cellulare.

Il Rb in fase di quiescenza non è


fosforilato perché è legato strettamente
all’E2F quindi l’E2F è inattivo. Se arrivano
le cicline fanno in modo che il
retinoblastoma si fosforili, per cui si
stacca dal promotore che diventa attivo e
la trascrizione è accesa.

La p16 è una proteina che agisce come


oncosoppressore verso il retinoblastoma,
cioè fa si che non venga fosforilato dalle
cicline così l’E2F non si stacca.
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Nel gatto si ha una neoplasia spontanea che è un carcinoma squamoso in situ indotto dal Papilloma virus. Il
virus può agire su diversi siti quindi la neoplasia è multifocale. La p16 è cruciale tant’è che viene usata
anche come marker immunoistochimico per dire che è da papilloma-virus.

Prendiamo la nostra cellula e il Rb da cui si stacca l’E2F e


così si ha la progressione del ciclo cellulare. Poi viene
attivata la p16 che fa si che l’Rb fosforili e si attacchi
all’E2F e il ciclo cellulare si blocca.

Quando c’è un’infezione virale il DNA virale entra


nel nucleo e si integra con quello della cellula
ospite, così inizia a sintetizzare le proteine, quella
che ci interessa è quella E7.

Questa proteina ha una tasca nel retinoblastoma


quindi compete con il fattore di trascrizione, quindi
l’E7 lo blocca e così E2F può andare liberamente sul
DNA di quella cellula e far avanzare il ciclo.

Queste cellule producono tanta p16 ma trova la tasca


occupata dal fattore virale e quindi non può espletare
l’azione ma abbiamo un aumento notevole della p16.

I checkpoints regolano il ciclo cellulare perché durante la replicazione del DNA ci possono essere degli
errori. I 2 punti principali sono il punto di restrizione G1/S e poi G2/M e la p53 agisce in questi due punti.

Una cellula normale possiede la p53, quando arrivano delle sostanze carcinogene, ipossia...abbiamo il
danno al DNA e si attiva la p53 che inizia la sua attività trascrizionale regolando dei geni che codificano le
loro proteine che proteggono. Agisce aumentando la quantità della p21 (regolatore cellulare) ed è un
inibitore delle CDK così abbiamo un arresto della fase di replicazione G1. Questo è importante perché se si
ha un danno al DNA la cellula lo ripara ma per far ciò c’è bisogno di tempo. Poi abbiamo la GAD45 che
agisce cercando di riparare il danno cellulare, ma se la riparazione non è stata efficace porta all’apoptosi.
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Queste cellule nell’epidermide sono le sandborn cells. L’altro meccanismo di apoptosi si ha tramite le BAX
che sono proteine che si trovano nella membrana del mitocondrio.

Se la cellula ha subito un’azione carcinogena che ha dato una perdita di funzione della p53 si ha la
mutazione e l’espansione della cellula mutata e si ha un tumore maligno.

Crescita cellulare: in una prima fase si ha il periodo di latenza perché il tumore sia clinicamente visibile (1
cm negli organi interni e 1 mm negli organi esterni). Quindi ci devono essere almeno 109 cellule e 30 rounds
di divisioni.

Come facciamo a capire se una neoplasia sta crescendo? È un metodo indiretto, non sempre efficace, ed è
la conta mitotica che è il numero di cellule in un campo microscopico che contiene degli aggregati
cromatinici (tipici della metafase).

Non confondere la conta mitotica (conto le cellule in mitosi nei vari campi e dico che ho visto X mitosi in Y
campi) con l’indice mitotico (espressione del numero di cellule per 100 cellule quindi il patologo dovrebbe
contare quante cellule ci sono).

Come va avanti una neoplasia? Si pensa ad uno sviluppo sequenziale e sembra che l’episodio iniziale sia una
mutazione genetica, ma durante l’evoluzione più mutazioni sono prese da quella cellula. La neoplasia in cui
lo sviluppo sequenziale della neoplasia è predicibile è il carcinoma squamose.

Qual’è l’evoluzione? Esponendo la pelle ai raggi solari si ha la dermatite attinica perché dovuta al sole (il
danno lo fanno gli UV) questa è una lesione che non è neoplastica anche se è sostenuta dall’esposizione agli
UV. Progressivamente questo può andare in contro a neoplasia (anche dopo anni). E si ha un carcinoma in
situ che è la cheratosi attinica (situazione pre-neoplastica). Fino a che si sviluppa al di sopra della
membrana basale si sviluppano delle rugosità, delle croste…

Iniziamo a parlare di neoplasia quando abbiamo mitosi atipiche, non bipolari nei cheratinociti, che sono
sempre al di sopra della membrana basale.

Quando diventa neoplastica e parliamo di carcinoma squamoso? Quando invade la membrana basale
perché nella membrana basale ci sono i vasi.

Fasi:

- Inizziazione: danno genetico, cioè vuol dire che io introduco qualcosa di irreversibile a meno che
non venga riparato dai sistemo che abbiamo visto.
- Promozione: queste cellule iniziate devono moltiplicarsi perché vengono sollecitate.
- Progressione: processo abbastanza complesso. Si pensa si accumulino nei tessuti proliferati delle
instabilità del DNA.

L’inizziazione è data dal fatto che una cellula viene mutata da un fattore cancerogeno (fattore
inizializzante). Questa fase non è sufficiente da sola a dare una neoplasia. Una cellula iniziata può andare
incontro anche dopo anni.

La promozione è sostenuta da agenti promuoventi che sono responsabili della crescita tumorale e devono
agire su una cellula iniziata. Se sottopongo la pelle a una cellula promuovente e non ho una cellula iniziata,
non avrò mai tumore. Le modificazioni date dall’agente promuovente non hanno a che fare con il danno al
DNA.

Nelle cellule normali l’agente promuovente promuove l’iperplasia, quindi è un qualcosa che in quel tessuto
mi determina un aumento dell’attività del ciclo cellulare ed è reversibile entro certi limiti. Nelle cellule
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iniziate l’agente promuovente mi aumenta la proliferazione cellulare in quel tessuto, è irreversibile e deve
agire ad intervalli di tempi che non devono essere troppo distanziati dall’attività del mutageno iniziante per
dare la neoplasia.

L’agente mutageno agisce su una cellula


normale che inizia una mutazione mi da una
cellula mutata. Si ha un periodo di latenza che
ha durata variabile (anche tutta la vita) ma se
questa cellula viene stimolata a moltiplicarsi
tramite un agente promuovente si ha la
produzione di cellule che si portano dietro la
mutazione.

Prendendo dei topini a cui sono stati applicati agente cancerogeni non si è avuto sviluppo di tumore
(gruppo 1). Uno stesso topino soggetto anche a più esposizioni di promotore dato ad intervalli di tempo
ravvicinati si ha la formazione del tumore (gruppo 2). Se diamo un agente iniziante a un ora x e poi diamo il
promuovente anche dopo anni si ha il tumore (gruppo 3). Quindi una cellula una volta iniziata lo è per
sempre e mantiene la memoria. Il promotore può agire anche dopo anni.

Se diamo il promotore anche ad intervalli regolari ma la cellula non è iniziata non si ha il tumore (gruppo 4)
anche se diamo l’agente iniziante (gruppo 5).

Se diamo l’agente iniziante e l’agente promuovente ma dati ad intervalli troppo distanziati quindi non si ha
tumore (gruppo 6).
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Una mutazione non da un effetto fenotipico,


quindi non vediamo la cellula mutata. Questa
cellula si stabilizza in un periodo di latenza che
varia.

Poi arriva l’agente promuovente che


agisce su tutte le cellule stimolando la
proliferazione cellulare.

Le cellule normali quando si togliere l’agente


promuovente tornano normali, mentre la
cellula mutata = neoplasia.

Propagazione dei tumori (metastasi): avviene nel tessuto in cui si è sviluppato e tramite metastasi (se c’è
metastasi vuol dire che la neoplasia è maligna). Le metastasi avvengono quando alcuni gruppetti di cellule
vanno a localizzarsi in una sede a distanza del tumore primario. La metastasi avviene attraverso varie vie:

- la via transcelomatica: questo avviene per i tumori che si formano nelle cavità splancniche e sono il
mesotelioma (ricopre tutti gli organi) e il tumore ovarico nella donna (o adenocarcinoma che prima
interessa l’ovaio, poi la cavità celomatica e si attacca alle pareti degli organi addominali).
- la via linfatica è quella preferita dalle neoplasie maligne epiteliali.
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Il linfonodo sentinella per molto tempo si pensava che il linfonodo arginasse l’avanzata della
neoplasia. Ora anche per il mastocitoma del cane è utile togliere anche il linfonodo.
- la via ematogena è attraverso il circolo ematico. I sarcomi usano la diffusione ematogena più dei
carcinomi. Il tumore generalmente entra nelle vene (parete più sottile), il tumore che entra nelle
vene entra nel sistema vena cava e polmonare o portale e fegato. Dopo il polmone entrano nella
circolazione arteriosa.

Meccanismo di sviluppo di metastasi? Saranno i tumori con fenotipo aggressivo quindi devono avere dei
prerequisiti di rinnovamento, invasività… e soprattutto devono staccarsi ed entrare in un altro tessuto
(quindi in sede extracellulare e farsi strada fino a che non penetrano la parete dei vasi) quando entrano nei
vasi circolano, poi escono dalla parete e colonizzano altri tessuti.

Le caratteristiche salienti di una cellula per poter metastatizzare?

- La perdita di adesione, staccandosi dalla massa principale e ciò è dato dal fatto che non vengono
prodotte caderina e catenina.
- Dopodichè devono penetrare la membrana basale (sennò si rimane in un carcinoma in situs) e
venire a contatto con laminina, fibronectina, collagene, vitronectina attraverso dei recettori
(integrine). A loro volta possono produrre degli spreading factors e producono questi enzimi, tipo le
metalloproteinasi. La migrazione delle cellule è mediata anche da modificazioni del citoscheletro. Il
citoscheletro fa si che si abbiano dei movimenti delle cellule in progressione anche verso i vasi.
- Migrazione: ci possono essere alterazioni del citoscheletro che aumentano la motilità delle cellule.
Addirittura possiamo avere una transizione da una cellula epiteliale a una mesenchimale
(fibroblasto o miofibroblasto), che hanno maggiore motilità.
- L’embolizzazione dei un tumore vuol dire che le cellule sono entrate in un vaso ed hanno dato
disturbi di circolo. Queste cellule potrebbero essere riconosciute nel sangue dal sistema
immunitario ed essere attaccate dai linfociti. Mentre se le piastrine si adagiano su queste cellule
tumorali hanno un’azione di protezione verso le cellule tumorali, proteggendole dai linfociti.
- Una volta che arrivano ai tessuti, da li le cellule escono e colonizzano e si ha il tumore. Perché
alcune neoplasie hanno un tropismo per alcuni organi? Perché c’è un riconoscimento e per es ci
può essere un riconoscimento tra le cellule di adesione tra le cellule neoplastiche e le cellule di quel
tessuto. Oppure che in quel tessuto siano prodotti fattori di crescita utili a quelle cellule. Oppure
che vengono prodotti fattori specifici che ne favoriscono l’attecchimento.

Cause di cancro: Hill fu il primo a note una causa di tumore, cioè chi fumava aveva più tumori. Poi nel 1775
Pott aveva individuato il tumore testicolare che era evidente negli spazzacamini dato dallo scarso igiene.
Poi nel 1910 Yamigiwa fa un esperimento prendendo il carbone e spennellandolo su un orecchio di coniglio
che è andato incontro a carcinoma. Poi nel 1930 si capisce che anche il benzopirene è agente cancerogeno.
Poi Rous nel 1879 individua un virus come la prima causa, il sarcoma di Rous. Poi nel 2004 si arriva al
concetto della cellula iniziata. I tumori si propagano con le stesse regole di trasmissione mendeliana
(omozzigosi, eterozzigosi).

Cause:

- Agenti di natura fisica: radiazioni solari, raggi X, post-trauma (nelle razze giganti si possono avere
osteosarcoma dopo la rottura)
- Agenti di natura chimica
- Agenti di natura virale
- Agenti di natura parassitaria
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I carcinogeni nell’organismo possono venire detossificati dal fegato. Ma una volta entrato può subire
attivazione metabolica. Si formano degli intermedi elettrofilici che vengono detossificati o interagiscono
con il DNA. Ma se si formano degli addotti abbiamo il danno permanente al DNA quindi la cellula è iniziata.

I chimici carcinogeni si dividono in sostanze cancerogene dirette e indirette. Quelle ad azione diretta sono
sostanze che non devono essere convertire, quindi sono già di per sé elettrofiliche. I carcinogeni diretti
sono abbastanza deboli ma alcuni di essi sono usati proprio per la cura di neoplasie. Tra gli agenti alchilanti
le mostarde alchilate possono essere uste per trattare alcuni tumori e ci sono anche agenti alcilanti.

I carcinogeni indiretti devono essere prima convertiti in carcinogeni per diventare attivi. Alcuni sono molto
potenti come gli idrocarburi policiclici (si formano con la brace). Uni di questi è il benzopirene che deriva
dalla combustione del tabacco.

Poi abbiamo alcuni tumori che sono dovuti ad alcuni cancerogeni particolari:

- le trote se vengono alimentate con aflatossine possono sviluppare l’epatoma (tumore benigno)
- nella felce aquilina c’è una sostanza chimica responsabile del cancro della vescica dei bovini
- l’asbesto è responsabile del mesotelioma
- cancro del polmone nei fumatori
- Il benzopirene può dare tumori cutanei
- Il benzene può dare leucemia
- I gatti sono sensibili allo sviluppo di un fibrosarcoma infiltrante e recidivante perché tocca anche i
processi spinosi delle vertebre e sembra dovuto all’idrossido di alluminio contenuto nelle soluzioni
vaccinali quando si vaccina nella zona dei garretti.

Oncogeni virali:

- Retrovirus: oncovirus, lentivirus, endogeni


- Hepresvirus: malattia di Marek
- Papovirus: papillomavirus

Tumori sostenuti da oncogeni: gli oncogeni derivano dai pro-oncogeni che sono dei geni che si trovano in
cellule normali e che codificano per delle proteine che hanno diverse funzioni. Questi geni possono andare
in contro a mutazioni e diventare oncogeni. Questi proto-oncogeni sono dei geni che codificano per dei
fattori di crescita, per dei recettori dei fattori di crescita, per la trasduzione dei segnali, per i fattori di
trascrizione e par la regolazione dell’apoptosi.

Ci sono tanti modi per cui questi proto-oncogeni vengono attivati e danno neoplasia.

Il proto-oncogene viene mutato così si ha ad


es la produzione di una quantità normale di
fattore di crescita che però è iperattivo.
Oppure possono essere prodotte delle
copie multiple di questo gene. Oppure può
essere che il proto-oncogene si lega ad un
nuovo promotore e continua ad essere
espresso. Queste sono mutazioni dominanti
che danno un qualcosa in più, in questo
caso la produzione del fattore di crescita.
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Es:

a) amplificazione della regione genomica contenente l'oncogene N-myc oncogene amplificato fino a 100
volte nel neuroblastoma

b) Mutazione che causa l'attivazione costitutiva del gene (sempre "accendere" e non responsabili dei
segnali inibitori) EGF-r nei carcinomi. Nei carcinomi abbiamo un aumento dell’epidermal growh factor che
viene switchato che diventa iperattivo.

c) Un’altra modalità è quello che avviene nei mastocitomi perché sono dovuti a modificazioni dei recettori
della tirosin-chinasi che possono essere inibiti e quindi vengono usate terapie con anti-tirosin-chinasi.

Lo steam cell factors va a modificare dei recettori e in


particolar modo sui mastociti questo recettore tirosin
chinasico che se viene attivato costitutivamente
perché c’è una mutazione genetica, il mastocita è
sempre sotto il controllo dello steam cell factros.

d) Prototipo di segnali di trasduzione: famiglia Ras. Segnali stimolanti trasmessi dall'esterno al nucleo. Una
volta attivato il Ras produce delle molecole che lo disattivano. Se il Ras muta, manca questa via di
inattivazione e quindi si ha la replicazione di queste molecole.

e) loop autocrini: cioè è la stessa cellula tumorale che produce i propri fattori di crescita.
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È sufficiente che una o due copie genomiche siano alterate che sia possibile promuovere la progressione
tumorale.

Tumori parassitari:

- Spirocerca lupis che da sarcoma esofageo


- Taenia taeniaeaformis che da sarcoma del fegato
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DISTURBI DI CIRCOLO

I capillari sono di diverso tipo:

- Continuo: il rivestimento di cellule endoteliali è completo, e la lamina basale è continua. Il trasporto


avviene tramite caveole, vescicole (transictosi o pinocitosi)
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- Fenestrati: sono importanti dove si hanno il passaggio di soluti continui (es villi intestinali, plessi
corioidei…). La lamina basale è continua

- Discontinuo: tipico dei sinusoidi del fegato.


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- I vasi linfatici nascono dal tessuto e poi vanno dai dotti linfatici più grandi. Toccano i linfonodi e
attraverso la succlavia possono collegarsi al circolo ematico.

Disturbi di circolo

- Iperemia
- Edema
- Ischemia
- Infarto
- Trombosi
- Embolo
- Emorragia
- Aneurisma

Iperemia

Aumento del sangue in un certo distretto. L’iperemia può interessare il distretto arterioso e la abbiamo
quando abbiamo un aumento dell’afflusso. Mentre l’iperemia venosa avviene con afflusso di sangue
normale ma abbiamo problemi di sangue refluo che aumenta nei tessuti.

Macroscopicamente nel distretto arterioso avremo un tessuto che diventa rosso e caldo. Per il distretto
venoso il tessuto diventa rosso e caldo.

Iperemia arteriosa: può essere di diverso tipo. La prima trattata è quella ex vacuo ed è quando si ha uno
squilibrio tra la pressione dentro il vaso e fuori dal vaso. È come se si crea il vuoto e si attira più sangue nel
vaso, questo avviene quando vengono svuotate delle cavità. Se svuotiamo improvvisamente creiamo
questo vuoto.

L’iperemia arteriosa collaterale dove normalmente il flusso del sangue avviene


nel vaso centrale e se viene ostruito si attivano le branche collaterali.

Poi abbiamo l’iperemia arteriosa attiva che è quella che riscontriamo in una flogosi acuta (dilatazione dei
vasi ed iperemia attiva data dai mediatori attivi che facevano aprire gli sfinteri precapillari).

Iperemia da cause fisiche che possono essere il calore, gravità, massaggi.

Iperemia arteriosa neurogenica che può essere dall’apertura degli sfinteri o quando tagliamo il simpatico.
L’iperemia neurogena è anche quando le persone arrossiscono quando le persone hanno intensa emozione
che stimola il simpatico e si ha apertura degli sfinteri precapillare.

Iperemia venosa: per quanto riguarda la tempistica la suddividiamo in acuta quando abbiamo
un’insufficienza cardiaca acuta (avviene in breve tempo, o quando si fa eutanasia con Tranax intracardiaco)
o cornica quando si hanno alcune condizioni particolari in base al distretto del cuore interessato.
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Poi la dividiamo in base al fatto se avviene nel piccolo o nel grande circolo quindi centrale o periferica.

➢ Iperemia venosa cronica centrale:


• l’enfisema alveolare cronico quindi quando abbiamo
iperemia del piccolo circolo dovuto all’alterazione del
cuore dx, il tutto si ripercuote sul polmone. Si ha una
diminuzione della parete alveolare perché c’è una minor
capacità dei capillari i quali si riempiono di aria.

• Insufficienza ventricolare dx: nel ventricolo dx la


causa è una flogosi. Dato che ci sono le valvole
parliamo di tromboendocardite (detta polipoide
per l’aspetto che assume).

Quando abbiamo un’insufficienza del ventricolo dx il tutto si ripercuote


sul fegato. Perché il circolo è fatto che al ventricolo dx il sangue avviene
tramite la vena cava e se il sangue non riesce andare nell’arteria
polmonare il tutto si ripercuote a monte e questa mi darà atrofia centro-
lobulare. La vena centro-lobulare si dilaterà, diventerà iperemica e gli
epatociti intorno saranno sofferenti e andranno incontro a steatosi. Si
formeranno delle aree chiare di parenchima steatosico.

• Insufficienza ventricolare sx: la possiamo suddividere in acuta e cronica. Se l’insufficienza è


acuta abbiamo edema polmonare cioè il sangue dei capillari degli alveoli sono dilatati, il
siero esce dai capillari dei setti e si riversa negli alveoli e questo è edema alveolare. Nella
forma cronica nel polmone all’istologia si trovano le cellule cardiache. Essendo cronica
abbiamo iperemia dei capillari, gli alveolociti si distaccano dalla parete degli alveoli, negli
alveoli i macrofagi andranno a fagocitare i GR e l’emosiderina che ne deriva mi da
emosiderofagi. Abbiamo anche un aumento del tessuto connettivale anche perché si avrà
ipossia che stimola metaplasia e produzione di collagene e anche un indurimento del
polmone che assume un aspetto più scuro.
Le cause di questa insufficienza cardiaca sono le lesioni della mitrale date da endocarditi
(erysipelas nei maiali), Corynebacterium pyogenes, streptococci, pericarditi traumatiche
nella mucca, leucosi, afta epizootica…

➢ Iperemia venosa periferica: date da compressioni da fuori e questo agisce sulle vene (parete
sottile), quindi se c'è un tumore, raccolte di fluidi, ascessi…oppure dall’interno se c’è ostruzione del
vaso e si ha quindi iperemia venosa.

Edema

Il 60% del peso corporeo è costituito da acqua, quindi è importante reidratare un organismo disidratato. I
2/3 è a livello intracellulare, 1/3 nei compartimenti extracellulari, il 5% è nel sangue. L’edema è accumulo di
quantità eccessive di fluidi interstiziali. Si parla di iper-idratazione isotonica quando il contenuto dei Sali nei
vasi eguaglia quello interstiziale.
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Un tessuto colpito da edema è decolorato, c’è perdita di elasticità e questa mancanza di elasticità è causa
del “pitting” cioè se comprimiamo la zona rimane la fovea. Il tessuto è più soffice e rigonfio. Se sezioniamo
fuoriesce un liquido incolore o leggermente giallastro. L’edema può essere infiammatorio o non
infiammatorio. L’edema infiammatorio è l’essudato, l’edema non infiammatorio è un edema non causato
dalla flogosi ma da altre cause che sono di tipo pressorio. L’essudato ha un alto contenuto proteico
superiore a quello contenuto nel sangue, contiene dei leucociti ed ha peso specifico elevato. Poi abbiamo
un trasudato che ha un basso contenuti proteico e non contiene cellule.

Tipi di edema:

- Anasarca: raccolta di liquido generalizzata nel sottocute dei feti


- Periferico
- Sottocutaneo o muscolare
- Localizzato o generalizzato
- Intracavitario (idropi o asciti)

➢ Idropi: ascite (presenza di edema infiammatorio nella cavità peritoneale), idropericardio (nella
cavità pericardica), idrotorace (nella cavità pleurica), idrocele (nella vaginale del testicolo), idrarto
(nelle articolazioni), idroma (nel sottocute), idrocefalo (interno a carico dei ventricoli cerebrali,
esterno quando il liquido si accumula anche negli spazi meningei).
I tessuti maggiormente colpiti da edema sono quelli più soffici quindi il sottocute, il cervello, il
polmone.
L’edema è un movimento di fluidi che avviene dal vaso al tessuto interstiziale in cui abbiamo il vaso.
È controllato dalla pressione idrostatica e dalla pressione oncotica. Nella parte arteriosa avremo
una predominanza della pressione idrostatica, mentre nella parte delle vene la pressione oncotica.
Uno squilibrio nel sistema mi porta ad un accumulo del liquido nell’interstizio.
I meccanismi con qui può avvenire l’edema sono l’aumento della pressione idrostatica, per esempio
quando abbiamo difficoltà del ritorno venoso, quindi in caso di insufficienza cardiaca possiamo
avere edema negli arti; oppure se ci sono compressioni, trombi. Dall’altra parte del vaso abbiamo
pressione oncotica e quindi le proteine nel vaso richiamano liquidi ma se ne ho meno i liquidi
rimangono nell’interstizio. Questo avviene quando ho cause che mi diminuiscono la % delle
proteine nel sangue come i danni epatici (in un fegato cirrotico l’epatocita non riesce più a produrre
proteine, ecc…), danni renali (patologie glomerulari che mi fanno perdere le proteine e può essere
una perdita selettiva o non selettiva in base alla grandezza del danno), danno intestinale (si parla di
enteropatie proteino-disperdenti), la malnutrizione (ma non abbiamo enteropatia ma non
introitiamo la quantità di proteine necessarie).
Come meccanismi possiamo anche avere ostruzione dei linfatici che riassorbe liquidi, se questi sono
ostruiti abbiamo accumulo di liquidi. Anche nella flogosi perché si ha aumento della permeabilità.
Infine anche una ritenzione di sodio perché è un soluto che richiama liquidi.

Igroma del sottocute dato da una puntura di insetto, quindi è un


edema infiammatorio.

Ischemia
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Diminuzione o interruzione localizzata dell’afflusso di sangue. Come vediamo un tessuto ischemico? È


decolorato però non è rigonfio. Il sangue se né andato quindi si perde il normale colorito. Abbiamo anche
riduzione del volume e diminuzione della temperatura. Le cause le dividiamo in intrinseche ed estrinseche.
Le cause estrinseche sono quelle che vengono da fuori come tumori, cicatrici, granulomi, legature, gesso.
Mentre le cause intrinseche sono spasmi muscolari dei vasi come per un trauma localizzato, sostanze
tossiche (segale cornuta, farmaci), freddo intenso; occlusioni interne (endoarteriti, trombi, emboli);
ispessimenti della parete (così ispessita che il lume diventa sottile e si può obliterare e sono l’aterosclerosi
che sono le placche ateromatose, l’arteriosclerosi che è l’indurimento della parete dei vasi, ialinosi,
amiloidosi).

Dopo che c’è stata ischemia avremo ipossia tissutale perché i tessuti hanno una quantità prestabilita di
ossigeno che deve arrivare e la sensibilità dei tessuti è diversa. I neuroni sono molto sensibili, poi le cellule
del miocardio. Il problema è che dove abbiamo un processo ischemico abbiamo anche una diminuzione dei
nutrienti e dei cataboliti. Se per lungo tempo non portiamo i metaboliti ad un tessuto abbiamo atrofia. La
gravità dell’ischemia dipende da quanto è grave il danno, da quanto dura, dal distretto interessato e dal
tipo di circolazione.

Infarto

Area circoscritta di necrosi di un organo che è prodotto da un’ischemia che è rapida e duratura. In più,
l’occlusione per dare ischemia deve avvenire a livello di un’arteria terminale che sia anatomicamente o
funzionalmente una delle due.

In base al tipo di arteria se i rami collaterali sono sufficienti ad irrorare la


zona non si ha sennò si.
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Ci sono degli organi con una doppia circolazione come il polmone


(piccolo circolo ed arterie), il fegato (arterie, vena porta).

Il circolo teminale anatomicamente è il circolo dove non abbiamo


anastomosi e quindi le arterie che sono anatomicamente terminali
sono poche un esempio è la retina o le piccole arteriole cerebrali.

La circolazione terminale funzionalmente che ha anastomosi ma che non


sono sufficienti a garantire tutto l’apporto che sono le coronarie, le
arterie della milza, polmone, le arteriole un po' più granidi cerebrali, le
arterie interlobulari renali.

Le cause dell’infarto sono più o meno le stesse dell’ischemia ma devono essere rapide e durature. Quindi
sono embolo, arteroslerosi, trombosi, compressione (rara), contrazione spastica che permane (rara negli
animali).

Un infarto può essere parziale o globale. In foto abbiamo


un’arteria che irrora un certo tipo di tessuto che va incontro a
ostruzione e il tessuto non più irrorato va incontro a necrosi.
Questo è un infarto parziale.

Questo è un infarto globale.


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Gli organi compatti (reni) hanno un


apice conico corrispondente alla
sede dell'occlusione e alla base alla
superficie dell'organo. Sulla
superficie vediamo dei cerchi di
colore chiaro.

In un organo non compatto l’infarto ha aspetto non definito e colliquato. La necrosi strutturata
(coagulativa) e la necrosi colliquativa (tipica del SN).

Gli infarti si dividono in infarti bianchi o rossi. L’infarto bianco nei tessuti compatti tipo il rene le cellule
necrotiche spingono fuori tutto il sangue che era presente nel triangolo ischemizzato che è privo di sangue.
Possiamo vedere del sangue alla periferia perché la necrosi induce una risposta infiammatoria e quindi
attorno al cerchio abbiamo un alone iperemico con dei neutrofili.

L’infarto rosso avviene nei tessuti soffici (polmone, intestino) oppure nei tessuti dove abbiamo un sistema
doppio di vasi e quindi c’è sempre sangue che arriva.

La progressione dell’infarto: abbiamo pallore del


tessuto, ci vuole un po' di tempo per avere una risposta
infiammatoria e poi abbiamo l’alone rosso. Dopo la
necrosi abbiamo riparazione e rigenerazione con
formazione del tessuto di granulazione. Infine abbiamo
sostituzione del tessuto fibroso con formazione della

cicatrice, quindi l’aria rotonda che si vedeva sulla


superficie del rene perde l’alone rosso, si infossa per la
retrazione cicatriziale e diventa cicatrice.
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Trombosi

Forma di coagulazione intravascolare o intracardiaca che avviene negli esseri viventi. Se trovo un coagulo
dentro al vaso all’autopsia devo capire se si è formato prima o dopo la morte.

Si tratta di masse solide che contengono componenti ematiche e che formano i trombi che possono
rallentare il circolo perché sono parzialmente occludenti, oppure occludere tutto il vaso. Si dice che è una
deviazione di un processo emostatico che è un processo di difesa per l’organismo per tutti i microtraumi a
cui siamo sottoposti. Quando non funziona bene può portare alla trombosi. Non è accompagnato dalla
rottura dei vasi.

La differenza tra un trombo e un coagulo è che il coagulo si forma quando il sangue non scorre (dopo la
morte), il trombo quando il sangue scorre. Si prendono in considerazione alcune caratteristiche come
l’aderenza che ha questa struttura rotondeggiante con la parete del vaso (il coagulo non ha nessuna
adesione, il trombo si perché è aderente alla parete vasale o endocardio per tratti più o meno brevi), poi
guardo come appare (il coagulo è lucida e omogenea, il trombo ha aspetto granulare, opaco e friabile).

La premessa per la formazione di un coagulo è che il sangue non scorra, invece il trombo è fluente. Le
piastrine non sono presenti nel coagulo, mentre nel trombo formano la spina perché esso si origina
dall’aggregazione delle piastrine.

Il fenomeno iniziale della trombosi è a carico delle piastrine, si forma il tappo piastrinico (che normalmente
ci protegge da microtraumi), le piastrine aderiscono. Una volta che si è formato possiamo avere due
situazioni come la regressione del processo trombotico, oppure la progressione del fenomeno trombotico.

Nella regressione si ha che il trombo si forma piccolino e adeso alla parete, il flusso è valido così le piastrine
e gli eritrociti vengono portati via dalla corrente e si ha regressione.

Se invece il processo trombotico va avanti lentamente si può avere un po'


di ripristino della circolazione. Il trombo non è occludente quindi si ha un
po' di flusso sanguigno e le lacune che si formano vengono ritappezzate da
endotelio, quindi si ha ri-endotelizzazione.

La prima fase di formazione del trombo è l’aggregazione piastrinica che inizialmente avviene lentamente e
poi velocemente fino a che formano una massa amorfa di aspetto viscoso. Poi abbiamo la seconda fase con
precipitazione della fibrina che penetra nella massa viscosa che la indurisce e sulla massa iniziano a
precipitare GR e GB con formazione di lacune ematiche.
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Esempio di emangioma dove si ha la formazione di trombi. La


parte rossa è firbina.

I trombi possono ricanalizzarsi ma comunque


passa molto meno sangue.

Nella terza fase si stacca il trombo e prende la via del circolo e si localizza dove scorre il sangue.

I trombi bianchi sono i trombi arteriosi si formano nel circolo arterioso, sia nei vasi, sia nell’endocardio
(camere cardiache), sono costituiti da piastrine, fibrina e leucociti. In questi trombi mancano i GR.
Macroscopicamente sono bianco-grigiastri, sono omogenie e compatti, hanno una superficie piatta, stanno
a ridosso della parete a cui si formano e si estendono per poco. I trombi bianchi si formano con un processo
lento perché il flusso nelle arterie è veloce dato che il sangue tende a portar via tutto quello che si deposita.

I trombi rossi (o variegati per l’aspetto) si formano nell’intima delle vene. Sono formati dalle stesse
componenti dei bianchi più i GR. Sono rossi scuro, crescono velocemente ed assumono una forma polipoide
allungata a cilindro e sono facilmente rompibili. Sono lunghi ma l’adesione può essere solo in un punto e la
zona di adesione è detta testa del trombo.
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Un trombo si divide in testa, collare e coda perché il sangue nelle vene scorre lentamente quindi la
formazione del trombo è più veloce.

Nella zona sotto ci sono dei vortici quindi si può


riformare.

La testa è formata solo da piastrine ed è la zona più


pallida. Il colletto è alternanza di strati di piastrine e
fibrina (strie di Zahn). La coda è costituita da GR
impacchettati e costituiscono la parte occludente.

Questi trombi possono essere occludenti (intero lume), parietali o murali (aderenti da una parte della
parete e il resto del lume è libero per il passaggio del sangue, pericolosi per la fragilità perché se si
rompono danno embolia), trombi a cavaliere (si trovano dove ci sono biforcazioni).

Triade di Wirchov: Wirchov aveva notato che per avere un fenomeno trombotico dovevano essere presenti
tutte e 3 le modificazioni.

1) Modifiche della parete dei vasi: la modificazione della parete non deve essere un trauma con
soluzione di continuo della parete del vaso, ma si tratta di alterazioni minime che danno
denudamento superficiale dell’intima in modo che il collagene sia esposto al sangue. Ciò è dato da
molte noxe patogene, ma anche in caso di ipossia dove la cellula muore e quindi una volta che
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esfolia si ha il denudamento della lamina basale che è collagene. Poi anche da endotossine, traumi,
calore, radiazioni, Sali biliari, lipidi, trombina, ipertensione…
2) Alterazioni corrente ematica: abbiamo variazioni locali del flusso, questo comporta anche un
cambiamento delle piastrine, una concentrazione della trombina in quella sede…tutto ciò da
marginazione delle piastrine che vanno in contatto con l’endotelio denudato. Nelle biforcazioni,
valvole cardiache, aneurismi (dilatazioni sacciformi dei vasi) in queste zone si favorisce l’adesione
delle piastrine dato che c’è un’alterazione del flusso di sangue
3) Modificazioni morfologiche e chimiche dei costituenti del sangue: modificazioni che fanno si che
aumenti la coagulabilità del sangue. Si ha ad esempio se abbiamo uno stato di trombocitosi
(aumento piastrine) quindi per esempio dopo un intervento chirurgico si fanno iniezioni di anti-
coagulanti per impedire, dato che ci sono tante piastrine, che esse possano dare un evento
trombotico. Anche alla nascita dato che il midollo ne produce tante, o dopo una splenectomia,
anche in caso di policitemie (aumento di tutte le componenti del sangue tra cui le piastrine)

Localizzazione dei trombi: vene, arterie e cuore, linfatici, microcircolo (quando è diffuso una tutto
l’organismo si parla di DIC = coagulazione intravascolare diffusa). I trombi che si formano nelle vene
preferenzialmente si formano nell’uomo e soprattutto quando abbiamo periodi abbastanza lunghi di
inattività perché il muovere le gambe fa bene favorendo il ritorno venoso al cuore sennò le vene
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recepiscono troppo sangue e si ha dilatazione e tutto ciò favorisce la trombosi. A livello delle vene che
facilita il fenomeno trombotico sono le flebectasie (dilatazione delle vene) e si parla di flebotorombosi che
è un fenomeno idro-dinamico. Ma possiamo avere anche un processo infiammatorio e si parla di
tromboflebite. Se un soggetto ha avuto una flebotrombosi che per un fenomeno di stasi si è formato un
trombo. Se aveva una ferita è stato tromboflebite. linfatico

valvola

I trombi venosi negli animali sono rari perchè non hanno posizione eretta. La maggior parte deriva da
tromboflebiti purulente settiche dovute a batteri trasportati con il sangue. Maggiormente si originano dalla
vena cava posteriore, vena ombelicale, vene uterine e mammarie, vene spleniche e nel fegato, in corso di
infezione massicce da Stephanurus dentatus a livello della vena porta a ritroso dall’intestino (avviene
soprattutto nei maiali).

I trombi arteriosi si formano nelle arterie e sono più frequenti a livello del cuore e del cervello, meno negli
arti inferiori. Negli animali sono più frequenti i trombi arteriosi che venosi e sono dovuti a problemi
infiammatori (più frequenti) o meccanici.

Possono essere dovuti da endotossine (avviene in corso di alcune patologie come la laminite nel bovino e le
podoflemmatiti), parassiti (come Strongylus vulgaris nei cavalli a livello dell’arteria meseraica craniale,
ecc…) ed infine la necrosi fibrinoide (fattore predisponente per la formazione dei trombi che partono nelle
arterie).

Nel cuore abbiamo anche endocarditi ulcerative e quelli più frequenti sono Corynebacterium pyogenes
(bovino), Erysipelotrix rhusiopathiae (suino), Streptococci, Coliform.

Nel cuore si hanno delle camere più dilatate e quindi i trombi hanno un aspetto particolare (vegetante,
polipoide ed occupano i lumi), si formano soprattutto dove ci sono le valvole, ma anche nell’atrio dove
vengono chiamati trombi a palla. Se li troviamo nel ventricolo sono chiamati trombi agonici e sono un
fenomeno pre-mortale quindi è indice che sono morti con agonia. Nei gatti con la cardiomiopatia
ipertrofica (ipertrofia del cuore) che da disfunzione cardiaca con formazione di trombi a cavaliere nell’aorta
caudale che si localizzano alla biforcazione delle iliache e danno arresto del flusso così il gatto avrà
ischemia. Tutta la gamba è dolorante, manca la pulsazione e i polpastrelli iniziano a diventare freddi.

La DIC ha la caratteristica di trovare i trombi ialini (avvengono nel microcircolo e sono privi di GR). Questi
tombi ialini sono formati da piastrine e fibrina, ma anche solo piastrine. Li troviamo in tutto il microcircolo
(sistemica), sennò anche in organi particolari quali rene, polmone, cervello, fegato, surrene ed ipofisi.

Patogenesi della DIC: danno sistemico all’endotelio dato da endotossine. Nei cavalli che vanno in colica si
può aprire l’intestino, i batteri vanno in circolo che producono endotossine che vanno in circolo. Poi dalla
necrosi dell’endotelio viene messo a nudo il collagene dei vasi con produzione di fattori pro-coagulanti e si
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ha la formazione di piccoli coaguli e dove si formano diffusi nei tessuti detti abbiamo ischemia tissutale o
degli infarti. In risposta ci sarà il meccanismo opposto con stimolazione di fibrinolisi così l’organismo tende
a scogliere tutti questi coaguli. In risposta a questo si hanno coagulopatie da consumo. Nel corpo
dell’animale posso avere emorragie perché nel microcircolo ho la DIC che mi consuma i fattori della
coagulazione e quindi nelle altre zone ho emorragie.

Le cause della DIC sono tante: nella maggior parte dei casi si tratta di tossine (endotossine) che possiamo
avere in infezioni virali (peste suina e aviare ecc), setticemia (salmonellosi), malattie protozoarie, emolisi
intravascolare, malattie dietetico-carenziali, tumori vascolari, veleno di serpente, fenomeno schwarztman.

Fenomeno schwarztman: fenomeno di sensibilizzazione. Reazione generalizzata a inoculo endovenoso a


due organismi gram negativi e si manifesta alla seconda somministrazione come una sindrome emorragica
e in realtà non è altro che una DIC. La patogenesi è l’inoculazione di endotossine che mi attiva il processo di
coagulazione e quando facciamo la 2° inoculazione dopo 24h abbiamo consumato tutti i fattori della
coagulazione e avremo DIC. Può essere dovuto a inoculo sostanze di LPS o TNF che è un fenomeno
localizzato schwarztman-like perché le inoculiamo nel derma.

Trombo ialino. Ci troviamo negli alveoli. Il termine


ialino = rosa dato che sono solo piatsrine e fibrina.

Questo è il muscolo cardiaco.

Emorragia

Il processo dell’emostasi porta ad avere dal fibrinogeno (solubile) a fibrina (insolubile). La produzione della
fibrina avviene tramite la cascata della coagulazione. Gli enzimi prodotti per la coagulazione sono quelli
prodotti dal fegato. Questi enzimi vengono attivati in sequenza perché prodotti in forma inattiva e uno
agisce sull’altro attivandosi. Questa cascata che avviene a gradi richiede sia energia che del Ca e della Vit. K.
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Il coagulo è formato principalmente da fibrina, GR, cellule del sangue come i granulociti e dalle piastrine. Le
piastrine sono frammenti di citoplasma dotati di organelli e granuli che derivano dai megacariociti, le
piastrine hanno la capacità di aggregarsi e si attivano formando dei granuli.

Il 1° evento che mi inizia il fenomeno della coagulazione è l’esposizione del collagene al sangue perché
normalmente il collagene non è a contatto con il sangue perché rivestito da un’intima (cellule endoteliali).
Quando mettiamo a contatto il sangue con una superficie di vetro senza anticoagulante si ha coagulazione.

Gli step di un processo di coagulazione sono:

- Vasocostrizione che è temporanea


- Emostasi primaria: il danno all’endotelio fa si che le piastrine aderiscano a questa falla
nell’endotelio
- Emostasi secondaria: rilascio dei granuli da parte delle piastrine con deposizione di fibrina.
- Deposizione della fibrina

L’emostasi è contrastata dalla fibrinolisi che è il fenomeno grazie al quale l’organismo cerca di splittare la
fibrina affinchè non si formano trombi.

L’emorragia è la perdita di sangue in toto (parte plasmatica e cellule). L’emorragia può essere esterna o
interna. L’emorragia si può avere con il vomito (ematemesi), dal naso (epistassi), urina (ematuria), dal
polmone (emottisi), feci con sangue parzialmente digerito (melena, mentre se trovo sangue vivo viene dalla
parte terminale).

Per le emorragie interstiziali possiamo anche dare dei nomi a seconda delle dimensioni. Le petecchie sono
le più piccole (1-3 mm) rosse e si hanno quando il danno vascolare è minimo. Poi abbiamo le porpore (3
mm- 1 cm) che sono diffusive e conseguenti a fenomeni coagulopatici. Poi abbiamo le ecchimosi che sono
placche emorragiche che interessano derma e sottocute e sono abbastanza grandi che possiamo avere a
seguito di traumi. Poi abbiamo i foci apoplettici.

La diatesi emorragica è una predisposizione a sviluppare le porpore che possono essere di tipo genetico,
tossico, infettive. I siti predisposti sono le articolazioni, il diaframma e le coste perché sono tutti siti
predisposte a movimento.
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Le emorragie cavitarie sono analoghe alle idropi e abbiamo: emotorace, emopericardio, emoperitoneo e
emartro.

Le classifichiamo anche in ereditarie ed acquisite che possono essere con o senza alterazione del processo
emostatico.

Le classifichiamo anche in base al meccanismo patogenetico che le ha causate:

- Diapedesi: ricorda il fenomeno di diapedesi delle cellule infiammatorie che passano attraverso
piccole disgiunzioni dell’endotelio, quindi abbiamo micro-difetti attraverso cui passa il sangue
- Ressi: rottura
- Diabrosi: processo di erosione lento e progressivo della parete di un vaso es un fenomeno
necrotizzante come le ulcere

Cause di emorragie:

1) Traumi meccanici che mi danno rottura di un vaso, di un organo, di un osso, di un tumore e infine
abbiamo agenti infettivi ad esempio gli ancylostomi che sono ematofagi andando ad agire sulla
parete dei vasi e possono causare problemi anemici. Un altro esempio sono anche alcuni funghi che
erodono l’arteria carotide dei cavalli quando abbiamo micosi della tasca gutturale.
2) Ulcerazioni: le più frequenti sono la pelle e lo stomaco e intestino che si hanno per diabrosi cioè
per consumo progressivo di tessuto.
3) Debolezza della parete dei vasi: predispone alla rottura. L’aneurisma è la dilatazione della parete
dei vasi ed avviene nelle arterie. La varice è a dilatazione delle vene. Gli aneurismi che interessano
le arterie sono di due tipi sono quelli veri o falsi o spuri (ematomi perivascolari quindi se il vaso è
normale ma fuori c’è ematoma si parla di falso o spurio).
Classificazione degli aneurismi:
- Fusiforme quando in tutta la circonferenza è dilatata
- Dissecante: all’interno di una sola parete
- Sacciforme: come una sacca

Il falso aneurisma è quello a dx dove si ha una


fuoriuscita che rimane arginata. E se si vede
dall’esterno sembra aneurisma ma in realtà è
ematoma perivascolare.

4) Aumento della pressione dei vasi: associato a un certo grado di debolezza. Cioè aumenta la
pressione, il vaso è debole, quindi alla periferia tenderà a rompersi.
5) Coagulopatie: che abbiamo uno sbilanciamento del fenomeno di coagulazione-fibrinolisi in favore
delle emorragie. Quindi sono pazienti che avranno emorragie localizzate o diffuse. Le coagulopatie
possono essere congenite o acquisite. Molte coagulopatie possono non essere visibili e si hanno
sintomi sono quando si ha esposizione di traumi. Prima di operare fare gli esami della
coagulazione!!
Coagulopatie acquisite:
• Possiamo avere una deficenza di protrombina (prodotta dal fegato) e si può avere in corso
di epatiti (acute o corniche) oppure carenza di vit. K (importante nella sintesi di molti fattori
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della coagulazione) e poi con i rodenticidi (es i dicumarinici che inibiscono gli enzimi epatici
che sono responsabili dei fattori della coagulazione)
• Perdite d piastrine: si hanno quando abbiamo la distruzione della matrice emopoietica (da
radiazioni, gli estrogeni che in alcuni tumori si producono e che agiscono sulla matrice
dando distruzione del midollo osseo, droghe, farmaci, agenti virali) o per la formazione di
anticorpi anti-piastrine (esempio nella trombocitopenia isoimmune neonatale nel suino
dove abbiamo delle porpore date dalle emorragie perché non si ha più la formazione delle
piastrine)
• Inibizione delle piastrine: determinata dall’aspirina. Sono i farmaci anti-infiammatori non
steroidei che inibiscono la ciclo-ossigenasi e questo mi porta ad una diminuzione di tutti i
prodotti dell’acido arachidonico tra cui il trombossano e quindi avremo una diminuzione
dell’aggregazione piastrinica.
• Agenti infettivi: virus endoteliotropi come la FIP (peritonite infettiva felina) responsabile di
vasculiti, oppure salmonelle, leptospire…possiamo avere setticemie con batteri che
agiscono selettivamente sull’endotelio creando presupposti di emorragie
• Alterazione intrinseca del sistema della coagulazione: data da carenze dei fattori della
coagulazione es le emofilie date dalla carenza di fattore VIII (emofilia A o forma classica,
puledri, cani, gatti, bovini), carenza di fattore IX (emofilia B, cani e gatti), carenza di fattore
XI (emofilia C, bovini e cavalli), Malattia di Von Willebrand (vWF prodotto da endotelio e
megacariociti incoraggiano - l'aggregazione piastrinica)
6) Carenza di vit.C che dà lo scorbuto. Abbiamo una fragilità capillare intrinseca. La Vit. C è importante
per la produzione di collagene, il collagene sta attormno ai capillari, quindi se non c’è i capilari si
possono rompere e avere emorragie.
7) Danni tossici, setticemie con ossine microbiche (Carbonchio ematico, pasteurellosi), Virus (peste
suina, anemia infettiva), chimici (As, Pb, fosforo, stricnina), intossicazione endogena (uremia
perché l’urea ha effetto dannoso sulla parete dei vasi e lo fa manifestandosi sull’apparato gastro-
enterico e dando ulcere in bocca)

Dal punti di vista clinico si classifica l’emorragia in acuta, iper-acuta e cronica.

L’emorragia iperacuta è quando la perdita di sangue è maggiore del 20%, in questo caso il soggetto va in
shock ipovolemico). Acuta quando è inferiore al 20% e l’organismo risponde mettendo in circolo reticolociti
giovani (reticolocitosi). Cronica è quando è tanto inferiore al 20% e in questo caso si ha il problema che
oltre a perdere GR si ha perdita di ferro che porta ad anemie ferro-prive

La gravità di un’emorragia dipende dalla quantità di sangue perso e dalla localizzazione dell’emorragia.
Delle perdite piccole sono compensate dal midollo osseo, se le perdite sono grandi si va ad esaurire il
midollo osseo. La velocità con cui si perde il sangue: un’arteria perde il sangue più velocemente di una vena
e quindi se si ha la recisione di un’arteria è più grave e inoltre è anche meno probabile che si abbia la
formazione di un coagulo per la velocità del sangue. Infine la localizzazione perché se siamo in un distretto
dove il sangue prodotto è arginato da qualche cosa si pone fine a questo stravaso di sangue, se però il
sangue è perso in addome il sangue comprime gli atri organi si ha ipovolemia, ipoperfusione e shock.

Le conseguenze per piccole emorragie sono il riassorbimento (arrivano i macrofagi che diventano siderofagi
e poi sono riassorbiti dalla linfa), per emorragie più grandi abbiamo l’ematoma (raccolta di sangue in cavità
non preformata). Possiamo avere problemi di emodiluizione perché quando abbiamo emorragia
l’organismo richiama dall’interstizio i liquidi per ripristinare il volume di sangue (sennò avremo shock
ipovolemico) e così avremo diluizione che se è duratura non va bene. Infine la cosa peggiore è lo shock
emorragico irreversibile, quindi quando tutti i meccanismi per ripristinate una pressione normale vengono
meno.
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L’embolia

L’embolo è una massa di materiale non miscibile nel sangue dato da aggregati cellulari (trombo), solido,
oleoso, gassoso, e questa massa è in grado di viaggiare nel circolo ematico e di bloccarlo. Sono trasportati
dal circolo fino a quando il diametro del vaso è superiore alla loro dimensione, poi quando il diametro è più
piccolo si bloccano e si arresta anche il passaggio di sangue (embolo). Gli emboli hanno una loro
classificazione e possono essere:

- Venosi: formati in una vena e se si formano in una vena dell’arto vanno prima nel cuore dx, poi
arteria polmonare e poi polmone (dove crea problemi).
- Arteriosi: che si possono originare nelle arterie o nel cuore e poi vanno a fermarsi in organi dove si
ha circolazione terminale rene, milza, cervello e arterie coronarie dove abbiamo i trombi a cavaliere
- Linfatici: alcuni non li considerano veri o proprio emboli perché è compito della linfa di trasportare
aggregati di cellule. Però questi possono prendere la via del dotto toracico e andare nel circolo
sanguigno. Se aumenta la pressione intratoracica possono tornare indietro e quindi trovarli a
diversi livelli. In più abbiamo quelli che attraverso anastomosi artero-venose passano da arterie a
vene.

Come li classifichiamo? A seconda del materiale non miscibile abbiamo diversi emboli il trombo embolo
deriva dalla formazione di un trombo e la sua disintegrazione. Possono essere parassitari, neoplastici (le
cellule neoplastiche sono cellule che si distaccano e circolano nei vasi diventando emboli neoplastici),
gassosi (rari negli animali e frequenti nei sub), oleosi (dati da inoculi di farmaci), lipidici (soprattutto in caso
di fratture in animali anziani dato che il midollo osseo rosso è sostituito dal giallo).

I tromboemboli derivano dai trombi che si frammentano, soprattutto quelli venosi e i più frequenti sono
nelle vene dell’uomo e si bloccano a livello dell’arteria polmonare. Se è dovuto da una tromboflebite
infiammatoria con agente eziologico batterico o micotico si può avere ad esempio da una tromboflebite ad
una zampa si ha una polmonite quindi è importante capire se è asettico o meno.

Tromboflebite suppurativa della vena ombelicale di vitelli e agnelli: emboli che entrano nella circolazione
portale -> ascessi epatici, se vicino alla vena cava -> tromboflebite -> cuore e polmone

Tromboendocardite parassitaria di arterie meseraiche e ileocecolica cranici nei cavalli (S. vulgaris) -> colon e
caecum

Anche i macroparassiti fanno il loro percorso, solitamente fanno intestino, fegato, cuore, polmoni e dove si
fermano formano granulomi. I più conosciuti sono la calicosi nodulare epatica nel cavallo e il cicticerco
pisiformis nel coniglio.

Gli emboli gassosi è quando entra aria in circolo (aria o gas), l’esempio classico sono i sub (quando si
immergono l’aria immessa nelle bombole ha una pressione superiore dato che vanno ad elevate profondità
perché sennò non si sciolgono; è un problema quando risalgono troppo velocemente e non danno il tempo
a questi gas di sciogliersi e così si formano delle micelle insolubili che possono andare al cervello), ma nei
nostri animali possiamo vedere ferite di grosse vene come nelle vene del collo. Anche nelle vene del collo
se dobbiamo fare un inoculo e non troviamo la vena, si creano delle lesioni che risucchiano aria, si formano
delle bolle che possono arrivare al cervello.
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DISTURBI DI CIRCOLO

Disturbi di circolo:

→ Alterazioni del fluido


→ Alterazioni cellulari
a) GR: eritrocitosi/anemia
b) GB: leucocitosi/leucopenia
e) Piastrine: toracocitosi/trombocitopenia
→ Alterazioni proteiche

Il sangue ha molte funzioni nel nostro organismo e la prima è il trasporto di ossigeno., ma trasporta anche i
metaboliti. Poi trasporta gli ormoni, controlla i fluidi, bilancia gli acidi/base. Trasporta cellule, Ig, fattori,
citochine /(sistema immunitario).

La volemia è la quantità di sangue ed è il 7% del peso corporeo e possiamo avere variazioni di aumento e
diminuzione, ma possiamo avere anche alterazioni nonostante la volemia sia normale. Quando il volume
del sangue è normale potremo avere normovolemia oligocitemica (poche cellule) o policitemica (tante
cellule). Queste sono eventualità che si verificano dopo le emorragie dove uno meccanismo è richiamare i
liquidi nel sangue e quindi avremo emodiluizione e normovolemia oligocitemica. Mentre quando il soggetto
soffre di ipossiemia (es causa fisica dovuta all’altitudine oppure soggetti che soffrono di cardiomiopatie) in
questo caso il midollo produce più GR per garantire il normale trasporto di ossigeno e avremo
normovolemia policitemica.

Poi abbiamo ipervolemie che possono essere semplici (numero di cellule costanti), oligocitemiche (legate a
patologie renali. Il rene produce l’EPO), policitemiche (malattia di Vaquez).

Poi abbiamo l’ipovolemia cioè la riduzione di volume che può essere semplice (dovuta ad emorragia acuta
dove viene mantenuto il rapporto tra parte corpuscolata e liquida del sangue), oligocitemica (in corso di
anemia), policitemica (in corso di emoconcentrazione che è il contrario della normovolemia oligocitemica).

Quando abbiamo emoconcentrazione? Quella detta inspissatio sanguinis per esempio abbiamo perdita di
liquidi con sudorazione intensa e prolungata.

I GR: sono cellule non nucleate che trasportano O2. Sono prodotte dal midollo osseo durante il processo di
eritropoiesi che parte da una cellula staminale totipotente si avrà la produzione di linee che attraverso pro-
eritroblasti che nel midollo hanno citoplasma scuro. A seconda di come varia il colore del citoplasma
abbiamo pro-eritroblasti basofili, policromatofili, ortocromatofili. Poi la barriera emato-midollare viene
passata da cellule che hanno perso il loro nucleo quindi i reticolociti che poi maturano in GR. L’eritropoiesi
è sotto il controllo dell’emopoietina che controlla quanto ossigeno abbiamo nel sangue e se è basso si ha
l’input alla sintesi dell’emopoietina che è un ormone glicoproteico prodotto soprattutto dal rene, ma anche
dagli epatociti. Interagisce con le BFU-E (isole eritroidi che si formano nel midollo attorno a un pro-
eritroblasto immaturo che si circonda di forme più mature e si formano le isole che hanno recettori speciali
che si legano con eritropoietina che serve per la sopravvivenza di tutta la linea ed il rilascio dei reticolociti
nel sangue. Hanno una vita regolata nel sangue.
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L’organo emocateretico è la milza che elimina i GR invecchiati.

La morfologia normale p una forma schiacciata con il centro più schiacciato rispetto alla periferia. Quando li
guardiamo notiamo quindi un alone più chiaro dato che è contenuta meno Hb. Sono anche misurati
durante l’emocromo dove sappiamo la quantità per ml.

Quantità di sangue: nel cane 6.150.000/mm cubo, nel gatto 11.860.000/mm cubo.

I GR contengono l’Hb e varia il contenuto.

Contenuto di emoglobina: cane 14-20 g/100 ml, gatto 9-15 g/100 ml, bovino 9-15 g/100 ml, capra 8-12
g/100 ml, cavallo 11-19 g/100 ml.

Le alterazioni degli eritrociti sono di diversa tipologia:

- volume: con la variazione del volume si parla di anisocitosi

Per il volume possiamo avere alterazioni di dimensioni con GR più grandi o più piccoli o normocita
(normali).
I normociti possono essere diminuiti ma sono normali
quando abbiamo emorragie acute, oppure possiamo
avere difetti nella produzione. Nella carenza di ferro dove
abbiamo microcitosi è tipico avere microciti ma nelle fasi
più avanti.
I macrociti sono più grandi (nel cane 6 micron) li troviamo
nella carenza di Vit. B, nelle emorragie acute (forme
transitorie)
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- forma: poichilocitosi.
Con le anomalie di
forma parliamo di
poichilocitosi:
nell’anemia falciforme
ad es assumono una
forma di falce. Gli
acantociti hanno
formato delle spine
sulla superficie essi
diventano più piccoli e si
raggrinziscono così si ha
la formazione di spiculi
sulla superficie. Gli
ovalociti hanno una
forma ovale ma
mantengono la parte più chiara centrale. Sembrano presenti dopo la forma del reticolocita. I
leptociti sono schiacciati tra la parte periferica e centrale ed assumono aspetto ad occhio di bue. Gli
stomatociti hanno aspetto a bocca di pesce. Gli schizzoziti sono residui di GR ad es quando il GR va
nell’organismo emocateretico e viene fagocitato fai macrofagi, se la fagocitosi non è completa
vengono smangiucchiati ecco che nel sangue poi sono rilasciati gli schizzociti. I dacriociti hanno
forma a pera o a virgola.
- Colorazione: policromasia. Possiamo avere GR normali quindi normocromici. Se un’emorragia è
anche ferropriva ecco che vediamo una forma di ipocromasia cioè l’alone centrale è aumentato e il
pallore è circa 1/3 del diametro delle cellule. L’ipercromica viene a mancare la zona di pallore
quindi li vediamo particolarmente rossi e sono indicativi di difetti della sintesi del GR
- Inclusioni nel citoplasma: due tipi di inclusioni che sono i corpi di Howell-Jolly che
sono corpiccioli granulari basofili che si trova sotto la superficie del GR e sono
residui nucleari che derivano dalla frammentazione del materiale cromatinico e si
hanno se ci sono state delle divisioni anomale, li riscontriamo in alcune anemie
emolitiche dopo che c’è stata rimozione dei GR.

Poi abbiamo i GR che si riempiono di punteggiature basofile e le avevamo viste quando si


ha intossicazione da piombo o altri metalli pesanti.

Altri corpi sono i corpi di Heinz che si colorano con il Blu di Metilene e sono dei residui proteici di
proteine denaturate che derivano dall’emoglobina. Li troviamo abbastanza frequentemente nei GR
del gatto che sono più sensibili a stress ossidativi che danno alterazioni dell’emoglobine contenute,
ma anche in seguito a terapie con sulfanilamide, malattie genetiche come la deficienza di glucosio-
6-fosfatasi o la talassemia.
- Numeri: anemia (diminuzione)/policitemia (aumento, ma più specifica è l’eritrocitosi). Si fa tramite
una stima attraverso macchinari. Quando è diminuita siamo difronte all’anemia, quando è
aumentato di eritrocitosi o in generale di policitemia.
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Anemia

Deriva dal greco senza sangue. Dobbiamo valutare la massa eritrocitaria perché dobbiamo tenere conto sia
del numero dei GR che dei livelli dell’Hb. Se l’Hb è normale è meno grave rispetto all’anemia associata ad
una riduzione di Hb. Un minor numero di GR abbiamo minor apporto di sangue e dei gas che trasporta. A
livello macroscopico abbiamo pallore delle mucose perché le mucose sono più irrorate e non sono ricoperte
da peli/epidermide. L’anemia è associata a debolezza perché la persona si sente debole, l’animale non ce lo
dice ma si ha un’intolleranza all’esercizio

Il livello di Hb più basso si può valutare valutando:

- L’ematocrito: prendiamo una provetta e la lasciamo sedimentare e poi vediamo i GR prima


precipitare, poi GB e piastrine ed infine il plasma. Un ematocrito del 45% va bene, una variazione
mi da diagnosi di anemia ma non mi basta perché si può avere anche un numero costante di GR con
meno Hb.
- PCV: packed cell volume che valutiamo con la centrifugazione.
- Concentrazione di Hb

Classificazione dell’anemia in base alla morfologia:

- Normocitica e normocromica tipiche dell’emorragie acute, cioè perdiamo sangue ma quello che
rimane nell’organismo ha eritrociti normali
- Normocitiche ed ipercromiche abbiamo un difetto nella sintesi.
- Macrocitica normocromica abbiamo aumento del volume, data da carenza di Vit. B12
- Microcitica e ipocromica data da carenza di Fe

Dal punto di vista della patogenesi le divisiamo in due grandi categorie:

- Anemie dovute ad un’eritropoiesi diminuita o inferiore perché succede qualcosa a livello del
midollo dove si ha carenza di Fe, rame, cobalto, acido folico o nelle anemie aplastiche (dovute ad
un midollo che ha un’eritropoiesi inefficace) e ciò è dovuto in seguito a danni da radiazioni, danni
tossici o mieloptisi (sostituzione del midollo da parte di altre cellule e si può avere in corso di
neoplasie).
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- Perdita o riduzione della vita dei GR: la perdita si verifica in corso di emorragie o in corso di emolisi.
Le emorragie si hanno con la rottura del vaso e quindi escono. Emolitica quando i GR si vanno a
lisare all’interno del vaso.

Ai fini pratici, di una terapia, della prognosi è sulla base della rigenerazione eritrocitaria. Facendo un esame
del sangue all’animale vogliamo sapere se è affetto da anemia vogliamo sapere se è rigenerativa o non
rigenerativa dove nell’primo caso vuol dire che sta succedendo qualcosa al midollo ad esempio
somministrando EPO perché da solo l’organismo non ce la fa. Dallo striscio di sangue /lettura di emocromo
dobbiamo riscontrare GR immaturi con la valutazione dei reticolociti (policromatofori) che contengono un
citoplasma un po' più blu.

I GR mano a mano che maturano nel midollo riducono il citoplasma come intensità di colore (che è
intensamente basofilo nell’eritroblasto) e perdono il nucleo. Quindi se vedo un GR nucleato è segno di
rigenerazione però un basso numero lo possiamo trovare e quindi non è proprio un segno di rigenerazione
perchè anche in alcune patologie che possono essere l’intossicazione da Fe, malattie di midollo, disfunzioni
spleniche possono avere un rilascio normale di GR nucleati.

Tra le anemie rigenerative abbiamo le post-emorragiche o emolitiche. So considerano 2H (hemorragie-


hemolysis) o le 2L (loss-lysis).

Le anemie non rigenerative sono quelle dove noi non riscontriamo GR immaturi in circolo e questo avviene
in diverse situazioni, sempre nelle forme post-emorragiche (quindi quando abbiamo problemi cornici es
ulcere), anemia da infiammazione, anemia da malattie croniche, per ipoplasia eritroide (non ci sono
elementi immaturi perchè il midollo non è in grado di produrli per un problema suo), carenziali (sempre per
un problema di midollo).

Il fenomeno dell’eritropoiesi è regolato dall’ipossia cioè ce una regolazione da parte delle cellule
iuxtaglomerulari che intervengono quando diminuisce il tasso di ossigeno producendo EPO che agisce sul
midollo per far produrre GR. Tutto ciò ha bisogno di tempo per cui quando siamo di fronte ad animali con
anemia bisogna avere pazienza nei primi giorni e valutare i vari emocromi.

Quando si verificano gli eventi emorragici? Quando i GR escono dal letto vasale e possono essere acute,
croniche, interne, esterne e abbiamo tanti tipi di cause.

In caso di emorragia emorragica non abbiamo alterazione dell’eritropoiesi. L’unico punto critico è quando
l’emorragia diventa cronica perchè ci sarà l’incapacità dell’eritropoiesi di essere efficace e si avrà
compromissione della sintesi della linea eritroblastica. Se la perdita è rapida 20-30% in poco tempo più
letale. Sennò dopo l’emorragia (sotto il 20%) inizialmente si ha ipovolemia di tipo normocitica e dopo
alcune ore riinizia ad essere normovolemica perché si ha richiamo di fluidi, però ci sarà emodiluizione
quindi oligocitemica. Dopo 1-2 giorni iniziamo a vedere i reticolociti.

Ci sono dei meccanismi compensatori quando si ha emorragia in primis il rilascio di catecolammine,


regolazione dell’ipotensione (che avviene attraverso barocettori dell’atrio sx e vene polmonari che danno
vasocostrizione periferica e spremitura della milza), rilascio di aldosterone e renina-angiotensina. Tutto ciò
cerca di compensare gli eventi emorragici.

Per le anemie emolitiche (la parte sopra era per le anemie emorragiche) esistono 2 tipi: intravascolare o
extravascolare. L’intravascolare avviene nei vasi quindi abbiamo GR che si lisano e rilasciano Hb nel circolo.
Quella extravascolare non è intesa come interstiziale ma è al difuori del circolo nell’organo emocateretico
per eccellenza che è la milza. In generale l’emolisi extravascolare avviene continuamente per la morte dei
GR ed è aumentata in caso di emolisi da cause immunomediate o tossici. Questa anemia extravascolare mi
può portare anche a conseguenze gravi se non si ha a possibilità di conservare Fe, cosa che fa la milza
portando il Fe dai macrofagi (fagocitato dai GR vecchi) al midollo (dove si ha sintesi di nuovi GR). È un
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fenomeno normale che avvenga anche giornalmente perchè i GR senescenti sono fagocitati nella milza ma
anche un pò nel fegato e midollo osseo. Ci sono dei meccanismi di controllo del fenomeno. Quello che nella
maggior parte determina il fenomeno della fagocitosi è l’esposizione di componenti della membrana dei GR
che normalmente sono all’interno del GR, soprattutto della fosfatidil-serina. Se questa viene espressa fuori
dalla membrana viene riconosciuta dai macrofagi e si ha la fagocitosi. Ma anche la diminuzione della
deformabilità dei GR, GR soggetti a stress ossidativi o se ci sono legami con il complemento o IgG si ha
l’opsonizzazione e i macrofagi riconoscono i GR.

Una volta fagocitati dal macrofago l’Hb (tetramero) viene rilasciata nel sangue dove si scinde in dimeri che
sono trasportati dall’aptoglobina (proteina carrier) che ha dei recettori su macrofagi ed altre cellule che
catturano Hb. L’emoglobina libera una volta riversata nel sangue può trasformarsi in metaemoglobina, a
questo punto si ha dissociazione tra la globina e rimane il metaeme che si lega all’emopexina e prende la
via dell’eritrocateresi (fagocitosi da parte dei macrofagi).

Oltre a queste sostanze abbiamo la bilirubina e la biliverdina.

Se siamo difronte ad un’anemia emolitica extravascolare andiamo a vedere il distretto in cui avviene e
quindi avremo splenomegalia e assume un colore scuro dovuto all’emolisi che avviene all’interno. Se invece
è intravascolare valuto l’emoglobinemia cioè trovo un tasso di emoglobina più elevato (nel cane è 14 mg/dl
quindi avremo circa il 50 mg/dl) ed il sangue si tinge di rosso per la presenza di emoglobina.

Abbiamo detto che i dimeri dell’Hb sono catturati dall’aptoglobina, però l’aptoglobina ha una sua
saturazione cioè a un certo punto può catturare i dimeri ma non più di un tot quindi quando si ha la
saturazione rimangono i frammenti di Hb libera che hanno un basso PM così passano il filtro renale e vanno
nelle urine. Se abbiamo le urine colorate di rosso come facciamo a stabilire se si tratta di emoglobinuria o
emorragie nell’apparato renale. Facciamo uno striscio e se vediamo GR è emorragia, se non vediamo GR il
colore è dato dall’Hb.

Caratteristiche che ci aiutano? In corso di anemia emolitica


troviamo gli sferociti ad esempio nelle anemie emolitiche
immuno-mediate. Gli sferociti sono tondi, hanno perso il
centro chiaro e sono più piccoli perché durante un’anemia
emolitica immunomediata gli anticorpi si sono rivestiti di
anticorpi che tendono a dare l’emolisi, i macrofagi li vedono
e cercano di fagocitarli ma ci riescono solo in parte quindi
eliminano la parte esterna dei GR e quello che ne deriva è
un GR più piccolo cioè uno sferocita.

Potremo avere altri aspetti morfologici in uno striscio cioè


l’emoagglutinazione perché se siamo difronte ad un’anemia
emolitica e i GR sono ricoperti da anticorpi questi tendono a
cross-linkare e a legare i GR formando dei cordoni (zone di
agglutinazione). In corso di anemia emolitica ci sembrerà di
aver fatto male lo striscio perché è pieno di aggregati.

Poi abbiamo anemia emolitica per danni di tipo ossidativo e questo può essere inta o extravascolare. Uno
degli esempi caratteristici è il rilievo dei corpi di Heinz che abbiamo detto che sono frammenti di Hb
denaturata. Se vogliamo vederli meglio coloriamo con il blu di metilene.

Sempre per danni ossidativi possiamo rilevare i centrociti. È come se delle aree da
un polo opposto di uniscono, viene schiacciata l’Hb e l’Hb va nella zona opposta.
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Poi abbiamo la metaemoglobina che si forma quando abbiamo emolisi e non è altro che la conversione
dell’Hb cioè il Fe non è più in forma ferrosa ma è in forma ferrica e quindi incapace di legare l’ossigeno. La
metaemoglobina deve essere sotto il 10% dato che la reduttasi ferrica mi riconverte il Fe ma se supera il
10% la metaemoglobina colora il sangue di un colore marrone.

Altre cause di anemia emolitica sono cause intraglobulari (che sono difetti enzimatici, emoglobinopatie) o
extraglobulari. Per quanto riguarda le intraglobulari come la carenza della glucosio-6-fosfato-deidrogenasi
(nei GR il percorso pentoso è il modo unico per ottenere NADPH (mancanza di mitocondri) e il NADPH è
fondamentale per l'attività glutatione della membrana reduttasi), oppure la carenza di fosfo-fruttochinasi o
della PK (che mi danno lentamente deficienza energetica fino ad arrivare alla lisi dei GR).

Per le extraglobulari sono tutte quelle cause che mi danno rottura dei GR:

• Fattori fisici: calore, fluidi ipotonici


• Sostanze chimiche: veleno di lumaca, tossine vegetali (saponina, rycina, felce maschio), agenti
ossidativi (CCL4, fenilhydrazina), piombo e cupper
• Micotossine
• Infettive: protozoi, virus, batteri
• Immunitarie: isoanticorpi, autoanticorpi

Una delle classificazioni più importanti è quella che si basa sulla rigenerazione midollare e quindi parliamo
delle anemie rigenerative e quindi tra le post-emorragiche e le emolitiche e poi abbiamo le non
rigenerative.

L’anemia non rigenerativa o aplastica è dovuta ad una riduzione della linea eritroblastica del midollo.
Dobbiamo distinguere se sono:

- Dovute ad un’infiammazione in corso: diminuzione del numero dei GR le cui dimensioni sono
normali e anche la concentrazione di Hb è normale quindi è un’anemia normocitica e
normocromica. È una sorta di adattamento immunologico perchè in questo modo si ha meno Fe a
disposizione per i batteri ad es i piogeni. In questo meccanismo c’è di mezzo l’epcidina (ormone)
prodotto dal fegato e la sua pressione aumenta durante la fase acuta o anche quando c’è
sovraccarico di Fe (frequente nell’uomo). Quando abbiamo ipossia o anemia l’epcidina viene
prodotta in quantità inferiori. Il Fe è assorbito dagli enterociti e rilasciato in circolo attraverso dei
canali (ferroportine), l’epcidina blocca le ferroportine e non lo fa solo sull’enterocita, ma il Fe è
anche inglobato dai macrofagi, quindi blocca anche le ferroportine di questi.
- Malattie croniche infiammatorie o anche date da un’alterazione dell’omeostasi del Fe. Soprattutto
in corso di insufficienza renale cronica. Si ha una diminuzione di EPO (ormone prodotto nell’app.
iuxtaglomerulare nel rene). In questo caso l’anemia è leggermente normocitica e normocromica.
- Ipoplasia eritroide: patologia a carico del midollo dovuta ad una diminuzione delle cellule che sono
i precursori della linea eritroblastica. Può essere di natura congenita o acquisita. Es in infezioni da
parvovirus abbiamo anemia ipoplastica. È stata riscontrata anche in forme croniche neoplastiche
come il timoma (neoplasia del timo).
- Carenziali (Fe, Vit. B12, ac. Folico): le anemie sono diverse, le più frequenti sono quelle da carenza
di Fe dovute ad una riduzione nell’introduzione con la dieta, problemi di assorbimento intestinale,
trasporto difettivo (sia nella cellula che nel sangue quindi apoferritina o transferrina), aumento
della domanda non accompagnata ad un aumento dell’assunzione e si ha durante la gravidanza e
lattazione), poi anche in caso di emorragie dove si perde Fe ed infine la difettiva inserimento del Fe
nell’Hb e questo si ha quando abbiamo intossicazione da rame che interviene in questo
meccanismo. Nei nostri animali le anemie ferroprive si hanno quando abbiamo perdita di sangue
conica e quindi sono le anemie ferroprive che si hanno con i passare del tempo. Le cause principali
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di perdita di sangue cronica nei nostri animali sono le perdite di sangue dall’apparato
gastrointestinale date da larve di patogeni, ma anche l’ulcera e le neoplasie (il tessuto neoplastico
può essere vascolarizzato ed andare incontro a problemi di emorragie), ma anche quando si hanno
ectoparassiti (zecche e pulci) che se sono tante mi danno perdita di sangue notevole.

Può essere rigenerativa se abbiamo perdita di sangue con le patologie spiegate ma non abbiamo come
limite l’introduzione del Fe.

La carenza di Fe è anemia microcitica e ipocromica quindi avremo valori bassi dell’MCV e MCHC quindi i GR
sono più piccoli e pallidi. Le basse concentrazioni di Hb danno microcitosi perchè si ha nel nostro organismo
un meccanismo feedback che dice ai precursori di smettere di dividersi ed è la concentrazione di Hb che se
è bassa durante l’eritropoiesi la divisione degli eritroblasti produce dei GR più piccoli perché l’Hb a
disposizione è minore.

Tipi di carenze da Fe: quella degli allevamenti di suinetti negli allevamenti intensivi dove ci sono cucciolate
molto grandi. È un’anemia letale, che porta a morte anche in poche settimane, è talmente comune che
usiamo profilassi di iniettare ferrodestrano (l’inoculi di ferrodestrano si ha anche nelle pigmentazioni
patologiche quando si fanno inoculi dietro la pelle del collo). I fattori predisponenti sono il numero di
suinetti per nidiata, la possibilità di grufolamento e la carenza di Fe nel latte. Ci sono delle condizioni che ci
fanno capire perchè è così comune nei suinetti e ciò è perché il cuore del suino è più piccolo in proporzione
rispetto alle altre specie, ma anche il contenuto di sangue ed Hb e anche il Fe nel colostro è piuttosto basso
quindi è responsabile solo del 5-10% delle richieste nel suinetto.

Anche nei vitellini si ha un’anemia creata dagli allevatori perché si hanno carni bianche e per questo si evita
una somministrazione elevata di Fe. Si vede a 2-3 mesi ed è dovuta al fatto che gli allevatori continuano a
somministrare il latte e non si ha lo svezzamento. Dopo l’epoca di svezzamento si ha un calo del Fe nel latte
e per questo se io continuo ad alimentarli con questo si ha la carenza, inoltre gli allevatori somministrano
dei chelanti del Fe e questo permette di avere delle carni bianche.

Altre anemie carenziali:

- rame che favorisce l’incorporazione del ferro nell’Hb. Inoltre il rame fa parte dell’enzima
celluloplasmina e se il rame è carente lo è anche quest’enzima.
- Acido folico che interferisce sono la sintesi degli acidi nucleici e quindi nelle fasi eritroblastiche
- Vit. B12 sintetizzata dalla nostra flora, inoltre è necessario il cobalto perché funzioni la B12. Le
carenze di B12 si hanno in caso di cariche parassitarie alte.

Policitemia

Quando abbiamo aumento del numero dei GR, può essere relativa (falsa) o assoluta (vera).

L’anemia relativa è in relazione al contenuto totale del sangue, in proporzione. Si ha in corso di diarree
profuse perdiamo tanti liquidi (presi a scapito del sangue), quando abbiamo la perdita delle emorragie,
quando la milza viene spremuta e si perde tanto sangue, stress.

Quelle assolute possono essere fisiologiche dovute a soggetti che stanno ad alta quota perchè essendoci
una carenza di O2 il midollo produce più GR. Ma può essere anche patologica, che può essere transitoria
(dovuta da farmaci che comprimono la milza) oppure a lungo tempo (dovute a malattie respiratorie
croniche e tossici che impediscono il trasporto di O2).

Le policitemie assolute possono essere primarie o secondarie. Le riconosciamo se dosiamo i livelli di EPO
che nelle primarie i livelli di EPO sono bassi. È l’EPO che da lo stimo alle isole eritroblastiche e quindi se
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sono basse vuol dire che abbiamo un problema primitivo alla linea eritroblastica e quindi una neoplasia
eritroblastica. Invece la secondaria è associata ad alti livelli di EPO che può avvenire con o senza ipossia.
Quelle con ipossia è più comune, se abbiamo un sangue ipossico l’apparato iuxtaglomerulare è stimolato a
produrre EPO e questo avviene quando siamo ad altitudini elevate, malattie croniche respiratorie o
cardiovascolari, in caso di obesità o quando abbiamo patologie a livello dell’emoglobina o alcune neoplasie
che consumano ossigeno. In quelle senza ipossia si hanno in caso di malattie endocrine (dove il problema è
complesso), tumori che producono EPO.

Quindi la primaria agisce sul midollo, la secondaria fa si che sia l’EPO ad agire sul midollo.

Quando contriamo i GB che sono sui 4000 mm3.

Leucopenie

La diminuzione dei GB interessa le diverse linee e avere: neutropenia, eosinopenia, linfopenia.

Le cause di neutropenia sono: gli agenti fisici (tipo le radiazioni ionizzanti), agenti chimici (normalmente
sono farmaci ad es antibiotici, chemioterapici, sulfamidici…), malattie immunomediate (dove gli
autoanticorpi sono prodotti nei confronti dei neutrofili) e poi abbiamo una forma ereditaria che si ha nei
Collie che soffrono di una neutropenia ciclica ereditaria.

La carenza di eosinofili si verifica per trattamenti con ACTH (usati per il test di Thorne: i glucocorticoidi
prodotti dalla corticale del surrene inducono una diminuzione degli eosinofili. Noi possiamo capire se la
corteccia surrenale funziona bene inoculando ACTH e se la corteccia surrenalica è normale all’esame del
sangue gli eosinofili diminuiscono perché la corteccia produce glucocorticoidi. Questo test si fa perchè
spesso gli animali domestici sono curati con cortisone per malattie allergiche).

La carenza di linfociti si ha nelle anemie aplastiche (che interessano tutte le linee), con la somministrazione
di ACTH e corticosteroidi, in condizioni di stress, oppure nelle immunodeficienze primarie e secondarie. Il
leucogramma da stress è dato quando abbiamo eosinopenia insieme a linfopenia con aumento di monociti
e neutrofili. Durante lo stress si ha il rilascio endogeno di cortisolo e corticosteroidi.

Leucocitosi

Aumento di leucociti. Le leucocitosi fisiologiche le abbiamo dopo il pasto, dopo l’esercizio fisico e nei
neonati. La leucocitosi patologica può essere assoluta e relativa; nell’assoluta abbiamo un aumento in
quantità ma poi abbiamo anche degli aumenti relativi quindi dobbiamo controllare la % delle varie
componenti.

• Neutrophylic o neutrofilia: si vede già


dall’emogramma, ma possiamo fare di più
perché facciamo lo striscio e li guardiamo
morfologicamente. In foto vediamo neutrofili
che non riconosciamo bene ma vediamo dei
lobuli di materiale cromatinico che indica che erano neutrofili. Poi possiamo trovare dei batteri
bastoncellari e parliamo di neutrofilo tossici (presenti in circolo) se sono nei tessuti periferici
parliamo di neutrofili degenerati. I neutrofili sono divisi in 5 pool: precursori (cellule progenitrici
che possono andare incontro tramite mitosi a dare luogo agli altri precursori), pool di stoccaggio
(neutrofili inattivi che sono pronti per essere immessi in circolo), pool di neutrofili marginali (nel
sangue periferico), pool di neutrofili circolanti e poi il pool tissutale.
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Il midollo osseo è dato dal pool dei precursori e dello stoccaggio.


Nell’ultimo caso se abbiamo infezioni infiammazioni croniche o disordini mieloproliferativi aumenta
sia il pool di riserva che di stoccaggio.
Tra il pool dei circolanti e dei marginati ci deve essere equilibrio.
In caso di infezioni acute ed esercizio abbiamo una demarginazione dei neutrofili, mente con i
glucocorticoidi abbiamo eosinopenia e linfopenia e quindi diminuzione dell’extravasazione in
questo modo aumenta sia il pool dei marginati e dei circolanti.
Nelle infezioni acute diminuisce il pool dei marginati perché nel tessuto c’è infezione così quelli
demarginati escono.
Cause di una leucocitosi neutrofilica: leucogramma da stress, leucocitosi fisiologica e
l’infiammazione. Il leucogramma da stress è dovuto da rilascio di
cortisolo e corticosteroidi che mi danno neutrofilia matura (cioè
aumento dei neutrofili segmentati) quindi la formula di Arneth ha
uno shift verso dx. Quando vediamo uno striscio che un
emogramma in base a se vediamo neutrofili poco maturi o molto
immaturi la formula si sposta a dx o sx.
I meccanismi della neutrofilia possiamo avete un aumento del rilascio dei neutrofili maturi dal pool
di stoccaggio. Oppure una diminuzione dei neutrofili nel vaso con aumento del pool circolante,
oppure perché abbiamo diminuzione della migrazione dei neutrofili dai tessuti e quindi li ritoviamo
tutti in circolo.
Il leucogramma da stress è più evidente in alcune specie rispetto ad altre ad es nel cane è molto
evidente, poi dopo vengono gatto, cavallo e bovino.
Abbiamo anche una leucocitosi fisiologica data dal rilascio di epinefrina e adrenalina. E in questo
caso abbiamo neutrofilia matura e contemporaneamente linfocitosi (simile a leucogramma da
stress). È un meccanismo che dura poco e vengono demarginate le cellule quindi è uno shift.
Nell’infiammazione è tipico avere le forme immature cioè se abbiamo flogosi tissutale che richiama
le cellule il midollo produce cellule giovani (neutrofili bandati).
• Eosinophylic o eosinofilia: se aumentano gli eosinofili circolanti penso a problematiche allergiche e
parassitarie (più comuni sono ecto e endoparassiti)
• Basophylic o basofilia: è rarissima
• Lymphocytic o lymphocytosis: aumento linfociti date da malattie virali o infezioni croniche
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• Monocytic o monocytosis: pensiamo a malattie virali.

Questa è una classificazione didattica.

Trombocitopenia

Una trombocitopenia possiamo averla con la riduzione della


produzione, aumento della distruzione, distribuzione alterata
tra vari distretti ematici, perdita di sangue eccessiva perché
con il sangue ed infine ci può essere un’inibizione funzionale.
Potremmo averle ad es nelle emorragie perché i trombociti
non funzionano.

Una diminuzione della produzione può essere ereditaria o


acquisita (radiazioni, funghi, ricchezie, protozoi) che agiscono
nel midollo.

L’aumento della distruzione può essere dato da difetti ereditari, immunomediate (autoanticorpi che si
legano alle piastrine e il complemento le distrugge), non immunomediate (DIC, microangiopatie, infezioni
acute).

Una distribuzione alterata si ha in corso di splenomegalia o ipotermia (essendo freddo il sangue è


convogliato verso gli organi interni).

Un’eccessiva perdita di sangue è data per un’emorragia.

L’inibizione funzionale è data da farmaci, acido acetilsalicilico (aspirinetta che inibisce l’attività delle
piastrine), penicillina, corticosteroidi, antistaminici, litio.

Alterazioni delle proteine

Le proteine ematiche si aggirano sui 6-7 gr/dl. Abbiamo un


primo picco di albumina e poi alfa1, alfa2, beta gamma
globuline.

Il fegato riduce l’albumina ma anche alcune globuline (no le


gamma globuline che sono prodotte dal sistema immunitario),
altre cellule che hanno funzione strutturale o deposito delle
stesse proteine.

Le proteine sono sottoposte a catabolismo e anabolismo e questo per il rinnovamento proteico, produzione
di energia e vengono trasformate in substrati diversi.

Come viene regolato il tasso di proteine circolanti? Il tasso di proteine circolanti è regolato dal fegato (è il
maggior produttore di proteine), il rene (per la perdita delle proteine) e l’apparato gastro enterico (può
diminuire l’assorbimento o aumentarne la perdita). Poi ricordiamo che per quanto riguarda l’età, nel feto
abbiamo iperproteinemia perchè ha un numero ridotto di globuline che poi aumentano con l’assunzione
del colostro e poi quando sarà immunocompetente avrà un’iperalbuminemia transitoria.

Anche gli ormoni come il testosterone e l’estrogeno che aumentano il tasso proteico mentre gli ormoni
tiroidei li utilizzano e quindi si ha catabolismo delle proteine e una diminuzione delle proteine. Durante la
gravidanza e la lattazione si ha una diminuzione usate dal feto/nascituro.
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Ipoproteinemia: l’apparato gastro enterico assorbe o rilascia quindi possiamo avere dei deficit di
assorbimento o alimentari, possiamo avere una ridotta sintesi (se abbiamo epatiti, epatopatie), oppure
potrebbe essere un deficit del sistema immunitario, se pensiamo ad una perdita esagerata possiamo avere
danni renali o gastropatie o emorragie o un’eccessiva richiesta di proteine (esempio nei grandi ustionati o
negli uccelli quando hanno modificazioni durante le stagioni della riproduzione e quindi devono avere
accesso a proteine).

Iperproteinemia: possiamo avere un aumento della sintesi possiamo avere un aumento delle proteine della
fase acuta (alfa1, alfa2, beta) o un aumento degli anticorpi (gammaglobuline). Anche in corso di
emoconcentrazione possiamo avere iperproteinemia relativa perché in corso di disidratazione se
concentriamo le cellule del sangue concentriamo anche le proteine.
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TERMOREGOLAZIONE

La termoregolazione è un adattamento dell’organismo alle basse ed alte temperature, oppure è la capacità


dell’organismo di mantenere la T corporea a un valore prefissato cioè la temperatura costante. Nei nostri
animali che sono omeotermi la termoregolazione avviene attraverso fenomeni di termoproduzione e
termodisperisone in base alle T esterna.

Perché è importante termoregola? Nel nostro organismo mentre viviamo avvengono molte reazioni
metaboliche che sono regolate da enzimi e se la T cade al di sotto all’end-point queste regolazioni
avvengono più lentamente (gli animali che si ibernano hanno una regolazione molto lenta per questo la
richiesta del metabolismo è bassa). Se invece le T sono alte gli enzimi potrebbero venir denaturati e così
vengono meno dei meccanismi metabolici.

A volte si tiene un anticorpo ad agire una notte con l’antigene e si mette in frigo perché così rallento tutti i
meccanismi così posso vederli il giorno dopo. Se voglio velocizzare la reazione si mette in stufetta.

Ci sono dei sensori dove la variabile della T fredda o calda viene misurata. Abbiamo due tipi di sensori sula
pelle che sono i recettori del caldo e del freddo. Abbiamo un 2° set di recettori nell’ipotalamo che sono
sensori di variazioni di T nel sangue. Poi abbiamo un centro di integrazione che è a livello ipotalamico dove i
valori che arrivano (misurati dal sangue e dai recettori della pelle) questo li integra con il set point (di ogni
specie) e infine abbiamo degli effettori che se la T è troppo fredda devo produrre calore tramite gli
effettori.

Come si attua la termoregolazione?

- isolamento termica è che ad un certo punto abbiamo


dei meccanismi per proteggere il nostro set point da
queste variabilità esterne prima di mettere in gioco
variazioni di T ad es il mantello che è un isolante, poi il
grasso che è termocoibente (ci protegge sia dal caldo
che dal freddo). Poi abbiamo anche un sopporto di
adattamento che avviene con la circolazione periferica
con la vasodilatazione/vasocostrizione.
- termodispersione avviene con diversi meccanismi che
sono: radiazione, convezione, evaporazione, conduzione, respiro, minzione, defecazione. La
conduzione è la trasmissione del calore tra due oggetto che si toccano e che hanno due
temperature diverse. La convezione è l’energia trasmessa attraverso il movimento. Inoltre
l’organismo assorbe/emette le radiazioni solari e questo modifica la termoregolazione.
- termoproduzione invece si può produrre con tutti i meccanismi chimico-metabolici e poi anche
attraverso la meccanica (brividi). La termoproduzione chimico-metaboliche sono indotte anche da
alcuni ormoni come l’adrenalina e noradrenalina viene stimolata la lipolisi (mobilitazione dei
trigliceridi dagli adipociti con produzione di energia), anche tutti gli ormoni tiroidei che sono
catabolizzanti agiscono su dei recettori nucleari con regolazione della trascrizione genica con
aumento dell’ATPasi che mi agiscono sul muscolo con produzione di calore.

Controllo della temperatura: abbiamo dei recettori periferici e centrali abbiamo dei sensori, ma anche
tramite le ghiandole sudoripare e i plessi venosi possiamo avere termodispersione. Nell’ipotalamo abbiamo
il centro di integrazione attraverso il sangue o attraverso le vie sensitive.

Tutto questo serve per mantenere la T di referenza per ogni specie in modo costante sennò avremo
ipertermia, febbre…
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La T può variare giornalmente (più bassa la mattina infatti si misura nel pomeriggio la febbre), a seconda
dell’attività (possiamo avere anche variazioni di 3°C) e con l’età (i giovani hanno T più alte sempre con
variabilità minime).

Ipertermia: temperatura corporea elevata dovuta ad un difetto nella termoregolazione dovuta al fatto che
il corpo produce calore più che dissiparlo. L’ipertermia è un aumento della T corporea ma il set point
rimane costante.

Ipotermia: temperatura che diminuisce perché assorbiamo meno calore ma ne dissipiamo di più.

La T che rispecchia di più è quella rettale.

Febbre: la febbre è la risposta dell’organismo a diversi eventi patogenetici. In generale abbiamo un


aumento della temperatura corporea che è sopra all’end-point dovuta all’azione di pirogeni che
determinano l’aumenti della T. Inoltre abbiamo alterazione della funzione di termoregolazione dei neuroni
perché abbiamo un aumento dell’end point e questo lo fa differire dall’ipertermia.

Nella classificazione dell’ipertermia infatti parliamo di

- Ipertermia non febbrile: può essere di natura fisica (colpo di sole e colpo di calore), di natura
endocrina (ipertiroidismo, feocromocitoma), ereditaria (ipertermia maligna)
- Ipertermia febbrile

➢ Colpo di sole: azione diretta delle radiazioni solari sul collo e si verifica anche quando non ci sono
alte T. Sono alterazioni circolatorie secondarie che mi determinano con i raggi ultravioletti e
l’attivazione dei mastociti iperemia e un fenomeno infiammatorio che mi porta ad edema cerebrale
che può essere fatale.
➢ Colpo di calore: dovuto all’aumento della T esterna e può essere aggravato se l’animale è sotto
sforzo fisico e anche se c’è eccesso di umidità (dove viene meno il processo di sudorazione).
Succede che avremo ipertermia recepita al di sopra dei 41°C e avremo collasso per tachicardia,
respiro superficiale e tachipnea, fino ad arrivare a letargia, stupore e coma. Il colpo di calore
avviene durante i trasporti ed inoltre i suini sono molto sensibili alla quale si può sovrapporre
l’ipertermia maligna. Anche gli ormoni sono responsabili in caso di ipertiroidismo e anche
produzione di catecolammine e cortisolo dato che si ha un aumento di idrolisi di ATP.
➢ Febbre: è importante perchè combatte i microrganismi, perché la febbre aumenta l’attività
specifica ed aspecifica del sistema immunitario facilitando la produzione degli anticorpi, l’attività
dei polimorfonucleati. Con l’aumento della T si ha la riduzione della disponibilità di alcuni elementi
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come rame, ferro, zinco che sono necessari alla moltiplicazione dei microrganismi. Quindi la febbre
indirettamente combatte l’infezione.

Quando parliamo di febbre dobbiamo parlare di pirogeni che sono gli elementi che inducono la febbre
e possono essere esogeni ed endogeni. Gli esogeni sono generalmente prodotti dai microbi o li
troviamo nelle LPS, farmaci. Quelli endogeni sono prodotti dall’organismo stesso. La teoria dei pirogeni
è importante perchè studiandoli dal punto di vista sperimentale la vera febbre (che ha alterazione
dell’set point) si è studiato come si sviluppa inoculando dei conigli con LPS. Il ricercatore ha stabilito 3
punti fondamentali e ha visto che tra il momento di inoculazione
delle LPS e la febbre c’è un periodo di latenza. Inoltre se si
inocula LPS in conigli leucopenici (diminuzione linea bianca del
sangue) l’effetto pirogeno era ridotto, in più se si prende un
siero di coniglio con la febbre e si inocula si aveva la febbre
anche senza il periodo di latenza. Quindi la conclusione è che LPS
non produce direttamente la febbre ma c’è qualcosa che media
ed agisce nel periodo di latenza e deve avere a che fare con i
leucociti.

i pirogeni identificati oltre LPS sono: interleuchina 1 (alfa e beta), Tumor necrosis factor (TNF-a e
TNF-b), interferone (alfa, beta, gamma), Interleuchina 6, Macrophage Inflammatory Protein (MIP-
1), Interleuchina 2, Interleuchina 8, differenti proteine prodotte dai macrofagi. Tutti questi sono
prodotti anche da linfociti che sono stati stimolati o che possono stimolare l’attività dei leucociti.
abbiamo anche dei pirogeni endogeni che se inoculati mi avrebbero dato la febbre.

Inoculando il pirogeno andiamo a indurre un’area flogistica. Arrivano tante cellule (neutrofili e macrofagi)
che producono pirogeni endogeni come l’interleuchina 1. Questi pirogeni endogeni/esogeni attraversano la
BEE agiscono sulle cellule neuronali facendogli produrre prostaglandine che aumentano l’end point. Questo
perché l’acido arachidonico prodotto dalle membrane produce: tramite ciclossigenasi (prostaglandine,
trombossani) e tramite lipossigenasi (leucotrieni).

Se usiamo i FANS (farmaci antiiniammatori non steroidei) possiamo agire sull’organismo per far abbassare
la febbre perché abbassiamo le prostaglandine che derivano dall’ac. arachidonico bloccandogli la via di
produzione.

Le tossine microbiche e il MIP1 va vanno ad agire direttamente sull’endotelio.

La febbre ha un suo decorso. Abbiamo la fase di


effervescenza o ingresso (quando l’organismo
produce calore). Poi abbiamo un periodo che può
essere anche lungo che è il plateau o acme o
fastigio (quando la termoproduzione e termolisi
si equilibrano però sono in sfavore
dell’ipertermia) e infine abbiamo il flush o la fase
di defervescenza (dove abbiamo la diminuzione
della temperatura con la sudorazione).

I tipi di febbre che riconosciamo sono:

- febbre continua e poi si ha una


riduzione per defervescnza per crisi e questo
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tipo di febbre è caratteristica delle infezioni virali

- febbre continua con defervescenza


per lisi cioè diminuisce graduatamente e
questa febbre è una conseguenza di infezioni
batteriche

- febbre intermittente quotidiana è tipica


delle setticemie come se ci fossero dei pusse di
batteri che vengono immessi nel sangue, poi
controbattuti dal sistema immunitario per giorni

- febbre per intermittente terzana


che è tipica della malaria cioè ogni 3 giorni
si sviluppa la febbre con innalzamento,
picco e crisi e così

- febbre ondulante che è tipica


della brucellosi quindi aumenta con la
duratura per alcuni giorni diminuisce,
riaumenta e così via. Questa febbre dura
anche per mesi.

- Febbre ricorrente il
periodo febbrile oscilla da 3 a 5
giorni

- Febbre remittente o
discontinua cioè
andiamo un
abbassamento che non
arriva mai sotto il set
point quindi non si raggiunge mai la defervescenza. Questa è tipica di problematiche polmonari
come broncopolmonite dove i batteri rimangono sempre li.

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