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Dr. Armando Vecchietti


Gennaio 2017

www.cellulacancerosa.it

IL CANCRO SPIEGATO DAL PUNTO DI


VISTA ORGONOMICO

 Premessa
 Introduzione
 Le due fasi del processo canceroso
 L’enigma della cellula cancerosa
 Il processo canceroso
 Test di diagnosi precoce di cancro
secondo W. Reich
 Manualità ed esecuzione dei test
 I Bacilli T
 Il cancro spiegato facile, facile.
 L’angiogenesi secondo W. Reich
 Introduzione alla Biopatia del Cancro
 Conclusioni
 Allegati

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Premessa

Chi desidera veramente studiare l’orgonomia può


leggere questo testo ma poi studi sempre i testi
originali di Wilhelm Reich e le sue ricerche. Io di
fronte a lui sono un granello di sabbia nel deserto.

Fare ricerca naturale significa fare domande


alla Natura.

Osserva quello che la Natura ha da mostrarti


e non quello che il capo del tuo dipartimento
di ricerca vuole che tu veda.

Se vuoi fare ricerca naturale, dimentica per


un istante anche tutto quello che sai e sii
pronto a rimetterlo in discussione.

Solo dopo aver accuratamente valutato un


risultato potrai paragonare ciò che hai visto
con ciò che già sai.

Non cercare di essere acuto o intelligente. Sii


umile.

Non potrai mai essere un vero ricercatore se


temi i commenti o il giudizio dei tuoi colleghi
su di te o sulla tua ricerca.

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Non cercare di “controllare” l’esperimento o


di modificarlo.

Cerca prima di comprenderlo e poi eseguilo


fedelmente secondo la sua esatta
descrizione, eventuali varianti possono
essere inserite solo in un secondo tempo,
non subito.

Se sei sicuro di te stesso abbi


completamente fiducia dei tuoi sensi ma
controlla i risultati anche con strumenti
indipendenti da essi.

All’interno dell’accumulatore di E.O. per


esempio, fidati delle tue sensazioni di calore
ma poi usa anche un termometro per
confermarle.

Non sviluppare idee su cose che non


conosci.

Guarda ogni cosa o processo dal punto di


vista della sua esistenza e funzionalità.

Non cercare di capire un aereo da ciò che sai


di una pentola a pressione. Anche una
locomotiva, che pure le assomiglia, è molto
di più di una semplice pentola a pressione.
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Qualche ricercatore giudica ancora un bione


di terra vivo da ciò che sa di uno stafilococco
morto e colorato Gram o giudica l’E.O. da ciò
che sa sulla statica.

Se scopri una nuova funzione di base della


natura, sii pronto a rivedere le tue vecchie
idee.

Non cercare di nascondere i tuoi errori, parla


di essi in modo franco e sii orgoglioso di
conoscerli, i tuoi errori sono i più sicuri
indicatori della tua strada.

Una vera “autorità” è chi conosce il proprio


lavoro e non chi non sa nemmeno quello che
pensa di sapere.

Un microbiologo non è un’autorità sui bioni


salvo che li abbia diligentemente studiati e un
ricercatore oncologico non è un’autorità sulla
ricerca orgonomica del cancro salvo che
abbia diligentemente imparato a vedere lo
sviluppo di protozoi da tessuto in
disintegrazione, i bacilli T ecc..

I test energetici di diagnosi precoce, come si


forma la cellula cancerosa, la descrizione delle
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due fasi che intervengono nel processo


canceroso che vedremo da qui in poi, sono solo
una parte di tutto il bagaglio di conoscenze che
serve per la comprensione delle biopatie e in
particolare della biopatia del cancro.

Per un approccio completo con il proprio


paziente è opportuno che il medico orgonomista:

- Sappia eseguire un esame fisico completo


del paziente includendo un esame pelvico.
- Conosca la storia sessuo-economica del
suo paziente e cioè la sua funzione
genitale.
- Sappia eseguire e comprendere un test
Reich del sangue e gli altri esami al
microscopio come l’osservazione della
secrezione vaginale o altre secrezioni.

I dettagli per l’esecuzione, la comprensione e


l’interpretazione dei dati che riguardano l’ultimo
punto è la parte più corposa ed importante di
questo testo.

Il professionista che acquista destrezza in questi


test deve inevitabilmente acquisire anche la
visione di un ricercatore biologico.

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Per tale ragione non è stata fatta nessuna


separazione tra questi punti.

Se ben compresi essi portano ad una corretta


prognosi della patologia oncologica, ad un
miglioramento delle condizioni di salute e a tutte
quelle osservazioni che ci rivelano i processi più
intimi del funzionamento della bio-energia, come
per esempio le transizioni che avvengono tra le
forme viventi, la bio-genesi e la morte.

Wilhelm Reich fu infatti il primo ricercatore a


cercare la soluzione del mistero dell’origine della
cellula cancerosa tramite l’esame diretto, in vivo,
dei tessuti e del sangue.

Per ciò che riguarda la manualità per


l’esecuzione dei test e la loro interpretazione, va
detto che nessun testo da solo potrà mai dare la
preparazione necessaria, essa può essere
acquisita soltanto dopo molte ore passate al
microscopio ad osservare i fenomeni e le
funzioni della teoria orgonomica funzionale.

Esiste un’identità funzionale tra l’origine delle


forme protozoiche da materia vivente e l’origine
delle cellule cancerose.

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Questa identità funzionale è stata stabilita dalla


scoperta che ambedue originano dalla
disintegrazione bionica della materia vivente.

E’ questa relazione funzionale che il testo


seguente mira a stabilire.

cellula ameba cellula ameba


cancerosa cancerosa

Germ
e dell’aria

BION BION
? ? I I

La buona comprensione di questa relazione


funzionale permetterà allo studente di liberarsi
dalla teoria dei “germi dell’aria” usata dalla
medicina classica e di incominciare a capire la
vera natura della biopatia cancerosa.

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Comprenderà che il cancro non inizia con il


tumore ma è esistito molto tempo prima del suo
apparire.

Capirà perchè è falso affermare o assumere che


Reich abbia detto che era stata trovata la cura
per il cancro, capirà come funziona
l’accumulatore orgonico e come esso può
ritardare o invertire lo sviluppo del tumore.

Dal punto di vista biologico, le cellule sane


osservate al microscopio ottico, mostrano una
struttura cellulare omogenea e regolare con
pochissime vescicole, il protoplasma è bluastro o
ialino e può mostrare fini striature.

Nei tessuti cancerosi, le cellule mostrano invece


vescicole blu o minuscoli corpuscoli neri.

Dovunque si ritrovi questa struttura bionica,


vescicolata, è evidente la disgregazione del
tessuto.

La tipica forma a clava della cellula cancerosa è


invece la fase finale di una serie di cambiamenti
che avvengono nel tessuto colpito.

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Negli esseri umani essa è il risultato di un lungo


e continuo spasmo della muscolatura con stasi
bio-energetica.

In maniera simile, i globuli rossi sani e carichi si


mostrano con una membrana ben tesa e grosse
vescicole blu incastonate come perle sullo
stroma, i centri sono regolari ed hanno un forte
campo energetico che si estende oltre la loro
membrana.

Quando invece l’energia è bassa il globulo rosso


si deforma, possono formarsi bioni più piccoli e
diventano spinosi come ricci di castagna.

Quest’ultimo caso indica un calo energetico in


atto e potrebbe essere l’inizio di un processo
canceroso che potrebbe svilupparsi o essere già
in corso.

I bacilli T sono lo stadio finale della morte e


putrefazione dei tessuti energeticamente esausti.

Le cellule in principio degenerano in bioni


(vescicole energetiche), questi possono
ulteriormente degenerare in forme sempre più
piccole fino a diventare bacilli T a secondo della
carica energetica posseduta.

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Tutti i tessuti viventi si comportano in questo


modo ma tale processo, anche se non nel vero
senso della parola, può essere fermato o
addirittura invertito.

Così la disgregazione T delle cellule e dei


tessuti, tramite l’uso dell’accumulatore, può
essere fermata o invertita fino a ripristinare
l’originale condizione di carica energetica
rappresentata dalla disgregazione in bioni PA
blu.

Va sempre ricordato che anche i bioni PA blu,


possono riorganizzarsi in cellule protozoiche.

Questo naturale funzionamento non va


sottovalutato nei malati avanzati specialmente
nella fase di ricarica dell’organismo e quando
tutto sembra andare per il meglio.

%%%

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Introduzione

Non capita spesso che si annuncino le


conclusioni di un lavoro prima ancora della sua
presentazione ma a volte sapere in anticipo il
risultato finale aiuta a preparare la mente e
facilita la comprensione:

1. La cellula cancerosa non è la causa del


cancro ma la conseguenza.

2. Essa non si forma come portatrice di


malattia e di morte ma nasce come
prodotto del tutto secondario da una
reazione di difesa dell’organismo.

3. Le terapie mirate esclusivamente ad


uccidere la cellula cancerosa sono quindi
inutili e destinate al fallimento poiché
colpiscono la conseguenza e non la causa
del problema.

4. Gli stadi di formazione dei precursori della


cellula cancerosa è un processo uguale per
tutti i tipi di tumore solido.

5. Il vero problema per il malato oncologico


non risiede nella presenza della cellula

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cancerosa viva ma nella putrefazione di


quella morta.

6. La tendenza al cancro è un fatto


universale, non esiste un vero e proprio
elemento cancerogeno.

7. Il cancro si sviluppa in due fasi uguali e


contrapposte.

8. L’angiogenesi non è un meccanismo con il


quale la massa tumorale prende nutrimento
ma una forte risposta dell’organismo contro
il cancro che normalmente finisce in un
auto goal ma in determinate condizioni può
trasformarsi in un vero successo.

9. Il cancro non è una malattia genetica.

Lo scopo di questo testo è spiegare in modo


semplice e chiaro il processo canceroso dal
punto di vista orgonomico e quindi energetico.

Reich ha perfettamente ragione quando afferma


che uno dei maggiori ostacoli alla comprensione
del cancro è proprio il modo meccanicistico di
intendere la malattia.

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Gli oncologi hanno ipotizzano cause virali,


biochimiche o genetiche, altri hanno pensato ad
un deperimento dei meccanismi immunitari.

Molti credono che presto si troverà un vaccino o


che le cellule staminali risolveranno il problema.

Da qualche tempo si parla anche di farmaci


“intelligenti” o terapie personalizzate.

Anche nei media, non c’è giorno che non si


comunichi con prorompente entusiasmo che è
stata fatta questa o quella sensazionale scoperta
contro il cancro.

In poco tempo ci si accorge che tutte le speranze


sono state disattese, se ne perde il ricordo e
l’attenzione passa al successivo sensazionale
annuncio della “nuova “scoperta”.

In verità, dopo oltre quarant’anni di ricerche e


milioni di dollari spesi, ciò che veramente si sa
del cancro può essere riassunto su mezza
pagina di quaderno.

Nonostante ciò, quasi tutti gli oncologi ostentano


in pubblico una disinvolta sicurezza, parlano di
percentuali di guarigione altissime e affermano

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che presto il cancro sarà definitivamente


sconfitto.

Di fatto, i malati oncologici non hanno nessuna


vera arma a disposizione e molte delle
sofferenze che il malato di cancro oggi sopporta
sono più dovute alle cure che non alla malattia in
se stessa.

Per l’oncologia ufficiale, il tumore e le cellule


cancerose sono la malattia.

La cura consiste ancora nell’asportazione


chirurgica della massa tumorale o nel tentativo di
distruggere le cellule cancerose con radiazioni o
sostanze chimiche.

In altre parole la cellula cancerosa è considerata


l’unico bersaglio dell’intervento terapeutico a
causa della premessa meccanicista che essa sia
la causa della malattia.

Spiegare quindi come il cancro funziona diventa


fondamentale per la sua comprensione e per
impostare un approccio terapeutico serio.

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Le due fasi del processo canceroso

Il processo canceroso si articola su due fasi


uguali e contrapposte.

1) Nella prima fase si assiste alla nascita e


maturazione della cellula cancerosa.

Qui avvengono tutte quelle modificazioni che


portano i tessuti biologici alla nascita, formazione
e maturazione della cellula cancerosa fino a
diventare massa tumorale.

2) Nella seconda fase si assiste invece al


processo inverso ovvero alla morte delle
cellule cancerose e la loro decomposizione
putrida all’interno dell’organismo.

Mentre durante la prima fase il malato convive


anche per anni con la malattia a volte senza
nemmeno accorgersi di averla, la seconda fase è
molto più breve e porta il malato alla morte in
poche settimane.

Qui di seguito vedremo come tutto ciò avviene.

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L'enigma della cellula cancerosa

Uno tra i molti misteri irrisolti dell'oncologia è


sicuramente il modo come si formano le cellule
cancerose.

Per la ricerca oncologica classica la cellula


cancerosa origina da un’anomala mutazione
genetica nel DNA di una cellula sana.

E’ opinione corrente che quando si sviluppa un


cancro:

 una o più cellule in precedenza tranquille e


considerate sane hanno cominciato ad
"agitarsi".

 le cellule cominciano a dividersi


rapidamente attuando una vigorosa
proliferazione formando da lì a poco la
massa tumorale vera e propria.

 le cellule cancerose, contrariamente alle


cellule sane, possono dotarsi di movimento
ed avere la capacità di infiltrarsi nei tessuti
circostanti.

Com’è possibile che una cellula sana, immobile,


che vive e funziona in armonia con tutte le altre
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cellule sane si differenzi da esse, acquisti motilità


e diventi "selvaggia" riuscendo a distruggere un
organismo per altri versi sano?

Sapendo che dal punto di vista vitale la cellula


cancerosa è una struttura molto più debole di
una normale cellula sana e può essere distrutta
facilmente, la cosa sembra abbastanza strana.

Com’è possibile che ciò accada?

La ricerca oncologica tradizionale, per quanto


studi da anni il problema, fino ad oggi non è
riuscita a dare una risposta soddisfacente e di
fatto non sa ancora assolutamente nulla di certo
su cosa realmente succeda tra lo stato di salute
e quello di malattia.

Per l’orgonomia invece è un errore credere che


la cellula cancerosa si sviluppi direttamente da
una mutazione genetica di una cellula sana.

In verità, nelle cellule e nei tessuti interessati


avvengono una serie di processi che annunciano
e precedono con molto anticipo la cellula
cancerosa vera e propria.

Vedremo presto come la cellula cancerosa e il


susseguente tumore maligno non sono la cosa
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più importante del cancro ma rappresentano solo


la manifestazione più vistosa della malattia.

Il problema ovviamente è altrove.

Se la lotta contro il cancro non ha fatto veri


progressi, ciò è dovuto alla convinzione che si è
continuato a ritenere il tumore locale come la
malattia vera e propria ignorando invece che il
cancro è una malattia globale che riguarda tutto
l'organismo.

Abbiamo detto che la cellula cancerosa


pienamente sviluppata, in realtà è il prodotto
finale di una lunga serie di processi che
avvengono nei tessuti colpiti.

Durante la sua formazione si attraversano delle


fasi tipiche, assenti nel tessuto sano e che
possono essere riassunte come segue:

a) Formazione di vescicole all’interno delle


cellule colpite.

b) Aggregazione e ri-organizzazione di queste


vescicole in ammassi.

c) Progressiva maturazione ed evoluzione di


queste neo-formazioni.
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d) Trasformazione ed evoluzione in strutture a


clava prima immobili poi in movimento.

e) Conseguente sviluppo di cellule mobili


simili ad amebe fluttuanti.

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a) Formazione di vescicolare all’interno


delle cellule colpite e successiva
disgregazione.

Osservate con un microscopio ottico, le cellule


viventi e sane hanno un aspetto sostanzialmente
“pulito”.

Normalmente si riconoscono una membrana


cellulare che delimita uno spazio (citoplasma) in
cui galleggia un nucleo e ad un ingrandimento di
300x non si notano al suo interno altri organuli.
(fig.1)

Membrana
cellulare

Nucleo Citoplasma
Fig. 1

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Nei tessuti biologici che stanno scivolando verso


una patologia oncologica, le stesse cellule
osservate in vivo, appaiono in maniera molto
diversa mostrando al loro interno un’intensa
presenza di vescicole.

La perdita della normale struttura delle cellule


mediante formazione di vescichette, in altre
parole la disgregazione vescicolare del materiale
organico, diventa il primo segnale del possibile
inizio di una degenerazione cancerosa. (fig.2a-
2b-2c)

Le cellule si
riempiono di
vescicole.
(osservazione
in vivo)
Fig. 2a

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Vescicole Fig. 2b
all’interno
della cellula

Fig. 2c

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b) Riorganizzazione e fusione delle vescicole


in nuove strutture omogenee.

Le vescicole che in un primo tempo erano


omogeneamente distribuite all’interno della
cellula, ora si aggregano e si fondono tra loro
(fig. 3a-3b).

Fig. 3a

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Fig. 3b

Alcune vescicole riescono ad uscire dalle cellule


e si ritrovano libere nei fluidi.

Anche all’esterno, nei fluidi del corpo, esse


formano ugualmente grandi ammassi da cui si
riorganizzano strutture rotondeggianti più dense.
(fig. 3c-3d)

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Ammasso di
vescicole:
le freccette
indicano le
nuove strutture
in formazione

fig. 3c

fig. 3d

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c) Formazione di una membrana intorno ad


ogni ammasso vescicolare.

Con il tempo tutte queste nuove formazioni


producono una membrana e tendono a staccarsi,
quando esse si formano all’interno della cellula,
la cellula stessa a volte tende a dissolversi
perdendo la sua originale integrità e forma. (fig.
4a-b-c)

Cellula originaria
in disfacimento

Nuove strutture
in formazione
Fig. 4a

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Fig. 4b
Nuove strutture
in formazione

Fig. 4c

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d) Formazioni di strutture a clava prima


immobili poi in movimento

Lo stadio successivo è il distacco di queste neo


formazioni.

Una volta libere esse maturano ulteriormente


allungandosi ed assumendo una più evoluta
forma a clava.

E’ importante notare che nell’uomo, nessun


tessuto biologico è formato da cellule con questa
forma.

Ci troviamo infatti di fronte ad una vera e propria


nuova cellula che possiamo definire come pre-
tumorale.

Questa forma è tipica, unica e normalmente la


sua presenza precede di poco la formazione
della massa tumorale.

Come vedremo tra poco, questa particolare


caratteristica e la sua facile individuazione in vivo
con un semplice esame microscopico la rendono
utilissima e d’importanza fondamentale per una
diagnosi precocissima.

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La sua presenza, abbinata ad altri particolari,


denuncia in maniera inequivocabile un processo
canceroso in atto anche quando i comuni test
dell’oncologia ufficiale, in questo stadio, non
individuano ancora la presenza di nessun tipo di
tumore. (fig. 5a-b-c-d-e-f-g-h-i)

Fig. 5a

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Fig. 5b

Fig. 5c

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31

Fig 5d

Fig. 5e

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Fig 5f

fig. 5g

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Fig 5h

Fig. 5i

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e) Conseguente sviluppo di cellule mobili


simili ad amebe fluttuanti.

Allo stadio finale della malattia, le cellule


cancerose maturano fino a diventare organismi
unicellulari mobili di dimensioni e forme diverse.
(fig.6)

fig. 6

Se questo processo potesse svolgersi e


continuare senza che sopravvenisse la morte del
paziente, tutti i tessuti di un organismo colpito si

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trasformerebbero in un ammasso melmoso di


protozoi.

Nel cancro, il normale processo di necrosi


generalizzato che s’instaura naturalmente con la
vecchiaia, è anticipato ed accelerato.

Esso è prematuro ma regolare.

La sua essenza patologica consiste solo nella


precocità e nell'accelerazione con cui il processo
avviene.

I processi di morte in genere prendono avvio in


un organismo contratto da decenni, con cattiva
respirazione e irregolare funzionamento
bioenergetico, perdita di energia dalle cellule e
dai tessuti, decomposizione vescicolare delle
cellule e dei tessuti, formazione dei batteri della
putrefazione e dei bacilli T.

Il disturbo interessa in modo particolare il


sistema sanguigno e con esso tutto l'organismo.

L'apparato vitale autonomo si atrofizza


lentamente e ciò avviene molto tempo prima che
si manifestino i sintomi visibili.

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Per questo motivo il tumore locale viene


diagnosticato sempre troppo tardi.

Per lo stesso motivo la consueta e circoscritta


terapia della medicina ufficiale non colpisce il
cancro.

Il tessuto canceroso in decomposizione è


sempre putrescente e il prodotto finale è sempre
formato da una straordinaria quantità di micro-
organismi che Reich ha chiamato bacilli T.

Essi ci interessano per una sola funzione


biologica importante: aggrediscono le cellule
sane inducendole a disgregare vescicolarmente
ed in questo modo chiudono il cerchio.

Sono i bacili T che costituiscono il vero grave


problema del cancro e il vero grave pericolo per
l'organismo.

- Maggiore è il numero delle cellule


cancerose morte maggiore sarà
l'intossicazione T che scaturirà dalla loro
decomposizione.

- Maggiore è l’intossicazione T, maggiore


sarà il numero delle cellule sane aggredite

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e indotte a produrre la reazione bionica


vescicolare.

- Maggiore è la reazione bionica vescicolare


maggiore sarà la formazione di nuove
cellule cancerose dando inizio ad un nuovo
ciclo e al giro vizioso che porterà il paziente
alla morte.

Si intuisce che una buona terapia oncologica non


dovrebbe risiedere nella diretta distruzione del
tumore o delle cellule cancerose.

L’azione diretta contro la massa tumorale o le


cellule cancerose porta alla produzione
anticipata di miliardi di piccoli, nuovi cadaveri (le
cellule uccise) che andranno in putrefazione
producendo bacilli T all’interno di un corpo già
debole e provato.

Una vera terapia, tra le altre cose, dovrebbe


invece comprendere l’espulsione dal corpo il più
velocemente possibile e nel modo più radicale
dei prodotti della putrefazione e della
decomposizione invece di generarne di nuovi.

La capacità di auto pulizia dell’organismo è data


dallo stato energetico dell'organismo stesso ed è

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possibile coglierla da due semplici test che si


eseguono sul sangue.

In oltre non tutti sanno che un organismo bio-


energeticamente scarico può produrre corpuscoli
T anche da semplici lesioni traumatiche dei
tessuti.

Ciò può succedere quindi anche con semplici


scottature o ferite.

Se le cellule coinvolte nella lesione sono


energeticamente scariche esse muoiono e vanno
in putrefazione producendo bacilli T.

In un organismo scarico energeticamente, i primi


bacilli T scaturiti da queste lesioni traumatiche
possono già iniziare a colpire le prime cellule
“sane” più deboli stimolando la loro reazione
vescicolare ed iniziare il processo canceroso.

La formazione e la riorganizzazione dei primi


agglomerati produrranno le prime cellule
cancerose.

Classica è la formazione di tumori dal


danneggiamento causato da una protesi
dentaria.

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Quello che conta in questi casi, non è il


danneggiamento locale del tessuto come
erroneamente si pensa, bensì la carica
energetica di partenza dell'organismo e delle
cellule danneggiate.

Sarebbe opportuno che in medicina si capisse


che l’agente e la causa patologica specifica
diventano attivi soltanto quando l'organismo lo
consente.

Il primo vero passo nello sviluppo di un tumore


maligno quindi non è la reazione vescicolare
delle cellule “sane” o della cellula cancerosa ma
la quantità di corpuscoli T presenti nei tessuti o
cellule a bassa carica energetica.

Vedremo tra poco come avviene il processo.

I bacilli T possono essere ritrovati anche in


organismi sani e questo può sembrare un contro
senso.

Va quindi spiegato che l'organismo sano non si


distingue da quello canceroso per l'assenza di
corpuscoli T ma per la sua carica energetica,
cioè per la capacità di tenerli a freno e per la
bassa disponibilità dei suoi tessuti a disgregarsi
in essi.
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La tendenza al cancro è quindi un fatto


universale e continuo.

Ne consegue che non esiste un vero e proprio


elemento cancerogeno.

Fino a che l'organismo è forte, ogni bacillo T


generato dai vari "cancerogeni", viene annientato
e reso innocuo.

La predisposizione al cancro si può quindi


determinare con test energetici e non con test
biochimici.

Ciò è possibile osservando la resistenza


biologica del sangue e dei tessuti alla
putrefazione che a sua volta è determinata dalla
carica energetica e dalla potenza dell'organismo.
(è su questo presupposto che si basano i test del
sangue per la diagnosi precoce di cancro di
Wilhelm Reich).

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Il processo canceroso

Che cosa succede nei tessuti quando l'infezione


T è troppo forte e la reazione vescicolare
dell'organismo è troppo debole?

L'aggressione dell’infezione T stimola in modo


del tutto naturale la reazione delle cellule sane
che per difendersi iniziano a produrre vescicole.
(i dettagli di questo comportamento saranno
spiegati in un altro contesto)

Si intuisce che quanto più le cellule sono


scariche, tanto più esse devono compensare la
loro debolezza con una maggiore produzione di
vescicole.

Quando la cellula è scarica energeticamente, le


vescicole che si formano sono quindi più piccole
ma più numerose.

L’affollamento di queste vescicole favorisce la


loro naturale capacità di aggregazione fino a
diventare le nostre conosciute cellule cancerose
così come descritto nei vari passaggi delle
pagine precedenti.

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Se tali vescicole non avessero la naturale


predisposizione ad aggregarsi, la cellula
cancerosa molto probabilmente non esisterebbe.

In se stessa, l’aggregazione vescicolare e la


successiva evoluzione non è un fenomeno
patologico ma un comportamento naturale e
spontaneo.

Tale comportamento non è modificabile


chimicamente o farmacologicamente in quanto è
un processo energetico.

Si intuisce allora che le cellule cancerose non


nascono o non si formano come portatrici di
malattia.

Esse non sono la causa diretta del cancro ma un


prodotto del tutto secondario.

Derivano dalla naturale riorganizzazione


vescicolare che si attua quando cellule scariche
in un organismo altrettanto scarico, cercano di
difendersi dall’attacco dei bacilli T.

La patogenicità del cancro quindi non risiede


nella cellula cancerosa in se stessa.

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Abbiamo detto sopra che il processo canceroso


si svolge in due fasi contrapposte.

Abbiamo anche visto come la prima fase è


caratterizzata dalla:

 Produzione di corpuscoli T dalle cellule bio-


energeticamente più deboli.

 Reazione vescicolare come reazione


difensiva delle cellule.

 Riorganizzazione naturale delle vescicole


in cellule cancerose.

 Formazione della massa tumorale.

A tutto questo segue una seconda fase più


importante ed inversa alla precedente.

 Essa inizia con la morte delle cellule


cancerose che hanno completato il loro
ciclo vitale e la loro successiva
putrefazione all’interno del corpo. (un
esempio è la necrosi della parte centrale
della massa tumorale)

 Ne consegue una continua, massiccia,


progressiva ed accelerata intossicazione
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44

del sangue da parte dei bacilli T e batteri


della putrefazione.

 Essa termina con la cachessia e


putrefazione generalizzata di tutto
l’organismo e conseguente morte.

Giunte al termine del loro ciclo vitale, le cellule


cancerose ormai mature muoiono, vanno in
putrefazione e si decompongono in bacilli T
producendo una più intensa putrefazione del
sangue e dei tessuti con una intossicazione
generalizzata e totale dell'organismo.

La morte del paziente non è imputabile alle


cellule cancerose vive ma alla putrefazione di
quelle morte e la successiva produzione di bacilli
T.

Se all'inizio della malattia la formazione delle


prime cellule cancerose procura un danno
limitato localmente, la successiva morte delle
cellule cancerose che compongono la massa
tumorale è invece la causa della gigantesca
putrefazione accelerata di tutto il corpo.

E' per questo motivo che all’inizio il paziente


canceroso sembra rispondere bene alle terapie
tradizionali ma poi crolla quasi di colpo
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45

annientato da una cachessia galoppante che lo


porta alla morte in poco tempo.

Contrariamente alla prima fase che può durare


anche degli anni, la seconda fase dura soltanto
poche settimane.

La formazione dei bacilli T e la putrefazione delle


cellule cancerose sono quindi causa ed effetto
del processo canceroso.

Questo aspetto ha enorme importanza ai fini


terapeutici.

Quando il tumore, i tessuti ed il sangue sono


nella fase della decomposizione putrida (Ca5), si
forma una quantità così grande di bacilli T da
rendere inutile ogni terapia.

Test di diagnosi precoce di cancro secondo


W. Reich

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46

Al lettore più attento non sarà sicuramente


sfuggito che riconoscere i vari stadi di
formazione e maturazione della cellula
cancerosa fin qui descritti possono essere
un’arma estremamente potente se usati come
diagnosi precoce di cancro.

Osservare e saper riconoscere i vari stadi della


riorganizzazione vescicolare diventa facile come
osservare e riconoscere gli stadi di avanzamento
nella costruzione di un edificio.

La formazione delle vescicole all’interno delle


cellule, la loro riorganizzazione e tutti i passaggi
evolutivi fino alla formazione delle cellule a clava,
ci informano dettagliatamente sugli stadi di
maturazione ed avanzamento della patologia
oncologica quando ancora non esiste la massa
tumorale e per l’oncologia classica nemmeno il
sospetto della malattia.

Ciò ci permette una diagnosi di cancro


veramente precocissima anticipando di molti anni
i normali test oggi a disposizione che per
funzionare hanno invece bisogno della presenza
della massa tumorale o delle cellule cancerose
completamente sviluppate.

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47

Solo per motivi di studio, il test citologico di


diagnosi precoce può essere diviso in cinque
stadi.

Ca1: Danneggiamento dei


tessuti e reazione
vescicolare delle
cellule.
Ca2: Riorganizzazione delle
vescicole
Ca3: Formazione delle
cellule a clava.

Con la presenza delle cellule Ca3 comincia a


formarsi la massa tumorale.

Ca4: Cellule cancerose


mobili
Ca5: Decomposizione
completa dei tessuti

Di fatto solo fino alla cellula Ca3 il test può


essere considerato di diagnosi precoce.

Dopo il ritrovamento delle cellule a clava Ca3,


normalmente comincia a svilupparsi la massa
tumorale e quindi la patologia diventa sempre più

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48

riconoscibile e diagnosticabile anche con i


normali mezzi dell’oncologia tradizionale.

Ca1
Danneggiamento delle cellule e dei tessuti a
causa della reazione vescicolare.

Abbiamo già detto come questa prima


manifestazione della patologia oncologica è
provocata direttamente dall'azione dei primi
bacilli T già circolanti, sulle cellule più deboli dei
tessuti.

La presenza dell'infezione T conduce sempre ad


una diagnosi di Ca1 specialmente quando
coincide con altri criteri diagnostici.

Qualsiasi cellula del corpo, osservabile in vivo al


microscopio ottico, invece di mostrare un
citoplasma chiaro, si presenta granulata da
vescicole (fig.7a-7b) e bacilli T molto piccoli.

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49

Fig. 7a

Fig. 7b

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50

Ogni volta che i bacilli T sono trovati all’interno di


una cellula, essi sono presenti anche nei fluidi e
presumibilmente sono anche già circolanti
nell’organismo.

In questo stadio le cellule colpite generalmente


tendono anche ad arrotondarsi a causa della
contrazione.

Nelle cellule epiteliali questa contrazione è


chiaramente osservabile negli angoli che
diventano arrotondati portando la cellula ad una
graduale perdita della forma pentagonale.

Quando questo quadro si associa ad un altro test


su sangue che mostra una disintegrazione dei
globuli rossi verso la direzione T (spinosa), può
essere emessa una diagnosi di Ca1.

Per l’oncologia classica invece, in questo stadio


non esiste nessun tipo di patologia oncologica in
quanto non riconosce e non vede ancora la
presenza di cellule tumorali.

E’ ragionevole pensare che anche in caso di


danneggiamento chimico o traumatico il cancero-
stimolo passi sempre e comunque attraverso la
formazione di bacilli T che si sviluppano sempre

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51

e comunque dalle cellule danneggiate dei tessuti


bio-energeticamente più deboli.

In questo stadio, la tendenza alla rapida


decomposizione vescicolare e la formazione di
bacilli T è uno dei segnali più importanti
dell'imminente inizio di uno sviluppo canceroso.

Ca2
Formazione di nuove strutture

La lenta putrefazione delle cellule scariche verso


la direzione T è un processo continuo.

Durante tutta la loro esistenza e per tutto il


processo canceroso, i bacilli T non subiscono
alcun cambiamento morfologico.

Al contrario delle vescicole che invece si


aggregano e diventano cellule cancerose, i bacilli
T saranno sempre ritrovati tali e quali in tutti gli
stadi successivi del processo canceroso.

Abbiamo già accennato al fatto che la loro


presenza è mortale per l’organismo poiché
spingono sempre più velocemente i tessuti e le
cellule verso la ormai conosciuta reazione
vescicolare.

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52

In questo stadio le vescicole cominciano ad


aggregarsi e l’energia si concentra in ammassi
vescicolari all’interno della cellula.

Questi ammassi vescicolari si riorganizzano ed


evolvono in una o più nuove strutture che si
sviluppano a spese della vecchia.

Dentro e fuori le cellule epiteliali originali si


possono notare forme affusolate o ovoidali più o
meno delineate.

A volte la porzione restante della cellula colpita si


frantuma in piccoli frammenti, piccole vescicole o
nella ormai conosciuta disintegrazione T.

Le frecce indicano le formazioni Ca2. (fig. 8a-b-c-


d-e-f)

Fig. 8a

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53

Fig. 8b

Fig. 8c

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54

Fig. 8d

Fig. 8e

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55

Fig. 8f

Anche in questo stadio, dopo un esame


microscopico di questi tessuti sia da preparati in
vivo sia in quelli da autopsia, la medicina
tradizionale non riconosce ancora nessuna
traccia di cellule carcinomatose e quindi per lei,
ancora una volta, non c’è nessuna patologia in
corso.

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56

Ca3
Cellule singole a forma di fuso, clava e
caudate

In questo stadio troviamo le prime cellule


cancerose vere e proprie. (fig. 9a-b-c)

Esse possono sviluppare e completare la loro


riorganizzazione sia all’esterno che all'interno
delle cellule originali che man mano deperiscono
o si frantumano.

Fig. 9a

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57

Fig. 9b

Fig.9c

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58

All'inizio queste cellule mostrano una struttura


molto vescicolare, striata e sono vivacemente
luminose.(fig.10)

Fig. 10

Come accennato nelle pagine precedenti queste


cellule sono completamente nuove e non
appartengono a nessun tessuto umano.

Esse hanno forma affusolata e caudata, ovale o


rotonda, mostrando grandi variazioni in
grandezza.

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59

Si moltiplicano rapidamente e possono essere


osservate in fase di divisione.

A livello vaginale queste cellule sono eliminate


con la secrezione ma nell’utero e negli altri
organi pelvici la loro produzione è un processo
continuo.

Quando le troviamo in altri organi, queste cellule


formano densi grappoli, formano la massa
tumorale e sono responsabili delle infiltrazioni nel
circostante tessuto.

Le immagini che seguono rappresentano le


cellule a clava dello stadio Ca3. (fig.11a-b-c-d-e-
f)

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60

Fig. 11a

Fig. 11b

Fig.11c

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61

Fig. 11d

Fig. 11e

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62

Fig. 11f

Le nuove formazioni cellulari, a diversi gradi di


organizzazione, si distinguono per la loro
colorabilità biologica straordinariamente intensa.

Al contrario, la cromosezione morta non ci rivela


ancora nulla.

Normalmente da una sola cellula si possono


produrre una o più strutture precancerose ma in
questo stadio si può assistere anche alla
disgregazione di più cellule contigue le cui
vescicole, confluendo in un unico mucchio,

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63

partecipano in comune alla formazione di una


stessa cellula cancerosa.

In genere sono cellule a pessima motilità non


eccessivamente "dannose".

La diagnosi di Ca3 può comunque essere fatta


quando nel preparato vivo, sia pure in modo
anche isolato, compare sia la decomposizione
vescicolare sia le nuove forme a fuso.

Va sottolineato che i bacilli T sono responsabili


unicamente dello stadio precanceroso
innescando il processo di disgregazione
vescicolare delle cellule.

Le cellule cancerose, una volta scaturite, si


sviluppano invece in modo completamente
autonomo cioè indipendente dai bacilli T.

La "penetrazione distruttiva” delle cellule


cancerose nelle sue adiacenze va in gran parte
attribuita non alla cellula cancerosa in se stessa
ma alla reazione vescicolare che avviene anche
nelle cellule adiacenti.

In questo modo il ruolo della cellula cancerosa


perde d’importanza se messa in relazione al

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64

danneggiamento tessutale che precede la sua


formazione.

La cellula cancerosa non è la causa del cancro.

Diventa un pericolo mortale soltanto quando, alla


fine del suo ciclo vitale, essa comincia a morire e
a decomporsi in direzione T.

Sappiamo che i bacilli T scaturiscono dalla


disintegrazione vescicolare dei tessuti bio-
energeticamente molto deboli e costituiscono lo
stimolo specifico delle neoplasie cancerose
stimolando la reazione vescicolare delle cellule
sane come risposta dell'organismo.

La loro azione si limita a questo.

La riorganizzazione delle vescicole in cellule


cancerose e il loro proliferarsi in tumore maligno
è invece un processo autonomo e indipendente
dall'azione dei corpuscoli T.

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65

Ca4
La cellula cancerosa completamente matura.

Le cellule Ca3 continuano ad evolvere


mostrando un aspetto unificato, ialino, di forte
contrasto.

Alcune di queste cellule caudate possono


sviluppare anche flagelli e motilità. (fig.12)

Fig. 12 Ca4 ameboide (da sedimento urinario)

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66

In altri casi le cellule che hanno assunto una


forma rotonda si allungano e diventano mobili
attraverso la formazione di estesi e chiari
pseudopodi che a volte possono essere di tipo
filamentoso.

Altre volte possono formarsi anche dei protozoi.

Queste cellule rappresentano lo stadio Ca4.

Lo stadio Ca4 è caratterizzato dalla presenza di


cellule ameboidi vivaci che sono il prodotto
maturo e finale delle precedenti cellule a forma di
fuso.

Se l'organismo non morisse prima, queste


formazioni si trasformerebbero in amebe vere e
proprie.

La cancerologia classica ritiene invece che esse


siano dei "parassiti".

In questo stadio la malignità del tumore dipende


dal grado di maturità delle cellule cancerose e
dalla rapidità con cui esse e le parti del tessuto
distrutto si disintegrano in corpuscoli T.

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67

Ca5
Decomposizione putrida

Quando al microscopio si ritrovano cellule


caudate e capaci di movimento il cancro è ben
avanzato.

Lo stadio Ca5 è caratterizzato da necrosi.

Fig. 13a

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68

Fig. 13b

Le immagini al microscopio della fase Ca5 (13a-


b) mostrano contemporaneamente quasi tutte le
figure già descritte.

Lo stadio Ca5 è determinato e caratterizzato


quasi esclusivamente dalle cellule cancerose
che, giunte alla fine del loro ciclo vitale,
muoiono.

Esso è paragonabile alla necrosi post morte dei


tessuti.

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69

Le cellule cancerose hanno vita breve ed alla


loro morte si decompongono in bacilli T, ne
risulta una batteriemia ed una tossicemia
generalizzata dell'organismo.

Quando il tumore non pregiudica funzioni vitali, la


morte avviene per putrefazione tossica
generalizzata.

Questo spiega perché, giunta alla fine, la


malattia generalmente peggiora rapidamente e
sopraggiunge la morte.

In questo stadio qualsiasi terapia diventa inutile.

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70

Test REICH del Sangue

(Manualità di esecuzione)

Il test Reich del sangue è un metodo per


valutare:
 la salute dell’individuo.
 l’inizio e la progressione di un processo
canceroso che si sviluppa all’interno di un
organismo.
 il miglioramento della salute derivante
dall’uso dell’accumulatore orgonico.

Pubblicato per la prima volta nel 1942 (cf. Reich:


“The carcinomatous shrinking biopaty”,
International Journal of Sex-econony and Orgone
Research I, 1942, p.141 ff.) e nuovamente nel
1948 in Reich’s the Discovery of the Orgone, vol.
2: The Cancer Biopaty, pp 144-145, il test Reich
del sangue è stato di uso continuo tra coloro che
hanno imparato la medicina orgonica e si è
dimostrato di inestimabile valore.

Un requisito fondamentale per meglio


comprendere il test Reich del sangue è rivedere
ciò che si intende per unità di base del vivente.

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71

Per la scienza meccanicista l’unità di base è la


cellula o la teoria cellulare ma osservando la
disintegrazione dei globuli rossi in soluzione
fisiologica appare immediatamente chiaro che
questa teoria non è sufficiente.

Infatti, nel momento in cui le cellule cominciano a


perdere energia, fa la sua apparizione un’unità
più primitiva.

Reich chiamò questa unità di base: bione.

Il bione può essere definito come una vescicola


energetica costituita di una membrana, di un
contenuto liquido ed di una certa quantità di
energia orgonica, esso è funzionale ed
osservabile microscopicamente.

Il test Reich del sangue in realtà è un insieme di


test tutti basati su di un approccio funzionale alla
bio-energia contenuta nella materia vivente e sul
fatto che il bione ne é l’unità di base.

Il comportamento dei globuli rossi durante il test


ci mostra la carica energetica dei tessuti e la loro
predisposizione al cancro.

I test Reich del sangue sono:

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72

 Disintegrazione dei globuli rossi in


fisiologica.
 Test dell’autoclave.
 Test della coltura si sangue

La grossa differenza dai comuni test ematici è


che questi sono tutti test energetici.

La comparsa di grosse vescicole azzurrognole


sullo stroma del globulo rosso sono segno di una
forte carica dell’organismo (fig. 14a-b-c).

Fig. 14a

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73

Fig. 14b

Fig. 14c

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74

Quando invece i globuli rossi hanno un aspetto


spinoso, la loro carica è scarsa e così anche
quella dell’intero organismo.

I globuli rossi spinosi, anche se in varie


proporzioni, sono sempre presenti nei malati di
cancro ma non indicano necessariamente la
presenza di un tumore quando sono ritrovati in
altri pazienti.

In questo secondo caso essi ci avvertono


soltanto che l’organismo sta scivolando verso
una scarica bioenergetica che potrebbe sfociare
in una patologia cancerosa. (fig. 15a-b-c)

fig. 15a

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75

Fig. 15b

Fig. 15c

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76

Ovviamente esistono condizioni intermedie che


vanno valutate.

Nello stesso campione si può infatti osservare


simultaneamente una reazione spinosa T (di non
carica) e una reazione vescicolare B o PA
(carica) in proporzioni diverse a favore dell’uno o
dell’altro che vanno valutate ed interpretate in un
quadro di insieme.

Il test dell’autoclave è invece un test di stress e


parte dal presupposto che più le cellule sono
energeticamente cariche, più è difficile la
produzione dei corpuscoli T che al contrario
vengono ritrovati in situazioni di debolezza
energetica. (fig. 16)

fig. 16 A sinistra la provetta contenente sangue


energeticamente scarico.
A destra come si presenta il sangue carico.
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77

Disintegrazione dei globuli rossi in fisiologica


salina.
(test microscopico)

Occorrente per il test:

1- Fisiologica sterile a temperatura corporea.


2- Vetrini.
3- Becco Bunsen o lampada ad alcool.
4- Lancetta sterile.
5- Cotone assorbente.
6- Micro-pipette sterili
7- Un buon microscopio binoculare
equipaggiato di lenti apocromatiche e di un
oculare compensativo a campo scuro.

Quello usato da W. Reich nel laboratorio di


Orgonon, Rangeley, Maine, era un Reichert che
aveva un fattore di ingrandimento di 1.5x
nell’angolo di inclinazione.

Un ingrandimento di 250x – 300x è di routine per


osservare il campo nel quale avviene la
disintegrazione dei globuli rossi.

L’osservazione può essere assicurata usando un


oculare da 16x ed un obbiettivo da 12x (più il
fattore di ingrandimento che fa parte del
microscopio 16x12x1.5=288x).
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Procedimento

1- Pulire il dito del paziente con acqua ed


asciugare con cotone assorbente sterile.
2- Una goccia di fisiologica a temperatura
corporea è riposta su di un vetrino
tiepidamente riscaldato.
3- Il polpastrello di un dito è ora punto con
una lancetta sterile. In questo momento
annotare l’aspetto macroscopico del
sangue, il suo colore e le sue proprietà
coesive e poi scartare la prima goccia.
4- La seconda goccia di sangue è invece
aspirata con una pipetta sterile. Una
piccolissima quantità viene trasferita sul
vetrino e stesa dolcemente ed
uniformemente nella fisiologica. (solo la
pratica permetterà di individuare un campo
di osservazione che non sia né troppo
affollato né troppo rado). I globuli rossi
dovrebbero coprire il campo in modo
uniforme con uno spazio tra una cellula e
l’altra, uguale al diametro di una cellula.
5- Annotare il tempo in cui il sangue è stato
prelevato e cominciare immediatamente
l’osservazione. Il test dura da 20 a 30
minuti. Dopo circa mezzo minuto i globuli
rossi si saranno stabilizzati. (annotare ogni
non usuale ritardo nella stabilizzazione
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79

poiché ciò potrebbe rappresentare una


deviazione)
6- Selezionare il campo più idoneo (evitare i
margini dove il campo potrebbe essere
distorto e l’essiccamento del vetrino
potrebbe arrivare prima della fine del
periodo di osservazione.

Osservazioni da fare e annotare:

1- L’uniformità di grandezza e forma dei


globuli rossi del campo.
2- Lo stroma: la sua uniformità e regolarità, la
sua larghezza ed il colore.
3- Il campo di energia orgonica: la sua
larghezza, regolarità e luminosità.
4- I centri: sono larghi o piccoli, rotondi o
eccentrici, il colore è debolmente blu, rosa
o rosso viola?
5- Il margine esterno ed interno dello stroma:
è nettamente delineato o c’è offuscamento
del margine interno?

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80

Reazione orgonotica dei globuli rossi: inizio,


progressione e modo.

Con il passare dei minuti, pian piano si evidenzia


la presenza di bioni all’interno dello stroma dei
globuli rossi.

Per la valutazione del test si considera di aver


iniziato quando due o tre cellule del campo sotto
osservazione mostrano la formazione di bioni.

I bioni sono concentrazioni di energia nettamente


più luminosi ed appaiono come perle incastonate
in un anello.

Il loro colore blu è più profondo di quello dello


stroma del globulo rosso.

1- In un sangue sano la disintegrazione inizia


dopo 3-4 minuti o anche più . In pazienti
con un basso livello di energia, alcuni
globuli rossi possono mostrare una
disintegrazione già all’inizio del test.
Annotare il momento di quando inizia la
disintegrazione o il fatto che la
disintegrazione sia già cominciata al
momento della prima osservazione.

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81

2- Annotare le dimensioni dei bioni: se grossi,


medi o piccoli, il loro numero nello stroma,
se pochi o molti e la loro distribuzione.
3- Lo stroma dei globuli rossi conserva una
regolarità di forma o si contrae e si
distorce?
Se sono distorti osservare se ci sono:
- lancette T
- forme (SULFA)
- altre forme inusuali.
4- Annotare la velocità di disintegrazione dei
globuli rossi. E’ lenta o rapida?
5- Annotare la rapidità con cui cambia il
colore blu dello stroma.
6- Dopo i 20 minuti, quale percentuale di
cellule si è disintegrata o comincia ad
essere distorta?

Globuli bianchi del sangue

I leucociti sono leggermente più grandi, i linfociti


leggermente più piccoli dei globuli rossi, sono
molto luminosi e sono molto resistenti alla
disintegrazione.

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82

Essi si distinguono facilmente specialmente dopo


la stabilizzazione del vetrino e fochettando con il
microscopio sembrano irradiare più luminosità.

Uso del campo scuro e degli alti


ingrandimenti.

In campo scuro esaminare il campo del test per


cercare la presenza di piccolissimi puntini di luce
in movimento che potrebbero indicare la
presenza di bacilli T.

Cercare le strutture T nello stroma delle cellule


(250x–300x).

Ingrandimenti più forti e superiori 5000x possono


essere ottenuti nel modo seguente (settaggio
usato da Reich):

1- Usare un microscopio da ricerca binoculare


inclinato, preferibilmente un Reichert Z
2- Usare un obiettivo apocromatico da 150x
ed un oculare da 25x con lenti
compensative. (150 x 25 = 3750 + 50% di
incremento =1875 3750 + 1875 = 5625)
3- Lo stesso obbiettivo nel medesimo
microscopio ma con oculare da 16x invece
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83

che da 25x rende un ingrandimento di


3600x che per certi preparati è preferibile a
quello di 5625x
4- L’obbiettivo da 150x è raro e difficoltoso da
ottenere. Sarà allora sufficiente la seguente
combinazione: obbiettivo da 100x con
oculare da 25x produce 2500x + 50%
diventano 3750x che è una resa molto
soddisfacente per un microscopio ad alto
potere, con l’obbiettivo immerso
direttamente. Ingrandimenti più alti (2000x-
5000x) sono usati per studiare l’attività di
pulsazione dei globuli rossi, la formazione
dei bioni e delle forme T (T-spikes) dentro i
globuli rossi stessi. I bacilli T, quando sono
presenti, possono essere visti anche in
campo chiaro a questo ingrandimento. Le
forme T (T-spikes) sono state viste
staccarsi e diventare bacilli T, confermando
così direttamente la loro origine nel
sangue. Va ricordato che per osservazioni
di routine un ingrandimento di 250x 300x è
più che soddisfacente.

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84

Caratteristiche di un sangue bio-


energeticamente forte.

Aspetto macroscopico.

1- Colore: rosso scuro, tendente al purpureo


(a differenza della OXY-Hb o al pallore del
sangue anemico).
2- Viscosità: il sangue è denso e forma una
goccia che tende ad essere sferica, che
non fuoriesce troppo liberamente quando il
dito viene punto.

Aspetto microscopico dei globuli rossi

1- Sono tesi e mantengono un margine quasi


circolare.
2- Le membrane sono forti (robuste) e ben
delineate.
3- Gli stromi sono precisi ed ampi, hanno un
colore blu che tende ad un blu più scuro
verso la membrana esterna.
4- I campi orgonomici sono forti e circa della
stessa larghezza dello stroma.
5- I centri sono di moderata grandezza (a
differenza del sangue con meno energia
orgonica) nel quale lo stroma è stretto ed il
centro largo. Sono circolari nel bordo ed il
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85

colore è da leggermente rosa a viola (a


differenza del sangue anemico o del
rossore del sangue leucemico o troppo
irradiato).

Disintegrazione

1- La disintegrazione non inizia prima di 3–4


minuti.
2- Essa avviene attraverso la formazione di
grossi bioni blu simili a perle incastonate
sullo stroma dei globuli rossi.
3- Man mano che la disintegrazione procede,
il colore blu degli stromi cede il posto ad un
colore blu più pallido.
4- Quando i globuli rossi disintegrano in bioni,
mantengono la loro forma, non producono
forme a T (T-spikes), forme (SULFA), altre
forme contratte, spinose o inusuali.
5- La disintegrazione procede lentamente ed
alla fine della durata del test (20- 30 min),
non sarà ancora completa, si possono
infatti notare ancora dei globuli rossi in cui
la disintegrazione non è ancora iniziata.

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86

Conta delle cellule bianche

1- Leucociti, da 1 a 3 per campo microscopico


2- Non sono presenti né macrofagi né cellule
tumorali.

Altre considerazioni

1- Non ci sono batteri


2- Non ci sono bacilli T
3- Possono essere presenti dei bioni liberi
poiché i globuli rossi sono sostituiti ogni 30-
80 gg e la disintegrazione di vecchie cellule
avviene continuamente. Il cibo trasportato
nel sangue può essere presente anche
sotto forma di bioni. Per questa stessa
ragione, la sostituzione dei globuli rossi, la
presenza occasionale in sangue sano di
tipi irregolari di disintegrazione non ha
nessun valore diagnostico. Quindi e’ il
quadro generale, bio-energetico che e’
importante.

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87

Discussione

La valutazione energetica del sangue richiede


molta esperienza.

Essa può essere acquisita solo con lunghe e


pazienti ore al microscopio esaminando molti
campioni di varia provenienza e paragonandoli
tra loro.

Per acquisire tale capacità è opportuno che il


ricercatore usi lo stesso microscopio, lo stesso
ingrandimento, la stessa centratura e la stessa
intensità della sorgente di luce.

Non si dovrebbe mai dimenticare che lavorando


in vivo, l’esame delle cellule del sangue (o dei
tessuti) una volta prelevati e portati al di fuori
della loro condizione fisiologia, cominciano a
morire immediatamente producendo una rapida
modificazione delle loro caratteristiche vitali.

Per ottenere la migliore approssimazione al vero,


il campione di sangue deve quindi essere
esaminato immediatamente.

La formazione dei bioni all’interno dello stroma


dei globuli rossi è dovuta al fatto che l’uniforme
distribuzione di energia orgonica è stata
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modificata; avviene una graduale perdita di


energia orgonica cosicché non ce n’è più
abbastanza per mantenere la tensione
caratteristica delle cellule sane.

L’energia presente si contrae o si concentra nelle


vescicole, i bioni, che rappresentano un più
primitivo livello di funzionamento vivente.

Il decadimento e la morte dei globuli rossi


avviene in questo modo e così troviamo sempre
meno cellule riconoscibili e sempre più grossi
bioni, (dal sangue bio-energeticamente più forte),
o frammenti di cellule, piccoli bioni e bacilli T (dal
sangue bio-energeticamente più debole o
canceroso).

Sia nel sangue sano che in quello malato il


processo è lo stesso con la sola differenza che la
disintegrazione bionica del sangue sano
comincia da un livello molto più alto di energia.

La contrazione si verifica in entrambi i casi ma


nel sangue più debole la forza di espansione
necessaria per tenere tese le membrane, è
ridotta.

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In altre parole, la tensione, la “vita” delle cellule


più deboli non è così grande come quella delle
cellule più forti.

Da questa osservazione si può valutare il


contenuto originale di energia della cellula.

Le due diverse varietà di disintegrazione, quella


sana e quella malata, sono riportate come
reazioni B o PA (sana) e T (contratta o malata),
rispettivamente.

In malattie simili al cancro in cui la debolezza


biologica della cellula è estrema, la
disintegrazione avviene circa al 100% in
direzione T.

Le cellule che si disintegrano nella maniera B o


PA hanno una quantità più grande di energia
orgonica dalla quale vengono formati i bioni e
come conseguenza essi sono più grossi, di un
blu più profondo e delineati molto più
chiaramente.

Le cellule che si disintegrano in maniera T, a


causa del loro più basso contenuto di energia,
formano soltanto piccoli bioni o forme T.

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Il tipo di disintegrazione T, mentre si è sempre


trovata nel cancro, è stata trovata anche in altre
condizioni biopatiche e cioè in malattie che
insorgono da un disturbo della pulsazione bio-
energetica.

Sangue Sangue
energeticamente carico energeticamente
(reazione B o PA) scarico (reazione T)

Un’altra variante dei globuli rossi è una cellula


molto più piccola che mostra quasi nessuna
differenza tra lo stroma e il centro ma una
distribuzione uniforme del plasma e con un
colore verde-bluastro più scuro.

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91

In questa variante è come se l’energia della


cellula si fosse contratta per ripristinare il suo
originale vigore (sympatheticotonia).

Ciò può essere osservato nei pazienti che usano


prodotti chimici simili alle droghe “sulfa”.

Il processo di disintegrazione del sangue sano in


fisiologica salina richiede 30 minuti o più per
completarsi.

Con un sangue energeticamente debole, la


decomposizione avviene molto più rapidamente,
con sangue fortemente indebolito la reazione
spinosa dei globuli rossi può addirittura verificarsi
immediatamente e in modo totale.

In questo test è opportuno osservare anche la


larghezza originale dello stroma e la sua
uniformità.

Più stretto e irregolare è inizialmente lo stroma,


più probabilità c’è che si manifesti una reazione
T.

Nelle cellule sane, il campo di energia orgonica è


approssimativamente ampio quanto lo stroma.

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92

Nelle cellule bio-energeticamente deboli esso è


invece più stretto e non così brillante.

Mentre la cellula muore, il colore blu si attenua


progressivamente e il campo diminuisce.

Oltre ai globuli rossi ed ai leucociti,


occasionalmente possono essere presenti anche
cellule bianche più grosse che hanno un aspetto
ameboide e talvolta mostrano formazioni ialine
pseudopodiali.

Queste cellule bianche possono essere vere e


proprie cellule tumorali e può capitare che
vengano viste nei casi più avanzati di cancro.

Queste cellule tumorali mostrano tutte le


variazioni in grandezza e in struttura di quelle
che sono presenti nella massa tumorale e
saranno descritte in un’altra parte.

Anche le cellule mobili Ca4 talvolta possono


essere trovate nella corrente sanguigna.

Con la rapida disintegrazione in bioni e T dei


globuli rossi (specialmente nei casi terminali di
cancro), i bioni liberi nel plasma cominciano ad
aggregarsi di nuovo formando nuovi ammassi.

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93

Su questi ammassi ancora una volta si sviluppa


una membrana e una nuova cellula Ca4 è
pronta.

E’ opportuno sottolineare che il test sopra


descritto è un test bio-energetico, in contrasto
con gli usuali test della medicina tradizionale che
sono invece test biochimici.

Il test dell’emoglobina per esempio, ci informa


del contenuto di ferro ma non del potere bio-
energetico dei globuli rossi che viene invece
rilevato e messo in evidenza dal nostro test.

Nota: A volte il quadro che si presenta al


microscopio non corrisponde ad una vera
condizione fisiologica ma è il risultato di un
artefatto come per esempio quando si trovano
tutti i globuli rossi completamente disintegrati o
contratti con pesanti membrane esterne. Quando
capitano casi simili sarebbe opportuno trovare la
causa e controllare per esempio se la fisiologica
era isotonica, se c’erano delle impurità nella
soluzione, sporcizia sulla pelle del paziente o sul
vetrino.

In questi casi è opportuno ripetere il test in


condizioni più esatte.

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Test dell’autoclave

Il principio del test si basa sul fatto che i globuli


rossi carichi e sani resistono all’autoclave meglio
dei globuli rossi privi della loro vitalità biologica.

E’ un test di coesione.

1- Preparare delle provette contenenti 5–6 cc


di una miscela di 50% di brodo di coltura e
50% di KCl 0,1 N.
2- Prelevare 5–6 grosse gocce di sangue dal
dito del paziente.
3- Usando la stessa tecnica del test
precedente trasferire il sangue nel
brodo+KCl.
4- Agitare leggermente la provetta per
disperdere il sangue e mettere
immediatamente il campione in autoclave a
15 lb di pressione per 15–20 minuti (non
dovrebbe esserci nessun ritardo nel far
partire l’autoclave)

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Esame macroscopico del sangue autoclavato

Rimuovere con attenzione il campione


dall’autoclave senza agitarlo ed annotare i
seguenti punti:

1- Il liquido: è limpido o torbido? Il colore del


liquido e marrone (reazione B-PA o
verdastro - reazione T)?
2- I fiocchi: sono grossi, medi o piccoli?
3- Il colore dei fiocchi: è marrone-rossastro o
verdognolo? (si fa notare che la
valutazione non è rigida o meccanica e
quindi possono coesistere transizioni e
integrazioni)
4- Ora la provetta viene agitata dolcemente, il
campione si disperde in fiocchi più piccoli?
Notare i seguenti punti:
- la misura dei fiocchi: sono grossi, medi o
piccoli
- il colore dei fiocchi: è marrone-rossastro,
marrone scuro, giallognolo, o verdognolo.
- la velocità di ri-sedimentazione dei fiocchi:
è rapida, modesta, lenta.
- aspetto del fluido tra i fiocchi: è limpido o
torbido.

Quando il test mostra una reazione T del


sangue, essa può manifestarsi con una

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moderata colorazione marrone-verdognola e


piccoli fiocchi, fino ad una completa reazione T
nella quale non ci sono più fiocchi ma solo un
liquido torbido e verdognolo.

Con sangue carico e sano invece, la quantità più


alta di energia orgonica si manifesta con una
forte coesione tra grossi bioni del campione che
tende a rimanere compatto e stenta a
frantumarsi.

Esame microscopico del sangue autoclavato

Una piccola goccia del preparato, dolcemente


agitato, è ora esaminato in campo chiaro a
250x–300x.

Annotare:

1- La misura e la densità dei fiocchi.


2- Il colore dei fiocchi.
3- La misura dei bioni ed il loro colore.
4- La maggior parte dei bioni è contenuta nei
fiocchi o molti di essi sono liberi nel
liquido?

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5- Il liquido tra i fiocchi è relativamente limpido


o è pieno di bioni, T, o altre particelle
distribuite uniformemente?
6- Notare la presenza di leucociti e di globuli
rossi intatti ed anche la presenza di
frammenti di globuli rossi come catenelle
simili a streptococchi o diplococchi.

Viene ora fatto un esame in campo scuro per


determinare la presenza di T liberi.

In campo scuro i bacilli T possono essere visti


allo stesso ingrandimento come minuscole unità
che si muovono rapidamente nel liquido a zig-
zag.

Oltre a T singoli, possono essere presenti anche


forme diplo o streptococciche.

Viene fatta una stima percentuale della


resistenza del sangue al trattamento in
autoclave.

Così se al microscopico prevalgono fiocchi di


grossa o media misura con grossi bioni blu, può
essere registrata una reazione B per esempio, al
90% - 95% e il restante 5% una reazione T.

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Qualora prevalgono fiocchi e bioni molto piccoli,


può essere registrata una percentuale più bassa
di reazione B ed una più alta di reazione T.

La valutazione percentuale resta dunque una


valutazione soggettiva e richiede molta
esperienza.

Possiamo riassumere il tutto nel modo seguente:

aspetto
macroscopico

Aspetto di una reazione Aspetto di una reazione


B o PA T

Liquido limpido Liquido torbido

Grossi fiocchi marrone Piccoli fiocchi marrone-


verdognoli

Rapida sedimentazione Lenta sedimentazione


dopo agitazione dopo agitazione

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Nessuno scoloramento Scoloramento


del liquido verdognolo del liquido

Aspetto
microscopico

Grossi bioni blu per lo Bioni pallidi e solo in


più contenuti in grossi parte di essi sono
fiocchi. contenuti nei piccoli
fiocchi.

Il liquido è limpido Il liquido contiene


piccoli bioni e T

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Cambiamento
dopo il riposo di
parecchie
settimane

La degenerazione La degenerazione
procede lentamente procede in modo
rapido.

Le osservazioni che abbiamo fatto sulle proprietà


coesive del sangue possono essere applicate a
tutti gli altri tessuti fino all’intero organismo.

Ciò può essere mostrato anche con il seguente


esperimento:

- Bollire tessuto canceroso e notare come


esso produca quasi esclusivamente in
bacilli T.
- Le cellule cancerose sono sistemi viventi
molto deboli e vengono distrutte molto
facilmente.
- Ora mettiamo a bollire tessuto sano e
paragoniamo i due campioni.

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101

- Solo nel campione sano si formano grossi


e vigorosi bioni blu.

L’energia orgonica assicura la forza che tiene


insieme cellule e tessuti determinando la loro
stabilità e coesione.

Ma in quale misura il test dell’autoclave è


diagnostico per il cancro?

E’ ovvio che anche in questo test non avremo


mai campioni tutti completamente carichi e
limpidi o tutti completamente scarichi e torbidi,
molto più realisticamente ci imbatteremo in tutti i
gradi di una scala infinita di possibilità.

Anche il quadro delle reazioni del sangue di uno


stesso individuo possono variare grandemente
entro intervalli di tempo.

Così un individuo in stato di depressione potrà


mostrare una leggera reazione T.

Ciò non implica che tale persona abbia un


cancro ma se quella persona ha forme T sui
globuli rossi, se il test dell’autoclave mostra un
liquido torbido e piccoli bioni, se il test della
coltura è positivo, allora può essere fatta una
diagnosi di cancro.
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Una diagnosi di cancro comunque non è mai


fatta su un solo test positivo ma è stabilita da un
insieme di test positivi.

In altre parole è il quadro combinato e completo


che è importante e come al solito, solo tempo e
dedizione ci darà l’esperienza necessaria per
una buona valutazione.

Test della coltura di sangue

Il sangue per questo test di solito è prelevato


subito dopo quello dell’esame microscopico.

Il sangue per il test dell’autoclave è preso per


ultimo.

Una singola grossa goccia di sangue,


perfettamente sterile, viene prelevata con la
stessa tecnica del primo test.

In precedenza viene preparata una provetta


contenente 5–6 cc di brodo di infuso di cuore di
Difco, (25gr–1000cc di acqua distillata poi
autoclavato per la sterilizzazione).

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Lavorando in perfetta sterilità, la goccia di


sangue viene messa con attenzione nella
provetta contenente il terreno di coltura e poi
richiusa.

La coltura viene quindi incubata per uno o due


giorni a 37°C.

Quando il sangue è sano il liquido rimane chiaro.

Con sangue debilitato il campione diviene torbido


dopo 24–48 ore e dopo un periodo di tempo più
lungo sviluppa una colorazione verdognola ed un
caratteristico odore putrido.

I bacilli T, già presenti nel sangue, si sono


moltiplicati e ciò può essere confermato con un
esame microscopico di una goccia di liquido.

Usare un microscopio a campo scuro a 300x o


in campo chiaro con un ingrandimento da 2000x
a 3000x.

Se nell’osservazione microscopica c’è incertezza


circa la torbidità e la scolorazione verdognola, la
coltura può essere incubata per qualche girono
in più.

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104

La torbidità potrebbe dipendere dalla presenza di


altri batteri che possono essere stati già presenti
nel sangue (come nei casi avanzati di cancro) o
essere stati introdotti accidentalmente.

Essi flocculeranno in pochi giorni e il liquido sarà


pronto per essere riesaminato per la ricerca e
conferma microscopica dei bacilli T.

Si può usare anche una tecnica addizionale,


trasferendo dopo 48 ore una goccia di coltura
dalla provetta di incubazione ad una piastra di
agar (2% DIFCO’S BACTO-AGAR).

Dopo incubazione per 24–48 ore la crescita su


piastra di agar viene esaminata al microscopio.
(ved. Paragrafo III sulla coltura dei bacilli T).

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105

Descrizione riassuntiva
del processo canceroso

Prima fase

1- Danneggiamento dei tessuti.


2- Produzione di bacilli T dai tessuti
energeticamente più deboli.
3- Decomposizione vescicolare (bionica) delle
cellule come reazione di difesa
dell’organismo contro la reazione T.
4- Formazione delle cellule cancerose dagli
ammassi bionici e loro proliferazione.
5- Formazione della massa tumorale

Seconda fase

6- Morte e decomposizione putrida delle


cellule cancerose che compongono la
massa tumorale.
7- Massiccia, progressiva ed accelerata
intossicazione del sangue da parte dei
bacilli T e batteri della putrefazione.
8- Cachessia e generalizzata putrefazione di
tutto l’organismo con conseguente morte.

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106

Valutazione macroscopica
del malato oncologico

Organismo in toto:

Reazione sana: Elasticamente eretto, tono


buono, assenza di spasmi e cloni. Sensazione di
vigore. Capacità di provare piacere.

Reazione malata: Contratto, flaccido o ipotonico.


Spasmi e cloni. Sensazione di debolezza.
Incapacità di provare piacere. Ansietà del
piacere.

Pelle:

Reazione sana: Calda e irrorata dal sangue.


Turgore buono, rosa o abbronzata, capace di
produrre sudore caldo.

Reazione malata: Fredda e viscida. Poco


irrorata. Turgore povero, pallida e livida. Sudore
freddo.

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Muscolatura:

Reazione sana: Rilassata, capace di alternare


tensione e rilassamento, forte. Nessun muscolo
corrazzato, vivace peristalsi, nessuna
costipazione o emorroidi.

Reazione malata: Tensione cronica o flaccida e


atrofica. Spesso grasso eccessivo. Corazzatura
muscolare generalizzata. Costipazione ed
emorroidi.

Espressione del volto:

Reazione sana: Vivacemente variabile.

Reazione malata: Rigida come una maschera,


espressione morente.

Sangue:

Reazione sana: Reazione B al test


dell’autoclave. Eritrociti tesi, pulsanti, che
mostrano un forte ed ampio margine energetico.
Bassa disintegrazione in fisiologica. Nessun
bacillo T in coltura.
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Reazione malata: Reazione T al test


dell’autoclave. Eritrociti contratti e piccoli, non
pulsanti, che mostrano corpuscoli T.
Energeticamente debole, rapida disintegrazione
in fisiologica. La coltura mostra streptococchi,
bacilli T o stafilococchi.

Sistema cardio-vascolare:

Reazione sana: Polso regolare, calmo e forte.


Pressione del sangue normale.

Reazione malata: Polso irregolare vivace o


debole. Pressione anormalmente alta o bassa.

Tessuti (cellule epiteliali, tessuti ottenuti da


biopsia):

Reazione sana: Turgore vigoroso. Nessuna


formazione di vescicole (bioni) in soluzione KCl.

Reazione malata: Turgore debole, contratto.


Strutture bioniche o rapida disintegrazione
vescicolare (bionica) in KCl.

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109

Occhi:

Reazione sana: Splendenti, vivaci, reazione


pupillare vivace. Non sporgenti né incavati.

Reazione malata: Depressi, lontani. Reazione


pupillare lenta, spesso midriaca. Occhi sporgenti
o incavati.

Respirazione:

Reazione sana: Piena espirazione con una


pausa al termine di essa, libera pulsazione del
torace. Sensazione di piacere genitale dopo ogni
respirazione.

Reazione malata: Inibita ed incompleta


espirazione con una pausa dopo l’inspirazione.
Fissazione in una cronica attitudine di
inspirazione (ansietà). Nessuna sensazione di
piacere dopo l’espirazione.

Orgasmo:

Reazione sana: Si verifica regolarmente. Piena


convulsione del corpo. Nessuna stasi sessuale.

Reazione malata: Assente o disturbato. Cronica


stasi sessuale.

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110

Schema riassuntivo delle due fasi del


processo canceroso

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111

I Bacilli T

I bacilli T non sono “nuovi” germi.

Bacilli T è un nome generico dato da Reich.

La ricerca oncologica li ha più volte notati ma li


ha sempre considerati come un’infezione
conseguente al cancro, non ha compreso il loro
significato e soprattutto non si è accorta della
loro caratteristica biologica più importante:
stimolare e innescare la reazione vescicolare
delle cellule sane.

Per osservare i bacilli T è sufficiente qualsiasi


cellula, fluido o tessuto tumorale prelevabile da
un organismo e osservabile al microscopio.

Il materiale fresco per la colorazione può


facilmente essere aspirato dal centro di una
massa tumorale dove il tessuto è più putrefatto.

Esso contiene una grande quantità di bacilli T.

Campioni di tessuto tumorale molto avanzato,


fissato, colorato con ematossilina ed eosina ed
osservato al microscopio, mostrano ampie aree
al centro del tumore, ripiene di piccoli puntini
rossi.
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I bacilli T hanno una grandezza di 0.2 – 0.3 µ


sono Gram negativi (si colorano di rosso) al
contrario delle vescicole (bioni) che si colorano di
blu e sono Gram positive.

Nei malati terminali o in coltura, i bacilli T


colpiscono l’olfatto con la puzza caratteristica di
un corpo in putrefazione.

In campo scuro appaiono come piccolissimi


puntini di luce e quando sono vivi ed attivi si
muovono vivacemente a zig-zag.

Circolano liberamente con il flusso sanguigno ed


in tal modo sono capaci di raggiungere e
“colpire” qualsiasi cellula in qualsiasi parte del
corpo.

Non si ottengono bacilli T direttamente dall’aria.

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Foto in alto: Nuvola di Bacilli T piccolissimi al


centro della foto (400x microscopio a campo scuro).
Foto in basso: Particolare ingrandito

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114

Il cancro facile, facile


La lettura di questo testo richiede una minima ma
necessaria elasticità mentale

Paragoniamo la cellula sana ad una grande


azienda.

Se questa grande azienda ha delle difficoltà


economico-finanziarie uno dei primi
provvedimenti che un’azienda in difficoltà attua è
il licenziamento di tutto o buona parte del suo
personale.

Se io e i lettori che in questo momento mi


leggono, ci immaginassimo tra gli operai
licenziati, da questo momento in poi dovremmo
pensare a come riorganizzare la nostra vita
futura.

Una buona idea potrebbe essere quella di


metterci insieme tra amici ed aprire tante nuove
piccole attività. (bar, pizzerie, pub, piccole attività
artigianali, piccole cooperative ecc …)

A questo punto poniamoci due domande:


1. Queste nuove attività procurano fastidio
alla comunità?

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115

2. Sono queste nuove attività che hanno fatto


chiudere l’azienda madre che ci ha
licenziato?

La risposta alla prima domanda è NO.

Potremmo al contrario essere molto accettati e


ricevere buoni apprezzamenti come per
esempio: “Hai visto quei bravi ragazzi come si
sono rimboccati le maniche …?”

La risposta alla seconda domanda è un altro NO.

Non siamo noi la causa delle difficoltà e della


chiusura della grande azienda, al contrario,
l’apertura delle nostre seconde attività sono la
conseguenza di quel licenziamento.

In sintesi:
NON SIAMO NOI LA CAUSA DEL PROBLEMA,
SE MAI SIAMO LA CONSEGUENZA.

Eppure potremmo diventare molto pericolosi per


la comunità.

Vediamo come.

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116

Se la nostra seconda attività non decollasse, se


la crisi fosse talmente forte da costringerci a
chiudere anche questa, le conseguenze
potrebbero essere gravissime.

Disperati e senza nessuna forma di sussistenza


molti di noi, per poter vivere, potrebbero
scivolare verso attività illegali e delinquenziali.

Qualcuno per esempio potrebbe cominciare a


rubare.

Se le nostre vittime fossero altre aziende, per


loro conto già sofferenti a causa della forte crisi
in atto, rubando in magazzino, rovinando gli uffici
o il campionario, ad alcune potremmo dare il
colpo di grazia costringendole al tracollo
definitivo ed alla chiusura.

Anche in questo caso gli operai cominceranno ad


essere licenziati e come noi sopra, una volta
disoccupati, cercheranno di aprire una seconda
attività per poter sopravvivere.

Potremmo aspettarci che a causa della forte crisi


persistente non decolli nemmeno il loro tentativo
e da lì a poco tempo ce li ritroveremo a svolgere
attività poco lecite ed ingrossare il numero dei
delinquenti già presenti.
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117

In un periodo di grossa crisi è intuitivo il giro


vizioso che si crea.

Più delinquenti in giro, più aziende aggredite e


derubate.

Più aziende colpite, più fallimenti, più


licenziamenti, più tentativi di riorganizzarsi in
nuove piccole attività che non decolleranno e
come ultimo risultato ancor più potenziali
delinquenti in giro.

Spostiamo tutto il ragionamento in campo


biologico.

La cellula che soffre (azienda in fallimento)


produce delle piccole vescicole. (operai
licenziati).

Queste vescicole si riorganizzano e producono la


cellula cancerosa. (operai che si riorganizzano in
una seconda attività).

La cellula cancerosa NON è quindi la causa del


cancro ma la conseguenza.

L’apertura della seconda attività da parte degli


operai licenziati e disoccupati NON è la causa
che ha fatto chiudere la grande azienda.
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118

La riorganizzazione degli operai licenziati in


attività secondarie è piuttosto la conseguenza del
loro licenziamento.

Immaginate un gruppo di disoccupati che dopo


aver aperto una seconda attività, si vedono
suonare alla porta le autorità con l’accusa di
essere loro, con la nuova attività, la causa del
fallimento dell’azienda madre da cui sono stati
licenziati.

Diremmo che le autorità sono impazzite.

Il pensiero va immediatamente a tutte le terapie


che uccidono la cellula cancerosa considerata
come causa del cancro e unico bersaglio da
colpire.

Ma il problema cancro non risiede nella cellula


cancerosa in se stessa.

La cellula cancerosa è ben tollerata


dall’organismo, è risaputo infatti che moltissimi
malati convivono per anni con essa senza
sapere di essere malati.

Eppure le cellule cancerose sono presenti, a


volte c’è già anche la massa tumorale.

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119

Cosa fa allora la differenza tra l’apparente salute


ed avere invece una malattia terribile.

Ad un certo punto, alla fine del loro ciclo vitale, le


cellule cancerose muoiono (es: necrosi all’interno
della massa tumorale), ovvero la nostra seconda
attività magari a causa della crisi economica non
decolla e chiude. (disperazione totale e per poter
campare, propensione a comportamenti
delinquenziali)

Le cellule cancerose morte e in putrefazione


all’interno dell’organismo producono i bacilli T (i
nostri delinquenti).

Essi attaccano le cellule “sane” innescando la


reazione vescicolare. (i delinquenti attaccano le
aziende ancora sane ma sofferenti
costringendole alla chiusura e ai licenziamenti).

Si chiude il cerchio.

Dalla nuova reazione vescicolare (licenziamenti)


si riorganizzano altre cellule cancerose (nuove
attività) che alla loro morte e necrosi (chiusura
anche della seconda attività) formano altri bacilli
T (altri delinquenti e disperati).

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120

I bacilli T prodotti si sommano a quelli già


esistenti e in massa aggrediscono altre cellule
sane costringendole ad una nuova produzione di
vescicole.

Le vescicole producono altre cellule cancerose e


così via fino alla morte del paziente in un
crescendo di putrefazione totale dei tessuti e
conseguente morte.

Quale potrebbe essere la soluzione?

Se in un periodo di forte crisi, le banche


potessero dare finanziamenti facili e senza oneri
alle aziende in difficoltà, tutto questo non
accadrebbe.

Un’azienda in difficoltà potrebbe ricevere i


finanziamenti necessari, in tal modo potrebbe
superare i propri problemi e quindi per esempio,
NON licenziare.

Ci sarebbero meno disoccupati e meno


potenziali aperture di nuove piccole attività
destinate al fallimento o addirittura un forte
riassorbimento di costoro.

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121

Un’azienda in ripresa, potrebbe “ripulire” la


comunità dai disoccupati-delinquenti offrendo
loro un normale ed onesto lavoro.

In campo biologico la “ricarica” dell’organismo


riattiva tutti i processi vitali con il conseguente
riassorbimento graduale della malattia.

Secondo Reich ciò è possibile con un uso attento


e consapevole dell’accumulatore orgonico per il
quale auspichiamo un interessamento positivo
delle istituzioni.

Per maggiori informazioni:


www.cellulacancerosa.it

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122

L’angiogenesi tumorale dal punto di vista


orgonomico

Per angiogenesi si intende la formazione di nuovi


vasi sanguigni da altri vasi preesistenti.

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123

Questo fenomeno merita una particolare


spiegazione quando si parla di cancro.

Nel 1971 il Dr. Judah Folkman ipotizzò che


prevenire o interrompere la formazione di vasi
sanguigni all’interno della massa tumorale
(angiogenesi tumorale) avrebbe privato dei
nutrimenti vitali le cellule cancerose che formano
la massa tumorale e quindi si sarebbe potuto
sconfiggere il cancro.

Tutta l’oncologia ritiene infatti che l’angiogenesi


sia stimolata dalla massa tumorale per garantirsi
nutrimento e crescita.

Per questo motivo con lo slogan “affamiamo il


tumore” sono state stanziate imponenti risorse
finanziarie per trovare farmaci in grado di inibire
questo processo.

L’intuizione non ha però portato i risultati attesi.

In realtà secondo Reich, l’angiogenesi che si


verifica nella massa tumorale ha un funzione
completamente diversa da quella ipotizzata
dall’oncologia classica.

Dal punto di vista orgonomico l’angiogenesi


tumorale è una forte risposta dell’organismo
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contro il tumore e per il motivo che vedremo,


essa può portare imponenti miglioramenti o
diventare un fatale autogol.

Procediamo per gradi e vediamo perché.

La spiegazione parte da lontano e per capire


l’angiogenesi che si produce nella massa
tumorale bisogna chiamare in causa
un’insospettabile cellula del sangue: il globulo
rosso.

E’ vero e risaputo quasi da tutti che il globulo


rosso è strettamente legato alla respirazione.

Il suo lavoro è trasportare ossigeno dai polmoni


ai tessuti e l’anidride carbonica dai tessuti ai
polmoni.

In realtà esso ha anche un’altra funzione di


natura specificatamente energetica.

Secondo Reich, l’atomo di ferro presente


nell’emoglobina che si trova all’interno del
globulo rosso, lo rende a tutti gli effetti un
efficientissimo, piccolo accumulatore di energia
orgonica.

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Questo è facilmente osservabile con i test Reich


del sangue dopo un prolungato uso delle
tecniche di ricarica orgonomica.

Per il cancro in particolare, secondo Reich, il


processo di recupero o il tracollo completo
dipende dunque dalla carica energetica che
hanno i globuli rossi.

Vediamo come le due cose possono accadere:

Tramite la formazione di nuovi vasi sanguigni


(angiogenesi), l’organismo non fa altro che
spingere i globuli rossi all’interno della massa
tumorale per avvicinarli il più vicino possibile alle
cellule cancerose e ai bacilli T.

Questo succede perché i globuli rossi sani e


fortemente caricati appena si trovano nelle
vicinanze di una cellula cancerosa o di un bacillo
T, per effetto della legge orgonomica per la quale
il sistema energetico più forte attira quello più
debole, attirano e “spolpano” energeticamente i
molto più deboli bacilli T o cellule cancerose.

Quando per esempio un bacillo T entra nel


raggio d’azione di un globulo rosso carico, si può
notare al microscopio, la formazione di un ponte
energetico luminoso dal globulo rosso verso il
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bacillo T , una specie di numero “otto” la cui


forma ricorda il contatto di due gocce d’acqua
senza la fusione completa in un’unica goccia.

Se il globulo rosso è sufficientemente forte e


carico, poco dopo il bacillo T, tradizionalmente
molto mobile, si immobilizza e in un certo senso
“muore”. (ciò che succede veramente e quali
sono le altre conseguenze sarà spiegato in
un’altra occasione)

Per le cellule cancerose, che sono molto più


grandi di un bacillo T, a volte servono più globuli
rossi molto carichi per circondarla e “ucciderla”.
(anche in questo caso ciò che succede
veramente sarà spiegato in un’altra occasione)

Quando al contrario i globuli rossi sono


energeticamente scarichi la storia è molto
diversa ed è in questa condizione che
l’organismo costruisce il suo autogol.

Con il fenomeno dell’angiogenesi, anche i globuli


rossi scarichi sono ugualmente spinti molto
profondamente all’interno della massa tumorale
sempre con l’intenzione di metterli il più a
contatto possibile con le cellule cancerose e i
bacilli T che dovrebbero combattere e
distruggere.
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I globuli rossi energeticamente scarichi non


riescono però ad avere la meglio sul tumore anzi
se la carica energetica delle cellule cancerose e
dei bacilli T supera la scarsa carica del globulo
rosso (ricordandoci la regola che il sistema più
forte attira quello più debole), sarà il tumore con
le sue cellule cancerose e i suoi bacilli T a
“spolpare” energeticamente ogni globulo rosso.

Esso viene energeticamente scaricato e


fisicamente distrutto, disgregato vescicolarmente
con possibile formazione di ulteriori bacilli T.

In altre parole, l’invio e l’utilizzo di globuli rossi


energeticamente scarichi nella massa tumorale,
ha lo stesso effetto che si ottiene mandando in
prima linea soldati senza munizioni.

Invece di difenderci, diventano preda.

Da qui anche la spiegazione della forte anemia,


spossatezza, la fatigue caratteristica che
colpisce i malati avanzati e terminali.

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Introduzione alla Biopatia del cancro

Il fine ultimo di un intervento orgonomico su di un


organismo è quello di ridurre la contrazione
dell’apparato vitale cercando di generare
l’espansione.

Se l’intero sistema vitale autonomo torna ad


espandersi, la pulsazione avviene da sola
ripristinando la condizione base del
funzionamento vitale.

Poiché la reazione T (putrefattiva) si sviluppa


dalla contrazione cronica dell’organismo, diventa
chiaro che la piena e naturale pulsazione
dell’organismo diventa anche il fondamento per
una buona cancero-profilassi.

Da questa brevissima premessa si intuisce bene


che il cancro non è una malattia locale, non può
essere limitato ad un organo o ad una cellula ma
riguarda il funzionamento globale dell’organismo.

Per lo stesso motivo, il cancro non sarà mai vinto


con l’utilizzo di farmaci, sostanze chimiche,
ormoni, enzimi, pozioni, radiazioni locali di
qualsiasi tipo o interventi chirurgici.

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Nessuna di queste soluzioni infatti, permette


l’espansione dell’organismo e la sua pulsazione.

Ciò avviene invece con la sua specifica energia


biologica individuata da Reich e chiamata
Energia Orgonica.

Il primo accumulatore usato sulle persone fu


costruito solo nel 1940 ma esperimenti svolti
precedentemente su infusi di erba rivelarono un
fatto notevole del funzionamento dell’orgone.

Normalmente in un infuso d’erba si sviluppano


protozoi in circa 5 giorni, mettendo questi infusi
appena preparati in un piccolo accumulatore
orgonico si vide che di protozoi se ne sviluppano
pochissimi o non se ne sviluppano affatto.

Se però la struttura dell’erba che componeva


l’infuso era in gran parte distrutta e i protozoi si
erano già sviluppati, l’accumulatore non uccideva
i protozoi già presenti nell’infuso.

La stessa cosa succedeva con il sangue.

I topi cancerosi trattati con l’accumulatore si


caricavano e il sangue veniva liberato dai bacilli
T.

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Se le colture di bacilli T venivano invece messe


in un accumulatore orgonico, ogni effetto mortale
su di essi cessava.

Da questo comportamento si può dedurre che se


l’accumulatore carica tessuto ancora abbastanza
sano e carico, riesce ad impedire o a rallentare la
sua eventuale decomposizione e quindi le cellule
cancerose non compaiono affatto o rallentano la
loro formazione.

Se invece non c’è nessun tessuto sano da


caricare, l’accumulatore carica biologicamente
solo le cellule cancerose.

Abbiamo imparato quindi che c’è un punto di non


ritorno: per riuscire ad eliminare organismi
estranei o per impedirne lo sviluppo, occorrono
orgono-sistemi ancora abbastanza integri e sani
che possono essere caricati orgonicamente.

Il rapporto organismo-accumulatore orgonico


obbedisce ad una legge orgonomica
fondamentale: il sistema orgonico più forte attira
o assorbe quello più debole togliendogli la carica.

Orgonomicamente si sa che i tessuti sani o il


sangue carico di un organismo sono
energeticamente di gran lunga più forti delle
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cellule cancerose quindi le aggrediscono e le


“spolpano” energeticamente.

Per lo stesso motivo all’inverso, organismi,


tessuti e sangue molto poveri energeticamente,
nella loro lotta contro le cellule cancerose
diventano loro stessi preda e vengono
ulteriormente “spolpati” orgonicamente di
energia.

Da qui la perdita di peso, la spossatezza tipica


del malato terminale e l’anemia che si produce.

In questa condizione estrema l’accumulatore non


produce facilmente gli effetti sperati e va usato
con molta attenzione cercando di evitare
assolutamente l’uso di accumulatori molto potenti
in modo da evitare che l’organismo perda anche
la poca energia rimasta.

Per il lettore che non abbia familiarità con


l’orgone e con l’accumulatore orgonico sembra
impossibile che si possa trarre un qualsiasi
beneficio dallo star seduti in uno scatolone
costruito da strati di metallo e materiale organico.

In realtà è così e come abbiamo accennato


sopra, chi usa un accumulatore non assorbe
passivamente l’energia in esso accumulata ma la
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direzione di accumulo dipende da quale parte si


trova il sistema più forte.

Alcuni organismi reagiscono immediatamente


all’esposizione, per altri occorrono diverse
settimane prima che i primi effetti si facciano
sentire.

Se l’assorbimento di energia fosse “meccanico”


ogni organismo reagirebbe allo stesso modo.

Invece, quando un organismo entra in un


accumulatore in realtà si incontrano due sistemi
orgonotici funzionalmente collegati.

Quando due sistemi orgonotici, avvicinandosi,


giungono alla giusta distanza, i rispettivi campi
orgono-energetici stabiliscono un contatto
energetico, una fusione.

La conseguenza immediata è l’eccitazione e


l’attrazione reciproca.

Tale ipotesi, già vista al microscopio con il


comportamento dei bioni, dei globuli rossi, dei
bacilli T e delle cellule cancerose è supportata
anche dal fatto che:

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1. Gli effetti dell’accumulatore orgonico sono


molto più deboli o mancano del tutto se le
pareti interne sono lontane più di 10-15 cm
dalla superficie dell’organismo.
2. Tra gli individui sottoposti all’accumulatore,
quelli orgono- vegetativamente più sensibili
avvertono gli effetti dell’accumulazione in
modo più rapido delle persone meno
sensibili.
3. Gli organismi meno sensibili avvertono gli
effetti solo dopo parecchie sedute.
4. Le pareti metalliche all’interno
dell’accumulatore sono fredde ma a circa 4
cm di distanza, un organismo carico a
sufficienza, percepisce un leggero prurito e
calore.

Più avanti parleremo dell’aumento della


temperatura del corpo che si verifica quando un
organismo entra in accumulatore e si carica.

In altre parole, un organismo sufficientemente


carico, all’interno di un accumulatore aumenta la
propria temperatura corporea procurandosi una
leggera “febbre”.

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Il contatto di due orgono-sistemi porta ad una


intensificazione nel ricambio orgono-energetico
nell’organismo, è a questo aumento del
metabolismo orgono-energetico che dobbiamo
attribuire l’azione vitalizzante dell’orgonoterapia.

L’orgone è una energia vitale prettamente


biologica, non estranea al soma e attraverso il
sangue arriva in ogni parte dell’organismo.

L’organismo “sotto carica” non reagisce subito


all’azione rivitalizzante ma soltanto dopo aver
raggiunto un certo grado di ricarica.

Solo a quel punto le masse tumorali cominciano


a mollificarsi, al loro interno si formano grosse
caverne ricche di sangue che a volte possono far
aumentare le dimensioni del tumore.

In tali caverne si raccoglie un liquido bruno non


putrido, composto da una quantità enorme di
bacilli T inattivi o morti.

A volte può anche accadere che l’uso


dell’accumulatore distrugga troppo velocemente
la massa tumorale, in questo caso si possono
creare delle pericolose conseguenze a causa dei
detriti.

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La quantità di cellule cancerose morte, di bacilli T


uccisi ed espulsi a volte supera la possibilità auto
pulente dell’organismo e i troppi detriti che si
producono possono intasare gli organi preposti
alla filtrazione un pò come succede quando si
intasa il filtro della lavatrice.

L’ingrossamento del fegato, la degenerazione


delle cellule epatiche e l’occlusione dei canaletti
renali sono tra le conseguenze più pericolose,
tipiche di quando si attua una veloce distruzione
della massa tumorale se non si rispetta la
capacità auto pulente dell’organismo o non si
trovi una facile e rapida via per ripulirlo.

In un accumulatore, normalmente ci si entra una


o due volte al giorno e a seconda della propria
carica energetica, l’esposizione può durare da 15
a 45 minuti per volta, a volte anche per 1 ora.

Le reazione dell’organismo all’accumulatore


possono essere varie, le più comuni sono:

1. Sensazioni soggettive di calore fino ad


avvertire delle vampate, sudore,
arrossamento della pelle, del viso e della
cervice ma anche in altre parti del corpo.

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2. Aumento oggettivo della temperatura del


corpo (uso del termometro manuale)
3. Scomparsa o attenuazione delle tensioni e
dei dolori.

Dopo diversi mesi di regolare e continuata


radiazione si possono notare:

1. Scomparsa di ogni traccia di anemia. La


pelle più irrorata, si abbronza e si
ammorbidisce.
2. Diminuisce la tendenza al raffreddore o se
ne ridimensiona la durata e l’intensità.
3. Uno degli effetti migliori è l’abbassamento
della pressione sanguigna in presenza di
una ipertensione vascolare. Ciò è dovuto
alla capacità vagotonica dell’orgone.

I bambini in tenera età possono utilizzare


l’accumulatore così come le donne incinte.

L’accumulatore può essere adoperato anche a


livello locale su ferite o scottature.

Le modifiche sono semplici.

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Si può costruire un accumulatore di 50x50x50 e


su una parete, dopo aver fatto un foro, inserire
per alcuni cm un tubo metallico flessibile del tipo
di quelli che avvolgono e proteggono i cavi
elettrici.

Anche’esso dovrebbe essere avvolto da


materiale organico come lana o nastro isolante.

All’altra estremità del tubo va inserito un imbuto


metallico che serve ad irradiare la porzione di
tessuto che a seconda della carica originale della
persona, procurerà sensazioni di calore o prurito.

L’orgone applicato localmente accelera la


guarigione di ferite ed ustioni, ulcere varicose,
buoni risultati sono stati ottenuti sulle piaghe da
decubito.

Va detto che, nella mia esperienza, sono venuto


a conoscenza di ottimi risultati ottenuti
autonomamente da volontari, anche con altri
dispositivi orgonomici più semplici, più pratici e
meno ingombranti come i guantoni orgonomici,
gambali, manicotti, coperte ecc…

Va ricordato che ogni persona ed ogni problema


da risolvere ha i suoi tempi di reazione.

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A volte per le ferite da taglio il dolore può anche


aumentare durante l’applicazione ma in genere
scompare totalmente nelle successive
applicazioni.

Nelle prossime pagine darò un accenno al


concetto di Anorgonia.

Non sono preparato sul questo argomento quindi


mi limiterò a riportare e riassumere quello che
Reich ha detto.

Il concetto di anorgonia può essere ricondotto ad


un “blocco della motilità plasmatica”.

Questa turba del funzionamento plasmatico è


ignota alla patologia classica ma conosciutissima
al terapeuta orgonomico.

La patologia meccanicistica non capisce questo


disturbo perché non si manifesta con mutamenti
strutturali diretti dei tessuti e dei nervi ma
colpisce e abbassa la funzione energetica totale
dell’organismo.

La gente comune descrive l’anorgonia con


definizioni che si riferiscono all’espressione
emozionale di un organismo.

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Espressioni come “inanimato, morto, rigido,


senza contatto, sgraziato ecc…” che sono il
contrario di “sfavillante, contatto diretto ecc…”
servono egregiamente a rendere l’impressione
immediata di ciò che riceviamo dal prossimo.

In verità il concetto di anorgonia va oltre la


semplice “mancanza di contatto o stato
inanimato”, esso riguarda una condizione
patologica fin qui sconosciuta ed ancora da
definire bene.

Reich si riferisce alla “Paura di cadere”.

La paura di cadere in genere si manifesta


quando il corazzamento viene sciolto e le
sensazioni orgastiche irrompono.

La “sensazione orgastica” è la percezione


soggettiva “dell’eccitazione plasmatica” definita
meccanicisticamente “corrente vegetativa”.

Se si sciolgono i corazzamenti in modo corretto,


lentamente, le sensazioni organismiche
spiacevoli cedono il posto a quelle corporee
piacevoli.

Se non si procede in modo corretto e le emozioni


si fanno erompere troppo rapidamente sui
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corazzamenti stratificati irrisolti, per reazione


l’ammalato si ritira, rafforza la propria rigidità
biopatica e la sua paura verso le eccitazioni
plasmatiche (angoscia di piacere).

Psicologicamente la paura di cadere ha il


significato di una crisi biopsichica ovvero il primo
passo verso la potenza organistica e quindi la
guarigione.

Nei pazienti cancerosi la paura di cadere può


invece comparire come sintomo di un processo
mortale.

La biopatia atrofico-cancerosa è soltanto una


forma particolarmente grave della nevrosi
caratteriale.

La rassegnazione riesce ad estendersi dagli


strati superficiali a quelli profondi del biosistema
coinvolgendo così la funzione del plasma
cellulare.

Vediamo alcuni fatti che ci fanno capire la paura


biopatica di cadere come manifestazione di
immobilità plasmatica.

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1. Debolezza somatica generale. Avversione


al moto e lentezza nei movimenti. (molti
fatti risalgono agli anni della fanciullezza)
2. La paura di cadere è accompagnata in tutti
i casi dalla sensazione che l’equilibrio sia
precario.
3. In un particolare caso nonostante il forte
miglioramento di un cancro alla prostata,
Reich raccontò di un paziente che soffrì di
un’atrofia muscolare agli arti inferiori e di
incapacità funzionale di camminare anche
se i riflessi motori erano perfetti.

Come interpretare l’anorgonia? Consiste in una


perdita in quantità di orgone dei tessuti oppure in
una immobilità di quello già presente?

Tutti gli organi, i nervi, i vasi, i movimenti linfatici


e le cellule dei tessuti sono contrattili, pulsano sia
pure a ritmi diversi.

Alla loro pulsazione sono legate le loro funzioni


vitali.

Di conseguenza ciascun organo, anche da solo,


costituisce un’unità vivente sensibile e capace di

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reagire agli stimoli (ciò è possibile notarlo sugli


organi espiantati).

Possiamo quindi supporre che ogni organo


reagisce alle turbe funzionali come l’intero
organismo.

La reazione vitale alle turbe funzionali consiste in


due comportamenti differenti:

1. una intensificazione della propria funzione


specifica per poter annientare la fonte dello
stimolo perturbante.
2. un ripiegamento dell’organo ammalato.

I processi di rigenerazione, quelli infiammatori,


l’aumento della temperatura fanno parte alla
prima reazione a cui si possono aggiungere la
formazione dei bioni PA e le cancero cellule.

L’anorgonia appartiene invece alla seconda


reazione.

Se il primo gruppo significa “lotta” contro il


deterioramento, il secondo è paragonabile ad un
“abbandono” o ad un “isolamento” del punto
colpito da parte di tutto il resto del corpo.

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Il denominatore comune dell’anorgonomia, in


termini biofisici, resta l’inibizione della funzione
espansiva.

L’anorgonia è anche caratterizzata da un


repentino venir meno della motilità come nella
paralisi da spavento che costituisce la forma di
anorgonia acuta per eccellenza.

Moltissimi casi di cancro hanno rivelato


l’anorgonia acuta accanto al lento processo di
atrofizzazione.

La paralisi da spavento e lo shock vegetativo ci


fanno presagire che si tratti di un subitaneo
arresto del funzionamento plasmatico
dell’organismo inteso globalmente.

Un accenno al danno arrecato al neonato nelle


prime settimane di vita ovvero la mancanza di
contatto orgonico tra chi ha cura del piccolo e il
piccolo medesimo.

I punti di contatto più importanti del lattante sono


la bocca e l’esofago che sono ad alta carica
bioenergetica.

Essi si protendono immediatamente verso il


soddisfacimento.
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Se il capezzolo materno reagisce in modo


biofisicamente corretto e prova piacere, esso si
erige e avviene l’incontro della sua eccitazione
orgonica con la bocca del bambino che succhia.

Un’ultima considerazione sta nel fatto che


quando l’orgonicità è elevata ci si sente “leggeri
o sospesi”.

Nell’anorgonia l’energia biologica, libera ed


attiva, è minore.

La massa inerte dell’organismo diventa


sproporzionata all’energia attiva che deve
muovere il corpo.

Se l’orgonicità è elevata, la bioenergia libera ed


attiva è maggiore, la massa dell’organismo
diventa meno preponderante.

LA CANCERO BIOPATIA COME PROBLEMA


SESSUOLOGICO

Tagliati fuori dalla sessuo-funzione naturale, i


futuri malati oncologici sviluppano una
rassegnazione caratteriale diffusa.

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1. Dapprima compaiono “innocui” disturbi


locali come un’ulcera gastrica,
un’iperacidità di stomaco, emorroidi, uno
spasmo al collo, sordità genitale, turbe
mestruali, rigidità della muscolatura
pettorale ecc..
2. Il disturbo funzionale biologico cronico
mina sempre più la respirazione e la
pulsazione dei tessuti.
3. Essi cominciano lentamente a decomporsi
ed imboccano la strada della putrefazione.
4. Compaiono i primo bacilli T che accelerano
il processo al quale occorre ancora diversi
anni prima di rendersi evidente.
5. Cominciano a svilupparsi i primi protozoi
fino alla formazione della massa tumorale.

E’ chiaro che con queste premesse anche la più


precoce delle tradizionali diagnosi arrivi sempre
troppo tardi mentre nel frattempo la biopatia ha
portato a termine la propria opera di distruzione.

L’obiettivo immediato dovrebbe quindi essere


quello di agire sulla turba funzionale e generale
del biosistema, sul mantenimento della
condizione B ovvero della condizione sana e
carica dell’organismo.
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Fino a quando l’educazione produrrà


rassegnazione caratteriale e corazzamento
muscolare in gran numero, non si potrà parlare di
radicale neutralizzazione della
“canceroepidemia”.

L’orgone soltanto non risolverà mai il problema.

La prevenzione al cancro dipende anche dalla


nostra capacità di aumentare la potenza e la
carica orgonica molto prima che i bacilli T o
anche le cellule cancerose si sviluppino.

E’ importantissimo impedire l’atrofia dell’apparato


vitale e la conseguente putrefazione.

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Conclusioni

1. La cellula cancerosa non è la causa del


cancro.
2. Essa è la conseguenza.
3. La cellula cancerosa non si forma come
portatrice di malattia ma come prodotto
secondario di una reazione di difesa
dell’organismo.
4. Le terapie che attaccano la cellula
cancerosa, colpiscono la conseguenza non
la causa del cancro.
5. La cellula cancerosa si forma con un
processo unico e uguale per tutti i tipi di
tumore solido.
6. Il vero problema per il paziente canceroso
non risiede nella cellula cancerosa viva ma
nella putrefazione di quella morta.
7. La tendenza al cancro è un fatto
universale, non esiste un vero e proprio
elemento cancerogeno. (Formandosi come
prodotto secondario, la nascita della
cancerocellula dipende solo dalla qualità e
dalla quantità della reazione vescicolare di
difesa delle cellule ai vari stimoli
“cancerogeni”).
8. Intercettare le varie reazioni vescicolari
delle cellule ed i vari “stadi di
avanzamento” significa avere a
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disposizione un potentissimo test per la


diagnosi precoce di cancro con anni di
anticipo sulla formazione della prima
massa tumorale vera e propria e sui
normali test oggi in uso.
9. L’angiogenesi non serve per “nutrire” il
tumore ma è piuttosto una forte risposta
dell’organismo che nel cancro, si trasforma
in un autogol.

E’ opportuno sottolineare che l’orgonomia non è


molto interessata al cancro in se stesso ma
piuttosto alle funzioni che lo generano e alla
relativa biopatia.
Da questo fondamentale punto di vista
l’orgonomia può tranquillamente affermare che
non c’è reale cura per il cancro, c’è solo
prevenzione e questo risulta tanto più evidente
quanto più si studia il processo biopatico.
La prevenzione del cancro è principalmente un
problema di prevenzione del corazzamento
dell’uomo dunque è un problema sociale.

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Attenzione

Le opinioni espresse in questo testo potrebbero non


coincidere con le vedute della medicina ufficiale.

Esse non sostituiscono in nessun modo il parere del medico


curante.

L'autore non si assume nessuna responsabilità di un uso


improprio delle informazioni contenute nel testo.

www.cellulacancerosa.it

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Allegato 1

Cellule Ca3

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