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Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021

Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1


Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
INTRODUZIONE AL CORSO
LIBRI DI TESTO CONSIGLIATI
I libri di testo consigliati sono circa equivalenti e tutti dei buoni testi, non c’è un suggerimento preciso su
quale prendere. (il professore specifica anche che se c’è qualche versione di qualche anno fa non è un
problema)
Le alternative sono:

- Abbas – Immunologia cellulare e molecolare (nona edizione, la decima è uscita ma si trova solo in
inglese)

- Immunobiologia di Janeway

Un’altra cosa se qualcuno fosse interessato e volesse approfondire è un piccolo compendio di casi clinici di
immunologia: qui viene presentato un argomento con una breve scheda introduttiva, poi trovate una
descrizione di un caso clinico e quindi che cosa bisogna fare e capire in quel caso.
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Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli

INFORMAZIONI SUL CORSO E PROGRAMMA


Il corso è diviso in due parti, la prima quella curata dal prof. Salvioli e la seconda dalla professoressa Capri.
Salvioli tratterà una parte introduttiva sul sistema immunitario che comprenderà le prime dieci lezioni,
durante questa parte del corso verranno trattati i tipi di cellule che lo compongono e caratterizzano, il
funzionamento del sistema e le sue funzioni; poi più nel dettaglio vedremo come si sviluppano le cellule e le
molecole che lo caratterizzano.
La professoressa Capri invece farà la seconda parte del corso durante la quale si vedrà più nel dettaglio, più
in “ambito medico”, come agisce il sistema immunitario contro i patogeni ma anche cosa succede quando il
sistema immunitario funziona male, quindi le immunopatologie, che accadono o quando funziona troppo e
quindi in maniera inadeguata, oppure al contrario quando seleziona troppo poco e abbiamo delle
immunodeficienze.
In ultimo se rimane tempo avremo delle lezioni anche sulla immunologia del cancro e immunoterapia, che
stanno diventando sempre più importanti come ulteriore arma a disposizione degli oncologi per poter
affrontare in modo migliore alcuni tipi di tumore.
Infine si vedrà come il sistema immunitario invecchia: come tutto il resto del corpo anche il sistema
immunitario subisce dei fenomeni di invecchiamento e quindi funziona nell’anziano in maniera diversa: non
solo perché la risposta immunitaria non è più efficace nell’anziano così come lo era nel giovane, ma il
sistema immunitario stesso può essere la causa di una serie di patologie che sono molto comuni (le patologie
non trasmissibili dell’anziano: molti tipi di tumori, degenerazioni, malattie cardiovascolari ecc).

ESAME
Esame scritto, salvo nuovo lockdown in presenza.
- Prima parte a quiz con gli argomenti di tutto il corso, 21 argomenti e per ciascuno 5 domande a
risposta V/F.
Ogni risposta giusta 3/10 di punto, ogni risposta sbagliata toglie 1/10. Lasciare la casella vuota vale
0 punti.
(il professore non è certo che il numero delle domande sia rimasto lo stesso)
- Seconda parte domanda a risposta aperta su temi di immunologia. In circa una mezza pagina occorre
descrivere sinteticamente l’argomento proposto.
Volendo questa seconda parte si può anche fare orale, e dà un punteggio dagli 0 ai 3 punti.

TRATTI GENERALI DELL’IMMUNOLOGIA E DELLA RISPOSTA IMMUNITARIA


Premessa del professore: “L’immunologia è una materia relativamente giovane e tutt’ora in via di sviluppo;
quello che diremo quindi durante le lezioni non è verità assoluta e conoscenza consolidata, molte cose sono
semplicemente quello che sappiamo oggi e potrebbero cambiare anche nell’immediato futuro grazie alle
continue nuove scoperte: il sistema immunitario è uno dei più complessi dell’organismo assieme al sistema
nervoso, non conosciamo bene ancora tante cose di cui abbiamo solo un’idea generale.
È quindi bene che voi impariate da questo corso le nozioni di base ma bisogna tenere presente che molte
cose potrebbero cambiare. Possiamo prendere ad esempio anche il passo avanti che è stato fatto con il
covid19, che però ci ha portato a sviluppare e mettere in commercio questi vaccini basati su molecole di
DNA ed RNA, tecnologia relativamente nuova e sviluppata sul campo. Quindi l’anno scorso o due anni fa vi
avrei fatto un discorso diverso su questo punto di vista.”

La parola “immunità” deriva dalla legge: significa proprio essere esenti da qualcosa, e si intendeva il diritto
dei senatori romani di avere l’immunità dalla possibilità di essere messo sotto processo (quella che è oggi
l’immunità parlamentare).
In ambito medico questa parola è stata presa per indicare la protezione contro malattie infettive.
Il complesso sistema di cellule e organi che è il sistema immunitario serve proprio a questo; le sue funzioni
sono però leggermente più varie:
- nel nostro organismo si è sviluppato in primis per tenere sotto controllo i microorganismi che
ospitiamo al nostro interno: come sapete noi siamo un “metaorganismo”, ovvero l’unione di tanti
organismi, numerosi almeno tanto quanto le nostre cellule se non di più. Gli organismi che vivono in
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simbiosi con il nostro organismo costituiscono il microbiota; il più consistente è il microbiota
intestinale ma da tenere in considerazione anche quello della pelle, dello stomaco…
per quanto la presenza
di tali microorganismi
sia perfettamente
fisiologica e favorevole
stiamo pur sempre
parlando di batteri, che
se lasciati proliferare in
maniera incontrollata
potrebbero anche
diventare pericolosi.
Vanno perciò tenuti
sotto controllo. Questa
è la prima funzione di
un sistema immunitario
ben funzionante, che
deve tollerare il
microbiota fino a
quando questo è
positivo, ma deve saper
attivare una risposta
adeguata se questo
“deraglia” e diventa
dannoso.

- la funzione più nota del sistema immunitario è tuttavia la protezione nei confronti dei patogeni
(batteri, virus…) che sono causa di malattia in quanto tali: possono produrre delle tossine a
funzione citotossica o citopatica e in qualche modo provocare malattie. Ovviamente in condizioni
fisiologiche questi non sono presenti all’interno dell’organismo, vengono acquisiti dall’ambiente
esterno o passati da un organismo all’altro.
Questi patogeni sono stati la maggior causa di morte nella storia dell’umanità; se oggi non lo sono
più è grazie al progresso che abbiamo fatto nella prevenzione e nel trattamento delle malattie legate
ad essi, ma progresso o non progresso se non ci fosse il sistema immunitario a proteggerci
andremmo incontro a queste patologie con una frequenza tale che finiremmo per soccombere: chi ci
salva non sono i farmaci ma il sistema immunitario, senza il quale non si può che andare incontro a
morte.
“Il sistema immunitario vince sempre tranne una volta, ma quella volta lì se non vince vuol dire che
non c’è una seconda volta perché l’organismo muore. L’infezione ha avuto il sopravvento.”
Quindi il sistema immunitario è indispensabile, ne sono dimostrazione anche le persone nate con
immunodeficienza grave, che a meno che non ricevano un sistema immunitario nuovo sono destinate
a morire in breve tempo.

- il nostro sistema immunitario è in grado di fare anche altre cose, come uccidere cellule proprie
dell’organismo, non esterne. Questa è una scoperta relativamente recente, e riguarda in particolare:
o cellule senescenti: questo termine non indica necessariamente una cellula vecchia, ma una
cellula che è entrata in uno stato differenziativo detto proprio senescenza, nel quale non può
più proliferare, ma inizia a produrre una serie di fattori pro-infiammatori allo scopo proprio
di attirare cellule del sistema immunitario e farsi uccidere.
Ma quand’è che la cellula diventa senescente e perché? La causa sono dei danni, che
possono o essere riparati, o portare all’apoptosi o appunto, come ultimo tentativo se gli altri
non riescono, la cellula si blocca e diventa senescente.
Ad esempio: viene fatto un danno al DNA che porterebbe alla formazione di una cellula
tumorale. Se la cellula riesce a smettere di proliferare ovviamente non diventerà tumorale.
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Deve a questo punto essere però eliminata, quindi cerca di attrarre verso di sé le cellule che
la uccideranno.
o cellule tumorali: anche cellule che sono riuscite a sfuggire a tutti i meccanismi di difesa
precedenti e sono diventate tumorali possono essere riconosciute e uccise in alcuni casi dal
sistema immunitario. Da qui l’immunosorveglianza, la possibilità che si sta sviluppando in
questi anni di indirizzare la risposta del sistema immunitario in maniera specifica contro le
cellule tumorali (utilizzo di una cosa nostra come arma contro i tumori).

- infine il sistema immunitario è importantissimo per l’impianto dell’embrione all’interno


dell’utero. Quindi è fondamentale alla fertilità e quindi alla sopravvivenza della specie.

UN PO’ DI STORIA
Il professore mostra la slide sulla sinistra,
spiegando che i tre leader mondiali nella foto
sono seduti perché F. D. Roosevelt era in
carrozzella, a causa di una forma di poliomielite
contratta a 39 anni (teoria contestata, propose
altre cause e niente di confermato poiché non è
stato possibile fare un’autopsia).

“fino a poco tempo fa anche l’uomo più potente


della terra poteva essere colpito e messo su una
carrozzella o addirittura su una bara da una
malattia infettiva, proprio quelle che il nostro
sistema immunitario va a combattere.”
(continua una digressione su come le malattie
infettive possano cambiare il corso della storia)

La seconda slide è un dipinto che raffigura Edward Jenner:


egli è considerato il padre della vaccinologia moderna, da lui comincia
la storia dell’immunologia moderna poiché fino ad allora era stata
solamente una branca empirica. Essa comprendeva delle pratiche come
ad esempio la variolazione: inoculazione volontaria su persone sane del
contenuto delle pustole di malati di vaiolo; era diventata una cosa
comune proprio dal momento che si era visto che, chi vi era sottoposto,
dopo essere guarito era protetto dal vaiolo. (la variolazione comportava
comunque un 15% di rischio di prendere il vaiolo completo)
Questo tipo di pratiche risale all’antichità, ma Jenner vi ha finalmente
applicato il metodo scientifico e ha fatto un esperimento, partendo
dall’osservazione che i lavoratori a contatto con le mucche
generalmente prendevano una forma di vaiolo che era il vaiolo vaccino
e non la forma umana, molto più grave e letale.
Quindi si chiese se non fosse meno rischioso inoculare il vaiolo vaccino rispetto a quello umano, e decise di
fare una prova prendendo un bambino di 8 anni (il figlio del suo giardiniere) e iniettargli il vaiolo vaccino.
Dopo qualche tempo gli dà il vaiolo umano facendogli la variolazione vera e propria (si poteva fare una cosa
dei genere ai tempi perché di base la variolazione era pratica comune). Il bambino non si ammalò.
NB: se Jenner non avesse avuto la fortuna di trovare un virus la cui forma animale dà protezione anche
contro la forma umana (“cross-protezione”), non sarebbe riuscito a trovare il vaccino.

Obbligo vaccinale
La variolazione era fatta inizialmente non tanto per salvare vite, ma per evitare
l’orrore provocato esteticamente dai sintomi del vaiolo (v. immagine a destra).
Si vide solo successivamente che questo diminuiva anche la mortalità e che
quindi chi si vaccinava era più in forze di chi non lo faceva. Per questo si iniziò a
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costituire degli obblighi vaccinali, innanzitutto per i militari, per rendere gli eserciti più forti. Gli Stati Uniti
durante la guerra di indipendenza non sono riusciti a contestare il Canada proprio perché l’esercito inglese
era vaccinato mentre quello americano no.
Cominciarono dunque le campagne per rendere obbligatori i vaccini anche per motivi economici: un
aumento della popolazione vaccinata e quindi sana costituisce un aumento della forza lavoro di un popolo.
Fin dall’inizio arrivano anche i movimenti contro i vaccini, i cosiddetti movimenti no-vax, che non sono
assolutamente una novità ma derivano dal momento dell’obbligatorietà.

Ad oggi, grazie alle campagne vaccinali a livello mondiale, il vaiolo umano è stato completamente eliminato
tanto da non esserci più il bisogno di vaccinare. La scomparsa è stata registrata nel 1979.
[nds: riporto una frase senza elaborarla perché non ho capito bene cosa vuole dire (minuto 34 circa
dell’audio)🡪 Esistono ancora dei virus simili, e vengono utilizzati in genere proprio come vettori per
veicolare altre informazioni su quel virus, ovviamente non patogeno, però si usano appunto per veicolare
altre informazioni che possono essere ---, addirittura dei vaccini]
Comunque è importante sottolineare di nuovo la grande conquista di come grazie ai vaccini sia stato
possibile eliminare una malattia che faceva milioni di morti.

PRINCIPIO ALLA BASE DEI VACCINI


Quando ci si vaccina non si fa altro che utilizzare le capacità del proprio sistema immunitario. Tra queste ce
n’è una particolarmente utile in questo contesto, ovvero la memoria: quando i linfociti incontrano un
patogeno, parte di essi avvia il differenziamento per diventare una cellula della memoria. Ad un secondo
incontro con lo stesso patogeno le cellule della memoria vengono attivate molto più rapidamente e
combattono l’infezione in modo molto più efficiente e mirato, al punto tale che di fatto non ci si ammala più:
si è diventati immuni.
Attenzione perché non è vero che non ci si infetta, ma si hanno delle difese talmente pronte ed efficaci che
l’infezione non prende piede e non dà sintomi clinici.
La memoria può anche svanire nel tempo a meno che non si continui a sollecitarla. Quindi è possibile
riammalarsi se, dopo una vaccinazione, casualmente non si ha più nessun incontro con il patogeno. La
memoria viene infatti sollecitata da incontri con il patogeno nel tempo.
La memoria relativa al covid19, la sua durata, non è ancora stata definita: questo perché per ora non abbiamo
ancora assistito alla sua fine, è passato troppo poco tempo.
Inoltre non è semplice definirla poiché la misurazione che si compie è quella degli anticorpi contro la
proteina spike, tuttavia anche quando gli anticorpi non sono più in circolo non è detta che le cellule della
memoria non siano ancora presenti. Quindi non avere più anticorpi o averne pochi non significa che la
memoria sia scomparsa.

Quindi di fatto quando ci si vaccina si espone volontariamente il sistema immunitario ad un patogeno, o


parte di esso; questo patogeno sarà privato della patogenicità, cioè è riconoscibile ma non può fare del male.
In questo modo si sveglia nel sistema immunitario questo sistema della memoria, e al secondo incontro con il
patogeno (quello vero) sono già presenti le difese immunitarie senza aver dovuto pagare il prezzo di avere la
malattia precedentemente.

CRITICHE CONTRO I VACCINI


Come abbiamo già detto i movimenti anti-vaccinali non sono nati oggi.

Ad esempio nel ’98 venne pubblicato da un gruppo inglese un articolo su The Lancet, il quale sosteneva che
ci fosse una correlazione tra vaccinazioni e comparsa di autismo nei bambini. Questo articolo, contenente
dati falsi, venne segnalato come falso e il medico che l’aveva pubblicato venne radiato dall’albo. La smentita
ufficiale arrivò nel 2010, con un articolo di ritrattazione pubblicato sempre su The Lancet. Tuttavia ancora
oggi ci sono persone che sostengono questa tesi e la utilizzano come motivazione del rifiuto per i vaccini,
dando per scontato che l’articolo del ’98 sia vero.
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Questo grafico mostra l’incidenza della vaccinazione trivalente in
Giappone. A seguito di queste notizie il tasso di vaccinazione è
diminuito progressivamente, ma è anche vero che
contemporaneamente l’autismo è aumentato. Questa è la dimostrazione
che le due cose non siano veramente correlate, anzi vedendo un grafico
del genere verrebbe da dire che non vaccinarsi espone a un rischio di
autismo più alto, ma naturalmente neanche questo è vero.

Insomma la correlazione è del tutto campata in aria, il dato era molto


discutibile e per altro non diceva che la correlazione esiste, diceva
“abbiamo visto dei bambini con dei problemi di tipo gastrointestinale e
che hanno avuto una regressione neuropsichiatrica. Non sappiamo cosa
sia. L’unica cosa che ci hanno detto i genitori è che questi bambini hanno avuto il morbillo o si sono
vaccinati per il morbillo.”
Notate anche che tutto questo studio è stato fatto su 12 casi.

Una seconda critica che viene fatta


è contro il “business dei vaccini”.
Naturalmente i vaccini sono un
business, poiché vengono di fatto
venduti dalle cause farmaceutiche,
ma non sono certo il vero business
che queste fanno: infatti i vaccini
sono farmaci che vengono presi
una volta, quindi sono prodotti e
venduti in molto meno dosi
rispetto a farmaci che un individuo
deve prendere per tutta la vita
(nota per esempio la spesa relativa
a farmaci immunomodulatori o
statine, e poi la spesa per tutti i
vaccini insieme).
Quindi il business dei vaccini esiste ma è indubbiamente inferiore a quello di tutti gli altri farmaci. Poi che
sia giusto o meno far pagare i farmaci o quanto farli pagare è un altro discorso.
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Il grafico mostra che, quando è iniziata la vaccinazione per la difterite, il tasso per mortalità stava già
diminuendo da solo, questo perché si riusciva a curare di più. Invece il tasso di incidenza non presentava lo
stesso andamento, cioè non stava diminuendo da solo prima della campagna di vaccinazione. Lo stesso
valeva per altre malattie infettive come la poliomielite e il morbillo, la linea gialla è l’encefalite post
morbillo. Queste malattie tutto sommato le abbiamo superate, non ci sono più, però ad esempio c’è stato un
caso di tetano qualche anno fa in Sardegna e hanno dovuto chiamare in Africa per sapere che farmaci dare
perché casi di tetano non si vedevano da anni.

Perché continuiamo a fare questi vaccini se queste


patologie sono ormai scomparse? guardate questo articolo:
difterite nei paesi dell’ex unione sovietica, riemergenza di
una malattia pandemica. Negli anni 90 l’unione sovietica si è
disgregata e c’è stato un crollo dell’economia ed è successo
che hanno smesso di vaccinare contro la difterite, di
conseguenza è ricomparsa la difterite. In pochi anni ha fatto
140.000 casi con più di 4000 morti; quindi, di fatto non le
vediamo più perché ci vacciniamo, se noi smettiamo o
arriviamo al punto di dire che abbiamo completamente
radicato questo virus, o se questo è in giro dobbiamo
continuare la vaccinazione.

I vaccini sono sicuri al 100%? Al 100% sicuro c’è solo la morte, diciamo che la pratica vaccinale è una
delle manovre mediche più sicure che esistono, se voi leggete il foglio di istruzione dell’aspirina vi prendete
paura per gli effetti collaterali che può avere, però succede che l’aspirina la prendete quando state male e
quindi siete disposti a correre un rischio di avere un effetto collaterale anche grave, il vaccino lo usate
quando siete sani, e viene dato soprattutto a persone verso le quali c’è una tendenza molto protettiva come i
bambini; però detto questo la pratica vaccinale è una delle pratiche che ha meno rischi in assoluto, molti di
meno di quelli dell’aspirina. Stiamo parlando di effetti collaterali gravi, non del fatto che viene un po' di
febbre per un giorno, quello fa parte del gioco, è il nostro sistema immunitario che risponde, quindi febbre,
rossore, rigonfiamento. Bisogna pensare al vantaggio che si ha, ci mette al sicuro dal prendere una malattia
potenzialmente letale.

Ci sono persone verso cui potrebbero essere pericolosi? Si, dipende dal vaccino e dalle persone, per
esempio se uso vaccini basati su virus o batteri vivi attenuati, se ho una immunodeficienza non diagnosticata
non riesco a rispondere già di mio e potrebbero diventare pericolosi. Ci sono anche altre persone che hanno
delle risposte esagerate, molto consistenti soprattutto di tipo infiammatorio che in alcuni casi possono
diventare anche letali, però non riguarda il vaccino in sé, è la risposta che tu dai al vaccino e che non puoi
sapere dall’inizio come sarà.
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Rimane il fatto che questi effetti sono estremamente rari perché quando si sviluppano questi farmaci si cerca
di fare in modo che i vaccini vengano ritenuti sicuri solo fin quando i casi di effetti collaterali gravi non
ricorrono più di un caso per milione di persone vaccinate.

I vaccini per il covid sono a questo livello? Ancora no, ma ricordiamoci il fatto che questi vaccini sono
veramente nuovi quindi si potrebbero migliorare anche nel tempo, comunque anche così gli effetti collaterali
gravi riconducibili sicuramente ai vaccini sono stati veramente molto pochi rispetto alla quantità di dosi
somministrate, non esistono vaccini sicuri al 100%, è comunque un caso abbastanza raro.

Ricorderete quella pessima pubblicità che ha avuto il vaccino AstraZeneca, il professore imita una persona
che va a farsi il vaccino e dice “voglio quell’altro, costa di più e quindi deve essere migliore” , il vaccino
AstraZeneca costa poco perché lo abbiamo pagato noi, l’Europa ha dato i soldi all’AstraZeneca a fondo
perduto e quindi ce lo vendono a costo di fabbrica invece Pfizer e gli altri vaccini arrivano dall’America e ce
lo fanno pagare a costo di mercato, per questo costa di più.

Detto ciò, l’AstraZeneca ha avuto una pessima pubblicità, prima hanno cominciato loro dicendo “non vi
consegniamo”, poi sono iniziati i casi delle donne con trombosi venose profonde e alcune sono anche morte.
Quindi c’è effettivamente un rischio vicino al covid ma il rischio di avere una trombosi venosa è maggiore se
si prende l’aereo per viaggi di molte ore. Sono casi rari e vengono ingigantiti dal fatto che uno il vaccino lo
prende quando non ha ancora niente, è un meccanismo psicologico della nostra mente, cerca di evitare i
rischi, questo in passato ha portato a ritirare dei vaccini perché non rientravano nella soglia accettabile, nel
caso specifico del Covid-19 non ci siamo, siamo in emergenza e possiamo accettare un rischio maggiore
perché abbiamo una pandemia che fa milioni di morti e quindi accettiamo un rischio maggiore che è
comunque molto basso.

Quindi il rischio di effetti gravi dei vaccini non è zero, ma il rischio di effetti gravi delle malattie che i
vaccini prevengono è enormemente
più alto.

Di seguito sono riportati i rischi


relativi alle malattie e i rischi relativi
alle vaccinazioni.

Possiamo vedere esempi di patologie


considerate non gravi, nessuno ha
paura del morbillo, della rosolia.
Una volta si facevano i pigiama party
con i bambini che erano malati, così
si ammalavano, si immunizzavano e
non si avevano più problemi.
Adesso è considerata una cosa folle
però una volta si faceva per le
malattie considerate non gravi come
morbillo, parotite e rosolia.
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Per quanto riguarda i malati di poliomielite, Roosevelt era solo in sedia rotelle e riusciva a respirare da solo,
mentre molti pazienti finivano nel cosiddetto “polmone di acciaio” perché per respirare avevano bisogno di
un aiuto meccanico. I reparti di terapia intensiva di oggi sono l’evoluzione dei reparti in foto, dove venivano
ricoverati i malati di poliomielite.

Questa malattia infettiva è prevenibile tramite vaccino, di due tipi: quello orale (OPV), il Sabin, e quello da
inoculare (IPV), il Salk. Il Sabin è più efficace ma ha un rischio leggermente più alto di paralisi associata al
vaccino polio (VAPP) (questa versione orale del vaccino utilizza il virus vivo non attenuato): incidenza di
1/2,4 milioni.

Ad oggi utilizziamo il Salk, meno efficace del Sabin, ma che ha un rischio più basso. Utilizziamo questo
vaccino perché la malattia è diventata molto più rara e quindi vengono accettati solo rischi molto più bassi.
Per le malattie diventate così rare non vengono accettati rischi che non siano estremamente bassi.

Per quanto riguarda la meningite, la campionessa Bebe Vio è il classico esempio di una bambina che non ha
potuto beneficiare del vaccino e si è presa sfortunatamente l’infezione da meningococco che ha una
incidenza di mezzo milione di casi nel mondo, con letalità del 10% e complicanze gravi nel 25% dei casi
(comportano amputazioni degli arti, anomalie neurologiche, emiplegia, ritardo mentale…).

In compenso per le malattie per le quali i vaccini esistono da tanto tempo abbiamo visto un calo che molto
spesso presenta quasi il 100%, questo nei paesi ovviamente dove ci sono sistemi sanitari che funzionano e
c’è un’adesione alle pratiche vaccinali abbastanza elevata.

Non ci sono altre manovre mediche, altri trattamenti medici che hanno questa efficacia.
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L’immagine è uno specchietto delle principali


vaccinazioni che riporta l’anno con il massimo
numero di casi mai registrati (1921 per la difterite,
1985 per l’epatite B) e il rispettivo numero di casi nel
2004 (il vaccino per l’epatite B non era molto
efficace ancora nel 2004, oggi abbiamo una maggiore
copertura ed efficacia).

Poi vedremo come andrà a finire con il covid, però vedete che per il momento nel giro di pochi mesi perché
la campagna vaccinale è iniziata di fatto a gennaio, siamo già ad una situazione abbastanza buona quindi
avete già capito che il corso sarà infestato da riferimenti al covid-19, è inevitabile perché parliamo di
immunologia quindi parliamo proprio di una risposta a questo tipo di patologie.

Parliamo di cellule che hanno la capacità di rispondere nei confronti di patogeni invasivi, vi sono cellule che
sono prevalentemente coinvolte nell’immunità innata, che preesiste a contatto con i patogeni ed è costituita
da barriere chimico-fisiche (cute, mucose), sostanze chimiche, cellule che hanno un’attività di tipo protettivo
(fondamentalmente dei fagociti, degli spazzini, cellule che fagocitano quello che viene da fuori), poi vi sono
le cellule dendritiche che hanno la capacità di far vedere parti del patogeno ai linfociti, e infine altre cellule
come i mastociti, cellule Natural Killer e poi componenti solubili ( molecole, non cellule) come ad esempio il
sistema del complemento. La stragrande maggioranza di immunità innata è sufficiente, però occorre anche
l’immunità adattativa o specifica, che non è generica e non si ha prima. Le cellule dell’immunità adattativa
sono i linfociti, cellule che possiedono sulla loro superficie i recettori per l’antigene, per vedere parti del
patogeno. I linfociti vengono divisi in due grandi famiglie con funzioni diverse: linfociti B e T.
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Different phases
of adaptive
immunity
Memory

La risposta specifica ha un andamento di tipo gaussiano, se mettiamo nell’asse delle x il tempo che passa
dall’esposizione al patogeno, il sistema immunitario parte da zero, i linfociti cercano in giro qualcuno verso
cui rispondere e quando lo trovano ci vuole tempo. Una volta riconosciuto l’antigene i linfociti si espandono
e cominciano a differenziarsi in cellule effettrici e passano dei giorni, da una a due settimane. Se in questo
periodo il patogeno ha la meglio siamo fatti. È questo periodo di latenza che ci frega. Una volta che il
sistema ha debellato l’infezione o quanto meno tenuta sotto controllo la risposta si spegne. Così come ho
dovuto accenderla, devo anche spegnerla, questo è molto importante perché comporta uno spreco di energie
e ha un rischio perché questa risposta vuol dire infiammazione e quindi danno ai tessuti e possibilità di
sviluppare una malattia autoimmunitaria. Quindi è molto importante lo spegnimento della risposta e nel
frattempo qualche cellula invece di essere diventata cellula effettrice, diventa cellula di memoria. Queste
cellule sono normalmente a vita lunga.
Quindi prima si ha una risposta primaria, se
poi si incontra lo stesso patogeno una seconda
volta si ha una risposta più rapida e più
intensa, non c’è più tempo di latenza e il
soggetto è immune.

Se insieme all’antigene X vediamo anche un


altro antigene diverso Y, una risposta
secondaria ad X si tira dietro quella contro
Y? No, la risposta contro Y è uguale alla
prima che abbiamo fatto contro X, è ancora
una risposta primaria. Vuol dire che il sistema
immunitario li riconosce e li distingue, X lo
ha già visto prima, Y ancora no. Quindi
questo esperimento testimonia la memoria.

In realtà c’è qualche cosa anche su Y, quando


io faccio una risposta secondaria contro X in
realtà faccio qualcosa anche su quella per Y, e
non sono i linfociti ma sono quelle cellule dell’immunità innata, i macrofagi e le cellule NK, che danno dei
segnali generici che però attivano anche la risposta verso tutti gli altri antigeni; questa è una cosa molto
interessante ed è la cosiddetta trained immunity (immunità allenata).
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Antigens
recognition and
Effector functions

I linfociti B producono anticorpi, la cosiddetta risposta umorale.

I linfociti T si possono suddividere in ulteriori sottopopolazioni che hanno attività diverse:

● Linfociti T Helper producono messaggeri, ormoni che si chiamano citochine e sono i registi della
risposta immunitaria, cioè dicono alle altre cellule del sistema immunitario cosa fare tramite le
citochine.
● Linfociti T citotossici producono anche loro citochine ma il loro compito principale è quello di
uccidere altre cellule dell’organismo (non batteri o virus), per esempio quando sono infettate da un
virus oppure danneggiate in maniera tale da essere a rischio di formazioni tumorali.
● Linfociti T regolatori, potrebbero essere inseriti tra gli Helper, producono citochine che non servono
per attivare la risposta ma per spegnerla.

Questi linfociti sia T che B presentano recettori per


l’antigene. I linfociti seguono un processo di
sviluppo particolare che li porta a creare questi
recettori per l’antigene, si parte da un precursore
comune e si ottengono tanti linfociti, ognuno di
questi ha recettori diversi e quindi può riconoscere
antigeni diversi.

Noi abbiamo miliardi di cellule, miliardi di linfociti,


ognuno dei quali ha un recettore diverso; quindi,
tecnicamente il nostro sistema immunitario è in
grado di riconoscere potenzialmente miliardi di
antigeni diversi. Quando una cellula riconosce
l’antigene non viene attivato tutto il sistema ma
soltanto la cellula e comincia a replicarsi
velocemente, ma ci vuole comunque tempo (14/15
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
giorni), si differenziano e fanno un po' di cellule della memoria e tante cellule effettrici. A questo punto la
risposta è efficace.

Questa è una slide riassuntiva:

- specificità, per l’immunità innata è bassa, risponde allo stesso modo tutte le volte con poche differenze;
invece, l’immunità adattiva va a colpire il singolo antigene, è precisa.

- diversità, cioè quanti antigeni diversi posso riconoscere, per l’immunità innata è limitata e germline-
encoded, vuol dire che ricevo i geni che codificano per questi recettori direttamente dalla cellula uovo e dallo
spermatozoo, non c’è nessuna ricombinazione; invece, nell’immunità adattativa ho miliardi di recettori
diversi, ho una grandissima diversità; come faccio a fare tutti questi recettori diversi? Lo vediamo nelle
prossime lezioni.

- memoria, l’immunità innata ha un po' di memoria che è la trained immunity, sì per quella adattativa.

- non reattività al self, sì tutte e due ce l’hanno, nessuna delle due deve reagire nei confronti del self (i miei
antigeni), se così non fosse avremmo le patologie autoimmunitarie.

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