Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
- Abbas – Immunologia cellulare e molecolare (nona edizione, la decima è uscita ma si trova solo in
inglese)
- Immunobiologia di Janeway
Un’altra cosa se qualcuno fosse interessato e volesse approfondire è un piccolo compendio di casi clinici di
immunologia: qui viene presentato un argomento con una breve scheda introduttiva, poi trovate una
descrizione di un caso clinico e quindi che cosa bisogna fare e capire in quel caso.
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
ESAME
Esame scritto, salvo nuovo lockdown in presenza.
- Prima parte a quiz con gli argomenti di tutto il corso, 21 argomenti e per ciascuno 5 domande a
risposta V/F.
Ogni risposta giusta 3/10 di punto, ogni risposta sbagliata toglie 1/10. Lasciare la casella vuota vale
0 punti.
(il professore non è certo che il numero delle domande sia rimasto lo stesso)
- Seconda parte domanda a risposta aperta su temi di immunologia. In circa una mezza pagina occorre
descrivere sinteticamente l’argomento proposto.
Volendo questa seconda parte si può anche fare orale, e dà un punteggio dagli 0 ai 3 punti.
La parola “immunità” deriva dalla legge: significa proprio essere esenti da qualcosa, e si intendeva il diritto
dei senatori romani di avere l’immunità dalla possibilità di essere messo sotto processo (quella che è oggi
l’immunità parlamentare).
In ambito medico questa parola è stata presa per indicare la protezione contro malattie infettive.
Il complesso sistema di cellule e organi che è il sistema immunitario serve proprio a questo; le sue funzioni
sono però leggermente più varie:
- nel nostro organismo si è sviluppato in primis per tenere sotto controllo i microorganismi che
ospitiamo al nostro interno: come sapete noi siamo un “metaorganismo”, ovvero l’unione di tanti
organismi, numerosi almeno tanto quanto le nostre cellule se non di più. Gli organismi che vivono in
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
simbiosi con il nostro organismo costituiscono il microbiota; il più consistente è il microbiota
intestinale ma da tenere in considerazione anche quello della pelle, dello stomaco…
per quanto la presenza
di tali microorganismi
sia perfettamente
fisiologica e favorevole
stiamo pur sempre
parlando di batteri, che
se lasciati proliferare in
maniera incontrollata
potrebbero anche
diventare pericolosi.
Vanno perciò tenuti
sotto controllo. Questa
è la prima funzione di
un sistema immunitario
ben funzionante, che
deve tollerare il
microbiota fino a
quando questo è
positivo, ma deve saper
attivare una risposta
adeguata se questo
“deraglia” e diventa
dannoso.
- la funzione più nota del sistema immunitario è tuttavia la protezione nei confronti dei patogeni
(batteri, virus…) che sono causa di malattia in quanto tali: possono produrre delle tossine a
funzione citotossica o citopatica e in qualche modo provocare malattie. Ovviamente in condizioni
fisiologiche questi non sono presenti all’interno dell’organismo, vengono acquisiti dall’ambiente
esterno o passati da un organismo all’altro.
Questi patogeni sono stati la maggior causa di morte nella storia dell’umanità; se oggi non lo sono
più è grazie al progresso che abbiamo fatto nella prevenzione e nel trattamento delle malattie legate
ad essi, ma progresso o non progresso se non ci fosse il sistema immunitario a proteggerci
andremmo incontro a queste patologie con una frequenza tale che finiremmo per soccombere: chi ci
salva non sono i farmaci ma il sistema immunitario, senza il quale non si può che andare incontro a
morte.
“Il sistema immunitario vince sempre tranne una volta, ma quella volta lì se non vince vuol dire che
non c’è una seconda volta perché l’organismo muore. L’infezione ha avuto il sopravvento.”
Quindi il sistema immunitario è indispensabile, ne sono dimostrazione anche le persone nate con
immunodeficienza grave, che a meno che non ricevano un sistema immunitario nuovo sono destinate
a morire in breve tempo.
- il nostro sistema immunitario è in grado di fare anche altre cose, come uccidere cellule proprie
dell’organismo, non esterne. Questa è una scoperta relativamente recente, e riguarda in particolare:
o cellule senescenti: questo termine non indica necessariamente una cellula vecchia, ma una
cellula che è entrata in uno stato differenziativo detto proprio senescenza, nel quale non può
più proliferare, ma inizia a produrre una serie di fattori pro-infiammatori allo scopo proprio
di attirare cellule del sistema immunitario e farsi uccidere.
Ma quand’è che la cellula diventa senescente e perché? La causa sono dei danni, che
possono o essere riparati, o portare all’apoptosi o appunto, come ultimo tentativo se gli altri
non riescono, la cellula si blocca e diventa senescente.
Ad esempio: viene fatto un danno al DNA che porterebbe alla formazione di una cellula
tumorale. Se la cellula riesce a smettere di proliferare ovviamente non diventerà tumorale.
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
Deve a questo punto essere però eliminata, quindi cerca di attrarre verso di sé le cellule che
la uccideranno.
o cellule tumorali: anche cellule che sono riuscite a sfuggire a tutti i meccanismi di difesa
precedenti e sono diventate tumorali possono essere riconosciute e uccise in alcuni casi dal
sistema immunitario. Da qui l’immunosorveglianza, la possibilità che si sta sviluppando in
questi anni di indirizzare la risposta del sistema immunitario in maniera specifica contro le
cellule tumorali (utilizzo di una cosa nostra come arma contro i tumori).
UN PO’ DI STORIA
Il professore mostra la slide sulla sinistra,
spiegando che i tre leader mondiali nella foto
sono seduti perché F. D. Roosevelt era in
carrozzella, a causa di una forma di poliomielite
contratta a 39 anni (teoria contestata, propose
altre cause e niente di confermato poiché non è
stato possibile fare un’autopsia).
Obbligo vaccinale
La variolazione era fatta inizialmente non tanto per salvare vite, ma per evitare
l’orrore provocato esteticamente dai sintomi del vaiolo (v. immagine a destra).
Si vide solo successivamente che questo diminuiva anche la mortalità e che
quindi chi si vaccinava era più in forze di chi non lo faceva. Per questo si iniziò a
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
costituire degli obblighi vaccinali, innanzitutto per i militari, per rendere gli eserciti più forti. Gli Stati Uniti
durante la guerra di indipendenza non sono riusciti a contestare il Canada proprio perché l’esercito inglese
era vaccinato mentre quello americano no.
Cominciarono dunque le campagne per rendere obbligatori i vaccini anche per motivi economici: un
aumento della popolazione vaccinata e quindi sana costituisce un aumento della forza lavoro di un popolo.
Fin dall’inizio arrivano anche i movimenti contro i vaccini, i cosiddetti movimenti no-vax, che non sono
assolutamente una novità ma derivano dal momento dell’obbligatorietà.
Ad oggi, grazie alle campagne vaccinali a livello mondiale, il vaiolo umano è stato completamente eliminato
tanto da non esserci più il bisogno di vaccinare. La scomparsa è stata registrata nel 1979.
[nds: riporto una frase senza elaborarla perché non ho capito bene cosa vuole dire (minuto 34 circa
dell’audio)🡪 Esistono ancora dei virus simili, e vengono utilizzati in genere proprio come vettori per
veicolare altre informazioni su quel virus, ovviamente non patogeno, però si usano appunto per veicolare
altre informazioni che possono essere ---, addirittura dei vaccini]
Comunque è importante sottolineare di nuovo la grande conquista di come grazie ai vaccini sia stato
possibile eliminare una malattia che faceva milioni di morti.
Ad esempio nel ’98 venne pubblicato da un gruppo inglese un articolo su The Lancet, il quale sosteneva che
ci fosse una correlazione tra vaccinazioni e comparsa di autismo nei bambini. Questo articolo, contenente
dati falsi, venne segnalato come falso e il medico che l’aveva pubblicato venne radiato dall’albo. La smentita
ufficiale arrivò nel 2010, con un articolo di ritrattazione pubblicato sempre su The Lancet. Tuttavia ancora
oggi ci sono persone che sostengono questa tesi e la utilizzano come motivazione del rifiuto per i vaccini,
dando per scontato che l’articolo del ’98 sia vero.
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
Questo grafico mostra l’incidenza della vaccinazione trivalente in
Giappone. A seguito di queste notizie il tasso di vaccinazione è
diminuito progressivamente, ma è anche vero che
contemporaneamente l’autismo è aumentato. Questa è la dimostrazione
che le due cose non siano veramente correlate, anzi vedendo un grafico
del genere verrebbe da dire che non vaccinarsi espone a un rischio di
autismo più alto, ma naturalmente neanche questo è vero.
Il grafico mostra che, quando è iniziata la vaccinazione per la difterite, il tasso per mortalità stava già
diminuendo da solo, questo perché si riusciva a curare di più. Invece il tasso di incidenza non presentava lo
stesso andamento, cioè non stava diminuendo da solo prima della campagna di vaccinazione. Lo stesso
valeva per altre malattie infettive come la poliomielite e il morbillo, la linea gialla è l’encefalite post
morbillo. Queste malattie tutto sommato le abbiamo superate, non ci sono più, però ad esempio c’è stato un
caso di tetano qualche anno fa in Sardegna e hanno dovuto chiamare in Africa per sapere che farmaci dare
perché casi di tetano non si vedevano da anni.
I vaccini sono sicuri al 100%? Al 100% sicuro c’è solo la morte, diciamo che la pratica vaccinale è una
delle manovre mediche più sicure che esistono, se voi leggete il foglio di istruzione dell’aspirina vi prendete
paura per gli effetti collaterali che può avere, però succede che l’aspirina la prendete quando state male e
quindi siete disposti a correre un rischio di avere un effetto collaterale anche grave, il vaccino lo usate
quando siete sani, e viene dato soprattutto a persone verso le quali c’è una tendenza molto protettiva come i
bambini; però detto questo la pratica vaccinale è una delle pratiche che ha meno rischi in assoluto, molti di
meno di quelli dell’aspirina. Stiamo parlando di effetti collaterali gravi, non del fatto che viene un po' di
febbre per un giorno, quello fa parte del gioco, è il nostro sistema immunitario che risponde, quindi febbre,
rossore, rigonfiamento. Bisogna pensare al vantaggio che si ha, ci mette al sicuro dal prendere una malattia
potenzialmente letale.
Ci sono persone verso cui potrebbero essere pericolosi? Si, dipende dal vaccino e dalle persone, per
esempio se uso vaccini basati su virus o batteri vivi attenuati, se ho una immunodeficienza non diagnosticata
non riesco a rispondere già di mio e potrebbero diventare pericolosi. Ci sono anche altre persone che hanno
delle risposte esagerate, molto consistenti soprattutto di tipo infiammatorio che in alcuni casi possono
diventare anche letali, però non riguarda il vaccino in sé, è la risposta che tu dai al vaccino e che non puoi
sapere dall’inizio come sarà.
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
Rimane il fatto che questi effetti sono estremamente rari perché quando si sviluppano questi farmaci si cerca
di fare in modo che i vaccini vengano ritenuti sicuri solo fin quando i casi di effetti collaterali gravi non
ricorrono più di un caso per milione di persone vaccinate.
I vaccini per il covid sono a questo livello? Ancora no, ma ricordiamoci il fatto che questi vaccini sono
veramente nuovi quindi si potrebbero migliorare anche nel tempo, comunque anche così gli effetti collaterali
gravi riconducibili sicuramente ai vaccini sono stati veramente molto pochi rispetto alla quantità di dosi
somministrate, non esistono vaccini sicuri al 100%, è comunque un caso abbastanza raro.
Ricorderete quella pessima pubblicità che ha avuto il vaccino AstraZeneca, il professore imita una persona
che va a farsi il vaccino e dice “voglio quell’altro, costa di più e quindi deve essere migliore” , il vaccino
AstraZeneca costa poco perché lo abbiamo pagato noi, l’Europa ha dato i soldi all’AstraZeneca a fondo
perduto e quindi ce lo vendono a costo di fabbrica invece Pfizer e gli altri vaccini arrivano dall’America e ce
lo fanno pagare a costo di mercato, per questo costa di più.
Detto ciò, l’AstraZeneca ha avuto una pessima pubblicità, prima hanno cominciato loro dicendo “non vi
consegniamo”, poi sono iniziati i casi delle donne con trombosi venose profonde e alcune sono anche morte.
Quindi c’è effettivamente un rischio vicino al covid ma il rischio di avere una trombosi venosa è maggiore se
si prende l’aereo per viaggi di molte ore. Sono casi rari e vengono ingigantiti dal fatto che uno il vaccino lo
prende quando non ha ancora niente, è un meccanismo psicologico della nostra mente, cerca di evitare i
rischi, questo in passato ha portato a ritirare dei vaccini perché non rientravano nella soglia accettabile, nel
caso specifico del Covid-19 non ci siamo, siamo in emergenza e possiamo accettare un rischio maggiore
perché abbiamo una pandemia che fa milioni di morti e quindi accettiamo un rischio maggiore che è
comunque molto basso.
Quindi il rischio di effetti gravi dei vaccini non è zero, ma il rischio di effetti gravi delle malattie che i
vaccini prevengono è enormemente
più alto.
Per quanto riguarda i malati di poliomielite, Roosevelt era solo in sedia rotelle e riusciva a respirare da solo,
mentre molti pazienti finivano nel cosiddetto “polmone di acciaio” perché per respirare avevano bisogno di
un aiuto meccanico. I reparti di terapia intensiva di oggi sono l’evoluzione dei reparti in foto, dove venivano
ricoverati i malati di poliomielite.
Questa malattia infettiva è prevenibile tramite vaccino, di due tipi: quello orale (OPV), il Sabin, e quello da
inoculare (IPV), il Salk. Il Sabin è più efficace ma ha un rischio leggermente più alto di paralisi associata al
vaccino polio (VAPP) (questa versione orale del vaccino utilizza il virus vivo non attenuato): incidenza di
1/2,4 milioni.
Ad oggi utilizziamo il Salk, meno efficace del Sabin, ma che ha un rischio più basso. Utilizziamo questo
vaccino perché la malattia è diventata molto più rara e quindi vengono accettati solo rischi molto più bassi.
Per le malattie diventate così rare non vengono accettati rischi che non siano estremamente bassi.
Per quanto riguarda la meningite, la campionessa Bebe Vio è il classico esempio di una bambina che non ha
potuto beneficiare del vaccino e si è presa sfortunatamente l’infezione da meningococco che ha una
incidenza di mezzo milione di casi nel mondo, con letalità del 10% e complicanze gravi nel 25% dei casi
(comportano amputazioni degli arti, anomalie neurologiche, emiplegia, ritardo mentale…).
In compenso per le malattie per le quali i vaccini esistono da tanto tempo abbiamo visto un calo che molto
spesso presenta quasi il 100%, questo nei paesi ovviamente dove ci sono sistemi sanitari che funzionano e
c’è un’adesione alle pratiche vaccinali abbastanza elevata.
Non ci sono altre manovre mediche, altri trattamenti medici che hanno questa efficacia.
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
Poi vedremo come andrà a finire con il covid, però vedete che per il momento nel giro di pochi mesi perché
la campagna vaccinale è iniziata di fatto a gennaio, siamo già ad una situazione abbastanza buona quindi
avete già capito che il corso sarà infestato da riferimenti al covid-19, è inevitabile perché parliamo di
immunologia quindi parliamo proprio di una risposta a questo tipo di patologie.
Parliamo di cellule che hanno la capacità di rispondere nei confronti di patogeni invasivi, vi sono cellule che
sono prevalentemente coinvolte nell’immunità innata, che preesiste a contatto con i patogeni ed è costituita
da barriere chimico-fisiche (cute, mucose), sostanze chimiche, cellule che hanno un’attività di tipo protettivo
(fondamentalmente dei fagociti, degli spazzini, cellule che fagocitano quello che viene da fuori), poi vi sono
le cellule dendritiche che hanno la capacità di far vedere parti del patogeno ai linfociti, e infine altre cellule
come i mastociti, cellule Natural Killer e poi componenti solubili ( molecole, non cellule) come ad esempio il
sistema del complemento. La stragrande maggioranza di immunità innata è sufficiente, però occorre anche
l’immunità adattativa o specifica, che non è generica e non si ha prima. Le cellule dell’immunità adattativa
sono i linfociti, cellule che possiedono sulla loro superficie i recettori per l’antigene, per vedere parti del
patogeno. I linfociti vengono divisi in due grandi famiglie con funzioni diverse: linfociti B e T.
Sbobinatore 1: Maria Allegretti 08 ottobre 2021
Sbobinatore 2: Antonino Asaro Immunologia, lez. 1
Revisore: Mattia Fratangelo Prof. Salvioli
Different phases
of adaptive
immunity
Memory
La risposta specifica ha un andamento di tipo gaussiano, se mettiamo nell’asse delle x il tempo che passa
dall’esposizione al patogeno, il sistema immunitario parte da zero, i linfociti cercano in giro qualcuno verso
cui rispondere e quando lo trovano ci vuole tempo. Una volta riconosciuto l’antigene i linfociti si espandono
e cominciano a differenziarsi in cellule effettrici e passano dei giorni, da una a due settimane. Se in questo
periodo il patogeno ha la meglio siamo fatti. È questo periodo di latenza che ci frega. Una volta che il
sistema ha debellato l’infezione o quanto meno tenuta sotto controllo la risposta si spegne. Così come ho
dovuto accenderla, devo anche spegnerla, questo è molto importante perché comporta uno spreco di energie
e ha un rischio perché questa risposta vuol dire infiammazione e quindi danno ai tessuti e possibilità di
sviluppare una malattia autoimmunitaria. Quindi è molto importante lo spegnimento della risposta e nel
frattempo qualche cellula invece di essere diventata cellula effettrice, diventa cellula di memoria. Queste
cellule sono normalmente a vita lunga.
Quindi prima si ha una risposta primaria, se
poi si incontra lo stesso patogeno una seconda
volta si ha una risposta più rapida e più
intensa, non c’è più tempo di latenza e il
soggetto è immune.
Antigens
recognition and
Effector functions
● Linfociti T Helper producono messaggeri, ormoni che si chiamano citochine e sono i registi della
risposta immunitaria, cioè dicono alle altre cellule del sistema immunitario cosa fare tramite le
citochine.
● Linfociti T citotossici producono anche loro citochine ma il loro compito principale è quello di
uccidere altre cellule dell’organismo (non batteri o virus), per esempio quando sono infettate da un
virus oppure danneggiate in maniera tale da essere a rischio di formazioni tumorali.
● Linfociti T regolatori, potrebbero essere inseriti tra gli Helper, producono citochine che non servono
per attivare la risposta ma per spegnerla.
- specificità, per l’immunità innata è bassa, risponde allo stesso modo tutte le volte con poche differenze;
invece, l’immunità adattiva va a colpire il singolo antigene, è precisa.
- diversità, cioè quanti antigeni diversi posso riconoscere, per l’immunità innata è limitata e germline-
encoded, vuol dire che ricevo i geni che codificano per questi recettori direttamente dalla cellula uovo e dallo
spermatozoo, non c’è nessuna ricombinazione; invece, nell’immunità adattativa ho miliardi di recettori
diversi, ho una grandissima diversità; come faccio a fare tutti questi recettori diversi? Lo vediamo nelle
prossime lezioni.
- memoria, l’immunità innata ha un po' di memoria che è la trained immunity, sì per quella adattativa.
- non reattività al self, sì tutte e due ce l’hanno, nessuna delle due deve reagire nei confronti del self (i miei
antigeni), se così non fosse avremmo le patologie autoimmunitarie.