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Questo libro è rivolto a quanti credono nell'Omeopatia, ma ne conoscono poco i limiti e le possibilità; ai colleghi

omeopati, sempre più numerosi, che operano in silenzio cin professionalità; a chi non la conosce, ma non ha il tempo né
l'intenzione di documentarsi; a coloro, infine, e sono tanti, che attraverso i principi ed i validi risultati di questa meravigliosa
Dottrina hanno recuperato salute, volontà e piacere di vivere.

Ai miei Cari scomparsi


(Raffaele e Mino) e al
mio Caro appena arrivato
(Francesco)

Un ringraziamento particolare dedico a mia moglie Simonetta per la serenità con cui ha sopportato la mia assenza fisica e
mentale durante la stesura di queste pagine.
Introduzione

Questo manuale, rivolto ad un pubblico ampio ed eterogeneo sui temi dell’Omeopatia, vuole essere un ulteriore contributo
al chiarimento di che cosa è esattamente questa Medicina e di cosa ci si può aspettare da un trattamento omeopatico. Inoltre,
intende fornire alcuni suggerimenti su come impostare un rapporto ottimale tra medico omeopatico e paziente. Questa stupenda
branca della Medicina, lungi dall’essere definita alternativa, può infatti convivere in ottima sintonia con la Medicina
cosiddetta tradizionale, dato che questa, nonostante i successi e la elevata tecnologia in costante evoluzione, manifesta un
progressivo allontanamento dall’Uomo, fisicamente, socialmente, psicologicamente, culturalmente ed umanisticamente inteso;
la prima, infatti, nel rispetto di questi valori, conserva il rapporto originale uomo-uomo nella Natura, così come impostato sin
dai tempi di Ippocrate.
Possiamo quindi definire l’Omeopatia:
— Medicina Totale dell’Uomo perché prende in considerazione l’individuo analiticamente nell’insieme dei sintomi
particolari di malattia che definiscono la sua personalità nel binomio psiche-soma.
— Medicina Naturale perché utilizza Rimedi farmacologici non sintetici, ma estratti dai tre regni della Natura, in quantità
e dosaggi tali da non produrre effetti secondari indesiderati. Forse è proprio questo il movente dell’attuale rilancio in grande
stile dell’Omeopatia; la gente comune, oggi più matura e più critica, dopo aver notato che i benefici della Medicina
Tradizionale sono spesso transitori ed incompleti, si è indirizzata alla ricerca di metodi terapeutici più naturali, meno
tossici e più semplici, quali l’omeopatia, l’agopuntura cinese e l’Erboristeria Naturale.
— Medicina Sperimentale e Sperimentata perché, dopo la geniale intuizione del Dr. Samuel Friederich Christian
Hahnemann (Meissen 1755 – Parigi, 1843), che ne pose le basi teoriche e dottrinali, è stata avvalorata da numerose prove
sperimentali nell’uomo sano e dalla pratica clinica. Da quasi duecento anni il metodo omeopatico è rimasto invariato e ciò
conferma la validità dei suoi principi fondamentali.
— Medicina Preventiva perché agisce attraverso due meccanismi: da un lato il trattamento tempestivo con il Rimedio
Simillimum (corrispondente in toto ai sintomi fisici e mentali del paziente) è in grado di indurre un incremento di resistenza
dell’organismo di fronte ad eventuali malattie (terapia di fondo), dall’altro, nel momento in cui l’intervento è finalizzato solo
alla cura di disturbi acuti ed improvvisi, ma non gravi, oppure delle emergenze che mettono in serio pericolo la vita
(rispettivamente si parla di terapia sintomatica e di terapia palliativa), il trattamento omeopatico è in ogni caso dotato d
duratura efficacia terapeutica, in quanto rinforza le capacità naturali difensive dell’organismo senza provocare effetti
collaterali. La persona così trattata tenderà ad ammalarsi sempre meno frequentemente e comunque in modo sempre più lieve e
transitorio, richiederà sempre meno farmaci ed assistenza e quindi costerà sempre meno in termini economici e di impegno
sociale alla collettività.
— Medicina Eugenetica perché chi si cura da tempo in modo omeopatico avrà talmente rafforzato il proprio organismo in
armonia con i ritmi biologici che, senza le negative interferenze farmacologiche tipiche delle medicine sintetiche, tenderà a
fare figli più sani e più resistenti alle malattie e costituzionalmente più in sintonia con l’equilibrio naturale della vita. Dice
Hahnemann nell’Organon: “Grazie a questo trattamento prenatale (SULPHUR), il bimbo nasce normalmente molto più sano e
robusto, il che può stupire tutti”.
Vorrei dire due parole sulle motivazioni che mi hanno spinto a scrivere questo libro.
Spesso c’è confusione, se non addirittura ignoranza, su quanto questa Medicina possa offrire e sulle aspettative riposte. Se
alcuni Manuali spiegano le teorie di base e i procedimenti diagnostici e curativi con brevi schemi, chiari e sintetici, di terapia
pratica, altri, di difficile lettura perché sono scritti con una terminologia da iniziati, hanno una diffusione limitata quasi
esclusivamente alla classe medica. Alcuni inoltre descrivono in tono troppo trionfalistico i successi dell’Omeopatia, tanto da
insinuare il dubbio in chi legge se quanto scritto corrisponda sempre a verità. Altri, invece, impostati con un intento
decisamente denigratorio, evidenziano solo tenaci pregiudizi e conoscenze incomplete sulle teorie di base e sui risultati
ottenuti dall’Omeopatia.
A parte questi casi limite, da non prendere in seria considerazione per una serena e obiettiva informazione, la divulgazione
a mezzo stampa dell’ Omeopatia, pur con tutta la volontà di completezza ed obiettività degli Autori competenti in materia,
presenta ancora delle lacune.
Buona parte del pubblico, da tempo documentata sull’Omeopatia, sa come funzionano i Rimedi e che cosa fare prima,
durante e dopo una cura omeopatica. Tuttavia, in questa serie di nozioni mancano alcuni elementi fondamentali: non si
conoscono abbastanza il ruolo e la formazione del medico omeopatico, e il metodo diagnostico-terapeutico da lui utilizzato;
non ci si interroga a fondo sulle reali aspettative e sulle possibilità offerte da questa Medicina e non si è sufficientemente
informati sull’approccio tecnico basato sull’anamnesi omeopatica, trait d‘union tra medico e paziente indispensabile per la
prescrizione del Rimedio.
Il presente libro, pertanto, vuole colmare tutte queste lacune; innanzitutto analizzando la figura del paziente nei suoi
atteggiamenti più frequenti, quindi descrivendo la figura del medico omeopatico, con i concetti essenziali dell’Omeopatia, gli
indirizzi terapeutici delle varie Scuole, le varie strategie terapeutiche e gli effetti dei Rimedi nella pratica corrente, infine
esaminando in dettaglio l’anamnesi omeopatica, finalizzata all’inquadramento dei sintomi ed alla prescrizione del Rimedio. A
tal fine, ho seguito lo schema del Repertorio di Kent, che è il manuale-raccolta dei sintomi sperimentati nell’uomo sano e
riscontrati nella pratica clinica, testo cui generalmente fanno riferimento i medici omeopatici tradizionali nella loro
professione. Le malattie ed i sintomi più frequenti e noti, inquadrati con le loro rispettive modalità e sfumature che ne
caratterizzano il valore personale, sono così descritte insieme ai Rimedi che vengono più frequentemente somministrati per
curarli, con osservazioni e suggerimenti terapeutici.
Questo risvolto pratico è indispensabile perché una semplice, minuziosa descrizione dei sintomi desunti dall’anamnesi ed
inquadrati nelle Rubriche del Repertorio può apparire monotona e pesante; tuttavia, ciò non deve essere interpretato come un
invito a curarsi da soli, in quanto il testo è finalizzato alla sola conoscenza del metodo diagnostico. In definitiva, si potrebbe
considerare questo lavoro come un tentativo di conciliazione tra la divulgazione delle nozioni teoriche e pratiche essenziali
della Medicina Omeopatica e la conoscenza di quell’interessante, affascinante ed indispensabile strumento di base che è il
Repertorio di Kent. In breve, una sintesi diversa, più duttile e moderna, del Repertorio stesso, indirizzata a quel pubblico che
ne ignora l’importanza, se non addirittura l’esistenza. Ciò vuol essere anche un riconoscimento alla monumentale ed
incompresa fatica di J. T. Kent, che in epoca precomputerizzata ha messo a disposizione del medico omeopatico un codice di
raccolta, coordinamento e valutazione di molte malattie e dei Rimedi corrispondenti, codice a tutt’oggi, in epoca di computer,
valido e insostituibile.
Mi auguro che gli argomenti esposti nel presente libro siano stimolo ad una conoscenza nuova, più dinamica e viva,
dell’Omeopatia, e che la curiosità e il piacere di sfogliare le pagine dello stesso strumento di lavoro, il Repertorio di Kent,
possa rendere anche più facile il lavoro di coppia medico/paziente, migliorandone i risultati.
l’Autore
Parte Prima

Il rapporto medico-paziente
I due personaggi messi a confronto dialettico nel corso della visita medica omeopatica, sono il paziente ed il medico.
Entrambi contribuiscono all’inquadramento dei sintomi ed alla compilazione della anamnesi omeopatica, seppur da diversi
punti di partenza e con diversi atteggiamenti. Il fine è analogo: la ricerca del Rimedio omeopatico che sarà successivamente
prescritto al paziente da parte del medico.
Il paziente: errori ed equivoci

Anche se questo potrebbe apparire scontato, il paziente tipo non esiste, né esistono al momento spinte sociali od
ideologiche che preparano o selezionano il potenziale paziente dell’Omeopatia. Possiamo solo affermare che questa metodica
terapeutica è stata seguita quasi esclusivamente, fino a non molto tempo fa, da alcune persone per moda, abitudine, per
desiderio di vita controcorrente rispetto ad una società legata a valori tradizionali di cultura e di controllo della salute.
Attualmente, questa scelta è il risultato di una sapiente politica ecologica effettuata capillarmente in modo molto incisivo
dai mass-media. In realtà l’Omeopatia non è medicina d’élite, bensì solo l’espressione del diritto/dovere di ciascun individuo
di prendere coscienza del proprio stato di salute e di decidere di curarsi diversamente in modo radicale “cito, tuto et
jucunde”1 indipendentemente da eventuali condizionamenti posti da ceto, età, posizione sociale e culturale, razza e latitudine.
A ciò si aggiunge anche il fatto che il pubblico è frequentemente insoddisfatto del trattamento subito da parte delle strutture
sanitarie pubbliche e private ed assiste con timore e perplessità alla crescita esponenziale delle malattie jatrogene quale
effetto sia dell’eccesso di consumo dei farmaci tradizionali che della qualità degli stessi. L’uomo comune, inoltre, vive come
una frustrazione la crescente disumanizzazione e la burocratizzazione dei rapporti nell’ambito della Sanità per la presenza di
un clima spesso di diffidenza, se non addirittura conflittuale, tra utente e classe sanitaria Per questi motivi, sempre più persone
di differenti classi sociali e culturali tendono all’affannosa ricerca di un rapporto ottimale con il mondo della Medicina. Tale
eterogenicità da un lato presenta il vantaggio di disporre di un campione di popolazione che si rivolge all’Omeopatia
pressoché universale, dall’altro evidenzia gli aspetti meno chiari e la confusione di idee proprio in chi, scelto il nuovo
indirizzo terapeutico, si scopre impreparato ad affrontarlo correttamente perché poco o superficialmente informato. Si
riscontrano infatti nel paziente atteggiamenti frequenti, anomali e ripetitivi che è giusto descrivere ed analizzare in quanto
possono pregiudicare gli effetti di una regolare condotta terapeutica omeopatica.
Ecco sette esempi significativi desunti dall’esperienza personale e confermati da colleghi e letture in materia.
1. Molti sono convinti che con l’Omeopatia si possano curare tutte le malattie: ma non sempre questo corrisponde al vero.
La terapia omeopatica, come è noto, si basa sulla stimolazione della cosiddetta Forza Vitale (energia che permea tutti gli
organismi viventi) da parte di sostanze reperibili in Natura; il fenomeno si realizza su un piano puramente energetico e non
secondo leggi chimico-fisiche note, coinvolgendo tutte le Energie sottili del corpo. In Omeopatia, la sostanza somministrata,
detta Rimedio e non Farmaco, in quanto dotata solo di potere curativo e non farmacologico che spesso rasenta quello tossico,
per ottenere l’effetto desiderato deve rispondere a due requisiti fondamentali: avere una diluizione in modo infinitesimale,
cioè al di là della composizione molecolare ed essere selezionata secondo il criterio di similitudine con i sintomi del malato
(Similia Similibus Curentur: “Si curino i Simili con i Simili” diceva prima di Hahnemann lo stesso Ippocrate nel IV secolo
a.C.). L’evento terapeutico omeopatico, pertanto, non dipende da fenomeni farmacologici in senso stretto, legati cioè ad un
effetto-quantità, ma da fenomeni più indefiniti ed immateriali con un effetto-qualità; lo scopo finale è la stimolazione delle
energie dell’organismo sconvolte da una noxa morbigena (evento nocivo che provoca malattie), affinché questo ritrovi da
solo l’equilibrio di prima per eliminarla o neutralizzarla senza l’interferenza di meccanismi fisico-chimici provocati da
sostanze esterne (farmaci). Tale operazione tuttavia presuppone una Forza Vitale non seriamente compromessa; in questo caso
basterà una sola dose del Rimedio giusto ed il risultato in breve tempo verrà ottenuto; se invece la Forza Vitale è languida
perché lungamente e profondamente indebolita da malattie o da fragile costituzione di fondo, il risultato potrà essere parziale o
poco duraturo od addirittura non presentarsi. Ciò è quanto si può osservare ad esempio in certe malattie ormai cronicizzate
quali le epatopatie di grado avanzato, gli scompensi cardiaci, gli esiti di infarto del miocardio o di insulti cerebrali, oppure
nei tumori, negli avvelenamenti cronici e nelle malattie congenite e metaboliche. Questo non vuol dire che tali malattie
debbano, a priori, essere escluse da un trattamento omeopatico; bensì è doveroso sottolineare il fatto che in questi casi ci si
deve aspettare solo risultati temporanei e parziali. Anche se nelle malattie croniche l’Omeopatia ha una buona efficacia,
tuttavia si deve avere molta pazienza ed insistere con il trattamento. Naturalmente non bisogna rifiutare pregiudizialmente
l’associazione con i farmaci tradizionali che in questi casi sono indispensabili perché ottengono un risultato più diretto sulle
cellule malate. I Rimedi omeopatici invece necessitano di un maggior tempo di latenza per raggiungere effetti visibili dal
momento che agiscono non solo su quelle cellule in particolare ma su tutti i meccanismi biologici dell’organismo in generale.
L’Omeopatia, nelle malattie gravi e croniche, non è miracolistica, per quanto in letteratura siano citati degli esempi in tal
senso. L’esperienza, in ogni modo, suggerisce che vai sempre la pena tentare, essendo spesso i risultati imprevedibili.
L’Omeopatia distingue le malattie tra acute e croniche, funzionali ed organiche, malattie reversibili ed irreversibili. Ebbene,
nelle prime evenienze (malattie acute, funzionali, reversibili) si ottengono ottimi risultati; nelle seconde (malattie croniche,
organiche, irreversibili) questi non sono sempre garantiti, almeno in tempi brevi. E’ necessario valutare caso per caso con
obiettività e serenità di giudizio; la realtà quotidiana insegna molto più di quanto si possa trovare sui libri e solo l’esperienza
indica la strada più opportuna da seguire in quel determinato paziente avente quelle particolari caratteristiche, quella tal
patologia e quelle specifiche aspettative. Crearne ulteriori indulgendo sulle speranze del paziente dì completa e rapida
restitutio ad integrum, non è in ogni caso un procedimento corretto.
2. Molte persone, durante la visita omeopatica, hanno la tendenza a concentrare l’attenzione sui lievi disturbi attuali, che
sono poi quelli debilitanti e fastidiosi che lo spingono a rivolgersi al medico. Ignorando che questi sono, in senso omeopatico,
la spia di uno squilibrio più profondo, si stupiscono e si sentono delusi, se non addirittura defraudati, nell’osservare che,
all’inizio del trattamento, questi si acutizzano. Per l’omeopata tale evoluzione è corretta ed auspicabile perché rappresenta la
reazione naturale dell’organismo tesa all’eliminazione delle tossine attraverso i fisiologici meccanismi di drenaggio.
L’aggravamento iniziale è necessario, è temporaneo e precede un futuro miglioramento stabile (vedi TERZA PARTE). Chi si
presenterà per un disturbo momentaneo ed isolato, quale ad esempio una crisi emorroidaria, non dovrà pertanto stupirsi se il
fastidio tenderà ad accentuarsi durante la cura.
Dovrà comprendere che questa affezione esprime in realtà uno stato congestizio cronico a carico dell’apparato digestivo
ed epatobiliare in particolare e che il trattamento viene instaurato, nell’ottica della similitudine totale Rimedio-paziente, per
ottenere un riequilibrio di tutte le funzioni alterate e non la sola decongestione del plesso emorroidario. Lo scopo terapeutico
finale è ben più importante della risoluzione di una malattia assai fastidiosa quale quella citata; questa, infatti,
progressivamente scomparirà del tutto quando saranno eliminate le cause che l’hanno provocata: sarà così dovere
dell’omeopata valutare e modificare le abitudini alimentari e curare il temperamento di fondo prendendo in considerazione
tutti i sintomi e non solo quello ben localizzato. Altrimenti, identificando il paziente con i suoi organi, non si farà della corretta
Omeopatia. Naturalmente questa osservazione non vale per gli eventi acuti e gravi quali una crisi asmatica, un’emorragia o un
trauma che richiedono un trattamento diretto immediato.
3. Spesso il paziente si presenta con un atteggiamento misto di curiosità e diffidenza. Taluni parlano poco di sé; non sono
abituati ad esprimersi bensì a reprimersi, non dialogano con sé stessi, non si conoscono e di conseguenza assumono un
comportamento improntato a reticenza e conseguente scarsa collaborazione con il medico omeopatico il cui compito diventa
arduo dal momento che deve decifrare “tra le righe” la vera problematica.
Pertanto, consiglio agli interessati: rivolgetevi con serenità e pazienza dando fiducia all’omeopata, e parlate e parlate, ma
soprattutto parlate di voi stessi, in modo tranquillo, chiaro e non prolisso od invadente, del vostro mondo, delle aspettative
appagate o frustrate, della vostra vita vista da un’angolazione il più possibile obiettiva.
Ricordate che prima della terapia vera e propria viene la presa di coscienza dei propri limiti e delle personali esigenze;
delegare al medico il compito di scoprire le cause e la natura dei problemi senza fornirgli utili elementi, ed aspettarsi tutti i
risultati terapeutici solo dalla somministrazione del Rimedio senza una minima collaborazione verso il medico omeopatico e
senza una convinta volontà di cambiamento, è pericoloso ed è fonte di delusioni.
4. A volte il paziente che si accinge a curarsi omeopaticamente dichiara apertamente tutto il proprio entusiasmo verso la
Disciplina. Questo è il tipico soggetto che si interessa e si documenta in modo pignolo, a tratti fanatico, nei confronti di tutte le
terapie naturali coinvolgendo, direi sconvolgendo, la vita di familiari, amici e parenti in un frenetico via vai tra casa, medico,
farmacia.
Questa smania di curarsi ad ogni costo in “modo naturale” rifuggendo la Medicina Tradizionale perché “tossica”, può
essere causa di profondi squilibri energetici e interferire con un trattamento con i Rimedi omeopatici in modo paradossalmente
negativo. Diete macrobiotiche strette o sbilanciate, abuso di integratori alimentari e di creme naturali per la pelle, eccesso di
terapie “preventive” per combattere le malattie stagionali e lo stress della vita quotidiana, rigide restrizioni nelle abitudini
alimentari e nello stile di vita con imposizione coatta di intense attività sportive, possono disturbare la salute altrettanto quanto
una scorretta ed inappropriata terapia tradizionale e rispondono più a criteri di moda che a necessità reali. Non bisogna
dimenticare che ogni individuo costituisce un mondo a sé, con propri e ben definiti metabolismi ed equilibri, meccanismi
questi che hanno impiegato anni per instaurarsi e che non possono né devono modificarsi per forza per adeguare ad un
prefissato standard di vita l’organismo umano. L’esperienza quotidiana fornisce vari esempi. Note sono a tutti le ferree
limitazioni imposte dall’indirizzo terapeutico-sociale seguito da buona parte della classe medica attuale: alcool, fumo,
zucchero, sale, vita sedentaria vengono pubblicamente demonizzati in quanto responsabili di numerose gravi malattie. Ciò è
vero e non va confutato perché le statistiche parlano chiaro, tuttavia queste norme non vanno applicate in modo rigido ma
adattate al singolo individuo nel suo contesto ambientale, culturale, biologico e costituzionale, perché l’adeguamento
sistematico ed assoluto a tali regole igienico-sanitarie può creare squilibri di ben più ampia portata rispetto a quelli potenziali
delle sostanze ed abitudini prima citate.
A chi mi chiede: “Dottore, per i miei disturbi è più indicato il mare o la montagna?” rispondo: “Lei dove si sente
meglio?”. Se mi riferisce:
“Ma, al mare, naturalmente!”, lo incoraggio: “Ebbene, allora vada pure al mare”, Lo stesso consiglio vale per le dosi
moderate di alcoolici che pare anzi facciano bene alle arterie; di fumo di tabacco che può stimolare l’attenzione in certe
attività e contenere un certo grado di nervosismo; di zucchero di cui tanto hanno bisogno le nostre cellule cerebrali; di sale che
consente l’appetibilità e l’assorbimento di certi alimenti oltre che dell’acqua; e di vita sedentaria di cui spesso si sente il
bisogno in questo squarcio di secolo così caotico e frenetico. Il tutto, naturalmente, con buon senso ed equilibrio in quanto
“virtus in medium stat”.
Questo atteggiamento apparentemente permissivo non costituisce una condiscendenza per assecondare ipotetici capricci o
manie ed abitudini voluttuarie, né superficialità di comportamento nei confronti di seri problemi sociali e di salute, ma è in
pieno accordo con la Teoria e la Pratica Omeopatica. Infatti, è di frequente osservazione il fatto che alcune persone, pur
accusando dei disturbi quali reumatismi, diabete, ipertensione, asma per i quali comunemente si è soliti controindicare certi
climi o cibi, migliorano proprio in quegli stessi climi ed assumendo gli alimenti proibiti. Ebbene, secondo la terminologia
omeopatica, il reumatico che gradisce l’umidità, il diabetico che migliora assumendo zucchero, l’iperteso che sta meglio
mangiando sale, l’asmatico che peggiora al mare, presentano i cosiddetti “buoni sintomi” cioè quelli utili per suggerire il
Rimedio risolutivo per i loro malanni. Questo, negli esempi riportati, sarà rispettivamente: LEDUM PALUSTRE,
ARGENTUM NITRICUM, NATRUM MURIATICUM ed ARSENICUM ALBUM.
Per concludere, è necessario rispettare il linguaggio, le esigenze personali, e le tendenze spontanee di ciascun organismo
non imponendo mai scelte standardizzate di dieta, clima od abitudini di vita.
5. Accanto agli estremi atteggiamenti di diffidenza od entusiasmo, di indifferenza o fanatismo, se ne riscontra un altro: la
tipica propensione di certi individui, una volta deciso di affrontare un nuovo indirizzo culturale o terapeutico, alla
documentazione accanita ed approfondita sull’argomento. Molte persone possiedono una cultura tutt’altro che superficiale
sull’Omeopatia e tendono sempre più ad arricchirla nel corso della cura vuoi per necessità, vuoi per curiosità.
Questa tendenza può essere fonte di equivoci ed interferenze nell’ambito del rapporto con il medico omeopatico. Sono
solito chiedere ai miei pazienti, all’inizio della prima consultazione, quali informazioni possiedono sull’Omeopatia e li prego
di spiegarmi bene quanto da loro appreso perché “anch’io ho tanto ancora da imparare!”.
Questo approccio volutamente provocatorio permette di evidenziare nel pubblico tutta una serie di stereotipi, di nozioni
distorte, confuse se non addirittura errate in materia. Affermare ad esempio che IGNATIA è il Rimedio delle persone isteriche,
NUX VOMICA dei manager indaffarati, pignoli, perennemente ombrosi, AURUM METALLICUM degli aspiranti suicidi,
PULSATILLA delle giovinette gentili, timide, con capelli biondi ed occhi chiari, vuol significare solo possedere una scarsa
conoscenza della Materia Medica Omeopatica ottenuta presumibilmente attraverso una stampa divulgativa tesa a dare un
quadro sintetico, per facilità di informazione ed apprendimento, ma purtroppo falso ed incompleto dei Rimedi.
Il volersi documentare troppo, ad ogni costo ed in modo superficiale, nuoce ad un sereno rapporto medico/paziente dal
momento che questi poi inconsciamente tenderà a selezionare i propri sintomi facendo risaltare il Rimedio che crede più
congeniale al suo carattere ed ai suoi problemi. Lentamente, così, si instaurerà un clima di conflittualità e di critica nei
confronti dell’operato del Medico: “Non ho preso IGNATIA AMARA perché ho letto che è il Rimedio degli isterici ed io mi
rifiuto di considerarmi tale!”; così spesso si sente dire.
Ebbene, solo il medico omeopatico, di buona preparazione teorica e lunga esperienza pratica, sa valutare il reale
significato dei sintomi e scegliere il Rimedio adatto, la cui immagine a volte può differire da quella comunemente nota. Spesso
- è bene saperlo - molti Rimedi possiedono delle caratteristiche che non coincidono con quelle correntemente descritte: così
PULSATILLA va bene anche ad uomini calvi, tarchiati, rozzi, litigiosi e di carnagione scura; AURUM ad un capoufficio
pletorico, iperteso, violento ed autoritario; NUX VOMICA a casalinghe ordinate, gentili servizievoli e riservate; IGNATIA
AMARA alle persone tristi, paurose, ipersensibili.
Questa immagine nuova ed apparentemente controversa dei Rimedi – rispetto al quadro a tutti noto – non si presenta come
una rivelazione dell’ultima ora, né come manifestazione sintomatologica del tutto eccezionale, bensì come un aspetto facente
parte dell’insieme del Rimedio. Infatti, le patogenesi dei Rimedi sperimentati riportano, nelle Materie Mediche, degli
atteggiamenti contraddittori (ad esempio NATRUM MURIATICUM che è sia aggravato che migliorato dall’ingestione del
sale), che sconcertano l’inesperto ma che in realtà rappresentano delle espressioni aventi diversa evoluzione cronologica. È la
cosiddetta “dinamica” del Rimedio. Infatti, c’è una prima fase in cui – si dice – il Rimedio è in “piena attività” (nel caso di
AURUM, ad esempio, il paziente sarà violento, dittatoriale, collerico se contraddetto) ed una successiva in cui invece - si dice
- “ha ormai esaurito” il suo potenziale energetico vitale (così, nel caso di prima, il paziente AURUM diventerà pauroso,
solitario, depresso fino al suicidio).
L’esistenza di questo dualismo interpretativo dei Rimedi, già rilevato nella sperimentazione in vari gruppi di individui sani
i quali, ad esempio, dopo le dosi di AURUM, hanno manifestato in parte sintomi di aggressività e in parte sintomi di paura, è
un fatto confermato anche nella pratica clinica che integra così il quadro generale patogenetico, il tutto in pieno accordo con la
teoria dei Miasmi Cronici2. Questi Miasmi si esprimono nelle tre fasi biologico-metaboliche proprie di tutte le cellule
viventi: sintesi, anabolismo e catabolismo. In rapporto ad un organismo complesso come l’Uomo, le fasi sono: stallo od attesa
(Psora) reazione di attacco od aggressione (Sicosi), reazione di rientro o fuga (Sifilide). Data la complessità dell’argomento,
non è il caso di dilungarsi sui concetti base della teoria dei Miasmi; per ora, questa semplificazione è utile solo per spiegare
la “dinamica” dei Rimedi in funzione dei vari periodi miasmatici del soggetto.
Nel caso di AURUM, dopo una fase di formazione della personalità (stallo), subentrerà la successiva (attacco)
caratterizzata da violenza ed aggressività ed infine la terza (rientro) che, per la presenza di paure e depressione, esprime
l’involuzione e l’impoverimento energetico. Una accurata anamnesi retrospettiva evidenzierà infatti, nel paziente, un giovane
AURUM vitale e combattivo; in questa fase tuttavia mal avrebbe pensato di rivolgersi al Medico in quanto, secondo le
personali convinzioni, “era in buona salute”. Si presenterà, invece, solo successivamente quando proprio non ce la farà più e
quando ormai, purtroppo, si renderanno manifesti i sintomi organici, alcuni già irreversibili, del Rimedio: pletora, cardiopatie,
ipertensione, dolori ossei. Tuttavia, è sempre AURUM.
Questo dinamismo interpretativo spesso sfugge al neofita ed al paziente, è consigliabile, pertanto, documentarsi bene
sull’Omeopatia in corso di trattamento, ma in ogni caso leggere poco e soprattutto con occhio critico.
È consigliabile, pertanto, documentarsi bene sull’Omeopatia in corso di trattamento, ma in ogni caso leggere poco e
soprattutto con occhio critico.
6. Come descritto nella seconda osservazione, ho accennato al fatto che chi si rivolge all’Omeopatia per un disturbo
improvviso e violento spesso potrà stupirsi nel notare come, all’inizio della cura, i sintomi, lungi dal regredire, tendano per un
certo tempo a peggiorare. Infatti, dato che tali manifestazioni sono la spia di uno squilibrio più profondo, i Rimedi omeopatici,
che mirano più ad una cura alla radice dei malanni dell’organismo che non al controllo di quelli acuti e transitori, possono con
la loro complessa azione temporaneamente accentuarli. Tuttavia, questa possibilità può anche non presentarsi: spesso anzi il
paziente osserverà un progressivo miglioramento quale da altro farmaco o trattamento in precedenza non aveva ottenuto. A
questo punto il paziente, ottenuto il risultato voluto, potrà considerare cessato il compito dell’omeopata per cui lo ringrazierà
soddisfatto e concluderà il rapporto ignorando gli inviti a successivi controlli.
Questo atteggiamento, caratterizzato anche da entusiasmo e soddisfazione ma soprattutto da superficialità, in quanto
vengono volutamente ignorati i disturbi di base, facilita il rischio che, prima o poi, i sintomi precedentemente scomparsi
tenderanno a ripresentarsi in modo sempre più frequente e meno facilmente reversibile.
Accadrà così che il paziente, sfiduciato, abbandonerà del tutto l’Omeopatia ritenendola non più adatta al suo organismo, o
peggio, dotata solo di effetto palliativo se non addirittura placebo. La tendenza successiva sarà il ritorno alla Medicina
Tradizionale e, persistendo gli insuccessi dopo tutta una lunga serie di trattamenti di vario tipo, ancora all’Omeopatia ma,
stavolta, purtroppo, ormai tardivamente per ottenere il miracolo sperato.
7. L’Omeopatia – come abbiamo visto – è anche Medicina Preventiva. Nell’ambito di questa Funzione primaria, analoga a
quella di tutte le Medicine, tale prerogativa può essere adeguatamente soddisfatta nel corso del trattamento purché ci sia
continuità nella terapia omeopatica e nel contatto con il medico omeopata, cui dare notizia di tutte le variazioni, anche minime,
dello stato di salute e dell’evoluzione della malattia. Spesso il paziente, per indifferenza, reticenza od impossibilità materiale,
trascura di aggiornare il proprio omeopata di fiducia sulle evoluzione della malattia e su tutte le altre affezioni intercorrenti
oppure impara a curarsi da solo e decide di abbandonare ogni trattamento; in ogni caso il medico, in assenza di ulteriori
informazioni, non potrà coordinare l’insieme dei sintomi ed il suo intervento successivo, quando richiesto, potrà manifestarsi
incompleto e tardivo.
Prendiamo, ad esempio, nel campo delle malattie croniche e periodiche, il caso della rinite allergica stagionale. In tal
situazione il medico omeopatico, dopo aver prescritto i Rimedi prestagionali, di fondo od intercorrenti per la fase acuta,
chiederà al paziente di aggiornano sul decorso. Questo potrà essere soddisfacente ma spesso potrà richiedere altri interventi o
Rimedi differenti, Se il medico non viene informato in tempo non potrà aggiustare il tiro e controllare l’evoluzione. Infatti, se
aggiornato, prescriverà i Rimedi del momento in attesa di cogliere i sintomi che suggeriscono il Rimedio Simillimum. Al di là
di ogni procedura metodologica o decisioni in merito al caso in questione, ed al di là di ogni speculazione teorica sulla
necessità di dare ad ogni costo il Simillimum evitando i Rimedi detti Similari – cioè simili alla patologia del momento – in
quanto ritenuti “soppressivi” della malattia e pertanto fuorvianti nell’ottica dell’organismo in toto, ogni Rimedio
somministrato secondo il criterio di similitudine ha sempre una azione positiva sulla Forza Vitale ed è in grado, prima o poi,
di ripristinare l’equilibrio energetico. Per ottenere questo risultato, naturalmente, l’omeopata deve possedere tutti gli elementi
che gli consentano di controllare la situazione in ogni momento, finalizzando sempre la terapia definitiva in funzione del
Simillimum. È in tal modo che l’Omeopatia assolve il doppio compito di prevenzione e controllo dell’evoluzione oltre che di
cura delle malattie dell’organismo umano e ciò è possibile solamente se c’è continuità nel rapporto informativo tra medico e
paziente.
Tutti questi atteggiamenti, osservabili nella pratica, oltre a suggerire una serie di considerazioni, quali quelle
precedentemente rilevate, ci permettono di trarre la conclusione che, nell’ottica di una corretta informazione, l’approccio
omeopatico deve essere ridimensionato.
In definitiva chi è il paziente ideale? È colui che legge, si informa, si documenta, si aggiorna consultando la stampa
qualificata; poi, quando necessario, mette da parte ogni nozione assimilata e si affida al medico omeopatico instaurando un
rapporto di amichevole collaborazione e reciproca fiducia.
Le sue nozioni in materia, arricchite dalle informazioni e dai consigli del curante, gli permetteranno di conoscere meglio le
espressioni dell’organismo e discernere quelle meritevoli di consulto da quelle di banale significato che richiedono solo
attenta osservazione e controllo.
Il paziente sarà così in grado di provvedere da solo alla cura dei malesseri acuti e passeggeri anche in assenza del medico,
cui farà riferimento sia successivamente, passata l’emergenza, per metterlo al corrente, che nel momento del bisogno solo per
avere la conferma della scelta di un Rimedio o altri suggerimenti, quando quello da lui preso non ottiene l’effetto desiderato.
È questo lì fine ultimo cui medici e mass media devono tendere: formare persone sempre più consapevoli del linguaggio
del proprio corpo, sempre più serene e mature nel valutare il vero significato delle variazioni dello stato di salute, sempre più
autosufficienti nel curarsi nei momenti d’emergenza, ma scrupolose nel rivolgersi al medico appena possibile e quando
necessario, attenendosi in ogni caso alle prescrizioni con fiducia e pazienza.
Per garantire il diritto alla libera scelta del modo di curarsi, in un periodo culturalmente complesso e caotico ma fecondo
di nuove iniziative, si è costituita il 13 gennaio 1991 a Napoli da Maria Teresa Di Lascia (Premio Stresa 1995) l'A.P.O. Italia
(Associazione Pazienti Omeopatici) con sede a Napoli in Via San Filippo n. 20 F, voluta e formata da pazienti che si curano
con metodi di terapia non tradizionali. Essa si propone di agire a vari livelli: politico, legislativo, amministrativo e culturale,
per il riconoscimento delle Medicine non convenzionali. Parlare di Omeopatia come della Medicina del futuro non è un
atteggiamento fuori della realtà, né pura utopia; lo confermano la costanza degli effetti dei Rimedi, i bassi costi sociali, la
semplicità del metodo e la capillarità di azione in popolazioni diverse, i successi ottenuti anche in campo veterinario, la
preparazione farmacologica che richiede scarse tecnologie di base, l’impostazione ideologica di una visione naturale e non
violenta della Vita in sintonia con il mondo ecologico. Proprio questo i pazienti hanno compreso, ed è questo che la loro
Associazione tende a valorizzare e conservare.
L'A.P.O. Italia è iscritta nell'Albo delle Associazioni senza scopo di lucro del Comune di Napoli dall'aprile 1996; è
patrocinata dalla L.M.H.I. (Liga Medicorum Homeopatica Internationalis).

1. In fretta, profondamente e dolcemente. Aulo Cornelio Celso – I sec. d.C


2. Il termine arcaico (oggi si parla di Diatesi) fu coniato da Hahnemann per indicare una predisposizione costituzionale a contrarre certe malattie. Egli li attribuiva
all’azione di agenti contagiosi trasmessi da madre a figlio; ne individuò due da contatto sessuale, la Sifilide e la Sicosi o blenorragia, e uno da contatto cutaneo, la Psora o
scabbia. I termini non devono trarre in inganno, infatti si riferiscono solo al tipo morfologico e funzionale della lesione e non necessariamente alla presenza dell’agente
biologico causale. In pratica Hahnemann afferma che si ammala di sifilide, gonorrea o scabbia solo chi è predisposto congenitamente, per via ereditaria (da pregresse
infezioni negli avi) a tali malattie. Negli ultimi anni della sua vita ampliò il concetto passando dalla spiegazione organica a quella energetica-simbolica, così il Miasma sifilitico
si estrinseca nelle lesioni distruttive, quello sicotico nelle manifestazioni produttive, e quello psorico nelle malattie recidivanti e persistenti. ciò vale anche per i disturbi
mentali. Tutti questi concetti sono stati successivamente revisionati sia dal punto di vista clinico che comportamentale dalle scuole Americane (messicana e argentina in
particolare) e Francese con l’abbandono progressivo del primitivo significato di contagio e di trasmissione madre-figlio. Attualmente si allude a modelli reattivi costituzionali
propri degli organismi viventi con riferimento alle funzioni immunitarie, metaboliche e psichiche.
Il medico omeopatico: figura, ruolo e metodi

Nelle sue aspettative, il paziente si configura il medico omeopatico come una persona con un comportamento così
rassicurante, umano ed empatico, tale da assumere il ruolo di confidente e consigliere, oltre che di medico di fiducia. Certo,
egli è innanzitutto un medico, con una buona preparazione tecnica e dottrinale di base e un’esperienza pluriennale nella pratica
clinica tradizionale, che dopo l’incontro con l’Omeopatia ha imparato ad assumere un nuovo atteggiamento nei confronti della
malattia e del malato, atteggiamento in cui si fondono entusiasmo, pazienza, esperienza clinica, buona preparazione etica,
umanistica e culturale, umiltà e sensibilità, con un’approfondita conoscenza della semeiotica e della diagnostica medica
indispensabili per formulare una corretta diagnosi clinica e valutare la prognosi, cioè l’evoluzione naturale delle malattie.
In questa ottica completa di formazione, egli ha inoltre compreso il valore e l’importanza di cognizioni e di preparazione
psicologica e psicoanalitica di base per meglio adeguarsi al linguaggio del paziente e capire il significato delle sue varie
espressioni.
Per quanto si disserti sull’efficacia dell’Omeopatia, un fatto è innegabile: l’Etica che traspare da questa Dottrina come
presupposto per un rapporto innanzitutto umano e poi professionale; l’Etica che Hahnemann ha ereditato direttamente da
Ippocrate, è proprio il punto di forza che rende sempre più apprezzabile l’operato del medico omeopatico, mettendo in luce la
nobiltà della sua Arte che consiste non solo nella accurata e completa formazione tecnico-professionale - ma soprattutto nel
rispetto dell’altrui sofferenza, nel considerare con umiltà e tolleranza lì paziente quale un uomo con una sua dignità personale
ed integrità psicofisica meritevoli di salvaguardia.
Questo concetto di unità psico-biologica della natura umana non è frutto dei tempi moderni. Dice Hahnemann nel suo
Organon dell’arte del guarire (1810): “Non esiste infatti nessuna malattia detta somatica nella quale non sia possibile
scoprire delle modificazioni costanti dello stato psichico del malato. Nella terapia di un qualsiasi caso patologico si deve
dare molta importanza al morale del malato come ad uno degli elementi essenziali nell’ambito della totalità dei sintomi. Senza
di esso non si possiede un quadro fedele della malattia che ci possa poi permettere di combatterla omeopaticamente con
successo”. E ancora: “Non si guarirà mai, dunque, in modo conforme alla natura cioè in modo omeopatico se, per ogni caso
individuale di malattia anche acuta, non si presterà simultaneamente la dovuta attenzione anche alle modificazioni dello stato
psichico e mentale del malato”.
Nata ufficialmente nel 1810 con la pubblicazione dell’Organon (fondamentale opera di Hahnemann nella quale sono
riportati i principi e le prime esperienze pratiche dell’Omeopatia) l’Omeopatia si espande in un secolo innovativo che vedrà
le guerre napoleoniche, l’espansionismo colonialista, la nascita dei nazionalismi, della rivoluzione industriale e della
tecnologia, ed il nuovo impulso nella Letteratura, Arti, Filosofia, Scienze dato dal Positivismo; tutta la Storia dei Secoli XIX e
XX affonda le radici nell’Illuminismo e nella Rivoluzione Francese eventi fondamentali per la nascita del Mondo Moderno.
Nel campo della Medicina anche l’Omeopatia nasce in questo periodo come alternativa ad un mondo scientifico e culturale
ormai in crisi per la scarsità di mezzi terapeutici e per la faciloneria dei medici.
Nella biografia del dottor S.F.C. Hahnemann si narra che costui, ad un certo punto, sfiduciato dai continui insuccessi dei
farmaci usati nella professione, avesse cacciato dal suo studio i numerosi pazienti, unica fonte di guadagno per lui e la sua
numerosa famiglia, dicendo che non era in grado di curarli ma solo di rubare il loro denaro. Scelta difficile ma sincera e
necessaria per la profonda delusione nei confronti dei deleteri mezzi curativi allora a disposizione: purghe, salassi, semicupi,
mercuriali, veleni naturali scarsamente maneggiabili e poco affidabili se preparati da mani inesperte.
Fu in quel periodo (1790) che Hahnemann, per puro caso, sulla base di una riflessione suggerita dalla lettura di un testo di
Farmacologia che stava traducendo per vivere dopo avere abbandonato la pratica medica, (la Materia Medica dello scozzese
W. Cullen, nel capitolo relativo alle proprietà della corteccia di china, o Chincona officinalis), sviluppò inizialmente
quell’insieme di teorie che presero poi corpo nell’Omeopatia.
In un secondo tempo, desiderando conferme pratiche ai postulati enunciati, sperimentò prima su se stesso e in seguito su
familiari ed amici, quegli stessi Rimedi che la sua fertile mente aveva suggerito di somministrare in modo sempre più diluito3.
In tal modo, nel 1810, su presupposti teorici e conferme sperimentali tutti descritti nell’Organon, inizia la storia della
Medicina Omeopatica.
Questa, per definizione, risponde a tre criteri essenziali ed inscindibili:
similitudine: i sintomi del paziente devono corrispondere a quelli che il Rimedio provoca nell’individuo sano;
diluizione e dinamizzazione: il Rimedio è efficace solo se diluito in modo infinitesimale 4 e poi agitato (succussione) in
modo da esaltare e liberare l’energia ivi contenuta. La diluizione terminale ottenuta si definisce così dinamizzata5;
sperimentazione sull’uomo sano dei Rimedi diluiti e dinamizzati: solo dopo tale procedimento vengono messi in evidenza
i sintomi fisici e mentali che saranno poi curati nel malato dallo stesso Rimedio. Tutti i sintomi raccolti e descritti
dettagliatamente dallo sperimentatore sono elencati, secondo un determinato schema, nelle varie Materie Mediche
Omeopatiche che raccolgono le cosiddette “Patogenesie” (o capacità di generare sintomi di malattia) dei Rimedi omeopatici
sperimentati. Queste Materie Mediche, di cui la prima apparsa nel 1828 è dello stesso Hahnemann, vengono definite Pure o
sperimentali.
Ogni Farmaco naturale che non corrisponde a questi tre requisiti non è da ritenersi Rimedio omeopatico in senso stretto;
ogni Metodica terapeutica che non tiene conto di questi tre presupposti non è pure da ritenersi concettualmente omeopatica.
Analogamente, il medico che non applica questi tre principi di base non può essere rigorosamente considerato omeopatico.
Spesso si sente parlare di Omeopatia laddove proprio questi concetti sono ignorati o non rispettati. Infatti, in presenza di
farmaci non sperimentati sull’uomo sano, non diluiti in modo infinitesimale e non somministrati secondo il criterio della
similitudine dei sintomi, sarebbe più giusto parlare di farmaci “omeopaticizzati” e di metodica “paraomeopatica” o
“similomeopatica”, se non addirittura d’altro6.
È necessario ribadire che il medico che intende praticare l’Omeopatia, così come tramandata da illustri Maestri quali
Hahnemann, Kent e Schmidt, deve fare riferimento a quelle Scuole che sono solite insegnare questi principi dottrinali
fondamentali e la metodologia di base (anamnesi, studio della materia medica, analisi della evoluzione clinica). Tuttavia
alcune di esse si differenziano sulla base delle modalità del trattamento che prevede la somministrazione di uno solo, due o
più Rimedi per volta: questa scelta è legata ad un indirizzo unicista, pluralista e complessista e in ogni caso non mette in
discussione le teorie di Hahnemann già descritte nell’Organon.
Unicismo: consiste nella prescrizione, nei casi acuti, ma soprattutto in caso di malattie croniche, di un solo Rimedio, il
cosiddetto “Simillimum”, cioè quello che si adatta totalmente (psichicamente ed organicamente) al paziente, una sola volta,
una tantum, seguita da una lunga paziente attesa dell’effetto (“wait and see” di Kent). Es: ARSENICUM 200 CH, una dose.
Si considera altresì “unicismo” la prescrizione, nel corso di una malattia acuta, di due o più Rimedi somministrati
separatamente, uno per volta ed uno dopo l’altro, e solo quando il precedente ha esaurito il suo effetto. (Es: ACONITUM 200
CH una dose, poi BELLADONNA 200 CH, una dose, poi MERCURIUS 200 CH una dose, non simultaneamente ma distanziati
tra loro da lunghi intervalli).
Questi Rimedi definiti “Similari” in quanto utili a curare la maggior parte dei sintomi espressi in quel momento, possono
non corrispondere del tutto alla tipologia di base del paziente. Questa seconda metodica viene considerata corretta, dagli
unicisti, solo per malattie improvvise intercorrenti durante il trattamento di disturbi cronici, quando il Simillimum non è noto,
oppure, se noto, quando la sua azione può essere troppo violenta od intempestiva.
L’unicismo è l’optimum della terapia omeopatica; alla ricerca del Simillimum od in alternativa del Similare, ogni medico
omeopatico deve indirizzare le sue indagini.
In Hahnemann non si fa espressa menzione di unicismo; tuttavia il suo più illustre Allievo spirituale, il nordamericano
Dottor James Tyler Kent7, ne ha fatto l’anima della sua filosofia a tal punto che oggi si parla più frequentemente di “kentismo”
che di unicismo, anche se questo termine ha più connotazioni esoteriche che scientifiche.
A questo indirizzo si sono uniformate prevalentemente le Scuole Nord Americana, Indiana ed Inglese, quella Messicana e
quelle Brasiliana e Argentina, che attualmente si possono considerare come le più rigorosamente fedeli a tale scelta.
Pluralismo: consiste nella prescrizione separata di dosi di singoli Rimedi diversi alla stessa o differente diluizione più
volte nel corso della giornata o della settimana, alternati ad intervalli regolari (ex: APIS 9 CH ore 8-20, BELLADONNA 7
CH ore 12-24, MERCURIUS 7 CH, ore 10-22 oppure uno al lunedì, l’altro mercoledì, il terzo al venerdì): vale tanto per
malattie acute che croniche.
Non è considerata pratica propriamente ortodossa, anche se Hahnemann a volte usava alternare più Rimedi nel corso della
stessa giornata, (ad es: ACONITUM e BELLADONNA, o BELLADONNA e MERCURIUS).
A questo indirizzo si è adeguata la Scuola Francese che ha in Léon Vannier (1880-1963) il maggior esponente.
Complessismo: consiste nella prescrizione contemporanea di parecchi Rimedi, a differente diluizione, spesso associati
nella stessa preparazione farmacologica secondo un criterio di sinergismo e complementarietà di azione, più volte al giorno ed
a lungo; alcuni di questi Rimedi sono privi di Patogenesia sperimentale. In questa direzione, non chiaramente prevista né
descritta da Hahnemann, si è specializzata la Scuola Tedesca che vede tra le sue file numerose Correnti quali l’Antroposofia
Steineriana, l’Omotossicologia e la Naturopatia. Ognuna di queste Correnti si differenzia per teorie di fondo particolari e
peculiari impostazioni terapeutiche, sempre però sulla base dei concetti enunciati da Hahnemann; frequentemente i
complessisti somministrano composti fitoterapici, oligoelementi, gemmoterapici, litoterapici, organoterapici od altro, in
associazione od in alternativa. Sono così curate sia affezioni acute che croniche.
Affrontiamo ora un altro argomento, spesso fonte di confusione per il paziente perché di difficile valutazione e
spiegazione; infatti ha sempre costituito il movente su cui impostare le critiche dirette a tutta l’Omeopatia: le diluizioni dei
Rimedi e la loro scelta nella pratica quotidiana.
Premesso che la prima diluizione della scala centesimale hahnemanniana (1 CH) viene ottenuta mescolando una parte di
sostanza attiva prelevata dalla Tintura Madre con 99 parti di solvente, si considerano – per convenzione – basse le diluizioni
comprese tra la 1 CH e la 9 CH, medie quelle tra la 15 CH e la 30 CH, alte quelle tra la 200 CH e la 1.000 CH, altissime
quelle dalla 10.000 CH in su. Questa classificazione spesso non è condivisa da talune Scuole, quella francese in particolare
che così distingue: basse = 4-6 CH - medie = 7-9 CH - alte = 15 - 30 - 200 CH (Brigo B.)
Oltre alla diluizione centesimale hahnemanniana (CH) esiste un altra scala di diluizione detta cinquantamillesimale (q =
quinquaginta mille oppure LM = cinquantamila). Il procedimento per ottenere queste diluizioni è descritto nel paragrafo 270
dell’Organon. In pratica si procede così: ottenuta, a partire dalla 3 CH, una miscela costituita da una goccia di questa ultima
con 500 gocce di una soluzione idroalcoolica, formata da una parte di alcool 90% e quattro parti di acqua, si preleva una
goccia di quanto ottenuto e la si versa in un altro flacone contenente 100 gocce di alcool 95%; si agita il tutto 100 volte e con
una goccia di questo ultimo flacone si impregnano 500 globuli di lattosio. Ciascuno di questi, rispetto alla soluzione di
partenza ha ottenuto due diluizioni; la prima in un rapporto 1/500, la seconda 1/100, per cui, in definitiva, la diluizione finale
complessiva del globulo è 1/50.000 (perché 1/500 x 1/100 = 1/50.000). Da questa prima 1/LM si ottengono le successive fino
a 1 20/LM diluendo una goccia della precedente soluzione in altre 100 gocce di alcool 95%. Le più usate sono la 6-12-18-24-
30-60-90-120/LM. In pratica, attraverso questo processo di dinamizzazione detta “lineare” (rispetto a quella su scala
centesimale, detta “ritmica graduale”) si ottiene una preparazione del Rimedio ad azione molto più dolce, con possibilità cioè
di minori aggravamenti, ma di potenza molto più elevata (Patel R.S.).
Gli unicisti kentiani usano tutte le diluizioni,specie quelle alte ed altissime e somministrano una sola dose del Rimedio,
una sola volta, ogni tanto, sempre quando necessario e, dopo lunghi intervalli durante i quali viene concesso solo il Placebo,
prescrivono il Rimedio selezionato (Simillimum) in diluizioni sempre differenti; i pluralisti, le diluizioni medio-basse
somministrando spesso il Rimedio, anche più volte al giorno e per un periodo più o meno lungo; i complessisti usano
prevalentemente, oltre alla scala decimale hahnemanniana – in cui 1 DH equivale ad 1 parte di sostanza attiva prelevata dalla
Tintura Madre più 9 parti di solvente – le basse diluizioni centesimali del Rimedio in ripetute somministrazioni quotidiane
delle dosi per tanto tempo, settimane od addirittura mesi.
Perché questa diversità di condotta terapeutica? Quali sono i motivi dì tali scelte? Quale diluizione è più indicata nella
prescrizione corrente?
Gli Unicisti affermano che basta una sola dose del Rimedio, dato ad alta od altissima diluizione, a stimolare efficacemente
la Forza Vitale dell’organismo alla guarigione, in quanto tali diluizioni hanno più profonde potenzialità energetiche che
farmacobiologiche.
I Pluralisti ritengono che la noxa morbigena induca variazioni frequenti nella Forza Vitale per cui l’organismo, nel corso
della malattia, anche cronica, manifesta diverse reazioni alle quali corrispondono vari Rimedi, le cui dosi alternate e ripetute
sono sufficienti a controllarne le mutevoli espressioni.
I Complessisti invece sostengono che bisogna tendere più alla cura delle malattie di organo che dell’organismo. Questo,
una volta ricuperato il suo equilibrio energetico, sarà in grado di eliminare da solo la causa morbigena. La complessità e la
frequenza delle dosi sono giustificate dalla convinzione che la stimolazione della Forza Vitale deve avvenire in ogni direzione
e che solo le somministrazioni ripetute realizzano validi e duraturi risultati. A tal scopo, ritengono utile associare ai Rimedi
anche trattamenti integrativi quali diete, bagni, cure termali, massaggi, suggerendo norme di igiene e composti alimentari
naturali.
Tuttavia non esistono regole fisse in quanto ciascun medico si comporta più secondo l’esigenza del momento e
l’esperienza personale che secondo i dettami delle Scuole, in genere più indicativi che coercitivi; spesso anzi, nel corso della
cura, può passare da un Indirizzo all’altro, Questo atteggiamento duttile ed eclettico vale anche per la scelta della diluizione al
momento della singola prescrizione.
A questo punto si rende necessario fare un’altra precisazione.
In genere si parla a sproposito di “dose, diluizione, dinamizzazione e potenza” tanto che questi termini, nel linguaggio
corrente, diventano sinonimi. Il reale significato è questo:
Dose: è la quantità di sostanza, somministrata per volta, tale da stimolare sufficientemente la Forza Vitale.
Diluizione: è un concetto fisico trattandosi di rapporto tra soluto e solvente; così, la diluizione 30 CH viene ottenuta con
29 passaggi successivi di 1 e 99 parti rispettivamente partendo dalla soluzione 1 CH.
Dinamizzazione: è più un processo energetico che fisico; si ottiene imprimendo delle scosse o succussioni alle diluizioni
ottenute. Frequentemente si confondono i termini di diluizione e dinamizzazione tanto che nella pratica sono considerati
sinonimi.
Potenza: è il rapporto tra diluizione ed effetto clinico; si dice che un Rimedio somministrato ha giusta potenza quando
ottiene, con quella diluizione, quella dose e nel tempo previsto, il risultato desiderato in quel paziente. Anche questo termine è
spesso confuso con i precedenti; a volte si parla di potentizzazione del Rimedio alludendo in realtà alla succussione. Il
significato ha più importanza per il medico che per il paziente in quanto è utile per decidere quale diluizione somministrare
successivamente8.
Quale diluizione consigliare nelle prescrizioni? Quali norme esistono a tal proposito?
La diluizione in quanto tale, esprime solo la quantità di sostanza in un adatto solvente. Quando il Rimedio è meno diluito
mantiene ancora alcune proprietà farmacologiche della sostanza di base, mentre, con l’incremento della diluizione, queste
vengono progressivamente perdute favorendo lo sviluppo, però, di altre di natura immateriale.
Si parla di organotropismo e di psicotropismo del Rimedio alludendo alla sua capacità di produrre effetti
prevalentemente sulla funzione organica o su quella psichica dell’organismo, effetti questi spesso direttamente dipendenti
dalla diluizione.
Si dice che le basse diluizioni agirebbero più facilmente sui sintomi esclusivamente fisici e negli individui di bassa
vitalità, come i malati cronici e gli anziani; le medie sui sintomi funzionali senza lesioni organiche e negli individui di media
vitalità; le alte diluizioni prevalentemente sui sintomi psichici e negli individui ad alta vitalità, come i malati acuti ed i
bambini. Queste però non sono regole costanti e varie esperienze contraddicono ciò; infatti, spesso basse diluizioni
modificano lo stato mentale mentre le alte anche le reazioni organiche oppure quelle caratterizzate da un lungo decorso. La
spiegazione sta nel fatto che il Rimedio deve adattarsi al paziente sia per similitudine di sintomi che per analogia di livello
energetico (potenza); quando queste condizioni sono soddisfatte, il risultato viene ottenuto nel modo ottimale.
Ogni soggetto manifesta durante la malattia una alterazione energetica che è più sensibile ad una determinata diluizione per
cui, quando viene somministrato il Rimedio giusto per scelta, diluizione e potenza, tutti i sintomi sia fisici che mentali
dovrebbero modificarsi. Iniziare comunque a priori lì trattamento con una diluizione 7 CH - 9 CH per soli disturbi somatici,
con una 30 CH - 200 CH per quelli funzionali con scarse reazioni organiche e con una M - XM per quelli esclusivamente
mentali, può essere buona procedura. Gli unicisti normalmente usano incominciare la terapia con una dose alla 30 CH per i
disturbi cronici e alla 200 CH in quelli acuti. In ogni caso e indipendentemente dagli indirizzi terapeutici, più ampia e
completa è la similitudine con il paziente e più elevata sarà la diluizione del Rimedio; viceversa si somministreranno basse e
medie diluizioni. Si ripeteranno poi, più spesso, le dosi nei casi acuti (“la malattia mangia il Rimedio”), più raramente nelle
affezioni croniche stabilizzate o a lento decorso.
La decisione relativa alla diluizione è a volte anche un fatto di moda o di consuetudine; gli anglosassoni usano più
frequentemente le 6 CH, 12 CH, 30 CH, 200 CH, M-XM-CM F.C.; i francesi le 5 CH, 7 CH, 9 CH, 15 CH, 30 CH, 200 K,
Mille K; i tedeschi le 6 DH, 15 DH, 30 DH, 200 DH, con gli stessi criteri9.
Questi sono i concetti chiave che il medico omeopatico deve imparare nella pratica quotidiana. Gli Indirizzi che poi vorrà
seguire faranno parte di una ulteriore specializzazione metodologica e pratica, indirizzi che è bene che il paziente conosca sin
dall’inizio del trattamento per evitare fastidiose sorprese e spiacevoli equivoci. Il paziente infatti, accettato il metodo (che
potrà essere: unicista, pluralista, complessista, antroposofico, omotossicologico, costituzionalistico, naturalistico,
bioenergetico, integrato, olistico, ecc…), dovrà poi adeguarvisi dopo averne compreso gli schemi ed i limiti, sulla base delle
nozioni che il medico di volta in volta vorrà fornirgli, per rendere ottimale e stabile il rapporto e validi i risultati.
Per uniformare e coordinare le varie Scuole Omeopatiche e valorizzare la professionalità dei medici omeopatici nei
confronti della controparte (politici, medicina ufficiale, case farmaceutiche, mass media), è stata costituita a Roma il 27
maggio 1990 la F.I.A.M.O. (Federazione Italiana delle Associazioni e dei Medici Omeopatici) con sede nazionale a Terni, via
Cesare Beccaria 22, e sedi regionali nei capoluoghi, avente per scopi la diffusione dell’Omeopatia, indipendentemente dal
tipo di Indirizzo, attraverso Corsi, Convegni, Seminari, interviste e pubblicazioni; la promozione della Ricerca scientifica ed
il controllo delle modalità di preparazione ed affidabilità dei medicamenti omeopatici; la difesa dell’Omeopatia da
abusivismi professionali e da strumentalizzazione economica o di immaine che possano gettare discredito su Essa; la
rappresentanza ufficiale dell’Omeopatia presso le Autorità Politiche e Giuridiche, il Mondo Accademico Scientifico ed
Universitario, le Strutture Sanitarie, Sociali ed i Cittadini. In breve, la sua finalità è dare maggior corpo, trasparenza e solidità
ad una branca della Medicina finora ignorata, se non addirittura criticata, proprio alla scadenza del 1992 quando tante
barriere, non solo doganali, dovranno cadere9bis.
Allora, l’immagine dell’Omeopatia e la figura del medico omeopatico appariranno sotto una luce meno misteriosa e più
quotidiana e la gente rivolgerà più chiaramente e fiduciosamente l’attenzione verso questa bella “Arte del Guarire”.

3. Tutti i Rimedi provengono dal tre Regni della Natura. Quelli di origine vegetale (Es: ACONITUM; NUX VOMICA; PULSATILLA) sono i più frequenti, i più
maneggevoli e vengono usati prevalentemente nelle malattie acute quelli di provenienza minerale (Es: ARSENICUM ALBUM; CALCAREA CARBONICA;
PHOSPHORUS) hanno una azione più profonda e sono in genere utilizzati nelle patologie croniche; quelli di natura animale, di varia estrazione (Es: ape = APIS, veleno di
serpente = LACHESIS, coleottero = CANTHARIS), hanno azione sia acuta che cronica. Se di provenienza da secrezioni patologiche o da tessuti ed organi ammalati (Es:
pus blenorragico = MEDORRHINUM, carne putrefatta = PYROGENIUM, scaglie di cute scabbiosa = PSORINUM) si parla di nosodi.
Molti di questi ultimi hanno una propria patogenesia sperimentale con corredo sintomatologico specifico, tuttavia spesso vengono prescritti solo per “sbloccare” un caso
quando il Rimedio giusto non agisce o guarisce in modo incompleto, per prevenire una malattia (Es: MORBILLINUM), per curarne i postumi (Es: PERTUSSINUM) e
quando il malato stenta a riprendersi (Es: TUBERCOLINUM). Oggi si parla più frequentemente di bioterapici alludendo ai Rimedi estratti da sostanze biologiche (Es: latte
di cagna = LAC CANINUM).
Attualmente sono usati, dopo sperimentazione o controllo clinico, anche Rimedi provenienti da sostanze diverse quali: composti di sintesi tipo i farmaci
(SULFANILAMIDE), batteri (COLIBACILLINUM), frazioni cellulari (D.N.A. - R.N.A.), tessuti normali (OSCILLOCOCCINUM) o patologici (CHOLESTERINUM),
ormoni (FOLLICOLINUM), organi (THYROIDINUM), secrezioni fisiologiche (SARCOLACTIC ACID), sostanze fisiologiche (HISTAMINUM), soluzioni sottoposte ad
irradiazione (X-RAYS), onde elettromagnetiche (MAGNETIS POLUS) o raggi solari (SOL).
4. cioè molto al di sotto della concentrazione ponderale fino al superamento del numero di Avogadro (numero di molecole contenuto in un grammo-molecola) a tal punto
che, in idoneo solvente, non sono praticamente più rintracciabili molecole della sostanza.
5. Le recenti indagini di Benveniste e Coll., riconfermate successivamente da Beauvais E., sulla “memoria dell’acqua” possono spiegare il significato della
diluizione/dinamizzazione. Infatti la reazione ottenuta nel corso dell’esperimento si può manifestare solo se la diluizione contenente gli anticorpi anti-IgE viene sottoposta per
10 secondi a rigorosi scuotimenti. Gli autori concludono che “la trasmissione delle informazioni biologiche potrebbe essere messa in relazione con l’organizzazione
molecolare dell’acqua”. Tale fenomeno secondo Del Giudice N. e E. ed Attena F. sarebbe dovuto a fenomeni di risonanza tra i modi di oscillazione dei dipoli elettrici
dell’acqua e delle macromolecole organiche Per capire meglio il concetto è come la sabbia che modella la forma della persona che si è sdraiata e ne ricorda l’impronta,
trasmettendone l’immagine quando questa non c è più. Pertanto sia la “memoria dell’acqua” che la modalità di trasmissione dell’informazione in essa contenuta, chiariscono
quanto già osservato da Hahnemann a proposito della diluizione e della dinamizzazione-succussione.
Sono studi ancora in fase iniziale, meritevoli di approfondimento ed elaborazione, tuttavia suggestivi per una spiegazione scientifica dell’Omeopatia.
Queste le informazioni fino al 1992; d'allora, Jacques Benveniste è morto a Parigi, il 3 ottobre 2004, Emilio Del Giudice ci ha lasciato improvvisamente il 31 gennaio 2014,
all'età di 74 anni, mentre il Premio Nobel per la medicina 2008 Luc Montagnier (classe 1932) nel 2011 ha pubblicato uno studio interessante che confermerebbe la teoria
della "Memoria dell'acqua".
6. (Fitoterapia, Gemmoterapia, Aromaterapia, Floriterapia di Bach, Farmacoterapia cinese e tibetana, Spagiria, Antroposofia, etc.).
7. (Woodhull – New York – 1849 / Stevensville – Montana – 1916)
8. vedi PARTE TERZA.
9. Il significato delle sigle è il seguente:
M = mille (in caratteri romani)
XM = diecimila (in caratteri romani)
CM = centomila (in caratteri romani)
CH = centesimale hahnemanniana
DH = decimale hahnemanniana
K = secondo il metodo di Korsakov
FC = secondo il metodo del Flusso continuo
Queste due ultime metodiche esprimono rispettivamente la progressiva diluizione del soluto nello stesso recipiente con successiva eliminazione totale della soluzione ad ogni
passaggio (la parte utile della sostanza è quella adesa alle pareti); la progressiva diluizione del soluto, dopo perfusione lenta di un litro di solvente in un tubo di vetro
(apparecchio di Skinner), con successiva eliminazione di 950 ml. I ml residui corrispondono alla diluizione voluta.
Entrambe le metodiche non sono ammesse dalle Farmacopee Ufficiali perché i risultati ottenuti non sono costanti né ripetibili e tutt’altro che precisi, probabilmente perché
viene data più importanza, e tempo, al fenomeno della diluizione e non alla dinamizzazione-succussione.
9bis Questo è l'anno della prima edizione del libro.
Purtroppo d'allora, per motivi legislativi ed ideologici, la situazione non è migliorata.
L’anamnesi: punto di contatto medico-paziente

Il rapporto tra medico e paziente si concretizza nell’anamnesi che consiste nell’interrogatorio sistematico di tutti i sintomi
fisiologici, comportamentali e patologici del soggetto.
Lo scopo è: comprenderne a fondo la personalità attraverso l’analisi delle sue manifestazioni psico-fisiche nell’ambito del
contesto familiare, religioso e sociale; valutare l’evoluzione delle malattie nel tempo compilando una biopatografia del
paziente, mettere infine in evidenza i sintomi minimi di valore massimo che lo caratterizzano e che saranno di futura guida per
la scelta del Rimedio.
Il procedimento dell’interrogatorio non è affidato al caso ma segue regole precise.
Anche se esistono vari schemi, con domande differenti per bambini, adulti ed anziani, in quanto le modalità dei sintomi
sono diverse nel corso degli anni, tuttavia ogni caso richiede un linguaggio ed un comportamento a sé ed ogni interrogatorio
non sarà mai completo né potrà esaurirsi in una sola seduta per quanto lunga ed accurata.
Sarà necessario rivedere in più riprese il paziente ed integrarne la conoscenza con informazioni desunte da parenti,
conviventi ed amici, perché chi parla di sé non è mai obiettivo e tende sempre a trascurare importanti particolari. Altri
accorgimenti utili per il medico sono: osservare attentamente il soggetto che è di fronte, la sua espressione, il modo con cui si
siede, guarda e gesticola accompagnando le parole, i sentimenti e le emozioni provocate da queste; non porre mai domande
dirette che richiedano un Sì ed un NO né quelle che provochino la sua suscettibilità.
Proviamo ora a descrivere una visita ed una Anamnesi-tipo, quali comunemente riscontrabili in uno Studio medico
omeopatico.
Alla prima visita il medico, dopo la presentazione, è solito divagare, prendere appunti, porre banali quesiti o frasi di
circostanza, giusto il tempo per consentire al paziente di ambientarsi.
Questo comportamento dilatorio è necessario per aiutare a rilassare le persone consumate dall’ansia e dalla fretta di
comunicare e di essere rassicurate.
Il primo passo deve essere improntato alla cautela, all’inquadramento reciproco, ad un sereno confronto a distanza; il
rapporto dovrà durare a lungo e sarà bene valutarsi a vicenda.
Il paziente, finalmente a suo agio con la persona che gli sta di fronte e con l’ambiente circostante, incomincerà a questo
punto ad esporre le motivazioni della visita e ad elencare i sintomi, inizialmente in modo confuso ed affrettato. Questo
disordinato fluire delle parole, spontaneo ed emotivamente sincero, non deve essere interrotto perché è ricco di molti sintomi
importanti che non saranno mai più riferiti; inoltre rappresenta uno sfogo, una speranza di guarigione, una necessità di
confidenza: “Finalmente c’è qualcuno disposto ad ascoltarmi e a prestarmi attenzione!”.
Ripreso il controllo della situazione, il medico chiederà quali nozioni possiede sull’Omeopatia, se si è già curato in tal
modo, con quali Rimedi e risultati, e perché ha deciso di iniziare o continuare a curarsi con questo metodo. Le risposte a tali
domande permettono di comprendere l’ambito culturale in cui è maturata la scelta, di valutare la capacità reattiva
dell’organismo a precedenti trattamenti analoghi e di conoscere i motivi del loro eventuale insuccesso, oltre che di avere
conferma della reale intenzione di rivolgersi ancora o per la prima volta a questo tipo di cure.
Tutte le affermazioni ricevute dal paziente costituiranno infatti il suo consenso informato, esplicito e consapevole10 a
ripercorrere o ad intraprendere ex-novo questa via terapeutica e la sua accettazione univoca, senza le quali giuridicamente e
deontologicamente il rapporto potrebbe configurarsi come atto illecito11.
È giusto e corretto poi che in questa fase del dialogo il medico informi a sua volta adeguatamente e sinteticamente il
paziente sui concetti di base dell’Omeopatia, sul metodo e sull’indirizzo da lui seguiti, sul tipo di cure, sulla teorica
evoluzione dei sintomi in corso di trattamento omeopatico, sulle possibilità offerte e sulle indicazioni reali di tale terapia nei
suoi confronti, nel rispetto di un rapporto contrattuale di reciproca, libera, cosciente e responsabile collaborazione, in quanto
se il paziente ha pieno diritto di scelta del medico12. Questi ha il preciso dovere di decidere la giusta via terapeutica per quel
paziente13 fino alla ricusazione dello stesso se non si attiene ai suoi consigli14. Infatti, in considerazione del principio, sempre
vigente, di responsabilità professionale del medico, il consenso informato del paziente, o del genitore in caso di minore, è atto
preliminare indispensabile prima di ogni trattamento medico; l’attenzione del medico deve essere comunque costantemente
vigile nel valutare l’opportunità o la necessità di tale trattamento per quel caso, con la riserva ad ogni momento, del criterio di
discrezionalità verso le terapie tradizionali.
Pertanto, è auspicabile un comportamento da un lato di fiducia nell’operato del medico da parte del paziente, dall’altro
oculato in “scienza e coscienza” e formalmente corretto da parte del medico omeopatico.
Queste brevi note di etica professionale, oggi più attuali che mai, potrebbero apparire superflue; fanno tuttavia parte di
una doverosa iniziativa di informazione verso quel pubblico che ignora o reputa scontati certi principi ed in definitiva ne
completa la conoscenza.
L’anamnesi vera e propria consiste in una serie di domande concernenti i vari distretti del corpo umano, i comportamenti,
le abitudini e la personalità in generale. Per consuetudine e facilità di metodo, durante la fase dell’interrogatorio sistematico si
segue lo schema delle Rubriche del Repertorio di Kent. Parleremo successivamente dei repertori e di quello di Kent in
particolare; qui è sufficiente affermare che il Repertorio è la raccolta di tutti i sintomi descritti nelle varie Materie Mediche
raggruppati secondo un certo ordine in Rubriche. Nel testo di Kent15, tutti i sintomi vengono riportati in ordine alfabetico con
le rispettive modalità di tempo, circostanza e concomitanza e vengono distribuiti nelle varie Rubriche relative a determinati
distretti corporei il cui ordine di progressione è dall’alto verso il basso, dalla testa ai piedi.
Naturalmente ad ogni sintomo riportato sul Repertorio corrispondono uno o più Rimedi in grado di curano secondo il
principio analogico della similitudine dei sintomi.
Questo in sintesi lo schema dell’interrogatorio omeopatico seguendo il Repertorio di Kent: in genere è preferibile fare per
ultimo, o in un momento successivo, l’interrogatorio dei sintomi mentali; spesso la novità dell’esperienza, la mancanza di
confidenza od addirittura la reticenza del paziente impediscono al medico di avere un quadro completo, al primo
appuntamento, degli atteggiamenti comportamentali, spesso di non facile rilievo. Si inizierà invece con le Rubriche partendo
da VERTIGINE, TESTA e così via, facendo attenzione a non porre mai domande dirette ma solo quesiti, con le parole e i
termini del linguaggio corrente, in tono calmo, sereno, rassicurante, senza usare un frasario troppo tecnico, o brutale, per non
far irrigidire il paziente e metterlo sulla difensiva.
Una volta impostato il giusto clima confidenziale, si dovrà evitare di cadere nell’errore opposto consentendo che il
paziente si lasci andare descrivendo tanti altri piccoli sintomi inutili che confondono le idee e allungano i tempi. I maestri
suggeriscono di evitare di incorrere nel rischio del “delirio a due”!
Tenendo conto di questo procedimento, il paziente dovrà segnalare nel modo più chiaro e preciso possibile quali
atteggiamenti più lo caratterizzano e quali sono i suoi problemi, avendo cura nell’analizzare i sintomi più importanti di
inquadrarli nelle circostanze di apparizione e sparizione, di localizzazione, di estensione ed irradiazione, di tempo,
periodicità ed alternanza con altri sintomi, di concomitanza con manifestazioni fisiologiche (quali mestrui o defecazioni o
pasti) e, soprattutto, di definirli nelle modalità di aggravamento e miglioramento (cosa lo fa star meglio o peggio: caldo o
freddo, tempo e clima o sragioni, pressione locale e movimento, escrezioni quali mestrui o sudore etc.); dovrà inoltre
precisare lo stato d’animo e l’umore che si accompagnano prima, durante e dopo, ai sintomi suddetti. Questa analisi sarà di
validissimo aiuto all’operato del medico sia in termini di tempo che di fatica, per una più facile selezione del Rimedio.
Dopo l’interrogatorio farà seguito la vera e propria visita medica che è necessaria perché consente di rilevare la
fondatezza e l’entità dei disturbi descritti e permette di rilevarne altri ignorati o misconosciuti, favorendo la valutazione della
vitalità generale dell’organismo.
Chi conosce ed esercita l’Agopuntura Cinese Tradizionale ne approfitterà per saggiare i punti dolenti o riflessogeni.
Chi conosce ed applica la Chiropratica potrà avvantaggiarsene per manovre diagnostiche o terapeutiche quali la
manipolazione.
Chi conosce l’Iridologia farà tesoro della informazioni desunte dall’osservazione dell’iride.
Chi conosce la Medicina Naturale (Fito-Aromatoterapia, Oligoelementi, Organoterapia, Gemmoterapia, Litoterapia), la
Kinesiologia e la Dietetica, potrà fornire ulteriori consigli per favorire il drenaggio secondo metodi naturali degli organi, per
modificare certe posture e talune abitudini dietetiche errate suggerendo addirittura altri trattamenti coadiuvanti quali bagni,
massaggi, ginnastica, fisioterapia, shiatzu, cure termali.
Inoltre chi conosce l’effetto curativo dei Fiori di Bach potrà agevolmente associarli, in quanto complementari e sinergici,
ai Rimedi omeopatici.
Infine, consigli terapeutici di medicina tibetana e cinese, qualora forniti da un medico esperto in materia, saranno ben
graditi al paziente.
La richiesta od il controllo di esami di laboratorio o radiologici o dì accertamenti specialistici sono utili in quanto
obiettivano lo stato di salute e permettono di formulare una più completa diagnosi ed una chiara prognosi; perché – non va
dimenticato – il medico omeopatico è un medico completo che non trascura nulla per rendere più chiaro il caso da affrontare.
A questo punto, i sintomi utili rilevati nel paziente saranno ricercati nel Repertorio di Kent: le procedure (gerarchizzazione
dei sintomi e repertorizzazione) sono descritte nella SECONDA e TERZA PARTE. Il Rimedio scelto alla fine dell’indagine
sarà poi prescritto nelle dosi, diluizioni e tempi che il medico riterrà più opportuni. I possibili effetti della prima
somministrazione del Rimedio e le successive decisioni in merito saranno l’argomento della TERZA PARTE.
In realtà, il rapporto medico/paziente non si esaurisce alla prima visita perché l’anamnesi si completa nel tempo. Questa in
ogni caso deve essere finalizzata alla ricerca dei sintomi minimi di valore massimo che caratterizzano il paziente. Conoscere
il metodo dì indagine sarà così utile anche al paziente. Ed è proprio questo lo scopo del presente libro: avvicinare il futuro
paziente ad un approccio più completo con il suo terapeuta.
La fiducia inizialmente istintiva si rafforzerà quando si raffinerà la conoscenza comune dello strumento di lavoro ed allora
il rapporto di collaborazione seguirà lo stesso binario.
In quest’ottica di sincronismo operativo analizzerò sistematicamente il Repertorio di Kent facendo risaltare le malattie ed i
sintomi più frequenti riportati nelle Rubriche, ed i Rimedi che normalmente vengono prescritti in quei casi.
Lo scopo tuttavia non è l’utilizzo pratico degli stessi ma esclusivamente la conoscenza del Metodo. Infatti, l’insieme dei
sintomi deve sempre essere valutato dal medico; analogamente, solo il medico potrà prescrivere il Rimedio giusto per quel
paziente nelle dosi e nei tempi che riterrà indicati per il caso in questione. Come non è possibile prescrivere sulla base di
pochi sintomi così può essere dannoso curarsi attraverso i libri che hanno esclusivamente una funzione informativa.

10. Capo IV − art. 39-40, Nuovo codice di Deontologia Medica. Questo è stato aggiornato nel 2014; vedi D.L: n. 196 del 30/06/03.
11. Martini P. e Cateni C.
12. “La scelta del medico costituisce il principio fondamentale del rapporto medico-paziente. Il medico deve rispettarla e farla rispettare” − Capo II − Art. 34, Nuovo
codice di Deontologia Medica.
13. Capo I - art. 5-6-7-19-20-23, Nuovo Codice di Deontologia Medica.
14. Capo II - art. 35, Nuovo Codice di Deontologia Medica.
15. L’originale in lingua inglese è considerato il classico Manuale di Omeopatia, dopo l’Organon di Hahnemann.
Parte Seconda

Le malattie nel Repertorio di Kent


La necessità di un Repertorio era sentita dallo stesso Hahnemann. Il numero dei sintomi provocati dalla sperimentazione
dei Rimedi diventava sempre più ampio e la loro memorizzazione sempre più difficile, Pare che Hahnemann usasse un proprio
Repertorio le cui fonti erano sia la sua Materia Medica, frutto di sperimentazioni personali realizzate con l’aiuto di amici e
collaboratori, sia la raccolta dei sintomi di malattie curate dagli altri Medici Omeopatici, tutti suoi allievi.
Premessa

Il Repertorio è una Materia Medica rovesciata come un dito di guanto. Infatti in questa sono raccolti e suddivisi nelle
rispettive Rubriche i sintomi di ciascun Rimedio descritti, parola dopo parola, dalla viva voce degli sperimentatori. Nel
Repertorio, invece, vengono riportati – secondo un analogo ordine di Rubriche – gli stessi sintomi con l’elenco di tutti i
Rimedi che li curano. Mentre la Materia Medica Omeopatica viene consultata per lo studio dei Rimedi, il Repertorio ha un
uso quasi esclusivamente pratico.
Così, ad esempio, molti sperimentatori che hanno assunto PULSATILLA, hanno presentato il sintomo “ansietà al buio”.
Questo, essendo un sintomo mentale, viene riportato nella Rubrica corrispondente al Mentale della Materia Medica relativa a
PULSATILLA; nel Repertorio, invece, alla voce “ansietà al buio”, nella Rubrica dei Sintomi Mentali, ritroveremo sia la stessa
PULSATILLA che altri Rimedi. Nel primo caso il sintomo ci servirà per studiare la dinamica di PULSATILLA; nel secondo ci
indirizzerà più rapidamente e facilmente a tutti i Rimedi che lo curano.
Non solo: dal momento che non tutti gli sperimentatori hanno evocato quel sintomo con la stessa frequenza ed intensità,
viene indicata, sia nelle Materie Mediche che nel Repertorio, con differenti caratteri tipografici, una gradazione
rispettivamente dei sintomi, nelle prime, e dei Rimedi nelle seconde. Pertanto, in tal caso, da un lato la Materia medica
fornisce il valore dei sintomi di un Rimedio in funzione della gradazione durante la sperimentazione, dall’altro il Repertorio
indica quale Rimedio è più curativo, rispetto ad altri, per quel sintomo. Così nell’esempio riportato, consultando il Repertorio
di Kent, l’”ansietà al buio” sarà curata più frequentemente con PULSATILLA, di grado medio, e meno frequentemente con
NATRUM MURIATICUM, di grado minore. Questa suddivisione, prima in due, poi tre ed infine quattro gradi, è importante sia
perché rispecchia fedelmente, per quanto indirettamente, lo spirito sperimentale della Materia Medica, sia perché è utile, nella
pratica, per la scelta del Rimedio, che sarà quello che copre tutti i sintomi – selezionati e repertorizzati – con il più alto grado
espresso nella stampa.
Hahnemann, dunque, lavorava con un suo Repertorio, di cui si è persa da tempo ogni copia o traccia.
Fu peraltro il primo a capire l’importanza della suddivisione in gradi; nella compilazione della sua Materia Medica
indicava, infatti, con lettere maiuscole i sintomi ripetutamente osservati ed in minuscolo i più rari. Nell’ambito di questo
indirizzo di metodo e sulla scia di questo suggerimento, molti Autori hanno continuato il raggruppamento dei sintomi dando
impulso alla diffusione dei vari Repertori della Medicina Omeopatica.
Il più famoso, il più completo ed il più utilizzato di questi è il Repertorio della Materia Medica Omeopatica del dottor
J.T. Kent, il Repertorio per antonomasia, cui fanno riferimento tutti gli Omeopati. Interessante è la storia della sua
compilazione avvenuta in circa venti anni; la prima edizione è del 1897, la terza, riveduta e corretta ma postuma, del 1924.
Oggi sono disponibili la quinta, riveduta dalla moglie, Clara Luise Kent, deceduta nel 1943 a 91 anni, edita nel 1945, la
successiva sesta e quella riveduta, corretta ed aggiornata dal compianto Dr. P. Schmidt e dal Dr. D. H. Chand, edita nel 1980.
Basti pensare che Kent in persona volle controllare minuziosamente tutti i sintomi consultando le Materie Mediche e la
Letteratura omeopatica fino ad allora disponibile. Egli verificò poi la validità dei rimedi dubbi in successive sperimentazioni
da lui dirette e ne cercò la conferma degli effetti nella terapia rivedendo sia la casistica clinica personale che quella
contemporanea.
Fu un lavoro immane (1423 pagine) che, in parte, fu causa della sua prematura scomparsa. Vi sono riportati 64.033 sintomi
di 539 differenti Rimedi suddivisi in 21 Rubriche. Testo di non facile consultazione, è un’opera miliare nel mondo
dell’Omeopatia, della quale, nella pratica, non si può fare a meno.
Me se per il medico il Repertorio di Kent rappresenta un utile strumento, per il paziente ed il lettore è un vero rompicapo.
Ecco la necessità del presente testo in quanto ulteriore mezzo informativo del metodo con cui impostare e ben condurre
l’anamnesi omeopatica.
Beninteso, il panorama delle malattie da me descritte, lungi dal fornire la chiave per curarle, serve solo a far capire le
possibilità ed i limiti offerti dalla Medicina Omeopatica nella pratica quotidiana, ed i suggerimenti da me forniti sono solo un
modesto esempio dell’atteggiamento operativo del medico omeopatico.
Ogni tentativo di curarsi da solo, senza il consiglio e l’opera del medico – che è l’unico in grado di valutare l’unitarietà
dei sintomi, di inquadrare il soggetto in una ben definita tipologia omeopatica e di prescrivere il Rimedio adatto – è infatti
inutile se non addirittura dannoso. Consultare i capitoli è anche un modo per rendersi conto di quanto l’Omeopatia può fare
nella cura delle malattie, e può costituire un modo di conoscersi e di approfondire l’argomento.
Per contro, affidarsi ciecamente e ad ogni costo al Repertorio, già di per sé di difficile consultazione ed utilizzo, è
sbagliato: sia perché non sono riportati tutti i sintomi riferiti dai pazienti, sia perché la scelta dei “sintomi minimi di valore
massimo” è personale e soggettiva, può non rispecchiare a fondo il caso in questione, e spesso è rivedibile in un tempo
successivo.
Lo strumento del Repertorio, anche in mani esperte, può essere fallace ed attenervisi rigorosamente, prescindendo da buon
senso, intuito ed esperienza, può essere fonte di gravi errori.
Ciò tuttavia nulla toglie alla sua importanza nella pratica omeopatica. Lo stesso Kent lo considerava “un compagno ed ad
un aiuto”.

Note pratiche

Come consultare il Repertorio di Kent

Il procedimento è semplice: selezionati i “sintomi minimi di valore massimo”, cioè quelli che caratterizzano il
paziente, in genere da 3 (“modello dello sgabello”: questo sta in piedi a partire da tre gambe) a non più di 10, si
procede alla loro gerarchizzazione, elencandoli a seconda dell’importanza. I criteri sono descritti nella PARTE
TERZA.
I singoli sintomi, successivamente, saranno cercati nelle rispettive Rubriche del Repertorio alle voci e modalità
corrispondenti.
Es.: “mal di testa sentendo l’aroma del caffè” si trova nella Rubrica della TESTA, sintomo dolore (Pain), alla
modalità in questione (smell of, from coffee) nella pagina 138 del Repertorio.
Il Rimedio che lo cura è LACHESIS. Associando questo sintomo ad altri analoghi, per es. “sensibilità all’odore del
caffè”(GENERALITÀ, Food, odor of coffee agg., pag. 1362), si ritroverà sempre LACHESIS. Se gli altri sintomi
(mentali - genitali - escrezioni - etc.) lo confermeranno, il Rimedio sarà LACHESIS.
In genere manuale, oggi questo procedimento, detto “repertorizzazione”, è affidato a selezionati programmi
computerizzati.

Come è fatta la prescrizione

Scelto il Rimedio, dopo la repertorizzazione ed il confronto dei sintomi osservati, analizzati e selezionati, con quelli
descritti nelle Materie Mediche relativamente a quel Rimedio, una volta confermata la maggior similitudine tra paziente
e Rimedio, il Medico sul suo ricettario fa la prescrizione; il Rimedio viene riportato nella sua completa terminologia
latina (es. ANTIMONIUM CRUDUM) alla diluizione voluta (30 CH, Mille K, 0/6 LM) nelle dosi e tempi di
somministrazione necessari.

Come sono fatti i Rimedi

I Rimedi si presentano sotto tre forme principali: granuli, globuli, gocce. Talune Case Farmaceutiche confezionano
anche fiale per uso orale o parenterale, compresse, ovuli vaginali, colluttori, saponi, dentifrici, colliri, supposte, gocce
nasali, gel, creme e pomate.
I granuli sono delle piccole sfere di saccarosio-lattosio impregnate di sostanza attiva; raccolti nella quantità di circa
80 in un tubetto di vetro cilindrico, contengono in genere le basse e medie diluizioni.
I globuli sono delle sferette più piccole di lattosio; il tubetto di vetro, che ne contiene circa 200, è riservato alle
diluizioni medie, alte ed altissime.
Le gocce sono una soluzione idro-alcoolica al 30% del Rimedio; contengono tutte le possibili diluizioni, dalla T.M.
alle scale DH - CH e LM, ed i composti o complessi.

Qual è la dose; quali le vie di introduzione e le modalità di somministrazione

La dose granuli è di 3-5 granuli per volta, quella globuli è il tubetto intero; per le gocce, il dosaggio varia da 5 a 15
per volta. Per le altre confezioni (fiale, ovuli, supposte, compresse) il dosaggio in genere è di 1 per volta, salvo
particolari indicazioni da parte del medico. Le dosi sono uguali per tutte le età, la ripetizione delle dosi dipende dalla
evoluzione del caso clinico: acuto, subacuto, cronico, ed è specificata nella prescrizione.
La via di introduzione è in genere quella orale (sotto la lingua) che consente un assorbimento rapido e completo
della sostanza contenuta nei globuli, granuli e gocce; fanno eccezione fiale, ovuli, supposte pomate introdotte per altre
vie.
Nei lattanti, negli anziani, negli allettati, invalidi, handicappati e nei malati mentali, data la scarsa collaborazione e
l’incompleta garanzia di assorbimento, i Rimedi possono essere sciolti in poca acqua oligominerale naturale; ciò
permette una maggior diluizione della soluzione idroalcoolica, se gocce, ed una maggior stabilità della dose, se granuli
o globuli. Da tale soluzione, detta “madre”, valida per 24 ore, possono essere somministrati piccoli sorsi dopo
mescolamento, ogni volta, con un cucchiaio di legno o di porcellana (non di metallo). Tale procedimento è utile nei
trattamenti acuti che richiedono frequenti ripetizioni della dose (anche ogni ora).

Quali i tempi e l’ora di somministrazione

Secondo alcuni Omeopati, è preferibile la sera per un miglior assorbimento notturno della sostanza. Secondo altri,
al risveglio, perché l’Energia Vitale è più sollecita dopo il sonno.
In realtà, dato che dalla cronobiologia dei Rimedi (diverso quantuum energetico nell’arco della giornata) risulta
che quasi tutti i Rimedi si aggravano dalle ore 12 alle ore 18-20, viene consigliata la dose mattutina per la presenza di
maggior “vitalità” nel Rimedio. Così LYCOPODIUM, che si aggrava dalle ore 16 alle ore 20, sarà più facilmente
assimilato e darà minori aggravamenti se assunto dal mattino fino alle ore 16. In ogni caso è sempre preferibile
assumere i Rimedi lontano dai pasti.

Quali le precauzioni e le accortezze nel maneggiare i Rimedi

Hahnemann stesso consigliava di non toccare i granuli con le dita, di non assumere durante il trattamento omeopatico
sostanze irritanti come caffè, tè, alcoolici, tabacco, e di non avvicinarli a composti aromatici tipo menta (oggi dentifrici
e chewing gum) e canfora (oggi disinfettanti e profumi per ambienti).
Infatti, il contatto diretto (i granuli vanno messi nel loro tappo contenitore e fatti scivolare sotto la lingua) e le
sostanze suindicate possono neutralizzare la esigua quantità del Rimedio contenuta nella confezione (globuli, granuli,
gocce).
Tali regole fanno parte di un bagaglio culturale di igienismo che ben si sposa con un trattamento naturale
omeopatico, ma non sono assolute. Infatti, Gallavardin J.P., noto psichiatra omeopatico francese della seconda metà del
secolo scorso, soleva sciogliere, per i suoi pazienti, i Rimedi nel caffè, con effetti sempre validi: ciò dimostra che un
Rimedio ben scelto, nella giusta diluizione e potenza, agisce sempre. L’unica accortezza è non esporre le confezioni alle
variazioni termiche ambientali; i Rimedi devono essere conservati sempre in posti al buio, privi di odori forti, in clima
secco e costante, e lontano da correnti elettriche e magnetiche. In queste condizioni la proprietà terapeutica dei Rimedi
contenuti nelle confezioni può essere perenne. Le soluzioni idro-alcooliche, tuttavia, non sono così stabili in quanto si
denaturano col tempo.
Rubriche secondo il Repertorio di Kent

Sintomi mentali o psichismo

I numerosi e complessi sintomi mentali descritti in questa Rubrica del Repertorio sono stati riportati da Kent in ordine
alfabetico con le rispettive modalità, senza ulteriori aggiunte, commenti o tentativi di interpretazione. Gli omeopati, infatti,
sono medici molto semplici. Affascinati dalla ricchezza del materiale descritto nella Rubrica del MENTALE, tuttavia, filosofi,
sociologi e psichiatri, trasformando e travisando il linguaggio e i concetti iniziali, si sono indaffarati a saccheggiare il
contenuto di queste pagine.
Lungi dal sottolineare l’importanza (finalizzata alla ricerca del Simillimum) del valore dei sintomi mentali nell’anamnesi,
già affermata da Hahnemann, costoro così facendo hanno creato solo confusione ed eccessive aspettative nel campo della
terapia delle malattie mentali; inoltre, con la frequente intrusione, a scopo speculativo, di termini e concetti psichiatrici, hanno
abbondantemente estrapolato e modificato il significato originale dei sintomi per adattarlo al linguaggio proprio della
psicosomatica e della patologia del profondo (psicanalisi).
Mentre l’impostazione iniziale, data da Kent, era quella di una pura, semplice e fedele raccolta del materiale a
disposizione nel campo del mentale senza attribuire un valore qualitativo od un significato diagnostico e prognostico ai
sintomi, i successivi tentativi di classificazione, invece, sono proprio andati in questa direzione. Non si parla più, cioè, di
“ansietà passeggiando nella folla”, ma di “agorafobia con spinte ossessive in soggetto con note isteriche”; non più di
ARSENICUM ALBUM come del Rimedio per la “agitazione con ansia ed irrequietezza”, ma del Rimedio “dell’IO rigido che
mal si adatta al cambiamenti esistenziali ed ambientali”.
Si sono così affermate classificazioni dei sintomi sulla base della diagnosi clinica: fobia, ossessione, depressione, isteria,
paranoia e un’interpretazione in chiave psicoanalitica dei Rimedi; questi criteri però non tengono assolutamente conto della
dinamica di quel particolare sintomo di quel determinato paziente in quel certo momento e nel contesto della sua peculiare
esistenza, nonché del fatto che molti Rimedi hanno tutta una serie di sfaccettature e di comportamenti a volte addirittura
antitetici nella loro patogenesia. Infatti, ogni persona rappresenta un mondo a sé non inquadrabile in schemi o modelli
prefissati.
Attenzione: a questi tentativi di interpretazione dei sintomi non va attribuito il carattere di manuale per la terapia delle
malattie mentali e a questi non bisogna rivolgersi per curare quel sintomo o quella sindrome. Vanno considerati solo come
utile strumento alla comprensione della dinamica del Rimedio, quale completamento ideale allo studio della Materia Medica e
come valido metodo per una analisi profonda e sistematica delle personalità del paziente (Barbancey J., Dufilho R.,
Grandgeorge D., Vithoulkas G.) e solo in questa direzione hanno valore i risultati di queste ricerche.
L’omeopata non è uno psicanalista, né tanto meno un sociologo o un teologo; i sintomi mentali, per lui, sono importanti
quando evidenti, ripetitivi, marcati e ben modalizzati e non devono essere interpretati od estrapolati dal dialogo, ma solo
osservati ed analizzati dopo una laboriosa e metodica indagine qual è l’anamnesi omeopatica, unico mezzo che consente la
verbalizzazione diretta da parte del paziente.
Allora come inquadrare sistematicamente i sintomi mentali? Quale schema proporre?
Vista l’impossibilità e l’inutilità di citare a casaccio i sintomi più importanti, come l’inopportunità di adeguarsi agli
schemi descrittivi delle malattie mentali, propri della Psichiatria, ho ritenuto opportuno procedere a monte, prendendo cioè a
prestito dalla Psicologia lo studio delle fasi dello sviluppo della personalità e la loro terminologia, dal momento che queste
non suggeriscono nessuna diagnosi clinica e non si prestano ad equivoci sul loro significato; così, seguendo il criterio già
suggerito dal Dr. J. Baur nei sintomi mentali, ho distribuito gli stessi in sei gruppi:

1. Alterazioni dell’umore o emotività: mutevolezza dell’umore, irritabilità, suscettibilità, collera, indifferenza, vivacità,
tristezza, tranquillità, agitazione, paura, timore.
2. Alterazioni del comportamento o attività: dinamismo, debolezza di spirito, allegria, lentezza di spirito, decisione,
esitazione, prudenza, imprudenza, caparbietà, incostanza, coraggio, codardia, timidezza.
3. Alterazioni del rapporto volitivo sé/prossimo o avidità: egoismo, avarizia, prodigalità, sensualità, libertinaggio,
austerità, arroganza.
4. Alterazioni del senso morale o etica: religiosità, ateismo, bontà, cattiveria.
5. Alterazioni della comunicazione o socievolezza: desiderio o avversione alla compagnia, attaccamento ai familiari,
linguaggio, gesti, menzogne, furto, inganno, tirannia, egocentrismo.
6. Alterazioni delle capacità mentali o intelletto: percezione, attenzione, assimilazione, memoria, immaginazione,
giudizio.

Da questi gruppi estrarrò i sintomi più importanti e significativi; spesso alcuni sono stati ripetuti perché riferiti a più voci.
Il contenuto di queste pagine ha un significato esclusivamente informativo e descrittivo16.

1. Emotività

È la tendenza alla commozione, la disponibilità a dar retta al sentimenti, alle emozioni, la facilità alle variazioni
dell’umore senza il controllo della volontà; in altri termini, l’ipersensibilità istintiva alle impressioni esterne e l’insieme degli
atteggiamenti che definiscono il carattere, Si manifesta in vari modi:

1. alterazione frequente dell’umore che può avere questi aspetti: mutevole, alternante, capriccioso, incostante, al punto di
intraprendere numerose iniziative che poi non vengono condotte a termine, allegro con voglia di cantare, ridere e ballare
spesso alternato a tristezza ed infelicità;
2. facile irritabilità con reazioni a volte sproporzionate ad esempio alla minima contraddizione oppure durante la
dentizione, dopo insulti o per futilità, con disobbedienza, reticenza, testardaggine, grossolanità, brutte maniere e
maleducazione;
3. suscettibilità, che è una caratteristica analoga alle precedenti; ci si offende facilmente specie al pensiero di vecchie
offese con collera, astio ed idee di vendetta;
4. umore collerico che generalmente si esprime con vari aspetti: con insulti, morsi, urla, parolacce, lanciando maledizioni,
rompendo o strappando oggetti e abiti, anzi distruggendoli con violenza anche a morsi, picchiando i piedi in terra,
sputando in faccia o gettando oggetti se offesi, con minacce di morte ed impulsi omicidi, con un coltello, se contraddetti;
5. la risposta può anche essere assente con indifferenza, apatia dell’umore, senza provare interesse né emozione in
generale, nei confronti dei propri cari, dei piaceri e gioie della vita, dei propri doveri e degli impegni quotidiani. Molte
persone sono fredde, senza sentimenti, provano noia per tutto anche per la vita stessa. La depressione è alle porte con
scoramento, disgusto per tutto, occhi bassi per evitare lo sguardo altrui, con mancanza di fiducia in sé e rassegnazione
con indolenza fisica e disinteresse verso gli affari fino all’incapacità ad assumere impegni ed a prendere decisioni,
rimandando tutto all’indomani;
6. l’umore può essere vivace, allegro, simpatico, buono in generale: molti ridono, cantano, ballano, abbracciano tutti,
baciano tutti, specie i bimbi, fanno cose pazze, comportandosi in modo ridicolo, ridendo smodatamente e facilmente; altri
sorridono, anche stupidamente, oppure cantano in modo euforico e fischiettano con gioia; molti ancora felici e di cuor
contento, possono anche piangere di gioia o aver voglia di divertirsi e di giocare, meglio se a nascondino o ripetendo
giochi infantili facendo insomma cose buffe:
7. l’umore può anche essere triste, depresso, con scoramento e melanconia: alcuni non tollerano quanto è nero e scuro,
ruminano sul passato, su quanto sofferto, lamentandosi di vecchie offese, con pensieri tormentosi; altri disperano
dell’avvenire, pensando alla miseranda esistenza, con paura della morte e perdita di speranza di ristabilimento. Guai a
volte a consolare certi individui! Si arrabbiano a morte. La tristezza può prendere quando si è soli o pensando ai
problemi di salute, con pensieri di morte, senso di abbandono da amici e parenti, al punto di credere di essere rimasti
soli al mondo; la tristezza spinge alla nostalgia di casa, all’autocommiserazione, ai rimorsi di coscienza; molti si
rimproverano di non aver fatto il proprio dovere, di avere agito male, di non riuscire mai a combinare nulla di buono, di
fallire in tutto, specie nel lavoro, La tristezza porta al pianto pensando al passato, a tormentare tutti sulle proprie
disgrazie, con paura di farsi del male quando lasciati soli; a volte addirittura a pensieri di suicidio, oppure alla critica
pedante alternata alla tristezza silenziosa. La persona triste è seria, non tollera scherzi, divertimenti, pensa solo all’amor
perduto, ai soldi rubati o dilapidati, alle brutte notizie, alla famiglia lontana;
8. l’umore può essere tranquillo, sereno, calmo, contento e riservato: chi dimentica mali e dolori, non chiede nulla, è
riservato, tranquillo, sicuro al punto di parlare poco di sé ispirando fiducia e simpatia;
9. l’umore può anche essere irrequieto, agitato con nervosismo e strane pulsioni ossessive: molti hanno voglia di
muoversi, viaggiare e sentirsi cittadini del mondo; altri più frequentemente sono sempre in movimento, specie nei week-
end; altri ancora si agitano con ansietà che spinge a camminare in fretta, a correre, a scappare per il mondo, e ad
abbandonare la famiglia, a saltare su tavoli e sedie, a non trovare requie neanche di notte a letto; c’è persino chi non può
stare tranquillo finché ogni cosa non è al suo posto! Molti possono avere strane pulsioni, atteggiamenti monotoni e
ripetitivi, gravi come la piromania, o innocenti, come grattarsi la testa, oppure sono spinti a toccare tutto quanto si
incontra, proprio come fanno certi bambini, non tanto per convincersi della realtà delle cose quanto per vera e propria
tendenza compulsiva; oppure ancora possono strappare i capelli, rotolarsi per terra e denudarsi; fare insomma cose strane
e ridicole;
10. l’umore può essere fragile, debole, pieno di paure e fobie; molti non vogliono essere avvicinati né toccati; altri sono
pieni di precauzioni, di manie e paure, come alla vista di coltelli, o del sangue di ferite, oppure di fobie e terrore come
ad esempio all’idea del matrimonio e in vicinanza di uomini e donne. La paura fa sussultare, fa scattare e correre a
nascondersi, ogni frase, parola o racconto di crudeltà può far fremere; sentire cose terribili a volta emoziona
profondamente; il rumore di porte spesso spaventa.
La paura può anche presentarsi irrazionalmente, in modo improvviso, ripetitivo e ossessivo: paura degli animali, specie
cani e gatti, paura di avere un insulto cerebrale, di paralisi, di diventare ciechi, delle malattie, come la tubercolosi, dei
collassi, delle malattie del cuore o infettive come la polmonite, delle operazioni, specie di ulcera allo stomaco; oppure
paura di avere un tumore con convinzione di esserne affetto; paura di malattie infettive contagiose, dei disastri, dei
nemici, del diavolo, del buio, della morte, della solitudine, della folla, con agorafobia, e claustrofobia;
11. l’umore può anche essere timoroso incerto, dubbioso con apprensione e angoscia: c’è chi crede che ogni medicina sia
inutile, chi è scettico, chi è oppresso dall’ansia e non sa prendere decisioni. Molti prima di un appuntamento sono agitati
con fretta di arrivare in tempo; molti non credono in sé, anzi hanno l’impressione di avere sbagliato tutto, oppure pensano
di non ispirare fiducia, il che li fa cadere nella disperazione più nera. Spesso molti si sentono impotenti, angosciati con
agitazione, lamenti, con tentativi di suicidio, con apprensione che sale dallo stomaco, oppure dalla pancia o nella regione
del cuore. È il quadro dell’ansia somatizzata.

2. Attività

È la disposizione, la capacità del temperamento ad agire adeguatamente nell’ambiente circostante per realizzare i propri
desideri ed imporre la propria personalità con coraggio, chiarezza, decisione. Non è in funzione di fattori emotivi, morali,
religiosi, volitivi o intellettuali, ma solamente fisico-motori; l’organismo, sollecitato da una energia istintiva interiore, è
messo in condizioni di muoversi nel modo più idoneo e più coordinato.
Queste sono le sue manifestazioni:

1. Una persona può essere dinamica mentalmente con abbondante flusso di idee e spirito creativo, con incremento generale
delle capacità mentali, con atteggiamento sempre indaffarato, a volte infruttuoso, spesso però finalizzato e condotto a
termine; l’esercizio fisico può migliorare le idee, così come lo svago ed il divertimento che fanno passare anche la noia;
A. l’attività può avere una prevalenza motrice; può sfogarsi cioè in gesti o atteggiamenti come lanciare oggetti,
ballare e urlare senza ragione, con buon umore o anche improvvisamente e per futilità o cantare con gioia, facendo
insomma cose strane;
B. può avere anche una prevalenza mentale, intellettiva, con la fantasia che vola al cielo: c’è chi si sente in grado di
fare grandi imprese, di avere conoscenze e capacità illimitate; molti fanno progetti sul futuro, con una fertilità di
fantasia mai provata ed un’abbondanza di idee del tutto eccezionale;
C. può assumere una prevalenza verbale, molti vogliono dialogare con la prima persona incontrata dei propri affari,
passando da un argomento all’altro, a volte sullo stato di salute o su soggetti religiosi, senza però mai rispondere ad
alcuna domanda e parlando in fretta, in modo concitato e solo fino a quando la voce roca fa smettere: la stanchezza
poi spinge ad una serie di borbottii incomprensibili da sveglio e anche nel sonno, durante il quale molti possono
anche parlare a voce alta, a volte confessando le proprie colpe, e rivelando segreti, spesso con una vocina dolce e
gentile;
D. ci può essere anche una prevalenza maniacale, caratteriale, disordinata e violenta; molte persone si rotolano per
terra graffiando il pavimento, altre si lavano costantemente le mani in modo ossessivo, oppure insultano tutti con
accessi di violenza, fino a sputare e mordere il primo arrivato; si può anche può arrivare all’alcoolismo cronico,
che si manifesta sia bevendo di nascosto per vergogna, che ostentatamente, con atteggiamenti violenti, fino al
suicidio, oppure con atteggiamenti litigiosi, irrazionali offensivi e distruttivi o con eccitazione sessuale che spinge a
denudarsi;
E. infine, vi è una prevalenza ludica, giocosa, da spirito folletto burlone: c’è chi fa cose buffe, giochi e scherzi, anche
brutti tiri agli amici o superiori, che spesso non li gradiscono; c’è chi ripete i giochi dell’infanzia, oppure gioca da
solo con i bottoni degli abiti, od imita grida e movimenti degli animali.
2. L’aspetto opposto è la debolezza di spirito, la mancanza di iniziativa, la fiacca mentale di chi tira a campare,
stravaccando qua e là: molti non hanno voglia di impegnarsi nel lavoro, né di uscire fuori di casa, si sprofondano in
poltrona piangendo, immersi in tristi pensieri, con la testa tra le mani e i gomiti sulle ginocchia, restando così seduti tre o
quattro giorni; lo spirito può essere depresso per preoccupazioni, per profonde afflizioni, per contrarietà, o futilità; e
leggere e scrivere stanca assai, parlare poi è una grossa fatica, e ogni attività mentale è pesante e difficile, specie al
mattino o dopo un minimo sforzo, e solo un po’ di vino può rendere qualche volta le idee fluide; spesso l’attenzione è
impossibile fino ad andare fuori di testa, per difficoltà di concentrazione, specie facendo i conti, parlando, scrivendo,
leggendo o studiando. Questa condizione può arrivare fino all’imbecillità completa, con risate per niente, con grida, con
risposte a monosillabi, dicendo “NO” a tutto. Con l’età la demenza è alle porte, spesso accompagnata da tristezza.
3. Un altro aspetto dell’attività mentale è la vivacità: questa è caratterizzata da un certo fondo di animosità, di prontezza di
spirito con tendenza alla critica, che si esprime sia scrivendo infamie agli amici, godendo delle loro disgrazie, che
alternando la critica al silenzio più assoluto, il tutto con un certo grado di vivacità di spirito e suscettibilità, specie al
ricordo di offese nel passato. La vivacità può trasformarsi in veemenza, forza trascinante verso un obiettivo ben definito,
con emozione convinta e convincente, soprattutto quando si è contrariati o quando si è oggetto di rimproveri da parte di
altri; oppure in rabbia che spinge alla violenza, fino a cacciare i familiari di casa. Tutto, nella vivacità, è fatto di fretta,
con prontezza di gesti, con precipitazione nei movimenti, tanto che più rapidamente non si riesce a fare; anzi si vuol fare
più cose contemporaneamente e immediatamente, come in risposta a un comando a cui non si può dire di NO, andando di
qua e di là, senza svagarsi, pensando e leggendo concitatamente e tutti devono sbrigarsi perché sembrano muoversi
troppo lentamente. Non c’è pazienza, sia durante la conversazione altrui, che durante i giochi dei bimbi, anche dei propri.
4. Il contrario è la lentezza di spirito, che può esprimersi in modo fisico, come nei gesti, oppure nei pensieri, nei calcoli
aritmetici, in generale, con tendenza ad essere sempre in ritardo; può manifestarsi ancora con imprevidenza e
disattenzione con muscoli che rifiutano di obbedire alla volontà e perdita totale del loro controllo, con intontimento dei
sensi, dell’interesse e dell’attenzione ad ogni iniziativa, sia negli affari che nell’attività mentale, con incapacità a trovare
le parole giuste; solo dopo ripetizione della domanda si è in grado di formulare la risposta, spesso anzi non si risponde
affatto e permane una duratura incapacità a fissare il pensiero. La lentezza di spirito può rasentare lo stupore, come dopo
una ubriacatura, non riconoscendo dove ci si trova, non riuscendo a leggere, stando con gli occhi fissi su un punto.
5. Quando la volontà si impone sull’attività mentale si attua un comportamento deciso: questo può tradursi nell’ingegnosità
di spirito, nella rapidità di pensiero e nell’efficacia dell’azione, che può essere imperativa ed autoritaria.
6. All’opposto c’è il temperamento esitante: molti riflettono a lungo prima di rispondere, ripetendo prima la domanda e
spesso parlando in modo incomprensibile, evasivo o incompleto, come in stato di incoscienza, come se pensassero a
qualcos’altro, dando l’impressione di aver dimenticato qualcosa; altri sembrano spaccati in due, al punto da
intraprendere iniziative diverse da quelle che in realtà vogliono, in ogni caso sono indecisi e estremamente indolenti.
7. Quando l’individuo è in grado di controllare le sue manifestazioni psichiche abbiamo la calma parsimoniosa, lucida,
circospetta, in altre parole il dono della prudenza: questa può essere il frutto della consapevolezza dei propri limiti
associata alla precauzione, oppure il risultato della diffidenza verso la società, con sospetto di complotti e maldicenze,
ritenendo il prossimo ostile; l’effetto è il rientro delle proprie emozioni, con desiderio di solitudine per dare libero corso
ai pensieri, specie di vendetta, sui mali subiti.
8. Al contrario c’è l’imprudenza che si manifesta con impulsività, con voglia di correre, di scappare, di combattere sia a
ragion veduta, se attaccati, che senza motivo.
9. L’attività può anche manifestarsi con la caparbietà, cioè la tenacia del carattere: questo a volte può essere perseverante,
oppure ostinato tanto da non accettare consigli dagli altri, da respingere anzi i pareri degli altri, da fare le obiezioni più
strane a quanto proposto, pur di dire di “NO”, anche se a volte con diplomazia; l’attività può manifestarsi anche con
cocciutaggine, testardaggine, grida, improperi, disobbedienza.
10. Se il carattere è debole e poco strutturato, si ha l’incostanza, per fragilità dell’intenzione nell’azione: molti non insistono
in nessuna iniziativa, non hanno volontà per prendere decisioni, qualunque cosa intraprendano non perseverano perché
volubili, insomma non hanno il coraggio né la forza di andare avanti con tenacia nelle proprie azioni, vuoi perché l’umore
è capriccioso, il carattere debole di volontà, ed indeciso nelle scelte per indolenza, vuoi perché non si riflette a
sufficienza e si rimanda tutto a domani.
11. I risultati possono anche essere ottenuti con atti di coraggio che, se superiore alle possibilità, spesso rasenta la
temerarietà.
12. Purtroppo dove manca il coraggio c’è paura, timore, codardia: questa può manifestarsi con un risveglio di rabbia, con
incapacità di imporre il proprio volere, con tentativi di fuga, cercando di nascondersi per paura di essere presi.
13. Un aspetto particolare, legato più a iperemotività con senso eccessivo di modestia, è la timidezza che si manifesta con
arrossamento al volto, quando si appare in pubblico o quando si parla in pubblico, con goffaggine tale da far cadere gli
oggetti con tremori e sudori profusi. Anche il trac è un quadro diverso: è il panico, con tutti i suoi sintomi (tremore,
balbettamento, mal di pancia, diarrea, palpitazioni), che ci prende in occasione di un impegno importante: un esame, una
recita, una visita dal medico, un appuntamento con il dentista, l’avvocato, il giudice o la fidanzata.

3. Avidità

È la tendenza ad accaparrare quanto si ritiene necessario e vantaggioso per acquisire maggior potere morale, economico,
politico, materiale e sociale; è un qualche cosa di più dell’istinto di conservazione, in quanto spesso l’avidità si realizza nella
ricerca affannosa del superfluo.
Può esprimersi in vari modi.
1. Nell’egoismo che fa vedere sempre se stessi sul palcoscenico o in prima linea e gli altri in secondo piano, che fa parlare
sempre di sé davanti agli altri, che fa restare indifferenti agli interessi, ai bisogni, al benessere altrui, che fa raccontare
sempre e solo le proprie imprese, ingrandendole.
2. Nell’avarizia, con risparmio ed accumulo di denaro per paura della povertà o paura che manchino i soldi in futuro, con
ansietà per l’avvenire, con prodigalità verso di sé o verso gli altri, ma non verso i familiari, con ingratitudine nonostante
si abbia avuto tanto dagli altri. Spesso l’avarizia si tramuta in cupidigia tanto da spingere ad afferrare a piene mani
avidamente quanto viene offerto, oppure in invidia del benessere o delle qualità altrui e conseguente tentativo di
appropriarsi degli oggetti e dei soldi degli altri; oppure ancora nella mania di comprare cose inutili.
3. Nell’opposto, cioè nell’essere privi di ogni ambizione, con prodigalità fino ad avere le mani bucate spendendo e
spandendo qua e là, vuoi per ostentazione, vuoi per incapacità a gestire o ad investire soldi e beni immobili.
4. L’avidità può esprimersi anche nell’eccessiva dedizione ai piaceri della carne con indulgenza e accondiscendenza al
sesso. Questa eccessiva ricerca può avere varie espressioni: la sensualità fino al delirio erotico, od impudicizia con
esibizionismo e mania di fare lo spogliarello, la satiriasi e la ninfomania a tutte le età e momenti: pubertà, gravidanza,
puerperio, menopausa; a volte la sessualità si eccita al minimo sfregamento ed è alimentata da pensieri lascivi che si
intrecciano senza freno, da canzonacce e parolacce; spesso la sensualità si esprime con il libertinaggio sia degli uomini
che vanno a caccia di ragazzine praticando l’adulterio per abitudine sia viceversa di donne civettuole con atteggiamenti
mascolini o provocanti che fremono sessualmente all’idea del matrimonio, per quanto a talune l’idea stessa sia
improponibile tanto da preferire di stare con uomini già sposati. L’amore può essere sia eterosessuale, con sospiri
all’amato bene, con profonde sofferenze se non corrisposto, fino ad arrivare al suicidio o, specie se in preda a gelosia
rabbiosa, alla collera con violenze verbali; che omosessuale con avversione sia, rispettivamente, agli uomini nelle donne
che alle donne, nel sesso maschile, in ogni caso con perversione. Spesso c’è, nell’uomo, la convinzione che le donne
siano diaboliche, perché ne sanno una più del diavolo e vogliono nuocere all’anima; a volte si ha orrore del sesso
opposto per motivi religiosi, con astio nei confronti sia del sesso femminile che del sesso maschile. Non c’è spazio,
comunque, per i sentimentali tipo quelli che piangono al chiar di luna o diventano tristi per amori infelici e si disperano
per amori non corrisposti pensando anche al suicidio.
5. Nel sentimento opposto c’è l’austerità con comportamento serio e solenne, a tratti triste perché non si ride mai,
comportamento questo in cui temperanza, modestia e continenza, vanno di pari passo;
6. L’avidità, come sentimento proteso alla ricerca di beni materiali è cugina della vanagloria, dell’arroganza,
dell’altezzosità. Spesso, l’ambizione preme perché deve essere soddisfatta con tutti i mezzi, senza barriere o limiti,
perché ci si crede dotati di grandi poteri o titoli nobiliari, mentre gli altri sono nullità. L’arrogante è sensibile ai
complimenti, in ogni caso è presuntuoso, impetuoso, impertinente, sprezzante, per tutti indistintamente, ma soprattutto
verso i subordinati, mentre nei confronti dei superiori è ossequiente, oppure è insolente sia verso i dipendenti che verso i
superiori, con maleducazione e scortesie di ogni genere, disobbedienza e rifiuto di ogni suggerimento. L’arrogante può
essere affettato, di buone maniere, nei gesti e nelle parole, ma in ogni caso è permaloso e reagisce con violenza alle
offese.

4. Etica

È il sentimento che ci permette di decidere quanto è buono e quanto è cattivo, non in senso utilitaristico, cioè per il bene
momentaneo dell’individuo, ma in senso assoluto secondo certi canoni tradizionali dell’educazione sociale, relativi ad un
rapporto ideale con Dio (religiosità) o con il prossimo (bontà-cattiveria). Queste le sue espressioni:

1. La religiosità che è l’insieme degli atteggiamenti positivi e negativi (fino all’ateismo) che regolano il confronto
IO/Assoluto. Questi risalgono alla notte dei tempi e possono manifestarsi in tanti modi. La persona può esprimere il
sentimento religioso con la preghiera calma, in silenzio e in ginocchio, o veementemente ad alta voce, ma in ogni caso
con devozione; oppure, con eccitazione fino al delirio, con la convinzione di essere Cristo o la Vergine Maria, o Dio
stesso, in ogni caso di essere già in Paradiso e parlare con Dio per l’eternità; oppure ancora con la paura per la salvezza
dell’anima credendosi oggetto della vendetta divina, che lo spingerà negli abissi dell’inferno dove soffrirà tormenti
inenarrabili e dove, davanti alle sue porte, sarà obbligato a confessare tutti i suoi peccati; qualcuno crederà che le donne
siano figlie del demonio e che vogliano corrompere la sua anima, per cui le fuggirà spaventato; tenderà a fuggire anche
per motivi religiosi, per la paura di essere preso dai demoni, di cui vede facce dovunque senza potersene sbarazzare. Il
tutto sfocerà in un fanatismo religioso: sin da bambino questo sentimento si manifesterà solamente con desiderio di
penitenza, ma nella pubertà si esprimerà nell’orrore, con rifiuto, del sesso opposto, spesso alternato con eccitazione
sessuale e nell’ossessione notturna di idee religiose, che spingeranno a leggere, tutto il giorno la Bibbia, a parlare e
discutere di soggetti religiosi, spesso con spirito altezzoso, crudele, violento, e passionale. Molti capi carismatici di sette
religiose hanno spinto all’estremo questi sentimenti e le loro azioni risultano essere l’espressione di una convinzione
assoluta di avere avuto il mandato direttamente da Dio.
2. All’opposto c’è l’ateismo, con mancanza di senso morale, del rispetto e del dovere civile e del sentimento religioso,
atteggiamenti questi che spesso conducono ad attività criminali, senza alcun rimorso.
3. La bontà è invece l’attitudine ad un comportamento benevolo, comprensivo e prodigo nei confronti del prossimo. Può
manifestarsi con solidarietà con commiserazione, con paura che agli altri capiti qualcosa di male, anzi il solo pensiero a
volte fa stare malissimo. Oppure ancora con benevolenza mista a pietà sincera, con pianto compassionevole.
4. All’opposto c’è la cattiveria. Questa può esprimersi con indifferenza e freddezza nei confronti dei familiari; anzi con una
vera e propria avversione al marito, ai parenti, ai propri figli, alla moglie, con senso di estraneità ed allontanamento dai
doveri verso la famiglia; oppure nei confronti del prossimo con aggressività provocatoria, quasi divertita e battagliera,
punzecchiando, minacciando, insultando, anche senza essere arrabbiato, ma con violenza tale da svenire, Spesso, il
desiderio prevalente di malignità si manifesta nella maldicenza e nella calunnia, nella delazione e nell’invidia soprattutto
delle qualità altrui, invidia che spinge alla gelosia, con recriminazioni, rabbia, insulti, minacce di morte,
indipendentemente che gli oggetti siano cose, animali o la propria donna di cui si sospetta l’infedeltà.
La cattiveria può esprimersi anche con frequenti critiche, con rancore vendicativo, fino a gioire delle disgrazie altrui, con
animo sempre mal disposto, risentito, rancoroso sia nei confronti delle persone care che delle persone che l’hanno offeso,
ed è spesso accompagnato da idee di vendetta; oppure può esprimersi con violenza distruttiva, crudeltà, perversione od
assenza di senso morale, con propensioni criminali, mancanza di pietà fino alla ferocia specie nei confronti degli
inferiori e dei subordinati, pur essendo gentile ed ossequiente con i superiori; oppure ancora con brutalità e scortesia, con
rozzezza, con inciviltà e maleducazione, impertinenza nel linguaggio, sfrontataggine nei modi, fino all’insolenza; infine
ancora con cinismo e razzismo.

5. Socievolezza

È la tendenza all’intrattenimento di rapporti sociali che si esprime con l’adeguamento del comportamento nei confronti del
prossimo, con il grado di attaccamento al nucleo familiare, con l’espressione gestuale o verbale (linguaggio), con il desiderio
di compagnia o solitudine.
Questi sono i vari aspetti descritti nel Repertorio:

1. Da un lato il desiderio di compagnia con paura di stare da solo, maltrattando tuttavia le persone che lo avvicinano.
2. Dall’altro l’avversione alla compagnia con fuga dagli agglomerati umani e con incapacità a sopportare le persone
vicino, specie gli estranei, anche se talvolta si associa paura della solitudine.

Accanto a questi due modi opposti vi sono alcune variabili: la misantropia, la paura degli uomini in generale, anche
del suono della loro voce, la paura delle donne in generale con avversione al sesso femminile nell’uomo, la paura del
sesso opposto negli omosessuali e degli estranei in tutti i sessi, con umore ombroso e taciturno; l’avversione ad essere
toccato, carezzato, titillato o solleticato, guardato, consolato, mentre, al contrario, a volte la consolazione migliora ed
ancora la convinzione errata ed esagerata di essere stato abbandonato, di non essere amato dal coniuge, parenti, amici, di
essere rimasto solo al mondo, di essere disprezzato dal prossimo, di non essere più in grado di farcela da solo;

3. L’insieme degli atteggiamenti che caratterizzano l’attaccamento ai membri della famiglia. Questi sono: la nostalgia
di casa, con desiderio di ritornarvi al più presto; la voglia di fuggire da casa anche una volta rientrato, dì fuggire dal
figli, dalla famiglia, perché avvertiti come lontani affettivamente, ma in particolar modo dalla moglie che viene trattata
male, al contrario degli estranei. Spesso mentre ci si comporta in modo piacevole con il prossimo, si alterna indifferenza
a derisione nei confronti dei parenti o si prova astio verso la moglie, il marito, i propri figli, oppure verso tutti i parenti
ed il proprio ambito familiare.
4. Il linguaggio inteso come desiderio di comunicazione, come modalità espressiva e non come atto motorio, essendo questo
ultimo aspetto descritto nelle Rubriche della BOCCA e del LARINGE. Appartengono al linguaggio anche altri
atteggiamenti quali pianti, lamenti e grugniti che non sono propriamente verbali, ma tali comunque da caratterizzare il
rapporto volitivo di contatto con il prossimo. Così, una persona può essere loquace e versatile passando da un argomento
all’altro, finché non si stanca o gli viene la voce roca, oppure può essere silenziosa, aver paura di parlare in pubblico,
può ruminare fra sé e sé, in soliloquio, specie quando è sola.
Può parlare in tanti modi: brusco, raffinato, goffo, collerico, balbettante, esplosivo ed incoerente con ampio flusso di
parole, senza mai finire le frasi, ad alta voce, a bassa voce, ed a monosillabi e ciò indipendentemente dal tipo di
educazione avuta, ma solo per abitudine o necessità. Può parlare continuamente di argomenti vari, in modo monotono e
ripetitivo: di lavoro, di cose oscene in modo osceno, di guerra, di soggetti religiosi, di suicidio, senza però mai
commetterlo, di problemi d’amore, di fuoco per piromania, di rime in versi come i poeti, facendo continue domande. Può
avere dei problemi di linguaggio come afasia o incapacità ad esprimere delle parole, spesso per difficoltà di memoria;
può commettere frequenti errori mentre parla, come dire cose senza intenzione, spostare le parole, i suoni, dimenticare le
parole, alterare le sillabe, chiamare le cose con altri nomi, dire “fischi per fiaschi” oppure “un lato per un altro” od una
cosa al posto di un’altra, La comunicazione attraverso il linguaggio può anche essere espressa non con parole ben definite
o termini linguistici ma con gesti, smorfie, suoni, vocalizzi istintivi o volontari: abbaiando come un cane, muggendo
come una mucca, digrignando i denti come un cane, grugnendo come un porco, gemendo, urlando, sospirando, cantando
con voce squillante, piangendo e singhiozzando come un bambino, oppure fischiettando.
5. Vizi e comportamenti che regolano e condizionano i rapporti sociali, quando proprio non ne sono il risultato:
A. La tendenza a dire menzogne - bugie, a simulare cecità, sordità e sordomutismo, malattie, crisi di debolezza
gravidanze immaginarie.
B. La tendenza al ladrocinio e al furto, nascondendo le cose rubate, rubando soldi, pasticcini o tutto.
C. La tendenza all’inganno fraudolento, con spergiuri e disonestà di fondo, con venalità e ipocrisia.
D. La tendenza a tiranneggiare il prossimo, per amore del potere, parlando o rispondendo in tono arrogante, da
comandante, con tono battagliero, serrando i pugni o mostrandoli.
E. La tendenza all’egocentrismo, ovvero ad essere al centro dell’attenzione, ad essere venerato, adulato, a dare ogni
cosa per questo, ma, quando il sospetto rode, a vedere complotti dappertutto, a considerare tutti come nemici,
diffidare di tutto e tutti e a rifiutare di prendere le medicine per mancanza di fiducia e per timore di essere
avvelenato.
F. F. La tendenza a sospettare delle persone che parlano di lui, con sensazione di essere preso in giro, e sensibilità
all’opinione altrui tanto da chiedersi cosa mai penseranno di lui; ad immaginare sempre critiche nei suoi confronti, a
vedere dappertutto accusatori, ladri sotto il letto, ladri dovunque che lo derubano, persone che lo coprono di critiche
e disprezzo, di insulti, di accuse di furto. Questo è il triste quadro del dittatore che, dopo aver faticato ad imporsi,
deve fare altrettanta fatica per mantenere stretto il potere e, naturalmente, per giustificare le repressioni violente,
deve dire che ci sono nemici ovunque che lo vogliono spodestare od esautorare.

6. Intelletto

Le facoltà intellettive o mentali vere e proprie rappresentano la maggior differenziazione dell’uomo rispetto alle altre
specie animali; infatti, se emozioni, avidità, volontà, una certa etica e linguaggio, sono reperibili in Natura, dai mammiferi fino
agli animali inferiori, il pensiero è prerogativa esclusivamente umana.
L’intelletto serve per elaborare i contenuti istintivi, sensoriali, verbali, morali ed emotivi assimilati e per esprimere
giudizi e valutazioni in una sintesi che avviene attraverso alcune fasi o procedimenti di apprendimento. Questi sono, in ordine
cronologico sulla base dell’impostazione suggerita dalla Psicologia Classica:

la percezione l’attenzione
l’assimilazione
la memoria
l’immaginazione
il giudizio

I sintomi relativi a queste fasi sono descritti nel Repertorio di Kent Sotto varie voci; pertanto è conveniente organizzarli e
raggrupparli in modo organico per capire quando i vari momenti dell’apprendimento e del giudizio finale presentano
anomalie, ritardi o disturbi patologici. Così in sintesi con le loro caratteristiche.

1. La percezione: questa avviene attraverso i cinque sensi i quali possono essere iperattivi ed ipersensibili agli stimoli
esterni oppure indeboliti perché attutiti, ad esempio, dopo emozioni, o dopo sforzi fisici, con successiva messa in opera
di meccanismi di conoscenza istintivi ed automatici per inefficienza del controllo delle strutture cerebrali superiori.
2. L’attenzione: è l’impegno delle facoltà mentali alla ricezione completa di quanto trasmesso dai sensi. Se è incompleta si
parla di disattenzione: questa può essere anche provocata da sovrapensierosità o da eccessiva pensierosità con
atteggiamento meditabondo, o da astrazione della mente con eccessiva introspezione dei pensieri, per profonda
meditazione, al punto che il comportamento diventa senza controllo, confuso, come se il cervello non fosse in grado di
assorbire nient’altro, sprofondato com’è in pensieri tristi e lontani, L’attenzione, però, può anche essere viva ed attiva per
eccesso di curiosità, o per mancanza di prudenza e di tatto, con desiderio di impegnarsi a lungo mentalmente, oppure può
essere feconda per fertilità di idee che balenano incontrollate nella mente, specie di notte, favorite da un buon bicchiere
di vino; oppure ancora dinamica con eccesso di interesse verso le cose minime, futili, che impegnano molte energie
perché ritenute molto importanti; oppure a volte pignola per un eccesso di scrupolo e senso dell’ordine al punto da non
poter sopportare che le cose non siano al loro posto.
3. L’assimilazione: è il processo per cui vengono resi possibili o facilitati l’assorbimento e la elaborazione dei contenuti
mentali messi in azione dopo le fasi percettiva ed attentiva. Questa può essere accelerata per precocità mentale oppure
rallentata per lentezza dei meccanismi intellettivi, sia nel calcolo che nelle decisioni e nelle azioni; spesso è deficitaria
vuoi per fattori congeniti o post-natali con idiozia da insufficienza di sviluppo delle facoltà mentali, vuoi per fattori
acquisiti con il rallentamento progressivo delle stesse facoltà e successivo stato di imbecillità ed infantilismo mentale.
Queste condizioni si esprimono con sguardo stupido e perennemente sorridente, con atteggiamento negativista, con ritardo
mentale nell’apprendimento, specie a scuola, negli studi, e spesso sono accompagnate da ritardi nel linguaggio, nel
camminare, nella dentizione. L’intontimento mentale può anche essere transitorio, ad esempio per gravi preoccupazioni,
dopo serie contrarietà, dopo cattive notizie e dopo mortificazioni; frequentemente lo è negli anziani dopo sforzi mentali,
con lentezza di riflessi, con difficoltà a capire se non dopo ripetizione della domanda, con l’incapacità di trovare le
parole adatte, e negli studenti.
4. La memoria: è il processo di fissazione con conservazione nel tempo di quanto recepito dai sensi, dopo trasmissione e
assimilazione nei centri cerebrali; al bisogno, l’immagine più o meno fedele a quella delle circostanze in cui è stata
inquadrata nella realtà, viene così richiamata.
Può essere iperattiva, acuta (ipermnesia) specie se esercitata, con frequente ricordo di avvenimenti passati, spesso però
di breve durata.
Può essere debole (dismnesia), ad esempio al ricordo di date, di fatti, di quanto sentito, per i nomi comuni, per i nomi
propri, per gli avvenimenti del giorno stesso, per l’ortografia; così pure per le persone, per i luoghi, per quanto letto, per
quanto detto, per quanto si dovrà dire, per quanto visto, per il tempo, per quello che si vuoi scrivere, per i versi delle
poesie, in definitiva per tutto quanto succede nell’apprendimento durante il corso naturale degli studi. Può essere infedele
(paramnesia), per la frequente presenza di vuoti, ad esempio facendo i conti, individuando località, pronunciando nomi
propri, leggendo, valutando gli spazi di tempo, parlando, scrivendo, Può essere totalmente assente con caduta nell’oblio
(amnesia), ad esempio negli ubriaconi, dopo reazioni violente, dopo spavento, dopo eccesso di fumo di tabacco. Il
difetto può manifestarsi anche con l’impressione costante di aver dimenticato qualcosa, con richiamo e rielaborazione nel
sonno delle cose dimenticate, con oblio di tutto salvo dei sogni, con oblio di posti ed oggetti noti, dell’indirizzo esatto di
casa, del proprio nome, dei luoghi conosciuti, di quanto acquistato nei grandi magazzini, della professione; è assai
frequente negli anziani.
5. L’immaginazione: è il procedimento con cui sono messi a fuoco e confrontati con la realtà i contenuti del materiale
assimilato e memorizzato; non viene ancora espressa una valutazione o un giudizio in merito, bensì solo una loro
rappresentazione, che può essere conforme alla realtà, ipertrofizzata, oppure irreale perché totalmente deformata.
A parte la prima condizione che evidenzia un normale fluire dei pensieri, nel secondo caso la fantasia vola con
l’impostazione di numerosi progetti, spesso arditi e giganteschi, per la risoluzione dei quali ci si dà da fare in ogni modo
prospettando molte ipotesi e facendo castelli in aria, fino ad immaginare realizzazione fantastiche. Nel terzo caso si
hanno i deliri e le allucinazioni. Il Repertorio di Kent è pieno di tali immagini, effetti di sperimentazioni e di
intossicazioni accidentali di Farmaci e Rimedi e la loro descrizione è suggestiva. Degli esempi: c’è chi vede visi,
persone, demoni e tante altre cose non reali; c’è chi commette errori nell’immaginare lì proprio stato di salute: dice di
star bene anche quando è gravemente malato, specie nel delirio febbrile e con irritazione al punto da rimandare a casa
l’infermiera e il dottore affermando, con ostinazione, di non avere assolutamente niente.
6. Il giudizio: è il processo mentale terminale, il più complesso, in cui vengono espressi dei pareri definitivi, dopo analisi e
valutazione dei contenuti della realtà, sulla base degli elementi fissati memorizzati ed elaborati, Anche questo può essere
esagerato, ipertrofico, con facile tendenza alla percezione o comprensione del reale valore profondo, assoluto,
esistenziale, spirituale di fatti o cose ed allora si parlerà rispettivamente di preveggenza e chiaroveggenza; queste dosi
sono rilevabili quando si possiede in modo evidente la facoltà di prevedere, preannunciare i fatti, specie quelli
spiacevoli, fino a predire l’ora della propria morte.
Oppure il giudizio può essere falsato da uno stato di confusione mentale che può esprimersi in vari modi: confondendo,
oggetti, idee e distanze, non riconoscendo i posti noti, le strade, i parenti, la casa, gli amici o nessuno; in queste
condizioni gli oggetti sembrano nuovi, più piccoli, di dimensioni alterate; il tempo sembra passare troppo lentamente e
troppo in fretta, tutto, insomma, sembra irreale, senza valore, tutto è falso, la realtà appare come in un sogno e la testa è
confusa come dopo un sonno profondo. In questo stato la persona non riesce più a riconoscersi, non comanda più le
proprie forze, mentre i muscoli non rispondono più ai comandi; spesso crede di avere due volontà, con perdita completa
del controllo e delle proprie facoltà mentali per caos assoluto nel cervello e confusione mentale totale.

Alcune considerazioni:
1. La suddivisione secondo i meccanismi delle fasi di apprendimento mentale suggerite dalla Psicologia ci ha permesso di
affrontare tutti gli aspetti delle malattie mentali, descritti nel Repertorio di Kent, senza fare un trattato, seppur sintetico, di
Psichiatria omeopatica. Sulla base di quanto accennato precedentemente è lecito affermare che l’omeopata debba fare
solo l’omeopata, limitandosi a rilevare i sintomi così come espressi, prima di gerarchizzarli nella prospettiva della
prescrizione del Simillimum, mentre lo Psichiatra debba fare lo Psichiatra, controllando ed interpretando la dinamica
mentale del soggetto secondo schemi comportamentali ben stabiliti e precisi. Ciò non toglie che la collaborazione tra
omeopata e Psichiatra sia più che auspicabile (Wohl D.). L’uno può valutare meglio lo stato energetico attraverso
l’andamento dei sintomi, l’altro l’evoluzione degli atteggiamenti mentali. M di là di ogni aspetto deontologico e medico-
legale, la reciproca collaborazione induce benefici più duraturi in tempi più brevi (D’Ancona P.).
Viceversa, l’intrusione dell’uno nel campo dell’altro può essere nociva e generare solo confusione.
2. È di facile osservazione il fatto che ricorrono frequentemente gli stessi Rimedi per gruppi di sintomi analoghi.
Praticamente, per quanto in quasi tutti i Rimedi sperimentali siano stati evidenziati sintomi mentali, solo alcuni di essi
però sono più indicati di altri in certi disturbi. Intenzionalmente non ho riportato i nomi dei Rimedi: sia perché per
sintomi e modalità questi sono numerosi e spiegarli tutti è impresa lunga e difficile, sia per evitare la tentazione, nel
lettore, si assumerli una volta identificatosi nel comportamento. La scelta del Rimedio, che deve essere fatta tenendo
conto di tutto il quadro clinico, è un atto medico.
3. La descrizione degli atteggiamenti comportamentali, tratti tali e quali dal Repertorio di Kent aggiornato con quello di
Barthel, può sembrare caotica, i sintomi messi qua e là a casaccio; in realtà niente è frutto di fantasia ma tutto è
controllabile, nero su bianco, sul Repertorio e la sequenza dei sintomi è stata appositamente studiata in modo da
rispecchiare l’evoluzione naturale delle malattie o dei disturbi mentali. Lo scopo è, ripeto, la comprensione del metodo e
la conoscenza dello strumento repertoriale.
4. Se curarsi da soli con l’Omeopatia, nel campo delle malattie organiche, è pericoloso, nel campo del mentale è ancora più
deleterio. I sintomi devono essere rilevati e scelti solo dal medico, così come il Rimedio.
Estrapolare il Rimedio da un atteggiamento particolare del paziente, suggerito da una conoscenza stereotipata e
standardizzata della Materia Medica, significa commettere un serio errore di metodo. Se una vita può essere sconvolta (in
senso favorevole) dall’assunzione del Simillimum dato sulla base di tutti i sintomi del paziente (biopatografia),
analogamente può succedere (in senso sfavorevole, però) se si vuole adattare a tutti i costi il Rimedio alla presunta
personalità del soggetto interpretata sulla base solo di illazioni od impressioni e schemi fissi e non su sintomi indagati in
profondità, modalizzati, ed inquadrati nel Repertorio a voci ben precise.
Come le Materie Mediche evidenziano e suggeriscono, dare STAPHYSAGRIA, ad esempio, per trattare genericamente un
IO ferito da insulti o offese, può essere utile; ma è ancora meglio quando l’Io ferito risulta essere curabile con NITRIC
ACID, dal momento, cioè, in cui si osserva che il soggetto è stato così profondamente leso nell’Io che nessuna scusa, o
giustificazione o ragionamento lo può smuovere dalla sua collera e dal suo astio (“astio per chi l’ha offeso, con
impassibilità di fronte alle scuse”: NITRIC ACID, unico Rimedio al 3º grado, pagina 51 del Repertorio di Kent).
Questa non è l’interpretazione di un caso clinico, ma analisi realistica dei sintomi così come dettagliatamente descritti
nelle Materie Mediche e nel Repertorio; infatti ciascun individuo in Omeopatia ha il suo specifico Rimedio di fronte ad
un evento comune a tanti, ed è compito dell’omeopata evidenziano facendo risaltare le sfumature personali; è scorretto
applicare in modo standardizzato gli schemi descrittivi dei Rimedi. Questi, per essere efficaci, devono infatti essere in
grado di curare tutti i sintomi comportamentali e fisici di quel paziente, e solo in tal modo possono realizzare la loro
funzione di Simillimum.
5. Per quanto riguarda infine la scelta della dinamizzazione, una volta individuato il Rimedio giusto, si rimanda a quanto
affermato nella PRIMA PARTE; norme rigide in materia non ne esistono. Tuttavia l’esperienza insegna che nel capo dei
disturbi mentali e comportamentali bisognerà somministrare diluizioni alte ed elevate, una tantum, e poi aspettare a lungo
con pazienza, anche per mesi, l’effetto desiderato.

Tabella riassuntiva dei sintomi mentali


EMOTIVITÀ:
Si esprime con:

mutevolezza dell’umore e capricciosità


irritabilità con spirito di contraddizione
suscettibilità, facilità alle offese
collera nelle sue varie manifestazioni o espressioni
indifferenza con anaffettività ed apatia
allegria e gioia
tristezza e depressione con autocommiserazione e malinconia
calma, equilibrio e serenità di comportamento
agitazione, ansia, irrequietezza e pulsioni ossessive
fragilità di spirito fino a provare timori e paure
incertezza con dubbio, apprensione ed angoscia

ATTIVITÀ:
Si esprime con.

iperattività mentale a prevalenza motrice, a prevalenza intellettiva, a prevalenza verbale, a prevalenza maniacale, a
prevalenza ludica
debolezza di spirito e fiacca mentale
vivacità di spirito con veemenza e frettolosità
lentezza di spirito fino all’intontimento
sicurezza con decisione rapida e ferma
esitazione per mancanza di idee con indolenza
prudenza e sospettosità
imprudenza con impulsività
caparbietà, tenacia e cocciutaggine
incostanza per carenza di volontà e spirito decisionale
coraggio, audacia, spirito combattivo e temerarietà
codardia e pusillanimità
timidezza e goffaggine con trac

AVIDITÀ:
Si esprime con.

egoismo ed eccesso di fiducia in sé


avarizia, accaparramento e cupidigia
prodigalità con spendaccioneria
sensualità fino all’impudicizia, esibizionismo, satiriasi, ninfoma​nia, libertinaggio con licenziosità di
comportamento; oppure nei vari modi di manifestare l’amore sensuale sia etero che omoses​suale
austerità, serietà
arroganza, disprezzo, impertinenza, altezzosità, presunzione con maleducazione, violenza e permalosità

ETICA:
Si esprime con:

estremo senso religioso con rispetto dei principi divini fino a ma​nifestare ossessione e fanatismo
ateismo per mancanza di senso morale, religioso e civile
bontà d’animo con compassione, pietà, solidarietà
cattiveria di sentimenti o pensieri, con tendenza alla calunnia per invidia, ed alla violenza crudele fino alla
criminalità

SOCIEVOLEZZA:
Si esprime con:

desiderio di compagnia e senso dell’amicizia


avversione alla compagnia e tendenza alla solitudine
scarso o eccessivo attaccamento alla famiglia
mezzi di comunicazione, quali linguaggio, gesti, smorfie, suoni, atteggiamenti
incapacità ad accettare il confronto sociale per tendenza alla men​zogna, furto, inganno, tirannia con egocentrismo,
sospettosità e mancanza di fiducia nel prossimo

INTELLETTO
Si esprime con:

percezione degli stimoli


attenzione alla completa ricezione degli stimoli
assimilazione dei contenuti recepiti
memorizzazione degli stessi
confronto con la realtà attraverso l’immaginazione, la fantasia ed i deliri
elaborazione di concetti più completi in assoluto, attraverso la fase del giudizio, che può essere iperattiva fino alla
chiaroveggenza, oppure indebolita fino alla confusione mentale completa.

16Tutto quanto riportato si può trovare nel Repertorio di Kent, Rubrica del MENTALE; per le aggiunte e correzioni, ho consultato anche il Repertorio Sintetico di Barrhel
vol. I.
Vertigine

È la perdita dell’equilibrio con sensazione di movimento del proprio corpo (vertigine soggettiva) o di oggetti che si
muovono attorno (vertigine oggettiva). Questo disturbo frequente è causato da: malattie dell’orecchio, dell’occhio,
dell’encefalo e nervi, circolatorie, tossiche, psicogene. Un capitolo a parte è costituito dalle chinetosi o vertigini in
movimento su veicoli: auto, barca, aereo.
Spesso alla vertigine si accompagnano altri disturbi, quali nausea vomito, ronzii, difficoltà dell’udito o della vista,
pallore, sudore, tremori, senso di freddo, collasso, palpitazioni, cefalee, agitazione e paura.
Il Repertorio di Kent descrive questi sintomi sia nella Rubrica della VERTIGINE che in quelle corrispondenti ai vari
organi interessati (TESTA, OCCHIO, ORECCHIO, STOMACO, etc.) In questa Rubrica sono inquadrate le circostanze di
tempo e di modo, di apparizione e miglioramento della crisi vertiginosa; i relativi Rimedi, di seguito elencati, saranno poi
scelti secondo il criterio della maggior similitudine con tutti i sintomi del paziente.
Una suddivisione dei sintomi può essere fatta considerando:
A. le cause scatenanti: da che cosa
B. le modalità di insorgenza: quando e dopo che cosa
C. i sintomi di accompagnamento: con che cosa
D. la chinetosi vera e propria

A. Cause scatenanti:

abuso di alcoolici: NUX VOMICA


arrabbiature: ACONITUM - CALCAREA CARBONICA
abuso di caffè: NATRUM MURIATICUM
spavento: ACONITUM - OPIUM
insolazione o colpi di calore: GELSEMIUM - GLONOINUM - NATRUM - CARBONICUM
inalazione di forti odori, profumi, fiori: NUX VOMICA - PHOSPHORUS
abuso di tè: NATRUM MURIATICUM - SEPIA
insulti: CALCAREA CARBONICA - IGNATIA - NUX VOMICA
rumori violenti: THERIDION
alla vista dell’acqua: BELLADONNA - HYOSCIAMUS

B. Modalità di insorgenza:

salendo le scale, una vetta in montagna: ARSENICUM - CALCAREA C.


dopo rapporti sessuali: PHOSPHORICUM ACIDUM - SEPIA
dopo traumi cranici: ARNICA - CICUTA - NATRUM SULPHURICUM
dopo movimenti passivi in discesa (scale mobili, atterraggio aereo), neonati in braccio che si spaventano quando
trasportati: BORAX - GELSEMIUM
dopo iperventilazione e profonde inspirazioni: CACTUS
muovendo gli occhi: SPIGELIA
guardando in uno specchio: KALI CARBONICUM
dopo prolungato impegno mentale: NATRUM CARBONICUM - NATRUM MURIATICUM - NUX VOMICA
in automobile: HEPAR SULPHUR - SILICEA
andando a cavallo: RHUS TOX
dopo dondolio: BORAX - COFFEA
fumando: NATRUM MURIATICUM - NUX VOMICA - TABACUM
dopo perdita di liquidi: CHINA - PHOSPHORUS
camminando su un ponte alto e stretto: BARYTA CARBONICA - SULPHUR
dopo una bisboccia: COCCULUS - NUX VOMICA
dopo esposizione al vento: CALCAREA CARBONICA
quando si ha fame: KALI CARBONICUM
entrando in un posto buio: ARGENTUM NITRICUM - STRAMONIUM
attraversando una grande piazza: ARSENICUM

C. Sintomi di accompagnamento:

nelle forme croniche con emicrania: NATRUM MURIATICUM


con pupille dilatate: BELLADONNA
con diplopia o doppia visione: GELSEMIUM
con cefalea: BELLADONNA - CALCAREA C. - LACHESIS - NATRUM M.
con nausea: BRYONIA - CHININUM SULPHURICUM - COCCULUS - NATRUM M. - PETROLEUM
in gravidanza: GELSEMIUM - NATRUM MURIATICUM
con malessere che parte dallo stomaco: KALI CARBONICUM
con svenimento: CARBO VEGETABILIS - NUX VOMICA
con vomito: PULSATILLA - SANGUINARIA - VERATRUM ALBUM
con sonnolenza: NITRICUM ACIDUM - SILICEA
prima di una crisi epilettica: HYOSCIAMUS

D. I Rimedi più usati nella chinetosi sono i seguenti:

ARGENTUM NITRICUM: per vertigini con fobie ed idee fisse, come pulsione di buttarsi nel vuoto dall’alto, paura
di passare sotto i balconi e le scale, camminando al buio ad occhi chiusi, nei luoghi alti, strade strette, attraversando
un ponte su un fiume; con ansietà per il futuro, agitazione, tremori ed incertezza nell’andatura.
COCCULUS: per vertigini con cefalea occipitale, nausea, debolezza, aggravate alzandosi dal letto e migliorate
stando rannicchiati al caldo, in posti ben delimitati (cuccette).
CONIUM: per vertigini rotatorie a letto, specie voltandosi per guardare dilato (sinistra), aggravate chiudendo gli
occhi, migliorate guardando forzatamente in avanti; con debolezza diffusa, sensazione di confusione mentale; in
soggetti anziani o debilitati.
PETROLEUM: per vertigini e nausea in viaggio, aggravata alzandosi da coricati, migliorata dopo aver vomitato,
stando a riposo al caldo, ben coperti, chiudendo gli occhi.
TABACUM: vertigini con sudori profusi e freddi, pallore al volto e angoscia, palpitazioni, nausea e senso di
svenimento, aggravata alzandosi ed aprendo gli occhi, migliorata esponendosi all’aria fresca, svestendosi nonostante
la freddolosità, con il vomito, sostando in grandi spazi aperti e ventilati (ponte della nave).
THERIDION: per vertigini e capogiri che si aggravano al minimo rumore, all’inizio del movimento, chiudendo gli
occhi, migliorate a riposo, al caldo; con tremori diffusi, freddolosità e debolezza.

Le vertigini sono spesso la spia di malattie che vanno ovviamente indagate (artrosi cervicali, gastrite, labirintite,
disturbi alla vista intossicazioni croniche, etc.) i cui Rimedi potranno non essere necessariamente quelli citati. Il
Rimedio adatto andrà somministrato solo se la vertigine rappresenta il sintomo principale od unico, in dose unica a
bassa diluizione, sia prima del fenomeno (se prevedibile) che durante, e frequentemente ripetuto quando il fastidio
accenna a ripresentarsi.
Testa

La TESTA viene considerata dall’omeopata per quello che realmente e, cioè la scatola cranica con tutte le strutture di
rivestimento (capelli, pelle, ossa) e la massa cerebrale costituita da vasi, nervi, cellule (Sistema nervoso centrale).
Praticamente, in questa Rubrica, vengono descritte sia le lesioni anatomiche documentabili (traumi, tumori, emorragie, infarti e
lesioni varie) che quelle funzionali in cui non è ben evidente una alterazione organica: vengono inoltre descritte le sensazioni
soggettive che richiamano un quadro clinico a volte non chiaro (sensazione di espansione in testa, di bollore, di
mescolamento) a volte invece inquadrabile in una sindrome ben definita (cefalea, emicrania).
Sono invece esclusi tutti i sintomi mentali e comportamentali che rientrano nella Rubrica dello PSICHISMO, i sintomi di
incoordinazione o senso di caduta con perdita dell’equilibrio descritti nella Rubrica VERTIGINE, ed i sintomi legati alle
strutture nervose centrali e periferiche che sono riportati in altre Rubriche (negli ARTI le sciatiche e nevralgie, nel TORACE
le nevriti intercostali e l’herpes zoster, nella SCHIENA le nevrassiti spinali, nei SINTOMI GENERALI le convulsioni
epilettiche con le auree, nell’ORECCHIO la sindrome di Mèniere).
La chiave di lettura ed interpretazione dei sintomi, così come la loro ricerca tra le pagine del Repertorio, consiste
nell’esatto recepimento di quanto descritto direttamente e verbalmente dal paziente e non nei termini della diagnosi clinica
formulata dalla medicina tradizionale.
In Omeopatia non si parla di “ictus cerebri con emiparesi sinistra”, di “cefalea di Horton” o di “cefalea oftalmica”, ma di
“difficoltà al movimento con formicolio degli arti a sinistra” e di “perdita di coscienza improvvisa con alterazioni motorie in
un soggetto pletorico”, “di dolore martellante a sede temporale”, “di perdita del visus in concomitanza con la cefalea” etc.
Non solo: le modalità di aggravamento o miglioramento, che non sono uguali per tutti gli individui che hanno la stessa
sindrome, chiariranno meglio il Rimedio più indicato per quel caso.
È regola fondamentale dell’anamnesi omeopatica che, quando il paziente parlando dei suoi disturbi, indica o descrive una
parte del suo corpo, bisognerà cercare proprio quella tra le Rubriche del Repertorio, individuando tra le pagine le modalità
corrispondenti che esprimono il vissuto particolare del sintomo.
Quando afferma, ad esempio, che presenta pesantezza al capo cucendo, si cercherà il sintomo nella Rubrica della TESTA,
se presenta intontimento e capogiri cucendo, nella Rubrica VERTIGINE, se disturbi visivi, negli OCCHI, se invece parla in
prima persona bisognerà consultare la Rubrica ESICHISMO (“sono agitata, ansiosa, quando cucio”) oppure i SINTOMI
GENERALI (“sto male quando cucio”).
Questa precisazione vale per tutte le Rubriche del Repertorio, ma in particolar modo per la TESTA in quanto in questa
sono contenuti molti sintomi soggettivi, sensoriali e funzionali che vanno ben recepiti e differenziati per non confondere, ad
esempio, una confusione mentale da postumi di trauma cranico (TESTA), da uno stato di intontimento di un soggetto nevrotico
e ansioso (Psichismo) o da uno stato di debolezza mentale da anemia (Sintomi generali). La Rubrica della Testa è una delle
più importanti del Repertorio, per la presenza del vasto capitolo delle “cefalee” (90 pagine, 268 Rimedi), in cui sono
contenuti sintomi che hanno attinenza, praticamente, con tutte le altre Rubriche; per questo è necessario possedere la massima
chiarezza sul valore del sintomo descritto, sul suo significato e localizzazione.

Passiamo così suddividere i sintomi della testa in:

A. sintomi organici veri e propri


B. cefalee ed emicranie
C. sensazioni soggettive peculiari più frequenti

A. Sintomi organici
1. segni di interessamento vascolare: apoplessia, emorragia cerebrale, rammollimento, ischemia, effetti di insolazione
2. malattie del cuoio capelluto (eruzioni, infezioni) e dei capelli (caduta, anomalie, malattie)
3. neoformazioni: cisti, tumori e processi infiammatori
4. traumi: ferite, contusioni, commozione cerebrale

1. Malattie da interessamento vascolare


Intervengono sia in persone anziane, affette da ipertensione ed arteriosclerosi, con associati sintomi cardiaci, respiratori,
renali e metabolici (diabete, uremia, uricemia), che giovani per anomalie vascolari congenite (aneurismi). In queste
condizioni, scopo ideale della terapia omeopatica è la prevenzione con il trattamento precoce delle cause di invecchiamento
vascolare. Purtroppo, si arriva sempre tardi, quando ormai l’evento acuto si è già presentato in tutta la sua gravità. Il paziente
è in stato comatoso con paralisi di lato, difficoltà respiratoria, cuore e reni sotto sforzo perché la pressione è alle stelle.
Chiaramente, in queste condizioni, l’ospedalizzazione immediata è indispensabile per stabilire la diagnosi di natura
(vascolare, tumorale, metabolica), valutare decorso e prognosi nelle prime ore e controllare i parametri renali, cardiaci e
respiratori. L’Omeopatia a questo punto è utilissima nel frenare, in assenza o contemporaneità dei farmaci d’urgenza,
l’evoluzione del quadro clinico in quanto più precoce è l’intervento sui sintomi, minore il danno anatomico, migliore il
successivo ricupero funzionale.

Questi sono i Rimedi da usare in caso di apoplessia - emorragia cerebrale - ictus con paralisi e coma:

ACONITUM: tanto più precocemente quanto più rapidamente si instaura l’evento; è presente agitazione estrema, senso di
paura, di morte improvvisa. Dose unica a diluizione alta.

BELLADONNA: ai primi sintomi vascolari (crisi ipertensiva) premonitori di danno cerebrale: polso rapido e pieno,
pupille dilatate, viso arrossato, sudore profuso, respiro affannoso, con coscienza ancora integra, ma paziente agitato e
spaventato. Dosi ripetute a media diluizione.

FERRUM PHOSPHORICUM: quando prevalgono i fenomeni emorragici con segni di anemia e collasso, pallore delle
mucose, polso piccolo e frequente. Da somministrare subito in media diluizione ripetuta ogni 20-30 minuti, in attesa del
ricovero.

GELSEMIUM: se precocemente compare paralisi motoria con profondo abbattimento fino alla perdita di coscienza; si nota
ipotonia diffusa di tutti i muscoli, pupille dilatate, scarsa collaborazione. Non c’è la violenza di ACONITUM,
BELLADONNA e GLONOINUM. Deve essere somministrato in dosi frequenti a diluizioni medio-alte al più presto ed a
lungo, anche dopo il ricovero.

GLONOINUM: la irruenza e violenza dei sintomi stanno a metà strada tra ACONITUM e BELLADONNA; tutte le arterie,
specie le carotidi, sono palpitanti in modo visibile, il cuore pulsa così intensamente che sembra voler uscire dal petto, il
paziente è irrequieto, cosciente ma spaventato, disturbato da scosse muscolari diffuse. Somministrato ogni 15 minuti in dosi a
diluizione media frena l’agitazione, calma il paziente e riduce la frequenza cardiaca.

OPIUM: quando predomina, ed è precoce, lo stato comatoso; si evidenziano viso arrossato, respiro stertoroso, polso lento,
pupille dilatate, immediata perdita di coscienza in soggetti pletorici, specie dopo uno spavento. Dare subito e ripetutamente
alcune dosi a qualunque diluizione, in attesa dell’ospedalizzazione.

Tutti questi Rimedi, utilissimi nel Pronto Soccorso omeopatico, sono indicati in caso di ictus da apoplessia ed
emorragia cerebrale.

In caso di insolazione:

APIS: se c’è edema molle del cuoio capelluto, (viene trattenuta l’impronta del dito) che migliora con impacchi freddi,
associato a cefalea, intontimento e confusione mentale.

ARSENICUM: se l’edema è più duro, si estende fino alla fronte e alle palpebre interessando anche la congiuntiva (senso
di sabbia negli occhi con vista appannata), con paziente agitato, ma lucido, che lamenta cefalea migliorata da impacchi freddi.

BELLADONNA: se prevale il senso di confusione e di calore al capo; con vertigini e disturbi della vista, specie dopo
essersi addormentati al sole

GLONOINUM: quando l’esposizione al sole è stata prolungata ed intensa, il paziente è barcollante e confuso, può
presentare cefalea intensa al vertice e deficit del visus fino alla cecità.
NATRUM CARBONICUM: per chi non sopporta l’esposizione diretta ai raggi solari (stanchezza, svenimenti, capogiri) e
per curarne gli effetti a distanza.

2. Malattie del cuoio capelluto e dei capelli


Il capello è un annesso cutaneo che risponde a vari stimoli: psichici, climatici, chimici, metabolici ed ormonali. Gode di
due particolari requisiti: il lento metabolismo che permette la possibilità di valutare, attraverso il suo esame diretto, il quadro
di mineralizzazione dell’organismo intero e l’assorbimento di sostanze tossiche; la estrema sensibilità a sollecitazioni
emozionali e psichiche che ne condiziona sviluppo e crescita.

Queste le sue malattie:

Alopecia o caduta a chiazze in soggetti prevalentemente giovani, con pelle e capelli circostanti sani, Compare rapidamente
ed altrettanto rapidamente può sparire. L’eziologia psichica è indubbia e i trattamenti tradizionali sono spesso inefficaci.
L’Omeopatia propone due Rimedi costituzionali, indicati per soggetti magri, pigri, timorosi, timidi, freddolosi, di basso spirito
di iniziativa, fisicamente e psichicamente deboli, se non addirittura ritardati nello sviluppo psicomotorio:

BARYTA CARBONICA: adatto nei bambini con evidente rallentamento totale delle funzioni psicofisiche.

SILICEA: indicato negli adolescenti, il cui sviluppo somatico ha avuto sì, un rallentamento, ma la cui personalità è rimasta
più marcata e definita.

Entrambi sono freddolosi, ma SILICEA è più sensibile alle correnti d’aria in testa, tanto che deve proteggersi con un
copricapo che spesso porta anche a letto (chi non tollera niente in testa, invece, è LYCOPODIUM).

La perdita diffusa di capelli, invece, è espressione di vera e propria malattia le cui cause possono essere infettive,
parassitarie, ormonali, nutrizionali, emotive e psichiche:

PHOSPHORICUM ACIDUM: dopo emozioni e dispiaceri, infelicità amorosa ed afflizioni varie.

LACHESIS: se compare in gravidanza.

SEPIA: se in menopausa.

CALCAREA C., LYCOPODIUM, NATRUM MURIATICUM, SEPIA, SULPHUR: se dopo il parto. La diagnosi
differenziale viene posta considerando tutti gli altri sintomi, specie quelli mentali. Si darà dunque:

CALCAREA C.: se il latte è insufficiente, c’è debolezza, sudori e perdita di capelli a chiazze;

LYCOPODIUM: se l’appetito e lo stato generale sono conservati, ma l’umore è pessimo e i capelli cadono a manciate
nella regione delle tempie;

NATRUM MURIATICUM: se c’è malinconia, anoressia, dimagramento e perdita di capelli sulla fronte;

SEPIA: se prevale stanchezza con svenimenti, bassa pressione, gonfiori e varici alle gambe con malumore costante e
perdita diffusa di capelli.

SULPHUR: in ogni caso.

La presenza di parassiti (pidocchi, tigna), indica una generale debilitazione dell’organismo che potrà essere migliorata
con PSORINUM e SULPHUR. Se presenti in altre parti (pube): SABADILLA e STAPHYSAGRIA. In questi casi, pur non
trascurando le cure locali (rasatura, shampoo con Calendula T.M. e Sabadilla T.M., lavaggi con acqua e aceto), per escludere
ricadute o reinfestazioni, i Rimedi sopraindicati saranno somministrati in dose unica, non frequentemente ripetuta, ad alta
diluizione. Nella fase di infestazione sono utili altri Rimedi quali CARBOLIC ACID e MERCURIUS a basse diluizioni in dosi
frequentemente ripetute.

Anomalie di forma e aspetto del capelli; questi i Rimedi:


BORAX: si arruffano e si intrecciano alle punte
BRYONIA: sono molto grassi
FLUORIC ACID: si arruffano e si spezzano facilmente
KALI CARBONICUM: sono secchi
LYCOPODIUM: i capelli si incanutiscono precocemente
PSORINUM: sono smorti ed opachi
THUJA: sono secchi, poco lucidi, finì, sottili, con forfora biancastra.

Una desquamazione furfuracea biancastra, specie alle estremità della capigliatura, da lato a lato, richiede NATRUM
MURIATICUM, mentre una striscia giallastra alla radice dei capelli della fronte, con prurito diffuso, capelli secchi ed opachi,
MEDORRHINUM.

Naturalmente, l’indicazione per questi rimedi deve tener conto dei sintomi generali e mentali del soggetto.

3. Neoformazioni e processi infiammatori

Per tumore al cranio Kent intende un processo neoformativo della scatola cranica, cute compresa, di varia natura, non
necessariamente maligna; le neoformazioni tipiche del tessuto cerebrale sono comprese nei capitoli dei sintomi di
rammollimento, emorragia ed ictus già descritti, che ne sono l’effetto più evidente.
Infatti, nella evoluzione clinica, questi ultimi quadri, sovrapponibili tra loro, si manifestano indipendentemente dalla causa
che li ha provocati, sia essa vascolare o neoplastica. Per la descrizione dei Rimedi perciò, si rimanda a quelle pagine. Altri
sintomi associati ai tumori, quali cefalea, vertigine, disturbi della vista, dolori, saranno ricercati nelle relative Rubriche, con i
termini specifici e le modalità suggerite dal paziente.
Beninteso, il tumore (cerebrale in questo caso), specie quello maligno, è una malattia dell’organismo in toto e non solo del
tessuto interessato ed un programma terapeutico completo dovrà tener conto (una volta precisato il quadro clinico e posta una
chiara diagnosi) di tutte le possibilità attualmente offerte dalla medicina ufficiale, chirurgia e radioterapia in particolare. Il
trattamento omeopatico, a questo punto, sarà basato solo dopo completa valutazione di tutte le caratteristiche sintomatiche e
costituzionali dell’individuo ed in associazione con le terapie tradizionali.
Come in tutti i tumori, l’Omeopatia potrà essere indicata anche negli stati terminali, ma solo come terapia palliativa, in
quanto non tossica e ben tollerata in prolungate somministrazioni per la cura di sintomi particolari legati sia alla
localizzazione della neoplasia (vertigine, cefalea), che al generale stato di interessamento di tutto il corpo (anemia,
dimagramento, febbre, dolori, nausea).

Le cisti vere e proprie possono ridursi fino a scomparire se trattate a lungo, con basse diluizioni di BARYTA
CARBONICA se sebacee, lipomatose, molli e non dolenti, e di CALCAREA CARBONICA se fibromatose, dure, dolenti.

I processi infiammatori acuti e subacuti dei tegumenti (ossa, cute) con tendenza alla suppurazione si ridurranno, dopo
fisiologico drenaggio, con MERCURIUS e HEPAR SULPHUR mentre quelli ad evoluzione cronica con fistole, indurimenti e
cisti, con SILICEA.
Le modalità sono le stesse degli ascessi che interessano gli altri distretti corporei.

Le infiammazioni acutissime, invece, tipo erisipela, richiederanno, a seconda delle caratteristiche:

APIS: se c’è edema ed eritema a rapida diffusione che migliorano con impacchi freddi

GRAPHITES: se l’evoluzione è più lenta con minor edema che migliora con impacchi caldi.
È sempre indispensabile conoscere le modalità di miglioramento e di aggravamento per scegliere il Rimedio giusto. Per
quanto riguarda le infiammazioni delle strutture profonde (encefalo e meningi), i sintomi sono complessi; si dovrà prendere
in considerazione lo stato generale (febbre, convulsioni, delirio) ed i segni di interessamento cerebrale quali quelli descritti a
proposito delle malattie vascolari (ictus, paralisi, coma), ai cui Rimedi si rimanda.

4. Traumi

I traumi e le contusioni craniche, con possibile commozione cerebrale spesso tardiva, sono un evento purtroppo assai
frequente. Di fronte ad un trauma anche minimo (colpo di pallone, caduta a terra, brusca frenata ed urto contro il parabrezza)
bisognerà tener conto non solo dei sintomi del momento (dolore, mal di testa, vertigine, svenimento, disturbi visivi, stato
confusionale), ma soprattutto di quelli a distanza, per la possibile formazione di un ematoma cerebrale progressivo.
L’anamnesi, in tal caso, rivela spesso un evento traumatico anche banale, al momento passato quasi inosservato e poi
dimenticato per la scarsità dei sintomi.

È buona norma, di fronte a una contusione al cranio, ospedalizzare precocemente, anche se all’evento si dà poca
importanza: con l’osservazione diretta per 24-48 ore ed eventuali indagini diagnostiche (EEG, TAC, RMN) si mette a
riposo la coscienza evitando brutte sorprese future, Questa accortezza va di pari passo con il tempestivo trattamento
omeopatico che può rallentare od interrompere una evoluzione a distanza, oltre a curare i sintomi immediati.

ARNICA: una dose subito ad elevata diluizione, eventualmente ripetuta a breve intervallo, in ogni caso.

CICUTA: se residuano vertigini, convulsioni e spasmi di vari gruppi muscolari (nuca, viso, arti) provocati ed aggravati da
minimi movimenti e rumori. Questi fenomeni si accompagnano a dilatazione pupillare, perdita di coscienza, contrazioni nucali
e perdita di urina, durano anche pochi secondi e sono seguiti nella fase post-critica da confusione mentale: il soggetto non
ricorda nulla e vuole essere lasciato in pace.

HELLEBORUS: se si accusa a tratti improvviso torpore mentale, confusione, debolezza totale estrema con perdita del tono
muscolare, sospiri, grida involontarie o balbettamento di parole incomprensibili.
HYPERICUM: se vi sono dolori violenti e trafittivi lungo il decorso dei nervi interessati con formicolii e perdita della
sensibilità nella regione corrispondente al nervo, con associata vertigine, cefalea, depressione, sonnolenza. È più indicato per
traumi vertebrali.

NATRUM SULPHURICUM: se permane a lungo una cefalea che peggiora al mattino e all’umidità, con umore triste,
depresso e melanconico.

Questi 5 Rimedi sono utili nelle gravi lesioni cerebromidollari consecutive ad un trauma: vanno prescritti a media
diluizione, in dosi frequenti e non sostituiscono il ricovero ospedaliero né prescindono dagli accertamenti cimici di rito.
La loro utilità è comunque indubbia e, se opportunamente e precocemente somministrati, possono ridurre del tutto i
sintomi funzionali (tic, convulsioni, spasmi, cefalea, vertigini) e migliorare sensibilmente lo stato generale (debolezza,
intontimento) e mentale (variazione dello stato di umore e del carattere).

B. Cefalee ed emicrania

Per frequenza e caratteristiche, le cefalee costituiscono un importante capitolo della Medicina, tanto da giustificare la
nascita di Centri specializzati per loro diagnosi e cura. Premesso che i termini “cefalea, cefalalgia, mal di testa ed emicrania”
indicano un sintomo e non la malattia, la Medicina ufficiale ci dà questa classificazione (Merck Manual):

a. Cefalee da malattia cerebrale organica


1. Intracranica (tumori, ascessi, emorragie, ematomi, encefaliti, meningite)
2. Cranica (tumori metastatici, morbo di Paget)
3. Da lesione dei nervi sensitivi del cranio (herpes)
4. Da patologie vascolari e tossiche (emicrania unilaterale o diffusa − in genere su base costituzionale e familiare −,
da intossicazione da alcool e da farmaci, da uremia, da veleni, da ipertensione, cefalea a grappolo o istaminica)
5. Extracranica (malattie dell’occhio, orecchio, seni cranici, cavo orale, colonna vertebrale, apparato digerente e di
altri organi o apparati come midollo, etc).

b. Cefalee post-traumatiche (traumi diretti ed indiretti)

c. Cefalea psicogena: di gran lunga la più frequente, tipica di certi soggetti ansiosi, depressi, isterici, affetti da
turbe del comportamento anche lievi, che mal sopportano gli stress psichici e le emozioni e fanno di tutto per attirare
l’attenzione su di se.

d. Cefalea funzionale o muscolotensiva: da tensione cioè dei muscoli nucali e del collo, in genere in soggetti
affetti da artrosi cervicale, sedentari, la cui attività si svolge prevalentemente a tavolino nei quali lo stress mentale,
l’attività visiva e la concentrazione dell’attenzione svolgono un ruolo di primo piano.

L’inquadramento omeopatico nel Repertorio è invece molto più semplice: considerato il sintomo (“dolore al capo”)
vengono descritte in ordine alfabetico tutte le sue modalità di comparsa, miglioramento, aggravamento, causalità, sede ed
irradiazione. Il linguaggio è quello espresso dagli sperimentatori stessi, nel rispetto della soggettività del vissuto del sintomo,
e le modalità sono le più disparate ed impensabili. Così, in questo testo sono comprese tutte le sindromi della Medicina
ufficiale ancor prima che questa iniziasse ad inquadrare il problema delle cefalee.
Inoltre, l’Omeopatia è in grado di curare anche tutte quelle manifestazioni che la Medicina ufficiale giudica irrilevanti o non
considera affatto o di cui ignora né comprende il significato perché troppo banali o personali. Ecco alcuni esempi:
Un improvviso mal di testa ascoltando una conversazione o una lettura (noiosa?): MAGNESIA MURIATICA. In montagna:
COCA. Nelle stiratrici: BRYONIA. Nelle sarte: LAC CANINUM. Dopo aver mangiato carne di vitello: KALI NITRICUM.
Una cefalea migliorata dopo applicazioni di aceto: MELILOTUS. Che insorge dopo vertigine: CALCAREA CARBONICA.
Che migliora solo stando in piedi o camminando: CHINA. Cefalea martellante dei chiacchieroni, che sono soliti gridare
quando parlano: SULPHUR. Che interviene dopo una bella notizia: COFFEA. Dopo aver allattato: CALCAREA C. -
PULSATILLA - SEPIA. Da forte odore di caffè: LACHESIS. Da odori forti e gradevoli come il profumo: ARGENTUM
NITRICUM. Da indigestione di caramelle: ANTIMONIUM CRUDUM.
Un altro aspetto particolare che l’Omeopatia risolve molto bene sono le cefalee in rapporto alle mestruazioni. Si tratta di
congestioni cerebrali transitorie in donne predisposte e ipersensibili, indotte dalle variazioni periodiche ormonali; possono
essere associati sintomi ginecologici (mastodinia, crampi all’utero) o generali (nausea, vertigini); tali sintomi migliorano dopo
il giusto Rimedio omeopatico.
I Rimedi più indicati sono:

BRYONIA: quando la cefalea compare alla cessazione od interruzione del flusso in soggetti estremamente indaffarati ed
irrequieti nel premestruo;

NATRUM MURIATICUM: per la cefalea nei giorni che precedono il mestruo e si aggrava durante, con depressione nel
premestruo;

LACHESIS: se migliora durante il flusso, in soggetti assai loquaci ed eccitabili prima;

PULSATILLA: è come BRYONIA, ma con tristezza nel premestruo.

Naturalmente devono coesistere anche le modalità di miglioramento e di aggravamento generali del Rimedio per
confermarne la scelta. L’Omeopatia infatti considera un sintomo nella totalità dell’organismo intero, valutando cioè non solo le
sue caratteristiche locali, ma anche le modalità particolari e generali del soggetto e le peculiarità dell’atteggiamento mentale e
del comportamento sia di base che in rapporto alla malattia in questione.

Ritornando alle cefalee in generale, prima di iniziare a trattare un mal di testa, è necessario formulare una precisa
diagnosi secondo i canoni tradizionali al fine di valutare la prognosi, cioè il decorso dell’evoluzione naturale della
malattia. Ciò è doveroso e deontologicamente corretto perché l’inquadramento della cefalea secondo lo schema
precedentemente riportato rende possibile una diagnosi di natura che, a parte le situazioni più gravi, consentirà anche di
attuare tutte quelle iniziative utili a rimuovere le condizioni che l’hanno resa evidente: vizi di postura, difficoltà visive,
intossicazioni croniche, sinusiti, etc., oltre a modificare alcune abitudini: alimentazione, fumo, alcool, vita sedentaria.
Così, una volta impostato il quadro, evidenziate le cause (che saranno successivamente rimosse o curate), valutate
ed analizzate le modalità locali e generali, nonché le caratteristiche mentali, il Rimedio scelto potrà essere
somministrato sia preventivamente che contemporaneamente alle crisi. La decisione sulla diluizione, tempi, modi e
frequenza delle dosi, sarà compito del medico. È necessario comunque che il paziente comprenda che un disturbo
cronico come la cefalea necessita di tempi lunghi di trattamento per ottenere miglioramenti stabili e duraturi.
Risultati spettacolari sono possibili anche precocemente, specie nelle forme lievi ed iniziali.

Rimedi della cefalea:

ARSENICUM ALBUM: per dolore bruciante a sede per lo più sopraciliare, periodico (ogni 2-7-14 giorni), notturno, che
migliora con applicazioni fredde; è aggravato da clima freddo; in soggetti paurosi, ansiosi, scrupolosi, metodici, irrequieti.

ARGENTUM NITRICUM: per dolore in genere in sede frontale ed occhio destro, pulsante come se la zona dovesse
esplodere; con capogiri, vomito, tremori che migliora col caldo e pressione locale; è aggravato da spifferi d’aria fredda; in
soggetti irrequieti, apprensivi, ipocondriaci, fobici.

AURUM: per cefalea congestizia, per lo più notturna, diffusa, legata a crisi ipertensive, che migliora con applicazioni
calde; è aggravata dal malumore; in soggetti pletorici, collerici, con tendenze depressive, autodistruttive (“sente come se una
corrente d’aria gli passasse sopra la testa”).

BELLADONNA: per cefalea pulsante, congestizia, prevalente al lato destro, “che fa impazzire”, legata a crisi vascolari di
tipo ipertensivo, che inizia improvvisamente ed altrettanto scompare; con volto arrossato, sudato, pupille dilatate, occhi
arrossati; che migliora con la pressione locale, impacchi freddi, posizione seduta; è aggravata con la luce, rumori, caldo,
moto, stando sdraiati; in soggetti violenti, facilmente infuriabili, loquaci, irrequieti.

BRYONIA: per cefalea che inizia al risveglio, appena aperti gli occhi; che migliora stando tranquilli, al buio, lontano da
fonti di rumore, con una benda stretta fortemente e con applicazioni di ghiaccio; si aggrava con il minimo movimento, anche
degli occhi, dopo ogni atto violento (tosse, defecazione, profonde inspirazioni), con i rumori, la luce. Si attenua un po’ verso
sera. Parte dalla fronte e si irradia all’occipite. La sensazione è di scoppio, come se il cervello uscisse dal cranio. È associata
a: nausea, vomito, sete di grandi quantità di acqua fredda, In soggetti ostinati, collerici, capricciosi, taciturni, apprensivi
sull’avvenire, sullo stato di salute, sul lavoro, sul benessere economico.

CEDRON: per cefalea emicranica periodica (ogni due giorni) ad ora fissa (ore 10), a sede sopraorbitaria; con dolori ai
globi oculari, più a sinistra; c’è lacrimazione e cecità transitoria; in soggetti depressi. Frequente dopo rapporti sessuali.

CHELIDONIUM: per cefalea a sede intracranica (“come un peso o un laccio stretto in fronte”) oppure sopraorbitaria
destra; con vomito biliare e fotofobia. È migliorata dalla ingestione di bevande calde; è aggravata dall’aria fredda o dal
movimento; in soggetti epatopatici, calcolotici, collerici, ma pigri, affetti da immotivati complessi di colpa.

CHINA: per cefalea violenta con pulsazioni delle carotidi (“la testa sta per scoppiare”); è migliorata da forte pressione; è
aggravata dal freddo, rumori, movimenti bruschi; in soggetti deboli, anemici, epatopatici, freddolosi, irritabili, indolenti e
pigri con frequenti crisi depressive, specie dopo perdita di liquidi organici (vomito, diarrea, emorragia anche mestruale, ecc.)

CIMICIFUGA: per cefalea periodica mestruale che parte dall’occipite e si irradia al vertice e agli occhi, più a destra; è
migliorata dalla pressione, da applicazioni calde, mangiando; è peggiorata dai rumori, dal freddo umido; in donne di umore
variabile, loquaci, incoerenti, ora depresse ora aggressive, affette da disturbi nella sfera genitale.

COCCULUS: per cefalea con senso di vuoto e battimenti a livello delle tempie con nausea e vertigini, specie in chi
viaggia in auto, barca, aereo; è migliorata stando rannicchiati al caldo.
GELSEMIUM: per cefalea tipo senso di pesantezza che va dall’occipite alla fronte (“come un laccio stretto sulla fronte”); è
preceduta da debolezza, tremori, abbassamento della vista, e seguita da abbondante minzione di urina chiara che migliora la
cefalea; è migliorata stando a testa alta, bevendo alcolici e con lento movimento all’aria aperta; è peggiorata con il caldo e le
violente emozioni; in soggetti ipersensibili, paurosi, pigri, facilmente impressionabili, ipotesi e ipotonici.

KALI BICHROMICUM: per cefalea acuta, improvvisa, battente, a sede frontale, che inizia e scompare rapidamente; è
preceduta da cecità transitoria che cessa quando compare il mal di testa, è frequentemente accompagnata da disturbi digestivi;
è migliorata da applicazioni calde; è peggiorata da quelle fredde; spesso è in relazione con sinusite frontale cronica; in
soggetti flaccidi, ipotonici, ipocondriaci, freddi, freddolosi e taciturni, con frequenti infiammazioni catarrali, respiratorie e
digestive.

IGNATIA: per emicrania improvvisa, frontale od occipitale, tipo chiodo infisso; è preceduta da disturbi visivi e da
vomito, che la migliora; è scatenata da emozioni, stress, rumori ed odori forti; è migliorata, oltre che dal vomito, giacendo sul
lato affetto, con la pressione forte e con le applicazioni calde, con la distrazione e dopo abbondante minzione; in soggetti di
umore variabile, sensibili ad emozioni, dispiaceri, frustrazioni, piagnucolosi e solitari.

IRIS VERSICOLOR: per cefalea frontale periodica (week-end) che compare sin dal mattino; è preceduta da disturbi visivi
(lampeggiamenti e perdita del visus) caratterizzanti la cosiddetta “cefalea oftalmica”; è accompagnata da disturbi digestivi
quali: bruciori di stomaco, vomito acido e ipersalivazione; nei soggetti facilmente inclini allo scoraggiamento, iperattivi
durante la settimana e sfaccendati ed annoiati al sabato e alla domenica, in quanto privi di iniziative. Spesso, in questo caso,
c’è incapacità al rilassamento con accumulo della tensione settimanale proprio nei giorni di riposo che diventano ulteriore
fonte di stress.

LAC CANINUM: per cefalee croniche, ed irriducibili, caratterizzate da alternanza di sede (ora a destra ora a sinistra); con
nausea e vomito; sono migliorate con il riposo e gli impacchi freddi; sono peggiorate con movimento, e parlando; in soggetti
smemorati, cronicamente depressi, pieni di paure, facilmente irritabili. Analogamente agli altri nosodi, si somministra in dose
unica, una tantum, dopo che il paziente non ha reagito ai Rimedi ben indicati, per modificare il terreno costituzionale e solo se
sono presenti i sintomi caratteristici del Rimedio.

LACHESIS: per cefalea che compare subito al risveglio, battente, congestizia, “come una morsa”; con viso arrossato,
dolore agli occhi, sensazione che questi siano stirati in dentro; che parte dall’occipite e si irradia alla tempia sinistra; è
migliorata all’apparire del flusso mestruale, da emissione di liquidi organici (sangue, urine, sudore, diarrea) e con impacchi
freddi; è peggiorata dopo esposizione al sole, nel premestruo, dopo abuso di alcool; in soggetti di sesso femminile con
problemi mestruali e nella premenopausa; iperattivi fino allo stato maniacale, loquaci, sospettosi, gelosi, affetti da patologie
cardiovascolari (angina, ipertensione).

LYCOPODIUM: per cefalea pulsante al vertice, periodica (ogni 7-21 giorni); è accompagnata da disturbi visivi e forte
appetito; è migliorata dal freddo, dal movimento e dalla ventilazione nell’ambiente; è peggiorata il pomeriggio (ore 16-20), in
ambienti caldi e non ventilati, stando immobili; non è migliorata da ingestione di cibo; in soggetti ipocondriaci, collerici,
paurosi e fragili anche se all’apparenza autoritari, affetti da patologie croniche dell’apparato digestivo (stipsi, diarrea,
meteorismo, flatulenza, colite).

MEDORRHINUM: per cefalea frontale “come un laccio serrato”; è migliorata dall’umidità, al mare, coricati sul ventre e
di notte; è aggravata dall’affaticamento fisico e mentale, piegandosi in due, al caldo, in montagna; in soggetti irrequieti,
indaffarati, sempre in movimento, smemorati, affrettati, impazienti. Anche per questo nosode vale il precedente discorso.

MENYANTHES: per cefalea congestizia con senso di tensione al vertice o alla nuca; con testa calda e corpo tutto freddo;
è migliorata da forte pressione; è peggiorata piegandosi in avanti; in soggetti agitati con frequenti crampi e sussulti.

NATRUM MURIATICUM: per cefalea cronica, periodica (a giorni alterni), “martellante”; che inizia al sorgere del sole o
al risveglio e non cessa fino a sera; è migliorata da impacchi freddi; è peggiorata da ogni sorta di movimento (del capo, degli
occhi, sotto tosse, respirando profondamente), dal caldo, al mare; è accompagnata da lacrimazione, sete intensa, nausea e
vomito; spesso è in rapporto con il ciclo mestruale; in soggetti sensibili alle emozioni, alle delusioni sentimentali, alla musica,
tristi e taciturni che amano soffrire in silenzio e vanno subito in collera se si sentono osservati e si cerca di parlargli con
atteggiamento consolatorio.
NITRICUM ACIDUM: per cefalea costrittiva “come una morsa” sull’occhio sinistro, al risveglio, con ipersensibilità del
cuoio capelluto; è migliorata da applicazioni calde; è peggiorata di notte col freddo; in soggetti depressi ed irritabili al tempo
stesso, ansiosi sul proprio stato di salute in modo ossessivo e pedante.

NUX VOMICA: per cefalea frontale, mattutina, “come un chiodo”; con vertigini, vomito; è migliorata con riposo, al caldo; è
peggiorata dalla luce e dai rumori e dopo esposizione alle correnti d’aria, al vento e al freddo; in soggetti irritabili,
ipersensibili, aggressivi, pignoli, criticoni, che abusano di alcoolici e farmaci, con frequenti disturbi dispeptici.

PHOSPHORUS: per cefalea bruciante, congestizia, periodica (ogni 2-7 giorni); il dolore decorre dall’occhio all’occipite;
con vertigini, nausea, fame e sete di acqua ghiacciata; è migliorata dal riposo e da applicazioni fredde; è peggiorata dai
bruschi movimenti, dal caldo, alla sera al crepuscolo, dall’applicazione mentale; in soggetti iperemotivi, ipersensibili,
paurosi, ma generosi e dinamici sia mentalmente che fisicamente; spesso affetti da diatesi emorragica.

PSORINUM: per cefalea a cadenza periodica regolare (ogni 2- 7-14 giorni) a sede sottorbitale sinistra; con nausea,
vertigine e forte appetito che, se soddisfatto, migliora il mal di testa; è preceduta da disturbi oculari, mosche volanti,
fotofobia; è migliorata dal caldo e dal riposo; è peggiorata dal freddo e con la pressione locale; in soggetti debilitati,
iporeattivi, ipocondriaci, depressi, sfiduciati, paurosi, freddolosi, affetti da numerose patologie dell’apparato cutaneo e
digerente. Quando queste re​grediscono, spontaneamente o dopo trattamenti tradizionali, compare la cefalea (alternanza
morbosa). Vale la stessa osservazione a proposito del nosode.

PULSATILLA: per cefalea bruciante a sede temporo-parietale destra, specie dopo pasti abbondanti; è migliorata da
applicazioni fredde, dalla pressione locale e dal movimento; è peggiorata dalla immobilità e dal caldo; in soggetti
imprevedibili, volubili, timidi, sensibili alle emozioni.

SANGUINARIA: per cefalea battente, violenta, irradiata dal vertice ed occipite all’occhio e tempia destra; periodica
(ogni 2-7-14 giorni), con vasi temporali congesti e pulsanti, in modo ben evidente; inizia al mattino e si attenua verso sera; è
accompagnata da bruciori allo stomaco, salivazione abbondante, vampate di calore al viso e al palmo delle mani: è migliorata
con il riposo, forte pressione locale, con l’emissione di gas intestinali e con la minzione; è peggiorata dal movimento, luce,
rumori, odori e correnti d’aria; in soggetti agitati, irritabili, collerici e facilmente di cattivo umore, Potrebbe essere il quadro
clinico della arterite temporale con crisi emicraniche.

SEPIA: per cefalea “come scoppio” a sede orbitaria sinistra, irradiata all’occipite, con nausea, vomito, perdita della vista;
è migliorata con il movimento all’aria aperta; è peggiorata dalla luce, rumori, al freddo, dopo stress, al mare, in ambienti
chiusi con aria viziata e prima e durante i mestrui; in soggetti dinamici che amano gli sport all’aria aperta, ma facilmente
fiacchi, ipotesi, in genere anaffettivi, collerici ed irritabili alla minima contraddizione.

SILICEA: per cefalea periodica (ogni 7 giorni) cronica, a sede occipitale, irradiata all’occhio destro; è migliorata dalla
pressione locale e da applicazioni calde; è peggiorata dal freddo umido e dal movimento all’aria aperta; con capogiri, nausea,
vomito, abbondante sudorazione fredda; in soggetti freddolosi, timidi, insicuri, ansiosi, ma a tratti tenaci e cocciuti con
metodica pignoleria. Può essere la cefalea da cervicoartrosi. Frequente è l’aggravamento con la luna piena.

SPIGELIA: per cefalea occipitale irradiata alla regione sopraorbitaria sinistra, battente, periodica; con violenti dolori al
globo oculare, con lacrimazione, acidità di stomaco e vomito; è migliorata dal riposo sul lato destro e a testa alta; è peggiorata
dal movimento, dal fumo, dall’umidità, dalla pioggia; in soggetti melanconici, con difficoltà all’impegno mentale, con paura di
aghi e spilli; “non può girare gli occhi, che gli sembrano aumentati di volume, ma deve muovere tutta la testa”; frequente in
ipertiroidei e cardiopatici con disturbi del ritmo.

SULPHUR: per cefalea congestizia cronica del vertice, più a sinistra, periodica (ogni 2-7-14 giorni); inizia al mattino con
acme a mezzogiorno e con senso di caldo; preceduta da scotomi e seguita da nausea e vomito; è migliorata da impacchi freddi;
è peggiorata dal caldo; in soggetti pletorici, obesi, ipertesi, pigri, sedentari, egocentrici, affetti da ogni tipo di disturbo, specie
digestivo e cutaneo, e fortemente intossicati (cibo, alcool, fumo, farmaci).

THUJA: per cefalea violenta a sede occipitale, irradiata all’orbita sinistra, “come un chiodo piantato nel cranio”;
accompagnata da vomito, vertigini e sudorazione profusa; è migliorata dalla pressione locale e dal caldo; è peggiorata dal
clima umido; in soggetti solitari, tristi, affetti da idee ossessive, scrupolosi fino alla mania.

Altri aspetti da considerare nel trattamento delle cefalee, infine, sono le cause scatenanti: conoscere il primum movens
dell’evento (sintomo etiologico) è di importanza fondamentale per la scelta del Rimedio sia per situazioni particolari e
contingenti (clima, stipsi, tosse, etc.) che per eventi profondi ed emotivamente determinanti nella vita di una persona
(afflizioni, dispiaceri, spaventi, etc.).

1) Cause fisiche, comportamentali, climatiche:

correnti di aria fredda: ARSENICUM ALBUM - BELLADONNA - NUX VOMICA - RHUS TOX - SILICEA
bagno freddo: ANTIMONIUM CRUDUM
bagno di mare: ARSENICUM ALBUM
stipsi prolungata: BRYONIA
freddo ai piedi: PULSATILLA - SILICEA
taglio di capelli: BELLADONNA
abuso di medicine: NUX VOMICA
abuso di gelati: PULSATILLA
rumore di passi: COFFEA
colpi di tosse con senso di scoppio della testa: CAPSICUM
bisboccia: COCCULUS - NUX VOMICA
insolazione: BELLADONNA – GLONOINUM – LACHESIS - NATRUM CARBONICUM - PULSATILLA
abuso di tè: THUJA
prima di un temporale: PHOSPHORUS – SEPIA—SILICEA
in ambienti chiusi: ARSENICUM ALBUM - PULSATILLA - SEPIA
esposizione al vento: HEPAR SULPHUR – RHUS - TOX - NUX VOMICA
abuso di vino: GELSEMIUM ZINCUM
intensa applicazione mentale: IGNATIA - NUX VOMICA
eccesso di impegno negli studi - CALCAREA PHOSPHORICA - LAC CANINUM - NATRUM MURIATICUM -
PHOSPORICUM ACIDUM - PULSATILLA

2) Cause psichiche, emozionali, sentimentali:

spavento: ACONITUM - IGNATIA - OPIUM - PULSATILLA


crisi di collera: STAPHYSAGRIA
eventi piacevoli, gioia eccessiva: COFFEA
eventi spiacevoli: CALCAREA CARBONICA - GELSEMIUM
sofferenza morale: IGNATIA - PHOSPHORICUM ACIDUM - PULSATILLA - STAPHYSAGRIA
mortificazione, vessazione: COLOCYNTHIS - LYCOPODIUM - STAPHYSAGRIA
dispiaceri: IGNATIA - LACHESIS - NATRUM MURIATICUM
delusioni amorose: IGNATIA - NATRUM MURIATICUM - PHOSPHORICUM ACIDUM - STAPHYSAGRIA
morte di persona cara: CAUSTICUM - IGNATIA

C. Sensazioni soggettive peculiari più frequenti

Questi sintomi soggettivi sono spesso delle modalità particolari dell’espressione del dolore emicranico o della cefalea e
sono descritti fedelmente come avvertiti dallo sperimentatore o dal paziente, a prescindere dalla causa e/o dalla possibilità di
miglioramento e peggioramento generali e locali, Devono essere presi in considerazione così come sono in quanto del tutto
peculiari ed individuali. Conoscerne alcuni può essere utile per sbloccare sul nascere il disturbo o la crisi, oppure per
facilitare la scelta del Rimedio qualora indecisi tra alcuni aventi le stesse modalità. Beninteso, queste sensazioni possono
essere la spia di patologie più gravi e più serie (ematomi, tumori) che andranno rigorosamente indagate ed escluse prima del
trattamento sulla sola base del sintomo. La regola della diagnosi prima della terapia, in Medicina, è sovrana.

Eccone alcune:
sensazione di testa allungata: HYPERICUM
sensazione di correnti d’aria sul vertice: CARBO ANIMALIS
sensazione di testa bollente: ACONITUM
sensazione di espansione della fronte: NUX MOSCHATA
sensazione di pienezza, di ingrandimento durante il mestruo, come se la testa fosse piena di sangue, come se stesse per
scoppiare: GLONOINUM
sensazione di una marea che sale e scende nella testa: BELLADONNA
sensazione di una palla in fronte: STAPHYSAGRIA
sensazione di un martelletto al mattino al risveglio: NATRUM MURIATICUM
sensazione di sciabordio scuotendo la testa: SPIGELIA
sensazione che la testa sia separata dal corpo: PSORINUM
sensazione che il cervello sia mescolato con un cucchiaino: ARGENTUM NITRICUM
sensazione che la volta cranica sia più sottile: BELLADONNA
sensazione che la testa sia aperta a vivo ed esposta al freddo: CIMICIFUGA
Occhio e visione

Kent considera separatamente, in due Rubriche, i sintomi dell’Occhio, inteso come organo anatomicamente ben definito, e
quelli della Visione che ne è la funzione, Nella descrizione delle loro malattie più frequenti, pertanto, seguirò lo stesso
schema: i sintomi soggettivi e personali saranno riportati nella VISTA, i disturbi organici nell’OCCHIO. Quest’impostazione
è, comunque, del tutto teorica ed utile solo a fini descrittivi, in quanto ogni patologia dell’occhio comporta comunque
difficoltà visive. Nella pratica i sintomi delle due Rubriche vanno considerati in parallelo, ed il Rimedio giusto sarà quello
presente in entrambe, purché, naturalmente, indicato sulla base degli altri sintomi locali, generali e mentali del paziente, in
sintonia con il concetto fondamentale dell’Omeopatia. Le diluizioni più frequentemente usate saranno le medio-basse, ripetute
più volte al giorno, salvo diversa indicazione medica.
Naturalmente, dati gli stretti rapporti dell’occhio con il sistema nervoso e con faccia, naso, orecchio e testa, una completa
e corretta diagnosi clinica è indispensabile prima di iniziare il trattamento omeopatico.

OCCHIO

Una premessa di ordine anatomico-descrittivo è indispensabile. L’apparato visivo è costituito da due parti:

la prima, essenziale, deputata alla vista vera e propria, comprende i globi oculari, il nervo ottico e le sue connessioni
con le strutture nervose cerebrali;
la seconda, accessoria, deputata alla protezione della prima, comprende le palpebre, la congiuntiva, i muscoli, le
ghiandole lacrimali.

Il globo oculare, di forma sferoidale, è formato da tre membrane concentriche: l’esterna, di natura fibrosa, che si chiama
anteriormente cornea, trasparente e per il resto, sclera, non trasparente; l’intermedia, di natura vascolare e ricca di pigmenti,
denominata uvea perché assomiglia ad un acino d’uva, che comprende l’iride, pigmentata, poco vascolarizzata, situata
anteriormente, la coroide, anch’essa pigmentata ma più vascolarizzata, posteriormente, ed il corpo ciliare, in mezzo, in cui è
contenuto il muscolo ciliare che permette l’apertura e la chiusura delle pupille; l’interna, di natura nervosa, denominata retina,
che è una membrana sensoriale ricca di fibre nervose sensibili agli stimoli luminosi, e costituisce la parte visiva vera e
propria, da cui parte il nervo ottico che trasmette gli stimoli alla corteccia cerebrale. Da questa breve premessa, dati gli stretti
rapporti tra le membrane, si può capire come ogni malattia dell’occhio che interessa inizialmente solo una parte, può
successivamente coinvolgere anche le altre. Tutte, in ogni caso, procurano disturbi visivi, dolori oculari, lacrimazione.
Le affezioni dell’occhio possono essere suddivise in:

A. infiammatorie
B. degenerative
C. traumatiche
D. tumorali

A. Malattie infiammatorie dell ‘occhio

In generale, rispetto alle cause o condizioni scatenanti, i Rimedi più frequenti sono:

da ustioni: CANTHARIS
da contusioni: ARNICA - HAMAMELIS
da corpi estranei: ACONITUM - SILICEA
da puntura di insetti: LEDUM
da gas: MERCURIUS
da sabbia, polvere: SULPHUR
da ferite, tagli: STAPHYSAGRIA
da vento freddo e secco: ACONITUM
da tempo umido e piovoso: DULCAMARA -

RHUS TOX - SILICEA

dal caldo estivo: SEPIA


dopo morbillo: CARBO VEGETABILIS - PULSATILLA
dopo vaccinazioni: THUJA

In particolare, rispetto alla localizzazione, modalità e sintomi associati, i Rimedi sono:

1. Congiuntivite, infiammazione della congiuntiva:

ACONITUM: acuta, con secchezza agli occhi, da colpo di freddo

ARGENTUM NITRICUM: acuta, bruciante, con secrezione densa e verdastra, tipo muco-pus, con fotofobia, senso di
granulosità; migliorata da applicazioni fredde

ARSENICUM ALBUM: acuta, bruciante, con fotofobia intensa, secrezione acquosa e lacrimazione acida, ed edema
palpebrale; migliorata da applicazioni calde

BELLADONNA: acuta, con cefalea battente, fotofobia, scarsa secrezione, occhi rossi, congesti, pupille dilatate, sfavillii
alla vista

EUPHRASIA: acuta, bruciante, con secrezione e lacrimazione densa, gonfiore palpebrale, aggravata dall’aria aperta

GRAPHITES: subacuta e persistente, pustolosa, con secchezza, fotofobia ed eczema fissurato delle commissure palpebrali

KALI BICHROMICUM: subacuta e persistente, con secrezione densa e giallastra, senza fotofobia, con senso di sabbia per
granulosità

MERCURIUS: acuta, con fotofobia, secrezione purulenta, irritante, bruciante, e abbondante salivazione

PULSATILLA: acuta e subacuta, con lacrimazione, densa, ma non irritante, fotofobia e frequenti orzaioli; migliorata
dall’aria aperta

RHUS TOX.: subacuta e cronica, in soggetti reumatici, senza fotofobia, con interessamento di altre parti dell’occhio, senza
secrezione, ma con lacrimazione abbondante

2. Dacriocistite, infiammazione delle ghiandole lacrimali:

CLEMATIS ERECTA: subacuta e cronica, con gonfiore dolente delle ghiandole, con bruciore ed estrema sensibilità
all’aria fredda, e con secrezione purulenta

HEPAR SULPHUR: acuta, purulenta, con abbondante lacrimazione densa, grande sensibilità all’aria aperta ed allo
sfregamento, con occhi arrossati e dolenti

PULSATILLA: acuta, con abbondante lacrimazione, non irritante, migliorata dall’aria aperta

SILICEA: cronica, con gonfiore delle ghiandole, fotofobia, occhi dolenti specie allo sfregamento ed alla chiusura delle
palpebre
3. Cheratite, infiammazione della cornea:

ARGENTUM NITRICUM: con ulcerazione ed opacità della cornea; migliorata da applicazioni fredde

CALCAREA CARBONICA: con ulcerazione ed opacità, e fotofobia nei casi cronici, recidivanti

HEPAR SULPHUR: con ulcerazione ed opacità della cornea, subito suppurante e con secrezione densa, migliorata da
applicazioni calde

MERCURIUS: con infiammazione ed ulcerazione corneale, senza opacità totale, ma con velatura al centro della cornea,
con fotofobia e lacrimazione intensa

4. Sclerite, infiammazione della sclera:

ACONITUM: al primo esordio

MERCURIUS: ad evoluzione cronica

PSORINUM: recidivante

5. Irido-ciclite, infiammazioni dell’iride e corpo ciliare: spesso sono associate. In caso contrario si parla di irite e ciclite.
Quando è interessata tutta la membrana intermedia, si parla di uveite. Rare le forme acute; spesso si tratta di patologie a lungo
decorso, di natura infiammatoria cronica tipo TBC e sifilide, oppure reumatica, o sistemica quale la sarcoidosi; a volte sono
causate da alterazioni ormonali come il diabete e il distiroidismo, o da intossicazioni croniche. Sono affezioni poco sensibili
ai trattamenti, sono spesso recidivanti e guariscono con difficoltà lasciando sempre difetti della vista. Il sintomo principale è
il dolore locale con disturbi visivi. La diagnosi va posta solo dopo accurato esame oftalmologico. Questi i Rimedi:

ACONITUM: ai primi sintomi, se l’esordio è acuto, con dolore e debolezza della vista

ARGENTUM NITRICUM: con dolori pungenti e fotofobia

KALI IODATUM: se di natura reumatica, con dolori violenti, aggravati di notte e con il calore, con intensa lacrimazione

MERCURIUS: se di natura infettiva, con lacrime e bruciore intenso, con dolori irradiati al viso, aggravati di notte, con
fotofobia e precoce formazione di aderenze

NITRICUM ACIDUM: se di natura sifilitica, con dolore, lacrimazione intensa e fotofobia, aggravati di notte e con il
freddo; spesso l’iride è opaca

RHUS TOXICODENDRON: se di natura reumatica, con fotofobia, lacrimazione corrosiva, dolore in tutto l’occhio ed
orzaioli

STAPHYSAGRIA: se con dolori tipo scoppio all’occhio irradiati alle tempie

THUYA: se da infezione cronica, con fotofobia e lacrimazione, con dolori violenti, aggravati di notte, migliorati dal calore
e coprendo l’occhio

6. Coroidite o infiammazione della coroide:

BELLADONNA: acuta, con cefalea battente e lampeggiamenti agli occhi

BRYONIA: acuta, con scarsa lacrimazione


GELSEMIUM: acuta, con pochi sintomi

KALI IODATUM: acuta, disseminata, con muco abbondante, spesso e verdastro ed opacità del vitreo

MERCURIUS: acuta, con fotofobia, secrezione densa, purulenta, irritante, bruciori agli occhi e salivazione

PRUNUS SPINOSA: acuta, con dolore bruciante, intenso, irradiato fino all’occipite, più all’occhio destro, migliorato
dalla lacrimazione

RHUS TOXICODENDRON: subacuta, suppurativa, diffusa (panoftalmia)

7. Retinite o infiammazione della retina:

BELLADONNA: acuta, con cefalea pulsante

MERCURIUS: cronica, con malattia renale

LACHESIS: acuta, con emorragia e distacco della retina, specie in gravidanza

PHOSPHORUS: acuta, con emorragia retinica

8. Nevrite ottica o infiammazione del nervo ottico:

AGARICUS: acuta, con atrofia del nervo ottico

APIS: acuta, con gonfiore delle palpebre

BELLADONNA: persistente, con rossore agli occhi

9. Come già detto, non sempre le malattie infiammatorie sono localizzate ad un solo segmento dell’occhio, Spesso interessano
quasi tutte le strutture a partenza dalla cornea, dall’iride o dalla cute circostante; in genere sono di natura infettiva o
traumatica, Si parla in questi casi di panoftalmia. I sintomi principali sono: dolore intenso all’occhio, abbondante secrezione
lacrimale, gonfiore del globo oculare con disturbi della vista, febbre, compromissione dello stato generale, cefalea gravativa e
pulsante omo o bilaterale.
I Rimedi sono in genere quelli precedentemente descritti, con le loro modalità. Tuttavia, alcuni sono più indicati:

ACONITUM: all’esordio

ARGENTUM NITRICUM: con secrezione muco-purulenta

HEPAR SULPHUR: ad evoluzione cronica

RHUS TOXICODENDRON: subacuta con poca secrezione, in associazione naturalmente ai Rimedi della causa:

ARNICA - HYPERICUM: per traumatismi

APIS - BELLADONNA - ARSENICUM: per infezioni della cute

MERCURIUS - NITRICUM ACIDUM: se da infezione profonda.


10. Un caso particolare è l’oftalmite simpatica, caratterizzata dalla presenza di dolore e deficit visivo, in assenza di malattia,
nell’occhio sano, dopo che il controlaterale è stato interessato da un grave processo infiammatorio ad evoluzione purulenta e
necrotica. I Rimedi sono gli stessi indicati per la irido-ciclite: tuttavia l’evenienza è molto grave e drammatica e spesso si
deve asportare il globo oculare ammalato per evitare che l’altro sia irrimediabilmente compromesso, salvando così la
funzione visiva globale.

11. Un tipo del tutto particolare di infezione-infiammazione è quella erpetica, causata da un virus che coinvolge la cute e il
nervo, fino all’organo più vicino: nel caso dell’occhio, le lesioni di tipo vescicoloso interessano la branca oftalmica del
trigemino, a livello della regione degli zigomi, ed il globo oculare dello stesso lato provocando lesioni alle palpebre, ma
soprattutto alla cornea (cheratite erpetica). La malattia è assai frequente, ha un lungo decorso, è recidivante, dolorosissima,
anche a distanza di tempo dall’esordio e può lasciare cicatrici indelebili specie sulla cornea, con opacamento persistente tanto
che spesso si rende necessario il trapianto corneale per ripristinare la vista.

I Rimedi possono essere utili in tre stadi:

1. all’inizio: SULPHUR
2. nella fase acuta:

con vescicole e dolori brucianti, migliorati dal caldo: ARSENICUM ALBUM


con vescicole e dolori brucianti, migliorati dal freddo: CANTHARIS
con vescicole, dolori brucianti e poi crosticine con indurito biancastro, spesso, denso: MEZEREUM
con vescicole e dolori brucianti, migliorati dal freddo, con senso di scoppio nell’occhio: PRUNUS SPINOSA
con vescicole e dolori tipo da punta, aggravati dalla pressione sull’occhio e dai suoi movimenti: RANUNCULUS
BULBOSUS

3. nella fase dei dolori persistenti:

con nevralgie lungo il decorso del nervo, aggravate da movimento e pressione: HYPERICUM
con nevralgie della emifaccia e dell’occhio tipo scariche elettriche, aggravate dal movimento: KALMIA
con nevralgie della emifaccia e dell’occhio, più a destra, con dolori improvvisi, non bene localizzati e variabili di sede,
violenti, migliorati dalla pressione e dal calore: MAGNESIA PHOSPHORICA

Inoltre:

per l’herpes corneale: GRAPHITES - HEPAR SULPHUR - IGNATIA


per l’herpes palpebrale: GRAPHITES - PSORINUM - RHUS TOXICODENDRON - SEPIA

12. Un altro tipo assai frequente di infezione-infiammazione dell’occhio, meno grave ma assai fastidioso, spesso ricorrente, è
l’orzaiolo, un piccolo ascesso del margine delle palpebre di natura prevalentemente batterica.

I Rimedi sono:

se con dolori brucianti, migliorati da applicazioni calde: ARSENICUM ALBUM


se recidivante, nelle giovani, con gonfiore delle palpebre: FERRUM
METALLICUM
se recidivante, assai sensibile al tocco, con dolori pulsanti migliorati da impacchi caldi: HEPAR SULPHUR
se iniziale, poco dolente, a lenta evoluzione, con gonfiore palpebra-le migliorato dal freddo: PULSATILLA
se nodulare, persistente: STAPHYSAGRIA
se ricorrente GRAPHITES - PSORINUM - SULPHUR - TUBERCOLINUM.

A seconda della sede prevalente:

sul bordo: HEPAR SULPHUR


sulla palpebra superiore: PULSATILLA - STAPHYSAGRIA - TUBERCOLINUM
sulla palpebra inferiore: GRAPHITES
sull’angolo degli occhi: NATRUM MURIATICUM - SULPHUR.

Utili, in tutti i casi cronici, per ridurre l’indurimento: CALCAREA CARBONICA - SEPIA - SULPHUR.

B. Malattie degenerative dell'occhio

Questi sono i Rimedi:


a. Cheratocono o deformazione conica della cornea:

EUPHRASIA: meglio in collirio

PULSATILLA: all’inizio, prima del trattamento definitivo che consiste nel trapianto

b. Cataratta, od opacità della lente o cristallino:

capsulare: AMMONIUM MURIATICUM


corticale: SULPHUR
molle: COLCHICUM
post traumatica (da contusione o ferita): LEDUM - ARNICA - CONIUM
iniziale, con grave miopia, astigmatismo, presbiopia: CAUSTICUM - CALCAREA - CARBONICA - CALCAREA
FLUORICA
iniziale, in diabetici giovani, con opacità concentrica: PHOSPHORUS
iniziale senile: CARBO ANIMALIS - SECALE
post operatoria: ARNICA - SENEGA

In tutti i casi i Rimedi più usati per frenare l’evoluzione, ai primi segni, sono CALCAREA FLUORICA e
SULPHUR, somministrati alla 30-200 CH, una dose del primo alla settimana, per 4 settimane, seguita da una dose del
secondo alla settimana, per 2 settimane, e così via per mesi (Clarke J.) Spesso si riesce in tal modo a ritardare per
molto tempo l’intervento, se non addirittura ad evitarlo.

c. Glaucoma: è caratterizzato da un alterato deflusso e scambio dei liquidi nelle membrane del globo oculare; si manifesta
improvvisamente con violentissimi dolori ed offuscamento della vista. Può essere acutissimo e fulminante, acuto e cronico,
primitivo o secondario ad altre malattie degli occhi; la diagnosi va posta più precocemente possibile, dato il rischio di lesioni
irreversibili. Alle terapie tradizionali è utile associare i seguenti Rimedi omeopatici per evitare complicazioni e ritardare
l’evoluzione:

AURUM: negli ipertesi, cardiopatici, con occhi arrossati e lacrimanti; è utile nelle forme ad evoluzione cronica

BELLADONNA: ai primi sintomi, negli ipertesi, con occhi e faccia arrossati, intolleranza alla luce

COLOCYNTHIS: se con dolori brucianti, più all’occhio destro, irradia-ti intorno agli occhi ed alla testa, migliorati dalla
pressione e camminando in una stanza al caldo, peggiorati dal riposo. Di notte e piegandosi in avanti

PHOSPHORUS: nei casi cronici, con alone colorato di rosso davanti agli occhi, lampeggiamenti, perdita del visus, con
miglioramento in penombra ed aggravamento di notte o al crepuscolo

PRUNUS SPINOSA: se con dolori violenti, brucianti, fulminanti, più a sinistra, come se l’occhio dovesse schizzare fuori
dall’orbita, irradiati alla testa fino all’occipite e migliorati dalla lacrimazione

SPIGELIA: se con dolori violenti, insopportabili, con senso di pressione e sensazione di spilli, con cefalea violenta, più a
sinistra
Altri Rimedi sono (Schmidt P.):

ATROPINUM: se con midriasi degli occhi

BRYONIA: se aggravato dal minimo movimento

CEDRON: se periodico

GELSEMIUM: se con ptosi palpebrale

LAC CANINUM: se alternante di lato

OPIUM: se senza dolori

PHYSOSTIGMA. se con miopia

RHUS TOXICODENDRON se migliorato dal movimento degli occhi

d. Ristrettezza del canale lacrimale: può essere congenita o secondaria ad infezioni locali. In assenza di pianto o
commozione, gli occhi sono sempre arrossati, umidi e le lacrime vengono giù. Si può evitare il drenaggio chirurgico dei dotti
lacrimali con PULSATILLA nei casi acuti, secondari ad infezione e con SILICEA nei casi inveterati o congeniti.

e. Ptosi delle palpebre: consiste nell’abbassamento spontaneo della palpebra superiore con difficoltà al sollevamento
volontario. In genere è secondaria a varie malattie neurologiche (paralisi) o muscolari (miastenia), ma può anche essere
primitiva a carattere transitorio e reversibile ed è dovuta, in questi casi, a debolezza muscolare costituzionale locale scatenata
da vari fattori ed evenienze:

vento freddo: CAUSTICUM


umidità: RHUS TOX
alterazioni mestruali: SEPIA
stipsi: ALUMINA
al primo risveglio: NITRIC ACID
traumi, ferite: LEDUM
postumi di difterite: COCCULUS
freddo, umido, emozioni, difterite, meningite: GELSEMIUM

f. Emorragia retinica con distacco ed atrofia del nervo ottico: sono patologie spesso associate, legate a malattie vascolari
generalizzate (ipertensione), metaboliche (uremia, diabete), od intossicazioni croniche (tabacco). Va naturalmente curata la
malattia di base. Per quanto riguarda il trattamento della emorragia retinica sono indicati:

ARNICA: se post-traumatica del globo oculare

CROTALUS HORRIDUS: nelle diatesi emorragiche, in assenza di traumi od infiammazioni

HAMAMELIS: se da emorragia passiva dai tessuti contigui dopo traumi locali

LACHESIS: se da emorragia attiva, acuta degli ipertesi che si estende rapidamente a tutto l’occhio

PHOSPHORUS: se c’è infiammazione della retina come nel diabete e malattie renali

SULPHUR: se c’è emorragia completa, fino alle palpebre.


Se il distacco della retina è precoce:
APIS: quando coesistono sintomi di insufficienza renale e cardiaca (edemi), con dolori pungenti negli occhi e gonfiori
palpebrali, migliorati da applicazioni fredde

GELSEMIUM: in genere in gravidanza, con albuminuria, subitanea perdita del visus, miopia e tendenza alla ipotensione

PHOSPHORUS: dopo infiammazione diffusa della retina, con lampi e fosfeni, visione di alone rosso ed occhi sensibili
alla luce, ma peggioramento al crepuscolo

Quando l’intervento è stato tardivo, o l’evoluzione della malattia rapida, anche il nervo ottico ne risente, andando incontro
a progressiva atrofia. Questa può essere ritardata con:

NUX VOMICA: se presenti dolori violenti alla luce e sforzando la vista

PHOSPHORUS: se presente emorragia retinica e/o cataratta

TABACUM: nell’intossicazione cronica da fumo di tabacco

Il risultato terminale dell’atrofia è la cecità totale o parziale i cui Rimedi sono descritti nel paragrafo corrispondente.

C. Malattie traumatiche dell'occhio

I traumi possono essere diretti (contusioni, tagli, ferite) o indiretti (traumi cranici, ferite multiple).
In tutti i casi, dare subito ARNICA, una dose ad elevata diluizione, eventualmente ripetuta nelle 24 ore successive e poi
HYPERICUM a bassa diluizione ogni due ore per almeno 48-72 ore. Sono inoltre utili:

HAMAMELIS: se c’è fotofobia e dolore all’occhio con emorragia diffusa anche in profondità (retina)

LEDUM: per traumi contusivi o da oggetti a punta, con iniziale distacco retinico ma senza emorragia e con dolore violento
e persistente

RUTA: per le ecchimosi interessanti anche l’orbita e l’osso frontale con dolore gravativo e costante

Il trauma può anche essere non violento ed inaspettato, ma legato ad interventi operatori già programmati sugli occhi e le
orbite (cataratta, glaucoma). In questi casi, dopo l’intervento, dare:

ARNICA: in più dosi nel decorso pre e post-operatorio

BRYONIA: se cefalea con vomito

IGNATIA: se dolori violenti irradiati alla tempia

LEDUM: se emorragia nella camera anteriore dell’occhio dopo iridectomia

RHUS TOX: se dolori da scoppio nel cranio

SENNA: per il riassorbimento di quanto resta della lente dopo rimozione chirurgica

THUJA: se dolori pungenti, come chiodo, nelle tempie

D. Malattie tumorali dell‘occhio


Queste possono essere di tipo maligno o benigno. L’evoluzione locale è pertanto condizionata dalla gravità del tumore. È
evidente che la diagnosi è importante anche ai fini di un intervento chirurgico per salvare la funzione visiva (oftalmia
simpatica).
Esistono comunque dei processi neoformativi dell’occhio ben delimitati, senza tendenza invasiva, spesso asintomatici, il
cui solo fastidio può essere di natura estetica. Sono così le cisti delle palpebre, sensibili a Rimedi come CALCAREA
CARBONICA se localizzate all’occhio destro, GRAPHITES se a sinistra, MERCURIUS se post-infiammatorie acute,
SILICEA se post-infiammatorie croniche: i polipi delle palpebre superiori (utile KALI BICHROMICUM), e della congiuntiva
(utile STAPHYSAGRIA); le verruche delle palpebre cui la somministrazione di alcune dosi di GRAPHITES può ridurre la
diffusione.
Un tipo particolare di tumore benigno è il calazio che è un nodulo nella regione del tarso, a livello delle palpebre
superiori, dovuto ad infiammazione cronica delle ghiandole dette di Meibomio; è un granuloma post-infiammatorio da
ritenzione e non un tumore vero e proprio.
È di difficile trattamento tradizionale, anche perché sensibile agli stress psichici e spesso si deve asportarlo chirurgicamente.
Può essere asintomatico, ma può anche suppurare ed ingrandire fino a bloccare il movimento delle palpebre; se asportato può
recidivare oppure possono formarsi più noduli. Data la frequenza, la fastidiosità e la possibile evoluzione locale, un
trattamento omeopatico può essere utile, se precoce, al riassorbimento del tessuto ipertrofico. Utili anche gli impacchi
quotidiani, a lungo, di acqua e sale.

Questi i Rimedi più frequenti:

GRAPHITES: se è localizzato a sinistra ed è associato a blefarite e congiuntivite cronica con fotofobia

PULSATILLA: se è associato ad orzaioli, ha tendenza alla recidiva ma è asintomatico

SEPIA: se è localizzato all’angolo interno delle palpebre ed è recidivante; spesso è secondario a ripetuti orzaioli, come
PULSATILLA, ma più fastidioso, con sensazione di sabbia aggravata chiudendo le palpebre

STAPHYSAGRIA: se è ricorrente, dopo episodi di blefarite, ed è intensamente pruriginoso

THUJA: se insorge dopo blefariti croniche ed orzaioli, con escrescenze e palpebre secche, appiccicate

ZINCUM: in caso di insuccesso dei precedenti Rimedi

VISIONE
Le turbe della vista, che sono di diversa natura, possono essere causate da:

alterazione dei muscoli oculari con:

strabismo
nistagmo

da vizi dei mezzi di rifrazione dell’occhio con:

miopia
ipermetropia
presbiopia
astigmatismo
difetti di accomodazione

da varie situazioni patologiche con:

debolezza visiva o astenopia


cecità parziale tipo emianopsia - emiopia
cecità totale o amaurosi

da anomalie soggettive con alterazione della visione, allucinazioni visive come:

diplopia
triplopia
mosche volanti
sfavillio
alone colorato
visioni colorate (discromatopsia e daltonismo)
alterata percezione delle grandezze degli oggetti e delle distanze
emeralopia
nictalopia

Il problema è complesso, non solo da un punto di vista diagnostico. La diagnosi di natura delle malattie oculari e del
conseguente difetto della vista, è importante, come lo sono i mezzi (le lenti) per correggere il vizio, L’intervento
dell’Omeopatia deve essere esclusivamente rivolto alla terapia delle cause immediate (emorragie, intossicazioni,
infezioni, traumi) al controllo dei sintomi fastidiosi persistenti ed al rinforzo del terreno costituzionale (terapia di
fondo). Nel caso delle turbe della visione, il trattamento omeopatico dà notevole beneficio nelle forme recenti,
transitorie e funzionali (strabismo, diplopia, astenopia), meno in quelle già stabilizzate (miopia, presbiopia).
I Rimedi indicati, pertanto, dovranno essere somministrati tenendo conto di queste condizioni e sempre nell’ottica
della persona e non della malattia.

Strabismo (paralisi totale o parziale, temporanea o permanente dei muscoli oculari):

BELLADONNA: se insorto acutamente, con convulsioni e febbre

CHAMOMILLA: se durante la dentizione

CINA: se con parassiti intestinali

CUPRUM: se durante attacchi epilettici

CYCLAMEN: se convergente

GELSEMIUM: se interno, con ptosi palpebrale

HYOSCIAMUS: nelle lesioni cerebrali con diplopia e cecità

IGNATIA: se isterico

STRAMONIUM: se con delirio, occhi sbarrati, arrossati e protrusi

I più importanti sono, in ordine, GELSEMIUM e CYCLAMEN:

Nistagmo (scosse laterali o rotatorie degli occhi):

AGARICUS: se è come un pendolo, da un lato all’altro, per paresi dei muscoli oculari (più a destra)

APIS: se durante il sonno


BELLADONNA: se con convulsioni ed alla vista dell’acqua o della luce

HYOSCIAMUS: se da malattie cerebrali, con spasmi, convulsioni STRAMONIUM: se con delirii ed allucinazioni

Miopia (difficoltà alla visione di oggetti lontani):

AGARICUS: se da spasmo dei muscoli ciliari, con visione ridotta, offuscata, come coperta da una tela di ragno

CARBO VEGETABILIS: se presenti anche dolori, dopo aver forzato la vista

CHINA: dopo malattie gravi, come il tifo e nelle anemie

KALI PHOSPHORICUM: negli anemici, con dolori agli occhi ed aggravamento alla luce e dopo sforzi visivi

NATRUM MURIATICUM: con dolori, bruciori agli occhi e cefalea aggravati girando gli occhi

PHOSPHORICUM ACIDUM: dopo malattie, esaurimenti fisici e mentali, con bruciori agli occhi aggravati leggendo

PHOSPHORUS: con associati bruciore ed aloni colorati davanti agli occhi; c’è miglioramento al mattino e coprendo gli
occhi con occhiali scuri

PHYSOSTIGMA: progressiva con sintomi di reumatismo

Ipermetropia (alterata visione sia da lontano che da vicino: il soggetto deve continuamente accomodare la vista, cioè mettere
a fuoco):

ARGENTUM NITRICUM: da affaticamento visivo acuto, specie dopo lavori delicati

CALCAREA CARBONICA: negli affaticamenti cronici

Presbiopia (difficoltà alla visione di oggetti vicini):

LILIUM TIGRINUM: se c’è calore nelle palpebre ed annebbiamento “come un velo” con tendenza a sforzare e premere gli
occhi, e aggravamento alla luce

RUTA: se presenti dolori agli occhi dopo aver lavorato a lungo (cucito - lettura)

Astigmatismo (difficoltà a mettere a fuoco gli oggetti vicini e lontani per alterazione della superficie della cornea o della
lente):

un solo Rimedio di fondo: TUBERCOLINUM più, se necessario: GELSEMIUM - LILIUM TIGRINUM - PICRIC ACID

Difetti complessi di accomodazione con alterazioni del diametro delle pupille (per debolezza dei muscoli ciliari per lo più
transitoria; se permanente, si parla di miopia, presbiopia, ipermetropia):

CHINA: se c’è difficoltà a centrare il punto focale dopo malattie gravi

CONIUM: se c’è accomodazione lenta con fotofobia, negli anziani

GELSEMIUM: in ogni caso


MAGNESIA PHOSPHORICA: in corso di cefalea

NUX VOMICA: in seguito a sovraffaticamento

PHYSOSTIGMA: con miopia

Se prevale la dilatazione pupillare:

durante le convulsioni: CICUTA - OPIUM - PHYTOLACCA


durante un attacco epilettico: BELLADONNA - CINA
con vertigine: BELLADONNA
sempre: TUBERCOLINUM
con pupille disuguali (anisocoria): ARGENTUM M. - ARGENTUM N. - PHOSPHORIC ACID – TARENTULA
HISPANICA

Debolezza visiva o astenopia (non legata a vizi dei meccanismi di rifrazione dell’occhio):

CALCAREA CARBONICA: se dopo aver preso freddo alla testa, dopo sforzi del corpo e degli occhi, con il tempo umido

CYCLAMEN: se al risveglio, durante l’emicrania e durante i mestrui

EUPHRASIA: se al buio, al lume di candela, dopo il morbillo, con miglioramento strizzando gli occhi

GELSEMIUM: se compare prima dell’emicrania, dopo la difterite, per oggetti lontani ed in movimento e migliora urinando

NATRUM MURIATICUM: se compare prima e durante le crisi di cefalea, leggendo, durante il mestruo e dopo lavori
delicati per la vista

NUX VOMICA: se insorge dopo bisboccia, abuso di alcool, con vertigini

PULSATILLA: se appare camminando all’aperto, durante i mestrui, dopo il morbillo, al caldo, dopo sforzi ed è migliorata
strofinando gli occhi

Amaurosi – Emianopsia - Emiopia (cecità totale del campo visivo o di una sua parte): in genere secondarie a paralisi od
atrofia del nervo ottico dopo traumi, infezioni, emorragie, distacco della retina. Sono eventi assai gravi e spesso irreversibili.
La cura deve essere indirizzata alle cause al fine di prevenire la cecità. Tuttavia alcuni Rimedi sono indicati in talune
condizioni che inducono improvvisa perdita del visus:

BOVISTA: paralisi del nervo ottico

GELSEMIUM: emorragie oculari improvvise, spavento

GLONOINUM: colpo di sole, meningite

HELLEBORUS: quando la causa non è nota

KALI BICHROMICUM: prima dell’attacco di cefalea

KALI MURIATICUM: riflesso della neve

NATRUM MURIATICUM: perdita di liquidi

PHOSPHORUS: lampi improvvisi


RANUNCULUS BULBOSUS: in gravidanza

TUBERCOLINUM: durante le malattie cardiache

Diplopia (visione doppia):

AGARICUS: da sovraffaticamento in ufficio

ALUMEN: al lume delle candele

CAUSTICUM: dopo malattie cerebrali, con ptosi palpebrale e perdita del visus, specie guardando in alto

GELSEMIUM: dopo paralisi cerebrale, durante cefalea o gravidanza, guardando dilato, dopo spaventi ed affaticamento e
durante la convalescenza (operazioni, malattie infettive)

GRAPHITES: leggendo e scrivendo, con palpebre gonfie, rosse, appiccicate, più al mattino

SYPHILINUM: con ptosi palpebrale

Triplopia (visione tripla):

BELLADONNA: con cefalea, occhi arrossati, fotofobia, lacrimazione

Mosche volanti (visione di chiazze nere mobili):

CALCAREA PHOSPHORICA: dopo affaticamento, leggendo (le lettere diventano punti neri)

CHINA: improvvise, negli stati di debolezza generale

KALI CARBONICUM: per stanchezza, dopo i pasti, leggendo

PHOSPHORUS: subitanee, dopo aver guardato fonti luminose, dopo aver mangiato, in soggetti stanchi (i punti neri sono
fissi e seguono lo sguardo)

Sfavillio (macchie luminose, improvvise, scintillanti, come folgore):

BELLADONNA: tipo fiamme rosse, con vertigine

CYCLAMEN: durante la cefalea, di colori vari, leggendo di sera

GRAPHITES: prima della cefalea, al di fuori del campo visivo, nelle malattie degli occhi

NATRUM MURIATICUM: variabili, in corso di emicrania e disturbi oculari

SEPIA: guardando una luce, a zigzag, con alone verdastro e colori vividi come fiamma

Discromatopsia e daltonismo, (disturbi della percezione dei colori con immagini colorate davanti agli occhi ed assenza di
percezione cromatica).

I Rimedi più importanti sono:


ALUMINA: per macchie gialle

ARSENICUM ALBUM: per macchie verdi

BELLADONNA: per macchie rosse

CINA: per macchie azzurre, gialle, violette e verdi

DIGITALIS: per macchie bianche, gialle, verdi

NATRUM MURIATICUM: per macchie nere

NUX VOMICA: per macchie grigie

da prescrivere quando il disturbo si accompagna a varie patologie (cefalea-vertigini) o modalità (leggendo, scrivendo).

Alterata valutazione delle dimensioni e delle distanze degli oggetti (sono sensazioni del tutto soggettive e peculiari e non
sono in genere legate a malattia della vista ma a stati ansiosi, isterici, nevrotici, psicotici).

Ecco i Rimedi più frequenti, che devono tener conto dello stato mentale del paziente:

AURUM: gli oggetti sembrano più piccoli

BELLADONNA: gli oggetti sembrano distanti e deformati

BOVISTA: gli oggetti sembrano più vicini

CICUTA: più gli oggetti si avvicinano, più si allungano

GELSEMIUM: gli oggetti sembrano lontani ed allungati

LYCOPODIUM: gli oggetti sembrano più piccoli e tremano

NUX MOSCHATA: gli oggetti sembrano più grandi, allungati in senso trasversale

PLATINA: gli oggetti sembrano più piccoli e vibrano

STRAMONIUM: gli oggetti sembrano obliqui

SULPHUR: gli oggetti sembrano allungati

Emeralopia (difficoltà della vista all’oscurità): CAUSTICUM - CHINA – EUPHRASIA – LYCOPODIUM - PULSATILLA -
STRAMONIUM - TARENTULA H.

Nictalopia (è l’opposto, cioè la capacità di vedere meglio di notte, con l’oscurità): I principali Rimedi sono: FERRUM M. -
HELLEBORUS.
Orecchio e udito

Come nelle malattie dell’occhio, anche in questa Rubrica distinguiamo le patologie dell’organo da quelle della sua
funzione: questo procedimento è comunque artificioso, in quanto ogni disturbo dell’orecchio comporta spesso alterazioni
dell’udito.

ORECCHIO

Possiamo suddividere le malattie in:


A. infiammatorie, acute e croniche
B. degenerative e tumorali (spesso esito della cronicizzazione delle prime)
C. cerume

Un richiamo anatomico è superfluo. Tuttavia, per facilitare la descrizione dei sintomi dal momento che l’evoluzione dei
disturbi cambia a seconda della sede, è utile ricordare la distinzione in:

orecchio esterno: va dal padiglione auricolare alla membrana timpanica


comprende il timpano, gli ossicini (martello, incudine, staffa) la tromba di
orecchio medio:
Eustachio e la mastoide
racchiude l’organo sensoriale e nervoso dell’udito, sito in profondità nell’osso
orecchio interno:
temporale del cranio.

Naturalmente, occorre anche tenere ben presente gli stretti rapporti anatomici e funzionali con altre strutture ed organi
vicini: naso, faringe, occhio, scatola cranica e cervello.

A. Malattie infiammatorie acute e croniche

1. Orecchio esterno:

APIS: per arrossamento, gonfiore e prurito migliorati del freddo

BELLADONNA: per arrossamento tipo erisipela

CALCAREA PICRATA: per i foruncoli recidivanti del condotto esterno

KALI BICHROMICUM: per arrossamento, prurito e secrezione densa

MEZEREUM: per croste secernenti muco denso

RHUS TOX: per vescicole ed eczema

SULPHUR: per pustole

2. Orecchio medio:

In questa sede i processi infiammatori acuti sono caratterizzati da rapida insorgenza, notevole intensità dei dolori (otalgia),
scolo abbondante di secrezione (otorrea) dal timpano che viene perforato dal processo infiammatorio, Sono le malattie
dell’orecchio più frequenti e importanti e spesso viene coinvolta anche la tromba di Eustachio in quanto l’infezione prendendo
origine dal rinofaringe si diffonde da qui nella camera media dell’orecchio.
I sintomi base sono dunque otalgia e otorrea: a seconda della causa, tipo di dolore, modalità di insorgenza e caratteristiche
della secrezione, i Rimedi sono i seguenti:

ACONITUM: per infiammazione improvvisa, da colpo di freddo, da vento secco, con otalgia acuta

ACTEA SPICATA: per otalgia violenta soffiandosi il naso o starnutendo

BELLADONNA: a seguito di faringiti da colpi di freddo (dopo ACONITUM)

CALCAREA CARBONICA: per otorrea biancastra, striata di sangue, recidivante

CHAMOMILLA: per dolori intollerabili, aggravati dal caldo e di notte

CAPSICUM: per ascesso della mastoide, con dolore esplosivo al capo e rossore diffuso dalla gola all’orecchio, aggravato
dal freddo; la pressione sulla mastoide provoca dolore acuto

GELSEMIUM: per senso di pienezza nell’orecchio dopo aver preso freddo

KALI BICHROMICUM: per secrezione giallastra, densa, filamentosa dall’orecchio, con scarso dolore

KALI MURIATICUM: per muco denso nell’orecchio e rumori nelle orecchie masticando

HEPAR SULPHUR: per ascessi nell’orecchio medio che svuotano dal timpano perforato secrezione purulenta con sangue,
migliorati dal caldo; il dolore è bruciante e la pressione sull’orecchio è impossibile

HYDRASTIS: per persistente secrezione muco-purulenta non dolorosa

MANGANUM: per violenti dolori irradiati ai denti

MERCURIUS: per secrezione verdastra, purulenta, fetida con otalgia

PSORINUM: per secrezione cronica maleodorante con poco dolore

PULSATILLA: per secrezione sierosa giallo-verdastra e dolori violenti da colpi di freddo umido

SILICEA: per secrezione persistente e maleodorante, con necrosi dell’osso ed eliminazione di sequestri solidi con poco
dolore (nei casi cronici)

Tutte le affezioni acute e croniche dell’orecchio medio ed interno provocano diminuzione dell’udito ed otalgia che
possono essere gli unici sintomi, in assenza di febbre o secrezione dal timpano perforato. La perforazione del timpano
spesso non avviene spontaneamente: questa a volte si provoca artificialmente con la punta di un bisturi per facilitare il
drenaggio delle secrezioni dall’orecchio medio. Ciò comporta rapida diminuzione del dolore e più facile guarigione
con ripristino graduale dell’udito. Successivamente il timpano si rimarginerà completamente senza perdere la sua
funzione, specie se somministreremo: AURUM - CALCAREA C. - CAPSICUM - KALI BICHROMICUM -
MERCURIUS - SILICEA - TELLURIUM - TUBERCOLINUM. Di fronte ad una otalgia acuta da otite media, gli
omeopati consigliano subito una dose di ACONITUM, seguita da una sola dose di ARSENICUM (non ripetuta nelle 48
ore successive pena un aggravamento), entrambe a media diluizione.
Rimedi come CALCAREA CARBONICA - PULSATILLA e SILICEA vanno dati solo successivamente per evitare
la cronicizzazione e ridurre le recidive. In alternativa vanno bene anche BELLADONNA - CHAMOMILLA - FERRUM
PHOSPHORICUM e MERCURIUS a dosi ripetute, data la frequente genesi faringitica. Utili le diluizioni medio-basse.
Cautela va posta con HEPAR SULPHUR e SILICEA se non si è ben sicuri della pervietà del drenaggio delle
secrezioni.

3. Orecchio interno

Le malattie infiammatorie (analogamente a quelle degenerative, traumatiche e tumorali) dell’orecchio interno, data la
vicinanza con le strutture cerebrali, sono sovrapponibili a quelle dell’encefalo descritte nella Rubrica della TESTA; i Rimedi
sono in funzione del quadro clinico prevalente che si prende in considerazione (cefalea, capogiri, etc). Per quanto riguarda il
deficit dell’udito si rimanda al capitolo corrispondente.

Un discorso a parte meritano le labirintiti o malattie infiammatorie-degenerative del labirinto dell’orecchio interno,
organo preposto al meccanismo dell’equilibrio. A prescindere dalla causa, i sintomi sono caratterizzati prevalentemente da:
nausea e vomito, cefalea, disturbi della vista (nistagmo), tremori e vertigine. Data la preponderanza di questo ultimo sintomo, i
Rimedi sono quelli descritti nella Rubrica corrispondente a proposito della “chinetosi”.
Per quanto riguarda la sindrome di Menière (triade sintomatologica: vertigini, ipoacusia, acufeni), vai la pena citare un
Rimedio pressoché specifico: CHININUM SULPHURICUM, per quanto anche PHOSPHORUS ottenga buoni risultati.

B. Malattie degenerative e tumorali


Sono:

depositi calcarei sulla membrana timpanica: CALCAREA FLUORICA


escrescenze fungoidi: MERCURIUS
polipi, molli e facilmente sanguinanti: CALCAREA CARBONICA - MERCURIUS - THUYA
tumori cistici nei lobi: NITRIC ACID
steatomi o cisti sebacee: CALCAREA CARBONICA

C. Cerume
Alcune considerazioni merita il cerume che è una secrezione fisiologica di talune cellule del condotto uditivo esterno
avente carattere protettivo, sia meccanico che immunitario, della membrana timpanica e delle strutture interne.
A volte la secrezione può essere eccessiva ed intasare il canale, in quanto forma grumi induriti; a volte può essere
insufficiente; a volte può infiammarsi ed irritare il condotto.
Con l’Omeopatia si può ristabilire l’equilibrio senza interventi drastici con pomate, soluzioni o lavaggi

CONIUM: se è scarso e giallastro

CARBO VEGETABILIS: se è eccessivo e si accumula, si indurisce e assume un colore rossastro

PETROLEUM: se è ora fluido, ora spesso e vischioso con irritazione del canale

PULSATILLA: se è duro e nerastro.

UDITO

Può essere più accentuato e fine del normale, oppure indebolito oppure ancora manifestare le cosiddette paracusie, che
sono rumori avvertiti dal paziente in assenza di una vera fonte che emetta suoni. Queste sono delle allucinazioni uditive tipo:
ronzii, fischi, battimenti, pulsazioni (a volte sincrone con il battito cardiaco), martellamenti, suoni di campana o di animali o
di strumenti musicali, oppure rumori ripetitivi di suoni come nell’eco interno, che, dovute ad alterazione dei recettori
sensoriali dell’orecchio interno, sono inquadrabili nell’ambito di una malattia più complessa, in soggetti distonici, paranoidi e
schizofrenici con fragile struttura dell’IO. Non le tratterò in quanto troppo soggettive e personali.

Accentuazione dell’udito: L’udito è troppo fine e percepisce suoni e rumori più facilmente di altri perché la soglia uditiva è
più bassa della norma:
per la musica ed i rumori: ACONITUM
per tutti i rumori, con irritabilità durante cefalea: COFFEA
per la musica e i rumori di passi, specie durante le mestruazioni: NUX VOMICA
per tutti i suoni, con estrema sensibilità che disturba, fa allegare e stringere i denti, fa sussultare, provoca la nausea:
THERIDION

Indebolimento dell’udito: può essere l’inizio di una sordità completa oppure la conseguenza di situazioni meno gravi e
transitorie. Alcuni Rimedi omeopatici possono ridurre il fastidio fino al ripristino totale dell’udito in queste condizioni o per
queste cause:

ai cambi di tempo, con i primi freddi: PULSATILLA


dopo traumi commotivi: ARNICA dopo il morbillo: PULSATILLA
dopo la scarlattina: CARBO VEGETABILIS - LYCOPODIUM
dopo il tifo: ARSENICUM ALBUM - NITRIC ACID
lavorando nell’acqua: CALCAREA CARBONICA
dopo eccessi sessuali: PETROLEUM
dopo ustioni, bruciature: CAPSICUM
dopo cena: SULPHUR
dopo uno spavento: MAGNESIA CARBONICA
dopo mortificazioni: IGNATIA
durante la gravidanza: CAPSICUM
dopo aver cantato: APOCYNUM - BARYTA C. - CICUTA
negli anziani: PETROLEUM
improvviso: GELSEMIUM
con catarro tubarico ed ipertrofia tonsillare: CALCAREA CARBONICA - KALI BICHROMICUM - KALI
SULPHURICUM - MERCURIUS - NITRIC ACID - PETROLEUM - PULSATILLA.
Naso e olfatto

In questa Rubrica del Repertorio di Kent sono descritti i seguenti sintomi:


A. soggettivi
B. funzionali: congestione cronica. Congestione acuta, epistassi
C. di malattia d’organo: adenoidi, ascessi, necrosi, cancrena, lipoma, cancro, polipi e verruche
D. alterazioni del senso dell’olfatto

A. Sintomi soggettivi

Tra i sintomi soggettivi, descritti come sensazioni prive di vera obiettività patologica, vanno segnalati:

sensazione di ingrandimento del naso: TEUCRIUM (Rimedio di poliposi)


sensazione di pulsazione alla radice del naso: KALI BICHROMICUM (Rimedio importante per le sinusiti)
senso di secchezza e pienezza alla radice del naso: STICTA (c’è peggioramento con la pressione e soffiando il naso).

Naturalmente, tutte queste sensazioni vanno confermate con un accurato esame locale perché possono realmente indicare
l’esordio di una vera e propria malattia quale, ad esempio, una piccola formazione polipoide, una iniziale sinusite frontale, od
essere l’espressione di una deviazione del setto o di esiti di un trauma anche lieve oppure i postumi di un tenace raffreddore.

B. Sintomi funzionali

Importanti sono la corizza o rinite e l’epistassi. Tutte le altre patologie del naso si manifestano infatti sempre con segni
infiammatori ed emorragici.
Nel Repertorio di Kent si fa distinzione tra congestione cronica, con o senza catarro, ed infiammazione acuta.

1. Congestione cronica:

MERCURIUS: è indicato quando la secrezione, prima fluida, diventa poi densa e purulenta con interessamento dei seni
frontali, del cavo orale e dei bronchi; spesso si associano afte, ovvero ulcerazioni delle mucose del naso e bocca diffuse ed
assai dolenti ed ipersalivazione fetida; costante è l’aggravamento con l’umidità ed il freddo.

NATRUM MURIATICUM: è indicato sia nelle forme secche che umide, specie negli esiti di cauterizzazioni con il nitrato
d’argento.

PULSATILLA: è più indicato nelle forme subacute con secrezione giallastra e densa, con naso chiuso più alla sera ed in
ambienti poco aerati e caldi; è migliorata all’aria aperta; spesso, come in NATRUM MURIATICUM, si associa perdita del
gusto ed olfatto.

SANGUINARIA: si usa in caso dì rinite cronica con secrezioni dense e maleodoranti, con polipi nasali e con, segno
caratteristico, crisi di rinite violenta seguita da diarrea che però ne migliora i sintomi; si associano spesso intense cefalee
pulsanti, dovute alla congestione dei seni frontali, che migliorano con la pressione ed il freddo localmente; frequente è
l’ipersensibilità dell’olfatto, specie al profumo dei fiori.

SILICEA: si usa nelle forme secche con irradiazione dell’infiammazione e del dolore ai seni frontali, con riacutizzazione
dopo esposizione al freddo e miglioramento con impacchi caldi localmente.

SPONGIA: è indicato quando vi è alternanza di catarro con secchezza delle coane; in genere concomitano segni di
faringite e di bronchite migliorati con bevande calde.
2. Congestione acuta: definita anche corizza acuta o rinite. È su base sia infiammatoria che allergica: si parla in questo caso
di rinite allergica periodica in genere stagionale (primavera).

I Rimedi più importanti sono:

ALLIUM CEPA: quando il naso è aperto e secerne una secrezione limpida, acquosa ed irritante; si associano intenso
arrossamento degli occhi, lacrimazione e bruciore. I sintomi peggiorano in ambiente chiuso, poco aerato, in presenza di fiori e
frutta fresca

SABADILLA: quando si associano frequenti starnuti all’aperto, rinite con secrezione acquosa, irritante ed abbondante;
congiuntivite con arrossamento degli occhi ed intensa lacrimazione; faringite con prurito in gola; spesso la persona è costretta
ad ingerire bevande calde o raschiarsi le fauci perché avverte come un corpo estraneo che gli provoca prurito tanto che deve,
segno caratteristico, appoggiare la lingua al palato per lenirlo. I disturbi oculari sono però meno evidenti.

Sono i Rimedi dei sintomi classici dell ‘allergia nasale primaverile.


Inoltre:

AMMONIUM CARBONICUM: è indicato nei raffreddori persistenti dì soggetti anziani, cardiopatici, pletorici, bronchitici
cronici.

ARSENICUM ALBUM: quando entrambe le secrezioni, nasale e oculare, sono acquose, abbondanti, brucianti, il naso è
alternativamente chiuso ed aperto ed i sintomi migliorano in ambiente chiuso; spesso sono presenti anche segni di asma
bronchiale, nervosismo, irrequietezza e paure notturne con risveglio improvviso.

ARSENICUM IODATUM: ha le stesse caratteristiche e modalità di ARSENICUM ALBUM, ma maggiore rapidità


d’azione e minori aggravamenti.

BELLADONNA: è indicato per le improvvise crisi di raffreddore insorte dopo esposizione al freddo; accompagnate da
bruciore in gola, febbre improvvisa, elevata e violenta con sudori abbondanti, viso arrossato, abbattimento generale ed
intontimento.

CARBO VEGETABILIS: quando sono presenti segni di faringite persistente per bassa vitalità delle energie
dell’organismo, con peggioramento in ambienti caldi e poco aerati.

DULCAMARA: quando le crisi sono scatenate dal clima piovoso, umido e freddo, quando il naso gocciola in
continuazione all’aperto ma migliora al chiuso, spesso si tratta di episodi estivi ed all’inizio dell’autunno.

EUPHRASIA: quando prevalgono i sintomi oculari, con lacrimazione intensa, bruciante e congiuntivite.

GELSEMIUM: è indicato nella rinite acuta primaverile con naso perennemente gocciolante fin quasi ad agosto, con intensa
debolezza, vertigini e cefalea.

HISTAMINUM: è utile nelle crisi acute di rinite allergica primaverile; considerato l’antistaminico omeopatico è molto
simile ad ARSENICUM ALBUM di cui rispecchia le caratteristiche e modalità.

HYDRASTIS CANADENSIS: è simile a KALI BICHROMICUM nelle caratteristiche della secrezione, altrettanto densa e
vischiosa, ma peggiora al chiuso e migliora all’aria aperta; è prevalentemente Rimedio di bambini ed anziani,
costituzionalmente fragili, magri, inappetenti con note di rinite recidivante, dopo esposizione al freddo.

KALI BICHROMICUM: quando il naso è sempre ostruito ma più all’aperto ed il muco denso e giallastro defluisce dal
naso formando la classica “candela” dei bambini; questo, nell’adulto, si accumula nelle coane interessando anche i seni
paranasali, frontali in particolare, con la formazione di infiammazioni che tendono a cronicizzare. È il quadro della classica
sinusite responsabile di violenti e persistenti cefalee con dolore bruciante e pulsante che si irradia dalla radice del naso alla
fronte ed all’occhio e migliora con la pressione locale.

NATRUM MURIATICUM: se c’è facilità al raffreddore quando ci si scopre il capo.

NUX VOMICA: quando il naso è alternativamente ostruito e gocciolante, la secrezione è densa e mucosa e di notte – a
letto – la narice del lato su cui si decombe è sempre ostruita; c’è buon sollievo quando piove ma peggioramento in ambienti
chiusi e polverosi, le crisi insorgono dopo un raffreddamento o dopo essersi tagliati i capelli e dopo esposizione a correnti
d’aria, e sono accompagnate da intenso nervosismo ed irritabilità in quanto basta un nonnulla (rumori, odori, contraddizioni)
per infastidire.

POLLENS: è una miscela di graminacee diluite omeopaticamente che si somministra a dosi scalari prima della stagione
delle allergie, proprio come i vaccini tradizionali di cui conserva il ritmo di somministrazione senza averne gli effetti
collaterali.

PSORINUM: è il Rimedio di fondo delle riniti allergiche periodiche cronicizzate; va prescritto come preventivo, in unica
dose ad alta dinamizzazione, molti mesi prima del periodo delle crisi.

PULSATILLA: quando c’è sensibilità sia alla variazione di temperatura dal caldo al freddo che al clima nevoso, con
secrezione densa e non bruciante che migliora muovendosi all’aperto o in casa con tutte le finestre aperte.

RUMEX: quando un improvviso abbassamento di temperatura provoca mal di gola e raffreddore; l’inalazione improvvisa
di aria fredda aggrava o scatena la tosse e rinofaringiti tanto che spesso si è soliti avvolgere una pesante sciarpa attorno al
collo per cautelarsi dalle intemperie del clima.

SINAPIS NIGRA: quando il naso è prevalentemente secco, chiuso, bruciante con lacrimazione abbondante e frequenti
starnuti dopo esposizione all’umidità, spesso in primavera.

3. Emorragia nasale ed epistassi:

ACONITUM: se improvvisa e violenta con agitazione.

ARNICA: per tutti i traumatismi anche minimi, come lavandosi il viso con acqua fredda.

ARSENICUM ALBUM: nei vecchi bevitori di vino con naso sempre rosso e carattere misantropico.

BELLADONNA: nei soggetti pletorici in cui tutto è violento.

CARBO VEGETABILIS: nei forti bevitori di alcoolici con sangue rosso scuro coagulato ed emorragie del tratto digestivo,
con collasso e desiderio di aria fresca.

BRYONIA: se c’è mal di gola, febbre e sete intensa.

CROCUS SATIVUS: nei soggetti che mal tollerano il caldo soffocante ambientale.

CROTALUS HORRIDUS: nelle porpore emorragiche diffuse con epistassi di sangue scuro.

FERRUM METALLICUM: nei bimbi anemici, pallidi, debolucci e timidi con frequenti vampe di calore al viso, che
diventa così rosso.

FERRUM PHOSPHORICUM: nei bambini per varici del setto oppure a seguito di banali raffreddori o minimi traumatismi
con sanguinamento a nappo associato a congestioni nasali o faringite.
HAMAMELIS: sempre, in quanto è un venoprotettore molto potente.

LACHESIS: nelle donne in età matura e nella menopausa.

PAULLINIA: se c’è tosse che viene dal torace.

PHOSPHORUS: nelle giovinette.

PULSATILLA: nelle cosiddette “epistassi vicarianti” perché si presentano al posto delle mestruazioni, probabilmente per
meccanismo ormonale, durante lunghi periodi di amenorrea secondaria.

RHUS TOX,: nelle attività sportive indipendentemente dai traumi al naso; nei trombettieri e flautisti.

SECALE: negli anziani alcoolisti con crampi diffusi e dolori brucianti agli arti, migliorati da impacchi freddi.

TUBERCOLINUM: è il Rimedio di fondo, nei bambini.

C. Malattie di organo

Tra le malattie organiche ben definite da una diagnosi clinica ricordiamo:

1. Adenoidi: TUBERCOLINUM
2. Ascessi e foruncoli: HEPAR SULPHUR - MERCURIUS – SILICEA. Questi Rimedi favoriscono il drenaggio spontaneo e
lo svuotamento del focolaio con successiva cicatrizzazione rispettivamente nelle forme acute, subacute e croniche.
3. Necrosi e gangrena: sono il risultato di processi infiammatori cronici ed osteiti del setto nasale. Sono patologie oggi di
rara osservazione; è possibile modificare l’evoluzione, stimolando i processi di riparazione tissutale, con ARSENICUM
ALBUM - AURUM - KALI BICHROMICUM - PHOSPHORUS e SILICEA somministrati a bassa diluizione e per molto
tempo.
4. Lipoma: SULPHUR di cui è ampiamente nota la funzione accelerante e rivitalizzante sui metabolismi torpidi.
5. Cancro ed epitelioma: l’indicazione terapeutica, in questi casi, chirurgica o radiante; tuttavia l’associazione con i
Rimedi omeopatici può essere utile per tonificare il tessuto irradiato ed evitare le recidive. Tra i Rimedi suggeriti si può
segnalare KALI SULPHURICUM - HYDRASTIS CANADENSIS - MEDORRHINUM -SYPHILINUM.
6. Polipi delle fosse nasali: sono un segno di infiammazione cronica e spesso precedono sia la sinusite che l’asma
bronchiale. Vanno pertanto diagnosticati in tempo ed estirpati radicalmente. Prima di rivolgersi al chirurgo è tuttavia
possibile un trattamento omeopatico sono:
TEUCRIUM MARUM VERUM: è indicato quando prevalgono i segni di ostruzione nasale.
SANGUINARIA CANADENSIS è indicato se c’è infiammazione persistente con sinusite e cefalea.
CALCAREA CARBONICA: è indicato se è presente fragilità vasale con sanguinamento al minimo tocco del naso.
Questi Rimedi sono utili anche dopo exeresi chirurgica se c’è recidiva ed in ogni caso nelle complicanze: asma
bronchiale e sinusite.
7. Verruche: è consigliabile iniziare precocemente il trattamento omeopatico per evitare mortificazioni del tessuto a seguito
dei continui traumatismi; l’exeresi avverrà solo in caso di ostruzione delle fosse nasali, I Rimedi sono:
in presenza di verruche molli e fragili: NITRICUM ACIDUM
se sono dure e corneificate: THUJA - CAUSTICUM

D. Olfatto

Le alterazioni dell’olfatto

Nel caso di diminuzione del senso olfattivo, i Rimedi omeopatici indicati sono tanti quanti le cause ed è possibile
intervenire solo su queste. In genere sono responsabili le riniti persistenti che ostruiscono a lungo le coane ispessendo la
mucosa nella quale sono contenuti i recettori olfattivi che diventano così meno sensibili.
I Rimedi più indicati sono NATRUM MURIATICUM e PULSATILLA. Le caratteristiche sono quelle proprie di ciascun
Rimedio.

L’ipersensibilità dell’olfatto è invece legata ad irritazione dei recettori per cause sia infiammatorie che ormonali e psichiche.
Ad esempio sono note le ipersensibilità agli odori in gravidanza che spesso causano nausea e rifiuto del cibo:

all’odore dei cibi in generale e di quello delle uova, del pesce e dei brodi in particolare: COLCHICUM
agli odori forti: SEPIA
all’odore dei fiorì: NUX VOMICA, PHOSPHORUS e SANGUINARIA
al fumo di tabacco, specie degli altri: IGNATIA
agli odori sgradevoli quando le persone circostanti a malapena li percepiscono; spesso gli odori sono riferiti al proprio
corpo: SULPHUR
agli odori emanati da gas e vapori a cui si è particolarmente sensibili durante le crisi dì emicrania; PHOSPHORUS
all’odore delle bevande che sanno dì rancido: NUX VOMICA.

Un significato a parte hanno le parosmie e le allucinazioni olfattive: questi termini si riferiscono, rispettivamente, alla
confusione del senso dell’olfatto per cui viene percepito un odore al posto dell’altro, ed all’avvertimento della presenza di un
odore immaginario che viene percepito come reale. Si tratta per lo più dì disturbi psicosomatici, frequenti in soggetti con note
di nevrosi il cui sintomo è spesso finalizzato ad attrarre l’attenzione o viceversa al rifiuto dell’ambiente circostante; sarà utile
a questo proposito tener conto prevalentemente dei sintomi mentali impostando il trattamento omeopatico.
Faccia

Nel Repertorio di Kent sono spesso descritte tutte le modificazioni somatiche reattive a particolari stati d’animo (ansia,
gioia, tristezza) o ad eventi morali traumatici (mortificazioni, spaventi, vessazioni); infatti le manifestazioni emotive
influenzano l’insorgere di un disturbo (ad es. insonnia, spasmi addominali e blocco delle mestruazioni, come sequele di
rabbia, afflizioni, etc.).
Nella Rubrica della FACCIA, il vissuto personale del sintomo diventa un protagonista visivo e visibile, con tutte le note
drammatiche ben descritte nelle maschere teatrali, cerimoniali, votive e sacre, attraverso quella che è stata definita la
caratteristica più nobile e più differenziata, in senso filogenetico, della razza umana: l’espressione del volto.
Ecco perché Kent dedica una parte di questa Rubrica alla descrizione dell’atteggiamento del viso, quasi a completamento
della Rubrica dedicata ai SINTOMI MENTALI di cui peraltro può essere considerata un’utile appendice.
Dice Hahnemann: “Dobbiamo indirizzare la nostra attenzione ai sintomi o segni che rivelano l’immagine esteriore che è
l’espressione dell’essenza interiore della malattia, cioè dell’Energia Vitale turbata”. Se ciò è valido per tutti gli organi, a
maggior ragione lo è per l’immagine del volto che, si sa, con gli occhi, è lo specchio dell’anima, cioè dell’essenza interiore17.
Troppo spesso si trascura di leggere quanto il viso ci comunica, dando per scontato ciò che la lingua ci trasmette!

Così, un’espressione ansiosa è tipica di: ACONITUM - ARSENICUM ALBUM - CAMPHORA - LAC CANINUM -
VERATRUM ALBUM.

Un’espressione inebetita: AESCULUS - BRYONIA - LYCOPODIUM

Un’espressione felice: APIS - OPIUM

Un’espressione cattiva: BELLADONNA - LYSSIN - NUX VOMICA

Un’espressione invecchiata: ARGENTUM NITRICUM - CALCAREA CARBONICA - CONIUM - NATRUM


MURIATICUM

Un’espressione infantile: ANACARDIUM

Per quanto riguarda le manifestazioni tossiche-infettive:

Una facies cerea, è tipica di: APIS - ARSENICUM ALBUM - MEDORRHINUM

Una facies anemica: ARSENICUM ALBUM - CALCAREA PHOSPHORICA - FERRUM M. - KALI CARBONICUM -
NATRUM MURIATICUM - PULSATILLA - SEPIA - SULPHUR

Una facies ippocratica: AETHUSA C. - ANTIMONIUM T. - ARSENICUM ALBUM - CARBO VEGETABILIS - CHINA
- SECALE - TABACUM - VERATRUM ALBUM

Un colorito cianotico: ARSENICUM ALBUM - BAPTISIA - CAMPHORA - CARBO VEGETABILIS - CONIUM -


CUPRUM - LACHESIS - OPIUM - VERATRUM

Un colorito grigiastro: CHINA e LYCOPODIUM

Un colorito itterico: ARSENICUM ALBUM - CALCAREA CARBONICA - CARDUUS M - CHELIDONIUM -


LACHESIS - LYCOPODIUM - MERCURIUS - NATRUM SULPHURICUM - NUX VOMICA - PLUMBUM - SEPIA

Questa descrizione va valutata nell’insieme dei sintomi; tuttavia, un’osservazione anche superficiale del volto e del suo
colorito può suggerire numerose informazioni.
Gli altri sintomi importanti descritti nella Rubrica della FACCIA, possono essere così suddivisi in:

A. nevralgie (del nervo trigemino e facciale) con tic, spasmi, paralisi dei muscoli, trisma
B. infiammazioni: ascessi, afte, screpolature, herpes
C. disturbi dei peli: baffi, barba
D. alterazioni della pelle: eruzioni, colorito, caratteristiche.

A. Nevralgie Facciali
Possiamo distinguere:

Rimedi connessi alla causa scatenante.


Rimedi principali con cause, sede, irradiazione, sintomi concomitanti, modalità e caratteristiche.
Rimedi delle sequele: tic, paralisi, trisma.

Cause: le cause più frequenti, indipendentemente dalle modalità (tipo, localizzazione, comparsa, caratteristiche,
irradiazione) del dolore, sono:

colpi di freddo: BELLADONNA - CAUSTICUM - DULCAMARA - HEPAR SULPHUR - KALMIA - MAGNESIA


PHOSPHORICA - RHODODENDRON - RHUS TOXICODENDRON - SILICEA
umidità, tempo piovoso e ventoso: CAUSTICUM - CALCAREA CARBONICA - NATRUM SULPHURICUM -
RHODODENDRON - SILICEA - SPIGELIA
colpi d’aria: MAGNESIA PHOSPHORICA - NUX VOMICA - SILICEA
colpi di vento freddo: ACONITUM - CAUSTICUM - HEPAR SULPHUR - MAGNESIA PHOSPHORICA
scirocco e vento caldo: KALI SULPHURICUM e PULSATILLA.
eccesso di caldo: FERRUM METALLICUM e PULSATILLA
abuso di caffè: NUX VOMICA
abuso di tè: SPIGELIA
abuso di tabacco IGNATIA - SEPIA
gravidanza: IGNATIA - SEPIA
digiuno: CACTUS
contraddizione: BELLADONNA
agitazione emotiva: COFFEA
mortificazione: COLOCYNTHIS - KALMIA - STAPHYSAGRIA

Rimedi
I Rimedi principali del dolore da nevralgia facciale con cause, sede, irradiazioni, sintomi concomitanti, modalità e
caratteristiche sono:

ACONITUM: da vento freddo e secco; è più a sinistra; è aggravato dal tabacco, dalla luce, dal vino; il dolore è tipo
puntura, o formicolio o acqua ghiacciata; è acuto, violento e si accompagna ad agitazione e paura

ARSENICUM ALBUM: da colpi d’aria fredda, da carie dentaria; è più a sinistra; è aggravato da applicazioni fredde, al
tocco, parlando, masticando e da bevande fredde; è migliorato da applicazioni calde; il dolore è bruciante come tizzoni
ardenti, tirante e pungente come aghi; è periodico ed è accompagnato da agitazione ed ansietà, per lo più di notte.

BELLADONNA: da colpi di freddo improvvisi; è più a destra; è aggravato dal movimento, dalle applicazioni fredde dalla
luce e dalla pressione; è migliorato stando fermi, in ambiente caldo e con applicazioni calde; appare e scompare
improvvisamente, è parossistico e per lo più localizzato alla parte superiore della mascella e si irradia a occhio, orecchio e
guancia corrispondente; è accompagnato da febbre, tremori, spasmi muscolari, rossore al volto, palpitazioni cardiache,
infiammazione in gola, irrequietezza.

CAUSTICUM: da freddo e vento freddo; è più a destra; è aggravato dai movimenti della bocca; è migliorato dal caldo locale
e dal tempo umido; è acuto parossistico, per lo più localizzato alla guancia, con contrattura dei muscoli e successiva paresi
del lato affetto; è bruciante, lacerante ed è accompagnato da umore triste, pauroso e piagnucoloso.
COFFEA: da estrema eccitazione, applicazione mentale e tensione nervosa; è indifferente dilato; è aggravato da bevande
calde, dal tocco, da rumori e masticando; è migliorato con bevande fredde e ghiaccio locale; può essere improvviso ed
accompagnato da insonnia, irrequietezza e sussulti.

COLOCYNTHIS: da mortificazioni, collera, ingiustizie; è più a sinistra; è aggravato dal movimento, al minimo tocco,
dalla pressione, dalla contraddizione ed offese; è migliorato dalle applicazioni calde e all’aria aperta; è come una scossa
elettrica, pungente, strappante, parossistico; è frequente nella regione della guancia, irradiato allo zigomo, all’occhio e collo
omolaterali; è accompagnato da estrema irritabilità espressa verbalmente e con gesti.

KALMIA: da colpì di freddo, soppressione di malattie della pelle, vessazioni; è aggravato da applicazione mentale e
stando sdraiato; è migliorato dopo abbondante minzione e mangiando; è acuto, improvviso; è più a destra; è di tipo lancinante,
lacerante e va e viene con il ritmo solare; si accompagna a formicolii e scarsi sintomi psichici.

MAGNESIA PHOSPHORICA: da colpi di freddo; è aggravato dal freddo sia locale che ambientale e dalla luce; è
migliorato da applicazioni calde e dalla pressione; è acuto, come una punta; è periodico, con crampi; è più a destra; è
accompagnato da irrequietezza, lamentosità, loquacità.

MEZEREUM: dopo soppressione di emozioni, al risveglio dopo aver dormito tanto; è aggravato dal movimento e in una
stanza calda; è migliorato da applicazioni calde; non è improvviso; è lacerante, bruciante; è frequente nella regione
dell’occhio e sì irradia allo zigomo; alla guarigione residua torpore locale; è accompagnato da tristezza e malinconia.

NUX VOMICA: da correnti d’aria, abuso dì caffè; è aggravato dal movimento, luci, rumori, applicazione mentale,
pressione, in primavera e dal tocco; è migliorato stando immobile, sdraiato, oppure camminando all’aria aperta; insorge al
mattino; dilato indifferente; è tirante, lacerante ed interessa per lo più l’occhio corrispondente; è accompagnato da nervosismo
e facile suscettibilità.

PULSATILLA: da eccessivo caldo ambientale (scirocco) e locale; è aggravato dal caldo, a letto, a testa bassa; è
migliorato dal movimento lento all’aperto, dall’aria fresca ed applicazioni fredde; appare lentamente e cessa rapidamente; è
più a destra, nella guancia e si irradia all’orecchio e collo con sudore omolaterale; è accompagnato da umore piagnucoloso e
desiderio di solidarietà.

SILICEA: da umidità, freddo e colpi d’aria; è aggravato da applicazioni fredde; è migliorato da applicazioni calde e
vicino ad una fonte di calore; è tirante, come contusione al volto, e la parte interessata è come anestetizzata; è più a destra; è
accompagnato da freddolosità, ipersensibilità ai rumori ed irritabilità.

SPIGELIA: da tempo umido e piovoso, abuso di tè; è aggravato dal movimento, rumore, dì notte, dai cambi dì temperatura,
dalla masticazione, dalla luce e dopo i mestrui; è migliorato al caldo, dopo forte pressione, giacendo sul lato affetto e dopo
aver mangiato; inizia improvvisamente ed altrettanto scompare, seguendo l’evoluzione solare, è pungente e bruciante; è più a
sinistra, nella regione dell’occhio, con emicrania che dalla nuca si irradia all’occhio sinistro; è periodico, con tendenza alla
malinconia e paura di oggetti a punta.

Sequele:
a. Tic facciali: sono delle contrazioni improvvise dei muscoli del volto in corso dì malattie neurologiche (epilessia -
corea), oppure in soggetti neurolabili, facilmente emozionabili.
Nel primo caso, si deve trattare l’attacco acuto, espressione di danno neurologico generalizzato a tutto il corpo per la presenza
di violente contratture toniche e cloniche agli arti, con i Rimedi dell’epilessia: questi Rimedi, riportati da Kent nella Rubrica
delle GENERALITÀ e non descritti in questo libro data la complessità dell’argomento e la vastità delle convulsioni, devono
essere somministrati tenendo conto non tanto della etiologia (meningo-encefalite, traumi, idiopatica) quanto delle modalità
dell’aura e delle caratteristiche dell’attacco e della fase post-critica.
Nel secondo caso, il disturbo è più lieve, transitorio e reversibile, e compare nei momenti dì disagio o di tensione:

al mattino, al risveglio ed alla sera, dopo coricati: NUX VOMICA


tossendo: ANTIMONIUM TARTARICUM
solo alle labbra: CARBO VEGETABILIS - CHAMOMILLA - THUYA
alle labbra, quando ci si addormenta: ARSENICUN ALBUM

Sono utili, spesso, nelle mioclonie o spasmi al volto:

AGARICUS: dopo abuso di alcol, eccessi sessuali, affaticamento mentale, colpi di freddo; più al labbro superiore, sono
migliorate dal riposo; si accompagnano a debolezza generale, vertigini, tremori delle mani, nistagmo, blefarospasmo,
cardiopalmo, broncospasmo, crampi allo stomaco, formicolii diffusi, irritabilità e depressione; si può associare paralisi
facciale da vento gelido.

OPIUM: dopo spaventi o collera; sono localizzate ai margini della bocca; dopo una fase iniziale di eccitazione con volto
arrossato, palpitazioni e tosse secca, segue una fase di abbattimento con torpore mentale, ipotonia muscolare diffusa e
viscerale.

SELENIUM: dopo sforzi fisici o mentali, insonnia, abuso di tè; si associano a desiderio di sonno (che non migliora) e
desiderio di alcolici (che non migliorano); è presente anche decadimento generale delle facoltà intellettive, dell’emotività e
delle funzioni viscerali (stipsi, incontinenza urinaria, astenia sessuale).

b. Paralisi facciale: perdita totale del tono e della sensibilità dei muscoli facciali, in genere da un lato, dovuta a varie cause.
(Neurologiche, climatiche, emozionali). Il Rimedio più usato è:

CAUSTICUM: se a destra, dopo un colpo di freddo, dopo essersi bagnati o procedendo controvento. Le modalità sono già
state descritte nelle “nevralgie”.
Utili anche DULCAMARA (da freddo-umido) e GELSEMIUM (da spavento).

La somministrazione deve essere precoce, con diluzioni medio-basse ripetute; la ripresa del tono e della sensibilità
si manifesterà dopo qualche giorno senza ulteriori conseguenze. Se tardiva, il risultato immediato sarà limitato al
sintomo dolore.

c. Trisma: contrazione tonica, spasmodica, persistente, dei muscoli volontari della faccia, in genere associata ad altri gruppi
muscolari del corpo, secondaria a malattie neurologiche (traumi, encefaliti, malattie degenerative) ma più spesso isolata e
sintomatica dell’infezione tetanica. I Rimedi più frequenti sono:

BELLADONNA: se da traumi contusivi chiusi, con mascelle serrate in una smorfia persistente (riso sardonico),
salivazione, viso arrossato, testa e corpo pendente da un lato, più a sinistra e perdita involontaria di feci ed urine, con
agitazione diffusa e coscienza integra.

CICUTA: se da traumi cerebro-spinali con perdita di coscienza, difficoltà respiratoria, convulsioni e spasmi tonici degli
arti aggravati dal minimo tocco e rumori.

HYPERICUM: se da ferite laceranti per oggetti taglienti ed a punta, con dolori violenti tipo scossa nella zona traumatizzata
e coscienza lucida.

In questi casi l’intervento omeopatico deve essere il più precoce possibile, senza trascurare gli altri provvedimenti
(pulizia delle ferite, profilassi antitetanica). Il risultato sarà una guarigione più rapida senza altre conseguenze.

B. Infiammazioni

1. Ascessi: focolai purulenti della cute, mucose e ghiandole:

al labbro superiore: BELLADONNA


alle parotidi: ARSENICUM ALBUM e SILICEA
alle ghiandole sotto-mascellari: CALCAREA CARBONICA - KALI IODATUM - PHOSPHORUS - SILICEA
Questi sono i Rimedi preferenziali, tuttavia, vanno molto bene anche i Rimedi più frequenti per tutte le manifestazioni
ascessuali che sono:

HEPAR SULPHUR: “il bisturi omeopatico”, quando la zona è molto sensibile anche al minimo sfregamento e migliora con
impacchi caldi e quando l’ascesso sta per aprirsi, per accelerarne l’evoluzione.

MERCURIUS: se l’evoluzione è meno acuta, la zona è più vasta, la suppurazione è incompleta e quando l’ascesso stenta
ad aprirsi o si vuole ritardarne l’evacuazione.

2. Afte: piccole lesioni vescicolose irritanti di varia natura.

Due i Rimedi indicati per le labbra:

ANTIMONIUM TARTARICUM: per piccole lesioni vescicolo-pustolose tipo varicella con evoluzione in noduli lividi,
poco dolenti ma fastidiosi.

HYDRASTIS CANADENSIS: per lesioni tipo eczema-crostoso con piodermite e dolore urente.

3. Screpolature: fissurazioni lineari della cute e mucose, difficili a cicatrizzarsi e facili ad infettarsi. Quelle delle commissure
labiali, dette anche boccarola o perlèche, sono assai frequenti. Questi i Rimedi:

al centro del labbro superiore: NATRUM MURIATICUM


al labbro inferiore: HEPAR SULPHUR - NITRIC ACID - PULSATILLA - SEPIA
agli angoli delle labbra: ARUM TRIPHYLLUM (più frequentemente usato, specie in corso di malattie eruttive
dell’infanzia, con papule esconate, purulente e brucianti che il paziente si ostina a strappare fino al sanguinamento)
durante la pertosse: BROMIUM
se stentano a cicatrizzarsi, e sono provocate od aggravate dalla saliva acre: NITRIC ACID

4. Herpes: eruzione di tipo virale (h. simplex). Sono consigliati:

KALMIA: se con nevralgia facciale

MEZEREUM: se con bruciori e prurito

C. Disturbi dei peli: baffi, barba


In genere i peli sono interessati da infezioni localizzate quali acne, foruncoli, micosi che vanno curate sia con trattamenti
locali (CALENDULA) che di fondo sulla base di tutti i sintomi del paziente. (Vedi la Rubrica della PELLE)
A volte invece, in assenza di malattia evidente, succede che i peli cadano lasciando delle chiazze sul viso:

se capita dopo un dispiacere: PHOSPHORICUM ACIDUM (Rimedio di debolezza emotiva e generale)


se limitato ai baffi: BARYTA CARBONICA - KALI CARBONICUM - PLUMBUM - SELENIUM (Rimedi di
invecchiamento generale dei tessuti senza chiari segni dì lesione) e TUBERCOLINUM (nosode di fondo)

Può capitare inoltre di veder spuntare una peluria sul viso di bambini; si darà allora:

THUYA: se compare anche in altre sedi (ARTI)


TUBERCOLINUM: se vi è lanugine anche sulla schiena

D. Alterazioni della pelle del viso

Sono espressione non solo di infezioni, di malattie ormonali, allergiche o metaboliche, ma anche di particolari stati
d’animo (timidezza, collera).

Possiamo così considerare:


1. Eruzioni: tralasciando quelle che possono interessare tutto l’organismo (foruncoli, eczema, psoriasi) riportate nella
Rubrica della PELLE e quelle particolari come l’herpes o le afte precedentemente descritte, la più importante, senza dubbio,
perché più frequente e fastidiosa, è l’acne. Questa è una ipertrofia, con infezione secondaria delle ghiandole sebacee del viso
dovuta sia a stimoli ormonali (ipersensibilità periferica, nel periodo puberale, agli ormoni di tipo maschile), e ad infezioni
batteriche (da Corynebacterium acnei, Stafilococco aureo ed altri): compare anche dopo assunzione di prodotti chimici e
farmacologici quali barbiturici, vitamine, ioduri e cortisonici, e dopo il contatto diretto con sostanze tossiche (idrocarburi -
catrame) o di natura sintetica (cosmetici).

L’evoluzione procede per gradi:

microcisti con punti neri (comedoni): acne comedonica e microcistica


infezione persistente (papule e pustole): acne papulo-pustolosa
granuloma da cronicizzazione dell’infezione (tuberi): acne tuberosa
fase cicatriziale retraente nella guarigione locale: acne cicatriziale

Questo è il quadro classico dell’acne cosiddetta giovanile.


Diverso è il quadro dell’acne rosacea, tipica dell’età adulta e senile, caratterizzata da:

arrossamento diffuso del volto.


dilatazione dì capillari ed arteriole nella regione degli zigomi (couperose).
infezione con pustole che insorge per motivi ormonali (menopausa), circolatori (couperose con varici), tossici (alcool) in
soggetti con frequenti disturbi digestivi (malattie epatiche, gastrite e colite cronica) e con particolari caratteristiche
comportamentali (aggressività, scarsa socievolezza, umore cattivo e depresso).

I Rimedi omeopatici dovranno tener conto sia del grado di evoluzione dell’acne (più precoce è lo stadio, migliori
saranno i risultati), che delle abitudini dietetiche e voluttuarie (fumo, alcool, dieta ricca di glicidi) che andranno
corrette, oltre che delle condizioni metaboliche (diabete - uremia), ormonali (pubertà e menopausa, con irregolarità
della secrezione ormonale e del rapporto estrogeni/progesterone), circolatorie (ipertensione - varici) e comportamentali
(alterazione del carattere), che andranno analizzate e curate. Il miglioramento ottenuto sarà più rapido e duraturo
qualora i Rimedi siano stati scelti sulla base di tutto il quadro complessivo del paziente, ed il trattamento instaurato al
più presto.
Naturalmente, in tutti i casi, si dovrà dare precedenza ai consigli dietetici, alla cura delle eventuali malattie di base,
al trattamento locale più semplice e naturale possibile (creme e lozioni di CALENDULA e HAMAMELIS, saponi
neutri, cosmetici di sostanze vegetali non irritanti), al controllo delle eventuali anomalie ormonali (utile a questo
proposito è il nosode FOLLICOLINUM), ed infine, ma non per ultimo, ad un ripristino dell’equilibrio psichico.

Questi i Rimedi più indicati, sulla base del tipo della lesione:

A. Acne giovanile

ANTIMONIUM TARTARICUM: nell’acne inveterata, cicatriziale, con pustole e chiazze violacee

ARNICA: nell’acne pustolosa, indurita e dolorosa, simmetrica alle guance

BOVISTA: nell’acne comedonica da cosmetici, peggiorata in estate, al sole, con il caldo

CALCAREA PICRATA: nell’acne pustolosa della fronte

CALCAREA SILICATA: nell’acne pustolosa della fronte, naso e mento con foruncoli su cicatrici

CONIUM: nell’acne indurita e dolorosa

EUGENIA: nell’acne papulosa, pustolosa ed indurita, in parte dolente, del mento


GRAPHITES: nell’acne cicatriziale con cheloidi

KALI BROMATUM: nell’acne pustolosa e tuberosa, pungente, delle guance

HEPAR SULPHUR: nell’acne pustolosa, subito suppurante

LEDUM PALUSTRE: nell’acne papulosa e pustolosa al naso ed alla fronte

MEDORRHINUM: nell’acne che si aggrava durante le mestruazioni e migliora al mare

NATHUM MURIATICUM: nell’acne microcistica e comedonica, alla fronte ed attorno alla bocca con iniziali pustole e
pelle grassa

PSORINUM: nell’acne pustolosa dei mesi freddi, recidivante dopo l’estate, prevalente al naso

SELENIUM: nell’acne microcistica e comedonica del mento e della fronte, con pelle grassa

SILICEA: nell’acne suppurante cronica

SULPHUR JODATUM: nell’acne puntiforme pruriginosa della fronte TUBERCOLINUM: nell’acne tuberosa inveterata e
cronicizzata della fronte, con noduli violacei e cicatrici

B. Acne rosacea

ARNICA: nell’acne indurita e simmetrica

CARBO ANIMALIS: nell’acne degli anziani, con rossore bluastro della cute e varicosità locale senza senso di calore

EUGENIA: nell’acne pustolosa ed indurita del mento negli etilisti

LACHESIS: nell’acne indurita del climaterio con arrossamento della cute e couperose; negli etilisti epatopatici

SANGUINARIA: nell’acne indurita degli zigomi nel climaterio, con vene dilatate, rosse e brucianti

Inoltre:

CAUSTICUM: per acne a grappoli sul naso

NUX VOMICA: negli epatopazienti

SEPIA: nei dispeptici

Consigli pratici
Nella terapia dell’acne, specie giovanile, è preferibile iniziare con i Rimedi somministrati a basse diluizioni in dosi
quotidiane e per un lungo periodo di tempo, scelti seguendo il criterio della similitudine di malattia di organo (terapia
sintomatica), pena l’insorgenza di lungo e penoso aggravamento con difficoltà di differenziare l’evoluzione naturale
della malattia da quella eventualmente indotta dal Rimedio di fondo, se somministrato prima, dal momento che questo
stesso provoca peggioramento delle lesioni cutanee, seguendo la Legge di Hering; successivamente, ottenuta una
iniziale disinfiammazione delle pustole e detersione della pelle, è necessario elevare la diluizione progressivamente
distanziando le dosi. Quando l’acne non migliora più, oppure tende a peggiorare, bisogna somministrare allora il
Rimedio scelto secondo il criterio della similitudine con tutti i sintomi locali, generali e mentali del paziente (terapia di
fondo), a diluizioni medio-alte e con dosi poco frequentemente ripetute. Se la malattia migliora, bisogna elevare la
diluizione con dosi sempre più distanziate nel tempo; se non migliora, sì deve somministrare il nosode corrispondente
(PSORINUM, TUBERCOLINUM) una sola volta ad elevata dinamizzazione. Parallelamente, dovranno essere attuati
anche tutti gli altri provvedimenti generali, locali e dietetici precedentemente descritti. Questa è un’impostazione di
massima, salvo dovute eccezioni, per evitare o rendere meno evidenti i possibili aggravamenti; in tal modo, in pochi
mesi, l’acne si riassorbe.

2. Colorito: il colore della pelle del viso è in funzione di molti fattori: ormonali, alimentari, circolatori, febbrili, infettivi ed
emotivi. Un particolare aspetto è il rossore del viso con vampate di calore, espressione a volte di uno stato di timidezza o di
collera, oppure di manifestazioni vasomotorie ormonali (mestruazioni - climaterio) o circolatorie (cefalea) oppure secondarie
all’assunzione di sostanze (vino). Le modalità descritte devono essere considerate solo in quanto “sintomi rari, personali e
caratteristici” o “sintomi chiave” per aprire la porta della individuazione del Rimedio giusto, e non come curiosità.
Naturalmente è indispensabile la conferma dello stesso nell’ambito dì tutto il quadro clinico del paziente.

Eccone talune con i Rimedi corrispondenti:

durante le mestruazioni: PULSATILLA


durante il climaterio: LACHESIS
dopo mangiato: LYCOPODIUM
dopo aver bevuto vino: CARBO VEGETABILIS - FERRUM METALLICUM
dopo aver bevuto tè: PLANTAGO
dopo brividi febbrili: ARNICA - SULPHUR
dopo grattamento del viso: SULPHUR
dopo contraddizione: IGNATIA
dopo eccitazione: COFFEA - FERRUM METALLICUM
dopo esercizio fisico: FERRUM METALLICUM
dopo spavento, vessazioni: AMMONIUM CARBONICUM
con mal di denti: BELLADONNA - CHAMOMILLA
improvviso, durante cefalea e vertigini: BELLADONNA – GLONOINUM - MELILOTUS
al calore del fuoco: ANTIMONIUM CRUDUM
in una stanza calda: SULPHUR

3. Caratteristiche della pelle: fanno parte dì un particolare quadro costituzionale ed ormonale del soggetto. La valutazione è
accessoria, ma, essendo di facile osservazione anche ad un occhio semplice, non clinico, vale la pena citarne alcune

pelle della fronte grassa e sporca: HYDRASTIS - PSORINUM


pelle del viso untuosa e lucida: NATRUM MURIATICUM - PLUMBUM
pelle del viso cerea: APIS - ARSENICUM ALBUM - MEDORRHINUM
pelle giallastra tra naso e guance: SEPIA (tipica di certi stati gravidici con cloasma)

17 Luca XI-39 "La lucerna del tuo corpo è il tuo occhio: se il tuo occhio è semplice, anche il tuo corpo è illuminato, ma se il tuo occhio è guasto anche tutto il tuo corpo è
tenebroso".
Bocca-Denti

BOCCA

L’apparato boccale (lingua-palato) e quello dentario presentano strette correlazioni anatomiche e funzionali tra loro. Infatti
la muc