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SAPERE.

Edizione 2022
A cura del

MISURARE.
Comitato Scientifico
SoLongevity

AGIRE.
Prefazione
Alberto Beretta
Immunologo e ricercatore

La Strada della Longevità in Salute.

solongevity.com
INDICE

Prefazione di Alberto Beretta 03


Chi é SoLongevity 05

01

Le parole della longevità 09

1. Perché invecchiamo? Scoperte 9 cause biologiche 10


2. Scienza della longevità: ecco cosa sappiamo 13
3. Sirtuine, i 7 geni che ci fanno vivere più a lungo e meglio 18
4. Le 4 molecole della longevità 21
5. La diagnostica della longevità: cos’è e perché è importante 23

02 Scienza della longevità: conoscere e misurare

1.
2.
Il tempo ci cambia, anche nel Dna. Ecco come 28
Inflammaging, l’infiammazione cronica che ci fa invecchiare 32
27

3. Misurare l’età biologica 35


4. Età neuro-cognitiva: come cambia il cervello 39
5. Un test per conoscere la Riserva Cognitiva 43
6. Perché la forza diminuisce con la vecchiaia? 45
7. Invecchiare bene? Dipende anche dai batteri 47

03 Come agire per promuovere la longevità

1.
2.
Con lo sport si allena anche la Memoria 53
Quale dieta seguire per guadagnare in salute? Una breve guida per orientarsi
52

56
3. Esiste una dieta della longevità? E qual è il periodo ottimale di digiuno? 61
4. Integratori Alimentari (parte prima) - Ne abbiamo bisogno? Se sì, di quali e quanti? 64
5. Integratori Alimentari (parte seconda) - Le domande da farsi per sceglierli bene 67
6. Integratori Alimentari (parte terza) - Come valutarli? 71
7. Cos’è NAD+ e perché tutti ne parlano 75
8. Glutatione, un prezioso alleato contro lo stress ossidativo 77

Conclusioni

Perché è il momento di investire sulla longevità in salute. E chi lo sta facendo 80

Sapere. Misurare. Agire. © Testi riservati SoLongevity Nutraceuticals srl 2


PREFAZIONE

Alberto Beretta
Immunologo, ricercatore e divulgatore medico scientifico.
Direttore scientifico SoLongevity Research

Già prima della pandemia, e ancora di più in questi ultimi due anni, i temi della
longevità e dell’invecchiamento in salute si sono imposti all’attenzione del
grande pubblico, sempre più attento al benessere della persona e all’invec-
chiamento, e come una priorità per la strategia dei sistemi sanitari di molti
Paesi. Non parliamo, dunque, di una moda nè di un qualcosa che ha a che fare
esclusivamente con il lifestyle. Parliamo, piuttosto, di medicina di precisione,
di tecnologie avanzate per la diagnostica personalizzata, delle scienze omi-
che (genomica, trascrittomica, proteomica, metabolomica) e di profilazione
biologica, di epigenetica e di nuove discipline biotecnologiche che stanno
delineando un nuovo concetto di salute.

In realtà la scienza della longevità, o Geroscience, nasce molti anni fa es-


senzialmente da due domande: in che modo il processo di invecchiamento,
ovviamente inevitabile, influisce sul processo patologico e sulla suscettibilità
delle malattie croniche? Ed è possibile agire per prevenire tali processi e tali
malattie, rallentando in qualche modo le lancette del nostro orologio biologi-
co? Rispondere a questi quesiti non è affatto banale, e importanti scienziati
in tutto il mondo stanno portando avanti studi pionieristici che intersecano
e riuniscono diversi campi: dalla biologia di base alla fisiologia, dalla medicina
rigenerativa alla terapia genica, dalle neuroscienze alla nutraceutica.

Grazie anche a questi studi, oggi sappiamo che le patologie legate all’invec-
chiamento sono in parte determinate dalla genetica, ma anche dai cosiddetti
fattori ambientali, modificabili. Sotto questo cappello ricadono il nostro stile
di vita, l’ambiente in cui viviamo, la nostra alimentazione. Semplificando, tutti
questi fattori possono determinare in molti casi il modo in cui i nostri geni si
esprimono e, di conseguenza, la nostra predisposizione alle patologie croni-

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PREFAZIONE

che legate all’invecchiamento.

Con l’invecchiamento progressivo della popolazione mondiale, queste ma-


lattie sono destinate a diventare una voce di spesa enorme per i governi ed
ecco perché, a livello globale, si stanno investendo miliardi nella scienza della
longevità. Che in definitiva è la scienza che vuole farci vivere sì a lungo, ma
in salute. Ed ecco anche perché ne sentiremo parlare sempre di più. Perché
la longevità in salute vuol dire vivere meglio, sfruttando al massimo la riser-
va fisiologica del nostro organismo e recuperando la fitness persa nel corso
degli anni.

Con questa breve guida, quindi, cercheremo di restituire una dimensione sto-
rica della Geroscience e di raccontare le speranze e le scommesse degli anni
a venire, ricordando che la scienza della longevità è già oggi una rivoluzione
per la nostra vita quotidiana.

Dott. Alberto Beretta sistema immunitario di rispondere efficacemen-


te alle infezioni virali. Il fenomeno dell’immuno
Immunologo e ricercatore senescenza, l’invecchiamento del sistema immu-
nitario, è in realtà espressione di alcuni precisi
Medico immunologo, dopo un dottorato di ricer-
meccanismi biologici e il suo studio ci sta aiutando
ca all’Istituto Karolinska di Stoccolma ha lavorato
a capire come contrastare le patologie dell’invec-
otto anni all’Istituto Pasteur di Parigi prima come
chiamento. SoLongevity è nata con questa mis-
ricercatore poi come direttore di una unità di ri-
sione: trasferire le conoscenze dell’immunologia
cerca sul virus HIV. Ha poi continuato le sue ricer-
e della medicina di precisione alla pratica clinica e
che all’Ospedale San Raffaele di Milano concen-
alla medicina preventiva.
trandosi prima sulla immunobiologia del virus poi
sui meccanismi che con il tempo impediscono al

Canali per seguire A.Beretta:


Immunologia oggi: https://www.facebook.com/alberto.beretta.immunologo
SoLongevity - Longevità Scienza e Salute:
https://www.facebook.com/longevita.scienza.salute.solongevity

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PREFAZIONE

SoLongevity
In breve, la nostra storia

È in un contesto di grande fermento scientifico che viene fondata SoLon-


gevity, per trasferire le sue conoscenze alla realtà clinica, con l’obiettivo di
aumentare la possibilità di ciascuno di vivere a lungo e in salute.

SoLongevity nasce dall’incontro di ricercatori


e clinici altamente qualificati.

SoLongevity nasce nel 2019 dall’incontro di ricercatori e clinici altamente


qualificati. La sua storia, in realtà, comincia molto tempo prima e interseca
quella delle grandi rivoluzioni della biomedicina dagli anni ‘80 a oggi. Le sue
radici risalgono alla prima identificazione del virus HIV all’Institut Pasteur
di Parigi. In quegli stessi laboratori il Dott. Alberto Beretta, immunologo e
fondatore di SoLongevity, ha vissuto tutti i momenti della scoperta del virus
e della conseguente messa a punto di test diagnostici e di farmaci efficaci: un
esempio di come la ricerca di base abbia saputo trasferire le sue conoscenze
alla clinica in tempi estremamente rapidi.

La storia prosegue negli anni Duemila all’Ospedale San Raffaele di Milano


dove Alberto Beretta, in qualità di medico e ricercatore nel campo dell’immu-
nologia, ha cominciato a osservare le strette analogie tra l’invecchiamento
naturale del sistema immunitario e quello causato dall’AIDS, e a studiare
gli effetti dell’infiammazione cronica latente, uno dei meccanismi principali
dell’invecchiamento.

In quegli stessi anni avvengono due eventi chiave: il completamento della


mappa del genoma umano nel 2003 grazie allo Human Genome Project,

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e la grande scoperta dei “geni della longevità” da parte di Leonard Pershing
Guarente del MIT di Boston.

A seguito di queste incredibili evoluzioni esplode la ricerca sulla longevità,


vengono individuati nove meccanismi genetici e molecolari che sottostanno
all’invecchiamento e sono identificate sostanze presenti in natura che posso-
no interferire con alcuni di questi meccanismi e avere un impatto significativo
sulla longevità.

È sulla base di tutte queste conoscenze che SoLongevity ha avviato un pro-


cesso di sviluppo di strategie anti-aging integrate e di nuove formulazioni
nutraceutiche in grado di rallentare l’invecchiamento cellulare, con l’obiettivo
di aumentare la possibilità di ciascuno di vivere a lungo e in salute.

Chi siamo: solongevity.com/chi-siamo

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PREFAZIONE

Cosa trovi
in questo libro

Questo libro raccoglie alcuni degli articoli, redatti dal Comitato scientifico
SoLongevity e da Alberto Beretta che ne è presidente, e pubblicati sul sito di
SoLongevity e ha l’obiettivo di raccontare la scienza della longevità in manie-
ra rigorosa e, allo stesso tempo, con un linguaggio accessibile anche ai “non
addetti ai lavori”.

Il libro è concettualmente diviso in tre parti. La prima è incentrata sulle “pa-


role” della scienza dello longevità, per familiarizzare con i concetti base della
biologia e della Geroscience. Vi troverete, per esempio, i 9 meccanismi oggi
riconosciuti come “cause” dell’invecchiamento, la differenza tra genetica ed
epigenetica, la spiegazione di alcune molecole chiave della longevità, le sir-
tuine, e una panoramica dei sistemi diagnostici che tra qualche anno saranno
utilizzati normalmente nella pratica clinica.

La seconda parte, “Conoscere e misurare”, vi porterà nel vivo della scienza


della longevità: dall’inflammaging (ossia l’infiammazione cronica latente alla
base di molti processi patologici) alla misurazione dell’età biologica di un indi-
viduo, dai test per conoscere la riserva cognitiva fino al ruolo del microbioma
intestinale e al fenomeno della sarcopenia.

La terza parte, infine, è dedicata all’azione: ossia a cosa fare per migliorare
la propria “riserva di longevità in salute”. Parallelamente alle ricerche che
stanno svelando i meccanismi dell’invecchiamento, infatti, si stanno portando
avanti studi per testare l’efficacia di interventi mirati.

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CAPITOLO 1

Le parole della
longevità
Negli ultimi 20 anni la medicina della longevità ha sviluppato conoscenze e
innovazioni, anche diagnostiche, ad un ritmo impressionante. Nel 2008 è sta-
to pubblicato un articolo scientifico che è diventato una pietra miliare nella
scienza dell’invecchiamento: sono stati messi insieme tutti i dati disponibili
e definiti 9 meccanismi diversi che portano all’invecchiamento. Tutti sistemi
interconnessi. Sono ovviamente complessi a livello biologico, ma il concetto a
cui rimandano è estremamente semplice da comprendere.

Di alcuni di questi meccanismi avrete sicuramente già sentito parlare, come


probabilmente avete già letto la parola “sirtuine”, le proteine che giocano un
ruolo importantissimo per la longevità di tutte le specie animali, essere umani
compresi. Grazie a tutte queste conoscenze è possibile non solo agire per la
prevenzione, ma puntare a un vero e proprio ringiovanimento.

L’ultima parte di questo capitolo non può non affrontare il tema della diagno-
stica. Da anni abbiamo a disposizione strumenti iper-sperimentati e validati
da studi clinici che ci permettono di valutare i rischi in diversi ambiti (cardio-
vascolare, neurologico, immunitario, e così via). Conosciamo parametri molto
semplici e diffusi, ma anche altri molto più sofisticati, non ancora entrati nella
pratica clinica quotidiana. Lavorando con tecniche di genomica, proteomica,
metabolomica, e grazie anche all’intelligenza artificiale, oggi si possono otte-
nere informazioni molto importanti. Sembrano metodi avveniristici, ma sono
invece già possibili.

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CAPITOLO 1

Perché invecchiamo?
Scoperte 9 cause biologiche

Cosa troverai Perché invecchiamo?


Per quanto complessa, oggi una risposta alla
in questo articolo: domanda “perché invecchiamo” può essere data.
Anzi, se ne conoscono almeno nove. Un gruppo
Una spiegazione dei 9 meccanismi biologici
internazionale di ricercatori ha infatti individuato
alla base delle patologie dell’invecchiamento
nove meccanismi chiave (hallmark) dell’invecchia-
Nell’invecchiamento, oltre ai danni al DNA, un
mento nelle specie animali, esseri umani compre-
ruolo fondamentale è giocato dall’epigenetica
si. Come riportano gli scienziati nel loro studio
I meccanismi sono interconnessi ed è possibile
pubblicato su Cell già nel 2013, questi meccani-
modificarli con interventi mirati
smi sono:

1. L’instabilità del genoma, cioè l’accumularsi


progressivo di danni (mutazioni) nel DNA causati
da agenti esterni, come alcune sostanze chimiche
nocive, gli inquinanti, le radiazioni ionizzanti, il
fumo e così via. Con il tempo le cellule perdono la
capacità di ripararli e le mutazioni causano danni
funzionali importanti alle cellule stesse, fino alla
loro degenerazione tumorale.

2. L’accorciamento dei telomeri, le parti finali dei


cromosomi che, come dei cappucci, proteggono il
DNA (rendendolo più stabile), e che si “consuma-
no” ad ogni divisione cellulare. La scoperta è valsa
il Premio Nobel per la Medicina e la Fisiologia
nel 2009 alla biochimica australiana Elizabeth
Blackburn e ai biologi Carol Greider e Jack Szo-
stak.

10
3. Le alterazioni epigenetiche: reazioni biochi-
miche che controllano “l’accensione” e lo “spegni-
mento” dei geni, incidendo anche sulla capacità di
riparazione dei danni al DNA. Si tratta di cambia-
menti reversibili, in cui l’ambiente e lo stile di vita
hanno un ruolo fondamentale.

4. La perdita di proteine sane (proteostasi).


Tutte le cellule possiedono dei meccanismi di
“controllo di qualità” delle proteine che vengono
fabbricate e che contribuiscono alle funzioni cel-
lulari. Se una proteina viene alterata e modificata
in qualche modo fino a perdere la sua funzione
originale, le cellule la scartano. Quando i mecca-
nismi di scarto non funzionano correttamente,
le proteine danneggiate si accumulano e creano
danni che possono essere permanenti. 5. Le alterazioni dei meccanismi che
permettono la corretta percezione del
fabbisogno di nutrienti, dovute a cambiamenti
del metabolismo. L’esempio più conosciuto
è la perdita di risposta all’insulina (insulino-
resistenza), l’anticamera del diabete. Per
controllare la glicemia, le cellule del pancreas
sono costrette a produrre sempre più
insulina fino ad esaurirne le scorte. L’insulino-
resistenza è strettamente collegata ad altri
meccanismi dell’invecchiamento, primo fra tutti
l’infiammazione cronica latente (inflammaging).

6. Le disfunzioni dei mitocondri, gli organelli che


rappresentano la centrale energetica della cellula.
Foto sopra. La disfunzione dei mitocondri è una delle I mitocondri hanno un loro DNA (che si eredita
9 cause (hallmarks) dell’invecchiamento. solo per via materna) con un numero limitato di
geni, che però svolgono funzioni molto importan-
Foto a destra. I telomeri, le parti finali dei cromosomi, ti. Il DNA mitocondriale è costantemente sogget-
contribuiscono alla stabilità del DNA, ma si “consu- to a danni da stress ossidativo a causa dei radicali
mano” ad ogni divisione cellulare. liberi prodotti come conseguenza delle reazioni

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CAPITOLO 1

che avvengono nei mitocondri stessi. Risulta evidente che l’invecchiamento è un feno-
meno multidimensionale, che coinvolge anche il
7. La senescenza cellulare indipendente dai sistema immunitario e ormonale. L’accumulo di
meccanismi visti finora, con il conseguente accu- danni al DNA è stato storicamente considerato
mulo di “cellule zombie” che infiammano i tessuti. come la causa principale, e anche quella su cui è
Sebbene non funzionino più, infatti, queste cellule più difficile intervenire, ma la prima buona notizia
non muoiono perché hanno perso la capacità di è che le cellule posseggono già meccanismi capaci
auto-eliminarsi alla fine del loro ciclo vitale, da cui di prevenire questi danni ed eventualmente ri-
il nome “zombie”. Rappresentano una piccola fra- pararli. Dei nove meccanismi citati, inoltre, quelli
zione di tutte le cellule che costituiscono un tes- epigenetici sembrano giocare un ruolo centrale:
suto, ma provocano danni alle cellule circostanti, tutti gli altri possono essere ricollegati al malfun-
producendo fattori infiammatori (citochine) che a zionamento dei sistemi di controllo epigenetici, e
loro volta creano un micro-ambiente infiammato- non a caso oggi si parla con sempre più convinzio-
rio che danneggia il tessuto stesso. ne di “invecchiamento epigenetico” o epigenetic
drift, come proposto da David D. Sinclair, pro-
8. La perdita della capacità rigenerativa dei fessore di Genetica all’Harvard Medical School
tessuti, legata all’esaurimento delle cellule stami- e co-direttore del Paul F. Glenn Center for the
nali. I meccanismi alla base dell’esaurimento delle Biology of Aging, nel libro Lifespan.
cellule staminali sono molteplici, ma la risposta
a questo problema non è così complicata come Una caratteristica interessante delle cause alla
potrebbe sembrare. base dell’invecchiamento è la loro stretta interdi-
pendenza: i differenti meccanismi si influenzano a
9. L’alterazione della comunicazione tra le cel- vicenda. Questo vuol dire che se si migliora anche
lule, con la produzione di molecole infiammatorie. soltanto uno di questi, miglioreranno automati-
È uno dei meccanismi più studiati dell’invecchia- camente anche tutti gli altri. E qui arriviamo alla
mento, anche chiamato inflammaging, ed è anche seconda buona notizia: l’epigenetica è facilmen-
quello su cui è possibile intervenire efficacemen- te influenzabile dagli stili di vita e la ricerca ha
te con interventi sullo stile di vita (dieta e eserci- identificato molecole di origine naturale, farmaci
zio fisico moderato regolare) e con integrazioni e interventi mirati capaci di rimettere in funzione
nutrizionali mirate. i suoi meccanismi.

L’epigenetica è facilmente
influenzabile e la scienza ha già
scoperto come farlo

Non solo DNA

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CAPITOLO 1

Scienza della longevità:


ecco cosa sappiamo

Cosa troverai DNA, aumentare la longevità e ridurre il rischio di


malattie. Ecco quello che sappiamo oggi.
in questo articolo:
Nell’ultimo secolo la durata media della vita è
Cosa sono l’epigenetica e l’invecchiamento
quasi raddoppiata, passando da 46 a 75 anni,
epigenetico
e si prevede che supererà gli 85 anni nel 2050.
Cosa sono le Blue Zone e geni SIRT
Un cambiamento dovuto a una serie di fattori
Su cosa si concentra la ricerca SoLongevity
concomitanti: oltre 50 anni di assenza di grandi
conflitti, un progresso economico che ha permes-
L’invecchiamento secondo so l’accesso a livelli incomparabili di nutrizione e
la scienza di igiene, un progresso medico e scientifico senza
precedenti (sebbene, negli ultimi due anni, a cau-
L’invecchiamento secondo la scienza sa della pandemia da Covid-19, sembra esserci
Come abbiamo visto nel primo articolo, quanto stata una regressione). Eppure c’è ancora margi-
vivremo, e come, non dipende solo dai geni. Gli ne di miglioramento: si stima, infatti, che Il nostro
studi di epigenetica hanno dimostrato che esi- organismo abbia la capacità intrinseca di vivere
stono meccanismi in grado di riparare i danni del 115-120 anni.

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CAPITOLO 1

Foto a sinistra. I geni, con le loro varianti, possono de-


Il miglioramento dell’aspettativa di vita ha da terminare la predisposizione ad alcune malattie, ma
tempo fatto esplodere il tema della qualità del- in molti casi è lo stile di vita a determinare se, quanto
la vita nella fascia più adulta della popolazione: e come i geni verranno espressi.
dall’aumento dell’incidenza di patologie croniche
e degenerative alle difficoltà funzionali che mal si Fondamentale è l’epigenetica (che significa,
coniugano con una crescente richiesta di auto- letteralmente, “al di sopra della genetica”). Non è
nomia, di realizzazione personale, lavorativa e detto, infatti, che tutto ciò che è “scritto” nei geni
sociale. si verifichi inevitabilmente: il “potenziale intrin-
seco” del DNA può esprimersi o meno. Bene,

Possiamo raggiungere un’età l’epigenetica è l’insieme di tutti quei processi che,


senza modificare la sequenza del DNA, regolano
avanzata senza invecchiare? questa espressione. Dall’epigenetica dipende,
Gli studi condotti negli ultimi quindi, l’attuazione di tale “potenziale”, che in
anni indicano di sì alcuni casi conferisce dei vantaggi ma in altri au-
menta dei rischi. Basti pensare alle condizioni per
cui c’è familiarità, come l’ipertensione o il diabete
L’invecchiamento epigenetico
di tipo 2: esiste una predisposizione genetica, ma
La domanda che ci si pone oggi è: possiamo
in molti casi è il nostro stile di vita a determinare
raggiungere un’età avanzata senza invecchiare?
se diventeremo ipertesi o diabetici.
Senza perdere le nostre capacità fisiche e cogniti-
ve, conservando il livello attuale nelle diverse pre-
stazioni e, magari, recuperando ciò che si è perso? L’invecchiamento epigenetico
Gli studi condotti negli ultimi anni nel campo della è oggi considerato alla base di
biologia dell’invecchiamento indicano di sì.
tutti gli squilibri che portano
alla perdita graduale del capi-
tale-longevità

Come funziona il rapporto tra epigenetica


e DNA?
Ogni cellula è come una piccola fabbrica che la-
vora ininterrottamente per produrre tutto ciò di
cui il nostro corpo ha bisogno e per governare le
reazioni biochimiche e i processi che avvengono
al suo interno. Tutto grazie alle proteine, che sono
i “mattoni” strutturali delle cellule e regolano il

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CAPITOLO 1

funzionamento dell’intero organismo. Le proteine polimorfismi, cioè geni che differiscono per una
sono costituite da una lunga catena di aminoacidi, singola lettera nella sequenza del DNA all’inter-
la cui sequenza è dettata dai geni (le unità di DNA no di una popolazione) che possono accelerare o
che ereditiamo dai nostri genitori), che ne deter- rallentare l’invecchiamento.
minano forma e funzione. Come anticipato, però,
il DNA non è immune agli stimoli e agli “attacchi” Essere portatori di una
provenienti dall’ambiente: inquinamento, radia-
zioni ionizzanti, virus, batteri, per citare alcuni
variante genica che accelera
fattori, possono causare alterazioni che portano l’invecchiamento non è
a reazioni biochimiche “difettose”: micro-danni necessariamente una brutta
che si accumulano con il passare degli anni, dando
luogo ai processi degenerativi tipici delle pato-
notizia
logie dell’invecchiamento. Il nostro organismo
La comprensione dei meccanismi epigenetici ha
possiede notevoli capacità di auto-riparazione del
però chiarito che essere portatori di una variante
DNA e di adattamento, e questo grazie soprat-
sfavorevole non è necessariamente una brutta
tutto ai meccanismi epigenetici. È quando questi
notizia, perché l’epigenetica può “limitare i danni”.
smettono di funzionare che si parla di invecchia-
E anche quando la variante è favorevole l’epige-
mento epigenetico, oggi considerato alla base di
netica continua a essere importante. Sono stati
tutti gli squilibri che portano alla perdita graduale
identificati dei geni, chiamati geni della longevità,
del “capitale-longevità” (o riserva fisiologica) con
la cui attività è misurabile e, soprattutto, modifi-
cui nasciamo e che rappresenta il nostro poten-
cabile.
ziale di vivere in buona salute a lungo.

Tanti meccanismi di invecchiamento


Nel capitolo precedente, abbiamo visto che finora
sono stati identificati 9 meccanismi chiave (hal-
lmarks) dell’invecchiamento e che l’epigenetica
ha un ruolo di primo piano. All’invecchiamento
epigenetico, infatti, sono strettamente correlati
tutti gli altri “tipi” di invecchiamento, come l’invec-
chiamento metabolico, immunitario e cognitivo, a
seconda del sistema che consideriamo. Si è anche
visto che basta migliorare soltanto uno dei 9 mec-
canismi affinché tutti gli altri migliorino.
Foto. Le Blue Zone sono aree geografiche ben de-
limitate con alte percentuali di ultracentenari. Il
DNA vs epigenetica: cosa conta di più?
punto di forza è certamente la continuità genetica
Sono state identificate delle varianti geniche (o
della popolazione, ma il ruolo di specifiche abitudini,

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CAPITOLO 1

che riguardano l’alimentazione e l’attività fisica, e calorica moderati. È noto dagli anni ‘30 che una
dell’ambiente appare preponderante. restrizione calorica moderata allunga la vita ed è
stato dimostrato che questo avviene proprio per

Sono stati identificati dei geni, azione delle sirtuine. Un altro stress moderato in
grado di modulare l’espressione di queste protei-
chiamati geni della longevità, ne è l’attività fisica non agonistica. Non solo: si è
la cui attività è misurabile e, visto che sia quello che mangiamo sia il momento
soprattutto, modificabile del giorno in cui lo mangiamo (o, per esempio, evi-
tare determinati cibi prima di dormire) influenza-
no la loro attività. Sono stati poi identificati alcuni
I geni della longevità
principi attivi (molecole naturalmente presenti
Prendiamo il caso delle Blue Zone, aree geo-
nel mondo vegetale) che possono stimolare le
grafiche ben delimitate con alte percentuali di
sirtuine e aumentarne l’efficacia.
ultracentenari. Il punto di forza è certamente la
continuità genetica della popolazione, ma il ruolo
Monitoraggio dell’invecchiamento epigenetico,
di specifiche abitudini, che riguardano l’alimenta-
crono-alimentazione, integrazione nutrizionale
zione e l’attività fisica, e dell’ambiente appare pre-
con principi attivi di origine naturale, programmi
ponderante. Questo perché, come è ormai chiaro,
di attività fisica moderata e training neurocogni-
il nostro genoma ha la capacità di “dialogare” e di
tivo sono i cardini di una strategia efficace per
“adattarsi” al contesto ambientale in cui opera. Se
stimolare l’attività delle sirtuine e preservare il
questo dialogo risulta correttamente governato, i
nostro “capitale-longevità”. E sono gli assi fonda-
9 hallmark dell’invecchiamento saranno innescati
mentali della ricerca di SoLongevity.
in maniera molto più graduale o non si verifiche-
ranno affatto, determinando buona salute e buo-
La ricerca di SoLongevity
na qualità di vita. E dando la possibilità di vivere
La ricerca di SoLongevity evidenzia la possibilità
il massimo del capitale-longevità individuale. Le
di intervenire su 5 dei 9 meccanismi dell’invec-
sirtuine sono le proteine sintetizzate dai cosid-
chiamento, attraverso un programma medico
detti geni della longevità (SIRT) e si attivano in
basato sul principio di “misurare ed agire”, grazie
condizioni di stress metabolico – come scarsità di
agli strumenti della Precision Medicine (medicina
nutrienti e temperature troppo fredde – o in pre-
di precisione).
senza di minacce, per ridurre l’attività di riprodu-
1. Misurazione precisa dell’invecchiamento epi-
zione cellulare e concentrare tutte le risorse nella
genetico e dell’età biologica
sopravvivenza. Tutti gli organismi possiedono dei
2. Misurazione di parametri funzionali, focalizzata
geni delle sirtuine.
su tre dimensioni:
Dimensione immuno-metabolica, ovvero la va-
Oggi sappiamo che lo stile di vita può influenzare
lutazione del funzionamento metabolico e dello
l’espressione (cioè la “produzione”) e l’attività
stato infiammatorio.
delle sirtuine, come il digiuno e la restrizione

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CAPITOLO 1

Dimensione neurocognitiva, ovvero la valutazio-


ne delle capacità cognitive per mettere a punto
un percorso per il loro potenziamento e/o recu-
pero.
Dimensione Cardio-respiratorio-scheletrica, ov-
vero la valutazione dello stato fisico per stabilire
il livello ottimale di attività motoria.
3. Intervento mirato e personalizzato sul sistema
delle sirtuine attraverso tre strategie: nutrizione,
supplementazione dietetica a base di principi
attivi di origine naturale e attività fisica.
4. Intervento mirato e personalizzato sulla plasti-
cità cerebrale per potenziare ed eventualmente
recuperare le capacità cognitive.

Se agire su solo una delle 9 cause dell’invecchia-


mento è in grado di riportare l’intero sistema in
equilibrio, migliorarne 5 può avere un’efficacia
estremamente elevata nel rallentare il processo
di invecchiamento. I nostri sistemi di misurazione
ci permettono di verificare nel tempo l’impatto
dei programmi proposti.

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CAPITOLO 1

Sirtuine, i 7 geni che ci


fanno vivere più a lungo
e meglio
Cosa troverai Le proteine anti-aging
in questo articolo:
Quando siamo troppo stressati, spesso è neces-
sario fermarsi, concedersi una pausa e riprendere
Come agiscono le sirtuine
le energie. Una regola che non vale solo per noi,
Perché vengono definite “proteine anti-invec-
ma anche per le nostre cellule. Se sono sotto-
chiamento”
poste a “stress”, infatti, hanno bisogno di riposo
Alcune molecole naturali che sono in grado di
per ricaricarsi. E l’evoluzione ha selezionato dei
stimolarle
precisi meccanismi che permettono alle cellule di
entrare in uno stato di “stand-by”: un sistema di
recovery che allunga la vita della cellula e anche
quella del nostro organismo. Ma in che modo
avviene tutto questo?

Si chiamano geni SIRT


e nell’essere umano se ne
conoscono sette.

Nell’articolo precedente abbiamo introdotto


una famiglia di geni che svolgono un ruolo fonda-
mentale e che, per questo, sono considerati i più
importanti geni della longevità. Si chiamano geni
SIRT e nell’essere umano se ne conoscono sette.
Questi sette geni sono responsabili della produ-
zione delle sirtuine, proteine indispensabili per la
sopravvivenza di tutti gli esseri viventi, che si atti-
vano in presenza di minacce o condizioni di stress
metabolico: temperature rigide, scarsità di cibo,

18
CAPITOLO 1

pericolo imminente. In tutti questi casi, le sirtuine si aggravano anche gli effetti delle diete ricche
riducono l’attività di riproduzione cellulare per di grassi. Inoltre, gli scienziati hanno evidenziato
concentrare tutte le risorse sulla sopravvivenza. come l’attività delle sirtuine sia fondamentale
per il mantenimento della salute cardiaca e per
il buon funzionamento del ciclo circadiano, cioè
del ritmo sonno-veglia, che sembra subire un
importante declino con l’avanzare dell’età. Per
tutti questi motivi, le sirtuine sono state definite
proteine anti-invecchiamento.

Le strategie che attivano le sirtuine


Oggi si conoscono diversi modi per stimolare la
loro produzione: per esempio, come anticipato,
attraverso il digiuno intermittente o con una sem-
plice riduzione dell’apporto calorico giornaliero,
entrambi correlati a un aumento della vita media
in diverse specie.
Foto. Si conoscono diversi modi per stimolare la pro- Non solo. Sono state anche identificate moleco-
duzione delle sirtuine, le proteine della longevità: per le di origine naturale – come il resveratrolo - in
esempio attraverso il digiuno intermittente o con una grado di attivare queste proteine e permettere
semplice riduzione dell’apporto calorico giornaliero. alla cellula di vivere più a lungo. Un’altra molecola
naturale che ha attirato recentemente l’attenzio-
Oggi raramente ci troviamo nella condizione di ne dei ricercatori è la Vitamina B3, o meglio una
provare freddo, fame o di sentirci minacciati, ma sua forma particolare chiamata NR (nicotinamide
l’attività fisica regolare, il digiuno e l’esposizione riboside), definita da alcuni ricercatori come una
volontaria a sbalzi termici hanno lo stesso effetto supervitamina.
al fine della produzione delle sirtuine.

Negli ultimi anni si sono


Tutti i compiti delle sirtuine
Cosa ha a che fare tutto questo con la longevità?
accumulate evidenze
Diversi studi hanno mostrato come l’attività delle sperimentali molto solide
sirtuine riesca a rallentare il processo di invec- a favore dell’impiego di
chiamento e possa ridurre il rischio di malattie
ad esso correlate, come il cancro, le patologie
supervitamine per prevenire le
metaboliche e neurodegenerative. Se l’attività malattie dell’invecchiamento
delle sirtuine è compromessa, aumenta il rischio
di sindrome metabolica e diabete di tipo 2, ma

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CAPITOLO 1

lungare la durata della vita.


Più in generale, gli studi nel campo della Life
Science stanno cercando di comprendere come
stimolare le sirtuine senza dover ricorrere a
quegli stratagemmi – digiuno, sbalzi termici o
esercizio fisico regolare – che non sempre sono
praticabili con l’intensità e la costanza necessarie.
La combinazione di attività mirate e di stimoli bio-
chimici, forniti anche attraverso un regime nutri-
zionale ad hoc, sarà quindi la strategia futura per
migliorare la produzione di sirtuine e ottenerne i
massimi benefici.
Foto. Negli ultimi anni si sono accumulate evidenze
sperimentali molto solide a favore dell’impiego di
molecole di origine naturale. Queste molecole pos-
sono oggi essere utilizzate, in tutta sicurezza, nella
formulazione di nuovi integratori alimentari che rap-
presentano una possibilità concreta per prolungare la
durata della vita.

Quando entra nelle cellule, NR genera a sua volta


una molecola chiamata NAD (nicotinamide ade-
nin dinucleotide) necessaria per l’attività di più di
500 enzimi, fra i quali le sirtuine. Invecchiando, i
livelli di NAD diminuiscono fino a mandare in de-
fault molti sistemi enzimatici. Si è visto, però, che
la supplementazione alimentare con NR, e con
altre supervitamine simili, rigenera i livelli fisiolo-
gici di NAD e attiva le sirtuine.

Negli ultimi anni si sono accumulate evidenze


sperimentali molto solide a favore dell’impiego
di tali supervitamine per prevenire le malattie
dell’invecchiamento. Queste molecole possono
oggi essere utilizzate, in tutta sicurezza, nella
formulazione di nuovi integratori alimentari che
rappresentano una possibilità concreta per pro-

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CAPITOLO 1

Le 4 molecole
della longevità

Cosa troverai Alleati contro l’infiammazione


in questo articolo: cronica latente

Un’introduzione al resveratrolo, alla polidatina, Resveratrolo e polidatina, glutatione e NAD+:


al glutatione e al NAD+ quattro molecole che si trovano in diversi alimen-
Un’introduzione agli effetti che queste ti, amiche della nostra salute. Il loro “superpote-
“supermolecole” hanno nel nostro organismo re”? In estrema sintesi, promuovere l’invecchia-
Perché la ricerca si concentra sui loro mento in salute, contrastando l’infiammazione
precursori cronica latente correlata a moltissime malattie.

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CAPITOLO 1

Resveratrolo e polidatina infatti, concorre ad attivare le sirtuine, che uti-


Il resveratrolo, di cui abbiamo accennato nell’ar- lizzano proprio NAD+ per svolgere le proprie
ticolo precedente, e la polidatina sono molecole funzioni. Come accade per il glutatione, si è sco-
antiossidanti e antinfiammatorie. Il resveratrolo è perto che con l’avanzare dell’età il NAD+ tende a
un fenolo non flavonoide che si trova in molti ali- diminuire: a 70 anni se ne ha fino al 40% in meno
menti, ad esempio nell’uva, ed è utilizzato da anni rispetto ai 40 anni. Anche in questo caso, però, è
per le sue proprietà che esercitano un effetto possibile ripristinarne i livelli, attraverso la sup-
antiaging sul nostro organismo. La polidatina è un plementazione dei suoi precursori, ad esempio la
precursore del resveratrolo, ad alta biodisponibi- nicotinamide (NAM). Come spesso accade, infatti,
lità, ed è in grado di migliorare il funzionamento ricorrere ai precursori porta dei vantaggi, perché
dei mitocondri (le centrali ‘energetiche’ delle cel- aumenta la biodisponibilità, ossia la frazione di
lule), modulando l’azione delle sirtuine, il gruppo una sostanza effettivamente utilizzabile dall’orga-
di 7 proteine fondamentali per la sopravvivenza. nismo per le sue funzioni fisiologiche. Nel casi del
Entrambe queste molecole, inoltre, sembrano NAD+, nello specifico, la molecola è troppo gran-
avere anche un’azione antivirale, capace di inter- de per essere assorbita dalle cellule dell’intestino,
ferire anche con l’infezione da parte del coronavi- mentre i suoi precursori sono più piccoli, oppure
rus Sars-Cov-2 e di limitarne la replicazione nelle esistono dei meccanismi di trasporto specifici per
cellule dell’epitelio nasale. la loro assimilazione.

Il glutatione Sul sito di SoLongevity, abbiamo dedicato un


Il glutatione è uno dei più potenti antiossidanti approfondimento a ciascuna di queste molecole:
naturali presenti nel nostro organismo: ricopre scoprirete così perché NAD+, glutatione, polida-
un ruolo centrale nelle reazioni di “detossifica- tina e resveratrolo, insieme ad altre importanti
zione” (con cui vengono eliminate le tossine, sia molecole antiossidanti, sono al centro della ricer-
quelle prodotte dal nostro organismo sia quelle ca di SoLongevity e alla base dei brevetti (GluRe-
provenienti dall’esterno, ad esempio da farmaci e NAD e GluRes) per i nutraceutici CellFasting e
additivi alimentari) e nella riparazione dei tessu- NeuroProtection.
ti, e supporta il sistema immunitario. Man mano
che si invecchia i suoi livelli calano, ma è possibile
ripristinarli attraverso un’adeguata supplementa-
zione dei suoi precursori: la glutammina, la cistei-
na e la glicina.

Il NAD+
Anche NAD+ è fortemente coinvolto nel metabo-
lismo cellulare e nell’invecchiamento. La presenza
di alti livelli di questa molecola nell’organismo,

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CAPITOLO 1

La diagnostica della
longevità: cos’è e perché è
importante
Cosa troverai Con il passare del tempo percepiamo che le
nostre capacità fisiche e mentali cambiano, e
in questo articolo: spesso alcuni disturbi o sintomi ci fanno riflettere
sul futuro della nostra salute e sulla qualità della
Ognuno di noi invecchia in modo diverso e
nostra vita in età avanzata. La buona notizia
bisogna ottenere un’immagine puntuale di
è che la scienza medica sta facendo passi da
questo processo, per sviluppare percorsi
gigante nel comprendere il nostro stato di salute
mirati per il ringiovanimento fisiologico e la
attuale (riserva fisiologica) e quello futuro,
prevenzione primaria
fornendoci tutte quelle informazioni utili non solo
La diagnostica della longevità utilizza
a prevenire i rischi, ma anche a mantenere un
un insieme di tecnologie d’avanguardia
livello elevato di performance fisiche e cognitive.
che permettono di individuare precise
Questo campo di indagine si chiama “diagnostica
caratteristiche e specifici parametri clinici di
della longevità”: utilizza un insieme di tecnologie
ciascun individuo
all’avanguardia che permettono di individuare
SoLongevity sta sviluppando una strategia per
precise caratteristiche e specifici parametri
“misurare” caratteristiche individuali in modo
clinici di ciascun individuo e, tracciato un profilo,
estremamente preciso
di formulare strategie personalizzate per vivere
meglio e più a lungo.

I parametri da indagare
Nel primo articolo abbiamo imparato che negli
anni, grazie alla ricerca, sono state identificate
9 cause biologiche (hallmark) responsabili
dell’invecchiamento: l’instabilità del genoma,
l’accorciamento dei telomeri, le alterazioni
epigenetiche, la perdita di proteine “sane”, le
alterazioni dei meccanismi che permettono la
corretta percezione del fabbisogno di nutrienti,
le disfunzioni dei mitocondri, la senescenza

23
CAPITOLO 1

cellulare, la perdita della capacità rigenerativa dei Foto. Epigenetica, genomica, proteomica e altre
tessuti e l’alterazione della comunicazione tra le discipline omiche misurano la “granularità”, ovvero
cellule. il funzionamento profondo dei nostri processi
fisiologici, producendo una enorme mole di

La diagnostica della longevità informazioni che poi devono trovare una sintesi
comprensibile ed utilizzabile. A questo servono i
utilizza un insieme di sistemi di intelligenza artificiale, che mettono insieme
tecnologie all’avanguardia che i dati, li ordinano e trovano quelle relazioni causa-
permettono di individuare effetto utili a spiegare fenomeni così complessi.

precise caratteristiche e La componente genetica ed epigenetica


specifici parametri clinici di Uno spazio privilegiato nell’ambito della
ciascun individuo e, tracciato diagnostica della longevità è occupato dalla
genetica, che deve essere presa in considerazione
un profilo, di formulare sia nella sua componente statica (cioè il
strategie personalizzate per patrimonio genetico “di partenza” di ciascuna
vivere meglio e più a lungo. persona) sia in quella dinamica (che ci dice come
si esprime il patrimonio genetico, influenzata
“dall’esterno”). Secondo alcune stime - come
Ciascuna di queste cause può essere indagata:
abbiamo già avuto modo di comprendere
esistono società che sviluppano test per ogni
negli articoli di questo capitolo - il modo in
singolo hallmark, analisi sofisticate che spesso
cui invecchiamo è determinato per un 20%
richiedono macchinari particolari (che eseguono
dal nostro patrimonio genetico e per un 80%
screening high throughput, cioè test su larga
dal modo in cui questo si esprime in relazione
scala per identificare specifici target biologici) e
alle nostre abitudini di vita, all’ambiente in cui
che dunque devono essere eseguite da specialisti
viviamo, alle “aggressioni” a cui siamo esposti.
in laboratori adeguati.

La diagnostica della longevità


rientra a pieno titolo nel
campo della medicina di
precisione: permette di
ottenere un’immagine
puntuale del processo di
invecchiamento, per sviluppare
percorsi mirati

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CAPITOLO 1

per il ringiovanimento
fisiologico e la prevenzione
primaria.

Integrare le informazioni con l’intelligenza


artificiale
Gli algoritmi di intelligenza artificiale ci aiutano
non solo a comprendere quadri complessi, ma
anche a combinarli con informazioni più semplici
come gli esami del sangue, i test funzionali
(misurazione di performance fisiologiche e
cognitive), i comportamenti e le abitudini, per poi
produrre un quadro estremamente dettagliato
del proprio livello di riserva fisiologica e del
rischio futuro di patologie croniche.

Verso una medicina preventiva personalizzata


e di precisione
Questa è la strategia diagnostica che
SoLongevity sta sviluppando ed applicando per
“misurare” caratteristiche individuali in modo
estremamente preciso, permettendo di stilare
un profilo dettagliato di ciascuna persona. Così la
diagnostica della longevità rientra a pieno titolo
nel campo della medicina di precisione, perché
è personalizzata per definizione: ognuno di noi
invecchia in modo diverso e bisogna ottenere
un’immagine puntuale di questo processo per
sviluppare percorsi mirati per il ringiovanimento
fisiologico e la prevenzione primaria.

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CAPITOLO 2

Scienza della
longevità: conoscere
e misurare
Quando si parla di ageing è importante distinguere tra quello cronologico
e biologico, che possono essere molto divergenti. La letteratura scientifica
classifica la popolazione in “normal ager”, in “superager”, che invecchiano
più lentamente, e in “accelerated ager” che hanno un declino più rapido. La
differenza tra queste tre sottocategorie è misurabile già intorno ai 35-40
anni, perché ormai conosciamo i meccanismi dell’invecchiamento (quelli di cui
abbiamo parlato nella prima parte dell’ebook).

In questo capitolo approfondiremo prima di tutto la struttura del DNA,


un passaggio essenziale per comprendere tutti i concetti che seguiranno.
Impareremo anche a conoscere il termine “inflammaging”, che sembra
essere un fenomeno alla base di molte, se non tutte, le patologie associate
all’invecchiamento (e non solo). Poi ci inoltreremo nella storia della ricerca
sull’orologio biologico, con un affondo sull’età neurocognitiva. L’ultimo
articolo è dedicato a un campo interessantissimo e di frontiera della ricerca
immunologica: quello del microbioma. Perché come invecchieremo dipende
anche dai nostri batteri.

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CAPITOLO 2

Il tempo ci cambia, anche


nel Dna. Ecco come.

Cosa troverai il fenomeno può sottendere allo sviluppo dei


tumori e di alcune patologie degenerative. Tanti
in questo articolo: fattori contribuiscono all’accumulo di danni
al DNA e sono sia esogeni, come le sostanze
Cos’è il DNA e come è organizzato all’interno
chimiche o le radiazioni ionizzanti, sia endogeni,
delle cellule
per esempio i radicali liberi dell’ossigeno (ROS)
Cos’è l’instabilità del genoma
o gli errori random nel processo di replicazione
Qual è il ruolo delle sirtuine nei meccanismi di
del DNA. Fortunatamente, la maggior parte
riparazione del DNA
degli organismi viventi, noi compresi, è dotata di
meccanismi di riparazione del DNA, che tuttavia
invecchiando diventano inefficienti. Lo abbiamo
accennato nel primo capitolo ed ora scenderemo
più in profondità, per capire meglio gli aspetti
biologici che sottendono a questo processo.

Come è fatto il DNA?


Il DNA, o acido desossiribonucleico, è il
materiale che raccoglie tutte le informazioni,
“impacchettate” in geni, relative a un essere
vivente. È come un libro di ricette, ciascuna
delle quali serve per creare le proteine che
compongono l’organismo e gli consentono di
funzionare.

Nel tempo il nostro DNA cambia: accumula


Dal punto di vista chimico il DNA è un polimero,
progressivamente dei piccoli danni, cioè
ossia una macromolecola che si compone di
mutazioni (o, meglio, alterazioni), che sono
quattro differenti monomeri. Ogni monomero,
parte del processo di invecchiamento. Quando
che prende il nome di nucleotide, è costituito
l’instabilità del genoma (ovvero la frequenza di
da un gruppo fosfato, una molecola di zucchero
questi danni al materiale genetico) aumenta,

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CAPITOLO 2

(desossiribosio) e una base azotata (adenina, costituire i cromosomi.


timina, citosina o guanina). I monomeri si
uniscono tra loro a formare una catena (o Nel nucleo delle cellule umane,
filamento) di DNA. ‍In realtà la maggior parte
del DNA presente nelle nostre cellule è a
il DNA è ben organizzato e
doppio filamento: due catene polinucleotidiche quando la cellula si divide
si uniscono tra loro per affinità di basi azotate, si addensa per formare i
che formano coppie adenina-timina e guanina-
citosina. Possiamo immaginare la molecola di
cromosomi.
DNA a doppio filamento come una scala a pioli,
L’instabilità del genoma: le cause
in cui l’impalcatura è costituita dalle molecole di
Quando il DNA si replica possono verificarsi degli
zucchero e dai gruppi fosfato, mentre i pioli sono
errori. Questa piccola quota di inefficienza (una
le basi azotate. Tale molecola, poi, si avvolge su sé
base errata ogni 109 basi duplicate, circa) non è
stessa a formare la famosa doppia elica del DNA.
da leggere per forza in chiave negativa: è infatti
anche una delle forze che guidano l’evoluzione di
Ogni macromolecola di DNA ogni specie vivente.
è composta da due filamenti
complementari di nucleotidi Come anticipato, ad apportare danni al DNA,
però, ci sono anche molti altri fattori sia interni
che si avvolgono a formare la sia esterni. Uno dei fattori interni (endogeni)
famosa doppia elica. è l’azione dei radicali liberi, o specie reattive
dell’ossigeno (ROS), ossia molecole prodotte
In una cellula umana il DNA è contenuto come scarti del metabolismo dell’ossigeno (quindi
nel nucleo, un compartimento separato dal della respirazione cellulare) che sono instabili e
citoplasma dalla membrana nucleare. Qui il DNA tendono a reagire con altre molecole, rompendo
assume un’organizzazione complessa: il doppio i legami chimici. Tra gli agenti esterni (esogeni),
filamento si arrotola su complessi di proteine invece, si annoverano sostanze chimiche nocive,
chiamate istoni (una struttura simile a una collana inquinanti, radiazioni ionizzanti, fumo, e così
di perle), per poi avvolgersi ulteriormente nella via. Insomma, quali che siano le cause, il DNA è
cromatina. soggetto a un certo grado di instabilità.

Nel nucleo la cromatina non è ammassata a caso, L’instabilità genomica è


ma è organizzata da una precisa architettura di
proteine fibrose (lamìne) che vanno a costituire
il fenomeno che provoca
la lamina nucleare, associata alla membrana alterazioni nel corredo
nucleare interna. Quando la cellula si divide genetico di una cellula.
(mitosi) la cromatina si addensa ancora di più a

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CAPITOLO 2

Così il DNA si ripara pezzo di DNA alterato viene prima riconosciuto,


I danni al DNA non sono tutti uguali. Si possono quindi tagliato ed infine riparato.
verificare, per esempio, degli accoppiamenti
errati tra basi (guanina-adenina o citosina-timina), Come abbiamo raccontato nel primo capitolo,
la formazione di addotti (un appaiamento T-T nel processo di riparazione del DNA giocano
nello stesso filamento), danni alle basi azotate, un ruolo importante le sirtuine, cioè enzimi
inserzioni, duplicazioni e delezioni di basi, la NAD-dipendenti noti anche come proteine
rottura della doppia elica, e altro ancora. anti-invecchiamento. Queste preziose molecole

Foto. I meccanismi di riparazione del DNA si sono coinvolte nel mantenimento del benessere
avvalgono di enzimi che riconoscono i danni, li dell’organismo su diversi fronti. Gli esemplari
correggono e “ricuciono” insieme il doppio filamento. animali che ne sono privi, per esempio, hanno
maggiore rischio di sviluppare diabete di tipo
Fortunatamente gli organismi viventi hanno 2 o sindrome metabolica, ma anche alterazioni
sviluppato sofisticati meccanismi di riparazione delle funzioni cardiache e del ritmo-sonno veglia.
del danno al DNA, che si avvalgono della funzione Nei topi privi della sirtuina 6, in particolare, si
di svariati enzimi, ossia proteine che mediano sviluppano precocemente processi degenerativi
attività biologiche specifiche. Ad esempio, nel associati all’invecchiamento (sintomi progeroidi).
caso di un addotto o di una base danneggiata, il

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CAPITOLO 2

Nel processo di riparazione


del DNA giocano un ruolo
importante le sirtuine, preziose
molecole coinvolte nel
mantenimento del benessere
dell’organismo su diversi fronti.

Le ricerche hanno scoperto che la sirtuina


6, infatti, è una proteina che si associa alla
cromatina e promuove la resistenza del DNA
ai danni, sopprimendo l’instabilità genomica;
inoltre sembra influenzare l’attività di alcuni
fattori di trascrizione (proteine che leggono il
codice di basi azotate del DNA, convertendolo
in RNA, da cui verranno sintetizzate le proteine)
e dunque l’espressione di geni connessi
all’invecchiamento cellulare (come quelli per la
sopravvivenza, la senescenza, l’infiammazione e
l’immunità). Con il tempo, però, le cellule perdono
la capacità di riparare il DNA e l’aumento
fisiologico delle mutazioni può causare danni
funzionali importanti alla cellule stesse, fino alla
degenerazione tumorale.

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CAPITOLO 2

Inflammaging,
l’infiammazione cronica che
ci fa invecchiare
Cosa troverai Bene, cominciamo col ricordare che i‍Il nostro
sistema immunitario è stato “modellato”
in questo articolo: dall’evoluzione: è abbastanza efficiente di fronte
alle infezioni e l’infiammazione acuta, risultato
La differenza tra infiammazione acuta e
della risposta fisiologica alle aggressioni che ci
infiammazione cronica di basso grado
arrivano dall’esterno, contribuisce alla difesa
Cos’è l’inflammaging e in che modo è collegato
dell’organismo.
alle patologie croniche
Quali sono le caratteristiche
In generale, questo sistema funziona molto bene
dell’infiammazione nelle persone centenarie
quando siamo giovani, ma man mano che l’età
avanza viene iperstimolato. Il risultato è che lo
Infiammazione e invecchiamento
stato infiammatorio può aumentare sensibilmen-
L’infiammazione è uno dei concetti chiave per
te, dando luogo a quella che in medicina viene
capire l’invecchiamento, e i suoi effetti sul nostro
chiamata “infiammazione cronica di basso grado”
corpo sembrano dipendere da un disequilibrio
o inflammaging, e cioè uno stato di infiammazione
tra fattori pro-infiammatori e fattori anti-
a bassa intensità ma costante - associato all’au-
infiammatori. Cosa significa esattamente? E da
mento di alcune proteine, le citochine infiamma-
dove nasce questa ipotesi?
torie - che provoca danni all’organismo.

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È ormai noto, infatti, che l’inflammaging ha un
ruolo importante nella comparsa di patologie
associate all’invecchiamento e nella fragilità delle
persone anziane. Allo stesso tempo, i meccanismi
infiammatori sono anche meno efficaci. Il che
rappresenta un altro problema.

L’inflammaging è uno stato


di infiammazione bassa ma
cronica che provoca danni al
nostro organismo.

Ma i centenari no
C’è però un’eccezione alla regola: i centenari,
che in effetti, nella maggior parte dei casi,
sembrano essere “immuni” alle malattie legate L’invecchiamento epigenetico
all’invecchiamento. Proprio loro sono da Le domande da cui si è partiti sono: è una
tempo al centro di numerose ricerche, tra cui questione di DNA? Qual è il ruolo dell’ambiente?
quelle dell’immunologo Claudio Franceschi Sono soggetti anche loro all’infiammazione
dell’Università di Bologna. cronica di basso grado oppure no? Ovviamente il
DNA c’entra, eccome. Sono state individuate delle

Sono state individuate varianti varianti genetiche (geni che differiscono solo
per una “lettera”) che riducono la propensione
genetiche che riducono la all’infiammazione. Ebbene, queste varianti
propensione all’infiammazione sono presenti in misura maggiore nei centenari

e che sono presenti in misura rispetto a chi soffre di patologie legate all’età.
Nel loro caso, infatti, i fattori pro-infiammatori
maggiore nei centenari. sono compensati da un’efficace risposta anti-
infiammatoria, favorita proprio da una forte
Foto a destra. Nelle persone centenarie i fattori componente genetica. È questa relazione
pro-infiammatori sono compensati da un’efficace di equilibrio che permette di raggiungere
risposta anti-infiammatoria. È questa relazione di la vecchiaia in buona salute. Le ricerche sui
equilibrio che permette di raggiungere la vecchiaia in centenari stanno svelando anche altro, però: per
buona salute. esempio che la relazione tra genetica e ambiente
non solo è molto complessa, ma differisce anche
notevolmente da una popolazione all’altra.

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CAPITOLO 2

Nei centenari i fattori


pro-infiammatori e anti-
infiammatoria sono in
equilibrio. Intervenire sui
processi anti-infiammatori
sembra essere un’importante
strategia per prevenire e
trattare le patologie legate
all’età.

Tutti questi studi hanno fornito il razionale


scientifico che permette di guardare oltre
la genetica. Intervenire sui processi anti-
infiammatori sembra infatti una importante
strategia per prevenire e trattare le patologie
legate all’età. Esistono già, per esempio, dati
consistenti sulla possibilità di ridurre il rischio di
alcuni tumori abbassando l’infiammazione.

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CAPITOLO 2

Misurare
l’età biologica

Cosa troverai siamo nati – è riduttivo: due persone nate nello


stesso anno possono avere due stati di salute e
in questo articolo: due processi di invecchiamento molto diversi.
È nata così la ricerca di nuove definizioni di età
L’età biologica, ovvero l’età del nostro
che rendessero conto dello stato di salute e fos-
organismo, non coincide con quella
sero predittive della propensione ad ammalarsi o
cronologica
rimanere in salute, e soprattutto che si basassero
Come si può misurare l’età biologica,
su indicatori di funzionalità fisiologica dell’organi-
dall’orologio di Horvath al punteggio BAS
smo e biomarcatori molecolari.
Limiti e nuove frontiere: la ricerca di
SoLongevity
Fra i pionieri nello sviluppo di questi “orologi
biologici” c’è Steve Horvath, biogerontologo e
biostatistico, che nel 2013 ha pubblicato uno stu-
dio sul suo orologio biologico epigenetico basato
sulla metilazione del Dna (qui il link allo studio).

Le regole per definire un orologio biologico


Horvath ha definito quattro condizioni che
stabiliscono se un orologio biologico è sensato
e funzionale: deve essere in grado di fornire una
misura quantitativa che correla con l’età; deve
essere applicabile a tutti i mammiferi; deve valere
per la maggior parte dei tipi di cellule (e quindi
deve valere per organi e tessuti diversi); deve
essere in grado di predire la mortalità, il rischio
di ammalarsi e in generale il declino dello stato
Età cronologica ed età biologica
di salute; infine, deve essere applicabile anche a
Definire l’invecchiamento solamente sulla base
cellule studiate in laboratorio. Considerando la
dell’età anagrafica – banalmente, di quanti giri
complessità dell’organismo umano, comunque,
la Terra ha compiuto intorno al Sole da quando

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definire un’età biologica globale non è banale: per
questo la maggior parte degli studi si è concentra-
to inizialmente sulla definizione di età biologica
dei singoli tessuti e organi.

Horvath ha definito quattro


condizioni che stabiliscono se
un orologio biologico è sensa-
to e funzionale: deve essere
in grado di fornire una misura
quantitativa che correla con
l’età; deve essere applicabile a
tutti i mammiferi, deve valere
per la maggior parte dei tipi di
cellule; deve essere in grado di Fra i processi epigenetici fondamentali nello svi-

predire lo stato di salute. luppo, nella differenziazione e nel mantenimento


dell’”identità cellulare” c’è la metilazione. Semplifi-
cando, è un meccanismo che regola l’espressione
Il ruolo della metilazione
genetica delle cellule mediante il trasporto di
L’orologio epigenetico sviluppato da Horvath
gruppi metili che si associano alle basi azotate
considera come indicatore primario dell’età bio-
nel Dna. Assieme ad altri processi epigenetici,
logica il cambiamento dei processi di metilazione
la metilazione ha un ruolo centrale nei processi
di alcuni geni. Vediamo di che si tratta. L’identità
che portano allo sviluppo di malattie e anche nei
delle cellule, la loro specializzazione e anche la
processi di invecchiamento, e molti studi l’hanno
loro capacità di funzionare a dovere sono stabilite
identificata come un buon marcatore dell’età per
da due componenti: la genetica, ovvero l’insieme
diversi tessuti.
delle informazioni biologiche che una cellula ha a
disposizione, e l’epigenetica, ovvero le modifica-
zioni del Dna che non cambiano il codice geneti-
co, ma che ne modificano la struttura e influenza- L’orologio epigenetico
no il modo in cui i geni vengono letti ed espressi in sviluppato da Horvath
una cellula.
considera come indicatore
Foto a destra. Esempio dei meccanismi epigenetici primario dell’età biologica il
che intervengono sull’”impacchettamento” del Dna.

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CAPITOLO 2

cambiamento dei processi di correla strettamente con l’età e riguarda tutti i


tessuti di un organismo.
metilazione di alcuni geni.
L’orologio epigenetico proposto nel 2013, quindi,
L’orologio di Horvath
può essere utilizzato come parametro per rispon-
Con lo scopo di trovare un predittore di età che
dere a una serie di domande nella biologia dello
consentisse di stimare l’età di metilazione del Dna
sviluppo, del cancro e dell’invecchiamento. In uno
della maggior parte dei tessuti e dei tipi di cellule,
degli studi più recenti, pubblicato lo scorso anno
Horvath ha considerato 8 mila campioni prove-
(qui il link), Horvath è anche riuscito a stimare
nienti dall’Illumina DNA methylation array – un
un’età biologica basata sulla metilazione valida
database che contiene i livelli di metilazione del
per 59 tipi di tessuto in 128 specie di mammiferi.
Dna in vari punti del genoma umano. I dati riguar-
davano 51 tessuti e diversi tipi di cellule sane.
L’analisi sistematica dei campioni ha consentito
di stilare una serie di proprietà riguardanti l’“età
della metilazione del Dna”: per esempio che è
vicina a zero per le cellule staminali embrionali,
che è correlata al numero di passaggi delle cellule,
che il “tasso di invecchiamento epigenetico” è ere-
ditabile e che è applicabile anche ai tessuti degli
scimpanzé.

Foto. Si stima sulla base di studi ed evidenze scientifi-


In uno studio successivo condotto in Italia (qui il
che che il nostro organismo abbia la capacità intrin-
link) su famiglie costituite da ultracentenari (circa
seca di vivere oltre 115 anni.
105 anni) e sui figli di 71 anni in media, Horvath
e il gruppo di ricercatori italiani hanno osservato
Che BAS hai?
che, dal punto di vista epigenetico, i centenari
Negli ultimi anni sono stati messi a punto diversi
sono più giovani di 8,6 anni in media rispetto alla
altri test, più o meno sofisticati e di nuova genera-
loro età cronologica, e che la progenie ha un’età
zione, per misurare l’età biologica. Come scrivono
epigenetica inferiore rispetto ai soggetti-control-
i ricercatori della Northwestern University Fein-
lo di pari età, di circa 5,1 anni.
berg School of Medicine di Chicago in uno studio
pubblicato su Aging Cell, attraverso uno di questi
L’idea di Horvath, quindi, è che l’età della metila-
test, per esempio, è possibile arrivare a un pun-
zione del Dna sia una misura cumulativa del grado
teggio chiamato BAS (acronimo di Biological Age
di mantenimento epigenetico di un organismo:
Score): una misura vera e propria dell’età biologi-
mentre il processo di invecchiamento di ciascun
ca. Sulla base del punteggio BAS, l’invecchiamen-
tessuto o organo è legato a mutazioni cellula-
to biologico è stato classificato in tre categorie:
ri specifiche, la metilazione è un processo che

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CAPITOLO 2

normale (normal ager), accelerato (accelerated


ager) o eccellente (super ager). La comunità scientifica sta quindi cercando di
potenziare la capacità predittiva degli orologi
Per calcolare il BAS si considerano innanzitutto biologici e la loro applicabilità clinica con nuovi
le nove cause (hallmark) dell’invecchiamento approcci in grado di misurare non solo il dato
(di cui abbiamo parlato nel primo capitolo). Inol- sintetico ma anche le sue “componenti” specifi-
tre, si analizzano i cambiamenti fisiologici che che. SoLongevity ha messo a punto un suo siste-
avvengono nei vari organi e che determinano ma multidimensionale di misurazione dell’età
una riduzione della loro funzionalità. È noto, per biologica, che si basa in gran parte sui processi
esempio, che il sistema cardiovascolare invecchia epigenetici e che fornisce sia un dato sintetico,
più rapidamente rispetto a quello gastrointestina- sia le componenti che lo costituiscono. L’obiettivo
le. Per questo i ricercatori hanno individuato dei principale è ricavare informazioni utili e puntuali
marcatori fisiologici dell’invecchiamento, sistema per mettere in campo interventi terapeutici e pre-
per sistema: cardiovascolare, respiratorio, renale, ventivi, e rallentare – o persino spostare indietro
immunitario-ematologico, neuro-cognitivo, dige- – le lancette dell’orologio biologico.
stivo ed epatico, endocrino, muscolo-scheletrico,
sensoriale, tegumentario (che comprende pelle,
peli, unghie, capelli, ghiandole mammarie, ghian-
dole sudoripare e sebacee) e il midollo osseo.

Limiti e nuove frontiere


Tutti questi sforzi di misurare l’età biologica
devono però tradursi nella possibilità di estra-
polare indicazioni terapeutiche o di prevenzione
dell’invecchiamento e dell’insorgenza di malattie.
I limiti, finora, riguardano la difficoltà di trovare e
usare singoli parametri per determinare il pro-
cesso di invecchiamento dell’organismo nella sua
complessità: occorre integrare diversi marcatori
per definire in modo esauriente lo stato di diversi
processi fisiologici, fattori di rischio e di invec-
chiamento. Inoltre la forza di queste misurazioni,
il numero sintetico, è anche il loro punto debole:
ovvero non ci fornisce indicazioni su come inter-
venire per migliorare questo numero e ringiova-
nire fisiologicamente, e non ci indica un rischio
specifico, ma solo un rischio generico.

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CAPITOLO 2

Età neuro-cognitiva: come


cambia il cervello

Cosa troverai neuro-cognitiva. Dire che col passare del tempo


il cervello perde colpi è, nella sua semplicità,
in questo articolo: un’espressione abbastanza accurata. Con l’età le
funzioni cognitive rallentano e – almeno fino a un
Come avviene e da cosa dipende
certo punto – si tratta di un normale effetto dei
l’invecchiamento neuro-cognitivo
cambiamenti che avvengono nella struttura del
Cosa prevede l’ipotesi dell’uso compensatorio
tessuto nervoso. L’invecchiamento cognitivo è
dei circuiti neuronali
dunque legato a modificazioni neurobiologiche,
È possibile misurare l’invecchiamento
per esempio l’assottigliamento della corteccia
cognitivo e contrastarlo sfruttando la plasticità
cerebrale o le alterazioni della sostanza bianca,
neuronale
che si riflettono sul funzionamento dell’organo.

Oltre all’età biologica di cellule, tessuti e organi


Le cause dell’invecchiamento cognitivo
di cui abbiamo letto finora, c’è un’altra età da
Con l’avanzare dell’età i neuroni muoiono, i nervi
considerare con parametri ancora diversi: quella
si deteriorano, si formano sempre meno nuove

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CAPITOLO 2

sinapsi e si producono meno neurotrasmettitori. giovani e anziani possono attivare aree diverse,
Tutto ciò fa sì che la comunicazione all’interno del che risultano tipicamente più “diffuse” nei
tessuto nervoso – indispensabile per elaborare secondi. È per questo motivo che, se da una parte
le informazioni e rispondere agli stimoli – rallenti. le modificazioni neurobiologiche determinano
Per questo le performance cognitive peggiorano un peggioramento delle performance del
col passare del tempo. Le regioni del cervello più cervello, dall’altra, in un normale processo di
colpite da queste alterazioni sono le aree frontali, invecchiamento, le funzioni non vanno perse del
i lobi temporali mediali, le aree della memoria e tutto.
del linguaggio.

L’invecchiamento cognitivo
I modelli interpretativi e la plasticità neuro-
cognitiva
non è uguale per tutti: a
Esistono diversi modelli teorici che spiegano determinarlo concorrono
cosa accade durante l’invecchiamento cognitivo: fattori modificabili, come
tali modelli prendono in considerazione sia
i cambiamenti che si verificano sia le cause
l’attività fisica, la dieta, gli
sottostanti, e mettono in evidenza tutta la loro interessi, il contesto sociale.
complessità.
Per quanto riguarda le cause, invece, esiste

Le regioni del cervello più il modello multifattoriale, secondo cui


l’invecchiamento cognitivo non è uguale per tutti
colpite dalle alterazioni sono perché a determinarlo concorrono fattori di
le aree frontali, i lobi temporali rischio sia immodificabili - come l’età anagrafica
mediali, le aree della memoria e la predisposizione genetica - sia modificabili
- come i meccanismi di plasticità neuronale e
e del linguaggio. quelle attività che intervengono sull’espressione
genetica (epigenetica) ovvero l’attività fisica, la
Per quanto riguarda i cambiamenti, uno dieta, gli interessi, il contesto sociale e così via.
dei modelli più accreditati è il CRUNCH
(Compensation Related Utilisation of Neural
Circuits Hypothesis, Berlingeri 2013), che si basa
Intervenire sull’ambiente e
sull’ipotesi dell’uso compensatorio dei circuiti sullo stile di vita può ritardare
neuronali. Secondo questo modello, il cervello o prevenire fino a un terzo dei
mette in pratica delle strategie per rispondere
ai compiti richiesti, attivando aree cerebrali
casi di demenza senile.
supplementari e alcuni percorsi alternativi sono
Se sui fattori immodificabili non c’è modo di
peculiari dell’invecchiamento cognitivo. Ciò
agire, su quelli modificabili si può lavorare molto.
significa che per risolvere gli stessi problemi,

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CAPITOLO 2

La scienza ha chiaramente identificato delle adeguarlo a nuovi contesti.


metodiche per misurare lo stato cognitivo, ha
sviluppato delle tecniche di stimolazione per il 3. Dominio Apprendimento e Memoria
recupero di facoltà cognitive e ha evidenziato Consiste nella capacità di raccogliere
le situazioni di rischio che possono essere informazioni, di rielaborarle, conservarle e
migliorate modificando il comportamento. recuperarle dagli archivi mnemonici. Esistono
diversi tipi di memoria: quella uditiva e visiva,
Misurare l’invecchiamento cognitivo quella a breve termine, quella contestuale, quella
Oggi è possibile valutare l’invecchiamento non verbale. Di questo dominio fa parte anche
cognitivo e per farlo è necessario tenere conto il riconoscimento, ovvero l’abilità cognitiva
di tutti questi aspetti. Per stabilire lo stato che permette di recuperare le informazioni
funzionale si procede con la valutazione del livello memorizzate e confrontarle con le informazioni
cognitivo che si articola su 6 aree: che ci vengono presentate in un momento
specifico.
1. Dominio percettivo-motorio
È quello in cui le informazioni sensoriali sono 4. Dominio Linguaggio
elaborate e integrate. Ne è un esempio la capacità Comprende le abilità di comprensione e
di riconoscere elementi nelle diverse modalità produzione del linguaggio parlato, di accesso al
sensoriali. L’ambito motorio, invece, fa riferimento lessico per chiave semantica, di identificazione
alle differenti abilità motorie, quali le attività fini verbale degli oggetti o di risposta a istruzioni
di destrezza manuale o di velocità di risposta. verbali. Le competenze linguistiche sono
Le capacità costruttive di copia o produzione generalmente valutate con misure di fluenza
di elementi sono anch’esse incluse nel dominio verbale, di denominazione di oggetti e di risposta
percettivo-motorio. Questo dominio governa a istruzioni.
anche la propriocezione, ovvero la capacità di
percepire e riconoscere la posizione del proprio 5. Dominio Attenzione complessa
corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei Un insieme poliedrico di abilità collegate alla
propri muscoli, senza il supporto della vista. funzionalità esecutiva e che si articola in diverse
capacità, come attenzione selettiva e divisa,
2. Dominio Funzionalità esecutiva velocità di elaborazione. Si riferisce alla capacità
Consiste nelle capacità deputate al controllo e di concentrarsi su stimoli specifici. L’attenzione
alla pianificazione del comportamento. Si tratta selettiva è la capacità di concentrarsi su
di processi che permettono a un individuo informazioni specifiche presenti nell’ambiente,
di pianificare e attuare progetti finalizzati al ignorando quelle irrilevanti. L’attenzione divisa
raggiungimento di un obiettivo; inoltre sono è la capacità di concentrarsi su più attività
necessarie per controllare e modificare il proprio contemporaneamente, ad esempio parlare al
comportamento in caso di necessità o per telefono mentre si cucina, si riferisce alla capacità

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CAPITOLO 2

di trattenere momentaneamente le informazioni un punteggio.


nella memoria mentre si elaborano altre
informazioni. I risultati della valutazione neurocognitiva,
della profilazione dei fattori di rischio e la
6. Dominio Cognizione sociale quantificazione della riserva cognitiva forniranno
La cognizione sociale è stata definita come le indicazioni per strutturare un piano di
l’insieme delle funzioni mentali che consentono monitoraggio o di intervento basato su tecniche
agli individui di una stessa specie di interagire di training neurocognitivo, ovvero la possibilità di
tra loro. Include la capacità di percepire e stimolare in modo specifico la plasticità neuronale
interpretare il comportamento altrui in termini di alcune zone del cervello per recuperare
di stati mentali e intenzioni, di concettualizzare livelli di funzionalità pregressi e contrastarne la
le relazioni e di utilizzare tali informazioni per degenerazione funzionale. SoLongevity ha messo
guidare il proprio comportamento e prevedere a punto un percorso di valutazione e intervento
quello degli altri. che combina l’intero processo per recuperare e
difendere le funzionalità neurocognitive.
La profilazione dei fattori di rischio
A questo si aggiunge la profilazione dei
fattori di rischio, situazioni che modificano
lo stato neurobiologico del cervello, ovvero
la qualità organica dei neuroni, delle sinapsi,
della materia bianca e della dopamina. Queste
modifiche strutturali sono legate a patologie
(ie. ipertensione, diabete), comportamenti
(eccessi alimentari, fumo, abuso di alcolici,
ecc.) e riduzione di stimoli cerebrali (ipoacusia,
ipovisione, scarsa attività fisica, depressione).

La valutazione della riserva cognitiva


Il tutto si conclude con la valutazione della riserva
cognitiva (che rappresenta lo stato delle risorse
che una persona ha a disposizione quale risultato
di quanto ha “costruito” nel tempo), sia dal punto
di vista comportamentale che funzionale. L’analisi
viene effettuata attraverso dei test (Reserve
Index questionnaire - CRIq, con questionari e/o
interviste) somministrati dal personale sanitario
competente, sulla base dei quali viene assegnato

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CAPITOLO 2

Un test per conoscere


la Riserva Cognitiva

Cosa troverai
La prima riguarda l’aspetto organico (neuroni,
in questo articolo: sinapsi, materia bianca, corteccia cerebrale e così
via), la seconda il modo in cui queste risorse or-
Quali sono le due componenti dell’età
ganiche vengono usate per svolgere determinate
cerebrale
funzioni (ricordare, risolvere, comprendere, ecc.).
Cos’è la Riserva Cognitiva
Come utilizzare il test sviluppato
Possiamo quindi dire che l’età del nostro cervel-
dall’Università di Padova
lo è una combinazione di struttura e di funzioni,
ovvero, detto in parole più semplici, della qualità e
Le componenti dell’età cerebrale
quantità di neuroni, sinapsi e corteccia cerebrale
L’età del nostro cervello è in qualche modo riferi-
(struttura) e di come questi lavorano assieme per
bile alle sue capacità intrinseche, che a sua volta
produrre un risultato (funzioni).
dipendono dalla combinazione di 2 dimensioni
chiamate, nel linguaggio delle neuroscienze, Ri-
La valutazione della Riserva Cerebrale si poggia
serva Cerebrale (Brain Reserve) e Riserva Cogni-
su analisi strumentali sofisticate come la Risonan-
tiva (Cognitive Reserve).
za Magnetica e la PET-SPECT e sull’uso di mezzi
di contrasto. La Riserva Cognitiva, per contro, ha
una valutazione più deduttiva (tramite questiona-
rio) e può essere rinforzata con metodi di misura-
zione dei singoli domini cognitivi attraverso test
digitali o analogici.

L’età del nostro cervello è una


combinazione di struttura e di
funzioni, ovvero della qualità
e quantità di neuroni, sinapsi e
corteccia cerebrale (struttura)

43
CAPITOLO 2

e di come questi lavorano as- affrontare il tempo che passa, mentre punteggi
più bassi potrebbero segnalare un rischio futuro.
sieme per produrre un risultato
(funzioni). Una precisazione è d’obbligo: la Riserva Cognitiva
può evolvere. Anche chi non ha punteggi rassicu-
La Riserva Cognitiva ranti può iniziare ad allenare il suo cervello per
La Riserva Cognitiva è un valore che sintetizza il restare funzionalmente giovane e guadagnare
processo di accantonamento di risorse cognitive punti. Chi ha ottenuto valori alti deve, invece,
e cerebrali che avviene nel corso di tutta la vita. preservare il capitale che ha messo da parte negli
Tali risorse possono essere utilizzate quando si anni e, nel caso, fare un passo in più per capire
presenta una situazione che mette a rischio il come varia in ognuno dei 6 domini cognitivi a cui
funzionamento del cervello. È questo il motivo afferiscono le nostre funzioni.
per cui viene considerata la dimensione principale
per valutare l’età neurocognitiva.

Misurare la Riserva Cognitiva è un pò come


valutare l’affidabilità di un’automobile guardando
i tagliandi e gli interventi di manutenzione che ha
fatto e comprendendo che stile di guida è stato
utilizzato negli anni. La differenza rispetto ad una
autovettura è che più abbiamo usato il nostro
cervello per studio, lavoro e diletto, maggiore è la
nostra capacità di restare cognitivamente attivi e
performanti in tarda età.

Non esiste un modo univoco di calcolare la Riser-


va Cognitiva, ma ci sono diversi metodi validati
clinicamente, tra cui quello sviluppato dall’Uni-
versità di Padova (Cognitive Reserve Index Que-
stionnaire), che si presta all’auto-somministrazio-
ne. Lo potete somministrare a voi stessi o ai vostri
cari, sapendo che è sempre bene confrontarsi con
uno specialista una volta ottenuto il risultato.

Il risultato del test è un punteggio che posiziona


all’interno di un gruppo di riferimento. Il pun-
teggio più alto significa essere ben preparati per

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CAPITOLO 2

Perché la forza diminuisce


con la vecchiaia?

Cosa troverai
in questo articolo:

Che cos’è la sarcopenia e chi interessa


Come si misura la qualità della massa
muscolare
In che modo è possibile limitarne la perdita

Dopo i 30-40 anni, tutti noi tendiamo a perdere


massa muscolare. Fino ai 60 anni, secondo le
stime, questo processo porta a perdere circa 0,25
kg di muscolo all’anno e a mettere su 0,5 kg di la perdita funzionale nelle persone anziane. Nel
grasso nello stesso periodo. Complessivamente, 2016 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha
in tre decadi si perderebbero 7,5 kg di massa ma- riconosciuto la sarcopenia come malattia.
gra, guadagnando invece 15 kg di massa grassa, in
media. Conservare la massa e la fun-
Sebbene il declino muscolare sia un aspetto del
normale processo di invecchiamento, in alcune
zione dei muscoli diminuisce la
persone si manifesta in modo più rapido o ac- probabilità di cadute e consen-
centuato, e porta a sviluppare quella condizione te di mantenere più a lungo la
clinica chiamata sarcopenia (dal greco sarx, cioè
carne, e penia, cioè carenza). Il termine è sta-
propria indipendenza.
to coniato alla fine degli anni Ottanta da Irwin
La sarcopenia è infatti un fenomeno fisiologico
Rosenberg allora direttore del Jean Mayer USDA
che però può raggiungere livelli patologici, e in
Human Nutrition Research Center on Aging alla
questo caso incide sulla qualità della vita e pre-
Tufts University School of Medicine, con l’obietti-
dispone alla disabilità. Conservare la massa e la
vo di portare l’attenzione e stimolare la ricerca su
funzione dei muscoli diminuisce la probabilità di
uno dei processi più evidenti e drammatici dell’in-
cadute e consente di mantenere più a lungo la
vecchiamento, fattore di rischio importante per

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CAPITOLO 2

propria indipendenza, con minori spese sul bi- sa magra all’interno dell’organismo.
lancio familiare e sul Sistema sanitario nazionale,
vista la sua alta prevalenza. Come misurare i muscoli
Numerosi gruppi di esperti si sono riuniti tra il
Muscolo: quantità ma soprattutto qualità 2009 ed il 2012 per definire al meglio e misurare
Funzione e massa muscolari sono i due parametri la sarcopenia, tra cui l’European Working Group
per la definizione clinica di sarcopenia. Se in un on Sarcopenia in Older People (EWSGOP), che
primo momento, infatti, si considerava solo la per- ha pubblicato il suo modello nel 2010, aggiornato
dita di massa muscolare, oggi invece la comunità poi nel 2018. Altrettanto importante è stato il
scientifica propende per un modello che tenga lavoro del Sarcopenia Project portato avanti dal
in considerazione sia la quantità sia la qualità del Biomarkers Consortium della Foundation for
muscolo. Le più recenti raccomandazioni europee the National Institutes of Health (FNIH). Grazie
tendono ad attribuire particolare importanza all’analisi dei dati di più di 26mila persone raccolti
proprio alla misurazione della funzione muscolare in nove studi di coorte internazionali, i ricercatori
– ovvero la forza – più che a quella della massa. In hanno individuato due parametri di forza e
fase di valutazione clinica la funzione muscolare massa muscolari che attualmente predicono
può essere misurata in modo abbastanza sempli- al meglio l’insorgenza di limitazioni funzionali:
ce grazie a un dinamometro. l’handgrip strength (forza di prensione della
mano) e l’appendicular lean mass (massa magra

Le più recenti raccomandazioni appendicolare).

europee tendono ad attribuire


particolare importanza proprio
alla misurazione della funzione
muscolare – ovvero la forza –
più che a quella della massa.

Quantificare in maniera accurata la massa mu-


scolare, invece, è un’operazione più complicata:
richiederebbe metodiche come la risonanza ma-
gnetica nucleare e la tomografia assiale compute-
rizzata, che difficilmente possono essere inserite Foto. L’handgrip strength (forza di prensione della
nel percorso di valutazione. Al loro posto si usano mano) e l’appendicular lean mass (massa magra ap-
altre metodiche, come l’assorbimetria a raggi X a pendicolare): sono queste le misure di forza e massa
doppia energia (DXA) o la bioimpedenziometria muscolari che attualmente predicono meglio l’insor-
(BIA), che forniscono una stima globale della mas- genza di limitazioni funzionali.

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CAPITOLO 2

Sarcopenia: come prevenirla e rallentarla stile di vita sano fin dalla giovane età ci permette
Come detto, la sarcopenia è un fenomeno com- quindi di ritardare la perdita funzionale in età
plesso, difficilmente isolabile dal processo fisio- avanzata.
logico di invecchiamento all’interno del quale si
instaura. Inoltre, può celarsi dietro l’eccesso di Non esistono farmaci per la sarcopenia ad oggi,
tessuto adiposo e, quindi, potenzialmente colpire ma studi preliminari suggeriscono che correg-
anche persone con massa corporea normale. gere eventuali squilibri ormonali – come deficit
di testosterone negli uomini – o intervenire su
Molti fattori influenzano la perdita di muscolo, particolari meccanismi che regolano la caratte-
da quelli ormonali e infiammatori a eventuali rizzazione muscolare – come gli inibitori della
malattie, ma un grande peso ce l’ha lo stile di vita. miostatina – potrebbero portare allo sviluppo di
L’esercizio fisico è la migliore medicina: “use it farmaci e offrire dei benefici soprattutto a chi, per
or lose it”, come dicono gli anglosassoni. Meglio motivi di salute o sociali, non riesce a condurre
ancora se condotto all’aria aperta così che i raggi uno stile di vita ottimale.
del sole inneschino la produzione di vitamina D,
un ormone probabilmente coinvolto anche nel
mantenimento del benessere muscolare.

Le condizioni di partenza fanno


la differenza: costruire durante
i primi 30 anni di vita un buon
“capitale biologico” significa
poter contare su un’assicura-
zione per il futuro.

Anche un’alimentazione equilibrata, come la dieta


mediterranea, fa la sua parte, garantendo un suf-
ficiente apporto di proteine, che devono essere
distribuite nei diversi pasti della giornata. C’è
però da dire che le condizioni di partenza fanno
la differenza: costruirsi durante i primi 30 anni di
vita un buon capitale biologico, sia dal punto di
vista qualitativo sia quantitativo, significa poter
contare su un’assicurazione per il futuro, perché è
da lì che partirà il declino muscolare. Seguire uno

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CAPITOLO 2

Invecchiare bene?
Dipende anche dai batteri

Cosa troverai Lo studio del microbiota


I primi tentativi di osservare il microbiota risal-
in questo articolo: gono addirittura alla seconda metà del Seicento,
tuttavia il suo studio ha avuto un’esplosione solo
Che cos’è il microbiota intestinale e perché è
recentemente, con lo sviluppo della metageno-
importante studiarlo
mica. Questa è la branca della scienza che ana-
Come cambia la composizione delle
lizza tutto il materiale genetico presente in un
popolazioni batteriche nel tempo e perché
determinato ambiente. Il metagenoma umano,
sono connesse all’invecchiamento
per esempio, è costituito dal materiale geneti-
In che modo è possibile modulare il microbiota
co dell’essere umano e da quello proveniente
per ridurre l’infiammazione e potenziare il
da batteri, funghi e virus che affollano il nostro
sistema immunitario
organismo. Il vero salto di qualità nello studio del
microbiota umano, però, si deve alla mappatura
Cos’è il microbiota intestinale
dei ceppi batterici sulla base delle sequenze di
Dalla pelle al sistema uro-genitale, il nostro corpo
Rna ribosomiale 16S, molecole tipiche, appunto,
pullula di microrganismi. E l’intestino non fa ecce-
dei batteri e non presenti nelle cellule umane.
zione. Il microbiota intestinale (l’insieme di tutti i
batteri che lo abitano, chiamati anche flora inte-
stinale), anzi, è fondamentale per la nostra salute
a qualsiasi età. Produce vitamine e amminoacidi
essenziali per il nostro organismo ed è in grado
di attivare gli acidi biliari. Inoltre metabolizza i
polisaccaridi di origine vegetale (cioè le fibre) e
supporta l’assorbimento dei grassi (lipidi) da par-
te dell’intestino. Come vedremo tra poco, dall’e-
quilibrio della flora batterica intestinale dipende
anche lo stato di infiammazione cronica latente e,
di conseguenza, il modo in cui invecchiamo.

48
CAPITOLO 2

La metagenomica è la branca dell’invecchiamento e la


della scienza che analizza tutto risposta immunitaria.
il materiale genetico presente
in un determinato ambiente.

Microbiota e invecchiamento
La composizione del microbiota – unica per
ciascun individuo – viene influenzata da tanti
fattori, come la dieta e l’esercizio fisico. Ma anche
l’età conta: col passare del tempo va incontro
ad alterazioni che a volte sono tali da provocare
delle vere e proprie patologie gastrointestinali. A
mostrare i cambiamenti più comuni del microbio-
ta nel tempo sono stati alcuni studi di coorte che
hanno paragonato la flora intestinale di individui Foto. Il microbiota intestinale è fondamentale per
adulti con quella di persone più anziane. Questo la nostra salute a qualsiasi età. Produce vitamine e
confronto ha fatto emergere come la biodiversità amminoacidi essenziali per il nostro organismo ed è
microbica, in media, diminuisca con l’avanzare in grado di attivare gli acidi biliari. Inoltre metabo-
dell’età. lizza i polisaccaridi di origine vegetale (cioè le fibre)
In particolare, a scemare sono le specie batte- e supporta l’assorbimento dei grassi (lipidi) da parte
riche che producono acidi grassi a catena corta dell’intestino.
(Scfa), come acetato e butirrato. Gli Scfa, però,
sono noti per regolare uno dei meccanismi mole- È possibile, dunque, che ciò concorra a rendere
colari alla base dell’invecchiamento e per modu- l’intestino – e in generale l’organismo – degli
lare la risposta immunitaria, inibendo i mediatori anziani più fragile. Negli ultimi 10 anni, inoltre, è
dell’infiammazione. stato dimostrato che la flora intestinale è collega-
ta alla formazione della barriera ematoencefalica
La biodiversità microbica e a processi di mielinizzazione e neurogenesi,
lasciando pensare che un’alterazione del micro-
diminuisce con l’avanzare biota intestinale possa predisporre allo sviluppo
dell’età. A diminuire sono di malattie neurodegenerative.
le specie batteriche che
D’altra parte, l’analisi del microbiota dei centenari
producono gli acidi grassi ha riservato delle sorprese. Il profilo della flora
a catena corta, noti per intestinale delle persone che vivono oltre 100
regolare uno dei meccanismi anni è unico ed è caratterizzato dalla presenza di

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CAPITOLO 2

specie appartenenti ai generi Akkermansia, Chri- dieta in primis.


stensenellaceae e Bifidobacterium.
Anche probiotici, prebiotici e simbiotici posso-
Questa evidenza, unita a studi che comparano il no essere d’aiuto. I probiotici sono alimenti che
microbiota intestinale di individui sani con quello contengono ceppi batterici “buoni”, che riescono
di persone affette da patologie come il diabete ad arrivare vivi fino al nostro intestino e a coloniz-
e l’obesità, lascia supporre che ci siano specie zarlo. I prebiotici, invece, sono sostanze non dige-
microbiche “buone” e altre “cattive”. Qui, tuttavia, ribili come le fibre idrosolubili, che raggiungono il
una precisazione è d’obbligo: non esistono specie tratto intestinale e nutrono i batteri. Il processo
batteriche buone e cattive in assoluto, ma la bon- con cui i batteri demoliscono le fibre si chiama
tà di un ceppo batterico dipende più che altro dal fermentazione e i suoi prodotti di scarto sono in
suo equilibrio nell’ecosistema intestinale. realtà utili al nostro organismo. Infine vengono
chiamati simbiotici quei composti che contengo-
Dieta, probiotici, prebiotici e simbiotici no sia probiotici sia prebiotici.
Con l’età, dunque, mantenere la diversità dei
ceppi batterici diventa sempre più importante, Sebbene servano ulteriori studi, i dati
così da invecchiare più lentamente e meglio. suggeriscono che questi piccoli interventi di
Ma come? I microbi sono sensibili all’ambiente, modulazione del microbiota intestinale, se
ossia agli stimoli che provengono dall’organismo assunti sotto controllo medico e con criterio,
ospite, Pertanto tutto quello che facciamo incide possano favorire la salute complessiva, riducendo
potenzialmente sul microbiota intestinale, dieta l’infiammazione e migliorando la funzionalità del
in primis. sistema immunitario. Infine, anche mantenersi
attivi e ben inseriti nel tessuto sociale avrebbe un
Proprio perché il microbiota di ciascuno di noi è peso. La biodiversità del microbiota intestinale
unico, non esiste una dieta che vada bene per tut- nell’anziano, infatti, appare diminuire in contesti
ti. La regola generale è di seguire un’alimentazio- di maggior isolamento.
ne varia, che includa cibi di derivazione sia anima-
le che vegetale, aiuta a aumentare la biodiversità
microbica intestinale. Tuttavia oggi abbiamo la
possibilità di monitorare il microbiota grazie a
test su campioni fecali che ci danno informazioni
utili per la gestione di una dieta personalizzata.

Tutto quello che facciamo


incide potenzialmente sul
microbiota intestinale,

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d’uso NeuroProtection
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19, alla luce
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CAPITOLO 3

Come agire
per promuovere
la longevità
Il nostro obiettivo è “semplice”: far ringiovanire fisicamente e cognitivamente
le persone in età adulta, per permettere loro di avere una vita piena a lungo.
Per fare questo, si stanno sviluppando soluzioni mirate, diagnostiche e
terapeutiche. Alcune sono sorprendentemente semplici, ma questo non deve
far cadere nell’illusione che sia stato banale comprenderle né, tanto meno,
che sia banale metterle in pratica.

È il caso del ruolo dell’attività fisica, per esempio: in pochi sanno quanto
possa essere importante anche per le funzioni cognitive. Anche il ruolo
della nutrizione viene spesso banalizzato. Ecco perché una lunga parte di
questo capitolo è dedicata a fare chiarezza su alimentazione, diete, digiuno
e nutraceutica. La ricerca SoLongevity è fortemente impegnata anche su
questo fronte, e riteniamo che sia fondamentale fare la nostra parte per
contribuire a creare una cultura nella popolazione su questo tema. Si parte
dalle basi, con indicazioni molto pratiche su come leggere un’etichetta di un
prodotto nutraceutico, sulla certificazione, sugli studi che possono portare al
loro sviluppo.

L’ultima parte si concentra su due delle cosiddette “molecole della longevità”:


il NAD+ e il glutatione. Cosa sono e perché se ne parla molto oggi? Ve lo
raccontiamo in queste pagine.

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CAPITOLO 3

Con lo sport si allena


anche la Memoria

Cosa troverai dell’attività fisica anche sulle capacità cognitive.


Dai risultati, infatti, è emerso che basterebbero
in questo articolo: appena 15 minuti al giorno di esercizio fisico
intenso (superiore all’80% della frequenza car-
Esiste Un filone della ricerca scientifica che
diaca massima), come la corsa o il ciclismo, per
indaga gli effetti dell’attività fisica sul cervello
migliorare la memoria e, in particolare, la capacità
L’attività fisica intensa sembra migliorare la
di memorizzare le sequenze di movimenti.
memoria procedurale
Qual è il ruolo degli endocannabinoidi sulla
plasticità sinaptica Bastano appena 15 minuti al
giorno di esercizio fisico inten-
Sport per allenare il cervello
so, come la corsa o il ciclismo,
Chi fa sport non allena solo i muscoli, ma anche il
cervello. La conferma arriva da un nuovo studio per migliorare la memoria.
pubblicato sulla rivista Scientific Reports da alcu-
ni neuroscienziati dell’Università di Ginevra, che Qual è il legame tra attività fisica e memoria?
confermano ancora una volta gli effetti benefici Molto spesso, subito dopo aver svolto un eserci-
zio fisico, soprattutto di resistenza, ci sentiamo
fisicamente e psicologicamente bene grazie agli
endocannabinoidi, molecole prodotte dall’organi-
smo durante lo sforzo, già note per aumentare la
plasticità delle sinapsi (i collegamenti tra i neu-
roni). Oltre alla sensazione di euforia, spiegano i
ricercatori, queste molecole si legano ai recettori
dell’ippocampo, la principale struttura cerebra-
le deputata alla memoria. In questo studio, gli
scienziati hanno chiesto a un gruppo di 15 ragazzi
(non atleti) di eseguire un test di memoria proce-
durale dopo 30 minuti di ciclismo moderato, dopo
15 minuti di ciclismo intenso e dopo un periodo di

53
CAPITOLO 3

riposo. Il test consisteva nel far vedere ai parte- caudato (una struttura cerebrale coinvolta nei
cipanti su uno schermo quattro punti posizionati processi motori). Inoltre, i livelli di endocanna-
uno accanto all’altro. Ogni volta che uno dei punti binoidi seguivano la stessa curva: maggiore era
si trasformava in una stella, il partecipante do- il livello dopo un intenso sforzo fisico, tanto più
veva premere il pulsante corrispondente il più il cervello risultava “attivato” e migliori erano le
rapidamente possibile. La sequenza era predefi- prestazioni. Gli endocannabinoidi – sottolineano
nita e ripetitiva, e serviva a valutare come veniva- i ricercatori – possono agire su un meccanismo
no appresi i movimenti in sequenza, appunto, in chiamato LTP (potenziamento a lungo termine),
modo molto simile a quando impariamo a digitare che consiste in un rafforzamento della trasmissio-
rapidamente sulla tastiera del computer o dello ne del segnale tra due neuroni, che aiuta il conso-
smartphone. lidamento della memoria.

L’azione degli endocannabinoidi Gli endocannabinoidi, prodotti


Dopo aver osservato che un intenso allenamento
era associato a prestazioni migliori, i ricercato-
dall’organismo durante lo sfor-
ri hanno sottoposto i partecipanti a risonanza zo fisico, agiscono sulla plasti-
magnetica per monitorare i cambiamenti nell’at- cità sinaptica.
tivazione delle strutture cerebrali, e a esami del
sangue per misurare i livelli degli endocannabi- Lo sport per “ringiovanire” il cervello e preveni-
noidi. Dalle analisi è emerso che migliori erano le re l’Alzheimer
prestazioni, più si attivava l’ippocampo e il nucleo Uno studio precedente, svolto sempre dallo

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CAPITOLO 3

stesso team, aveva già dimostrato i benefici dello


sport su un altro tipo di memoria, quella associa-
tiva. Ma, contrariamente a quanto mostrato qui,
era stato osservato che un allenamento di inten-
sità moderata, e non elevata, produce i risultati
migliori. Secondo i ricercatori, questo si spiega
con il fatto che non tutte le forme di memoria
utilizzano gli stessi meccanismi cerebrali, così
come non tutti i tipi di attività fisica hanno gli
stessi effetti. Il loro prossimo passo sarà quello di
concentrarsi sui disturbi della memoria, e in par-
ticolare studiare chi è ad alto rischio di sviluppare
la malattia di Alzheimer, una direzione già intra-
presa da numerosi gruppi di ricerca. Sullo stesso
filone, altri studi (tra cui uno pubblicato su Scien-
ce) suggeriscono che l’esercizio fisico possa per-
sino invertire il processo di invecchiamento del
cervello. A partire dalle evidenze presenti nella
letteratura scientifica, SoLongevity ha sviluppato
dei protocolli mirati che integrano attività fisica e
potenziamento delle capacità cognitive all’interno
dell’Age360 Program.

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CAPITOLO 3

Quale dieta seguire per


guadagnare in salute? Una
breve guida per orientarsi
Cosa troverai diete, analizzate dal un punto di vista medi-
co-scientifico dagli esperti dell’Harvard Medical
in questo articolo: School.

I principi su cui si basano sette tra le diete più


1. La Dieta Mediterranea
popolari
Per noi molto familiare, la dieta mediterranea è
Pro e contro, dal punto di vista della salute
considerata un regime alimentare tra i migliori
Il nesso tra regimi alimentari e sirtuine, le
per la salute. È ricca di cibi a base vegetale, in par-
proteine della longevità
ticolare cereali integrali, verdura, legumi, frutta
fresca e secca, erbe e spezie, ed enfatizza l’utiliz-
I regimi alimentari per la Salute
zo dell’olio di oliva come fonte di grassi “buoni”. La
Un’indagine su Google Trends ha stilato la classi-
carne, invece, è presente in minor quantità, con
fica dei modelli alimentari più gettonati: a salire
le proteine animali che vengono assunte preva-
sul gradino più alto del podio c’è la dieta chetoge-
lentemente tramite il pesce e i frutti di mare. In
nica (o keto), seguita dal digiuno intermittente e
numerosi studi è stato evidenziato come la dieta
dalla paleodieta. Per aiutare i lettori a orientarsi,
mediterranea riduca i tassi di diabete, l’incidenza
SoLongevity propone una breve rassegna delle
e la mortalità del cancro e delle malattie cardio-
vascolari (in uno studio clinico è stata dimostrata
la possibilità di ridurre del 30% il rischio di ictus),
il declino cognitivo legato all’invecchiamento e
l’obesità.

Inoltre, si assiste a un sempre crescente interes-


se per gli effetti della dieta mediterranea sulle
funzionalità cognitive e sull’invecchiamento. In
particolare, gli antiossidanti contenuti in molti
dei cibi presenti in questa dieta possono avere un
effetto protettivo nei confronti del danno cellula-
re legato a stati di infiammazione e nei confronti

56
CAPITOLO 3

anche di specifiche regioni del Dna, chiamate latticini a basso contenuto di grassi e la riduzio-
telomeri (ne abbiamo parlato nel primo capitolo ne del consumo di grassi saturi, zuccheri, cereali
di questo libro). raffinati e sale. In particolare, prevede il consumo
del 52-55% di carboidrati, tra il 16 e il 18% di pro-
teine e del 30% dei grassi. La quantità di sodio,
inoltre, non deve superare i 2.400mg giornalieri.
Sul sito del National Heart Lung and Blood Insti-
tute (Nhlbi) sono disponibili alcuni esempi basati
su 1600, 2000 o 2600 calorie al giorno.

3. La Dieta Chetogenica
La dieta chetogenica, in breve keto, è un piano
alimentare a basso contenuto di carboidrati
(generalmente non si superano i 50 gr al giorno) e
ricco di grassi vegetali (per esempio quelli conte-
nuti nell’avocado), sia saturi che insaturi (in media

La dieta mediterranea proteg- il 70-80% delle calorie totali giornaliere). Più nel
dettaglio, prevede il consumo del 5-10% di car-
ge i telomeri, le regioni del Dna boidrati e 10-20% di proteine.
legate all’invecchiamento.
In questa alimentazione, l’organismo viene so-
2. La Dieta DASH stanzialmente privato del glucosio, principale
Presentata per la prima volta nel 1996 durante fonte di energia per tutte le cellule e che si ot-
il meeting annuale dell’American Heart Asso- tiene mangiando carboidrati. Durante il digiuno,
ciation e pubblicata sul New England Journal of o quando si mangiano pochissimi carboidrati, il
Medicine nel 1997, la Dash (Acronimo di Dietary corpo estrae per prima cosa il glucosio immagaz-
Approaches to Stop Hypertension) è un regime zinato nel fegato e nei muscoli, fino a quando, nei
alimentare inizialmente raccomandato per l’iper- 3-4 giorni successivi, il glucosio disponibile non
tensione, ma che viene consigliato ormai sempre sarà completamente esaurito. A questo punto
più spesso per i suoi effetti benefici a più ampio l’organismo comincia a bruciare il grasso, produ-
spettro sulla salute in generale: può infatti ridurre cendo per via epatica i corpi chetonici, fonti da cui
i fattori di rischio delle malattie cardiovascolari, ricava l’energia di cui ha bisogno.
come pressione arteriosa, obesità e diabete di
tipo 2. Questo regime viene utilizzato da tempo per
trattare condizioni mediche specifiche, come per
Questa dieta prevede l’assunzione di carboidrati, esempio il diabete e l’epilessia. Tuttavia, negli ul-
carne bianca, frutta, verdura, cereali integrali e timi anni, questo piano alimentare si è dimostrato

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CAPITOLO 3

valido sia per la perdita di peso sia per migliorare il digiuno per il resto della giornata).
altri parametri, come l’ipertensione ed elevati li-
velli di colesterolo e trigliceridi. Se seguita per un Alla base di questa dieta vi è il fatto che lo stress
lungo periodo, tuttavia, potrebbe avere alcuni ef- generato dal digiuno intermittente attiva una
fetti collaterali, come osteoporosi, calcoli renali e serie di cambiamenti metabolici positivi, come
problemi cardiaci. È fondamentali, quindi, essere la riduzione dei livelli di trigliceridi e colesterolo
seguiti da un esperto in scienze della nutrizione: il “cattivo”, riduzione della pressione arteriosa, del
fai-da-te è più che mai sconsigliato. peso corporeo, della massa grassa e della glice-
mia. Tuttavia, il digiuno intermittente è altamente
sconsigliato per alcune categorie di persone,
tra cui chi soffre di diabete e disturbi alimentari
(anoressia o bulimia), chi fa uso di farmaci che
richiedono l’assunzione di cibo, per gli adolescenti
e, infine, per le donne in gravidanza o in allatta-
mento.

L’idea della Keto è di privare


l’organismo di glucosio, princi-
pale fonte di energia per tutte
le cellule e che si ottiene man-
giando carboidrati.

4. Il Digiuno Intermittente Lo stress generato dal digiuno


Il digiuno intermittente consiste in un regime ali- intermittente attiva una serie
mentare che alterna brevi periodi di digiuno (o di di cambiamenti metabolici
significativa restrizione calorica) a periodi in cui il
consumo di cibo avviene senza alcuna limitazione.
positivi.
Gli “schemi” possono variare: molto comune è il
digiuno a giorni alterni, oppure con una specifica
5. La Dieta vegetariana e vegana
cadenza settimanale (2 giorni fissi su 5) o, ancora,
Come è noto, la dieta vegetariana è caratterizzata
ad orario (es. si mangia tra le 8 e le 15 e si osserva

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CAPITOLO 3

prevalentemente da alimenti di origine vegetale: sodio e zuccheri raffinati. I grassi monoinsaturi e


ortaggi, cereali, semi, legumi, frutta, sia fresca che polinsaturi, compresi i grassi omega-3 Epa e Dha,
secca, mentre sono esclusi del tutto sia la carne vengono assunti principalmente da pesce di mare,
– rossa e bianca – sia il pesce e, possibilmente, le avocado, olio d’oliva, noci e semi. Sono, invece,
uova. Nella dieta vegana si escludono anche tutti i del tutto vietati cereali integrali, cereali raffinati,
prodotti di origine animale, compresi i formaggi e zuccheri, latticini, patate bianche, legumi (arachi-
il miele, e le proteine assunte sono tutte di origi- di, fagioli, lenticchie), alcol, caffè, sale, oli vegetali
ne vegetale. Sebbene questo regime alimentare raffinati (la colza) e, in generale, la maggior parte
riduca i tassi di diabete, malattie cardiovascolari degli alimenti trasformati.
e obesità, può a volte provocare una carenza di
nutrienti e vitamine, specialmente la B12, per cui C’è però una diatriba su quali cibi fossero utiliz-
diventa necessaria un’attenta integrazione nutri- zati nel lontano passato (anche a seconda delle
zionale. diverse aree geografiche), con la conseguenza
che non esiste una sola “vera” paleodieta. Ad
ogni modo, alcuni studi randomizzati hanno
dimostrato che nel breve periodo questo tipo di
alimentazione produce dei benefici, in particolare
la riduzione del peso, della circonferenza vita e
della pressione arteriosa, mentre aumenterebbe
la sensibilità all’insulina e il miglioramento di altri
parametri. Di contro, escludere intere categorie
di cibi – oltre ad essere oneroso dal punto di vista
del tempo e dei costi – può portare a carenze
nutrizionali, in particolare di calcio, vitamine D e
B, e a uno scarso apporto di fibre. Ci sono infine
preoccupazioni sull’elevato consumo di carni
6. La Paleodieta rosse, notoriamente legato al rischio di diverse
L’idea alla base della dieta paleolitica, o in breve patologie.
paleo, è quella di riproporre il “menù” dei nostri
antichissimi antenati vissuti più di 2 milioni di anni 7. La Dieta SIRT
fa, che consisteva in carni magre, pesce, frutta, Della dieta Sirt si parla da tempo ed è diventata
verdura, bulbi e semi. molto popolare grazie alla cantante Adele. Ma
al di là dello schema e delle ricette proposte da
È caratterizzata da un consumo elevato di fibre e chi la promuove per perdere peso, il razionale
proteine, moderato di grassi (principalmente da scientifico alla base è interessante da diversi
grassi insaturi), basso di carboidrati (in partico- punti di vista.
lare quelli ad alto indice glicemico), e povero di

Sapere. Misurare. Agire. © Testi riservati SoLongevity Nutraceuticals srl 59


CAPITOLO 3

La dieta si basa sul fatto che determinati com-


posti e nutrienti, detti sirtfood, sono in grado di
attivare alcuni geni che codificano per le sirtuine,
le proteine che aiutano le cellule a sopravvivere
in condizioni di stress ambientale (ne abbiamo
parlato nel capitolo 1). Alcuni di questi composti
si trovano, per esempio, nell’olio di oliva, nell’uva
rossa, nelle cipolle, nelle mele, nei capperi, nei
cavoli, nel prezzemolo. Ma le sirtuine vengono at-
tivate anche in condizioni di digiuno o restrizione
calorica. Da diversi anni, infatti, si studia il ruolo
di questi composti e della restrizione calorica
nel prevenire malattie croniche e nel favorire un
invecchiamento in salute.

SoLongevity sta conducendo da tempo ricer-


che nell’ambito delle sirtuine e sugli elementi
nutrizionali che possono aiutare a prevenire le
patologie dell’invecchiamento. All’interno del
Programma Age360, ha messo a punto il proto-
collo Metabolic Rebalance che prevede un piano
nutrizionale personalizzato, supportato dall’inte-
grazione alimentare, che mira proprio all’attiva-
zione dei geni della longevità.

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CAPITOLO 3

Esiste una dieta della


longevità? E qual è il
periodo ottimale di digiuno?
Cosa troverai della longevità”? Il termine è ovviamente “laico”,
ma è certamente possibile adottare un approccio
in questo articolo: scientifico che consideri gli effetti sull’organismo
e sulla salute dell’apporto calorico, della qualità
Quali sono le regole nutrizionali della dieta
e della composizione del cibo che ingeriamo, e
della longevità secondo le nostre attuali
anche delle modalità con cui questo avviene:
conoscenze
per esempio la frequenza con cui mangiamo e gli
Qual è il periodo di digiuno ottimale per
intervalli del digiuno.
guadagnare in salute
La dieta della longevità non è finalizzata alla
A fare il punto sulle conoscenze sull’argomento
perdita di peso
è un articolo pubblicato su Cell a firma di Valter
Longo, professore di Biogerontologia e diret-
Ha senso parlare di una dieta della longevità?
tore del Longevity Institute della University of
Ciò che mangiamo, molto più di altre cose, è in
Southern California di Los Angeles, e di Rozalyn
grado di determinare il nostro stato di salute e la
Anderson dell’University of Wisconsin. I due
nostra predisposizione a sviluppare malattie nel
scienziati hanno esaminato centinaia di studi su
corso della vita. Ma ha senso parlare di una “dieta
nutrizione, malattie e longevità e li hanno com-
binati con i propri studi sui nutrienti e sull’invec-
chiamento. L’analisi ha incluso diete famose, come
la restrizione delle calorie totali, la dieta chetoge-
nica ricca di grassi e povera di carboidrati, le diete
vegetariane e vegane e la dieta mediterranea.

“Abbiamo esplorato il legame tra nutrienti, digiu-


no, geni e longevità nelle specie a vita breve e li
abbiamo collegati a studi clinici ed epidemiologici
nei primati non umani e umani, compresi i cen-
tenari”, spiega Longo: “Adottando un approccio
multi-sistema basato su oltre un secolo di ricerca,

61
CAPITOLO 3

possiamo cominciare a definire una dieta per la più autentica.


longevità che rappresenti una solida base per
le raccomandazioni nutrizionali e per la ricerca Riassumendo, quindi, secondo Longo: molti
futura”. legumi, cereali integrali e verdure, un po’ di pesce,
niente carne rossa o lavorata e pochissima carne
La review ha considerato anche le diverse forme bianca. Pochi anche gli zuccheri semplici e i cerea-
di digiuno, tra cui la cosiddetta dieta mima-digiu- li raffinati, e includere la frutta secca, l’olio d’oliva
no (una dieta a breve termine che stimola una e un po’ di cioccolato fondente.
risposta dell’organismo simile a quella che si ot-
tiene con il digiuno del corpo), il digiuno intermit- La dieta della longevità è
tente (che prevede il digiuno per un certo numero
di ore ogni giorno) e il digiuno periodico (periodi
portare a tavola un approccio
di due o più giorni di digiuno durante il mese). scientifico che considera
gli effetti sull’organismo
Oltre ad esaminare i dati sulla durata della vita
da studi epidemiologici, Longo e Anderson hanno
e sulla salute dell’apporto
collegato questi studi a specifici fattori dell’a- calorico, della qualità e della
limentazione che regolano alcuni meccanismi composizione del cibo, ma
epigenetici condivisi dalle specie animali (umani
compresi) che, a loro volta, influenzano marcatori
anche della modalità del
di rischio di malattie, come i livelli di insulina, la consumo dei pasti.
proteina C-reattiva, fattori di crescita e coleste-
rolo. Qual è l’intervallo ideale di digiuno tra un pasto
e l’altro?
Cosa mangiare? Per quel che riguarda i tempi, invece, emerge che
Dalla revisione di questi studi emerge che, dal i pasti della giornata dovrebbero essere consu-
punto di vista strettamente nutrizionale, una mati all’interno di una finestra temporale di 11-12
dieta ottimale dovrebbe prevedere un apporto da ore, consentendo un periodo di digiuno giornalie-
moderato ad alto di carboidrati da fonti non raffi- ro per le restanti 12-13 ore. Inoltre, un ciclo di 5
nate (come i cereali in chicco o farine integrali), un giorni di digiuno o di dieta mima-digiuno ogni 3-4
apporto proteico basso ma sufficiente e da fonti mesi sembra contribuire a ridurre la resistenza
prevalentemente vegetali (legumi e loro deriva- all’insulina, la pressione arteriosa e altri fattori di
ti, per lo più) e una quantità di grassi di origine rischio di diabete e malattie cardiovascolari.
vegetale (olio di oliva, frutta secca e semi oleosi)
sufficiente a fornire circa il 30% del fabbisogno Le stesse regole valgono per tutti?
energetico. Insomma, qualcosa di molto vicino Per attuare la dieta della longevità, comunque,
alla nostra dieta mediterranea nella sua versione non esistono dettami universali. La dieta dovreb-

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CAPITOLO 3

be essere adattata alle singole persone in base al corporea o rischio metabolico di sviluppare ma-
sesso, all’età, allo stato di salute e alla genetica. lattie cardiovascolari e legate all’obesità.
All’aumentare dell’età, per esempio, bisognereb-
be aumentare la quantità di proteine per contra- Longo continuerà le sue ricerche sulla dieta della
stare la fragilità e la fisiologica perdita di massa longevità: la prossima coinvolgerà circa 500 per-
corporea magra, cioè di muscoli. sone e si svolgerà nel Sud Italia. Questo perché vi
sono delle somiglianze, ma anche delle differenze,
È importante rivolgersi sempre a uno specialista tra i consigli nutrizionali emersi dagli studi con-
della nutrizione per personalizzare un piano che dotti finora e la dieta mediterranea seguita nelle
sia incentrato su piccoli cambiamenti che possono cosiddette “zone blu”, quelle che vedono un’alta
essere facilmente adottati per tutta la vita, piut- percentuale di centenari, come la Sardegna in Ita-
tosto che cercare di attuare grandi cambiamenti, lia, Okinawa in Giappone e Loma Linda in Califor-
che spesso danno risultati solo temporanei. nia. Le diete tipiche di questi luoghi sono spesso
basate su verdure e pesce e sono relativamente

“La dieta della longevità non è povere di proteine. Il loro studio, insieme a tutte
le conoscenze pregresse, sarà la base di partenza
una restrizione dietetica fina- per comprendere come dovrà evolvere il concet-
lizzata solo alla perdita di peso, to di dieta della longevità.
ma uno stile di vita incentrato
sul rallentamento dell’invec-
chiamento” – Valter Longo

La dieta della longevità è utile anche per per-


dere peso?
Spesso, infatti, associamo al concetto di dieta
quello di perdita di peso, ma la dieta della longevi-
tà, il digiuno intermittente e la dieta mima-digiu-
no non sono volti al dimagrimento. Lo dimostra
anche uno studio pubblicato sul New England
Journal of Medicine, che ha seguito 139 pazienti
obesi per un periodo di 12 mesi, prescrivendo
loro un regime di ristrettezza calorica e, in alcuni
casi, anche di digiuno intermittente. I risultati
hanno mostrato che non vi è differenza fra coloro
che hanno seguito la dieta con o senza digiuno
intermittente in termini di peso, composizione

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CAPITOLO 3

Integratori Alimentari
Ne abbiamo bisogno? Se sì,
di quali e quanti? (Prima parte)
Cosa troverai non esiste un’integrazione alimentare universale,
valida per tutti e per sempre. Cominciamo quindi
in questo articolo: un piccolo viaggio nel complesso mondo dell’inte-
grazione alimentare, cercando di stilare una sorta
Cos’è un piano di integrazione e come si
di guida che ha come obiettivo quello di spiegare
costruisce
le basi di questa affascinante scienza in continua
I fattori di cui tenere conto
evoluzione.
L’importanza di mettere a fuoco gli obiettivi
individuali
Più che focalizzarci sulla scelta di questo o quel
prodotto, e prima ancora di chiedersi quali siano i
Quanti si sono trovati, in farmacia o al supermer-
migliori integratori alimentari in base alle nostre
cato o in erboristeria, davanti agli scaffali dedi-
esigenze specifiche, quello che bisogna fare è
cati agli integratori alimentari pensando “quanti
interrogarsi e definire, anche con l’aiuto di profes-
prodotti… come faccio a scegliere?”. La risposta
sionisti, se davvero abbiamo bisogno di integrare
a questa domanda non è affatto banale. Per
la nostra alimentazione, quando ricorrere a degli
arrivarci è fondamentale specificare che, contra-
integratori e in quale misura.
riamente a quanto alcuni claim lasciano credere,

Non esiste un’integrazione ali-


mentare universale, valida per
tutti e per sempre.

Integratori alimentari, quando prenderli?


Bombardate dalle pubblicità, molte persone si
convincono che assumendo, per esempio, più vi-
tamine e minerali staranno meglio. Ma la maggior
parte di noi assume già la giusta quantità di molti
micronutrienti: aggiungere sostanze che sono
presenti in quantità sufficiente non dà un reale

64
CAPITOLO 3

vantaggio all’organismo, che tenderà a eliminare il metaboliche ed è antiossidante, per cui protegge
surplus. Assumere certi tipi di integratori vitami- dall’azione nociva dei radicali liberi) si riduce di ol-
nici o di altri microelementi (ferro, calcio e anche tre il 40% tra i 40 e i 70 anni. Necessità, metaboli-
vitamina C) in quantità eccessiva o per un tempo smo, equilibrio ormonale cambiano con il passare
troppo lungo può addirittura avere degli effetti del tempo: a ogni età il suo piano di integrazione
avversi. Alcuni elementi, inoltre, se combinati in alimentare, dunque.
modo sbagliato annullano i propri benefici.
Integratori alimentari e genere
Inoltre, bisogna partire da una riflessione su se Anche il genere di una persona influisce sulla ste-
stessi. Molto probabilmente quello di cui abbiamo sura del piano di integrazione: maschi e femmine
bisogno in alcuni momenti della nostra vita non possono avere esigenze diverse per quantità e
è un singolo prodotto, ma un piano bilanciato di tipo di sostanze. Differenze che si accentuano
integrazione alimentare. Che, va sottolineato, quando sopraggiungono determinate condizioni
deve cambiare nel tempo perché noi cambiamo. Il fisiologiche, come la gravidanza o la menopausa.
consiglio, dunque, è quello di rivolgersi in primis
al medico di base e poi a un professionista della
Bisogna rivolgersi a
nutrizione che, anche attraverso esami specifici,
ci aiutino a identificare eventuali deficit alla luce
professionisti della salute e
della nostra età, del genere, dello stile alimentare, della nutrizione per stendere
delle condizioni fisiche e di eventuali condizioni un piano di integrazione
pre-patologiche o patologie. E, non in ultimo, dei
nostri obiettivi.
alimentare che tenga conto
dell’età, del genere, delle
Integratori alimentari ed età condizioni fisiche, di eventuali
Nel momento in cui si stende un piano di integra-
zione alimentare bisogna tener conto dell’età,
patologie e degli obiettivi.
perché questa può suggerire la necessità di un
certo tipo di integrazione piuttosto che di un Integratori alimentari e condizione fisica
altro. I bambini piccoli e le donne in menopausa Il piano di integrazione alimentare deve tenere
e gli anziani, per esempio, possono aver bisogno conto delle abitudini di vita (per esempio vegane-
di aiuto per integrare la vitamina D. Parlando di simo e vegetarianesimo) e delle condizioni fisiche
integratori alimentari per anziani, ancora, bisogna della persona (anche un’intolleranza alimentare
tenere presente che esistono carenze tipiche può fare la differenza). Bisogna poi tenere pre-
dell’età avanzata, per esempio dovute alla diffi- sente se ci sono condizioni pre-patologiche su cui
coltà ad assorbire vitamina B12 o il fatto che il è possibile intervenire o patologie già conclamate.
NAD (il Nicotinammide Adenina Dinucleotide, In quest’ultimo caso, la malattia stessa o i farmaci
un coenzima che interviene in molte reazioni utilizzati possono influenzare la disponibilità dei
nutrienti.

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Integratori alimentari e obiettivi individuali
Tracciato il profilo della persona, l’altro grande
fattore da cui dipende la stesura di un buon piano
di integrazione alimentare è definire i suoi obiet-
tivi, e cioè rispondere alla domanda “che cosa
voglio ottenere?”. Un obiettivo potrebbe essere il
miglioramento delle performance cognitive in un
momento di particolare affaticamento o in vista di
un periodo di lavoro intenso, oppure il recupero
nel post-Covid.

Ancora, il nostro obiettivo può essere quello di


assumere integratori alimentari sportivi ener-
gizzanti per aumentare le nostre performance
sportive, magari per rallentare la perdita di massa
muscolare tipica dell’età. Oppure ritardare gli
effetti del tempo sulla pelle, aumentare le difese
immunitarie, contrastare l’infiammazione, e così
via. In base alla risposta, si procederà con la scelta
dei prodotti e dei dosaggi coerenti allo scopo.

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CAPITOLO 3

Integratori Alimentari
Le domande da farsi
per sceglierli bene (Seconda parte)
Cosa troverai riferire a un professionista della nutrizione per
procedere agli opportuni approfondimenti e a
in questo articolo: stilare un piano di integrazione su misura.

Un elenco delle cose di cui tenere conto


Come mi sento?
prima di cominciare un piano di integrazione
È certamente la prima domanda da cui partire
alimentare
e include il benessere sia psicologico sia fisico
L’importanza di misurare i propri fabbisogni
sia cognitivo. Ci sono condizioni fisiologiche che
Su quali parametri valutare l’efficacia di un
richiedono attenzioni particolari. Per le donne,
integratore
per esempio, sono la gravidanza, l’allattamento e
la perimenopausa e la post-menopausa. Essere
Come abbiamo anticipato nel primo articolo di
seguiti da professionisti in questi casi è davve-
questa piccola guida, l’integrazione alimentare
ro d’obbligo, perché il metabolismo cambia in
non è universale. Ma, in pratica, che cosa vuol
modo notevole. Va da sé che questa domanda
dire? Per capirlo vi proponiamo una serie di do-
ne contiene implicitamente un’altra: quanti anni
mande che possono aiutarvi a tracciare un primo
ho? Attenzione, però, perché non esiste solo l’età
profilo personale, ad appuntare quegli aspetti da

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CAPITOLO 3

anagrafica, ma anche l’età biologica, fortemente semplice, complici la cronica mancanza di tempo e
influenzata sia dalla genetica sia dallo stile di vita lo stress che attanagliano le nostre vite. E spesso
(ne abbiamo parlato nel capitolo 2). si crede di mangiare molto meglio di quanto non
si faccia in realtà. Per avere un’idea della nostra
Ho malattie? dieta, il consiglio è di tenere un diario per qualche
Gli integratori alimentari sono farmaci? È una settimana: se qualcosa manca o viene consumata
domanda che si pongono in molti e la risposta è in modo eccessivo salterà subito all’occhio: se non
no. Questo, però, non vuol dire che non abbiano al vostro, di certo a quello di un nutrizionista.
effetti sulla salute: possono, al contrario, essere
molto utili, soprattutto a scopo preventivo. Come Soffro di intolleranze o allergie alimentari, o
abbiamo già ricordato, anche una semplice ga- condizioni che incidono sull’assorbimento dei
strite può modificare l’assorbimento di nutrienti. nutrienti?
Un check up della proprie condizioni di salute è Se la risposta è sì, questa è un’informazione es-
sempre utile, perché aiuta anche a prendere co- senziale da riferire alle persone che vi aiuteranno
scienza di alcune condizioni che magari non sono a stendere il vostro piano di integrazione ali-
ancora patologiche, il cui rischio aumenta con mentare. Il medico, se già non ne è a conoscenza,
l’avanzare dell’età – e su cui è possibile interveni- potrà prescrivere degli esami di approfondimento
re. Prendiamo, ad esempio, la dislipidemia o altre per accertare la presenza del disturbo e quanto
condizioni che possono portare alla sindrome influenzi l’apporto di nutrienti. Risultati alla mano,
metabolica, spesso sottodiagnosticata. La sin- si procederà a colmare eventuali deficit sce-
drome metabolica incide anche dal punto di vista gliendo i prodotti più adatti. Anche una semplice
farmacologico, perché alcuni medicinali interferi- gastrite, per esempio, può modificare la capacità
scono con l’assorbimento e la sintesi dei principi del nostro organismo di digerire e assorbire le so-
nutritivi. A titolo di esempio, le statine riducono stanze nutritive, per cui anche la formulazione e il
l’assorbimento della vitamina Q10, i betabloccan- dosaggio di un integratore potrebbero cambiare.
ti e i diuretici interferiscono con il gruppo delle
vitamine B e con gli oligominerali, il paracetamolo Seguo un regime alimentare particolare?
interferisce con la produzione endogena di gluta- Le persone che seguono regimi alimentari che
tione. escludono alcuni cibi, se non riescono a bilancia-
re e a diversificare a sufficienza la propria dieta,
Come mangio? hanno maggiori possibilità di soffrire di deficit.
L’abbiamo già menzionato, ma è bene sottolinear- Le persone vegane, per esempio, dal momen-
lo: molti di noi riescono ad assumere la quantità to che escludono qualsiasi alimento di origine
sufficiente di vitamine, minerali e gli altri nutrienti animale, rischiano più facilmente di non assumere
attraverso l’alimentazione. La dieta, però, deve abbastanza vitamina B12 e alcuni aminoacidi
essere molto varia e ben bilanciata, sul model- essenziali. Lo stesso può accadere alle persone
lo della dieta mediterranea. Non sempre è così anziane. Anche chi sta semplicemente a dieta, ma-

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CAPITOLO 3

gari seguendo la moda del momento, può avere di integrazione specifici. Esiste la possibilità di
carenze. A questo proposito, va ricordato che gli valutare lo stato e l’eventuale carenza di tutti i
integratori alimentari assunti nel modo adeguato maggiori gruppi vitaminici (per esempio A, D, K,
non fanno ingrassare. C, B) e anche degli oligoelementi (rame, ferro,
etc.). Questi esami sono a volte costosi: la spesa
può aggirarsi intorno a qualche centinaio di euro
se li si volesse fare tutti, ed è per questa ragione
che non vengono normalmente prescritti dal
medico di famiglia se non in presenza di sintomi di
carenza evidenti. In realtà, però, è un investimen-
to molto utile per chi voglia avviare un program-
ma di alimentazione e integrazione alimentare su
misura, e anticipare le problematiche fisiologiche
e patologiche connesse alla mancanza di principi
nutrizionali di base. È un controllo che andrebbe
ripetuto periodicamente, in particolare durante i
passaggi importanti della nostra vita.

Foto. Praticare attività fisica, soprattutto se frequen-


Prima del colloquio con il
te e ad alta intensità, può condizionare il fabbisogno
di nutrienti.
medico e il professionista della
nutrizione è utile tracciare
Faccio attività fisica? Se sì, di che tipo e a che un primo profilo personale e
livello?
È anche importante inquadrare il nostro stile
definire i propri obiettivi.
di vita. Il fabbisogno di nutrienti, infatti, cambia
in base ai consumi e alle esigenze, anche al tipo Quali sono i miei obiettivi?
di attività fisica e alla frequenza e all’intensità I motivi per cui una persona comincia a riflettere
dell’allenamento. A titolo di esempio, per chi fa un sulla necessità di integrare la propria alimenta-
training regolare (3 volte alla settimana, 30′), la zione possono essere i più disparati: le soluzioni
sua dominante - aerobico o anaerobico, intenso o saranno dunque altrettanto varie e specifiche per
di resistenza - può suggerire piani di integrazione l’obiettivo che si vuole conseguire. Certe persone,
completamente diversi. per esempio, sono più predisposte di altre ai ma-
lanni di stagione e potrebbero cercare un modo
Quali esami sono utili? per supportare le proprie difese immunitarie.
La diagnostica di laboratorio ci può aiutare enor- Altre soffrono di cistiti ricorrenti e hanno bisogno
memente a comprendere le carenze e i fabbisogni di riequilibrare il proprio microbiota. L’importante
è stabilire l’obiettivo a priori, e capire con un nu-

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CAPITOLO 3

trizionista o un medico esperto se esiste davvero


qualche prodotto valido, testato scientificamente,
che ha dimostrato di poterci aiutare. Una volta
individuati tali prodotti, bisogna capire se è pos-
sibile misurare l’efficacia su di noi. Le domande da
porsi allora sono

• Esistono dei parametri che posso misurare in


modo corretto e oggettivo per definire il mio
livello di partenza?
• Che tipo di risultati posso attendermi e dopo
quanto tempo di assunzione dell’integratore?
• Ogni quanto tempo devo rimisurare i
parametri?
• Oltre ad assumere integratori, cos’altro devo
fare per massimizzarne l’efficacia?

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CAPITOLO 3

Integratori Alimentari
Come valutarli? (Terza parte)

Cosa troverai tarsi può non essere semplice. Quali caratteristi-


che deve avere un buon integratore? In questa
in questo articolo: terza parte del nostro “viaggio” nel mondo dell’in-
tegrazione alimentare, capiamo insieme a cosa
Come leggere l’etichetta e valutare le
fare attenzione.
informazioni riportare
Cosa sono la bioaccessibilità e la
Etichetta
biodisponibilità dei nutrienti
Proprio come gli alimenti, anche gli integratori
Dove reperire altre informazioni per valutare i
devono essere dotati di un’etichetta che menzioni
prodotti
ogni singolo ingrediente in modo chiaro e traspa-
rente. I requisiti di etichettatura degli integratori
Ora che avete chiaro cosa sia un piano di inte-
alimentari sul mercato dell’UE sono stabiliti dalla
grazione alimentare e a quali domande bisogna
Direttiva 2002/46 /CE (normativa sugli integra-
rispondere perché sia davvero quello che fa per
tori alimentari recepita anche in Italia) e, come
voi, potete procedere (finalmente) con la scelta
specificato sul sito dell’Agenzia Europea per la
dei prodotti. Ogni anno, però, vengono immessi
Sicurezza Alimentare (EFSA), comprendono:
sul mercato oltre mille nuovi integratori e orien-

• i nomi delle categorie di sostanze nutritive


o sostanze che caratterizzano il prodotto o
un’indicazione della natura di tali sostanze o
sostanze nutritive;
• la porzione di prodotto consigliata per il con-
sumo quotidiano;
• l’avvertimento di non superare la dose quoti-
diana definita come raccomandabile;
• la raccomandazione di non usare gli integrato-
ri alimentari come sostituti di una dieta varia;
• la raccomandazione di tenere i prodotti fuori
dalla portata dei bambini.

71
CAPITOLO 3

Non tutti gli ingredienti presenti in etichetta forme di magnesio hanno le stesse proprietà
riportano un valore nutrizionale di riferimento, neurologiche.
perché la scienza nutrizionale non ha definito per • Un integratore alimentare viene considerato
tutti i principi nutrizionali un fabbisogno minimo affidabile quando si certifica la formula nel
del nostro organismo. La biochimica metabolica suo complesso, ossia esattamente quella che
è ancora un universo da esplorare e l’innovazione viene assunta dal consumatore.
nutrizionale va spesso più veloce della capacità
delle autorità competenti di regolamentare il Le formule possono essere certificate in vitro
mercato. (cioè su colture di cellule che riproducono l’am-
biente fisiologico del corpo su cui si vorrebbe
Certificazione intervenire), in vivo, e cioè su animali o su perso-
Una formula certificata implica che il prodotto è ne che assumono il prodotto e che si prestano a
stato testato per valutarne l’efficacia (che com- misurarne l’efficacia tramite esami sia di labora-
prende l’efficienza metabolica, la capacità funzio- torio sia funzionali, condotti da un team medico.
nale e la sicurezza) su specifici target fisiologici. Questi test in vivo si dividono in test osservazio-
nali e test clinici, quest’ultimi sono assimilabili a
Per assicurare la propria efficacia, In genere gli quelli di sviluppo di un farmaco.
integratori fanno riferimento al metodo dedutti-
vo: la formula è composta da ingredienti che sono Attenzione, dunque, alla letteratura scientifica
stati testati singolarmente per tolleranza, sicurez- a cui il prodotto fa riferimento: le dimostrazioni
za ed efficacia; quindi la formula che li combina è delle proprietà degli elementi e della formula non
testata, sicura ed efficace. Questo approccio, an- devono essere unicamente “di laboratorio”, ossia
che se logicamente valido, ha dei limiti intrinseci: ottenute in vitro o su modelli animali, ma anche
cliniche, con test sulle persone. La parte osserva-
• Gli ingredienti possono interagire tra zionale e clinica è ciò che fa la differenza tra un
loro, alterando i biochimismi che il singolo prodotto promettente (ma che ha ancora della
ingrediente sviluppa da solo; strada da fare) e uno consolidato e affidabile, che
• Gli ingredienti possono essere veicolati in ha dimostrato di avere un’efficacia negli esseri
un modo (polvere, gel, acqua, nanocapsule, umani.
liposomi, etc..) che influenza il valore di
efficacia e che non sempre è lo stesso È importante sapere che uno studio clinico pro-
utilizzato dal produttore nel test di efficacia e spettico prevede l’approvazione da parte di un
sicurezza; comitato etico che garantisce un controllo appro-
• Gli stessi ingredienti non hanno fondito della procedura di studio e delle modalità
necessariamente la stessa efficacia. A titolo di di esecuzione.
esempio, non tutti gli estratti di mirtillo hanno
la stessa capacità anti-ossidante; non tutte le Un integratore alimentare che testa la sua formu-

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CAPITOLO 3

la in laboratorio e in vivo (e quindi ha alle spalle bassa, perché il nostro corpo la “butterà via”. Va-
un percorso di validazione scientifica e clinica lutare se i nutrienti contenuti in certo integratore
rispetto al suo target fisiologico) viene classificato sono più o meno biodisponibili è un compito da
come nutraceutico. addetti ai lavori, per questo è importante rivol-
gersi a loro. In ogni caso, il fatto che chi vende un

Come per gli alimenti, prodotto si sia posto questo problema può già
essere un indicatore.
l’etichetta degli integratori
alimentari deve riportare I test clinici su esseri umani
ogni singolo ingrediente, fanno la differenza tra un
indicandone la natura, prodotto promettente e uno
il dosaggio giornaliero già consolidato e affidabile.
consigliato e gli avvertimenti
per un corretto utilizzo. Sinergie e antagonismi
Un prodotto affidabile tiene conto delle sinergie
e degli antagonismi tra sostanze. Alcuni nutrien-
Bioaccessibilità e biodisponibilità
ti, infatti, stanno bene insieme e possono, per
Un buon integratore alimentare è progettato per
esempio, favorire l’assorbimento l’uno dell’altro.
fornire un contributo utile al metabolismo umano
Altre sostanze, invece, non vanno d’accordo e la
e ai diversi target fisiologici desiderati. Perché
loro assunzione contemporanea può annullarne
questo sia possibile è indispensabile tenere conto
i benefici. Un esempio è quello della vitamina B1
di due caratteristiche: la bioaccessibilità e la bio-
(o tiamina): l’allicina la converte in una forma che
disponibilità.
viene assorbita più facilmente, mentre alcuni po-
lifenoli (acido caffeico, acido clorogenico e acido
La bioaccessibilità rappresenta quella frazione
tannico) e flavonoidi (quercetina e rutina) interfe-
del prodotto alimentare utile ai fini metabolici e
riscono con il suo assorbimento.
nutrizionali. In pratica, è la parte che viene libera-
ta dalla digestione per essere assorbita nell’inte-
Produzione
stino.
Ulteriore informazione da considerare nella valu-
tazione di un integratore alimentare è la catena di
La biodisponibilità, invece, è proprio quella per-
produzione: dove è stato realizzato il prodotto e
centuale di nutrienti che riesce a essere assorbita
se è stato confezionato da produttori autorizzati,
dall’intestino e a entrare nel flusso sanguigno
soggetti a controllo dell’intero processo e alla
per essere utilizzata, nella forma corretta e nella
certificazione di provenienza degli ingredienti.
quantità sufficiente, là dove serve. Ad esempio, è
assolutamente inutile assumere elevate quantità
Una serie di indagini sui prodotti commercializ-
di un nutriente quando la sua biodisponibilità è

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CAPITOLO 3

zati nel 2013 in Nord America, ad esempio, ha


rivelato che nel prodotto non vi erano gli ingre-
dienti dichiarati nell’etichetta e le condizioni di
igiene e sicurezza non erano rispettate. Dove si
possono reperire queste informazioni? Si posso-
no richiedere certamente al servizio clienti del
produttore stesso, reperire sul suo sito, all’inter-
no dell’etichetta del prodotto che deve riportare
la filiera di produzione. Esiste anche una sezione
del Ministero della salute che fornisce informa-
zioni e dettagli sugli integratori in commercio e le
eventuali problematiche rilevate.

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CAPITOLO 3

Cos’è NAD+
e perché tutti ne parlano

Cosa troverai
Nicotinamide Adenina Dinucleotide
in questo articolo: Mantenersi in salute e giovani è anche una que-
stione di molecole. Scoperta 90 anni fa, la mole-
NAD+ è presente in tutte le cellule e ha un
cola Nicotinamide Adenina Dinucleotide (NAD,
ruolo centrale nei processi biochimici che
o meglio NAD+), nota anche come coenzima 1, è
portano alla produzione di energia
presente in tutte le cellule e ha un ruolo centrale
La concentrazione di NAD+ diminuisce con
nel metabolismo, ossia nei processi biochimici
l’età, e il calo sembra contribuire al declino
che portano alla produzione di energia. NAD+
cognitivo e all’insorgenza di diverse malattie
influenza diverse funzioni delle cellule, giocando
croniche
una parte importante nella riparazione del DNA,
L’utilizzo di integratori che contengono i
nel funzionamento delle cellule immunitarie e
precursori della molecola può aiutare a
nell’invecchiamento.
contrastare numerose malattie e aumentare la
durata della vita in salute
Sale l’età, scende NAD+
Gli scienziati hanno scoperto che all’avanzare
dell’età la concentrazione di NAD+ nelle cellule e
nei tessuti diminuisce gradualmente: un calo che
sembra contribuire a causare diverse condizioni
fra cui declino cognitivo, tumori, malattie metabo-
liche, fragilità ossea e sarcopenia.

Negli ultimi due decenni è stato dimostrato, pri-


ma in modelli animali e poi in studi clinici su esseri
umani, che i livelli di questa molecola possono
essere aumentati, per esempio con un’opportuna
supplementazione. L’idea è che integratori con-
tenenti i precursori della molecola NAD+, ossia
molecole utilizzate dall’organismo per produrre

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CAPITOLO 3

NAD+, quali le diverse forme della vitamina B3 menti di origine sia vegetale (per esempio spinaci,
(niacina, nicotinamide o NAM e nicotinamide ri- arachidi, avocado, broccoli, cavoli e cocomero) sia
boside o NR) oppure il nicotinamide mononucle- animale (come latte vaccino, carni bianche, salmo-
otide (NMN), possano aiutare a rialzarne i livelli ne, pesce spada e tonno). Numerosi studi stanno
e a contrastare gli effetti di patologie croniche, testando le loro potenzialità come componenti
nonché ad aumentare la durata della vita e, in par- di integratori alimentari per ripristinare i livelli di
ticolare, della vita in salute. NAD+, dato che la sola dieta potrebbe non basta-
re. Ad oggi si sono dimostrati stabili e sicuri.

NAD+ influenza diverse


La supplementazione con i cosiddetti “NAD
funzioni delle cellule, dal booster” nelle ricerche di laboratorio ha dato
metabolismo alla riparazione risultati molto promettenti. Per esempio, nei
del DNA, dal funzionamento modelli animali con obesità, diabete e malattie
cardiovascolari ci sono stati benefici in termini
delle cellule immunitarie e di riduzione del peso, aumentata tolleranza al
all’invecchiamento. glucosio e migliori tassi di sopravvivenza. Ci sono
anche evidenze che aiutino a contrastare la neu-
NAD+ e sirtuine rodegenerazione, con un aumento della memoria,
In questi primi studi, l’intervento di supplemen- della capacità di apprendimento, della funzione
tazione si è rivelato sicuro e associato a benefici motoria, della funzione mitocondriale e con una
contro patologie correlate all’età, e in grado di riduzione della perdita dei neuroni. Sembrano
rallentare l’invecchiamento. Alti livelli di NAD+, inoltre in grado di prevenire cambiamenti nell’e-
infatti, sembrano attivare le sirtuine, un gruppo di spressione dei geni dipendenti dall’età. Anche i
7 proteine (prodotte dal corrispondente insieme risultati sugli esseri umani sono incoraggianti: i
di geni detti SIRT) coinvolte nel regolare l’invec- dati attualmente disponibili vanno nella medesi-
chiamento delle cellule, che utilizzano proprio ma direzione.
NAD+ per svolgere le proprie funzioni. Le sirtui-
ne, in genere, si mettono in funzione in condizioni Insieme al glutatione, al resveratrolo e alla polida-
di una minaccia e di uno stress metabolico (per tina, NAD+ è una delle “molecole della longevità”
esempio in presenza di temperature fredde o su cui si concentra la ricerca SoLongevity. Sul
scarsità di nutrienti come aminoacidi e zuccheri) nostro sito potrete trovare un approfondimento
riducendo le attività di riproduzione cellulare e dedicato a ciascuna molecola.
permettendo così all’organismo di concentrarsi
sulla sopravvivenza (vedi il capitolo 1).

I precursori di NAD
I precursori di NAD+ si trovano in numerosi ali-

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CAPITOLO 3

Glutatione, un prezioso
alleato contro lo stress
ossidativo
Cosa troverai Il glutatione è strettamente
in questo articolo: connesso ai processi fisiologici
dell’invecchiamento.
Il glutatione è un potente antiossidante
prodotto principalmente nel fegato e presente Tutti i ruoli del glutatione
in alcuni alimenti Oltre all’effetto antiossidante, il glutatione ci
Svolge un ruolo importante nei processi protegge da attacchi interni ed esterni: è infatti
biologici legati all’invecchiamento il principale mediatore delle reazioni cosiddette
Una sua carenza è correlata allo stress di “detossificazione”, con cui vengono eliminate le
ossidativo e allo sviluppo di diverse malattie tossine, sia quelle prodotte dal nostro organismo
sia quelle provenienti dall’esterno, ad esempio da
Cos’è il glutatione farmaci e additivi alimentari. Inoltre, il glutatione
II glutatione è uno degli antiossidanti più potenti prende parte alla regolazione di alcuni processi
del nostro organismo, è cioè una di quelle so- cellulari, tra cui la produzione e la riparazione dei
stanze che contrastano la formazione dei radicali tessuti. In particolare, è coinvolto nell’espressione
liberi, causa di danni a molecole e cellule. È forma- dei geni, nella sintesi delle proteine, nella crescita
to da 3 aminoacidi (i mattoncini che compongono e nella morte delle cellule e nella trasmissione dei
le proteine): glutammato, cisteina e glicina. Sin- segnali. Ma regola anche la risposta immunitaria,
tetizzato principalmente nel fegato, il glutatione per esempio nella produzione delle citochine –
viene poi rilasciato e trasportato verso gli altri molecole coinvolte nella reazione infiammatoria
organi, dove svolge compiti essenziali per tenerci associata anche a Covid-19 – e in un meccanismo
in salute. Si trova anche in vari alimenti, soprat- chiamato glutationilazione delle proteine.
tutto in alcuni tipi di verdura, frutta – in partico-
lare asparagi, spinaci, avocado, pesche e mele – e
nella carne. La molecola è strettamente connessa Il glutatione è il principale
ai processi fisiologici legati all’invecchiamento. mediatore delle reazioni di
Per questo la scienza sta tempo studiando l’effi- “detossificazione”, con cui
cacia della sua supplementazione per contrastare
diverse patologie.
vengono eliminate le tossine,

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CAPITOLO 3

sia quelle prodotte dal essenziale per stare bene. I livelli di questa so-
stanza, però, diminuiscono con l’avanzare degli
nostro organismo sia quelle anni e, secondo alcune ricerche, ripristinarli attra-
provenienti dall’esterno. verso un’opportuna supplementazione con inte-
gratori potrebbe aiutare a migliorare la salute, e
Una mancanza di glutatione è invece associata dunque a invecchiare meglio. Tuttavia, esiste un
a stress ossidativo, un insieme di alterazioni che problema: le forme sintetiche di glutatione sono
sono fra i principali nemici della salute di cellule scarsamente biodisponibili, ossia l’organismo
e tessuti, dato che hanno un ruolo centrale nel non riesce a sfruttarle nei suoi processi e quindi
loro invecchiamento e che, in certi casi, posso- si vanificano i vantaggi dell’apporto esterno. Un
no portare a vere e proprie patologie. Possono problema che è stato superato dagli integratori
infatti contribuire allo sviluppo di malattie del di nuova generazione attraverso la cosiddetta
fegato, Alzheimer, Parkinson, cancro, diabete, “strategia dei precursori”.
ictus e infarto (sul nostro sito puoi trovare articoli
di approfondimento sullo stress ossidativo)..
I precursori del glutatione –
in particolare glutammina,
cisteina e glicina – sono utili
per mantenere lo “stato redox”
in equilibrio.

Già da tempo gli studi suggeriscono che la


somministrazione di precursori, cioè molecole
a partire dalle quali viene prodotto il glutatione,
potrebbe rappresentare una strategia efficace.
I principali precursori del glutatione sono la
glutammina, la cisteina e la glicina. Inoltre,
i precursori sembrano in grado di tenere lo
Gli integratori a base di precursori del glutatione “stato redox” in equilibrio - ossia di migliorare
possono potenzialmente mantenere lo “stato re- il bilanciamento fra sostanze che promuovono
dox” in equilibrio, ossia migliorare il bilanciamen- l’ossidazione e altre che la contrastano -
to fra sostanze che promuovono l’ossidazione e essenziale contro lo stress ossidativo.
altre che la contrastano

Dalla carenza alla supplementazione


Insomma, avere la giusta quantità di glutatione è

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d’uso CardioAge
e hanno livelli
BENESSERE CARDIO E NEUROVASCOLARE
nze di folati generati
rmaci

esterolo alto
ovascolari o
FORMULA
TESTATA
ntenimento di
are e metabolica
olare se si ha uno
erizzato da fumo,
ipercalorici.

nni arrecati da uno


uò contribuire al

mattino o alla sera


ngato è indicato
n generano
giorno).

ngevity.com

CARDIOAGE
Benessere cardio e neurovascolare
Integratore Alimentare di Nuova Generazione a sostegno dell’attività
di replicazione cellulare per il benessere cardio e neurovascolare.
solongevity.com/nutraceutici/cardioage
CONCLUSIONI

Perché è il momento
di investire sulla
longevità in salute.
E chi lo sta facendo.
Concentrarsi solo sulla cura delle malattie croniche quando si presentano
non è una strategia sostenibile. Occorre un cambio di prospettiva: investire,
prima, sulla longevità in salute. È la filosofia di SoLongevity e di altri
importanti player della Geroscience, che firmano un manifesto d’intenti su
Lancet Healthy Longevity

Di cosa parla
questo articolo

La necessità di un cambio di prospettiva per la sostenibilità del sistema
sanitario
Lo studio sui fattori che contribuiscono al mantenimento della salute
Il ruolo di SoLongevity e il nuovo programma sulla longevità
del Regno Unito

SoLongevity condivide il sogno di aiutare ogni individuo a vivere al massimo


delle sue possibilità e al più lungo possibile. La scienza medica che si
applica è quella che mette al centro la prevenzione attiva e non solo la
cura della malattia. Alla base di questo approccio vi è lo studio dei processi
di invecchiamento, che in gran parte si sovrappongono alle condizioni
di insorgenza delle patologie croniche della terza e quarta età e che
compromettono la qualità di vita con elevati costi sociali ed individuali.

Sapere. Misurare. Agire. © Testi riservati SoLongevity Nutraceuticals srl 80


CONCLUSIONI

SoLongevity non è, ovviamente, sola nel perseguire questa visione. A


collaborare per questa rivoluzione ci sono player internazionali. La visione
è comune ed è stata presentata nel mese di novembre 2022 nel corso della
Longevity World Summit a Londra, dove è stato anche lanciato un nuovo
programma britannico per la longevità, il Quantum Healthy Longevity,
descritto in un articolo su The Lancet Healthy Longevity (qui il link).

Un sistema basato sulla prevenzione, non sulla resistenza alla malattia

Le conseguenze di un approccio alla sanità basato sulla cura della malattia,


anziché sulla promozione della salute, non sono più sostenibili. Nel Regno
Unito, si legge su The Lancet Healthy Longevity, il 40% dei costi del sistema
sanitario è destinato al trattamento di patologie prevenibili. Non solo, a farne
le spese è il benessere generale della società, in cui è in aumento il divario
fra l’aspettativa di vita dei più ricchi e quella dei più poveri (la differenza
raggiunge i 20 anni nel Regno Unito), e ne risentono anche la produttività
e, in generale, l’economia. La biologia dell’invecchiamento ha individuato
delle caratteristiche comuni alle malattie legate all’età, come l’infiammazione
cronica e l’invecchiamento cellulare, e con esse anche i fattori specifici che le
provocano. Occorre però un piano d’azione su più fronti.

I Sistemi sanitari nazionali spendono moltissimi


soldi per trattare malattie che, in realtà,
sono prevenibili.

Agire sullo stile di vita e sui fattori ambientali


Tra i fattori che determinano l’insorgenza delle malattie ci sono quelli
legati allo stile di vita, come l’alimentazione e l’attività fisica (come abbiamo
illustrato in questo libro); quelli socioeconomici, come la discriminazione,
l’istruzione e la formazione di competenze, lo stato finanziario e il sostegno
sociale; e, sempre più spesso, le caratteristiche degli ambienti fisici che ci
circondano, come gli spazi verdi e la qualità dell’aria, che necessitano di
maggiore attenzione. Le interazioni continue con l’ambiente fisico e sociale
circostante e l’esposizione a fattori stressogeni o patogeni nel corso della vita
(che, in una parola, gli scienziati chiamano esposoma) hanno un ruolo cruciale
nel determinare la salute futura degli individui.

Sapere. Misurare. Agire. © Testi riservati SoLongevity Nutraceuticals srl 81


CONCLUSIONI

Le interazioni con l’ambiente circostante e


l’esposizione a fattori stressogeni o patogeni nel
corso della vita hanno un ruolo determinante
nell’insorgenza delle malattie.

Un piano internazionale
Il piano del programma inglese Quantum Healthy Longevity è quello
di individuare tutti i fattori che sono in grado di determinare lo stato
infiammatorio cronico alla base di molte malattie. L’idea è che tutti i dati
riguardanti lo stile di vita, le condizioni ambientali, economiche e sociali
possano essere gestiti e analizzati da software che utilizzano l’intelligenza
artificiale per prevedere l’insorgenza di possibili malattie e, più in generale,
che possono essere usati per educare e incentivare uno stile di vita più sano.
Tra i promotori del programma, e primi firmatari dell’articolo, vi sono Nicola
Palmarini, direttore di un importante consorzio internazionale, il National
Innovation Center for Ageing (NICA), di cui SoLongevity è partner, e Tina
Woods, della British Society for Research on Ageing, Durham (UK), fra i
massimi esperti mondiali di ricerca per la longevità in salute.

il contributo di SoLongevity ha 2 valenze: una tecnica ed una sociale.


La dimensione tecnica si concentra nel portare questa capacità di
interpretazione di una moltitudine di dati personali ed ambientali ad una
applicazione clinica, arrivando ad una sintesi operativa iper-individuale che
il personale sanitario ed il soggetto stesso sono in grado di programmare,
misurare e far evolvere in funzione dei risultati conseguiti. La dimensione
sociale ha l’obiettivo di combinare educazione ed accessibilità alle soluzioni
per una longevità in piena salute, attivando nuove possibilità di controllo più
granulari e praticabili per il cittadino, come nel caso del progetto Longevity
Pharmacy, nel quale si qualificano spazi e personale per erogare servizi di
screening e monitoraggio in logica di prevenzione presso le farmacie.

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