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RISPOSTA IMMUNITARIA

L’immunità è quel meccanismo attraverso il quale l’organismo ospite si difende da tutte le potenziali minacce che possono
danneggiare l’integrità dell’organismo stesso. È inoltre la resistenza dell’ospite alle malattie, non solo di origine infettiva, ma
anche a quelle che comportano una degenerazione delle cellule, come le malattie neoplastiche (tumori).
L’insieme delle cellule, dei tessuti e delle molecole che determinano questa resistenza viene chiamato sistema immunitario. La
risposta immunitaria è l’insieme delle reazioni che si verificano a seguito del contatto con ciò che è estraneo all’organismo.
Il compito del sistema immunitario è quello di difendere l’organismo da batteri, microrganismi e funghi ovvero da qaulsiasi
forma di insulto che può essere di natura CHIMICA, TRAUMATICA, INFETTIVA, è costituito da MEDIATORI CHIMICI e CELLULARI.
Il suo compito è quello di conservare la memoria dell’avvenuto contatto con il microrganismo, detta memoria immunologica.
Ad un secondo contatto con l’antigene, il sistema immunitario reagisce prontamente. È caratterizzata dall’:
- Inducibilità
- Specificità
- Memoria
- Tolleranza
DIFESE: l’uomo ha sviluppato misure di difesa efficaci per prevenire e distruggere la maggior parte dei microrganismi patogeni,
durante l’evoluzione si sono sviluppati meccanismi di natura:
meccanica
chimica l’indebolimento di uno o di più questi meccanismi di difesa permette l’invasione da parte di microrganismi
di virulenza, un indebolimento più grave permette anche ai microrganismi non patogeni di dare malattia.
I patogeni altamente virulenti causano malattia ogni qualvolta colonizzano l’ospite
cellulare
immunologica
ANTIGENI
Gli antigeni sono tutte quelle sostanze che, una volta introdotte nell’organismo, generano una risposta immunitaria che può
essere:
- umorale, se mediata dagli anticorpi;
- adattativa o acquisita, mediata dai linfociti T.

CARATTERISTICHE DELL’ANTIGENE
Un antigene deve avere due caratteristiche importanti per poter essere definito tale:
- immunogenicità, capacità di stimolare il sistema immunitario e di indurre la risposta immunitaria;
- antigenicità, capacità di reagire in maniera specifica con anticorpi di cellule effettrici T.
Vengono definiti determinanti antigenici o epitopi, specifiche regioni sulla superfice dell’antigene, la cui configurazione sterica
può essere riconosciuta dal sistema immunitario (anticorpi o cellula T).
Non tutti gli antigeni sono immunogeni. Gli antigeni di natura proteica sono gli immunogeni migliori e sono coloro i quali
attivano la risposta T cellulare. I carboidrati sono debolmente immunogeni, attivano la risposta umorale e la produzione di
immunoglobuline Igm. Gli acidi nucleici invece sono scarsamente immunogeni.

TIPI DI IMMUNITA’
L’immunità viene suddivisa in:
 immunità innata, detta anche immunità naturale poiché è presente fin dalla nascita ed è la prima linea di difesa;
- è una resistenza ANTIMICROBICA come fenomeno naturale.
- non ha memoria, in quanto non ha come bersaglio un unico patogeno ma molecole con espressione comune a più
patogeni interagisce con una molteplicità di Batteri, Virus, Funghi.
- È aspecifica in quanto non è in grado di distinguere i singoli agenti patogeni. Interviene rapidamente nei confronti di
un patogeno, nelle prime 4 ore dall’ingresso nell’organismo ospite. Fanno parte dell’immunità innata tutte le barriere
fisico-chimiche della pelle, degli epiteli che tappezzano le mucose. Le cellule dell’immunità innata sono fagociti
polimorfonucleati, macrofagi, cellule dendritiche e cellule natural killer.
Qualora i microbi riescono a superare le risposte di primo livello interviene l’immunità acquisita che attiva una risposta più
potente e mirata ma generalmente più lenta ovvero :
 immunità acquisita, detta anche adattativa o specifica perché si sviluppa solo a seguito di una infezione.
- È inducibile
- Specifica
- Ha memoria immunologica ovvero memorizza gli incontri con gli agenti infettivi in modo tale da fornire una risposta
più efficace e rapida al momento di una riesposizione allo stesso agente.
- Può essere ulteriormente divisa in acquisita precoce che va dalle 4 alle 96 ore è attivata dai LINFOCITI T ed è in grado
di produrre specifiche componenti dette ANTICORPI che permettono l’inattivazione o l’eliminazione del microrganismo, o
acquisita tardiva, caratterizzata dall’espansione clonale delle cellule di memoria 96 ore
Attiva contraendo la malattia infettiva o un’infezione inapparente oppure in seguito alla Vaccinazione , Passiva
mediante il passaggio di anticorpi ricevuti da un altro soggetto come avviene nel feto attraverso la trasmissione placentare
dalla gestazione o nel neonato attraverso il latte materno
- Le cellule dell’immunità acquisita sono le plasmacellule, i linfociti b e t effettori.

MECCANISMI ATTIVATI NELL’IMMUNITA’ INNATA


I componenti principali dell’immunità innata sono:
le BARRIERE: ovvero l’uomo attiva risposte difensive quando viene in contatto con un agente identificato come estraneo.
Esistono vari tipi di barriere:
- barriere naturali che si dividono in esterne ( cute, mucose) ed interne ( endoteli barriera emato-encefalica, emato-polmonare,
placentare)
BARRIERE NATURALI DELLA CUTE
È una barriera anatomica importante se completamente integra, non rappresenta un ambiente
favorevole alla crescita di microrganismi in quanto:
- È un ambiente relativamente secco
- Possiede un pH debolmente acido per la presenza di acidi grassi secreti dalle ghiandole sebacee
che producono sostanze al cui interno troviamo enzimi che possono degradare proteine batteriche
- Elevata concentrazione di cloruro di sodio secreto dalle ghiandole sudoripare; la presenza del sale
ha un ruolo molto importante in quanto fa si che il batterio non possa replicarsi. Possiamo trovare
batteri ALOFILI i quali riescono a sopravvivere anche in condizioni di concentrazione di sale alto come
gli Stafilococchi Aureus ( li troviamo nel prosciutto cotto, carne cruda salata dove il batterio riesce a
crescere), Listeria( sopravvivenza del batterio nel frigorifero, frizer se si congela il batterio in aliemnti
soprattutto in quelli grassi che contengono sostanze che proteggono il batterio esso non viene
eliminato ma vengono eliminate le cisti dei protozoi

La tenia, la toxoplasma(vengono quando si mangiano carni poco cotte)


Anisakis( verme parassita che si trova nel pesce)

BARRIERE NATURALI DELLE MUCOSE


Le cellule degli epiteli sono ciliate e favoriscono che il muco vada verso l’esterno, il muco contiene delle
sostanze che bloccano i microrganismi, li neutralizza e in parte li uccide e successivamente le cellule
ciliate portano verso l’esterno il muco.
Il riflesso della TOSSE serve a rimuovere il muco e ad eliminare la carica batterica.
Il LISOZIMA è un enzima presente nel muco e nelle lacrime ha la capacità di degradare, lisa la porzione
polisaccaridica del peptidolicano della parete dei gram-positivi
LATTOFERRINA è una proteina dotata di attività antimicrobica, antinfiammatoria ed immunomodulante,
tuttavia la sua caratteristica fisico-chimica principale è l’elevatissima affinità per il ferro. E’ capace di
chelare tale metallo (ferro) anche in condizioni di pH acido e di resistere alla degradazione proteolitica.
Questa caratteristica viene apprezzata nel processo di risoluzione di un’ecchimosi e nel prevenire
un’eventuale pigmentazione post-infiammatoria. sottrae sostanze essenziali per la sopravvivenza dei
batteri quali il ferro e la vitamina B12

BARRIERE NATURALI TRATTO URO-GENITALE


troviamo normalmente lactobacillus che produce acido lattico e per questo il pH vaginale è acido. Se facciamo la terapia
antibiotica i lactobacillus diminuiscono in quanto vengono distrutti dall’antibiotico, si ha un innalzamento del pH diventando
basico che permette l’invasione e la proliferazione da parte di microrganismi potenzialmente patogeni e prende il sopravvento
la candidaalbicans(che è già presente nel nostro corpo però non da malattia se non si crea una disregolazione del microbiota)
escherichiacoli. L’urina è sterile nel rene e nella vescica mentre nel tratto inferiore dell’uretra può essere contaminata del
microrganismo che colonizzano lo strato esterno della cute e del peritoneo. Lo svuotamento della vescica determina un
lavaggio da parte dell’urina è importante che lo svuotamento sia regolare perchà trattenere l’urina a lungo favorisce la
predisposizione alle infezioni batteriche CISTITE; a livello delle mucose vengono prodotte le immunoglobuline A secretorie (IgA
secretorie), ovvero sono degli anticorpi.

BARRIERE NATURALI GASTRO-INTESTINALE


è caratteristica dell’acidità gastrica, la flora microbica residente funge da barriera fondamentale , la bile serve per la digestione
ma contiene anche sostanze con l’azione antimicrobica

- barriere anatomiche superate in seguito a traumi, aumento della permeabilità degli epiteli, replicazione del virus nelle cellule
endoteliali, trasporto del patogeno ad opera di cellule migranti come i macrofagi, oppure dalla carica virale o batterica elevata
- barriere biochimiche sono quelle presenti nei liquidi organici “lipidi” oppure proteine polisaccaridi presenti nel nostro muco
del cavo orale, vaginale, nelle lacrime; queste sostanze neutralizzano i MICRORGANISMI in quanto vanno a degradare le
proteine e per questo possono degradare delle strutture specifiche dei virus le quali gli servono per attaccare la cellula e
infettarla, ciò è tanto più efficace quanto è più bassa la carica in quanto si riesce a bloccare il virus.
- barriere fisico-chimiche quali la pelle, la mucosa vaginale (il cui pH impedisce la crescita di batteri), la mucosa bronchiale
(caratterizzata da muco e cellule ciliate), il flusso urinario, la mucosa nasale, la saliva e le lacrime (contenenti lisozima);
- alcune proteine ematiche, tra cui i componenti del sistema del complemento ed altri mediatori dell’infiammazione,
lattoferrina, transferrina;
- la temperatura corporea (febbre);
- le cellule fagocitiche (macrofagi, cellule dendritiche, neutrofili) ed altri leucociti ad attività citotossica naturale (natural
killer);
- fattori solubili, cioè sostanze che agiscono su altre cellule come ad esempio le citochine prodotte dai macrofagi.
Come fanno le cellule della risposta immunitaria innata, quali macrofagi, polimorfonucleati, cellule dendritiche, ad eliminare i
microrganismi che incontrano? Attraverso la fagocitosi e il killing intracellulare. Sono quindi cellule in grado di internalizzare il
microbo e di ucciderlo. I macrofagi e in particolare le cellule dendritiche sono definite cellule APC (antigen presenting cell) che
presentano l’antigene ai linfociti T effettori. I macrofagi presentano semplicemente l’antigene; le dendritiche sono quelle che si
trovano all’interfaccia tra risposta innata e adattativa perché, con il rilascio di citochine, indirizzano la risposta in senso TH1 e
TH2. L’APC, dopo aver ucciso il microrganismo riesprime sulla propria membrana i peptidi antigenici.

I mammiferi hanno evoluto sistemi di “sensori” per riconoscere gli agenti infettivi ed innescare risposte di difesa. L’antigene è
la sostanza in grado di essere riconosciuta dal sistema immunitariocoma estranea o potenzialmente pericolosa; il suo simbolo è
(Ag). Le risposte dell’immunità innata vengono innescate dal riconoscimento da parte dei TLR di specifici gruppi di molecole,
che sono assenti nelle cellule dell’ospite, dette PAMPs . Una classe particolare di recettori per i pamps è caratterizzata dai tlr
(toll like receptors) essi riconoscono diversi pamps dei patogeni e, una volta attivati, innescano cascate intracellulari che
portano alla produzione di citochine proinfiammatorie che modulano la risposta immunitaria dove la loro funzione è
l’espressione della difesa ovvero la prima linea di difesa dell’organismo è l’ induzione all’ infiammazione che porta

. PRINCIPALI
all’eliminazione e al riparo. Le alterazioni eccessive dell’infiammazione possono portare al danno

MOLECOLE RICONOSCIUTE DALL’ IMMUNITà INNATA SONO


CHIAMATE PAMPs ( sono dei profili molecolari associati ai patogeni)
I PMAMPs non sono espressi da cellule e tessuti dell’ospite ma vengono riconosciute da una classe di recettori appartenenti a
costituenti della risposta immunità innata che prendono il nome di PRR ovvero recettori di ricognizione le quali si trovano sui
fagociti e macrofagi ( denominati spazzini del nostro organismo) che riconoscono le cellule microbiche. I PRR sono
( lipoproteina, peptidoglicani, lipoproteina del micoplasma, fragellina, profilina dei protozoi) i quali sono espressi da molti tipi
cellulari come le CELLULE DENDRIDICHE, NEUTROFILI, FAGOCITI, MONOCITI, MACROFAGI si localizzano in diversi
compartimenti cellulari come la MEMBRANA CITOPLASMATICA, CITOPLASMA, MEMBRANA ENDOSOMIALE IL LORO COMPITO
è riconoscere molecole microbiche e si legano, Il recettore a livello della membrana reagisce con il suo ligando e traduce a
livello della cellula un segnale che si risolve nell’attivazione di fattori di trascrizione i quali fanno partire la trascrizione genica e
quindi la produzione di proteine. Quando il fagocita riconosce il suo recettore si attiva il fagocita e porta la produzione di
CITOCHINE ovvero molecole che regolano la risposta immunitaria( proinfiammatorie IL-1, IL-6; TNF alfa) troviamo le
CHEMIOCHINE che servono a svolgere la chemiotassi ovvero il riconoscimento nella zona in cui è avvenuto il danno di tutte le
cellule che devono fare il riparo del tessuto, i linfociti devono andare nel tessuto danneggiato e uccidere le cellule. Una classe
particolare di recettori per i pamps è caratterizzata dai tlr (toll like receptors) Essi riconoscono diversi pamps dei patogeni e,
una volta attivati, innescano cascate intracellulari che portano alla produzione di citochine proinfiammatorie che modulano la
risposta immunitaria dove la loro funzione è l’espressione della difesa ovvero la prima linea di difesa dell’organismo è l’
induzione all’ infiammazione che porta all’eliminazione e al riparo. Le alterazioni eccessive dell’infiammazione possono portare
al danno.
- LIPOPOLISACCARIDE “LPS”-> Sono molecole che fanno parte della parete esterna dei Gram-negativi e inducono la
febbre sono riconosciuti dal tlr4
- PEPTIDOGLICANO-> Che sono presenti sia nei Grm-negativi che nei Grm-positivi. Il ruolo del peptidoglicano è di tipo
strutturale nella parete della cellula batterica a cui conferisce forza strutturale per controbilanciare la pressione osmotica
del citoplasma.Nei batteri GRAM POSITIVI lo strato di peptidoglicano va da 20 a 80 nanometri, mentre nei GRAM NEGATIVI
va da 7 a 8 nanometri. Nei primi costituisce il 90% del peso del peso secco del battere; nei secondi solo il 10%.
- ACIDO LIPOTEICOICO-> è la parete battrica dei Gram-positivi
- MANNOSIO-> è un costituente di carboidrati in batteri, virus poco presenti nell’ospite umano
- FLAGELLINA-> è il principale costituenti dei flagelli batterici è riconosciuta dal tlr5
- PILINA-> è una proteina denominata, presente con diverse isoforme nelle diverse specie batteriche, che si organizza
con simmetria elicoidale attorno ad un asse immaginario fino a formare il pilo tubulare.
- ACIDO NUCLEICO BATTERICO-> Sono sequenze di nucleotidi citosina-guanina non metilate CpG è riconosciuta dal tlr9
- RNA A DOPPIA ELICA-> è UNICO DEI VIRUS è riconosciuto dal tlr3,
- Beta-GLUCANO-> infiammazioni derivanti dai maceti (funghi)
- ACIDO LIPOTECOICO. GLICOLIPIDI, ZYMOSAN-> è la parete dei lieviti vengono riconosciuti dal tlr2 e trl6

RUOLO DEL FAGOCITA I fagociti esprimono recettori di superficie che: 1. riconoscono il microrganismo nel torrente ematico
e nei tessuti stimolano i neutrofili e macrofagi a produrre citochine e sostanze microbiche la quali a sua volta stimolano
l’ulteriore migrazione di neutrofili e macrofagi verso la sede dell’infezione. 2. Il fagocita estende delle estroflessioni di
membrana intorno al microrganismo che si chiudono a cerniera attorno ad esso, formando una vescicola intracellulare detta
FAGOSOMA. 3. Abbiamo la fusione del fagosoma con il lisosoma e si verrà a creare il FAGOLISOSOMA. Il lisosoma è una
vescicola responsabile della degradazione e digestione ovvero della distruzione di molecole endogene ed esogene ingerite dalla
cellula . Quando si forma infatti il fagolisosoma, viene attivata l’enzima nadph ossidasi che è responsabile del burst respiratorio
ossidativo, che determina un aumento del consumo di O2 da parte della cellula fagocitica, con conseguente formazione dei ros,
ossia dei metaboliti intermedi dell’ossigeno, tra cui l’anione superossido, che viene poi trasformato dalla superossido dismutasi
in perossido di idrogeno, il quale serve ad ossidare i lipidi di membrana con azione tossica. Quindi il killing intracellulare può
avvenire, o con meccanismo ossigeno-dipendente, mediato dai radicali ossidrilici, o con un meccanismo di killing lisosomiale,
mediato da enzimi litici. La degradazione avviene grazie a enzimi idrolitici contenuti nell'organello che degradano proteine,
lipidi e carboidrati che li costituiscono. Questo meccanismo viene definito meccanismo di killing intracellulare ossigeno
indipendente. ( sono rimasta qui)
A differenza degli antigeni, i pamps vengono riconosciuti come non-self dal sistema immunitario.
Alcuni batteri, come lo staphilococcus, producono la catalisi, che scinde il perossido di idrogeno in acqua e ossigeno
molecolare, rendendolo innocuo ed il batterio riesce ad eludere il meccanismo di killing intracellulare mediato dai ros.
I granuli lisosomiali dei fagociti contengono l’enzima mieloperossidasi che, in presenza di alogenuri, trasforma l’H2O2 in ioni
ipoclorito o ipobromito, che sono altamente tossici per i patogeni.
I neutrofili, a differenza dei macrofagi e delle dendritiche, possono attuare anche un killing extracellulare, in quanto rilasciano
enzimi litici nell’ambiente extracellulare che però possono causare un danno tissutale. Questo meccanismo viene definito
rigurgito dopo il pasto, ed è importante soprattutto nei meccanismi di difesa nei confronti dei funghi filamentosi, i quali per le
loro grandi dimensioni, non possono essere internalizzati dai macrofagi e dalle dendritiche.
Oltre agli enzimi lisosomiali, i fagociti contengono nei loro granuli anche altre sostanze ad azione battericida tra cui:
- lattoferrina, che sottrae sostanze essenziali per la sopravvivenza dei batteri quali il ferro e la vitamina B12;
- lisozima, che scinde il legame N-acetilglucosammina-acido muramico presente nella parete batterica dei gram+
danneggiandola;
- defensine, peptidi cationici citotossici per i patogeni.
Le cellule dendritiche prendono nomi diversi a seconda della loro localizzazione:
- cellule di Langherans, a livello della cute;
- cellule dendritiche interdigitate, a livello dei linfonodi e della milza;
- cellule dendritiche follicolari, a livello dei centri germinativi dei follicoli linfatici o splenici.
Le cellule dendritiche, una volta individuato il patogeno, lo internalizzano e, attraverso i vasi linfatici afferenti, lo portano a
livello linfonodale dove il sito d’infezione viene drenato. A questo punto la cellula dendritica diventa matura e presenta
l’antigene per i linfociti T effettori.
In base alla natura dell’antigene, la cellula dendritica produce:
- interleuchina 12, polarizza la cellula T-helper in senso TH1;
- interleuchina 4, polarizza la cellula T-helper in senso TH2, aiutando i linfociti B a produrre anticorpi specifici.
Quindi a seconda della natura dell’antigene, la cellula dendritica è in grado di attivare la risposta immuno-adattativa T cellulare
o la risposta immunitaria adattativa umorale, attraverso l’attivazione dei TH2.

PROTEINE CON FUNZIONE DI DIFESA


Le proteine con funzioni di difesa della risposta immunitaria innata comprendono:
- interferoni, ad azione antimicropica e soprattutto antivirale diretta, tra cui interferone α e β. Gli Interferoni, così chiamati
in quanto interferiscono con l’infezione delle cellule vicine e evitano che esse vengano infettate dai virus, sono delle
proteine prodotte e rilasciate dalle cellule infettate dai virus per favorire la protezione dall’infezione virale delle cellule
circostanti; segnalano tramite recettori specifici causando l’espressione di proteine che rendono complessa la replicazione
virale perché degradano gli mRNA e bloccano la sintesi proteica. Fanno aumentare l’espressione delle molecole MHC di
classe I, facilitando l’esposizione dei peptidi virali ai linfociti T citotossici e proteggendo le cellule non infette dall’azione
delle natural killer. Abbiamo inoltre l’interferon-gamma, ad azione antivirale indiretta per stimolazione della risposta
immunitaria, il quale è prodotto dai linfociti T attivati e svolge un’azione immunomodulante. Gli interferoni sono specie-
specifici e interferiscono con la replicazione virale o perché attivano una oligosintetasi che a sua volta attiva le ribonucleasi
che digeriscono l’mRNA virale, o perché vanno ad attivare delle protein-chinasi con fosforilazione del fattore EF2
(elongation factor), bloccando quindi la sintesi proteica.
- citochine pro-infiammatorie, sono prodotte dai macrofagi e dalle cellule dendritiche attivate. Una volta internalizzato il
microrganismo, nel macrofago, attraverso l’attivazione delle TLR, si innescano dei segnali intracellulari che portano
all’attivazione delle citochine. Le più importanti sono l’interleuchina 1 (pirogeno endogeno responsabile della febbre),
TNFα (fattore di necrosi tumorale), induce la necrosi o l’apoptosi delle cellule tumorali, e l’interleuchina 6; insieme
formano la triade infiammatoria. Il TNFa, insieme all’interleuchina 1 e all’interleuchina 6 causa un danno a carico degli
endoteli, aumentando la permeabilità capillare, quindi diventa importante nella fase iniziale dell’infiammazione,
permettendo così il passaggio delle cellule fagocitiche dal sangue al sito di infezione. Il TNFβ è prodotto invece dai linfociti
T attivati ed è importante nel processo di apoptosi dei linfociti stessi.

PROCESSO INFIAMMATORIO L'infiammazione o Flogosi é un processo molto articolato di protezione e


salvaguardia del nostro organismo. Potremmo definirla una reazione fisiologica del nostro corpo alle lesione di cellule o
tessuti, che ci permette di limitare nel minor tempo possibile l'eventuale danno subito. L’infiammazione viene indicata con
il nome dell'organo o tessuto colpito con l'aggiunta del suffisso “-ite” esempio Tendinite, Artriti. L’infiammazione è divisa
in fase acuta e cronica ; in quella acuta che è caratterizzata da un evento brusco e tempo limitato vengono colpiti i vaso-
ematici con la modifica del microcircolo, i segni dell'infiammazione sono 5 e ben identificabili : • Calor (Calore):
Aumento della temperatura della zona interessata • Rubor (Arrossamento): Provocato dall'aumentatata irrorazione
sanguigna • Tumor (Tumefazione): Rigonfiamento, causato dall'eventuale edema • Dolor (Dolore): Generato dalla cascata
dell'acido Arachidonico • Functio Lesa: (Riduzione della funzionalità):La funzionalità fisiologica della zona colpita viene
compromessa. Tra questi uno dei segni identificativi della fogosi è il Dolore, che può diventare molto acuto e costante.
Questo si verifica perché il gonfiore, generato dalla formazione dell'essudato preme contro le terminazioni nervose che a
loro volta inviano un messaggio di dolore più o meno intenso e costante al cervello. Tra tutti i sintomi.
L’infiammazione cronica è caratterizzata da un evento lento con maggior durata, troviamo la prevalenza di fenomeni
tissutali.
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INTERFERONI Gli interferoni (IFN) sono una famiglia di proteine prodotte sia da cellule del sistema
immunitario (globuli bianchi) sia da cellule tissutali in risposta alla presenza di agenti esterni come virus, batteri,
parassiti ma anche di cellule tumorali. Gli interferoni appartengono alla vasta classe di glicoproteine note come
citochine. Essi vengono classificati in tre gruppi principali in base all’origine cellulare e agli agenti di induzione:
- alfa (mostra attività terapeutica nel trattamento delle epatiti croniche) ,
- beta (L’interferone beta incrementa la citotossicità delle cellule Natural Killer (NK), l’attività fagocitica dei macrofagi.
Aumenta la sensibilità delle cellule bersaglio nei confronti dell’effetto litico esercitato dai linfociti NK, probabilmente
tramite l’induzione dell’espressione di antigeni di membrana e di altre proteine delle cellule tumorali)

- gamma (oltre all’azione antivirale che caratterizza tutti gli interferoni, mostra attività immunomodulante: stimola
l’attività sia di cellule specializzate nella risposta immunitaria dell’organismo quali macrofagi, monociti, neutrofili sia di
cellule non specializzate quali piastrine, cellule endoteliali ed epiteliali, fibroblasti e cellule parenchimali; promuove la
risposta immunitaria mediata dai linfociti T helper tipo 1 mentre inibisce quella indotta dai linfociti T helper tipo 2 (Murray,
1990).L’interferone gamma è risultato efficace in caso di granulomatosi cronica nel prevenire nuove infezioni batteriche e
micotiche, nel ridurre le infezioni in atto)

La loro funzione specifica è quella di:

 inibire la replicazione di virus all'interno delle cellule infette; [1]

 impedire la diffusione virale ad altre cellule;


 rafforzare l'attività delle cellule preposte alle difese immunitarie, come i linfociti T e i macrofagi;
 inibire la crescita di alcune cellule tumorali.

L’inibizione della crescita virale e/o della proliferazione cellulare da parte degli interferoni è associata a vari
cambiamenti fisiologici, alcuni dei quali dipendono dall’attività di proteine specifiche che sono
interferoninducibili

immunità acquisita detta anche adattativa o specifica perché si sviluppa solo a seguito di una infezione.
- È inducibile
- Specifica
- Ha memoria immunologica ovvero memorizza gli incontri con gli agenti infettivi in modo tale da fornire una risposta
più efficace e rapida al momento di una riesposizione allo stesso agente.
- Può essere ulteriormente divisa in acquisita precoce che va dalle 4 alle 96 ore è attivata dai LINFOCITI T ed è in grado
di produrre specifiche componenti dette ANTICORPI che permettono l’inattivazione o l’eliminazione del microrganismo, o
acquisita tardiva, caratterizzata dall’espansione clonale delle cellule di memoria 96 ore
Attiva contraendo la malattia infettiva o un’infezione inapparente oppure in seguito alla Vaccinazione , Passiva
mediante il passaggio di anticorpi ricevuti da un altro soggetto come avviene nel feto attraverso la trasmissione placentare
dalla gestazione o nel neonato attraverso il latte materno
- Le cellule dell’immunità acquisita sono le plasmacellule, i linfociti b e t effettori.
- autolimitazione: tutte le risposte immunitarie normali si esauriscono col tempo dopo l’eliminazione del patogeno.
- discriminazione del self dal non-self: le cellule del sistema immunitario sono capaci di riconoscere, rispondere ed
eliminare antigeni estranei senza reagire contro i componenti antigenici del proprio organismo. Quest’ultimo fenomeno
prende il nome di tolleranza

Può essere suddivisa ulteriormente in immunità umorale, mediata dai linfociti B con produzioni di anticorpi, e in una immunita’
cellulo-mediata, mediata dai linfociti T helper cd4+ e linfociti T citotossici cd8+. I linfociti T e B originano dalla cellula staminale
pluripotente del midollo osseo, ma i T maturano nel timo dove avviene la tolleranza immunitaria. Una volta maturati, i T
vengono a contatto con gli antigeni self, imparano a riconoscerli riescono perciò a tollerarli. I linfociti B maturano nelle placche
del Peyer, un tessuto linfoide secondario a livello mucosale (soprattutto a livello instestinale). La cellula staminale pluripotente
può differenziarsi o nella linea linfoide (che dà origine ai linfociti T, a cellule natural killer e a linfociti B) o nella linea mieloide (la
quale dà origine anche ai leucociti, agli eosinofili, ai basofili, alle cellule dendritiche e ai macrofagi).

IMMUNITA’ ACQUISITA UMORALE


Si basa sulla produzione dei linfociti B attivati dall’antigene e si trasformano in cellule che sintetizzano anticorpi. È
importante soprattutto nei confronti delle infezioni micropiche da batteri extracellulari e nei confronti delle tossine
micropiche, che vengono neutralizzate dagli anticorpi. La risposta umorale non è efficace nel caso di batteri intracellulari.
IMMUNITA’ CELLULO-MEDIATA
Si basa sull’azione diretta da parte di particolari popolazioni di linfociti T nei confronti di antigeni endogeni, è fondamentale
nelle infezioni da microrganismi intracellulari, virus, batteri intracellulari facoltativi che risultano essere inaccessibili agli
anticorpi, ma accessibili ai linfociti T specifici che determinano la loro morte.

LINFOCITA B
Sono importanti nella risposta umorale, per i batteri extracellulari e per tossine batteriche; sono necessari nelle infezioni
primarie perché gli anticorpi vanno a neutralizzare le glicoproteine del virus, impedendo al virus di legarsi all’anti-recettore.
Presenta sulla sua superficie recettori specifici, quanti sono gli antigeni in natura. I recettori sono costituiti dalle IgM
monomeriche e dalle IgD. La risposta viene definita:
- primaria, quando il linfocita B viene a contatto per la prima volta con quel determinato antigene;
- secondaria, successiva a un primo contatto con quell’antigene.
Nel caso di risposta primaria, i primi anticorpi che sono prodotti (entro 7 giorni) sono le IgM. Tra i 7-14 giorni aumentano anche
le IgG. Dopodiché si abbassano i livelli di queste immunoglobuline.
Mentre nel caso di risposta secondaria, gli anticorpi sono prodotti dalle IgG, che aumentano nel siero.

LINFOCITI T CITOTOSSICI
I linfociti T citotossici riconoscono gli antigeni sulla membrana cellulare, liberano le perforine che causano la lisi della cellula
infettata.
Essi hanno una duplice funzione:
- effettrice, per l’eliminazione dei patogeni intracellulari (virus, micobatteri);
- regolatoria, reclutano le cellule coinvolte nella fase effettrice della risposta immunitaria e ne modulano la funzione.
Lo scopo della risposta immunitaria è quello di eliminare l’infezione e quindi ha effetti fisiologici benefici; quando però le
risposte immunitarie sono eccessive, subentrano dei danni a carico dei tessuti e abbiamo immunopatogenicità. Se le risposte
sono eccessive verso antigeni esogeni parliamo di ipersensibilità, se sono verso antigeni self, parliamo di autoimmunità.

CELLULE RAPPRESENTATI L’ANTIGENE APC Sono tutte quelle cellule aventi la funzione primaria di internalizzare
l'antigene, di sottoporlo a processi di degradazione in frammenti peptidici in grado di associarti alle molecole MHC di classe I o
II. tali frammenti peptidici sono importanti in quanto coinvolti nell’ attivazione delle cellule T in cui recettori riconoscono le
sequenze lineari aminoacidiche presenti nella molecola MHC. Le cellule rappresentanti l'antigene sono capaci di sintetizzare
costitutivamente molecole MHC di classe II.
ANTICORPI Sono glicoproteine circolanti con attività immunogena sintetizzate in risposta ad una
stimolazione antigenica. Fanno parte delle proteine sieriche conosciute come globuline in particolare
della frazione gamma infatti sono anche conosciute come gammaglobuline. Gli anticorpi sono anche
indicati con il termine immunoglobuline Ig in quanto svolgono attività immunogena. È composta da due
regioni distinte che presentano funzioni diverse:
- riconoscimento dell’antigene svolta dal sito combinatorio questa caratteristica varia da
un’immunoglobulina all’altra è in grado di legarsi con l’antigene specifico
- funzioni effettrici svolte dalla porzione costante della molecola in grado di partecipare a reazioni
generali come la fagocitosi dell’immunocomplesso e le reazioni allergiche

l’anticorpo è caratteristico di tre proprietà:


- SPECIFICITà:
- AFFINITà
- AVIDITà
La produzione di anticorpi avviene già in soggetti di pochi mesi, quando il sistema immunitario è ormai maturo, mentre nei
neonati gli anticorpi presenti nel sangue sono di origine materna; altri anticorpi possono essere introdotti ancora per
alcuni mesi dopo la nascita con il latte materno.
La reazione antigene-anticorpo è altamente specifica e coinvolge il sito antigenico dell'antigene e il sito combinatorio
dell'anticorpo. Le strutture tridimensionali dei siti presentano forma complementare e proprietà chimico-fisiche tali che
l'antigene e l'anticorpo risultano legati in modo stabile e irreversibile. Dato che gli anticorpi possono contenere da 2 a 10
siti combinatori e gli antigeni da 1 a diverse centinaia di siti antigenici, è possibile la formazione di complessi
tridimensionali che al crescere delle dimensioni diventano insolubili in acqua e formano precipitati. La combinazione tra
anticorpo e antigene provoca dunque la neutralizzazione di questi ultimi, poiché l'anticorpo interagisce proprio con i
gruppi chimici che conferiscono attività alle molecole. Analogamente il legame tra anticorpi e proteine delle capsule virali
impedisce la penetrazione, e quindi l'infezione, delle cellule. Le reazioni antigene-anticorpo possono essere messe in
evidenza in vitro con varie reazioni, anche in base alle caratteristiche degli anticorpi, tra le quali le più comuni sono quelle
di agglutinazione e di precipitazione .

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