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Il sistema cardiocircolatorio è costituito da tre principali elementi: CUORE, SANGUE e VASI, vediamo che il
sangue circola all’interno di vasi ed è spinto in essi da parte del cuore.
• CUORE: organo con funzione aspirante e premente, aspira sangue all’interno grazie alla presenza di
cavità e riesce a spingerlo esternamente ad esso.
• SANGUE: tessuto liquido caratterizzato da due principali elementi, questi sono il plasma, ossia la
parte liquida del sangue e le cellule, che si trovano immerse nella parte liquida. Il sangue è un
trasportatore di ossigeno e riesce ad allontanare l’anidride carbonica insieme ad altri prodotti di
rifiuto portandola al di fuori delle cellule e diretta verso i polmoni, reni e pelle (organo emuntore).
Si ha un trasporto di sostanze nutritive e anche di ormoni che vengono prodotti dalle ghiandole
endocrine. E’ inoltre un trasportatore di enzimi e proteine ad attività metabolica verso le cellule.
Il sangue elimina sostanze tossiche, mantiene il pH fisiologico (7,3-7,4), la temperatura costante e il
contenuto d’acqua nel corpo.
• VASI: il sangue scorre all’interno di un sistema costituito da vasi chiusi, con una sequenza specifica
che vediamo essere la seguente:
o ARTERIE: il sangue dal cuore fluisce verso le arterie, sono vasi di tipo CENTRIFUGO,
ossia si ha il trasporto del sangue dal cuore verso la periferia.
o ARTERIOLE: vasi arteriosi di calibro inferiore, e penetrano nei tessuti.
o CAPILLARI: vasi di piccolo calibro in cui avviene lo scambio gassoso tra ossigeno e
anidride carbonica. Il sangue ricco di ossigeno a livello del letto capillare cede ai
tessuti l’ossigeno, e dai tessuti raccoglie l’anidride carbonica; da convogliare ai
polmoni che sono specializzati nell’ematosi (scambio O2-CO2).
o VENULE: originano dal letto capillare e portano il sangue verso dei vasi più grandi
(vene)
o VENE: sono vasi di ampio calibro che hanno come direzione quella opposta alle
arterie, escono dalla massa di un organo e portano il sangue contenuto in essi verso
il cuore, quindi sono vasi di tipo CENTRIPETO.
SCAMBIO GASSOSO: è lo scambio fra ossigeno e anidride carbonica a livello dei capillari, dove si ha il
consumo di ossigeno e producono anidride carbonica, la quale lascia il letto capillare mediante venule e
ritorna al sangue mediante una vena contenente CO2, raccolta da quel letto capillare. A livello tissutale i
gas diffondono dalla parete del capillare verso le cellule circostanti con loro a contatto. Le cellule che
trasportano l’ossigeno, ossia i globuli rossi, consentono il passaggio all’interno della parete del capillare e
dell’O2 mentre la CO2 ritorna nei globuli rossi e viene convogliata verso i polmoni (vaso rosso = ricco di
ossigeno, vaso blu= ricco di anidride carbonica).
CIRCOLAZIONE: studio della disposizione dei vasi sanguigni del sistema cardiocircolatorio.
1. Sistema circolatorio sanguigno: costituito da una pompa, il cuore, e dai vasi sanguigni.
2. Sistema circolatorio linfatico: costituita da un liquido, la linfa, che scorre all’interno di un sistema
circolatorio chiuso (vasi linfatici, che costituiscono il sistema immunolinfatico.) in rapporto con degli
organi linfatici; i linfonodi milza-timo che non sono coinvolti nella spinta della linfa (non hanno
quindi la funzione di pompa), hanno la funzione specifica dell’immunocompetenza.
PUNTO 1: sistema circolatorio sanguigno
ATRII: ricevono il sangue dal distretto periferico, ricco di CO2 (atrio dx), e dal
distretto polmonare, ricco di O2 (atrio sx). Hanno un diametro che risulta essere
inferiore rispetto alle camere ventricolari.
VENTRICOLI: camera che riceve il sangue dal rispettivo atrio. Il sangue nel ventricolo dx non è ossigenato,
la sua funzione è quella di spingere mediante un’arteria il sangue verso i polmoni, per l’ossigenazione. Il
sangue nel ventricolo sinistro, che deriva dall’atrio sinistro è ossigenato e spinge mediante un’arteria il
sangue ricco di ossigeno verso tutti i distretti periferici per essere utilizzato dai tessuti.
Approfondimento:
La circolazione sistemica irrora tutti gli organi, mentre la circolazione polmonare serve per lo scambio
gassoso a livello polmonare. Il cuore è centrale rispetto a queste due circolazioni.
ATRIO SINISTRO: ha ricevuto dai polmoni il sangue ricco di O2, da qui è possibile definire l’inizio della
circolazione sistemica; il sangue ossigenato, seguendo un preciso percorso, andrà verso tutti gli organi del
nostro corpo. Percorso:
Atrio sx →Ventricolo sx → arteria aorta → arterie di grande calibro, medio e piccolo → letto capillare di
organi e tessuti → CESSIONE O2 E RACOLTA DI CO2 → letto capillare → vene di piccolo calibro, medio e
grande.
Il ritorno del sangue (quindi quello che dopo lo scambio a livello dei tessuti è ricco di CO2), può avvenire in
più modalità passando in diversi distretti:
• Da arti pelvici e porzione caudale del corpo, ho un vaso centripeto che porta al cuore il sangue ricco
di CO2 che si chiama vena cava caudale.
• Dalla testa, arti toracici e porzione craniale del tronco ho un altro vaso centripeto che porta il
sangue al cuore da tutti i distretti craniali del corpo e prende il nome di vena cava craniale.
• Dal letto capillare dell’intestino e organi impari della cavità addominale (esclusi i reni che sono
organi pari), origina la vena porta, diretta al fegato e una volta passata dal fegato il sangue
confluisce nella vena cava caudale. Il sangue prima di essere ossigenato dai polmoni deve passare
in questo organo per essere arricchito dalla funzionalità epatica, solo una volta arricchito può
passare nella vena cava caudale e passare nei polmoni per essere ossigenato.
ATRIO DESTRO: le due vene cave si gettano nell’atrio destro mediante il distretto craniale e caudale e da
qui origina la circolazione polmonare con il seguente percorso:
Atrio dx → Ventricolo destro → tronco polmonare → 2 arterie polmonari → letto capillare polmonare →
CESSIONE DI CO2 E RACCOLTA DI O2 → letto capillare polmonare →2 vene polmonari →Atrio sx → inizio
circolazione sistemica.
Le dimensioni…
• Cavallo: Kg 3,5 (0,7% del peso corporeo, 1% nei purosangue), animale respiratorio, ossia sempre in
movimento;
• Bovino: Kg 2,5 (0,5%), animale digestivo, con attività più stanziale rispetto al cavallo;
• Piccoli Ruminanti: gr 250 (0,5%)
• Gatto: gr 15 (0,5%)
• Cane: gr 40 – 400 (0,7%, 2 - 3 volte > in soggetti sportivi), grande variazione a seconda della razza
considerata
Per esempio:
I rapporti…
Caudalmente: diaframma
CONFORMAZIONE ESTERNA:
il miocardio ventricolare sinistro è più spesso del destro, questo perché il sangue
contenuto a sinistra deve andare verso tutti i distretti del corpo, quindi ha bisogno di
una maggiore spinta, contrariamente al destro che deve arrivare a livello dei polmoni
LEZIONE 2 (26 Febbraio)
Valutando il cuore dal punto di vista macroscopico, si può vedere la conformazione esterna fatta
da questi elementi: una base, un apice, una faccia sinistra, una faccia destra e due margini (uno
anteriore o craniale, uno posteriore o caudale).
ATRIO SINISTRO
C’è un parallelismo di conformazione con l’atrio dx,
vi ritroviamo:
• VOLTA in cui ho l’arrivo di altre vene, le vene
polmonari, e per questo si dice seno delle vene
polmonari
• PAVIMENTO che si chiama setto
atrioventricolare
• la faccia opposta del SETTO INTERATRIALE, in cui
c’è la fossa ovale (comunicazione in cuore fetale)
• SUPERFICIE INTERNA come atrio dx
Cambia perciò solo la volta fra i due atri.
VENTRICOLO DESTRO
Forma conica, in sezione è semilunare. Parete
molto più sottile del ventricolo sx. Il fondo non
raggiunge mai l’apice del cuore.
La BASE prevede un’apertura, l’ostio
atrioventricolare (più spostato a dx) e l’ostio
polmonare (più a sx) separati da cresta
sopra-ventricolare.
L’OSTIO ATRIOVENTRICOLARE è quindi un’apertura circolare/ovalare con un bordo fibroso
(irrigidimento della componente connettivale), non è aperto ma è occupato da 3 lembi triangolari (o
cuspidi, per questo detta “valvola tricuspide”), i quali hanno una base che è inserita sul bordo
(sull’anello fibroso), un apice che va invece nella parte centrale, una faccia atriale che guarda il
pavimento dell’atrio (che costituirà il pavimento dell’atrio) e una faccia ventricolare che costituirà la
volta del ventricolo. Questi lembi sono mobili, non sono fissi, infatti la faccia atriale verso la
componente dell’anello è ancorata, quindi relativamente meno mobile della faccia che guarda il
centro di queste tre cuspidi, che invece è quella che si muove. Si muovono nella loro parte apicale e
nella direzione della circolazione del sangue, quindi da una posizione orizzontale si muovono in una
posizione verticale, verso il basso; questo perché il flusso è solo anterogrado, infatti dall’endocardio
si staccano dei fili (le corde tendinee) che si portano ad ancorare i lembi sui muscoli papillari nella
parete ventricolare. Quindi quando si ha diastole gli atri si riempiono e i lembi sono orizzontali,
durante la sistole sono verticali e i ventricoli si svuotano. Nelle insufficienze valvolari durante la
contrazione si ha che una certa quantità di sangue torna in atrio, quindi si ha sovraccarico pressorio.
L’OSTIO POLMONARE è costituito da 3 lembi semilunari a “nido di rondine” cioè cave, con un lato
esterno semilunare concavo e uno interno convesso. Presenta anche un nodulo fibroso, un
ispessimento di questo lembo che sulla periferia è già fibroso e va a migliorarne la chiusura. Dopo di
esso si ha il tronco polmonare.
La SUPERFICIE INTERNA presenta rilievi muscolari irregolari soprattutto nella parte più ventrale
del ventricolo (le trabecole carnose).
VENTRICOLO SINISTRO
La forma è sempre la stessa, con parete più spessa della dx.
• VERTICE: apice del cuore
• PARETE SETTALE: setto interventricolare
• PARETE MARGINALE: più convessa nella parte dorsale, nel cavallo tende ad essere
rastremata nella parte terminale
• BASE, simile a quella dx. Presenta ostio atrioventricolare sx (più caudale nella base) e ostio
aortico (più craniale). L’ostio atrioventricolare sx è detto valvola bicuspide poichè ci sono
solo 2 cuspidi, a forma di semicerchio, permette che la circolazione sia solo atrio sx-
ventricolo sx e mai il contrario.
L’ostio aortico è una valvola semilunare, i suoi lembi sono più spessi che di quelli della valvola
polmonare poiché deve resistere a più pressione. L’aorta si inserisce dilatandosi un po’, si
chiama bulbo dell’aorta.
La SUPERFICIE INTERNA presenta trabecole carnose più numerose e anfrattuose rispetto a quelle
del dx.
Il SETTO INTERVENTRICOLARE che coinvolge un lato del ventricolo dx e un lato del ventricolo sx,
presenta anch'esso come nell’atrio una piccola area connettivale, quindi non è miocardio, vuol
dire che si deve essere formata dopo, vicino all’ostio aortico. Questo è un residuo embriologico di
un setto interventricolare aperto che era presente nella vita fetale e che serviva a bypassare il
circolo polmonare del feto, non c’era necessità di spingere il sangue tramite il ventricolo dx ai
polmoni poiché i polmoni del feto non funzionano. [ANGIOCARDIOGRAFIA tramite un’iniezione ho
inserito un tracciante che percorre i vasi e si mescola al sangue che mi permette di fare lo stampo
dell’attività cardiaca.]
STRUTTURA DEL CUORE:
EPICARDIO
Foglietto viscerale del pericardio sieroso che riveste la superficie esterna del cuore, si discosta
dal pericardio soltanto nei solchi, dove vi è accumulo di grasso.
Dal punto di vista istologico l’epitelio è detto mesotelio ossia sottili lamine connettivali e di
fibre elastiche (per adattarsi alla meccanica cardiaca).
ENDOCARDIO
Dentro le camere cardiache.
L’endotelio (A) è la parte bagnata dal sangue delle camere
cardiache, in continuità con l’intima (=tonaca interna dei vasi)
di vene e arterie.
Sotto l’endotelio c’è lo strato sottoendoteliale (B), costituito
da connettivo fibroso ed elastico.
Sotto ad esso troviamo il sottoendocardico, di natura
connettivale (permette all’interno di esso il passaggio di
piccoli vasi sanguigni), ci sono piccole cellule muscolari lisce,
poche cellule adipose ed elementi dell’apparato di
conduzione (C).
A livello degli osti: ricopre le due facce delle valvole, tra i due
foglietti si trova la lamina fibrosa in continuazione con gli
anelli degli osti.
E→ MIOCARDIO COMUNE: la massa muscolare è caratterizzata da fasci di fibre muscolari
responsabili della contrazione, stimolata dal sistema di conduzione (miocardio specifico). Il
tessuto muscolare è sia atriale, a formare le camere atriali, sia ventricolare.
Miocardio atriale: ha uno spessore più limitato rispetto al ventricolare, ha una sua muscolatura
propria profonda (ossia quella dell’atrio dx e sx sono indipendenti) ma sono circondate da uno strato
superficiale di muscolatura comune con quella ventricolare. Decorso delle fibre: è arcuato, cioè
tende a circoscrivere nelle varie direzioni dello spazio la massa cardiaca (in corrispondenza dei vasi),
è circolare invece in continuazione con la muscolatura propria per quanto riguarda ogni singola
camera. Così mentre il cuore si contrae sembra che giri su se stesso.
Miocardio ventricolare: è molto più spesso (sono camere efferenti, devono spingere sangue fuori
dalla camera cardiaca, devono avere un’impostazione contrattile molto specializzata), ha
anch’esso una muscolatura propria e una comune organizzata in 3 strati ben evidenziati:
• longitudinale esterno: comune ai due ventricoli, ha fasci verso l’apice del cuore che
ritornano verso l’alto a spirale
• circolare: intermedio, ha muscolatura propria di ciascun ventricolo (circolare dx e circolare sx),
è il principale sistema di propulsione del sangue (spremendosi spinge il sangue dall’alto verso il
basso)
• longitudinale interno: fasci simili a quelli dello strato longitudinale esterno, che determinano la
muscolatura comune
D→ MIOCARDIO SPECIFICO: Sono fibre muscolari modificate autoeccitabili (sono in grado di contrarsi
spontaneamente senza controllo del cervello, sono in grado di propagare), generano stimoli per la
contrazione delle fibre del miocardio comune, si trovano in:
• nodo del seno: (nodo=formazione di ridotte dimensioni, rotondeggiante), quello posto più in
alto, si trova nella volta dell’atrio dx vicino allo sbocco della v. cava craniale, è il pacemaker del
cuore (stimola per la sistole atriale), composto da da sottili cordoni irregolari di miociti che sono
in grado di collegarsi con l’altro nodo
• nodo atrio-ventricolare: posto in maniera intermedia agli altri due, si trova alla base del
setto interatriale, si prolunga ventralmente per continuarsi con il fascio
• fascio atrio-ventricolare: (fascio=struttura ad andamento longitudinale) posto più in basso
rispetto ai nodi, dopo un tratto comune si divide in due branche (dx e sx) che percorrono il setto
interventricolare ramificandosi nella parete dei ventricoli
Le cellule iniziali sono globose (cellule del Purkinje) formano poi lunghi nastri anastomizzati
diramati, esse sono eccitabili (non auto-).
E’ l’insieme di anelli fibrosi attorno agli ostii (attacco dei lembi valvolari),
connessi da lamine fibrose (trigoni) che occupano spazi triangolari (trigono
dx tra ostio aortico e i 2 ostii atrioventricolari, trigono sx tra ostio aortico e
ostio atrioventricolare sx).
Con l’invecchiamento i trigoni possono diventare cartilaginei (negli equidi) o
ossei (bovino: grande osso cardiaco e piccolo osso cardiaco, piccoli
ruminanti: grande osso cardiaco).
VASI LINFATICI
La linfa è un liquido molto importante sia per il sistema immunitario perché contiene globuli
bianchi, sia perché è lo scarico dell'acqua dai vari tessuti degli organi.
Abbiamo una rete profonda (nel subendocardio e miocardio) e una superficiale
(subepicardio). Scaricano la linfa nei linfonodi tracheobronchiali e mediastinici craniali.
VASI SANGUIGNI: elementi che conducono il sangue nel sistema chiuso analizzato. I vasi sanguigni
comprendono: arterie, capillari, vene.
Funzione:
ARTERIE: hanno un colore bianco roseo, e hanno una consistenza elastica, quindi dopo la compressione
tornano del tono di partenza. È un vaso centrifugo, porta il sangue dal cuore alla periferia. Si dividono in
due tipi di vasi:
● rami collaterali: si staccano da una arteria, senza che l’arteria perda la sua individualità. Questo
ramo ha un calibro inferiore rispetto all’arteria da cui si stacca
● rami terminali: riguarda le ultime diramazione dell’arteria. Generalmente i rami terminali hanno tra
di loro un calibro equivalente, al di là del ramo terminale non vi è possibilità di irrorare il distretto
periferico mediante un altro vaso.
● tonaca intima: composta da endotelio che si appoggia su uno strato sottoendoteliale che a sua
volta poggia su una membrana connettivale elastica interna (quindi il vaso può subire
variazione di calibro);
● tonaca media: è la più spessa, composta da cellule muscolari lisce e da una componente
connettivale collagene, che danno sostegno, composta da fibre elastiche che si addensano
verso l’esterno (quindi ho componente elastica). Sulla base della presenza reciproca fra cellule
muscolari lisce e la componente elastica, si possono classificare le arterie in tre tipi:
• elastica: la componente elastica prevale, sono di grosso calibro e si trova vicino al
cuore, nasce o dal ventricolo sx o dal ventricolo dx (aorta e tronco polmonare). Sono di
colore giallastro.
• muscolare: prevale la componente muscolare, sono di medio e piccolo calibro e si
trovano verso la periferia. La componente muscolare è fondamentale perché man
mano che ci si allontana dal cuore si perde la spinta sistolica del ventricolo quindi grazie
alla muscolatura, che spinge attivamente il sangue verso la periferia, si mantiene la
medesima pressione fino all’organo bersaglio.
• misto: presenti entrambi le componenti in uguale quantità e sono intermedie tra le
altre.
● tonaca avventizia: composta da fibre collagene e scarse fibre elastiche. Sottile nelle grosse
arterie, più spessa nelle arterie di medio calibro. Dentro alla tonaca avventizia vi decorrono i
vasa vasorum, le fibre nervose e i vasi linfatici.
Il primo vetrino mostra un vaso elastico, il colorante viola è un elettivo per le fibre elastiche, non si vede
l’endotelio (perché sovrapposto dalle fibre elastiche) ed esternamente vedo grigio perché questo colorante
non si fissa sulle fibre collagene.
L’arteria polmonare si stacca dal ventricolo destro, hanno un calibro di 5 cm nei grandi animali, viene detto
tronco polmonare. Si stacca dorsalmente dal ventricolo destro, poi prosegue caudo medialmente, da cui si
divarica in una componente destra e una sinistra (chiamate arteria polmonare dx e sx) ciascuno dei quali
entra nel polmone di riferimento, attraverso un’area detta ilo. Le arterie polmonari portano sangue ricco di
CO2, che deve essere ossigenato. Tra il tronco polmonare e l’aorta troviamo il legamento arterioso, che
livello embriologico era il dotto di Botallo, e permetteva il contatto diretto tra i vasi ombelicali e il vaso che
porta il sangue a tutte le componenti del feto.
L’arteria aorta è più lunga, parte con uno spessore di 6 mm e il calibro è circa 6 cm nei grossi animali. Si
stacca dal ventricolo sx con una dilatazione (bulbo) e va dorsalmente (detta quindi aorta ascendente),
avvolta dal pericardio, poi si sposta caudalmente, formando un arco, posto fra T6 e T7 nel cavallo e T5 eT6
negli altri animali, a sinistra del rachide (chiamata arteria toracica), poi attraversa il diaframma e diventa
aorta addominale e termina a livello dell’ultima vertebra lombare. Nel decorso
del suo percorso l’aorta lascia molti rami collaterali che vanno a vascolarizzare
diversi distretti.
Dal bulbo aortico, raccoglie il primo sangue, ricco di O2, dal bulbo si staccano le
arterie coronarie, sinistre e destre. Proseguendo dal bulbo si trova l’arco aortico
dove in direzione craniale si trova il tronco brachiocefalico (porta il sangue nella
componente dell’arto toracico, la testa, il collo, e parte ventrale del torace). La
componente del tronco brachiocefalico si divide in:
● arteria succlavia sx (nei carnivori e nei suini la succlavia di sx nasce dall’arco aortico e non dal
tronco brachiocefalico) e arteria succlavia di dx. la succlavia sx e dx originano in
senso pari:
• Arteria cervicale superficiale e profonda: vascolarizza i muscoli del collo;
• Arteria vertebrale: vascolarizza i muscoli del collo e il midollo spinale;
• Arteria toracica interna: vascolarizza diaframma e spazi intercostali;
• Arteria ascellare: vascolarizza l’arto toracica e continua direttamente
l’arteria succlavia;
● Tronco bicarotico: si trova al limite tra collo e torace, si divide in:
• Arteria carotide comune sx e dx: ai lati della trachea, corre nello spazio viscerale del collo e
finisce nella branca della mandibola e si divide in:
• Arteria occipitale: vascolarizza i muscoli della nuca e va in anastomosi con l’arteria
vertebrale e con il SNC
• Arteria carotide interna: vascolarizza l’encefalo
• Arteria carotide esterna: vascolarizza organi,
muscoli e ossa del cranio che non sia encefalo
Una volta perforato il diaframma si arriva all’addome e si ha l’aorta addominale, vaso che corre sotto i
corpi vertebrali. Questa arteria presenta vari rami:
• Rami dorsali pari: nascono dorsalmente al vaso
• Arterie lombari: vascolarizzano la parete dell’addome
e il midollo spinale (26)
• Rami laterali pari:
• Arteria frenico caudale: vascolarizza il diaframma
(tranne nel cavallo, che è vascolarizzato SOLO
dall’arteria frenica caudale)
• Arteria renale: vascolarizza i reni (51)
• Arteria surrenale: vascolarizza il surrene
(cranialmente al surrene rispettivo) (41)
• Arteria testicolare o ovarica (in base al sesso): vascolarizza testicoli o ovaie. (53)
Dell'arteria ovarica nasce l’arteria uterina craniale che vascolarizza l’utero
• Rami ventrali impari:
• Arteria celiaca: vascolarizza gli organi addominali (37), da questa A. celiaca si divide in:
• Arteria gastrica sx: vascolarizza lo stomaco (39)
• Arteria splenica o della milza: vascolarizza la milza (38)
• Arteria epatica: vascolarizza il fegato (40) la quale si dirama in:
• Arteria gastrica dx: vascolarizza lo stomaco
• Arteria gastroduodenale: vascolarizza pancreas (ghiandola esocrina),
stomaco, duodeno
• Arteria mesenterica craniale: vascolarizza gli organi addominali quali: pancreas, duodeno,
digiuno, ileo e prima parte del colon (42)
• Arteria mesenterica caudale: vascolarizza gli organi addominali, quali: ultima parte del
colon e il retto. (54)
• Rami terminali (si riducono progressivamente di calibro, sono i vasi che finiscono l’aorta
addominale):
• Arteria iliaca esterna dx e sx: di pertinenza dell’arto pelvico e dei genitali esterni, e si
trovano:
• Arteria profonda femorale: vascolarizzano i muscoli della coscia
• Arteria cremasterica: vascolarizza il muscolo cremastere,
importante nel coniglio e nella lepre perché la sua contrazione è in
grado di riportare il testicolo nella cavità addominale (lo fanno in
condizioni di stress)
• Arteria uterina: vascolarizza l’utero nella cavalla (giumenta)
• Arteria pudenda esterna (mammaria e scrotale) vascolarizza la
mammella e gli invogli scrotali.
• Arteria iliaca interna dx e sx: vascolarizza l’arto pelvico, a livello dei
muscoli glutei, organi e parete della cavità pelvica. Questa si divide
nella
• Arteria pudenda interna: vascolarizza gli organi pelvici
urinari e genitali (no l’utero della cavalla);
▪ Arteria sacrale mediana: è la vera terminazione della
aorta, molto esile negli equidi e il suo vaso più piccolo è
l’Arteria coccigea che vascolarizza il muscolo della coda.
CAPILLARI: diametro tra i 5 e 30 micron, fanno seguito alle arterie precapillari e si continuano nelle venule
postcapillari e formano una rete tridimensionali nei tessuti.
I capillari hanno duplice funzione:
Struttura: all’interno si trova l’endotelio che poggia su una lamina basale e poi si trova la tonaca avventizia
sottile, necessario per far avvenire gli scambi con i tessuti, e si hanno cellule dette periciti, cellule con
prolungamento a funzione contrattile (quando nel cuore si ha la sistole queste cellule si contraggono per
favorire lo scambio) e fagocitaria (possibilità di fagocitare elementi non funzionanti).
In questa parte il circolo rallenta il suo flusso, per favorire gli scambi.
IL CIRCOLO PORTALE: il sangue di una vena attraversa un letto capillare e confluisce in vene di
calibro maggiore, superficiali e profonde, satelliti delle arterie (1 arteria per 2-3 vene), collegate da
numerose anastomosi (ovvero capillarizzazione).
⟜circolo epatico circolo portale vero e proprio, prende il nome della vena porta → vaso che si
diparte dall’intestino in particolare a livello dei villi intestinali per portarsi fino al fegato con la
funzione di portare i nutrienti provenienti da questi due organi nel resto del corpo. Decorso:
intestino (villi) → vena porta→ fegato→ la vena si capillarizza nel parenchima epatico (arricchisce il
contenuto del sangue di altri elementi nutritivi) → vena sopra epatica → portando CO2 e nutrienti→
cuore e piccola circolazione→ poi tramite l’aorta si inserisce nella circolazione arteriosa per nutrire
tutti gli altri distretti e apparati.
⟜circolo ipotalamo ipofisario si chiama portale perchè all’interno del ipofisi apprezziamo lo stesso
fenomeno di ‘capillarizzazione’ , ovvero le vene portali lunghe all’interno dell’ipofisi
formano una rete capillare per poi tornare nel circolo venoso nuovamente come vene portali lunghe
(ad entrare ed uscire sarà sempre la stessa vena che si è capillarizzata).
LA STRUTTURA DELLE VENE: da interno a esterno, con limiti non definiti ≠ da arterie
● tonaca intima: endotelio e lamina basale, strato sottoendoteliale (fibre
collagene ed elastiche).
Nelle grosse vene questo strato forma le valvole a nido di rondine, elementi di
distacco laminare che dalla parete dell’intima vanno verso il lume, aperte verso l’alto
in senso contrario al flusso, per opporsi all’andamento retrogrado del sangue.
Elementi che determinano un deposito di sangue che ricade verso il basso spinto
dalla gravità:
1.Percorso del sangue nelle vene antideclive: deve raggiungere le parti
più alte o più posteriori del corpo, come da arti a cuore.
2.Pareti del vaso non hanno forza contrattile. →le valvole a nido di
rondine, così come le semilunari
evitano che il sangue possa tornare in ventricolo durante la diastole
ventricolare, si riempiono e collabiscono, ovvero i due lembi della parete
si riuniscono sul piano mediano chiudendo il flusso sulla parte terminale o
distale. (evitano reflusso e stasi sanguigna)
● tonaca media più sottile che nelle arterie, a parità di diametro, lo
spessore varia con la localizzazione:
- vv propulsiva:tonaca media a 5-6 strati. la sua natura muscolare liscia è in grado di spingere il
sangue verso il cuore contro la forza di gravità. Si trova in regioni terminali degli atri, associata alla
presenza di numerose valvole → risposta morfologica per il raggiungimento del sangue al cuore dove
sarebbe più difficoltoso
- vv recettiva in zona vicino al cuore, presenta una tonaca + sottile, con maggior presenza di fibre
collagene, che ne conferisce rigidità.
Nell'istologia è apprezzabile la differenza fra il tipo propulsore e recettore, grazie alla presenza nella
prima di cellule muscolari.
● tonaca avventizia connettivo fibroso e elastico, molto spessa nelle vene di tipo recettivo.
Nelle grosse vene sono presenti cellule muscolari, per contribuire l’inserimento nella camera
atriale dx.
LA CIRCOLAZIONE VENOSA
Circolazione polmonare: VV. della piccola
circolazione (VV. polmonari).
Circolazione sistemica: VV della grande
circolazione (VV. cave craniale-caudale).
Vene polmonari: si trovano nel parenchima polmonare, 2-3 per lato dai
rispettivi polmoni, si aprono nell’atrio sx. Mancano valvole →
estremamente vicine al cuore
Vene cave: craniale e caudale
⟜craniale (1) vaso impari (pari nel coniglio), inizia all'entrata del torace
dalla confluenza delle radici:
→ vv giugulari esterne da distretti testa e collo (3)
→ vv succlavie dal distretto degli arti anteriori (4)
Suini e cane: origina dalla confluenza delle vv. brachiocefaliche.
SISTEMA LINFATICO
sistema linfatico o immunolinfatico: perchè il liquido che lo costituisce è la linfa, che ha una funzione
di immunità liquida.
LE FUNZIONI → difesa dell’organismo e drenaggio dei tessuti
Fagocitosi: sistema di difesa aspecifico e locale dei tessuti, es i macrofagi
Immunità: sist. di difesa specifico mediante memoria cellulare, con reazione rapida e efficace,
cellulo-mediata (linfociti T) o umorale (linfociti B e plasmacellule che producono immunoglobuline,
ovvero gli anticorpi circolanti).
COSTITUITO DA:
Vasi formazioni allungate cilindroidi e cave nelle quali scorre la linfa. In base al diametro sono:
capillari, costituiscono una rete che circonda ogni organo, questi poi confluiscono in vasi con calibro
maggiore, i collettori (raccolgono la linfa e la immettono nella circolazione sanguigna) → circolazione
linfatica parzialmente indipendente.
Organi linfoidi
● centrali o primari, organi massivi sede della prima differenziazione dei linfociti: midollo
osseo rosso → B, timo→ T;
● periferici o secondari, distanziati dai primari, piccole differenziazioni di tessuto linfoide senza
forma che costituisce una trama di informe diffusa, localizzata in vicinanza dei tessuti dei vari
organi, in particolare in intimo rapporto con le mucose. ma può anche trovarsi sotto forma
di noduli linfatici isolati, oppure ulteriormente raggrumata come tonsille, linfonodi e milza.
Linfa liquido caratteristico, molto simile al plasma sanguigno. Origina dal
drenaggio dei liquidi interstiziali, cellula-cellula e tessuto-tessuto. Questi
vasi linfatici nel loro percorso attraversano i linfonodi. Milza e tonsille si
comportano diversamente rispetto ai linfonodi, che infatti sono in numero
maggiore. La collocazione e il numero di linfonodi varia da specie e
individuo.
I CAPILLARI LINFATICI
Originano a fondo cieco nei distretti periferici del corpo ≠ della
circolazione sanguigna che è continua. Hanno un calibro non regolare.
Formano rete tridimensionali
struttura: parete sottile, cellule endoteliali ma a tratti la membrana basale
di connettivo può mancare.
I VASI LINFATICI
Dalla rete capillare portano la linfa, perforano i linfonodi e poi dalla fusione
di questi, si origina il collettore
struttura: endotelio + membrana basale + poche cellule muscolari. La
parete presenta delle valvole a nidi di rondine → la linfa ha andamento
unidirezionale.
meccanismo: Le valvole fanno progredire la linfa solo in senso centripeto, in associazione a
contrazione delle cellule muscolari lisce e movimenti di muscoli ed organi vicini. L'attività del tono e
della contrazione muscolare e la peristalsi hanno funzione di spinta della linfa verso l’alto.
La linfa può arricchirsi di:
● Macrofagi→ per diapedesi, deformazione tale del citoplasma da permettere l'insinuazione
fra cellula e cellula, spingendo il nucleo all’interno.
● Neutrofili e Linfociti→ ingresso a livello nodulare.
● Agenti microbici → per deformazione di citoplasma;
● Cellule tumorali→ si infiltrano nella parete, diventando simili ai macrofogi→ la linfa diventa
un perfetto vettore per le metastasi tumorali (metastasi =inquinamento del circolo
sanguigno o linfatico che permette una localizzazione secondaria del tumore);
● Eritrociti→ per lacerazione, in condizioni normali a causa delle dimensioni, questo non
avviene.
I COLLETTORI LINFATICI
ultimi vasi di grande calibro. cavallo e bovino 8-10mm, suino e cane 3-4mm. Presentano valvole e
parete strutturalmente simile a quelle delle piccole vene
● DOTTO TORACICO: continuazione a livello craniale della cisterna del chilo (chilo= liquido
trasparente lattescente come la linfa. In realtà il nome rappresenta il prodotto del piccolo
intestino con consistenza mucillaginosa, simile alla linfa ma di colore verdognolo dovuto alla
presenza di bilirubina (prodotto del fegato)).
Lo trovo a livello dei pilastri del diaframma dove sboccano i tronchi lombari e viscerali (intestinale e
celiaco). Il dotto attraversa lo iato aortico ed arriva all’entrata del torace dove riceve il tronco
tracheale sx → raccoglie la linfa dal distretto dell’app. respiratorio di sx, ed il dotto collettore
dell’arto toracico sx, quindi tutti le parti declivi → prima di sboccare alla confluenza delle VV
succlavie e giugulare sx
Raccoglie la linfa da tutto il corpo, tranne che dai territori del dotto linfatico.
DOTTO LINFATICO DX: prende la linfa da parte terminale del tronco tracheale dx (antitetico del
tracheale sx), Sbocca vicino al dotto toracico e drena la linfa dall’ arto toracico dx e dalla metà dx di
testa, collo e torace. Si interessa della porzione di dx di testa, collo e torace.
LEZIONE 5
I linfonodi sono stazioni del sistema linfatico che filtrano la linfa, ovvero
analizzano il suo contenuto andando ad aggiungere sostanze integrative, quindi attuano un filtraggio attivo.
Essi hanno una forma ovoidale ma nel loro profilo noto una incisione, l’ilo del linfonodo.
Dimensione e numero: sono variabili da specie a specie e da un individuo all’altro, la dimensione è di pochi
centimetri, in genere sono radunati in gruppi, ad esempio nel cavallo sono raggruppati mentre nel bovino
sono allontanati.
Colore: rosso grigiastro, non iperemico (carico di sangue); le variazioni del linfonodo sono in relazione alla
loro condizione fisiologica ad esempio vicino ai polmoni assumono colore rosa-nero in quanto si possono
caricare pulviscolo atmosferico, quelli vicino al fegato sono verdastri, perché il fegato produce una sostanza
verde; ma ciò può essere dovuto anche ad una patologia.
• Linfocentri: sono dei linfonodi con sede fissa in tutte le specie e sono i protagonisti del drenaggio
della linfa di una medesima regione corporea, in vari distretti del corpo e nei vari animali e possono
essere:
• Profondi: drenano la linfa delle grandi cavità dell'organismo, a livello ispettivo non sono
visibili dall'esterno;
• Superficiali: nel caso di una patologia il medico è in grado di andarli ad ispezionare con la
palpazione sentendo se si è ad esempio ingrossato, se determina una reazione
nell’animale. I Linfonodi superficiali possono essere ad esempio dietro al ginocchio, alla
mandibola e al petto.
Dal punto di vista microscopico, esternamente sono rivestiti da del connettivo fatto da fibre elastiche e
vediamo che nei ruminanti ci possono essere anche delle cellule muscolari, questo prende il nome di
capsula. Dalla capsula originano dei setti che si addentrano nel parenchima dell’organo e vanno a sostenere
le cellule tipiche linfatiche, nella porzione centrale la trama del connettivo si mescola, sulla porzione
concava, formando l’ilo dell’organo.
La corticale è costituita da una serie di formazioni rotondeggianti, caratterizzate dalla presenza di follicoli
linfatici, organizzazioni di linfociti a profilo rotondeggiante. Essi sono costituiti da:
• Centro: è la parte più chiara dove sono contenuti i linfociti b, essi in presenza di strutture
antigeniche si attivano e si trasformano in plasmacellule (proteine che vanno a lottare contro
organismi esterni), ossia cellule con abbondante RER in grado di produrre anticorpi con risposta
umorale, in quanto gli anticorpi possono diffondere nel sangue. Questi entrano nella linfa (che si
era caricata di strutture antigeniche in precedenza dai vari tessuti e vengono riconosciute da queste
strutture). Qui vi sono presenti i linfociti ad attiva replicazione.
• Periferia: una contingente di questi linfociti si mantengono come piccoli linfociti b che qui si
addensano in particolare nella parte scura, essi mantengono la memoria per la sostanza antigenica
(memoria immunitaria), così possiamo attuare la vaccinazione (il primo vaccino fu quello per il
Vaiolo bovino), potenzialmente, tramite la memoria data dal vaccino, il nostro corpo potrà
rispondere in maniera più veloce al virus.
• Follicolo: detiene una porzione basale disorganizzata (dove vedo ancora colorazione
dell’ematossilina, la colorazione dei nuclei, ricorda i linfociti sono caratterizzati da un grosso
nucleo).
Vicino alla corticale è presente un'altra porzione la paracorticale, un tessuto linfatico diffuso, contenente
linfociti t o timo. I linfociti t dipendono dal timo perché devono essere attivati. Essi presentano dei recettori
sulla superficie del loro citoplasma in grado di riconoscere antigeni ed attivarsi per la loro distruzione
insieme ai macrofagi.
La risposta fagocitaria è diversa da quella vista precedente (operata dalle plasmacellule) che era di tipo
umorale.
• parte interna: costituita da cordoni di linfociti, plasmacellule e cellule fagocitarie. Attorno a questi
cordoni nasce una rete di vasi linfatici, questi dopo la loro integrazione escono dal linfonodo.
La linfa viene analizzata da più linfonodi che ne determinano il suo effetto immunologico dato dalla
corticale e midollare.
La circolazione linfatica, caratterizzata quindi da vasi afferenti ed efferenti che passano da un linfonodo ad
un altro non è presente nel suino, dove è organizzata in altra maniera.
La linfa entra nel linfonodo, priva di cellule. Dalla sua capsula connettivale entra in uno spazio tra capsula e
parenchima detto semi periferico-sotto capsulare, una struttura cava molto sottile. Da qui si va a
rapportare con il tessuto linfatico dando origine a capillari che si ingrossano fino a prendere la via
dell'uscita. In realtà non si originano dei vasi ma dei piccoli seni: cavità aperte caratterizzate da un epitelio
discontinuo.
Questo fa sì che si instauri un rapporto diretto tra il tessuto e la linfa, la quale gocciola nel parenchima
linfatico fino a terminare in un seno in prossimità dell’ileo dove poi si originano dei seni efferenti, come
detto prima di calibro maggiore contenenti linfa arricchita (passata dalla corticale e dalla midollare), che
escono dal linfonodo.
Come tutti gli organi per poter funzionare anche i linfonodi devono
essere vascolarizzati per ricevere nutrimento. Nell’ilo, quindi non solo
escono vasi efferenti linfatici ma entrano ed escono vasi della
circolazione ematica. I linfociti b (provenienti dal midollo) e e i
linfociti t (provenienti dal timo) entrano anche attraverso il sangue.
Il midollo osseo è una struttura che contiene i precursori delle cellule
del sangue e dei linfociti che andranno a costituire ad esempio i linfociti b.
• Ruminanti: contengono dei linfonodi particolari, i linfonodi
ematici, i quali non hanno rapporto con i vasi in entrata
dell'ilo. Assumono un colore rosa carico, quasi rosso, e sono
collocati vicino ai grossi vasi sanguigni come nella vena
giugulare del cavallo e si differenziano dai linfonodi in quanto
mancano di vasi afferenti ed efferenti.
Sono strutture di rapporto con la circolazione ematica (li possiamo intendere come delle piccole milze), con
questo tipo particolare di linfonodo entrano in rapporto delle piccole arterie (dove ho eritrociti e
macrofagi) e allo stesso tempo dall’ilo fuoriesce una vena assiale, la funzione non è tipica di quella dei
linfonodi: va ad analizzare il sangue dal punto di vista della difesa immunitaria, sono assimilabili ai linfonodi
in quanto sono tanti e si posizionano lungo il decorso dei grossi vasi.
Timo: È un organo linfatico che con l’avanzare dell’età sparisce dal punto di vista funzionale diventando un
corpo adiposo.
• Origine: terza tasca branchiale, massimo sviluppo durante la prima pubertà e poi si ha la sua
regressione:
• Cavallo: 3/4 anni;
• Bovino: 1 anno;
• Piccoli Ruminanti: 5/6 mesi;
• Carnivori 4/5 mesi;
Le vaccinazioni solitamente vengono somministrate ai cuccioli per far riconoscere al timo le sostanze not
self. Il principio del vaccino è quello di iniettare la carica virale non patologica: viene tolta una sequenza
amminoacidica che determina la malattia ma lascia le altre sequenze che la riconoscono come not self. I
Linfociti t la riconoscono e producono delle proteine della memoria.
Con la regressione chimica del timo le sue cellule si aggregano e formano il corpuscolo chimico, sostanza
amorfa che detiene ancora la funzione di rendere i linfociti immaturi a cellule mature immunocompetenti,
tra queste vi sono:
• Circolazione arteriosa: proviene da arterie del tronco o della testa. Esse perforano la capsula e si
ramificano, in quanto non è presente l’ilo. Queste utilizzano connettivo che di divide i lobi in una
rete formata da: corticale, corticale-midollare e midollare. I capillari della rete corticale sono
avvolti dalle TEC e sono importanti per la circolazione. Si avvolgono intorno ai capillari formando
una barriera ematochimica, ovvero il sangue viene isolato, in quanto il contatto con le cellule
presenti al suo intero potrebbe essere dannoso causando la morte dei timociti o la loro
malformazione.
• Capillari: dalla corticale vanno alla midollare, ma qua al contrario, non sono avvolti da cellule
perché i linfociti diventano immuno-dipendenti.
• Vene: satelliti delle arterie.
Milza: Organo impari linfatico, localizzato a livello dell’ipocondrio sinistro, fra stomaco/rumine (per i
ruminanti), diaframma, parete laterale sinistra dell’addome, sotto le ultime coste e con il rene sinistro.
L’ipocondrio è quella regione che esternamente e torace ma interamente è addome.
Nell’uomo delle funzioni della milza quella più importante è quella di difesa, nei carnivori ed equidi invece
quella più importante è la funzione di raccogliere e conservare il sangue, attività splenica con minore
importanza nei ruminanti.
La sideremia è il contenuto di ferro che può essere utilizzato per la sintesi di nuovi globuli rossi.
La milza è un organo dell’apparato linfatico perché strutturato come gli organi linfatici. Al suo interno sono
presenti linfociti b, linfociti t ed anche dei macrofagi. Oltre alle funzioni appena esposte ne ha anche due
marginali quali:
• Durante la vita fetale quando il feto è nell’utero la milza ha attività emopoietica, questa si andrà a
perdere successivamente;
• Deposito temporaneo di sangue, da qui il colore rosso scuro. Un deposito temporaneo di sangue si
ha quando si lacera un grosso vaso sanguigno e si vanno ad attivare vari meccanismi quali: il cuore
pompa sangue, successivamente la milza attraverso dei barocettori, percepisce una variazione
pressoria che la fa spremere, grazie al tessuto muscolare liscio. A questo punto il sangue cerca di far
re-aumentare la pressione tornando in circolo.
Ogni animale detiene una determinata forma della milza a seconda della funzione principale.
• Cavallo: è schiacciata dalle coste ed assume un colore rosso scuro, consistenza elastica. Detiene
due facce: una parietale, guarda la parete esterna o diaframma e una viscerale in quanto rivolta
verso lo stomaco; ha due estremità diverse, una chiamata base, slargata, e l’altra ventrale
allungata, chiamata apice;
• Bovino: rivolta verso rumine, presenta una struttura allungata, l'ilo della milza, una struttura
caratterizzata dalla possibilità di far entrare ed uscire vasi (non è presente nel timo). Presenta due
margini: craniale e caudale;
• Maiale: l’apice è relativamente mobile;
• Carnivori: la sua posizione dipende dallo stato di pienezza dello stomaco, molto mobile.
L'ilo è una struttura che può avere una struttura simile ad una linea oppure può essere puntiforme; l’arteria
lienale o splenica insieme alla rispettiva vena percorrono un solco.
Nei ruminanti la zona di aderenza comprende quella porzione di milza che va dal rumine, stomaco
propriamente detto, ed il pilastro sinistro del diaframma, nella parte più basale, nel peritoneo a livello
splenico circonda l’organo solamente nella faccia parietale in quanto l’altra faccia è adesa allo stomaco.
Nelle altre specie, quelle monogastriche, non ho una zona di aderenza:
Struttura:
Se taglio la milza trasversalmente vedo un ammasso viola con formazioni rotondeggianti sparse nel
parenchima: follicoli linfatici (vedi vetrino parte evidenziata) e guaine periarteriolari dove sono presenti i
linfociti t (attorno ad arterie centrali o paracentrali).
Rapporto circolazione epatica con le cellule: varia a seconda delle specie, può essere di tipo aperto o
chiuso.
• Aperto: la capillarizzazione si apre nelle lacune epatiche e nei cordoni della polpa rossa in queste
poi partiranno le vene.
• Chiuso: evidenziabile prevalentemente nel cane è caratterizzata dalla arteria splenica che
attraverso le trabecole entra nel parenchima (da arteria ad arteriola) poi nella polpa bianca, e
successivamente nella polpa rossa. Queste prendono il nome di arteriole penicillari, caratterizzate
da un calibro sottile e da un ispessimento esterno. Esse non si esauriscono nelle lacune, ma vanno
direttamente a terminare a livello delle grandi vene. I seni venosi della polpa rossa sono
importanti, in quanto costituiti da cellule macrofaghe.
La milza analizza il contenuto ematico, lo controlla, e le cellule che si mettono a sentinella costituiscono
sistema immunitario reticolo-ematico. Nel cane vi è un minore riconoscimento ematico in quanto prevale
la circolazione chiusa.
LEZIONE 6
SISTEMA ENDOCRINO: La presenza del sistema endocrino negli organi che lo costituiscono è importante
per la regolazione del funzionamento di una serie di organi in stretto collegamento con una parte del
sistema nervoso vegetativo (insieme costituiscono il sistema neuroendocrino perché le connessioni
funzionali sono molto strette). Questi due sistemi si stimolano o si inibiscono a vicenda in base al loro
momento funzionale.
Dall’analisi del sistema nervoso abbiamo evidenziato che ogni volta che diamo un input nervoso:
• Trasmissione attraverso una sinapsi è molto rapida (millisecondi), ed è più rapido del rilascio degli
ormoni (prodotti dalle ghiandole endocrine).
• Ma l’efficacia dell’attività di un ormone dura di più nel tempo rispetto all’efficacia di un input
nervoso. Quest’ultima è l’unica differenza evidenziata nei due sistemi.
Il tessuto endocrino è organizzato in strutture ghiandolari secernenti (ghiandole endocrine) con diversa
origine embrionale che sono collocate nel corpo in posizioni diverse; esse originano da distretti di foglietti
embrionali diversi. Questo è un tessuto secernente che immette il suo secreto non nel dotto escretore ma
comunica con l’esterno o con cavità comunicanti con esso attraverso il sangue.
L’ormone è un principio circolante, di varia natura chimica: proteici e steroidei vengono immessi nel
sangue che anche a dosi minime produce effetti su cellule, tessuti e organi, i quali costituiscono il loro
bersaglio. Questo è un determinato distretto e determina in quest’ultimo un effetto stimolante o
inibitorio, in genere un effetto di modifica della funzione che il bersaglio in quel momento sta eseguendo
ossia la variazione della coordinazione della funzione sull’organo bersaglio. Quando gli ormoni vengono
rilasciati nel sangue e raggiungono la meta, che è lontana dalle ghiandole che li hanno prodotti,
costituiscono la vera funzione endocrina.
Nel sistema endocrino si possono organizzare due funzioni endocrine ma che definiscono dei rapporti tra
la ghiandola che produce ormoni e l’organo bersaglio diverse:
• funzione paracrina (l’ormone agisce su cellule vicine alla ghiandola che li ha prodotti)
• funzione autocrina (quando la cellula endocrina agisce sulla stessa cellula che l’ha prodotta).
Nel sistema endocrino vi sono strutture macroscopicamente evidenziabili come le ghiandole che sono
organizzate in modo cordonale o follicolare;
• Due ghiandole: ipofisi ed epifisi collegate all’ipotalamo e all’epitalamo;
• Zona del collo: tiroide e paratiroide;
• Cavità addominale vicino ai reni dove troviamo i surreni.
IPOTALAMO: Parte della porzione assiale del tronco, situato nella vescicola più craniale, ventralmente nel
diencefalo.
• Nella sostanza bianca presenta nove nuclei grigi, con neuroni parvicellulari protagonisti della funzione
nurosecernente. Hanno una parte afferente (dendriti) e una efferente (parte secernente con i vari
organuli citoplasmatici). Gli assoni terminano con un bottone sinaptico. Questo si appoggia su capillari
che vascolarizzano l’adenoipofisi (adeno=ghiandola) e fanno parte del peduncolo. Il bottone rilascia un
neurosecreto sui capillari, tali fattori sono l’RF (fattori di rilascio) e IF
(fattori inibenti). Il bottone rilascia fattori inibenti o eccitanti in base
alla produzione di ormoni dell’adenoipiofisi. Tale meccanismo è
presente nel circolo portale ipotalamo-ipofisario. Prima che
l’adenoipofisi funzioni riceve un input che la attiva (fattore di
rilascio), o blocca la sua funzione (fattore inibente). La sintesi dei
fattori dipende dal livello circolante dell’ormone adenoipofisario
ossia dal feedback: agisce sull’ipotalamo con un feedback negativo,
se aumenta l’ormone questo induce sull’ipotalamo il rilascio di un
fattore inibente sulla cellula adenoipofisaria.
• Nucleo sopraottico (vicino all’emergenza dei nervi ottici) e paraventircolare (vicino alla cavità
ventricolare del diencefalo). Questi due nuclei hanno dei neuroni secernenti senza contatto con
l’adenoipofisi e secernono direttamente due neurosecreti: ossitocina e vasopressina o ADH o
antidiuretico (riduce la diuresi, aumentano la pressione del sangue). I loro assoni fanno scorrere il
neurosecreto e lo trasferiscono nella neuroipofisi, che mette in circolo i precedenti due ormoni.
Tra le precedenti due parti troviamo la cavità ipofisaria (fessura non presente nel cavallo ma nel bovino,
residuo della cavità ectodermica che dava origine al tessuto ghiandolare).
Gli ormoni:
• TSH: ormone stimolante la tiroide, prodotto dalle cellule blu; tale ormone ha come bersaglio la
tiroide. La tiroide agisce in tutti i metabolismi cellulari;
• ACTH: ormone adrenocorticotropo, agisce sulla corteccia del surrene per il determinismo dello
stress;
• FSH: ormone follicolo-stimolante prodotto da cellule basofile. Agisce tipicamente sulla gonade
femminile stimolando i follicoli, nel maschio induce la spermatogenesi;
• LH: ormone luteinizzante prodotto da cellule basofile. Nella femmina dopo che il follicolo è esploso
ed è nelle vie genitali in ovaio ci sono alcune cellule sensibili all’ormone che determina la sua
trasformazione in corpo luteo, nel maschio funziona sulle cellule di Leydig;
• LTH: prolattina, prodotto da cellule acidofile in entrambi i sessi, molto poco nel maschio, agisce nel
determinare il funzionamento produttivo della ghiandola mammaria;
• GH: ormone della crescita, prodotto dalle acidofile, agisce sull’intero organismo, l’organismo
giovane ha livelli alti di GH, agisce sulla cartilagine di accrescimento;
La parte tuberale: gruppi di cellule o follicoli con funzione ancora non ben stabilita, hanno
importanza sul ciclo riproduttivo stagionale di alcuni animali, che si riproducono in condizioni
favorevoli (parto primavera-estate).
Vene: scaricano nei seni venosi che circondano la fossetta ipofisaria dello sfenoide;
I nuclei sopraottici e paraventricolari sono quattro neuroni che originano dalla neuroipofisi, gli assoni
terminano in vasi della neuroipofisi e sono semivenosi (il sangue raggiunge le cellule della neuroipofisi
per liberare ossitocina o ADH, in seguito vanno nel circolo e dai seni venosi che circondano la fossetta
ipofisaria e dal circolo refluo del cranio mi porto fino al circolo sistemico). Dal circolo adenoipofisario
che ha a monte l’atteggiamento portale ho la liberazione dell’ormone dentro la vascolarizzazione,
dall’elettrocapillare normale nascono le vene ipofisarie che vanno nel circolo sistemico, con ormoni
circolanti che raggiungono i loro target.
EPIFISI O G. PINEALE: più piccola dell’ipofisi, presenta un apice dorsale collegata all’epitalamo mediante un
peduncolo in cui rimane una traccia della cavità della vescicola di partenza detta recesso epifisario.
Il colore dell’epifisi è più scuro, si accresce fino all’età adulta per poi regredire funzionalmente. rivestita
da una meninge (pia madre), il parenchima è cordonale. Le cellule che la caratterizzano sono:
• Pinealociti: cellule endocrine con citoplasma acidofilo,
rotondeggianti, dal neuroectderma. Sono cellule nervose
trasformate in endocrine e che presentano dei prolungamenti che
prendono rapporto con la capillarizzazione;
• Cellule gliali (di supporto): neurofilamenti nelle cui maglie
troviamo la trama di sostegno che corrisponde al tessuto
connettivo di tutti gli altri organi (trama di cellule gliali con
pinealociti e capillari).
Gli ormoni prodotti sono: melatonina, prodotta dai pinealociti utilizzando un neurotrasmettitore ossia la
serotonina (che regola la sfera emozionale e cognitiva). Viene prodotta a partire dalla serotonina ed è un
ormone antagonista dell’MSH. Se l’MSH inscurisce la cute la melanina la depigmenta. Durante la notte
sale il tasso di melatonina mentre di girono sale il tasso di MSH. La melatonina è antagonista delle
gonadotropine (FSH e LH), al buio il tasso alto di melatonina favorisce il riposo dell’apparato genitali. La
secrezione è influenzata dalla quantità di luce presente, per questo gli animali si riproducono in condizioni
di luminosità, per questo viene detta orologio biologico.
Vertebrati inferiori: epifisi molto grande, infatti viene detta anche terzo occhio che percepisce il
grado d’intensità della luce presente.
TIROIDE: situata sopra alle cartilagini tiroidee, sopra la laringe e contiene le corde vocali. Origina da una
estroflessione dell’endoderma della laringe, di colore rosso scuro, sotto e lateralmente ai primi anelli
tracheali. E’ formata da due lobi dx e sx, non sono staccati ma sono uniti dal parenchima tiroideo detto
istmo (caudale). è la ghiandola follicolare più rappresentata, rivestita da una capsula connettivale (di
colorazione blu nella colorazione tricromia) che divide la ghianda in lobuli.
Differenze di specie:
• Cavallo: due lobi ovali (5 cm), l’istmo è sottile e non ho funzione ghiandolare, nei primi 3-4 anelli
tracheali;
• Bovino: lobi triangolari (6 cm), l’istmo è più voluminoso e di natura ghiandolare con superficie
globulare nei primi 1-2 anelli tracheali;
• Piccoli ruminanti: lobi sono ovalari (5 cm), l’istmo è sottile o può mancare, possono avere due lobi
staccati e lisci, tra il 2°-7° anello tracheale;
• Suino: lobi con forma indefinita (4-5 cm), fusi sul piano mediano come se fosse una sola ghiandola;
• Carnivori: lobi allungati, istmo molto raro (cani di grande taglia) tra 5°-8° anello tracheale.
Follicolo: cavità delimitata da un epitelio endocrino le cui cellule si chiamano tireociti, dentro la cavità
vi è il colloide (materiale amorfo). Nei teroeciti vi è una fitta rete di capillari e possono
essere a diversa altezza: bassi, cubici o cilindrici in base al momento funzionale.
Entrambe i lati della cellula hanno bipolarità funzionale. Il colloide è la sostanza
gelatinosa in cui ho la tireoglobulina, dall’associazione tra iodio e tireoglobulina.
• Follicolo a riposo: tireoglobulina acidofila;
• Follicolo attivo: basofila o in parte basofila ed in parte acidofila (ha prodotto una buona quantità di
ormone). Se è necessario l’ormone tiroideo i follicoli permettono che la cellula produttrice riassorba
il secreto dentro il citoplasma. L’ormone passa nuovamente nel citoplasma in vescicole lisosomiali o
vacuoli va verso la parte basale che le scarica nel capillare (bipolarità funzionale).
LEZIONE 8
Tiroide: particolare ghiandola endocrina a follicoli, che sono formazioni cavitarie caratterizzate da:
• Tireociti producono due ormoni quali: T3, triiodotironina (tre atomi di iodio) e T4,
tetraiodotironina (quattro atomi di iodio) questi, regolano i processi di crescita, metabolici e
di sviluppo corporeo. Un individuo giovane avrà una tendenza ad una sovrapproduzione di
questi due ormoni mentre un individuo adulto avrà una produzione più regolare (salvo
condizioni patologie come ipotiroidismo o ipertiroidismo).
• Cellule parafollicolari regolano il calcio ematico contenuto nelle ossa in forma di fosfati e di
carbonati. La calcemia deve essere regolata in quanto il calcio è necessario per la
contrazione muscolare, esse producono la calcitonina, ormone che ha la funzione di tenere
bassa la calcemia (deposito di calcio), viene data agli anziani per evitare l’osteoporosi.
Tireocita: bipolarità funzionale. La base è a contatto con il capillare, mentre l’apice con il follicolo.
• Eccitazione neuromuscolare;
• Contrazione: per attuarla è indispensabile la liberazione di
calcio da specifiche vescicole; la concentrazione di calcio è
regolata dall'equilibrio tra paratormone e la calcitonina e da ciò
deriva l’aumento o la diminuzione della calcemia a seconda della
necessità’ funzionale.
Vascolarizzazione:
• AA. Paratiroidee: da A. carotide comune o AA. tiroidee craniali;
• VV. Paratiroidee: sboccano nelle VV. giugulari o VV. tiroidee craniali;
Innervazione:
• Ortosimpatico: dal ganglio cervicale craniale;
• Parasimpatico: dal nervo laringeo caudale;
Surrene: in addome, vicino ai due reni, da qui surrene o capsula surrenale, quest’ ultimo non utilizzato in
veterinaria poiché indica la posizione del surrene in umana.
Forma: variabile, ghiandole cordonali, ammassi di cellule senza criterio ben chiaro;
Colore: nei carnivori assumono un colore grigio-giallastro, mentre negli ungulati è più scuro.
I reni negli animali domestici non sono paralleli e di conseguenza i surreni: quello di destra sarà più craniale
di quello di sinistra.
Differenze di specie:
Corticale:
• Colore: giallo all’esterno e rosso all’interno, la parte esterna assume un aspetto striato, le cellule si
organizzano in cordoni paralleli tra loro.
• Origine:
• Corticale: mesoderma,
• Midollare: unico ammasso di cellule, caratterizzato da ricchi vasi, la porzione interna è
rossastra di aspetto omogeneo origine neuroectodermica, come il SNC.
Le cellule sono anastomizzate tra loro con un’ampia presenza di vasi venosi in
con parete molto sottile. Vengono prodotte:
Sono raggruppate sotto il nome di catecolamine, di natura neuroendocrina, sono mediatori chimici del SN
simpatico in risposta allo stress. Derivano dalla tirosina (aa) che subisce la trasformazione in
diidrossifenilalanina, dopamina (a livello del nucleo rosso nel sistema nervoso, è un neurotrasmettitore),
noradrenalina e adrenalina.
Nel surrene sono presenti linfonodi renali e lomboaortici, è innervato dal plesso surrenalico che costituisce
sia la componente parasimpatica che ortosimpatica. A livello della porzione midollare sarà presente solo la
componente ortosimpatica, che può essere considerata come un ganglio del sistema nervoso ortosimpatico
(paraganglio).
Pancreas endocrino: vetrino a livello lobulare del pancreas esocrino, sono presenti sia gli adenomeri che i
dotti escretori, l’epitelio è monostratificato, con grossi vasi.
Gli ormoni che va a produrre vanno ad agire sul metabolismo dello zucchero (insulina e glucagone).
• Insulina: funzione ipoglicemizzante, favorisce il deposito di glucosio sotto forma di glicogeno (come
riserva energetica), quindi il suo input endocrino abbassa la glicemia. Viene prodotta dalle cellule β
del pancreas (80%);
• Glucagone: antagonista dell’insulina, ha funzione ipoglicemizzante, prodotto dalle cellule α (15%).
• Somatostatina: inibisce l’ormone GH (della crescita) e il rilascio di insulina e del glucagone
indipendentemente dalla glicemia. La sua attività è paracrina ovvero agisce su celule vicine, è
prodotta dalle cellule δ (5%).
• Polipeptide pancreatico: stimola la secrezione gastrica (2%).
Follicolo cavo:
• Si trasforma in corpo luteo, giallastro, ricco di steroidi, produce progesterone sotto azione dell'LH o
prolattina e la relaxina, a fine gravidanza che ha la funzione di preparare il corpo al parto; induce il
rilassamento della cervice, l’apertura della vagina e l’adattamento dei legamenti che si devono
allentare.
Anche gonade femminile produce testosterone, prodotto dalla midollare dell’ovaio, caratterizzata da
cellule molto attive (cellule Ilari) durante la gravidanza. Esse sono simili alle cellule di Leydig, necessarie per
l'avanzamento della gravidanza.
LEZIONE 9
Nel corpo dell’animale abbiamo una distribuzione di strutture endocrine in organi non prettamente
endocrini.
RENE: attività endocrine prodotte a livelli diversi: una si chiama renina e una eritropoietina.
• Renina è una sostanza ad attività endocrina prodotta dalle cellule iuxtaglomerulari (glomerulare
fa riferimento al glomerulo renale, unità funzionale del rene, iuxta =vicino). È stimolata ogni
qualvolta la pressione del sangue arterioso che irrora il rene (pressione dell'arteria renale) si
abbassa. Si può abbassare per:
• il rapporto tra l'acqua contenuta nel plasma;
• ione sodio (collegato all'acqua per l’osmolarità). La riduzione del sodio determina anche
una riduzione del contenuto acquoso del sangue, questo comporta una riduzione della
pressione arteriosa all'interno del circolo.
Quando questa riduzione è a livello renale, induce una ridotta funzionalità renale perché è l'organo
che filtra il sangue trattenendo il materiale utile ma eliminando con l’urina il materiale tossico, se
abbasso la pressione sanguigna che entra nel rene chiaramente ho una inficio alla funzionalità
renale. Questa riduzione della pressione renale dovuta alla riduzione del sodio è inibita da un
ormone a carico della componente ipofisaria, l’adiuretina o vasopressina.
L’attività della renina è opposta quella dell'adiuretina. La renina è una sostanza che ha attività
vasocostrittrice, e la produzione di renina induce a livello renale la produzione finale
dell’angiotensina 2, quindi l’angiotensina 2 fa un meccanismo di blocco del problema di
abbassamento di pressioni: ha attività ipertensiva, cioè rialza la pressione ematica a livello renale
semplicemente riducendo il calibro del vaso.
CUORE: pompa aspirante e premente ha la capacità di produrre una sostanza di natura proteica, il
peptide ANP, che ha la capacità di agire sul rene come diuretico (quindi aumentare la diuresi vuol
dire aumentare l'eliminazione di acqua) e natriuretico (eliminazione del natrium ossia il sodio).
Invece inibisce i mineralcorticoidi (come l’aldosterone) che sono delle sostanze che favoriscono il
riassorbimento di acqua e quindi la permanenza dell'acqua nel plasma sanguigno, come quindi la
renina e l’ADH.
TIMO: Anche il timo può essere considerato in parte ad attività endocrina, produce
timosina/timostimolina/fattore timico umorale (sono termini che si sovrappongono): sono sostanze
di natura proteica che hanno un'attività endocrina quindi ormonale per la differenziazione dei
linfociti T a carico del timo.
PARAGANGLI =ganglio vicino ai gangli, sono gruppi di cellule neuroendocrine che si originano del
neuroectoderma e sono strettamente associate al sistema nervoso autonomo (ortosimpatico o al
parasimpatico).
I paragangli del sistema ortosimpatico si colorano con sali metallici quindi sono detti cromaffini,
quelli del parasimpatico invece non sono cromaffini.
• Paragangli ortosimpatici: secernono adrenalina e noradrenalina che sono sostanze di
natura neuroendocrina. Sono gruppi di cellule disseminati in gangli e tra nervi del sistema
ortosimpatico nella cavità addominale e pelvica. Con la maturità sessuale subiscono
regressione, quindi sono particolarmente attivi negli animali in accrescimento.
• Paragangli parasimpatici: in rapporto con i nervi glossofaringeo (IX°) e vago (X°). Gruppi di
cellule epiteliodi localizzati intorno a vasi, circondati da una rete di fibre nervose. Hanno
contatto con la circolazione ematica nel glomo carotideo (biforcazione dell’A carotide
comune) e nel glomo aortico (vicino all’arco aortico). Sono chemiorecettori per il controllo
della composizione chimica del sangue (O2, CO2, pH). Se riconosco alterazioni dell’equilibrio
biochimico nel sangue determinano riflessi che portano all’aumento o riduzione dell’attività
cardiorespiratoria (ridurre: stimolazione parasimpatica, aumento: ortosimpatico).
EPIFISI: Stadio intermedio tra vertebrati inferiori (terzo occhio, organo di senso con cellule simili ai
fotorecettori della retina) e mammiferi (vera ghiandola endocrina). Ghiandola allungata tra emisferi
cerebrali e cervelletto. Produce l'ormone melatonina: è antigonagotropo, agisce sui cromatofori ed
è antimelanoforostimolante ipofisario, influenza nelle 24 ore il ritmo circadiano della vita di
relazione (ovodeposizione) e vegetativa: è un orologio biologico in funzione della radiazione
luminosa.
IPOFISI: Non ho la fusione completa dei due corpi ipofisari (neuroipofisi e adenoipofisi), ma sono
anatomicamente distinte da un elemento connettivale.
• Neuroipofisi: produce ossitocina: comporta la
contrazione dell’ovidutto, è fondamentale per la
ovodeposizione.
• Adenoipofisi: produce la prolattina: istinto della cova,
tendenza a costruire il nido, le cure parentali e nel
colombo la formazione del latte del gozzo (maschio e
femmina si occupano delle cure parentali assieme,
anche nella cova). L’adenoipofisi produce anche l’MSH
(ormone melanoforostimolante), poichè manca il lobo
intermedio.
TIROIDE: Produce tiroxina o tetraiodiotironina, determinante nella muta e nello sviluppo delle
penne.
PARATIROIDI: Si trovano dietro la tiroide. Producono paratormone: nelle galline ovaiole, insieme agli
estrogeni, mobilizza sostanze minerali dalle ossa per formare il guscio.
CORPO ULTIMO BRANCHIALE: Ghiandola endocrina simil follicolare, derivante da ultimo corpo
branchiale, localizzata vicino alle paratiroidi e timo. Producono la calcitonina: accumula calcio per la
formazione del guscio.
Nei mammiferi tali cellule si indovano e diventano le cellule C parafollicolari.
INTERRENALE: ciò che nei mammiferi diventerà surrene, è una struttura mediale al polo craniale del
rene, tessuti ghiandolari frammisti a funzionalità surrenali blande.
Negli erbivori l’orbita è totalmente lateralizzata perchè per alimentarsi hanno bisogno
esclusivamente di abbassare la testa e trovare l’alimento in terra, ma ha necessità di guardarsi anche
alle spalle per controllare che non arrivi un predatore.
Negli onnivori/carnivori c’è invece necessità di diventare predatore quindi deve aumentare la
capacità visiva frontale, e ciò giustifica l’ampia cavità orbitale e la struttura legamentosa che
permette di muovere meglio l’occhio.
Strutture accessorie al bulbo oculare: Palpebre, Apparato lacrimale, Muscoli estrinseci dell’occhio,
Fascia del bulbo, Corpo adiposo.
PALPEBRE
Pieghe cutanee ellittiche con funzione di protezione, detersione e
partecipazione alla mimica facciale
(può scegliere di aprirle o chiudere).
• Le palpebre superiori e inferiori sono collegate dalla
commessura mediale (nasale), arrotondata, e dalla
commessura laterale (temporale), acuta.
• Margine aderente alla cute della faccia.
• Margine libero, la pelle si continua nella congiuntiva. I due
margini delimitano la rima palpebrale, fa da impianto delle
ciglia che sono più numerose nel margine superiore
(mancano in maiale e cane).
• Nei follicoli delle ciglia: sbocco di ghiandole sebacee (di
Zeiss) e sudoripare (di Moll).
• Faccia esterna: convessa, cute con peli sottili, qualche pelo tattile, poche ghiandole
sudoripare e sebacee.
• Faccia interna: concava, rivestita da congiuntiva (che dà l’aspetto lucido all’occhio) che si
continua sulla faccia anteriore dell’occhio.
• Punto di riflessione: fornice congiuntivale
STRUTTURA: Epitelio pavimentoso stratificato più o meno cheratinizzato.
• Cute: sottile.
• Sottocute connettivale: scarso nelle commessure e nel margine libero.
• Muscolo orbicolare: ha le fibre ad andamento circolare che contraendosi determinano la
chiusura delle palpebre.
• Tarso: si trova più verso l’apertura delle palpebre, è una lamina di connettivo denso che
funge da scheletro delle palpebre (che fa aderire bene la palpebra all’occhio).
• Nello spessore: ci sono le ghiandole sebacee tarsali (di Meibomio), riducono la possibilità
che le lacrime possano uscire dalla rima palpebrale, essendo un liquido idrorepellente le
mantiene nella cavità orbitale.
• Congiuntiva palpebrale: è una mucosa che poggia su tonaca propria e connettivo lasso
sottocongiuntivale e riveste una cavità interna, è un epitelio che da cilindrico (al fornice
congiuntivale) passa a pavimentoso stratificato (sulla cornea).
LEZIONE 10
Negli animali domestici si può parlare anche di una terza palpebra, detta membrana
nittitante, membrana che nasconde. Viene definita come piega semilunare della
congiunta bulbare, sostenuta da sottile lamina di cartilagine ialina a forma di T.
Il peduncolo è in rapporto con il corpo adiposo dell’orbita (dietro l’occhio). A questo livello si trova il
muscolo retrattore del bulbo e grazie alla sua contrazione il bulbo rientra in cavità orbitale dove trova un
corpo adiposo, che è incomprimibile, quindi la compressione del bulbo sul corpo adiposo fa spingere medio
lateralmente il peduncolo della terza palpebra.
Apparato lacrimale:
La ghiandola lacrimale è inserita nella fossa lacrimale dell’osso frontale, a carattere lobulato, la superficie
non è liscia. Questi lobi emettono le lacrimale tramite 15-20 dotti escretori nel fornice congiuntivale
superiore. La ghiandola lacrimale è una ghiandola tubulo acinoso composta, prevalentemente sierosa
(eccezione nel cane e nel suino che è siero-mucosa).
Le lacrime sono fatte di acqua, NaCl al 20-30%, varie proteine, tra le quali la più importante è il lisozima,
che è una proteina ad attività enzimatica proteolitica, quindi con attività di difesa. La lacrima, quindi, tiene
bagnata la superficie anteriore dell’occhio e di combattere aggressioni derivanti da un contatto
dall’esterno.
Le lacrime corrono in senso postero-anteriore e prendono diverse vie di deflusso. Le vie lacrimali sono
costituite da un lago lacrimale: uno spartiacque nell’angolo nasale dell’occhio, sul fondo del quale si ha una
escrescenza rotondeggiante (la caruncola), grazie alla quale le lacrime si dividono andando in due direzioni
diverse: superiormente e inferiormente alla caruncola, e vengono convogliate sino ai punti lacrimali. I punti
lacrimali sono sul margine mediale della ripiegatura palpebrale, e sono l’origine dei condotti lacrimali
superiori e inferiori, i quali hanno un decorso latero-mediale e terminano nel sacco lacrimale, da qui le
lacrime prendono il condotto naso-lacrimale. All’inizio è un condotto osseo, poi diventa canalicolo
cartilagineo fibroso e termina nel vestibolo nasale, terminando con ostio naso lacrimale.
I muscoli dell’occhio:
Innervazione:
• Nervo oculomotore (terzo): retto dorsale, ventrale e mediale; obliquo ventrale, elevatore della
palpebra superiore
• Nervo trocleare (quarto): obliquo dorsale
• Nervo abducente (sesto) retto laterale e retrattore dl bulbo
Fascia del bulbo: e un connettivo fibroso che riveste l’emisfero posteriore dell’occhio, nasce dalla guaina
del nervo ottico e dalla fascia del muscolo retrattore, fino alla giunzione sclero-corneale. È attraversata dai
tendini dei muscoli estrinseci.
Corpo adiposo:
• Intraorbitale: occupa la parte posteriore della cavità orbitale, più sviluppato medialmente in
contatto con la cartilagine della terza palpebra;
• Extraorbitale: tra la periorbita e la fossa temporale, fino ad arrivare al sottocute.
Bulbo oculare: vero e proprio organo della vista: è un organo cavo, formato da tonache di rivestimento con
dentro una cavità vuota. Origina dalla vescicola ottica del prosencefalo.
Coperto da una parete, con tre tonache concentriche:
• Esterna: formata da tessuto fibroso (definita cornea la parte
anteriore e sclera la parte posteriore);
• Media: detta anche vascolosa o vascolare, è una tonaca
connettivale vascolarizzata. Si divide in più porzioni: andando
dall’emisfero posteriore, verso la parte anteriore:
• Corioidea
• Corpo ciliare
• Iride: parte che diversifica il colore dell’occhio ed è il diaframma muscolare
• Interna: è la tonica nervosa, detta anche retina. È la tonaca fondamentale per la percezione della
vista, fatta da neuroni ed è in collegamento con il sistema nervoso centrale; è la tonaca con minore
estensione.
È un organo cavo perché contiene i mezzi rinfrangenti o diottrici, formato da strutture trasparenti a diversa
consistenza, detti: umor acqueo, cristallino e corpo vitreo.
Forma del bulbo oculare: a sfera, si definiscono due porzioni: un segmento anteriore (rivestita da cornea) e
un segmento posteriore (rivestiti da sclera), i quali hanno due raggi di curvatura diversi (il posteriore è
maggiore dell’anteriore). Queste due porzioni sono divise da un solco sclero corneale.
Volume: è in relazione alla mole corporea dell’animale e dall’attitudine. Il più voluminoso è quello del
gatto, poi vi è il cane, pecora, cavallo, bovino e suino.
Termini tecnici:
• camera anteriore: spazio tra cornea e iride
• camera posteriore: spazio tra iride e cristallino
• tra la camera posteriore e anteriore vi è un contenuto comune:
umor acqueo
• dietro il cristallino vi è il corpo vitreo
Terminologia in oftalmologia:
• polo anteriore: centro della superficie anteriore della cornea;
• polo posteriore: punto diametricamente opposto, sulla sclera;
tra i due poli si collegano due assi:
• asse anatomico: linea che unisce i due poli;
• asse ottico o visivo: linea che, passando per il centro dei mezzi
rinfrangenti, cade sulla retina in corrispondenza del fondo
dell’occhio, nel punto della visione distinta retinica (nell’uomo viene definita come macula lutea,
nell’animale viene detta area centrale o fovea);
Analizzando i primati si osserva che hanno una visione frontale, gli occhi sono paralleli
tra di loro e ciò che vede l’occhio destro è quello che vede anche l’occhio sinistro.
Scendendo dai primati si osserva una divergenza, che è più o meno ampia a seconda
di come sono orientati gli occhi.
Ci sono tre tipologie di animale:
• animale predatore: es. gatto. Hanno orbite più frontali, gli assi divergono
meno (gatto 20 gradi, cane 30/50 gradi), campo visivo binoculare maggiore.
Miglior potere visivo anteriore
• erbivoro medio es. cavallo o estremo es. coniglio: hanno orbite laterali, gli
assi divergono molto (cavallo 90 gradi, bovino 104 gradi, lepre o coniglio 170
gradi) ridotto campo visivo binoculare, ma miglior visione monoculare e spaziale, a scapito della
visione anteriore binoculare.
Altra definizione in oftalmologia:
• meridiani: cerchi che passano per i due poli dell’occhio, ce ne sono tanti, ma dal punto di vista
clinico due sono i più importanti:
• meridiano verticale
• meridiano orizzontale
sono ortogonali tra di loro e permettono di dividere l’occhio in quattro quadranti:
• dorso nasale
• dorso temporale
• ventro nasale
• ventro temporale
• equatore: è unico, linea circolare, perpendicolare all’asse dell’occhio, è equidistante dai due poli ed
è la massima circonferenza dell’occhio e divide il bulbo in un emisfero anteriore e un emisfero
posteriore.
Studio dell’occhio:
Tonaca fibrosa: connettivale, divisa in:
• sclera posteriore, opaca (sono i 4/5 dell’occhio e ha un raggio di curvatura maggiore), è biancastra
(anche se può avere delle variabilità), è più sottile a livello dell’equatore. Composto da tessuto
connettivo collagene, a fasci intrecciati con fibre elastiche e presenta delle cellule pigmentate, i
melanociti (addensate nel solco sclerare), povera di vasi (la nutrizione di questo tessuto è a carico
di un’altra tonaca adesa ad essa profondamente). Ha funzione di protezione del globo oculare e su
di essa si attaccano i muscoli estrinseci dell’occhio e della fascia del bulbo.
A livello esterno è in contatto con i muscoli estrinseci dell’occhio (a livello posteriore) e con la
congiuntiva bulbare (a livello anteriore); internamente è in rapporto con la tonaca vascolare.
A livello della camera anteriore vi è il plesso venoso della sclera per regolare il deflusso dell’umor
acqueo che è importante perché serve per mantenere costante la pressione interna dell’occhio.
• cornea anteriore, trasparente (è 1/5 dell’occhio e ha un raggio di curvatura minore). Trasparente,
consistenza dura ed elastica. Negli animali notturni è più grande e permette maggiore trasmissione
di luce. Lo spessore è circa 1-1,5 mm e sul centro è più sottile. Il contorno è ellittico:
• a maggior asse trasversale nell’erbivoro;
• quasi circolare e molto prominente nei carnivori (più prominente nel gatto che nel cane).
Il contorno della cornea rispecchia il contorno del foro pupillare, il quale nel carnivoro è
rotondeggiante quando l’occhio è aperto, mentre è ovalare negli ungulati.
La faccia esterna è in rapporto con la congiuntiva, bagnata da lacrime, la faccia interna è in
rapporto con umor acqueo.
La cornea non è vascolarizzata, infatti è trasparente, e la nutrizione è per diffusione del liquido
lacrimale dell’umor acqueo. È molto innervata, quindi molto sensibile, le fibre sensibili derivano dal
nervo trigemino e dal nervo facciale, determinando il riflesso corneale (se tendo con un dito a
toccare la cornea, l’animale per riflesso chiude le palpebre per difendere la cornea).
il limite tra la parte anteriore e posteriore è il solco sclero corneale, detto anche limbo (la sclera si
sovrappone per un breve tratto alla cornea).
Tonaca vascolare: detta anche uvea, è connettivale, ricca di vasi e divisa in:
• corioidea: riveste l’emisfero posteriore, termina ventralmente all’ora serrata (limite anteriore della
retina), tra sclera e retina, di cui nutre le cellule degli strati esterni.
Vi sono cinque strati, dall’esterno (dalla sclera verso la retina):
• Lamina sovra corioidea: di tessuto connettivo lasso, con vasi linfatici e sanguigni,
innervata, con melanociti (strato che dà il colore nero all’occhio). Viene anche detta
lamina fusca.
• Lamina vascolosa: spessa, con rami di vasi arterie ciliari posteriori e delle vene vorticose.
Formata di connettivo lasso e melanociti;
• Lamina pigmentata o tepetum: struttura nera con alcune variazioni (ben visibile nel
cavallo). Questo strato si divide in due porzioni:
• Tappeto bruno: inferiore, pigmentato e impedisce la riflessione dei raggi luminosi.
• Tappeto lucido: superiore, riflesso metallico (cristalli di guanina), privo di vasi, utile
in animali notturni (es il gatto, ha il tappeto lucido più sviluppato). Manca nei suini,
sostituito da uno strato di fibre elastiche.
Nei carnivori il tappeto è costituito da cellule allungate contenenti pigmento di color giallo verdastro. Negli
erbivori vi è un tappeto fibroso con molte fibre collagene di colore blu verdastro.
• Lamina coriocapillare: rete di capillari con poco connettivo lasso e melanociti. Funzione di
nutrizione degli strati più superficiali della retina.
• Lamina basale: vera separazione anatomica tra la corioidea e la retina visiva. Costituisce il
primo strato della retina visiva.
• corpo ciliare: porzione anteriore rispetto alla corioidea, è una formazione anulare pigmentata
(rossa nell’animale albino), inizia dall’ora serrata e termina nell’iride, è responsabile della
produzione dell’umor acqueo. Formato da due strati:
• orbicolo ciliare: segue la corioidea, formata da piccole creste radiali (pieghe orbicolari);
• corona ciliare: segue l’orbicolo e ha delle pieghe radiali per fusione di 2-3 pieghe
orbicolari (processi ciliari), separate da solchi da cui emergono le fibre dell’apparato di
sospensione
del cristallino,
di natura
glicoproteica
(detta anche
zonula di Zinn);
LEZIONE 11
Struttura del corpo ciliare (da esterno → a interno)
• Lamina sovracorioidea continuazione della lamina corioide;
• Muscolo ciliare liscio, involontario con decorso circolare (l’inizio
delle fibre corrisponde alla fine), nel carnivoro: vista acuta a breve
distanza, la contrazione allenta le fibre dell’apparato di
sospensione del cristallino (zonula di Zinn) che rende più morbide
le fibre, il cristallino diminuisce la tensione, quindi aumenta la
convessità: visione da vicino, accomodazione.
• Lamina vascolosa: struttura di stroma vascolare, capillari
fenestrati e venule, responsabile nel volume tridimensionale delle
pieghe orbicolari e processi ciliari. Sono quindi formazioni a volute
che ne determinano uno spessore variabile, caratteristica di
diversità tra la coroidea che è piatta e questa struttura che è
tridimensionale.
• Lamina basale, se ricordiamo l’ora serrata che era il limite della retina in appoggio sulla corioidea,
è importante perché craniale a questa vi è la retina nervosa cieca (che non prevede in porzione
anteriore la presenza dei neuroni) , quindi la lamina basale in relazione al corpo ciliare è il limite di
separazione , appoggio di epitelio pigmentato sopra il quale non ci sono neuroni contribuisce a fare
lo “scuro” all’interno dell'occhio (lb+ epitelio pigmentato), (differenza con la corioidea dove la
lamina basale faceva da appoggio su epitelio pigmentato e craniale presentava neuroni)
IRIDE: diaframma (struttura mai uguale), struttura di prevalenza muscolare che permette di far variare
dimensione al foro interno all’iride stessa, la pupilla.
Tra camera anteriore dell'occhio (spazio contenuto nella convessità della cornea, diviso in due porzioni
dall’iride. Anteriore delimitato da cornea e iride, Posteriore da iride e corpo ciliare) e cristallino, e delimita
un foro, la pupilla. Termina lasciando un foro pupillare (variabili nelle specie), ha anche essa come
diaframma due margini, e due facce (anteriori e posteriori);
• margine ciliare periferico, in continuità con corpo ciliare. aspetto circolare che corrisponde alla
forma sferica del foro pupillare. Costituito da fibre collagene e fibre elastiche pigmentate di nero,
in rapporto con plesso venoso della sclera, deflusso e
riassorbimento del umor acquo (presenza di fori);
• margine pupillare interno, delimita il foro pupillare che ha
ampiezza e forma variabile, fra specie e in base alla luce
• buio: foro aperto;
• luce: foro tende a restringersi;
Per evitare danni causati dalle radiazioni luminose avviene una
modulazione (rischio necrosi);
• Erbivori: maggiore asse orizzontale
per la valutazione del territorio;
• Onnivori e gatto: pupilla circolare
mette a fuoco la porzione anteriore
Stroma: muscoli involontari, muscolo sfintere della pupilla, liscio, ad
andamento circolare, la contrazione restringe il foro pupillare, quindi
diminuisce l’entrata delle radiazioni luminose, determinato da nervo oculomotore III°, ortosimpatico (*
errore nelle slide).
• Gatto (non nei felini), muscoli sfintere non a fasci circolari ma da fasci
circolari centrali e fasci incrociati superiormente e inferiormente al foro
pupillare, in miosi (restringimento del foro pupillare), ho una fessura
verticale, che da ellittica in tendenza intermedia a linea sottile in caso di
eccitazione luminosa a carico del muscolo dilatatore della pupilla;
• Ruminanti e equidi: nel margine pupillare ci sono granuli iridei, escrescenze nerastre,
prolungamenti vascolarizzati dello stroma dell'iride e dell'epitelio pigmentato, la funzione è una
produzione accessoria di umor acqueo, con induzione all’idratazione alla camera maggiore e
produzione contro una luce molto intensa, con riduzione del volume pupillare. Nell’equino forma di
identificazione personale, ognuno ha un numero di granuli diversi;
Struttura muscolare: cellule mioepiteliali contrattili pigmentate, posteriori ad andamento radiale, disposte
a raggera dalla periferia verso il margine pupillare. Muscoli dilatatori della pupilla (anche se sono solo
cellule contrattili), contraendosi allargano il foro pupillare
parasimpatico, per uso diurno.
Retina visiva:
Foglietto esterno: strato pigmentato della retina, cellule
epiteliali cubiche che hanno granuli di pigmento.
Si appoggiano esternamente sulla lamina corioidea e
all’interno ha un appoggio ingranato con tessuto retinico,
perché i granuli di pigmento servono per difendere le
cellule: assorbono le radiazioni luminose in eccesso
evitando che le cellule nervose possano ricevere
informazioni sbagliate. (vecchie macchine fotografiche a
rullino all’interno avevano una camera oscura, la luce per
essere compresa deve passare in uno strato buio, non si deve rifrangere. Così funziona l’occhio.)
Ricordiamo che la retina che sta sopra il tappeto lucido non ha melanina, è una membrana trasparente, in
questo caso godo della visione sottostante al tappeto lucido, ovvero vedo trasparire la tonaca, se è
presente melanina vedo nero se no il tappeto lucido. I prolungamenti apicali di questo epitelio sono in
rapporto con i fotorecettori (azzurri e verdi). Le funzioni dell’epitelio sono:
● Trasporto metaboliti per la diffusione dal sangue (presente nella parte in bianco) ai fotorecettori
(tessuto nervoso);
● Facogitosi di componenti cellulari dei fotoreccettori e rigenrazione del pigmento visivo è
organizzato orizzontalmente nella parte apicale dei fotorecettori, è un mediatore chimico.
● Assorbimento unidirezionale della luce da parte dei granuli, per evitare fenomeni di riflessione e
che la luce si sparga senza colpire i fotorecettori.
I FOTORECETTORI
• Prolungamento periferico: è un segmento esterno
caratterizzato da lamelle o dischi, contenenti una sostanza
chimica contenenti pigmento sensibile alla luce, la rodopsina
(bastoncello) e la iodopsina (coni) in rapporto con i
prolungamenti dell’epitelio pigmentato. Sono scortati dalla
melanina (membrana limitante esterna);
• Fibra esterna: congiungimento con il corpo cellulare, trovo il
nucleo dei coni e bastoncelli (strato dei granuli esterno);
• Fibra interna: assone dei fotorecettori (coni e bastoncelli)
strato plessiforme esterno;
il numero dei bastoncelli è maggiore del numero dei coni in
particolare gli animali a vita crepuscolare o notturna, possiedono
quindi una visione scotopica. Gli uomini hanno visione fotoipica,
quindi una vita diurna.
Nell’area centrale prevalgono i coni, qui si ha il rapporto fra il 1°, 2° e 3° neurone, la comunicazione è 1:1:1.
Per ogni fotorecettore c’è un neurone bipolare e multipolare, scarseggiano le orizzontali perché non è
necessario amplificare l’informazione ma verticalizzarla, orientarla verso pochi neuroni dell’area centrale o
fovea nei primati.
MEZZI DIOTTRICI: sono strutture trasparenti necessarie per il passaggio della luce, intervengono sulla
capacità visiva; tra queste sono presenti: la cornea, l’umor acqueo, il corpo vitreo e il cristallino.
• Umor acqueo: è un liquido trasparente, costituito da acqua, sali di glucosio, poche proteine e
Vitamina C. L’umor acqueo è prodotto dai processi ciliari e riassorbito dal plesso venoso sclerale a
livello dell’angolo idrocorneale, questo liquido occupa la camera posteriore e anteriore dell’occhio.
• Corpo vitreo: è un gel trasparente di acqua, acido ialuronico e una rete di fibre collagene. Ha uno
scheletro di fibre collagene sottile che costituiscono un addensamento maggiore in periferia.
La membrana vitrea (membrana connettivale) contiene il gel che è prodotto dagli ialociti (cellule contenute
nel corpo vitreo). Queste hanno azione fagocitaria in caso in cui sia troppo addensato per renderlo
funzionale. Occupa i ⅘ dell’occhio e prende nome di camera vitrea. È a contatto con tutta la parte interna
della retina.
Funzione: sostengono il volume del bulbo oculare con mantenimento pressione endoculare e della retina
visiva in situ, impediscono che lo strato giallo si distacchi o si allontani dalla corioidea. La normale pressione
indica la funzionalità della retina.
• Riduzione della pressione endoculare: distacco retinico, perdita vista;
• Aumento della pressione endoculare: glaucoma, occhio rivestito da una patina azzurra (deflusso
umor acqueo in contatto con i plessi nervosi, può modificare l’umor vitreo) e ischemia retinica da
schiacciamento dei vasi.
CRISTALLINO: è una lente biconvessa a contorno circolare tra l’iride e il corpo vitreo in una sua depressione
(fossa ialoidea), ha due raggi di curvatura diversa che danno origine allo spessore.
Il Polo anteriore e il polo posteriore poggiano sull’umor vitreo. È presente una
faccia anteriore meno convessa della posteriore, unite dall’equatore (il gatto ha
una curvatura uguale della faccia anteriore e posteriore, potente per la visione
da vicino). Nell’animale giovane il cristallino è come una lente trasparente e
incolore, nell’adulto diventa tendenzialmente giallastra, ovvero riduce
lentamente la sua trasparenza, infatti vedono meno.
Il cristallino è tenuto in situ dalle Zonule di Zinn, che sono fibre di connettivo
elastico tra corpo ciliare e l’equatore; esse mantengono il cristallino sull’asse
ottico e ne modifica la curvatura tramite il muscolo ciliare.
• muscolo a riposo: fibre tese, lente distesa per la visione da lontano.
• muscolo contratto: fibre rilasciate, lente convessa per la visione da
vicino.
Non ci sono vasi o nervi (perché è trasparente), è nutrito dall'umor acqueo;
STRUTTURA dall’esterno
Capsula, cristalloide: connettivo elastico trasparente, molto più spessa la faccia anteriore rispetto alla
posteriore;
Epitelio: sotto al cristalloide anteriore, è l’unico strato di cellule cubiche che arriva all'equatore. Portandosi
verso l’equatore subisce una trasformazione e si allunga, fino a diventare fibre, organizzate su file di
meridiani unite fra loro da una sostanza amorfa del cristallino; che costituisce la porzione centrale. Queste
cellule sono trasparenti, hanno un nucleo che diventa sempre più rado verso il centro da diventare
attraversabile dalla luce.
Fibre del cristallino
● Periferiche: nucleate e di minor consistenza;
● Centrali: anucleate e sottili. Costituiscono il nucleo del
cristallino, che è la parte centrale, che rimane come un centro
gelatinoso.
Gli estremi delle fibre si uniscono a formare due poli del cristallino con tre
linee di sutura cellulare (inizio e fine di una cellula di riuniscono) a forma di
λ sul polo anteriore, e a forma di y sul polo posteriore. Solo la periferia in
prossimità della zonula di Zinn presenta i nuclei, sulle linee di sutura non ci
sono (centro trasparente).
Il cristallino è un organo con poca capacità di rigenerazione, infatti se si
perde la trasparenza va effettuato un intervento di cataratta: conseguente asportazione del cristallino con
sostituzione di un vetro trasparente.
VIA VISIVA
ORGANO DELLA VISTA DEGLI UCCELLI: sono meno evoluti rispetto ai mammiferi e presentano:
• Orecchio Esterno: visibile, riceve i suoni. È costituito dal padiglione auricolare che fa da apertura ad
un condotto scavato nell’osso, ossia il condotto uditivo esterno visibile con l’otoscopio; questo
termina con una membrana di chiusura ossia il timpano;
• Orecchio Medio: mediale al timpano e serve alla trasmissione dei suoni;
• Orecchio Interno: organo percettivo del suono ma anche sede della percezione dell’equilibrio.
• Faccia esterna: è convessa, in posizione caudo-mediale con una pelle sottile e fine, in questa zona i
peli sono sottili e molto corti rispetto ad altre zone; il sottocute è scarso, quasi assente. L’epitelio
pavimentoso stratificato della cute è aderente quasi direttamente alla cartilagine sottostante.
• Faccia interna: concava, in posizione cranio-laterale, la pelle è sottile e adesa quasi completamente
alla cartilagine, generalmente è percorsa da dei rilievi longitudinali, che tendono verso il condotto.
Ha dei lunghi peli sempre più aderenti e fitti perché servono ad ostacolare i corpi estranei;
• Margine anteriore (trago o tragico): piccolo bordo convesso e poi concavo in prossimità dell’apice
vicino alla base presenta il rilievo tragico. In vicinanza della base presenta un rilievo, detto trago;
• Margine posteriore: è convesso, in vicinanza della base
presenta l‘antitrago, ossia due escrescenze parallela l’una
all’altra, separate da un’incisura intertragica. Le due
escrescenze sono molto vicine e forniscono un meccanismo di
difesa nell’entrata di corpuscoli all’interno del condotto. Nei
carnivori
• è presente un sacco cutaneo a fondo cieco; la presenza può
essere deleteria perché vi si può raccogliere il cerume
(secrezione fisiologica dell’orecchio).
• Base o conca: è attorno al condotto uditivo esterno, ossia al
meato acustico esterno. Essa si attorciglia al condotto ed è in
rapporto con il corpo adiposo e caudalmente si appoggia alla
ghiandola parotide.
• Apice: termina a punta o in maniera rotondeggiante.
Scheletro cartilagineo: la struttura è costituita da cartilagine elastica, ossia ricca di fibre elastiche. Questa
può essere:
• Concale o auricolare: dà forma all’orecchio e vi sono dei fori che servono per il passaggio di vasi e
nervi. La vascolarizzazione entra nel contesto interno trapassando la cartilagine per nutrire i tessuti
esterni convessi e interni concavi.
• Anulare: è incurvata a doccia e aperta medialmente abbraccia la prima parte del condotto uditivo
esterno, ossia si avvolge attorno al meato in profondità, a determinare l’escrescenza tragica e
antitragica. Essa chiude il condotto uditivo. Alla base è connessa alla cartilagine auricolare tramite
una lamina fibroelastica. L’orecchio ha una struttura molto mobile, che anche se modellata
riprende la sua forma fisiologica.
• Scutiforme: placca cartilaginea, incurvata dorso-ventralmente, con una convessità dorsale e una
concavità ventrale; è localizzata cranialmente alla base della cartilagine auricolare e dorsalmente al
muscolo temporale (elevatore della mandibola). Trasmette l’effetto della contrazione di muscoli
auricolari sull’orecchio stesso (muscoli scutulari).
Muscoli estrinseci: l’animale volontariamente può mettere in atto per ascoltare i suoni; collegano il
padiglione alle strutture scheletro-muscolari circostanti orientando l’orecchio in direzione di provenienza
del suono. Sono suddivisi in:
Muscoli intrinseci: uniscono le cartilagini tra loro con i tessuti molli circostanti e agiscono in corrispondenza
dei muscoli estrinseci. Essi determinano piccoli cambiamenti di forma del padiglione ma non sono
determinanti nel suo movimento.
Condotto uditivo esterno: ha un suo proprio percorso che può essere
variabile con la specie e non è rettilineo. Si dirige dal padiglione auricolare
fino alla membrana del timpano seguendo una direzione medio-ventrale
(latero-mediale e dorso-ventrale con variabilità di angolatura).
Cane: due tratti del condotto uditivo esterno; uno auricolare (direzione verticale) e uno timpanico
(direzione orizzontale e mediale). Questi sono uniti ad angolo retto nei cani con orecchio dritto, sono ad
angolo ottuso e con doppia angolatura nei cani con orecchio
pendente.
Tre strati:
• Cutaneo: è la parte più esterna o laterale ed è la continuazione del rivestimento del condotto
uditivo esterno;
• Fibroso: è uno stroma costituito da tessuto connettivo privo di vasi, fibre radiali in superficie e
circolari in profondità. Le fibre consentono l’elasticità e la capacità di deformarsi alla cavità
timpanica al passaggio delle onde sonore (organizzazione plessiforme).
• Mucoso: epitelio basso, che si poggia su una lamina basale ed è la continuazione della mucosa della
cavità timpanica;
La conca è cribrata, i vasi decorrono sulla faccia esterna del padiglione auricolare e andranno nel sottile
strato connettivale sotto l’epitelio pavimentoso stratificato convesso e con peli, passano nella parte
concava e si immettono nella faccia interna tramite i fori perforanti. A livello della faccia interna ho una
cute appoggiata direttamene sulla cartilagine priva anche del sottocute.
Patologia a carico di questo distretto: otoematoma: ematoma del condotto uditivo esterno. Rappresenta
un trauma sulla parte concava che determina una rottura dei vasi, in prossimità delle cribrature interne. Si
ha la formazione di sacche che distanziano la cute sottile della parte concava dalla cartilagine sottostante.
ORECCHIO MEDIO: non visibile esternamente perché si trova al di là del timpano, fa parte di una cavità
dell’osso petroso. È costituito da tre elementi principali:
Funzione tuba uditiva: equilibrare la pressione dell’aria nella cavità timpanica con quella della
faringe (esterna) e regolare la pressione sulle due facce del timpano, ossia l’aria in questa cavità è
costantemente rinnovata e sempre mantenuta alla giusta pressione e ciò fa si che le due facce di
questa membrana siano a contatto con l’aria (aria esterna del condotto uditivo e aria interna della
cavità timpanica).
Equidi: lungo il percorso ventro-rostrale della tuba uditiva, nello spazio intermandibolare, sotto la ghiandola
mandibolare, è presente la tasca gutturale; serve per incrementare la capacità di penetrazione dell’aria e
può presentare anche varie patologie a causa di un eccesso di muco al suo interno. È costituita da:
1. Mucosa della tuba uditiva: epitelio bistratificato ciliato che servono per eliminare i corpi
estranei;
2. Sottomucosa: ghiandole tubariche (mucose o miste);
3. Noduli linfatici: nel suino e nei ruminanti si addensano all’ostio faringeo, nella cavità
dell’apparato digerente (tonsilla tubarica).
• Catena degli ossicini: martello, incudine, staffa; sono articolati fra loro per diartrosi (articolazioni
mobili). Vi sono delle microcapsule articolari che rendono due superfici congruenti in rapporto l’una
con le altre. Può essere presente un osso interposto tra incudine e staffa
detto osso lenticolare.
• Martello: porzione sottile, detto manico, in rapporto con il timpano, un
collo ed una parte espansa che è la testa in rapporto mediante una diartrosi
con l’incudine.
• Incudine: formata da un corpo allungato che si articola con il martello e due
processi, uno più corto e uno più lungo; sono in rapporto con la staffa
mediante l’osso lenticolare (4)
• Staffa: costituita da una testa che è in rapporto con l’osso lenticolare; due
branche, e una base ovale in rapporto con la finestra ovale in prossimità
dell’orecchio interno, mediante legamento anulare.
Funzione della catena degli ossicini: trasmettere le onde sonore dal timpano
all’orecchio interno mediante la compressione della staffa sulla membrana
ovale al di là della quale ho un liquido che si chiama perilinfa del labirinto
osseo (deriva da trasudazione venosa come la linfa).
Muscolatura striata anatomicamente (ma involontaria), regola la tensione reciproca della catena degli
ossicini grazie all’azione dei nervi del sistema nervoso viscerale. Questi muscoli sono:
Muscoli tesi: suoni acuti, con frequenza di passaggio delle onde sonore estremamente veloce nell’unità di
tempo;
Mucosa della cavità timpanica: epitelio pavimentoso o cubico ciliato con ghiandole mucose e noduli
linfatici. In questo distretto può esserci la possibilità di aggressione dalla faringe, che può causare l’otite
media: infiammazione della cassa del timpano causata da qualcosa che arriva al timpano dalla tuba
faringea. Gli animali più piccoli hanno maggiore facilità di incorrere in questa patologia perché hanno una
tuba molto espansa; si avrà quindi un aumento della quantità di muco riducendo notevolmente la
possibilità di trasmissione delle onde. Anche una lesione timpanica può determinare l’otite media. Nella
cavità timpanica deve solo essere presente aria pulita.
ORECCHIO INTERNO: si trova nell’osso petroso del temporale, organo sensitivo per la percezione dei suoni
e dell’equilibrio. L’equilibrio è la posizione della testa nello spazio che permette al resto del corpo di capire
e percepire la propria posizione nello spazio.
L’organo dell’udito ha una forma complessa, si trova in posizione ventrale e prende il nome di coclea; avrà
una struttura diversa nella parte superiore dorsale per inserire l’organo dell’equilibrio.
• Tra i due labirinti: è contenuta la perilinfa, prodotta dai vasi del periostio, composizione simile ad un
liquido extracellulare, trasparente e acquoso. È attorno alle strutture sensitive;
• Nel labirinto membranoso: endolinfa, prodotta da vasi attorno al dotto cocleare, composizione simile ad
un liquido intracellulare; l’elemento liquido funziona come elemento di trasmissione;
ORGANO DELL’EQUILIBRIO:
UTRICOLO e SACCULO:
• Utricolo (6): più grande, dilatazione della cavità vestibolare nel recesso
posteriore del vestibolo che riceve lo sbocco dei canali semicircolari.
• Sacculo (7): più piccolo e situato nel recesso anteriore del vestibolo, è
collegato al dotto cocleare attraverso il dotto reuniente.
Queste strutture sono costituite da epitelio pavimentoso o
cubico semplice con cellule chiare e scure (a seconda del
colore del citoplasma nelle colorazioni), controllano la
composizione dell’endolinfa e appoggiano sulla lamina
propria connettivale. Sostengono l’area sensitiva e
possiedono molti mitocondri. Sull’apice presentano dei
microvilli. Le macule acustiche sono un neuroepitelio che
poggiano sulla stessa lamina dell’epitelio di sostegno, la
differenza è che hanno delle particolari espansioni che sono in rapporto con le cellule di sostegno più alte.
Possiedono un chilociglio (ciglio mobile a differenza delle stereociglia che sono immobili), hanno sequenze
di ciglia a scalare e situate lontano dalla membrana basale.
• Cellule sensoriale di primo tipo: piriforme e in rapporto con un una larga espansione terminale di
una grossa fibra nervosa (conduzione rapida, variazioni rapide dell’equilibrio).
• Cellule sensoriali di secondo tipo: forma cilindrica, le fibre hanno varie terminazioni nel tessuto di
sostegno di modesto diametro (conduzione lenta, variazione lenta dell’equilibrio).
Le cellule del neuroepitelio sono immerse in un gel con una componente glicoproteica detta membrana
otolitica, dentro vi sono gli otoliti:
• Sono concrezioni calcaree, con carbonato di calcio, poste ad eccitare il chinociglio delle cellule. Il
movimento del chinociglio aumenta o diminuisce in base alla forza di gravità grazie alla sua
compressione. Il movimento genera la depolarizzazione del neuroepitelio e perciò determinano
l’insorgenza del potenziale di azione (inizio informazione vestibolare dell’ottavo paio di nervi
cranici).
Gli stimoli percepiti dall’utricolo e dal sacculo sono cinetici lineari (movimenti lineari della testa)
determinato lo scaricamento dei sassolini in direzione lineare e non nelle tre dimensioni dello spazio.
DOTTO COCLEARE: Spazio in cui si propaga il suono, tramite i tre ossicini comprime
il liquido che a sua volta comprime le cellule sensitive. Compreso tra le due rampe,
• Nasce a fondo cieco vestibolare;
• Termina a fondo cieco situato all’apice del canale spirale (segue il canale), è
una struttura chiusa.
In sezione trasversale ha una forma triangolare.
Membrana tettoria: ricopre l’organo del Corti, è gelatinosa e prodotta dalle cellule della lamina spirale
ossea, è in rapporto con le stereociglia delle cellule acustiche. Il grado di piegamento delle ciglia determina
variazioni nel segnale nervoso che i recettori inviano alla corteccia.
• Via vestibolare: cellule sensitive delle aree sensitive dell’utricolo, sacculo e canali semicircolari.
Presenta dendriti dei neuroni bipolari (ganglio di Scarpa, vicino al meato acustico interno. Primo
neurone). Gli assoni di tali neuroni bipolari formano la componente vestibolare dell’ottavo nervo
cranico (meato acustico interno).
Destinazione degli assoni:
• Corteccia temporale per la percezione cosciente dell’equilibrio, secondo neurone;
• Nuclei del tronco encefalico per le reazioni riflesse collegate all’equilibrio;
• Via acustica: cellule ciliate dell’organo del Corti, in rapporto con dendriti dei neuroni bipolari. Gli
assoni dei neuroni formano la componente acustica dell’ottavo nervo cranico (meato acustico
interno).
Destinazione degli assoni:
• Corteccia temporale per la percezione cosciente dell’udito, secondo neurone;
• Nuclei del tronco encefalico per le reazioni riflesse collegate all’udito.