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IL SISTEMA RESPIRATORIO

COS’E’?

Il SISTEMA RESPIRATORIO è l’insieme di organi e tessuti deputati all’importante processo di RESPIRAZIONE.

La RESPIRAZIONE consiste nell’introduzione nel nostro corpo dell’OSSIGENO inspirato con l’aria e nella
contemporanea espulsione dell’ANIDRIDE CARBONICA, che è un prodotto di scarto nocivo.

COME E’ STRUTTURATO?

Il SISTEMA RESPIRATORIO è costituito da:

NASO (CON LE SUE CAVITA’)


BOCCA
FARINGE
NASOFARINGE (VIE AEREE SUPERIORI, poiché organi esterni al torace)
LARINGE

TRACHEA
BRONCHI
BRONCHIOLI (VIE AEREE INFERIORI, poiché organi contenuti nella gabbia toracica)
POLMONI

DIAFRAMMA
MUSCOLI INTERCOSTALI
QUAL E’ LA SUA FUNZIONE?

La funzione dell'apparato respiratorio è quella di permettere l'EMATOSI, ovvero quel processo che consente
di rifornire tutti gli organi e tessuti dell'organismo di ossigeno mediante l'ossigenazione del sangue.

VIE DI CONDUZIONE

Nell’intero albero respiratorio alcune delle porzioni svolgono FUNZIONI DI CONDUZIONE dell’aria dall’esterno verso le
ZONE RESPIRATORIE, pertanto, tale zona, viene detta ZONA DI CONDUZIONE costituita da:

TRACHEA (CHE SI DIVIDE IN DUE CANALI CHIAMATI ‘’BRONCHI’’CIASCUNO DEI QUALI CONDUCE AD UN POLMONE)
BRONCHI (ALL’INTERNO DEI POLMONI SI RAMIFICANO IN TUBI SEMPRE PIU’ SOTTILI CHIAMATI BRONCHIOLI)
BRONCHIOLI
BRONCHIOLI TERMINALI (TERMINANO IN GRAPPOLI DI SACCHI AEREI CHIAMATI ALVEOLI)

La funzione di conduzione è conferita alle VIE DI CONDUZIONE che sono:

LARINGE
TRACHEA
BRONCHI
BRONCHIOLI
BRONCHIOLI TERMINALI

La zona di conduzione e le vie aeree superiori costituiscono il cosiddetto “spazio morto” anatomico, che non
partecipa alla respirazione, ma semplicemente costituisce la via di passaggio dell’aria che entra ed esce dalla ZONA
RESPIRATORIA. Lo spazio morto anatomico è il volume di aria intrappolata nelle vie aeree di conduzione (dalla
bocca ai bronchioli terminali). Nello spazio morto anatomico non avviene la diffusione dell'O2 e della CO2 fra aria e
sangue, ha solo una funzione di conduzione, cioè di portare l'aria agli alveoli.

LA ZONA RESPIRATORIA
La ZONA RESPIRATORIA è costituita da:

BRONCHIOLI RESPIRATORI
ALVEOLI
SACCHI ALVEOLARI

Quindi l’aria entra attraverso le VIE DI CONDUZIONE, quindi LARINGE, TRACHEA, BRONCHI, BRONCHIOLI, BRONCHIOLI
TERMINALI, arriva presso la ZONA RESPIRATORIA costituita da BRONCHIOLI RESPIRATORI, ALVEOLI E SACCHI
ALVEOLARI e poi torna indietro e fuoriesce, attraversando nuovamente queste porzioni.

IL MUCO DELLE VIE RESPIRATORIE

Le VIE DI CONDUZIONE sono vie delimitate da EPITELIO NON RESPIRATORIO e da EPITELIO COLONNARE RICCO DI
CELLULE CILIATE E DI CELLULE MUCIPARE.
Queste cellule ciliate hanno una serie di ciglia molto fitte, quasi a formare uno spazzolino.
Le cellule ciliate sono intervallate alle cellule epiteliali colonnari e alle cellule caliciformi mucipare (producono il
muco).
Il MUCO è molto importante per la corretta funzionalità respiratoria, e viene spinto nelle vie aeree dalle ciglia.
La sua funzione è quella di umettare la superficie delle cellule epiteliali, e questa umidità viene trasmessa in parte
all’aria che viene respirata. Inoltre, il muco, imbriglia le particelle di polvere che entrano durante l’atto respiratorio.
Il muco viene continuamente spinto dalle cellule verso la trachea così da essere eliminato.
I POLMONI

I POLMONI sono gli organi PARI principali del SISTEMA RESPIRATORIO.


Sono contenuti all’interno della cassa toracica e ai lati del cuore ed hanno la capacità di espandersi e rilassarsi
seguendo ai movimenti della gabbia toracica e del diaframma.
I polmoni sono strutture spugnose all'interno delle quali avvengono gli scambi gassosi, contenuti in spazi detti logge
polmonari, inferiormente delimitate dal diaframma, esternamente dalla gabbia toracica con coste e muscoli
intercostali e medialmente dal mediastino.

Il polmone destro - più pesante (600 g) - è diviso da profonde scissure in tre lobi (superiore, medio ed inferiore),
mentre quello sinistro - meno voluminoso (500 g)- ne possiede soltanto due (un lobo superiore ed uno inferiore).

La pleura, membrana sierosa che riveste i polmoni, è formata da:

- foglietto viscerale, a contatto con i polmoni; ricopre la faccia esterna dei polmoni.
- foglietto parietale, che riveste l'interno della gabbia toracica; si trova internamente alle coste ed alla muscolatura.

Lo spazio virtuale presente tra i due foglietti contiene una piccola quantità di liquido che ha la funzione di ridurre
l'attrito tra i due strati pleurici durante gli atti del respiro.
Lo spazio pleurico, lo spazio compreso tra i due foglietti, può diventare sede di importanti processi patologici,
potendo essere occupato da aria (pneumotorace), sangue (emotorace), trasudato od essudato (versamento
pleurico).

VASCOLARIZZAZIONE DEL POLMONE

Il sangue non ossigenato arriva ai polmoni attraverso l’ARTERIA POLMONARE e nella regione terminale degli alveoli
attraverso una fitta rete di capillari che avvolge l’alveolo e che poi confluisce con i rami venosi che vanno verso l’atrio
di sinistra, appunto, mediante le VENE POLMONARI, che sono responsabili del trasporto del sangue
ossigenato proveniente dai polmoni al cuore (precisamente all'atrio sinistro) da cui viene poi pompato nel resto
dell'organismo.

La respirazione altro non è che lo scambio di gas respiratori tra l’aria ed il sangue. I due mezzi che devono entrare in
contatto sono, appunto, l’aria ed il sangue.
Circa il 10% (0.5 L) del sangue corporeo si trova in ogni istante all’interno dei polmoni. Di questi 0,5 L di sangue, circa
75 mL partecipano allo scambio gassoso, ciò significa che 75 mL si trovano in prossimità degli alveoli.
LA PERFUSIONE POLMONARE

La perfusione è il processo mediante il quale il sangue deossigenato passa attraverso i polmoni e viene ossigenato.
Bisogna considerare che il volume totale di sangue della circolazione polmonare è pari a 500 mL. Poiché il volume di
sangue che fuoriesce dal ventricolo destro è uguale al volume di sangue che fuoriesce dal ventricolo sinistro, nei
polmoni lo stesso volume di sangue che raggiunge tutta la periferia dell’organismo perfonde i polmoni che avranno
perciò una portata maggiore rispetto ai tessuti.
La distribuzione del sangue a livello polmonare avviene in un distretto che è sicuramente molto più piccolo di quello
dell’intero circolo sistemico, e questo circuito è ad alta portata e bassa resistenza.

Pressione arteriosa polmonare -> 25 mmHg


Pressione arteriosa aorta -> 125 mmHg
Pressione capillare polmonare -> 7 mmHg

ALVEOLI POLMONARI

Il polmone assomiglia ad un albero il cui tronco, la trachea, forma dei rami adibiti al trasporto dell’aria, i cosiddetti
bronchi. I ramoscelli più sottili sono i bronchioli, da cui pendono a loro volta delle appendici simili a foglie, le
vescicole o alveoli polmonari, al cui interno avviene lo scambio di aria. La TRACHEA, organo costituito da un condotto
fibromuscolare e cartilagineo a forma di cilindro cavo appiattito posteriormente, che fa seguito alla laringe e termina
biforcandosi nei due grossi bronchi. Prosegue con una fitta rete di ramificazioni: dai bronchi primari originano i
bronchi secondari (bronchi lobari) e da questi i bronchi terziari (bronchi segmentali), che a loro volta si dividono in
bronchioli, poi in bronchioli terminali ed infine in bronchioli respiratori ricchi di alveoli.
Una volta superate le VIE DI CONDUZIONE, l’aria arriva agli ALVEOLI. Ogni ALVEOLO è in contatto con i capillari del
letto vascolare polmonare. Sono una piccola cavità che, presenti lungo le pareti dei condotti alveolari, sono situate
all'estremità dei bronchioli e rappresentano l'unità funzionale del polmone dove avviene lo scambio dei gas (ossigeno
e anidride carbonica) tra il sangue dei capillari polmonari e l'aria che è presente negli alveoli.
L’ARIA

L’aria atmosferica misurata in una giornata chiara non particolarmente umida a livello del mare, è costituita
prevalentemente da azoto, da ossigeno, da una bassa percentuale di CO2 e da una percentuale di acqua.
Abbiamo una pressione parziale dell’aria di circa 760 mmHg che si mantiene sempre, sia quando l’aria si umidifica che
nell’aria alveolare e nell’aria inspirata. Rimane in grosso modo costante la quota di azoto, mentre cambiano le
percentuali di ossigeno, CO2 e acqua. L’aria, man mano che arriva negli alveoli e subisce lo scambio respiratorio, si
impoverisce di ossigeno e mentre si carica di anidride carbonica. Ciò ci dà un’idea della direzione nella quale
avvengono gli scambi. Solo 350 mL di aria nuova entrano negli alveoli con ogni inspirazione normale e lo stesso
volume di aria alveolare esce ad ogni espirazione.
Il principio in base al quale avviene questo scambio di ossigeno è semplicemente il gradiente di pressione parziale,
dove per pressione parziale, secondo la LEGGE DI HENRY, si intende la concentrazione del gas che è disciolto ed il
coefficiente di solubilità, il quale dipende dai vari gas.
Quando avvengono gli scambi respiratori, l’aria entra all’interno dei polmoni, raggiunge l’epitelio respiratorio per poi
venire espulsa durante l’atto espiratorio.
Ogni volta che noi compiamo un atto respiratorio, sia inspiratorio che espiratorio, mobilizziamo l’aria, ma non
rimuoviamo all’apparato respiratorio tutta l’aria. I polmoni non rimangono privi di aria, ma rimane un volume residuo
di aria. Il rinnovo dell’aria all’interno degli alveoli a livello dei polmoni avviene in maniera graduale e tale gradualità
evita che ci siano degli sbalzi improvvisi delle pressioni parziali dei gas.
L’ossigeno contenuto nell’aria inspirata si dirige verso il globulo rosso e l’anidride carbonica dal globulo rosso si dirige
verso l’aria. Man mano che il sangue transita dal capo arterioso verso le vene polmonari, la pressione parziale
dell’ossigeno aumenta, arriva a 40 mmHg e fuoriesce con 104 mmHg perfettamente in equilibrio con l’ossigeno
dell’aria. Al contrario, l’anidride carbonica entra dal lato arterioso carico di CO2, questo carico di CO2 corrisponde a 45
mmHg e fuoriesce povero di CO2,dove povero di CO2 corrisponde a 40 mmHg.
All’interno dei polmoni l’aria arriva con un valore di circa 100 mmHg, arriva il sangue con 40 mmHg e fuoriesce con
100 mmHg. L’ossigeno si lega all’emoglobina saturandola, va verso il cuore di sinistra e viene dirottato verso i tessuti,
cede l’ossigeno man mano fino ad arrivare ai 40 mmHg valore con il quale il sangue ritorna a destra per poi ritornare
ai polmoni. L’anidride carbonica fa il percorso inverso. All’interno dei polmoni l’aria arriva a 40 mmHg, arriva il sangue
con 45/46 mmHg e fuoriesce dai polmoni avendo perso 5/6 mmHg di CO2, segue il percorso che conosciamo per poi
riprendere il circolo. In entrambi i casi, sia nel caso dell’ossigeno che nel caso dell’anidride carbonica, lo scambio
avviene per DIFFUSIONE SEMPLICE e dunque per GRADIENTE DI PRESSIONE PARZIALE.
SCAMBI GASSOSI

Sono necessari tre processi affinché l’ossigeno presente nell’ambiente esterno venga immesso nel sangue
attraverso i polmoni: ventilazione, diffusione e perfusione.

• La ventilazione è il processo attraverso cui l’aria viene inspirata ed espirata dai polmoni.

• La diffusione è il passaggio spontaneo di gas, che non richiede sforzo o impiego di energia da parte
dell’organismo, tra l’aria presente negli alveoli e il sangue nei capillari polmonari.

• La perfusione è il flusso di sangue che il sistema cardiovascolare pompa attraverso i polmoni.

Poi si utilizza l’ossigeno e si produce l’anidride carbonica nelle cellule.


Lo scambio gassoso avviene per DIFFUSIONE.

-L’O2 diffonde dal sangue dei capillari sistemici, dove la sua pressione parziale è maggiore (100
mmHg) all’interno delle cellule dei tessuti, dove la sua pressione parziale è minore (40 mmHg) poiché
le cellule consumano O2 per produrre ATP.

-La CO2 diffonde in direzione opposta, dalle cellule in cui viene prodotta di continuo (P=45 mmHg) ai
capillari sistemici (P=40mmHg).

Il circolo ematico rappresenta un collegamento indispensabile tra l’atmosfera, che contiene ossigeno, e le cellule
organiche, che consumano ossigeno. Per esempio, il trasferimento di ossigeno alle cellule muscolari non dipende
solo dai polmoni, ma anche dalla capacità del sangue di trasportare ossigeno e da quella del circolo di trasportare il
sangue ai muscoli.

ATTI RESPIRATORI

Gli ATTI RESPIRATORI sono:

- INSPIRAZIONE
- ESPIRAZIONE

L’INSPIRAZIONE è l’atto nel quale l’aria viene condotta dentro il sistema respiratorio, attraverso le vie aeree e di
conduzione.

L’ESPIRAZIONE è l’atto nel quale l’aria viene portata al di fuori del sistema respiratorio, nell’ambiente esterno, sempre
mediante le stesse vie.

Gli ATTI RESPIRATORI sono atti INVOLONTARI, anche se possiamo controllarli, c’è una base autonoma ed involontaria
di questa dinamica ciclica dei movimenti respiratori.
Affinché tutto questo possa avvenire, è necessario che si coinvolgano una serie di MUSCOLI, che sono:

- MUSCOLO STERNOCLEIDOMASTOIDEO
- MUSCOLO INTERCOSTALE INTERNO
- MUSCOLO INTERCOSTALE ESTERNO
- MUSCOLO OBLIQUO
- MUSCOLI ADDOMINALI
- DIAFRAMMA

Alcuni di questi muscoli vengono coinvolti durante gli ATTI ESPIRATORI, come, ad esempio, gli intercostali interni e gli
addominali, altri, invece, durante l’INSPIRAZIONE.

Durante l’INSPIRAZIONE, il DIAFRAMMA, che è il muscolo a forma di cupola che separa i visceri dalla cassa toracica,
subisce una contrazione vigorosa, e si abbassa, mentre durante l’ESPIRAZIONE, il DIAFRAMMA risale.
Quando il diaframma si contrae, si abbassa e si appiattisce, determinando una trazione verso il basso dei polmoni;
quando invece si rilascia, i polmoni si retraggono. Questo gioco di diaframma che scende e sale si associa al
movimento della GABBIA TORACICA che, durante l’INSPIRAZIONE, si distende e durante l’ESPIRAZIONE si riduce.
L’attività del DIAFRAMMA è controllata dai NERVI FRENICI.
Fisiologicamente, in un adulto sano a riposo, la frequenza respiratoria media (numero di atti respiratori in un minuto)
si registra in un range tra i 16 e i 20. Al di sotto dei 12 atti al minuto si parla di bradipnea, mentre si parlerebbe di
tachipnea nel caso in cui gli atti per minuto sorpassassero i 20.

EVENTI RESPIRATORI
Tutto parte perché si avvia una scarica elettrica, cioè un POTENZIALE DI AZIONE, nei neuroni del NUCLEO TRATTO
SOLITARIO (NTS), i quali vanno a far contrarre i muscoli respiratori nella respirazione autonoma e la contrazione dei
muscoli respiratori, e fa espandere la cavità toracica. In questo modo la pressione all'interno delle pleure diminuisce e
aumenta la pressione trans polmonare. I polmoni aumentano di volume, all'interno degli alveoli scende la
pressione, per cui si abbassa la pressione alveolare al di sotto della pressione atmosferica e l'aria entra nei polmoni
seguendo proprio questo gradiente. A questo punto si interrompe la scarica nei neuroni del tratto solitario e quindi si
interrompe il potenziale d'azione. I muscoli che avevano contribuito alla inspirazione si rilassano, la cavità toracica si
riduce di volume, la pressione intrapleurica aumenta mentre diminuisce quella transpolmonare. Si riduce il volume
polmonare, la pressione alveolare torna nuovamente superiore a quella atmosferica e l’aria può defluire nei
polmoni.

PRESSIONI COINVOLTE NELLA RESPIRAZIONE

Affinché tutti questi atti respiratori possano avvenire in modo corretto è necessario tener conto delle pressioni che
sono vigenti all’interno della cassa toracica. Queste pressioni sono determinanti per la respirazione perché aiutano a
generare quei gradienti che da un lato consentono la distensione del polmone e dall’altro lato consento all’aria di
transitare; generano infatti quelle variazioni di pressione rispetto a quella atmosferica che fanno entrare o uscire
l’aria, aiutano nel transito dell’aria.
Normalmente quando il polmone è a riposo è disteso perché c’è una tensione elastica esercitata dalla cassa toracica
che genera una torsione verso l’esterno. Il polmone viene tirato verso l’esterno, nello stesso tempo il polmone esercita
una trazione verso l’interno e il bilancio di queste due forze mantiene il polmone in una condizione distesa ma rilassata
a riposo. Durante gli atti respiratori cambiano i gradienti di pressione: all’interno della regione del sacco pleurico la
pressione è leggermente negativa e diventa ancora più negativa alla fine della inspirazione. Questa pressione
negativa esercita una forza che facilita l’ingresso dell’aria.
Quando la pressione intrapleurica aumenta e sale ad esempio in presenza di pneumotorace, cioè di lesione del
foglietto pleurico parietale, il polmone non riesce a distendersi perché alla base della funzionalità polmonare vi è
l’elasticità del polmone. Il polmone riceve l’aria e si distende grazie a delle forze elastiche, grazie ad un gioco di
pressioni che viene facilitato dai muscoli respiratori. Se però all’interno delle pleure aumenta la quantità di aria in
quanto si è generata una condizione, appunto nota come pneumotorace, è chiaro che la pressione che c’è nelle
pleure supera la capacità di distensibilità del polmone e il polmone collassa, quindi non può partecipare agli atti
respiratori.
VOLUMI E CAPACITA’ POLMONARI

Quando questo movimento avviene quello che si verifica è che cambiano in maniera ciclica i volumi all’interno delle
cavità polmonari. Nella inspirazione e nella espirazione normale, normalmente viene mobilizzato un volume
corrente di circa 500 ml.

Il volume corrente è proprio il volume che si mobilita durante gli atti respiratori normali, la differenza che c’è tra il
massimo al termine di una inspirazione normale e il minimo al termine di una espirazione normale.

Il volume di aria che viene mobilizzata può variare con delle espirazioni profonde, in questo caso possiamo arrivare a
mobilizzare anche un altro litro di aria fino ad arrivare a lasciare nei polmoni un volume residuo di circa 1200 ml.
Dell’aria immessa attraverso delle inspirazioni profonde arriviamo a riempiere un volume di circa 5/6 litri a seconda
della cassa toracica, con differenza tra maschi e femmine, arriviamo ad un volume massimo che rappresenta la
capacità polmonare totale. Di questo volume non tutto entra a contatto con lo spazio respiratorio, quindi c’è un
volume respiratorio e un volume che va a stare nel cosiddetto spazio morto, nella zona dove non avvengono gli
scambi.

Possiamo calcolare le varie frazioni che ci dicono le varie capacità polmonari:

- la capacità polmonare totale che è una capacità funzionale inspiratoria che rappresenta il massimo del volume che
possiamo immettere con l’inspirazione o il massimo del volume che possiamo emettere con l’espirazione;

- la capacità vitale, cioè quella che comprende il volume di riserva espiratoria e il volume di riserva inspiratoria.

LA VENTILAZIONE
Perché tutto questo funzioni bene è necessario appunto che l’aria giunga ai polmoni con una certa frequenza. Gli atti
respiratori sono ciclici, le scariche nei neuroni del tratto solitario sono cicliche e vanno a definire proprio quella che è
la FREQUENZA VENTILATORIA, ossia la frequenza con la quale l’aria giunge in prossimità della superficie respiratoria.
Questa ventilazione può avere una frequenza che nell’adulto corrisponde a circa 12- 20 atti respiratori al minuto.
Conoscendo la frequenza respiratoria e conoscendo i vari volumi possiamo calcolare il volume alveolare al minuto
(Va).
Possiamo inoltre calcolare il rapporto ventilazione-perfusione che rappresenta uno dei parametri respiratori più
importanti, tale rapporto non è altro che il rapporto tra il volume alveolare al minuto (Va) e il flusso di sangue
polmonare (Q). Tale parametro ci aiuta a capire quanto è efficiente lo scambio tra l’aria contenuta negli alveoli e il
flusso sanguigno nei capillari polmonari. Questi due parametri devono andare in armonia tra di loro, nel senso che
l’aria deve permanere all’interno degli alveoli un certo tempo così come il sangue deve permanere all’interno dei
capillari il tempo sufficiente per far avvenire lo scambio.
IL SURFACTANT

La facilitazione per l’espansione polmonare è garantita da una GLICOPROTEINA che è il SURFACTANT, che riduce il
lavoro ventilatorio riducendo la tensione superficiale degli alveoli.
Il surfactant è una sostanza prodotta dalle cellule alveolari di II tipo. Il surfactant è un tensioattivo, cioè una miscela
di sostanze formata da fosfolipidi, quali prevalentemente la fosfatidilcolina, da lipidi neutri, da acidi grassi, da
apoproteine (che accelerano la distribuzione dei fosfolipidi) e da ioni calcio. Sostanzialmente questa sostanza a base
lipidica si distribuisce sulla superficie dell’alveolo. Viene prodotta sin dalla vita intrauterina a partire dalla 25°
settimana e si completa 6 settimane prima del parto, tanto è vero che nei neonati prematuro proprio la mancanza di
surfactant porta allo sviluppo della sindrome da stress respiratorio del neonato.

TENSIONI SUPERFICIALI ALVEOLARI

Normalmente in qualunque tipo di interfaccia aria-liquido, la superficie del liquido è sottoposta ad una tensione,
come se fosse una specie di stiramento. Quando il liquido è l’acqua si sviluppano legami a idrogeno tra le molecole
d’acqua e l’acqua tende a creare questa tensione come di stiramento. Anche nel caso dei polmoni questa tensione
superficiale è data dalle interazioni delle molecole di liquido tra l’aria e le cellule alveolari. Se non ci fosse il
surfactante la tensione superficiale rimarrebbe alta e ci vorrebbe più forza per riuscire a distendere le bolle più piccole.
Questo perché risponde alla legge di Laplace che dice che la pressione all’interno di una bolla (alveolo) è maggiore se
la bolla è più piccola ed ha la stessa tensione superficiale. La presenza del surfactante fa sì che si riduca la pressione
superficiale e quindi a livello delle due bolle la pressione risulta uguale, per cui si riempiono di aria nello stesso modo gli
alveoli grandi e gli alveoli piccoli. Non c’è il collasso alveolare di chi prevale tra l’alveolo grande e l’alveolo piccolo.

MECCANISMI NERVOSI PER L’INSPIRAZIONE E L’ESPIRAZIONE

Questi meccanismi prevedono che ci siano degli impulsi nervosi che attivano tutto l’intero meccanismo muscolare,
questi meccanismi nervosi sono localizzati nei centri superiori, nei cosiddetti centri respiratori bulbari o ancora a
livello del ponte. Tra bulbo e ponte ci sono dei circuiti neuronali estremamente complessi che presiedono proprio al
controllo degli atti respiratori, deve partire un potenziale d’azione che dà avvio alla contrazione, ma questa
contrazione deve avere un termine. Normalmente quando la respirazione è tranquilla i muscoli coinvolti nella
respirazione sono:

- il diaframma che è innervato dal nervo frenico;


- i muscoli intercostali esterni, che sono innervati dai nervi intercostali, questi hanno i corpi cellulari nel midollo
spinale e ricevono le informazioni proprio dai centri respiratori pontini.

I centri nervosi per gli atti respiratori sono:

- il centro respiratorio bulbare con un gruppo respiratorio dorsale e un gruppo respiratorio ventrale;
- i centri respiratori pontini, con il centro preumotassico e il centro apneustico.

Il ritmo respiratorio di base viene generato dal gruppo respiratorio dorsale dal quale partono dei seganli nervosi “a
rampa”, cioè ci sono delle cellule autoritmiche che generano una rampa di potenziali, cioè un’attività di scarica dei
potenziali d’azione inizialmente lenta, che aumenta velocemente per un paio di secondi, DUE SECONDI, poi queste
scariche di potenziale si fermano, i neuroni e i centri rimangono silenti per 3 secondi, dopodiché il polmone ritorna nelle
condizioni iniziali (RITORNO ELASTICO) ed incomincia nuovamente la rampa respiratoria.
CONTROLLO NERVOSO

Questi meccanismi nervosi, muscolari, sono sotto controllo nervoso. Tutto parte dalle cellule pacemaker del centro
generatore del ritmo, però sono sotto controllo non solo le attività di queste cellule ma anche le vie aeree, i muscoli
respiratori, lo stato di contrazione dei vasi sanguigni che portano e che si trovano a livello polmonare, le ghiandole
mucose che popolano l’apparato respiratorio. Per cui avremo un controllo prettamente vagale al parasimpatico che
dà costrizione delle vie aeree, dilatazione dei vasi sanguigni e aumento di secrezione ghiandolare; ed in controllo
simpatico che è esattamente il contrario. C’è poi un controllo di tipo non adrenergico non colinergico (NANC) di tipo
sia inibitorio sia stimolatorio. Sono coinvolte sostanze tipo la sostanza P, il peptide intestinale vasoattivo, quindi si
tratta di un controllo non solo nervoso ma anche umorale. In molti casi questi peptidi o queste sostanze aggiuntive
all’acetilcolina e alla noradrenalina funzionano da neuromodulatori quindi sono prodotti da neuroni.

SISTEMA DI CONTROLLO DELLA RESPIRAZIONE


Il controllo della respirazione sostanzialmente è affidato all’azione di chemocettori e meccanocettori.
I chemocettori sentono la pressione parziale di ossigeno, la pressione parziale di anidride carbonica e il pH, quindi la
loro presenza nel sangue va a stimolare i chemocettori che controllano i centri respiratori bulbari che, attraverso gli
impulsi nervosi, vanno verso il midollo spinale, controllano i muscoli respiratori e mobilizzano la gabbia toracica
facendo variare volumi e pressioni polmonari.
Questa variazione di volumi e pressioni polmonari viene sentita dai meccanocettori che popolano le pareti della cassa
toracica e tutta la regione che è coinvolta nella respirazione e anche i meccanocettori vanno a comunicare ai centri
respiratori bulbari. Il centro respiratorio bulbare riceve gli impulsi dai chemocettori e dai meccanocettori. Il risultato
è una variazione della ventilazione e quindi un controllo degli scambi a livello della membrana alveolo-capillare, per
cui da un lato viene regolata la ventilazione, dall’altro lato viene regolata anche la perfusione, perché anche questa
dipende dall’attivazione dei chemocettori. Anche l’attività cardiaca viene regolata in funzione della presenza di O2,
CO2 e acqua.
RAPPORTO RESPIRO-FREQUENZA CARDIACA

Normalmente vanno in parallelo il ritmo respiratorio e il ritmo cardiaco.


La frequenza cardiaca aumenta di poco durante l’atto inspiratorio, mentre diminuisce durante l’atto espiratorio.
Durante l’espirazione si attivano le cellule del nucleo ambiguo che stimolano le terminazioni vagali che danno
CRONOTROPISMO NEGATIVO sul cuore.
Durante l’inspirazione, invece, le cellule del nucleo ambiguo smettono di segnalare e quindi si interrompe anche
l’attività sul vago. La variabilità della frequenza cardiaca anche in funzione del ritmo del respiro è vitale affinché il
cuore possa essere flessibile alle esigenze dell’organismo.

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