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Lezione n° 22

Materia: Anatomia
Appunti di: Valentina Rossi
Argomenti: muscoli parete addominale anteriore, canale inguinale, vasi e nervi e circolo linfatico parete
addominale anteriori, ernie, accenni parete addominale posteriore

Nella lezione precedente abbiamo visto la stratigrafia della parete addominale, accentuando il fatto che la
fascia superficiale sia molto evidente e corrisponda al solo strato lamellare e non a tutto il sottocute.

PARETE ADDOMINALE ANTEROLATERALE


MUSCOLI DELLA PARETE ADDOMINALE ANTERIORE
I muscoli della parete addominale anteriore sono:
1. il retto, le cui fibre hanno un andamento dall’alto verso il basso, che si inserisce molto medialmente
nella branca pubica, in prossimità della sinfisi pubica;
2. l’obliquo esterno, che si porta dal dietro in avanti e dall’alto in basso e, oltre ad inserirsi sulla linea
mediana partecipando alla costituzione della guina dei retti, si inserisce anche sulla cresta iliaca, sui
due terzi laterali del legamento inguinale e sulla sinfisi pubica; si ricordi che il legamento inguinale
non è a forma di cordone, ma di doccia che guarda verso il dentro, verso l’alto;
3. il muscolo obliquo interno, che ha un andamento opposto, incrocia l’obliquo esterno, e origina/si
inserisce nei due terzi laterali del legamento inguinale (salta il terzo mediale);
4. il trasverso dell’addome, che dal dietro si porta medialmente verso il piano mediano di simmetria;
anch’esso origina dai due terzi laterali del legamento inguinale, saltando il terzo mediale.
Quindi, secondo questa descrizione, nella porzione mediale del legamento inguinale non ci sarebbe nulla,
ma rimarrebbe un buco.

CANALE

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INGUINALE
Il muscolo obliquo esterno si inserisce: sulla parte laterale del legamento inguinale (pilastro laterale) e,
controlateralmente, sull’altro versante della sinfisi pubica (pilastro mediale). Esiste anche un terzo pilastro, il
pilastro profondo, che è
parallelo al pilastro mediale,
ma in un piano più
profondo; anch’esso si porta
controlateralmente. La
fessura tra il pilastro mediale
e il pilastro laterale ha una
forma vagamente
triangolare, ma dal momento
che viene chiusa da fibre
connettivali arcuate,
acquisisce in ultimo una
forma grossomodo
ovale/circolare. Tale fessura
è estremamente importante
perché va a costituire
l’anello inguinale interno del
canale inguinale.

Il canale inguinale si può descrivere come una sorta di tubo, che si trova da ciascun lato della porzione
inguinale della parete addominale anteriore e corrisponde alla porzione priva di ogni struttura muscolare e
aponeurotica appartenente ai muscoli larghi dell’addome. Ha una direzione da dietro in avanti, dall’alto in
basso e da laterale a mediale (decorre obliquamente, quasi parallelamente al legamento inguinale e poco al
di sopra di esso). Ha una lunghezza di circa 4 cm, è presente in entrambi i sessi (sebbene nell’uomo sia più
sviluppato) e presenta un’apertura verso la cavità addominale chiamata anello profondo (o interno) ed
un’apertura verso il sottocute chiamata anello superficiale (o esterno). Il canale inguinale ha diverse
funzioni: nell’uomo, fornisce il passaggio ai vasi gonadici (vasi testicolari), al dotto deferente ed al testicolo
(nel passaggio dalla cavità addominale allo scroto); nella donna, non serve al passaggio dei vasi gonadici,
poiché le gonadi sono nella pelvi, prima dell’ingresso del canale inguinale, ma serve per il passaggio del
legamento rotondo dell’utero, che connette l’utero alle grandi labbra (le grandi labbra sono l’omologo del
sacco scrotale dell’uomo).

Come già detto, il canale inguinale decorre da dietro in


avanti e dall’alto in basso; i muscoli trasverso e
obliquo interno passano a ponte sopra il canale stesso.
Quindi, il tetto del canale inguinale è costituito dal
tendine congiunto del trasverso e dell’obliquo interno,
ovvero dal margine inferiore dei due muscoli. La
parete anteriore del canale inguinale, invece, è formata
dall’aponeurosi dell’obliquo esterno, mentre quella
posteriore dalla fascia trasversalis, alla quale si
addossa il tendine congiunto dell’obliquo interno e
trasverso. Infine, il pavimento del canale inguinale
coincide con la doccia rivolta verso l’alto del
legamento inguinale.
A queste strutture si aggiunge anche il legamento
riflesso di Colles, ovvero il terzo pilastro, quello
profondo che si porta controlateralmente. Di
conseguenza, si avrà che la parte più mediale della
parete posteriore del canale inguinale di destra è
completata dal legamento di Colles di sinistra e viceversa.
Tra le strutture sopra menzionate, le uniche ad essere attraversate, bucate dal canale inguinale sono la fascia
trasversalis e il tendine dell’obliquo esterno. Dopo aver bucato la fascia trasversalis, però, il canale non esce

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ortogonalmente, attraverso l’obliquo esterno; infatti, se così fosse, il canale sarebbe lungo circa 1,5 cm. Ecco
allora che, una volta attraversata la fascia trasversalis, il canale piega e decorre tra parete posteriore ed
anteriore, per poi bucare l’obliquo esterno in un punto non allineato a quello in cui aveva bucato la fascia
trasversalis.

Ma sono dei veri fori quelli che abbiamo descritto?


Descrivendo in modo classico il canale inguinale, si nota che dall’anello esterno (dal buco sull’obliquo
esterno) origina il funicolo spermatico, che contiene tutto ciò che va al testicolo e che presenta un muscolo
nella sua parete, il cremastere, che origina dall’anello inguinale esterno.
Tuttavia, è importante sottolineare che una struttura che presenta un buco, da dove origina un canale con una
parete propria, non equivale ad una struttura fatta a strati, in cui comprimendo uno di tali strati si va a creare
comunque una sorta di buco (quest’ultimo è il caso del canale inguinale).
Sezionando l’aponeurosi dell’obliquo esterno, diventa visibile l’obliquo interno fuso col trasverso. Allo
stesso tempo, però, non si vede più il buco che ci si aspetterebbe in questa posizione, perché al suo posto c’è
una sorta di cordone, di espansione, che è il muscolo cremastere. Ciò significa che, in realtà, il buco si crea
solo durante la dissezione, ma lo si crea in modo talmente usuale da rientrare nella descrizione classica. In
realtà, quello che c’è è una sorta di dito di guanto, che corrisponde al cordone dove le fibre dell’obliquo
interno sono andate a costituire quello che chiamiamo muscolo cremastere. Quindi se l’anello interno esiste,
non esiste comunque come buco della fascia trasversalis, ma esiste come punto di estroflessione della stessa.
Il canale inguinale sarebbe solo la parte intramurale del funicolo spermatico.
Nell’immagine a lato, si osserva quello
che accade comprimendo la parete
addominale (davanti al peritoneo): la
fascia trasversalis, l’obliquo interno, il
trasverso, il sottocute e la cute vanno a
costituire le stratificazioni del funicolo
spermatico e la parete dello scroto.
Ancora una volta si creano
nomenclature differenti, ma riferite alle
stesse strutture: ad esempio, la fascia
spermatica interna non è altro che la
fascia trasversalis, la fascia
cremasterica è l’obliquo interno,
ovvero la parete dell’addome. Se il
canale fosse stato in alto, dove anche
l’obliquo esterno è muscolare, ci
sarebbero stati due strati di muscoli
(non uno di connettivo e uno
muscolare).
Nell’uomo, il responsabile della creazione di questo dito di guanto nella parete dell’addome è il testicolo.
In un soggetto in cui non è ancora sceso il testicolo (bambino in età perinatale), il canale inguinale c’è
comunque, così come nella donna, sia bambina che adulta. Il testicolo origina davanti ai reni, nel
retroperitoneo, poi viaggia sotto il peritoneo e arriva in sede. Ciò che lo fa scendere è una struttura che tira il
testicolo. All’interno dello scroto, infatti, la base del testicolo è fissata alla parete interna dello scroto,
attraverso il muscolo gubernaculum testis. Quando il testicolo origina a livello dei reni, la sua base è
attaccata ad una sorta di muscolo con tante fibre elastiche (una sorta di elastico teso). Quando il testicolo
viene rilasciato, l’elastico inizia a contrarsi, a “recuperarlo”, forzando il testicolo ad attraversare la parete
addominale. Nella donna, nella stessa zona origina l’ovaio, con il suo legamento rotondo; anche l’ovaio
scende, però l’elastico a cui è connesso (simile a quello visto per il testicolo), deve accorciarsi di meno,
perché l’ovaio rimane nella cavità pelvica, in prossimità dell’orifizio inguinale interno. Ecco che il
legamento rotondo della donna si porta dall’ovaio/utero, fino alle basi delle grandi labbra.
La discesa del testicolo può non essere completa, perché il gubernaculum testis non è così forte da portarlo in
sede, e allora il testicolo rimane intrappolato nello spessore della parete, o nella cavità addominale, e va
portato fuori chirurgicamente (altrimenti la spermatogenesi non avviene correttamente).

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VASI DELLA PARETE ADDOMINLE ANTEROLATERALE
Le arterie della parete addominale anterolaterale sono:
1. epigastrica superiore, proveniente dalla toracica interna;
2. epigastrica inferiore e circonflessa profonda, provenienti
dall’iliaca esterna;
3. epigastrica superficiale e circonflessa superficiale, provenienti
dalla femorale;
4. rami delle arterie sottocostali.
L’arteria epigastrica inferiore si anastomizza a pieno canale con
l’epigastrica superiore, nello spessore del muscolo retto. Inoltre,
l’epigastrica inferiore (profonda) si trova in posizione laterale, buca il
muscolo trasverso dell’addome e si trova in profondità tra il muscolo
trasverso e il muscolo obliquo interno. La circonflessa profonda si
trova sullo stesso livello. L’epigastrica superficiale, invece, si trova
sopra il tendine del muscolo obliquo esterno, sopra la fascia comune
del corpo, così come la circonflessa superficiale. Ci sono poi le arterie
sottocostali: l’arteria sottocostale decorre fra il muscolo trasverso e il
muscolo obliquo interno e, una volta raggiunto il muscolo retto, si
anastomizza con l’epigastrica inferiore o con l’epigastrica superiore, a
seconda del livello.
Entrambe le arterie epigastriche si ramificano in due rami: uno si pone
sempre dietro al muscolo retto, l’altro si pone all’interno del muscolo
retto. Entrambi i rami si anastomizzano con i corrispettivi dell’altra epigastrica.

Come sottolineato parlando, ad esempio, del collo e della testa, le arterie sono per definizione profonde,
ossia sotto la fascia comune del corpo; l’uso dei termini “superficiale” e “profondo” è sempre stato relativo,
proprio perchè le arterie, in senso assoluto, sono tutte profonde. Tuttavia, si osserva che i rami della femorale
si chiamano epigastrica superficiale e circonflessa superficiale: si tratta dell’eccezione che conferma la
regola. L’arteria epigastrica superficiale e la circonflessa superficiale sono veramente arterie che si trovano
nel piano sottocutaneo, ossia nello spessore della fascia superficiale (o strato lamellare, o fascia di Scarpa);
quindi, non sono in estrema superficie, ma comunque sopra la fascia comune del corpo. Per questo motivo, si
può affermare che esistano delle arterie superficiali vere.
Il motivo per cui gli unici vasi arteriosi superficiali si collochino proprio in questo distretto, dipende dalla
concentrazione di grasso: il basso addome è la regione corporea che, anche negli individui non obesi,
presenta un pannicolo adiposo più spesso. Per dare nutrimento agli adipociti, quindi, servono le arterie
superficiali.

Per quanto riguarda le vene della parete addominale anterolaterale, abbiamo un circolo venoso profondo e un
circolo venoso superficiale. Le vene profonde sono satelliti delle omonime arterie, mentre le vene
superficiali non sono satelliti delle arterie, fatta eccezione per la vena epigastrica superficiale e per la vena
circonflessa superficiale, che sono satelliti delle arterie omonime. Tuttavia, mentre la vena è nello strato
areolare, l’arteria è nello strato lamellare, quindi le due non sono proprio accoppiate.
La rete venosa superficiale è completata, oltre che dalla epigastrica superficiale e dalla circonflessa
superficiale, anche dalla vena toracica laterale superficiale, che sbocca nella succlavia o nella vena ascellare
(variante anatomica).
I circoli venosi superficiali della parete addominale presentano anastomosi con i circoli profondi, ovvero con
le vene satelliti delle arterie. Oltre a fare anastomosi con i circoli profondi di parete, i circoli superficiali (e
in misura minore anche i circoli profondi) presentano anastomosi con il circolo venoso viscerale, cosa di
estrema utilità. Tale anastomosi avviene attraverso un cordone che a livello dell’ombelico si porta
internamente, per poi sparire.
Un chiaro segno patologico che coinvolge le vene superficiali è il caput medusae (testa di medusa): è uno dei
segni, come vedremo nelle prossime lezioni, di stasi della vena porta. Anzi, tra i segni di stasi della vena
porta (vena viscerale) è il più tardivo, perciò identifica una stasi quasi totale, tant’è che non è usuale
evidenziarlo neanche in reparti con epatopatici avanzati. Il caput medusae consiste in vene superficiali molto

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evidenti, simili a vene varicose, sull’addome: si sono gonfiate perché il sangue non può più transitare dalla
vena porta, quindi torna indietro.

DRENAGGIO LINFATICO
Per quanto riguarda i linfonodi della parete addominale anteriore, abbiamo:
1. Il distretto superficiale, che si porta agli inguinali o agli ascellari;
2. Il distretto profondo, che si porta o ai parasternali, linfonodi in prossimità dello sterno, o ai linfonodi
iliaci esterni profondi. I linfonodi parasternali drenano la regione costale, visto che parte di questa
va a costituire la porzione alta della parete addominale (al di sotto della quale si trovano fegato e
stomaco).
In particolare, per quanto riguarda il drenaggio linfatico superficiale, l’alto addome è drenato da ascellari e
toracici, mentre la regione da appena sopra l’ombelico in giù è drenata dagli inguinali. Un melanoma della
regione inguinale sarà correlato ai linfonodi inguinali.

NERVI
L’innervazione della parete addominale anteriore è a carico dei nervi toracici, con T12 che arriva fin sopra la
sinfisi pubica. I nervi lombari, invece, sono per l’arto inferiore, dal legamento inguinale in giù.
I nervi della parete addominale anteriore sono tutti intercostali, tranne il nervo ileoinguinale e il nervo
ileoipogastrico, che innervano la parte inferiore della parete addominale anteriore, ovvero in prossimità del
legamento inguinale. I nervi ileoinguinale e ileoipogastrico sono i primi rami del plesso lombosacrale.
I muscoli retti e l’obliquo esterno sono innervati solo dai nervi toracici. L’obliquo interno ed il trasverso,
invece, sono innervati sia dai nervi toracici, sia da ramuscoli dei nervi ileoinguinale e ileoipogastrico, che
altro non sono che una sorta di nervi toracici soprannumerari, visto che hanno lo stesso andamento dei nervi
toracici, ma originano dal primo ramo lombare.

[ndr: il professore afferma che fino a qui è importante ricordare la stratificazione della parete addominale
anteriore, saper descrivere bene il canale inguinale e la vascolarizzazione della parete addominale
anteriore, che segue quella del torace]

ERNIE DELLA PARETE ADDOMINALE ANTERIORE


Le ernie sono estroflessioni della parete addominale nelle quali entra parte dei visceri addominali mobili,
ovvero quelli dell’apparato digerente, in particolare l’intestino. La sconvenienza dell’ernia, al di là degli
aspetti estetici, è che se entra l’intestino, questo può muoversi, torcere su se stesso, chiudere i vasi e andare
in necrosi, anche perché la porta erniaria (il colletto) è sempre più stretta dell’ernia. L’ernia strozzata è
un’emergenza chirurgica: bisogna scarcerare subito l’intestino, per evitarne la necrosi. Se morisse una parte
di intestino, bisognerebbe operare e aprire il peritoneo. Ecco che quindi l’ernia va controllata.
Le ernie sono facilitate nella parete anterolaterale, rispetto a quella posteriore che è più robusta: la parete
anteriore presenta un tratto piuttosto lungo senza ossa e con muscoli che possono essere poco trofici,
specialmente nell’anziano. Le ernie compaiono in punti ben precisi, i cosiddetti punti di debolezza. [ndr: il
docente sottolinea che la descrizione dell’ernia non fa parte del corso di anatomia (se non un accenno), ma i
punti di debolezza della parete addominale sono da sapere]
Ovviamente, è difficile che un’ernia origini attraverso un muscolo; i punti più deboli sono infatti le
aponeurosi. Le ernie più comuni sono:
1. Ernia epigastrica: si trova
a livello dell’aponeurosi
del muscolo retto, verso
l’alto.
2. Ernia ombelicale: essendo
l’ombelico una cicatrice,
rappresenta un punto di
debolezza. Un paziente
con una chirurgia
addominale pregressa,

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quindi con una grossa cicatrice addominale, ha un’area aggiuntiva di debolezza.
3. Ernia femorale o crurale: passa sotto il legamento inguinale, nella cosiddetta lacuna dei vasi.
Ricordiamo che lo spazio sottostante al legamento inguinale è suddiviso da una formazione fibrosa,
la benderella ileopettinea, in una porzione laterale, la lacuna dei muscoli, attraversata dal muscolo
ileopsoas e dal nervo femorale, e in una mediale, la lacuna dei vasi, percorsa dai vasi femorali.
L’ernia femorale passa sotto la lacuna dei vasi, punto di congiunzione fra il tessuto retroperitoneale o
sottoperitoneale e l’arto inferiore, e si porta nel triangolo di Scarpa.
4. Ernia inguinale: essendoci un orifizio esterno in cui passano il canale inguinale e il funicolo
spermatico, un pezzo di intestino potrebbe seguire il funicolo spermatico e andare ad occupare il
canale inguinale.

Se, a tal proposito, si osserva la


parete addominale dall’interno, si
vedono: l’ombelico, i due vasi
epigastrici inferiori (profondi)
addossati posteriormente al muscolo
trasverso dell’addome, il peritoneo
e la fascia trasversalis. Vediamo
inoltre i vasi epigastrici e la vescica,
che è unita all’ombelico mediante
tre pieghe: una piega mediana
(uraco), che è un residuo
embrionale, e due pieghe laterali
(pieghe o legamenti vescicali
laterali). Quando la fascia
trasversalis e il peritoneo passano a
ricoprire i vasi epigastrici profondi,
questi creano una sorta di piega,
data dal loro spessore: questa si
chiama piega ombelicale laterale.
Quindi, quando il discorso è
centrato sulla vescica, si parla di
piega ombelicale mediana e piega
(o legamento) vescicale laterale.
Invece, nella visione completa
dell’addome, che considera anche le
pieghe create dai vasi epigastrici, la
piega vescicale laterale diventa la
piega ombelicale mediale. Quindi,
nella visione completa dell’addome
si avranno: piega ombelicale mediana, piega ombelicale mediale e piega ombelicale laterale.

L’ernia inguinale può essere di due tipi: ernia diretta (b) ed ernia indiretta (a). Le ernie indirette originano
tutte lateralmente al legamento ombelicale laterale, le ernie dirette medialmente allo stesso. Esiste anche
un’ernia mediale (c), che però è molto rara.

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I termini “diretto” ed ”indiretto” si riferiscono all’orifizio inguinale esterno: l’ernia diretta, originando molto
medialmente, è quasi in asse con l’orifizio inguinale esterno; l’ernia indiretta, invece, segue il percorso
naturale del canale inguinale, facendo un lavoro ad ansa. L’ernia diretta, quindi, fa erniare la fascia
trasversalis, mentre l’indiretta no. Quest’ultima, infatti, entra nella Fascia Trasversalis, che è già erniata dal
funicolo spermatico.
L’ernia indiretta occupa maggiormente il canale inguinale, rispetto alla diretta: entra infatti nell’orifizio e si
porta, per quanto riesce, nel funicolo spermatico.
L’ernia femorale insieme all’ernia inguinale, sia diretta che indiretta, è tra le più diffuse. L’ernia inguinale si
trova sopra il legamento inguinale, quella femorale sotto.

Tutte le ernie viste fino ad ora possono essere “rognose”, ma hanno un vantaggio: si vedono. Ce n’è una
invece insidiosa e poco comune, che è praticamente inesplorabile con la semeiotica manuale, ma visibile
soltanto tramite un’ecografia, che è l’ernia di Spigelio. Ricordiamo che l’arcata del Douglas, parlando dei
retti, è quel limite inferiormente al quale i muscoli retti passano sotto alla guaina dei retti, mentre
superiormente ne sono avvolti. Se a seguito dell’ipotrofia dei retti, questi iniziano a stare non ben adesi
all’arcata di Douglas, una porzione di intestino potrebbe infilarsi fra l’arcata di Douglas e la parete posteriore
del retto. Appare evidente che contraendo i retti, si vada a comprimere l’intestino e potenzialmente a
chiudere i vasi. L’insidiosità di quest’ernia sta nel fatto che non è palpabile né tantomeno visibile.

PARETE ADDOMINALE POSTERIORE


La parete addominale posteriore è molto più semplice della parete addominale anteriore. In anatomia
topografica, corrisponde alla porzione posteriore della regione costoiliaca. La regione costoiliaca è quella
regione che va dalle coste alla cresta iliaca e che abbiamo descritto, nella sua parte anteriore, come parete
addominale anteriore. La parete posteriore della regione costoiliaca è la porzione localizzata posteriormente
alle linee ascellari medie, che non raggiunge il rachide, ma si ferma a livello della proiezione dei muscoli
erettori della colonna, ovvero ai limiti laterali della regione mediana del dorso. Presenta delle ossa, se si
considera anche la regione mediana del dorso di pertinenza e la parte pelvica. Tali ossa sono:
1. La porzione lombare della colonna vertebrale;
2. L’ undicesima e la dodicesima costa (per lo meno una porzione);
3. Il bacino (nella regione iliaca).

MUSCOLI
Nella regione lombare e nella regione iliaca abbiamo il muscolo psoas. Nella porzione lombare abbiamo il
quadrato dei lombi e l’inizio dei muscoli larghi dell’addome, ovvero quelli che abbiamo descritto per la
parete addominale anteriore. Considerando la sola porzione iliaca, lateralmente si ha il muscolo iliaco.
La regione addominale posteriore corrisponde a quella porzione di cavità addominale chiamata fossa
lombare (fossa lombare di destra e fossa lombare di sinistra). Le fosse lombari sono due concavità (in visione
anteriore dell’addome aperto) dove sono accolti prevalentemente i reni, organi padroni della regione delle
fosse lombari. Esse sono così profonde perché la colonna ha una lordosi lombare, quindi a livello lombare le
vertebre sono molto in avanti e la parete addominale posteriore risulta essere molto indietro rispetto al piano
mediano.

FASCE
La fascia toracolombare, già vista nella descrizione del dorso, è la fascia che proviene dalla fascia cervicale
profonda (in alto); questa si porta indietro a rivestire in superficie i muscoli splenici del collo e della testa,
poi scende verso il basso e si sdoppia per accogliere il muscolo trapezio. Finito il trapezio, la fascia si
riunisce e non si sdoppia più per accogliere il gran dorsale, ma passa in profondità rispetto ad esso, per
andare poi a fissarsi sul rachide e sul bacino. Il gran dorsale è applicato sopra con la propria fascia, che però
in questa porzione si fonde comunque con la fascia toracolombare. Tuttavia, la fascia del gran dorsale non
appartiene formalmente alla fascia toracolombare.

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In una sezione trasversale dell’addome, si vede la fascia
toracolombare che si porta lateralmente, dove riceve la
fusione della fascia del gran dorsale (non si sdoppia ad
accogliere il gran dorsale). Dopo aver ricevuto la fusione
della fascia del gran dorsale, dalla fascia toracolombare
originano altre fasce: quelle dell’obliquo esterno,
dell’obliquo interno, del trasverso dell’addome. Quindi,
dalla fascia toracolombare originano lateralmente le
fasce di quei muscoli che poi, riunendosi ai lati del
muscolo retto, costituiscono la guaina dei retti. La
guaina dei retti, in ultima analisi, proviene dalla fascia
toracolombare.
Quindi, la fascia toracolombare si infila sotto al gran
dorsale, ricoprendo prima i muscoli posteriori del
rachide, ovvero i muscoli paravertebrali, poi ricoprendo il muscolo quadrato dei lombi. Questo fa sì che la
fascia toracolombare sia suddivisa, a questo livello, in tre strati: foglietto posteriore, foglietto medio e
foglietto anteriore. Questi tre foglietti si riuniscono, visto che il foglietto posteriore si fonde con quello
medio e il foglietto medio si fonde con quello anteriore, e poi danno origine alle tre fasce appena viste.

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