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ANATOMIA UMANA II

Lezione n° 12 del 27/02/2017


Sbobina A.P. revisionata da M.S.
Argomenti: Il cavo orale

Con questa lezione andremo a terminare il distretto testa-collo; mancano solo laringe e faringe, i quali
essendo organi di notevoli dimensioni possono essere facilmente considerati individualmente ‘estraendoli’
dalla propria regione anatomica.

IL CAVO ORALE

Il distretto anatomico del cavo orale non è di interesse solo del dentista ma anche del medico generale, in
quanto abbiamo patologie proprie del cavo orale (come ad esempio tumori) e segni diagnostici che sono
visibili in questa regione ma che possono essere spia di qualcosa che non funziona in altri distretti; per
questo motivo nel visitare un paziente può essere molto utile guardare il colore delle mucose e le
caratteristiche della lingua (ad esempio ricercando la presenza di una patina su di essa).

Bocca è sinonimo di cavo orale: l’apertura delimitata dalle labbra e chiamata gergalmente bocca è in realtà la
rima buccale, ovvero l’orifizio della cavità (la bocca è una cavità).

Il limite superiore della bocca è dato dal palato; il limite inferiore è dato dalla lingua se tengo quest’ultima
abbassata, dal solco sottolinguale se invece alzo la lingua; i limiti laterali sono le guance, che corrispondono
sia alla parete dell’organo che alla parete del corpo; il limite posteriore non c’è, in quanto il cavo orale si
continua con la faringe a livello dell’istmo delle fauci; anteriormente il limite è costituito dalle labbra se la
bocca è chiusa, mentre se si considera la bocca aperta non c’è limite.

Parlando di cavo orale è bene tenere a mente due strutture e sapere a cosa corrispondono:

• Cavità orale propriamente detta (o bocca): è quello spazio inscritto all’interno delle arcate gengivo-
dentali. Contiene la lingua e a bocca chiusa è una sottile cavità presente tra la lingua e il palato, mentre a
bocca aperta diventa una cavità più significativa.
• Vestibolo della bocca: è una fessura che sta tra denti e labbra (anteriormente) e tra denti e guance
(lateralmente). È una peculiarità dei mammiferi, in quanto serve a succhiare.

Guardando il vestibolo della bocca, sia superiormente che


inferiormente, il punto di riflessione tra il labbro e la mucosa che
riveste il processo alveolare si chiama fornice gengivale. Il
termine fornice, in anatomia, indica il punto in cui una parete si
riflette in un'altra andando a formare un angolo acuto; fornice è
quindi un termine generico che ritroveremo anche in altri distretti
(ad esempio si parlerà di fornice anche a livello della cervice
uterina).

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LABBRA

Tutti noi abbiamo i peli sulle labbra in quanto il labbro, da un punto di vista anatomico, corrisponde a tutta la
sezione che parte dal naso e arriva a metà mento (nell’immagine sottostante è tutta la regione compresa tra
le linee 1, 10 e 8). Nel labbro superiore e inferiore abbiamo una parte rivestita dalla cute classica (quindi
presenta i peli), ed una parte, corrispondente all’orletto roseo del labbro, formata da cute modificata che
non presenta peli, ghiandole sudoripare e ghiandole sebacee; proprio a causa di questa mancanza di annessi
cutanei l’orletto roseo delle labbra è soggetto a secchezza (l’orletto roseo del labbro nell’immagine
sottostante è identificato dai numeri 6 e 7).

Il labbro superiore è delimitato lateralmente dal solco naso-labiale (numero 1 nell’immagine) e presenta il
filtro (numero 3), segno della fusione embriologica del segmento mascellare con i segmenti intermascellari.

La parte interna del labbro presenta la mucosa orale, caratterizzata da un epitelio pavimentoso
pluristratificato non cheratinizzato con annesse le ghiandole salivari. Tra la cute esternamente e la mucosa
internamente è compreso il muscolo orbicolare della bocca. Le due arterie labiali superiore e inferiore non
decorrono sul lato superficiale delle labbra, ma in profondità rispetto al muscolo (per vedere l’arteria labiale
si deve fare una dissezione a partire dall’interno e si trova subito sotto la mucosa orale); per tale motivo
bisogna prestare attenzione in caso di pazienti che abbiano subito un trauma all’interno della cavità orale, in
quanto l’arteria labiale ha un calibro abbastanza significativo ed è facilmente lesionabile dall’interno.

GUANCIA

La guancia è già stata in parte descritta in precedenza; abbiamo già visto cute, sottocute, SMAS, arteria
faciale e rami del nervo faciale; abbiamo descritto i muscoli, i quali sono disposti in tre ordini: molto
superficialmente troviamo il platisma, al di sotto del quale sono presenti i muscoli trattori dell’orbicolare; più
in profondità, sotto l’accumulo di grasso presente tra il massetere ed il buccinatore (bolla del Bichat), sono
presenti i muscoli masticatori. All’interno la guancia è rivestita da una mucosa orale, la quale a livello del
secondo premolare superiore presenta il dotto di Stenone, che scarica a livello del cavo orale. A livello della
guancia non sono presenti ulteriori strutture significative; possiamo dedurre quindi che incidendo solo la
mucosa non rischiamo di tagliare strutture ‘nobili’ (quindi vasi e nervi, come ad esempio l’arteria faciale), a
meno di non andare a incidere veramente in profondità oltrepassando i muscoli; questa consapevolezza può
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esserci molto utile nel caso in cui ci ritrovassimo a svolgere piccoli interventi a livello del cavo orale.
Incidendo la mucosa del cavo orale, e magari anche il muscolo buccinatore, può però erniare del grasso
all’interno del cavo orale; questo grasso appartiene alla bolla del Bichat, che protruderà quindi a livello del
cavo orale. Questo può succedere ai chirurghi orali ed ai dentisti quando lavorano a livello dei premolari e

molari. Non costituisce tuttavia un problema significativo (basta riportare il grasso in sede e suturare).

PALATO

A livello del palato osseo troviamo anteriormente il foro incisivo, al quale arrivano i due canali nasopalatini,
e posteriormente i fori palatini maggiori, situati appena dietro ai fori palatini minori. È presente inoltre una
doccia che collega i fori palatini maggiori al canale incisivo formando un triangolo.

Se alla struttura ossea aggiungiamo la mucosa, possiamo notare che nei due terzi anteriori del palato osseo la
mucosa che riveste il palato è strettamente adesa al periostio, non c’è quindi uno strato di connettivo
sottomucoso tra il periostio e la mucosa. Si parla perciò di mucoperiostio. Anche le ghiandole palatine, che
si trovano al di sotto della mucosa, sono pochissime. Nell’immagine sottostante le ghiandole palatine sono
state rappresentate in maniera eccessiva dal disegnatore: in realtà sono presenti in quantità molto minore a
livello della porzione anteriore del palato.

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Nel terzo posteriore, invece, è presente uno strato un po’ più spesso di sottomucosa, quindi abbiamo un
maggior numero di ghiandole palatine. Le ghiandole palatine fanno parte delle ghiandole salivari minori; se
si esamina il palato attentamente con l’utilizzo di una lente di ingrandimento è possibile notare dei puntini
che corrispondono ai dotti di tali ghiandole.

Dietro il palato osseo abbiamo il palato molle (muscolare) o velo


palatino, nel cui centro troviamo l’ugola. Identificare il limite tra palato
duro e palato molle è semplice: il palato duro ha un colorito più
rosa/grigiastro, patinato di bianco, il palato molle ha un colorito più
roseo/giallastro; conoscere questa differenza cromatica ci evita di dover
toccare il palato del paziente per trovare il limite tra palato duro e palato
molle, procedura fastidiosa per il paziente in quanto rischia di scatenare il
riflesso del vomito.

I punti di rischio da tenere a mente quando lavoriamo a livello del palato sono due:

• A livello del canale incisivo troviamo il fascio vascolo-nervoso nasopalatino. Tagliare questo
fascio vuol dire denervare tutto il settore del palato raggiunto da questo fascio;

• Posteriormente, ma sempre a livello del palato duro, troviamo l’arteria palatina maggiore e il
nervo palatino maggiore (sono visibili molto chiaramente nell’immagine presente nella pagina
precedente); recidere erroneamente un’arteria palatina è un evento importante, non è un problema
gestibile facilmente.
L’arteria palatina minore invece non appartiene al palato duro; è un’arteria più ridotta che vascolarizza il
palato molle.

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Il palato molle è una struttura muscolare (costituita da muscoli striati) apparentemente complessa. È
costituito da 5 muscoli:

• 2 arrivano dal basso: il palato-glosso, le cui fibre si aprono a ventaglio e si perdono nella lingua, e il
palato-faringeo, le cui fibre si perdono posteriormente nella faringe; il palato è quindi collegato sia
alla lingua che alla faringe, le quali tirano verso il basso il palato.

• 2 arrivano dall’alto: l’elevatore del palato e il tensore del palato. L’elevatore del palato non è un
elevatore puro, in quanto per esserlo dovrebbe avere le fibre poste ortogonalmente al palato; questo
muscolo però non è disposto in tal modo in quanto andrebbe a coprire le coane nasali e quindi,
avendo le sue fibre anche una componente orizzontale, funziona anche da tensore; alcune fibre di
questo muscolo si portano ancora più lateralmente, quindi hanno una componente tensoria ancora
maggiore rispetto all’elevatore del palato; queste fibre andranno quindi a formare il muscolo tensore
del palato. La descrizione ‘classica’ viene fatta come segue: ‘c’è un muscolo, l’elevatore del palato,
che dal basicranio si porta a livello dell’aponeurosi palatina, dove si unisce con il controlaterale, e
c’è un muscolo, il tensore del palato, che dalla base cranica si porta al muscolo elevatore del
palato’; il professore spiega invece che preferisce pensare a questi due muscoli come se fossero
fibre di un unico muscolo bicipite.
Notiamo come il palato-glosso ed il palato-faringeo tendano ad abbassare il palato verso la lingua e
la faringe, mentre l’elevatore ed il tensore del palato bilancino questa azione innalzando il palato e
permettendone la corretta conformazione.

• L’ugola, avendo fibre ortogonali a quelle degli altri muscoli del palato, cuce insieme queste fibre e
conferisce solidità al palato. Posteriormente tutta l’aponeurosi palatina (e quindi anche l’ugola) è

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libera, mentre anteriormente va ad inserirsi a livello del
palato osseo.
Tra il muscolo palato-glosso e il palato-faringeo, i quali
quando sono rivestiti dalla mucosa prendono il nome di
pieghe palato-glossa e palato-faringea, è localizzata la
tonsilla palatina; quest’ultima fa parte di quegli organi
linfatici che costituiscono l’anello orofaringeo di
Waldeyer insieme alla tonsilla linguale, alla tonsilla
faringea (sul tetto della faringe) e alla tonsilla tubarica
(nell’orifizio della tuba uditiva nella faringe): queste
sono strutture linfatiche che proteggono le vie aeree e la
via digestiva, che sono i punti di ingresso per eventuali
sostanze dannose.

I vasi della tonsilla palatina arrivano dall’arteria faringea ascendente, la quale è un ramo della carotide che
poggia sul muscolo costrittore superiore della faringe; un ramo della faringea ascendente, l’arteria tonsillare,
buca il costrittore della faringe e arriva alla tonsilla. Ciò comporta che la tonsilla sia molto vascolarizzata,
quindi togliendo la tonsilla ci si aspetta un’emorragia copiosa. Sul letto tonsillare (sotto la tonsilla) decorre
inoltre il nervo glosso-faringeo: un’infiammazione eccessiva della tonsilla può andare quindi a coinvolgere il
nervo-glosso faringeo e dare i segni clinici tipici di una sofferenza del glossofaringeo.

PORZIONE INFERIORE DELLA CAVITÀ ORALE E MUCOSA ORALE

Sul versante inferiore della cavità orale ho la lingua e il


solco sottolinguale. A livello del solco sottolinguale la
mucosa è molto sottile: posso vedere il frenulo linguale
in posizione mediana e due rilievi simmetrici che si
modificano a seconda del grado di retrazione della
lingua: le ghiandole salivari sottolinguali.
Medialmente ad esse ci sono due piccoli rilievi, che
corrispondono allo sbocco delle ghiandole
sottomandibolari. Le ghiandole sottomandibolari,
infatti, al pari delle parotidi, hanno un dotto ben
evidente, mentre le ghiandole sottolinguali sboccano in
10-12 dotti microscopici presenti sulla superficie
mucosa della loggia sottolinguale.

Nella porzione posteriore della loggia sottolinguale (a livello del dente del giudizio) ho un’imponente nervo
proveniente dalla fossa infratemporale che si fa molto mediale per inserirsi nella lingua: il nervo linguale.

In una eventuale chirurgia di questa regione, quindi, bisogna prestare attenzione alle seguenti strutture: dotto
sottomandibolare (presente lungo tutta l’estensione della loggia sottolinguale), vasi sottolinguali (sono
piccoli ma possono causare problemi, come vedremo tra poco) e nervo linguale.

Vena ed arteria sottolinguali sono vasi molto insidiosi; l’arteria sottolinguale in particolare, nonostante sia
piccola, può creare molti problemi. Il muscolo miloioideo, pavimento del cavo orale, termina nello spazio
viscerale del collo che circonda faringe e laringe. In caso di lesione dell’arteria sottolinguale durante un
intervento chirurgico o durante una visita odontoiatrica il sangue proveniente da questa arteria si accumula

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ma non in maniera evidente (sembra un sanguinamento derivante dalla lesione dei piccoli capillari, quasi
inevitabile in qualsiasi intervento chirurgico); se il paziente poi, non facendo caso a questo piccolo
sanguinamento, si corica in posizione supina, il sangue inizia ad accumularsi nello spazio viscerale del collo,
vicino alla faringe, rischiando di portare il paziente a morte per soffocamento.

Delle ghiandole presenti nella cavità orale abbiamo già parlato. Notiamo che sopra al muscolo miloioideo
non c’è solo la ghiandola sottolinguale, ma anche il prolungamento intraorale della ghiandola
sottomandibolare, la quale si trova nel triangolo digastrico ma poi piega portandosi superiormente al
miloioideo. Sottolinguale e sottomandibolare di fatto sono la stessa ghiandola (hanno lo stesso tipo di
secreto, sono ghiandole siero-mucose), mentre la parotide è diversa in quanto è una ghiandola sierosa.

A rivestimento del cavo orale troviamo 3 tipi di mucosa orale:

• Mucosa orale di rivestimento: riveste tutte le parti del cavo orale ad esclusione del dorso della
lingua, del palato duro e di parte dei processi alveolari. È un epitelio pluristratificato non
cheratinizzato che può però andare incontro “fisiologicamente” al processo di cheratinizzazione
laddove venga sollecitato (ad esempio da una protesi che friziona o da un dente in una posizione
anomala); ciò può avvenire in quanto un epitelio non cheratinizzato ha comunque la potenzialità di
cheratinizzare, ma lo farà solo qualora ce ne sia la necessità. Le porzioni di mucosa orale a livello
del palato duro, del dorso della lingua e della parte terminale delle gengive (a livello dei processi
alveolari) sono invece cheratinizzate, anche se in minor misura rispetto alla cute, in quanto sono
sollecitate in continuazione dalla masticazione del cibo, e necessitano quindi di essere
sufficientemente robuste;

• Mucosa orale masticatoria: riveste la gengiva e la mucosa del palato ed è cheratinizzata;

• Mucosa orale specializzata: si trova a livello del dorso della lingua, è cheratinizzata.

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LINGUA
Il dorso della lingua, oltre ad essere cheratinizzato, presenta un solco longitudinale e, nella porzione
posteriore, un ulteriore solco fatto a V (chiamato V linguale o, nell’immagine sottostante, solco terminale).
Ciò che si trova anteriormente alla V linguale costituisce la parte libera della lingua (2/3 anteriori) mentre
la porzione posteriore al solco, più ruvida e rugosa, prende il nome di radice della lingua (contiene nella sua
mucosa la tonsilla linguale). C’è un punto di intersezione tra solco longitudinale e V linguale a livello del
quale troviamo un piccolo foro cieco profondo circa 1mm, importante perché da esso è originata durante
l’organogenesi la tiroide (il lobo piramidale, che protrude superiormente dalla tiroide, ci indica con la sua
posizione particolare proprio il percorso compiuto dalla tiroide durante lo sviluppo embrionale); lungo la via
migratoria della ghiandola tiroide, che unisce il foro cieco alla ghiandola, possono ritrovarsi quindi aree
ectopiche di tiroide (quindi aree di tiroide ‘fuori sede’). È molto importante ricordare questa particolarità in
quanto la maggior parte dei tumori d’organo esprimono caratteristiche degli organi di origine, le quali
possono essere individuate ed evidenziate mediante marcatori specifici; per andare a ricercare eventuali
metastasi, quindi, si può andare a vedere se marcatori specifici dell’organo colpito dal tumore si trovano a
livello di altre strutture. In caso di tumori alla tiroide, però, saper definire una metastasi lungo la linea
direttrice che unisce la tiroide al foro cieco è difficile, in quanto i marcatori potrebbero evidenziare un’area
di tiroide ectopica, che quindi esprime i marcatori tipici della tiroide, ma che non è stata colpita dal tumore.
Sulla superficie dorsale della lingua abbiamo le
papille: esse sono distinte in filiformi, fungiformi,
foliate e circumvallate (presentano una parte centrale
convessa e una parte periferica scavata a formare una
sorta di vallo/solco). A livello delle papille sono
presenti i calici gustativi: le papille non costituiscono
di per sé il recettore, ma sono i supporti anatomici del
recettore (sono come i polpastrelli, i cui recettori sono i
recettori tattili). Le papille filiformi non hanno i calici,
e sono le più diffuse: questa papilla senza calici serve
ad irruvidire la lingua, perché durante la masticazione
il bolo viene spostato nel cavo orale dalla lingua, e se
la superficie è ruvida lo spostamento risulta più
agevolmente. Le papille circumvallate sono disposte in
un’unica fila posta anteriormente al solco a V, le
papille fungiformi si trovano lungo il margine della
lingua e concentrate a livello dell’apice, le foliate si
trovano invece al margine latero-posteriore del solco a
V. Nel terzo
posteriore
della lingua non abbiamo nessuna papilla gustativa.

I calici gustativi non sono disposti sul versante orale della papilla
ma ai margini della papilla, situati tra una papilla e l’altra: infatti, se
dovessimo esporre i recettori direttamente sul versante orale, essi si
danneggerebbero a causa del contatto col cibo. Hanno un poro di
entrata con cellule capellute, ciascuna delle quali si trova in
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giunzione cito-neuronale con terminazioni nervose; le cellule ‘analizzano’ quindi il cibo e mandano
informazioni attraverso il nervo.

La superficie ventrale della lingua ha una mucosa talmente sottile che ci permette di vedere la vena
linguale o vena ranina.

La lingua si muove abbondantemente perché è molto ricca di muscoli; tuttavia, oltre ai muscoli, presenta
anche uno scheletro fibroso. Sopra l’osso ioide si inserisce una lamina quadrangolare, da cui diparte una
lamina ortogonale ad essa, andando a costituire lo scheletro fibroso della lingua, a livello del quale si
inseriscono i muscoli intrinseci della lingua.

I muscoli intrinseci originano e terminano nella lingua. Sono disposti lungo 3 direttrici:

• Fibre longitudinali: servono per accorciare la lingua (arriccio la lingua);

• Fibre verticali: servono per appiattire la lingua;

• Fibre orizzontali: servono per restringere la lingua;


I muscoli intrinseci sono quindi implicati in quei movimenti che prevedono un cambiamento di forma della
lingua, e sono innervati dal nervo ipoglosso.

I muscoli estrinseci spostano in toto la lingua: originano dal cranio, dall’osso ioide o dall’aponeurosi
palatina.

• Muscolo palatoglosso: avendo come punto fisso il palato, innalza la lingua;


• Muscolo stiloglosso: avendo come punto fisso il processo stiloideo, tira indietro ed in alto la lingua;
• Muscolo ioglosso: avendo come punto fisso l’osso ioide, tira la lingua in basso e indietro;
• Muscolo genioglosso: avendo come punto fisso i processi genieni, sposta la lingua in avanti.

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Anche i muscoli estrinseci sono innervati dal nervo ipoglosso e si inseriscono sulla radice della lingua.

Circa la metà dei soggetti presenta alcune fibre del muscolo miloioideo che si portano dentro il corpo della
lingua: tali fibre prendono il nome di muscolo miloglosso; quest’ultimo è un muscolo rudimentale che serve
a muovere la lingua in maniera minore rispetto agli altri; il muscolo miloglosso, trovandosi nella porzione
posteriore del miloioideo, è responsabile della dislocazione delle protesi inferiori totali (dentiere) durante i
movimenti di protrazione della lingua, in quanto il movimento della lingua fa muovere anche questo
muscolo. Questo muscoletto è innervato da rami del trigemino (in particolare dal nervo miloglosso, ramo
della branca mandibolare del trigemino). Nei soggetti dove è presente il muscolo miloglosso non posso
quindi dire che tutti i muscoli della lingua sono innervati dall’ipoglosso! Inoltre, si rompe il dogma che
prevedeva che la lingua fosse d’origine somitica (innervata dall’ipoglosso) mentre il miloioideo fosse di
origine branchiale (innervato dal trigemino). Possiamo giustificare però questa particolarità se pensiamo che
durante l’organogenesi avvenga una fusione tra questi due diversi centri di origine muscolare.

VASI, NERVI E DRENAGGIO LINFATICO DELLA LINGUA

Arterie

• Arteria linguale: origina dalla carotide esterna a livello del corno dello ioide, entra in profondità
(decorre dietro al muscolo ioglosso, quindi all’interno della lingua) e si divide in un ramo
dorsale, un ramo profondo (che si trova sezionando la lingua pesantemente), e un ramo
sottolinguale (che decorre sopra il miloioideo, nella loggia sottolinguale).
Vene

• Vena linguale profonda: è una vena satellite dell’arteria linguale;

• Vena ranina: non è satellite di alcuna arteria! Sappiamo che a livello della parete corporea
abbiamo due ordini di vene: le vene superficiali e le vene profonde; tra queste, solo le vene
profonde sono satellite delle arterie. Negli organi, invece, le vene sono tutte satelliti delle arterie.
Per quanto riguarda la lingua nello specifico, abbiamo una vena (la vena linguale profonda) che
è satellite dell’arteria corrispondente, mentre un’altra vena (la vena ranina) non è satellite di
alcuna arteria. Considerando la lingua come un organo, è un organo che ricalca l’organizzazione

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vascolare della parete anatomica. Questa particolarità è dovuta all’origine embriologica del cavo
orale: la parete corporea infatti crea una invaginazione riflettendosi su sé stessa per andare a

formare il cavo orale, portandosi dietro anche la vena ranina, che quindi è una vena superficiale
del corpo e per questo non ha nessuna arteria di cui sia satellite. La vena ranina può poi
immettersi direttamente nella giugulare interna, può immettersi nella linguale profonda o
addirittura può essere la linguale profonda a immettersi nella ranina in toto o dividendosi in due,
a seconda delle varianti anatomiche individuali; questi ultimi sono comunque dettagli non
rilevanti, l’importante è tenere a mente che la vena ranina si trova molto più superficialmente
rispetto alla vena linguale profonda. La vena ranina è talmente superficiale che il solco
sottolinguale è diventato una via di somministrazione di alcuni tipi di farmaci, i farmaci
sottolinguali; l’entrata in circolo di questo tipo di farmaci è favorita anche dal fatto che la
mucosa a livello della fossa sottolinguale assorbe molto facilmente, in quanto è mucosa non
cheratinizzata. Inoltre, così facendo, il farmaco entra in circolo subito, saltando il circolo portale-
epatico (il fegato, recependo i farmaci assorbiti per via intestinale, li depotenzia, mentre se i
farmaci passano direttamente in circolo non vengono depotenziati).
Nervi

I nervi presenti a livello della lingua sono il nervo ipoglosso, che innerva tutti i muscoli, il nervo glosso-
faringeo, che innerva la mucosa della radice della lingua, il nervo vago (con i suoi ramuscoli) che va ad
innervare la parte alquanto posteriore della radice della lingua ed il nervo linguale, che innerva la mucosa
dei 2/3 anteriori della lingua; nella sua discesa il nervo linguale passa sotto al dotto della ghiandola
sottomandibolare, per poi perdersi nella lingua.

Quindi:

• Innervazione motoria: ipoglosso


• Innervazione sensitiva: molto posteriormente abbiamo il vago (quasi a livello dell’epiglottide);
nella porzione che copre gran parte della radice abbiamo il glosso-faringeo; i 2/3 anteriori della
lingua sono invece innervati dal trigemino/faciale; ricordiamo infatti che il nervo linguale ha
ricevuto la corda del timpano, e quindi contiene fibre per la sensibilità gustativa del faciale (è il
nervo linguale, ma è arricchito da fibre del faciale).
Quindi la componente del faciale percepisce il gusto,
mentre la sensibilità generale è percepita dalla
componente del nervo trigemino.

Perché 2/3 anteriori della lingua sono innervati dal


trigemino, mentre l’innervazione più profonda è a
carico dell’ipoglosso? Per lo stesso discorso
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embriologico fatto in precedenza parlando della vena ranina: se creo il cavo orale invaginando internamente
la parete corporea, porterò anche le strutture facenti parti della parete corporea a rivestire la lingua (e quindi
il trigemino).

DRENAGGIO LINFATICO DELLA LINGUA

Il drenaggio linfatico della lingua è a carico dei seguenti linfonodi:

• Sottomentali: drenano l’apice della lingua;


• Sottomandibolari: drenano il corpo della lingua;
• Latero-cervicali profondi: drenano la radice della lingua.

La lingua ha un drenaggio linfatico crociato: in caso di sospetto tumore in uno dei due lati della lingua,
quindi, devo andare vedere anche i linfonodi controlaterali.

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