L’apparato respiratorio è diviso in 2 grossi compartimenti, uno in cui troviamo
delle strutture cave dette vie aerifere che trasportano l’aria dall’esterno all’interno del nostro corpo, in particolare lo trasportano attraverso queste strutture cave all’interno di due organi contenuti all’interno della cavità toracica, detti polmoni. Con maggiore attenzione la descrizione delle vie aeree può essere completata da una descrizione topografica, ovvero si possono separare le vie aeree in vie aeree superiori e vie aeree inferiori. Per quanto riguarda questa distinzione dobbiamo dire che nelle vie aeree superiori ritroviamo la parte iniziale delle vie aeree, quindi il naso, le cavità nasali, e successivamente si arriva al livello della faringe, che ha una struttura in comune con l’apparato digerente. L’aria, oltre che questa via, può transitare anche attraverso la cavità boccale anche se questa fa parte dell’apparato digerente ma svolge un’importante funzione per quanto riguarda la capacità di modulare i suoni che vengono prodotti da un organo che è presente a livello dell’apparato respiratorio, ovvero la laringe, che è capace di generare i suoni con cui noi riusciamo a comunicare con le altre persone. Dal livello della faringe si passa poi al livello della laringe per completare la parte delle vie aeree superiori. Questa suddivisione è collegata ai quadri patologici che si possono instaurare. Delle infiammazioni che riguardano le vie aeree spesso interessano le vie aeree superiori, ad esempio la rinolaringite, mentre le vie aeree inferiori sono rappresentate dalla trachea e dalla sua divisione nei vari bronchi che progressivamente si diramano nel polmone stesso. Queste vie aeree terminano a fondo chiuso all’interno di piccole formazioni tondeggianti dette alveoli, che costituiscono le unità fondamentali che permettono lo scambio gassoso con il sangue, e proprio a questo livello vi sarà possibilità di trasferire l’ossigeno dall’esterno attraverso le vie aeree all’interno dei capillari sanguigni, e viceversa da questi ultimi ci sarà una restituzione di anidride carbonica dall’interno degli alveoli che tramite le vie aeree sarà trasferita all’esterno. Iniziamo a descrivere in modo più completo e dettagliato le vie aeree. Inizio dal naso: è una struttura facilmente osservabile posta nella parte anteriore dello splancnocranio ed è una struttura di struttura grossolanamente piramidale e un apice che raggiunge lo spazio tra le due cavità orbitarie e la base rivolta inferiormente. Dall’apice possiamo tracciare un dorso del naso che raggiunge la parete del naso, e poi abbiamo le pareti laterali che tendono a spostarsi lateralmente e inferiormente due aperture, le narici, sito d’ingresso all’interno del naso e quindi delle cavità nasali. La struttura nel naso noi la osserviamo ricoperta da epidermide senza poter vedere la struttura sottostante, costituita in parte dalle ossa nasali e in gran parte da ossa cartilaginee che rendono la piramide nasale mobile al tatto, in quanto queste formazioni cartilaginee di tipo prevalentemente elastico permettono una certa mobilità . Per quanto riguarda le cavità nasali, esse sono posizionate nello splancnocranio e sono costituite da una struttura ossea che ne costituisce gran parte della parete mediale che appare sostanzialmente liscia ed è completata anteriormente da cartilagine. Questa parete mediale divide le cavità nasali in due metà speculari o quasi, non sempre sono uguali perché il setto può essere spostato un po’ da una parte o da un’altra quindi rendendo non proprio uguali le due cavità ma molto simili. La parete laterale di ciascuna delle cavità è caratterizzata da una parete nasale data da strutture ossee tra le quali riconosciamo l’osso mascellare, completato nella parte supero-anteriore dal naso, poi abbiamo posteriormente l’osso palatino ma del tutto caratteristica è la presenza di escrescenze ossee che si portano verso la regione mediale della cavità nasale stessa, che costituiscono i cosiddetti cornetti nasali, divisi in 3 gruppi: superiore, medio e inferiore, che rendono la parete laterale diversamente da quella mediale, molto più anfrattuosa. Queste pareti vengono quindi ricoperte da una mucosa che rende molto più omogenea la superficie interna delle cavità nasali. In alto ho la parete del setto, ovvero la parete mediale, più in basso quella laterale. È evidente la differenza tra queste due pareti che appaiono liscia prevalentemente quella mediana e del setto nasale, mentre quella laterale, per la presenza di formazioni ossee all’interno della cavità nasale, presenta formazioni costituite da struttura ossea che una volta che vengono ricoperte dalla mucosa, vanno a costituire i cosiddetti turbinati (superiore, medio e inferiore). Da un punto di vista topografico le cavità nasali possono essere divise in due porzioni: una piccola che corrisponde all’iniziale ingresso nella cavità nasali che si porta dalle narici a una primissima porzione che può difficilmente essere evidenziata dal punto di vista morfologico, solo sulla parete laterale c’è un piccolo solco che costituisce il limen nasi, che va a definire l’area denominata vestibolo del naso, rispetto alle cavità nasali propriamente dette. La differenza è più che altro strutturale perché a livello del vestibolo del naso troviamo ancora una struttura molto simile a quella dell’epidermide e addirittura nella parte iniziale di questo vestibolo troviamo dei follicoli piliferi dai quali nascono dei peli di dimensioni notevoli che prendono il nome di vibrisse. Le vibrisse costituiscono all’ingresso delle cavità nasali una sorta di grossa rete che riesce a filtrare, seppur grossolanamente, le impurità che sono disperse nell’aria e che durante gli atti respiratori verrebbero trasportate all’interno delle vie respiratorie. Questo costituisce il primo sistema che modifica le caratteristiche fisiochimiche dell’aria che devono raggiungere gli alveoli polmonari dove avvengono gli scambi. Durante il percorso nelle cavità nasali si attua un processo di purificazione, di riscaldamento e di umidificazione dell’aria che permette di non alterare le pareti estremamente delicate degli alveoli. Da un punto di vista strutturale il vestibolo del naso può essere distinto dalla restante regione delle cavità nasali perché ancora abbiamo una struttura di tipo epidermico con follicoli piliferi e con un epitelio pluristratificato che progressivamente tende a trapassare nelle caratteristiche tipiche della mucosa respiratoria. Da un punto di vista macroscopico la cavità nasale propriamente detta può essere descritta come una struttura che presenta 2 pareti mediale e laterale, una parete superiore estremamente stretta e una parete inferiore decisamente più larga. Posteriormente le cavità nasali comunicano con la successiva struttura che permette il passaggio dell’aria, ovvero il rinofaringe, attraverso la coana. Altra caratteristica importante delle cavità nasali: si osserva, sezionando in modo da vedere la parete laterale della cavità nasali, sezionando le strutture dei cornetti nasali, la presenza di alcuni fori che sono l’apertura di piccoli canali che pongono in comunicazione le cavità nasali con altre cavità posizionate nello scheletro dello splancnocranio. Queste cavità interne alle ossa dello splancnocranio prendono il nome di seni paranasali. Questi si trovano localizzati a livello frontale, del corpo dello sfenoide, dell’etmoide e poi molto grandi a livello mascellare. Questi seni paranasali comunicano tutti con l’interno delle cavità nasali, quindi l’aria che viene inspirata ed espirata raggiunge e riempie anche queste cavità paranasali. È estremamente importante ricordare questi rapporti perché come e facilmente comprensibile basta ricordare alcuni aspetti comuni, queste cavità svolgono un ruolo importante dal punto di vista funzionale per quanto riguarda la modificazione dei suoni generati dalla laringe. Questi suoni vengono modificati in particolare nel loro timbro nell’attraversare le cavità nasali perché queste cavità paranasali costituiscono delle casse di risonanza. È ben noto a tutti che in condizioni di un’infiammazione abbastanza frequente in particolare in inverno della mucosa respiratoria in condizioni di raffreddore, proprio perché questa mucosa tende ad aumentare di volume in seguito all’infiammazione e può determinare una chiusura di questi condotti che pongono in comunicazione i seni paranasali con le cavità nasali ed è noto come cambia il tono della voce in situazioni di questo tipo in cui ho l’occlusione di questi condotti. Bisogna ricordare infine che al di sotto del cornetto nasale inferiore abbiamo lo sbocco di un ulteriore condotto che non pone in comunicazione con i seni paranasali ma con una struttura posizionata a livello laterale delle cavità orbitarie che raccoglie le lacrime, questa struttura è il sacco lacrimale, il quale inferiormente è collegato attraverso un condotto alle cavità nasali e quindi, oltre ai rapporti con le cavità paranasali abbiamo quelli con il sacco lacrimale, e quindi le lacrime prodotte per lubrificare la porzione anteriore del bulbo oculare vengono riversate attraverso questo condotto di drenaggio all’interno delle cavità nasali. Dobbiamo descrivere le caratteristiche della mucosa respiratoria che caratterizza la superficie interna della cavità nasale. Sebbene la mucosa respiratoria si continui per tutte le vie respiratorie, a livello delle cavità nasali essa presenta delle caratteristiche peculiari. Prima di tutto la mucosa respiratoria è caratterizzata da un epitelio, rivolto all’interno della cavità , di tipo cilindrico ciliato e pseudo-stratificato. Tipo cilindrico perché le cellule hanno una forma allungata, ciliato perché la superficie apicale di gran parte delle cellule che ricoprono la mucosa, le cellule epiteliali, presentano delle estroflessioni che sono molto evidenti alla microscopia elettronica a scansione che si aggettano all’interno della cavità stessa, e pseudo-stratificato perché non ci sono solo le cellule ciliate ma ci sono anche altri tipi cellulari e tutti poggiano a livello della membrana basale. Gli altri importanti tipi cellulari sono un certo quantitativo di cellule che presentano un citoplasma molto chiaro e rappresentano delle ghiandole unicellulari che sono date dalle cellule caliciformi mucipare e oltre a queste abbiamo delle cellule presenti a livello basale che costituiscono delle cellule non completamente differenziate che servono dividendosi per supportare le cellule oramai mature che vanno incontro alla morte e quindi ripristinano le caratteristiche morfologiche dell’epitelio. Oltre a questi 3 tipi principali di cellule ce ne sono altre in minor numero ma di grande importanza che possono svolgere funzioni di tipo recettoriale e secretorio. Profondamente all’epitelio troviamo un tessuto collettivo lasso in cui vi è una grande quantità di vasi sanguigni. Analizzo un aspetto particolare riguardo la presenza delle ciglia. Le ciglia, che sono estroflessioni della parte apicale delle cellule epiteliali, hanno come caratteristica fondamentale un’organizzazione citoscheletrica estremamente complessa, che è determinata dalla presenza di 9 coppie di microtubuli con una coppia centrale. Queste strutture citoscheletriche sono tra loro organizzate in un macchinario estremamente complesso che determinano la possibilità al ciglio stesso di dar vita a dei movimenti, movimenti particolarmente a livello della mucosa respiratoria che sono unidirezionali perché queste strutture citoscheletriche sono connesse alla restante organizzazione citoscheletrica della cellula epiteliale ma sono connesse prevalentemente con strutture citoscheletriche che si portano in un lato della cellula, cosicché la loro riorganizzazione comporta uno spostamento unilaterale di queste cellule. Questo è di grande importanza perché una delle funzioni fondamentali delle ciglia è quella, attraverso il loro movimento, di spostare lo strato di muco che viene a trovarsi sulla superficie e continuamente prodotto sia dalle cellule caliciformi mucifere dell’epitelio ma anche da strutture ghiandolari disposte all’interno del sottostante tessuto connettivo. Altro aspetto importante della mucosa tipico: prendo una sezione in cui sono visibili l’epitelio di rivestimento e il tessuto connettivale sottostante. Ci sono 2 aspetti importanti da sottolineare: uno è la presenza di una grande quantità di ghiandole che contribuisce alla formazione dello strato di muco posizionato sulla superficie interna delle cavità nasali, l’altro è la presenza di una grande quantità di vasi che tendono a formare una rete capillare fino alla parte basale dell’epitelio, e la presenza di una grande quantità di vasi venosi che si anastomizzano in maniera estremamente importante nel tessuto connettivo. Questi vasi sono supportati da 2 importanti tronchi arteriosi ovvero l’arteria carotide esterna e l’arteria carotide interna, l’arteria carotide esterna attraverso il ramo della palatina che poi si sfiocca profondamente, la carotide interna attraverso l’arteria oftalmica che dà vita alle arterie etmoidali anteriore e posteriore. Si nota come si crea un’enorme rete vascolare che determina un ristagno, per la presenza di seni venosi fortemente anastomizzati, di sangue all’interno della mucosa. Questo comporta un aumento della temperatura della mucosa, aspetto di grandissima importanza perché la mucosa nasale è molto calda. Il riscaldamento della parete e la presenza di una superficie mucosa, e quindi una superficie epiteliale ricoperta da uno strato di una sostanza ricca di liquido che è generato anche dalle ghiandole nasali che riversano il loro secreto all’interno, determinano un aumento dell’umidità nelle cavità nasali. Questi aspetti sono di fondamentale importanza per il trattamento dell’aria che viene introdotta attraverso le vie aeree superiori. Abbiamo dapprima una purificazione a livello delle vibrisse, ma una volta che l’aria penetra all’interno delle cavità nasali, per la presenza dei turbinati perde il suo aspetto, dal punto di vista fisico, di percorso laminare ma diventa turbinoso (i turbinati prendono il nome da questa modalità di organizzazione dei flussi aerei) e quindi ho flussi aerei fortemente addossati in continuazione alla parete della mucosa della cavità aerea. Ma l’aria in questo modo verrà a contatto per più tempo con una parete calda e quindi verrà riscaldata, il turbinio farà si che le sostanze sospese a livello dell’aria che respiriamo vengano ad essere trasportate verso la superficie mucosa che ha una sua capacità di far aderire queste sostanze che rimangono intrappolate a livello del muco, e quindi vi è una purificazione delle sostanze che sono disperse nell’aria, e grazie al riscaldamento ci sarà un ambiente umido, più umido dell’ambiente esterno e questo determina un’umidificazione dell’aria. Ed ecco che questi 3 aspetti (riscaldamento, purificazione e umidificazione dell’aria) permettono all’aria di raggiungere le vie aeree disposte più profondamente determinando un rapporto con le superfici, che diventano sempre più delicate, che non sia eccessivamente “fastidioso”. Ho quindi una differenza sostanziale tra l’aria respirata a livello delle cavità nasali e l’aria che, nei casi in cui vi è un raffreddore che impedisce la respirazione attraverso le cavità nasali, viene respirata attraverso la cavità boccale. In questo caso è noto che respirando dalla bocca si ha una sensazione di “fastidio”, dovuto al fatto che l’aria attraverso la cavità boccale non subisce il processo di purificazione, di riscaldamento e di umidificazione che non va a determinare uno stimolo di tipo infiammatorio a livello della parete delle vie aeree disposte più profondamente. Vi è un’altra particolarità a livello delle cavità nasali: non tutta la mucosa ha le stesse caratteristiche, ma nella parte superiore a livello del tetto, a ridosso del tetto a livello della lamina cribrosa dell’etmoide, troviamo un altro tipo di mucosa, la mucosa olfattoria. Questa ha di particolare che una parte delle cellule epiteliali, di tipo nervoso, sono modificate e sono capaci di, attraverso delle terminazioni di forma grossolanamente sferica dalle quali partono delle ramificazioni, come piccole antenne sulla superficie epiteliale, che vengono stimolate dalle sostanze fisiche sciolte e disperse nell’aria che una volta inalate possono raggiungere questi recettori. Queste strutture recettoriali vengono in qualche modo modificate dal rapporto con queste sostanze e questo rapporto determina una depolarizzazione di questi recettori che quindi saranno capaci di trasportare la depolarizzazione attraverso dei filuzzi nervosi che attraversano questi forellini a livello della parte iniziale del nervo olfattorio che trasmetterà questi stimoli a livello delle appropriate aree dell’encefalo che permettono la discriminazione delle varie sostanze, e quindi l’olfatto viene ad essere soddisfatto grazie alla presenza di queste cellule recettoriali specifiche localizzate tutte a livello del tetto della cavità respiratoria. Come detto dalle cavità nasali si passa attraverso le coane nella regione della faringe, a rapporto stretto con l’apparato digerente. La faringe è rappresentata da una parte superiore in rapporto con le coane che prende il nome di rinofaringe, una porzione intermedia in rapporto con la cavità boccale, l’orofaringe, e una inferiore in rapporto con la laringe e che fa parte delle vie aeree e prende il nome di laringo-faringe. L’aria normalmente dalle cavità nasali attraversa le coane, la rinofaringe, si porta in basso e penetra nella cavità laringea. Un aspetto estremamente importante riguardo la presenza sia sul tetto della faringe sia sulle pareti laterali, sia a livello del punto di passaggio tra cavità boccale e la faringe stessa, sia dispersi su tutta la parete, di agglomerati di tessuto linfoide che rappresentano nel loro insieme una sorta di anello linfoide che protegge il punto di ingresso estremamente delicato sia dell’aria che del cibo attraverso delle stazioni che presentano delle cellule deputate a riconoscere sostanze patogene che potrebbero essere pericolose se raggiungono le cavità interne del nostro corpo. Passo al tratto successivo tratto delle vie respiratorie, la laringe. Questa parte successiva delle vie respiratorie è data da una struttura complessa rappresentata dalla presenza di una struttura di tipo cartilagineo che prende il nome di laringe, posizionata nella regione anteriore e mediale del collo. La laringe è una struttura complessa costituita da cartilagini che si articolano tra di loro, cartilagini impari e pari, che sono date dalla cartilagine tiroide, cartilagine cricoide e dalla cartilagine epiglottide. La cartilagine tiroide presenta 2 lamine aperte posteriormente, si articola attraverso escrescenze posteriori della lamina, in particolare con quella inferiore, il corno inferiore, con la cartilagine cricoide che ha la forma di un anello con il castone rivolto posteriormente. Abbiamo delle cartilagini pari, ovvero le aritenoidi che hanno una forma grossolanamente piramidale e che sono appoggiate al di sopra del castone della cartilagine cricoide, e al di sopra delle cartilagini più piccole, le corniculate che si articolano nella parte apicale, e le cartilagini cuneiformi, posizionate in una struttura che connette le cartilagini corniculate alla struttura epiglottica. Queste cartilagini costituiscono lo scheletro della laringe, quindi come uno scheletro sono tra di loro articolate, in particolare la tiroide con la cricoide e l’epiglottide con il suo picciolo, con la parte interna e anteriore della cartilagine tiroidea. Queste cartilagini sono unite tra di loro da una lamina elastica, che connette superiormente nella parte superiore l’epiglottide con, attraverso la lamina quadrilatera si porta in basso fino a raggiungere una piega che si riporterà all’interno nella parte media a dar vita al ventricolo laringeo del Morgagni. Ebbene questa parte inferiore corrisponde alla corda vocale superiore o falsa. Il ventricolo laringeo del Morgagni costituisce la parte media che si completa inferiormente con la cosiddetta corda vocale inferiore o vera, ed infine nella parte conclusiva, ad unire con la successiva porzione della struttura, ovvero la cartilagine cricoide, abbiamo il cono elastico, ovvero la porzione della lamina che chiude inferiormente questo condotto. Queste strutture cartilaginee chiuse dalla lamina elastica presentano anche dei muscoli che sono distribuiti nell’ambito della laringe tra un segmento cartilagineo e l’altro che ne permettono i singoli movimenti. Abbiamo il cricotiroideo, i cricoaritenoidei, i muscoli aritenoidei obliqui e trasversi ecc… essi sono muscoli che connettono le varie parti dello scheletro laringeo. Ricordiamo l’importanza di alcuni muscoli. Vi è la corda vocale vera che è tesa dalla parte interna mediana anteriore della cartilagine tiroide fino alla base della piramide della cartilagine aritenoidea. Due muscoli vanno ricordati: i muscolo cricoaritenoideo laterale e il cricoaritenoideo posteriore. Questi muscoli contraendosi fanno ruotare la cartilagine aritenoide, così facendo spostano il punto di inserzione della corda vocale o avvicinandolo o allontanandolo. Il risultato è che se le due corde vengono avvicinate esse sono molto tese e difficilmente fanno passare l’aria, anzi l’aria che viene sospinta dalle vie aeree inferiori verso l’alto mette in vibrazione le corde vocali generando i suoni. La condizione in cui le corde vocali sono dilatate invece permette il normale passaggio dell’aria durante gli atti respiratori quando non vengono generati dei suoni, quindi muscoli importantissimi perché mobilizzano la corda vocale e ne permettono attraverso il suo posizionamento e la tensione della stessa la possibilità di generare dei suoni fondamentali per il nostro linguaggio. Passiamo a livello della struttura aerea inferiore, rappresentata dalla trachea. La trachea è un condotto cilindrico che si continua inferiormente dalla laringe ed è costituita da una struttura che la mantiene beante di anelli incompleti posteriormente cartilaginei sovrapposti gli uni agli altri e uniti da tessuto connettivo. Questo condotto, che si porta dal collo al torace fino alla quarta vertebra toracica orientativamente, la trachea a questo punto si inizia a dividere nei bronchi, dapprima nel bronco di destra e di sinistra e successivamente nelle altre suddivisioni bronchiali. Il bronco primario sinistro è più piccolo di quello di destra e presenta un angolo maggiore rispetto all’asse della trachea. Il bronco principale di sinistra a sua volta in due bronchi secondari, uno superiore e uno inferiore, mentre il bronco di destra si suddivide in 3 bronchi secondari: uno superiore, uno medio e uno inferiore. Questa suddivisione è di grandissima importanza perché fino a questo livello noi trasportiamo attraverso questi condotti aria a regioni del polmone ben definite, ovvero regioni che hanno un loro afflusso di aria e una loro vascolarizzazione che ne permette una suddivisione nelle grosse formazioni lobari, nel polmone destro un lobo superiore, uno medio e uno inferiore e in quello di sinistra uno superiore e uno inferiore. Ma non solo: dalle formazioni bronchiali lobari si staccano, 10 per parte, dei bronchi zonali. Anche questi bronchi raggiungono delle specifiche aree del polmone ognuna delle quali ha un’indipendenza per quanto riguarda l’apporto aereo e l’apporto sanguigno e questo tipo di suddivisione è estremamente importante perché getta le basi della possibilità di intervento di tipo chirurgico a livello polmonare che permette l’asportazione anche di una piccola parte del polmone, ovvero una zona, senza che il resto venga alterato. Da un punto di vista strutturale sia a livello della trachea sia a quello delle prime diramazioni dei bronchi troviamo la mucosa respiratoria già descritta, quindi con epitelio batiprismatico pseudo-stratificato nel quale troviamo le cellule ciliate, le cellule caliciformi mucipare, le cellule basali, e poi oltre a queste ce ne sono altre, cellule con orletto a spazzola, cellule basigranulose che svolgono funzioni diverse. Abbiamo una tonaca sottomucosa con una grande quantità di ghiandole fino a giungere a una tonaca fibrosa nella quale troviamo caratteristicamente delle ampie formazioni cartilaginee date da anelli o nei bronchi di placche cartilaginee che mantengono beante il lume stesso. Da un punto di vista strutturale a livello dei bronchi invece di avere degli anelli abbiamo delle chiazze, delle placche cartilaginee incomplete, abbiamo sempre la presenza di strutture ghiandolari e cominciano a comparire delle formazioni muscolari lisce che invece nella trachea erano presenti soltanto come il muscolo posteriore che chiudeva l’anello a determinare una struttura completamente chiusa. A questo punto arriviamo a livello dei polmoni, gli organi che permettono l’ematosi. Sono 2 contenuti all’interno della sierosa pleurica e occupano la cavità toracica, separati tra di loro dalla cavità mediastinica, nella quale si trovano gli organi principali mediastinici, tra cui ad esempio il cuore, che occupa la parte infero-anteriore del mediastino e che per la sua dimensione si appoggia sulle facce mediastiniche del polmone. Il polmone, comunque isolato, presenta una forma piramidale, una base, un apice e una parete laterale in rapporto con le coste, quindi faccia costale e una parete che guarda verso il mediastino, faccia mediastinica. Da un punto di vista macroscopico la superficie esterna del polmone permette attraverso la presenza di profonde scissure di riconoscere il polmone di destra rispetto a quello di sinistra. Il polmone di destra presenta, oltre alla scissura principale analoga a quella presente anche nel polmone di sinistra, una scissura accessoria che permette la divisione nei 3 grossi lobi nel polmone di destra e 2 lobi in quello di sinistra. La faccia mediastinica è quella caratterizzata dal presentare una struttura centrale rappresentata dall’ilo del polmone. A livello dell’ilo decorrono i vasi che trasportano il sangue provenienti dall’arteria polmonare (trasportano il sangue che viene spinto dalla metà destra del cuore), le due vene polmonari e il bronco principale che si porta all’interno. Insieme a queste strutture avremo dei nervi e dei linfatici che raggiungono il parenchima polmonare. L’altro aspetto importante sono delle impressioni sulla superficie date dagli organi con i quali sono in rapporto, in particolare nel polmone sinistro nella parte antero-inferiore abbiamo un’ampia fossa data dal rapporto con il cuore, la fossa cardiaca. Il cuore è spostato verso sinistra quindi la fossa cardiaca sinistra è di maggiore dimensione di quella a destra. Molto caratteristico nel polmone di sinistra un solco che sovrasta l’ilo di sinistra e si porta inferiormente in basso, solco lasciato dall’arco dell’aorta, quindi dall’aorta discendente. Nel polmone di destra abbiamo qualcosa di simile che è generato da una formazione vascolare venosa, ovvero la vena azygos, che portandosi in alto sovrasta il bronco di destra e quindi si immette a livello di un’altra struttura vascolare che lascia un solco verticale che decorre al davanti della struttura ilare, che è rappresentato dal solco della vena cava superiore. Sia a destra che a sinistra troviamo a livello apicale il solco dell’arteria succlavia che si porta lateralmente verso la cavità ascellare. Infine la suddivisione bronchiale: la suddivisione vista fino ai bronchi zonali progressivamente continua con una divisione ad Y che dà vita a una grande quantità di bronchi subsegmentali e quindi ha un numero enorme di bronchioli che termineranno con i bronchioli respiratori, i sacchi alveolari e gli alveoli. Quindi fino ai bronchi zonali ho una suddivisione costante e numericamente diversa tra polmone destro e sinistro, mentre da questo punto in poi inizia una divisione tipicamente a Y che comporta un aumento notevolissimo dei bronchi oltre che una progressiva riduzione del lume fino a diventare un lume decisamente ristretto a livello dei bronchioli respiratori che troviamo prima dei sacchi alveolari. Da un punto di vista strutturale nel passaggio da bronchi a bronchioli cambiano 2 aspetti fondamentali, il promo è che a livello dei bronchioli non sono più presenti sulla superficie del condotto le placche cartilaginee, secondo aspetto a livello epiteliale che ormai è diventato cubico troviamo ancora delle cellule ciliate ma non più le cellule caliciformi mucipare bensì delle cellule a secrezione sierosa, le cellule di Clara. Questo permette la generazione di una superficie di un fluido maggiormente ricco di sostanze sierose che rendono molto più facile l’asportazione da parte delle ciglia di queste sostanze verso la superficie esterna. Infine i bronchioli terminali terminano con i bronchioli respiratori. La differenziazione tra bronchioli terminali e bronchioli respiratori è data dalla comparsa della prima formazione alveolare, ovvero la prima struttura che permette gli scambi gassosi. Quindi a maggior ingrandimento vediamo cosa succede nel bronchiolo terminale nel quale ancora abbiamo un epitelio cubico tipico improvvisamente compare un’estroflessione che invece è bordata da cellule del tutto particolari, cellule epiteliali che si modificano talmente tanto che prendono una nomenclatura specifica, abbiamo delle cellule epiteliali che prendono il nome di pneumociti, che possono essere di 2 tipi. Primo tipo, sono cellule piatte estremamente sottili che tappezzano l’alveolo stesso, un secondo tipo di forma più grossolanamente cubica che sporge all’interno che ha prevalentemente la capacità , attraverso la presenza di formazioni vacuolari prodotte dalla cellula stessa, di secernere una sostanza, il cosiddetto surfactante, che viene riversato all’interno dell’alveolo e che per le sue proprietà tensioattive concorre al mantenimento dell’apertura dell’alveolo che presenta a questo livello una parete sottilissima. Infine l’alveolo è in strettissimo rapporto con i capillari che circondano completamente l’alveolo. Questi capillari hanno una sottilissima parete endoteliale, poggiano su una membrana basale unica, con le cellule epiteliali che rivestono l’interno dell’alveolo, pneumocita di primo tipo, e quindi rappresentano questo sottilissimo strato di tessuto che deve essere attraversato per diffusione da ossigeno e anidride carbonica, l’ossigeno che è maggiormente concentrato nell’alveolo passa all’interno del globulo rosso e viene catturato e viene rilasciato in maniera analoga all’anidride carbonica che invece è poco concentrata nella cavità alveolare. Infine i due polmoni, che sono circondati da una sierosa, la sierosa pleurica come quella cardiaca che presenta una porzione periferica che prende rapporto con la parete, e una porzione che si porta aderente alla superficie esterna del polmone. I due foglietti, quello parietale e quello viscerale, si riflettono a livello dell’ilo polmonare. Caratteristicamente quindi si viene a generare una cavità interna virtuale, una cavità pleurica, la quale è riempita soltanto da un piccolissimo quantitativo di liquido che ne permette lo scivolamento ma che in maniera caratteristica ne permette anche una dilatazione del polmone grazie a movimenti che vengono effettuati da quelle strutture, i muscoli, che modificando la loro lunghezza permettono l’aumento del volume della cavità polmonare. I polmoni sono contenuti nella cavità toracica, appoggia il polmone a livello del muscolo diaframma e vediamo la presenza del foglietto parietale e del foglietto viscerale. Ovviamente alle estremità sia a livello del diaframma sia a livello mediastinico sia a livello posteriore, a livello della colonna vertebrale, si vengono a creare degli spazi, i cosiddetti seni pleurici che non sempre sono occupati dal polmone, vengono occupati dal polmone solo nelle fasi di dilatazione, dilatazione che viene generata in particolare dalla contrazione del muscolo diaframma. Il muscolo diaframma costituisce la base dove poggiano i polmoni attraverso la sua contrazione comporta un abbassamento della cupola. Il muscolo diaframma viene abbassato quindi il volume interno della cavità toracica aumenta e data la possibilità attraverso la pleurica di un’adesione della parete laterale del polmone alla struttura scheletrica e al diaframma in basso il polmone stesso aumenterà la sua capacità , il suo volume interno. Questo determina una riduzione della pressione all’interno del polmone che richiamerà aria dall’esterno e quindi si metteranno in atto degli atti inspiratori che trasportano l’aria attraverso le vie aeree all’interno del polmone. Viceversa la possibilità del diaframma di rilasciarsi, si riforma la cupola, si schiaccia e quindi si riduce il volume, il volume interno si riduce, l’aria viene espulsa all’esterno. Questo durante gli atti respiratori semplici mentre in condizioni di maggior necessità entreranno in azione una serie di muscoli che incidono in maniera significativa sulla gabbia toracica, i muscoli respiratori accessori, che determinano un aumento significativo del volume. In conclusione possiamo riassumere brevemente le caratteristiche generali dell’apparato respiratorio: vie aeree che permettono il passaggio dell’aria fino a raggiungere l’unità che permette lo scambio gassoso, l’alveolo, e i due polmoni che strettamente annessi al muscolo diaframma all’interno della cavità toracica attraverso l’ampliamento e la riduzione del volume interno della cavità toracica vengono, grazie alla loro elasticità , dilatati e compressi e quindi permettono l’ingresso e la fuoriuscita dell’aria.