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Spirituali:
preghire, mantra, meditazione, rasatura del capo
Giornaliere:
Ogni mattina, appena alzati (circa alle 5,30-6,00), evacuare, lavare i denti e tutta la cavità orale
usando un dentifricio astringente e amaro per aiutare ad eliminare muco e tossine
fare dei gargarismi
Pulire la lingua e applicare l’olio ai cinque sensi.
Bere una tazza di acqua tiepida o tisana disintossicante.
Fare un breve massaggio applicando l’olio su tutto il corpo e in particolare su testa, palme delle
mani e pianta dei piedi. Dopo mezz’ora fare la doccia.
Saltuarie:
massaggio, snehana-oliazione, swedana-sauna, trattamenti
Stagionali:
digiuno, panchakarma
UPAVASA - il digiuno
Upavasa è uno dei termini sanscriti usati per designare il giorno del digiuno, ma il suo
significato è più profondo. Significa : stare vicini al Supremo, upa = vicino, vasa = dimora
divina. E' considerato più come una pratica spirituale, che fisica.
Infatti, oltre all'astinenza dal cibo, ci dovrà essere una minor stimolazione dei sensi,
accompagnata da pratiche spirituali e purificazione mentale
Mantenere l'organismo pulito è sicuramente il primo passo per garantirsi un buon livello di
salute. Anche quando seguiamo un'alimentazione sana, il nostro organismo tende ad accumulare
un certo quantitativo di tossine. Il cibo, l'aria, l'acqua, e tutte le sostanze che entrano in contatto
con il nostro corpo, al termine dei processi metabolici, lasciano comunque degli scarti che se
accumulati nei tessuti possono col tempo appesantirli e ostacolarne le funzioni.
Dal punto di vista strettamente organico, il digiuno concede il meritato riposo agli intestini, allo
stomaco, al fegato e a tutti gli altri organi metabolici. E' una delle migliori medicine preventive,
poiché con il riposo del sistema digerente si possono espellere e neutralizzare le tossine
accumulatesi con i processi metabolici cellulari. Come è ben noto in tutte le scuole di medicina
naturale, la maggior porte delle malattie ha la sua origine nel tratto gastrointestinale.
Ma Upavasa è anche uno strumento per rendere la mente più pura. Durante la pratica del
digiuno infatti abbiamo più tempo a disposizione da dedicare a noi stessi ed eventualmente alle
pratiche dello yoga, della meditazione e all'introspezione.
viene praticato in armonia con i cicli della natura, seguendo le fasi lunari.
In certi giorni del ciclo lunare infatti il digiuno produce effetti migliori in quanto i liquidi del
corpo sono influenzati dalla luna. Digiunando in questi giorni si ottiene una purificazione più
profonda dell'organismo e si contrastano alcuni effetti che la luna ha sul sistema endocrino.
Infatti l'attrazione lunare sui liquidi del corpo influisce sull'organismo e gli antichi yogi
avevano colto questa sottile connessione sviluppando l'abitudine a digiunare in questi giorni.
Ekadasi è il periodo che cade tre giorni prima della luna piena e tre giorni prima della luna
nuova. Questo è il momento più adatto a fare il digiuno.
Come praticare il digiuno
Il digiuno yogico inizia la sera dopo aver cenato, si protrae per l'intero giorno successivo e si
interrompe con la colazione della mattina (che segue il giorno di digiuno), si tratta quindi di un
digiuno di circa 36 ore.
Ad esempio, decido di digiunare domenica poiché è il giorno di ekadasi , sabato dopo cena
inizierò il digiuno che interromperò lunedì con la colazione.
Ci sono vari livelli: posso fare un digiuno di sola frutta, oppure con soli succhi di frutta o
verdura.
Tuttavia il vero digiuno è quando non assumiamo assolutamente niente.
È però importante bere molto per aiutare l'eliminazione delle tossine.
In virtù di una minor stimolazione sensoriale, bisognerebbe bere solo acqua tiepida, anche se
spesso si utilizzano tisane per una maggior soddisfazione e per aiutarci nelle disintossicazione
con erbe dedicate,.
Anche amavasya (luna nuova) e purnima (luna piena) sono giorni in cui il digiuno produce
migliori risultati. in questo modo la pratica può allungarsi a 4 giorni, se il bisogno di
purificazione è maggiore.
È infatti solo dopo il 3° giorno che le tossine accumulate iniziano ad essere eliminate.
2 settimane prima: assumere ogni mattina una tisana ayurvedica disintossicante e il ghi gruta
per facilitare l’eliminazione delle tossine.
1 settimana prima devi cominciare a:
-evitare alcool, e i cibi e le bevande freddi e pesanti;
-mangiare verdura cotta;
-ogni mattina digiuno bere una tazza di tisana ayurvedica disintossicante calda;
-ogni sera prima di andare a dormire applicare dell'olio sulla cavità addominale, massaggiando
dolcemente fino al suo assorbimento
-ridurre via via le quantità
la prima mattina: bere solo acqua tiepida o calda e praticare un enteroclisma per ripulire bene
l'intestino
Durante il digiuno, oltre allo yoga, al pranayama e alle proprie pratiche spirituali, è bene
aggiungere passeggiate leggere per mettere in moto il metabolisomo.
Terminare il digiuno bevendo una tazza di brodo di verdure a pranzo ed una a cena (patata,
carota, zucchina con abbastanza acqua).
Il giorno seguente assumere anche le verdure.
Il terzo giorno preparare il Kichadi e, via via nei giorni seguenti, reintrodurre lentamente tutti
gli alimenti, dove la carne rossa e i latticini verranno assunti il più tardi possibile.
vamana (vomito)
virechana (purga)
basti (clistere)
nasya (pulizia cavità nasali)
rakta moksha (salasso)
Puvakarma
Per aumentare l'efficacia del trattamento sono necessarie alcune procedure preliminari :
1.-Pachana:assunzione di cibi particolari per aumentare il potere degli enzimi e per aggravare e
accumulare i Dosha, in modo che questi possano essere successivamente eliminati.
2.-Snehana: lubrificazione del corpo attraverso l‛assunzione di cibi oleosi e attraverso il
massaggio eseguito con olii medicati caldi.
3.-Swedana: utilizzo della sauna per permettere al corpo di sudare grazie al caldo secco,
successiva applicazione di impacchi di erbe o di riso medicati e bagno caldo finale.
Quando le tossine ritornano al loro sito di origine sono pronte per essere eliminate dal corpo
con le cinque azioni purificatorie.
Panchakarma
1. Vamana, vomito.
Vamana consiste nell’eliminazione delle tossine accumulate nello stomaco per mezzo della
somministrazione di sostanze emetiche che inducono il vomito. Prima del trattamento si
eseguono per circa una settimana le procedure preliminari di oliazione e fomentazione
(Snehana e Swedana).
Questo è il miglior trattamento per disturbi dovuti allo squilibrio di Kapha che governa i fluidi
del corpo, il sistema immunitario e la struttura.
È benefico per disturbi come rinite cronica, asma, tosse, psoriasi e malattie della pelle, ecc.
2. Virechana, purga.
Con questo trattamento si eliminano le tossine accumulate nell’intestino tenue con la
somministrazione di lassativi e purganti.
Virechana è il trattamento specifico per equilibrare Pitta dosha, responsabile di tutti i processi
metabolici e digestivi che avvengono all’interno del corpo.
Il trattamento è molto efficace per disturbi come dermatite, febbre cronica, infiammazioni,
itterizia, ecc.
3. Basti, clistere.
Un trattamento purificante in cui decotti medicati mescolati con miele, sale, olio, pasta di erbe,
oli medicati, sono introdotti nel colon tramite un clistere. E’ chiamato Kashaya-basti quando si
usa una mistura con prevalenza di decotti, Sneha-basti quando si usa olio medicato.
Basti è il trattamento migliore per le alterazioni di Vata dosha la cui sede si trova
prevalentemente nel colon. Vata, correlato con l’elemento aria, è responsabile di tutti i
movimenti che avvengono nel corpo. Impulsi nervosi, circolazione, respirazione, attività
motoria e ogni altro movimento avvengono grazie alla presenza di Vata.
Basti viene usato per trattare stitichezza, flatulenza, emaciazione, problemi neurologici, disturbi
del sistema nervoso, paralisi, mal di schiena, dolori in varie parti del corpo, reumatismi, ecc.
4. Nasya, purificazione delle vie aeree attraverso il naso
Dopo aver massaggiato con olio e fomentato viso, collo e spalle per indurre la traspirazione, si
introducono attraverso il naso sostanze medicamentose in forma liquida o in polvere.
Questo trattamento viene usato per eliminare gli eccessi dei dosha dalla regione della testa.
Il Nasya pulisce, purifica e rafforza le cavità nasali alleviando congestione, allergie, sinusite,
rinite, mal di testa, disturbi degli organi di senso, ecc.
5. Rakta Moksha, salasso.
Questo metodoè utile per rimuovere l’eccesso di tossine dal sangue. E' una pratica descritta nel
trattato di Sushruta, considerato il padre della chirurgia.
Rakta moksha si usa in caso di infezioni acute e malattie della pelle, ascessi, febbre, disturbi
della circolazione periferica, ecc
Mentre in passato si eseguiva applicando saguisughe o con la suzione del sangue per mezzo di
vari strumenti, oggi si tende semplicemente a pungere un alluce facendo uscire una goccia di
sangue: osservandolo si può notare se c'è la presenza o meno di tossine.
Nel trattato di Charaka non compare il salasso : le due tipologie di basti sono considerate come
due azioni separate del panchakarma..
Paschatkarma
consiste in una serie di trattamenti di supporto che prevede l'assunzione di preparati ayurvedici
che hanno un'azione ringiovanente.
Al termine del Panchakarma vengono poi effettuate terapie personalizzate, in base a
problematiche specifiche e alla propria individualità.
Tra queste:
Abyangam (massaggi secondo la propria costituzione),
Sirodhara (colata prolungata di olio caldo medicato sulla fronte, equilibra il sistema nervoso e
la mente),
Siro basti (impacco di olio medicato sulla testa, equilibra il sistema nervoso e la mente),
Hirdu basti (impacco di olio medicato nella zona del petto, migliora il funzionamento del
cuore),
Kati basti (impacco di olio medicato nella zona lombare, cura problemi articolari,
lombosciatalgia, ernia del disco),
Pinda swedana (applicazione di un cataplasma caldo-umido su tutto il corpo, migliora i tessuti,
in particolare quello muscolare),
Othadam (tamponamento con erbe calde e secche su tutto il corpo, allevia dolori muscolari e
articolari).
SHATKARMA (6 procedimenti purificatori)
I Shatkarma sono una pratica considerata fondamentale nello Hatha Yoga, infatti in India molti
maestri non iniziano i loro allievi ad alcuna tecnica di Yoga, e soprattutto di Pranayama, se
prima non hanno padroneggiato tali purificazioni.
Perché tanta enfasi viene data ai Satkarma?
Sia nello Hatha Yoga Pradipika che nel Gheranda Samhita, si afferma che qualunque azione
intrapresa nello Yoga e nel Pranayama non darà frutto senza aver prima purificato il corpo.
Ciò avviene attraverso Queste sei azioni purificatrici che equilibrano Vata, Pitta, Kapha,
purificano i Dhatu (chilo, sangue, carne, grasso, ossa, midollo, seme o secrezioni femminili), i
Jnanendriya, o le facoltà di percezione (udito, tatto, vista, gusto e odorato) e i Karmendriya, o
le facoltà d’azione (parlare, procreare, eliminare, afferrare e muoversi).
Queste purificazioni estendono la loro azione anche alle Nadi (canali psichici attraverso i quali
scorre il Prana), le quali, una volta purificate, permetteranno al Prana di scorrere liberamente
portando maggiori benefici sia fisici che psichici.
SHATKARMA
La parola SHAT ha il significato di “sei” e la parola KARMA assume qui un significato di
“azione” o “dovere”, quindi la parola Shatkarma significa “le sei azioni” o i “sei doveri” da
compiere.
Questa pratica deve essere eseguita nelle prime ore del giorno, o comunque appena svegli e a
stomaco vuoto.
I Shatkarma sono:
NETI
a-Jala Neti
b-Sutra Neti
DHAUTI
a-Shankhaprakshalana (Varisara Dhauti) lavaggio intestinale
a1-laghu shankhaprakshalana lavaggio intestinale breve
b-Agnisara Kriya con l'essenza del fuoco
b1-swana pranayama
b2-agnisara kriya
c-Vamana Dhauti
c1-Vatsara Dhauti pulizia dell'intestino con l’aria
c2-Vastra Dhauti con un oggetto
c3-Kunjala Kriya purificazione con l’acqua
NAULI
BASTI
a-Jala Basti clistere con acqua
b.-sthal Basti clistere asciutto
c-Mula Shodana pulizia del retto
KAPALBHATI
TRATAKA
NETI: è la pulizia delle cavità nasali.
a-Jala Neti pulizia del naso per mezzo dell’acqua.
Si utilizza un contenitore chiamato Lota, fornito di un becco allungato attraverso il quale
l’acqua fluisce nelle narici.
Si riempie il Lota di acqua tiepida, leggermente salata (1/2 cucchiaino raso su 1/2 litro) per
impedire alle mucose nasali di assorbirla; si appoggia il becco del Lota ad una narice, si inclina
la testa di lato e contemporaneamente si solleva il Lota in modo che l’acqua, per gravità, scenda
all’interno della narice, passa dietro il palato molle per uscire dalla narice opposta. In questo
modo svuotiamo il Lota. Eseguiamo lo stesso lavaggio anche dall’altra narice.
Terminato, si dovrà eliminare l’acqua residua, rimasta nelle narici. Per farlo ci mettiamo in
piedi, con la testa reclinata in avanti. Aiutiamo l’uscita dell’acqua facendo energiche esalazioni
chiudendo prima una narice e poi l’altra. Mantenendo la stessa posizione del corpo, passiamo
ad una respirazione energica fatta con le due narici: inspiriamo ed esaliamo velocemente
ruotando il capo da una parte e dall’altra a ritmo con il respiro. Quando sentiamo le narici
asciutte, abbiamo terminato il Jala Neti.
Una forma più completa di Jala Neti la si può eseguire utilizzando come recipiente un bicchiere
o una scodella e, immerso il naso nell’acqua tiepida e salata, l’aspiriamo facendola cadere in
bocca. Per facilitare il passaggio dell’acqua dobbiamo tenere la testa reclinata in avanti in modo
che, quando arriva in prossimità del palato molle, invece di scendere in gola, si versa nella
bocca. Dopodiché si sputa.
Si completa questa forma di Jala Neti facendo passare l’acqua dalla bocca al naso. Si prende
una boccata d’acqua, si reclina la testa in avanti, poi si spinge la lingua verso il palato, in modo
da spingere l’acqua verso il fondo della bocca. Quando l’acqua arriva al palato molle, la
posizione reclinata della testa la farà passare direttamente nel naso dal quale uscirà. Un aiuto
può essere, l’esalazione dal naso, al momento del passaggio dell’acqua dalla gola al naso.
Anche dopo questo lavaggio è necessario asciugare le narici con energiche respirazioni.
Jala Neti va eseguito tutte le mattine e, se si vive in una città, è bene eseguirlo anche tutte le
sere prima di andare a letto. Esso rimuove dal naso lo sporco e le mucose cariche di batteri.
Previene il raffreddore e aiuta a curarlo, cura la sinusite, problemi alle orecchie, agli occhi e alla
gola.
Ha un effetto rinfrescante e calmante sul cervello. Stimola l’Ajna Cakra attraverso la
sollecitazione del nervo olfattivo.
Jala Neti lo si può fare anche sostituendo all’acqua del latte, del burro chiarificato, dell’olio
mischiato all’acqua.
b-Sutra Neti
Si esegue introducendo un filo di cotone, indurito con la cera (o un catetere di caucciù n. 12),
nella narice e lo si fa scendere in gola, qui lo si afferra e lo si fa uscire dalla bocca. Tirando
avanti e indietro il filo, si produce una frizione nel retro bocca. Questa tecnica stimola Lalana
Cakra che si trova dietro il palato molle e apre i passaggi nasali che potrebbero essere ostruiti.
Va eseguito dopo Jala Neti e offre i suoi stessi benefici.
DHAUTI
Con Dhauti si intende la pulizia generale del corpo, ma i principali Dhauti sono:
Shankhaprakshalana (Varisara Dhauti), agnisara Kriya e Vamana Dhauti.
Per completare la pulizia del corpo, esistono forme minori di Dhauti: Danta Dhauti o pulizia
dei denti; Jihva Shodhana, o pulizia della lingua; Karna Dhauti, o pulizia delle orecchie;
Kapala Randhra Dhauti, o lo strofinamento del pollice alla radice del naso; Caksua Dhauti, o
pulizia degli occhi; Mula Shodhana, o pulizia del retto;
b-Agnisara Kriya pulizia con l'essenza del fuoco
pratica eccellente per rafforzare e sviluppare il controllo dei muscoli addominali e il diaframma.
È anche usato come pratica di preparazione per uddiyana bandha e nauli.
La parola “agni” significa “fuoco”; la parola “sara”, invece, significa “essenza”, e “kriya”
significa “azione”. Il processo digestivo viene associato all’essenza o natura del fuoco. Se gli
organi addominali non funzionano correttamente, il fuoco digestivo cova e ha bisogno di essere
alimentato o soffiato per aumentare il suo potere. Agnisara kriya fa proprio questo, oltre a
purificare il sistema digestivo e gli organi associati, permettendo l’assimilazione ottimale del
cibo ingerito.
b2-agnisara kriya
Sedete in bhadrasana con gli alluci che si toccano, o in
padmasana.
Inspirate profondamente. Espirate, svuotando i polmoni per
quanto possibile.
Inclinatevi leggermente in avanti, raddrizzando i gomiti.
Spingete verso il basso le ginocchia con le mani ed eseguire
jalandhara bandha.
Contraete ed espandete rapidamente i muscoli addominali
finché è possibile trattenere il respiro fuori comodamente.
Non sforzate.
Rilasciare jalandhara bandha.
Quando la testa è in posizione verticale, fate un respiro lento, profondo.
Rilassatevi fino a quando il respiro si normalizza prima di iniziare il ciclo successivo.
Durata: i principianti possono trovare questa pratica difficile e stancarsi rapidamente a causa
della mancanza di controllo volontario dei muscoli addominali.
I muscoli devono essere sviluppati lentamente e gradualmente.
Tre cicli di 10 contrazioni addominali ed espansioni sono sufficienti in un primo momento. Con
la pratica regolare, fino a 50 movimenti addominali possono essere eseguiti per ogni ciclo.
Il tempo di ritenzione del respiro dovrebbe essere aumentato gradualmente.
c-Vamana Dhauti
E’ la pulizia dello stomaco. Essa viene eseguita in tre modi differenti: Kunjala Kriya, con
l’acqua; Vatsara Dhauti, con l’aria; o Vastra Dhauti con un oggetto.
BASTI
Basti cura disturbi urinari, digestivi e dell'apparato escretorio.
E’ utilizzato da praticanti avanzati di Pranayama per raffreddare l’addome dal calore prodotto
da tali tecniche.
a.-Jala Basti clistere con acqua
E’ il lavaggio del colon per mezzo dell’aspirazione di acqua dal retto. Questa tecnica non è
possibile praticarla se non si padroneggiano Uddiyana Bandha e Nauli. Immersi fino alla
cintola in acqua pura, si deve eseguire Nauli tenendo rilassati gli sfinteri anali. L’acqua, a causa
della depressione che si viene a formare nell’addome, viene succhiata nell’intestino. Si ripete
Nauli fino a che non si sia riempito il colon, dopodiché si elimina l’acqua dall’ano.
Bandha Traya
Con il termine Bandha si intende contrazione quindi Bandha Traya si traduce con “tre contrazioni”. Al
termine di ogni pranayama solitamente c’è un periodo più o meno lungo di ritenzione del respiro a
polmoni pieni (Kumbhaka) o a polmoni vuoti (Shunyata). Per evitare danni provocati dalla pressione
interna del corpo, si eseguono tre contrazioni che hanno il compito di bloccare la pressione all’interno
del busto senza farla salire alla testa o scendere verso il pavimento pelvico.
La prima contrazione si chiama Mula Bandha ed è la contrazione del pavimento pelvico. Si incomincia
con il contrarre gli sfinteri anali, poi il pavimento pelvico e il basso pube. Tutto avviene
simultaneamente. La contrazione deve essere formidabile. Questo serve affinché la pressione non
spinga sul pavimento pelvico provocandone il prolasso. L’energia viene spinta verso l’alto. Va
mantenuto per tutta la durata del Kumbhaka e del Shunyata.
La seconda contrazione è Uddyana Bandha: a polmoni pieni si esegue tirando in dentro la pancia
spingendo con gli addominali in modo che il ventre sia allineato al torace. A polmoni vuoti, invece, si
deve risucchiare l’addome in dentro dilatando il torace in modo che si crei una forte depressione
nell’area addominale. Prima di inspirare si deve sciogliere l’Uddyana Bandha e, tenendo sotto
controllo l’addome, si inspira. Questo Bandha impedisce alla pressione di premere troppo sulla zona
ombelicale. L’energia viene spinta verso l’alto. Uddyana Bandha va mantenuto per tutta la durata del
Kumbahaka e del Shunyata.
L’ultima contrazione è Jalandhara Bandha: questa contrazione si compone di tre movimenti distinti
applicati nello stesso momento. Prima si deglutisce in modo che la glottide sia pronta per essere
bloccata, contemporaneamente si contraggono i muscoli pellicciai del colo facendo un leggero
movimento in avanti, quindi si preme il mento contro lo sterno mantenendo una forte pressione.
Questo Bandha impedisce alla pressione di salire alla testa. L’energia sale verso la testa. Va mantenuto
per tutta la durata del Kumbhaka e del Shunyata.
Questi tre Bandha vanno eseguiti contemporaneamente.
TRATAKA
La parola Trataka significa guardare, fissare. La tecnica più comune, nell’Hatha Yoga, consiste
nel mantenere lo sguardo fisso su una fiamma di candela.
Il corpo deve sedere immobile, davanti ad una candela accesa, posta all’altezza degli occhi e
distante circa 60-70 cm. dal viso. Inizialmente gli occhi sono chiusi, poi quando ci si sente
pronti si aprono e si mantiene lo sguardo fisso sul punto più luminoso della fiamma. Le
palpebre non devono chiudersi mai.
Questa fissità dello sguardo, provocherà, dopo alcuni minuti, una abbondante lacrimazione.
A questo punto si chiudono gli occhi e si concentra lo sguardo mentale sull’immagine impressa
sulla retina fino a quando essa non svanisce, allora si riaprono gli occhi e si ricomincia Trataka
per 3-4 volte ancora: la durata totale sarà tra 15 e 20 minuti.
Alla fine praticare il palming 3volte.
Palming:
Strofino i palmi delle mani fino a riscaldarle per bene, appoggio i palmi sugli occhi chiusi senza
premere e percepisco il calore e l'energia delle mani.
Quando il calore si affievolisce, ricomincio.
Le ore migliori per praticarlo sono le prime ore dell’alba, ma anche durante la giornata lo si può
eseguire, purché lontano dai pasti, per non compromettere la digestione.
La lacrimazione prodotta dal Trataka è un buon lavaggio all’occhio attraverso la stimolazione
delle ghiandole lacrimali e quindi rende gli occhi splendenti, correggere difetti ottici, come la
miopia, astigmatismo e primi accenni di cataratta. Riequilibra il sistema nervoso, allevia
tensioni, ansie depressioni e stess. Migliora la memoria.
Ma l’azione di tale tecnica si estende oltre l’aspetto fisico, infatti essa dona, se praticata
regolarmente, una enorme capacità di concentrazione e forza di volontà, da cui deriva la
capacità di entrare in Pratyahara (controllo dei sensi) e quindi di sperimentare la meditazione.
Attiva il terzo occhio: scopo principale di trataka è di ritrovare la nostra mente, controllarne le
oscillazioni e renderla unidirezionale verso l'interno
Vi sono altre forme di Trataka, per esempio il fissare il sole nascente, quando la sua luce non è
ancora abbagliante; fissare un punto posto davanti agli occhi; la superficie immobile dell’acqua
contenuta in una bacinella; la nostra immagine riflessa nello specchio; gli occhi di un’altra
persona.
È comunque importante non cambiare metodologia: ad ogni cambio di oggetto fissato, la mente
deve ricominciare dall'inizio il suo percorso.