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RESPIRATORIO
L’apparato respiratorio ha diverse funzioni:
1) Scambio di gas (O2 e CO2)
2) La protezione dalle infezioni e dai corpi estranei
3) La fonazione
4) La sensorialità (organo dell’olfatto)
IL PERCORSO DELL’ARIA
L’apparato respiratorio comunica con l’esterno
mediante le vie aeree, cioè il naso, la faringe, la
laringe, la trachea e i bronchi.
Attraversando questi organi, l’aria arriva ai polmoni, dove avviene lo scambio gassoso vero e proprio.
VENTILAZIONE
Nel corpo i polmoni sono sospesi nella cavità toracica, all'interno della cassa toracica e poggiano su un
ampio muscolo laminare a forma di cupola, il diaframma, che separa la cavità toracica da quella
addominale. Ciascun polmone è circondato da due sottili membrane, le pleure, di cui quella interna
aderisce al polmone e quella esterna alla cavità toracica; tra le pleure vi è uno strato di liquido lubrificante
che facilita lo scorrimento durante i movimenti respiratori.
La ventilazione avviene in DUE FASI: l'inspirazione e l'espirazione. Durante l'inspirazione i muscoli
intercostali si contraggono provocando il sollevamento e un leggero distanziamento delle costole,
contemporaneamente il diaframma si abbassa e la sua "cupola" si appiattisce, provocando la dilatazione
della cavità toracica, diminuisce così la pressione dell'aria nei due polmoni e di conseguenza l'aria fluisce
dall'esterno nei polmoni. L'espirazione, cioè la fuoriuscita passiva
dell'aria dai polmoni, è il risultato dell'inversione delle fasi appena
descritte.
La ventilazione è il movimento di aria tra l’ambiente esterno e gli
alveoli.
Le vie aeree superiori e i bronchi non sono semplici vie di passaggio
dell’aria, ma svolgono un importante ruolo nel condizionare l’aria
prima che raggiunga gli alveoli. Praticamente si ha:
1) Il riscaldamento dell’aria alla temperatura corporea (37°C) in modo che la temperatura corporea non vari
e gli alveoli non siano danneggiati dall’aria fredda.
2) L’aggiunta di vapore acqueo fino a che l’aria raggiunga il 100% di umidità in modo che l’epitelio di
scambio, che è umido, non si disidrati.
3) La filtrazione del materiale estraneo in modo che virus, batteri e particelle inorganiche non raggiungano
gli alveoli.
La RESPIRAZIONE ATTRAVERSO LA BOCCA non è così efficiente nel riscaldare e umidificare l’aria come la
respirazione attraverso il naso. Per questo se si effettua un esercizio fisico all’aperto in ambiente molto
freddo si può facilmente avvertire un dolore intenso a livello toracico in conseguenza della respirazione di
aria fredda dalla bocca.
LA RESPIRAZIONE POLMONARE
I polmoni non hanno fibre muscolari; aderiscono alle pareti della gabbia toracica e ne seguono
passivamente i movimenti.
A far variare il volume della cavità toracica sono i muscoli respiratori, cioè i muscoli intercostali, che
muovono le costole, e il diaframma. La respirazione polmonare è costituita da due movimenti.
Durante l’INSPIRAZIONE i muscoli intercostali si contraggono e sollevano le costole,
il diaframma si contrae e si abbassa, la cavità toracica aumenta di volume. I polmoni si dilatano e l’aria
entra.
Durante l’ESPIRAZIONE i muscoli intercostali si rilassano e abbassano le costole, il diaframma si rilassa e si
alza. La cavità toracica diminuisce di volume, i polmoni ritornano al volume normale e l’aria esce.
SCAMBIO DI GAS
A livello alveolare arriva aria ambientale arricchita di vapore acqueo durante il passaggio nelle vie aeree.
L’aria normalmente è ricca di Ossigeno (O2) e contiene Azoto, Anidride Carbonica e altri gas.
Nell’alveolo, l’aria viene a contatto ravvicinato con i capillari polmonari che trasportano sangue venoso. I
globuli rossi, carichi di CO2, rilasciano quest’ultima nell’alveolo e catturano O2 sull’emoglobina (proteina di
trasporto contenuta nel GR).
PARAMETRI RESPIRATORI
- Frequenza respiratoria
- Atti respiratori al minuto
-CIANOSI
Colorazione bluastra della cute e delle mucose visibili (HB deossigenata >5 g%).
Centrale/periferica
-IPPOCRATISMO DIGITALE
SEMEIOTICA STRUMENTALE
-EMOGASANALISI ARTERIOSA
Si esegue su un campione di sangue arterioso. Può essere eseguita da un infermiere, purchè addestrato.
Puntura radiale, Puntura brachiale, Puntura femorale, Puntura dorsale del piede, Puntura dell’arteria
ascellare
COMPLICANZE
Procedura dolorosa, stravasi sottocutanei di sangue, danneggiamento della circolazione arteriosa a valle
-SATURIMETRIA NON INVASIVA
-SPIROMETRIA SEMPLICE
Valutazione dei volumi polmonari misurati alla bocca. Consente di calcolare:
-CAPACITA’ VITALE (CV): volume massimo di aria che un soggetto può far entrare ed uscire dai polmoni
-CAPACITA’ VITALE FORZATA (FVC): volume massimo di aria che un soggetto può far uscire dai polmoni
durante un’espirazione forzata
-VOLUME ESPIRATORIO MASSIMO AL PRIMO SECONDO (FEV1 o VEMS)
-INDICE DI TIFFENEAU (FEV1/VC)
- Determinare precocemente disfunzioni polmonari
- Differenziare la diagnosi tra patologie ostruttive e patologie restrittive
- Monitorare la risposta del paziente ad un farmaco
- Aiutare a determinare la prognosi
SOGGETTO SANO
L’80% dell’aria presente nei polmoni esce nel primo secondo di espirazione (FEV1/FVC>80)
SINDROME OSTRUTTIVA
Il rapporto FEV1/VC è indice di ostruzione al flusso aereo
La percentuale del FEV1 rispetto al teorico indica la severità dell’ostruzione
SINDROME RESTRITTIVA
Ridotti sia FVC che FEV1
!!! Rapporto normale = esame non sufficiente alla diagnosi delle sindromi
restrittive
SPIROMETRIA GLOBALE
Poiché volume e pressione sono in dipendenza fra loro, misurando le variazioni nella cabina si possono
calcolare il volume residuo e la capacità polmonare totale
SPIROMETRIA CON TEST DI BRONCODILATAZIONE
SPIROMETRIA CON TEST DI BRONCOCOSTRIZIONE (es. metacolina)
SPIROMETRIA CON DLCO
Test di diffusione alveolo-capillare del monossido di carbonio
TEST DEL CAMMINO DI SEI MINUTI
Test da sforzo submassimale che serve a misurare la distanza che un
soggetto può percorrere camminando velocemente su una superficie piana per 6 minuti
POLISONNOGRAFIA
Registra alcuni parametri fisiologici durante il sonno: saturimetria percutanea, ECG, EEG,
EMG, elettro-oculografia, atti respiratori, entità del flusso aereo
RX TORACE
ECOGRAFIA TORACICA VERSUS RX TORACE
Rilevare un Pnx in un politraumatizzato in posizione supina
Identificare un emotorace o versamento pleurico e guidare la manovra di
toracentesi in emergenza in posizione supina
Distinguere versamento pleurico, consolidamento alveolare o interessamento
interstiziale nell’ARDS
BRONCOSCOPIA
Diagnostica/terapeutica
Prelievi che possono essere effettuati: Lavaggio bronchiale, biopsia endobronchiale,
biopsia transbronchiale, brushing, agoaspirazione transbronchiale.
TORACENTESI
Aspirazione di liquido pleurico attraverso un ago che attraversa la parete toracica
Diagnostica/terapeutica
INSUFFICIENZA RESPIRATORIA
Ridotta efficacia del sistema respiratorio nel garantire gli scambi gassosi = non vengono raggiunti normali
livelli di PaO2 e PaCO2 nel sangue arterioso.
CLASSIFICAZIONE IN BASE ALL’EGA
IPOSSIEMIA = valori di PaO2 < alla norma. La PaO2 varia con l’età.
Soglia critica = 60 mmHg. !!! Da IPOSSIA
IPERCAPNIA = aumento della PaCO2
IN PRESENZA DI IPERCAPNIA VI E’ ACIDOSI RESPIRATORIA CHE PUÒ
ESSERE COMPENSATA (pH>7,35) o SCOMPENSATA (pH<7,35).
IPOCAPNIA = diminuzione della PaCO2
(valori normali = 35-45 mmHg)
TUBERCOLOSI POLMONARE
È causata dal Mycobacterium tuberculosis (bacillo di Koch)
Dal punto di vista anatomo-patologico si caratterizza per la formazione
di granulomi con, eventuale, necrosi caseosa.
Il contagio dipende dalla presenza di bacilli nell’espettorato
EPIDEMIOLOGIA:
Tipica dei primi anni del ‘900, ridotta grazie al miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie.
Nuovo innalzamento dell’incidenza a causa dell’aumento dei flussi migratori, dell’aumentato utilizzo di
terapie immunosoppressive e dell’isolamento di micobatteri multifarmaco-resistenti.
TRASMISSIONE DELL’INFEZIONE TUBERCOLARE:
la tubercolosi polmonare può trasmettersi per via aerea dalle goccioline espulse dalle persone malate che
tossiscono o starnutiscono, o comunque parlando espellono goccioline di saliva.
DIFFERENZA TRA INFEZIONE (contatto + risposta immunitaria = subclinica e non contagiosa) e MALATTIA
(clinicamente manifesta, contagiosa solo se «aperta. 5-10% dei casi infetti)
FATTORI DI RISCHIO PER TRASMISSIONE:
Permanenza in spazi confinati, poco ventilati contenenti nuclei infetti, strutture nosocomiali
FATTORI DI RISCHIO PER MALATTIA:
Malnutrizione, alcolismo, degrado delle condizioni mentali, patologie debilitanti croniche (diabete, linfomi,
silicosi, tumori), immunosoppressione.
TUBERCOLOSI PRIMARIA
L’infezione si manifesta nel 40-90% dei soggetti
esposti. Classicamente avviene in giovane età per
contatto con familiari anziani ammalati. Dopo
poche settimane dal contatto, si può sviluppare la
«tubercolosi primaria», che può essere o non
essere sintomatica e la cui classica evoluzione è la
guarigione spontanea in circa 6 mesi.
Prima infezione aerogena: I micobatteri
raggiungono gli alveoli e determinano una
reazione infiammatoria (alveolite, prima siero-
fibrinosa e poi linfocitaria con l’intervento di
macrofagi). I macrofagi successivamente si
aggregano e diventano multinucleati (cellule di Langhans) e compare la necrosi caseosa.
Complesso primario:
-Area di alveolite essudativa costituita da aggregati di tubercoli
-Tubercolo: centro necrotico caseoso circondato da macrofagi (cellule epitelioidi e c. di Langhans) e linfociti.
-Linfangite regionale riconoscibile radiologicamente
-Linfoadenite satellite
La classica evoluzione è la guarigione spontanea in circa 6 mesi. Dopo questa fase, il bacillo di Koch rimane
all’interno del corpo umano per tutta la vita in uno stato di latenza.
Raramente può disseminarsi per via broncogena (broncopolmonite) o per via ematogena (tubercolosi
miliare).
TUBERCOLOSI POST-PRIMARIA
Consegue alla riattivazione del M. tuberculosis murato all’interno del complesso primario
Fattori di rischio: diabete mellito, silicosi, terapie con corticosteroidi sistemici per lungo tempo, farmaci
immunosoppressori, neoplasie maligne, immunodeficienze, insufficienza renale terminale
QUADRI CLINICI:
FORME ESSUDATIVE (è la forma che tende ad escavarsi e formare caverne):
Infiltrato precoce: flogosi, spesso con escavazione, in genere al lobo superiore, emottisi;
Lobite: estesa ad un intero lobo, spesso il superiore destro, sintomi più spiccati, dolore toracico pleurico;
Polmonite: molto grave, con escavazione, tisi galoppante; Pleurite
FORME MILIARICHE PRODUTTIVE:
Forme circoscritte: oligosintomatiche,
caratterizzate da malessere generale e astenia;
Forme disseminate: miliare acuta (grave), miliare
cronica, TB extrapolmonare
BRONCHIECTASIE
Dilatazioni anormali e permanenti di rami bronchiali, conseguenti ad
alterazioni della struttura delle pareti;
Sono esiti irreversibili e distruttivi di numerose patologie;
I bronchi ectasici sono ripieni di secrezioni purulente e le pareti bronchiali
sono sede di infiammazione cronica.
Possono essere circoscritte o diffuse a seconda che interessino pochi
segmenti polmonari o siano estese in modo devastante ad entrambi i
polmoni. Possono inoltre essere classificate in cilindriche, varicose o cistiche a seconda della loro forma.
EZIOPATOGENESI
Primitive: già presenti alla nascita o conseguenza di malformazioni o malattie congenite (fibrosi cistica, Sr.
Di Kartagener, malformazioni bronchiali, alterazioni del supporto cartilagineo, immunodeficienze primitive);
Secondarie, a malattie polmonari che alterano la parete bronchiale (tubercolosi, polmoniti, BPCO…).
Sono sede di colonizzazione batterica: H. influenzae, P. aeruginosa
CLINICA:
Tosse insistente e spesso produttiva di espettorato francamente purulento, emoftoe, malessere generale,
febbre
EO: rantoli localizzati, dita a bacchetta di tamburo.
DIAGNOSI: radiologica
TERAPIA: antibiotica sistemica o locale, mucolitici, FKT (drenaggio posturale, percussioni del torace),
chirurgia nelle forme localizzate
SARCOIDOSI
Malattia multisistemica a causa ignota che si presenta con coinvolgimento di
-linfonodi polmonari ilari bilateralmente
-infiltrati parenchimali polmonari
-lesioni oculari e cutanee.
La lesione caratteristica è la presenza di granulomi senza necrosi caseosa centrale (questo giustifica la
classificazione della sarcoidosi tra le ILD granulomatose).
Possono essere coinvolti altri organi come il fegato, la milza, i linfonodi extratoracici, il cuore, il sistema
nervoso, le ossa e le ghiandole salivari.
EPIDEMIOLOGIA: colpisce soprattutto soggetti giovani (tra i 20 e i 40 aa), con una lieve predilezione per le
donne e i non fumatori. Tutte le etnie sono coinvolte
EZIOPATOGENESI E FATTORI DI RISCHIO:
Si presuppone una predisposizione genetica + fattori ambientali (esposizione a sostanze inorganiche, come
lo zirconio e l’argilla, o sostanze organiche, come virus, batteri, tra cui i micobatteri).
Modello patogenetico: 3 fasi
1. Esposizione ad antigene non noto con conseguente reazione del sistema immunitario T mediato;
2. Formazione del granuloma;
3. Cronicizzazione del granuloma con o senza fibrosi polmonare.
CLINICA
Tosse secca, dispnea da sforzo, dolore toracico. Possono essere presenti febbricola, astenia, calo ponderale.
Sintomi extrapolmonari: eritema nodoso (es. Sr di Löfgren: linfadenopatia ilare bilaterale + eritema
nodoso+artrite delle caviglie + febbre; Sr. Di Heerford: paralisi facciale + uveite + febbricola + xerostomia da
interessamento delle ghiandole salivari)
DIAGNOSI:
La radiologia consente si avanzare il sospetto e di stadiare la malattia:
1. Sola adenopatia ilare bilaterale;
2. Adenopatia ilare bilaterale + infiltrati polmonari;
3. Soli infiltrati polmonari;
4. Infiltrati polmonari con aspetti di fibrosi avanzata e polmone ad alveare.
-Incremento dell’ACE (enzima di conversione dell’angiotensina- non sempre presente) aumentato nella
sarcoidosi anche se concentrazioni normali non escludono la malattia
-Esame istologico (da linfonodi o da lesioni cutanee)
-Esame citologico del BAL (linfocitosi con rapporto CD4/CD8 >3.5)
PROGNOSI
Molti pazienti guariscono spontaneamente o dopo terapia (improbabile al IV stadio).
Complicanze possono essere: l’ipertensione polmonare, infezioni (aspergilloma, tubercolosi).
La mortalità è circa del 5%.
TERAPIA: Corticosteroidi per via sistemica in combinazione ad immunosoppressori o immunomodulatori
(metotrexate, azatioprina, ciclofosfamide, anti TNF-α). Trapianto di polmone, nei soggetti più giovani.
VASCULITI POLMONARI
Sono una manifestazione di malattie sistemiche associate all’infiammazione di vasi sanguigni di differente
calibro.
Vasculiti primarie: causa non nota, le manifestazioni cliniche dipendono dal calibro dei vasi coinvolti,
dall’infiammazione delle grandi vie aeree alla necrosi del parenchima polmonare fino al coinvolgimento dei
capillari.
Vasculiti secondarie: infezioni, uso di farmaci o droghe.
Sono malattie rare con una prevalenza di 150-450 casi per milione di abitanti. In genere negli adulti o negli
anziani.
3 vasculiti sistemiche primarie dei piccoli vasi sono:
1. La granulomatosi di Wegener;
2. La poliangioite microscopica;
3. La sindrome di Churg-Strauss (CSS).
Sono per la maggior parte ANCA positive, che più frequentemente causano sintomi respiratori.
PATOGENESI: probabilmente autoimmune. Possibile associazione tra infezioni parassitarie e CSS.
DIAGNOSI:
-Sospetto clinico, dosaggio degli ANCA
-TC polmonare (infiltrati alveolari diffusi e bilaterali causati da emorragia e/o lesioni nodulari o masse, a
volte escavate);
-Broncoscopia (aree di ulcerazione, eritema e infiammazione delle vie aeree
-Biopsia transbronchiale (vasculite dei piccoli vasi, infiammazione granulomatosa necrotizzante nella WG)
COMPLICANZE:
Infezioni, emottisi massiva, insufficienza renale. Le vasculiti polmonari non curate hanno una mortalità a 2
anni del 90%
TERAPIA:
Può determinare remissione di lunga durata. Si basa su ciclofosfamide in combinazione con prednisone.
VERSAMENTO PLEURICO
Abnorme accumulo di liquido tra i due foglietti pleurici. Se massivo, comprime il
polmone dall’esterno e ne impedisce il funzionamento.
ESSUDATO (liquido infiammatorio, ricco di proteine)
TRASUDATO (deriva dallo squilibrio tra filtrazione e riassorbimento, liquido
povero di proteine).
CASI PARTICOLARI:
-Se il liquido è pus = EMPIEMA PLEURICO
-Se il liquido è sangue = emotorace
-Se il liquido è ricco di trigliceridi (es. ostruzione del dotto toracico che trasporta la linfa) = CHILOTORACE
-Se il liquido è un trasudato = IDROTORACE
-VERSAMENTO SACCATO = a causa della formazione di briglie aderenziali e tralci di fibrina.
CLINICA:
Dispnea, tosse, toracoalgia.
All’EO: murmure vescicolare ridotto, ipofonesi/ottusità plessica.
DIAGNOSI:
-Radiografia del torace, TC del torace, ECOGRAFIA TORACICA
-Toracentesi:Esame chimico fisico
(consente di dosare il contenuto di
proteine totali, albumina, LDH, glucosio,
colesterolo, trigliceridi, amilasi) =
diagnosi differenziale tra essudati e
trasudati
…inoltre:
Conta delle cellule, esame citologico,
esami microbiologici.
CRITERI LIGHT E CLASSIFICAZIONE
- Se proteine liquido pleurico/proteine sieriche <0,5
- Se proteine liquido pleurico< 3g
- Se LDH liquido pleurico/LDH sierico < 0,6 e /o LDH pleurico < 2/3 dei valori di LDH plasmatici.
TRASUDATO: se nessuno dei riteri è rispettato
ESSUDATO: se almeno un criterio è rispettato
TERAPIA
-Terapia della malattia di base
-Toracentesi terapeutica
-Posizionamento di un drenaggio toracico
-Talcaggio, in caso di versamento recidivante.
PNEUMOTORACE
Presenza di aria nel cavo pleurico con collasso del polmone:
- COMPLETO (collasso dell’intero polmone all’ilo);
- PARZIALE (solo una parte è collassata mentre il resto del polmone è ventilato)
Il mediastino separa i 2 cavi pleurici e quindi il pneumotorace è, in genere, monolaterale (…gravi traumi:
pneumotorace bilaterale = mortale).
FORME COMPLICATE:
-Idropneumotorace (pnx + versamento pleurico);
-Piopneumotorace (pnx + empiema pleurico);
-Emopneumotorace (pnx + emotorace).
EZIOPATOGENESI E FATTORI DI RISCHIO:
SPONTANEO (in assenza di cause esterne);
-Primitivo (tipico di soggetti giovani, longilinei, per rottura di bolle di aria subpleuriche);
-Secondario (enfisema, bronchite cronica, fibrosi cistica ecc…)
TRAUMATICO (traumi accidentali, ferite, traumi secondari a manovre mediche: es. toracentesi,
toracoscopia).
In genere si verifica in seguito a lesione della pleura viscerale (e quindi del polmone sottostante) e, meno
frequentemente, in seguito ad ingresso di aria dalla parete toracica
TIPI DI PNEUMOTORACE:
CHIUSO: la lesione della pleura viscerale si è rimarginata = l’aria nel cavo pleurico è progressivamente
riassorbita e il volume del pnx si riduce = caso più favorevole.
APERTO: la lesione non si è rimarginata e rimane beante = l’aria entra ed esce. Il volume del pnx rimane
costante. Potrebbe essere necessario un intervento chirurgico.
A VALVOLA: il lembo di pleura viscerale ha creato un meccanismo per cui l’aria entra nel cavo pleurico ma
non esce = progressivo aumento del volume della cavità pleurica che si ripercuote sul mediastino,
spostandolo = spostamento del cuore = pneumotorace iperteso (mortale).
CLINICA:
-Evento improvviso, acuta. I casi meno gravi possono essere asintomatici. Il pnx a valvola è un’emergenza
cardiorespiratoria.
-Dolore intenso ed acuto (colpo di pugnale), dispnea, tosse secca, sudorazione, agitazione , sensazione di
morte imminente.
Ipofonesi plessica e riduzione/abolizione del murmure vescicolare all’EO.
DIAGNOSI: Radiografia, TC torace, ECOGRAFIA TORACICA
TERAPIA:
Piccolo pnx chiuso: riposo a letto, sedativi della tosse;
Pnx massivo, pazienti instabili: tubo di drenaggio pleurostomico collegato con raccoglitore con valvola ad
acqua.
ASSISTENZA INFERMIERISTICA:
Monitoraggio clinico:
-frequenza respiratoria <24 atti/min
-frequenza cardiaca compresa tra 60 e 120 battiti/min
-pressione arteriosa
-SpO2 >90%
-normale capacità di parlare
Gestione del drenaggio: medicazione quotidiana del sito
di inserzione, controllo che il drenaggio stia funzionando
correttamente (pervietà, tenuta dei raccordi ecc…), controllo giornaliero della quantità drenata, controllo
dell’aspetto del materiale drenato.
EMBOLIA POLMONARE
Ostruzione acuta o cronica di uno o più vasi arteriosi polmonari
determinata dalla presenza di emboli secondari a:
-Trombosi periferica nel sistema venoso profondo;
-Trombosi locale (cardiaca destra o polmonare autoctona);
-Embolia da componenti corpuscolate ematiche anormali (embolia
non trombotica. Es: neoplastici, gassosi, lipidici (nelle fratture ossee), da liquido amniotico, settici o da
particelle di talco nei tossicodipendenti).
EPIDEMIOLOGIA: Condizione clinica frequente.
EZIOPATOGENESI E FATTORI DI RISCHIO:
TRIADE DI WIRCHOW = trombofilie primitive (es. mutazione del gene per il fattore V di Leiden),
allettamento prolungato, interventi chirurgici, neoplasie maligne, gravidanza, «sindrome della classe
economica».
CLINICA: dipende dall’entità dell’embolia polmonare. Può essere asintomatica, l’embolia massiva porta a
morte per arresto cardiaco. Dolore toracico, dispnea, ortopnea, tosse, emottisi, sudorazione, sincope.
Cercare i sintomi a carico degli arti inferiori.
DIAGNOSI:
-D-dimero (prodotto di degradazione della fibrina): utile soprattutto per escludere la TVP, se negativo,
perché positivo in moltissime condizioni;
-EGA: tipica ipossiemia + ipocapnia + alcalosi respiratoria;
-ECG: alterazioni da sovraccarico del ventricolo destro;
-Ecocardiogramma: dilatazione delle sezioni destre, insufficienza tricuspidalica;
-Scintigrafia polmonare perfusionale;
-Ecodoppler degli arti inferiori;
-AngioTC polmonare;
-Angiografia polmonare (tramite cateterismo della vena femorale e
iniezione di mdc nei rami dell’arteria polmonare).
TERAPIA:
-Supporto respiratorio ed emodinamico;
-Anticoagulanti;
-Trombolisi (nei casi più gravi);
-Filtri nella vena cava inferiore;
-embolectomia.
COSE CHE MANCANO (cercate su internet)
Il test prevede l’esecuzione di una spirometria basale per valutare l’assenza di ostruzione bronchiale.
Vengono quindi fatte inalare dosi crescenti di metacolina; dopo ogni inalazione si ripete la spirometria per
evidenziare eventuali variazioni del flusso respiratorio. Se il flusso si riduce del 20% rispetto al valore basale
il test è positivo e viene interrotto.
Dopo il test il tecnico valuterà il ritorno della spirometria a valori normali. In caso di necessità potrà
somministrare un broncodilatatore.
Per un'esecuzione corretta del test è indicata la sospensione dei farmaci broncodilatatori almeno 6 ore
prima dell'esame. Si consiglia astensione dal fumo.
Prima dell'esame verrà fatto compilare un modulo riguardante il consenso informato.
TORACOSCOPIA VIDEO-ASSISTITA
La toracoscopia è utilizzata per visualizzare il polmone e lo spazio che circonda i polmoni (cavità
pleurica). I medici possono utilizzarla per visualizzare i polmoni e la pleura quando esami meno invasivi
non forniscono risultati conclusivi.
Può trovare impiego anche per certe procedure chirurgiche. In questi casi, si indica spesso con il nome di
chirurgia toracoscopia video-assistita.
ASMA BRONCHIALE
L'Asma bronchiale è una malattia infiammatoria cronica delle vie aeree caratterizzata in soggetti
predisposti da una iperattività bronchiale secondaria a stimoli fisici, chimici, meccanici o allergenici con
conseguente restringimento dei bronchi sia di grande calibro che di piccolo calibro (vie aeree distali) che si
differenzia dalla bronchite cronica ostruttiva per una reversibilità totale del broncospasmo (in alcuni casi
parziale) spontanea o dopo trattamento farmacologico.
Alla base della patologia c'è sempre una condizione genetica (ereditaria) sulla quale intervengono fattori
esterni: allergeni ambientali (anche domestici e lavorativi), caratteristiche climatiche (aria fredda, umidità,
fumi, impianti di condizionamento) sforzi fisici, alimenti, cosmetici, farmaci (soprattutto aspirina e fans).
Sintomi
L'asma si manifesta frequentemente con attacchi di dispnea (affanno) improvvisa prevalentemente
durante l'espirazione associata a tosse secca, oppressione toracica e respiro sibilante sia di giorno che
durante la notte.
Diagnosi
La spirometria eseguita prima e dopo farmaco broncodilatatore è diagnostica in quanto mette in evidenza
un miglioramento della curva spirometrica (pari almeno al 12% del FEV1).
Se non trattata l'asma può portare ad un rimodellamento delle vie aeree associato a fibrosi bronchiale con
ostruzione persistente e insufficienza respiratoria cronica.
Cure e Trattamenti
Trattandosi di una malattia infiammatoria cronica il cardine della cura è rappresentato dal cortisone (per
via inalatoria e nelle forme gravi anche per via sistemica) associato a farmaci broncodilatatori (beta2-
agonisti) per il trattamento dei sintomi (sibili, oppressione). Il trattamento andrà seguito per periodi più o
meno lunghi che sarà il medico a decidere, operando progressivamente uno scalaggio delle dosi (l'errore
più comune è interrompere la terapia dopo pochi giorni non appena i sintomi risolvono perché
l'infiammazione che ne è alla base invece rimane). I moderni erogatori inalatori associano uno steroide ed
un broncodilatatore a lunga durata di azione con sinergismo di azione rapidità ed efficacia per molte ore.
A seconda della gravità dell'asma potranno essere utili in aggiunta bloccanti muscarinici (inalatori),
cromoni, antileucotrienici orali (classe particolare di farmaci che associano i benefici del cortisone
sistemico e dell'antistaminico senza gli effetti collaterali a lungo termine di queste due classi di farmaco) e
la terapia desensibilizzante a base di vaccini mirati sulla base dell'allergene in causa.
La Broncopneumopatia cronica ostruttiva, anche nota con la sigla BPCO, è un insieme di malattie
respiratorie che interessano polmoni e bronchi e provocano difficoltà a respirare. È una condizione cronica,
di lunga durata quindi, i cui danni sono spesso irreversibili e possono essere solo controllati. È fondamentale
la prevenzione, iniziando dall’abolizione del fumo, una delle prime cause di questa malattia che colpisce solo
in Italia tre milioni di persone. I suoi sintomi – tosse, fiato corto e respiro sibilante – possono progredire
anche in danni molto più gravi per la persona, tra cui enfisema e polmonite.
Lo stato infiammatorio protratto nel tempo è anche una delle cause dell’enfisema che consiste in un
danneggiamento degli alveoli polmonari, le strutture dei polmoni in cui avviene effettivamente lo scambio
tra aria e sangue.
Le cause della malattia possono essere diverse. Nella grande maggioranza dei casi la BPCO è provocata
dal tabagismo: il fumo svolge un’azione irritativa costante sui bronchi, determinando un’aggressione
cronica alla funzionalità respiratoria.
Le altre cause sono:
l’inquinamento e l’esposizione a sostanze tossiche di origine industriale;
il deficit di alfa-1-antitripsina, determinato da una malattia genetica caratterizzata dalla mancanza di
questa proteina che protegge i polmoni.
I SINTOMI della BPCO sono:
difficoltà a respirare (dispnea)
tosse persistente
dolore durante la deglutizione
produzione eccessiva di muco, con catarro bianco o giallastro, con piccole perdite di sangue
respiro sibilante
fiato corto
febbre
brividi di freddo
dolori articolari
faringite
raucedine
oppressione al torace
debolezza
disturbi del sonno
La prima prevenzione della BPCO si attua smettendo di fumare. Il fumo di tabacco, sigaretta, sigari o pipa,
irrita le mucose e favorisce l’instaurarsi dei processi infiammatori. Ugualmente bisognerebbe ridurre
l’esposizione all’inquinamento e a sostanze tossiche, ad esempio mediante l’uso di mascherine nelle
condizioni più a rischio.
È necessario che gli ambienti domestici e lavorativi siano umidificati.
In tutti i casi è importante osservare regole di igiene quali lavare bene e con frequenza le mani, seguire
un’alimentazione equilibrata e bere a sufficienza.
Diagnosi
Per la diagnosi di BPCO lo specialista pneumologo deve ricorrere a diversi esami per escludere altre patologie
e identificare con precisione i segni e lo stadio di degenerazione della funzionalità respiratoria:
Esami del sangue, per la conta leucocitaria e per la ricerca di stati infettivi.
Esami di coltura sull’espettorato, per determinare la presenza di batteri nel muco ed escludere altre
infezioni.
Radiografia del torace (Rx Torace), per valutare la presenza di segni di infezioni più estese (polmonite).
TAC, nei casi in cui sia necessario individuare eventuali anomalie dei polmoni e delle vie aeree in
generale.
Spirometria, per misurare la quantità di aria che si immette nei polmoni.
Test di provocazione bronchiale, per la misura dell’ossido nitrico presente nell’aria emessa (espirata)
che indica il livello di infiammazione.
Emogasanalisi, che permette di misurare la quantità di ossigeno trasferita ai polmoni, il pH del sangue
e l’eliminazione di anidride carbonica.
Trattamenti
Il primo trattamento della Broncopneumopatia cronica ostruttiva è l’abolizione totale del fumo, che è una
misura preventiva, ma anche terapeutica. Smettere di fumare permette di frenare la progressione dei danni
ed evita la riacutizzazione.
Il trattamento farmacologico della BPCO è complesso e deve essere pianificato attentamente dallo
specialista pneumologo, mentre il paziente deve attenersi alla terapia per avere il massimo del beneficio.
Essa include:
Broncodilatatori, farmaci che permettono di rilassare i muscoli che controllano e circondano le vie
respiratorie favorendo la respirazione.
Corticosteroidi, che hanno un’azione antinfiammatoria e, quindi, contrastano la broncocostrizione.
Teofillina, un farmaco che favorisce la funzionalità respiratoria.
Antibiotici, che possono essere utili quando è presente un’infezione batterica, accertata tramite esami
diagnostici, ad esempio nella polmonite.
Ossigenoterapia, che permette di compensare la difficoltà a ottenere la quantità necessaria di ossigeno
per il funzionamento degli organi e dei tessuti, in particolare dei muscoli, a cominciare dal cuore.
Riabilitazione polmonare, che consiste nella combinazione di esercizi per rafforzare la muscolatura di
sostegno nella respirazione e di altri supporti terapeutici che aiutano il paziente a recuperare in parte
la funzionalità polmonare perduta o compromessa.
LA POLMONITE
La polmonite è un’infiammazione acuta dei polmoni, in genere da causa infettiva. Può svilupparsi in
qualsiasi periodo dell’anno con una relativa maggior incidenza nelle stagioni fredde, soprattutto in
concomitanza con le forme virali tipiche di quelle stagioni.
Le vie aeree vengono divise in alte e basse vie aeree: le alte vie aeree (naso, bocca, faringe) sono
abitualmente colonizzate da germi vari, tenuti sotto controllo dalle nostre difese; le basse vie
aeree (bronchi e alveoli polmonari) sono abitualmente sterili.
Può succedere che questo perfetto equilibrio si alteri perché le nostre difese si
riducono temporaneamente o per l’arrivo di germi particolarmente aggressivi: in questi casi le vie aree
inferiori possono essere contaminate e può svilupparsi un’infezione, la polmonite appunto.
Quali differenze ci sono tra bronchite, polmonite e broncopolmonite?
Bronchite, polmonite, broncopolmonite e , sono tutte malattie respiratorie su base infiammatoria. Il
termine “broncopolmonite” è desueto ed ormai quasi del tutto abbandonato.
Parliamo di bronchite di fronte a un’infezione delle vie respiratorie senza alterazioni radiografiche: in
genere sono patologie più benigne anche se talvolta più fastidiose e prolungate, più spesso su base
virale, spesso ad autorisoluzione, senza terapia antibiotica.
Parliamo di polmonite quando l’infezione interessa gli alveoli polmonari e determina aree di
addensamento polmonare visibili radiologicamente. Le due situazioni possono ovviamente anche
coesistere.