Sei sulla pagina 1di 33

CINZIA CIARMATORI

LA MEDICINA
DEI PICCOLI MAMMIFERI
CONIGLIO, FURETTO, CAVIA PERUVIANA, CINCILLÀ,
DEGU DEL CILE, CRICETO, GERBILLO DELLA MONGOLIA,
TOPO, RATTO, PETAURO, RICCIO AFRICANO
Il presente libro è accreditato come Autoapprendimento FAD con riconoscimento ECM
per tutte le professioni, solo attraverso apposita registrazione al sito www.ebookecm.it

COLLANA EBOOKECM
EBOOK PER L’EDUCAZIONE CONTINUA IN MEDICINA © 2022
ISBN: 9788831253475
INDICE

INTRODUZIONE 9

PARTE 1: IL CONIGLIO

Capitolo 1
L’EVOLUZIONE E LA DOMESTICAZIONE 12

Capitolo 2
CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA 15
2.1 La classificazione 15
2.2 Il tegumento 16
2.3 Le orecchie, la testa e il collo 17
2.4 Gli occhi 18
2.5 Il sistema scheletrico 20
2.6 L’apparato cardio-circolatorio 22
2.7 Il sistema immunitario 24
2.8 Il sistema respiratorio 24
2.9 L’apparato digerente 25
2.10 L’apparato urinario 38
2.11 L’apparato riproduttore 41
2.12 Il sistema endocrino 46

Capitolo 3
LA COMUNICAZIONE DEL CONIGLIO
E IL COMPORTAMENTO. COSA È NECESSARIO CONOSCERE 47
3.1 La comunicazione 47
3.2 I segnali di stress 49
3.3 La socialità 49
3.4 Il comportamento alimentare 50
3.5 I comportamenti eliminatori 51
3.6 Il grooming 51
3.7 Il sonno 52
3.8 Il gioco 52
3.9 I comportamenti associati al dolore 53

Capitolo 4
L’ALIMENTAZIONE DEL CONIGLIO 55
4.1 L’alimentazione in ambito domestico 55
4.2 Piante ornamentali 58
4.3 L’acqua 60

Capitolo 5
LA VISITA CLINICA E LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI 61
5.1 La visita clinica 63
5.2 Esame delle feci 64
5.3 Patologie infettive e parassitarie 65
5.4 Le patologie cutanee 75
5.5 Le patologie respiratorie e toraciche 88
5.6 Patologie cardiache 94
5.7 Le patologie oftalmiche 97
5.8 Patologie dell’apparato digerente 104
5.9 Le patologie dell’apparato urinario 124
5.10 Le patologie dell’apparato riproduttore maschile 129
5.11 Le patologie dell’apparato riproduttore femminile 131
5.12 Le patologie neurologiche 134
5.13 Le patologie muscoloscheletriche 139
5.14 Le patologie endocrine 142

PARTE 2: IL FURETTO

Capitolo 1
L’EVOLUZIONE E LA DOMESTICAZIONE 145

Capitolo 2
CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA 147
2.1 La classificazione 147
2.2 Il tegumento 148
2.3 Le orecchie, la testa e il collo 151
2.4 Il sistema scheletrico 152
2.5 L’apparato cardio-circolatorio e respiratorio 153
2.6 L’apparato digerente 153
2.7 Milza 156
2.8 L’apparato urinario 156
2.9 Ghiandole surrenali 156
2.10 L’apparato riproduttore 157
2.11 Gli organi di senso 160

Capitolo 3
LA COMUNICAZIONE DEL FURETTO
E IL COMPORTAMENTO. COSA È NECESSARIO CONOSCERE 163
3.1 Comunicazione olfattiva 163
3.2 Le vocalizzazioni 164
3.3 Comunicazione visiva 165
3.4 Attività locomotoria 165
3.5 Attività di eliminazione 166
3.6 Comportamento riproduttivo 167
3.7 Comportamenti sociali e antisociali 168
3.8 Il grooming 169
3.9 Il comportamento predatorio 170
3.10 L’esplorazione 170
3.11 Il gioco 170
3.12 L’arricchimento ambientale 171
3.13 I comportamenti iperreattivi e le morsicature 172
3.14 Il sonno 174
3.15 Anomalie del comportamento e implicazioni mediche 175
3.16 Anomalie del comportamento e dolore 176

Capitolo 4
L’ALIMENTAZIONE 177
4.1 Alimentazione fresca e BARF per il furetto, una sfida possibile? 180

Capitolo 5
COME OSPITARLI 184
5.1 La zona per il sonno 184
5.2 La zona per cibo e acqua 185
5.3 La zona “toilette” 185
5.4 La zona “ludica” 185
5.5 All’aperto 186
5.6 La convivenza con altri animali 187
Capitolo 6
LA VISITA CLINICA E LE PATOLOGIE PIÙ FREQUENTI 188
6.1 Prelievi ematici 190
6.2 Le malattie infettive 191
6.3 Patologie dell’apparato digerente 199
6.4 Patologie cardiovascolari 205
6.5 Patologie respiratorie 208
6.6 Patologie dell’apparato urinario 210
6.7 Patologie dell’apparato genitale 214
6.8 Patologie neurologiche e muscoloscheletriche 215
6.9 Patologie neoplastiche 216
6.10 Le patologie endocrine 220
6.11 Patologie autoimmuni 229
6.12 Patologie spleniche 230

PARTE 3: ALTRI PICCOLI MAMMIFERI

PREMESSA A CAVIA PERUVIANA E CINCILLA 233

Capitolo 1
LA CAVIA PERUVIANA (CAVIA PORCELLUS) 234
1.1 L’evoluzione e la domesticazione 234
1.2 Cenni di anatomia, fisiologia e comportamento 236
1.3 La riproduzione 239
1.4 Come ospitarle 241
1.5 Alimentazione 242
1.6 Visita clinica 243
1.7 Le patologie più frequenti 244
1.8 Patologie respiratorie 247
1.9 Patologie dell’occhio 248
1.10 Patologie urinarie 248
1.11 Patologie dell’apparato genitale 249
1.12 Patologie dermatologiche 251
1.13 Patologie del sistema muscolo-scheletrico 252
1.14 Patologie neurologiche 253
1.15 Patologie endocrine 254
Capitolo 2
IL CINCILLA (CHINCHILLA LANIGER) 255
2.1 L’evoluzione e la domesticazione 255
2.2 Cenni di anatomia, fisiologia e comportamento 256
2.3 Come ospitarli 260
2.4 Alimentazione 261
2.5 Visita clinica 262
2.6 Le patologie più frequenti 263

Capitolo 3
IL DEGU DEL CILE (OCTODON DEGUS) 267
3.1 Cenni di anatomia, fisiologia e comportamento 267
3.2 La riproduzione 269
3.3 Come ospitarli 270
3.4 Alimentazione 270

GERBILLI DELLA MONGOLIA, CRICETI, TOPI E RATTI:


CARATTERISTICHE GENERALI 271

Capitolo 4
GERBILLO DELLA MONGOLIA (MERIONES UNGUICULATUS) 273
4.1 Cenni di anatomia, fisiologia e comportamento 274
4.2 Come ospitarli 275
4.3 Alimentazione 275
4.4 Riproduzione 276
4.5 Visita clinica e prelievi 277
4.6 Patologie più frequenti 277

Capitolo 5
CRICETI 279
5.1 Criceto dorato (Mesocricetus auratus) 279
5.2 Criceto russo (Phodopus campbelli) 282
5.3 Criceto di Roborowsky (Phodopus roborowksii) 284
5.4 Le patologie più frequenti 286

Capitolo 6
TOPO (MUS MUSCULUS) 288
6.1 Come ospitarli 289
6.2 Alimentazione 289
6.3 Riproduzione 290
6.4 Le patologie più frequenti 291
Capitolo 7
RATTO (RATTUS NORVEGICUS) 293
7.1 Come ospitarli 294
7.2 Alimentazione 295
7.3 Riproduzione 295
7.4 Le patologie più frequenti 296

Capitolo 8
IL PETAURO DELLO ZUCCHERO (PETAURUS BREVICEPS) 298
8.1 Cenni di anatomia e fisiologia 299
8.2 Riproduzione 300
8.3 Cenni di comportamento 301
8.4 Come ospitarli 302
8.5 Alimentazione 303
8.6 Visita clinica 306
8.7 Le patologie più frequenti 307

Capitolo 9
IL RICCIO AFRICANO (ATELERIX ALBIVENTRIS) 312
9.1 Cenni di anatomia e fisiologia 314
9.2 Riproduzione 316
9.3 Cenni di comportamento 316
9.4 Come ospitarli 317
9.5 Alimentazione 320
9.6 Visita clinica 322
9.7 Le patologie più frequenti 323

CONCLUSIONI 329

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 330


indice

INTRODUZIONE

I Piccoli mammiferi che vivono in natura sono più di duemilaottocen-


to specie, appartenenti agli ordini dei Lagomorfi, Roditori, Solicomorfi
e Eulipotifli.
Quattrocentottantasette sono oggi a rischio di estinzione (Fonte
IUCN).
Anche i Piccoli mammiferi “da compagnia” sono un gruppo molto
eterogeneo.
Hanno provenienze geografiche diverse, differenti necessità da un
punto di vista nutrizionale, gestionale, relazionale e anche medico.
Molti sono animali erbivori, come il Coniglio, la Cavia peruviana, il
Cincilla e il Degu del Cile, altri hanno esigenze nutrizionali molto parti-
colari, come il Petauro dello zucchero, altri ancora sono carnivori stretti,
come il Furetto.
Alcuni sono animali solitari, altri decisamente sociali. Usano strategie
di comunicazione differenti. Eppure tutti sono in grado di creare legami
importanti con i propri famigliari, che richiedono per loro il massimo
delle cure.
Questa pubblicazione nasce proprio con l’intento di fornire a tutti i
veterinari che non si occupano in modo “specialistico” di animali non
convenzionali gli strumenti teorici e pratici necessari per non trovarsi im-
preparati nella pratica quotidiana.
La sempre più ampia diffusione di queste specie pone infatti veterina-
rie e veterinari di fronte alla necessità di acquisire le competenze di base e

9
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


INTRODUZIONE

le nozioni pratiche utili per condurre al meglio una visita clinica e rispon-
dere con competenza e chiarezza alle domande dei famigliari.
Anche solo in attesa della collega o del collega con maggiore esperienza!
Buona lettura dunque e buon viaggio alla scoperta dei Piccoli mam-
miferi!

10
indice

PARTE 1: IL CONIGLIO
indice

CAPITOLO 1
L’EVOLUZIONE E LA DOMESTICAZIONE

I conigli domestici sono discendenti diretti del coniglio europeo (Oryc-


tolagus cuniculus), diffuso sia in Europa occidentale che in Africa, in parti-
colare nel Nord Africa e nelle regioni occidentali.
I primi ad identificarli furono probabilmente i Fenici nel territorio
dell’attuale Spagna e in seguito i Romani, nei cui scritti compaiono spesso.
Proprio i Romani, che contribuirono alla diffusione del coniglio dalla
Penisola Iberica al resto d’Europa più di 2000 anni fa, allevavano questi
animali in giardini delimitati da mura, noti come leporaria.
Per iniziare a parlare di domesticazione occorre attendere però il Me-
dioevo: i monaci cominciarono ad ospitare ed allevare il coniglio con sem-
pre maggior frequenza all’interno proprio dei monasteri tra il quinto e il
sesto secolo.
Uno sviluppo più sistematico è cominciato nel Sedicesimo secolo nel
Sud della Francia per proseguire fino al Diciannovesimo anche in altre
nazioni, tra cui l’Inghilterra, con una maggior selezione di razze.
Anche in Italia sono sempre più numerose le varianti, dall’Angora alla
Fata perlata, dall’Argentata di Champagne al Rex, dalla Fata di Marburgo
alla Rossa della Nuova Zelanda, dall’Ariete all’Hotot, dai Mini Rex agli
Ermellini.
Alcuni studi scientifici1 hanno evidenziato che la domesticazione ha
prodotto nei conigli piccoli cambiamenti in molti geni, correlati per lo

1
Rabbit genome analysis reveals a polygenic basis for phenotypic change during domestication”
M.Carneiro et al., Science vol.345 2014

12
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 1. L’EVOLUZIONE E LA DOMESTICAZIONE

più con lo sviluppo del sistema nervoso e le cui conseguenze più evidenti
sono la maggior mansuetudine, la possibilità di confinamento e la capaci-
tà di sviluppare legami con la nostra specie.
I conigli non sono roditori ma lagomorfi come la lepre e il pica, dif-
fuso in Nord America, Europa ed Asia, che assomiglia moltissimo ad una
famosa icona della cultura giapponese, il Pokémon Pikachu.
E a proposito di icone e di simboli, difficile non pensare al White Rab-
bit, il Bianconiglio al quale Lewis Carroll diede vita per condurre Alice nel
suo Paese delle Meraviglie e che Walt Disney ha trasformato nell’indimen-
ticabile personaggio animato.
Anche perché in epoca Vittoriana il coniglio era molto diffuso come
animale da compagnia e per questo motivo ha dato vita a personaggi let-
terari molto famosi.
In realtà il coniglio (e la lepre, con la quale viene accumunato nella tra-
dizione popolare) ha un ruolo di rilievo in molte tradizioni, in particolare
come simbolo di fertilità e rinascita, dall’accezione lunare in connessione
con la Terra e con il potere fecondante dell’acqua, in un cerchio senza fine
di rinascita, di vita dopo la morte.
Per gli antichi Egizi la lepre era uno degli aspetti del dio Osiride, per i
Greci animale sacro alla dea Afrodite e secondo Plinio il Giovane cibarsi
della carne di questo animale avrebbe combattuto la sterilità femminile.
Per le popolazioni celtiche l’animale era sacro alla dea della Vittoria e
le divinità lunari sono spesso rappresentate accanto a lepri.
Per gli Aztechi invece le divinità scaraventavano conigli sulla Luna e
apparivano come macchie scure, un gesto legato all’adulterio commesso
dal fratello maggiore del Sole con Thot, la Luna, anche in questo caso
dunque immagine con una forte connotazione sessuale.
Per i Maya un coniglio rese grandi servigi alla dea Luna in pericolo, e
per questo divenne eroe: salvare la Luna equivale a salvaguardare la cicli-
cità della vita e della morte e quindi di conseguenza ogni essere vivente.
Per i Nativi americani invece era fatto divieto ai guerrieri di nutrirsi
di carne di coniglio, per la convinzione che potessero assumerne alcune
caratteristiche, la pavidità ad esempio, mentre utilizzarne la pelle per gli
archi avrebbe garantito rapidità e agilità.
Era anche simbolo di amore per i Lakota e proprio la danza chiamata “del
coniglio” era l’unica a cui donne e uomini potevano partecipare insieme.

13
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 1. L’EVOLUZIONE E LA DOMESTICAZIONE

Nei miti degli Indiani, il coniglio era scaltro quanto il coyote e in


Mythis and Legends of the Sioux, il coniglio compare in ben sette racconti.
In Cina la lepre è il quarto animale dello zodiaco e animale yin, legato
al potere femminile.
La sua raffigurazione è anche in questo caso correlata alla Luna, come
simbolo di immortalità e longevità e come protettrice della fauna selvatica.
Anche in Africa la lepre è associata alla Luna e in India il Bodhisattva
ha le sembianze di un coniglio quando si reca ad immolarsi nel fuoco per
nutrire Buddha, di cui il Grande Coniglio è una delle incarnazioni.
Il governo giapponese ha dichiarato la lepre monumento sacro vivente
per preservarla.
Nel Taoismo, la Luna (e così la lepre) muore e rinasce a simboleggiare
l’immortalità mentre in Birmania era assimilata all’antenata della Dina-
stia Lunare.
Anche in Cambogia è simbolo di fecondità.
Con l’avvento del cristianesimo però i concetti di fecondità e abbon-
danza finiscono per assumere un’accezione negativa: conducono alla lus-
suria e allo spreco, e la proverbiale mitezza di questi animali viene asso-
ciata alla viltà.
Ecco perché la lepre bianca diventa simbolo di lussuria e viene raffi-
gurata ai piedi della Vergine Maria, ad indicare il trionfo della verginità e
della castità sulla lussuria, o ai piedi di San Gerolamo in veste di lussuria
tentatrice.
Nelle note a margine di alcuni manoscritti medievali il coniglio si tra-
sforma invece in cacciatore, guerriero e persino in boia ed aguzzino, con
tanto di lance, asce e spade impugnate con la destrezza di un vero cavaliere.
Si tratta di illustrazioni grottesche che fanno parte del codice figura-
tivo delle drôlerie, figure dall’aspetto bizzarro che abbondano negli spazi
lasciati liberi dal testo nei manoscritti del Medioevo.
Non sorprende dunque che oggi questi animali abbiano trovato il pro-
prio posto negli ambienti domestici, all’interno dei nostri gruppi famiglia-
ri, grazie anche alla sorprendente capacità relazionale e comunicativa che
nulla ha da invidiare a quella di cane e gatto.

14
indice

CAPITOLO 2
CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

L’anatomia e la fisiologia del coniglio richiederebbero senza dubbio


una trattazione a sé, data l’importanza e la complessità dell’argomento. È
comunque possibile selezionare e approfondire i concetti e gli aspetti di
maggior rilevanza, al fine di comprendere le necessità, rispettare le carat-
teristiche peculiari, capire come la specie si sia evoluta.
Per avere un’idea di come le errate convinzioni possano influire ne-
gativamente sulla salute e sul benessere dei conigli basti pensare che fino
a non troppo tempo (e molti lo credono ancora) si riteneva che la vita
media per questa specie fosse di 4-5 anni.
Oggi, rispettandone le esigenze nutrizionali ed etologiche e mettendo
a loro disposizione tecniche diagnostiche e mediche avanzate, sappiamo
che il loro potenziale di vita è di quindici anni, dieci in media.
È fondamentale dunque approfondire alcuni aspetti di anatomia e fi-
siologia, in particolare quelli legati alla nutrizione e più in generale alle
peculiarità dell’apparato digerente.

2.1 LA CLASSIFICAZIONE

Classe Mammiferi
Ordine Lagomorfi
Famiglia Leporidi
Genere Oryctolagus
Specie Oryctolagus cuniculus

15
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Il coniglio non è un roditore ma un lagomorfo, sembra scontato eppu-


re non lo è, ancora troppo spesso si sente dire o si legge il contrario anche
perché la separazione è avvenuta solo intorno al 1950: fino ad allora veni-
vano considerati un sottordine dell’ordine Rodentia.
L’ordine Lagomorpha comprende due famiglie, Ochotonidae (alla quale
appartengono i pica) e Leporidae (una cinquantina di specie tra cui conigli
e lepri).
Tra le differenze principali c’è il numero di incisivi superiori che nei
lagomorfi sono quattro e non due come nei roditori: dietro i principali ci
sono infatti due incisivi superiori secondari.
I roditori inoltre, a differenza dei lagomorfi, non hanno denti da latte.
Il cranio presenta fenestrature che i roditori non hanno e che contri-
buiscono a renderlo più leggero.
Le differenze legate alla dentizione e alla struttura del mascellare fan-
no sì che i lagomorfi siano più simili ad artiodattili come mucche e cavalli
che non ai roditori.

2.2 IL TEGUMENTO

Il mantello del coniglio è composto di peli più o meno lunghi e sotto-


pelo, più o meno lungo e folto in base alla razza.
Dai follicoli primari nascono i peli che compongono lo strato più
esterno, sono dotati di muscoli erettori e di ghiandole sebacee.
Follicoli primari laterali sono responsabili della nascita e crescita di
peli più corti mentre ai follicoli secondari è legato il sottopelo, la cui cre-
scita è condizionata dalla stagione e dalle temperature con un’azione trig-
ger della prolattina.
Le superfici palmari e plantari sono ricoperte di pelo folto, che proteg-
ge in particolare gli arti posteriori.

Nota: Il pelo svolge un’azione protettiva della superficie plantare. La


zona metatarsale è la più predisposta ad alterazioni in seguito allo sta-
zionamento su superfici troppo dure, mancanza di movimento, con-
dizioni igieniche scadenti, che possono predisporre a pododermatite
come vedremo meglio in seguito.

16
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.2.1 LA MUTA

In natura la muta del pelo avviene in primavera e in autunno, si esten-


de dalla parte anteriore del corpo a quella posteriore, non di rado il man-
tello mostra variazioni di colore tra una stagione e l’altra.
Può accadere che zone estese del corpo siano interessate da una muta
particolarmente intensa.

2.3 LE ORECCHIE, LA TESTA E IL COLLO

Le orecchie del coniglio sono conformate ad imbuto e la pinna presen-


ta un sottile strato di cute sulla cartilagine elastica.
Hanno grande capacità di movimento, anche indipendente e le pinne
rappresentano il 12% della superficie corporea: sono pertanto il sito di
maggior dispersione e concentrazione del calore.
L’arteria centrale e le vene periferiche sono ben visibili e in condizioni
di eccessivo riscaldamento formano uno shunt arterovenoso.
Lungo il canale auricolare un anello cartilagineo, denominato trago,
separa il canale vero e proprio da un diverticolo a fondo cieco.
Ghiandole sebacee sono disseminate sulla cute.
La lunghezza delle orecchie dipende dalla razza ma sono in generale
molto delicate e non devono essere utilizzate per afferrare né tantomeno
sollevare i conigli.
Le aree del naso e della nuca sono generalmente senza pelo.
Il labbro superiore presenta una fessurazione mediana, nota non a
caso come “labbro leporino”.
La zona anteriore del collo mostra una plica cutanea, la giogaia, molto
sviluppata nelle femmine che hanno raggiunto la maturità sessuale e in
alcune razze.

Nota: la giogaia può essere sede di dermatite umida, in particolare


nelle coniglie obese o in quelle con grande sviluppo della zona. La der-
matite può essere conseguenza della scialorrea che spesso è presente in
corso di patologia dentale, scarsa igiene, umidità eccessiva della pelle
in seguito ad abbeverata da contenitori non adatti.

17
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.4 GLI OCCHI

I conigli hanno occhi grandi, in posizione laterale, adatti alle loro abi-
tudini crepuscolari o notturne e la sensibilità alla luce supera la nostra di
circa otto volte.
Sembrano distinguere molto bene il verde e il blu al crepuscolo.
La cornea rappresenta più del 30% della superficie del globo oculare.
La pupilla è verticale, di forma ovale. Diviene circolare in condizioni
di massima dilatazione.
Il cristallino è grande, con un corpo ciliato poco sviluppato che non
consente grande capacità di accomodamento.
La retina ha un pattern vascolare merangiotico.
Il nervo ottico è centrale e non c’è tappeto lucido.
Il loro campo visivo è in media di 190°, riescono a vedere in tutte le dire-
zioni senza muovere la testa, solo davanti al naso hanno un punto cieco e pro-
prio per questo quando afferrano il cibo utilizzano il tatto attraverso le labbra.
Grazie al movimento della testa e degli occhi sono in grado di vedere
a 360° ciò che li circonda.
Ammiccano una volta ogni cinque o sei minuti e una terza palpebra
che può coprire per due terzi l’occhio durante il sonno o l’anestesia, altri-
menti è visibile solo applicando una pressione sul globo oculare.
La palpebra superiore è più sottile e meno sviluppata rispetto all’infe-
riore ma ha ciglia più lunghe.
L’orbita è circolare e costituita da osso, tranne il bordo inferiore che è
coperto dai muscoli della masticazione.
I muscoli extraoculari sono retti ed obliqui.
L’arteria mascellare interna entra nell’orbita e dà origine all’arteria of-
talmica esterna. L’anastomosi con il ramo interno consente l’irrorazione
dei muscoli extraoculari.
Un esteso seno venoso infraorbitale è adibito al drenaggio e va approc-
ciato con molta cautela per evitare gravi emorragie in sede di chirurgia
oftalmica.
2.4.1 IL SISTEMA LACRIMALE

Il film lacrimale è prodotto nel coniglio da tre ghiandole che riversano


il secreto attraverso il punto e il canalicolo lacrimale verso il dotto naso-

18
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

lacrimale. Valori normali allo Shirmer test sono intorno a 5 mm/min con
una media di 2.96.
La ghiandola lacrimale

È bilobata, di un color rosso chiaro, si trova accanto al bordo inferiore


dell’orbita con una dilatazione a bulbo sul canto mediale. Ha un ruolo di
scarso rilievo nella produzione del film lacrimale pertanto una rimozione
parziale non provoca in genere ripercussioni.
La ghiandola di Harder

È la ghiandola più profonda della terza palpebra ed è adesa alla parete


rostromediale dell’orbita.
Misura circa 5 mm per 15 mm, è capsulata e circondata dal seno ve-
noso orbitale.
È reniforme e costituita da due lobi, ognuno con un dotto che conflu-
isce in un dotto di maggior calibro, che sfocia nella terza palpebra.
La ghiandola di Harder ha dimensioni maggiori nel maschio che nella
femmina e si ipertrofizza durante la stagione riproduttiva.
Ghiandola della terza palpebra

È più superficiale seppur simile alla ghiandola di Harder.


Dotto nasolacrimale

Il coniglio ha un unico punto lacrimale sulla palpebra inferiore, a 3


mm circa dalla rima palpebrale verso il canto mediale.
Un canalicolo di 2 mm confluisce nel sacco lacrimale a forma di imbuto.
Il dotto passa poi attraverso l’orbita mediale lungo la mascella, dove
attraversa il tessuto osseo.
Può essere suddiviso in quattro porzioni: dalla punta del naso alla
curva mascellare prossimale dove si approfonda; una porzione tubulare
lungo il canale lacrimale fino alla base della radice dell’incisivo superiore;
una porzione ad S intorno alla radice dell’incisivo; una porzione che corre
attraverso la cartilagine nasale e si apre in un sottile punto nasale vicino
alla giunzione muco-cutanea (Fig. 1).

19
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Il dotto per tutta la lunghezza presenta un epitelio circonvoluto con


una ricca rete vascolare e linfatica.
La conformazione di questa struttura predispone all’accumulo di de-
triti infiammatori, frustoli e concrezioni che possono determinare l’ostru-
zione del dotto. Per questo motivo le dacriocistiti non sono affatto rare
nel coniglio.

2.5 IL SISTEMA SCHELETRICO

I lagomorfi in generale sono animali preda, e proprio per questo non


solo il cranio ma anche il resto dello scheletro è più leggero rispetto a
quello di un altro mammifero di analoghe dimensioni.
Si sono evoluti per la fuga e proprio per questo i muscoli degli arti
posteriori sono estremamente sviluppati, gli arti anteriori brevi e sotti-
li, l’intera struttura corporea consente di correre molto rapidamente per
scongiurare l’attacco dei predatori.
Nella razza New Zeland lo scheletro rappresenta il 6% della massa
corporea, il tessuto muscolare il 56%, ecco perché se confrontato con la
possente muscolatura lo scheletro risulta molto fragile e le fratture anche
vertebrali, in particolare del tratto L6-7, non sono rare se non si contiene
correttamente il treno posteriore nel corso di visita e manualità cliniche.
La formula vertebrale è la seguente: C7, T12-13, L7, S4, C15-16.

20
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Le prime sette coste si articolano con lo sterno grazie alla cartilagine


costale, l’ottava e la nona sono collegate tramite la cartilagine mentre la de-
cima, l’undicesima e la dodicesima sono fluttuanti, come si vede in fig. 2.
Le sternebre sono sette.
Il processo trasverso delle vertebre lombari è particolarmente lungo e
stretto.
Il cinto scapolare comprende le scapole e due clavicole non molto svi-
luppate. La scapola ha una fossa intraspinosa maggiormente triangolare
rispetto al gatto.
Il processo acromiale ha una proiezione ossea ad angolo retto.
Il carpo ha due fila di ossa, quattro prossimali e cinque distali.
Hanno cinque dita negli arti anteriori e quattro in quelli posteriori,
corrono con andatura digitigrada mentre a riposo appoggiano tutta la
superficie degli arti posteriori, fino al tarso.
Le dita hanno tre falangi ad eccezione del primo, che si articola su un
metacarpo più breve e ha solo due falangi.
Un piccolo osso accessorio, l’os acetabulum, è d’ausilio alla conforma-
zione dell’acetabolo insieme a ileo ed ischio.
Il femore si articola solo con la tibia, mentre la fibula a forma di lama
è fusa con la tibia per metà della lunghezza.

21
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Il tarso ha sei ossa, disposte su tre fila: le due ossa più grandi sono
prossimali, un osso costituisce la fila mediana mentre le ultime tre sono
distali.
I metatarsi sono sviluppati, tranne il primo che è rudimentale. Le
quattro dita posteriori hanno tre falangi.
Le unghie non sono retrattili.

2.6 L’APPARATO CARDIO-CIRCOLATORIO

La frequenza cardiaca del coniglio va da 180 a 250 bpm.


Il cuore è piuttosto piccolo se paragonato alla massa corporea e la val-
vola atrio-ventricolare destra ha solo due cuspidi, pertanto sarebbe scor-
retto parlare di valvola tricuspide.
L’arteria polmonare ha una parete più spessa e con una maggior com-
ponente muscolare rispetto al cane e al gatto.
Il sistema di conduzione è semplice e il nodo seno-atriale è costituito
da un piccolo gruppo di cellule che generano l’impulso.
Proprio per questo motivo i conigli sono stati i primi animali utilizzati
nella sperimentazione dei pacemaker.
A differenza del cane, che presenta importanti anastomosi tra le giugu-
lari interne ed esterne nel coniglio sono le giugulari esterne i vasi implicati
nel ritorno sanguigno dalla testa.
Stessa cosa per le carotidi interne ed esterne.
La vita media degli eritrociti è inversamente proporzionale al metabo-
lismo, per questo è più breve nel coniglio rispetto ad altri animali.
I neutrofili prendono il nome di eterofili e tendono a colorarsi di rosa.
I basofili rappresentano più del 30% dei leucociti circolanti, ma sono i
linfociti a rappresentare più del 60% delle cellule della serie bianca.
In corso di infezione i conigli non mostrano una conta dei bianchi
elevata, quanto piuttosto un’eterofilia e una linfopenia relativa.
2.6.1 SITI DI PRELIEVO

Il volume sanguigno nel coniglio è di 55-70 ml/kg.


Il sito di prelievo principale è la vena giugulare, preferibilmente in
sedazione.

22
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Per campioni minori è possibile utilizzare la vena safena laterale (Fig.4),


la cefalica, la vena marginale dell’orecchio (Fig.3).
Il prelievo dall’arteria centrale dell’orecchio (Fig.3) va valutato con
grande attenzione per il rischio di indurre ischemie.

Occorre fare attenzione ad evitare stress eccessivo agli animali e ri-


cordare l’estrema fragilità delle pareti vascolari e la tendenza dei vasi a
collassare per la pressione negativa.

23
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.7 IL SISTEMA IMMUNITARIO

Il timo non regredisce negli adulti come in altre specie, ma continua


ad occupare la sua posizione cranialmente al cuore, all’interno del media-
stino. Non è infrequente la degenerazione in timoma come approfondi-
remo in seguito.
La milza è piccola, sottile e allungata, appoggiata alla grande curvatura
dello stomaco.
Tessuto linfoide è presente nelle tonsille, nel sacculo rotundo, nell’ap-
pendice e nelle placche del Peyer del piccolo intestino.
L’estensione del GALT (Gut Associated Lymphoid Tissue), che rappresen-
ta oltre la metà dell’intero tessuto linfoide, compensa la limitata superfi-
cie splenica.

2.8 IL SISTEMA RESPIRATORIO

2.8.1 VIE AEREE SUPERIORI

Il coniglio è un respiratore nasale obbligato e un danno alle narici o ai


turbinati può avere conseguenze molto gravi.
La respirazione dalla bocca avviene solo in caso di grave difficoltà re-
spiratoria ed è sempre un segno di estrema gravità.
Il naso del coniglio è molto sensibile per la presenza di aree sensoriali
all’ingresso delle narici, per questo evitano il contatto con questa zona.
Sul labbro superiore ci sono su ogni lato dalle 20 alle 25 vibrisse tattili.
Il movimento ritmico delle narici ha una frequenza di 20-150 contra-
zioni al minuto, anche durante il rilassamento profondo.
L’organo vomeronasale e l’epitelio olfattivo consentono un odorato acuto.
La glottide è poco sviluppata e in genere è nascosta dalla lingua.
Per questo l’intubazione è più complessa che in altre specie, la lingua
occupa la gran parte del cavo orale, la bocca è stretta e l’orofaringe in
profondità, il laringospasmo è facilmente evocabile.
L’impiego di un endoscopio rigido facilita molto la procedura ed evita
complicazioni.

24
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.8.2 VIE AEREE INFERIORI

Il torace è piccolo in confronto all’addome, molto sviluppato nel coni-


glio; per questo in corso di anestesia è così importante evitare la compres-
sione dei visceri sul torace.
Il timo, come già visto, si estende cranialmente al cuore e occupa il
mediastino.
I polmoni presentano lobo craniale, medio e caudale e il lobo craniale
sinistro è molto più piccolo del destro per la presenza del cuore.
Le pleure sono estremamente sottili e non ci sono setti che dividono i
lobi in lobuli: per questo motivo in genere le polmoniti nel coniglio non
sono localizzate come in altre specie.
La frequenza respiratoria varia tra 30 e 60 atti al minuto e a riposo la
respirazione avviene per la contrazione del diaframma, senza l’intervento
dei muscoli intercostali.

2.9 L’APPARATO DIGERENTE

2.9.1 ABITUDINI ALIMENTARI

I conigli sono animali crepuscolari, che tendono ad alimentarsi al tra-


monto ma anche nelle prime ore del mattino.
Sembrano apprezzare vegetali amari come l’erba medica e l’intera pianta
del tarassaco, comprese le radici, ma gradiscono anche piante più “dolci”.
Sono le vibrisse e le labbra sensibili e prensili a consentire la scelta e
l’assunzione del cibo, dal momento che il punto cieco proprio davanti al
naso impedisce la visione.
Mangiano per soddisfare il fabbisogno calorico, che aumenta con l’ab-
bassarsi delle temperature.
Il coniglio è un animale erbivoro non ruminante, con un intestino
crasso molto sviluppato.
A differenza dei ruminanti che sminuzzano il cibo masticando ripetu-
tamente il bolo, i conigli sfruttano la ricerca del cibo e la cecotrofia per
ottenere un’elevata conversione energetica.
Sono gli animali più efficienti nella conversione di proteine vegetali,
raggiungendo una percentuale del 70-80%.

25
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

A differenza di mucche e cavalli che strappano l’intera pianta i conigli


scelgono i germogli più giovani e le porzioni vegetali meno mature e più
succulente, un comportamento che li accomuna a cervi e giraffe.
Questo criterio consente loro di soddisfare l’elevato metabolismo no-
nostante la piccola massa corporea.
La fibra grossolana ha il ruolo di stimolare la motilità intestinale, ma
viene espulsa rapidamente per evitare che il coniglio debba “trasportarne”
grandi quantità, a differenza del cavallo che lo fa per giorni.
Nel grosso intestino, in particolare nel colon prossimale, avviene un’ef-
ficiente separazione meccanica della fibra grossolana da quella più sottile,
che ritorna nel ceco per subire la fermentazione e trasformazione in ceco-
trofo a differenza della prima, che viene espulsa sottoforma di pellet fecali.
2.9.2 LA CAVITÀ ORALE

La bocca del coniglio è maggiormente sviluppata in profondità che


non in larghezza, è conformata per rosicchiare.
La dentatura decidua (o da latte) viene persa quando i coniglietti sono
ancora nell’utero materno o poco dopo la nascita e la caduta così precoce
fa sì che non vengano considerati da un punto di vista clinico.
I denti definitivi sono adatti all’alimentazione ricca di fibra di questi
animali e nei conigli selvatici è ben visibile la colorazione marrone della
corona a causa dell’alimentazione a base di erbe spontanee.
La formula dentaria definitiva comprende quattro incisivi superiori e
due inferiori, nessun canino, sei premolari superiori e quattro inferiori,
sei molari sia superiori che inferiori (2/1, 0/0, 3/2, 3/3). In totale quindi
ventotto denti già a trentacinque giorni d’età (Fig. 5).

26
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Si tratta di denti ipsodonti, a radice aperta, la cui parte emersa viene de-
finita corona clinica e la porzione restante corona di riserva o radice clinica.
L’apice della radice presenta un forame che comunica con la cavità
dentale, che contiene la polpa o tessuto germinativo.
La superficie esterna dei denti è coperta di smalto.
I molariformi una lamina di smalto forma una piega sagittale piena di
cemento, pertanto la cavità dentale è doppia.
Tra gli incisivi e i premolari non ci sono canini ma una zona priva di
denti, il diastema.
Una plica della guancia, ricoperta di pelo, si inserisce in questo spazio
separando di fatto gli incisivi dal cavo oro-faringeo.
Come in tutti i lagomorfi hanno tre paia di incisivi, due superiori e
una inferiore.
I superiori secondari sono rudimentali (peg teeth) e si trovano esatta-
mente dietro i due incisivi principali.
A riposo l’apice degli incisivi inferiori poggia esattamente tra i superio-
ri principali e quelli secondari (Fig. 6), che nella foto appaiono particolar-
mente in evidenza e di lunghezza superiore al normale.

I superiori principali hanno un solco longitudinale e smalto bianco e


liscio. Se sono presenti solchi trasversali dello smalto è probabile che sia
in atto una patologia dentale legata ad alimentazione non ottimale.
Gli incisivi vengono utilizzati per tagliare il cibo, un po’ come una
forbice, e crescono circa 2 mm a settimana i superiori, poco di più gli
inferiori.

27
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Da notare che la prensione e lo strappo degli alimenti avvengono con


le labbra e non con i denti, questo fa sì che i conigli possano comunque
mangiare anche in seguito ad estrazione degli incisivi in caso di malocclu-
sione congenita o acquisita.
Premolari e molari formano un’unica unità funzionale per triturare il
cibo più duro e fibroso. Anche questi denti sono a radice aperta e crescita
continua, l’allungamento dei denti consente ai conigli di mantenerne la
struttura nonostante si alimentino di cibi molto abrasivi e la velocità di
crescita è dipendente da molti fattori: dall’età, dallo stato fisiologico, dal
ritmo di consumo (e di conseguenza dalla tipologia di cibo messo a dispo-
sizione) e dal contatto con gli altri denti.
Il tasso di crescita in media è di 2 mm a settimana anche per loro.
La superficie di occlusione alterna materiale duro, il cemento, ad altro
più tenero, la dentina: il consumo porta alla formazione di una struttura
irregolare, come una raspa, per rendere ottimale la triturazione del cibo.
Le creste di dentina che si formano si incastrano con quelle formate
dai denti contrapposti.
Le mandibole sono unite da una robusta sinfisi fibrosa e sono più
strette rispetto alle mascelle.
La masticazione è un atto complesso che coinvolge l’articolazione tem-
poro-mandibolare: i movimenti laterali e lo spostamento all’indietro della
mandibola consentono di usare alternativamente gli incisivi per tagliare e i
premolari e i molari (cheek teeth per gli anglosassoni) con un movimento cir-
colare per triturare, come una macina, alternando ora l’uno, ora l’altro lato.
Proprio per questa complessità e per la crescita continua i problemi
dentali nei conigli sono così frequenti, soprattutto l’alimentazione non è
quella per la quale la specie si è evoluta.

Nota: la tendenza a riprodurre conigli con caratteristiche neoteniche


sempre più spiccate determina non di rado la nascita di individui affet-
ti da prognatismo della mandibola a causa di un autosoma recessivo.
Inizialmente gli incisivi superiori principali e gli inferiori sono giustap-
posti e perdono il loro margine “a scalpello”. In seguito gli inferiori
finiscono per spostarsi rostralmente ai superiori, con una malocclu-
sione congenita che esita nella necessità di estrarre i quattro incisivi
principali per consentire l’alimentazione.

28
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.9.3 LA MASTICAZIONE

La flessibilità dell’articolazione temporo-mandibolare consente sia


movimenti di apertura e chiusura sia movimenti laterali, rostrali e caudali.
Le arcate dentali costituite dai cheek teeth sminuzzano la fibra più lunga
e consentono la formazione di boli di una dimensione tale da poter essere
deglutiti.
Le mascelle si giustappongono alle mandibole un lato alla volta e si
spostano lateralmente con una frequenza di 120 volte al minuto.
La lingua carnosa si muove per assicurare che tutto il cibo venga ade-
guatamente masticato.
I cecotrofi invece, come vedremo, vengono deglutiti integri.
2.9.4 LA LINGUA

È molto lunga ed occupa la gran parte della cavità orale. Caudalmente


ha una zona elevata che prende il nome di toro linguale.
Ha un aspetto ruvido per la presenza di numerose papille con forma e
struttura differente e tutte contengono cellule gustative.
I conigli hanno tonsille pari.
2.9.5 LE GHIANDOLE SALIVARI

I conigli hanno quattro paia di ghiandole salivari: parotidi, zigomati-


che, mandibolari e sublinguali.
Producono amilasi nel momento in cui l’alimento passa le labbra.
La zigomatica è posizionata in corrispondenza dell’angolo anteroven-
trale dell’orbita, proprio sotto la ghiandola lacrimale.
2.9.6 L’ESOFAGO

La parete è composta da tre strati di muscolatura striata che si esten-


dono per tutta la lunghezza fino al cardias, che ha uno sfintere molto
sviluppato ed è uno dei motivi per i quali i conigli non possono vomitare.
Nell’esofago non ci sono ghiandole mucipare.

Nota: I muscoli del coniglio sono rosa pallido e non rosso scuro come
in altri animali. Per questo motivo, oltre alla presenza di scarso tessuto
sottocutaneo nella linea centrale dell’addome, la linea alba non è sem-

29
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

pre facilmente identificabile ed è molto sottile e in stretta vicinanza al


ceco e alla vescica. In corso di chirurgia addominale va posta particola-
re attenzione e la linea alba va sollevata molto bene prima dell’incisio-
ne, per non danneggiare i visceri sottostanti.
2.9.7 LO STOMACO

Ha la forma di una J, si trova sul lato sinistro e ha una parete molto


sottile (Fig. 7).

Per questo è frequente rilevare la rottura dello stomaco per autolisi


come reperto post-mortem, a causa della distensione provocata dai gas.
La presenza di aria nello stomaco è normale, in seguito all’abitudine
al grooming.
Il cardias è delimitato da epitelio squamoso non ghiandolare.
Il fondo è invece ghiandolare e le cellule parietali secernono acido e
fattore intrinseco mentre le cellule principali producono pepsinogeno.
Il piloro ha uno sfintere particolarmente sviluppato.
In condizioni normali il contenuto dello stomaco è un miscuglio di
cibo, fluidi e peli, anche 24 ore dopo il pasto.
Per questo non si consiglia un digiuno preoperatorio in linea generale.
Il pH negli adulti varia tra 1 e 2.
Nei neonati invece il pH è di 5.0-6.5 e lo stomaco è pieno di cagliata
di latte.

30
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

Queste due condizioni favorirebbero lo sviluppo batterico, se non


fosse per l’azione acidificante di una sostanza prodotta per le prime tre
settimane, detto “olio del latte”.
Contiene acidi grassi ottanoidi e decanoidi che si formano per la re-
azione tra il latte di coniglia e gli enzimi digestivi del coniglio neonato.
I conigli allevati artificialmente non hanno questo fattore protettivo e
sono per questo molto sensibili ad infezioni gastro-enteriche.
A partire dalle due settimane di vita comincia la colonizzazione batte-
rica intestinale a seguito dell’ingestione di cecotrofi materni.
A quattro-sei settimane, nel momento in cui comincia a cessare la pro-
duzione di “olio del latte”, saranno presenti microrganismi in grado di
mettere in atto i processi di fermentazione.
Al momento dello svezzamento il pH raggiungerà il grado di 1-2, come
nell’adulto.
Si tratta di una fase estremamente critica, in particolare nei coniglietti
non allattati dalle madri.
Se l’intestino non è colonizzato dal giusto equilibrio di microrganismi
possono proliferare coliformi e clostridi, con gravi forme di enterotossiemia.
La dieta corretta, ricca di fibra e povera di glucidi, è fondamentale.
Uno studio pubblicato su Animals nel 20192, coordinato dalla dotto-
ressa Simona Mattioli per l’Università di Perugia, considera più promet-
tente l’azione dell’erba medica disidratata rispetto all’erba fresca nel favo-
rire una colonizzazione microbica più favorevole in corso di svezzamento.
Dallo studio emerge l’importanza dell’età nello sviluppo di un microbio-
ta in equilibrio: Bacteroides ha valori superiori a 30 giorni mentre Firmicutes,
il phylum prevalente negli adulti, dove raggiunge una percentuale del 74%
contro il 13% del phylum Bacteroides, prende il sopravvento a 45 giorni.
Si auspica nel prossimo futuro un maggior numero di ricerche che
possano approfondire il ruolo dell’alimentazione sull’equilibrio del mi-
crobiota, un universo di microrganismi interrelati tra loro3, dai quali di-
pende strettamente lo stato di salute.

2
Deydrated Alfalfa and Fresh Grass Supply in Young Rabbits: Effect on Performance and Caecal Micro-
biota Biodiversity.
3
Batteri (tra cui una bassa concentrazione di Escherichia coli e Clostridi), protozoi ciliati e lieviti.

31
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.9.8 IL PICCOLO INTESTINO

Rappresenta circa il 12% del volume gastroenterico e rappresenta il


sito di digestione e assorbimento di proteine e glucidi del cibo e di protei-
ne, vitamine e acidi grassi del cecotrofo.
Le cellule endocrine di duodeno e digiuno producono motilina, en-
zima chiave per la peristalsi del piccolo intestino, del colon e del retto.
La secrezione è inibita da diete troppo ricche di carboidrati, è stimola-
ta invece dai grassi.
I dotti pancreatico e biliare sfociano nel duodeno in punti diversi:
prossimalmente il dotto biliare, distalmente il pancreatico.
Il duodeno forma un angolo acuto in prossimità del fegato e un’e-
patomegalia può dare compressione e schiacciamento, con conseguente
dilatazione e stasi gastrica.
Il digiuno e leggermente meno spesso e vascolarizzato del duodeno e le
placche del Peyer nella lamina propria si fanno più evidenti procedendo
verso l’ileo.
L’ileo termina con una porzione dilatata che prende il nome di sacculo
rotundo, o tonsilla cecale.
Si trova nel quadrante sinistro dell’addome ed è un tessuto linfoide
con aspetto a nido d’ape.
Si apre nell’ampulla coli a livello della giunzione tra ileo, colon e ceco.
La valvola ileo-cecale permette il passaggio del chimo nel ceco.
2.9.9 IL GROSSO INTESTINO

Costituito da ceco e colon è la porzione più sviluppata del comparto


gastroenterico del coniglio (Fig. 8).

32
indice

LA MEDICINA DEI PICCOLI MAMMIFERI


PARTE 1: IL CONIGLIO — 2. CENNI DI ANATOMIA E FISIOLOGIA

2.9.10 IL CECO

Nel coniglio è più sviluppato che in qualunque altra specie in rappor-


to alla massa corporea.
Ha dieci volte la capacità dello stomaco e ospita il 40% del contenuto
intestinale.
Ha una parete molto sottile (quindi va manipolato con grande cautela,
sia nel corso delle manualità cliniche che chirurgiche) e gira su se stesso
tre volte prima di terminare nell’appendice vermiforme, una porzione tu-
biforme a fondo cieco, ricca di tessuto linfatico e atta alla produzione di
bicarbonati che tamponano l’acidità cecale e concorrere alla formazione
di una “pasta” cecale semi-fluida.
Il compito del ceco è quello di consentire il processo di fermentazione
della cellulosa e delle proteine ad opera del microbiota, con produzione
di acidi grassi volatili direttamente assorbiti dall’epitelio e riversati nel
circolo sanguigno.
Il contenuto cecale cambia valore di pH su ritmo circadiano, è alcali-
no il mattino e acido la sera, per un continuo cambio di equilibrio delle
componenti del microbiota.

33

Potrebbero piacerti anche