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APPARATO DIGERENTE

B
Bocca
La bocca o cavità orale è l'orifizio attraverso cui gli animali si cibano ed è la prima parte
dell'apparato digerente. Le funzioni della bocca sono numerose, avendo essa un ruolo nella
fonazione e nella comunicazione, nella masticazione e digestione, nella respirazione, nella
difesa immunitaria.
Indice

 1 Descrizione
 2 Anatomia macroscopica
o 2.1 Vestibolo
o 2.2 Cavità boccale
o 2.3 Istmo delle fauci
 2.3.1 Strutture annesse alla cavità orale
o 2.4 Lingua
 2.4.1 Ghiandole salivari
 2.4.2 Denti

Descrizione
Nell'uomo è definita in avanti dalle labbra, lateralmente dalle guance, posteriormente dalla parete
posteriore della faringe, superiormente dal palato, inferiormente da un pavimento muscolare, teso
all'interno dell'arco formato dalla mandibola.

Si può distinguere

 anteriormente il vestibolo, delimitato posteriormente dalle arcate dentali, e anteriormente


dalle labbra
 la cavità orale vera e propria con inferiormente il solco sottolinguale, la quale a bocca
chiusa è occupata interamente dalla lingua,
 l'orofaringe, detta anche istmo delle fauci, individuata anteriormente da un piano passante
lungo il margine posteriore del muscolo palato-faringeo.

Anatomia macroscopica
Vestibolo

Presenta una forma a ferro di cavallo ed è la cavità compresa lateralmente tra la superficie
mediale delle guance, anterioremente dalla superficie posteriore delle labbra, e medialmente dal
versante esterno delle arcata gengivo-dentaria superiore ed inferiore. Quando la mandibola è
serrata, si osserva unicamente uno dei tre annessi orali: i denti.

Cavità boccale

È la cavità interna della bocca, racchiusa lateralmente e ventralmente dalle arcate gengivo-
dentarie, superiormente dai processi palatini delle ossa mascellari e dall'osso palatino
costituenti, nell'insieme il palato duro, dorsalmente al quale si ha palato molle di natura mucoso-
muscolare; il pavimento da cui emerge la lingua, il secondo annesso orale di natura mucoso-
muscolare. Dorsalmente si apre nell'istmo delle fauci.
Istmo delle fauci

Rappresenta l'area di passaggio tra bocca e tratto orofarnigeo della faringe; è formata da due
strutture arcate definite arco anteriore ed arco posteriore che si rastremano all'apice, in cui è
individuabile l'ugola ed il velo palatino. Alla base degli archi è presente la tonsilla linguale, lungo
i "montanti" degli archi, all'interno di cavità di forma triangolari, poste controlateralmente, si hanno
le tonsille palatine. Queste tre strutture, insieme alle due tonsille tubariche, poste dorsalmente alle
coane nasali, caudalmente agli orifizi che immettono nelle tube uditive ed alla tonsilla faringea
posta nella porzione cranio-mediale della rinofaringe ed ai nuclei linfatici faringei, costituiscono
un presidio linfatico immunitario chiamato anello di Waldeyer.

Strutture annesse alla cavità orale

Si distinguono:

 denti;
 lingua;
 ghiandole salivari;

Lingua
La lingua è un muscolo molto mobile, che serve per raccogliere il cibo ed aiutare a spingerlo
nell'esofago attraverso la faringe. Sulla lingua si trovano le papille gustative, che ci permettono di
sentire il gusto del cibo. Esistono diverse forme di papille gustative:

 circumvallate, formazioni rotondeggianti molto sporgenti disposte secondo una V nella


parte posteriore della lingua:sono presenti in numero di circa 12-14; presentano un vallo
profondo in cui sboccano i dotti delle ghiandole di von Ebner;inoltre nell'epitelio delle
papille circumvallate si trovano i calici gustativi;
 filiformi, piccole sporgenze filamentose, le più numerose sul dorso della lingua;
 fungiformi, più grosse rispetto alle altre e simili a funghi;
 foliate,costituite da laminette parallele sporgenti separate da solchi poste ai lati della lingua.

E’ innervata dal V,VII, IX e XII paio di nervi cranici.

E’ vascolarizzata dalla Arterie Linguali della Carotide Esterna. Le Vene defluiscono nella
Giugulare Esterna

Ghiandole salivari
Le ghiandole salivari sono collocate nell'area della bocca, nonché in alcuni tessuti della faccia e del collo. Le
più grandi e conosciute sono la ghiandola parotide (di tipo acinoso-composto), la sottomandibolare (di
tipo tubulo-acinoso), nonché la sottolinguale.. Oltre a queste ghiandole salivari maggiori esistono centinaia
di minuscole ghiandole chiamate "salivari minori" che risultano localizzate nelle labbra e nella mucosa
interna dalla bocca fino alla gola.

Esse producono la saliva che contiene una soluzione antibiotica, il lisozima, ed enzimi come la
ptialina che rompe le molecole d'amido e le trasforma in zuccheri semplici.
- La ghiandola parotide è la più grossa; è collocata nella loggia parotidea del collo,
posteriormente al ramo della mandibola e anteriormente al muscolo sternocleidomastoideo.
Il suo dotto escretore è detto dotto di Stenone: è un canale lungo fra i 4 e i 5 centimetri che
attraversa il muscolo buccinatore per poi aprirsi nel vestibolo della bocca in prossimità del
secondo molare dell'arcata gengivo-dentaria superiore.
- La ghiandola sottomandibolare è collocata sotto la mandibola e produce circa il 60% del
secreto salivare totale. Il dotto di Wharton è il suo dotto escretore È lungo circa 4-5cm e ha
un calibro di 3mm. Si apre a lato del frenulo linguale.
- La ghiandola sottolinguale è situata a ridosso della fossetta sottolinguale della mandibola.
e il dotto del Wharton, lateralmente con la mandibola.È fornita di 10-20 dotti escretori che si
aprono indipendentemente nel solco alveolodentale.
Talvolta è presente un dotto di dimensioni maggiori detto dotto di Bartolini che si apre in
prossimità del dotto di Warthon
Denti
I denti sono gli organi della masticazione, essi infatti triturano il cibo, e con l'aiuto della lingua e
della saliva lo riducono in piccoli frammenti . I "denti da latte" sono 20 e compaiono i primi mesi
dopo la nascita (8 incisivi, 4 canini e 8 molari). I "denti definitivi" si completano intorno all'età di
20 anni. La "dentizione definitiva" è costituita da 32 denti: 8 incisivi, 4 canini, 8 premolari e 12
molari.

I denti sono strutture durissime, che si trovano all'interno del cavo orale. La funzione primaria
dell'insieme dei denti (la dentatura) è quella, oltre quella fonoetica ed estetica, della masticazione
del cibo. Le radici dei denti sono coperte dalle gengive. Il processo di formazione dei denti è
chiamato odontogenesi ed inizia fin dalle prime settimane successive al concepimento.

Le dentizioni e l'anatomia umana


Agli uomini, nel corso del loro sviluppo, spuntano due dentizioni. La prima è rappresentata dai
denti da latte, o temporanei o caduchi, o ancora decidui che cominciano a spuntare in genere verso
il sesto mese di vita. All'età di due anni, di solito, un bambino ha venti denti. La seconda
dentizione, è composta dei denti permanenti. Il germe dentario, da cui si sviluppano i denti
permanenti, è presente all'interno delle gengive, nascosto dai denti da latte. Quando il bambino ha
circa sei anni, i denti permanenti cominciano a svilupparsi e sospingono via i denti decidui. Questo
processo dura per sei anni (si continua per vent'anni solo per i "denti del giudizio") ed al suo
termine l'uomo adulto è provvisto di trentadue denti.

Nell'uomo, si distinguono gli incisivi, i canini, i premolari e i molari. Per indicare speditamente il
numero ed il tipo di denti presenti si fa uso della formula dentaria. In essa, viene espressa,
mediante numeri, la quantità di denti presenti su ciascuna metà arcata dentaria superiore ed
inferiore. Il tipo dei denti è espresso con l'iniziale maiuscola dei vari nomi dei denti.

Pertanto, su entrambe le metà arcate superiore ed inferiore, e partendo dal centro stesso dell'arcata
ha: 4 incisivi, 2 canini, 4 premolari e 6 molari. Raddoppiando ciascuno di questi numeri, poiché
due sono le metà arcate superiori e due le metà inferiori, si avranno: 8 incisivi, 4 canini, 8
premolari e 12 molari. Sommando questi numeri, si ottengono in totale i 32 denti.

Faringe
V. App. Resp.

L’ Esofago

Indice
 1 Anatomia Macroscopica
o 1.1 Parte Cervicale
o 1.2 Parte Toracica
o 1.3 Parte Diaframmatica
o 1.4 Parte Addominale
o 1.5 Vascolarizzazione
o 1.6 Innervazione

Anatomia Macroscopica
L'esofago è un tratto del canale alimentare che decorre rettilineo dall’alto verso il basso e
leggermente da destra verso sinistra, dalla 6ª vertebra cervicale fino alla 11° toracica, per una
lunghezza complessiva di circa 25 cm, facendo seguito alla faringe e andando a terminare nello
stomaco attraverso un orifizio chiamato cardias.

L'esofago presenta lungo il suo decorso tre curvature, di cui una sul piano sagittale e due su
quello frontale. Fino alla 4ª vertebra toracica l’esofago segue la convessità anteriore del rachide,
discendendo addossato a quest’ultimo e spostandosi lievemente a sinistra rispetto all'asse mediano.
A questo punto si distacca dalla colonna, descrivendo una curvatura a convessità posteriore poi,
incrociando l’arco aortico, viene deviato più descrivendo prima una leggera curva a concavità destra
e immediatamente al di sotto di esso, una seconda più decisa curvatura a sinistra. Il lume esofageo è
una cavità virtuale, infatti a riposo presenta una forma stellata per la presenza di pliche
longitudinali, ossia sollevamenti della tonaca mucosa e della sottostante sottomucosa. Il lume
diventa reale al passaggio del bolo alimentare.

Si tratta del tratto più stretto del canale digerente e nella sua lunghezza presenta quattro
restringimenti:

 Il primo è in corrispondenza della sua origine dalla faringe e presso la cartilagine cricoide
(cricoideo)
 il secondo nella porzione dove incrocia posteriormente l'arco aortico (aortico)
 il terzo presso il bronco sinistro (bronchiale)
 il quarto nella sua porzione interna al diaframma (diaframmatico).

Negli intervalli tra ciascun restringimento sono presenti dei segmenti dilatati, che prendono il nome
di fuso cricoaortico, fuso broncodiaframmatico ed imbuto precardiale.

L'esofago è divisibile in un tratto cervicale (4-5 cm), uno toracico (16 cm), uno diaframmatico
(1-2 cm) ed uno addominale (3 cm).

Le suddivisioni dell'esofago

Parte Cervicale

La parte cervicale è compresa tra il corpo della 6ª vertebra cervicale e il margine superiore della 2°
toracica. Anteriormente è connessa con la parete membranosa della trachea da tessuto connettivo
lasso e da fasci del muscolo tracheoesofageo, solo una parte della faccia anteriore dell’esofago è
libera e contrae rapporti con il lobo sinistro della tiroide, il muscolo sternoioideo, lo sternotiroideo e
il nervo ricorrente sinistro. Posteriormente è in rapporto con la fascia cervicale profonda, da cui è
separato dallo spazio retroesofageo, diretta continuazione dello spazio retrofaringeo, e attraverso
essa con la colonna vertebrale; lateralmente con le arterie carotidi comuni destra e sinistra e, solo a
destra, con il nervo ricorrente destro.

Parte Toracica

Decorre nel mediastino posteriore dalla 2° toracica fino al diaframma. È diviso in due tratti
dall’incrocio con il bronco sinistro:

 Tratto Epibronchiale: in rapporto anteriormente con la trachea e la parte iniziale del


bronco sinistro a cui è saldamente unito dal muscolo bronco esofageo, posteriormente con la
colonna vertebrale (fino alla 4° toracica); lateralmente, a destra la pleura mediastinica crea
uno spazio tra l’esofago e la vena azigos (interazigosesofageo), che a livello della 4°
toracica descrive un arco in avanti gettandosi nella vena cava superiore, a sinistra invece è in
contatto con la pleura mediastinica del polmone sinistro, con l’arco dell’aorta e col tratto
iniziale dell’aorta discendente.

 Tratto Ipobronchiale: anteriormente è in rapporto con i linfonodi della biforcazione e con


la faccia posteriore del pericardio, posteriormente si distacca dalla colonna vertebrale
portandosi in avanti, e dietro l’esofago decorreranno quindi la vena azigos (a destra),
l’emiazigos (a sinistra), il dotto toracico e l’aorta discendente; lateralmente trae rapporto con
i nervi vaghi che entrando in contatto con la parete esofagea si dividono ciascuno in due
rami (anteriore e posteriore), che si riuniscono anteriormente nel tronco comune anteriore, e
posteriormente nel tronco comune posteriore.

Parte Diaframmatica

Corrisponde al breve tratto che si impegna nell’orifizio esofageo del diaframma, è a contatto su tutti
i lati con il muscolo stesso; talvolta da quest’ultimo si può distaccare un fascetto muscolare che si
porta alla parete esofagea, e che prende il nome di muscolo frenoesofageo.

Parte Addominale

Si mette in rapporto anteriormente con la faccia posteriore del lobo sinistro del fegato,
posteriormente con l’aorta addominale ed i pilastri mediali daframmatici, a destra con il lobo
caudato del fegato e a sinistra con il fondo dello stomaco. Anche in questo tratto i rami del vago
continuano a formare i due tronchi.

Vascolarizzazione

 Arterie: La parte cervicale dell'esofago è vascolarizzata dai rami esofagei dell'arteria


tiroidea inferiore sinistra e destra, che distaccatisi dal ramo principale decorrono
anteriormente ed inferiormente all'esofago, nello spazio compreso tra questo e la trachea,
dove si anastomizzano. La parte toracica è vascolarizzata dai rami bronchiali dell'aorta
toracica, che si dipartono dall'aorta subito al di sotto dell'arco aortico, dirigendosi
anteriormente alla trachea ed anteriormente all'esofago, e dai rami esofagei dell'aorta, che si
dipartono obliquamente tendendo ad abbracciare l'organo. La parte diaframmatica e
addominale è vascolarizzata da rami esofagei dell'arteria gastrica sinistra e frenica
sinistra, che attraversano il diaframma e si portano anteriormente all'esofago.

 Vene: Il sangue è drenato nella tonaca sottomucosa dell'esofago e poi in plesso


periesofageo tributario che da origine alle vene esofagee, che confluiscono nella vena
azygos, la quale decorre verticalmente a destra lungo l'esofago. Alcune vene esofagee
drenano nella vena emiazygos, che segue la direzione dell'azygos ma è posta a sinistra,
nell'emiazygos accessoria e nelle vene intercostali anteriori e posteriori (rami laterali
dell'emiazygos e dell'azygos) che seguono l'andamento delle coste. Le vene della parte
cervicale dell'esofago confluiscono nella vena tiroidea inferiore, ramo della vena cava
superiore. Le vene esofagee addominali confluiscono nella vena gastrica sinistra a livello
dell'apertura esofagea inferiore, poi drenano nella vena porta.

 Linfatici: drenano ai linfonodi cervicali profondi, paratracheali, mediastinici posteriori e


gastrici superiori.

Innervazione

 Dal vago, dal ricorrente e dall’ortosimpatico; è strutturata in due plessi, situati tra gli
strati muscolari e la sottomucosa.

Stomaco
Lo stomaco è un organo dell'apparato digerente che svolge la seconda fase della digestione, quella
successiva alla masticazione.

Struttura macroscopica dello stomaco. Esso è costituito da:


1. Grande curvatura
2. Fondo
3. Parete gastrica
4. Corpo
5. Piccola curvatura
6. Orifizio del cardias
7. (manca)
8. (manca)
9. Sfintere pilorico
10. Antro pilorico
11. Canale pilorico e pliche
12. Incisura angolare
13. Canaletti gastrici

Indice
 1 Anatomia Macroscopica
o 1.1 Struttura
o 1.2 Arterie
o 1.3 Vene
o 1.4 Linfa
 2 Anatomia Microscopica
o 2.1 Tonaca mucosa

Anatomia Macroscopica
Struttura

Lo stomaco umano ha la forma di una sacca appiattita in senso antero-posteriore; mostra un


maggior asse verticale nel longilineo mentre nel brevilineo tende ad assumere un maggior asse
orizzontale. Presenta all'osservazione una faccia anteriore e una posteriore, un margine destro
concavo o piccola curvatura e un margine sinistro convesso o grande curvatura. La piccola
curvatura forma il margine postero-superiore dello stomaco, si estende verso destra ed
inferiormente per poi risalire più dolcemente a livello dell'incisura angolare, e scendere
ulteriormente terminando a livello del piloro. Su di essa si inseriscono anteriormente il legamento
epato-gastrico, che connette fegato e stomaco, e che continuando nel legamento epato-duodenale
costituisce il piccolo omento. La grande curvatura è dalle quattro alle cinque volte più lunga della
piccola curvatura circa 40 cm, origina presso l'incisura cardiale per poi risalire formando il
margine cupoliforme del fondo dello stomaco , arrivando fino all'esofago , quindi, a partire
dall'apice del fondo (il punto di massima convessità, appena sotto il capezzolo) si dirige
inferiormente e medialmente fino a raggiungere il solco intermedio, che divide l'antro pilorico dal
canale pilorico. La grande curvatura è rivestita anteriormente dal peritoneo, mentre
lateralmente,più a sinistra le 2 lamine peritoneali (anteriore e posteriore)si uniscono per creare il
legamento gastrolienale, che connette la parete dello stomaco all' ilo splenico. Posteriormente è in
rapporto con il corpo e la coda del pancreas, nonché con una porzione del lobo sinistro del fegato;
sempre sulla parete della grande curvatura si viene a creare il legamento gastrocolico che
espandendosi dalla grande curvatura al colon trasverso, alla flessura colica dx e al duodeno
costituisce la radice anteriore del grande omento. La faccia anteriore o superiore dello stomaco è
rivestita dal peritoneo e contrae rapporti con il diaframma, con la milza, determinandone la faccia
gastrica, con parte dei lobi sinistro e quadrato del fegato e con il colon trasverso. La faccia
posteriore o inferiore dello stomaco contrae rapporti con la ghiandola surrenale sinistra, con il corpo
e la coda del pancreas, con l'aorta e le arterie lienali ed epatica, con la vena porta. È completamente
rivestita da peritoneo tranne in prossimità del cardias dove è a contatto con il diaframma.

Nello stomaco si riconoscono quattro porzioni principali (fondo, corpo, antro pilorico, canale
pilorico) e due orifizi (cardias, piloro).
 Cardias: rappresenta l'orifizio che collega stomaco ed esofago, esternamente questa
giunzione non è ricoperta da peritoneo e non presenta alcun ispessimento della tonaca
muscolare. Il cardias permette il passaggio del cibo imbevuto di saliva (bolo alimentare)
in una sola direzione, dall'alto verso il basso, e ne impedisce il reflusso nell'esofago grazie
ad una serie di meccanismi quali il mantenimento di un certo tono muscolare e fibre oblique
della tonaca muscolare interna dello stomaco che costituiscono una valvola virtuale che
occlude il lume. La demarcazione tra l'esofago e lo stomaco è rappresentata dalla linea Z,
costituita da una parte di mucosa gastrica che si approfonda per qualche centimetro
all'interno del lume esofageo per poi terminare con un profilo zigzagato e dalla struttura
squamosa o colonnare. La mucosa del cardias si solleva in rilievi caratteristici dette "rosette
mucose", le quali contribuiscono ad impedire il reflusso gastroesofageo.

 Fondo: è una porzione cupoliforme, che si appoggia posteriormente al diaframma,


distinguibile tracciando un'immaginaria linea orizzontale a partire dall'incisura cardiale. La
mucosa del fondo dello stomaco possiede pieghe temporanee che scompaiono del tutto
quando è disteso.

 Corpo: è la porzione più ampia, di forma sacciforme ad asse verticale, leggermente


inclinato a destra, e ristretta in basso. È compreso tra la base del fondo dello stomaco e
l'incisura angolare. La mucosa del corpo dello stomaco presenta pieghe gastriche
permanenti, diffuse in particolare nelle regioni postero-mediale, mediale e antero-mediale,
cioè nella zona prossimale alla piccola curvatura. Le pareti interne della grande curvatura
possiedono pieghe dai motivi più contorti e sempre più definite ed in rilievo man mano che
ci si sposta dal fondo dello stomaco al confine con l'antro pilorico. Ciò rallenta il passaggio
dei liquidi e del bolo alimentare. Si ipotizza che i liquidi possano transitare più velocemente
lungo la piccola curvatura rispetto alla grande curvatura, per questo le pieghe della prima
formano insieme quella che viene chiamata "via gastrica breve".

 Antro pilorico: è una porzione di forma cilindrica, che si dirige lateralmente e


superiormente rispetto al corpo. È compresa tra l'incisura angolare e il solco intermedio.
La sua mucosa interna è per la maggior parte liscia, ma in stato di contrazione si possono
notare pieghe rilevanti al confine con il canale pilorico; si tratta di pieghe longitudinali, più
simili a quelle della via gastrica breve che non a quelle della grande curvatura.

 Canale pilorico: è una porzione di forma emisferica, compresa tra il solco intermedio e il
piloro, si dirige inferiormente e lateralmente rispetto all'antro pilorico.

 Piloro: è uno sfintere muscolare che collega lo stomaco al duodeno, la cui posizione è
determinabile in base al restringimento del canale pilorico. È formato da fibrocellule
muscolari circolari lisce ispessite intrecciate con alcune fibre muscolari oblique.

Arterie

Tutte le arterie gastriche principali derivano dal tronco celiaco dell'aorta addominale. Questo si
ramifica in 3 grosse arterie, a sinistra l'arteria lienale, a destra l'arteria epatica comune, e
sempre a sinistra e verso l'alto l'arteria gastrica sinistra. Grazie al suo ampio e ramificato
circolo arterioso, le ischemie allo stomaco sono poco frequenti. Tuttavia, sono molto numerose le
possibili varianti delle arterie gastriche.

 L'arteria gastrica sinistra, a partire dal tronco celiaco, risale sino al cardias, dove si
ramifica in un ramo esofageo che sale verso l'esofago, per poi curvare e seguire l'andamento
della piccola curvatura dello stomaco, stando all'interno del peritoneo. Lungo la piccola
curvatura invia rami sia alla faccia superiore che a quella posteriore dello stomaco,
contribuendo quindi alla vascolarizzazione della zona cardiale, talvolta di una piccola parte
del fondo dello stomaco e della parte superiore del fondo dello stomaco nelle facce anteriore
e posteriore.

 L'arteria gastrica destra è un ramo dell'arteria epatica propria, essa decorre superiormente
all'arteria gastroduodenale, per poi scendere a livello del piloro e seguire la piccola
curvatura, anastomizzandosi con l'arteria gastrica sinistra. Come l'arteria gastrica sinistra,
invia ramificazioni alla parte superiore del canale pilorico, dell'antro pilorico e del corpo
dello stomaco, nelle loro facce anteriori e posteriori.

 Le arterie gastriche brevi, in numero variabile da 5 a 7, sono delle piccole arterie che si
ramificano a partire dall'arteria lienale, presso l'ilo della milza, esse risalgono fino a portarsi
anteriormente e posteriormente al fondo dello stomaco, anastomizzandosi con ramificazioni
dell'arteria gastrica sinistra e della gastroepiploica sinistra.

 L'arteria gastroepiploica sinistra è il ramo più grosso dell'arteria lienale e si diparte da


questa nella zona inferiore della faccia posteriore della milza, stando all'interno del
legamento gastrolienale. Da qui segue l'andamento della grande curvatura dello stomaco
inviando ramificazioni alle facce anteriore e posteriore, che si anastomizzano con le arterie
gastriche brevi e l'arteria gastrica sinistra. Irrora quindi la parte inferiore del fondo dello
stomaco. Alcune sue ramificazioni tuttavia penetrano nel grande omento irrorandone la parte
superiore.

 L'arteria gastroepiploica destra è un grosso ramo dell'arteria gastroduodenale. Segue la


grande curvatura dello stomaco, inviando ramificazioni anteriormente e posteriormente alla
zona inferiore del canale pilorico, dell'antro pilorico e di parte del corpo dello stomaco, per
poi anastomizzarsi con l'arteria gastroepiploica sinistra.

 L'arteria gastroduodenale è il ramo principale dell'arteria epatica comune. Decorre


inferiormente e posteriormente al piloro e al duodeno, per poi ramificarsi nell'arteria
gastroepiploica destra e nell'arteria pancreatico-duodenale antero-superiore.

 L'arteria gastrica posteriore non è sempre presente, quando lo è si tratta di un ramo


dell'arteria lienale che decorrendo posteriormente al corpo dello stomaco risale sino a
ramificarsi nella parte superiore di questo e nel fondo dello stomaco.

Vene

Le vene gastriche drenano principalmente nella vena porta, nella vena lienale e nella vena
mesenterica superiore. Come per le arterie, sono frequenti e numerose le varianti della
distribuzione venosa.

 La vena gastrica sinistra drena il sangue della parte addominale dell'esofago, tramite la
vena tributaria esofagea, della parte destra del fondo dello stomaco, della parte superiore
destra del corpo dello stomaco. Compie una sorta di semicerchio ondulato a partire dalla
piccola curvatura, riceve le tributarie esofagee a livello del cardias, per poi passare
anteriormente al tronco celiaco, alla vena cava inferiore, discendere, e confluire infine nella
vena porta.
 La vena gastrica destra drena il sangue della parte superiore sinistra del corpo dello
stomaco, dell'antro pilorico e del canale pilorico. Segue l'andamento della piccola curvatura
per poi risalire verticalmente e dirigersi posteriormente verso la vena porta. A livello del
piloro accoglie anche il sangue della vena prepilorica.

 Le vene gastriche brevi, in numero di 4-5, drenano il sangue del fondo dello stomaco e di
parte del corpo dello stomaco inferiore, per poi confluire nella vena lienale.

 La vena gastroepiploica sinistra drena il sangue della parte inferiore del corpo dello
stomaco, nonché alcune porzioni del grande omento. Decorre lungo la grande curvatura e
confluisce nella vena gastroepiploica destra, con cui si anastomizza.

 La vena gastroepiploica destra drena il sangue della parte inferiore destra del corpo dello
stomaco, dell'antro e del canale pilorico. Decorre lungo la grande curvatura ricevendo il
sangue della vena gastroepiploica sinistra, per poi confluire nella vena mesenterica
superiore. Può ricevere il sangue della vena pancreaticoduodenale superiore prima di
confluire nella mesenterica superiore.

 La vena gastrica posteriore, quando presente (o presenti) decorrono presso l'arteria


gastrica posteriore e drenano il sangue della parte posteriore centrale del corpo dello
stomaco e di parte del fondo dello stomaco, drenando nella vena lienale.

Linfa

I vasi linfatici dello stomaco rappresentano una parte della rete linfatica continua presente nella
parte superiore dell'addome, in particolare sono in continuità con quelli esofagei e con quelli
duodenali, ma anche con quelli pancreatici, epatici e splenici. I vasi linfatici propriamente detti si
possono descrivere come distribuiti in tre zone. La prima drena la parte superiore della faccia
anteriore e posteriore del fondo, del corpo, dell'antro pilorico e del canale pilorico. Questi vasi
confluiscono nei linfonodi cardiali (presso il cardias, all'interno del peritoneo) e nei linfonodi
soprapilorici (superiormente al piloro) i quali a loro volta drenano la linfa nei , nei linfonodi celiaci
(anteriormente al tronco celiaco). La seconda drena la parte inferiore delle facce anteriore e
posteriore del corpo, dell'antro e del canale pilorico. Questi vasi confluiscono nei linfonodi
sottopilorici (posti inferiormente al piloro e alla sua destra) e nei linfonodi gastroepiploici di destra.
Una terza zona drena la linfa della parte inferiore sinistra del corpo dello stomaco e la parte sinistra
del fondo dello stomaco. I suoi vasi drenano nel linfonodo gastroepiploico sinistro il quale a sua
volta fa confluire la linfa nei linfonodi lienali, posti presso l'ilo della milza. La linfa drenata in
tutto lo stomaco confluisce infine verso i linfonodi celiaci e da qui verso la cisterna del chilo.
Intestino Tenue
Si divide in Duodeno, Digiuno ed Ileo.
Duodeno

Il duodeno è uno dei tre segmenti (insieme al digiuno e all'ileo) in cui si suddivide l'intestino
tenue. È anche detto intestino tenue fisso per distinguerlo dalle altre due porzioni, definite invece
mesenteriali. Infatti per merito del mesentere, le due porzioni più distali dell' intestino tenue,
hanno una mobilità notevolmente maggiore del duodeno. Il duodeno riceve la bile, portata dal dotto
coledoco, e il succo pancreatico, che giunge dal condotto del pancreas. Questi due prodotti di
secrezione di fegato e pancreas, sfociano in duodeno tramite la papilla maggiore, la quale è munita
di uno sfintere (anello di muscolatura liscia) detto sfintere di Oddi. Un'altra fondamentale funzione
del duodeno è quella di neutralizzare l'acidità del chimo gastrico mediante la secrezione alcalina
delle ghiandole del Brunner, ghiandole che ne differenziano la struttura rispetto al resto
dell'intestino tenue.
Indice
 1 Anatomia macroscopica
o 1.1 La porzione superiore
o 1.2 La porzione discendente
o 1.3 La porzione orizzontale
o 1.4 La porzione ascendente
 2 Configurazione interna
 4 Vascolarizzazione e innervazione

Anatomia macroscopica
Il duodeno rappresenta la prima porzione dell'intestino tenue, nonché quella con calibro, fissità
maggiore e lunghezza minore, mediamente 20-25 cm. Origina dal canale pilorico dello stomaco e
possiede una forma a "C", la cui concavità abbraccia la testa del pancreas, continuando, poi, nel
digiuno. Si tratta di un organo retroperitoneale (eccetto i primi 2,5 cm, che sono intraperitoneali),
essendo accollato alla parete posteriore della cavità addominale, dietro il peritoneo parietale, ed è
formato da quattro porzioni: superiore, discendente, orizzontale e ascendente, che possono
essere anche nominate prima, seconda, terza e quarta porzione del duodeno.

La porzione superiore

La porzione superiore o prima parte del duodeno, è costituita da un tubo di forma cilindrica che
origina dal piloro, a destra della linea mediana, e si dirige postero-lateralmente per un tratto con una
lunghezza media di circa 5 cm, terminando con la flessura duodenale superiore. È la porzione più
mobile di questo tratto dell'intestino. Il peritoneo viscerale ne ricopre la faccia anteriore e la parte
superiore della faccia posteriore, contribuendo alla formazione della parete anteriore del foro
epiploico. Il margine superiore del duodeno fornisce inserzione per i due foglietti del piccolo
omento (legamento epato-duodenale) che ne rappresenta la pars tensa, mentre il margine
inferiore per una parte del margine superiore del grande omento. Negli ultimi centimetri della prima
porzione il peritoneo ricopre solo la faccia anteriore. La prima parte del duodeno ha rapporto
anteriormente con il lobo destro del fegato e il corpo della cistifellea, inferiormente con la testa del
pancreas, posteriormente con la parete addominale posteriore e il margine mediale del rene di
destra. A sinistra continua nello stomaco attraverso il piloro, a destra si continua con la seconda
parte del duodeno attraverso una curva ad angolo retto denominata flessura duodenale superiore.

La porzione discendente

La porzione discendente o seconda parte del duodeno si presenta come un condotto cilindrico a
direzione verticale che si estende nello spazio sottomesocolico. È diretta continuazione della
porzione superiore attraverso la flessura duodenale superiore e si continua con la parte
orizzontale attraverso la flessura duodenale destra.

La seconda parte del duodeno è in rapporto anteriormente con il colon ed il mesocolon trasversi,
con le anse dell'intestino tenue mesenteriale e con il mesentere, posteriormente con la parete
addominale posteriore, il margine mediale del rene di destra, lateralmente a destra con la faccia
viscerale del lobo destro del fegato, medialmente a sinistra con la testa del pancreas.
La porzione orizzontale

La porzione orizzontale o terza parte del duodeno è orientata sul piano orizzontale; origina a
destra della linea mediale dalla flessura duodenale destra, oltrepassa la linea mediale e raggiunge a
sinistra della stessa la flessura duodenale sinistra, dove si continua con la porzione ascendente.

È in rapporto in alto con la testa del pancreas, in basso con la radice del mesentere, anteriormente
con le anse del tenue mesenteriale, posteriormente con la parete addominale posteriore.

La porzione ascendente

La porzione ascendente o quarta parte del duodeno è posta a sinistra della linea mediana; origina
dalla flessura duodenale sinistra e si dirige in alto fino a continuarsi nel digiuno attraverso la
flessura duodenodigiunale.

Ha rapporto anteriormente con il colon ed il mesocolon trasversi e le prime anse del digiuno,
posteriormente con il corpo del pancreas, medialmente con la testa del pancreas.

Configurazione interna
Visto internamente il duodeno presenta una tonaca mucosa sollevata nelle cosiddette pieghe
circolari. Tali pieghe sono costituite sia da mucosa che dalla tonaca sottomucosa, che si solleva
spingendo in alto anche la mucosa stessa. Unica eccezione è la porzione superiore che si presenta
invece liscia.

Sulla parete mediale della porzione discendente si nota inoltre una piega longitudinale che si
estende nel terzo medio di questa parete. Tale piega corrisponde allo sbocco in duodeno
dell'ampolla duodenale di Vater e dell'ampolla duodenale minore.

La prima rappresenta il tratto intramurale comune al coledoco ed al dotto pancreatico maggiore di


Wirsung, mentre la seconda rappresenta lo sbocco in duodeno del dotto pancreatico minore.

Digiuno (intestino)
Il digiuno è la seconda parte dell' intestino tenue. Inizia dal legamento di Treitz, dopo il duodeno,
ed è seguito dall'ileo.

Presenta numerose valvole conniventi, che progressivamente diminuiscono fino a non essere
presenti nelle ultime
L'intestino tenue mesenteriale è completamente avvolto dal peritoneo che lo tiene ancorato alla
parete addominale posteriore mediante un meso a ventaglio (mesentere).

Nell'intestino tenue si trovano i villi intestinali, piccolissime strutture molto utili al processo
digestivo, in quanto, essendo delle pieghe della parete interna dell'intestino tenue, aumentano di
molte volte la superficie interna di questo organo massimizzando e velocizzando il processo di
assorbimento delle sostanze nutritive.
Intestino crasso

L'intestino

Anatomia macroscopica
Struttura generale
L'intestino crasso o grande intestino è la seconda ed ultima parte dell' apparato digerente dove il
chimo si trasforma in chilo.

La sua funzione è quella di assorbire l'acqua rimanente dai resti indigestibili del cibo. Lungo
mediamente 170 cm, con un diametro di circa 7 cm, l'intestino crasso consiste nel cieco e nel colon.
L'intestino è circa un quinto di tutto il canale intestinale. Anatomicamente viene suddiviso in sei
tratti che vengono rispettivamente chiamati: cieco, colon ascendente, colon trasverso, colon
discendente, sigma e retto.

L'intestino crasso, detto anche colon, rappresenta il tratto finale del canale digestivo e si estende
dalla valvola ileociecale all'ano. La sua struttura tubulare e gibbosa è simile ad una "M" curvilinea
che contiene la maggior parte dell'intestino tenue fatta eccezione per la prima e parte della seconda
porzione del duodeno. La valvola ileociecale sbocca presso il cieco, dal quale origina inferiormente
l'appendice vermiforme, mentre superiormente esso prosegue nel colon ascendente che si porta
superiormente e posteriormente al rene destro e al lobo destro del fegato. Il colon ascendente si
piega antero-medialmente, determinando la flessura epatica, poi prosegue formando una convessità
antero-inferiore che va a costituire il colon trasverso, che passa davanti al pancreas, al rene sinistro
e alla milza, per piegarsi postero-inferiormente nel colon discendente, formando la flessura
splenica. Il colon discendente prosegue antero-inferiormente passando davanti alla cresta iliaca
sinistra per poi svoltare bruscamente a destra nel colon sigmoideo, il quale risale per un breve tratto
per scendere verticalmente a formare il retto, che da origine nella sua parte distale all'ampolla
anale, il cui orifizio è l'ano. L'intestino crasso, pur essendo più corto del tenue, è molto più spesso e
fisso e presenta una muscolatura longitudinale caratteristica, ispessita in tre bande longitudinali,
dette tenie, le quali decorrono entro la sierosa in tutto il viscere, fatta eccezione per il retto, che
non ne presenta. Le tre tenie sono la tenia libera, in posizione anteriore e opposta al mesocolon, la
tenia omentale, in posizione posterolaterale, e la tenia mesocolica, in posizione posteromediale e
presso il margine del mesocolon. Queste posizioni sono valide nel colon ascendente, ma soggette a
rotazione a causa delle flessure dell'organo, per cui, ad esempio, la tenia libera è inferiore nel colon
trasverso. Sulla superficie del colon sono presenti delle appendici sottoperitoneali di tessuto
adiposo, orientate piuttosto coerentemente in tutto l'organo, dette appendici epiploiche, fanno
eccezione il cieco, l'appendice vermiforme, la parte distale del colon sigmoideo e il retto. Le
gibbosità del colon, dette haustra, sono in parte dovute proprio alle tenie e si fanno più numerose
via via che si procede verso il colon sigmoideo. Generalmente, la diffusione delle haustra determina
uno spessore maggiore delle tenie: vi saranno quindi tenie sottili e poche haustra nel colon
ascendente e nel tratto prossimale del colon trasverso, rispetto al colon discendente o al colon
sigmoideo. Il cieco si trova in posizione retroperitoneale oppure è sospeso nella cavità peritoneale
tramite un proprio meso, il colon ascendente è retroperitoneale, il colon trasverso sporge dal
peritoneo grazie al mesocolon trasverso, il colon discendente è retroperitoneale, il colon
sigmoideo (così come gli ultimi centimetri del colon discendente) è sotteso da un mesosigma di
lunghezza variabile, ed infine il retto è retroperitoneale. La lunghezza del meso di ciascuna parte
dell'intestino crasso ne determina in gran parte la mobilità, per cui il cieco, dal meso molto corto,
avrà una mobilità scarsa, mentre maggiore mobilità possiede il colon trasverso, dal meso molto
lungo e mobile. Il mesocolon è formato da peritoneo che riveste tessuto adiposo e tessuto
connettivo, al cui interno scorrono vasi sanguigni, nervi e linfatici. Lo spazio virtuale che separa
il mesocolon dal peritoneo viscerale (quando essi sono a stretto contatto) è detto spazio
sottoperitoneale. Internamente la mucosa e la sottomucosa del colon sono sollevate nelle haustra,
che si presentano come pieghe le quali circondano parzialmente il lume dell'organo, spesso una
haustra molto rilevata è seguita da una meno rilevata. La conformazione generale delle haustra
permette al medico durante l'endoscopia di riconoscere quale parte del colon stia esplorando. Nel
cieco le haustra formano un caratteristico motivo detto "a trifoglio", determinato dalla
confluenza delle tre tenie, nell'appendice la mucosa è spiralizzata, nel colon ascendente sono
semilunari, occupano circa un terzo del lume e sono poco profonde, mentre nel colon trasverso
determinano una forma triangolare. Nel colon discendente le pieghe sono più spesse e più corte
e nell'insieme danno al lume un aspetto a spirale, mentre nel colon sigmoideo è circolare e presenta
grandi pieghe mucose multiple, infine nel retto le pieghe sono ampie e trasversali, con evidenti
reticoli venosi nella mucosa. Le varie zone dell'intestino crasso sono distinguibili anche per il
colore della mucosa. Il cieco e il colon ascendente presentano una mucosa di colore rosa, il colon
trasverso rosa pallido, il colon discendente un rosa vivo ed omogeneo, il colon sigmoideo un
rosa-giallastro ed infine il retto di colore rosso-giallastro.

Cieco

Il cieco, prima parte dell'intestino crasso o colon, è una sacca intestinale di forma conica o
quadrilatera posta nella fossa iliaca destra, in cui sbocca prossimalmente l'ileo e che prosegue
distalmente nel colon ascendente. La sua lunghezza media è di 6-7 cm, il suo diametro di 7,5 cm.
Dalla sua parete inferiore, in posizione posteromediale e presso lo sbocco dell'ileo, origina
l'appendice vermiforme, un sottile e lungo diverticolo intestinale che si proietta nella cavità
addominale con una certa variabilità a seconda del soggetto. Nella parete postero-mediale del cieco,
superiormente all'orifizio dell'appendice vermiforme e a livello del passaggio tra cieco e colon
ascendente, si apre la valvola ileociecale, che permette la comunicazione tra il cieco e l'ileo e la
continuità dei due intestini. Endoscopicamente la valvola ileociecale talvolta assume una
caratteristica forma detta "a trifoglio" costituita da un labbro superiore posto orizzontalmente nel
lume ed uno inferiore, dalla forma più allungata e concava che prosegue su entrambi i lati
fondendosi con il labbro superiore a formare dei rilievi poco sporgenti, i frenuli della valvola
ileociecale. Il lume in questo caso risulta una fessura stretta od ovalare e schiacciata. Spesso però
la valvola ileociecale, soprattutto in vivo, appare come una papilla piuttosto sporgente che si
aggetta nel lume del cieco, con un lume dalla forma circolare, ovalare o stellata, le cui pareti
tendono a rientrare nel lume. La mucosa e la muscolatura circolare dell'ileo raddoppiano
ripiegandosi su se stesse in corrispondenza dei labbri della valvola, per poi continuarsi nella parete
del cieco e quindi del colon. Non raddoppia invece la muscolatura longitudinale che invece invia
fibre valvolari di rinforzo che costituiscono il core muscolare sostenente questa struttura, emettendo
anche un fascio per la tenia del colon. Da ciascun labbro fascetti longitudinali si distaccano e vanno
ad unirsi al fascetto della tenia staccatosi in precedenza per formarne la struttura muscolare. La
valvola permette il flusso del chimo dall'ileo al cieco, ma contraendosi e chiudendosi può anche
impedirne il reflusso in senso opposto, in caso di sovradilatazione del cieco. Il cieco è la porzione
più dilatabile e più sollecitata in senso dilatatorio di tutto il colon, data la sua necessità di accogliere
grandi quantità di chilo (di cui inizia l'assorbimento), in entrata dalla valvola ileociecale prima che
siano sospinte verso il colon ascendente. E' in rapporto anteriormente di norma con il peritoneo
parietale e le fasce connettivali e muscolo-aponeurotiche della parete addominale anteriore, ma
talvolta è possibile l'interposizione di alcune anse intestinali dell'ileo e sopra di esse del grande
omento. Posterioremente è in rapporto con il tratto terminale dell'ileo, con il nervo cutaneo femorale
laterale, femorale e genitofemorale, con l'arteria e la vena genitali, con il muscolo iliaco e con il
muscolo grande psoas (più precisamente con le rispettive fasce iliaca e dello psoas, da cui è
separato dalla presenza di una scarsa quantità tessuto connettivo lasso) e talvolta con l'appendice
vermiforme, qualora si trovasse nello spazio retrociecale. A destra delle pieghe ciecali lo ancorano
alla parete addominale, da cui è separato dal solco paracolico di destra. Inferiormente può essere in
rapporto con arteria e vena iliache esterne. A sinistra è in rapporto con il mesentere, con il tratto
terminale dell'ileo e con la piega ileo-ciecale inferiore.

Appendice
L'appendice è un diverticolo vermiforme o tubulare con una lunghezza variabile da uno a venti
centimetri che origina dalla parete postero-mediale del cieco, un paio di centimetri sotto la
valvola ileociecale. La sua tonaca muscolare è formata dalla confluenza delle tre tenie
muscolari del colon, che si assottigliano e si fondono; generalmente dove termina la tenia anteriore
ha origine l'appendice. In endoscopia, l'orifizio dell'appendice ha una forma variabile, generalmente
si tratta di una piccola fessura, ma in alcuni casi si presenta un orifizio più ampio di forma
circolare, oppure un orifizio obliterato, in particolare nei soggetti adulti o anziani. Spesso l'orifizio è
fiancheggiato da pliche mucose. La posizione dell'appendice rispetto al cieco e all'ileo è molto
variabile. Comunemente la si può reperire nello spazio retrociecale (appendice retrociecale)
ovvero posteriormente al cieco, può avere andamento orizzontale e decorrere dietro al cieco e al
colon ascendente (retrocolica), oppure infero-medialmente verso la pelvi (pelvica), in tal caso può
essere in rapporto con le tube e con l'ovaio destro nella femmina. Meno frequentemente può
decorrere lungo il margine destro o sinistro della porzione inferiore del cieco (paracolica),
inferiormente sotto il cieco (sottociecale), sulla parete anteriore e con decorso superiore al cieco
(preciecale) può assumere un andamento orizzontale (detto a "a ore 3"), può decorrere
superiormente ed anteriormente alla porzione terminale dell'ileo (preileale), o posteriormente e
superiormente ad esso (retroileale). La sua posizione è influenzata dall'inserzione su di essa, sul
cieco e sulla porzione terminale dell'ileo, di un mesenteriolo di forma triangolare, che assieme al
legamento del Treves (le due strutture sono in continuità) forma il recesso ileociecale inferiore.
Nel mesenteriolo dell'appendice decorre l'arteria appendicolare e i suoi rami che vascolarizzano
l'omonima struttura. L'appendice è in rapporto in posizione variabile con il cieco, può essere in
rapporto anteriormente o posteriormente con la porzione terminale dell'ileo, e, con l'interposizione
del peritoneo, posteriormente con il muscolo grande psoas e il muscolo iliaco, l'arteria e la vena
genitali, l'arteria e vena iliaca esterna, il nervo genitofemorale e il cutaneo femorale laterale,
anteriormente con la parete addominale anteriore e medialmente con l'ovaio destro e la tuba uterina
destra.

Colon Ascendente

Il colon ascendente, prosecuzione superiore del cieco, è lungo 15-20 cm, con calibro inferiore e
minore distensibilità rispetto ad esso. Si porta sino alla porzione inferiore del lobo destro del
fegato, su cui lascia un'impronta poco profonda (impronta colica), poi piega bruscamente a sinistra,
formando la flessura epatica e proseguendo nella porzione trasversale del colon. E' ricoperto dal
peritoneo sulla sua parete anteriore e su quelle laterali, dove forma le docce parietocoliche di
sinistra e destra; risulta quindi retroperitoneale. E' in rapporto anteriormente con la porzione
inferiore del lobo destro del fegato e il fondo della cistifellea, con il grande omento e con il
peritoneo parietale della parete addominale anteriore, posteriormente con la fascia renale che lo
separa dal rene destro, con la fascia iliaca, la fascia dello psoas, il quadrato dei lombi, l'aponeurosi
del trasverso dell'addome, i nervi ileoinguinale, ileoipogastrico e cutaneo femorale laterale. Esso è
vascolarizzato da arteria colica di destra e dall'arteria ileo-colica. La vena che diparte è la
colica di destra che sfocia nella mesenterica superiore. L'innervazione avviene grazie al plesso
mesenterico superiore.

Colon Trasverso
Il colon trasverso, prosecuzione del colon ascendente, è lungo circa 50 cm, ed è compreso tra la
flessura epatica (flessura colica destra) e la flessura splenica (flessura colica sinistra). Forma
una curva postero-inferiore variabile da soggetto a soggetto, con una concavità diretta
posteriormente e superiormente, per poi piegarsi bruscamente in basso formando la flessura
splenica e dare origine al colon discendente. Talvolta questa concavità è tale da raggiungere la
pelvi. Possiede un maggior numero di appendici epiploiche rispetto al colon ascendente. E'
rivestito completamente da peritoneo, fatta eccezione per quella parte della flessura epatica che
aderisce al fegato. Presso la superficie laterale della flessura splenica, il peritoneo viscerale è
connesso dal legamento frenocolico al diaframma. Anteriormente, il colon trasverso è in rapporto
con il VI segmento del fegato (presso la flessura epatica), con la grande curvatura dello stomaco, il
grande omento e talvolta con la cistifellea. Posteriormente è connesso al margine anteriore del
pancreas mediante il mesocolon trasverso, è in rapporto con la seconda, terza e quarta parte del
duodeno, con la milza (presso la flessura splenica), il rene sinistro da cui è diviso dalla fascia
perirenale e la vena mesenterica inferiore. Inferiormente è in rapporto con il digiuno, superiormente
con la coda del pancreas.

Colon Discendente

Il colon discendente, continuazione del colon trasverso, è lungo circa 25 cm, e si dirige
inferiormente, anteriormente e medialmente oltre la flessura splenica, continuandosi nel colon
sigmoideo dopo essersi curvato verso destra, formando una concavità supero-mediale. E'
retroperitoneale, per cui ricoperto dal peritoneo anteriormente e lateralmente. Ha un calibro
minore rispetto al colon ascendente, ma più appendici epiploiche. E' in rapporto anteriormente con
alcune anse del digiuno e dell'ileo, posteriormente è diviso dal rene sinistro dalla fascia perirenale e
da questa da scarso tessuto connettivo lasso, ed è in rapporto con l'arteria e la vena genitali di
sinistra, il nervo genitofemorale, cutaneo laterale sinistro del femore, ileoipogastrico, sottocostale e
femorale, con il muscolo trasverso dell'addome, quadrato dei lombi, iliaco e grande psoas. La prima
porzione può talvolta essere in rapporto con la parte inferiore della milza.

Colon Sigmoideo

Il colon sigmoideo è la continuazione del colon discendente presso lo stretto superiore della pelvi,
così chiamato per la sua forma che ricorda quella di una "S". La prima concavità guarda in
direzione supero-mediale ed è il punto convenzionalmente utilizzato per separare il colon
discendente dal sigmoideo ed è di norma adagiata contro la parete della cresta iliaca, la seconda,
molto più stretta, guarda infero-lateralmente e determina il confine tra sigmoideo e retto. E' il
segmento del colon più variabile per lunghezza, conformazione, e quello con il maggior numero di
appendici epiploiche. E' completamente ricoperto dal peritoneo ed ancorato alla parete
addominale posteriore da un meso a forma di ventaglio, detto mesocolon sigmoideo. Anteriormente
è in rapporto con il grande omento e con alcune anse dell'ileo, posteriormente con l'arteria e la vena
iliache esterne (sinistre), l'arteria e la vena genitali sinistre, il nervo genitofemorale, il nervo
otturatore, il plesso sacrale, l'uretere sinistro, il muscolo grande psoas, iliaco e piriforme, la vescica
e il condotto deferente nel maschio, l'utero e l'ovaio sinistro nella femmina.

Retto

Decorre dentro la pelvi dal sigma all'ano. Distinguiamo una piccola porzione superiore rivestita da
peritoneo e una porzione sottoperitoneale.
Si distingue in:

- Ampolla Rettale
- Canale Anale

Ampolla rettale

Sezione del canale anale


L'ano e il retto

Nell'anatomia umana l' ampolla rettale è la parte dilatata del retto.

Anatomia
Misura dai 13 ai 15 cm, mostra una forma a sacco, si ritrovano al suo interno 3 pieghe che vengono
chiamate valvole rettali

L'ampolla rettale è una dilatazione dell'ultimo tratto di intestino crasso, predisposta all'accumulo e
all'escrezione delle feci. Questo canale è lungo circa 12-14 centimetri e mostra un calibro non
uniforme: per molti tratti è simile a quello del colon, ma nella porzione iniziale, dopo un breve
strozzamento, presenta una dilatazione a base inferiore, nota appunto come ampolla rettale (retto
endopelvico). A questo livello le feci si accumulano, in attesa che sopraggiunga lo stimolo ad
evacuare; questo, non a caso, viene innescato proprio da un'idonea distensione dell'ampolla stessa.

Valvola di Houston
Sezione del canale anale

L'ano e il retto

Anatomia
Lungo l'ampolla rettale (si parla di 13-15 cm) si ritrovano dei solchi, a questi corrispondono alcune
pieghe, le valvole rettali chiamate anche valvola di Houston.
Le valvole sono 3:
 Superiore
 Media (situata a destra del retto)
 Inferiore

Il pavimento pelvico
 Ancora oggi assai poco conosciuta - eppure fondamentale per la salute e il benessere di ogni
donna - è la regione muscolare comunemente definita come pavimento pelvico. Un'area
romboidale che si estende dalla sinfisi pubica al coccige, chiudendo in basso la cavità
addomino-pelvica, circondando e sostenendo l'uretra, la vescica e la vagina fino all'apparato
ano-rettale. Lateralmente i suoi confini sono sostanzialmente individuabili a livello delle
tuberosità ischiatiche.
 Il pavimento pelvico è stato lungamente ignorato per ragioni di varia natura. In primo luogo
si tratta di un'area relativamente "nascosta" del nostro corpo. Un'area, compresa fra le cosce,
che non vediamo. Un'area con la quale generalmente non si instaura quel rapporto
quotidiano e spontaneo di consapevolezza e contatto che invece si stabilisce con una mano
piuttosto che con una gamba.
 In secondo luogo quella del pavimento pelvico rappresenta di fatto sia la regione chiave
della defecazione e della minzione che quella della sessualità. Molteplici pudori sociali e
tabù culturali hanno quindi contribuito nel tempo a renderla ancora più rimossa e
dimenticata.
 La medicina stessa, tra l'altro, ha raggiunto solo in anni recenti una maggiore conoscenza e
comprensione della sua centralità, del suo profondo ruolo e del suo articolato significato. Da
poco, ad esempio, si è cominciato a parlare e a dibattere su larga scala di prevenzione delle
lacerazioni perineali durante il parto e delle conseguenze dell'episiotomia. Da poco ha
iniziato a diffondersi una maggiore attenzione, teorica e pratica, nei confronti di prolassi e
incontinenza femminile. Da poco si riconosce la giusta dignità ed efficacia ai cosiddetti
approcci riabilitativi "conservativi". Approcci che spesso sono in grado di integrare o
addirittura evitare i tradizionali interventi di tipo chirurgico o farmacologico.
 Non parliamo poi della sessualità femminile, cui solo da qualche decennio - e non sempre in
modo compiuto - viene riconosciuto un significato ludico e relazionale oltre che
riproduttivo. Non meraviglia allora che anche su questo piano il pavimento pelvico sia stato
lungamente cancellato o travisato.
 È dunque fondamentale che tutti coloro che si occupano a vario titolo di salute e benessere
al femminile sviluppino una maggiore sensibilità nei confronti di questo argomento,
approfondendo le proprie conoscenze e sapendo diffondere alle donne le giuste informazioni
sia in ambito preventivo che terapeutico e riabilitativo.
 Questo non riguarda solamente i medici o le figure sanitarie strettamente intese. Ma anche
coloro che, per esempio i personal trainer, di occupano a vari livelli di fitness e movimento
corporeo in generale. La tutela del pavimento pelvico passa infatti anche e soprattutto dalla
capacità di ogni donna di riconoscerlo e attivarlo in modo automatico durante lo
svolgimento delle azioni quotidiane. Uno starnuto, un colpo di tosse, il sollevamento della
borsa della spesa, la presa in braccio del nipotino e persino l'esecuzione degli addominali in
palestra, sono tutti gesti che - aumentando la pressione interna - sollecitano questa parte del
corpo e ne richiedono la giusta preparazione e controllo.
 Occorre quindi, per prima cosa, conoscere e ricordare alcune basilari nozioni di anatomia e
fisiologia: il pavimento pelvico, come detto, chiude il bacino verso il basso e svolge
innanzitutto la funzione di sostenere gli organi pelvici come l'utero e la vescica. Il
contenimento di tali organi - anche quando la donna è in posizione eretta o esegue attività
fisiche come il semplice camminare, che comportano uno sforzo e quindi un aumento della
pressione endoaddominale - necessita dell'integrità del sistema muscolo-fasciale di sostegno
e della sua innervazione.

Anatomia del pavimento pelvico


Quando si parla di pavimento pelvico vanno quindi distinti tre piani muscolo-aponeurotici:

 A) Il diaframma pelvico, ossia lo strato più interno, formato dall'elevatore dell'ano con i suoi
fasci ilio-coccigei, pubo-coccigei (medialmente ai quali decorrono i fasci dei due muscoli
pubo-rettali) e ischio-coccigei. Tali fasci formano, sia a destra che a sinistra, come due
ventagli, caratterizzati da una sorta di perno comune (il coccige). A unire centralmente le
due porzioni dell'elevatore dell'ano, che di fatto costituiscono poi un'unica unità funzionale,
è invece il cosiddetto centro Fibroso Tendineo del Perineo, situato tra canale vaginale e
rettale. Sulla linea mediana del diaframma pelvico troviamo infatti il cosiddetto Hiatus
Genitale, ossia un'apertura attraverso la quale passano sia il retto che la vagina e l'uretra.
Lateralmente, infine, il diaframma pelvico si inserisce lungo il cosiddetto Arco Tendineo
che scorre dal pube alla spina ischiatica mentre al di sotto del piano dell'elevatore dell'ano si
trova la fossa ischio-rettale.
 B) Il diaframma urogenitale ha invece la forma di un triangolo ed è situato inferiormente
all'elevatore dell'ano nella porzione anteriore del perineo. Tale triangolo è delimitato alla
base dalla linea bis-ischiatica, che idealmente unisce le due tuberosità ischiatiche; i lati sono
rappresentati dalle cosiddette branche ischio-pubiche di destra e di sinistra; il vertice è
costituito dalla sinfisi pubica. Del trigono urogenitale - come viene anche chiamato tale
diaframma - fanno parte il muscolo Trasverso Profondo del Perineo e i legamenti Pubo-
Uretrali. Il diaframma urogenitale presenta infine un'apertura sulla linea mediana, attraverso
cui passano l'uretra e la vagina.
 C) Abbiamo poi il cosiddetto strato superficiale degli sfinteri. Di questo fanno parte quattro
muscoli. L'ischio-cavernoso (dalla tuberosità ischiatica alla radice del clitoride); Il bulbo-
cavernoso o costrittore della vagina (dal Centro fibroso Tendineo del perineo al clitoride); Il
trasverso superficiale del perineo (dal Centro Fibroso Tendineo del perineo alla tuberosità
ischiatica); Lo sfintere dell'ano (situato posteriormente). La porzione anteriore dello strato
degli sfinteri è anche detta loggia bulbo-clitoridea e accoglie i corpi cavernosi del clitoride
oltre ai bulbi del vestibolo.

Importanza del pavimento pelvico e
riabilitazione
 Come osservato in precedenza, tutta questa complessa struttura muscolare risulta di grande
importanza durante tutto l'arco della vita della donna.
 Una ridotta consapevolezza e percezione del proprio perineo, ad esempio, si traduce spesso,
anche in ragazze giovani, in una ridotta capacità di provare piacere durante il rapporto
sessuale. Situazione che naturalmente si aggrava
con il passare degli anni e con il subentrare della
menopausa e delle sue connesse trasformazioni
fisiche, ormonali e psicologiche. Una scarsa
dimestichezza con il proprio pavimento pelvico
significa infatti progressiva e inevitabile perdita di
tonicità, sensibilità e controllo dello stesso.
 Non meraviglia allora che molte donne riscoprano
questa parte del proprio corpo solo in momenti
"critici" della propria vita. Magari al momento del parto, quando un perineo non
adeguatamente preparato viene sottoposto a episiotomia o subisce fastidiose lacerazioni.
Oppure nel post-parto, quando molte neo-mamme si trovano a fare i conti con noiosi
problemi di incontinenza. E ancora con la terza età quando le stesse signore sperimentano
per la prima volta su di sé il significato della parola prolasso.
 Come agire allora? Come evitare, o almeno limitare, tali inconvenienti?
 In primo luogo si tratta di informare ed educare al riconoscimento e alla cura del proprio
perineo. Sarebbe auspicabile che già a livello scolastico - nell'ambito delle lezioni sul corpo
umano o dei corsi di educazione sessuale - venisse dedicato uno spazio preciso a questa
parte del corpo e al suo significato. Ancora una volta il primo obiettivo dovrebbe essere
quello di favorire l'automatizzazione di certi riflessi e schemi comportamentali. La tutela del
proprio pavimento pelvico parte, come sottolineato in precedenza, dalla capacità di
riconoscerlo e attivarlo spontaneamente durante ogni gesto della vita quotidiana.
 In secondo luogo risulta fondamentale l'attività di prevenzione svolta a vari livelli e in
diversi contesti dagli operatori del settore. Sarebbe ad esempio utile che ginecologi e
ostetriche parlassero alle donne di pavimento pelvico durante le visite ginecologiche di
routine o quando le incontrano per un pap-test, un tampone vaginale o ancora per la
contraccezione. Certo questo presuppone che gli stessi operatori siano per primi
adeguatamente consapevoli e preparati sull'argomento.
 Purtroppo, ancora oggi, capita spesso di imbattersi in signore che pochi giorni dopo il parto
si gettano a capofitto in intensi allenamenti in palestra per recuperare la forma fisica di 9
mesi prima e ricostruire il proprio addome piatto e scolpito. Evidentemente nessuno degli
operatori che le assistono ha avuto la coscienza e la responsabilità di metterle in guardia dai
gravi rischi per la salute (e in particolare per il proprio pavimento pelvico) che un tale
comportamento implica. Forse varrebbe la pena di ricordare loro, un po' provocatoriamente,
che la gravidanza in realtà non dura 9 mesi ma 18. Nove mesi di gestazione e nove mesi di
puerperio e recupero. Non c'è nulla di male nel voler ritrovare la propria forma fisica e la
propria linea. Ma solo se ciò avviene nei tempi e nei modi più corretti, senza fretta e
rispettando le giuste priorità.
 In terzo luogo diventa essenziale la tutela del pavimento pelvico in tutte le situazioni
potenzialmente a rischio. Prima fra tutte quella del parto. Qui dovremmo aprire un ampio
capitolo a parte, già oggetto altrove di un articolato dibattito. Ci limitiamo a ricordare quanto
segnalato recentemente dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità secondo cui il
numero totale di episiotomie oggi effettuate sulle donne eccede di gran lunga il numero di
interventi di questo tipo realmente giustificato dal punto di vista clinico. Una diversa
preparazione del pavimento pelvico durante la gravidanza e una più fisiologica gestione del
travaglio, dei suoi tempi e delle sue modalità, potrebbe certamente contribuire a invertire tali
statistiche.
 Infine la terapia e la riabilitazione. Sono finiti i tempi in cui la donna era costretta - ad
esempio sul tema dell'incontinenza urinaria o del prolasso - a scegliere tra rassegnazione,
pannolini e intervento chirurgico. Oggi esistono diversi approcci "conservativi" di sicuro
successo, in grado di evitare o comunque integrare le più tradizionali strategie invasive.
 La chinesiterapia consiste ad esempio nell'esecuzione di alcuni semplici esercizi di
contrazione e rilassamento dei muscoli del pavimento pelvico, in grado favorire la presa di
coscienza e il rafforzamento di tutto il sistema di sostegno degli organi pelvici. I cosiddetti
esercizi di Kegel, tra l'altro - aumentando l'afflusso di sangue ai muscoli di questa regione -
si sono dimostrati efficaci anche nell'aumentare le sensazioni di piacere della donna a livello
genitale.

L'elettrostimolazione è invece indicata nei casi in cui i muscoli perineali non riescono ad
essere contratti volontariamente ed in modo adeguato. Una tecnica passiva, quindi, fondata
sull'utilizzo di appositi elettrodi e relativi impulsi elettrici - assolutamente indolori - che a
loro volta vanno a stimolare i muscoli del pavimento pelvico.

Il Biofeedback, infine, consiste nell'impiego di strumenti capaci di registrare una


contrazione o un rilassamento muscolare che potrebbero non essere percepiti dalla donna. Il
segnale viene quindi trasformato in segnale visivo, permettendo alla paziente di verificare le
contrazioni o il rilassamento e di imparare a compierli in modo corretto.
 Recentemente definito da alcuni come "Il muscolo della felicità" e insieme come "Il
muscolo più sconosciuto", il Pavimento Pelvico rappresenta insomma uno dei principali
pilastri per la salute e il benessere di ogni donna. Riscoprirlo e valorizzarlo è oggi un
obiettivo possibile.

Canale anale
Al di sotto del diaframma pelvico troviamo la parte perineale del retto, più ristretta e chiamata
canale anale, che termina nell'ano. Il limite fra le due parti, quella superiore situata nella pelvi, ed
il canale anale inferiormente nel perineo, è dato dall'inserzione sulla parete rettale del muscolo
elevatore dell'ano che, come il nome stesso suggerisce, contraendosi solleva il retto e l'ano
contribuendo alla sua continenza.

Nel retto le funzioni di secrezione ed assorbimento hanno scarsa importanza e la modesta quantità
di muco secreto ha lo scopo di lubrificare le feci per una più agevole espulsione; fondamentalmente,
quindi, il retto ha funzione di continenza (ampolla rettale) e defecazione.
Il canale anale è la parte anatomica che comprende la zona finale del colon, delimitata da l'ampolla
rettale e l'ano.

Indice
 1 Tipologia
 2 Anatomia
o 2.1 Muscoli
o 2.2 Mucosa
o 2.3 Nervi
o 2.4 Vasi sanguigni
o 2.5 Spazi perirettali

Tipologia
Il canale anale si divide in due parti, la superiore e l'inferiore o anatomico (2 cm) e chirurgico
(4 cm), o fisiologico e embriologico, in ogni caso a delimitare le due parti è la zona chiamata linea
dentata.

Anatomia
Muscoli
I muscoli circondano il canale anale delimitando anche i confini: la parte chirurgica inizia con
l'incrocio dei muscoli puborettali, mentre la parte anatomica viene separata da due linee, quella
chiamata linea dentata e quella ano-cutanea.

L'apparato sfinteriale è costituito dai seguenti muscoli:

1. il prolungamento dello sfintere striato longitudinale esterno


2. il muscolo elevatore dell'ano
3. il muscolo puborettale
4. lo sfintere superficiale sottocutaneo

Il pavimento pelvico è costituito dai seguenti muscoli:

1. Puborettale
2. Pubococcigeo
3. Elevatore dell'ano (Ileo - ischio coccigeo)

Questo importante apparato assicura la continenza. In particolare è la contrazione del muscolo


puborettale che è in antitesi con la contrazione dell'elevatore dell'ano che assicura la tenuta.
Alterazioni di questo delicato equilibrio possono portare ad incapacità di rilassare il muscolo pubo
rettale e portare a stipsi cronica.

Il mesoretto è un insieme di più fasce che contribuiscono a mantenere la posizione elevata del retto
per impedirne il prolasso. In particolare è importante la fascia retto-sacrale che unisce il retto alla
fascia sacrale.

Nervi

Il sistema simpatico e parasimpatico regola la funzione del canale anale, mentre per quanto
riguarda la parte sensitiva è il sistema nervoso cerebrospinale ad occuparsene.

Vasi sanguigni

Le colonne di Morgagni all'interno del canale anale

Le vene emorroidali passano attraverso il canale, mentre per quanto riguarda il flusso linfatico
cambia a livello della linea dentale.
La vascolarizzazione è assicurata da tre arterie

1. arteria rettale superiore (mesenterica inferiore)


2. arteria ipogastrica
3. arteria emorroidaria inferiore (pudenda)

La circolazione venosa è affidata al plesso emorroidario che deve essere distensibile per permettere
il passaggio del bolo fecale.

Spazi perirettali

Gli spazi perirettali sono numerosi ed importanti in relazione allo sviluppo di patologie ascessuali e
fistole:

1. spazio sopraelevatore
2. spazionio retrorettale
3. spazio superficiale post anale
4. spazio pelvi-rettale
5. spazio ischio-rettale
6. spazio ischio-anale
7. spazio post anale anteriore
8. spazi intersfinterici

Ano

L'ano (dal latino anus: cerchio, orifizio) è lo sbocco verso l'esterno dell'apparato digerente
attraverso il quale vengono espulse le feci durante la defecazione.

L'ano è la porzione più distale del tubo digerente, funzionalmente preposto all'espulsione di feci e
gas. È un canale di forma grossolanamente cilindrica, lungo circa 4 cm, con decorrenza dall'alto
verso il basso e dall'avanti all'indietro, angolato rispetto al retto con un angolo di ampiezza di circa
90 gradi. È in rapporto anteriormente con l'uretra membranosa e bulbare nel maschio e con il terzo
inferiore della vagina nella femmina, dai quali è separato dal muscolo trasverso del perineo.
Lateralmente è in rapporto con le fosse ischio-rettali, da cui è separato dai due muscoli elevatori
dell'ano.

Canale anale

La configurazione interna mostra alcune linee chiamate una il solco intermuscolare (o linea
bianca di Hilton) e l'altra linea ano-rettale (detta anche pettinata o linea dentata), che è
costituita dalle papille anali, in rapporto verso l'alto con le colonne rettali (del Morgagni).
All'interno di tali papille si apre per ognuna di loro una cripta anale, in numero variabile da 10 a
14, di rilevanza fondamentale per l'origine della patologia degli ascessi anali. La mucosa è
costituita da epitelio ghiandolare nella porzione più prossimale, che a partire dalla linea dentata
progressivamente, mediante epitelio di transizione, diviene epitelio piatto. La vascolarizzazione
arteriosa è fornita dalle arterie emorroidarie inferiori, rami delle pudende.

Vene e arterie

Il drenaggio venoso è assicurato dalle vene emorroidarie inferiori, tributarie, mediante le vene
pudende interne, del sistema cavale. Peraltro è necessario ricordare la relazione anatomica tra le
vene emorroidarie inferiori e le vene emorroidarie superiori, che assicurano il drenaggio venoso
del retto: i due sistemi venosi comunicano grazie al plesso emorroidario. Per questi fondamentali
rapporti vascolari è possibile che si verifichino ectasie delle vene emmorroidarie inferiori
(emorroidi esterne) nei casi di ipertensione portale. Il drenaggio linfatico avviene secondo tre
principali direttrici: verso l'alto attraverso i linfatici lungo l'arteria emorroidaria superiore che
si origina dall'arteria mesenterica inferiore; lateralmente attraverso i linfatici che decorrono a
ridosso delle aa. ipogastriche; in basso, verso i linfonodi inguinali superficiali, attraverso i
linfatici della cute del perineo.

Muscolatura

La continenza è assicurata dall'apparato sfinteriale, costituito dal muscolo sfintere interno e dal
muscolo sfintere esterno. Il primo è formato da fibre muscolari lisce, il secondo, più sviluppato
nelle donne, da fibre muscolari striate disposte in tre strati: strato sottocutaneo, strato
superficiale e strato profondo; tale muscolo, posto sotto il controllo motorio volontario, è
innervato dalla branca perineale del IV nervo sacrale e dai nervi emorroidari inferiori.

Altri muscoli interessati sono il muscolo elevatore dell'ano, che si suddivide in pubo-coccigeo,
pubo-rettale e ileo-coccigeo e il muscolo corrugatore della cute dell'ano

Sfinteri del Colon

Il colon presenta numerosi sfinteri lungo il suo decorso, di tipo prevalentemente funzionale.

 sfintere ileociecale o del Varolio. Posto tra tenue e cieco. Completano la struttura delle
pieghe trasversali della mucosa ciecale dette valvole del Bauhin.
 sfintere del Busi, sfintere funzionale tra cieco e colon ascendente.
 sfintere di Hirsch, sfintere funzionale nel primo tratto del colon ascendente.
 sfintere del Cannon, funzionale. Nella metà destra del colon trasverso.
 sfintere del Payr, funzionale. Alla flessura sinistra del colon.
 sfintere del Balli, funzionale. All'inizio del sigma.
 sfintere di Moutier-Rossi, a metà sigma. Funzionale.
 sfintere del Moutier, all'inizio del retto. Funzionale.
 valvole di Houston, tre pieghe trasversali permanenti nella porzione inferiore del retto.
 sfintere anale interno, sfintere vero. Costantemente attivo per evitare la perdita di muco o
gas in condizioni di riposo.
 sfintere anale esterno, sfintere vero. Dotato di attività contrattile volontaria ma fasica.

Arterie

La vascolarizzazione del colon è data:

 dall'Arteria mesenterica superiore che dona la vascolarizzazione al colon ascendente e


trasverso tramite l'arteria colica destra, l'ileocolica e l'arteria colica media.
 dall'Arteria mesenterica inferiore che, emergendo dall'aorta, si dirige a sinistra per
vascolarizzare il colon discendente, il sigma e parte del retto superiore, rispettivamente
tramite l'arteria colica sinistra, le arterie sigmoidee e l'arteria emorroidaria superiore.

Vene

Fanno riferimento al sistema della Vena Porta.

Linfatici

Nel Colon Cieco-Ascendente-Trasverso-Discendente:

1 - linfonodi epicolici
2 - linfonodi paracolici
3 - linfonodi intermedi
4 - linfonodi principali

Nel Sigma-Retto

1 - linfonodi pudendi;
2 - linfonodi otturatori;
3 - linfonodi paracolici;
4 - linfonodi intermedi;
5 - linfonodi principali.
Schema 5
In figura è rappresentata la vascolarizzazione del
retto e i circoli collaterali tra vasi emorroidari
superiori medi e inferiori:
1 - a. mesenterica inferiore;
2 - a.a. sigmoidee;
3 - a. emorroidaria superiore;
4 - a. emorroidaria media;
5 - a. emorroidaria inferiore;
p - riflessione peritoneale nello scavo di Douglas;
ea - muscolo elevatore dell'ano;
sa - sfintere anale.

Anatomia del retto

Schema 9
Il retto viene diviso in tre porzioni da piani
immaginari che passano attraverso le valvole di
Houston (freccie verdi per le valvole superiore
media e inferiore). A sinistra è riportata da
lunghezza di ciascun segmento:
Rs - retto superiore
Rm - retto medio
Ri - retto inferiore
Le distanza sono misurate, in cm, a partire dalla
rima anale.
Schema 10
Anatomia del retto inferiore sottoperitoneale e del
canale anale:
1 - spazio pelvirettale;
2 - m. elevatore dell'ano;
3 - freccia rossa: linea dentata (confine tra retto e
canale anale) da non confondere con la linea
intersfinterica o bianca di Hilton (freccia verde);
4 - freccia rossa: sfintere interno (di pertinenza
delle tuniche m. del colon); freccia blù: sfintere
esterno;
5 - freccia rossa: tunica muscolare circolare;
freccia blù: tonaca muscolare longitudinale; freccia
verde: riflessione del peritoneo;
vm - valvola media di Houston;
vi - valvola inferiore di Houston.
Schema 11
Anatomia degli spazi perirettali nel maschio:
1a - 1b -piano dei m. elevatori, 1c - rafe
anococcigeo
2 - spazio presacrale
3 - spazio retrorettale
4 - spazio di Proust e Gosset
5 - spazio di Quenu e Hartmann
6 - lamina presacrale
7 - fascia ipogastrica
8 - fascia di Denonvilliers
aes - a. emorroidaria superiore
Bu - bulbo uretra
P - prostata
S - sinfisi pubica
Sa - sacro
sD - scavo del Douglas
Sr - sfintere rettale
Su - sfintere urinario
Ve - vescica urinaria
Vs - vescichette seminali
Schema 12
Anatomia dell'apparato sfinteriale del retto:
verde - aponeurosi pelvica
rosso - m. elevatore dell'ano disposto a fionda
attorno al retto
giallo - parte profonda dello sfintere esterno
giallo - parte superficiale dello sfintere esterno
blù - strato longituginale di fusione dei m.
ocra - sfintere interno

Co - coccige
ra - rafe ano-coccigeo
S - sinfisi pubica
Sa - sacro
srr - spazio retro-rettale
Schema 13
Anatomia del complesso muscolare sfinteriale
esterno (tripla fionda di Shafik):
rosso - porzione pubo-rettale
ocra - porzione coccigea (parte profonda dello
sfintere esterno)
blù - porzione perianale (parte superficiale dello
sfintere esterno)
Il drenaggio linfatico del colon

Schema 14
Drenaggio linfatico del colon. Sono riconosciute le
seguenti stazioni linfonodali:
1 - linfonodi epicolici (in verde);
2 - linfonodi paracolici (in giallo);
3 - linfonodi intermedi (in rosso);
4 - linfonodi principali (in blù).
L'interessamento di queste stazioni, in caso di
malattie neoplastiche, non è necessariamente
sequenziale.

Schema 15
Drenaggio linfatico del colon: la direzione delle
principali correnti linfatiche dal colon verso i
linfonodi satelliti.

Schema 16
Drenaggio linfatico del sigma e del retto. Anche in
questo caso vengono riconosciute le seguenti
stazioni linfonodali:
1 - linfonodi epicolici (in verde);
2 - linfonodi paracolici (in giallo);
3 - linfonodi intermedi (in rosso);
4 - linfonodi principali (in blù).
Come già detto parlando del colon l'interessamento
di queste stazioni, in caso di malattie neoplastiche,
non è necessariamente sequenziale.
Schema 17
Drenaggio linfatico del sigma e del retto. E'
indicato il verso delle principali correnti linfatiche
dal sigma e dal retto verso i linfonodi satelliti:
1 - linfonodi pudendi;
2 - linfonodi otturatori;
3 - linfonodi paracolici;
4 - linfonodi intermedi;
5 - linfonodi principali.
Fegato
Posizione del fegato nell'addome umano

Sistema Apparato digerente


Arteria Arteria epatica
Vena Vene epatiche e vena porta
Nervo Ganglio celiaco e nervo vago

Il fegato è una ghiandola (a secrezione endocrina ed esocrina) localizzata al di sotto del diaframma
e localizzato tra questo e il colon trasverso e lo stomaco. È l'organo più voluminoso del corpo
umano dopo la cute. Gioca un ruolo fondamentale nel metabolismo e svolge una serie di processi
tra cui l'immagazzinamento del glicogeno, la sintesi delle proteine del plasma, la rimozione di
sostanze tossiche dal sangue. Produce la bile, importante nei processi della digestione ed è fino al
6º mese di vita intrauterina il più importante organo emopoetico. In caso di splenectomia, il fegato
può riassumere la funzione emopoetica sopperendo alla mancanza della milza.
Schema 11
Rappresentazione
schematica della
divisione dei
rami delle vene
sovraepatiche:
1 - vena cava
inferiore;
2 - vena
sovraepatica
sinistra;
3 - vena
sovraepatica
media;
4 - vena
sovraepatica
destra;
5 - rami venosi
provenienti dal
lobo caudato e
diretti verso la
vena cava
inferiore.
Schema 12
Rappresentazione
schematica della
divisione dei
rami venosi
portali e delle
vene
sovraepatiche. La
divisione delle
vene segna il
confine tra i lobi
e i segmenti.
A - vena
sovraepatica
destra;
B - vena
sovraepatica
media;
B' - ramo
destinato al
segmento 5;
B" - ramo
destinato al
segmento 4;
C - vena
sovraepatica
sinistra ai
segmenti 2 e 3.

Indice
 1 Anatomia macroscopica
o 1.1 Rapporti
o 1.2 Lobi
o 1.3 Facce
o 1.4 Legamenti
o 1.5 Settori
o 1.6 Fessure
o 1.7 Segmenti
o 1.8 Ilo epatico
o 1.9 Arterie
o 1.10 Vene
o 1.11 Linfa
o 1.12 Innervazione

Anatomia macroscopica
Il fegato è un organo annesso all'apparato digerente dalla forma a cuneo, modellata dai suoi
rapporti con gli organi e i muscoli adiacenti. E' ricoperto da una capsula connettivale, detta
capsula di Glisson, che lo protegge ma non contribuisce in modo determinante alla sua forma. Pesa
circa 2 kg, corrispondenti al 2,5% del peso corporeo di un uomo adulto di media corporatura;
nell'infante il peso del fegato, per il suo maggior sviluppo in rapporto al resto dell'organismo può
arrivare a costituire il 5% del totale. Il fegato tende a raggiungere le sue maggiori dimensioni verso i
18 anni di età, dopodiché il suo peso decresce gradualmente con l'avanzare degli anni. La superficie
epatica è liscia e soffice, di colore rosso-brunastro, ma nei soggetti obesi può apparire giallastra, ciò
è dovuto alle diffuse infiltrazioni di tessuto adiposo nel parenchima epatico (steatosi).

Rapporti

Il fegato è localizzato nella cavità addominale superiore, in essa occupa quasi la totalità
dell'ipocondrio destro e dell'epigastrio, spingendosi con il lobo sinistro ad occupare anche una
parte dell'ipocondrio sinistro, che può risultare più o meno cospicua a seconda del soggetto. La sua
superficie superiore si colloca a livello della 5° costa e della 10ª vertebra toracica, mentre l'apice
infero-laterale si spinge fino a livello dell'11° costa e della 2ª vertebra lombare. Superiormente la
capsula di Glisson e il peritoneo (tranne che per una piccola area triangolare) lo separano dal
diaframma, antero-lateralmente è in rapporto con il diaframma che lo separa dalla pleura destra,
talvolta il lobo sinistro è in rapporto allo stesso modo anche con la pleura sinistra, inferiormente con
il colon trasverso, l'antro dello stomaco, rene e ghiandola surrenale destri, posteriormente con la
colecisti, il fondo dello stomaco, l'esofago e la vena cava inferiore.

Lobi [

Il fegato, secondo la distinzione classica, è suddivisibile in quattro lobi: destro, sinistro, quadrato
e caudato.

 Il lobo destro è il più voluminoso dell'organo, ha forma vagamente cupolare che comprende
almeno in parte tutte le cinque facce del fegato. Convenzionalmente il legamento
falciforme superiormente ed il legamento venoso inferiormente lo separano dal lobo
sinistro, ora però questa distinzione non è più accettata.

 Il lobo sinistro ha un volume pari a circa la metà del destro e gli è più sottile, ha forma
triangolare.

 Il lobo quadrato si trova sulla superficie posteriore del fegato, ed appare come una
sporgenza quadrangolare; è funzionalmente correlato al lobo sinistro. I suoi confini sono a
destra la fossa cistica e la cistifellea, superiormente l'ilo epatico, lateralmente il legamento
rotondo.

 Il lobo caudato è una sporgenza della superficie posteriore del fegato, formato dal processo
papillare e dal processo caudato; è funzionalmente correlato anch'esso al lobo sinistro. È
delimitato inferiormente dall'ilo epatico, lateralmente dal legamento venoso, superiormente
dalle vene epatiche e medialmente dalla vena cava inferiore.

Facce

La superficie del fegato viene comunemente distinta in cinque facce: superiore, anteriore, destra,
posteriore ed inferiore. Le facce superiore, anteriore e destra sono continue tra loro e ci si può
riferire all'insieme definendolo superficie diaframmatica del fegato.

 La faccia superiore, a livello dell'area compresa tra il margine superiore della 5° costa e
quello inferiore della 6°, è la più ampia, possiede una forma a pera, ed è separata dalla
cupola diaframmatica destra dal peritoneo, fa eccezione un'area triangolare in cui i due
foglietti del legamento falciforme divergono, determinando diretto contatto tra il diaframma
e quest'organo. Al centro e a livello della divergenza del legamento falciforme vi è una
lieve depressione, detta impronta cardiaca. Costituisce la superficie antero-superiore dei lobi
destro e sinistro.

 La faccia anteriore è convessa ed ha forma triangolare, è a livello dell'area tra il margine


inferiore della 6° costa e e quello superiore della 10°. E' anch'essa rivestita dal peritoneo
fatta eccezione per l'inserzione del legamento falciforme. Parte di quest'area è in rapporto
con il diaframma, che la copre anteriormente. Talvolta sono distinguibili lievi depressioni
allungate, le impronte costali. Costituisce la superficie antero-inferiore del lobo destro e del
lobo sinistro.

 La faccia destra è convessa ed in rapporto con la cupola diaframmatica destra, che ne


modella la forma e la separa dal polmone destro. Il diaframma la copre anteriormente dalla
sesta alla nona o decima costa. Comprende la superficie laterale destra del lobo destro.
 La faccia posteriore è ampia, convessa a destra ma con una concavità determinata dalla
convessità della colonna vertebrale. Comprende la superficie posteriore del lobo destro del
fegato e il lobo caudato. E' unita al diaframma da tessuto connettivo lasso e costituisce
un'ampia area nuda triangolare. Lateralmente all'ilo epatico presenta una fossa verticale in
cui è alloggiata la vena cava inferiore. Al di sotto dell'area nuda, vi è una lieve depressione
triangolare, l'impronta surrenale, lateralmente ed inferiormente ad essa una concavità ovale
piuttosto profonda che costituisce invece l'impronta renale, determinata dal rene destro.
Medialmente all'impronta renale vi è un'altra lieve concavità ovalare, l'impronta duodenale,
determinata dalla prima porzione del duodeno. Inferiormente all'impronta renale vi è una
depressione semicircolare, l'impronta colica, determinata dalla flessura epatica.

 La faccia inferiore comprende la superficie posteriore di gran parte del lobo sinistro e della
metà inferiore del lobo destro, nonché l'ilo epatico e il lobo quadrato. In una fossa poco
profonda postero-medialmente alla vena cava inferiore alloggia la cistifellea. Sul lobo
sinistro sono presenti l'impronta gastrica e l'impronta esofagea (determinata dal tratto
addominale dell'esofago), due depressioni adiacenti. L'impronta colica può talvolta trovarsi
su questa faccia.

Legamenti

Il fegato possiede alcuni legamenti peritoneali che lo connettono ad altri organi, alla parete
addominale anteriore e al diaframma: legamento falciforme, legamento coronario, legamento
rotondo, legamento triangolare sinistro, legamento triangolare destro, legamento venoso, piccolo
omento (legamento epato-gastrico).

 Il legamento falciforme è formato da due foglietti posti sulle facce anteriore e superiore del
fegato e classicamente viene considerato il divisore dei suoi lobi destro e sinistro.
Superiormente i due foglietti divergono e costituiscono il legamento coronario. Il legamento
rotondo, che è un residuo della vena ombelicale sinistra, costituisce la prosecuzione inferiore
del legamento falciforme e sporge dal fegato nella cavità addominale, dividendo, sulla
superficie posteriore dell'organo, il lobo sinistro dal lobo quadrato.

 Il legamento coronario è la prosecuzione sulla superficie posteriore dei foglietti del


legamento falciforme. Nel lobo sinistro il legamento coronario si fonde con il foglietto
sinistro del legamento venoso dando origine al legamento triangolare sinistro, nel lobo
destro si fonde con il foglietto destro del legamento venoso dando origine al legamento
triangolare destro. Qui delimita anche l'area nuda triangolare del fegato a diretto contatto
con il diaframma, così come una più piccola presso il lobo sinistro.

 Il legamento triangolare sinistro è costituito da un doppio strato peritoneale che si continua


anteriormente con il legamento falciforme e posteriormente con il piccolo omento. Il
legamento triangolare destro è invece una continuazione del legamento coronario.

 Il legamento venoso è il residuo dell'anastomosi venosa presente durante la vita fetale tra la
vena porta e la vena epatica sinistra. Decorre nel solco del legamento venoso, localizzato
sulla superficie posteriore del fegato, opposto al legamento falciforme. Divide il lobo
sinistro del fegato dal lobo caudato.

 Il piccolo omento o legamento epato-gastrico, è una piega peritoneale che connette la


superficie posteriore del fegato alla piccola curvatura dello stomaco (pars flaccida) e alla
prima porzione del duodeno (pars tensa). La pars tensa contiene al suo interno le
formazioni del peduncolo epatico. Il legamento epato-duodenale viene a delimitare il foro
epiploico di Winslow. Ha una forma che viene definita ad "L", dove la linea verticale
corrisponde al legamento venoso e quella orizzontale alla prosecuzione del piccolo omento a
livello dell'ilo. Esso si continua anche nel legamento coronario a destra e nel legamento
triangolare sinistro.

Settori

Il fegato, tuttavia, non è più suddiviso, come si usava in base ai procedimenti anatomici superficiali
macroscopici, in lobi destro e sinistro dal legamento falciforme, ma viene invece studiato in base a
criteri vascolari, come proposto da Claude Couinaud nel 1957.[1], perché più strettamente correlati
alla fisiologia dell'organo. Si distinguono perciò quattro settori (laterale destro, mediale destro,
mediale sinistro, laterale sinistro), ciascuno determinato da una ramificazione della vena porta, e sei
fessure (portale destra, portale principale, ombelicale, portale sinistra, venosa, di Gans), ovvero
spazi intersettoriali. Ciascun settore è ulteriormente diviso in 1-4 segmenti, per un totale di nove
segmenti, che vengono convenzionalmente indicati con il corrispondente numero romano. I
segmenti sono suddivisi base alle ramificazioni terziarie della vena porta, dell'arteria epatica e dei
condotti biliari che sono contenuti nei peduncoli glissoniani, perché avvolti dalla guaina di Glisson.
Partendo dal lobo destro del fegato al sinistro e considerando la superficie anteriore del fegato si
distinguono:

 Il settore laterale destro, formato superiormente dal VII segmento e inferiormente dal VI

 Il settore mediale destro, formato superiormente dall'VIII segmento e inferiormente dal V.

 Il settore mediale sinistro, formato lateralmente dal I e IX segmento, medialmente ad essi


dal IV e dal III (mediale al IV).

 Il settore laterale sinistro, formato dal II segmento.

Fessure

Le fessure si distinguono in maggiori (destra, principale, sinistra), che contengono le vene epatiche
e minori (ombelicale, venosa, di Gans), che non le contengono.

 La fessura portale principale è compresa tra l'apice della cistifellea e la linea verticale
immaginaria passante per il centro della vena cava inferiore. Divide il lobo destro dal lobo
sinistro, il settore mediale destro dal settore mediale sinistro. Accoglie la vena epatica
media.

 La fessura portale sinistra divide il lobo sinistro del fegato nel settore laterale sinistro e nel
settore mediale sinistro. Accoglie la vena epatica sinistra e si estende tra il legamento
falciforme e il legamento triangolare sinistro.

 La fessura portale destra divide il lobo destro del fegato nei settori laterale destro e mediale
destro. Accoglie la vena epatica destra.

 La fessura ombelicale separa il III segmento dal II segmento nel lobo sinistro del fegato e
contiene la vena della fessura ombelicale, una delle due ramificazioni principali della vena
epatica sinistra, nonché alcune ramificazioni dell'arteria epatica sinistra. Corrisponde
all'inserzione del legamento falciforme.
 La fessura venosa è la continuazione della fessura ombelicale sulla faccia inferiore del
fegato e corrisponde al solco del legamento venoso, decorre quindi tra il lobo caudato e il IV
segmento.

 La fessura di Gans si trova dietro la fossa cistica, inferiormente al lobo destro.

Segmenti

Seguono i nove segmenti del fegato in cui viene ora suddiviso.

 Il I segmento corrisponde al lobo caudato, è rappresentato solo nella faccia posteriore del
fegato. Si trova posteriormente al IV segmento. Lateralmente vi è il VII segmento, distinto
dalla vena cava inferiore che decorre nel proprio solco, medialmente il II segmento, da cui è
diviso dal solco del legamento venoso. Riceve rami dalla vena epatica media, dall'arteria
epatica sinistra e destra, drena nella vena cava inferiore.

 Il II segmento è l'unico compreso nel settore laterale sinistro, per cui è il più laterale di tutto
il fegato. Medialmente ed inferiormente ad esso vi è il III segmento, ed è diviso dal I
segmento dal legamento falciforme. Drena nella vena epatica sinistra e in rari casi
direttamente nella vena cava inferiore.

 Il III segmento costituisce la parte laterale del settore mediale sinistro, è quindi compreso
tra la fessura ombelicale e la fessura portale sinistra. Lateralmente ad esso vi è il IV
segmento, medialmente il II segmento. Drena nella vena epatica sinistra.

 Il IV segmento costituisce la porzione laterale del settore mediale sinistro, è compreso tra la
fessura portale principale e la fessura ombelicale. Medialmente ad esso vi è il III segmento,
lateralmente il V segmento (il confine con questo segmento passa per l'asse verticale della
cistifellea) e una parte del I segmento, superiormente con il IX segmento. Drena
principalmente nella vena epatica media, ma possiede ramificazioni minori nella vena
epatica sinistra.

 Il V segmento costituisce la porzione inferiore del settore mediale destro del fegato. Confina
medialmente con il IV segmento, lateralmente con il VI segmento, superiormente con l'VIII
segmento. È compreso tra fessura portale destra e fessura portale principale. Drena nella
vena epatica destra e nella vena epatica media.

 Il VI segmento forma la porzione inferiore del settore laterale destro. Confina medialmente
con il V segmento, superiormente con il VII segmento e per una piccola parte sulla faccia
inferiore del fegato con il IX segmento.

 Il VII segmento forma la porzione superiore del settore laterale destro. Confina
medialmente con l'VIII segmento sulla faccia anteriore, mentre sulla posteriore è diviso dal I
segmento dalla vena cava inferiore inferiormente con il VI segmento. Le sue vene drenano
nella vena epatica destra e possono raggiungere la vena cava inferiore attraverso la vena
epatica media destra.

 L'VIII segmento è presente solo sulla superficie anteriore del fegato, costituisce la porzione
superiore del settore mediale destro dell'organo. Confina lateralmente con il VII segmento,
inferiormente con il V segmento, medialmente con il IV segmento. Drena nella vena epatica
media e nella vena epatica destra.
 Il IX segmento, rappresentato solo nella superficie posteriore del fegato, è una suddivisione
del I segmento e ne rappresenta la parte destra, cioè quella prossima alla vena cava inferiore.
Drena nelle stesse vene del I segmento. Confina inferiormente con il IV segmento,
lateralmente con il VII segmento e superiormente con il I segmento.

Ilo epatico

L'ilo è costituito da una depressione posta sulla superficie inferiore del fegato, collocata
posteriormente al lobo quadrato ed anteriormente al lobo caudato. Riceve il fascio neurovascolare
diretto verso il fegato e costituito principalmente dai due condotti biliari epatici, dall'arteria
epatica, dalla vena porta, da alcuni vasi linfatici e nervi che costituiscono il plesso nervoso
epatico. Ciascuna struttura del fascio è ricoperta dalla guaina epatobiliare di Glisson, composta da
tessuto connettivo lasso, la stessa che ricopre la superficie delle facce del fegato e che accompagna
ciascun vaso sino alla penetrazione in uno o più segmenti epatici. Nello spazio tra un vaso e l'altro è
presente del tessuto connettivo lasso di supporto. Appena prima di penetrare nel parenchima
epatico, il condotto coledoco si ramifica nel condotto epatico destro e nel condotto epatico
sinistro, i quali poi penetrano nell'ilo; questi condotti biliari sono i condotti più anteriori dell'ilo
epatico. Posteromedialmente ai due condotti epatici, decorrono le due ramificazioni dell'arteria
epatica (arteria epatica sinistra e arteria epatica destra), con l'arteria epatica destra di maggior
calibro rispetto alla sinistra. Posteriormente alle due ramificazioni dell'arteria epatica entra nell'ilo la
vena porta con le sue due ramificazioni (vena porta sinistra e vena porta destra), la destra di
calibro maggiore della sinistra. Tutti questi vasi entrano nell'ilo in direzione supero-laterale. Nello
spazio compreso tra le due ramificazioni dell'arteria epatica e della vena porta decorrono diversi
vasi linfatici di piccolo calibro, più raramente se ne riscontra qualcuno lateralmente, medialmente
o anteriormente all'arteria epatica. Numerosi nervi (nervi lobari di sinistra e nervi lobari di
destra) decorrono sia tra vena porta e arteria epatica che tra quest'ultima e i due condotti epatici.

Arterie

L'arteria epatica è il vaso arterioso principale che irrora il fegato. Origina dal tronco celiaco, ove
viene chiamata arteria epatica comune, poi si porta anteriormente e lateralmente, passa
posteriormente al foro epiploico, superiormente al duodeno ed entro il piccolo omento. Durante il
suo decorso emette quali suoi rami le arterie gastriche sinistra (spesso) e destra e l'arteria
gastroduodenale. A questo punto viene denominata arteria epatica propria. In seguito curva
superiormente e posteriormente davanti alla vena porta, ramificandosi in arteria epatica sinistra ed
arteria epatica destra. L'arteria epatica destra ha un decorso sinuoso, passa posteriormente al
condotto coledoco, poi emette subito quale sua ramificazione l'arteria cistica, che scende antero-
inferiormente sulla colecisti, quindi risale superiormente dietro il condotto epatico destro. A questo
punto entra nel parenchima epatico, piega orizzontalmente e si divide in due ulteriori rami, uno
procede antero-superiormente ed irrora i segmenti I, V, VIII, ciascuno con un ramo, l'altro
decorre lateralmente e posteriormente e fornisce rami arteriosi per il VI, VII segmento. L'arteria
epatica sinistra, di minor calibro, risale superiormente, entra nel parenchima epatico e qui si divide
in tre ramificazioni, una laterale per il IV segmento, una superiore per il III, una mediale per il II.
Le arterie segmentali sono di tipo terminale.

Vene

Il fegato possiede due sistemi venosi, quello portale e quello delle vene epatiche.

La vena porta, che origina dalla confluenza della vena lienale e della vena mesenterica
superiore, risale anteriormente al foro epiploico e posteriormente all'arteria gastrica e ai condotti
biliari epatici. Anteriormente ad essa decorrono alcuni vasi linfatici, sono rinvenibili linfonodi, e
alcuni nervi costituenti il plesso nervoso epatico. Poco prima di entrare nel parenchima epatico si
divide in vena porta sinistra e destra, con la destra di calibro maggiore. Il ramo sinistro ha un
decorso più lungo e orizzontale del destro, appena entrato nel parenchima si fa sempre più
orizzontale ed emette una piccola ramificazione posteriore per il segmento I, il resto prosegue
orizzontalmente fino a biforcarsi in un ramo che scende antero-inferiormente e si divide in due
peduncoli che si dirigono quello laterale al III e il mediale al IV segmento. L'altra ramificazione
prosegue orizzontalmente entrando nel II segmento. La vena porta destra, più grossa e corta, si
ramifica subito in due rami, uno piega antero-lateralmente e si divide in due peduncoli, quello
superiore irrora l'VIII segmento, quello inferiore il V, l'altro ramo prosegue postero-lateralmente
fino a biforcarsi in un ramo superiore per il VII e in uno inferiore per il VI segmento.

Le tre vene epatiche (sinistra, media e destra) tributarie della vena cava inferiore costituiscono il
secondo sistema venoso del fegato. Il loro decorso nel parenchima epatico permette di dividere il
fegato in settori, i loro peduncoli permettono di dividere ciascun settore in ulteriori segmenti.
La vena epatica destra è la maggiore delle tre, decorre superiormente nella fessura portale destra,
drenando inferiormente i segmenti V e VI con un peduncolo ciascuno, superiormente i segmenti VII
e VIII, per poi proseguire supero-medialmente e sboccare nella vena cava inferiore. I settori
corrispondenti sono il laterale destro e la parte laterale del mediale destro. La vena epatica media
decorre nella fessura principale, drena inferiormente i segmenti V (parte mediale) e IV (parte
laterale), superiormente l'VIII (parte mediale) e di nuovo il IV, per poi sboccare nella vena cava
inferiore. I settori corrispondenti sono il mediale destro e il mediale sinistro. Una piccola vena,
ramo della cava inferiore, drena autonomamente il I segmento. La vena epatica sinistra drena
inferiormente (vena ombelicale) i segmenti IV (parte mediale) e III, mentre il II segmento è drenato
dall'altro peduncolo orizzontale. Talvolta può emettere un peduncolo per il IV segmento. I settori
corrispondenti sono il mediale sinistro e il laterale sinistro.

Linfa

Il fegato è dotato di un sistema composto da numerosi vasi linfatici che si dirigono verso le
stazioni linfonodali sopradiaframmatiche e sottodiaframmatiche. I vasi linfatici si collocano
generalmente nello spazio compreso tra la vena porta e l'arteria epatica e tra questa e i condotti
biliari epatici. Sono classificati in vasi linfatici superficiali e profondi.

 I vasi linfatici superficiali (posti nel tessuto sottosieroso lasso) della faccia posteriore, del
lobo caudato, della porzione posteriore della faccia inferiore del lobo destro decorrono
assieme alla vena cava inferiore e drenano nei linfonodi pericavali, mentre i vasi linfatici del
legamento coronario e del legamento triangolare destro confluiscono nel dotto toracico,
senza passare per stazioni linfonodali. I vasi linfatici della faccia anteriore, di quella
inferiore (tranne la porzione posteriore del lobo destro) e di quella superiore drenano nei
linfonodi posti presso il fascio neurovascolare dell'ilo epatico. I vasi linfatici della superficie
inferiore e della porzione posteriore del lobo sinistro drenano nei linfonodi paracardiaci,
quelli della faccia destra e della porzione destra della faccia superiore drenano nei linfonodi
celiaci, seguendo il decorso dell'arteria frenica.

 I vasi linfatici profondi, collocati nel parenchima epatico, costituiscono un sistema


complesso di piccoli vasi che sboccano in altri di calibro sempre maggiore, finché questi
ultimi in numero ridotto, tendono a seguire il decorso delle tre vene epatiche e quindi della
vena cava inferiore, drenando nei linfonodi pericavali. Quei vasi collocati nella porzione
inferiore del fegato, drenano in vasi di calibro maggiore che però si portano inferiormente e
drenano nei linfonodi posti presso l'ilo epatico.
Innervazione

Il parenchima epatico è innervato dalle ramificazioni dei nervi del plesso epatico, costituiti da fibre
del simpatico e del parasimpatico, che vi entrano attraverso l'ilo. Il loro decorso accompagna le
ramificazioni dei condotti biliari e dell'arteria epatica, a cui forniscono fibre nervose vasomotorie,
mentre gli epatociti vengono innervati direttamente. Le ramificazioni nervose del parasimpatico che
scendono inferiormente lungo il condotto coledoco, fino a formare un plesso attorno alla colecisti,
sono prevalentemente eccitatorie. La capsula di Glisson è innervata superiormente da sottili
ramificazioni dei nervi intercostali.

Sistema biliare

Cistifellea e sistema biliare extraepatico (fegato capovolto)

Il sistema biliare drena la bile prodotta nel fegato dagli epatociti verso la cistifellea (Colecisti) per
l'immagazzinamento e verso il duodeno per la secrezione intestinale.

È costituito da vasi che si possono dividere in intra ed extraepatici. I dotti principali, destro e
sinistro, sono ilari, mentre il dotto epatico comune è extraepatico. Si connette al dotto cistico
formando il coledoco che sbocca in duodeno.

Essi traggono la loro origine a livello dell' ilo (porta) del fegato, luogo nel quale tutti i vasi e i dotti
penetrano nell'organo; si formano dalla coalescenza di capillari e dotti biliari intraepatici che
finiscono col formare due radici biliari nell'ilo, quella di destra e quella di sinistra, e quindi il
dotto epatico comune lungo 2-3 cm e del diametro di circa 5 mm. Questo condotto appena emerso
dal fegato si unisce al dotto cistico, che drena la cistifellea, e forma un unico dotto escretore, il
coledoco.

Il coledoco che raccoglie tutte le vie biliari (epatica e cistica) è lungo circa 4-5 cm e di 6 mm di
calibro, esso corre nel legamento duodenoepatico, passa dietro la testa del pancreas e davanti la
vena cava, poi attraversa trasversalmente lo spessore della parete duodenale dove si unisce con il
dotto pancreatico e sbocca nella papilla duodenale maggiore, piccola rilevazione con foro centrale
della mucosa del duodeno discendente.

Nel tratto terminale si affianca al coledoco il dotto pancreatico, col quale può riunirsi a breve
distanza dallo sbocco, ma numerose sono le varianti anatomiche:

 unico sfintere, unica papilla, unico dotto (ampolla epatopancreatica)


 unico sfintere, unica papilla, unico dotto sepimentato
 unico sfintere, unica papilla, due dotti (ampolla bipartita)
 unico sfintere, due papille (papilla bipartita)
 doppio sfintere.

La papilla e l'ampolla son dette del Vater, dal nome dell' anatomista tedesco Abraham Vater (1684-
1751). Avremo quindi l'ampolla del Vater e la papilla del Vater, tubercolo raccolto in una borsa
della mucosa duodenale detta tubercolo del Vater.
Lo sfintere è invece chiamato sfintere di Oddi o del Glisson, dai nomi dell'anatomista e chirurgo.

Pancreas

Il Pancreas

Il pancreas è una voluminosa ghiandola annessa all'apparato digerente. Esso è formato da una
parte esocrina e una endocrina. La sua principale funzione è quella di produrre succo pancreatico
(prodotto dalla parte esocrina), insulina e glucagone (entrambi prodotti dalla parte endocrina). Il
succo pancreatico ha la funzione di digerire alcune sostanze nell 'intestino tenue, mentre l'insulina
ed il glucagone hanno la funzione di controllare la concentrazione di glucosio nel sangue.

Indice
 1 Anatomia macroscopica
o 1.1 Forma, posizione, rapporti
o 1.2 Vasi e nervi

Anatomia macroscopica
Forma, posizione, rapporti

La testa del pancreas è situata nell'ansa formata dal duodeno, quindi a destra della L2, per poi
salire obliquamente verso sinistra fino all'altezza della 7° costa (o della L1) dove si trova la coda. Il
pancreas consta di una parte a secrezione interna o endocrina ("isole del Langerhans") e una
parte a secrezione esterna o esocrina la quale, tramite due "dotti escretori", "principale" e
"accessorio", riversa il suo secreto all'interno del duodeno. Misura circa 20 cm di lunghezza, 4 cm
di altezza e 2 cm di spessore, ha consistenza friabile e colorito roseo, o grigiastro quando è in fase
di intensa attività secretiva. Si trova anteriormente ai corpi delle prime due vertebre lombari e
consta di tre parti:

 una testa, accolta nella concavità dell'ansa duodenale, di dimensioni 6x3x2 cm,. La testa
presenta un prolungamento in corrispondenza dell'"estremo inferomediale", detto "processo
uncinato" e che risulta in contatto posteriore:
o con il tratto terminale del "dotto coledoco", che vi lascia una profonda impronta
o con la "lamina di Treitz"
o con la vena cava inferiore
o con i corpi delle L2 e L3
o con il pilastro destro del diaframma
o con il peduncolo renale
o con l'origine dell'arteria genitale destra
 un corpo (separato della testa da una parte ristretta, ("istmo") avvolto dal "peritoneo
parietale posteriore", che si trova in rapporto anteriore con la faccia posteriore dello stomaco
 una coda, che presenta forma ed estensione piuttosto variabili, potendo presentarsi come
allungata e assottigliata o come tozza e ingrossata e si trova in rapporto:
o laterale con la milza e con l'arteria lienale
o posteriore con il rene sinistro.

Il pancreas è mantenuto stabile nella sua posizione dal duodeno, che ne accoglie la testa, dal
peritoneo parietale posteriore, che lo riveste, e dal "legamento pacreaticolienale", che ne fissa la
coda all'ilo della milza. La parte esocrina del pancreas ha il compito di produrre il succo
pancreatico, indispensabile per la digestione, il quale risulta composto da:

 enzimi proteolitici (tripsina e chimotripsina)


 enzimi gliocolitici (amilasi)
 enzimi lipolitici (lipasi)
 nucleasi (ribonucleasi e desossiribonucleasi).
Collocazione del pancreas

La struttura risulta simile a quella della ghiandola parotide, cioè "acinosa" composta a secrezione
"sierosa"; risulta suddivisa in "lobuli" da esili "sepimenti connettivali" che prendono origine
dalla capsula che avvolge l'organo.

Il secreto si trova sotto forma di granuli di zimogeno all'interno delle cellule pancreatiche, e viene
poi secreto per esocitosi nel "lume dell'acino"; dai "condottini intralobulari" il secreto si getta
nei "condotti interlobulari" che, a loro volta, sboccano nei due grossi dotti pancreatici, il dotto
pancreatico "principale" (dotto di Wirsung) e il dotto pancreatico "accessorio" (di Santorini).

L'azione secernente del pancreas è continua, ma si svolge a un livello modesto; essa aumenta però
considerevolmente sotto lo stimolo neuroendocrino della "secretina" e della "pancreozimina",
prodotti nel duodeno che raggiungono il pancreas per via ematica.

Vasi e nervi

Le arterie del pancreas provengono dall'arteria epatica, dall'arteria lienale e dall'arteria


mesenterica superiore.

Le vene sono tributarie della vena porta.

I vasi linfatici sono tributari dei linfonodi "pancreatico-duodenali anteriori", delle "catene
linfonodali" dell'arteria lienale e dell'arteria mesenterica superiore, e infine dei linfonodi posti all'
"ilo" della milza.

I nervi derivano dal "plesso celiaco".


La Milza
Posizione
E' situata nella porzione sovramesocolica della cavità addominale, nella loggia renale, compresa
tra la parete posteriore del corpo dello stomaco e la faccia anteriore del rene sinistro, appena sotto il
diaframma (tramite il quale contrae rapporti con la pleura e il polmone sinistro), ed è rivestita dal
peritoneo che ne lascia scoperta solo una piccola area di 2-3 cm contenuta tra i foglietti anteriore e
posteriore del legamento spleno-renale.
Descrizione
Essa è di colore rosso scuro e la sua forma si può paragonare a quella di un ovoide schiacciato in
senso trasversale, con diametro maggiore orientato dall'alto verso il basso, dal di dietro in avanti e
latero-medialmente. Questo diametro, che mediamente misura circa 13 cm, è parallelo all'asse
longitudinale della 10ª costola di sinistra, che si può facilmente palpare al di sotto dei tegumenti ed
è immediatamente individuabile essendo l'ultima costola a raggiungere, seppure indirettamente, lo
sterno. La milza in un paziente sano non è palpabile,in quanto rimane contenuta nella gabbia
toracica, essa può essere invece ben apprezzata in condizioni patologiche che inducano
splenomegalia (ad esempio malattie da protozoi come la malaria, la leishmaniosi e il trypanosoma).
I diametri anteroposteriore e trasversale misurano in media rispettivamente 8 e 3 cm. Il suo peso
medio è di circa 200 g (esso può variare a seconda delle condizioni fisiologiche: per la capacità del
circolo portale o per il cibo e bevande ingerite, e il suo peso può essere compreso in un range di
180-250 g). L'intero organo è rivestito da una capsula fibrosa che ha un certo grado di elasticità.
La milza ha consistenza molto lassa, quasi semifluida, tanto da essere facilmente soggetta, in
seguito a traumi addominali, a rottura. Può variare notevolmente il suo peso e il suo volume in
rapporto alla quantità di sangue (soprattutto nella componente figurata) che ne impregna il
parenchima. Non è indispensabile per la vita, perché in sua assenza altri organi si fanno carico
delle sue mansioni.

È una ghiandola senza sfinteri strettamente associata con il sistema circolatorio. Consiste di masse
di linfoidi granulari posizionati attorno a rami terminali di vene e arterie. Questi vasi sono collegati
da capillari modificati chiamati seni splenici.

Istologia
Sezioni trasversali della milza rivelano una superficie rossastra morbida che si divide in polpa rossa
e polpa bianca. I due tipi di polpa corrispondono alle due funzioni della milza.

 La polpa rossa è formata principalmente di seni ripieni di sangue. La polpa rossa rimuove i
materiali indesiderati.
 La polpa bianca è composta di noduli chiamati corpuscoli di Malpighi. Questi sono
formati da follicoli linfoidi ricchi di linfociti B e foderi linfoidi periarteriolari (PALS
PeriArteriolar Lymphoid Sheets) ricchi di linfociti T. La polpa bianca aiuta a combattere le
infezioni.

Alcune note sul Peritoneo


Il mesocolon trasverso è un'ampia piega del peritoneo parietale posteriore che unisce il tratto
trasverso dell'intestino crasso alla parete addominale posteriore, conferendo così al colon trasverso
una buona mobilità. La linea di inserzione del mesocolon trasverso, ovvero la linea lungo la quale
l'amplia plica peritoneale si distacca dalla parete posteriore dell'addome, è tesa tra i margini laterali
dei due reni e presenta un andamento obliquo da destra verso sinistra e dal basso verso l'alto. Più
precisamente, a destra la linea di inserzione interessa il terzo inferiore del rene e subito medialmente
la porzione discendente del duodeno, a sinistra invece incrocia il limite fra terzo medio e terzo
superiore del rene. Da destra, dopo aver incrociato anteriormente la porzione discendente del
duodeno, prende inserzione lungo il marine inferiore del corpo e della coda del pancreas, passando
superiormente la flessura duodenodigiunale, raggiungendo così il margine laterale del rene sinistro.
Risulta quindi costituito da due lamine peritoneali, una superiore e una inferiore, che si dirigono alla
faccia posteriore del colon trasverso per poi ricoprirlo completamente. Il foglietto superiore risulta il
più delle volta accollato al foglietto posteriore del legamento peritoneale gastrocolico (teso dalla
porzione orizzontale della grande curvatura dello stomaco al colon trasverso). Il legamento
gastrocolico non è altro che la prima componente del grande omento (costituito da legamento
gastrocolico più grembiule omentale), che si porta anteriormente alle anse dell'intestino tenue fino
ad un certo livello per poi piegare verso l'alto e risalire inserendosi alla tenia inferiore del colon
trasverso. Nello spessore del mesocolon trasverso viaggiano tutto i vasi e i nervi destinati al colon
trasverso stesso.

Il grande omento, o grande epiploon, è una porzione della sierosa peritoneale collocata, al pari di
quest' ultimo, nella grande cavità addominale. È costituito da due lamine, anteriore e posteriore le
quali, rivestite rispettivamente le facce anteriore e posteriore dello stomaco, aderiscono l' una all'
altra a livello della grande curvatura dello stomaco. Dopo aver aderito, le due lamine discendono in
basso per poi risalire, ricoprendo parzialmente le anse dell' intestino mesenteriale (ileo e digiuno).
Giunte a livello del colon trasverso, le due lamine restano unite e passano anteriormente a tale
organo continuando, al di dietro di esso, sopra e davanti al mesocolon trasverso. Solamente alla
radice del mesocolon trasverso questo e il grande omento si fondono. Di conseguenza la lamina
posteriore del grande omento è a stretto contatto con la lamina anteriore del mesocolon trasverso.
Non è possibile tuttavia considerare le due formazioni come una la continuità dell'altra, in quanto
nella vita fetale sono ben distinte tra loro e solo successivamente vengono parzialmente a fondersi a
livello della radice.

Funzioni: il grande omento non sembra svolgere funzioni di particolare importanza e certamente
non può essere definito come un elemento specializzato. Tuttavia, la cospicua quantità di adipe che
lo costituisce fornisce una sorta di protezione per gli organi della porzione più anteriore dell'
addome; questo grasso inoltre, può essere impiegato nella termogenesi della cavità addominale.

Nota clinica: nei soggetti obesi, gran parte dell' adipe addominale, oltre ad occupare lo strato
sottocutaneo (o ipoderma), va ad accumularsi anche a livello del grande omento; questo adipe
contribuisce in maniera significativa alla formazione della voluminosa "pancia", visibile dall'
esterno negli individui in stato di sovrappeso.

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