Sei sulla pagina 1di 55

27/04/2023

APPARATI DELLA SENSIBILITA’ SPECIFICA

SENSIBILITA’ ACUSTICA E VESTIBOLARE/STATOCINETICA


L’orecchio è diviso in:

Orecchio esterno: comprende il padiglione auricolare e il condotto uditivo/meato acustico esterno;


Medio: comprende il timpano e gli ossicini;
Interno: comprende i recettori uditivi e vestibolari.

La sensibilità acustica prevede l’intervento di tutte e 3 le parti dell’orecchio, mentre la sensibilità vestibolare
vede coinvolto solo l’orecchio interno.

ORECCHIO ESTERNO
PADIGLIONE AURICOLARE

Ha una funzione molto + importate negli animali, poiché nell’uomo svolge due compiti relativi:

 Favorisce l’indirizzo delle onde sonore verso la conca del padiglione e poi nel condotto uditivo;
 Sfasare le onde sonore in arrivo usando una serie di irregolarità che caratterizzano la parete del
padiglione. Queste pieghe irregolari sono dovute alla presenza di un gruppo di cartilagini elastiche
che con gli anni perdono la loro elasticità. Quindi la cartilagine genera delle irregolarità che
consentono di sfasare le onde che arrivano in entrata.

La cartilagine elastica è presente ovunque nel padiglione ma non nel lobulo, che è la parte inferiore del
padiglione. Il padiglione è fissato alla testa tramite legamenti e muscoli.

CONDOTTO UDITIVO/MEATO ACUSTICO ESTERNO

Fa seguito al padiglione auricolare ed è lungo 2-2,5 cm, di cui la prima parte è fuori verso l’esterno e
prevede ancora un sostegno cartilagineo, mentre la maggior parte è dentro alla parte petrosa dell’osso
temporale e ha quindi un sostegno osseo. Ha un andamento non rettilineo, infatti quando si guarda verso
l’orecchio non vedo mai la membrana timpanica.

Composizione: Il condotto uditivo è rivestito da:

-cute: presenta cellule epiteliali con annessi cutanei;

-sotto l’epidermide c’è tessuto connettivo molto sottile. Infatti in caso di infiammazione, come l’otite
esterna per esempio, anche se l’infiammazione non è imponente il soggetto percepisce dolore
intenso perché il siero comprime le terminazioni nervose presenti nello strato connettivale. Sempre
nel connettivo ci sono ghiandole ceruminose, considerate ghiandole sudoripare modificate, che
producono cerume che contiene sostanze antibatteriche ma serve anche per evitare che l’orecchio
si danneggi a seguito di disidratazione o al contrario per evitare la macerazione, ossia che la troppa
acqua danneggi l’orecchio.

Il condotto uditivo o meato acustico esterno termina con la membrana del timpano.

Vascolarizzazione: rami della carotide esterna e rami della giugulare esterna.

Innervazione: [guarda foto sottostante]. La parte inferiore dell’orecchio è innervata dal plesso cervicale,
quindi di competenza dei primi nervi cervicali. È poi innervato dal nervo trigemino (parte anteriore
dell’orecchio), vago (zona della conca dell’orecchio), facciale (parte posteriore dell’orecchio) e
glossofaringeo (cavo del timpano tuba uditiva di Eustachio).

[Quando uso un oggetto come un cotton fioc devo stare attento perché la parte interna dell’orecchio esterno
è innervata dal vago, che innerva anche il cuore. L’herpes zoster, virus della varicella, dopo aver dato la
varicella può nascondersi nei gangli sensitivi formando il fuoco di sant’Antonio oppure nei gangli genicolati
del nervo facciale, generando rossore e piccole vescicole].

ORECCHIO MEDIO
MEMBRANA TIMPANICA

È la prima parte dell’orecchio medio, molto sottile e di forma ovalare, che si dispone lungo un piano obliquo
in modo tale che il suo tetto abbia un’estensione minore rispetto al pavimento.
Membrana timpanica

È così settile che risulta semi-trasparente ed è formata da 3 strati:

- Cute: verso il condotto uditivo formata da pochi strati di cellule epiteliali a formare un epitelio
pavimentoso non cheratinizzato;

- Fibroso: contiene fibre collagene che si dispongono in maniera semilunare, radiale, parabolico, cosicché la
membrana possa vibrare nel migliore dei modi;

- Mucoso: guarda verso l’orecchio medio.

È fissata al condotto uditivo tramite un legamento anulare fibrocartilagineo.

1)La membrana timpanica aderisce alla porzione timpanica dell’osso temporale, che però non è tutta
circolare ma superiormente termina nella parte squamosa dell’osso temporale; quindi la membrana
timpanica aderisce principalmente alla parte timpanica ma anche a quella squamosa dell’osso temporale.

Parte squamosa dell’osso temporale

Parte timpanica dell’osso temporale

2) La membrana aderisce superiormente al manico del martello.

Manico del martello


1) e 2) fanno sì che la membrana timpanica formi due pieghe superiormente: il legamento malleolare
posteriore e il legamento malleolare anteriore.
 Parte tesa della membrana: si trova inferiormente ai due legamenti malleolari ed è la porzione della
membrana che vibra;
 Parte flaccida della membrana: disposta sopra i legamenti malleolari e non vibra.
 Ombelico della membrana: è introflessa verso l’orecchio medio. L’ombelico descrive il triangolo
luminoso, utile a verificare la corretta fisiologia della membrana timpanica negli esami otoscopici;
Infatti in caso di otite la membrana si appiattisce e non si vede il triangolo luminoso.

Triangolo luminoso

L’orecchio medio, cavo del timpano e cassa del timpano sono tutti sinonimi. Ha una forma allungata a lente
biconcava e si suddivide in 3 porzioni:

 Recesso ipotimpanico: parte inferiore;


 Cavità timpanica propriamente detta: parte intermedia;
 Recesso epitimpanico: parte superiore, chiamata anche loggetta degli ossicini perché qua si
collocano i 3 ossicini.

L’orecchio medio è rivestito dalla stessa membrana mucosa che ricopre la faccia della membrana timpanica
verso l’orecchio medio, ossia fatta da cellule epiteliali pavimentose o cubiche molto sottili e un connettivo
altrettanto sottile.

OSSICINI

Nel recesso epitimpanico o loggetta degli ossicini ci sono:

o Martello: presenta un manico che aderisce alla membrana del timpano, mentre la testa si articola
con un’articolazione a sella con l’incudine;
o Incudine: il suo processo lungo si articola tramite enartrosi con la staffa;
o Staffa: presenta una testa che si articola con l’incudine e una base di forma ovalare che si inserisce
tramite un legamento anulare in un’apertura della parete mediale del cavo del timpano, chiamata
fossa ovale o finestra ovalare.

Finestra ovalare

Gli ossicini sono mantenuti nella loro posizione non solo perché sono fissati alla membrana timpanica, alla
finestra ovalare e fissati tra di loro, ma anche perché ci sono piccoli legamenti che collegano il martello e
l’incudine alle pareti anteriore, posteriore e superiore [frecce rosse e blu nella foto sopra].

Il rivestimento membranoso della parete del cavo del timpano va a ricoprire anche gli ossicini e i loro
legamenti, formando così recessi che sono sede di accumulo di muco nel caso di otite ed è faticoso
rimuovere il muco in queste sedi; infatti in caso di otite media la rimozione del muco non prevede i tipici 6
giorni di terapia antibiotica ma 8-10 giorni.

MUSCOLI

Nell’orecchio medio ci sono due muscoli striati: lo stapedio e il tensore del timpano.

STAPEDIO

Contenuto in una piccola nicchia in corrispondenza della parete posteriore del cavo del timpano
dell’orecchio medio, emerge dall’eminenza piramidale presente nella parete posteriore, che con il suo
tendine raggiunge la testa e i due archi della staffa.

Funzione: contraendosi genera un arco riflesso che tira la staffa verso l’orecchio medio cosicché la base della
staffa si allontani dall’orecchio interno, per evitare di danneggiare i recettori uditivi.

Innervazione: innervato dal nervo facciale.


TENSORE DEL TIMPANO

È collocato in un canale osseo nella parete anteriore del cavo del timpano e con il suo tendine si inserisce al
martello.

Funzione:

1) Coinvolto nell’arco riflesso dello stapedio tirando il manico del martello verso l’orecchio medio;
quindi tramite lo stapedio e il tensore del timpano la catena degli ossicini si avvicina e irrigidisce
cosicché il suono venga tramesso in maniera meno intensa.
2) Contraendosi indipendentemente dallo stapedio svolge funzioni migliorative; infatti quando sono in
arrivo suoni, tra cui alcuni a bassa frequenza come per esempio i rumori di fondo, contraendosi fa sì
che i suoi a bassa frequenza vengano trasmessi meno cosicché i suoni importanti vengano percepiti
dall’orecchio in maniera pulita.
3) Migliora la sensibilità acustica eliminando i suoni auto-prodotti, come per esempio durante la
masticazione.

Innervazione: Non a caso il muscolo tensore del timpano è innervato dal trigemino, che innerva anche i
muscoli masticatori.
Nel cavo del timpano è presente aria proveniente dalla tuba uditiva di Eustachio. È utile che ci sia aria
perché la membrana del timpano vibra se ai due lati della membrana la pressione si equivale.

[Quando saliamo di quota infatti si tappano le orecchie e si sente meno (ipoacusia) perché la pressione
dell’aria nel cavo del timpano è quella di partenza, ma la pressione verso l’esterno aumenta perché stiamo
salendo di quota; di conseguenza la membrana vibra meno e noi sentiamo meno. Infatti in questi casi si
cerca di equilibrare le pressioni chiudendo il naso e spingendo forte, oppure deglutendo [vedi nel paragrafo
faccia anteriore dell’orecchio medio]].

PARETE LATERALE DELL’ORECCHIO MEDIO

C’è la membrana timpanica e anche una porzione superiore ossea chiamato recesso epitimpanico, che
descrive una regione chiamata muro della loggetta degli ossicini.
Il nervo facciale ha decorso anche nella piramide dell’osso temporale e in questa porzione emette un ramo,
la corda del timpano, che si dispone lungo la parete laterale del cavo del timpano percorrendo la parte
flaccida della membrana timpanica in modo tale da non essere di disturbo durante la vibrazione della
membrana, e superata quest’ultima la corda del timpano esce dall’osso temporale. La corda del timpano
contiene fibre sensitive che stanno raccogliendo la sensibilità specifica gustativa dei 2/3 anteriori della
lingua, perché la corda del timpano una volta uscita dal cranio si raccorda con il nervo linguale, ramo del
nervo trigemino, dedicato all’innervazione sensitiva somatica della lingua. Quindi la corda del timpano si
raccorda con il nervo linguale, ramo del nervo trigemino, per raggiungere i 2/3 anteriori della lingua. Inoltre
la corda del timpano porta fibre efferenti parasimpatiche destinate all’innervazione delle ghiandole
sottolinguali e sottomandibolari.

[ricorda che con Gibelli abbiamo visto che il nervo facciale, come il vago e il glossofaringeo usano fibre
sensitive somatiche del nervo trigemino per raggiungere distretti del corpo da innervare; questo è un
esempio].

PARETE SUPERIORE DELL’ORECCHIO MEDIO

È una parete estremamente sottile che presenta il tegmen tympani che separa l’orecchio medio
dall’endocranio.

PARETE ANTERIORE

Da passaggio superiormente al muscolo tensore del timpano e + inferiormente alla tuba uditiva di
Eustachio, che collega l’orecchio medio con la rino-faringe. La tuba uditiva presenta inizialmente un
sostegno osseo quando è ancora nella parte petrosa del temporale che poi diventa cartilagineo fino allo
sbocco nella rino-faringe. Quando deglutiamo contraiamo il muscolo tensore del velo del palato, che si
inserisce anche in prossimità dello sbocco della tuba uditiva nella rino-faringe, che tira verso di sé lo sbocco
della tuba uditiva favorendone l’apertura, cosicché sia favorito il passaggio di aria dalla rino-faringe
all’orecchio medio.
PARETE MEDIALE DELL’ORECCHIO MEDIO

Presenta la finestra ovalare che ospita la base della staffa e anteriormente alla finestra ovale c’è un rilievo
che corrisponde ad un’estroflessione della chioccola dell’orecchio interno verso il medio, chiamato
promontorio. Inferiormente alla finestra ovale c’è la finestra rotonda che è chiusa dalla membrana
timpanica secondaria, fondamentale per la percezione dei suoni.
In corrispondenza del promontorio ma in generale in tutto il cavo del timpano ci sono rami del nervo
timpanico o nervo di Jacobson, ramo del nervo glossofaringeo. Infatti il cavo del timpano e la tuba uditiva di
Eustachio sono competenza d’innervazione del glossofaringeo. Il nervo timpanico dopo aver fornito rami
che si distribuiscono nel cavo del timpano lascia questa regione diventando il nervo piccolo petroso, che si
dirige nella fossa infra-temporale e che si associa al nervo grande petroso e porta fibre effettrici
parasimpatiche dirette al ganglio ottico, ossia il ganglio effettore parasimpatico diretto all’innervazione della
parotide [visto con Gibelli].

PARETE POSTERIORE DELL’ORECCHIO MEDIO

C’è l’eminenza piramidale che da passaggio al muscolo stapedio diretto verso la staffa. Ci sono poi due
rilievi: uno determinato dal passaggio della porzione intra-temporale del nervo facciale (porzione che
emette il canale del timpano), chiamato canale del nervo facciale, che termina con l’emergenza della corda
del timpano, e l’altro rilievo è quello legato alla presenza nell’orecchio interno di un canale semi-circolare
laterale che nell’orecchio medio si traduce in un rilievo. Altra formazione è la comunicazione del cavo del
timpano con le cellette mastoidee presenti nella porzione mastoidea dell’osso temporale; questo passaggio
da accesso all’adito all’antro mastoideo, seguito da una formazione labirintica in cui si sviluppano le cellette
mastoidee. [Un’otite media infatti se non è trattata nella maniera corretta può complicarsi in una
mastoidite].

[SOSTITUISCILA]

Vascolarizzazione: inferiormente al cavo del timpano quindi inferiormente alla piramide dell’osso temporale
ci sono la vena giugulare interna e la carotide interna, le quali vascolarizzano l’orecchio medio.

Innervazione: nervo timpanico, ramo del glossofaringeo.


28/04/2023

ORECCHIO INTERNO
Nell’orecchio interno non c’è aria come in quello esterno e medio ma acqua, perché è necessario che ai
recettori acustici l’onda sonora arrivi ad una certa pressione, e poiché l’acqua ha impedenza > dell’aria che
arriva all’orecchio esterno e medio l’incremento della pressione avviene diminuendo notevolmente la
superficie di apertura dell’orecchio interno.

[in questa foto il movimento della staffa è sbagliato perché non si muove così,
però serve per capire quanto è piccola l’apertura dell’orecchio interno]

La base della staffa si muove nella finestra ovalare non con un movimento a stantuffo [immagine sopra] ma
con un movimento a perno tenendo fissa la base, tanto vero che il legamento anulare che fissa la base della
staffa alla fossa ovalare è ispessito proprio per questo.

L’orecchio interno è scavato all’interno della piramide dell’osso temporale e ha una forma labirintica
complessa che contiene un liquido.

CONDUZIONE DEL SUONO

La base della staffa tramite un movimento a stantuffo trasmette l’impulso sonoro; tuttavia, poiché i liquidi
sono comprimibili, il moto ondoso che ne consegue nell’orecchio interno è possibile perché
contemporaneamente la membrana timpanica secondaria che chiude la finestra rotonda nella parete
mediale dell’orecchio medio si estroflette verso quest’ultimo. Se non ci fossero la finestra rotonda e la
membrana timpanica secondaria poiché a causa dell’incomprimibilità la staffa non riuscirebbe a trasmettere
l’onda sonora.

Ha una forma labirintica complessa, in cui si considera un labirinto osseo in cui si riconoscono 3 porzioni:

o Vestibolo: è la parte centrale e corrisponde alla parete mediale dell’orecchio medio. Comprende sia
la fossa ovale che quella rotonda;
o Canali semi-circolari: porzione postero-laterale in cui ci sono 3 canali semi-circolari con diametro di
1 mm. Ognuno dei 3 ha un braccio semplice e uno ampollare che termina con una dilatazione,
l’ampolla; il semicircolare superiore e quello posteriore condividono il braccio semplice. C’è il
canale semicircolare laterale che ha disposizione circa orizzontale, circa perché il piano di
Francoforte che è un piano totalmente orizzontale forma con l’angolazione dei canali semi-circolari
laterali 30°. C’è un canale semicircolare superiore chiamato anche anteriore e un canale
semicircolare posteriore. I 3 canali dello stesso lato sono perpendicolari tra loro, ma i 6 canali
semicircolari dx e sx sono paralleli a due a due, cioè il superiore di un lato è parallelo con il
posteriore contro-laterale e viceversa, e il laterale con il laterale contro-laterale;

o Chioccola o Coclea: disposta anteriormente al vestibolo, si sviluppa intorno ad un asse osseo


chiamato modiolo o columella per circa 2 giri e ¾, formando proprio una struttura a forma di
chiocciola lunga circa 3.5 cm.

All’interno della chioccola e a partire dall’asse osseo costituito dal modiolo si costituisce anche la lamina
spirale ossea che ha decorso lungo la chioccola stessa con una forma che ricorda il giro di una vite e
attraversa in parte la chiocciola ma all’interno del labirinto osseo c’è un labirinto membranoso che nella
chiocciola completa il percorso della lamina spirale ossea separando lo spazio in due comparti:

Scala vestibolare: fa capo alla finestra ovale del vestibolo;


Scala timpanica: fa capo alla finestra rotonda del vestibolo;

Le due scale sono indipendenti e in moto ondoso generato dalla base della staffa nella fossa ovale percorre
tutta la scala vestibolare fino all’apice della chioccola, in cui c’è un passaggio chiamato elicotrema che
consente il passaggio del moto ondoso dalla scala vestibolare alla scala timpanica, così poi da terminare
nella fossa rotonda in cui c’è la membrana timpanica secondaria che estroflettendosi consente la percezione
del suono.

Il labirinto osseo comunica con la fossa endocranica posteriore tramite l’acquedotto del vestibolo e tra la
base della chioccola con lo spazio posto inferiormente alla rocca petrosa tramite l’acquedotto della
chioccola.

Il labirinto osseo è la porzione bianca nell’osso temporale, mentre la parte blu corrisponde al labirinto
membranoso; in entrambi i labirinti scorre liquido:

 Perilinfa: situata tra labirinto osseo e quello membranoso, circonda il labirinto membranoso ed è
drenata attraverso l’acquedotto della chiocciola;
 Endolinfa: situata dentro il labirinto membranoso e drenata attraverso l’acquedotto del vestibolo.
LABIRINTO MEMBRANOSO

In corrispondenza del vestibolo presenta l’utricolo e il sacculo, connessi attraverso il dotto utricolo-
sacculare. Posteriormente all’utricolo e in collegamento con esso ci sono i 3 canali semi-circolari con la loro
dilatazione ampollare e anteriormente al sacculo si sviluppa il condotto cocleare nella coclea, collegati
tramite il condotto reuniente. Dal dotto utricolo-sacculare posteriormente all’utricolo nasce il condotto
endolinfatico che si conclude con una piccola porzione dilatata, il sacco endolinfatico, che percorre
l’acquedotto del vestibolo e ha il compito di portare l’endolinfa verso la fossa cranica posteriore affinché
venga drenata.

Il labirinto membranoso ha una parete molto sottile con un solo strato di cellule epiteliali appoggiate su uno
strato connettivale estremamente sottile, ad eccezione di quelle porzioni del labirinto membranoso che
contengono le strutture recettoriali vestibolari e acustiche.

 Endolinfa: scorre nel labirinto membranoso e assomiglia all’ambiente endocellulare perché presenta
più ioni potassio e pochi ioni sodio.
 Perilinfa: percorre il labirinto osseo circondando il labirinto membranoso e assomiglia molto ad un
liquido extracellulare perché presenta molti ioni sodio e poco potassio.

Sintesi perilinfa: viene prodotta per filtrazione di minuscoli vasi sanguigni che sono contenuti nel periostio
(connettivo) che riveste internamente il labirinto osseo; viene drenata attraverso l’acquedotto della
chioccola.

Vascolarizzazione: arteria labirintica o uditiva, ramo dell’arteria basilare. Le vene uditive o labirintiche
invece drenano nei seni della dura madre per poi finire nella giugulare interna.
APPARATO RECETTORIALE VESTIBOLARE
I recettori vestibolari sono collocati nel labirinto membranoso in corrispondenza:

 dell’utricolo e del sacculo: formano strutture recettoriali chiamate macule;


 di strutture recettoriali che si collocano nelle porzioni ampollari dei canali-semicircolari, chiamate
creste ampollari.

Quindi ci sono 5 strutture recettoriali, cioè 3 creste ampollari e 2 macule.

RECETTORE VESTIBOLARE

Anatomia: è una cellula epiteliale sensoriale che presenta una specializzazione apicale, nell’insieme
chiamato pelo acustico [occhio perché contro-intuitivo, si parla sempre di recettori vestibolari], formato da:

 Chino-ciglio: estroflessione di membrana che strutturalmente non è diverso dalle ciglia vibratili;
 Stereo-ciglia: in numero di 40-60-100 per singolo chino-ciglio, che strutturalmente sono lunghi
microvilli. Esse sono disposte in file ben ordinate ad altezza decrescente partendo dalla + alta +
vicina al chino-ciglio.

Queste strutture sono connesse le une alle altre tramite sottilissimi filamenti.

Per la loro conformazione anatomica queste cellule vengono chiamate anche cellule capellute.
Nei recettori vestibolari ci sono due tipi di recettori:

 una cellula + piatta, che viene raggiunta da un insieme di terminazioni nervose sia sensitive che
efferenti al fine di modulare il segnale sensitivo che la cellula sta emettendo;
 una cellula + tonda a botte o fiasco, è circondata dalla terminazione del neurone sensitivo con cui la
cellula si pone in giunzione cito-neurale. La terminazione efferente si pone in sinapsi direttamente
con la terminazione nervose sensitiva afferente.

Ricezione del segnale: il segnale vestibolare portato da un movimento dell’endolinfa che si muove o
nell’utricolo o nel sacculo o nei canali semi-circolari quando muoviamo la testa nello spazio, fa deflettere il
pelo acustico. Questo si traduce in una trasduzione del segnale che varia in relazione all’angolo e alla
direzione della deflezione:

se il pelo acustico si deflette cosicché le stereo-ciglia si pieghino verso il chino-ciglio, allora ciò si
traduce in una depolarizzazione della cellula;
se le stereo-ciglia si piegano in direzione contraria al chino-ciglio, allora avviene
un’iperpolarizzazione della cellula.

MACULA

Nell’utricolo la macula ha una disposizione orizzontale, nel sacculo verticale [in conformità con le loro forme
anatomiche].
Anatomia: la macula è formata da:

Cellule recettoriali: possono essere sia a forma di fiasca o dritte;


Cellule di sostegno: corrispondono ad una differenziazione dell’epitelio tipico della parete del
labirinto membranoso e si dispongono per creare spazi per le cellule recettoriali. Le cellule di
sostegno si pongono a stretto contratto tra loro alla base, poi superiormente si allontanano per
lasciare spazio alle cellule recettoriali e infine nella porzione + apicali le cellule di sostegno si
ridilatano così che la loro porzione apicale formi una membrana dalla quale fuoriescono i peli
acustici delle cellule recettoriali, così che i peli siano liberi di muoversi nella maniera + efficiente
possibile.

I peli acustici sono immersi in una sostanza gelatinosa, chiamata membrana otolitica, sulla cui sommità si
dispongono strutture calcaree, gli statoconi/statoliti/otoliti/otoconi, che insieme alla membrana otolitica
servono per aumentare il peso di questa struttura in modo tale da ottimizzare la deflessione dei peli acustici
quando si muove l’endolinfa circostante.

[quando parte un auto o un bus, il nostro corpo va indietro perché noi abbiamo un peso; ugualmente
avviene nell’orecchio interno: l’endolinfa si muove e la macula che ha un proprio peso specifico rimane
indietro, consentendo ai peli acustici di deflettersi nella direzione contraria rispetto alla direzione
dell’endolinfa].

Nelle macule i peli acustici si dispongono specularmente rispetto ad una linea centrale chiamata striola. Nel
sacculo i peli acustici si dispongono in modo tale che il chino-ciglio di ogni cellula recettoriale si disponga +
lontano possibile dalla striola, mentre nell’utricolo i peli acustici si dispongono in modo tale che il chino-
ciglio di ogni pelo si disponga il + vicino possibile alla striola.
Quando si muove l’endolinfa una parte dei peli acustici si deflette in una direzione e i peli acustici dell’altro
lato si muovono in direzione opposta, cioè da un lato le stereo-ciglia dei peli acustici si avvicinano al chino-
ciglio mentre dall’altro lato si piegano in direzione opposta al chino-ciglio. Dunque a parità di movimento
dell’endolinfa nell’utricolo o nel sacculo ci saranno un gruppo di cellule che si depolarizzano e l’altro gruppo
che si iper-polarizza, formando un incredibile meccanismo di controllo.

Un’accelerazione lineare stimola le macule, le quali non sono perfettamente dritte ma un po' storte in modo
tale che la macula apprezzi sia l’accelerazione avanti e indietro che il movimento laterale.

[Quando saliamo su un ascensore l’accelerazione lineare di questo ci permette di capire che si sta muovendo
perché le nostre macule vengono stimolate causando una deflessione dei peli acustici dovuto al movimento
dell’endolinfa. Quando l’ascensore sale, se non ci sono rumori o vetri, noi perdiamo la percezione del
movimento di questo perché sta salendo a velocità costante, quindi i nostri peli acustici che prima erano
deflessi ritornano allo stato di riposo. Infine, riacquisiamo l’informazione quando l’ascensore si sta fermando
perché c’è un’accelerazione negativa che fa nuovamente deflettere i nostri peli acustici].

CRESTE AMPOLLARI

Nelle ampolle dei canali semicircolari i recettori vestibolari non formano macule ma creste ampollari.

Anatomia: non c’è la membrana otolitica con gli otoliti ma è presente la cupola ampollare, di natura
gelatinosa e che si muove seguendo la direzione dell’endolinfa. Inoltre non c’è la striola ma nei canali
semicircolari laterali tra nelle due creste ampollari i peli acustici si dispongono in modo tale che il chino-
ciglio si posizioni + vicino all’utricolo, mentre nei canali semicircolari superiori e posteriori il chino-ciglio si
dispone + lontano dall’utricolo.

Essendo canali semi-circolari, le creste ampollari sono sensibili ad accelerazioni angolari. Ruotando la testa
verso dx determina un movimento dell’endolinfa verso sx perché rimane indietro per inerzia [come
abbiamo visto nell’esempio dell’autobus sopra], il quale comporta una deflessione dei peli acustici verso sx
nei canali semi-circolari; tuttavia noi abbiamo 6 canali semi-circolari, due per ogni tipo ed essendo contro-
laterali in entrambi gli orecchi l’endolinfa si muove verso sx se la testa ruota verso dx, ma essendo i canali
semi-circolari speculari hanno i peli acustici speculari: questo determina l’iper-polarizzazione in un canale e
l’iper-polarizzazione nell’altro.

NERVO VESTIBOLARE

Formazione: stimoli vestibolari di tipo accelerativo raccolti dalle macule e dalle creste ampollari si
raccolgono in fibre nervose afferenti che sono parti di neuroni sensitivi per gran parte di tipo bipolare e non
pseudounipolare (è uno dei pochi casi in cui i neuroni sensitivi non sono pseudounipolari). Il corpo cellulare
di questi neuroni si trova nel ganglio vestibolare di Scarpa, collocato in prossimità del meato acustico
interno nella piramide dell’osso temporale.

Decorso: il prolungamento centripeto dei neuroni bipolari abbandona la piramide temporale uscendo dal
meato acustico interno nella sua porzione posteriore, e insieme agli altri prolungamenti di altri neuroni
bipolari formando la porzione vestibolare, ossia il nervo vestibolare, del nervo vestibolo-cocleare. Il nervo
vestibolare raggiunge il solco bulbo-pontino piuttosto lateralmente, in corrispondenza di un infossamento
chiamato retro-olivare, dietro l’oliva bulbare [pensa al fatto che l’oliva bulbare è una sporgenza che esce in
anteriormente, quindi nella porzione posteriore del bulbo si forma una fossa, proprio la fossa retro-olivare].
Arrivo: il nervo vestibolare raggiunge i nuclei vestibolari, localizzati nella porzione + alta del bulbo, in
corrispondenza dell’area dell’ala bianca esterna, ossia uno dei tanti rilievi presenti sulla faccia posteriore del
bulbo e che a sua volta corrisponde alla parte inferiore del pavimento del quarto ventricolo.

Sono 4 nuclei per lato, laterale e mediale (abbiamo già incontrato nelle vie vestibolo-spinale laterale),
superiore e inferiore.
Collegamenti: i nuclei vestibolari sono collegati:

Apparato vestibolare: le informazioni provengono da qua;


Formazione reticolare bulbo-pontina;
Cervelletto: importantissimo nel mantenimento dell’equilibrio;
Nuclei motori dei nervi cranici collegati ai movimenti degli occhi (III, IV, VI) per l’attivazione dei
riflessi oculo-vestibolari;
Nucleo ventrale postero-mediale del talamo insieme al lemnisco trigeminale.

Le informazioni vestibolari arrivano dal nucleo ventro-postero-mediale insieme al lemnisco trigeminale


all’area sensitiva primaria e soprattutto all’area associativa che coinvolge parte del lobo temporale, parte del
lobo parietale e parte del lobo dell’insula [zona blu nell’immagine sottostante].

Nella percezione della posizione della testa nello spazio però, l’apparato vestibolare non agirà solo perché
collaboreranno:
• Stimoli di tipo propriocettivo-incosciente: percepiti da recettori posizionati in articolazioni e muscoli
della testa stessa;
• Stimoli di tipo visivo: non è infatti un caso che risulti molto più semplice percepire la posizione del capo
nello spazio ad occhi aperti rispetto che ad occhi chiusi.
Quando questi 3 sistemi risulteranno non concordi, si presenteranno una serie di problematiche, quale per
esempio la cinetosi, comunemente conosciuta come “mal d’auto”. Quando si viaggia in macchina infatti il
sistema vestibolare percepisce le variazioni della posizione della testa nello spazio, però noi magari stiamo
leggendo per cui il nostro sistema visivo non percepisce il movimento perché noi non stiamo guardando
fuori dal finestrino il paesaggio muoversi; questa discrordanza provoca cinetosi.

APPARATO UDITIVO
Ci troviamo nel condotto cocleare della chioccola del labirinto membranoso. La lamina spirale ossea solo in
parte suddivide lo spazio del canale cocleare, completato dal labirinto membranoso, + nello specifico dal
condotto cocleare.

Il labirinto membranoso ci permette di dividere lo spazio in:

o Scala vestibolare: contiene perilinfa;


o Scala timpanica: contiene perilinfa;
o Scala media: corrisponde al contenuto del labirinto membranoso, quindi contiene endolinfa.

CONDOTTO COCLEARE
La sezione è circa triangolare, quindi identifichiamo 3 lati:

 Membrana vestibolare o membrana di Reissner: è il lato che separa la scala vestibolare da quella
media;
 Membrana basilare: è la prosecuzione della lamina spirale ossea su cui poggia la struttura
recettoriale acustica, chiamata organo spirale di Corti;
 Il terzo lato aderisce al periostio che riveste la parete del labirinto osseo. Il periostio in questa
porzione è particolarmente estresso, infatti presenta il legamento spirale e un epitelio le cui cellule
si alzano e tra queste si interpongono vasi piccolissimi a formare la stria vascolare (di solito l’epitelio
non è vascolarizzato): questa è la sede di produzione dell’endolinfa.

Anche la lamina spirale ossea è rivestita da periostio che si ispessisce formando un lembo connettivale
chiamato lembo spirale, che percorre due giri e ¾ [a ciò si deve il nome di lembo “spirale”]. All’estremità del
lembo spirale è presente una struttura connettivale specializzata, chiamata membrana tectoria, chiamata
così perché forma un tetto all’organo del Corti.

ORGANO SPIRALE DI CORTI

Come l’apparato vestibolare, l’organo spirale di Corti è formato da:

 Cellule di sostegno: sono di tanti tipi, ma a noi ne interessano due, ossia quelle cellule che formano
il pilastro interno (vicino alla lamina ossea) ed esterno dell’organo di corti. I due pilastri girano per
due giri e ¾, descrivendo così una galleria in cui decorre un fluido che non è endolinfa ma cortilinfa,
che assomiglia alla perilinfa per composizione. Infatti alla base di questa galleria ci sono fibre
nervose che riescono a depolarizzarsi bene se c’è una buona concentrazione extra-cellulare di ioni
sodio; per questo motivo la cortilinfa non è endolinfa ma perilinfa.

Pilastro esterno

Pilastro interno

 Cellule recettoriali acustiche: intercalate tra i pilastri e dotate di peli acustici come quelle vestibolari
senza chino-ciglio, cioè hanno solo stereo-ciglia che si dispongono in modo vario sulla cellula ma
allo stesso tempo rivolte verso la membrana tectoria che le ricopre.
Funzionamento: Le stereo-ciglia si deflettono quando si avvicinano alla membrana tectoria: questo
succede quando la membrana basilare si solleva verso l’alto a causa del passaggio di perilinfa nella
scala timpanica; questo causa un innalzamento della membrana basilare e quindi dell’organo di
Corti verso la membrana tectoria.

Così possiamo identificare una sola fila di cellule acustiche interne, che si trovano intercalate nelle cellule
che formano il pilastro interno, e 3-5 file di cellule acustiche esterne intercalate tra le cellule che formano il
pilastro esterno. Tra le cellule acustiche esterne ci sono le cellule di Deiters che formano nella porzione
apicale una falange vicino alle cellule acustiche esterne e tutte le falangi formano una membrana reticolare
da cui emergono i peli recettoriali delle cellule acustiche.

N.B: Quindi le strutture recettoriali acustiche sono stimolate dal movimento della perilinfa, quelle
vestibolari dall’endolinfa.

CELLULE ACUSTICHE

Interne: legate ognuna a + neuroni sensitivi, quindi trasferiscono l’impulso acustico fino alla corteccia.
Ricevono anche pochissime fibre efferenti.

Esterne: coinvolte nella modulazione del segnale acustico perché ricevono molte fibre efferenti. Ricevono
anche fibre sensitive, ma pochissime fibre afferenti sono dirette a tante cellule acustiche esterne.
Modulazione del segnale da parte delle cellule acustiche esterne: in condizioni a riposo, le cellule acustiche
esterne presentano peli che aderiscono alla membrana tectoria, mentre le interne non toccano la
membrana. Quelle esterne possiedono una proteina di membrana grazie alla quale possono accorciarsi: così
la membrana tectoria si abbassa e si avvicina all’organo del Corti in modo tale che le cellule acustiche
interne possano toccare la membrana tectoria per percepire bene i suoni. Questo meccanismo è usato
quando percepiamo suoni a bassa intensità come i bisbigli.

MEMBRANA BASILARE

La lamina spirale ossea che percorre la chiocciola per 2 giri e ¾ ha diverso spessore:

Frequenza:

Porzione basale: possiede una lamina ossea + estesa e di conseguenza la membrana basilare su cui
poggia l’organo del corti è sottile (perché deve completare il diametro della chiocciola). Quindi la
porzione basale è rigida e vibra meglio con suoni acuti, cioè suoni ad alta frequenza;
Porzione apicale (in corrispondenza dell’elicotrema): lamina ossea sottile quindi la membrana
basilare è + spessa. Quindi la membrana basilare vibra meglio quando giungono suoni a bassa
frequenza.

Si realizza così un tono-topismo fin dall’organo di Corti.

Intensità: l’intensità del suono, cioè se il suono è debole o forte, è la quantità della membrana che vibra che
permette alla corteccia di capire quanto è intenso il suono in arrivo.
NERVO COCLEARE

Le fibre nervose afferenti sensitive che derivano dalle cellule acustiche interne si raccolgono in
corrispondenza dell’apice della lamina spirale ossea che presenta molti fori, i formina nervina, in cui
arrivano fibre nervose afferenti formati da dendriti di assoni il cui corpo cellulare si trova nel ganglio spirale
di Corti, collocato alla base della lamina spirale ossea, tra la lamina spirale ossea e il modiolo, in cui ci sono
ancora neuroni bipolari e non pseudounipolari [come nel ganglio vestibolare di Scarpa]. Il prolungamento
centripeto costituisce l’inizio del nervo cocleare, cioè la componente cocleare del nervo vestibolo-cocleare o
stato-acustico.

Il nervo cocleare si dirige verso il fondo del meato acustico interno e si associa alla componente vestibolare
per formare il nervo vestibolo-cocleare o stato-acustico. Quest’ultimo si dirige verso il tronco encefalico
verso il bulbo pontino e la sua componente cocleare arriva ai nuclei cocleari dorsale e ventrale.

Dai nuclei cocleari le vie acustiche diventano vie acustiche centrali, perché dai nuclei cocleari si porta verso
la corteccia encefalica.

[Ogni lesione dell’organo del Corti o del nervo stato-acustico configura una ipoacusia neuro-sensoriale
(sordità), mentre le lesioni all’orecchio esterno e medio sono definite ipoacusie di trasmissione. Infine, le
lesioni che coinvolgono le vie acustiche centrali sono denominate ipoacusie centrali].

Le vie acustiche centrali hanno due caratteristiche:

Bilaterali: si realizza poco oltre i nuclei cocleari ed è fondamentale perché una lesione di una via
acustica centrale di un lato non determinerà mai una sordità assoluta perché la via è bi-laterale;
Poli-sinaptiche: prevede lungo il suo decorso una serie di interazioni che ne determinano una
modulazione.

Le vie acustiche centrali di un lato mandano informazioni ai nuclei sia ventrale che dorsale di quel lato.

NUCLEO COCLEARE DORSALE

Contiene informazioni uditive che arrivano ai centri sovra-assiali rapidamente senza troppe interruzioni.
Contiene fibre che risalgono omo-lateralmente arrivando al collicolo inferiore omo-laterale, affiancando le
vie del lemnisco mediale; per questo motivo, questo gruppo di fibre che decorrono lateralmente al lemnisco
mediale e arrivano al collicolo inferiore si definisce lemnisco laterale (formato per lo + da fibre crociate).

Alcune fibre si portano contro-lateralmente per risalire verso l’alto per arrivare al collicolo inferiore contro-
laterale, affiancando le fibre che costituiscono il lemnisco laterale contro-laterale.

Nell’attraversamento della linea mediana per andare al collicolo inferiore controlaterale si forma un fascio di
fibre che costituisce la stria acustica dorsale.
NUCLEO COCLEARE VENTRALE

Le fibre che originano da questo nucleo si portano subito omo-lateralmente e contro-lateralmente per
raggiungere il nucleo olivare superiore, formando così la stria acustica ventrale e la stria acustica
intermedia.

Il nucleo olivare superiore:

o riceve informazioni sia omo-laterali che contro-laterali.


Se noi riceviamo un suono da sx, questo arriva prima all’orecchio di sx, quindi il nucleo olivare
superiore si sx riceve prima che quello dx. Quindi il nucleo olivare superiore è il centro di
integrazione dei segnali acustici cosicché vengano discriminati circa il punto di origine del suono;
o partono fibre efferenti che raggiungono le cellule acustiche esterne al fine di modulare il segnale.

Dal nucleo olivare superiore partono fibre che risalgono dal tronco sfruttando le fibre del lemnisco laterale.

Strie acustiche: le 3 strie acustiche, di cui la ventrale è la + corposa, formano il corpo trapezoide.

LEMNISCO LATERALE

È presente il nucleo del lemnisco laterale come stazione intercalata, che contiene corpi dei neuroni destinati
ai nuclei dei nervi encefalici: ha il compito di consentire le attività riflesse conseguenti alla percezione di uno
stimolo uditivo; infatti quando per esempio percepiamo un suono verso sx spostiamo la testa verso sx e
orientiamo gli occhi nel modo corretto. Infatti il nucleo del lemnisco laterale si connette con i nuclei del
nervi cranici III, IV, V, VI, VII e XI.

Dal collicolo inferiore la via acustica centrale raggiunge i corpi genicolati mediali del meta-talamo, poi passa
nella porzione sotto-lenticolare della capsula interna, per poi generare una radiazione acustica dirigendosi
alle aree 41 e 42 del lobo temporale, ossia l’area acustica primaria, e alcune fibre raggiungono le aree
acustiche secondarie. Da qui l’informazione raggiunge le aree associative tramite due vie:

• Stream/pathway dorsale: arriva al lobo parietale ed è definito stream del dove, ossia il cervello
fornisce risposte alla domanda dove è percepito il suono;
• Stream/pathway ventrale: arriva al lobo temporale ed è definito stream del che cosa, per esempio
lo stimolo acustico che io percepisco il mio cervello lo riconosce come suono della campanella.

Da questi stream partono fibre dirette all’area associativa anteriore.

Stream dorsale

Stream ventrale
Il tono-topismo già presente nell’organo di Corti viene mantenuto lungo tutta la via e anche nell’area
acustica primaria e in tutte le zone della corteccia coinvolte.

CORREZIONE QUIZ ORECCHIO


la catena degli ossicini trasmette le vibrazioni alla perilinfa (infatti gli stimoli acustici possono anche trasmettersi per via
ossea). La cassa del timpano NON confina lateralmente con la loggia sottomandibolare e nella parete laterale
dell’orecchio medio, oltre a recesso epitimpanico e membrana acustica, c’è anche una cornicetta ossea. Lo spazio
compreso tra labirinto osseo e membranoso contiene perilinfa, periostio, no cellule epiteliali, cellule nervose e non
endolinfa. Il nervo facciale entra nel meato acustico interno e non da quello esterno. L’orecchio medio comprende
l’apparato mastoideo che contiene ovviamente aria. Utricolo e sacculo sono stimolati anche dalla forza di gravità. Il
lemnisco laterale è per lo + formato da fibre crociate, e il nucleo del corpo trapezoide è una stazione intercalata, NON il
fascicolo longitudinale mediale perché riguarda le vie ottiche. Il nervo vestibolare è collegato anche alla formazione
reticolare bulbo-pontina.

APPARATO VISIVO
N.B: il sistema diottrico dell’occhio è composto da cornea e cristallino.

BULBO OCULARE

Presenta 3 tonache:

Fibrosa: la + esterna, comprende anteriormente la cornea e posteriormente la sclera;


Vascolare/uvea: comprende coroide, corpo ciliare e iride;
Nervosa: corrisponde alla retina.

Presenta una forma sferoidale, non sferica perché la cornea e la sclera hanno raggi di curvatura differenti.

L’asse ottico/anatomico dell’occhio congiunge i punti medi della cornea e della sclera, è lungo in media 2.5
cm ed è perpendicolarmente all’equatore, consentendo così di dividere l’occhio in 4 quadranti. Tuttavia
l’asse anatomico non viene usato quando vogliamo mettere a fuoco oggetti nell’ambiente, poiché il nostro
occhio usa l’asse visivo.

L’asse visivo è formato congiungendo il punto medio della cornea e un punto del bulbo oculare che
appartiene alla tonaca nervosa e chiamato macula lutea, il quale presenta centralmente una fossa, la fovea
centralis, formata solo da coni, i quali consentono di mettere a fuoco gli oggetti; infatti noi per vedere
muoviamo l’occhio in modo tale che le onde luminose arrivino alla macula lutea.
CORNEA

Ha un raggio di 8 cm e non raggiunge neanche il millimetro di spessore. È la parte anteriore della tonaca
fibrosa dell’occhio e ha una struttura trasparente costituita da 3 strati:

 Epitelio corneale: strato + superficiale, pavimentoso composto non cheratinizzato;

Poi c’è la membrana limitante anteriore di Browman

 Stroma corneale: connettivo a fasci incrociati formato da fibroblasti particolati chiamati cheratociti;
[la cornea perde il proprio raggio di curvatura a causa di un esuberante deposizione di stroma e
fuoriesce a formare una struttura a forma di cono. Questa patologia è nota come CHERATOCONO]

Poi c’è membrana limitante posteriore di Descemet

 Endotelio corneale: ossia epitelio pavimentoso semplice.

La cornea non è vascolarizzata ma è nutrita dall’umore acqueo e preleva ossigeno dall’ambiente.


È innervata dalla branca oftalmica del nervo trigemino. A dimostrazione del fatto che la cornea è ben
innervata, quando entra un oggetto di piccole dimensioni nell’occhio avvengono due riflessi:

Riflesso lacrimale: una parte delle fibre della branca oftalmica del nervo trigemino che portano lo stimolo
sensitivo raggiunge il tronco encefalico per raccordarsi al nucleo effettore parasimpatico del nervo facciale,
dedicato all’innervazione parasimpatica della ghiandola lacrimale.

Riflesso corneale: una parte delle fibre della branca oftalmica arrivano al tronco encefalico e si correlano con
il nucleo motore del nervo facciale che innerva i muscoli mimici tra cui il muscolo orbicolare dell’occhio per
cui quando questo si contre la rima palpebrale si chiude.

SCLERA

Si trova posteriormente alla cornea ed è decisamente + estesa, infatti occupa i 5/6 posteriori del bulbo. Ha
lo spessore di 1 mm e avendo raggio di curvatura differente rispetto alla cornea, quando cornea e sclera si
uniscono anteriormente si forma il limbus/angolo sclero-corneale. La sclera è formata da tessuto connettivo
denso con fasci di fibre collagene intrecciati ed è punto di inserzione per i muscoli estrinseci dell’occhio.
Posteriormente la sclera presenta fori per il passaggio di fibre del nervo ottico e altre fibre nervose, ed è
attraversata da vasi sanguigni sia in entrata che in uscita.

MUSCOLI ESTRINSECI

Sono 6, di cui 4 retti e 2 obliqui. Il muscolo elevatore della palpebra è posto superiormente al retto
superiore ma non fa parte dei muscoli estrinseci dell’occhio; tuttavia fa parte dell’apparato motore
dell’occhio.

Origine: 5 hanno origine dall’apice della cavità orbitaria, mentre l’obliquo inferiore origina molto +
anteriormente, in corrispondenza della base della cavità orbitaria appena inferiormente alla fossa mediale
che ospita il sacco lacrimale. Gli altri muscoli, compreso l’elevatore della palpebra, originano dall’anello
tendineo comune o di Zinn, localizzato nell’apice della cavità orbitaria in corrispondenza dell’osso sfenoide e
che circonda il canale ottico e una parte della fessura orbitaria superiore. Questo anello da passaggio
attraverso il foro ottico al nervo ottico e l’arteria oftalmica, mentre le vene oftalmiche passano nella fessura
orbitaria superiore. In realtà il retto superiore e l’elevatore della palpebra originano superiormente all’anello
tendineo di Zinn.

Inserzione: i 4 retti si inseriscono anteriormente all’equatore mentre i due obliqui posteriormente.

Retto superiore: origina superiormente all’anello tendineo comune o di Zinn. Si inserisce anteriormente
all’equatore e con la sua contrazione ruota l’occhio verso l’alto. Innervato dall’oculomotore.

Retto inferiore: origina nell’anello tendineo comune o di Zinn e si inserisce anteriormente all’equatore. Con
la sua contrazione ruota l’occhio verso il basso. Innervato dall’oculomotore.

Retto laterale: origina nell’anello tendineo comune o di Zinn e si inserisce anteriormente all’equatore.
Insieme al retto mediale svolge una sola azione, la quale è quella di ruotare l’occhio lateralmente, ossia fa
abduzione; infatti è innervato dal nervo abducente.

Retto mediale: origina nell’anello tendineo comune o di Zinn e si inserisce anteriormente all’equatore.
Insieme al retto laterale svolge un’unica azione, la quale è quella di ruotare internamente l’occhio, ossia fa
adduzione; è innervato dall’oculomotore. Innervato dall’oculomotore.

Obliquo inferiore: origina in corrispondenza della base della cavità orbitaria appena inferiormente alla fossa
mediale che ospita il sacco lacrimale e si inserisce posteriormente all’equatore. Ruota l’occhio rispetto
all’asse anatomico.
Obliquo superiore: origina nell’anello tendineo comune o di Zinn e si inserisce posteriormente all’equatore.
Decorre nella cavità orbitaria superiormente e medialmente fino a raggiungere la troclea, cioè quell’anello
fibrocartilagineo che congiunge in corrispondenza della parte + mediale della cavità orbitaria due
protuberanze. Raggiunta la troclea il muscolo si ribatte tornando indietro. È innervato dal trocleare.

Elevatore della palpebra: origina superiormente all’anello tendineo comune o di Zinn e non fa parte dei
muscoli estrinseci dell’occhio anche se prende parte all’apparato motore dell’occhio. Innervato
dall’oculomotore.

Il retto mediale e laterale svolgono un’unica funzione, mentre gli altri due retti e i due obliqui oltre alla loro
funzione principale partecipano a + movimenti.

CAVITA’ ORBITARIA

La cavità orbitaria è organizzata da dispositivi connettivali:

 Setto orbitario: connette l’apertura ossea dell’orbita all’apertura delle palpebre e serve per
contenere ciò che sta dentro la cavità orbitaria;
 Corpo adiposo dell’orbita: occupa lo spazio delimitato dai 4 muscoli retti e serve per sostenere
l’occhio. Non ha funzione energetica ma di sostegno.

[l’infossamento dell’occhio in condizioni di dimagrimento lo si osserva solo quando il dimagrimento


raggiunge livelli significativi, perché il corpo adiposo dell’orbita svolge funzioni di sostegno e protezione,
non energetiche].
 Fascia del bulbo o capsula di Tenone: collocato tra l’emergenza del nervo ottico fino al limbus
sclero-corneale e non aderisce al bulbo oculare perché altrimenti questo non potrebbe muoversi,
ma lascia uno spazio cosicché il bulbo possa ruotare senza attriti o sfregamenti. La fascia del bulbo
viene perforata dai muscoli estrinseci che si inseriscono sulla sclera e in questo tratto la fascia del
bulbo continua con le guaine che rivestono questi muscoli. In corrispondenza dell’inserzione del
retto mediale e laterale la guaina connettivale si espande e raggiunge l’osseo in corrispondenza
dell’apertura orbitaria formando i tendini di arresto mediale e laterale che limitano l’eccessiva
rotazione del bulbo.

 Legamento sospensore del bulbo oculare: si trova inferiormente al bulbo oculare e come un’amaca
raggiunge i tendini d’arresto formando un sostegno del bulbo.
[Quando viene asportata una parte del mascellare l’occhio non cade proprio perché c’è il legamento
sospensore che lo tiene su].
TONACA VASCOLARE O UVEA

È tessuto connettivo fibroso ricco di vasi, formata da 3 strati:

 Coroide: profondamente alla sclera, nutre la parte della retina + vicina alla coroide. In questo
connettivo ci sono anche melanociti;
[la coroide è la responsabile degli occhi rossi nelle foto con i flash a causa della ricca
vascolarizzazione]

[i melanomi del bulbo oculare interessano i melanociti presenti in varie zone del bulbo oculare, tra
cui la coroide].

 Corpo ciliare: l’ora serrata costituisce un limite netto tra coroide e corpo ciliare e tra retina cieca e
visiva. Il corpo ciliare ha una porzione pianeggiante ma poi si alza formando una struttura a forma di
corona, i processi ciliari, al cui interno c’è una ricca vascolarizzazione perché è la sede di produzione
dell’umore acqueo contenuto nelle camere anteriore e posteriore. I processi ciliari sono collegati
all’equatore del cristallino tramite legamenti sospensori/fibre zonulari/zonula ciliare di Zinn. Nel
corpo ciliare c’è un muscolo liscio intrinseco dell’occhio, il muscolo ciliare, che contraendosi avvicina
i processi ciliari al cristallino, portando ad un rilassamento dei legamenti sospensori quindi il
cristallino assume una forma + rotonda consentendo di mettere a fuoco.
I processi ciliari del corpo ciliare sono rivestiti profondamente da un doppio strato di cellule cubiche
di cui il + profondo contiene melanociti e corrispondono alla parte cieca della tonaca nervosa o
retina (cieca perché non presenta fotorecettori);
 Iride: presenta al centro un foro, la pupilla, che può modificare la sua ampiezza grazie al muscolo
costrittore della pupilla (miosi) e dilatatore della pupilla (midriasi). Ha una parete formata da 3
strati:
o Endotelio: guarda anteriormente verso lo spazio compreso tra iride e cornea e che
costituisce la camera anteriore; questo endotelio è formato da cellule + o – epitelioidi.
Questo endotelio da continuità allo strato endoteliale + profondo della cornea;
o Stroma: ci sono due muscoli antagonisti:
 Sfintere della pupilla: disposto in corrispondenza del margine pupillare dell’iride
con cellule muscolari a disposizione circolare;
 Dilatatore della pupilla: ha fibre a disposizione radiale;
o Epitelio: forma la parte cieca della tonaca nervosa e come il corpo ciliare presenta un
doppio strato di cellule cubiche di cui il + profondo presenta melanociti.
CRISTALLINO

Si trova posteriormente all’iride ed è una lente biconvessa con equatore di 10 mm. Presenta un nucleo, una
zona corticale e una capsula connettivale, quest’ultima legata ai legamenti sospensori del cristallino. Il
cristallino è di origine ectodermica quindi è formato da cellule epiteliali; infatti nella faccia anteriore
profondamente alla capsula c’è un epitelio cubico semplice e un insieme di cellule epiteliali differenziate
molto allungate a formare strati concentrici di cellule epiteliali chiamate fibre [NON è CONNETTIVO]. Le
cellule + profonde, quelle che formano il nucleo, sono le prime a differenziarsi e purtroppo sono anche le
prime che invecchiano. Il cristallino è una struttura ben idratata ma con il tempo tende ad opacizzarsi e
perde la sua capacità elastica di diventare rotondo e quindi di mettere a fuoco gli oggetti; per questo motivo
si mettono gli occhiali per vedere da vicino quando si è anziani.

[l’opacizzazione porta alla cataratta, in cui si interviene entrando nel bulbo oculare dalla porzione + laterale
della cornea e viene mantenuta la capsula in modo tale ma mantenere integri i legamenti e si aspira il
nucleo e la zona corticale del cristallino sostituendoli con una lente artificiale].

Il cristallino era vascolarizzato nella vita intra-uterina durante i primi due trimestri di gravidanza perché per
differenziarsi necessita di nutrienti, poi però perde la connessione vascolare.

Il cristallino non è neanche innervato.

CAMERA ANTERIORE E POSTERIORE

Camera anteriore: si trova tra iride e cornea.

Camera posteriore: si trova posteriormente all’iride tra iride e legamento sospensore del cristallino.
Le due camere sono in comunicazione tramite il foro pupillare e in esse decorre l’umore acqueo prodotto
dai processi ciliari del corpo ciliare, che scorre in direzione dalla camera posteriore a quella anteriore.
L’umore acqueo defluisce in un piccolo canale venoso collocato al confine tra sclera e cornea, il canale di
Schlemm, cosicché l’umore acqueo lasci la camera anteriore e defluisca nel sistema venoso. Prima di
raggiungere il canale di Schlemm l’umore acqueo deve passare il trabecolato sclero-corneale, una struttura
trabecolata con maglie che diventano sempre + strette, cosicché l’umore acqueo faccia fatica a defluire nel
canale di Schlemm. Questo si traduce nella pressione dell’occhio, che si aggira tra i 15-20 mmHg.

[il glaucoma è una patologia del bulbo oculare legata all’aumento di pressione dell’umore acqueo perché
l’umore acqueo fa fatica a defluire, quindi esercita una pressione sul nervo ottico deteriorando la visione].

CORPO VITREO

Situato posteriormente al cristallino, ha consistenza gelatinosa ed è formato da connettivo molto idratato


con proteine e sali minerali poiché ricco di acido ialuronico; le cellule che costituiscono questo particolare
tipo di tessuto sono gli ialociti.

È percorso dall’avanti all’indietro da un canale vuoto (infatti durante le ecografie non si vede), chiamato
canale ialoideo, che conteneva durante la vita intra-uterina vasi sanguigni che vascolarizzavano il cristallino.
03/05/2023

VASCOLARIZZAZIONE

Il bulbo oculare riceve sangue dall’arteria oftalmica, collaterale della carotide interna nel suo tratto intra-
cranico e che passa insieme al nervo ottico nel canale ottico. L’arteria oftalmica dopo aver circondato il
nervo ottico procede sul lato mediale della cavità orbitaria dando origine a due vasi:

 Arteria lacrimale: decorre supero-lateralmente verso la ghiandola lacrimale;


 Ramo sovra-orbitario: decorre superiormente verso l’incisura sovra-orbitaria presente nell’osso
frontale.

Dall’arteria oftalmica originano due sistemi:

o Retinico: vascolarizza gli strati + profondi della retina e origina all’arteria centrale della retina che
perfora il nervo ottico e raggiunge il bulbo oculare decorrendo all’interno. L’arteria centrale insieme
al nervo ottico raggiunge la papilla ottica e si divide in 4 rami, due superiori o temporali e due
inferiori o nasali.

Per il ritorno venoso c’è la vena centrale della retina che è satellite all’arteria;

o Ciliare: le arterie ciliari che sono rami diretti dell’arteria oftalmica corrispondono alle arterie ciliari
posteriori, divise in:
 Arterie ciliari posteriori brevi: perforano subito la sclera in corrispondenza
dell’emergenza del nervo ottico vascolarizzando la coroide e la sclera;
 Arterie ciliari posteriori lunghe: sono una mediale e una laterale e perforano la
sclera non subito come quelle precedenti ma + anteriormente vascolarizzando il
corpo ciliare, l’iride e la sclera.
Ci sono poi rami di rami dell’arteria oftalmica che vascolarizzano i muscoli estrinseci dell’occhio che
emettono arterie ciliari anteriori che perforano anteriormente la sclera vascolarizzando il corpo
ciliare, l’iride e la sclera.

Il ritorno venoso NON è satellite perché ci sono vene ciliari anteriori e vene ciliari posteriori che drenano
sangue proveniente dalla sclera e dell’umore acqueo dal canale di Schlemm. La tonaca vascolare invece è
drenata da 4 vene vorticose, una per ogni quadrante che si raccolgono nella vena oftalmiche superiore e
nella vena oftalmica inferiore che insieme alla vena centrale della retina raggiungono i seni cavernosi.

APPARATO PROTETTORE DELL’OCCHIO

Comprende palpebre, congiuntiva, apparato lacrimare dell’occhio e anche le sopracciglia.

PALPEBRE

Sono pieghe rivestite superficialmente da cute che contengono internamente un asse connettivale chiamato
tarso palpebrale, connesso al setto orbitario, al muscolo elevatore della palpebra e appena inferiormente a
quest’ultimo il muscolo liscio chiamato muscolo tarsale di Muller che ha un controllo vegetativo e si contrae
per attivazione orto-simpatica: quando c’è una situazione di pericolo, l’ortosimpatico favorisce l’apertura
massima palpebrale. Superficialmente al tarso, tra quest’ultimo e la cute c’è il muscolo orbicolare dell’occhio
e profondamente al tarso c’è la congiuntiva.

A livello palpebrale ci sono due tipi di ghiandole esocrine:

 Ghiandole ciliari: sono ghiandole sebacee o piccole ghiandole sudoripare i cui dotti sono collocati
nelle ciglia e producono un secreto che evita che le due palpebre si attacchino una all’altra.
L’infiammazione di queste ghiandole causa orzaiolo;
 Ghiandole tarsali di Meibomio: situate nel tarso parallele tra loro e sono ghiandole sebacee che
producono un secreto oleoso che evita che il liquido che si depositi sopra la cornea evapori.
L’infiammazione di queste ghiandole causa orzaiolo interno, ossia il calazio.
CONGIUNTIVA

È una membrana sottile caratterizzata da un epitelio prismatico composto (è un epitelio raro) con ghiandole
mucipari intercalate, che secerne mucina che fa parte del film lacrimale. Profondamente all’epitelio c’è il
connettivo sottostante riccamente vascolarizzato che diventa causa degli arrossamenti degli occhi quando
c’è una congiuntivite.

La congiuntiva riveste profondamente ciascuna delle due palpebre e poi in corrispondenza della parte +
superiore o + inferiore a seconda della palpebra che si prende in considerazione la congiuntiva forma un
fornice andando a ricoprire la sclera fermandosi al limbus sclero-corneale.
GHIANDOLE LACRIMALI

Sono due, una per lato, e occupano la porzione supero-laterale della cavità orbitaria; infatti la lamina
orbitaria dell’osso frontale presenta la fossa per la ghiandola lacrimale.

La ghiandola lacrimale può essere suddivisa in una porzione superiore o orbitaria (porzione prevalente), e
una porzione inferiore chiamata palpebrale. Tra le due porzioni si estende il tendine del muscolo elevatore
della palpebra. La ghiandola lacrimale è una ghiandola sierosa poiché produce un fluido acquoso ed è
associata a piccole ghiandole lacrimali accessorie, che si trovano nel connettivo + profondo che costituisce
la congiuntiva.

Il secreto delle ghiandole viene rilasciato nel fornice congiuntivale e invitato a scorrere lungo la superficie
anteriore del bulbo, quindi cornea e una parte della sclera, perché la palpebra superiore prima chiude la
parte laterale e poi quella mediale del bulbo; quindi il secreto rilasciato dalle ghiandole lacrimali che sono
supero-laterali decorre in direzione latero-mediale. Il secreto si dirige verso il canto mediale,
profondamente al quale c’è il lago lacrimale che è sede di accumulo del film lacrimale. Nel margine mediale
di entrambe le palpebre di un lato, sia quella superiore che quella inferiore, e verso il canto mediale c’è un
punto lacrimale (1) per palpebra che costituisce l’inizio del canalicolo lacrimale (2), il quale si dirige verso il
sacco lacrimale (3) (porzione infero-mediale della cavità orbitaria), a cui fa seguito il condotto naso-
lacrimale (4) delimitato dalle ossa lacrimale, mascellare e cornetto inferiore; infine il film lacrimale passa nel
meato inferiore (5).
TONACA NERVOSA/RETINA

È suddivisibile in Parte visiva e anteriormente la Parte cieca.

Parte cieca: si trova profondamente al corpo ciliare e all’iride e non presenta né fotocettori né tessuto
nervoso.

Parte visiva: si distingue l’emergenza del nervo ottico e + lateralmente la macula lutea, con al centro una
depressione che corrisponde alla fovea centralis, importante perché contiene i coni.

Sia la parte cieca che quella visiva sono formate da due strati di cellule cubiche, di cui il profondo è
pigmentato perché assorbe le onde luminose che sono entrate nel bulbo ma che non sono state catturate
dai fotorecettori.

Quindi la prima funzione di questo epitelio è comune ai due strati della retina ed è quello appunto di
assorbire la luce (1).

L’epitelio della parte visiva svolge anche altre due funzioni:

(2) fagocitare parti del segmento esterno dei fotocettori che hanno esaurito il loro compito;

(3) ponendosi tra la coroide e la retina, l’epitelio ha il compito di diffondere selettivamente sostanze dai vasi
ciliari della coroide agli strati + esterni della retina; gli strati + profondi della retina invece, che guardano
verso il corpo vitreo, sono vascolarizzati dal sistema retinico.
Ora serrata
Ora serrata

TESSUTO NERVOSO DELLA RETINA

È costituito da 10 strati, che però vedremo a mano a mano.

I primi 3 strati sono:

Strato dei granuli esterno: contiene i nuclei dei fotocettori, quindi comprende coni e bastoncelli;
Strato dei granuli interno: contiene i nuclei dei neuroni bipolari;
Strato dei neuroni multipolari o gangliari: contiene i nuclei dei neuroni gangliari, chiamati così
perché a differenza delle altre vie sensitive, non c’è l’interposizione di un ganglio che raccoglie i
corpi cellulari di questi neuroni sensitivi.
Questo strato contiene anche un terzo tipo di fotocettore, pRGC, che sono fotosensibili e raccolgono
stimoli visivi che non diventano coscienti ma vengono trasmessi a:
o Nucleo sovra-chiasmatico: tramite fibre che costituiscono il tratto retino-ipotalamico per la
sincronizzazione del ciclo sonno-veglia;
o Mesencefalo: per attività di tipo riflesso.

Un onda luminosa prima di raggiungere i fotocettori deve attraversare prima i due strati precedenti.

I nuclei diminuiscono progressivamente perché quelli dei fotocettori sono tanti, per poi diminuire nello
strato dei granuli interni e diventare pochi nello strato delle cellule gangliari; questa diminuzione dei nuclei
nei vari strati è dovuto alla convergenza del segnale, caratteristica tipica dei bastoncelli.

CONI e BASTONCELLI

In una retina ci sono 100 milioni bastoncelli e 5 milioni coni.

La parte + interessante dei fotorecettori è quella tra nucleo e porzione apicale, che viene poi divisa in
segmento interno e segmento esterno. Quello interno contiene solamente citoplasma e organelli, mentre
quello esterno, chiamato anche reticolo esterno, riceve stimoli visivi e presenta dei dischi appiattiti formati
da membrana cellulare che presentano in corrispondenza della superficie apicale sostanze fotosensibili
costituite dalla opsina e il retinale, che è un derivato della vitamina A.
Coni: sono + tozzi dei bastoncelli e nella porzione basale presenta un pedicello. I coni contengono opsina e
retinale che nel caso dei coni si chiama iodopsina. I coni si differenziano in 3 gruppi a seconda del tipo di
iodopsina che contengono i loro recettori; per cui saranno sensibili ognuno ad una certa lunghezza d’onda
specifica a seconda del tipo di opsina che possiedono: un gruppo è sensibile al rosso, uno al verde e uno al
blu. Ovviamente vediamo colori che non sono solo verde, rosso e blu perché c’è un’attivazione combinata
dei vari tipi di coni.

Bastoncelli: sono di forma + allungata e nella porzione basale presentano una sferula; usano la rodopsina,
che è sensibile alla luce. Infatti i bastoncelli ci permettono di discriminare se c’è tanta o poca luce.

La retina è composta da 10 strati:

Sopra c’è la coroide

1) Epitelio pigmentato;
2) Strato dei fotocettori: contiene i segmenti esterni e interni dei fotocettori;
3) Membrana limitante esterna: contiene cellule gliali come astrociti e cellule della microglia;
4) Strato dei granuli esterno: contiene i nuclei dei fotocettori;
5) Strato plessiforme esterno: tanti bastoncelli raggiungono un’unica cellula bipolare, mentre nei coni
non avviene il fenomeno della convergenza per cui ad ogni cono corrisponde una cellula bipolare;
6) Strato granulare interno: contiene i nuclei dei neuroni bipolari;
7) Strato plessiforme interno: è la sede di trasmissione del segnale tra neuroni bipolari e neuroni
gangliari;
8) Strato dei neuroni gangliari o multipolari: contiene i nuclei dei neuroni gangliari e i pRGC;
9) Fibre del nervo ottico: sono i prolungamenti dei neuroni multipolari gangliari che si stanno
organizzando per formare il nervo ottico portandosi alla papilla ottica;
10) Membrana limitante interna: contiene cellule gliali come astrociti e cellule della microglia.

Al di sotto dello strato 10 c’è il corpo vitreo.

Nella retina ci sono inoltre cellule gliali chiamate cellule di Muller che si estendono per quasi tutta la retina e
presenta espansioni terminali molto ampie con lo scopo di dare stabilità alla retina. Le parte terminali delle
espansioni delle cellule di Muller sono responsabili della formazione delle due membrane limitanti.
Inoltre ci sono le cellule orizzontali, chiamate così perché hanno prolungamenti che si dispongono
orizzontalmente arrivando alle sinapsi tra fotorecettori e le cellule bipolari (strato plessiforme esterno), e le
cellule amacrine, chiamate così perché non hanno l’assone ma presentano un’arborizzazione dendritica che
serve per la ricezione del segnale sia in entrata che in uscita e i loro prolungamenti arrivano alle sinapsi tra
le cellule bipolari e i neuroni gangliari (strato plessiforme interno). Sia le cellule orizzontali che quelle
amacrine sono neuroni che servono per modulare il segnale visivo. Le cellule orizzontali allargandosi
orizzontalmente favoriscono la delimitazione dei confini tra gli oggetti che vediamo.
MACULA LUTEA e FOVEA CENTRALIS

La macula lutea è un’area ovalare infossata centralmente a formare la fovea centralis ed è costituita soltanto
da coni; la fovea centralis contiene la maggior densità di recettori di tutto l’occhio. Inoltre questa porzione
della retina visiva non presenta vasi retinici ma è vascolarizzata dalla coroide (vasi ciliari). C’è un rapporto
1:1:1 tra fotorecettore, il cono in questo caso, cellula bipolari e cellula multipolare (NO convergenza del
segnale quando si parla di coni).

PAPILLA OTTICA o DISCO OTTICO

Convergono tutte le fibre nervose fatte dai prolungamenti assonali dei neuroni multipolari e dalle pRGC, così
da dare origine al nervo ottico. In quest’ultimo ci sono fibre che mantengono un topismo ben definito e
dopo il passaggio attraverso il cristallino le immagini giungono alla retina e poi raccolte dalle fibre del nervo
ottico vengono rovesciate e capovolte.

Le fibre nervose che costituiscono il nervo ottico in prossimità della papilla ottica non sono mielinizzate per
evitare di ingombrare troppo; poi però diventano mielinizzate e il nervo ottico aumenta così la propria
dimensione.

Nella papilla ottica non ci sono fotorecettori per cui è il punto cieco della retina visiva.

[si può sperimentare il punto cieco della nostra retina visiva prendendo un foglio e disegnando due punti ad
una distanza di 10 cm. Chiudendo un occhio e avvicinando il foglio tenendo il fuoco fisso sulla parte +
mediale del foglio, il punto fisso di fuoco continua ad essere presente mentre l’altro punto che ho disegnato
che ormai sto vedendo con la coda dell’occhio prima scompare e poi ricompare].
NERVO OTTICO

Le fibre nervose passano posteriormente nei piccoli fori della sclera e il nervo ottico nella cavità dopo la sua
origine viene rivestito dalle meningi (come il nervo olfattivo è un nervo particolare perché non è di
dipendenza del tronco). Si dirige posteriormente con un andamento a S verso l’anello tendineo comune di
Zinn che attraversa imboccando il canale ottico insieme all’arteria oftalmica. Dopo aver superato i canali
ottici, i due nervi ottici convergono nella fossa cranica media formando il chiasma ottico.

Ciascuno dei bulbi oculari raccoglie stimoli luminosi usando la:

 Parte nasale della retina: raccoglie stimoli che provengono dalla porzione + laterale del campo
visivo dello stesso lato;
 Parte temporale della retina: raccoglie stimoli che provengono dal campo visivo mediale e anche dal
campo contro-laterale.

Quindi ciascuna retina raccoglie informazioni dal campo visivo del proprio occhio ma anche una parte del
campo visivo dell’altro occhio.

Le fibre nervose che decorrono nei nervi ottici mantengono un topismo ordinato e preciso e in
corrispondenza del chiasma ottico le fibre che portano informazioni dalla metà nasale della retina
incrociano. Quindi il tratto ottico, ossia la formazione che fa immediatamente seguito al chiasma quindi
porta informazioni soltanto del campo visivo contro-laterale???????.
VIE OTTICHE

Del tratto ottico possiamo considerare:

o Radice laterale del nervo ottico: forma il 90% del nervo ottico ed è destinato alla corteccia;
o Radice mediale del nervo ottico: forma il 10% rimanente ed è diretto al mesencefalo e
all’ipotalamo.

RADICE LATERALE

Dal tratto ottico le fibre nervose si dirigono posteriormente e superiormente arrivando al corpo genicolato
laterale (1) del meta-talamo, formando la radiazione ottica (va dal corpo genicolato laterale alla corteccia).
Durante il percorso si mantiene il topismo, cosicché nel corpo genicolato laterale ci sia una
rappresentazione retino-topica/visuo-topica, che tiene conto sia da che porzione della retina arriva lo
stimolo che anche dell’antimero di provenienza, se dall’occhio dx o sx.
Poi le fibre passano nella porzione retro-lenticolare (2) della capsula interna, per poi allargarsi per
circondare il mesencefalo, di cui una parte si dispone formando un’ansa intorno al ventricolo laterale
costituita da:

 Fibre dirette al lobo temporale per dirigersi poi a quello occipitale: contiene fibre che portano
stimoli visivi provenienti dai campi visivi superiori;
 Fibre dirette al lobo parietale per dirigersi poi al lobo occipitale: contiene fibre che portano stimoli
visivi provenienti dai campi visivi inferiori.

Radiazione ottica

Da qui l’informazione giunge al lobo occipitale in corrispondenza dell’area visiva primaria (area 17) (3), che
si trova nella scissura calcarina. Da qui l’informazione va alle aree visive secondarie (area 18 e 19) (4),
collocate sempre nel lobo occipitale e servono per integrare stimoli differenti di tipo visivo come per
esempio capire le cose + vicine e + lontane.

La corteccia visiva del lobo occipitale è chiamata anche corteccia striata perché presenta al suo interno una
striatura dovuta alla modalità con cui le fibre ottiche giungono allo strato IV della isocortex.
L’occhio è diviso in 4 quadranti e nella corteccia viene mantenuto un rigido viso-topismo, per cui:

- Campi visivi superiori: sono rappresentati inferiormente e contro-lateralmente;


- Campi visivi inferiori: sono rappresentati superiormente e contro-lateralmente;
- Campo visivo centrale: corrisponde alla parte + superficiale della parte calcarina del lobo occipitale.

Poi lo stimolo visivo prosegue per andare all’area associativa posteriore (5):

o Porzione + dorsale: si trova nel lobo parietale e corrisponde allo stream dorsale, che corrisponde
alla domanda “dove”, cioè risponde alla posizione degli oggetti intorno a noi;
o Porzione + ventrale: si trova nel lobo temporale e corrisponde allo stream ventrale, che risponde
alla domanda “che cosa”, cioè risponde a domande quali colori, facce e forme.

Poi lo stimolo va verso l’area associativa anteriore (6) che ci consente di fare un esame della realtà e poi
prendere decisioni; inoltre lo stimolo va verso il sistema limbico (7), sia per la memorizzazione dei luoghi
(ippocampo) sia per dare connotati emotivi (amigdala e area settale).

RADICE MEDIALE

Raggiunge:

 Ipotalamo: sincronizzazione ritmi circadiani tramite il nucleo sovra-chiasmatico;


 Mesencefalo: le fibre della radice mediale del tratto ottico che arrivano al mesencefalo hanno due
destinazioni:
o Collicoli superiori: attivazione riflessi somato-motori. Il collicolo superiore rappresenta un
centro di integrazione multisensoriale, cosicché i collicoli superiori possano attivare risposte
riflesse connettendosi ai nuclei somato-motori dei nervi cranici (III, IV, VI e XI).

I nuclei somato-motori dei nervi cranici sono collegati tra loro e ad altre strutture del tronco
tramite il fascicolo longitudinale mediale, collocato anteriormente all’acquedotto
mesencefalico e al ventricolo IV.

Le risposte riflesse generate dai collicoli superiori si realizzano usando anche una via extra-
piramidale: la via tetto-spinale, ha origine dal collicolo superiore e raggiunge la muscolatura
del collo per movimenti riflessi di testa e collo;

o Nuclei pre-tettali: gruppo di nuclei collocati anteriormente alla lamina quadrigemina nella
regione pre-tettale e servono per attivare riflessi di tipo viscerale da parte del SN
autonomo. Queste attività riflesse comprende la miosi, la midriasi e il riflesso di
accomodazione.

MIOSI: riflesso pupillare

La retina raccoglie un impulso che decorre nel contingente mediale del tratto ottico e raggiunge i nuclei pre-
tettali. Poi l’informazione viene trasferito al nucleo di Edinger-Westphal nel mesencefalo, ossia un nucleo a
significato viscerale parasimpatico, da cui partono fibre nervose parasimpatiche pre-gangliari che
raggiungono il ganglio ciliare (parasimpatico), collocato nella cavità orbitaria posteriormente all’occhio e
appena lateralmente al nervo ottico. Il ganglio ciliare contiene i neuroni post-gangliari che raggiungono
posteriormente il bulbo oculare come nervi ciliari e sono diretti al muscolo costrittore della pupilla che si
contrae. L’informazione giunta ai nuclei pre-tettali di un lato vengono trasferiti ai gangli di Edinger-Westphal
sia omo-laterale che contro-laterale.
MIDRIASI

La retina raccoglie un impulso che decorre nel contingente mediale del tratto ottico e raggiunge i nuclei pre-
tettali, da cui le fibre partono e raggiungono il primo neuromero toracico per informare il neurone orto-
simpatico pre-gangliare. Successivamente il neurone orto-simpatico lascia il midollo attraverso la radice
anteriore del nervo spinale T1 e tramite il ramo comunicante bianco raggiunge la catena gangliare para-
vertebrale; tuttavia il neurone orto-simpatico non sinapta lì ma risale fino al ganglio cervicale superiore. Qui
avviene la sinapsi con il neurone post-gangliare cosicché quest’ultimo risalga nel plesso carotideo per
raggiungere il ganglio ciliare; tuttavia quest’ultimo è parasimpatico, infatti le fibre orto-simpatiche
attraversano soltanto il ganglio ciliare e tramite rami dell’oculomotore raggiungono il muscolo dilatatore
della pupilla nell’iride.
ACCOMODAZIONE

Si sfrutta la radice laterale del tratto ottico perché si raggiunge la corteccia e infatti abbiamo coscienza di
cosa vogliamo mettere a fuoco. Quindi l’informazione raggiunge il lobo occipitale e da qui torna al nucleo
pre-tettale per poi andare al nucleo di Edinger-Westphal perché il riflesso di accomodazione deve prevedere
la contrazione del muscolo ciliare, che ha un’innervazione para-simpatica di competenza dell’oculomotore
quindi ganglio ciliare. Raggiunto il muscolo ciliare, quando esso si contrare i legamenti sospensori si
detendono cosicché il cristallino diventi maggiormente arrotondato e di conseguenza metteremo a fuoco
meglio oggetti vicini.

Una parte delle fibre dirette al nucleo di Edinger-Westphal porta informazioni anche al muscolo retto
mediale perché quando vogliamo mettere a fuoco un oggetto lo avviciniamo, ma avvicinandolo gli occhi
convergono quindi adducono tramite la contrazione del retto mediale.
RISPOSTE QUIZ OCCHIO

Il nervo ottico contiene quasi tutto il campo ottico del singolo occhio, mentre il tratto ottico no. La pupilla
regola la quantità di luce che colpisce i recettori (infatti quando c’è troppa luce avviene la miosi, cosicché ai
fotorecettori giunga meno luce). Sistema diottrico: cornea e cristallino. Negli occhi ci sono solo strutture pari
e simmetriche.

Potrebbero piacerti anche