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AMBITI DIAGNOSTICI

L’anatomopatologo è un diagnosta che fa diagnosi a partire da:

 Esami citologici  cellule provenienti dai tessuti, non ci sono rapporti indicati fra le cellule
 Citologia esfoliativa:
- Diretta: se provenienti da organi turnover, ove quindi le cellule esfoliano
spontaneamente. Questo riguarda i tessuti epiteliali, inoltre lo scopo dell’esame è
quello di diagnosticare o accertare una patologia (si noterà che le cellule vanno in
degenerazione).
- Indiretta: se l’esfoliazione viene provocata artificialmente dal medico.
 Citologia agoaspirativa:
per gli organi pieni, parenchimatosi o compatti ed aspirazione di liquidi presenti nelle
cavità preformate del corpo.
 Citologia per apposizione:
per alcuni organi che consentono di avere campioni di tessuto fresco, utilizzata nei casi in
cui sia necessaria una veloce prima idea su ciò che ci potremmo aspettare.
Vantaggi: è un esame di I livello, poco o niente invasivo, è ripetibile, poco costoso, consente di fare
screening e follow up per individuare e valutare atipie citologiche .
Limiti: non consente di valutare i rapporti fra cellule atipiche e le cellule del tessuto in cui si trovano .
 Esami istologici 
 Biopsia:
prelievo di tessuto patologico
- Agobiopsia (incisionale): consente di prelevare porzioni solide dell’organo, sono
prelievi mirati ed è necessario che l’organo sia superficiale e pieno. Esse hanno uno
scopo diagnostico.
1. Agobiopsia TC guidata
2. Core biopsy della mammella
3. Agobiopsia osteomidollare
- Biopsia endoscopica (incisionale): riguarda gli organi tubo
- Biopsia escissionale (prelievo di polipi): esse permettono di fare diagnosi e terapia
chirurgica contemporaneamente.
 Pezzo operatorio:
intervento radicale che prevede l’asportazione di tutto l’organo
 Esami autoptici  accertamento delle cause di morte

Fissazione dei tessuti

1. Avendo un campione biologico proveniente da un organismo dotato di determinate condizioni, e


sottraendo le cellule, si provoca una sofferenza tissutale che potrebbe falsificare il risultato del test. L’unico
modo per stabilizzare cellule o tessuti, avviene tramite un processo definito come fissazione, che blocca i
processi regressivi che si verificano in mancanza di ossigeno e nutrienti. La fissazione è ciò che preserva la
morfologia cellulare e tissutale. Colui che supporta chi fa il prelievo, deve avere a disposizione qualcosa per
fissare le cellule asportate, come ad esempio la formalina (aldeide formica): un’aldeide che si lega alla
superficie delle cellule e con i legami aldeidici evita che la cellula vada incontro a fenomeni regressivi ed
attua una blanda disidratata in modo da passare alle fasi successive.
2. I campioni fissati vengono poi portati alla processazione, all’interno di una macchina detta “processatore”.
I campioni subiscono un’ulteriore disidratazione con l’alcool e vengono preparati ad accogliere la
paraffina, cera all’interno della quale saranno racchiusi i prelievi.
3. Una volta indurita, si trasforma il campione in un blocchetto di cera contenente il campione istologico che
verrà poi analizzato attraverso delle sezioni tagliate al microtomo (sezioni seriate) e colorate una volta
posizionate su un vetrino.

Quando non fissare: l’esame intraoperatorio

Questo esame definito anche come esame estemporaneo, non prevede la fissazione immediata dei campioni:
perché la diagnosi si farà estemporanea all’operazione. Il chirurgo invierà in tempo reale un prelievo al
laboratorio per avere una diagnosi, si dovrà comunque colorare il vetrino con ematossilina ed in ogni caso per
tagliare delle parti sarà necessario il congelamento. Il campione viene messo a congelare in un gel acquoso che
lo rende solido e viene tagliato da un microtomo particolare. Questo è utile per:

 Valutare dei margini di resezione, in caso di neoplasia


 Linfonodo sentinella
 Diagnosi intraoperatoria che può cambiare l’approccio chirurgico: neurochirurgia

ANATOMIA PATOLOGICA GENERALE

Classificazione delle cellule, con capacità rigenerativa nelle linee cellulari:

 Cellule labili  hanno un turnover spontaneo con una durata di alcuni giorni o mesi, esse sono in
grado di avere un ciclo cellulare che parte da una condizione maturativa e passa attraverso vari strati
cellulari ad una fase produttiva, metabolica. Esempio perfetto è l’epitelio, anche se non tutti gli epiteli
hanno cellule labili.
 Cellule stabili  cellule che non hanno un turnover spontaneo, ma è in grado di farlo se riceve uno
stimolo lesivo, sostituendo la cellula danneggiata con una sana uguale. Esempio perfetto sono gli
epatociti che però durante la rigenerazione non possono svolgere la loro normale funzione .
 Cellule perenni  cellule che non hanno capacità rigenerativa ma rispondono alla lesione tramite il
processo di fibrosi, riguarda il connettivo ed in particolare i neuroni. Questo è quello che accade con le
cicatrici: il tessuto viene rimarginato ma si crea una fibrosi .
 Cellule staminali  definite anche totipotenti, che teoricamente potrebbero rigenerare elementi non
epiteliali. Sono cellule che si trovano nel midollo spinale e nell’encefalo.

ALTERAZIONI CELLULARI REATTIVE

Uno stimolo nocivo su un tessuto determina un danno al tessuto stesso; questa è una condizione nella quale le
cellule costituenti il tessuto tendono a mettere in atto una risposta al danno subito, la quale costituisce dunque
una reattività (risposta reattiva) allo stimolo stesso. Più nel dettaglio, il tessuto risponderà allo stimolo lesivo
mettendo in atto un processo di rigenerazione/riparazione. Come reagiscono i tessuti lesi:

 Ipertrofia  risposta fisiologica o patologica tipica dei tessuti che non hanno o hanno scarsa capacità
rigenerativa e che l’unica cosa che possono fare è aumentare il volume cellulare a carico del citoplasma.
- Condizione fisiologica: causato da un aumento della richiesta funzionale di un tessuto o organo.
- Condizione patologica: dovuta da una richiesta funzionale ma è secondaria ad un danno , quindi
compensatoria. Aumento del volume delle cellule sane per compensare quella danneggiate.
 Iperplasia  aumento di numero e di volume tipica dei tessuti che hanno capacità rigenerativa.
- Condizione fisiologica: dovuta ad una richiesta funzionale secondaria ad uno stimolo ormonale .
L’iperplasia fisiologica rappresenta un’iperplasia dovuta ad un momento di variazione di stato
dell’organo per un motivo specifico, generalmente un motivo ormonale. Le iperplasie che
insorgono a seguito del danneggiamento di un tessuto o parziale asportazione di tessuto ,
vengono definite iperplasie fisiopatologiche. Sia le iperplasie indotte da uno stimolo ormonale o
a seguito di un danneggiamento, rappresentano delle forme di iperplasie indotte da uno stimolo.
 Condizione patologica: avviene a seguito di stimoli abnormi da parte di fattori di crescita, inclusi gli
ormoni. Avviene quando lo stimolo ormonale cessa di essere fisiologico ma la risposta della
componente epiteliale continua. In alcuni casi di iperplasia patologica, l’interessamento può rivolgersi
ad un singolo organo ma anche ad aree focali, dando luogo a noduli di proliferazione separati fra loro,
prendendo il nome di iperplasia nodulare. Quando l’iperplasia è data da un danno cronico, cioè quando
un danno al tessuto epiteliale viene riparata da una proliferazione , anche questa può essere definita
come iperplasia compensatoria, poiché una volta raggiunto il numero di cellule, essa si blocca. Il
termine iperplasia atipica può essere utilizzato per indicare condizioni preneoplastiche in cui la
capacità proliferativa delle cellule è già verosimilmente autonoma . È importante specificare che finché
c’è l’iperplasia, è possibile parlare di lesione iperplastica benigna, mentre quando vi è atipia c’è
un’evoluzione verso l’adenocarcinoma (tumore del tessuto epiteliale).
 Metaplasia  cambiamento di funzione di un tessuto pur rimanendo nella stessa linea cellulare che
avviene per adattamento in caso di stimolo continuo. È una condizione sempre patologica che consiste
nella trasformazione di un tessuto in uno diverso, nell’ambito della stessa linea germinale. Per
metaplasia si intende un cambiamento di funzione di un tessuto, con uno scopo riparativo. La
sostituzione di un tessuto in un altro viene vista come una risposta adattiva a situazioni di stress. I
segnali per la riprogrammazione delle cellule staminali sono rappresentati da fattori di crescita,
citochine, componenti della matrice extracellulare.
 Displasia  partiamo dall’etimologia “-plasia” ovvero formazione e da “dis-” malformazione. Nella
displasia riscontriamo atipia cellulare nel nucleo cellulare, con disordine cito-architetturale. Il nucleo di
una cellula infatti si presenterà grande, con la cheratina despiralizzata per riprodursi. La displasia è da
considerarsi già una lesione precancerosa, con un’evoluzione verso i tumori maligni, pur essendo
ancora potenzialmente reversibili. Ci sono diversi gradi di displasia:
- Basso grado: atipia cito-architetturale lieve, potenzialmente reversibile.
- Alto grado: atipia cito-architetturale moderata o severa, potenzialmente evolutiva, non
reversibile. Aspetto variato: nucleo grande e scuro, cromatina addensata e di forma irregolare.

Il tumore diventa maligno quando supera l’epitelio e la membrana basale, invadendo le zone circostanti.
Le cellule tumorali agiscono in tanti campi: si riproducono, producono materiale, cambiano morfologia
diventando sempre più aggressive.

ALTERAZIONI CELLULARI REATTIVE ASSOCIATE E FLOGOSI

Un qualunque insulto provoca una sofferenza cellulare, degli aspetti degenerativi ma, eventualmente, anche
necrotici, quindi, da flogosi si può andare in contro a necrosi. La maggior parte di cose che succedono dopo un
evento infiammatorio, di qualunque tipo esso sia, è che è vero che il tessuto ripristina, ma ripristina la
componente epiteliale, poiché la componente non epiteliale, non si ripristina completamente, rimane una
fibrosi e dunque ciò comporta un deficit funzionale dei tessuti. Quindi:

- si può assistere ad una riparazione totale, con ripristino dell’integrità morfo-funzionale


- guarigione con una perdita della funzionalità dell’organo , a causa di una riparazione con formazione
di tessuto fibroso
- cronicizzazione, un evento che non si conclude ma perdura nel tempo

Il percorso in alcune neoplasie è il seguente:

flogosi  necrosi cellulare  riparazione se l’insulto dovesse diventare cronico iperplasia o metaplasia e se
ancora persiste, andare in contro alle atipie o displasie
 Rettocolite ulcerosa  essa comporta un grave danno alla componente ghiandolare, provocandone lo
sfaldamento della struttura ghiandolare. A causa di elementi aggressivi, l’epitelio cerca di ripristinare
l’integrità ghiandolare, cominciando a proliferare per sostituire le strutture ghiandolari danneggiate
con delle nuove. Questi processi possono essere tenuti a bada attraverso dei farmaci, che sono degli
antinfiammatori, senza l’utilizzo corretto del farmaco, l’attività aggressiva rispetto alle ghiandole si
ripresenterà ad intervalli di tempo. Malattie come queste, rappresentano la via di accesso per
un’evoluzione in senso tumorale (tumore maligno alle ghiandole), ovvero adenocarcinoma. Un’altra
situazione è rappresentata dai processi di iperplasia: ghiandole sempre più grandi e convolute a causa
dei fenomeni iperplastici, definendo così l’iperplasia polipoide.

NEOPLASIE

Differenza tra neoformazione e neoplasia

La neoformazione, come suggerisce il termine, è una formazione nuova, quali cisti, ascesso o anche iperplasia. A
differenza della neoformazione, la neoplasia è sempre qualcosa di neoformato, ma esso indica la presenza di
qualcosa di tipo benigno, maligno o in fase intermedia. La neoplasia è una neoformazione tumorale, esse hanno
caratteristiche simili agli organi da cui si originano, ma hanno caratteristiche differenti: proliferazione
incontrollata e disordinata (atipia) e persistono anche se si elimina la causa scatenante. Le neoplasie hanno un
comportamento differente ed in base ad esso, vengono distinte in:

 Benigne  vengono considerate tali poiché pur avendo l’atipia, accrescono in maniera circoscritta e
possono essere rimossi chirurgicamente. Hanno una crescita circoscritta, modalità di crescita espansiva
e sono enucleabili.
 Maligne  non si accrescono spostando i tessuti, bensì infiltrandosi tra essi (crescono in mezzo).
Quando vengono rimossi chirurgicamente, è necessario costatare che sui margini non vi siano cellule
tumorali. Essi hanno: crescita infiltrativa, danno ai tessuti circostanti e non sono facilmente rimuovibili.
 Borderline  hanno delle caratteristiche intermedie ai due precedenti: l’aggressione ai tessuti non è
evidente ma la morfologia fa pensare che potrebbe diventare maligno. La sua evoluzione non è
prevedibile, ne fanno parte molti tumori epiteliali di questa categoria.

Caratteristiche generali delle neoplasie:

 Perdita dell’inibizione da contatto


 “immortalità”
 Si accrescono autonomamente
 Possono produrre proteine con funzioni ormonali
 Sono caratterizzati da marcatori tumorali specifici: qualunque sostanza prodotta dal tumore può
essere dimostrata nel circolo sanguigno o nelle cellule tumorali (biopsia liquida)

Caratteristiche morfologiche delle neoplasie

Di tutte le neoplasie, la caratteristica principale è la displasia: perdita della polarità, pleomorfismo,


monoclonalità, ipercromasia nucleare, nucleoli evidenti, mitosi atipiche e tipiche, alterazioni cromosomiche.

Invece, per quanto riguarda le neoplasie maligne, hanno le seguenti caratteristiche:

- Necrosi: sia del tumore che del tessuto, a causa del quale il tumore si accresce
- Reazione infiammatoria peri ed intra tumorale: a causa del quale il tumore si accresce
- Invasione linfatica e venosa: a causa dell’infiltrazione del tumore, esso potrà colpire i piccoli capillari
linfatici delle pareti sottili, portando il tumore nei linfonodi regionali (metastasi linfonodale), ed in
caso di forte aggressività, può arrivare anche ai vasi venosi, agli organi ed alla doppia circolazione
Fenotipo cellulare e comportamento delle neoplasie

Vi sono diversi tessuti:

 Epiteliali  i tumori che prendono origine dall’epitelio e possono essere benigni, maligni o borderline
 Tumore epiteliale benigno “oma”:
- displasia di basso o di alto grado
- crescita circoscritta
- non invasivi
- può essere rimosso
 Tumore epiteliale maligno “carcinoma”:
- displasie di basso o di alto grado
- margini di crescita non definiti
- invasivi nei tessuti circostanti
- con carattere di infiltrazione
- diffondono per via linfatica, provocando metastasi
 Mesenchimale  i tumori che prendono origine dal tessuto mesenchimale e connettivo e possono
essere benigni o maligni
 Tumore mesenchimale benigno “-oma”
- atipia cellulare
- circoscritti
- enucleabili
- non invasivi
 Tumore mesenchimale maligno “-sarcoma”
- atipia cellulare
- margini infiltrativi e non definibili
- invasivi
- diffusione per via ematica e venosa
 Nervoso  i tumori che prendono origine dal tessuto nervoso e possono essere benigni o maligni
 Tumore nervoso benigno “oma”
- atipia
- ben circoscritta
- enucleabile
 Tumore nervoso maligno “oma”
- atipia
- margini infiltrativi
- non definibili
 Emolinfopoietico  i tumori che prendono origine dal tessuto emolinfopoietico sono maligni perché ha
la sua massima diffusione
 Neuroendocrino  i tumori che prendono origine dal tessuto neuroendocrino e possono essere
benigni, maligni o borderline

Fattori prognostici delle neoplasie maligne

Riguardano l’evoluzione del tumore maligno e sono quegli indicatori che dicono qual è il comportamento di
quest’ultimo nel momento in cui viene asportato ed esaminato. La prognosi, l’andamento della malattia
tumorale maligna, è un fattore che ci dice quale sarà il comportamento di un tumore maligno, determinando
quei fattori legati alla sopravvivenza, alla possibilità di recidive anche a distanza di anni dal tumore primitivo,
di tutto quello che è il comportamento biologico dei tumori. Questi fattori o indicatori li possiamo vedere sia dal
punto di vista clinico sia dal punto di vista patologico , si parlerà di grado e stadio.

 Grado di differenziazione  fattore di pertinenza del patologo, indica quanto il tumore è simile al
tessuto che vuole riprodurre.
 G1, ben differenziato:
tumore che si riproduce dalle strutture ghiandolari molto simili a quelle normali e
rappresentano la maggior parte del tumore.
 G2, moderatamente differenziato:
ha una componente ghiandolare ben riconoscibile che non supera il 50% perché l’altra
metà è costituita da agglomerati di cellule tumorali.
 G3, scarsamente differenziato:
componente ghiandolare presente fino al 10-5%, il resto è fatto da strutture epiteliali non
riconoscibili.
 G4, indifferenziato:
si tratta di “carcinomi indifferenziati”, le cui cellule che lo compongono non costituiscono
delle strutture identificabili che permettono di inquadrarlo in un tipo istologico
particolare. Sono anche definiti “anaplastici” dove il grado di atipia cellulare è massimo.

Grazie alle tecniche radiologiche che generano dei risultati molto precisi, è possibile dedurre ed
assegnare un grado presumibile, ma l’assegnazione spetta al patologo.

 Stadio  condizione in cui il tumore si trova nel momento dell’osservazione, un fattore diagnostico che
viene valutato attraverso altri indicatori:
 TNM:
questa nomenclatura è internazionale e valutabile, clinicamente si utilizzano delle
tecniche di radiodiagnostica per valutare bene questi tre aspetti.
1. T (tumor size), dimensioni del tumore: valutabile sia con tecniche di
radiodiagnostica che dal punto di vista operatorio (viene misurato).
2. N (nods), metastasi ai linfonodi regionali: valutazione della presenza di cellule
tumorali che vanno attraverso i vasi linfatici, ai linfonodi regionali; anch’esso
visibile sia dal punto di vista radiodiagnostico che anatomopatologico.
o N: solo metastasi ai linfonodi regionali, anche di poche cellule viste
esclusivamente al microscopio, cambiano le scelte terapeutiche ed il
follow up
3. M, metastasi a distanza, per via endovenosa o linfatica : valutazione della presenza di
metastasi al di fuori del distretto dove è presente il tumore primitivo. Una volta che
il tumore avrà superato il distretto, verrà considerata malattia sistemica, che può
arrivare ovunque. Necessarie Tac o risonanza total body per visionare lo stadio; se il
tumore sarà meno differenziato, vi saranno metastasi a livello venosa, viceversa,
sarà per via linfatica. Questo parametro è valutabile sia con tecniche di radio
imaging sia attraverso il pezzo operatorio. Lo stadio clinico si fa prima di intervenire
per avere un quadro più chiaro; “alto grado” indica che il tumore oltre alle
dimensioni estese, ha provocato metastasi regionali, causando un tumore terminale.
Lo stadio patologico, invece, è lo stadio per definizione, il patologo va ad osservare
sia sul pezzo operatorio che soprattutto sul vetrino.
o Via ematica: organi filtro, fegato, polmoni, cervello ed ossa
o Via linfatica: stazioni linfonodali distanti dalla sede primitiva
o Per contiguità: organi vicini
o Via trans celomatica: tipico dei visceri che sono ricoperti dal peritoneo e
devo per caduta le cellule tumorali possono andarsi a localizzare su altri
organi
4. T, la valutazione delle dimensioni del tumore: spesso coincide con l’osservazione
clinica, ma a volte può variare:
- Se è un organo pieno parenchimatoso, è basata sul diametro misurabile con
un metro
- Se è un organo cavo, è basata sull’estensione nell’ambito della parete
dell’organo (quanti strati della parete sono stati infiltrati)
o T1: sottomucosa
o T2: tonache muscolari
o T3: sottomucosa sierosa
o T4: perforazione che causa una metastasi ed infiltrazione per contiguità
o continuità

La recidiva del tumore si presenta a distanza di tempo e viene indicata con:

 Y  ripresa di malattia, inserita prima di TNM ed indica uno stadio alto di tumore indipendentemente
dal TNM seguente

Se il tumore è stato rimosso ma non del tutto, viene indicato con:

 R  residuo tumorale, presente nei margini di resezione (letto operatorio), oppure si attui una
chemioterapia Neo-adiuvante

Fattori predittivi

I fattori prognostici affrontati finora, ci permettono di visualizzare l’andamento del tumore senza terapia. Ad
oggi, il tumore può essere trattato in vari modi, e quello che rappresenta l’ultimo stadio, è l’intervento
chirurgico, ma se il tumore è di alto stadio, non sarà sufficiente e sarà necessario adottare strategie post-
chirurgiche (chemioterapia, radioterapia, terapia con farmaci biologici ). Questo è quello che dice il fattore
predittivo, cioè quale fattore è da considerare affinché dia la possibilità di una terapia adeguata: osservare cosa
esprime il tumore che possa rendere una terapia preferibile ad un’altra. Esso può essere definito come
potenzialità di risposta ad un trattamento mirato. Si vanno a cercare delle molecole particolari:

 Firma biomolecolare delle neoplasie:


 Espressione di oncogeni:
mutazioni genetiche che possono essere colpiti da anticorpi specifici per il determinato
oncogene espresso
 Presenza di recettori nucleari o di superficie:
particolari proteine contro le quali indirizzare anticorpi specifici
 Presenza e caratteristiche dell’infiltrato infiammatorio:
relativamente recente perché l’infiltrato infiammatorio non è sempre buon segno e se presenta
determinate caratteristiche lo si può contrastare perché rappresenta un fattore sfavorevole

Questa ricerca viene svolta al fine di determinare una terapia specifica che possa limitare o scongiurare
recidive o metastasi, ovviamente ciò è strettamente legato allo stadio del tumore. I fattori predittivi più studiati
sono quelli del carcinoma della mammella (recettori ormonali e estrogenici), la classificazione deve essere
specifica non nel tipo di cellula ma sul prodotto e su cosa può generare una determinata risposta .
CASI CLINICI

I caso

 Cominciare la lettura dei dati anagrafici, perché è importante conoscere il sesso e l’età del paziente:
donna, 72 anni.
 Leggere qual è il tipo di materiale che si esamina  In questo caso ci troviamo nello stomaco e vediamo
che sono distinte tre diverse tipologie: biopsia del fondo gastrico, biopsia del corpo-angulus gastrico e
biopsia di anastomosi.
 Biopsie:
prelievi di parti di tessuto o di organo.
 Descrizione macroscopica  quanti frammenti appartengono al fondo, quanti alla biopsia B e quanti
alla C.
 Diagnosi  le biopsie del fondo hanno una mucosa di tipo normale, “mucosa di tipo fundico nei limiti”.
Nella biopsia della regione del corpo-angulus riscontriamo un’infiammazione, “gastrite cronica lieve
inattiva”. In aggiunta, vista la presenza della gastrite, c’è una riparazione che si vede con “le alterazioni
iperplastiche rigenerative dell’epitelio criptico” che appartengono alle modalità di risposta di
rigenerazione di una struttura epiteliale danneggiata. Nel prelievo cruciale, proveniente dalla stomia,
abbiamo sempre gastrite cronica ma in questo caso la rigenerazione è andata oltre ed è presente
“metaplasia intestinale”; è sempre un’alterazione riparativa ma in questo caso la riparazione non da
luogo a iperplasia con ghiandole dello stesso tipo ma da luogo ad una modificazione funzionale.
 Restituzione al paziente  in questo caso, non c'è da mettere in allarme il paziente ma si consigliano dei
controlli periodici per poter tenere sotto osservazione la metaplasia intestinale.

II caso

 Dati anagrafici  donna, 69 anni


 Materiale inviato  pezzo operatorio di colon ascendente e colecisti
 Pezzo operatorio:
prelievo chirurgico dell’oggetto e riduzione su vetrino
 Descrizione macroscopica  si tratta di un tratto di ileo con cieco e colon e, soprattutto, osserviamo la
presenza di una neoformazione circonferenziale, vegetante (sporge nel lume), ulcerata (essendo grande
sottoposta al traumatismo locale tende a ulcerare) e stenosante, quest’ultimo elemento va d’accordo
con l’infiltrazione della parete, perché la presenza di cellule neoplastiche nello spessore della parete
determina un irrigidimento dell’organo. Quindi, queste tonache muscolari che vengono infiltrate dal
tumore perdono la loro capacità di contenimento, ma anche, contrattile. Questo fa sì che il lume
dell’organo che presenta la neoformazione si presenti ridotto, non più espansibile . Già da questo ci
facciamo l’idea che sia un tumore maligno stenosante infiltrante.
 Diagnosi 
 Descrizione del tumore:
adenocarcinoma del colon
 Grado di differenziazione:
G3, scarsamente differenziato
 Restituzione al paziente  la situazione si può considerare molto preoccupante ma questo generi di
tumori hanno una buona risposta alla terapia chirurgica. Si fanno follow up, per seguire il paziente nel
tempo attraverso controlli radiologici per valutare la presenza di metastasi eventuali in altri distretti
linfonodali.

III caso

 Dati anagrafici  donna, 74 anni


 Materiale inviato  mammella, organo parenchimatoso
 Descrizione macroscopica  presenza di neoformazione di 4 cm
 Diagnosi 
 Grado di differenziazione:
G2, moderatamente differenziato, invasione linfo-vascolare non evidente
 Ricerca immunoistochimica (fattori predittivi) 
 Presenza di recettori ormonali:
molto presenti
- 90% delle cellule esprimono recettori per gli estrogeni
- 70% delle cellule
esprimono recettori per il
progesterone, il pz dovrà
fare l’ormonoterapia
 Indicatore di proliferazione:
leggermente alto, 28% delle
cellule tumorali lo esprimono.
Acquisita significatività quando
è superiore al 20%, la pz dovrà
fare chemioterapia.
 Non è presente la mutazione del
gene:
la pz non potrà fare terapia
biologica

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