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Libri consigliati:
EZIOLOGIA PATOGENESI
PROCESSO PATOLOGICO
CAMBIAMENTI MANIFESTAZIONI
MORFOLOGICI CLINICHE
RISPOSTE CELLULARI A STRESS
E STIMOLI DANNOSI
Le cellule sane si mantengono in uno stato di
equilibrio detto OMEOSTASI.
Ischemia
Gli ADATTAMENTI sono variazioni reversibili del numero, delle dimensioni, del fenotipo, del
metabolismo e della funzionalità delle cellule, in risposta ad alterazioni ambientali.
Gli adattamenti PATOLOGICI sono risposte cellulari allo stress, che permettono alle cellule di
modificare struttura e funzione per sopravvivere nel loro ambiente e per sfuggire al danno.
ADATTAMENTI CELLULARI ALLO STRESS
Riguardano tutte le modificazioni reversibili osservate nella dimensione, nel numero, nel fenotipo,
nell’attività metabolica, o in risposta a stimoli ambientali
L’aumento del volume cellulare è dovuto ad una maggiore sintesi di proteine strutturali e di
organelli.
E’ la risposta adattativa delle cellule che hanno perso la capacità di dividersi (es. fibre
miocardiche).
L’ipertrofia è associata a una modificazione nell’ espressione delle proteine contrattili dalla forma
adulta a quella fetale o neonatale.
Nell’ipertrofia muscolare, la catena pesante dell’ alpha-miosina è sostituita da quella della beta-
miosina, che genera una contrazione più lenta e meno dispendiosa dal punto di vista energetico.
Ipertrofia patologica
L’ipertrofia raggiunge un limite oltre il quale l’aumento della massa muscolare non è in grado di
compensare il carico di lavoro.
Nel cuore si verificano alterazioni degenerative nelle fibre miocardiche, come frammentazione e perdita
di miofibrille contrattili.
Iperplasia e ipertrofia possono manifestarsi in concomitanza e essere innescati dallo stesso stimolo (es.
crescita dell’utero indotta da estrogeni, nella quale cellule epiteliali e muscolari lisce aumentano in numero
e in dimensione).
L’iperplasia può essere fisiologica o patologica: in entrambi i casi la proliferazione è stimolata da fattori di
crescita.
Iperplasia fisiologica
Spesso l’iperplasia patologica costituisce un terreno fertile per lo sviluppo del cancro: es. le
pazienti con iperplasia endometriale hanno elevato rischio di sviluppare cancro dell’endometrio.
Atrofia
Riduzione delle dimensioni cellulari causata da perdita del contenuto: le cellule atrofiche hanno
funzionalità ridotta ma non sono morte.
ATROFIA FISIOLOGICA
Nel muscolo atrofico le cellule contengono meno mitocondri e meno miofilamenti e una ridotta
quantità di RE.
Viene raggiunto un nuovo equilibrio adeguando la domanda metabolica cellulare ai minori livelli
di apporto ematico, di nutrizione, di stimolazione trofica.
Nei tessuti ischemici se l’apporto ematico diventa inadeguato persino a mantenere in vita le cellule
atrofiche, sopravvengono danno e morte cellulare (per apoptosi).
La morte cellulare per apoptosi contribuisce all’atrofizzazione di organi endocrini in seguito alla cessazione
dello stimolo ormonale.
Meccanismi di Atrofia
L’atrofia è causata da una ridotta sintesi e da una aumentata degradazione delle proteine nelle cellule.
La degradazione proteica (Sistema ubiquitina-proteosoma) è stimolata dal deficit nutritivo e dal disuso, che
attivano le ligasi dell’ ubiquitina, responsabili del legame di questa alle proteine cellulari marcandole per la
degradazione ad opera dei proteasomi. (via responsabile della proteolisi osservata in molte condizioni
cataboliche, compresa la cachessia neoplastica).
In molti casi, l’atrofia si accompagna ad un aumento dell’autofagia, con conseguente aumento del numero
di vacuoliautofagici
Metaplasia
Modificazione reversibile per la quale un tipo cellulare differenziato (epiteliale o mesenchimale) viene
sostituito da un altro tipo cellulare differenziato.
Rappresenta una sostituzione adattativa di cellule sensibili allo stress con cellule più adatte a sopravvivere in
condizioni ambientali sfavorevoli.
Meccanismi di metaplasia
La metaplasia potrebbe derivare dalla riprogrammazione delle cellule staminali che vengono indotte a
differenziare in altri tipi cellulari e non da cambiamenti fenotipici (trans-differenziazione) di cellule già
differenziate.
Metaplasia epiteliale
Un esempio di metaplasia epiteliale è la metaplasia squamosa
dell’epitelio respiratorio dei fumatori: porta alla sostituzione
dell’epitelio cilindrico ciliato della trachea e dei bronchi con
epitelio squamoso pluristratificato.
Metaplasia connettivale
La metaplasia del connettivo consiste nella formazione di cartilagine, osso o tessuto adiposo (tessuti
mesenchimali) in tessuti che non contengono questi elementi.
METAPLASIACICATRIZIALE:
Formazione di tessuto osseo all’interno delle cicatrici, specialmente quelle chirurgiche lungo il solco
mediano dell’addome.
DANNO CELLULARE E MORTE CELLULARE
AGENTI CHIMICI: compromettono l’equilibrio osmotico; veleni, inquinanti atmosferici, insetticidi, etanolo, ma anche
sale, acqua, ossigeno ad elevate pressioni parziali e infine farmaci.
AGENTI INFETTIVI: danneggiano la cellula interagendo direttamente con essa oppure rilasciando prodotti tossici; i
patogeni possono indurre una risposta immunitaria che comporta danno tissutale; virus, batteri, funghi, etc.
REAZIONI IMMUNOLOGICHE: le reazioni autoimmuni contro tessuti autologhi o le reazioni allergiche possono causare
danno cellulare e tissutale.
FATTORI GENETICI: causano patologie dovute al deficit di proteine funzionali che comportano morte cellulare se il
danno è irreparabile.
SQUILIBRI NUTRIZIONALI: la malnutrizione nei Paesi meno sviluppati oppure carenze vitaminiche, obesità e diete
ricche di grassi nei Paesi sviluppati.
INVECCHIAMENTO: compromette le capacità replicative e riparative delle cellule riducendo la capacità di rispondere ai
danni; senescenza cellulare.
ALTERAZIONI MORFOLOGICHE NEL DANNO
CELLULARE E TISSUTALE
Stress e stimoli patologici comportano
nell’immediato alterazioni cellulari con
perdita di funzione; se il danno è grave e
persistente, la cellula progredisce verso il
danno irreversibile e la morte; molto dopo
entrambi i fenomeni si manifestano le
alterazioni morfologiche.
STEATOSI
Alterazione che si manifesta con l’accumulo nel citoplasma delle cellule che metabolizzano i grassi di piccoli
o grandi vacuoli lipidici; associata al danno da tossine e ai disturbi del metabolismo. Le cellule danneggiate
mostrano un’aumentata eosinofilia, che si accentua sempre di più con il progredire della cellula verso la
necrosi.
Alterazioni ultrastrutturali associate al danno
reversibile
ALTERAZIONI DELLA MEMBRANA PLASMATICA
Comparsa di estroflessioni, accorciamento e distorsione dei microvilli, distacco delle giunzioni cellulari
ALTERAZIONI MITOCONDRIALI
Rigonfiamento e comparsa di addensamenti amorfi ricchi di fosfolipidi
ALTERAZIONI NUCLEARI
Formazione di aggregati di cromatina
ALTERAZIONI CITOPLASMATICHE
Presenza di aggregati di fosfolipidi derivanti dalle membrane cellulare danneggiati
Necrosi
Morte cellulare associata alla perdita dell’integrità della membrana con fuoriuscita del contenuto
cellulare e dissoluzione della cellula.
Associata ad infiammazione locale, risposta alla fuoriuscita del contenuto cellulare finalizzata ad
eliminare le cellule morte e ad avviare il processo di riparazione.
Gli enzimi che digeriscono la cellula provengono dai lisosomi della cellula morente e dai
leucociti impegnati nella risposta infiammatoria.
COAGULATIVA
COLLIQUATIVA
CASEOSA
GANGRENOSA
STEATONECROSI
FIBRINOIDE
Necrosi coagulativa
L’architettura dei tessuti morti è conservata per qualche giorno.
Il danno induce la denaturazione delle proteine strutturali e di quelle enzimatiche (con perdita della
struttura terziaria ed esposizione delle catene laterali), bloccando la proteolisi delle cellule morte; di
conseguenza, le cellule eosinofile e anucleate persistere per giorni o intere settimane.
Le cellule morte vengono digerite dagli enzimi lisosomiali dei leucociti reclutati nella sede della
necrosi.
Tipica degli infarti (è determinata da ipossia brusca, es. ischemia da ostruzione di un vaso
sanguigno, che non consente il processo di adattamento che porta alla glicolisi anaerobia) in tutti gli
organi solidi tranne il cervello.
NECROSI COAGULATIVA RENALE
Comporta la completa digestione enzimatica delle cellule morte che determina la trasformazione del
tessuto in una massa liquida viscosa.
È caratteristica dei focolai di infezioni batteriche e fungine: potente stimolo per le cellule
infiammatorie (i microrganismi stimolano l’infiltrazione dei leucociti e la liberazione da parte di
questi di enzimi che digeriscono il tessuto).
Tubercolosi polmonare
Necrosi gangrenosa
Non è una forma di morte cellulare ma una patologia degli arti inferiori
che hanno perduto flusso sanguigno e hanno subito una necrosi
coagulativa che coinvolge più strati tissutali.
Le conseguenze del danno cellulare dipendono dal tipo, dallo stato, dall’adattabilità e dall’assetto
genetico della cellula danneggiata (il muscolo scheletrico dell’arto inferiore tollera un’ischemia per
qualche ora, il muscolo cardiaco non più di 30 minuti).
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RESPIRAZIONE CELLULARE
Deplezione di ATP
Le principali cause di deplezione di ATP sono:
• ridotto apporto di ossigeno e nutrienti
• danno mitrocondriale
• azione di tossine (es. cianuro)
I tessuti con maggiore capacità glicolitica (fegato) sopravvivono meglio all’ipossia e all’inibizione
della fosforilazione ossidativa rispetto a quelli con minore capacità glicolitica (cervello).
Sono molto instabili ed attivi e reagiscono rapidamente con molecole organiche e inorganiche (acidi
nucleici, proteine, lipidi), convertendole in radicali liberi e propagando la catena del danno.
Produzione di radicali liberi dell’ossigeno (reazioni redox)
Durante le reazioni redox, la produzione di piccole
quantità di ROS è normalmente associata alla produzione
di ATP durante la respirazione mitocondriale.
Esposizione a radiazioni ionizzanti che idrolizzano l’acqua portando alla formazione di radicali
idrossilici e idrogeno
Le ROS sono specie instabili e decadono spontaneamente, inoltre sistemi enzimatici e non che
contribuiscono alla loro degradazione. Es. la conversione del superossido è aumentata dall’azione
della SOD (superossido dismutasi); la glutatione (GSH)-perossidasi e la catalasi degradano il
perossido di idrogeno in acqua; gli antiossidanti esogeni e endogeni ostacolano la formazione di
ROS o combattono quelli già formati (vitamina A e beta-carotene, vitamine C ed E)
Effetti patologici dei radicali liberi dell’ossigeno
• Membrane Plasmatiche: Il danno alla membrana plasmatica provoca una perdita dell’equilibrio
osmotico e un ingresso di liquidi e ioni , inoltre perdita di proteine, enzimi e acidi nucleici.
Il ripristino del flusso ematico in aree ischemiche può causare la morte cellulare nonostante il danno sia
reversibile; in questo caso parliamo di danno da riperfusione:
• INDIRETTO: molti agenti chimici inattivi devono essere prima convertiti in metaboliti reattivi;
l’attivazione avviene ad opera del citocromo P-450 a livello del reticolo endoplasmico liscio del fegato e di
altri organi; i metaboliti attivi danneggiano le membrane e le cellule legandosi a proteine e lipidi e
stimolando la produzione di ROS. (es.: tetracloruro di carbonio (CCl4) e paracetamolo)
APOPTOSI
L’apoptosi è un tipo di morte cellulare in cui la cellula attiva enzimi che degradano le sue stesse
componenti, quali il DNA nucleare e le proteine citoplasmatiche e nucleari.
La membrana plasmatica resta intatta ma viene modificata così da rendere la cellula riconoscibile per i
fagociti.
Può essere FISIOLOGICA, per l’eliminazione di cellule pericolose o che hanno completato il loro ciclo vitale,
oppure PATOLOGICA, per l’eliminazione di cellule che hanno subito danni irreparabili (DNA e proteine)
Apoptosi fisiologica
Embriogenesi: lo sviluppo fisiologico si associa alla morte di alcuni tipi cellulari per modellare
l’organismo; es. la formazione delle dita del feto richiede la rimozione del tessuto che le unisce
Turnover di popolazioni proliferanti, per mantenere costante il numero di cellule; es. epitelio delle
cripte intestinali
Eliminazione di cellule che hanno concluso la loro funzione; es. neutrofili nell’infiammazione acuta
Indotta dai linfociti T citotossici, come meccanismo di difesa contro virus e cellule tumorali
Apoptosi Patologica
Danno al DNA diretto o attraverso la produzione di ROS (radiazioni, chemioterapici,
temperature estreme, ipossia), se i meccanismi riparativi non risolvono il danno la cellula va
in apoptosi (per evitare di accumulare mutazioni che potrebbero indurre la trasformazione
maligna)
Accumulo di proteine mal ripiegate causato da mutazioni nei geni che le codificano o dai ROS con
conseguente stress del RE e apoptosi
Infezioni virali, durante le quali la morte delle cellule infettate viene indotta dal virus (es. HIV,
adenovirus) oppure dalle risposte immunitarie dell’ospite (es. epatite virale)
Atrofia patologica in organi parenchimatosi dopo ostruzione dei dotti (es. pancreas)
Apoptosi - Morfologia
Condensazione e aggregazione della cromatina e
infine carioressi
L’attivazione delle caspasi è il risultato di un disequilibrio biosintetico delle proteine pro- ed anti-
apoptotiche
CASPASI ESECUTRICI
NUCLEASI
I macrofagi stessi producono proteine che legano le cellule apoptotiche marcandole per la
fagocitosi.
Apoptosi – Esempi
APOPTOSI DEI LINFOCITI AUTOREATTIVI: il legame tra linfociti e antigeni autologhi induce
apoptosi di queste cellule per via mitocondriale e per via dei recettori di morte FAS (la mancata
apoptosi causa le malattie autoimmuni)
Gli organelli e una parte di citoplasma vengono racchiusi in VACUOLI AUTOFAGICI, che poi si
fondono con i lisosomi formando AUTOFAGOSOMI; all’interno di questi gli enzimi degradano le
componenti cellulari.
Quando la cellula non riesce a fronteggiare la carenza di nutrienti, l’autofagia diventa un segnale di
morte per apoptosi deficit di autofagia causano morte patologica delle cellule
DANNO DA ACCUMULI INTRACELLULARI
Alcune patologie comportano l’accumulo di sostanze, nel citoplasma o negli organelli o nel nucleo,
endogene o esogene. Esempi:
STEATOSI accumulo patologico di trigliceridi, generalmente nel fegato ma anche nel cuore, nel
muscolo scheletrico, etc. Causata da tossine, diabete, obesità.
PROTEINE accumulo patologico di proteine nelle cellule che sintetizzano eccessive quantità di
proteine oppure che vengono esposte a un sovraccarico di queste. In alcune patologie renali con
elevata perdita di proteine attraverso il filtro glomerulare (sindrome nefrosica), un aumentato
riassorbimento proteico comporta l’accumulo di vescicole contenenti proteine.
GLICOGENO alterazioni del metabolismo del glicogeno o del glucosio comportano un accumulo di
glicogeno. Il diabete mellito malcurato costituisce il principale esempio patologico.
DANNO DA ACCUMULI INTRACELLULARI
Carbone Quando viene inalato viene trasportato ai linfonodi tracheobronchiali che appaiono
anneriti (antracosi)
Lipofuscina Complessi lipoproteici formatisi in seguito a perossidazione lipidica dei grassi delle
membrane subcellulari ad opera dei ROS; indicatore di danno da radicali liberi;
conferisce al tessuto un aspetto caratteristico (atrofia bruna)
Emosiderina Deriva dall’emoglobina e si accumula nei tessuti quando i livelli di ferro sono elevati
CALCIFICAZIONE PATOLOGICA
Deposizione anomala di Sali di calcio associato a piccole quantità di altri minerali. Può essere:
DISTROFICA METASTATICA
Riguarda tessuti morti o morenti Riguarda tessuti sani
Non è associata ad alterazioni del E’ associata ad aumento del
metabolismo del calcio metabolismo del calcio
Normocalcemia Ipercalcemia
INVECCHIAMENTO CELLULARE
Processo regolato di senescenza cellulare e declino della funzionalità. E’ causato da diversi fattori:
DANNO DEL DNA: alcune sindromi da invecchiamento si associano a difetti dei meccanismi
riparativi del DNA
RIDOTTA REPLICAZIONE CELLULARE: l’invecchiamento è associato a senescenza replicativa
delle cellule (es. le cellule dei pazienti con sindrome di Werner, patologia caratterizzata da
invecchiamento precoce, hanno un ciclo vitale molto ridotto)
DIFETTI DELL’OMEOSTASI PROTEICA: l’alterata omeostasi proteica causa accumulo di
proteine malripiegate e apoptosi
INFIAMMAZIONE E RIPARAZIONE
TISSUTALE
L’infiammazione è una risposta protettiva il cui obiettivo finale è quello
di eliminare la causa del danno cellulare (ad es. microrganismi) e i tessuti
danneggiati (necrotici)
Essudato Sì No
(fluido e proteine
plasmatiche)
Cellule Leucociti (neutrofili) Linfociti e macrofagi
Proliferazione vasi No Sì
sanguigni
Fibrosi No Sì
INFIAMMAZIONE E RIPARAZIONE
TISSUTALE
La presenza dell’infezione o del danno
viene rilevata dalle cellule residenti, i
macrofagi, ma anche da cellule
dendritiche e mastociti, che secernono
mediatori (citochine o altre molecole)
prodotti anche da proteine plasmatiche
I mediatori promuovono l’efflusso di
plasma e il reclutamento dei leucociti
circolanti, che attivati fagocitano
l’agente patogeno
Le manifestazioni cliniche sono calore,
arrossamento, tumefazione, dolore e
perdita di funzione
L’infiammazione è controllata e
autoeliminante: i mediatori e le cellule
sono degradati/inattivati quando
l’agente dannoso è eliminato
INFIAMMAZIONE ACUTA
E’ caratterizzata da:
MODIFICAZIONI VASCOLARI
vasodilatazione con aumento del
flusso sanguigno e aumento della
permeabilità vascolare con
fuoriuscita di proteine
plasmatiche; attivazione delle
cellule endoteliali con aumento
della migrazione dei leucociti
EVENTI CELLULARI
migrazione dei leucociti
(polimorfonucleati, neutrofili) e
accumulo nel sito di danno
(reclutamento cellulare),
attivazione dei leucociti con
eliminazione dell’agente lesivo
INFIAMMAZIONE ACUTA: STIMOLI
Necrosi tissutale
INFLAMMASOMA INTRACELLULARE
NLRP3 (NOD-LIKE RECEPTOR
PROTEIN 3)
Complesso intracellulare che riconosce
prodotti di cellule morte (ATP
extracellulare) oltre a cristalli (di urato
nella gotta, di colesterolo e acidi grassi
nell’aterosclerosi e nel diabete da
obesità) e alcuni prodotti microbici
Attiva la caspasi-1 che attiva
l’interleuchina-1beta, una citochina
infiammatoria che recluta i leucociti con
conseguente fagocitosi e distruzione
delle cellule morte.
MODIFICAZIONI VASCOLARI:
VASODILATAZIONE
Aumentato flusso sanguigno,
vasodilatazione e aumentata
permeabilità vascolare per richiamare
cellule e proteine verso i siti di
infezione o di danno.
Le variazioni dei VASI SANGUIGNI
iniziano rapidamente ed evolvono a
seconda dello stimolo infiammatorio.
Dopo breve vasocostrizione, si ha
vasodilatazione con aumento del flusso
sanguigno ed espansione dei letti
capillari (rossore/eritema e aumento di
T) INF. ACUTA
Il microcircolo diventa più permeabile,
un fluido ricco di proteine si muove
verso i tessuti e aumenta la
concentrazione di globuli rossi per
rallentare il flusso (stasi)
MODIFICAZIONI VASCOLARI: PERMEABILITA’
L’aumento della permeabilità vascolare
comporta movimento di fluido ricco di
proteine e di cellule del sangue
all’interno dei tessuti.
Ciò comporta un aumento della
pressione del fluido interstiziale con
fuoriuscita di liquidi verso i tessuti
ESSUDATO
L’essudato differisce dal
TRASUDATO (accumuli di liquido
causati da aumento della pressione
idrostatica conseguente a un ridotto
ritorno venoso) poiché quest’ultimo è
caratterizzato da basse concentrazioni
di proteine e poche cellule del sangue.
L’accumulo di liquido negli spazi
extravascolari produce edema.
MECCANISMI CHE AUMENTANO LA
PERMEABILITA’ NELL’INFIAMMAZIONE
ACUTA
CONTRAZIONE DI CELLULE EPITELIALI CON APERTURE
INTERCELLULARI NELLE VENULE: avviene rapidamente dopo il
legame di mediatori (istamina, bradichinina e altri leucotrieni) a specifici
recettori ed è di breve durata (30 min); se indotta da TNF e IL-1determina
modificazioni del citoscheletro e avviene più lentamente oltre che
persistere per più di 24 ore.
Fagocitosi di particelle
Distruzione intracellulare di microrganismi fagocitati e cellule morte
Liberazione di sostanze che distruggono microrganismi extracellulari e
tessuti morti
Produzione di mediatori
ATTIVAZIONE LEUCOCITARIA
ATTIVAZIONE LEUCOCITARIA
I recettori sue leucociti sono FcγRI per le IgG, CR1 e CR3 per i
frammenti del complemento e C1q per le collectine.
ATTIVAZIONE LEUCOCITARIA
- infezioni virali
- infarto al miocardio
- difetti dell’adesione leucocitaria: es. nel LAD-1 una difettosa sintesi delle
integrine LFA-1 e Mac-1comporta deficit dell’adesione e migrazione
leucocitaria con conseguente difetto della fagocitosi e dell’esplosione
ossidativa; es. nel LAD-2 manca sialil-Lewis X che lega le selectine
dell’endotelio (difetto metabolico fucosio)
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ESITI DELL’INFIAMMAZIONE ACUTA
RISOLUZIONE: RIGENERAZIONE E RIPARAZIONE
CICATRIZZAZIONE
- riparazione tissutale conseguente a
distruzione o infiammazione di
tessuti che non si rigenerano
- il tessuto danneggiato è sostituito
da tessuto connettivo
- un’estesa deposizione di tessuto
causa fibrosi, che può
compromettere la funzione
ESITI DELL’INFIAMMAZIONE ACUTA
INFIAMMAZIONE CRONICA
- evento lesivo grave (infezioni
virali, risposte autoimmuni) o
prolungato (agente lesivo non
rimosso)
- può essere seguita da
Complemento
Coagulazione
Chinine
MEDIATORI CELLULARI
AMINE VASOATTIVE: ISTAMINA E SEROTONINA
ISTAMINA
SEROTONINA
CICLOSSIGENASI
Nei mastociti porta alla
formazione di prostaglandina E2
e D2 (PGE2, PGD2) che causano
vasodilatazione
PGE2 contribuisce anche
all’aumento del dolore e della
febbre
MEDIATORI CELLULARI
METABOLITI DELL’ACIDO ARACHIDONICO: PROSTAGLANDINE,
LEUCOTRIENI E LIPOSSINE
5- LIPOSSIGENASI
Nei neutrofili porta alla formazione
di leucotriene A4 (LTA4), che a sua
volta genera LTB4 e LTC4
LTB4 è un potente chiemiotattico
per i neutrofili
LTC4, LTD4 e LTE4 prodotti nei
mastociti causano
broncocostrizione e aumento della
permeabilità vascolare
MEDIATORI CELLULARI
METABOLITI DELL’ACIDO ARACHIDONICO: PROSTAGLANDINE,
LEUCOTRIENI E LIPOSSINE
12- LIPOSSIGENASI
I leucociti una volta penetrati nei
tessuti convertono i leucotrieni in
lipossine, che inibiscono la
chemiotassi dei neutrofili e
l’adesione all’endotelio
12- LIPOSSIGENASI
Sebbene siano prodotte nei siti d’infezione, possono indurre una risposta
sistemica lontano dai siti di interesse, come febbre, letargia, deperimento
metabolico, caduta della pressione arteriosa
MEDIATORI CELLULARI
CHEMOCHINE
Reclutano i leucociti nel sito d’infiammazione
MONOSSIDO DI AZOTO
Induce vasodilatazione
Effetti vascolari
• C3a e C5a inducono il rilascio di istamina dai mastociti (vasodilatazione e
aumento permeabilità)
• C5a attiva la via lipossigenasica dell’acido arachidonico nei neutrofili e nei
monociti (rilascio di mediatori dell’infiammazione)
Fagocitosi
• C3b e iC3b sulla superficie microbica agiscono da
opsonine per i neutrofili e per i macrofagi che posseggono
il recettore per questi prodotti, aumentandone la fagocitosi
Lisi cellulare
• Il complesso MAC costituito dalla componente C9 uccide i batteri
causando pori che alterano l’equilibrio osmotico
MEDIATORI DERIVATI DALLE PROTEINE
PLASMATICHE
La trombina genera
fibrinopeptidi
chemiotattici per i
leucociti e aumentano
permeabilità
I prodotti di degradazione
della fibrina aumentano
la permeabilità
La plasmina attiva la
proteina C3, che produce
C3a (vasodilatazione con aumentata permeabilità), e il fattore XII
RUOLO DEI MEDIATORI NELLE REAZIONI
INFIAMMATORIE
MECCANISMI ANTINFIAMMATORI
Monociti/Macrofagi
Linfociti
Plasmacellule
MACROFAGI
Indotta da endotossine,
1 IFN-gamma, sostanze
estranee
Secernono citochine
proinfiammatorie
2.
2
Indotta da IL-13 e IL-4
Producono fattori di
crescita che stimolano
angiogenesi e sintesi di
collagene e attivano
fibroblasti
MACROFAGI
Ruolo dei macrofagi nella risposta infiammatoria:
I linfociti TH2 secernono IL-4, IL-5 e IL-13, che reclutano e attivano gli
eosinofili e sono responsabili della via di attivazione macrofagica
alternativa
Brividi
Anoressia
Sonnolenza e malessere
RIPARAZIONE TISSUTALE
RIPARAZIONE TISSUTALE
RIGENERAZIONE FORMAZIONE DI
CICATRICE
MECCANISMI DI RIPARAZIONE TISSUTALE
RIGENERAZIONE
CICATRIZZAZIONE
• Tessuti stabili
• Tessuti perenni
CAPACITA’ PROLIFERATIVE DEI TESSUTI
TESSUTI LABILI
Le cellule sono perse e continuamente rimpiazzate tramite la
differenziazione di cellule staminali e la proliferazione di cellule mature
Es. cellule ematopoietiche del midollo osseo, epitelio squamoso stratificato
della cute, della vagina e della cervice uterina, l’epitelio cuboidale dei dotti
escretori delle ghiandole esocrine (pancreas, tratto biliare), l’epitelio
colonnare del tratto intestinale, dell’utero e delle tube di Falloppio,
l’epitelio di transizione del tratto urinario
TESSUTI STABILI:
Le cellule sono quiescenti e hanno un’attività replicativa minima in
condizioni normale
Si replicano in risposta a un danno o perdita di massa tissutale
Es. cellule del parenchima di fegato, rene e pancreas, cellule endoteliali,
fibroblasti, tessuto muscolare liscio. La loro proliferazione è importante nel
processo di guarigione delle ferite
Fatta eccezione per il fegato, i tessuti stabili hanno una capacità di
rigenerazione limitata in risposta a un danno
CAPACITA’ PROLIFERATIVE DEI TESSUTI
TESSUTI PERENNI
Le cellule sono incapaci di proliferare o di differenziarsi ulteriormente Es
neuroni e cellule del muscolo cardiaco
Il muscolo scheletrico è considerato come tessuto perenne con una residua
capacità rigenerativa
Nei tessuti permanenti, la riparazione è tipicamente dominata dalla
cicatrizzazione
CELLULE STAMINALI
CONTROLLO DELLA PROLIFERAZIONE
CELLULARE
Sintetizzata dall’epitelio e
dalle mesenchimali sottostanti
Glicoproteine adesive che connettono gli elementi della matrice fra di loro
e alle cellule
COLLAGENE
La deposizione netta di collagene non dipende solo dalla sua sintesi ma
anche dalla diminuzione della sua degradazione.
Si distinguono:
Prima e seconda intenzione
Fibrosi degli organi parenchimali
GUARIGIONE DELLE FERITE
CUTANEE
Ne è esempio la guarigione di una incisione chirurgica non
infetta, i cui lembi siano giustapposti da una sutura chirurgica.
Durante la 2a settimana, si ha
continuo accumulo di collagene e
proliferazione di fibroblasti.
GUARIGIONE DELLE FERITE
CUTANEE
Durante la seconda settimana, si
ha continuo accumulo di collagene
e proliferazione di fibroblasti.
Avviene quando c’è una grossa perdita di tessuto come nello infarto,
ulcerazione infiammatoria e nella formazione di ascessi
sviluppo angiogenesi
PARENCHIMALE STROMALE
- Cellule neoplastiche - Tessuto connettivo, vasi
- Identifica la natura del sanguigni, cellule
tumore infiammatorie
- Da essa deriva la - Fondamentale per la
denominazione del crescita del tumore
tumore (apporto ematico e
sostegno alle cellule del
parenchima)
ONCOLOGIA: TUMORI BENIGNI
Suffisso –oma al tipo cellulare da cui hanno origine (es. fibroma da tessuto
fibroso, condroma da cartilagine)
Carcinomi epiteliali
Sarcomi: originano da tessuti mesenchimali o loro derivati SOLIDI (es.
fibrosarcomi da tessuto fibroso, condrosarcomi da condrociti)
Leucemie o linfomi: originano dalle cellule mesenchimali del sangue
Differenziazione e anaplasia
Tasso di crescita
Invasività locale
Metastasi
DIFFERENZIAZIONE E ANAPLASIA
NEOPLASIA MALIGNA
I tumori maligni si accrescono infiltrando, invadendo, distruggendo e
penetrando progressivamente nei tessuti circostanti
Non presentano capsule ben definite.
Geni regolatori
Proto-oncogeni
Oncosoppressori
Geni che regolano apoptosi
Geni implicati nella riparazione del DNA
BASI MOLECOLARI DEI TUMORI
PROTONCOGENI
Versione mutata o overespressa degli oncogeni, responsabili della
comparsa di un fenotipo trasformato
Gli oncogeni codificano per fattori di trascrizione, proteine regolatrici
della crescita o della sopravvivenza cellulare
ONCOSOPPRESSORI
Mutazioni o delezioni di questi consentono al fenotipo trasformato di
svilupparsi
Gli oncosoppressori prevengono la crescita incontrollata
DUE POSSIBILI MODI COME L’ABERRANTE METILAZIONE DEL DNA
PUÒ PORTARE AL CANCRO
DELEZIONI
Delezioni ampie sono più frequenti nei tumori solidi non ematopoietici
AMPLIFICAZIONI GENICHE
Es. nei neuroblastomi NMYC risulta amplificato nel 25-30% dei casi, e
tale amplificazione è fortemente associata a prognosi sfavorevole
Es. l’amplificazione del recettore ERBB2 si verifica nel 20% dei casi di
tumore mammario (si sta dimostrando molto efficace la terapia a base
anticorpale per curare questo tipo di tumore)
MicroRNA E CANCRO
Recentemente, un’altra classe di molecole regolatorie, i microRNA
(miRNA), non codificanti per proteine, è stata coinvolta nella patogenesi
molecolare del cancro
Se regola negativamente un
oncosoppressore, un sua aumentata
ha un effetto oncosoppressore
MODIFICAZIONI EPIGENETICHE NEI TUMORI
Sono alterazioni ereditarie di geni in assenza di mutazioni
Fattori di crescita
Fattori di trascrizione
Nella maggior parte dei casi, i geni per i fattori di crescita non sono
alterati o mutati ma sono i prodotti mutati di alcuni oncogèni, es. RAS,
che inducono una iperespressione dei geni dei GFs.
Mutazioni a carico di geni che codificano per varie componenti del sistema
di trasduzione del segnale (porta il messaggio dal recettore al nucleo) sono
responsabili dell’autonomia nella crescita delle cellule tumorali
L’inattivazione incontrollata di
RAS avviene ad opera delle GAP
(GTPasi), che agiscono come freni
molecolari favorendo l’idrolisi di
GTP a GDP
PROTEINE DI TRASDUZIONE DEL SEGNALE
Proteina ABL
Nella leucemia mieloide cronica, una parte del gene ABL in seguito a
traslocazione (dal cromosoma 9 al 22) si fonde con una parte del gene
BCR; il risultato è una proteina di fusione con attività tirosin chinasica
amplificata
MITOTICA
PRESINTETICA
Le CDK guidano il
ciclo cellulare
fosforilando dei
bersagli critici cioè
proteine che sono
necessarie per far
progredire il ciclo alla
fase successiva
PUNTI DI CONTROLLO DEL CICLO CELLULARE
In caso di problemi che riguardano:
replicazione del DNA
riparazione del DNA
segregazione dei cromosomi
LA CELLULA RETINICA
CHE HA PERSO
ENTRAMBE LE COPIE
DEL GENE RB DIVENTA
NEOPLASTICA
PROTEINA RB E CHECKPOINT G1-S
RB ipofosforilata e legata
al fattore di trascrizione
E2F si lega al DNA e
inibisce la trascrizione di
geni coinvolti nella fase S
del ciclo cellulare
In presenza di segnali
mitogeni, i fattori di
crescita comportano
epsressione di ciclina D e
attivazione del complesso
ciclinaD/CDK4
Se il danno è riparato,
regola la trascrizioni di
geni che sbloccano il ciclo
e che ditruggono p53
Più del 70% dei tumori presenta difetti a carico del gene TP53, nel
30% dei casi le mutazioni sono a monte o a valle
Ereditare una copia dell’allele mutato, come per Rb, predispone alla
trasformazione maligna (sindrome di Li-Fraumeni, i pazienti hanno
una probabilità maggiore di sviluppare un tumore maligno)
TGF-β
Tra le molecole che trasmettono segnali antiproliferativi la più nota è
TGF-β (cellule epiteliali, endoteliali ed ematopoietiche)
NF2
APC
Nel 70-80% dei tumori al colon sono frequenti mutazioni a carico del
gene APC; gli stessi tumori che presentano il gene APC normale hanno
mutazioni che rendono la β-catenina resistente alla degradazione da
parte di APC
ELUSIONE DELLA MORTE
CELLULARE
ELUSIONE DELLA MORTE CELLULARE
Nella fase iniziale della crescita, le cellule tumorali sono in uno stato di
quiescenza vascolare
Invasione locale
Penetrazione nei vasi ematici e linfatici (intravasazione)
Transito lungo i vasi
Fuoriuscita dai vasi (estravasazione)
Formazione di micrometastasi
Accrescimento delle micrometastasi
CAPACITA’ DI INVASIONE E
METASTATIZZAZIONE
INVASIONE DELLA ECM
RADIAZIONI
VIRUS A RNA
VIRUS A DNA
Il prodotto di due geni virali è alla base del potenziale oncogenico di tali
virus: E7, si lega alla proteina Rb, viene rilasciato il fattore di trascrizione
E2F e ciò comporta progressione del ciclo cellulare; E6 si lega p53 e ne
causa degradazione
AGENTI CANCEROGENI
AGENTI MICROBIOLOGICI
VIRUS A DNA
L’IMMUNITA’ TUMORALE
L’IMMUNITA’ TUMORALE
Es. tirosinasi, enzima coinvolto nella sintesi di melanina espresso solo nei
melanociti normali e nei melanomi
Es. antigeni del tumore del testicolo, molecole espresse sono nel testicolo
e deregolate nei tumori (espresse anche nei melanomi e in alcuni
carcinomi)
ELUSIONE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
L’IMMUNITA’ TUMORALE
L’IMMUNITA’ TUMORALE
In tumori del colon e del fegato è stata trovata una espressione di tali geni
ad indicare l’esistenza di mutazioni che ne annullano la repressione
ELUSIONE DEL SISTEMA IMMUNITARIO
L’IMMUNITA’ TUMORALE
L’IMMUNITA’ TUMORALE
LINFOCITI T CITOTOSSICI
MACROFAGI
MECCANISMI UMORALI
Malattie monogeniche,
ereditate generalmente
in modo mendeliano
MALATTIE Malattie
GENETICHE citogenetiche
Malattie multigeniche
complesse
MUTAZIONI GERMINALI MUTAZIONI SOMATICHE
Colpiscono le cellule germinali Colpiscono le cellule somatiche
Si trasmettono alla progenie Non si trasmettono alla progenie
Causano malattie ereditarie Causano neoplasie e
malformazioni congenite
ALTERAZIONI GENETICHE
CHE CAUSANO MALATTIA
- lncRNA, lunghi RNA detti long non-coding RNA che legandosi alla
cromatina inibiscono la trascrizione dei geni compresi nella regione
bloccata
EREDITARIETÀ MENDELIANA
• Autosomica
– Dominante
– Recessiva
• Legata all’X
Mutazioni nel cromosoma Yprovocano infertilita’e quindi non si
trasmettono
EREDITARIETÀ MENDELIANA
I difetti del connettivo causano rottura del colon e delle grosse arterie
(EDS vascolare), fragilità oculare con rottura della cornea e distacco della
retina (EDS cifoscoliotica), ernie diaframmatiche (EDS classica)
EDS cifoscoliotica: carenza enzimatica (lisilidrossilasi) con riduzione della
formazione dei legami crociati tra le molecole di collagene (I e III); autosomica
recessiva
EDS classica: mutazione dei geni COL5A1 e COL5A2 con ridotta sintesi di
collagene di tipo V; autosomica dominante
EDS vascolare: mutazione del gene COL3A1 causa ridotta sintesi del collagene
di tipo III; autosomica dominante
Fibroblasti,
osteoblasti
Necessaria
Vitamina
C
SFEROCITOSI EREDITARIA
Causata da difetti del citoscheletro di membrana del globulo rosso
(glicoforina)
Membrana
Citoscheletro
SFEROCITOSI EREDITARIA
Questi reticolo si lega alla membrana sovrastante attraverso l’
ANCHIRINA e le BANDE 4.2 e 4.1
(glicoforina)
Membrana
Citoscheletro
SFEROCITOSI EREDITARIA
Le mutazioni più frequenti coinvolgono anchirina, banda 3 e spettrina e
causano indebolimento delle interazioni verticali tra citoscheletro e
proteine di membrana
Matrice extracellulare
Sarcolemma
Citoscheletro
DISTROFIE MUSCOLARI
Nel complesso DGC la distrofina ha un ruolo fondamentale:
funge da ponte tra citoscheletro e distroglicani e sarcoglicani del
sarcolemma
lega complessi intracellulari formati da distrobrevina-sintrofine-ossido
nitrico sintasi neuronale-caveolina che partecipano alla segnalazione
intracellulare
Matrice extracellulare
Sarcolemma
Citoscheletro
SINTOMI della DMD
Mutazioni nel gene LDLR che codifica per il recettore delle LDL, responsabili
del trasporto del 70% del colesterolo plasmatico
Autosomica dominante
Il fegato gioca
un ruolo
fondamentale
nella
regolazione
dei livelli
plasmatici di
colesterolo
TURNOVER DELLE LIPOPROTEINE
La sintesi di colesterolo e
LDL inizia nel fegato
Aumenta il trasporto di
colesterolo nei monociti
macrofagi e nella parete
vasale con xantomi
cutanei e aterosclerosi
precoce
IPERCOLESTEROLEMIA FAMILIARE
xantoma
Classe II il recettore è
sintetizzato ma è
compromesso il trasporto
dal RE al Golgi
ATEROMA
FIBROSI CISTICA (MUCOVISCIDOSI)
Analisi genetica
FIBROSI CISTICA: ANALISI GENETICA
• L’analisi genetica di I livello consiste nella ricerca delle mutazioni più
frequenti (35-200) nella popolazione. Le tecniche più utilizzate sono Revers
Dot Blot, Amplification Refractory Mutation System, Oligonucleotide
Specific Allele and Oligonucleotide Ligation Assay.
Manifestazioni polmonari:
Profilassi e terapia antibiotica (azitromicina, tobramicina)
Fisioterapia respiratoria (per la rimozione delle secrezioni
bronchiali)
Farmaci broncodilatatori
Corticosteroidi orali
Trapianto di polmone
Terapia genica
Modulatori della CFTR
TERAPIA FARMACOLOGIA PER I PAZIENTI
CON LA MUTAZIONE F508DEL
Kaftrio (Trikafta): tezacaftor-
elexacaftor-ivacaftor
Emoglobina embrionale
Gower 1 (), Gower 2 (), Hb Portland
()
HbA HbS
acido glutammico valina
ANEMIA A CELLULE FALCIFORMI
In condizioni di bassa tensione di ossigeno, le molecole di HbS si
aggregano e polimerizzano (a causa della valina, residuo idrofobico,
che interagisce con la tasca idrofobica delle catene vicine)
(microcitico , ipocromico)
danno alla membrana,
apoptosi
PRINCIPALI TIPI DI PROTEINE ALTERATE
NELLE MALATTIE MENDELIANE
Proteine strutturali
Anticipazione: il fenotipo
peggiora con le generazioni
MUTAZIONI DA TRIPLETTE RIPETUTE:
SINDROME DELL’ X FRAGILE
Nella popolazione normale il
gene FMR1 contiene circa 29
triplette ripetute (CGG), nei
portatori il genoma ne
contiene da 52 a 200
(premutazione), i soggetti
malati contengono da 200 a
400 ripetizioni (mutazioni
complete)
Durante l’ oogenesi, le
premutazioni possono essere
convertite in mutazioni
complete dall’amplificazioni
delle triplette, mutazioni
trasmesse ai figli e alle figlie
della madre portatrice
FMRP E LA SINDROME DELL’X FRAGILE
Sembra regolare
negativamente
la traduzione di mRNA a
livello sinaptico.
Trasmissione materna
Dei geni sottoposti a imprinting esiste quindi una sola copia attiva
Sindrome di Prader-Willi
ritardo mentale, bassa statura, mani e piedi piccoli, obesità;
è causato da una delezione che interessa una serie di geni sul cromosoma
paterno soggetti a imprinting su quello materno
Sindrome di Angelman
ritardo mentale, atassia, convulsioni, riso immotivato
è causato da una delezione di un unico gene sul cromosoma materno, il cui
corrispettivo allelico sul cromosoma paterno è soggetto a imprinting
METODICHE E TECNICHE
PER LO STUDIO DELLA
PATOLOGIA CELLULARE
E TISSUTALE
SPERIMENTAZIONE E
AUTORIZZAZIONE DI MOLECOLE
Ø Come si valuta se una molecola,
impiegata per curare o prevenire
una specifica malattia, è efficace
e, soprattutto, non arreca danni
alla salute?
Ø I volontari vengono divisi in più gruppi, ciascuno dei quali riceve una diversa
dose di farmaco (in genere crescente), per valutare gli eventuali effetti
indesiderati della sostanza in relazione alla quantità somministrata.
Ø Ci sono però ancora altri quesiti a cui bisogna dare una risposta: ma il
farmaco quanto è efficace? Ha qualche beneficio in più rispetto a farmaci
simili già in commercio? E qual è il rapporto tra rischio e beneficio?
Ø L’efficacia del farmaco sui sintomi, sulla qualità della vita o sulla
sopravvivenza è confrontata con un placebo, con altri farmaci già in uso, o
con nessun trattamento.
SPERIMENTAZIONE CLINICA: FASE 3
Ø La tipologia di studio di riferimento in questa fase è lo Studio
clinico controllato randomizzato: ai pazienti viene assegnato casualmente
(random) il nuovo principio attivo o un farmaco di controllo (in genere il
trattamento standard per quella specifica patologia oggetto della ricerca).
Ø In vivo (animali)
COLTURE CELLULARI IN VITRO
Ø Le colture cellulari sono il modello in vitro per eccellenza,
rappresentato da un gruppo di cellule eucariotiche capaci di crescere e
proliferare in vitro in particolari condizioni volte a simulare
l’ambiente di origine della coltura.
SVANTAGGI
Ø Piccole quantità sono disponibili
Ø Vita limitata (senescenza), ripetuti isolamenti per progetti a lungo termine
Ø Popolazione eterogenea
Ø Sterilità è difficile
COLTURE PRIMARIE
Ø Tra la semina e la ripresa della crescita c’è un intervallo
LINEA CELLULARE
LINEE CELLULARI
VANTAGGI
SVANTAGGI
Complex media RPMI 1640 Roswell Park Memorial Originally derived for human
Institute leukaemic cells. It support a wide
range of mammalian cells.
Designed for CO2 free
Leibovits L-15 environments
CAPPA A FLUSSO
LAMINARE DI CLASSE II
STERILITA’
q Contaminazioni da funghi/batteri
ü Torbidità terreno
ü Microrganismi visibili al microscopio
q Contaminazione da micoplasma
ü Non visibile da terreno o al microscopio
ü Test con cadenza regolare
CRIOCONSERVAZIONE
Ø Co-colture INDIRETTE
Ø Sono utilizzate per studiare il cross-talk tra diverse linee cellulari, compresi
adipociti, cellule endoteliali, cellule epiteliali, cellule muscolari, fibroblasti,
macrofagi.
Ø Monocolture
(segnali AUTOCRINI)
Ø Co-colture dirette
(segnali AUTOCRINI e
PARACRINI)
Ø Co-colture indirette
(segnali PARACRINI)
CO-COLTURE DIRETTE
Ø Gap Junction
Ø Tight Junction
Ø Desmosomes
CO-COLTURE INDIRETTE
Comunicazione
paracrina
COLTURE CON MEDIUM CONDIZIONATI
LE CELLULE STAMINALI
Sono cellule in grado di autorinnovarsi indefinitamente senza
differenziare oppure di dare origine a tipi cellulari specializzati
q Cellule staminali del cordone ombelicale: sono contenute nel sangue del
cordone ombelicale. Sono prelevate dopo il taglio del cordone mediante
prelievo del sangue e possono essere congelate. Sono simili alle cellule
staminali del sangue che si trovano nel midollo osseo dell’adulto.
CELLULE STAMINALI ADULTE
ü Occhio (retina)
ü Cervello
ü Polpa dentale
ü Seno
ü Midollo osseo
ü Muscoli
ü Intestino
ü Pelle
ü Gonadi
CELLULE STAMINALI ADULTE
EMATOPOIETICHE MESENCHIMALI
Shinya Yamanaka
GENERAZIONE DELLE iPSC
ü Le iPSC vengono prodotte per trasduzione di geni associati alle staminali
all’interno di cellule non pluripotenti (es. fibroblasti adulti).
ü Nella trasduzione vengono utilizzati retrovirus.
ü I geni trasdotti includono regolatori come OTC3 e SOX2.
ü Dopo 4 settimane le cellule assumono caratteristiche morfologiche e
biochimiche simili alle staminali.
Myc, Oct4,
Sox2, Kfl4
POSSIBILI APPLICAZIONI DELLE iPSC
ü Osteoporosi
ü Fibrosi Cistica
ü Sindrome di Rett
ü Atrofia Muscolare Spinale (SMA)