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LA APOPTOSI
LA STORIA DELLA SUA SCOPERTA
Vogt nel 1842 osservò come alcuni processi di morte cellulare fossero parte normale dello sviluppo.
Lockshin e Williams nel 1965 proposeto il termine “morte cellulare programmata” osservando che alcune
cellule destinate a morire durante la metamorfosi di anfibi e insetti sembrano essere guidate da un
programma intrinseco alla cellula stessa.
Horvitz e Sulston alla fine degli anni ’70 caratterizzarono geneticamente le componenti critiche che
regolano i meccanismi di apoptosi in C. elegans. I due osservarono come durante lo sviluppo di C. elegans si
formano 1090 cellule: di queste 959 cellule post-mitotiche (ovvero cellule che perdono la capacità di
rinnovamento) restano a fare parte del verme adulto, 131 vanno incontro a morte cellulare per apoptosi. Si
cercarono (anche attraverso induzione artificiale mediante esposizione a mutageni) mutazioni genetiche
nelle cellule di C. elegans che portassero ad un cambiamento del pattern di sviluppo e consentissero di
identificare geni che regolano il processo di apoptosi. Una volta identificati si cercò di trovare omologia di
questi geni in organismi complessi.
I geni che essi identificarono come fondamentali furono:
- Ced-3 e Ced-4: le mutazioni che inattivano questi geni portano alla conservazione di tutte le 131 cellule
che altrimenti verrebbero eliminate con apoptosi;
- Ced-9: mutazioni che inattivano il gene portano ad un aumento della morte cellulare, tanto che spesso il
verme muore nel corso dello sviluppo.
Queste osservazioni ci aiutano a comprendere come esistano 2 categorie di geni coinvolti nella regolazione
del processo apoptotico: alcuni sono necessari al processo di apoptosi (geni pro-apoptotici), altri bloccano
l’apoptosi (geni anti-apoptotici).
Sulla base di questo possiamo ipotizzare che in tutte le cellule questi geni sono in azione e:
- La sopravvivenza cellulare sia risultato della prevalenza dei geni anti-apoptotici sui pro-apoptotici;
- La morte cellulare risulti dalla prevalenza dei geni pro-apoptotici sugli anti-apoptotici.
Nota: venne osservato come questi geni siano conservati anche nei Mammiferi e in tutti gli organismi
pluricellulari in cui compare apoptosi. Geni con funzioni simili sono stati ritrovati anche in organismi
monocellulari: si pensa che l’apoptosi batterica sia un meccanismo di difesa contro infezioni virali.
IL PROCESSO
Definiamo apoptosi un processo di “morte cellulare programmata” o “suicidio” della cellula che implica
una reazione attiva da parte della cellula, la quale esegue il programma necessario a portare avanti il
processo di apoptosi anche servendosi di ATP. Il piano attivato dalla cellula dipende da elementi genetici
espressi dal genoma cellulare, quindi identificando tali elementi possiamo utilizzarli come target
farmacologici.
La morte cellulare per apoptosi può verificarsi sia in seguito a stimoli endogeni (l’apoptosi è alla base del
turnover cellulare, differenziamento terminale, rimodellamento in sviluppo e morfogenesi) ma anche
stimoli esogeni (agenti chimici, fisici, ormoni, citochine e farmaci portano alla morte attivando il
programma di apoptosi).
Come detto prima l’apoptosi si snoda attraverso una serie di reazioni che si susseguono con un ordine
stereotipato al fine di terminare la vita cellulare. Molte di queste reazioni sono “bloccabili” in punti precisi
sia dall’esterno (mediante farmaci o inibitori sintetici) che dall’interno (modulazione da parte di prodotti
genici endogeni).
Nota: molti farmaci vengono utilizzati come terapia anti-tumorale per indurre la morte cellulare. In altre
patologie (come quelle neurodegenerative, in cui l’apoptosi è responsabile della morte dei neuroni
caratteristica della malattia) i farmaci vengono utilizzati per bloccare l’apoptosi.
A differenza della necrosi i frammenti cellulari restano in situ e vengono eliminati molto velocemente dai
fagociti professionali e non, evitando l’innesco di una reazione infiammatoria. Questo ha un motivo
fisiologico: il processo di apoptosi è anche fisiologico e avviene in continuazione nei tessuti soggetti a
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- Diminuzione del volume cellulare (shrinking) causata da una perdita di liquidi dovuta a processi attivi
mediati da pompe di membrana;
- Condensazione e marginalizzazione della cromatina e conseguente frammentazione della stessa;
- Formazione di protuberanze (blebs) citoplasmatiche delimitate da membrana e che contengono
frammenti di cromatina e organelli cellulari. Si tratta delle regioni che poi si staccano dalla cellula a
formare i corpi apoptotici. Vengono eliminati, come detto prima, dai fagociti e possono essere riciclati
da cellule vicine.
Secondo una distribuzione mendeliana dovremmo avere 50% eterozigoti (+/-), 25% omozigoti KO (-/-) e
25% di omozigoti wt (+/+). Osserviamo:
- Nella fase iniziale sembra che Apaf-1 non abbia importanza rilevante, infatti possiamo osservare una
mancanza di embrioni anormali;
- Dopo un paio di giorni vediamo il mantenimento di una distribuzione mendeliana, ma tutti gli omozigoti
KO sono anormali;
- Procedendo con i giorni, il numero di embrioni anormali continua ad aumentare, mentre si perde la
distribuzione mendeliana dei genotipi;
- Osserviamo infine la presenza di 0 embrioni anormali e 0 embrioni KO per Apaf-1. La perdita di questi
ultimi dipende dal fatto che gli embrioni muoiono.
Le osservazioni permettono di comprendere che Apaf-1, ad un certo punto nello sviluppo, ha un ruolo
fondamentale per lo sviluppo embrionale
- Possiamo poi osservare che le cellule KO per Apaf-1, trattate in vitro con un lipide che stimola apoptosi,
non muoiono. In ogni caso se aggiungiamo STS possiamo indurre la morte di queste cellule per necrosi.
L’AIDS
Malattia associata ad aumento dell’apoptosi delle cellule TCD4+ in seguito ad infezione virale.
Malattie neurodegenerative
Malattie come morbo di Alzheimer, Parkinson e Huntington sono associate ad aumento apoptosi in cellule
del SNC.
Altre condizioni patologiche come malattie autoimmuni e infezioni virali da Herpesvirus, poxvirus e
adenovirus sono invece associate ad un’inibizione dell’apoptosi.
L’apoptosi è, quindi, un processo altamente regolato e bilanciato. La perdita dell’omeostasi porta allo
sviluppo di patologie.
Nella regolazione del passaggio dalla prima alla seconda fase intervengono una serie di proteine
regolatorie hanno il compito di integrare (fare una “sommatoria”) segnali pro- e anti-apoptotici e, a
seconda delle circostanze, intra- ed extra-cellulari. In questo modo esse possono stabilire se sia adeguato o
meno avviare l’esecuzione a seconda che prevalgano gli uni o gli altri. Esse sono, quindi, in gradi di regolare
la funzionalità mitocondriale: l’attivazione del mitocondrio determina la formazione di canali da cui
fuoriescono delle molecole che continuano con l’apoptosi.
3. Esecuzione
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La seconda via di attivazione dell’apoptosi è la cosiddetta VIA ESTRINSECA. Essa dipende dall’azione dei
DEAD-receptor. Si tratta di recettori che riconoscono segnali di morte tra i quali ricordiamo il TNF (Tumor
Necrosis Factor): l’interazione dei recettori con il ligando determina l’induzione dell’apoptosi. Questi
recettori attivano delle proteine citoplasmatiche che formano delle strutture macromolecolari che attivano
delle caspasi diverse da quelle attivate dalla via intrinseca. Esse degradano selettivamente alcune
componenti della cellula e portano alla formazione di corpi apoptotici.
Il citocromo C
Si tratta di una molecola che ha un ruolo chiave nell’apoptosi.
Normalmente risiede nello spazio intermembrana del mitocondrio ed è coinvolto nel pathway di
respirazione mitocondriale.
Esso viene rilasciato dai mitocondri nel corso del commitment. Esso nel citosol forma un complesso
chiamato APOPTOSOMA con la molecola Apaf-1 e pro-caspasi 9 (forma inattiva della caspasi 9 presente nel
citosol in condizioni fisiologiche) in presenza di ATP. Nell’apoptosoma, la vicinanza delle pro-caspasi tra
loro, permette l’attivazione mediante cleavaggio della caspasi 9 che determina il passaggio alla fase di
esecuzione e alla degenerazione della cellula con formazione dei corpi apoptotici.
Come studiamo la fuoriuscita del citocromo C e altre molecole dal mitocondrio durante apoptosi?
Possiamo utilizzare delle tecniche di imaging che si servono della proteine GFP.
Quello che si è fatto è stato prendere la sequenza genica che codifica per citocromo C e generare un gene di
fusione con il gene per la GFP. In questo modo possiamo visualizzare l’espressione di tale proteine:
- Cellula normale: i mitocondri (verde per via dell’associazione di citocromo C alla GFP)
formano un network attorno al nucleo. Il Citocormo C rimane nel mitocondrio, tra due
membrane del mitocondrio;
- Cellule apoptotiche: trattiamo le cellule con farmaco che induce apoptosi. Vediamo
dalle immagini (prese prima del trattamento e a tempi diversi dal trattanento)
vediamo che progressivamente si perde il network di mitocondri visualizzato in
verde a favore della formazione di strutture più disperse che danno un segnale
diffuso. Semplicemente si tratta della conseguenza del rilascio di citocromo C dal
mitocondrio.
Possiamo usare anche delle tecniche di immagine che possono essere usate per la visualizzazione di
proteine già conosciute nella cellula.
Questa tecnica ha permesso l’analisi dell’apoptosoma: Apaf-1 ha la funzione di formare uno scheletro sul
quale si innestano le molecole di pro-caspasi e il citocromo C formare una sorta di “tappo”.