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La scienza che studia le cause, cioè gli agenti che provocano una manifestazione patologica o
malattia;
STATO DI SALUTE:
condizione soggettiva ed oggettiva del benessere psico-fisico; corrisponde ad una situazione di
equilibrio o omeostasi dell'organismo; l'omeostasi è mantenuta da meccanismi fisiologici di
adattamento che permettono di mantenete il livello ottimale delle funzioni in occasioni di
sollecitazioni esogene (esterne) o endogene (interne): es. equilibrio acido base/T° corporea
/equilibrio idroelettrico.
Adattamento: capacità di variare le funzioni in base a stimoli d vario genere.
MALATTIA
Perdita delle condizioni omeostatiche che compromette le funzioni normali di 1 o più organi; le
evoluzioni della malattia possono essere:
1) Guarigione: ripristino dello stato di normalità dopo l'eliminazione della causa;
2) Cronicizzazione: incompleta eliminazione della causa, con situazione di equilibrio tra
capacità reattiva dell'individuo e aggressività della malattia;
3) Morte: per incapacità dell'organismo a far fronte agli effetti dannosi provocati dall'agente
eziologico.
La malattia provoca la comparsa di sintomi soggettivi e segni oggettivi, che permettono al medico
di stabilire:
1. diagnosi: riconoscimento della malattia;
2. prognosi: predirne durata ed esiti della malattia;
3. terapia: identificazione della cura, eliminando l'agente eziologico o interferendo sul
meccanismo patologico.
Manifestazioni patologiche:
1) Fenomeno morboso: deviazione dalla norma di un carattere morfologico, biochimico o
funzionale dell'organismo senza provocare la comparsa di una sintomatologia rilevante; es:
abrasione, arrossamento o pallore della cute;
2) Processo morboso: deriva dall'associazione di più fenomeni morbosi ed è indice di
maggiore gravità, es: infiammazione, febbre;
3) Stato morboso: manifestazione patologica ben definita spesso senza conseguenze per
l'organismo ma comunque in grado di renderlo più suscettibile alla comparsa di altre
patologie, es: mancanza congenita di un rene, miopia, presenza di cicatrici, perdita di un
arto;
4) Malattia: l'apice della piramide delle manifestazioni patologiche; condizione dinamica che
si manifesta con l'alterazione anatomica e/o funzionale di uno o più organi modificando la
condizione omeostatica iniziale e inducendo l'organismo in uno stato di reattività.
EZIOLOGIA E PATOGENESI
Eziologia: causa unica o multipla di una manifestazione patologica; possono essere esogene o
endogene; Gli effetti da esse indotte nell'organismo (agenti eziologici) possono essere:
1) Determinanti: sono direttamente responsabili della comparsa della manifestazione
patologica;
2) Coadiuvanti: facilitano l'azione di altre cause, ma isolatamente non producono l'effetto
patologico.
MALATTIE EREDITARIE
Trasmesse dai genitori alla prole, determinate da alterazioni del DNA presenti nei gameti dei
genitori. Possono insorgere durante la gametogenesi o essere già presenti in 1 o entrambi i genitori
(PORTATORI).
Si classificano in:
1) Mutazioni genomiche: perdita o acquisizione di un intero cromosoma;
2) Mutazioni cromosomiche: ri-arrangiamento del materiale genetico che comporta
modificazioni strutturali visibili di un cromosoma (delezione, inversione, duplicazione,
traslocazione);
3) Mutazioni geniche: delezioni parziali o complete di un gene oppure mutazioni di una
singola base; può interessare la parte non codificante di un gene e determinarne
l’inattivazione o un’espressione de-regolata o avvenire nella parte codificante e indurre
alterazioni nella proteina.
Infezione non è sinonimo di malattia: molte infezioni sono asintomatiche (non crea reazione)
Esistono 3 tipi di convivenza tra organismo e microrganismi:
11 Parassitismo: dalla convivenza i microrganismi ricavano vantaggi e l’ospite danni;
11 Commensalismo: il vantaggio riguarda soltanto uno dei conviventi ma senza recare
danno all’altro;
11 Mutualismo: il vantaggio riguarda entrambi i conviventi;
Batteri intracellulari obbligati: si moltiplicano solo all’interno delle cellule che li ospitano;
Epidemia: quando in una popolazione il n° dei soggetti che subiscono l’infezione esogena
ammalandosi di una determinata malattia va rapidamente incontro ad un notevole aumento in
confronto alla morbosità che si manifesta solitamente nella stessa popolazione.
Endemia: presenza di malattia in una determinata popolazione con un andamento costante che può
occasionalmente modificarsi dando origine a puntate epidemiche.
È svolto dal sistema immunitario, l’insieme delle molecole e delle cellule che determinano la
risposta immunitaria (risposta agli agenti estranei) e che si trovano nel sangue, nella linfa e nei
tessuti. Il sistema immunitario difende l’organismo dalle infezioni e riconosce le cellule estranee
(tumorali, trapianti)
I Leucociti PMN, i monociti e le cellule NK sono cellule presenti nel sangue da dove devono
fuoriuscire per raggiungere il focolaio infiammatorio;
I macrofagi prendono origine dei monociti e sono presenti nei tessuti.
Tutti queste cellule dopo avere riconosciuto il bersaglio e dopo essere state attivate dalle
chitochine contribuiscono alla difesa mediante 3 meccanismi concatenati:
1) fagocitosi, ingestione dei microbi seguita in sede cellulare dalla loro uccisione;
2) produzione di chitochine;
3) presentazione dell’antigene ai linfociti T (connessione con l’immunità specifica)
FAGOCITOSI
Capacità posseduta da alcune cellule di ingerire, digerire e neutralizzare materiali estranei,
compresi i microrganismi; si dividono in 2 categorie:
1) Fagociti professionisti: l’attività fagocitarla è la funzione preminente (cellule accessorie,
leucociti PMN, monociti/macrofagi);
2) Fagociti facoltativi: l’attività fagocitarla è una funzione marginale (fibroblasti, mastociti,
endoteliociti)
Richiamati nel focolaio dalle chemochine i fagociti vengono a contatto con il materiale solido
estraneo e interagiscono con questo, portando ad una trasduzione di segnale che stimola
l’attività contrattile di alcune proteine citoscheltriche provocando l’emissione dei pseudopodi,
estroflessioni della membrana plasmatica che circondano il materiale da fagocitare e si saldano
alle estremità, formando una vescicola, detta fagosoma. Il fagosoma è trasferito nel citoplasma
in prossimità di lisosomi con i quali si fonde formando il fagolisosoma ricco di enzimi
lisosomiali che digeriscono il materiale fagocitato e alcune proteine tossiche . A digestione
terminata parte dei residui è versata all’esterno mediante esocitosi.
CHITOCHINE
Vasto gruppo di molecole proteiche sintetizzate e secrete in seguito alla ricezione di
determinati segnali; si comportano come molecole trasportatrici di segnali: interagendo con
recettori di membrana espressi dalle cellule bersaglio, traducono un segnale che, attraverso
varie vie e vari fattori di trascrizione, modulano la trascrizione di geni che codificano per
proteine responsabili di importanti funzioni cellulari. Gli effetti sulle cellule bersaglio possono
essere di tipo stimolatorio che inibitorio.
Molte chitochine, rilasciate dalle cellule dell’immunità innata, trovano recettori sui linfociti che
sono protagonisti della reazione immunitaria specifica.
FATTORI UMORALI
Molecole presenti nel plasma ed in altri liquidi biologici, sintetizzate e secrete da diversi
citotipi dell’organismo. Riconoscono alcuni costituenti della superficie microbica ed
interagiscono con essi, producendo un effetto letale sui microrganismi.
IMMUNITà SPECIFICA
Si divide in:
1) Fattori cellulari, rappresentati dai linfociti;
2) Fattori umorali, le immunoglubine e gli anticorpi.
Antigeni e apteri
Per antigene si intende una molecola nella cui struttura sono presenti raggruppamenti chimici,
aventi conformazione riconoscibile da recettori presenti sulla superficie dei linfociti, che da tale
riconoscimento sono stimolati a dare una risposta anticorpale o cellulomediata.
Gli apteri sono antigeni incompleti: sostanze non proteiche incapaci di stimolare la risposta
immunitaria specifica, ma che acquisiscono potere antigene quando vengono legati a proteine dette
carrier (trasportatrici).
I linfociti maturi vengono rilasciati dagli organi primari e passando nel sangue vengono trasportati
agli organi linfoidi secondari (linfonodi, milza, appendice, tonsille, ecc)
Linfociti B
Sia la formazione che la maturazione avvengono nel midollo osseo; essi esprimono sulla loro
superficie i recettori per l’antigene, che sono definiti sIg (immunoglobine di superficie);
sono i protagonisti dell’immunità specifica umorale così definita perché gli anticorpi, sintetizzati e
secreti dalle plasmacellule (derivanti dai linfociti B), attivati dal riconoscimento dell’antigene sono
presenti negli umori (sangue e altri fluidi)
Immunodeficienze congenite
1) Deficit dei linfociti B: assenza o riduzione dei follicoli linfoidi e dei centri germinativi negli
organi linfoidi periferici e riduzione dei livelli sierici i Ig con aumento delle infezioni da
germi piogeni;
2) Deficit dei linfociti T: riduzione delle aree T negli organi linfoidi, riduzione delle risposte
DTH ai comuni antigeni, deficit della risposta proliferativi T ai mitogeni, con conseguenti
infezioni virali o da microbi intracellulari, tumori a eziopatogenesi virale;
3) Deficit immunità innata: deficit del sistema del complemento, difetti dei fagociti con
conseguenti infezioni da germi piogeni
Immunodeficienze acquisite
1) HIV, progressiva distruzione dei linfociti T helper CD4+;
2) Malnutrizione proteico-calorica, alterazioni metaboliche con conseguente blocco della
maturazione e funzione dei linfociti;
3) Trattamenti radio e chemio terapici, diminuzione dei precursori linfocitari del midollo
osseo;
4) Metastasi tumorali nel midollo osseo, infiltrazione del sito di produzione dei leucociti;
5) Splenectomia, ridotta fagocitosi dei microbi
MALATTIE AUTOIMMUNI
Il sistema immunitario risponde efficientemente agli stimoli estranei, ma esprime tolleranza verso
gli antigeni autologhi o self.
Molti dei linfociti T e B autoreattivi che si generano casualmente durante la maturazione vengono
eliminati negli organi linfoidi primari (tolleranza centrale).
Inoltre i linfociti B e T non rispondo ad antigeni autologhi incontrati nei tessuti periferici in assenza
di altri segnali co-stimolatori (tolleranza periferica)
Nelle malattie autoimmuni i meccanismi della tolleranza al self non funzionano correttamente e si
instaura una reazione immunologia contro gli antigeni self:
1) Eziologia: non è sempre chiaro cosa innesca la risposta autoimmune, ma contribuiscono
fattori genetici e ambientali;
2) Patogenesi: possono essere malattie mediate da autoanticorpi, linfociti T o più meccanismi
contemporaneamente; vengono attaccati i tessuti self e si instaura una reazione
infiammatoria; il persistere dell’antigene self determina il protrarsi della malattia (malattia
cronica);
3) Terapie disponibili: terapie anti-infiammatorie a base di cortisonici.
Ipersensibilità
Reazione caratterizzata da una risposta ad antigeni estranei sregolata o modificata con conseguente
danno a carico dei tessuti; si classificano in:
1) Ipersensibilità I tipo o immediata (allergia);
a. Si presenta entro poche decine di minuti dell’esposizione ad un antigene verso cui
l’individuo è stato sensibilizzato;
b. Può dare luogo a manifestazioni:
i. Localizzate (orticarie, raffreddore da fieno, asma bronchiale, coliche
intestinali);
ii. Generalizzate (shock anafilattico)
2) Ipersensibilità II tipo (mediata da anticorpi);
3) Ipersensibilità III tipo (da immunocomplessi);
4) Ipersensibilità di IV tipo o ritardata (cellulo-mediata)
I test di reazione cutanea agli allergeni vengono eseguiti per la diagnosi di asma o rinite allergica
(Prick test); possono essere inoltre dosate specifiche IgE nel sangue
Nell’individuo allergico i mastociti dei tessuti legano IgE dirette contro l’allergene mediante il
recettore FceRI. L’incontro con l’allergene, determina l’attivazione dei mastociti e la liberazione
immediata del contenuto dei granuli
I mediatori coinvolti nelle allergie sono istamina, prostaglandine, leucotrieni, citochine; vi sono
modificazioni del microcircolo con aumento della permeabilità vascolare e vasodilatazione; si può
avere contrazione della muscolatura liscia.
Shock anafilattico
- potenzialmente mortale;
- può insorgere in individui sensibilizzati in seguito alla presenza in circolo dell’antigene;
- la liberazione improvvisa e sistemica di mediatori dell’infiammazione determina:
a. riduzione del volume ematico, diminuzione del ritorno
venoso, insufficienza cardiocircolatoria;
b. insufficienza respiratoria da edema della laringe
c. attacco asmatico per contrazione della muscolatura liscia e
edema della mucosa bronchiale
Ipersensibilità IV tipo o ritardata
Le prime manifestazioni compaiono dopo 48-72 ore dal contatto con l’antigene; è dovuta all’azione
dei linfociti T che determinano una reazione lesiva per i tessuti; antigeni sensibilizzanti:
1) composti origine vegetale (edera velenosa);
2) molecole secrete da insetti;
3) agenti chimici come nickel, cromo, zirconio (dermatiti da contatto).
INFIAMMAZIONE
È la risposta protettiva dei tessuti nei confronti di un agente esterno o di un danno al tessuto stesso;
è una reazione innescata dai meccanismi dell’immunità innata e si manifesta in maniera abbastanza
simile indipendentemente dalle cause del danno ed è finalizzata a eliminare l’agente che l’ha
provocato e favorire il processo riparativo;
Sintomi
I sintomi più evidenti della flogosi a livello locale sono:
1) Calore, aumento della temperatura locale, dovuto all’aumento del flusso sanguigno in
seguito alla dilatazione dei capillari;
2) Arrossamento, per aumento del flusso sanguigno e fuoriuscita attraverso i capillari di
liquido e leucociti che si accumulano nella matrice connettivale;
3) Gonfiore
4) Dolore
5) Perdita di funzionalità.
INFIAMMAZIONE ACUTA
Caratterizzata da un inizio brusco, cui fa seguito una rapida successione di eventi, caratterizzati
dalla prevalenza di fenomeni pascolo-ematici (angioflogosi), responsabili della comparsa dei
sintomi; presenta 3 fasi sequenziali:
1) innesco: rappresenta il riconoscimento molecolare degli agenti flogogeni grazie a:
a. cellule dell’immunità innata tramite diversi recettori espressi sulla loro membrana,
ognuno dei quali riconosce diversi costituenti microbici contemporaneamente;
b. diverse molecole plasmatiche che fungono da recettori solubili perche in grado di
riconoscere strutture molecolari esibite dagli agenti infiammatori;
2) evoluzione: risposta delle cellule che esprimono recettori per le citochine primarie, rilascite
nel sito in cui sono presenti gli agenti flogogeni, che agiscono sia localmente che su cellule
di organi distanti che raggiungono per via ematica;
3) risoluzione: l’agente flogogeno agisce per un breve periodo provocando danni lievi:
eliminato l’agente i mediatori non vengono più prodotti e l’essudato è riassorbito e la
circolazione capillare torna normale;
4) rigenerazione: proliferazione delle cellule proprie del tessuto leso che si differenziano in
cellule specializzate (nel tessuto emopoietico, osseo, tegumentario)
5) Cronicizzazione: quando la reazione infiammatoria non ha eliminato completamente
l’agente infiammatorio;
6) Necrosi: distruzione cellulare operata dagli enzimi lisosomiali che danneggiano oltre ai
microrganismi anche i tessuti producendo la morte delle cellule.
Reclutamento cellulare
È il passaggio delle cellule infiammatorie dal circolo sanguigno ai tessuti mediante 3 fasi:
1) Marginazione;
2) Rotolamento e adesione all’endotelio;
3) Dapedesi/migrazione
Cemotassi
La migrazione cellulare durante il reclutamento è determinata dal rilascio nel sito infiammatorio di
fattori chemoattici:
a) prodotti batterici solubili;
b) fattori derivati dal complemento;
c) chemochine (chitochine chemiotattiche).
• Cause:
• presenza di materiali poco o non irritanti;
• sostanziale equilibrio tra virulenza dell’agente infettante e resistenza dell’organismo;
• malattie autoimmuni.
Classificazione
1) Granulomatose: l’infiltrato cellulare forma strutture concentriche, circoscritte e ben
delimitate rispetto ai tessuti circostanti, dette granuli; ogni granulo presenta al centro una
cellula gigante multinucleata (fusione tra macrofagi) circondata da altri macrofagi che hanno
aspetto morfologico simile alle cellule epiteliali, le cellule epitelioidi, a loro volta attorniate
da linfociti e/o fibroblasti; questa organizzazione ha il compito di isolare l’agente flogogeno
dell’ambiente circostante;
2) Non granulomatose:
PATOLOGIA CELLULARE
Studia condizioni patologiche, che inizialmente furono messe in evidenza sulla base di ben definite
alterazioni della morfologia cellulare, evidenziabili al microscopio; in seguito, di queste alterazioni,
sono state scoperte le basi biochimiche e molecolari.
Ipertrofie
1) Ipertrofie vere: aumento di volume di un tessuto o di un organo dato dall’aumento delle
dimensioni o del n° (iperplasia) delle cellule parenchimali che lo compongono;
2) Ipertrofie false: aumento del volume normale di un organo/tessuto per altre
cause/meccanismi come: ristagno di sangue (stasi), edemi, processi neoplastici o
infiammatori;
Caratteristiche:
a) Reversibilità: riacquisto delle normali dimensioni da parte degli organi/tessuti dopo breve
tempo dalla cessazione degli stimoli ipertrofizzanti;
b) Distrettualità: coinvolgimento di un determinato organo o tessuto e non dell’intero
organismo.
Sotto l’aspetto eziologico le cause dell’ipertrofia di un tessuto:
1) Aumento della richiesta funzionale: aumento del lavoro compiuto da un organo o da una
parte di esso:
a. Ipertrofia muscoli striati;
b. Ipertrofia muscolatura liscia di un organo cavo, a monte di una stenosi;
c. Ipertrofia dell’uno o dell’altro ventricolo del cuore o di tutto il cuore (cuore
d’atleta; miocardite ipertrofica)
2) Aumento della stimolazione ormonale;
3) Iperalimentazione induce iperplasia del tessuto adiposo;
Ipertrofie congenite: presenti dalla nascita, iniziate nel corso della vita fetale; possono creare
alterazioni dello sviluppo;
Ipertrofia rigenerativa: si verifica nel processo di guarigione delle ferite o di perdita di massa
cellulare dovuta a varie patologie;
Sotto l’aspetto patogenetico sono associate ad incremento:
1) Quantità di proteine per aumento della loro sintesi o della riduzione del loro catabolismo;
2) Quantità di RNA e DNA;
3) Dei processi ossidativi, che danno l’energia necessaria per la maggiore attività biosintetica
cellulare.
Ipotrofie
Le atrofie o aplasie sono condizioni opposte alle ipertrofie, per riduzione del volume di un tessuto o
di un organo;
Sotto l’aspetto eziologico, le cause di ipotrofia:
1) Carenze nutrizionali, sia da cause locali (circolatorie) che carenziali (primarie e secondarie)
2) Deficit ormonali
3) Denervazione in tessuti dipendenti da continui stimoli nervosi;
4) Immobilizzazione di un arto.
Morte cellulare
Può avvenire per due meccanismo:
1) Apoptosi: detta morte cellulare programmata, attivata in particolari condizioni, con la morte
della cellula senza rottura della membrana plasmatici; esempi:
a. Distruzione programmata delle cellule durante l’embriogenesi;
b. Involuzione ormono-dipendente nell’adulto (distruzione endometrio nel ciclo
mestruale);
c. Eliminazione di cellule in popolazioni cellulari proliferanti (cellule epiteliali delle
cripte intestinali);
d. Morte dei neutrofili nell’infiammazione acuta;
e. Morte cellulare indotta dai linfociti T citotossici e cellule NK.
Nelle cellule apoptotiche il citoplasma si addensa, la cromatina si aggrega e il nucleo può rompersi
un vari frammenti. La cellula mostra estroflessioni superficiali, poi si frammenta in vari corpi
apoptotici sigillati da membrana; questi vengono fagocitati da altre cellule.
2) Necrosi: si tratta di morte cellulare accidentale che coinvolge contemporaneamente gruppi +
o meno estesi di cellule; la causa più frequente di necrosi è ipossia associata a grave
ischemia. Le cellule subiscono la rottura della membrana plasmatica, andando incontro a
disgregazione; all’esterno sono rilasciate componenti che possono innescare il processo
infiammatorio, che permette l’eliminazione di detriti cellulari mediante macrofagi e la
riparazione del tessuto. 2 tipi di necrosi:
a. Coagulativa: prevalenza di denaturazione proteica, le cellule possono mantenere la
loro struttura per qualche giorno prima di disgregarsi;
b. Colliquativa: prevale il rilascio di enzimi lisosomiali, il tessuto si trasforma in una
massa viscosa priva di struttura; la diagnosi clinica avviene mediante ritrovamento di
enzimi specifici nel sangue.
Ischemia: interruzione del flusso sanguigno in un tessuto che riduce o interrompe l’apporto di
ossigeno e nutrienti al tessuto colpito; le possibili cause sono il restringimento o occlusione di
arterie per trombi, emboli o aterosclerosi; essa può colpire vari organi e provocare morte
cellulare per necrosi; l’ischemia, da cui deriva sempre ipossia, è molto grave perché oltre al
sangue ossigenato ai tessuti non arrivano anche le sostanze nutritive da esso trasportate
(glucosio);
• Ischemie modeste ma croniche producono atrofie e steatosi;
• Ichemie gravi e improvvise producono necrosi con aspetti di infarto o di gangrena.
Anemia: ridotta concentrazione di emoglobina nel sangue, per un ridotto n° di globuli rossi.
Causa ipossia ed innesca meccanismi compensatori, come l’aumento della portata circolatoria e
l’aumento della frequenza respiratoria; le principali forme genetiche sono:
• Talassemia;
• Anemia falciforme;
• Fauvismo;
• Alterazione globuli rossi dovute a proteine diverse dall’emoglobina.
Tumore benigno
Formato da cellule che mantengono in parte inalterate le proprie caratteristiche morfologiche e
funzionali, pur mostrando autonomia moltiplicativa. Rimangono localizzati nel sito di origine
come masse abnormi e non invadono i tessuti adiacenti; i tumori dei tessuti profondi sono
delimitati da una capsula fibrosa, mentre quelli dei tessuti superficiali crescono verso l’esterno;
Tumore maligno
Formato da cellule morfologicamente e funzionalmente molto diverse rispetto a quelle normali;
esso invade i tessuti contigui dove si stabilisce continuando a proliferare; può migrare
attraverso i vasi sanguigni o linfatici, realizzando tumori secondari in organi distanti o
provocando metastasi.
Alla base della formazione di un tumore vi sono sempre mutazioni somatiche in quei geni
coinvolti nella regolazione della proliferazione cellulare: i geni mutati sono detti oncogeni.
Tali mutazioni genetiche possono:
• Insorgere spontaneamente;
• Essere ereditarie;
• Derivare da virus;
• Favorite da fattori ambientali (agenti cancerogeni fisici e chimici).
Nomenclatura
• I tumori benigni dei tessuti connettivi sono in genere identificati con il suffisso –oma,
preceduto dal nome della cellula d’origine (fibroma, lipoma, condrioma ecc);
• I tumori maligni derivanti dai tessuti connettivi sono identificati con il suffisso
-sarcoma (osteosarcoma, miosarcoma, fibrosarcoma, ecc)
• I tumori benigni di origine epiteliale sono polipi, papillomi (epitelio di rivestimento) e
adenomi (epitelio ghiandolare)
• I tumori benigni epiteliali sono definiti carcinomi (carcinoma epatico, carcinomi
intestinali ecc)
• I tumori delle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo sono definiti leucemie e
sono caratterizzati dalla presenza di cellule neoplastiche in circolo;
• I tumori che originano dai linfociti maturi sono detti linfomi;
• Originano dalle plasmacellule i mielosi
Stadiazione
La diagnosi dei tumori non è facile, la stadiazione è una classificazione basata su diverse
caratteristiche del tumore e rappresenta un indice della gravità del tumore; tiene conto della
massa del tumore, della morfologia cellulare, della proliferazione cellulare e della presenza di
metastasi;
Le cellule di un tumore maligno hanno caratteristiche meno differenziate rispetto a quelle
normali e nel tessuto si evidenzia un alto numero di cellule in attiva divisione;
Classificazione TNM
Sistema di classificazione accettato internazionalmente in base:
1) Dimensioni del tumore primario (T)
2) Stato dei linfonodi regionali (N)
3) Assenza o presenza di metastasi (M)
L’aggiunta di numeri ad ogni lettera indica un progressivo aggravamento del quadro tumorale.
Cancerogenesi
• Alla base della formazione di un tumore vi è una serie di mutazioni somatiche in geni
particolari detti protoncogeni che dopo mutazione divengono oncogeni;
• Gli oncogeni hanno importanti effetti sulla proliferazione cellulare, sui meccanismi
predisposti alla riparazione delle mutazioni genetiche e sulla regolazione della morte
cellulare per apoptosi;
• Le mutazioni che colpiscono i protooncogeni possono insorgere spontaneamente o
essere favorite da fattori ambientali come cancerogeni chimici e fisici, possono essere
ereditarie o trasmesse da infezioni virali.
Sintomatologia
È legata agli effetti locali del tumore primitivo e delle metastasi:
• Limita la funzione dei tessuti;
• Attive risposte infiammatorie e immunitarie che danneggiano i tessuti vicini non
neoplastici;
Esistono effetti sistemici dovuti alla liberazione di mediatori (TNF) rilasciati durante il
processo infiammatorio associato al tumore:
• Febbre
• Anoressia
• Perdita di peso
che hanno ruolo non marginale nella progressione e nella conclusione del processo tumorale.
Terapia antitumorale
- Chemioterapia;
- Radioterapia;
- Immunoterapia;
- Terapia anti-angiogentica.
Esito dei danni tissutali:
1) Rigenerazione: le cellule perse vengono ripristinate dalla proliferazione e dal
differenziamento delle cellule proprie del tessuto (es cellule labili e stabili);
2) Riparazione: la massa di tessuto perso è ripristinata con tessuto connettivo fibroso
(cicatrizzazione) es cellule perenni.
DEGENERAZIONI
Alterazioni delle cellule e dei tessuti accompagnate dalla comparsa di sostanze non normalmente
contenute nelle cellule o dall’aumento di sostanze normalmente presenti:
1) Steatosi: accumulo di trigliceridi (grassi neutri) nelle cellule; interessa organi come il
fegato, rene e le ghiandole endocrine, ma colpisce anche le cellule nervose e le fibre
muscolari striate
2) Glicogenosi: accumulo di glicogeno nelle cellule dovuto a difetti genetici di alcuni enzimi;
interessa soprattutto fegato e muscoli;
3) Amiloidosi: deposizione di fibrille nei tessuti costituite da particolari proteine che tendono
ad aggregare (es. beta-amiloide della malattia di Alzheimer).
Eziologia:
1) Agenti meccanici: brusche applicazioni di una forza che produce un trauma, provocando
danni a un distretto dell’organismo; se il trauma è esteso si parla di shock traumatico con
conseguenze a carico dell’apparato cardiocircolatorio (caduta della pressione) e del SNC
(perdita di coscienza)
2) Temperatura: la termoregolazione è la capacità di mantenere l’equilibrio tra la quantità di
calore acquisito e calore ceduto; la T° corporea normale è 37°;
a. Ustioni: flusso elevato di calore attraverso i tegumenti, si verifica se la t° del tessuto
supera i 40°-45°C, la gracità dipende dalla quantità di calore trasferito, dalla T°
raggiunta, dalla durata del contatto e dal modo di trasmissione (umido o secco);
classificazione:
i. I grado: iperemia ed edema (eritema);
ii. II grado: formazione di essudato che si raccoglie in bolle (fittene);
iii. III grado necrosi;
iv. IV aspetto nerastro dei tessuti carbonizzati.
b. Colpo di calore, conseguente a sforzi fisici, eccessiva perdita di liquidi e squilibri
ionici (acclimatamento);
c. Colpo di sole con cefalea, alterazioni psichiche, può essere mortale.
d. Effetti delle basse temperature:
i. Congelamento, formazione cristalli di ghiaccio che danneggiano le cellule;
ii. Geloni: vasocostrizione locale che porta a lesioni da anossia/ischemia;
iii. Assideramento: depressione del SNC e del sistema cardiocircolatorio (a –
30°C narcosi da freddo)
3) Pressione atmosferica:
a. Minore di quella presente a livello del mare:
i. Anossia o ipossia acuta e cronica.
b. Maggiore di quella presente a livello del mare:
i. Sindrome da decompressione
1. embolia gassosa
2. lesioni del SNC
4) Correnti elettriche: movimenti di cariche elettriche nel vuoto o nella materia dovute a ioni ed
–e
a. Effetti locali: danno locale ai tessuti per ipertermia, danni chimici e contrazioni
muscolari anomale;
b. Effetti generali: folgorazione per esposizione a correnti di elevata intensità sia
naturali (fulmini) che artificiali:
i. Insufficienza respiratoria;
ii. Fibrillazione ventricolare.
5) Radiazioni: si formano per variazioni di energia nell’atomo, possono essere naturali se si
creano spontaneamente per naturale instabilità degli atomi o artificiali se prodotte
tecnologicamente;
a. Radiazioni UV, distinte in UV-A, UV-B, UV-C; hanno effetti dannosi:
i. Invecchiamento prematuro (rughe, riduzione resistenza del tessuto);
ii. Cancro cutaneo (mutazioni del DNA), frequente nella popolazione che ha
esposizione professionale ed evidente nelle persone con una malattia
ereditaria, lo xeroterma pigmentosum;
b. Radiazioni ionizzanti: con energia molto elevata (raggi X), producono ionizzazione
di costituenti cellulari per espulsione di un elettrone; hanno effetto diretto sulle
molecole bersaglio o indiretto per ionizzazione dell’H2O; Danni:
i. Dosi elevate: necrosi cellulare;
ii. Dosi intermedie: morte cellule proliferanti (epitelio intestinale, sangue)
iii. Dosi basse: mutazioni DNA e rischio formazione neoplastica
iv. Utilizzo clinico (radioterapia): effetto immediato di riduzione della massa
tumorale e alleviamento del dolore da compressione su organi adiacenti;
6) Da agenti chimici:
a. Variazione del pH
b. Solventi organici
c. Veleni (tossicologia)
d. Consumo di tabacco (fumo)
i. Il fumo inalato è una miscela complessa di sostanze chimiche, la nicotina è
responsabile degli effetti farmacologici (aumento pressione, aumento
frequenza, aumento metabolismo acidi grassi) e della dipendenza; presenta
numerosi cancerogeni chimici (idrocarburi aromatici, metalli tossici,
arsenico, cadmio, cromo, promotori tumorali; aumenta il rischio di
insorgenza di malattie (cardiovascolari e polmonari e tumori)
ii. Fumo passivo: suscettibilità al cancro e all’ischemia cardiaca, sensibilità nei
bambini, sensibilità del feto;
e. Abuso di alcool: assunzione tramite bevande alcoliche;
i. Ebbrezza: tasso alcolico pari a 200mg/dl (2g/l);
ii. Coma e arresto respiratorio: tasso alcolico paria a 300-400mg/dl
I bevitori abituali tollerano tassi pari a 700mg/dl perché metabolizzano l’etanolo più
rapidamente, le donne metabolizzano meno l’etanolo e hanno tassi ematici + elevati.
Effetti:
i. Acuti: depressione del SNC, epatite, gastrite;
ii. Cronici: steatosi epatica, cirrosi, cardiomiopatia, ipertensione;
iii. Apporto moderato: funzioni protettive sul sistema cardiovascolare,
aumentando l’HDL e diminuendo l’aggregazione piastrinica;
iv. In gravidanza: danni gravi al feto, ritardo di crescita e nello sviluppo
mentale;
v. Interagisce con il metabolismo di altre sostanze (farmaci)
f. Malnutrizioni:
i. Carenze di cibo;
ii. Diete errate o squilibrate
iii. Pregiudizi alimentari;
iv. Cibi troppo raffinati;
v. Anoressia nervosa
ATEROSCLEROSI
Forma specializzata di risposta infiammatoria che si attiva in risposta a danni subiti dalla parete
arteriosa; tale risposta ha inizialmente caratteri protettivi; in base però alla durata e alla natura degli
insulti, la risposta protettiva può diventare eccessiva e diventare nel corso degli anni un processo
morboso.
È una malattia delle grandi e medie arterie, le più colpite sono: aorta, coronarie, arterie del sistema
cerebrale.
Le manifestazioni cliniche sono:
- infarto miocardio;
- infarto cerebrale (ictus)
Può causare patologie meno gravi:
- ischemia cardiaca cronica;
- aneurismi.
È causata dallo sviluppo dell’ateroma, lesione delle arterie che appare come una placca riazata che
invade il lume del vaso, tale placca è formata da: un ammasso di lipidi (colesterolo), una capsula
esterna fibrosa e macrofagi, piastrine e fibroblasti.
Con il progredire della malattia gli ateromi possono coprire intere porzioni di arterie alterando il
normale flusso sanguigno e impedirlo completamente.
DIABETE
Sindrome caratterizzata dall’aumento dei livelli ematici di glucosio (iperglicemia); comporta il
rischio di complicanze acute (coma diabetico) o croniche (micro-angiopatie come la cecità e macro-
angiopatie come l’infarto).
VACCINAZIONE
La vaccinoprofilassi è un tipo di vaccinazione effettuata per creare uno stato immunitario nei
confronti di una o piùmalattie, attivando le componenti del sistema immunitario a rispondere meglio
ad uno specifico agente patogeno. La sua efficacia è in relazione alla sua estensione nei confronti
della popolazione; essa è assoluta solo nel caso in cui tutta la popolazione che si vuole proteggere
sia stata vaccinata. A causa dei costi di una vaccinazione di massa, essa viene praticata per malattie
infettive con morbilità e/o mortalità elevata, e contro cui non esistano altri metodi profilattici.