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Il metabolismo è l’insieme delle reazioni

enzimatiche che si svolgono in un organismo

i) per degradare i nutrienti del cibo e delle riserve


endogene (catabolismo, produzione di ATP)

ii) per sintetizzare molecole


(anabolismo, consumo di ATP)
Le vie metaboliche si svolgono dentro le cellule

Molte vie metaboliche avvengono nel citoplasma, molte


nella matrice mitocondriale: cioè, gli enzimi che
catalizzano le reazioni della via metabolica sono
localizzati, rispettivamente, nel citoplasma e nel
mitocondrio. Alcune vie metaboliche avvengono in più
compartimenti cellulari.

L’ingresso dei nutrienti nelle cellule ed il transito di


molecole non proteiche (substrati, prodotti, regolatori)
da un compartimento cellulare all’altro sono
fondamentali.
La membrana plasmatica di una cellula eucariotica è costituita da un doppio strato
(bilayer) lipidico (fosfolipidi, glicolipidi e colesterolo) contenente proteine
(integrali/periferiche, semplici e glicosilate). Il contenuto in lipidi varia con il
tessuto e tipo cellulare. Gli zuccheri legati a lipidi e proteine sono rivolti verso
l’esterno con il ruolo di riconoscimento di segnali cellulari.
Il contenuto di
lipidi non è lo
stesso in tutte le
membrane
Il fabbisogno quotidiano di
colesterolo (circa 1g)
deriva in massima parte
dalla via biosintetica
epatica (a partire
dall’Acetil-CoA); la dieta
colesterolo contribuisce al massimo
per 1/3.

Il colesterolo è una sostanza essenziale per il nostro organismo per i numerosi ed


importanti ruoli che esso svolge. Un precursore del colesterolo (il 7-deidrocolesterolo) è
convertito nella forma attiva della vitamina D; il colesterolo si inserisce nel bilayer lipidico
delle membrane cellulari orientandosi con i gruppi -OH vicini alle teste polari dei
fosfolipidi, così diminuendo la fluidità del mosaico e aumentando la stabilità meccanica e
la flessibilità delle cellule; è il precursore per la sintesi degli ormoni steroidei nella
corteccia delle ghiandole surrenali (cortisolo e aldosterone) e nelle gonadi (androgeni ed
estrogeni); è il precursore per la sintesi epatica dei sali biliari che sono contenuti nella
bile immagazzinata nella colecisti che collabora ai processi della digestione
emulsionando i grassi.
TRASPORTO ATTRAVERSO LE MEMBRANE BIOLOGICHE
Acqua, urèa, glicerolo, etanolo, ossigeno, anidride carbonica (piccole molecole
idrofobiche o polari) attraversano le membrane per Diffusione Semplice (senza
trasportatore). Tutte le altre molecole richiedono un trasportatore.

Il trasporto mediato da trasportatore che avviene secondo gradiente (dal


lato più concentrato verso quello meno concentrato) è un trasporto
PASSIVO (non richiede energia).

Il trasporto mediato da trasportatore che avviene contro gradiente (dal


lato meno concentrato verso quello più concentrato) è un trasporto
ATTIVO (richiede idrolisi dell’ATP)

Primario: usa Secondario :


l’idrolisi trasporta 1 sostanza
dell’ATP per il insieme ad un’altra
trasporto di 1 trasportata con
sostanza trasporto primario
I trasportatori (carrier) sono
proteine integrali che legano la
molecola da un lato della membrana e
lo trasportano dall’altro lato grazie
ad un cambiamento di conformazione.

Specificità: ogni trasportatore riconosce specificamente le


molecole che deve trasportare.

Saturazione: il trasportatore possiede un limitato numero di siti di


legame. La velocità di trasporto raggiunge il suo massimo quando
tutti i siti sono stati occupati.
I mitocondri sono organuli mobili ed allungati presenti (numero variabile) nel
citoplasma delle cellule animali a metabolismo aerobico (assenti negli eritrociti).
Essi sono costituiti da una matrice circondata da una membrana interna e da
una membrana esterna che delimitano uno spazio intermembrana.

La matrice (consistenza gelatinosa a causa di una elevatissima concentrazione


proteica) contiene numerosi enzimi, ribosomi 70S e DNA circolare a doppio
filamento privo di istoni (ereditato per via matrilineare e con un codice
leggermente diverso da quello del DNA nucleare) che codifica per rRNA, tRNA
e alcune proteine. Il tasso di mutazione del DNA mitocondriale è circa 10 volte
maggiore di quello nucleare per la mancanza di istoni (piccole proteine basiche
che stabilizzano il DNA) e i limitati sistemi di riparo dei danni causati dai radicali
liberi.

La membrana esterna si lascia attraversare da molecole di massa fino a 5000


Dalton. La membrana interna presenta le creste mitocondriali con la funzione di
aumentare la superficie di membrana. Questa membrana possiede trasportatori
per molte molecole che non l’attraversano per diffusione. Tuttavia, alcuni
metaboliti (come ossalacetato, Acetil-CoA, fumarato) non hanno un
trasportatore sulla membrana mitocondriale interna e devono essere trasformati
in una molecola per la quale esiste un trasportatore.
Il catabolismo
(la produzione di ATP da glucosio,
acidi grassi, proteine)
Acidi grassi
Glucosio Proteine
I tappa
Glucosio, acidi grassi e proteine (nutrienti
presenti nel cibo e nelle riserve endogene)
sono ossidati (perdono elettroni) mentre
NAD/FAD si riducono (accettano elettroni) a
Acetil-CoA NADH/FADH2 grazie all’azione di
ossidoreduttasi.
Si forma l’unità acetile (2 C) dell’Acetil-CoA

II tappa (ciclo di Krebs)


Ciclo di
L’unità acetile dell’Acetil-CoA è completamente
Krebs
ossidata a 2 CO2 e si producono NADH/FADH2
O2

Catena respiratoria; III tappa


Fosforilazione ossidativa NADH/FADH2 cedono gli elettroni alla
catena respiratoria (si riossidano) e
consentono la fosforilazione ossidativa che
sintetizza ATP (in aerobiosi)
ATP
La produzione di Acetil-CoA
dal glucosio
Gli zuccheri (carbo-idrati perchè hanno formula bruta (CH2O)n con “n” da 3 a
9) possiedono diversi gruppi -OH e 1 gruppo carbonilico (=C=O) che, a
seconda della posizione nella molecola, conferisce caratteristiche aldeidiche o
chetoniche.
Gli aldosi con almeno 3 atomi di carbonio e i chetosi con almeno 4 atomi di
carbonio hanno atomi di carbonio asimmetrici (carbonio ibridato sp3 e con 4
sostituenti diversi) che costituiscono centri chirali con attività ottica (rotazione
del piano della luce polarizzata). La classificazione in D o L è fatta in base
all'orientamento del carbonio asimmetrico più lontano dal gruppo aldeidico o
chetonico: in una proiezione di Fischer (Nobèl per la Chimica, 1902), se il
gruppo -OH è a destra della molecola, lo zucchero ha configurazione D; se è a
sinistra lo zucchero ha configurazione L. Gli zuccheri di serie D sono più
comuni in natura e pertanto la D spesso viene omessa.

D-glucosio L-glucosio
La forma aperta del glucosio (aldoesoso) tende ad assumere una forma ciclica
piranosica: l’ossigeno del gruppo -OH legato al penultimo C (C-5) porta un attacco
nucleofilo al C aldeidico (C-1). Nella forma ciclica, il C che lega l‘ossigeno carbonilico
diventa chirale ed è definito anomerico (C-1), con 2 possibili configurazioni: l‘ -OH che
sostituisce il C anomerico può stare in basso (anomero α) o in alto (anomero b) rispetto
al piano dell’anello.

La forma aperta del glucosio è


in equiilibrio con le forme  e b
che si interconvertono l’una
nell’altra (mutarotazione).

Fruttosio: chetoesoso,
assume forma ciclica
furanosica (C-5 si chiude
OH H OH H sul carbonio anomerico
C-2), meno stabile di
quella piranosica del
glucosio.
Il glucosio derivato dai disaccaridi saccarosio e lattosio

-glucosio + b-fruttosio b-galattosio + b-glucosio

Il saccarosio (barbabietola e canna da zucchero) contiene un legame 1,2


glicosidico che viene idrolizzato dalle saccarasi batteriche. Il lattosio (latte e
suoi derivati) contiene un legame b1,4 glicosidico che può essere rotto dalle
lattasi batteriche e dalla lattasi umana. Tuttavia, il gene che codifica per la
lattasi viene espresso sino a quando il bambino rimane legato al latte come
alimento per la sopravvivenza. Oltre il 6° mese di vita, l’enzima diminuisce fino
a ridursi nell’adulto a circa 1/10 del suo valore alla nascita.
Il glucosio derivato dal polisaccaride amido

L’amido (riserva energetica delle cellule vegetali) è composto da due


polimeri di -glucosio: amilosio (circa 20%) e amilopectina (circa 80%).
L'amilosio è un polimero lineare (le unità di glucosio sono legate tra loro
con legami glicosidici α1,4) che tende ad avvolgersi ad elica.
L'amilopectina è l’amilosio ramificato: ogni 24-30 unità di glucosio si
innestano catene laterali attraverso legami glicosidici α1,6.
L’amilasi salivare (ptialina) idrolizza l’amido in maltosio (disaccaride) e
destrine (polimeri contenenti legami 1,6) che sono degradati a glucosio
nell’intestino dall’amilasi pancreatica e dalle glicosidasi della parete
intestinale.

La cellulosa è un polimero lineare di b-glucosio.


L’ingresso del glucosio nelle cellule
Il glucosio è una molecola polare che non attraversa per diffusione semplice le
membrane. I trasportatori del glucosio (GLUT) sono una famiglia di proteine
integrali di membrana con 12 segmenti transmembrana idrofobici disposti in modo
da formare un canale internamente rivestito di AA idrofilici. Esistono 5 tipi di GLUT,
diversi per distribuzione tissutale e funzione.

Il trasporto del glucosio avviene a favore di gradiente in alcuni tessuti (trasporto


passivo), contro gradiente in altri tessuti (trasporto attivo).

Molti tessuti (pancreas, fegato, cervello, globuli rossi, rene) sono “non sensibili
all’insulina”. Per contro, muscolo scheletrico/cardiaco e tessuto adiposo sono
tessuti “sensibili all’insulina”. Senza stimolo dell’insulina, questi tessuti captano una
ridotta quantità di glucosio perché la maggior parte dei trasportatori (GLUT-4) è
sequestrata in vescicole citoplasmatiche. Lo stimolo dell’insulina causa una
massiccia traslocazione dei GLUT-4 dalle vescicole citoplasmatiche alla membrana
consentendo un aumento dell’ingresso di glucosio. Nel muscolo scheletrico, anche
in assenza di stimolo dell’insulina, l’ingresso del glucosio è favorito dall’esercizio,
probabilmente perché la maggiore capillarizzazione muscolare consente una
buona ossidazione mitocondriale degli acidi grassi in circolo (gli acidi grassi
interferiscono con la funzione del recettore dell’insulina).
Il passaggio del glucosio dal
lume intestinale alla cellula
epiteliale è un trasporto
attivo in simporto con il
sodio. L’ATPasi Na/K
mantiene bassa la
concentrazione del sodio
dentro la cellula epiteliale
facendo entrare potassio
(consumo del 30% dell'ATP
cellulare).

Il passaggio del glucosio dalla cellula epiteliale al sangue avviene a favore di


gradiente (trasporto passivo).
GLICOLISI: I fase (5 reazioni; consumo di 2 ATP)
Nel citoplasma di tutte le cellule, il glucosio è fosforilato dall’esochinasi (idrolisi di ATP)
a glucosio-6-fosfato che non può più uscire dalle cellule per assenza di trasportatori.
Se la cellula ha bisogno di ricavare energia, la fosfoglucosio isomerasi trasforma il
glucosio-6-P in fruttosio-6-P (l’anello piranosico viene convertito in quello più instabile
furanosico). La fosfofruttochinasi-1 aggiunge un secondo gruppo fosfato al fruttosio-6-
P (idrolisi di ATP) formando il fruttosio-1,6-bisfosfato che viene scisso dall’aldolasi in 2
molecole fosforilate a 3 atomi di carbonio, la gliceraldeide-3-P e il diidrossiacetone
fosfato, quest’ultimo convertito in gliceraldeide-3-P dalla trioso fosfato isomerasi.

GLICOLISI: II fase (5 reazioni; produzione di 4 ATP, 2 NADH e 2 piruvato)


La Gliceraldeide-3-P deidrogenasi fosforilante (in presenza di NAD e Pi) ossida e
fosforila la gliceraldeide-3-P a 1,3-bis-fosfoglicerato. La fosfoglicerato chinasi
catalizza il trasferimento del gruppo fosfato del 1,3-bis-fosfoglicerato all’ADP, con la
formazione di ATP (fosforilazione a livello del substrato) e 3-fosfoglicerato. Una
mutasi trasforma il 3-fosfoglicerato in 2-fosfoglicerato che, per azione dell’enolasi, si
trasforma in fosfoenolpiruvato (PEP). La piruvato chinasi catalizza il trasferimento del
gruppo fosfato del PEP all’ADP, con la formazione di ATP (fosforilazione a livello del
substrato) e enolpiruvato che si converte spontaneamente in piruvato (forma
chetonica).

La resa netta per la degradazione di 1 glucosio:


2 ATP + 2 NADH + 2 piruvato
-16,7 kJ/mol

-14,2 kJ/mol
Fruttosio e galattosio
entrano nella glicolisi dopo
modifica epatica in
fruttosio-6-P e glucosio-1-
P, rispettivamente.

Gliceraldeide-3-fosfato
+ Pi Deidrogenasi
NAD

NADH

-31,4 kJ/moll
Nella II fase, la sintesi dell’ATP avviene quando la fosfoglicerato
chinasi trasferisce un gruppo fosfato dall’1,3-bisfosfoglicerato
all’ADP (settima reazione) e quando la piruvato chinasi trasferisce
un gruppo fosfato dal fosfoenolpiruvato all’ADP (decima
reazione). Queste sono reazioni di “fosforilazione a livello del
substrato”.

1,3-bisfosfoglicerato e fosfoenolpiruvato sono composti “ad alta


energia” che contengono un legame la cui idrolisi genera l’energia
disponibile per il legame del gruppo fosfato all’ADP.

Alcuni composti Legame Gruppo DG°, kJ/mol


“ad alta energia” Idrolizzato trasferito 4,18 Joule = 1 caloria

1,3-bisfosfoglicerato anidridico sul C1 fosforico -49,2


fosfoenolpiruvato Estereo fosforico -61,9
La glicolisi negli eritrociti
Il 2,3-bisfosfoglicerato (2,3BFG, stabilizza la conformazione T dell’Hb) è
presente in tutte le cellule in basse concentrazioni come intermedio della
reazione catalizzata dalla fosfoglicerato mutasi che converte 3-fosfoglicerato in
2-fosfoglicerato (ottava reazione). SOLO negli eritrociti, il 2,3BFG è presente in
quantità elevatissima (circa 5 mM, equimolare con l’Hb) poiché una parte di
1,3-bisfosfoglicerato viene convertito da una mutasi in 2,3BFG che, per azione
di una fosfatasi, ritorna alla via glicolitica come 3-fosfoglicerato, saltando la
tappa catalizzata dalla fosfoglicerato chinasi nella quale si ottiene ATP (questo
il prezzo che un eritrocita paga per mantenere alta la concentrazione di
2,3BFG).
Gli enzimi chiave della glicolisi sono l’esochinasi, la fosfofruttochinasi-1 e la
piruvato chinasi. Essi catalizzano le 3 reazioni IRREVERSIBILI della
glicolisi (reazioni esoergoniche).

Enzima Regolazione
1 reazione Inibito competitivamente da eccesso di prodotto glucosio-6-P
Esochinasi
3 reazione Inibito da eccesso del Substrato ATP
Fosfofruttochinasi -1
Inibito allostericamente da NADH, citrato;
Attivato allostericamente da ADP e da fruttosio-2,6-bisfosfato

Indotto da insulina, represso da glucagone


10 reazione Inibito allostericamente da ATP, Acetil-CoA, citrato, acidi grassi;
Piruvato chinasi Attivato allostericamente da ADP

Indotto da insulina, represso da glucagone


Inattivo se fosforilato (comando del glucagone); attivo se
defosforilato (comando dell’insulina)
Sulla base del ruolo di regolatori allosterici, alte
concentrazioni cellulari di ATP/NADH/citrato/Acetil-
CoA (“stato di benessere” cellulare) fanno
rallentare le vie del catabolismo ed accelerare le
vie dell’anabolismo. Al contrario, alte
concentrazioni cellulari di ADP/AMP/NAD fanno
rallentare le vie dell’anabolismo ed accelerare le
vie del catabolismo.

ATP ed Acetil-CoA sono composti ad alta energia (quando il


legame ad alta energia che contengono viene idrolizzato)
ma anche regolatori allosterici; NAD/NADH sono coenzimi
di molte deidrogenasi (trasferiscono elettroni/protoni) ma
anche regolatori allosterici !
Il fruttosio-2,6-bisfosfato
Nel citoplasma degli epatociti, il fruttosio-2,6-bisfosfato è
l’attivatore allosterico della fosfofruttochinasi-1 (enzima
chiave della glicolisi) e l’inibitore allosterico della fruttosio-
1,6-bisfosfatasi (enzima chiave della glucogenesi).

Le concentrazioni di fruttosio-2,6-
bisfosfato dipendono da un enzima
tandem che può funzionare come
fosfatasi (rimuove gruppo fosfato)
o come chinasi (fosforila).

L’enzima tandem funziona come fosfatasi se fosforilato dalla PKA (comando di


glucagone) e converte il fruttosio-2,6-bisfosfato in fruttosio-6-fosfato (glucogenesi
più attiva e glicolisi meno attiva)
L’enzima tandem funziona come chinasi se defosforilato dalla fosfatasi (comando
dell’insulina) e converte il fruttosio-6-fosfato in fruttosio-2,6-bisfosfato (glicolisi più
attiva e glucogenesi meno attiva)
La glicolisi utilizza il glucosio che deriva dal glicògeno
Il glicogeno è un polimero ad alto peso molecolare dell’-glucosio (unità di
glucosio tenute insieme da legami 1,4 e ramificazioni con legami 1,6). La
struttura presenta numerose “estremità non riducenti” che rendono efficiente il
metabolismo del glicogeno. Il glicogeno è presente sotto forma di granuli a cui
sono associate tutte le proteine coinvolte nel suo metabolismo. Conservare
glucosio in forma di granuli di glicogeno evita l’alta pressione osmotica causata
da elevate concentrazioni di glucosio libero e le sue oscillazioni causate delle
variazioni della concentrazione dello zucchero libero.

Il glicogeno (circa 350 g in un adulto) è presente nel citoplasma delle cellule del
muscolo scheletrico (circa 80%) e del fegato (circa 20%).
Glicogeno fosforilasi
Glicogeno Glucosio-1-P
Enzima deramificante
Fosfoglucomutasi

CITOPLASMA
Glucosio-6-P

Glucosio-6-fosfatasi Membrana RE

glucosio

SANGUE
La Glucosio-6-fosfatasi è assente nella membrana del RE dei
miociti. Per questo motivo, il glucosio-6-fosfato che si ottiene dalla
glicogenolisi muscolare non passa nel sangue ma rifornisce la
glicolisi muscolare (resa netta 3 ATP invece di 2).
A partire dall’estremità non riducente, la
glicogeno fosforilasi scinde il legame
glicosidico 1,4 liberando glucosio-1-
fosfato. L’enzima utilizza il piridossal
fosfato (PLP) come cofattore. Questa
reazione (fosforolisi) è energeticamente
vantaggiosa perché non si deve
consumare ATP e perché parte
dell’energia del legame glicosidico viene
conservata nella molecola di glucosio-1-
fosfato.

La struttura del sito attivo della glicogeno


fosforilasi è tale da accettare al massimo
4-5 residui lineari di glucosio; se dopo 4
residui è presente una ramificazione,
l’enzima non può procedere. E’ per
questo motivo che interviene l'enzima
deramificante che possiede attività
transferasica e glicosidasica.
L’enzima chiave della glicogenolisi è la glicogeno fosforilasi. Questo enzima
subisce regolazione ormonale ed allosterica.
Dopo fosforilazione da parte della PKA su uno specifico residuo di serina
(comando del glucagone), la glicogeno fosforilasi assume la forma attiva
(fosforilasi a). Il legame del glucosio (inibitore allosterico) alla “fosforilasi a”
induce la conformazione in cui la Ser fosforilata è disponibile alla
defosforilazione da parte della fosfatasi (comando dell’insulina); l’enzima
assume la conformazione “fosforilasi b” (meno attiva).

Quindi, la glicogenolisi epatica rallenta se la glicemia è elevata.


Nel mitocondrio in aerobiosi, il piruvato diventa Acetil-CoA
In condizioni di aerobiosi, il piruvato entra nella matrice mitocondriale grazie ad
un trasportatore (trasporto attivo secondario) e viene trasformato in Acetil-CoA
dal complesso multienzimatico della piruvato deidrogenasi (PDH) in una
reazione di decarbossilazione ossidativa irreversibile (-33,4 kJ/mol).

La PDH è formata da 3 enzimi:


E1: (30 subunità), gruppo prostetico tiamina pirofosfato (TPP)
E2: (60 subunità), gruppo prostetico lipoammide
E3: (6 subunità), gruppo prostetico FAD, coenzima NAD

La PDH è attivata da AMP, NAD e CoA; è inibita da ATP, Acetil-CoA e NADH


E1 è attivo se defosforilato (comando dell’insulina); inattivo se fosforilato (comando del
glucagone)
Talvolta, il piruvato resta nel citoplasma e diventa lattato

Negli eritrociti (privi di mitocondri) e nelle cellule muscolari in sforzo


anaerobio, il piruvato non entra nel mitocondrio per essere trasformato
in Acetil-CoA ma nel citoplasma viene ridotto a lattato dalla lattico
deidrogenasi, con ossidazione del NADH a NAD.

Lattico deidrogenasi
Piruvato + NADH Lattato + NAD

Il lattato, attraverso il circolo ematico, raggiunge il fegato e viene


utilizzato per sintetizzare glucosio che ritorna al muscolo (ciclo di Cori).
La produzione di Acetil-CoA
dagli acidi grassi
(la b-ossidazione dell’acido palmitico)
Gli acidi grassi sono catene idrocarburiche con un gruppo carbossilico ad una
estremità ed un gruppo metilico all’altra (estremità omega).
Catena corta (2-4 C), media (6-10 C), lunga (>10 C)

In natura esistono acidi grassi saturi (legami C-C semplici) ed insaturi (doppi legami
C=C) in cis (gli atomi di H associati ai C impegnati nel doppio legame giacciono
sullo stesso piano). La presenza di doppi legami influenza la temperatura di fusione
dell’acido grasso; a T ambiente, gli acidi grassi saturi sono solidi mentre quelli
insaturi sono liquidi.

Gli effetti sui livelli di colesterolo e sul


funzionamento di cuore e sistema immunitario
fanno degli acidi grassi saturi i “grassi cattivi” e di
quelli insaturi i “grassi buoni”.

A partire da olii vegetali (grassi insaturi), il


processo industriale di idrogenazione catalitica
produce acidi grassi saturi (solidi e meglio
conservati).Tuttavia, durante la procedura, alcuni
grassi restano insaturi divenendo isomeri in
trans potenzialmente dannosi.
Gli acidi grassi dell’alimentazione
Noi introduciamo acidi grassi in forma di trigliceridi (o triacilgliceroli), esteri di
glicerolo e acidi grassi.

Nell’intestino, le lipasi degradano i trigliceridi in glicerolo e acidi grassi che


passano nella mucosa intestinale dove sono riesterificati in trigliceridi ed
incorporati nei chilomicroni (insieme a colesterolo e poche proteine) per potere
circolare nel sangue. Nei capillari, una lipasi idrolizza i trigliceridi e gli acidi
grassi possono entrare nel tessuto muscolare (dove vengono degradati a scopo
energetico) o nel tessuto adiposo (dove vengono conservati).
Gli acidi grassi del tessuto adiposo
Glucagone
adrenalina
In condizioni basali, la proteina
perilipina circonda la superficie delle
gocce lipidiche negli adipociti e
favorisce la conservazione dei
trigliceridi.

Dietro stimolo del glucagone (secreto


dal pancreas a causa di una bassa
glicemia) o dell’adrenalina (stimolo del
SNC), la proteina chinasi A (PKA)
fosforila la perilipina ed una lipasi
ormone sensibile che può trasferirsi
sulla superficie delle gocce lipidiche
dove inizia a idrolizzare i trigliceridi in
acidi grassi liberi e glicerolo. Gli acidi
grassi diffondono nel sangue dove si
legano all’albumina; in questa forma
raggiungono i tessuti dove saranno
degradati (tranne cervello perché non
superano la barriera encefalica).
Gli acidi grassi entrano anche nella composizione dei fosfolipidi
delle membrane biologiche
Nei fosfolipidi, una molecola di glicerolo ha 2 gruppi ossidrilici impegnati con acidi
grassi (regione idrofobica) e il terzo gruppo ossidrilico impegnato con un gruppo
fosfato a sua volta legato ad una molecola di colina, serina, valina, inositolo o
etanolamina (testa polare).

Fosfatidilcolina (lecitina)

glicerolo
Dal citoplasma allo spazio intermembrana
Gli acidi grassi a catena corta/media diffondono attraverso le membrane
cellulari ed arrivano nella matrice mitocondriale dove saranno degradati.
Gli acidi grassi a catena lunga si fermano nel citosol; qui una acil-CoA sintasi li
lega al CoA (idrolisi di ATP) e diventano acil-CoA (acile=residuo di acido
grasso).
La acil-CoA sintasi catalizza una
reazione che richiede idrolisi di ATP ed
avviene in 2 tappe:

1 tappa:, si forma un acil-adenilato e


pirofosfato inorganico (PPi);

2 tappa: si forma l’acil-CoA e il PPi è


idrolizzato in 2Pi dalla pirofosfatasi
inorganica (reazione esoergonica che
sposta l’equilibrio della reazione verso
destra).

Gli Acil-CoA superano la membrana mitocondriale esterna e raggiungono lo


spazio intermembrana.
Dallo spazio intermembrana alla matrice mitocondriale
Nello spazio intermembrana, una
transferasi (CAT I) trasferisce l’acile
dell’Acil-CoA sulla carnitina e si forma
l’Acil-carnitina. La carnitina è un acido
carbossilico sintetizzato (a livello epatico e
renale) da metionina e lisina.
E’ importante legare l’acile alla carnitina
perché la membrana mitocondriale interna
possiede un trasportatore che riconosce
la carnitina e trasporta l’acil-carnitina nella
matrice.

Nella matrice mitocondriale,


un’altra trasferasi (CAT II)
ritrasferisce l’acile sul CoA
(liberando la carnitina che
ritorna nella spazio
intermembrana).
Nella matrice mitocondriale (b-ossidazione)
La b-ossidazione degli acidi grassi (si rompe il legame tra il C in  e quello in b) è una
via metabolica ciclica (1 ciclo= 4 reazioni irreversibili catalizzate da 4 enzimi diversi) che
si arresta quando tutto l’acile viene trasformato in Acetil-CoA. In ogni ciclo, si formano 1
Acetil-CoA (infatti la catena acilica si accorcia di 2 C),1 FADH2, 1 NADH.
Il numero di cicli: n C dell’acile/2 -1.
1.Ossidazione con formazione di un doppio
legame (trans) e riduzione del FAD a FADH2
2.Idratazione del doppio legame dell’acido
grasso insaturo.
3.Ossidazione che trasforma il gruppo -OH
in un gruppo carbonilico e riduzione del NAD a
NADH
4.Tiolisi (in presenza di una molecola di CoA)
con formazione di 1 acil-CoA con una catena
accorciata di 2 C e 1 Acetil-CoA.
La demolizione di 1 molecola di acido palmitico (16
C, saturo, presente in tutti i grassi vegetali ed
animali) richiede 7 cicli.

Un eccesso di NADH rallenta la degradazione


perché inibisce l’enzima che catalizza la 3 tappa.
La produzione di Acetil-CoA
dalle proteine
Le proteine (alimentari e cellulari) sono idrolizzate da specifiche proteasi e gli AA
possono essere sono utilizzati per la sintesi di nuove proteine e molecole non
proteiche oppure, dopo perdita del gruppo amminico, per la sintesi di Acetil-CoA
(AA chetogenici) e intermedi del ciclo di Krebs (AA glucogenici).

Le proteine cellulari (del


muscolo) sono fonte
energetica in caso di
sforzi in anaerobiosi,
carboidrati non
disponibili (o diabete),
digiuno prolungato.
Il Ciclo di Krebs
Il ciclo di Krebs (Nobèl per la
Medicina nel 1953) avviene nella
1
matrice mitocondriale di tutte le
cellule in condizioni di aerobiosi,
2 quando cioè i coenzimi ridotti NADH
e FADH2 possono essere riossidati
CO2 dalla catena di trasporto.
8 3

7 4 Il ciclo di Krebs (8 reazioni)


produce:
6 2 CO2 (dall’acetile dell’Acetil-CoA)
5 3 NADH
1 FADH2
1 GTP, guanosintrifosfato
(trasformato in ATP)
Le reazioni del ciclo di Krebs

La prima reazione: la citrato sintasi catalizza


la condensazione tra Ossalacetato ed Acetil-
CoA con formazione di citrato e liberazione di
CoA.
citrato

La seconda reazione: l’aconitasi


catalizza l’isomerizzazione del citrato in
isocitrato.

La terza reazione: l’isocitrato deidrogenasi


catalizza la decarbossilazione ossidativa
dell’isocitrato ad -chetoglutarato con
formazione di NADH e CO2.

La quarta reazione: il complesso dell’ -


chetoglutarato deidrogenasi (analogo della
CO2 PDH) catalizza la decarbossilazione ossidativa
Complesso dell’-
chetoglutarato
dell’ -chetoglutarato in succinil-CoA (composto
deidrogenasi ad alta energia) con formazione di NADH e
CO2.
La quinta reazione: la Succinil-CoA sintetasi catalizza
l’idrolisi del legame tioestere del Succinil-CoA e
utilizza l’energia per fosforilare il GDP a GTP
(reazione di fosforilazione a livello del substrato). Una
chinasi trasferisce 1 gruppo fosfato del GTP all’ADP e
succinato
si ottiene ATP.

La sesta reazione: la succinato deidrogenasi catalizza


l’ossidazione del succinato a fumarato con formazione di
FADH2.
Questo è l’unico enzima del ciclo di Krebs legato alla
membrana mitocondriale interna dove rappresenta il
complesso II della catena di trasporto degli elettroni.

La settima reazione: la fumarato idratasi


catalizza l’idratazione del fumarato in malato.

malato

L’ ottava reazione: la malato deidrogenasi


catalizza l’ossidazione del malato ad
ossalacetato con formazione di NADH.
Lo stesso enzima catalizza la reazione inversa
ossalacetato
nella glucogenesi da piruvato (vedi Parte II).
IL CICLO DI KREBS E ’ ANFIBOLICO

Nel ciclo di Krebs avviene il catabolismo finale di zuccheri, grassi e proteine,


ma alcuni intermedi del ciclo sono utilizzati per la sintesi di molecole
diverse. Per questo motivo, il ciclo di Krebs è anfibolico.

L’ α-chetoglutarato entra nel ciclo dell’urèa.


Il succinil-CoA partecipa alla sintesi dell’eme.
Il fumarato e l’ossalacetato danno origine all’aspartato da cui derivano altri
AA (asparagina, treonina) e i nucleotidi pirimidinici.
L’ossalacetato per decarbossilazione produce il fosfoenolpiruvato (PEP),
composto chiave nella glucogenesi e nella sintesi di alcuni AA (serina,
glicina,cisteina).
Il citrato, nel citoplasma, viene scisso in ossalacetato e acetil-CoA che può
essere utilizzato nella sintesi degli acidi grassi e degli steroidi.
Gli enzimi chiave del ciclo di Krebs sono la citrato sintasi,
l’isocitrato deidrogenasi e l’-chetoglutarato deidrogenasi.

Enzima Regolazione
1 reazione La disponibilità dei substrati Acetil-CoA e ossalacetato
Citrato sintasi determina la velocità

Inibito competitivamente da eccesso di prodotto citrato

Inibito allostericamente da ATP e NADH, attivato


allostericamente da ADP
3 reazione Inibito allostericamente da ATP, attivato allostericamente
Isocitrato da ADP
deidrogenasi
4 reazione Inibito allostericamente da ATP e succinil-CoA; attivato
l’-chetoglutarato allostericamente da AMP
deidrogenasi
L’ossalacetato viene fornito al ciclo dalle “reazioni anaplerotiche”

Nel diabete e durante il digiuno prolungato, l’ossalacetato epatico


è utilizzato per la sintesi del glucosio. L’Acetil-CoA in eccesso
rispetto alla capacità del ciclo di Krebs viene enzimaticamente
trasformato in corpi chetonici (acetoacetil-CoA, acetoacetato,
acetone, 3-idrossibutirrato) che sono trasportati a cervello, cuore
e muscolo come molecole energetiche. Un eccesso di corpi
chetonici nel plasma (chetòsi) causa acidòsi.
Catena respiratoria
e
fosforilazione ossidativa
(la respirazione mitocondriale
in aerobiosi)
Un uomo a riposo consuma circa 40 Kg di ATP/giorno

La sintesi di ATP è affidata a 2 strategie:

Fosforilazione ossidativa

Idrolisi di composti fosforilati ad alta energia con


trasferimento del Pi all’ADP
(esempi: reazioni 7 e 10 della glicolisi; idrolisi della
fosfocreatina)
La fosfocreatina, la scorta energetica delle cellule muscolari
Il nostro organismo ottiene creatina (un piccolo composto azotato, NON un peptide)
mediante
1) la sintesi a partire da 3 AA (arginina, glicina e metionina)
2) l’alimentazione
Nelle cellule muscolari (contengono il 95% di creatina), la creatina presente nello
spazio intermembrana dei mitocondri è fosforilata da una creatina chinasi (con
idrolisi di ATP). La fosfocreatina passa nel citoplasma dove un’altra creatina chinasi
catalizza l’idrolisi del legame N-fosforico “ad alta energia”, con trasferimento del Pi
all’ADP e formazione di ATP (la creatina ritorna nello spazio intermembrana per
essere rifosforilata).

Dalla creatina, per perdita spontanea di


una molecola d’acqua, deriva la
creatinina (una molecola biologicamente
inattiva). La creatinina è eliminata con le
urine; una concentrazione elevata di
creatinina nel plasma è indice di danno
renale.
La catena respiratoria:

1) accetta gli elettroni/protoni portati da FADH2 e NADH con un


duplice vantaggio: i cofattori si riossidano e si creano le
condizioni affinchè si possa sintetizzare ATP (fosforilazione
ossidativa)

2) produce calore necessario al mantenimento della temperatura


corporea

3) genera acqua per i processi metabolici


Nella membrana mitocondriale interna, la catena respiratoria è
costituita da:

4 grandi proteine enzimatiche integrali di membrana (complessi I,


II, III e IV)

1 piccola proteina periferica (citocromo c) capace di spostarsi dal


complesso III al complesso IV

1 molecola non proteica e lipofilica (coenzima Q) liberamente


diffusibile nella membrana
kDa Centro redox Inibitore del
(subunità) flusso di e-
Complesso I: 700-800 1 FMN, 2 Fe2S2, 4-5 Fe4S4 Rotenone
NADH deidrogenasi (> 30) (insetticida)
Complesso II: 125 1 FAD, 1 Fe2S2, 1 Fe4S4, 1
succinato deidrogenasi (4-6) Fe3S4, 1 eme b
(6 reazione ciclo Krebs)
Complesso III: 400 2 Fe2S2, 2 eme b, 1 eme c Antimicina A
citocromo reduttasi (11) (antibiotico
da colture di
streptomiceti)
Complesso IV: 200 2 centri Cu, 2 eme a CO, cianuro
citocromo c ossidasi (8-13)
Citocromo c 12 (1) Eme c

Il Coenzima Q10 (10 unità


isoprenoidi) ossidato (ubichinone)
contiene 2 gruppi carbonilici che
possono essere ridotti a gruppi
alcolici (ubichinolo) accettando 2
elettroni e 2 protoni.
-0,315
TUTTI I COMPONENTI DELLA
CATENA RESPIRATORIA
CONTENGONO CENTRI REDOX Complesso I
CAPACI DI ACCETTARE ELETTRONI

Complesso II
I centri redox della catena respiratoria sono
disposti in ordine di potenziale redox
crescente, da specie più negative a specie Complesso III
più positive con una maggiore tendenza ad
acquistare elettroni (quindi, ridursi).

Questo garantisce che il flusso di elettroni


sia spontaneo (evento esoergonico).
Complesso
IV

+ 0,81
+2 H+/2 e-
Forma ossidata Forma ridotta
Nei centri Fe-S, lo ione ferro è legato
covalentemente alla proteina
attraverso residui di Cisteina

Eme b Eme c

Eme a

Questi gruppi Eme sono legati alla proteina Questo gruppo Eme è
non covalentemente legato covalentemente
alla proteina attraverso
2 residui di cisteina
I centri Fe-S ed il gruppo eme accettano 1 elettrone
(da Fe2+ ferroso a Fe3+ ferrico).
NADH

FADH
FADH 2 2

NADH (“entra” a livello del complesso I) e FADH2 (“entra” a livello del


complesso II) cedono alla catena respiratoria gli elettroni e i protoni che hanno
sottratto ai substrati ossidati nel catabolismo e si riossidano.
Gli elettroni fluiscono attraverso i complessi fino all’O2 che diventa H2O
(riduzione tetravalente); per ogni coppia di elettroni, i complessi I, III e IV
trasportano, rispettivamente, 4, 4 e 2 protoni verso lo spazio intermembrana.
Teoria chemiosmotica (P. Mitchell, Nobèl per la Chimica nel 1978): Il flusso di elettroni
attraverso i complessi della catena respiratoria è accompagnato da uno spostamento
di protoni verso lo spazio intermembrana: quindi tra i due lati della membrana, si
stabilisce una differenza di potenziale chimico (interno è alcalìno) e una differenza di
potenziale elettrico (interno è negativo) che creano la forza motrice protonica utilizzata
dalla ATP sintasi per la sintesi di ATP.

FADH2
L’ATP sintasi (~400 kDa) è matrice
costituita da :

F1 (nella matrice) che catalizza


la sintesi dell’ATP;

Fo (nella membrana Matrice


mitocondriale interna)
responsabile del transito dei
protoni (o: oligomicina, inibitore
dell’attività della sintasi).
citoplasma
Spazio intermembrana

In mitocondri integri, solo l'ATP sintasi consente il rientro dei protoni nella
matrice poiché la membrana mitocondriale interna è impermeabile ad essi.
In Fo, la subunità “a” possiede 2 semicanali per il
transito dei protoni; in ciascuna delle 12 subunità “c”
c’è un residuo di acido aspartico deprotonato.
Quando 1 protone dallo spazio intermembrana entra
nel semicanale della subunità “a” neutralizza l’Asp
rendendolo lipofilo,cioè in grado di interagire con la
membrana e questo fa ruotare Fo; questa rotazione
fa esporre l’Asp successivo all’ambiente idrofilo e ne
induce la perdita di 1 protone che passa nel
semicanale che lo porta in matrice.

La rotazione di Fo imprime una rotazione di 120°


alla subunità g che, essendo in contatto con le
subunità b, le costringe a cambiare conformazione.
Le 3 subunità b assumono a turno 3 conformazioni;
b-ATP (alta affinità per ATP), b-ADP (alta affinità per
ADP e Pi) e b-vuoto (bassa affinità per nucleotidi).
Con una rotazione completa di 360° (passaggio di 3
protoni) si producono 3 ATP.
L’ingresso dei substrati (ADP e
fosfato) e l’uscita del prodotto
(ATP)

Un trasportatore sulla membrana mit.


Interna fa entrare ADP in scambio con
l’ATP sintetizzato nella matrice.

Un altro trasportatore fa entrare il


gruppo fosfato insieme ad un protone.

Ad alte [ADP] nella matrice, aumenta l’attività della ATP sintasi che “consuma”
più protoni; per mantenere il gradiente, la catena di trasporto deve trasportare
più protoni nello spazio intermembrana, e per farlo deve ossidare più
rapidamente NADH e FADH2.
Un poco di numeri……
Da 1 mole di NADH si sintetizzano circa 2 molecole di ATP. Vediamo perché.

ΔG = - n F ΔE

n, gli elettroni trasferiti


F, Faraday, per 1 mole di elettroni è pari a 23 kcal
DE, differenza di potenziale elettrico tra NADH e O2 : 0.81-(-0.315) = 1,125 V

ΔG = - 2 ( 23) (1,125) = - 51,75 kcal che equivalgono a - 220 kJ

Circa il 70% di questa energia diventa calore e serve per pompare i protoni
fuori dalla matrice e per far rientrare i protoni; solo il 30% (66 kJ) è utilizzato per
la sintesi di ATP che richiede 30,5 kJ/mol. Ne deriva che si sintetizzano circa 2
molecole di ATP da 1 mole di NADH.

Da 1 mole di FADH2 si ottiene energia pari a circa 160 kJ (il FADH2 entra nella
catena ad un livello più basso rispetto al NADH) e si sintetizzano circa 1,5
molecole di ATP.
Disaccoppiamento tra trasporto degli elettroni (catena
respiratoria) e sintesi dell’ATP (fosforilazione ossidativa)
In vitro, la catena respiratoria può essere “disaccoppiata” dalla fosforilazione
ossidativa utilizzando acidi deboli idrofobici (come il 2,4-dinitrofenolo) che
hanno la capacità di diffondere attraverso la membrana mitocondriale interna
e di “scaricare” il gradiente protonico che è alla base del funzionamento della
ATP sintasi: la sintesi dell’ATP è inibita ma non la catena respiratoria che
produce acqua e calore.

In vivo, il disaccoppiamento tra trasporto degli elettroni e sintesi dell’ATP


avviene nei mammiferi cuccioli (anche umani) ed in quelli adulti letargici (è
compatibile con la vita grazie a 2 ATP prodotte durante la glicolisi). Questi
organismi possiedono in abbondanza tessuto adiposo bruno ricco di
mitocondri la cui membrana interna contiene una proteina (termogenina,
UCP1) che ha la capacità di formare un canale attraverso cui i protoni
possono rientrare nella matrice mitocondriale. Il freddo (con la mediazione
della noradrenalina) favorisce l’apertura dei canali; anche gli ormoni tiroidei T3
e T4 giocano un ruolo nel favorire la termogenesi da disaccoppiamento tra
catena respiratoria e fosforilazione ossidativa.
Nella MATRICE MITOCONDRIALE, il ciclo di Krebs e la b-
ossidazione degli acidi grassi producono NADH e FADH2

NADH è prodotto ANCHE NEL CITOPLASMA !

il NADH citoplasmatico “entra” nella catena


respiratoria grazie a sistemi navetta.
Cuore, reni, fegato: la navetta del malato-aspartato

Aspartato aminotransferasi
la navetta del
malato-aspartato è
Malato DH
resa possibile dalle
forme citoplasmatica
e mitocondriale
della malato
deidrogenasi e della
Malato DH
aspartato
aminotrasferasi
Aspartato aminotransferasi

La malato deidrogenasi citosolica, grazie al NADH, riduce l’ossalacetato a


malato che entra nella matrice. La malato deidrogenasi mitocondriale riforma
ossalacetato con produzione di NADH; la aspartato aminotrasferasi
mitocondriale trasforma l’ossalacetato in aspartato che entra nel citosol dove la
transaminasi citosolica completa la navetta con la sintesi di ossalacetato.
Muscolo scheletrico,cervello: la navetta del glicerolo-3-fosfato

la navetta del glicerolo-3-


fosfato è resa possibile
dalle forme citoplasmatica e
mitocondriale della glicerolo
3-fosfato deidrogenasi.

La glicerolo-3-fosfato deidrogenasi citosolica, grazie al NADH, riduce il


diidrossiacetone fosfato in glicerolo-3-fosfato. La glicerolo-3-fosfato
deidrogenasi mitocondriale riossida il glicerolo-3-fosfato a diidrossiacetone
fosfato a spese del FAD che è ridotto a FADH2 il quale entra nella catena
respiratoria a livello del coenzima Q.

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