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LA PRODUTTIVITA’

Testo consigliato per l’argomento Odum & Barrett;


Bullini, Pignatti & Virzo De Santo

Arena Carmen aa. 2015-2016


Processi negli ecosistemi

•Fotosintesi e chemiosintesi = processi attraverso cui


l’energia viene acquisita dai sistemi biologici;

•Respirazione aerobia e Respirazione anaerobia liberano


energia come ATP e dissipano piccole quantità di calore;

•Fermentazione ha come risultato l’ossidazione di composti


organici;

•Decomposizione rappresenta la degradazione della materia


organica morta
Respirazione

Respirazione aerobia: alla fine della catena di trasporto degli


elettroni c’è l’ossigeno accettore

Respirazione anaerobia: alla fine della catena di trasporto degli


elettroni ci sono sostanze inorganiche quali accettori

Fermentazione

processo anaerobico in cui gli accettori di idrogeno sono


sostanze organiche
L’attività fotosintetica e chemiosintetica è dovuta agli
organismi autotrofi

CHEMIOAUTOTROFI

FOTOAUTOTROFI
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI TERRESTRI

i principali produttori primari


sono rappresentati dalle piante
vascolari

un contributo meno
importante è quello dato
dalle briofite …

… dalle alghe e dai


cianobatteri del suolo
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

Negli ambienti acquatici le piante vascolari sono poche,


mentre prevalgono le alghe rosse, verdi e brune, i
cianobatteri ed i batteri

La produttività degli
oceani è in gran parte
sostenuta dal plancton
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

Da 0-200 m in
ZONA EUFOTICA
acque limpidissime

Da 200-1500
ZONA BATIALE
m luce scarsa

Da 1500-10.000
ZONA ABISSALE oscurità

In ambiente acquatico la LUCE limita la fotosintesi


LA ZONA EUFOTICA DEGLI AMBIENTI ACQUATICI

Nella zona eufotica la produzione di materia organica prodotta per


fotosintesi supera il consumo di materia organica per respirazione

Il limite inferiore della zona eufotica è definito livello di


compensazione

LIVELLO DI COMPENSAZIONE : FOTOSINTESI = RESPIRAZIONE


I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

Già a 20 m di profondità arriva solo il 5-10% della radiazione


incidente sulla superficie dell’acqua

In acqua le radiazioni rosse vengono


assorbite, quelle blu vengono diffratte
mentre la luce verde penetra a maggiore
profondità
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

La Posidonia oceanica è una pianta evoluta facente parte della


famiglia delle Fanerogame

forma estese praterie ed è strettamente condizionata dalla


presenza della luce

Nel mare le praterie di Posidonia


sono ecosistemi ad elevata
biodiversità e produttività;

Posidonia è di grande importanza


nella catena del detrito
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

Ruppia Phyllospadix

Alcune piante superiori

Posidonia
Cimodocea
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

Le alghe verdi

L’alga verde Ulva, vive in acque superficiali, ha pigmenti simili alle


piante superiori ed utilizza luce blu e rossa

Le alghe brune

L’alga bruna Sargassum può arrivare ad avere una biomassa di 5


tonnellate per miglio quadrato di superficie
Essa vive in profondità fin dove penetra la luce per la fotosintesi
(fino a circa 200 m in acque trasparenti)

Le alghe rosse

L’alga rossa Porphyra che vive in acque profonde ha pigmenti che


permettono l’utilizzazione della luce verde
I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI
I cianobatteri : es. Anabaena

I cianobatteri colonizzano un gran numero di habitat


(mare, acque dolci, suolo)

posseggono clorofilla e producono ossigeno durante la


fotosintesi in modo simile alle alghe ed alle piante

Sono noti anche cianobatteri capaci di effettuare una


fotosintesi anossigenica facoltativa

Il cianobatterio Anabaena riesce a fissare azoto atmosferico


I FOTOAUTOTROFI NEGLI AMBIENTI ACQUATICI

I batteri fotosintetici sono anaerobi obbligati

vivono in acque anossiche ben illuminate, al di sotto dello strato di


cianobatteri e alghe ed in acque anossiche molto profonde con poca
disponibilità di luce

Esistono batteri fotosintetici verdi e purpurei che si differenziano


per il tipo di clorofilla e per i pigmenti accessori presenti

Batteri fotosintetici purpurei


BATTERI CHEMIOAUTOTROFI

Una piccola frazione della produttività primaria è legata,


all’attività dei batteri chemioautotrofi

I principali batteri chemioautotrofi sono i batteri nitrificanti


(importanti per la fissazione dell'azoto atmosferico), i
ferrobatteri, i metanobatteri e gli idrogenobatteri
LA PRODUTTIVITA’ PRIMARIA

La produttività primaria di un ecosistema è la velocità alla


quale l’energia viene trasformata in sostanza organica

l’energia radiante viene


Organismi fotoautotrofi
trasformata dall’attività
(piante, alghe, cianobatteri)
fotosintetica in sostanza organica

l’energia chimica viene trasformata


Organismi chemioautotrofi
dall’attività chemiosintetica in
(batteri nitrificanti)
sostanza organica
Produttività

- Produttività primaria, legata all’attività degli


autotrofi

- Produttività secondaria, legata all’attività degli


eterotrofi

- Produttività netta della comunità


LA PRODUTTIVITA’ PRIMARIA

Produttività velocità totale di fotosintesi


primaria lorda (fotosintesi + respirazione)

velocità alla quale la materia organica


Produttività prodotta viene immagazzinata meno
primaria netta quella utilizzata dal produttore per la
respirazione

La produttività è espressa come g di CO2 assorbita o di O2 prodotto o g


di peso secco ed è riferita all’unità di superficie e all’unità di tempo
Diagramma di flusso che mostra l’allocazione dell'energia ad
opera delle piante

I costi metabolici della


biosintesi rappresentano
energia perduta
attraverso la
respirazione

Energia non
disponibile per i livelli
trofici superiori
COSTI METABOLICI

In condizioni ottimali l’efficienza In condizioni naturali


con la quale l’energia solare l’efficienza di conversione
viene convertita in energia fotosintetica della luce è
chimica è pari al 28,6% ancora più bassa circa 10%

I costi della respirazione (25%) riducono ulteriormente la


produzione fotosintetica

solo il 4% della radiazione solare incidente è trasformata in


biomassa vegetale e se le condizioni ambientali non sono favorevoli
l’efficienza è ancora più bassa
LA PRODUTTIVITA’ SECONDARIA

Ovvero velocità di immagazzinamento dell’energia a


livello dei consumatori

la produttività secondaria NON può essere divisa in lorda


e netta (i consumatori utilizzano sostanze già sintetizzate
e le trasformano nei loro tessuti )

Il flusso totale di energia a livello degli eterotrofi, è


chiamato ASSIMILAZIONE
LA PRODUTTIVITA’ NETTA DELLA COMUNITA’

rappresenta la velocità di immagazzinamento della


materia organica non utilizzata dagli eterotrofi
durante un dato arco di tempo
PIANTE E PRODUTTIVITA’ PRIMARIA

La produttività primaria di un ecosistema dipende dalla


fitomassa e varia da un ecosistema all’altro in funzione:

radiazione solare,
stadi della precipitazioni e
successione temperatura
ecologica

produttività primaria

tipo di vegetazione
disponibilità di (erbacea, arbustiva o
nutrienti e CO2 arborea)
PRODUTTIVITÀ PRIMARIA NETTA NEGLI ECOSISTEMI TERRESTRI

I principali fattori che influiscono sulla produttività primaria di un ecosistema


terrestre sono le variazioni di temperatura e la disponibilità idrica

Nel deserto la mancanza d'acqua limita la fotosintesi. Nella tundra artica


o in alta montagna le basse temperature inibiscono la crescita delle piante.
In aperto oceano, la mancanza di nutrienti riduce la capacità di queste
aree di utilizzare l'abbondante quantità di luce e acqua.

Le foreste tropicali, le barriere coralline, e gli estuari presentano elevati


livelli di produttività perché hanno abbondanti rifornimenti di risorse

tundra deserto montagna Barriera corallina


LA PRODUTTIVITA’ NEGLI ECOSISTEMI
PRODUTTIVITA’ NEL MARE
Metodi di misura della Produttività primaria in
ambiente terrestre ed acquatico
Ambiente terrestre

Metodo del raccolto

La produzione per unità di peso e per unità di superficie


(PP) è data dalla differenza tra peso secco al tempo 1 e
peso secco al tempo 2 (DB); bisogna tener conto delle
perdite per morte dei tessuti (L) e delle perdite dovute
al consumo da parte degli erbivori (C)

PP = DB + L + C

Spesso la misura di produttività è sottostimata:


- la valutazione è quasi sempre fatta sulla biomassa epigea.
- il consumo da parte di erbivori e fitofagi spesso non viene
considerato.
Metodo del raccolto PP = DB + L + C

Scelta del sito ove si


vuole stimare la P

Quadrato di
Superficie nota da
applicare al suolo

Viene considerata la
biomassa vegetale presente
1200 all’interno di quadrati di
1000 superficie nota applicati al
suolo lasciando da parte
Biomass (g/m2)

800
tutto il resto
600

400
Nel sito di interesse si
200 possono monitorare le specie
presenti nell’arco del tempo
0
March April May June applicando di volta in volta il
leguminose graminacee Graminacee + leguminose
“quadrato di misura”
camera di assimilazione

Rappresentazione schematica di una camera di assimilazione


per la misura della fotosintesi su una singola pianta
Metodo aerodinamico

Consiste nel rilevare, con specifici strumenti, dati microclimatici e


concentrazione di CO2 nell'aria all'interno e al di sopra una comunità vegetale

Dai campionatori di aria, l'aria viene pompata negli analizzatori di gas


all'infrarosso, IRGA, situati in un laboratorio mobile da campo insieme agli
apparecchi di registrazione dei dati microclimatici
Misura della clorofilla
La produttività in ambiente terrestre ed acquatico può essere
stimata attraverso misure di clorofilla

Clorofilla velocità di fotosintesi

Lo schema mostra la quantità di clorofilla che ci si aspetta venga


prodotta per m2 in quattro tipi differenti di comunità
Telerilevamento Metodo utilizzato per stimare la produttività
satellitare in ambiente sia acquatico che terrestre

La radiazione solare raggiunge la


superficie del mare penetra negli
strati superficiali (Irradianza)
emissione di fluorescenza da parte
del fitoplancton

La radiazione emessa (Radianza)


viene misurata da uno
spettroradiometro posto su un
satellite che ritrasmette le
immagini a terra

Il trattamento delle immagini permette di stimare la


produzione primaria in modo sinottico in vasti tratti di mare
Telerilevamento satellitare

Le immagini da satellite possono essere

I radiometri misurano la radiazione


visibile cioè la luce riflessa dagli oggetti;
nel campo del visibile è ciò che l'occhio umano vedrebbe
dall'alto

Immagini disponibili di giorno e di notte.


La sorgente di radiazione è il calore
nell'infrarosso
emesso dai corpi. L'immagine è la
rappresentazione di diverse temperature

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