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LE PIANTE CARNIVORE

piante che mangiano animali

Istituto Tecnico Agrario Statale


G. Pastori - Brescia
Autore: Marco Oliosi
Di cosa parleremo…
• Perché piante carnivore? Dove vivono e
come sono diventate carnivore? L’habitat
tipico;
• Le piante proto-carnivore: carnivore a
metà!
• La fotosintesi e il concetto di
«carnivorosità»: perché essere carnivore;
• Tipi di trappole;
• Sistematica: ibridi, famiglie, generi,
cultivar;
• Riproduzione;
• La coltivazione e le condizioni ambientali;
• Malattie e parassiti;
• Carnivore in natura: fotografie.
Azienda agr. Novaflora: Il bancale delle piante madri di
Sarracenia in bocciolo
Perché «piante carnivore» ?
Sono impropriamente chiamate
carnivore, realisticamente esse si
nutrono soprattutto di insetti e quindi
dovrebbero essere definite
INSETTIVORE.
In effetti esiste un genere: Nepenthes
(ordine Nepenthales), che vanta oltre
150 specie, molte delle quali
traggono nutrimento anche da
vertebrati (piccoli mammiferi, rettili,
uccelli) caduti negli ascidi (le
trappole) che arrivano ad una
capacità fino a poco meno di 2 litri.
Foto 1: Nepenthes nebularum
a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu 3
Carnivore nel mondo
Foto 2:
Aldrovanda
vesiculosa,
estinta in Italia
Sono piante (oltre 600 specie) che hanno colonizzato tutto il
globo, ad eccezione dei deserti e dei poli. Si possono trovare
in zone tropicali e sub-tropicali, ma la maggior parte delle
specie conosciute sono originarie di zone temperate, anche
Foto 3: Pinguicula vulgaris
oltre i 2000 mt di altitudine. Foto 4: Utricularia vulgaris
In Italia ne esistono poco meno di una ventina di specie,
appartenenti ai generi Pinguiculae (Pinguicula), Droseraceae
(Drosera e Dionaea) e Utricularia.
Le piante carnivore temperate sono generalmente piante
erbacee perenni, con un ciclo vegetativo che comprende un
riposo invernale; le specie tropicali sono invece generalmente
a vegetazione persistente. Alcune specie sono annuali. 4
a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu
Evoluzione: breve premessa Tavole 5 e 6:
La pubblicazione di
Charles Darwin, il padre della teoria evolutiva, Darwin sulle piante
definiva la Dionaea muscipula «la pianta più insettivore, del 1875.
meravigliosa del mondo». Egli nel 1878, 16 A lato: la copertina
originale, in basso: uno
anni dopo la pubblicazione de «l’origine delle schizzo di suo pugno
specie», pubblica il suo studio (il primo vero che illustra la Drosera
rotundifolia
sulle carnivore) «the insectivorous plants».
Le carnivore sono paragonabili, dal punto di
vista vegetale, alle popolazioni di fringuelli
delle isole Galapagos, prese come esempio da
Darwin per enunciare la teoria evoluzionistica.
Sono piante che mangiano animali e per alcuni
oggi come in piena epoca vittoriana, è un fatto
quasi inimmaginabile; per tutti è sicuramente
una grande curiosità.
Evoluzione
Analisi genetiche e lo studio dei pochi frammenti fossili
ritrovati, fanno supporre che la loro evoluzione sia iniziata
intorno ai 45-50 milioni di anni fa. Tutte le carnivore sono
angiosperme ed è interessante notare come generi e specie
molto distanti (geneticamente parlando) si siano evolute in
modo simile (questo fenomeno è detto «convergenza
evolutiva»). Ma perché?
L’evoluzione non è altro che la risposta di una data specie,
che muta (si adatta) al mutare dell’ambiente.
Se l’ambiente cambia, si trasforma, le forme viventi si
trasformeranno con esso; diversamente, la pena è
l’estinzione.
Tavola 1: Archaeamphora
longicervia
6
a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu
Habitat -1 In generale gli ambienti adatti, sono luoghi
estremamente umidi, acidi, poveri di azoto e
altri minerali. l’habitat più comune è la
torbiera acida, a clima temperato, con acque
quasi stagnanti, terreni paludosi. Il substrato è
composto da torba bionda acida costituita da
materiali vegetali morti e indecomposti
(sfagno soprattutto). L’acidità impedisce
un’efficiente attività di degradazione della
sostanza organica da parte dei batteri, ciò
comporta la scarsità di elementi minerali. Per
vivere e prosperare in questi ambienti le
piante non possono fare affidamento sulla
Foto 5: torbiera alpina in quota
fertilità del terreno. Perciò, nel corso di milioni
di anni, si sono gradualmente trasformate allo
scopo di sfruttare ciò che in quegli ambienti è
più comune: gli insetti.
a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu 7
È un habitat naturale, con un ecosistema
La Torbiera acida all’apparenza semplice: piante pioniere che si
adattano alla scarsità di nutrienti e piccoli
animali. In torbiera vi sono condizioni bio-
chimiche particolari: terreni fradici e asfittici
(con poco ossigeno) e acidità elevata (pH 3-
4). Questo fa sì che l’attività dei batteri sia
molto limitata impedendo la
decomposizione di piante e animali morti. La
torba, costituita da questi residui organici,
presenta quindi un grado di decomposizione
molto basso e una significativa acidità.

Esistono 3 varietà di torba che differiscono


tra loro in funzione delle loro caratteristiche
fisico-chimiche: torbe bionde, molto acide e
quasi indecomposte; brune, mediamente
acide e parzialmente decomposte; nere,
poco acide o neutre e molto decomposte.
Foto 17: estrazione della torba in torbiera
Lo sfagno
La torba bionda acida che è presente nelle
torbiere alte (zone alpine, zone
continentali fredde come nord-Europa e
Canada) è detta «di sfagno».
Lo sfagno è una briofita (muschio), i muschi
sono vegetali primitivi che non possiedono
tessuti vascolari, l’acqua viene quindi
convogliata nella pianta per capillarità. Foto 18: lo sfagno
Lo sfagno è un muschio a fibra lunga, la
parte apicale continua a crescere e
svolgere fotosintesi mentre la parte basale
muore e, a causa della mancata
decomposizione, va a formare la massa di
torba.
La torba bionda acida di sfagno presenta
quindi un pH fra 2 e 4; sostanza organica
oltre il 90%; e bassissime quantità di
sostanze minerali (per esempio l’azoto
presente è inferiore allo 0,1%)
Foto 19: la torba bionda acida di sfagno
Le piante pioniere
Le piante che crescono in torbiera
sono considerate «pioniere» perché
vivono in terreni quasi sterili e privi di
ossigeno, saturi d’acqua.
Fra queste, le piante carnivore sono le
più specializzate perché si sono
arrangiate a sopravvivere in un modo
completamente nuovo per un
vegetale.
Si sono modificate strutturalmente per
acquisire in altro modo quelle
sostanze minerali (azoto, fosforo,
potassio, ecc.) altrimenti non presenti.
Foto 20: Drosera anglica in habitat
Adattarsi per sopravvivere
Tutte le carnivore catturano
insetti grazie a organi particolari,
le trappole, che si sono originate Foto 6: ascidi di
dalla trasformazione di strutture Sarracenia
preesistenti (foglie, radici, Foto 7, sotto:
ghiandole). foglia di Drosera
Le trappole più comuni, quelle a Per una pianta carnivora
sacco (ascidio) e adesive (a
colla) derivano le prime dalla non è sufficiente saper
modifica della foglia che si è catturare un insetto, deve
richiusa e saldata a formare
appunto una sorta di sacco, le anche digerirlo. Per far ciò
seconde dalla trasformazione ulteriori adattamenti dei
dei peli fogliari che hanno tessuti permettono
acquisito la capacità di produrre
un nettare vischioso atto a l’assorbimento delle
trattenere la preda. sostanze di cui è fatta la
preda.
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Definizione di pianta carnivora
Ma cos’è una pianta carnivora, come possiamo definirla rispetto alle altre
centinaia di migliaia di specie vegetali che popolano il globo?
Una pianta è definita carnivora quando è in grado di fare tre cose:
ATTIRARE la preda; CATTURARLA, DIGERIRLA per trarne nutrimento.

Foto 9: catturare

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Foto 8: attirare Foto 10: digerire
Cosa «mangia» una pianta carnivora? Foto 22: utriculi

La digestione avviene per mezzo di enzimi


digestivi che «sciolgono» i tessuti interni
dell’insetto dando luogo a sostanze
semplici come amminoacidi e sali
minerali le quali vengono assorbite
attraverso strutture derivanti da stomi
modificati. Foto 21: Utricularia in fiore
Le radici, dal punto di vista nutrizionale,
perdono la loro importanza primaria,
diventando necessarie solo per
l’assorbimento idrico e per la funzione di
sostegno e ancoraggio al suolo.

Alcuni generi di carnivore, Utricularia e Genlisea,


presentano le trappole sulle radici (trappole ad utriculo Foto 23: Genlisea
e a nassa). Foto 24: trappola a
nassa
Le piante proto-carnivore
Habitat ed esseri viventi sono in continuo
cambiamento. Esistono piante che pur non essendo
completamente carnivore, ne presentano alcune
caratteristiche. Il loro livello evolutivo intermedio, ci
permette di intuire una loro trasformazione
strutturale completa (in tempi brevi dal punto di vista
evolutivo). Esse sono le piante proto-carnivore.
Foto 11: Plumbago
Alcune sono in grado di attirare e catturare ma non di
digerire, altre catturano o digeriscono soltanto,
alcune hanno già l’aspetto di una pianta carnivora,
altre sono insospettabili.
Ne esistono moltissime ma prenderemo solo 2
esempi emblematici: la prima assolutamente
insospettabile, l’altra assolutamente indiziata:
Esse sono: Plumbago auriculata e Roridula gorgonias
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Foto 12: Roridula gorgonias
Le piante proto-carnivore: La Plumbago
L’insospettabile
Plumbago (fam. Plumbaginaceae) è un
bellissimo arbusto dai fiorellini azzurri
comunissimo nei nostri giardini, esso presenta
dei peli appiccicosi che ricoprono le strutture
sub-fiorali e che sono in grado di invischiare
insetti di piccole dimensioni. Per la pianta
questa è una forma di difesa dai parassiti.
Essa è in grado di catturare insetti ma non di
trarne nutrimento. Si ipotizza che in futuro
possa diventare una carnivora completa, non
appena sarà in grado di produrre enzimi atti
alla digestione delle prede.
Foto 13 e 14: Plumbago auriculata
a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu 15
Le piante proto-carnivore: Roridula
L’indiziata (e i suoi complici):
Roridula gorgonias (fam. Roridulaceae) è un arbusto perenne sudafricano
che sembra a tutti gli effetti una pianta carnivora: presenta grosse gocce
di colla vischiosa su tutte le superfici compresi i fiori. Essa può solo
attirare e catturare gli insetti ma non è in grado di digerirli. Per farlo si
serve di un altro insetto, la Pameridea (Pameridea roridulae) un emittero
(parente di afidi e cocciniglie) che vive in simbiosi con la pianta stessa.
Foto 15 e 16: Roridula gorgonias e
Questo è un perfetto esempio di SIMBIOSI.
Pameridea roridulae con preda
Gli insetti catturati vengono mangiati da Pameridea, la pianta assorbe le
feci (già digerite) dell’insetto nutrendosi a sua volta.
Ma come fa la Pameridea a non restare invischiata nella colla della pianta?
Essa si è evoluta producendo una sostanza grassa che ne avvolge le zampe
e il corpo e che impedisce alla colla di fare presa su di essa, l’insetto può
cosi scorrazzare liberamente lungo la pianta pasteggiando con gli insetti
che essa cattura.
Questa simbiosi è specializzata a tal punto che la pianta non
sopravviverebbe senza insetto e viceversa.
16
a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu
Foto 25: Sarracenia
Fotosintesi e Concetto di «carnivorosità» -1 oreophila è
originaria di zone
Le piante usano le foglie per intercettare la luce del collinari-montane di
Sole allo scopo di svolgere la fotosintesi Georgia, Alabama,
clorofilliana, questo processo bio-chimico serve per Nord Carolina. Nel
periodo autunno-
la produzione di zuccheri necessari al invernale produce
sostentamento energetico delle piante. esclusivamente
Le piante carnivore vivono generalmente in luoghi fillodi allo scopo di
aumentare l’attività
caldi (almeno in estate), soleggiati e umidi ma non fotosintetica. Cosi
sono in grado di svolgere efficientemente la facendo acquisisce
un surplus
fotosintesi perché le loro foglie hanno subito energetico
sostanziali modifiche strutturali. alternativo, perché
Il problema è che anch’esse necessitano di zuccheri vivendo a quote
elevate, la stagione
(che in parte comunque recuperano dalla digestione favorevole alla
delle prede). La soluzione è fare fotosintesi non cattura degli insetti
quando la luce è più intensa (per esempio in piena è limitata solo al
periodo estivo.
estate), bensì quando l’insolazione è più debole
ossia nelle epoche stagionali a ridosso dell’inverno Fillodi di S. oreophila
(autunno e inizio primavera). a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu 17
Fotosintesi e Concetto di «carnivorosità» -2
Foto 26: In questo periodo molte carnivore producono solo
Dionaea
muscipula con foglie, spesso trappole non formate (fillodi), allo
trappole in scopo di essere più efficienti in termini di
grado di fotosintesi.
muoversi, è
una carnivora nelle piante «classiche» più luce c’è, migliore è la
estremamente fotosintesi (fino ad un limite fisiologico), le
specializzata carnivore invece fanno il contrario. Alla luce di
questo, il concetto di carnivorosità ci permette
anche di conoscere il grado carnivoro delle piante,
ossia quanto sia efficiente una pianta carnivora
Foto 27:
Drosophyllum comportandosi come tale rispetto ad un’ altra: più
lusitanicum una pianta investe energie per la cattura di prede,
con trappole meno è efficiente fotosinteticamente parlando.
a colla
statiche Quindi una Dionaea con trappola in movimento è
più carnivora di Drosofillo con trappole adesive
statiche.
Le carnivore presentano 5 tipi ben distinti di trappole, Tipi di trappole -1
molti generi distanti fra loro presentano strutture simili
(convergenza evolutiva)

Trappole
ad ascidio
Foto 28:
S. purpurea Trappole a colla
Foto 29: Foto 30 (in alto a sin.):
Helyamphora Pinguicula ehlersiae; foto 31 (a
sin.): Drosera callistos; foto 32
in alto: Drosera regia
Trappola a scatto
Foto 33 e 35:
Tipi di trappole -2
Dionaea muscipula

Trappola a scatto
foto 34: Aldrovanda vesiculosa
Tipi di trappole -3

Trappola ad
aspirazione
(utriculo)
Foto 36 e 37:
Utricularia Trappola a
longifolia
nassa
Foto 38, sopra:
Genlisea
Foto 39:
G. glandulosissima
Sistematica delle Sono tutte piante angiosperme cioè in grado di riprodursi per
mezzo di fiori, rappresentano 12 famiglie e 18 (forse 19)
carnivore generi diversi, con oltre 600 specie.
All’interno di alcuni generi è possibile incrociare specie diverse allo scopo di originare degli ibridi come per
esempio nelle Sarracenie. Alcune Sarracenie ibride naturali sono state rinvenute in luoghi dove popolazioni di
specie diverse si sovrappongono.

X =
Foto 40: S. flava – foto 41: S. leuchophylla – foto 42 S. X moorei

IBRIDO: S. flava X S. leucophylla = S. X moorei


Alcune Famiglie e Generi…
Le famiglie e generi più conosciuti e coltivati
sono: Sarraceniaceae (nei generi Sarracenia,
Darlingtonia, Heliamphora), Droseraceae (gen.
Dionaea e drosere), Nepenthaceae (tutte le
Nepenthes), Lentibulariaceae (gen.
Pinguicula, Utricularia e Genlisea).
Altri generi non meno importanti sono:
Drosophyllum, Cephalotus, Roridula,
Aldrovanda, Brocchinia; sul pianeta sono
Foto 61, da sinistra: Brocchinia, Drosera complessivamente presenti 18 generi
binata, Nepenthes sanguinea.
raggruppati in 11 famiglie.
Molte carnivore sono spesso selezionate dall’uomo all’interno di un’unica specie
(come per esempio avviene per le razze canine); sono esemplari riprodotti per via
Le
agamica allo scopo di fissare una determinata caratteristica di quella pianta. cultivar
L’esempio più lampante è quello di Dionaea muscipula, che come
specie possiede un determinato pool genetico (genotipo) all’interno
del DNA, dove alcuni geni che determinano precise caratteristiche
fisiche (fenotipo) possono o meno manifestarsi.
Nelle foto alcune cultivar di Dionaea a fine inverno Avremo quindi dionaee
anche molto diverse fra
loro, il nome del cultivar è
deciso dal selezionatore
dopo attenta analisi
dell’organismo
internazionale preposto
allo scopo di escludere
eventuali somiglianze con
altri cultivar già registrati.
LA riproduzione delle piante carnivore
• La riproduzione può
effettuarsi secondo 2 vie:
1- Sessuale (o gamica), con
l’intervento dei gameti
femminile e maschile
Foto 55: fiore di Sarracenia flava durante la fioritura, e la
conseguente produzione di
semi;
2- assessuata (o agamica),
che può essere naturale o
Foto 57: fiore di Heliamphora artificiale, secondo diversi
aspetti: per divisione, talea,
Foto 56: semi di dionaea micropropagazione.
La riproduzione sessuale
(da seme)
• Avviene in natura fra individui della
stessa specie o, come nel caso di
Sarracenia, laddove vi siano
popolazioni diverse con areali
sovrapposti, fra individui di diversa
specie con la formazione di
individui ibridi (interspecifici).
• La si può effettuare artificialmente,
quando si vogliono produrre ibridi
con determinate caratteristiche
(piante più colorate, vigorose, ecc..)
prelevando polline da un fiore per
fecondare l’ovario del fiore di un
altro esemplare. Foto 58: fioritura di S. leucophylla
La riproduzione agamica
• I nuovi individui riprodotti sono
CLONI della pianta madre, cioè
presentano un codice genetico
identico all’unico genitore.
• Può avvenire naturalmente , ad
esempio pezzi di rizoma che si
staccano dalla pianta madre e
danno origine a nuovi individui,
oppure trappole che si staccano
e radicano spontaneamente sul
Tavole 2 e 3: riproduzione da terreno. Foto 60: Cephalotus follicularis in
divisione e da talea coltura tissutale
• L’uomo sfrutta la capacità delle
piante di clonarsi facendo talee,
tagliando i rizomi, oppure in
modo più sofisticato, coltivando
cellule meristematiche in
ambiente sterile e controllato
(MICROPROPAGAZIONE in vitro)
Tavola 4: micropropagazione
Coltivazione: cose da sapere
Per avere successo in coltivazione è sempre bene tenere presente alcune cose:
- Rispettare il pH acido e la scarsa salinità del terreno utilizzando substrati e acqua di
irrigazione idonei;
- Tenere conto delle diverse caratteristiche ambientali di ogni determinato genere
(temperate, sub-tropicali, tropicali), quindi luce temperatura e umidità dosate
secondo le stagioni e le esigenze specifiche;
- Curare l’igiene quindi: usare vasi nuovi o lavati e disinfettati, usare substrati sani e
nuovi, disinfettare gli attrezzi da taglio prima dell’uso, isolare dalle altre le piante
che si sospettano o sono malate e curarle tempestivamente;
- Non concimarle;
- Non dare loro prede che non siano insetti (possibilmente vivi) e, per la Dionaea, non
far chiudere le trappole a vuoto, pena il deperimento grave della pianta.
- Non usare vasi troppo grandi (errore molto comune) ed effettuare rinvasi regolari a
cadenza annuale (solitamente da farsi nel periodo gennaio-marzo).
- Osservare, capire, acquisire quella sensibilità verso le piante che ci permetta di
capire di cosa hanno bisogno;
Il substrato per piante carnivore
• deve essere composto da torba bionda acida di
sfagno e perlite in parti uguali, si possono usare
materilai alternativi quali fibra di cocco, corteccia
di pino, lapillo, sabbia di quarzo, ecc…). Le
principali caratteristiche chimiche che deve
possedere un’ottima torba per carnivore sono:
pH <=3,5; contenuto di N <0,2%; sostanza
organica >90%, indice di Van Post (grado di Sopra: mix torba e perlite,
Sotto: perlite
humificazione) °H1 o °H2.
• Per chi vuole approfondire l’argomento substrati
e torbiere sul mio sito aziendale è pubblicato un
mio articolo dal titolo: «le torbiere e la torba»; lo
trovate qui:
https://www.floricolturanovaflora.eu/upload/le
%20torbiere%20e%20la%20torba%20pdf.pdf
Le condizioni ambientali -1: la luce
• Le carnivore temperate vivono in palude in
ambienti aperti e quindi alla piena luce solare:
sarracenie, dionaee, drosere temperate,
sudafricane e pigmee, pinguicule europee e
messicane, drosofillo, heliamphore.
• Quasi tutte le Nepenthes, le drosere del
Queensland, molte utricularie e genlisee,
preferiscono esposizioni luminose ma solo
parzialmente esposte alla luce solare diretta.
• Sono pochissime le carnivore che invece crescono
all’ombra, citiamo il Triphyophyllum peltatum, una
carnivora di recentissima scoperta che vive nel
sottobosco della foresta pluviale centrafricana
Foto 63: Triphyophyllm P. vive all’ombra, in
centrafrica
Le condizioni ambientali -2: la temperatura
• Tutte le temperate svernano alle nostre
latitudini, all’esterno in quanto necessitano
del riposo vegetativo;
• Le sub-tropicali preferiscono temperature
minime invernali che non scendano sotto lo
zero termico;
• Le tropicali gradiscono ambienti caldi e
devono svernare in casa con temperature
minime che non scendano sotto i 14°C.
• In estate non vi sono problemi in
coltivazione in quanto sopportano tutte
temperature elevate a condizione che non
Foto 67: Darlingtonia californica necessita di sfagno
vivo sulla superficie del vaso, che contribuisce a
manchi mai acqua nel sottovaso, unica
mantenere la temperatura del substrato eccezione è Darlingtonia californica che
relativamente bassa grazie alla traspirazione preferisce substrati freschi anche quando è
molto caldo.
Le condizioni ambientali -3: L’ acqua
Le carnivore sono considerate piante paludose che necessitano di
enormi quantità d’acqua, la quale deve avere caratteristiche tali
da rispettare il pH acido e la bassissima salinità idonei al loro
benessere.
Non deve quindi contenere Sali minerali (sottoforma di ioni) se
non in quantità trascurabili.
Le acque idonee in ordine di purezza sono: piovana, da osmosi
inversa, demineralizzata. La piovana va raccolta dopo una
mezz’oretta dall’inizio della precipitazione in modo che sia libera
da polveri e smog; l’acqua da osmosi si reperisce nei negozi di
acquariologia o si può produrre in proprio mediante un piccolo
impianto a osmosi (costo a partire da 100€); la demineralizzata é
quella che si usa per il ferro da stiro, attenzione a non usare
quella per uso alimentare perché contiene sali a noi necessari ma
che sono velenosi per le carnivore.
Foto 62: un semplice impianto ad L’acqua di rubinetto non va bene.
osmosi inversa
Malattie e parassiti
Come tutte le piante anche le carnivore si ammalano, spesso delle stesse avversità che affliggono altre
comuni piante.
Molti insetti fra cui afidi, cocciniglie, cavallette, si nutrono delle piante succhiando linfa o divorando i
tessuti; malattie fungine fra cui oidio, pythium, fumaggine colpiscono foglie e trappole, radici e rizomi.
Quando una pianta è malata è necessario agire tempestivamente con prodotti fitosanitari specifici,
intervenire in tempo, specialmente per malattie come pythium permette di salvare la pianta.
È importante che le piante malate siano isolate: spesso si tengono molte carnivore insieme in un unico
sottovaso, questo fa si che sia più facile per una pianta infetta, contagiare quelle vicine.

Essendo un argomento complesso, anche alla luce delle nuove norme che regolano l’acquisto e l’uso dei
fitofarmaci e all’avvento dei prodotti BIO che hanno l’indiscutibile vantaggio di essere molto meno
inquinanti per la salute e l’ambiente, anche se possiedono efficacia spesso limitata unicamente alla
prevenzione, rimando all’articolo che ho scritto su questo complesso argomento e che trovate qui:
https://m.floricolturanovaflora.eu/upload/i%20parassiti%20delle%20piante%20carnivore%20(e%20no
n)%20e%20i%20principali%20metodi%20di%20lotta.pdf
(la scheda non è aggiornata ma rappresenta un buon punto di partenza per informarsi meglio)
Malattie e parassiti: alcuni esempi

Foto 68: acari su dionaea Foto 70: afidi su stelo fiorale di dionaea

Foto 69: cocciniglia su rizoma di sarracenia Foto 71: oidio su cephalotus


Carnivore in natura: Nord-America

Foto 44- Nordamerica, Oregon: Darlingtonia californica


Foto 43- Nordamerica: Sarracenia purpurea

Foto 47- Florida: Drosera filiformis Foto 46- Nordamerica: D. muscipula Foto 45: D. californica, la «pianta cobra»
Carnivore in natura: sud-est Asiatico e Australia
Foto 50
Australia
sud-orientale:
Cephalotus
follicularis

Foto 52
Queensland (AUS):
D. adelae

Foto 51
Tasmania:
Foto 48 e 49 Drosera
Sud-est asiatico: Nepenthes glanduligera
Carnivore in Natura: Europa In Italia sono
presenti almeno
17 specie di
piante carnivore
fra i generi
Drosera,
Pinguicula,
Utricularia.
Foto 53- Europa e
Italia: Pinguicula
alpina

Foto 54- Europa e Italia:


Foto 52- Europa-Italia: Drosera rotundifolia Drosera anglica
Carnivore in natura: Nord-Africa,
Messico, Sud-America

Foto 65: Pinguicula moctezumae, altipiani


del Messico

Foto 64: Drosophyllum lusitanicum, coste Foto 66: Heliamphora su


atlantiche di Portogallo, Gibilterra e nord- tepui Sud-americano
Africa.
FINE
La mia mail: oliomar@floricolturanovaflora.eu

Link utili:
Floricoltura az. Agr. Novaflora: www.floricolturanovaflora.eu
AIPC – associazione italiana piante carnivore: www.aipcnet.it
Gruppo naturalistico NATURABILIA: www.naturabilia.eu
Forum piante carnivore: rexplants.freeforumzone.com
Fonti fotografiche
Foto 1- redleafexotics.com
Foto 2 https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&ved=2ahUKEwjUnOWzjYDnAhVBjqQKHVnbAoQQjRx6BAgBEAQ&url=https%3A%2F%2Fwww.etsy.com%2Fit%2Flisting%2F489221342%2Faldrovanda-vesiculosa-
impianto-a-ruota&psig=AOvVaw3JhxRrHbrlK-qtc_Eil8nG&ust=1578988670914913
Foto 3- http://thelairoflizard.altervista.org/wp-content/uploads/2019/06/pinguicula-vulgaris.jpg
Foto 4-https://live.staticflickr.com/1488/25013770533_86bf44e174_b.jpg
Tavola 1- Di LadyofHats Mariana Ruiz - Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=1630724
Foto 5-https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&cad=rja&uact=8&ved=2ahUKEwiD2eOWmIDnAhWNCuwKHaR-ARkQjRx6BAgBEAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.accompagnatorimonviso.it%2Findex.php%2Fvite-
stagnanti%2F&psig=AOvVaw1Y1oQdjNDEluJGZ-4FeNFT&ust=1578991413371816
Foto 10- https://www.google.com/url?sa=i&source=images&cd=&ved=2ahUKEwjm7NLdnIDnAhWF-KQKHf3dBpcQjRx6BAgBEAQ&url=http%3A%2F%2Fwww.pitcherplant.org%2F&psig=AOvVaw3NB-
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Foto 11-
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a cura di Marco Oliosi oliomar@floricolturanovaflora.eu 40


Foto 7-https://www.google.com/imgres?imgurl=https%3A%2F%2Fwww.coxnature.com%2Fimage%2Fcatalog%2FSfagno%2FSphagnumCuspidatumC21Lite.jpg&imgrefurl=https%3A%2F%2Fwww.ebay.it%2Fitm%2FSfagno-vivo-
Molte-Specie-di-Sphagnum-scelte-per-la-coltivazione-Alta-qualita-
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Foto 8-
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Foto 61- floricoltura Novaflora
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Foto 68-
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Foto 70- https://encrypted-tbn0.gstatic.com/images?q=tbn%3AANd9GcT32eTHFNj5jW5ycrjxgoMVUTKH7CHlBiYSI7Gw4gllA6bk9M6w
Tavola 5- https://images-na.ssl-images-amazon.com/images/I/51SJvI7WB1L._SX336_BO1,204,203,200_.jpg
Tavola 6- https://steurh.home.xs4all.nl/darwin/drosera.jpg

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